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osservazioni preliminari sui vertebrati fossili plio-pleistocenici del monte tuttavista

Lorenzo Rook ·

Laura Abbazzi · Chiara Angelone · Marisa Arca

Giancarlo Barisone · Claudia Bedetti · Massimo Delfino · Tassos Kotsakis ·

Federica Marcolini · Maria Rita Palombo · Marco Pavia · Paolo Piras

Danilo Torre · Caterinella Tuveri · Andrea M. F. Valli · Barbara Wilkens*

OSSERVAZIONI PRELIMINARI SUI VERTEBRATI FOSSILI PLIO-PLEISTOCE-NICI DEL MONTE TUTTAVISTA (OROSEI, SARDEGNA)

Introduzione�

Nella Sardegna orientale (Fig. �), oltre alle giàdocumentate faune pleistoceniche provenientidalla Grotta Corbeddu-Oliena (Sondaar et alii,�986; Klein Hofmeijer et alii, �987) e dai riempi-menti delle fessure carsiche di Capo Figari - GolfoAranci (Dehaut �9��, Gliozzi & Malatesta �982),nel �995 si aggiunsero altre faune scoperte dalnaturalista G. Mele, che rinvenne alcuni repertifossili nell’area del Monte Tuttavista (Fig. 2) nelcomparto estrattivo di materiale lapideo di Oro-sei (Ginesu & Cordy �997).

L’eccezionalità della scoperta rese necessarioorganizzare un piano d’intervento per acquisiretutti i dati indispensabili alla valutazione dellaconsistenza dei giacimenti ed effettuare il recu-pero dei materiali d’interesse paleontologico,anche e soprattutto in considerazione del fatto

che si interagiva con una importante attività diestrazione di valenza regionale. La Soprinten-denza per i Beni Archeologici per le province diSassari e Nuoro, nell’ambito delle proprie com-petenze di tutela e valorizzazione, ha quindiattivato una serie d’incontri con gli amministra-tori locali e gli operatori del settore estrattivo perconcordare modalità di lavoro adeguate all’im-portanza della scoperta.

Un’attenta opera di sensibilizzazione ha per-messo di ottenere una buona collaborazione conle Ditte responsabili dell’attività estrattiva, inqua-drando la presenza dei reperti fossili come ‘valoreaggiunto’ in grado di attivare nel settore turistico

* L. Rook, L. Abbazzi, M. Delfino, D. Torre: Diparti-mento di Scienze della Terra e Museo di Storia Naturale(Sezione Geologia e Paleontologia), Università degli Studidi Firenze, via La Pira 4, 50�2� Firenze; C. Angelone, G.Barisone, T. Kotsakis, F. Marcolini, P. Piras: Dipartimentodi Scienze Geologiche, Università degli Studi Roma Tre,l.go S. Leonardo Murialdo �, 00�46 Roma; M. Arca, C.Tuveri: Soprintendenza per i Beni Archeologici per leprovince di Sassari e Nuoro, via Ballero 30, 08�00 Nuoro;C. Bedetti, M. R. Palombo, A. M. F. Valli : Dipartimento diScienze della Terra, Università degli Studi di Roma “LaSapienza”, piazzale A. Moro 5, 00�85 Roma; M. Pavia:Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studidi Torino, via Accademia delle Scienze 5, �0�25 Torino; A.M. F. Valli: Istituto Italiano di Paleontologia Umana; B.Wilkens: Dipartimento di Storia, Università degli Studi diSassari, Viale Umberto i, 08�00 Sassari.

�. Citazioni abbreviate nel testo ‘oltre a quelle dellarivista’antil = antilopeaff = affinebl st = blocco stradacan = canidedic � = dicembre �

gh = ghirogiac = giacimentoindet = inderminatomust = musteliden = nuovaprol = prolagusrond = rondonesp = specieuc = uccelli

Fig. �. Localizzazione dell’area del MonteTuttavista (Orosei).

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un percorso che unisca le bellezze naturali ai beniculturali, nell’accezione più ampia del termine.La natura dei giacimenti implica, infatti, che latutela degli stessi si possa attuare compiutamentesolo in stretta collaborazione con l’Amministra-zione locale e gli operatori delle cave.

In questo contesto, il Ministero per i Beni e leAttività Culturali ha promosso negli anni �998-200� una prima convenzione per il censimento ela catalogazione dei giacimenti paleontologici delMonte Tuttavista. Detta convenzione ha vistocoinvolte tre istituzioni: l’Istituto di Scienze Geo-logico-Mineralogiche dell’Università degli Studidi Sassari; l’Università degli Studi di Liegi, (u.r.

«e.v.e.h.»); e il NatuurMuseum di Rotterdam. Dal�996 gli interventi di scavo, recupero e il delicatolavoro di preparazione dei reperti per lo studio el’esposizione dei musei sono eseguiti da personalespecializzato della Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici (Ufficio Operativo di Nuoro).

I funzionari della Soprintendenza per i BeniArcheologici, con il controllo continuo dell’atti-vità di cava, hanno effettuato il recupero delriempimento fossilifero di numerose cavità efessure, che, veri e propri giacimenti paleontolo-gici, hanno restituito un’ingente quantità di re-perti (ad oggi il numero totale dei reperti recu-perati supera gli 80.000) di notevole interesse siaper la varietà di taxa presenti sia per lo stato diconservazione, generalmente ottimo.

L’indagine scientifica preliminare ha permessodi acquisire una cospicua documentazione e dievidenziare l’importanza di questi giacimenti, ilcui studio fornirà un imprescindibile contributoper la conoscenza dell’origine e dell’evoluzionedella fauna endemica sarda e per la ricostruzio-ne, a grandi linee, del paleoambiente e dellapaleogeografia durante il Plio-Pleistocene.

Tutta l’area interessata dai giacimenti paleonto-logici è stata dichiarata d’Importante InteressePaleontologico (ai sensi del dl del 29-�0-99 n. 490),dopo l’acquisizione del parere positivo espressodalla Commissione per la Paleontologia del Mini-stero per i Beni e le Attività Culturali.

Nel corso del 2002 la Soprintendenza per i BeniArcheologici per le province di Sassari e Nuoroha incaricato un team di specialisti di tre istituzio-ni italiane (Università degli Studi di Firenze;Università degli Studi di Roma «La Sapienza»;Università degli Studi Roma Tre) per lo studiodei reperti provenienti dal Giacimento Paleonto-logico a vertebrati del Monte Tuttavista.

Il presente contributo costituisce un’esposizionepreliminare dei risultati ottenuti nell’ambito diquesta nuova convenzione. Lo studio si basa sututto il materiale proveniente da Orosei, a partiredal nucleo recuperato dal Sig. Mele e comprenden-te l’intera collezione recuperata dai funzionari dellaSoprintendenza per i Beni Archeologici (UfficioOperativo di Nuoro) a partire dal �996 ad oggi.

Fig. 2. Monte Tuttavista. Veduta generale dei cantieri estrattivi.

