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The Making of
Apulia Film Commission La Storia, I Sogni, I Progetti.
L’intervista con il Direttore Silvio Maselli
www.rinoscoppio.it
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“IL CINEMA E’ UN INVENZIONE SENZA FUTURO”.
Così Louis Lumière definì la sua scoperta più importante…
Ed è questa la scritta che campeggia a caratteri cubitali all’ingresso della sede barese dell’Apulia Film Commission.
Una frase che vuole esorcizzare le tante VITE del cinema….le sue crisi e sue rinascite.
Apulia Film Commission e’ formata da un gruppo di ragazzi molto giovani…la foto in copertina lo dimostra chiaramente.
Sorridono apparentemente spensierati…ma in realtà sanno di avere compiti molto gravosi:
� Devono dimostrare con i RISULTATI che la scelta temeraria di Nichi Vendola e Silvia Godelli nel 2007 è stata azzeccata.
� Far diventare la Puglia ….la miglior location d’Italia per le produzioni audiovisive.
In questa intervista il Direttore Silvio Maselli ci racconta in dettaglio la storia e l’evoluzione della Apulia Film Commission.
Poche ore prima dell’intervista ha ricevuto una notizia importante:
la riconferma del suo incarico per un altro quadriennio.
In 4 anni in Puglia si possono fare molte cose interessanti….teniamo d’occhio lui e il suo staff.
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R- Qual è il ruolo delle Film Commission in Italia?
S - Le Film Commission sono uno strumento di cui si dotano i territori per attrarre e
sostenere le produzioni cinematografiche e audiovisive.
Il convincimento è che l’arrivo sul proprio territorio di una produzione, ingenera
indotto economico e ricadute sociali e formative per le proprie maestranze.
Non ultimo provoca un fattore indotto di Cineturismo.
Cioè promuovendo l’immagine del territorio, si sviluppa anche la percezione nel
turista che questo sia non soltanto bello ma anche utile e comodo da visitare.
R - Puoi raccontarci la nascita “giuridica” di Apulia Film Commission?
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S - L’Apulia Film Commission è prevista da una legge regionale pugliese del 2004.
Il Presidente di Regione dell’epoca era Raffaele Fitto.
Scrive la legge dopo aver ascoltato il partenariato, come previsto dalla Legge
regionale sullo spettacolo, la n. 6 del 2004.
Fitto però non ha modo di costituirla; non trova le necessarie sinergie sul territorio
per dare vita a questa fondazione.
Bisognerà aspettare l’avvento della prima giunta
Vendola e l’arrivo dell’assessore Silvia Godelli per
dare vita ad un’intensa attività con le parti sociali per
costruire lo statuto.
Nel dicembre del 2006 viene costituita la Fondazione Apulia Film Commission.
Davanti al notaio si presentano la Regione Puglia, i rappresentanti dei comuni di
Bari, Brindisi, Lecce, la Provincia di Lecce.
Questi sono i 5 soci fondatori.
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Bisognerà aspettare qualche mese ancora perché si costituisca il Consiglio di
Amministrazione e subito dopo perché venga scelto il primo direttore, quello che
poi di fatto costituirà l’Apulia Film Commission….perchè ovviamente non c’era nulla,
neanche la sede.
Il 2 luglio del 2007 in Consiglio di Amministrazione vengo indicato come Direttore
dell’Apulia Film Commission.
R - Silvio, tu all’epoca quanti anni avevi?
S – Avevo 32 anni.
R - Quando faceste quella famosa conferenza stampa a Venezia di presentazione
dell’Apulia Film Commission, come reagirono gli addetti ai lavori nel vedere un
direttore così giovane?
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S - Bè, chiaramente stupore.
Ovviamente io non ero proprio un signor nessuno per molti dei presenti.
Io ho lavorato a Roma subito dopo la mia formazione che è avvenuta qui a Bari.
Dopo la laurea ho fatto un master in Management Culturale.
Subito dopo decisi di andare a provare la mia prima esperienza di lavoro a Roma.
Dopo lo stage fui assunto a tempo indeterminato dalla Fandango, una grossa società
di produzione cinematografica.
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Ho lavorato a Roma quasi sette anni.
Con la Fandango ho fatto un excursus di tutti i ruoli che può vivere un professionista
all’interno del mondo della produzione .
Ho sempre lavorato dal lato produttivo, nel cuore della creazione filmica.
All’inizio mi sono occupato di marketing e comunicazione, poi di distribuzione, di
esercizio e di eventi.
In particolare mi sono occupato di eventi internazionali; ho seguito tutta la parte di
promozione dei film nei festival.
Nell’ultimo anno sono stato
l’assistente del direttore generale
di Fandango;
un’esperienza più da executive.
E’ stata quella più intensa per quanto concerne l’acquisizione degli strumenti di
management.
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In quegli anni su Roma ho conosciuto molti addetti ai lavori.
In quella conferenza stampa a Venezia del 1 settembre 2007 molti mi guardarono
con stupore ma anche ovviamente con affetto.
Quando si vede un giovane, si prova verso di lui un moto di incoraggiamento.
Assumevo un ruolo che allora non era di responsabilità perché di fatto …non
esisteva ancora nulla dell’Apulia Film Commission.
Io avrei potuto sbagliare tutto.
