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PPE.Atti XI PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA Paesaggi cerimoniali Ricerche e scavi ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIA Milano

Rituali d’altura: il monte Amiata e l’inghiottitoio di Poggio La Sassaiola, in PPE.Atti XI

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PPE.Atti XI

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

CENTRO STUDI DI PREISTORIA E ARCHEOLOGIAMilano

PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA

ATTI DELL’UNDICESIMO INCONTRO DI STUDI

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

volume I

Centro Studi di Preistoria e ArcheologiaMilano

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

Atti dell’Undicesimo Incontro di StudiValentano (VT) – Pitigliano (GR), 14-16 Settembre 2012

Paesaggi cerimonialiRicerche e scavi

a cura di Nuccia Negroni Catacchio

In copertina disegno di Ercole Negroni

ISBN 9788894035520

© 2014 by Centro Studi di Preistoria e Archeologia – Onlus viale Lazio 26, 20135 Milano www.preistoriacsp.it

Tutti i diritti riservati

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Rituali d’altura: il monte Amiata e l’inghiottitoio di Poggio La Sassaiola

Christian Metta* Il comprensorio del monte Amiata, situato tra le province di Gros-seto e Siena, offre alcuni spunti di studio per comprendere meglio l’utilizzo di luoghi d’altura per scopi cultuali.

Allo stato attuale delle ricerche, il territorio del monte Amiata presenta un quadro ancora piuttosto lacunoso sulla frequentazio-ne in età pre- protostorica, dovuto soprattutto alla carenza di ricerche sistematiche. I dati in nostro possesso provengono prin-cipalmente da ritrovamenti casuali e isolati, ma da essi è possibile trarre importanti spunti di ricerca che indicano la frequentazione in zone d’altura a scopo rituale.

La maggior parte dei ritrovamenti è attestata lungo la fascia di confine del margine meridionale del comprensorio caratterizzato da un panorama aspro e roccioso, formato da trachiti vulcaniche e da calcari; questi ultimi sono soggetti a importanti fenomeni car-sici che hanno originato le numerose fenditure e grotte presenti nell’area1. All’interno di queste spaccature si trovano le più anti-che attestazioni legate alla sfera cultuale, talvolta utilizzate a scopi abitativi per quanto concerne le fasi più antiche, come il Riparo Cervini (Castiglion d’Orcia, SI) nel Paleolitico Superiore e nel Mesolitico (Batorelli et alii 2012); è solo con l’inizio dell’età del bronzo che le grotte e le spaccature diventano luogo privilegiato per il culto legato a miti ctonii.

Ritrovamenti inerenti a questo tipo di pratiche cultuali possono essere riscontrati in spaccature simili all’interno dello stesso area-le, come Buca delle Nottole e Rocca Silvana nel comprensorio grossetano (Castellazzara, GR) (Casi 1996) e il Vivo d’Orcia (Castiglion d’Orcia, SI) nell’area senese (Pistoi 1989). Gli esempi qui riportati sono tutti ascrivibili allo stesso arco cronologico e riconducibili a un medesimo contesto.

Un discorso a parte merita la Grotta dell’Arciere − o del Tesoro − (Abbadia San Salvatore, SI), al cui interno è stata rinvenuta una pittura parietale rappresentante una figura di arciere che presenta però ancora notevoli difficoltà di attribuzione cronologica e che oscilla tra la fine del Neolitico e l’età del ferro (Priuli 1988).

All’interno del variegato panorama delle fenditure carsiche caratterizzate da frequentazione antropica, probabilmente a sco-po rituale, un sito di particolare interesse, con elementi relativi a

* Centro Studi di Preistoria e Archeo-logia, Milano.1 La frequentazione delle grotte o cavità naturali a scopo cultuale è atte-sta in Italia fin dalle prime fasi del

popolamento umano (Whitehouse 1992), ma a partire dall’età del bronzo si assiste a diversi casi di deposizione di offerte legate alla sfera della produ-zione agricola o animale.