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Fig. 3. Ubicazione dei giacimenti fossiliferi all’interno del comparto estrattivo del Monte Tuttavista: �) Cava ivgiac. 20; 2) Cava iv giac. 5 Prolagus; 3) Cava vi giac. banco 6; 4) Cava vi giac. 3; 5) Cava vii giac. 2; 6) Cavavii giac. blocco strada; 7) Cava vii giac. cervo; 8) Cava vii giac. mustelide; 9) Cava ix giac. Prolagus; �0) Cavax giac. 3 uccelli; ��) Cava x giac. Mele; �2) Cava x giac. ghiro; �3) Cava xi giac. 3; �4) Cava xi giac. dic.0�;

�5) Cava xi giac. mar.02; �6) Cava xi giac. rondone; �7) Cava xi giac. antilope; �8) Cava xi giac. canide.

Fig. 4. Cava x giac. 3 uc. Labrus merula:osso faringeo.

Ubicazione e contesto geologico

L’area d’interesse paleontologico è di circa 3 Kmqa sud ovest dell’abitato di Orosei, alle pendiciorientali del Monte Tuttavista, nelle località deno-minate Canale Longu, Oroe e Santa Rughe, com-prese nelle carte topografiche in scala �:25 000

dell’Istituto Geografico Militare (igmi) al f°500

(sez. i Galtellì) e al f° 50� (sez. iv Orosei), a quotavariabile tra i 200 e 75 metri s.l.m.

Questo territorio fa parte di un esteso massicciocostituito da calcari mesozoici (Dieni & Massari�966) che si estende in direzione nord est-sud ovestcon un allineamento di cime, di cui la più impor-tante è il Monte Tuttavista (836 metri s.l.m.).

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Questo rilievo è caratterizzato da un’impo-nente attività carsica sotterranea che ha origina-to estese fessure ad andamento prevalentementeverticale, di diverse forme e dimensioni. Fre-quentemente le fessure sono colmate da sedi-menti detritici di varia natura contenenti faunefossili di diverse età. Ad oggi, nell’area delle cavedel Monte Tuttavista, le fessure che hanno resti-tuito associazioni a vertebrati fossili sono diciot-to (Fig. 3). La varietà dei depositi d’origine detri-tica che riempiono le cavità carsiche è il risultatodi diversi processi morfogenetici. Nelle fessurepiù grandi, che si allargano dando luogo ad ampiegrotte, sono osservabili varie fasi di colmamentoed erosione, testimoniate dalla successione didiversi litotipi.

Le faune fossili

Pesci ossei (Tabella �)

L’analisi di 86 vertebre di pesce e di alcune ossafaringee provenienti dalle cave di calcare di Oro-sei ha permesso di riconoscere la presenza dialcune specie ittiche di ambiente marino, tipichedi acque poco profonde e di praterie a posidonie.

Lo stato di conservazione non è particolar-mente buono e molte vertebre, osservate almicroscopio, risultano fluitate.

È stata riconosciuta la presenza di alcuni labri-di e precisamente del tordo nero (Labrus merula)(Fig. 4), tordo marvizzo (Labrus bergylta) e don-zella (Coris julis). Oltre a queste tre specie, sonostate identificate sei vertebre di sciarrano (Serra-nus scriba), mentre altre due vertebre sono stateattribuite ad una specie non meglio identificatadella famiglia Gadidae.

Erpetofauna

I giacimenti di Orosei, per quanto riguarda glianfibi e i rettili (tradizionalmente studiati insie-

me e raggruppati in un’unica categoria: l’erpe-tofauna), si sono rivelati essere fra i più ricchid’Italia, sia in termini d’abbondanza dei materia-li sia di diversità della fauna. Sino ad ora sonostati studiati circa �7.000 resti attribuibili a �4

taxa, di cui quattro di anfibi e dieci di rettili.

Anfibi (Tabella 2)

I resti attribuibili agli anfibi sono rappresentatisoprattutto da vertebre e ad oggi sono stateidentificate quattro specie: il discoglosso sardo(Discoglossus sardus), il rospo smeraldino (Bufoviridis), la raganella comune (Hyla arborea) e ungeotritone (Speleomantes sp.).

Tutte le forme sono presenti attualmente inSardegna e rappresentano specie endemiche ri-gidamente protette. I geotritoni vivono in am-bienti cavernicoli e ricchi d’umidità; il discoglos-so sardo, presente in tutti i complessi montuosidell’isola, predilige ambienti fluviali, così comela raganella, diffusa anche in ambienti boschivi edi macchia mediterranea.

cava x xi xi vi

giacimento 3 uc 3 ron banco 6

taxa

Gadidae indet •

Serranus scriba •

Labrus gergylta •

Labrus merula •

Labrus sp. •

Coris julis •

“Pisces” indet. • • • •

Tabella �. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di pesci presenti nelle diverse

fessure.

cava vi xi xi xi vi vii iv

giacimento 3 can dic0� 3 banco 6 2 20

taxa

Speleomantes sp. • • • • • • •

Discoglossus sardus • • • •

Bufo viridis • • •

Hyla gr. H. arborea •

Anura indet. • • • • • •

Tabella 2. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di anfibi presenti nelle diverse fessure.

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Fig. 5a

Fig. 5b

Fig. 6a

Fig. 6b

Fig. 5. a-b. Cava vi giac. 3. Lacerta sp.: a) dentalesinistro in norma esterna; b) dentale sinistro in

norma interna.

Fig. 6. a-b. Cava vi giac. 3. Agama (s.l.) sp.:a) dentale sinistro in norma esterna;b) dentale sinistro in norma interna.

Rettili (Tabella 3)

I rettili sono presenti con �0 specie una testuggi-ne simile alla testuggine di Hermann (Testudocfr. T. hermanni), un geco non meglio determina-bile (Gekkonidae indet.), una piccola lucertola(Podarcis sp.), una lucertola di taglia media, com-parabile a quella del ramarro (Lacerta sp.) (Fig.5a-b), una lucertola della famiglia Agamidae(Agama (s.l.) sp.) (Fig. 6a-b), che comprende ret-tili particolarmente adattati alla vita in ambienti

cava vi vii xi xi xi vi vii iv vii ix

giacimento 3 must can dic0� 3 banco 6 2 20 bl st prol

taxa

Testudo cfr. T. hermanni •

Cheloni indet. •

Gekkonidae indet. • • •

Agama (s.l.) sp. • • •

Podarcis sp. • • • • • •

Lacerta sp. • • • • • • •

Sauria indet. • • • •

Amphisbaenia indet • •

“Colubrines” indet. • • • • • • •

Natrix sp. • • • • •

Vipera sp. •

Serpentes indet. • • • • • •

Tabella 3. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di rettili presenti nelle diverse fessure.

aridi aperti, rocciosi e sabbiosi, la cui presenzaviene in genere considerata come un’indicazionedi paleoambienti relativamente secchi. Sono inol-tre presenti un’anfisbena (Amphisbaenia indet.),ossia una lucertola strisciante con arti estrema-mente ridotti, una biscia d’acqua (Natrix sp.), unavipera (Vipera sp.) e dei colubridi. Altri resti in-dicano la presenza di serpenti che sono al mo-mento indeterminati (Colubrines indet. e Serpen-tes indet.) il cui studio potrebbe ancora riservareinteressanti sorprese.