E dunque va dato atto, merito e onore più che a me (perché non voglio giudicarmi)
sicuramente a chi mi ha scelto.
In particolare l’assessore Silvia Godelli, che all’epoca era il Presidente del Consiglio di
Amministrazione della fondazione….e attraverso il suo tramite, il Presidente della
Regione Puglia Nichi Vendola.
Loro hanno deciso di investire su una risorsa giovane che potesse in poco tempo
dare il giusto slancio e l’energia necessaria per raggiungere dei risultati immediati.
I primi tempi non furono facili.
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Ricordo che chiamavamo gli enti locali per avere le location…
Ci rispondevano i funzionari comunali ”…….Apulia Film che??!...”
Giustamente era un nome talmente nuovo …non veniva percepita come
un’istituzione.
R – Molti invidiano la tua professione.
Se un giovane oggi volesse lavorare nel settore della produzione cinematografica,
quali consigli ti sentiresti di dare?
S - Intanto stabilire una differenza.
Il mondo della produzione si divide in due grandi famiglie: da un lato c’è il
management audiovisivo.
Quindi chi lavora in produzione
e costruisce, raccoglie,
intercetta storie….
ne comprende le potenzialità
…. e cerca di trasformarle
in un prodotto audiovisivo
…dopo aver acquisto un budget.
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Dall’altro c’è il settore tecnico.
Quindi tutte le maestranze che lavorano in un set.
Per la prima “famiglia” è necessaria avere una cultura la più possibile vasta.
Non fare distinzione sugli indirizzi di studi di laurea.
Bisogna avere competenze sulla storia contemporanea e moderna,
la politica economica, la politica aziendale e dunque anche l’economia aziendale.
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Se non si ha tutto questo, puoi essere un bravissimo “tecnico” , ma ti mancherà il
“SACRO FUOCO”.
Perché quello che non dobbiamo dimenticare è che chi fa questa professione sia dal
lato tecnico che produttivo, deve necessariamente avere un forte convincimento
che questo lavoro è un modo per interpretare e dunque anche cambiare il mondo.
Dato questo per acquisito, per il settore produttivo è necessario avere grandi
competenze teoriche e poi possibilmente seguire uno o più corsi di management per
l’audiovisivo.
Per il settore tecnico invece …da tempo mi interrogo su questo.
Credo che valga soprattutto l’esperienza sul campo.
Per quanto tu possa e debba seguire
corsi di approfondimento su come
si cambia la pellicola dentro
la macchina da presa…o su che ottica
si debba usare per fare un campo lungo
…vale soprattutto l’esperienza sul campo.
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Solo questa ti spiega davvero come funziona questo mondo.
Essere sgridato da un direttore della fotografia o essere incoraggiato da un
assistente o un aiuto regista, ti può davvero far capire se stai andando bene oppure
no.
Per me …è stato il classico esempio di SERENDIPITY.
Io sono partito con il convincimento fortissimo di fare l’organizzatore culturale, il
manager della cultura.
Ho incrociato nella mia esperienza la Fandango….che ovviamente mi ha cambiato la
vita e la percezione che avevo di questo mestiere.
La Fandango allora era un’azienda in fortissima ascesa perché era reduce dal grande
successo del film l’Ultimo Bacio di Gabriele Muccino.
Io sono arrivato esattamente
in quei mesi lì.
Ho dovuto imparare tutto
in pochissimo tempo.
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La Fandango si stava ristrutturando sulla base di questo successo… grazie anche ad
una visione rinascimentale dell’impresa che ha Domenico Procacci.
Più che impresa manageriale, un’impresa artigiana.
Che è un po’ l’ossimoro su cui si costruisce tutta la filiera produttiva e industriale
dell’audiovisivo nel mondo.
Il cinema non è un industria matura …
è prevalentemente di natura artigianale.
Il mix tra competenze tecnologiche
e competenze artistiche è
talmente stretto che non puoi scappare.
R - Qui in Puglia credi che sia possibile creare una grande Accademia di Produzione
Digitale dell’Audiovisivo?
S – Non solo è possibile …è una cosa sulla quale stiamo lavorando.
Non mi fare dire di più.
R – Va bene…appena ci sono novità ci aggiornerai ;-)
Torniamo al 2007.
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S - Il 28 agosto del 2007 viene nominato Oscar Iarussi come Presidente della
Fondazione.
Ai primi di settembre andiamo
al Festival di Venezia per presentare
il primo pacchetto di film girato
con la collaborazione dell’Apulia Film Commission.
Tra l’altro, ironia della sorte, il primo film che annunciammo in quella occasione era
“Il passato è una terra straniera” prodotto da Fandango …
Tu per questa intervista arrivi oggi qui da noi proprio quando abbiamo in sede il
regista di quel film Daniele Vicari.
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R – Quale fu nel primo anno il lavoro di Apulia Film Commission?
S – Il primo anno ho applicato le teorie del management.
Quando fai una start up….e lo puoi fare con fondi pubblici e con una Missione
politica precisa, ti trovi di fronte a 2 scelte:
una è sbagliata, una è giusta.
Per cui avevo soltanto il 50% delle probabilità di errore.
Da questo punto di vista, al di là di ogni autoesaltazione che pure ogni tanto mi
concedo, la verità è che potevo permettermi di sbagliare veramente poco.