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1. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Localizzazione del sito: 1. I.G.M. – Foglio 129, Roccalbegna (GR); 2. Comune di Santa Fiora (GR) – Estratto catastale – Foglio 45, scala 1:2.000: Planimetria quotata della cava.

manifestazioni cultuali, risulta essere Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR), una spaccatura naturale che ha restituito chiare tracce di una frequentazione rituale legata probabilmente a una divinità terrigena e agricola (Negroni Catacchio et alii 1989-90; Miari 1995; Batorelli et alii 2012).

In questa sede si analizzerà quest’ultimo deposito antropico per cercare di far luce su alcuni aspetti dei fenomeni legati ai ritua-li d’altura attraverso lo studio dei materiali archeologici e l’utilizzo delle cavità naturali come luogo di culto.

Il sito di Poggio La SassaiolaIl sito di Poggio La Sassaiola, posto sulle pendici sud-occidentali del monte Amiata, nel Comune di Santa Fiora (GR) (fig. 1), è sta-to oggetto di scavi sistematici dal 1986 al 1989 a seguito di una segnalazione fatta da alcuni appassionati locali2 che individuarono un deposito archeologico intaccato dall’azione distruttiva della cava di pietrisco attiva da anni sull’intero fronte meridionale del poggio.

Le indagini sono state dirette da Nuccia Negroni Catacchio per conto dell’Istituto di Archeologia dell’Università degli studi di Milano e da Laura Domanico per conto del Comune di Santa Fio-ra, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici della Toscana3 e con il Comune di Santa Fiora.

Le ricerche hanno interessato una spaccatura naturale aperta nella roccia calcarea, la quale ha restituito un ricco deposito antro-pico, chiaramente stratificato nonostante i danni subiti dalla cava (fig. 2, nn. 1-2). Sulla base delle prime indagini, si osservò che la distruzione aveva interessato circa i tre quarti del deposito antro-pico ed era stato asportato interamente il pianoro di sommità su cui doveva aprirsi la bocca della spaccatura obliterando così ogni traccia di frequentazione ad esso collegato. Inoltre negli stessi anni (1987), venne effettuata l’indagine sul pianoro situato sulla sommità del poggio, posto a 1010 m s.l.m., e che non era stato ancora intaccato dai lavori della cava. Nelle ricognizioni furono

dottoressa Paola Rendini e dell’assi-stente di scavo signor Giuseppe Barsicci. Ha in parte condotto gli scavi sul campo il dottor Carlo Casi. Ringrazio la direzione degli scavi per avermi affidato il materiale da studiare.

2 Carlo e Susanna Morganti e Nello Nanni di Arcidosso hanno segnalato il rinvenimento e fornito una prezio-sa assistenza durante le ricerche.3 Nelle persone del Soprintendente dottor Francesco Nicosia e dei fun-zionari dottor Giulio Ciampoltrini e

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4 Il materiale organico proveniente dalla spaccatura è attualmente in atte-sa di analisi.

2. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). 1. Cava di pietrisco; 2. Posizione della spaccatura; 3. Sezione stratigrafica.

3. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Spaccatura. Sezione stratigrafica (scala 1:20).

individuati due grandi fossati naturali, o forse parzialmente rego-larizzati, da cui affioravano numerosi frammenti ceramici e ossei.

L’analisi dei livelli antropici, presenti all’interno della spaccatu-ra, ha permesso di individuare 13 unità stratigrafiche differenti per consistenza e colore, contenenti abbondante materiale cera-mico, industria litica, tra cui grattatoi e punte di freccia, oggetti in materia dura animale (punteruoli in osso e ornamenti in conchi-glia), perline in pietra e abbondanti frammenti ossei animali, semi, resti di carbone4 e un dente umano (Domanico 1991; 1991-92).

