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Carlo Castignani Montecosaro: topografia e toponimi antichi e moderni Più o meno in tutti i “percorsi di storia” seguiti in questo volume s’incontrano nomi di contrade, fonti, chiese ed altro, non sempre facili da localizzare, soprattutto per chi non abita da un po’ di tempo a Montecosaro. Qualche dubbio può sorgere anche a proposito del monumento più significativo di tutto il territorio, chiamato ora santuario o chiesa della SS. Annunziata, ora S. Maria di Chienti, ora S. Maria a pié di Chienti. Comincerò a chiarire prima di tutto questo aspetto, e chi non fosse interessato può passare direttamente al paragrafo successivo. Santa Maria (a pié) di Chienti. Anche disponendo di un’ottima guida turistica non sempre è agevole raggiungere questo antico monumento, per altro noto a un vasto pubblico. Arrivati infatti a Montecosaro chi si avventurasse a chiedere informazioni alla gente del posto rischierebbe di scoprire suo malgrado che la S. Maria a pié di Chienti delle carte stradali e dei depliant turistici non dovrebbe trovarsi in zona, visto che é conosciuta ai più. Il 13 settembre 1992 sono stato testimone involontario dello sconcerto di alcuni turisti che arrivati nei pressi della chiesa di S. Rocco non riuscivano ad avere dai passanti lumi di sorta per raggiungere “S. Maria a pié di Chienti”; eppure, come indicato nel depliant della Regione Marche, proprio lì stava per svolgersi un importante evento musicale del ciclo “il canto delle pietre”. La cosa é ancor più sorprendente se consideriamo che negli ultimi 20 anni é stato compiuto un notevole sforzo per superare questa situazione, prima con la pubblicazione di un ricco depliant turistico e poi con targhe indicative lungo le strade d’accesso; in tutti e due i casi é stata usata la dicitura S. Maria a pié di Chienti (l’Annunziata). Tutto ciò non sembra aver fatto presa tra la gente, visti i risultati. Infatti, tutti a Montecosaro identificano l’antico edificio sacro con l’Annunziata, nome con cui la chiesa e la zona circostante sono conosciute anche dagli abitanti dei centri vicini. L’equivoco, piuttosto curioso, trae origine proprio da questo nome di “S. Maria a pié di Chienti”, molto lungo e per giunta anche ambiguo, che ha pure il torto di strapazzare la geografia senza neanche poter rivendicare un diritto di primogenitura. In tutti i documenti anteriori al trecento, sicuramente i più importanti per la sua storia, si parla costantemente di S. Maria, molto spesso con l’aggiunta di Chienti; questa è anche la denominazione usata alla fine del duecento nelle “Rationes Decimarum” 1 . Intorno al 1320, forse in maniera non del tutto casuale, compare questo “S. Marie de pede Clentis”; il suo affermarsi però é da ricondurre al fatto che con questo nome viene indicata nelle quattro bolle papali con cui nel quattrocento la chiesa e tutti i suoi beni vennero assegnati all’ospedale di Camerino 2 . 1 Vedi l’articolo Formazione e primi secoli di vita del comune di Montecosaro, p. 156. 2 Idem, pp. 174-177; le pergamene relative alla cessione all’ospedale di Camerino sono tra i documenti pubblicati in questo volume.

Montecosaro: topografia e toponimi antichi e moderni

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Carlo Castignani

Montecosaro: topografia e toponimi antichi e moderni

Più o meno in tutti i “percorsi di storia” seguiti in questo volume s’incontrano nomi di contrade, fonti, chiese ed altro, non sempre facili da localizzare, soprattutto per chi non abita da un po’ di tempo a Montecosaro. Qualche dubbio può sorgere anche a proposito del monumento più significativo di tutto il territorio, chiamato ora santuario o chiesa della SS. Annunziata, ora S. Maria di Chienti, ora S. Maria a pié di Chienti. Comincerò a chiarire prima di tutto questo aspetto, e chi non fosse interessato può passare direttamente al paragrafo successivo. Santa Maria (a pié) di Chienti.