La prima cosa che abbiamo fatto è stata selezionare un’assistente del direttore …un
qualcuno che potesse fare da interfaccia con eventuali potenziali richieste dei
produttori.
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La seconda cosa è stata quella di studiare uno schema di organizzazione interna .
La terza è stata quella di trovare ulteriori risorse per andare a rafforzare la nostra
attività.
La quarta ma non l’ultima è stata quella di darci un profilo comunicazionale
strategico il più possibile mirato al target di riferimento.
In altri termini noi dobbiamo comunicare l’importanza e l’utilità per i produttori di
girare in Puglia .
Non dobbiamo comunicare quanto
è bella la Puglia da venire a visitare in vacanza.
Il nostro target sono i produttori di cinema.
Per cui abbiamo deciso di partire
da Venezia, perché chiaramente
è il momento più importante
nel quale i produttori si incontrano.
Siamo partiti da Venezia, non dall’estero …perché comunicare un territorio all’estero
è molto più complesso….senza una STRATEGIA PAESE di penetrazione e promozione
sui mercati esteri…che l’Italia continua a non avere.
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La cosa che abbiamo ritenuto più importante in quel momento è stata quella di
presentarci a Venezia, comunicare la nascita di questo nuovo soggetto.
Soggetto che all’inizio non aveva molti soldi, non avevamo ancora il Film Fund.
A Venezia noi abbiamo presentato solamente un pacchetto di film finanziati con
qualche spicciolo.
Il film “Il Passato è una terra straniera” è stato finanziato con 48.000 euro di
contributi…per un film che è costato quasi 4 milioni di euro.
Il film “Galantuomini” che fu presentato in quella sede ha avuto un contributo di
36.000 euro.
La cosa bella di quella presentazione fu che sentimmo subito il calore intorno a noi.
Quell’iniziativa fu molto partecipata da decine di cineasti, registi, amici che si
riconobbero intorno alla possibilità che una regione come la Puglia potesse attirare
produzioni cinematografiche attraverso la Film Commission.
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R – Silvio, spieghiamo concretamente come si svolge il vostro lavoro.
Immaginiamo una società di produzione italiana o straniera che intenda girare un
film in Puglia.
Che tipo di assistenza offre l’Apulia Film Commission?
S – Il nostro lavoro consiste innanzitutto nel cercare nuovi produttori e penetrare in
nuovi mercati…. quelli dai quali non ti aspetti che vengano qui a chiamarci
Noi andiamo a cercare i produttori lì dove operano.
O a casa loro oppure presso i festival cinematografici o presso le fiere professionali
dell’audiovisivo.
Chi manifesta l’interesse a girare in Puglia, ci chiama e noi mettiamo in moto una
RETE DI SOSTEGNO.
Di solito le esigenze sono tre:
La prima è quella di capire
se è possibile girare in Puglia.
E allora noi leggiamo la sceneggiatura, cerchiamo di individuare quali sono le
migliori location e consigliamo la produzione su quale può essere il miglior location
manager per quel film.
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Abbiamo una rete di location manager che non sono nostri dipendenti, sono dei
free-lance che vengono pagati direttamente dalle produzioni …e noi li mettiamo in
contatto.
Secondo: ci chiedono se possono
avere da noi risorse economiche.
E quindi li indirizziamo al nostro Film Fund.
Il Film Fund è un fondo a sostegno dell’audiovisivo che ha delle sue regole proprie,
molto trasparenti, facilmente accessibili e quasi automatiche nel meccanismo di
erogazione dei fondi.
Per il 2010 il budget di questo Film Fund è stato di un 1 milione e seicentomila euro
ripartito su una quarantina di produzioni tra cortometraggi, documentari e
lungometraggi.
R – Che cosa chiedete a una società di produzione per concedere i finanziamenti?
S – Chiediamo 4 cose:
La Prima: che la società di produzione sia costituita almeno da 3 anni, abbia cioè una
sua storia, un’affidabilità e un riconoscimento dal mercato
La Seconda: che la produzione si impegni a spendere in Puglia almeno il 200% del
nostro contributo.
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Quindi se gli diamo 1….lui deve spendere 2.
Terzo: che la produzione si impegni ad assumere almeno il 35% di troupe e/o cast di
cittadini nati o residenti in Puglia.
Quarto: a chi gira da noi dei lungometraggi, chiediamo che la produzione sul
territorio rimanga almeno 3 settimane.
Più settimane gira, più soldi ha da noi.
Il contributo massimo erogabile è di 150mila euro a fondo perduto
cui si aggiungono un contributo massimo di 100mila euro in ospitalità che
eroghiamo grazie ai fondi FESR comunitari.
In quel caso però paghiamo soltanto le “spese vive” realmente sostenute in termini
di vitto, alloggio, trasporti in Puglia.
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R – Immaginiamo che un comune pugliese voglia ospitare una produzione
cinematografica per fare Marketing Territoriale.
Con chi deve interagire questo comune?
Con l’Apulia Film Commission o direttamente con la società di produzione?
S - Sicuramente con noi per cominciare.
E’ molto raro che un produttore, un regista o uno scenografo vengano qui e ci
dicano “vogliamo girare a ….Minervino, a Incoronata o a Novoli…”
Loro ci dicono “…vorremmo girare in una tale zona della Puglia…”.