La strutturaLa grotta inghiottitoio era posta a quota 993,40 metri s.l.m, quasi sulla cima del poggio La Sassaiola (altezza complessiva 1010 m s.l.m.) (figg. 1 e 2), caratterizzato da una sommità a dosso e da versanti dirupati, costituito da un flysch calcareo-marnoso e da un

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terreno proveniente da substrati calcarei e interessato da fenome-ni carsici che hanno prodotto una serie di spaccature naturali.

L’azione di cava modificò la morfologia della spaccatura, già in parte distrutta per la precedente costruzione di un terrazzamento nelle sue immediate vicinanze, sezionando la grotta in senso tra-sversale e longitudinale e mettendo a nudo un deposito antropico stratigrafico, compreso tra le due spalle di roccia della spaccatura, quasi perpendicolari al terreno e parallele fra loro (fig. 3).

L’area complessiva conservatasi era ampia 3,20 m di lunghezza, per una larghezza da 1,70 a 1,20 metri e una profondità di 2,30 m (figg. 2 e 3).

La grotta inghiottitoio risultava priva della parte anteriore e superiore e presentava la forma di un corridoio stretto e allungato, con le pareti perpendicolari alla base, leggermente oblique verso l’esterno nella parte inferiore.

I livelli antropici erano ben differenziati sia per il colore sia per la consistenza e presentavano la tipica conformazione a cono dovuta all’accumulo di materiale intenzionalmente gettato dall’alto, con gli strati in pendenza e con un’alternanza di strati di ceneri e carboni di colore grigio scuro (strati 5, 7, 10 e 12) e di livelli di terra friabile di colore rosso-bruno (strati 2, 3, 6, 8 e 11) (Metta 2010-11) (fig. 2.3, fig. 3). I livelli individuati presentavano in generale una disposizione sub-orizzontale o in pendenza con un forte dislivello verso l’interno della spaccatura, con un divario che in alcuni casi raggiungeva qua-si un metro. Sul lato nord, verso il fondo, la forte umidità aveva reso gli strati ivi presenti maggiormente compatti e fangosi.

Le pietre, di piccole e grandi dimensioni, erano presenti in modo più o meno abbondante in tutti gli strati, con una maggiore concentrazione lungo il lato ovest. A nord, nella parte terminale della spaccatura, un’imponente frana (US 19) si infiltrava sempre più in profondità fino a ostruire 1/3 circa dell’intera superficie, poggiando sullo strato di pietre che costituiva il fondo del deposi-to (US 15). Dal momento che tutti gli strati si appoggiavano ai massi della frana, si è potuto dedurre che essa fosse più antica del deposito stesso. È stato ipotizzato che si sia formata per cause naturali, dovute probabilmente all’azione carsica, in un periodo precedente all’utilizzazione della spaccatura.

All’interno della sequenza stratigrafica sono stati rinvenuti moltissimi materiali ceramici di diverse fatture e appartenenti a varie tipologie: industria litica, oggetti in materia dura animale, numerose ossa animali e un dente canino appartenente a un indi-viduo adulto di sesso femminile.

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Complessi simili a Poggio La Sassaiola, situati nelle vicinanze, sia dal punto di vista della formazione geologica e geomorfologica sia dei materiali rinvenuti, databili al Bronzo Antico/Medio, sono Buca delle Nottole, Rocca Silvana in località Selvena nel comune di Castell’Azzara (GR) e Pietrineri di Bagni San Filippo nel comu-ne di Castiglion d’Orcia (GR) (Pistoia 1989; Casi 1996).

Una situazione analoga è anche presente sul monte Argentario a Punta degli Stretti dove durante i lavori per la realizzazione della linea ferroviaria Orbetello – Porto Santo Stefano (GR), sono stati rinvenuti profondi crepacci nella roccia, all’interno dei quali sono state recuperate numerose ossa umane, punte di freccia in selce e materiale ceramico sia integro che frammentario, pertinente forse a una sorta di corredo, databili tra Eneolitico e Bronzo Antico (Rittatore 1951). Una testimonianza diretta di Aldo Segre, che ha condotto alcune ricerche, riporta genericamente la presenza di materiali “romani e del Bronzo” rinvenuti “vicino all’ingresso”, ma non specifica se dentro o fuori la grotta (Segre 1959, pp. 4-5).