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Avifauna (Tabella 4)

Fino ad oggi i depositi della Sardegna da cuiprovengono resti di uccelli fossili non sono nu-merosi.

L’analisi sistematica dei resti di uccelli fossiliprovenienti dalle fessure carsiche del MonteTuttavista ha permesso di individuare almeno 24

taxa, di cui alcuni estinti. Nell’ambito di questostudio maggiore importanza è stata data all’ana-lisi dei resti di Strigiformes, per la presenza diforme endemiche, e dei Passeriformes, che for-niscono indicazioni paleoambientali.

Nell’arcipelago Sardo-Corso sono presenti duespecie di rapaci notturni endemiche: Bubo insu-laris (Fig. 7) e Athene angelis. La prima è unaforma di taglia ridotta rispetto alla specie con-tinentale Bubo bubo ed è stata descritta sulla basedel materiale proveniente sia dalla Corsica chedalla Sardegna (Mourer-Chauviré & Weesie,�986). Athene angelis è una forma più granderispetto all’attuale Athene noctua, da cui si distin-gue anche per il generale irrobustimento di tuttigli elementi scheletrici. Questa specie endemicaè stata descritta sulla base di uno scheletroparzialmente articolato trovato nella Grotta diCastiglione in Corsica (Mourer-Chauvirè et alii�997).

I resti di Athene angelis del Monte Tuttavistapresentano dimensioni mediamente maggioririspetto a quelli della serie-tipo del Pleistocenemedio (Mourer-Chauvirè et alii �997). La fortetendenza ad endemizzare dimostrata dal genereAthene nel bacino del Mediterraneo durante il

Pleistocene ha portato all’evoluzione di formeadattate ad ambiente insulare su quasi tutte leprincipali isole del Mediterraneo (Pavia & Mou-rer-Chauviré 2002).

Nella fauna ad uccelli del Monte Tuttavistasono stati inoltre rinvenuti i resti di un rappre-sentante della famiglia Tytonidae, di grandi di-mensioni. In Sardegna e Corsica è presente Tytobalearica, con una sottospecie endemica cono-sciuta solo nel Pleistocene medio.

I resti di passeriformi sono particolarmenteabbondanti in particolare in una fessura (Cava vi

banco 6) che si è rivelata la più ricca con circa 800

reperti: tra questi dominano i resti di Corvidae,determinati come cfr. Pyrrhocorax.

Quasi tutte le specie di uccelli individuatesuggeriscono un ambiente prevalentemente roc-cioso, con zone aperte alternate a zone di bosco;la presenza della famiglia Rallidae suggerisceinoltre che aree con una certa umidità fosserosviluppate nella zona circostante il Monte Tut-tavista.

Mammiferi

Insettivori (Tabella 5)

Gli erinaceomorfi sono rappresentati dal ge-nere Talpa. I loro resti sono costituiti prevalen-temente da elementi scheletrici come omeri,radii, ulne e da frammenti di mandibole. Leosservazioni effettuate sulla morfologia diquesti reperti consentono di ascrivere i restialla specie Talpa tyrrhenica, il talpide endemico

Fig. 7. Cava vi giac. banco 6 - Bubo in-sularis, tarsometatarso. A destra tarso-

metatarso di Bubo bubo attuale.

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della Sardegna. Questa specie è stata recente-mente segnalata anche in Corsica (Pereira etalii, 200�).

I soricomorfi sono rappresentati dal noto ge-nere di soricide endemico della Sardegna: Nesio-tites. Lo studio dei resti provenienti dai giacimen-ti di Orosei, ha permesso di identificare la specie

endemica Nesiotites similis. Tuttavia, i resti pro-venienti dalla Cava x giacimento 3 presentanocaratteri chiaramente più arcaici nella morfolo-gia e si differenziano anche per essere notevol-mente più piccoli da tutti gli altri resti fossiliesaminati. Molto probabilmente potrebberoappartenere ad una nuova specie.

cava vi vii x xi xi xi vi vii ix

giacimento 3 bl st 3 uc can dic0� 3 banco 6 2 prol

taxa

Anatidae indet. • •

cfr. Aquila sp. • • •

Buteo sp. •

Accipitridae cfr. Buteo sp. •

Accipitridae indet. • • •

Falco sp. •

Coturnix coturnix • •

Rallidae indet. • • •

Columba livia •

Columbidae indet. •

Bubo insularis • • •

Athene angelis • • •

Strigidae indet. •

Tytonidae indet. •

Strigiformes indet. • •

Alauda arvensis •

Melanocorypha calandra •

Hirundinidae indet. • •

Pyrrhocorax graculus •

cfr. Pyrrhocorax pyrrhocorax • •

cfr. Pyrrhocorax sp. • • • •

Corvus corone •

Corvidae indet. • •

Corvidae piccola taglia •

Turdus sp. • •

cfr. Muscicapa sp. •

cfr. Sylviidae indet. •

Sturnus sp. • •

Carduelis chloris • •

Emberiza cfr. E. citrinella •

Passeriformes indet. • • • • • •

Aves indet. • • • • • • •

Tabella 4. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di uccelli presenti nelle diverse fessure.

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cava vi vii x xi xi xi vi vii iv iv ix

giacimento 3 bl st 3 uc can dic0� 3 banco 6 2 5prol 20 prol

taxa

ERINACEOMORPHA

Talpa cfr. T. tyrrhenica • • • • •

SORICOMORPHA

Nesiotites similis • • • • • • • •

Nesiotites n. sp. • •

CHIROPTERA

Myotis cfr. M. bechsteini •

Tabella 5. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di insettivori e pipistrelli presenti nelle diverse fessure.

Fig. . Cava vi giac. 3. Macaca cfr. M. majori, cranio.Nello stesso blocco è osservabile un cranio

del piccolo Sus sondaari.

Chirotteri (Tabella 5)

Tra i resti di piccoli mammiferi rinvenuti neigiacimenti di Monte Tuttavista è documentataanche la presenza di pipistrelli. Un unico reperto,costituito da un’epifisi distale di un omero de-stro, appartiene alla specie Myotis bechsteini.

Questa specie non vive attualmente in Sarde-gna, mentre è presente nel Pleistocene dell’isolainsieme ad un’altra specie di chirottero, Nyctaluslasiopterus.

Primati (Tabella 6)

I primi resti di Macaca fossile della Sardegna, M.majori furono raccolti durante gli scavi condottia Capo Figari da Forsyth Major e Dehaut, tra il�9�0 e il �9�4. In aggiunta al materiale rinvenutoin questa località si conosce un cranio apparte-nente ad un individuo giovanile rinvenuto neglianni ’60 a Is Oreris presso Fluminimaggiore (ca).