Noi dobbiamo indirizzarli e aiutarli a capire qual è la zona migliore per loro.
Quella che più si confà alle esigenze di sceneggiatura e scenografia.
Fatto questo, individuato il posto tramite il location manager o tramite i nostri stessi
uffici, a quel punto interveniamo chiamando il sindaco, gli amministratori locali, il
comandante dei vigili urbani.
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R – Vi è capitato mai che qualche amministrazione comunale abbia deciso di darvi
dei contributi economici per far girare un film sul loro territorio?
S – No, perché i comuni possono associarsi all’Apulia Film Commission.
Noi ci siamo costituiti presso il notaio nel dicembre del 2006 e solo a luglio del 2007
diventiamo operativi.
Lo statuto ha previsto la costituzione di una Fondazione “a partecipazione”.
Il che vuol dire che oltre alla
Regione Puglia sono soci 22 fra comuni
e province della Puglia.
Quindi un comune o una provincia attualmente non associati possono farlo,
versando una quota in ragione del numero degli abitanti.
E questo ci consente di avere un approccio molto istituzionale e un “affetto” da
parte dei nostri amministratori.
Perché e’ chiaro che chi si associa “pretende” che il suo territorio venga considerato
tra quelli in cui facciamo far visita nel caso di sopralluoghi di registi.
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R – Parliamo di questi sopralluoghi.
Immaginiamo che un regista voglia girare una scena in Piazza S. Oronzo a Lecce.
Concretamente Apulia Film Commission come aiuta le società di produzione sul
fronte burocratico?
S – Noi svolgiamo un ruolo di interfaccia tra l’amministrazione comunale e la
produzione.
Perché molto spesso le produzioni hanno difficoltà a svolgere questo compito e
chiedono all’Apulia Film Commission di farlo per loro.
Molto più spesso le amministrazioni non vogliono interfacciarsi con le produzioni.
Preferiscono avere un interlocutore di natura istituzionale.
Per cui abbiamo un Ufficio Accoglienza Produzioni …la nostra Product Manager
Raffaella Del Vecchio che si occupa esclusivamente di questo.
Cioè lei ha il compito di interfacciarsi con tutti gli amministratori locali di ogni ordine
e grado.
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Ad esempio Ferzan Ozpetek ha girato la scena iniziale di Mine Vaganti nella Masseria
Ceppano ..che è di proprietà pubblica ..appartiene alla Regione Puglia.
Abbiamo lottato tantissimo con
il dirigente della regione
e con i funzionari per averla.
Siamo riusciti ad avere il permesso
pochissime ore prima che iniziassero a girare.
E’ quello è un lavoro che la produzione ha chiesto a noi di seguire.
R – E’ un lavoro molto impegnativo perché non penso che tutti gli enti locali sono
“aperti” e ricettivi…
S – Purtroppo non basta mandare un fax…occorrono diverse caratteristiche ..saper
gestire “le carte burocratiche” e “saperci fare” .
Cioè avere uno staff di persone in gamba che capiscano le esigenze della produzione
…e che sappiano in tempo reale risolvere i problemi.
Quest’ultima è un’attitudine e un talento che si può migliorare nel tempo.
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R – Dal 2007 ad oggi puoi darci qualche numero?
In Puglia quante produzioni ci sono state?
S- Le opere sostenute dal nostro Film Fund sono state 103 in totale di cui:
2007: 9 produzioni
2008: 27 produzioni
2009: 39 produzioni
2010: 40 produzioni
Le 103 produzioni finanziate dal Film Fund sono così ripartite:
- 40 Lungometraggi
- 17 Cortometraggi
- 37 Documentari
- 4 film per la Tv
- 3 Videoclip
- 1 Videogioco
- 1 serie televisiva
R- Credi che nei prossimi anni questi numeri si possano incrementare?
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S- Io penso che più che incrementare ..noi dobbiamo provare a consolidare.
Mi spiego meglio.
In Puglia abbiamo sostenuto dal 2007 ben 40 lungometraggi.
La media dei film prodotti in Puglia prima del 2007 era di….. 1,3 l’anno.
Di questi 40 film non tutti sono usciti nelle sale e probabilmente non usciranno.
R – Perché tanti film italiani non escono nelle sale?
S – Perché il mercato ha delle soglie di sbarramento potentissime sia in entrata che
in uscita.
Si può anche riuscire a fare un film con capitali propri o pubblici/privati.
Il film però per arrivare al mercato ha bisogno di un distributore.
Cioè di un soggetto che si assuma completamente il rischio di arrivare al mercato
stampando delle copie del film …che rappresenta un costo.
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Deve sobbarcarsi i costi di una campagna di comunicazione e marketing che arrivi a
un pubblico più vasto possibile per convincerlo a vedere il film.
Perché se il pubblico non si convince prima…è molto difficile che i titolari delle sale
cinematografiche decidano di fare un contratto con il distributore per avere una
copia del film.
Ci sono molti film che purtroppo hanno avuto una debolezza ad arrivare a
quest’ultimo passaggio; cioè a convincere gli esercenti e i distributori a prendere il
film e proiettarlo nella propria sala.
In assenza di questo, il film rimane nei cassetti del produttore.
Per noi di Apulia Film Commission questo rappresenta veramente un danno.
Certo la produzione è venuta in Puglia, ha avuto un impatto economico.