Richard C. Bronson e Giovanni Uggeri, nella pubblicazione della loro ricognizione, sembrano attribuire a questa grotta i rin-venimenti pubblicati dal Minto (Minto 1912) che però parla espli-citamente di “crepacci naturali” lungo una trincea e non accenna minimamente alla grotta, intercettata invece, come si è detto, da una galleria (Bronson, Uggeri 1970, n. 60A).

Sempre nella zona grossetana nel sito di Sassi Neri (Capalbio, GR) sono presenti alcuni pozzi sepolcrali e rituali, datati dall’Ene-olitico fino al tardo periodo etrusco (Sorgenti Nova 1981).

In Lazio nel comune di Ischia di Castro (VT) in località Pianiz-za nella zona di Ponte San Pietro, si trova una situazione simile nel poggetto detto Felcetone (Rittatore 1951) e nel comune di Tolfa (RM) nel crepaccio 2 di Pian Sultano (di Gennaro et alii 2002).

Il pianoro di sommità de La Sassaiola, posto a 1010 m s.l.m, era caratterizzato da fessurazioni naturali ancora integre, con morfo-logia simile alla spaccatura: esse presentavano al loro interno stra-ti di terra scura di consistenza friabile ricchi di frammenti cerami-ci. L’area di scavo ha interessato una superficie di circa 16 mq orientata a nord (fig. 4). All’interno dell’area indagata sono state individuate 6 unità stratigrafiche.

La stratigrafia si presentava molto disturbata a causa delle numerose radici che si erano infiltrate in profondità e dal crollo di alcuni massi di calcare. Nonostante la presenza di queste altera-zioni in parte del bacino stratigrafico, è stato possibile individuare

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un livello antropico (strato 2) caratterizzato da numerosi fram-menti ceramici, selce e frammenti di carbone. È stata riscontrata anche la presenza di una fossa naturale (strato 3) creatasi proba-bilmente a causa dell’infiltrazione d’acqua e poi successivamente colmata da uno strato di riempimento (strato 4) contenente una concentrazione di materiali più o meno simile allo strato 2.

Lo strato 5, formato da argilla molto compatta, andava a sigil-lare l’intero pianoro (strato 6) con funzione probabilmente di pia-no di preparazione per l’utilizzo di tale area.

Grazie allo studio dei materiali è stato possibile ipotizzare la frequentazione di questo pianoro in collegamento con l’uso della spaccatura.

Situazioni analoghe si trovano a Santa Maria in Belverde (Ceto-na, SI) dove è presente un abitato all’aperto localizzato sul colmo di un conoide a travertini formante una sorta di ampio terrazza-mento (Sarti 1988; Martini, Sarti 1990; Cuda, Sarti 1991-92).

I materiali archeologiciLa grotta inghiottitoio di Poggio La Sassaiola ha restituito grandi quantità di materiale: ceramica, industria litica, oggetti in materia dura animale e litici. A causa dell’azione distruttiva della cava di pie-trisco, gli strati dall’1 al 5 hanno restituito materiali non abbondanti e poco significativi per la determinazione di una cronologia relativa.

L’analisi tipologica dei materiali rende questo sito unico nel suo genere poiché al suo interno sono presenti elementi che determi-nano una continuità cronologica fra Bronzo Antico e Medio.

4. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Pianoro. 1. Particolare della roccia di base; 2. Sezione della parete est del quadrato B2 (scala 1:10).

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Tramite lo studio attento dei materiali rinvenuti è possibile individuare due momenti culturali cronologicamente inquadra-bili rispettivamente a una fase avanzata del Bronzo Antico e all’orizzonte di passaggio al Bronzo Medio. Allo stato attuale della ricerca non è possibile individuare questi due momenti cronologici all’interno della stratigrafia poiché dai medesimi strati provengono materiali ceramici databili alla fase finale del Bronzo Antico (BA2) e elementi pre Grotta Nuova (fase iniziale del Bronzo Medio-BM1A), con persistenze della fase finale dell’Eneolitico.