I rappresentanti di questa specie di bertucciapresentano una taglia paragonabile a quella dellepiù piccole macache attualmente viventi nellearee insulari e peninsulari del sud-est asiatico.

I depositi del giacimento di Orosei hanno resti-tuito un campione decisamente abbondante dellamacaca endemica del Plio-Pleistocene sardo tracui spicca un cranio perfettamente conservato(Fig. 8). Analogamente al giacimento di CapoFigari, tra i resti rinvenuti ad Orosei dominanoquelli appartenenti ad individui giovanili, spessoanche infantili. Per spiegare questa particolareabbondanza d’individui giovanili, è stata ipotizza-ta, come causa dell’accumulo, l’azione predatoriada parte di rapaci diurni di grande taglia.

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La Macaca visse in Sardegna presumibilmenteper tutto il Pleistocene inferiore.

Carnivori (Tabella 7)

Le faune fossili sarde erano sino ad oggi note perla presenza di un canide (Cynotherium), caratte-rizzato da un peculiare adattamento legato aduna dieta basata su piccoli roditori, e di mustelidicon un supposto adattamento acquatico(Enhydrictis). Uno degli aspetti importanti deigiacimenti del Monte Tuttavista è quello di avereaperto una finestra sulle associazioni a carnivoripoiché sono documentate presenze sino ad ogginon immaginate: uno ienide e altri due muste-lidi.

Il reperto più singolare di tutte le faune raccol-te al Monte Tuttavista è il cranio di uno ienide,attribuito al genere Chasmaporthetes (Fig. 9). Cha-smaporthetes è il più raro tra gli ienidi presentinelle località Plio-Pleistoceniche dell’Europa.Esso comunque presenta un ampio areale didistribuzione nel continente Eurasiatico. È inol-tre da ricordare che Chasmaporthetes è l’unicorappresentante della famiglia ad aver attraversa-to lo stretto di Bering entrando a far parte, perun breve intervallo di tempo durante il Pleisto-cene, delle associazioni faunistiche del NordAmerica.

Chasmaporthetes presenta peculiari adattamenti,sia nello scheletro che nella dentatura. Lo schele-tro denota un adattamento alla corsa, mentrenella dentatura il quarto premolare inferiore pre-senta una forma simmetrica, che lo rende similea quella del genere Acinonyx, il ghepardo, di cui laspecie Acinonyx pardinensis era ampiamente diffu-sa nel Plio-Pleistocene. Queste caratteristiche in-dicano che Chasmaporthetes era adattato ad unacaccia attiva, piuttosto che essere principalmentenecrofago come gli altri ienidi. Questo è il motivoper cui viene chiamato ‘iena cacciatrice’.

L’identificazione di uno ienide nel giacimentodel Monte Tuttavista obbliga a rileggere sottouna nuova luce le analisi delle associazioni fau-

nistiche a mammiferi della Sardegna e del lorosignificato paleoecologico e biogeografico.

Il canide endemico della Sardegna, Cynothe-rium sardous, descritto da Studiati nel �857 sullabase del materiale rinvenuto a Monreale di Bo-naria (Cagliari), è una delle specie meglio rappre-sentate nelle associazioni endemiche del Pleisto-cene superiore dell’isola. Tuttavia, nonostantepresenti una discreta documentazione fossile,non è ancora chiaro da quale canide, presentenelle aree continentali durante il Pleistocene, siaderivato. Studi recenti hanno evidenziato cheCynotherium mostra analogie con il gruppo deglisciacalli e del coyote, anche se non è da escludereun legame con gli antenati europei del licaone,un canide attualmente diffuso solamente nel-l’Africa sub-sahariana.

Il muso stretto e lungo che caratterizza il cra-nio di Cynotherium (Fig. �0) ha portato gli studiosiad ipotizzare che esso si nutrisse in particolaredell’ocotonide Prolagus, che si rinviene frequen-temente in associazione ai resti di canide in moltigiacimenti fossiliferi della Sardegna. La morfolo-gia del cranio di Cynotherium è tipica, tra i canidiattuali, di Canis simensis, una specie di sciacalloche abita gli altipiani etiopici e che è adattato aduna dieta di piccoli roditori.

Cynotherium sardous visse in Sardegna presumi-bilmente dal Pleistocene medio all’Olocene.

Piccoli carnivori della famiglia dei mustelidisono relativamente abbondanti nei depositi delMonte Tuttavista. Tale famiglia è rappresentatada una forma di taglia piccola (Mustela) e da dueforme di taglia relativamente grande (Pannonic-tis ed Enhydrictis).

Nel campione proveniente dalla fessura Cavavi giacimento 3 è presente un mustelide di taglia

cava vi vii x x

giacimento 3 must 3 uc gh

taxa

cercopithecidae

Macaca cfr. M. majori • • • •

Tabella 6. Orosei, Monte Tuttavista.Distribuzione del primate presente

nelle diverse fessure.

Fig. . Il primo reperto identificato nell’areadelle cave del Monte Tuttavista:

il cranio dello ienide Chasmaporthetes.

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molto piccola, rappresentato da due resti man-dibolari, alcuni premolari isolati e porzioni fram-mentarie di scheletro postcraniale. Le dimensio-ni ridotte e la morfologia tipica del ramo man-dibolare hanno consentito di determinare i re-perti come cfr. Mustela putorius. La puzzola è frai mustelidi più comuni ed è oggi largamentediffusa nel vecchio mondo: dall’Europa centralefino alla Cina. Da questo ampio areale di distri-buzione sono escluse le isole del Mediterraneoed i Balcani centro meridionali (cfr. Toschi &Lanza, �965). La presenza di cfr. Mustela putoriusnell’associazione fossile del giacimento di MonteTuttavista costituisce quindi una novità, non solocome prima segnalazione di questa specie nelrecord fossile dell’isola, ma soprattutto perchénel quadro della fauna italiana attuale la specieè diffusa in tutta l’Italia continentale ma, risultaassente nelle isole (cfr. Toschi & Lanza, �965).

Il genere Pannonictis è stato istituito da Kor-mos nel �93� per i resti fossili di un mustelide digrande taglia rinvenuto in riempimenti di fessu-re carsiche in Ungheria. I rappresentanti di que-sto gruppo di piccoli carnivori sono comunquegià presenti in Cina a partire dal Miocene supe-riore e presentano un’ampia diffusione in Euro-pa durante il Plio-Pleistocene.

Sulla base della morfologia del cranio Panno-nictis mostra affinità con le specie riunite nellasottofamiglia Galictinae, che è attualmente rap-presentata in Sud America dal genere Galictis,più comunemente noto come grisone.

I Mustelidi si nutrono essenzialmente di carne,

come piccoli roditori, rettili e uccelli, anche sesono note alcune specie con adattamento alladieta onnivora.

Pannonictis sp. (Fig. ��) è documentato nelleassociazioni del Monte Tuttavista da due crani inottimo stato di conservazione, mandibole e dentiisolati nonché da elementi dello scheletro postcra-niale. Si tratta della prima segnalazione di questogenere nelle faune fossili dell’isola.