Quello che viene meno è la gamba del cosiddetto Cineturismo, cioè della
promozione della nostra immagine all’estero e in Italia.
Se la fai la tara con un film come
“Che bella giornata” o “Cado dalle nubi”
con Checco Zalone e Gennaro Nunziante,
si capisce il ritorno economico.
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Sono stati film che da parte nostra hanno previsto contributi minimi ma che ci
hanno garantito una visibilità esponenziale.
R – Parliamo dell’ultimo anello della filiera: i cinema.
Qui in Italia tante monosala hanno chiuso a favore dei multiplex.
L’Apulia Film Commission ha creato un circuito di Sale di Qualità …ce ne vuoi
parlare?
S - Si, l’idea è molto semplice.
Qualche anno fa ci si è resi conto del declino delle monosale ..che innervano il
tessuto di un paese …che consentono alla comunità di vivere il cinema.
E allora ci siamo inventati questo progetto che si chiama Circuito Sale d’Autore che
consiste nel mettere in rete in un circuito oltre 21 sale equidistribuite sul territorio
regionale.
Noi curiamo l’intera programmazione ..cioè scegliamo noi i film.
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In cambio eroghiamo alle sale un contributo di 36.00 euro l’anno netti per due anni.
In più realizziamo campagne di comunicazione mirate sui territori dove sono
presenti queste sale.
E organizziamo anche degli eventi come anteprime, rassegne dedicate etc.
R – Quando è nato questo circuito?
S- Nella Primavera del 2010 e terminerà a fine 2011 salvo rinnovo …come noi ci
auguriamo grazie anche alle risorse dei fondi regionali e del FESR.
R – Dimmi la verità ..in queste sale d’Autore….
gli spettatori ci sono?
I biglietti sono staccati?
S – Assolutamente si …è questa la novità.
Questo è uno dei nostri progetti più belli, perché dimostra che i fondi europei di
sviluppo regionale (FESR) hanno senso quando danno una spinta all’innovazione .
Poi però devono consentire ad un progetto di camminare sulle proprie
gambe..anche senza i fondi.
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Quando finiranno le risorse del FESR nel 2015 e la regione dovesse decidere di non
erogare più contributi per il Circuito d’Autore, io sono convinto che magari non tutte
ma una buona parte di quelle sale avrà nel frattempo fidelizzato il pubblico.
Avrà abituato la propria comunità al cinema di qualità; pensiamo soltanto a
S. Giovanni Rotondo oppure Calimera in provincia di Lecce..
E dunque non potrà fare a meno di rimanere nell’alveo del circuito di qualità
chiedendo alle altre sale di federarsi e continuare a far vivere il circuito.
Se vuoi una risposta davvero convincente alla tua domanda bisogna andare a parlare
con Don Peppino, titolare della sala Il Piccolo di S. Spirito (frazione di Bari).
Lui sta registrando dei numeri straordinari rispetto alla sua precedente esperienza
di esercente.
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Molte delle nostre sale afferenti il circuito prima erano delle sale di 2^visione,
cioè non riuscivano ad avere accesso al prodotto mass market….perchè erano
ritenute sale periferiche.
Il pubblico “vive nelle periferie” e quindi l’idea di avere un circuito di sale
“di prossimità” è secondo me un’idea vincente.
I numeri ci stanno dando conforto.
L’idea piace molto ai distributori che finalmente trovano uno sbocco ai loro film di
qualità che non sempre sono da considerarsi film di nicchia o necessariamente
“pesanti” ☺.
R – Come Apulia Film Commission state promuovendo in questi mesi
la costituzione del Distretto Produttivo della Puglia Creativa.
In questo distretto voi volete coinvolgere tutte le organizzazioni che in Puglia
si occupano di audiovisivo, spettacoli dal vivo, musica,
creatività artistico culturale.
Dunque la creatività può essere un vero e proprio DISTRETTO INDUSTRIALE?
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S – Nel 2007 la Regione Puglia ha approvato una legge sull’istituzione dei Distretti
Industriali per FILIERE PARALLELE.
Un distretto cioè configurato in maniera diversa rispetto a quello degli anni 70-80.
Questa legge prevede che il distretto può essere formato ad esempio da un’azienda
che si trova a Trepuzzi in provincia di Lecce che si unisce con un’impresa di Vieste in
provincia di Foggia.
Sulla scorta di questa legge noi abbiamo riflettuto moltissimo… cercando di capire
cosa si stesse muovendo in questi anni nel settore della produzione e distribuzione
di prodotti di natura culturale, artistica e creativa.
Ci siamo messi intorno a un tavolo noi di Apulia Film Commission con i colleghi del
Consorzio Teatro Pubblico Pugliese e con i colleghi che si occupano del progetto
regionale Bollenti Spiriti/Principi Attivi.
Abbiamo verificato che molte delle aziende nate sotto l’egida di Principi Attivi
avevano a che fare con la creatività artistica e audiovisiva.
Molte aziende che si occupano di audiovisivo
hanno avuto a che fare con il mondo teatrale
o dello spettacolo dal vivo.
Allora abbiamo provato a immaginare la possibilità di costituire
un Distretto della Creatività, di concerto con la Regione Puglia.
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Cioè un luogo all’interno del quale tutte queste sfaccettate visioni della produzione
si potessero mettere insieme all’insegna di un principio:
NON PRODUCIAMO BENI MATERIALI…. MA BENI IMMATERIALI.