Anche disponendo di un’ottima guida turistica non sempre è agevole raggiungere questo antico monumento, per altro noto a un vasto pubblico. Arrivati infatti a Montecosaro chi si avventurasse a chiedere informazioni alla gente del posto rischierebbe di scoprire suo malgrado che la S. Maria a pié di Chienti delle carte stradali e dei depliant turistici non dovrebbe trovarsi in zona, visto che é conosciuta ai più. Il 13 settembre 1992 sono stato testimone involontario dello sconcerto di alcuni turisti che arrivati nei pressi della chiesa di S. Rocco non riuscivano ad avere dai passanti lumi di sorta per raggiungere “S. Maria a pié di Chienti”; eppure, come indicato nel depliant della Regione Marche, proprio lì stava per svolgersi un importante evento musicale del ciclo “il canto delle pietre”. La cosa é ancor più sorprendente se consideriamo che negli ultimi 20 anni é stato compiuto un notevole sforzo per superare questa situazione, prima con la pubblicazione di un ricco depliant turistico e poi con targhe indicative lungo le strade d’accesso; in tutti e due i casi é stata usata la dicitura S. Maria a pié di Chienti (l’Annunziata). Tutto ciò non sembra aver fatto presa tra la gente, visti i risultati.

Infatti, tutti a Montecosaro identificano l’antico edificio sacro con l’Annunziata, nome con cui la chiesa e la zona circostante sono conosciute anche dagli abitanti dei centri vicini. L’equivoco, piuttosto curioso, trae origine proprio da questo nome di “S. Maria a pié di Chienti”, molto lungo e per giunta anche ambiguo, che ha pure il torto di strapazzare la geografia senza neanche poter rivendicare un diritto di primogenitura. In tutti i documenti anteriori al trecento, sicuramente i più importanti per la sua storia, si parla costantemente di S. Maria, molto spesso con l’aggiunta di Chienti; questa è anche la denominazione usata alla fine del duecento nelle “Rationes Decimarum”1. Intorno al 1320, forse in maniera non del tutto casuale, compare questo “S. Marie de pede Clentis”; il suo affermarsi però é da ricondurre al fatto che con questo nome viene indicata nelle quattro bolle papali con cui nel quattrocento la chiesa e tutti i suoi beni vennero assegnati all’ospedale di Camerino2. 1 Vedi l’articolo Formazione e primi secoli di vita del comune di Montecosaro, p. 156. 2 Idem, pp. 174-177; le pergamene relative alla cessione all’ospedale di Camerino sono tra i documenti pubblicati in questo volume.

A giustificazione dell’uso di questa denominazione, si può osservare che per uno che vive a Camerino, vicino alle sorgenti del Chienti, l’aggiunta “a pié di Chienti” ha comunque un qualche significato sotto l’aspetto geografico; lo stesso non si può dire per uno che viva a Montecosaro.

Nelle scritture dell’archivio comunale compaiono sia l’una che l’altra denominazione; così anche nello statuto comunale del 1597 che ci parla sia della fiera di S. Maria di Chienti” che della strada che dal paese conduce a S. Maria a pié di Chienti3.

A partire dal 1620 la chiesa é segnata nelle prime carte geografiche delle Marche, sempre e solo come “S. Maria di Chienti”; così é indicata in quella del Magini, in quella del Blaeu e in quella del Mercatore. Analoga situazione in una piantina catastale del 1667 conservata nella casa parrocchiale4.

Le carte geografiche del settecento non presentano variazioni sotto questo aspetto. Nel 1788 l’ospedale di Camerino concesse in affitto ai fratelli Perugini diversi terreni e contemporaneamente li obbligò a farsi carico della manutenzione della chiesa che viene indicata, a scanso di equivoci, come “chiesa rurale della SS. Annunziata”5. È la prima volta che compare questo titolo, chiaramente legato alla fiera che si teneva intorno alla chiesa nei giorni che precedenti il 25 marzo, festa di Maria Santissima Annunziata.

Risalgono all’inizio dell’Ottocento altre carte geografiche e le tavole a grande scala del catasto gregoriano, del tutto simili a quelle del catasto attuale; sulle une e sulle altre é sempre segnata “S. Maria di Chienti”6.

A fine Ottocento vengono redatte le rigorose carte dell’Istituto Geografico Militare (IGM); vista la finalità esse recepiscono solo i dati di fatto, e la chiesa viene segnata come “SS. Annunziata”, il nome con cui anche allora era conosciuta dai contadini del posto. Esso é rimasto un punto fermo in tutti gli aggiornamenti che l’IGM ha apportato alle sue carte in questo secolo.