La presenza del genere Enhydrictis nelle asso-ciazioni del Monte Tuttavista non costituisceuna novità per la paleontologia della Sardegna.Il genere, infatti, fu istituito da Forsyth Major(�90�) su materiale proveniente da riempimentidi grotta presso Monte S. Giovanni, nell’Iglesien-te, con la specie Enhydrictis galictoides. Il genereè stato successivamente riconosciuto anche inassociazioni fossili del continente europeo, (percui è stata istituita la specie Enhydrictis ardea).

Questo mustelide è comparabile per tagliaall’altra forma presente nelle associazioni fossili,Pannonictis, ma se ne discosta per una differentemorfologia del cranio e della dentatura, nonchéper avere arti di proporzioni più gracili.

Al Monte Tuttavista, il genere Enhydrictis (Fig.�2) è per il momento individuato in un unicogiacimento, i cui materiali sono tutt’ora in fasedi preparazione.

Artiodattili (Tabelle 8-9)

Se i cervi sono fra i più comuni colonizzatoridelle isole e sono conosciuti in gran parte dellefaune insulari pleistoceniche del Mediterraneo,

cava vi vii vii vii x x xi xi vi vii iv ix

giacimento 3 must 3 uc Mele can dic0� banco 6 2 20 prol

taxa

hyaenidae

Chasmaporthetes n.sp. •

canidae

Cynotherium sardous •

Cynotherium sp. • • • •

? Cynotherium sp. •

mustelidae

Mustela cfr. M. putorius •

Pannonictis sp. • • • • •

Enhydrictis sp. •

Tabella 7. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di carnivori presenti nelle diverse fessure.

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i bovidi con evidenti caratteri endemici sono notisolo nelle isole Baleari dove sono segnalate cin-que specie ascritte a due distinti generi, e perl’appunto in Sardegna dove, per contro, tutti iresti di piccoli bovidi erano stati sino ad oraattribuiti ad un’unica specie. La Sardegna è inol-tre l’unica isola del Mediterraneo in cui sonopresenti rappresentanti endemici del genere Sus.

Per quanto attiene ai suidi, un piccolo suide,Sus sondaari, con caratteri relativamente primiti-vi, vicino a Sus arvernensis, viene descritto per laprima volta da van der Made (= Sus nanus) nellebrecce di Capo Figari (Major Collection, Natur-historisches Museum, Basel). Una forma affine(Sus aff. sondaari) è presente nel giacimento diCapo Mannu-Mandriola. L’antenato della specieendemica avrebbe colonizzato la Sardegna du-rante il Messiniano, in un periodo in cui granparte dell’area attualmente occupata dal MarMediterraneo era emersa.

Ad Orosei, i suidi sono presenti solo nella Cavavi giacimento 3 dalla quale provengono circa unasessantina di resti, fra cui il cranio di un giovane,mancante della volta cranica, fatto questo chemette in evidenza un perfetto calco naturaledell’encefalo.

La morfologia semplice dei denti unitamentealle piccole dimensioni, giustificano, pur trattan-dosi di un giovane, l’avvicinamento di questopiccolo suide alla specie endemica sarda Sus son-daari.

Sono inoltre presenti alcuni resti di maggiormole, anche se comunque ridotta rispetto a quelladei rappresentanti continentali del genere Sus, inparticolare un’emimandibola con il terzo molarein eruzione, caratterizzata dalla presenza delprimo premolare. Questo carattere porta adescludere quale specie di appartenenza Sus son-daari, dal momento che la mancanza del primopremolare è carattere identificativo di questaspecie. Si potrebbe quindi ipotizzare la presenzadi due suidi, di taglia un poco differenziata, en-trambi caratterizzati da denti relativamente sem-plici, e, nel caso del taxon di maggior mole, dicanini superiori tozzi, robusti e fortemente ar-cuati.

Nelle associazioni faunistiche fossili della Sar-degna resti appartenenti a piccoli bovidi endemi-ci sono noti fin dagli inizi del xix secolo. La specieAntilope (Nemorhaedus) melonii fu, infatti, istituitadal paleontologo francese Dehaut nel �9��, perun cranio, attualmente conservato presso ilMuseo di Paleontologia dell’Università di Tori-no, che era stato scoperto nelle brecce dellefessure carsiche di Capo Figari. Nella stessa lo-calità, nel corso della prima metà del secolo

scorso, altri resti furono poi raccolti e studiati daillustri scienziati dell’epoca quali Andrews eDechaseaux, e dai paleontologi inglesi Sir Char-les Forsyth Major e Miss Dorothy Bate; i repertisono attualmente conservati nelle collezioniMajor del Naturhistorisches Museum di Basileae Bate del Museum of Natural History di Lon-

Fig. �. Cava vi giac. banco 6. Cynotherium sp.,ramo mandibolare sinistro in norma esterna. Fig.

��. Uno dei primi reperti identificati nell’area dellecave del Monte Tuttavista: il cranio del mustelidePannonictis. Fig. �. Cava ix giac. Prolagus-Enhydric-

tis ramo mandibolare destro in norma esterna.

Fig. �

Fig. ��

Fig. �

lorenzo rook ET ALII

dra. Negli anni ’70 gli studi effettuati da Gliozzie Malatesta (�982), anche grazie al recupero dinuovo materiale dalle brecce ossifere di CapoFigari, hanno portato ad una maggior conoscen-za dei caratteri morfologici del bovide sardo edall’istituzione del nuovo genere Nesogoral carat-terizzato da piccole corna dritte, poco divergentie rivolte all’indietro, muso piuttosto corto, man-dibola massiccia, denti marcatamente ipsodonti.

Per i paleontologi che si sono fino ad oraoccupati dei bovidi sardi, in Sardegna sarebbepresente la sola specie Nesogoral melonii, che pre-senterebbe alcune affinità morfologiche e adat-tative con le ‘capre selvatiche’ asiatiche, sopra-tutto con il genere Nemorhaedus.

I resti più antichi sono presenti in depositilagunari e di spiaggia che affiorano nella Sarde-gna centro-occidentale, a Capo Mannu e a Man-driola, mentre quelli più noti e studiati proven-gono invece dalle brecce ossifere di Capo Figari(Golfo Aranci) ed hanno un’età di circa �,9 milio-ni di anni.

La scoperta dei giacimenti del Monte Tuttavi-sta costringe a riconsiderare tutta la sistematicadei piccoli bovidi endemici della Sardegna e adanalizzare sotto una nuova luce le dinamichedella colonizzazione e dell’evoluzione di questogruppo sull’isola.