Questi ultimi sono alla base di questa “parola magica”:
L’ECONOMIA DELLA CONOSCENZA.
Non più il “saper fare” ma il “saper pensare” .
E allora il Distretto della Creatività è l’esito naturale di questo percorso che è stato
molto accellerato.
I progressi fatti da Apulia Film Commission in 3 anni e mezzo sono molto simili a
quelli realizzati dal Teatro Pubblico Pugliese.
Quest’ultimo è una realtà esistente da molti anni ma di recente, sotto la sapiente
amministrazione dell’assessore Godelli, ha inventato delle esperienze
straordinarie…basti pensare ai Teatri Abitati.
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Una volta che questo distretto sarà stato riconosciuto dalla Regione Puglia
(come noi auspichiamo), le imprese potranno contare su di 3 tipi di benefici:
1) La formazione
2) La promozione delle attività delle imprese aderenti al distretto
3) L’internazionalizzazione.
Quest’ultimo è un tema che ci sta molto a cuore.
Uno dei problemi più rilevanti delle imprese dell’audiovisivo in Puglia è che soffrono
di “nanismo”.
Cioè vengono qui tanti imprenditori con delle bellissime idee ma a queste persone
manca una “capacità di connessione” nazionale e internazionale tale da consentire
di “riempire il budget” e di poter fare il film.
Per cui i film che noi stiamo ospitando in Puglia continuano ad essere prodotti da
società romane o milanesi o straniere e non da pugliesi.
Questo è il vero obiettivo che io ho per il prossimo quadriennio del mio mandato:
CONSENTIRE A SOGGETTI PRODUTTIVI LOCALI DI ARRIVARE A PRODURRE UN FILM
CHE SIA PENSATO, COSTRUITO E GIRATO IN PUGLIA.
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R – Nell’Apulia Film Commission avete una banca dati di tutti coloro che lavorano
nel settore dell’audiovisivo; come funziona?
S – La banca dati si chiama Production Guide ed è un data base a disposizione delle
produzioni cinematografiche.
Queste devono osservare il principio del 35% di maestranze pugliesi da utilizzare
nelle produzioni che ricevono il contributo dell’Apulia Film Commission .
Noi non diamo nomi e cognomi al produttore.
Noi diciamo:
“….cara produzione di cosa hai bisogno?
Quali ruoli ti servono? …”
Sulla base di questa lista di ruoli, ci limitiamo a dare loro una chiave di accesso
automatica alla Production Guide.
E loro in base al profilo ricercato, si scaricano il curriculum.
E scelgono loro chi è il migliore.
Perché non sempre su un set lavora “il migliore” in assoluto.
Comporre una troupe è un’alchimia molto delicata.
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Spesso i produttori scelgono di avere un equilibrio tra chi è molto esperto
( e guadagna molto) e chi non lo è.
Lasciamo dunque libera la scelta ai produttori di fare il proprio “melange” come
meglio preferiscono.
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R – Parliamo ora dei Cineporti.
Apulia Film Commission ne ha due, a Bari e a Lecce.
Che ruolo svolgono?
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S – I Cineporti sono stati pensati come luoghi a disposizione delle produzioni
cinematografiche perché queste possano trovare senza alcuno sforzo e in forma
gratuita degli uffici di produzione pronti all’uso.
Una troupe viene qui al Cineporto di Bari ( o di Lecce) e trova stanze attrezzate per
allestirvi i propri uffici, una cabina di montaggio dove trova un nostro operatore
pronto a dare assistenza, una sala di proiezione, una sala di scenografia, una di
trucco e parrucco, una sala costumi.
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Abbiamo anche ospitato dei casting.
Ad esempio abbiamo accolto tutta la produzione e il casting del film di Ermanno
Olmi “Il villaggio di Cartone”.
Olmi è venuto qui e non ha dovuto portarsi nulla…aveva solo con sè il suo computer
portatile.
Tutto il resto glielo abbiamo fornito noi.
Questo ci consente di avere un rapporto molto più stretto con le produzioni.
Permette alle nostre maestranze, ai semplici interessati, agli appassionati… di avere
a portata di mano autori importanti.
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R – Parliamo ora degli investimenti che la Regione Puglia fa sui grandi eventi.
Si è tenuto di recente qui a Bari il Bif&st.
Alcuni esponenti politici contestano il fatto che la giunta regionale pugliese investa
troppe risorse per organizzare questi grandi eventi….affermando che i soldi
potrebbero essere spesi in maniera diversa.
Ti chiedo: un evento come il Bif&st quali ricadute economiche ha prodotto
secondo te sul nostro territorio?
Quale visibilità ha dato alla nostra regione?
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S – Io non posso entrare nella polemica politica…
Quello che posso dire è: quando utilizzano l’argomento
“…avrebbero potuto utilizzare quei soldi in maniera DIVERSA…”
…chi lo dice è quasi sempre un consigliere regionale …che è stato a sua volta
assessore regionale.
Per cui sa benissimo di dire una cosa TECNICAMENTE sbagliata.
E’ diverso se mi dicono che i soldi si potevano usare in maniera MIGLIORE.
..ma dire DIVERSA è una fesseria.