Stesso discorso per il catasto corrente, che risale agli inizi degli anni quaranta, e per le ortofotocarte realizzate dalla Regione Marche sul finire degli anni settanta; alla realtà cartografica si sono adeguate le carte e le guide turistiche, almeno fino agli anni sessanta. Nel 1970, con la stampa del primo atlante stradale del TCI, ha fatto la sua comparsa nelle carte “S. Maria a pié di Chienti”, toponimo mai attestato in precedenza, come abbiamo appena visto. Il ribaltamento della situazione é da ricondurre alla consultazione di pubblicazioni a carattere storico per la redazione di guide turistiche più dettagliate. Dalla fine del seicento, a cominciare dal camerte Camillo Lilii, quasi tutti gli autori parlano di “S. Maria a pié di Chienti”, nome che tra l’altro in passato ha giocato dei brutti scherzi a qualche autore inducendolo a parlare di una chiesa in origine lambita dalle onde del mare.

Potenza dei nomi! È tato più semplice arretrare la linea di costa di nove chilometri piuttosto che abbandonare un nome posticcio, ambiguo e oscuro ai più. Ciononostante la fortuna del nome di “S. Maria a pié di Chienti” non mostra segni di cedimento, e sorge il

3 Statuta inclitae terrae Montis Causarii, Macerata 1597, pp. 37 e 121. 4 Trascritta e pubblicata in G. AVARUCCI, Epigrafi medievali nella chiesa di S. Maria a pié di Chienti, Macerata 1975, p. 37. 5 Sezione di Archivio di Stato di Camerino, Ipab, Istrumenti Ospedale di Camerino, f.1 e seguenti; atto del 27 ottobre 1788. 6 Archivio di Stato di Macerata e Archivio Comunale di Montecosaro, Catasto gregoriano, sezione S. Maria di Chienti, tavola 5. Per completezza aggiungo anche che nella carta delle Marche antiche, allegata al IX volume del CIL di T. Mommsen (Berlino 1883), é riportata l’indicazione “S. Maria di Chienti” e sotto tra parentesi “S. M. di Pié”.

dubbio che molti inconsciamente gli riconoscano un maggior tasso di nobiltà rispetto agli altri7.

Se non vogliamo che questa denominazione di “S. Maria a pié di Chienti” continui a seminare dubbi e incertezze penso sia opportuno che la comunità di Montecosaro ribadisca con un proprio atto formale che la denominazione della chiesa e della zona circostante é “SS. Annunziata”. Di questo dovrebbero prendere atto immediatamente gli editori di carte geografiche, di guide e di depliant turistici, con indubbi benefici per tutti. Anche gli studiosi, i giornalisti e quant’altri si interessano a vario titolo di questo insigne monumento dovrebbero tener presente tale realtà e utilizzare la denominazione corrente, quando le altre non fossero strettamente connesse all’argomento trattato8. Centro storico

Una vecchia filastrocca popolare dice: Montecò sta sopr’un monte pija l’acqua jò le fonte evocando subito l’immagine di un centro abitato scarso d’acqua, che però é relativamente abbondante a quote inferiori; ciò é testimoniato dalla presenza di almeno dieci fonti pubbliche dal nome antico e più d’una sfruttata ancora oggi.

Il paese sorge sopra un colle che supera i 250 metri di altezza e culmina con un piccolo pianoro allungato che va dal Cassero al palazzo municipale, un tempo convento degli Agostiniani. A ben guardare, questi due punti sono altrettanti piccoli rilievi, separati da una selletta in corrispondenza della piazzetta Statuto.

Il terreno degrada poi rapidamente verso la piazza centrale e la chiesa Collegiata, o S. Maria di piazza come si chiamava una volta; anche qui sembra di poter scorgere un rilievo in corrispondenza della Collegiata e una sella in corrispondenza della piazza centrale, stretta e lunga. Guardando i vari livelli del terreno circostante notiamo che per accedere alla Collegiata bisogna salire tre gradini e inoltre ci sono buoni elementi per affermare che la piazza era ancora un metro più in basso, in prossimità della chiesa9.