Nelle brecce fossilifere di Monte Tuttavistasono presenti resti di bovidi provenienti da settegiacimenti. In base alla morfologia del cranio èstato possibile riconoscere almeno tre diversespecie, due della taglia di Nesogoral melonii (Fig.�a-b), la terza è un poco più piccola e presentacaratteri del tutto peculiari, non riconducibili adalcun genere noto. Inoltre, nel giacimento Cavax giacimento 3 uccelli, sono presenti poche ossadegli arti di un unico individuo con carattericaprini, nettamente distinti rispetto a quelli deglialtri giacimenti. Alla luce dell’indubbia presenzanelle brecce di Monte Tuttavista di più boviditassonomicamente distinti, si apre il problemadella disomogeneità dei resti di Capo Figari ori-ginariamente ascritti a Nesogoral melonii.

cava vi vii vii x x x xi

giacimento 3 bl st must gh 3 uc Mele antil

taxa

suidae

Sus cfr. S. sondaari •

Sus sp. •

bovidae

Nesogoral sp. • •

Nesogoral sp. � cfr. N. melonii • • • •

Nesogoral sp. 2 • • • •

Caprinae gen. et sp. indet. •

Caprinae nov. gen. nov. sp. •

Tabella 8. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di suidi e bovidi presenti nelle diverse fessure.

cava xi xi xi xi vi vii vii xi

giacimento can dic0� 3 ron banco 6 cervo 2 mar02

taxa

cervidae

Megaceroides cazioti • •

Megaceroides sp. • • • • • •

Tabella 9. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di cervidi presenti nelle diverse fessure.

osservazioni preliminari sui vertebrati fossili plio-pleistocenici del monte tuttavista

Fig. �a

Fig. �b

Fig. �a. Cava xi giac. antil. Nesogoral sp. cranio. Fig.

�b. Cava vi giac. 3: Nesogoral sp. cfr. Nesogoral meloniicranio ed emimandibola destra in norma laterale.

Infine, sebbene gli antenati dei bovidi endemicidella Sardegna siano in primo luogo da ricercarsifra le specie mioceniche dell’area mediterranea,allo stato attuale delle conoscenze nessuna ipotesiconsistente può essere ancora formulata.

Una delle specie fossili più note della faunapleistocenica a grandi mammiferi della Sardegnaè senza dubbio un cervo dai palchi straordinaria-mente sviluppati, Megaceroides cazioti, molto fre-quente nei depositi del Pleistocene superiore (riem-pimenti di fessure o grotte di origine carsica,depositi di origine eolica) ed anche nei giacimentipiù recenti del Monte Tuttavista (Fig. �).

Le prime segnalazioni di cervi fossili in Sarde-gna risalgono alla seconda metà del xix secolo,ma fu solo nel �935 che Tobien attribuì resti dicervidi, trovati nei dintorni di Alghero, alla spe-cie endemica Cervus cazioti, che Depéret avevaistituito nel �897 per i reperti trovati a Nonza, inCorsica.

Le località che hanno documentato i resti piùimportanti, per quantità o per conservazione,sono quelle di Maritza (Sorso), Capo Figari (Gol-fo Aranci), Grotte di Dragonara e dei Cervi(Alghero), le fessure carsiche del Monte Tuttavi-sta (Orosei), Grotta di Corbeddu (Oliena), PortoVesme, mentre in Corsica i reperti più interes-santi provengono da Maccinaggio, Grotta Co-scia e Grotta Nonza.

Il cervo endemico della Sardegna e della Cor-sica, discende da grandi cervidi continentali at-tualmente estinti, i megaceri, alti più di 2 metrial garrese, caratterizzati anch’essi da corna im-ponenti, come dice lo stesso nome del genere. Inparticolare il loro diretto antenato doveva appar-tenere ad un gruppo di questi cervi giganti,quello di Megaceroides verticornis, che annoveraforme presenti in Europa da oltre un milione acirca 400.000 anni fa. In Sardegna i resti piùantichi risalgono al Pleistocene medio.

L’antenato di Megaceroides cazioti raggiunse ilmassiccio Sardo-Corso presumibilmente circa800.000 anni fa, e la sua sopravvivenza sull’isolaè documentata fino a circa 7.000 anni fa. Fin dalleprime fasi della colonizzazione, si manifestò unariduzione di taglia e lo sviluppo di peculiariadattamenti al nuovo ambiente di vita. Megace-roides cazioti era, infatti, una specie adattata amuoversi con agilità anche sui suoli rocciosi,aveva sviluppato una certa propensione al pasco-lo, ma frequentava anche le zone costiere.

Roditori (Tabella �0)

I roditori nei complessi faunistici del MonteTuttavista sono rappresentati da cinque generi:

un arvicolide (Tyrrhenicola) (Fig. �a), due muridi(Rhagapodemus e Rhagamys), un gerbillide (Ger-billidae indet.) ed un gliride (Tyrrhenoglis).

I ghiri sono rappresentati dal genere endemicoTyrrhenoglis con due specie di taglia differente:Tyrrhenoglis cfr. T. figariensis più piccolo e Tyrrhe-noglis cfr. T. majori di dimensioni maggiori.

Il genere Tyrrhenicola è un arvicolide estrema-mente diffuso nelle associazioni fossili di varielocalità sarde (Mezzabotta et alii �995). È general-mente ritenuto un derivato endemico dell’arvi-

lorenzo rook ET ALII

colide continentale europeo Allophaiomys, anchese non vi è accordo unanime tra i vari autori suldiretto antenato e sull’esatto momento d’ingres-so nell’isola. I pochi dati cronologici attualmentedisponibili rendono difficile per questo genere,un inquadramento di dettaglio sia biocronologi-co che evolutivo. I giacimenti del Monte Tutta-vista hanno fornito un’enorme quantità di restiil cui studio dovrebbe fornire indicazioni perottenere un quadro più preciso della storia evo-lutiva di quest’arvicolide endemico.

I due generi della famiglia Muridae (Rhagapo-demus e Rhagamys) (Fig. �b) sono entrambi ipso-donti e si differenziano, tra l’altro, per la tagliaessendo il Rhagamys (genere endemico della Sar-degna) una forma decisamente più grande. Rha-gamys è l’ultimo elemento di una linea evolutivache vede il suo capostipite continentale in Rha-gapodemus bellesioi, la cui distribuzione va dalMiocene superiore al Pliocene inferiore. Verosi-milmente Rhagapodemus bellesioi fa il suo ingres-so in Sardegna alla fine del Pliocene inferiore,essendo presente a Mandriola (passaggio Plioce-ne inferiore-medio), una forma ad esso affine(Rhagapodemus azzarolii). Diretto discendente diRhagapodemus azzarolii è Rhagapodemus minor, asua volta antenato di Rhagamys orthodon (Ange-lone & Kotsakis, 200�). Entrambe le ultime dueforme sono presenti nei complessi faunistici delMonte Tuttavista.

Lagomorfi (Tabella ��)

Prolagus sardus (Fig. �c) può essere consideratoil simbolo della paleontologia dei vertebrati dellaSardegna e della Corsica per la sua straordinariaabbondanza nei depositi paleontologici plio-qua-ternari e per le inconfondibili caratteristichemorfologiche. La sua presenza è documentata innumerosi siti archeologici preistorici. L’aspetto

generale è molto simile a quello di un coniglio,ma di taglia più piccola e dalle proporzioni cor-poree leggermente diverse. Le specie attuali adesso più affini sono i pika, la cui distribuzioneareale è oggi limitata ad alcune zone, per lo piùmontuose e rocciose, dell’Asia centrale e delNord America.