Dico questo perché il FESR – Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale con cui tutte
queste attività sono state svolte in questi anni, sono fondi che vengono organizzati
per ASSI ed ATTIVITA’.
L’Asse che finanzia le attività culturali è il n. 4.
La dotazione economica viene decisa a monte
con una deliberazione della giunta regionale.
Queste risorse vengono destinate dopo aver fatto una durissima contrattazione con
l’Unione Europea.
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Una volta che l’U.E dice
“…ok, sull’asse 4 hai destinato 100 milioni di euro da spendere in 6 anni…”,
quelli sono.
Poi le modificazioni le puoi fare INTERASSE, modificando eventualmente le diverse
Azioni, non puoi spostare risorse tra un Asse e un altro.
Quei soldi sono DESTINATI e DEDICATI alle attività culturali.
Fanno parte di una STRATEGIA, giusta o sbagliata.
Questa è stata decisa dalla giunta regionale pugliese eletta democraticamente dal
popolo.
Fuor di contesa, io penso che il Bif&st sia stato per noi un’attività DECISIVA.
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Lo penso, nonostante all’inizio il mio personale rapporto con Felice Laudadio sia
stato abbastanza “shocking” .
Perché Felice è un professionista ovviamente molto distante da me per età con
modalità di lavoro molto diverse dalle mie per ragioni banalmente generazionali.
Ma è anche una persona che ha un peso specifico enorme nel nostro settore.
Quando Felice Laudadio è arrivato qui io avevo 33 anni.
Ero il “piccolo Silvio Maselli”, che provava a fare una buona Film Commission.
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Lui era già un “mostro sacro” dell’organizzazione cinematografica mondiale:
già Direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Direttore della Casa del Cinema di
Roma, Direttore di Taormina….
E quindi all’inizio c’è stato un momento di vero panico.
Lui è arrivato qui muovendosi come l’elefante nella cristalleria…com’è normale che
accadesse.
Adesso invece con Felice abbiamo un rapporto splendido.
Io ho imparato da lui come si fanno i grandi eventi.
E lui ha imparato da noi che anche qui ci sono delle professionalità all’altezza della
sfida che lui aveva in mente:
quella di portare a Bari un grande evento cinematografico LOW COST.
Perché è questa la vera novità.
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Il Bif&st dura 8 giorni e coinvolge oltre 40.000 spettatori, con un pubblico
prevalentemente giovane e non necessariamente acculturato.
Quindi non I SOLITI NOTI…quelli che a Bari e dintorni frequentano le manifestazioni
culturali.
Un pubblico di massa, vasto, ampio che conosce in quegli 8 giorni il GRANDE
CINEMA.
E questo aumenta la propensione a seguire il cinema tutto l’anno.
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Il Bif&st produce innanzitutto degli impatti materiali (hotel, turisti, ristorazione,
etc.)…ma c’è tutto un indotto di comunicazione.
I nostri ospiti tornano a casa e raccontano a Roma e ovunque ”…sono stato a Bari
al Bif&st e sono stato bene…ho avuto una grande accoglienza…”.
La Fondazione Rosselli ci ha appena
consegnato un rapporto sull’impatto
economico del nostro Film Fund.
Il Bif&st lo abbiamo fatto studiare dall’ARTI che è l’Agenzia Regionale Pugliese per la
Ricerca e la Tecnologia.
Già l’anno scorso fece uno studio sull’impatto del Bif&st.
Fra pochi giorni daremo i risultati finali della manifestazione.
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R – Non tutti sanno che qui in Puglia è arrivata Bollywood.
Cioè alcune delle società di produzione di Bombay.
L’India è diventato oramai il primo paese al mondo come numero di film girati e
spettatori.
Ci racconti questa esperienza?
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S – Con un po’ di furbizia e fortuna siamo riusciti in questa impresa.
Il lavoro, come diceva un mio professore dell’università, è composto al 90% da
sudore e il 10% da fortuna.
Il sudore è rappresentato dal NETWORKING.
Noi siamo infaticabili uomini e donne “di lobbying”.
Ci muoviamo nei Festival non per andare ai cocktail e alle feste ma per conoscere
persone e tessere relazioni.
In uno di questi eventi ho conosciuto una persona che si occupa di fare la
produttrice esecutiva per le produzioni indiane, si chiama Giulia Salvadori.
E’ una milanese che ho conosciuto al Festival di Venezia.
Ha una società che si chiama SCRIX.
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In quel periodo si occupava di un film molto importante che la produzione indiana
chiedeva di portare in Grecia.
Lei aveva un amico qui in Puglia, un location manager, che gli ha parlato delle
bellezze pugliesi.
Noi l’abbiamo ospitata, si è innamorata dei nostri luoghi, ha mandato le foto agli
indiani e loro hanno dato l’ok a girare da noi.
Tra la Grecia e la Puglia hanno scelto quest’ultima.
Hanno girato a Mattinata, Vieste e ai Trulli di Alberobello…che li hanno fatti
veramente impazzire.
Per loro sono una cosa talmente particolare e unica…
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R – Come lavorano questi indiani sul set?
S – Sono completamente pazzi.
Pensa che una troupe media di un film europeo è composto fra le 50 e le 60
persone.
Una troupe media americana …è composta da 80-110 persone.
Una troupe indiana può essere anche di 200 persone.