Questa tripartizione la ritroviamo nella suddivisione dell’abitato in terzieri (attestati fin dal 1285), nella presenza di una via Trebbio e di tre porte d’accesso: S. Lorenzo, S. Lucia e S. Giovanni. Le ultime due sono sul fondo di un avvallamento, molto pronunciato in corrispondenza di porta S. Giovanni; qui la via che scende dal Cassero ha una

7 Il lento ma continuo affermarsi di questo nome, dopo aver conquistato l’atlante stradale nel 1970, é ora approdato nel “Grande atlante d’Italia” della De Agostini, che in materia è pur sempre un editore di riferimento. Anche un depliant turistico dedicato in questi giorni alla chiesa mostra tale preferenza parlando esclusivamente di S. Maria a pié di Chienti. 8 A riprova di quanto detto faccio notare che gli autori del presente volume non hanno incontrato difficoltà di sorta a eliminare ogni riferimento a S. Maria a pié di Chienti, usato solo quando strettamente necessario, come nell’introduzione dei documenti di Camerino. 9 Sotto il pavimento di un locale adiacente alla Collegiata e aperto sulla piazza, durante recenti lavori di restauro, è venuto alla luce un manufatto di probabile epoca medievale; dovrebbe trattarsi del forno di un vasaio o di una piccolo fornace (circa un metro per due) con il piano di lavoro un metro al di sotto del livello di piazza.

pendenza superiore al 25%. La sella individuata in corrispondenza della piazza centrale taglia il paese in due

secondo l’asse nord-sud; tale duplicità é sottolineata ancor oggi da alcune particolarità presentate dagli edifici che chiudono la piazza ad est. Essa comunica con la piazzetta retrostante, largo Laureati, tramite un varco aperto sotto l’edificio dell’estremo sud; lo stesso edificio, apparentemente contro ogni logica, presenta un ampio loggiato che si apre sul largo Laureati e su via Trebbio, anziché sulla piazza centrale. All’estremo opposto al posto dell’attuale Collegiata c’era S. Maria di piazza che aveva la facciata rivolta a sud-est e adiacente all’antica torre, stando almeno alla rappresentazione fatta da Simone De Magistris nella chiesa di S. Rocco.

Tutto ciò induce a pensare che anche gli edifici in linea con la chiesa, che erano gli antichi palazzi pubblici, guardassero ad est. È indubbio che dal punto di vista panoramico e soprattutto climatico l’apertura verso est o sud-est sia molto più favorevole alla parte del centro abitato identificabile con l’antico terziere di S. Lorenzo10.

Qui sotto sono indicati gli edifici segnati sulla carta del centro storico (Fig. 27); il punto interrogativo contraddistingue le localizzazioni incerte.

A - Collegiata o S. Maria di piazza B - S. Agostino C - Chiesa dell’Anime Sante e del SS. Sacramento D - Chiesetta di S. Domenico E - S. Rocco (fuori pianta) F - Antica pieve di S. Lorenzo (fuori pianta) G - Chiesa e porta di S. Lucia H - Porta S. Lorenzo I - Porta S. Giovanni (detta anche di S. Domenico) L? - S. Giovanni Battista M? - S. Salvatore N - Casa di proprietà dell’ospedale di Camerino O? - S. Giuseppe P - Piazzetta Statuto Q - Largo Laureati R? - S. Giuseppe

10 Per ulteriori considerazioni sul centro storico e sul suo sviluppo vedi V. GALIÉ, In pellegrinaggio lungo le antiche strade di Civitanova e Montecosaro, Macerata 1995, p.154.

Fig. 27 - Carta catastale del centro storico di Montecosaro (1940)

Territorio comunale

È compreso tra il fiume Chienti a sud, e l’Asola a nord, i comuni di Civitanova ad est e Morrovalle ad ovest; è attraversato da altri brevi corsi d’acqua, di cui tre, i più importanti, hanno origine alle pendici del Monte della Giustizia.

Il primo é il fosso Fogliano o Caronte, nome con cui si riversa in mare, all’altezza di Fontespina; seguono il fosso Cavallino o Sdregaro e il fosso Pontigliano, entrambi tributari del Chienti, dopo un corso di quasi 10 chilometri. Altro affluente del Chienti é il fosso Cantagallo che nasce in territorio di Montecosaro e, all’altezza della chiesa dell’Annunziata, riceve le acque del fosso Cunicchio.

Una caratteristica del territorio é la presenza di molte colline che spesso superano i 200 metri d’altezza e in quattro casi i 250:

Monte della Giustizia 271 metri, Monte del Pavone 258 metri,

Cassero 252 metri, Monte S. Michele 251 metri

Il Cassero probabilmente é stato parzialmente spianato per costruirvi l’antico castello, e si può ritenere che in realtà fosse qualche metro più alto.