Questo piccolo ocotonide ha dato origine,nell’isola, a più specie e linee evolutive endemi-che. Il successo ecologico di Prolagus nel bloccosardo-corso è testimoniato dalla straordinariaquantità di reperti fossili ad esso riconducibilirinvenuti in tutti i giacimenti a partire dal passag-gio tra il Pliocene inferiore ed il Pliocene medio(circa 3,5 milioni di anni fa). Non fanno eccezionele fessure carsiche del Monte Tuttavista, in cui lamaggior parte dei reperti appartiene al genereProlagus, i cui resti costituiscono in alcuni casiaddirittura ‘l’ossatura’ dei depositi sedimentaridi riempimento.

Non si conosce per il momento con certezzal’epoca della colonizzazione del blocco sardo-cor-so da parte del genere Prolagus. È probabile che ilpopolamento possa essere avvenuto in momentidiversi e con modalità differenti, sia con l’attraver-samento di bracci di mare, sia di una porzione di

cava vi viivii x x xi xi xi xi vi vii iv iv ix

giacimento 3 bl st must gh 3uc can dic0� 3 rond ban6 2 5prol 20 prol

taxa

Tyrrhenoglis cfr. T. majori •

Tyrrhenoglis cfr. T. figariensis •

Gerbillidae indet. •

Tyrrhenicola n. sp. •

Tyrrhenicola henseli • • • • • • • • •

Rhagapodemus minor • • • • •

Rhagamys orthodon • • • • • • • • •

Tabella �0. Orosei, Monte Tuttavista.Elenco delle specie di roditori presenti nelle diverse fessure.

Fig. �. Cava xi giac. canide. Megaceroides sp. cranio.

osservazioni preliminari sui vertebrati fossili plio-pleistocenici del monte tuttavista

terra emersa. Certo è che le specie sarde denotanouna forte affinità con alcune delle forme chepopolavano l’area perimediterranea occidentalenel corso del Pliocene e del Pleistocene.

L’azione antropica diretta (pressione predato-ria) e indiretta (introduzione di nuove specie ani-mali e vegetali) è da considerarsi una delle concau-se che hanno determinato l’estinzione di Prolagus.

Un secondo lagomorfo presente nei giacimen-ti del Monte Tuttavista, molto più raro del Pro-lagus, è un leporide simile ad una specie diffusanel Plio-Pleistocene europeo e attribuito a Orycto-lagus aff. O. lacosti.

Osservazioni conclusive

Il complesso delle fessure carsiche del MonteTuttavista rappresenta una delle più importantilocalità del record fossile a vertebrati del Neoge-ne-Quaternario della Sardegna. Le associazionifaunistiche rappresentate nelle �8 fessure fossili-fere campionate documentano differenti com-plessi faunistici che abbracciano un intervallo ditempo di circa 2 milioni di anni (da un probabilePliocene superiore all’Olocene).

La ricchezza ed abbondanza di vertebrati dellefessure fossilifere campionate, nonché la conti-nua messa in luce di nuovi giacimenti con ilprocedere dei fronti di attività di cava, fa sì cheil Monte Tuttavista debba essere consideratocome un’area chiave ed un sito di riferimento perla ricostruzione delle dinamiche evolutive degliecosistemi continentali della Sardegna.

Il presente contributo, sebbene ancora basatosu analisi preliminari, consente di effettuare con-siderazioni su aspetti generali quali biocronolo-gia, paleoecologia e biogeografia.

Primi tentativi di collocare in una successionecronologica le associazioni a vertebrati del Mon-te Tuttavista sono stati presentati da Ginesu &Cordy (�997), Sondaar (2000) e Sondaar & Vander Geer (2002).

L’ipotesi di successione cronologica elaboratanel presente lavoro (Fig. �) fornisce una sintesiaggiornata basata sulle evidenze fornite dallostudio integrato di tutti i taxa documentati nelle

cava vi vii vii x x xi xi xi xi xi vi vii iv iv ix

giacimento 3 bl st must gh 3uc antil can dic0� 3 rondban6 2 5prol 20 prol

taxa

Prolagus cfr. P. sardus • • • • • • • • • • • • • • •

Oryctolagus aff. O. lacosti • • • • •

Tabella ��. Orosei, Monte Tuttavista.

Fig. �5a. (sx) Cava x 3 giac uc. Tyrrhenicola n. sp. (dx)

Cava vi banco 6. Tyrrhenicola henseli. Fig. �5b. (sx)

Cava x 3 giac. uc. Rhagapodemus minor. (dx) Cava vi

banco 6. Rhagamys orthodon. Fig. �5c. Cava vi giac.banco 6. Prolagus sardus cranio.

Fig. �a

Fig. �b

Fig. �c

lorenzo rook ET ALII

Fig. �6. Schema di distribuzione cronologica di alcuni dei taxa presenti nelle associazioni faunistiche delMonte Tuttavista e successione cronologica dei giacimenti fossiliferi.

osservazioni preliminari sui vertebrati fossili plio-pleistocenici del monte tuttavista

associazioni. Il quadro che ne emerge è abba-stanza coerente, con discrepanze minori riguar-danti l’interpretazione di un numero ridotto difessure.

L’insieme della documentazione fossile di tut-te le fessure può essere suddiviso in quattrocomplessi faunistici successivi:

�. Il complesso faunistico più antico è caratte-rizzato dalla presenza di Rhagapodemus minor,Tyrrhenoglis cfr. T. figarensis, Nesogoral spp., Maca-ca cfr. M. majori, Pannonictis sp. e, probabilmente,Chasmaporthetes n. sp. Questo complesso fauni-stico può essere inquadrato in quello che in let-teratura è noto come «complesso a Nesogoral»(cfr. Sondaar et alii �986; Klein Hofmeijer et alii�987) ed è riferibile cronologicamente al Pleisto-cene inferiore, sebbene un’ età pliocenica termi-nale non possa essere esclusa a priori. Questocomplesso faunistico è quello che caratterizzal’associazione della fauna di Capo Figari, con lapresenza di elementi sinora sconosciuti in Sarde-gna, come i carnivori Pannonictis e Chasmaporthe-tes.

. L’associazione faunistica del giacimento “3

uccelli” della Cava x può essere considerata cometestimone di un nuovo complesso faunistico, inquanto rappresenta una fase di popolamentomolto vicina alla colonizzazione della Sardegnada parte degli antenati tipici del successivo “com-plesso a Megaceroides-Tyrrhenicola”. Questo nuo-vo complesso faunistico è identificato dalla pre-senza di nuovi immigranti (?Cynotherium sp. eTyrrhenicola n. sp.) associati a taxa tipici del com-plesso faunistico precedente come Nesogoral sp.,Macaca cfr. M. majori e Rhagapodemus minor. Perquest’associazione si ipotizza un’attribuzionecronologica corrispondente al primo Pleistoce-ne medio.