Loro si portano il cuoco, l’aiuto cuoco, il trovarobe, il loro cibo.
Ogni attore ha un personal trainer, acconciatore personale, truccatore.
In India lo Star System è una cosa seria.
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Nel film “Housefull”, che è stato il terzo film indiano che abbiamo ospitato,
la troupe era enorme.
Loro lavorano con mansioni iperparcellizzate.
E’ folle dal nostro punto di vista perché naturalmente non abbiamo tutti i soldi che
hanno loro.
Il mercato indiano ha un bacino di circa 600 milioni di spettatori.
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R – Secondo te quante persone hanno visto in India questo film girato qui da noi in
Puglia?
S – Io penso intorno ai 2-300 milioni di persone.
Pensa che in Italia in un anno stacchiamo circa 100 milioni di biglietti.
R - .. ..ci auguriamo che questi spettatori si siano innamorati della Puglia e
vengano in vacanza da noi…
S- In questo momento la cosa bella della Puglia è che al di là di quello che appare
fuori, c’è un ottimo livello di collaborazione istituzionale.
Ad esempio, a settembre noi abbiamo ospitato 2 educational di Tour Operator
indiani che sono venuti apposta in Puglia per visitare innanzitutto i luoghi del film
Housefull.
Hanno fatto foto, preso informazioni e le hanno ribaltate alle agenzie di viaggi
indiane.
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Questa è una delle cose più belle del nostro mestiere.
Fare qualcosa che non rimane INTERNA al circuito cinematografico degli addetti ai
lavori e degli spettatori.
Dobbiamo far diventare il cinema UNA STORIA DI TUTTI, una storia sociale.
R – C’è un sito web che si occupa di Cineturismo: www.movieinpuglia.it
S – Si, è un piccolo sito che crescerà nei prossimi mesi.
E’ stato realizzato dall’APT del Salento.
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Ha l’obiettivo di GEOREFERENZIARE le location del film girati in Puglia.
In questo modo un turista può scaricarsi un plug-in sul proprio navigatore e andare
sulla location del film e conoscerne la storia.
Ci tengo comunque a dirti che il Cineturismo è un NONSENSE.
Ci riempiamo la bocca nei convegni del Cineturismo .
Io penso che il Cineturismo non esiste.
Per una ragione semplice.
Il mio lavoro non è fare dei bei film che parlano della Puglia, di quanto sia bella.
Il mio mestiere è fare cinema.
Un film come “Mar Piccolo” girato a Taranto
e che di certo non ne racconta delle sue bellezze,
anzi la devastazione che produce l’Ilva…
non è certo un motore per produrre incoming turistico.
Però quel film è bellissimo, meritava di essere fatto.
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Aiuta anche noi pugliesi a capire meglio il nostro territorio.
E’ come la riflessione che è stata fatta sul film Gomorra.
R – Non a caso Nichi Vendola, nella conferenza stampa di presentazione
dell’Apulia Film Commission disse queste parole testuali:
“…non vogliamo fare delle cartoline.
Vogliamo che in questi film girati in Puglia si parli anche dei nostri problemi.
Ci devono servire per migliorare….”.
Parliamo ora di formazione.
L’Apulia Film Commission ha rapporti con il mondo della scuola e dell’università?
S – Con l’università si.
Il nostro Consiglio di Amministrazione ha previsto la costituzione di un centro studi
in ottemperanza a quanto previsto dallo Statuto; avrà sede all’interno del nostro
Cineporto di Bari.
Ci sarà la collaborazione di alcuni dipartimenti dell’università pugliese allo scopo di
fare un lavoro di documentazione e soprattutto di alimentare un dibattito
sull’audiovisivo.
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I temi sono infiniti:
dal diritto d’autore alla pirateria e così via.
Per quanto concerne la formazione delle maestranze, noi stiamo già facendo a Lecce
un lavoro molto importante in collaborazione con delle aziende che hanno aperto
delle filiali qui in Puglia e che si occupano di noleggio di apparecchiature per
l’audiovisivo.
Sono corsi di aggiornamento per gli addetti ai lavori.
Nel nostro settore il livello
di aggiornamento tecnico
delle apparecchiature è altissimo.
Ci stiamo ponendo il problema
di implementare un’attività istituzionale
di formazione professionale
agli Arti e Mestieri della Creatività.
Lo stiamo studiando proprio in queste settimane convinti che i tempi siano maturi.
Fatto questo credo che avremo compiuto il nostro percorso e potremo dedicarci ad
altro.
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R - Quali sono le Linee Guida Strategiche di Apulia Film Commission per il 2011?
S – La prima cosa sulla quale io voglio lavorare pancia a terra è portare PRODUZIONI
TELEVISIVE qui in Puglia.
Noi ci siamo resi conto che l’impatto economico che garantisce la fiction televisiva è
incomparabile rispetto al cinema.
Una troupe cinematografica rimane qui 8 settimane.
Una fiction importante può rimanere molto di più.
Non è facile portare qui le serie televisive ….per 1000 ragioni….
…ma abbiamo la nostra strategia nel cassetto.
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R – Da poche ore hai avuto la riconferma come Direttore per il prossimo
quadriennio.
Al termine di questo nuovo mandato…cosa ti piacerebbe fare?
S - Io vorrei fare qualcos’altro già adesso….;-)
Bari, 4 marzo 2011
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