La depressione minima toccata dal territorio é rappresentata dai 27 metri che si registrano al confine con Civitanova, lungo i corsi del Chienti e dell’Asola. Ne consegue che le valli sono molto scavate e in qualche punto presentano un dislivello, tra crinale e fondovalle, che raggiunge i 200 metri; i terreni sono spesso caratterizzati da pendenze notevoli e non di rado superiori al trenta per cento.

Molte località portano nomi di santi, e spesso questo è l’unico elemento che ci rimane di antiche chiese sparse nel territorio; é utile allora rinverdirne la memoria con qualche nota tratta principalmente dal manoscritto ottocentesco “Memorie antiche e recenti”, conservato nella casa parrocchiale.

S. Cecilia, chiesa antichissima di cui non resta traccia; era attestata fino al cinquecento ai confini con Civitanova, vicino l’attuale strada per Civitanova Alta e dava il nome alla contrada che oggi si chiama Scalette.

S. Giacomo, chiesetta posta all’incrocio della strada dell’Asola con quella della Stringolata e demolita dopo il 1838; parte del materiale é finito nella cappella della Casa di riposo.

SS. Simone e Giuda, posta sulla Via lauretana, o Strada dell’Asola, presumibilmente all’incrocio con la strada per Morrovalle.

S. Maria del Monte, era sul colle che sovrasta il cimitero, forse una volta chiamato Monte S. Pietro; attiguo c’era il convento dei francescani che intitolarono la chiesa anche a S. Antonio; fu demolita dopo il 1804 e parte del materiale fu trasferito nella chiesa di S. Rocco11.

S. Nicola o Crocefissetto, era in prossimità dell’attuale sottopassaggio della ferrovia, sulla “Strada che conduce alla SS. Annunziata”.

S. Francesco di Paola, in luogo imprecisato in contrada Pontigliano. Per completare il quadro bisogna tener conto di alcune delle chiese citate nelle carte del XI secolo e illustrate negli articoli di F. Allevi e D. Pacini.

11 Sul versante sud di questo colle esiste tutt’ora Fonte S. Pietro, mentre il toponimo di Monte S. Pietro si legge già in una carta del 1154 e poi ancora in altre del 1320 e del 1341.

Il territorio é formato grosso modo da un rettangolo, parallelo alla linea di costa, di 8 chilometri per 3, con un’estensione totale di 2170 ettari.

La linea di confine con Civitanova, sintesi grafica di secolari lotte per il controllo del territorio, evidenzia alcune singolarità veramente illuminati. Nella zona dell’Asola essa corre a una distanza tra i 1.200 e i 2.700 metri dal centro abitato di Montecosaro, mentre la distanza da Civitanova Alta varia da 4.000 a 8.000 metri.

Emblematica la situazione in corrispondenza del Cavallino, fosso che praticamente scorre a metà strada fra i due vecchi centri abitati, e forse in antico era il confine naturale tra le due comunità; ora invece la linea di confine non coincide in nessun tratto con il fosso ma corre per lo più lungo il crinale spartiacque, dalla parte di Montecosaro.

Il sistema viario non é variato significativamente nei secoli, specie per quanto riguarda le strade comunali, ma in proposito é utile fare qualche precisazione. Si parla spesso di “Strada lauretana”, ma in effetti ce n’erano due; una partiva dal paese, toccava la chiesa dei SS. Simone e Giuda e poi quella di S. Giacomo, scendeva verso l’Asola e quindi proseguiva per Montesanto; un’altra partiva dall’Annunziata, risaliva lungo il crinale la valle del Pontigliano fino alle Crocette dove si innestava con la strada per Montelupone.

La Strada del mulino congiungeva il paese con il mulino dell’Annunziata; il tratto iniziale coincideva con l’attuale Via del Pietrone, una volta chiamata semplicemente “lu pretò”; attualmente con Strada del mulino si intende quella che dal paese conduce al “mulino Zazzini”, centro dell’odierna frazione “Mulino”.

La Strada per Montegranaro seguiva il fosso Cantagallo, costeggiava l’”Abbadia” e poi proseguiva diritta verso il fiume Chienti, in direzione del colle Lumirano; lì doveva esserci un passaggio di fortuna o un guado, realizzato magari dai monaci di S. Maria di Chienti per raggiungere le loro terre al di là del fiume, nell’undicesimo secolo.