. Il classico “complesso a Megaceroides-Tyrrhe-nicola” (cfr. Sondaar et alii, �986; Klein Hofmeijeret alii, �987) al Monte Tuttavista può essere sud-diviso in due associazioni faunistiche distintegrazie all’individuazione del grado evolutivo dialcuni dei taxa più tipici. In alcuni giacimenti(Cava xi canide, Cava xi dic.0�, Cava xi mar.02)è, infatti, documentata la presenza di rappresen-tanti primitivi di alcuni dei taxa che caratterizza-no questo complesso (Megaceroides sp. e Cynothe-rium sp.) che sono associati con morfotipi tipicidell’arvicolide Tyrrhenicola henseli. Altri taxadocumentati in questo ‘primitivo’ complesso aMegaceroides-Tyrrhenicola sono Enhydrictis sp. eRhagamys orthodon.

. Il tipico complesso a “Megaceroides-Tyrrheni-cola” come descritto in letteratura (cfr. KleinHofmeijer et alii, �987) sembrerebbe essere rap-

presentato nei depositi del riempimento dellafessura vii-2, dove sono presenti in abbondanzacampioni di popolazioni evolute sia del canideCynotherium sardous che del cervide Megaceroidescazioti. Bisogna tuttavia sottolineare come que-sta interpretazione sia in apparente contrastocon le conclusioni basate sullo studio della mi-crofauna (roditori e lagomorfi) dato che Tyrrhe-nicola henseli, Rhagamys orthodon e Prolagus cfr. P.sardus di questo giacimento sembrano caratte-rizzate da morfologie relativamente primitive.

Deduzioni di tipo paleoecologico e paleoam-bientale sono basate essenzialmente sui datipreliminari che derivano dallo studio di avifaunaed erpetofauna. L’avifauna è caratterizzata dallapresenza di specie tipiche di ambienti rocciosi,tuttavia alcuni taxa, come gli Anatidae e i Ralli-dae suggeriscono la presenza di aree umide nonlontano da Monte Tuttavista, mentre altri anco-ra (Coturnix, Alauda e Melanocorypha) sono indi-catori di vaste aree aperte e secche. L’analisi ditutta l’avifauna, tuttora in corso, permetterà diricostruire l’evoluzione ambientale dell’area diOrosei durante tutto l’intervallo di tempo ab-bracciato dai depositi fossiliferi.

Uno degli aspetti salienti di tipo paleoecologi-co che emergono dallo studio dell’erpetofauna èl’apparente netto contrasto dovuto alla compre-senza dei generi Speleomantes e Agama nei depo-siti della fessura ‘vi giacimento 3’: Speleomantesabita preferibilmente aree relativamente umide,mentre Agama è solitamente considerato un buonindicatore di ambienti aridi. Ciononostante, datoche le salamandre di grotta abitano crepe e fes-sure, non è improbabile che tali microhabitatfreschi ed umidi fossero presenti anche in unambiente Mediterraneo relativamente secco esoleggiato.

Per quanto riguarda le indicazioni di caratterebiogeografico che possono essere dedotte daquesto studio, si segnalano due aspetti principa-li: il primo suggerisce che durante l’intervallotemporale coperto dalla documentazione dei gia-cimenti del Monte Tuttavista, sono evidenziatidiversi episodi di colonizzazione dal continente,come dimostrato dai rinnovamenti faunistici checonsentono di separare i quattro complessi fau-nistici sopra descritti.

Un secondo aspetto, molto importante, è lapresenza in associazioni faunistiche insulari en-demiche, mai segnalata in precedenza, di carni-vori di taglia media e grande: il grande muste-lide Pannonictis e lo ienide Chasmaporthetes, pre-datore attivo.

La presenza di carnivori di grande taglia inambienti insulari è generalmente considerata

lorenzo rook ET ALII

un’eccezione, specialmente se questi mantengo-no adattamenti ad una dieta essenzialmentecarnivora. Le faune endemiche insulari risulta-no, infatti, tipicamente impoverite ed ecologica-mente sbilanciate (cfr. MacArthur & Wilson �963,Sondaar �977). L’identificazione del grande ieni-de e del mustelide nei giacimenti del MonteTuttavista porta a dover considerare sotto unaluce nuova la storia biogeografica ed evolutivadegli ecosistemi continentali del Plio-Pleistoce-ne del massiccio Corso-Sardo.

Ringraziamenti. Lo studio delle faune fossili delMonte Tuttavista è stato possibile grazie allascoperta fatta dal Sig. G. Mele nel �995, che perprimo ha identificato l’area dei giacimenti e l’hasegnalata alle autorità competenti.

L’attività di campagna nell’area delle cave èstata possibile grazie al supporto logistico forni-to dalla amministrazione comunale di Orosei edalla fattiva collaborazione dei proprietari dellecave e degli operatori del comparto estrattivo.

Il presente contributo rappresenta un rappor-to preliminare di uno studio effettuato con ilcontributo della Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici per le province di Sassari e Nuoro. Apartire dal �995 i lavori al Monte Tuttavista sisono susseguiti sotto la direzione di diversi So-printendenti: in ordine cronologico, Dr. F. LoSchiavo, Dr. F. Manconi e Dr. F. Nicosia.

Un ringraziamento particolare anche alla Dr.ssaM. A. Fadda, responsabile della sede operativa diNuoro della Soprintendenza per i Beni Archeo-logici di Sassari ed all’Ing. L. Trebini (Soprinten-denza per i Beni Archeologici, Sassari) che hacurato i sopralluoghi e le raccolte di materialedurante i primi anni di studio.

La preparazione dei reperti dalle brecce si deveall’attento e paziente lavoro di Mario Asole eGiovanni Pittalis. Il lavaggio e la setacciatura delletonnellate di sedimenti nonché il lungo lavoro diselezione dei micromammiferi sono stati possibiligrazie all’aiuto di Pasqualino Catte, Antonio Fan-cello, Gianni Mercurio, Gianfranco Puligheddu,Antonio Useli. I rilievi dei giacimenti nelle cavesono stati eseguiti da Antonio Delussu. Le radio-grafie delle vertebre di pesce sono state cortese-mente eseguite dal Dr. A. Espa. Le foto dei ma-teriali sono di Giovanni Pittalis.

Le considerazioni generali sono state redatteda tutti gli autori. Le specifiche sezioni si devonoai singoli autori: geologia (M. Arca, C. Tuveri),ittiofauna (B. Wilkens), erpetofauna (M. Delfi-no, T. Kotsakis, P. Piras), avifauna (C. Bedetti, M.Pavia), erinaceomorfi, soricomorfi, chirotteri,roditori e lagomorfi (C. Angelone, G. Barisone,

T. Kotsakis, F. Marcolini), primati e carnivori (L.Abbazzi, L. Rook, D. Torre), suidi (M. R. Palom-bo), cervidi (L. Abbazzi, M. R. Palombo), bovidi(M. R. Palombo, A. Valli).

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