La Via fermana costeggiava il fosso Pontigliano e proseguiva grosso modo fino all’attuale ponte sul Chienti, costruito dove in precedenza c’era un guado ben attrezzato. Carta del territorio di Montecosaro

Sulla base della cartografia del catasto gregoriano, di inizio ottocento, e di quello corrente ho localizzato alcuni punti significativi del territorio comunale; altre localizzazioni sono state desunte dalle verifiche di confini, soprattutto con Civitanova, a cominciare dal 1446.

Faccio presente che nel secolo scorso c’era una “contrada di Fonte Alceglia”, poi assorbita nella vasta contrada Cavallino; avverto inoltre che la contrada Pittura nel Quattrocento era sopra la Carrareccia, a confine con Civitanova, e quindi non aveva niente in comune con la contrada attuale.

I risultati di questo lavoro sono sintetizzati nella carta allegata (Fig. 30) e nella relativa leggenda di riferimento.

Le coordinate vanno utilizzate come in un normale atlante geografico e indicano il quadratino che contiene tutto o parte del toponimo in esame; alcuni dei più significativi, segnati da un asterisco, sono individuati da un asterisco anche sulla cartina per dare la loro collocazione precisa. Al contrario, quando le coordinate sono seguite dal punto interrogativo vuol dire che non sono riuscito ad avere riferimenti precisi.

Altri elementi utili possono essere desunti dall’esame della carta IGM riprodotta in testa all’articolo di G. Paci (Fig. 1).

Contrade, fonti, chiese, monti e altri toponimi Q6 Abbadia A-C, 2-4 *Asola G2? Campo arsiccio, a confine con Morrovalle O5 Campo del Tesoro Q7 Campo delle 40 some G5 Campodonico G5 Campo Solco L3-Q9 Cantagallo (fosso) C5 Caronte, detto anche fosso Fogliano P4-N9 Carrareccia (strada) F-H, 3-5 * Castellano B5 * Castello G-M, 7-9 * Cavallino F2? Cinoco, a confine con Morrovalle D4 Costa Rosata E2 * Crocette N6 Crocifissetto o S. Nicola G6 Crocifisso (chiesa) O4 Cunicchio (fosso) C, 5-6 Fogliano H4? Fonte Alceglia/Arcelia, a ponente del fosso Pontigliano E-F, 6-8 * Fontanella A5 * Fonte Casciano G7 Fonte degli Uccelli E6 * Fonte Destra E6 Fonte Fontanella E4 * Fonte Maggiore o dei Cavalli G7 * Fonte Pila F5 * Fonte Putrida E5 Fonte S. Michele G8 * Fonte S. Pietro P9 Girardesca G9 Incalzo G7 Inferno P7 * Maggiola D7 Mattarella D4 Monte della Giustizia (o Monte S. Marino) C4 Monte del Pavone E5 Monte S. Michele F7? Monte S. Pietro

E6 Monti (contrada) F9 Mornano M9 Morrecene F4 Paganella R5 ? Pantiera, a confine con vallato P7 Passo di Maggiola Q-R, 4-6 * Piani di Chienti F6 Pietrone (Strada del Mulino o per S. Maria) O6 Pittura N9 Pittura (nel Quattrocento) F3-Q9 * Pontigliano (fosso) F3 Pozzuolo F5 Raganelle R6 Rote H5 Ruano P6 * SS. Annunziata F7 S. Antonio (o S. Maria del Monte) E8 S. Cecilia F6 S. Domenico (icona) D5 * S. Giacomo (chiesa) D, 5-8 * S. Giacomo (contrada) G5 S. Giovanni G5 S. Giovanni Vecchio F7 S. Maria del Monte E5 * SS. Simone e Giuda B6 * S. Savino, chiesa sul confine con Civitanova C, 5-6 * S. Savino (contrada) E8 Scalette (o S. Cecilia) E7 Sdregaro, detto anche fosso Cavallino L4 * Selve F4 Stabbie D5 Strada Lauretana (prima) F1 Strada Lauretana (seconda) D, 6-7 Stringolata G7 Trondoni C1? Trontone, a confine con Morrovalle H7 Vaglie Q9 Varchio

Fig. 30 - Carta del territorio di Montecosaro