I materiali databili al BA2 possono essere messi in relazione con gli strati 8-9 del Riparo dell’Ambra (Cocchi Genick 1986), con i livelli 7-8 di Romita di Asciano (Peroni 1962-63) e con lo strato 3 di S. Maria in Belverde (Cuda, Sarti 1991-92) e con il livel-lo C della Buca del Leccio (Cuda et alii 2001); mentre i materiali ceramici attribuibili al secondo momento cronologico, ascrivibile alla fase di passaggio al BM1A, possono essere messi in relazione con lo strato 7 del Riparo dell’Ambra (Cocchi Genick 1986), con i livv. B2-B3 della Buca del Leccio e i livelli 10 e 9 del Riparo del Capriolo (Cuda et alii 2001).

Si potrebbe ipotizzare che si tratti di strati con commistione di materiali di fasi diverse, tuttavia la stratificazione appare chiara e di conseguenza la commistione andrebbe attribuita a piccoli movi-menti di terra causati da animali penetrati all’interno degli strati; più probabilmente, non è da escludere che le forme di tipologia più antica rientrino tra quei tipi, che seppur in evidente processo di rarefazione, perdurano fino ai momenti iniziali del Bronzo Medio.

CeramicaIl materiale ceramico conta di 7040 frammenti di impasto, dei quali solo 678 sono da attribuire a forme conosciute, mentre i re-stanti 6362 sono attribuibili a semplici frammenti di parete. Un dato interessante è la presenza, in tutti gli strati, di frammenti di pareti trattati con la tecnica cosiddetta a striature (in totale sono 222 frammenti).

I frammenti ceramici con superficie striata possono essere asso-ciati al materiale ceramico rinvenuto nei livelli dell’Eneolitico/ Bronzo Antico di Carbonaiola (Andreoni et alii 2001, fig. 5.5) e nei livelli del Bronzo Antico finale di Servarella (Andreoni et alii 2001, fig. 2.8) e della Tomba dell’Orto (Cetona, SI) (Andreoni et alii 2001, fig. 4.4-5).

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5. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Materiali ceramici: ciotole e scodelle.

5 Lo studio di tutto il materiale cera-mico è ancora in corso di studio dallo scrivente. 6 Molti frammenti di orlo a tesa appar-tengono a questa categoria vascolare e sono presenti in tutti gli strati.

Questo tipo di trattamento della superficie è presente anche sulla ceramica proveniente da stanziamenti della Toscana setten-trionale, sempre nei livelli riferibili all’Eneolitico.

Dallo strato C2-3 di Lastruccia 2A (Sesto Fiorentino, FI) pro-vengono frammenti ceramici con la superficie trattata a spazzola (Sarti, Martini 2000, fig. 19.1), a Volpaia (Sesto Fiorentino, FI), strato 5 (Sarti, Carlini 2001, fig. 1). La striatura è presente in tutti i livelli del deposito e appare associata a materiale del Bronzo Antico, attestando così l’esistenza di una continuità anche in epo-ca successiva.

In questa sede si prenderanno in esame solo gli elementi tipo-logici utili per una corretta datazione relativa del deposito arche-ologico di Poggio La Sassaiola5.

Le forme tipologiche più rappresentative sono costituite da ciotole a orlo rientrante, presenti negli strati 5, 7, 9 e 11 e nello strato 2 sul piano, e da ciotole carenate, numerose negli strati 3, 4, 5, 7, 8, 9 e 12 (fig. 5). Le ciotole a orlo rientrante (fig. 5.1-8) sono diffuse alla Buca del Leccio nel liv. B2 (Cuda et alii 2001, fig. 3.1-3) e con decorazione a fascio di solcature orizzontali nel livello C (Cuda et alii 2001, fig. 2.1), al Riparo del Capriolo (Cuda et alii 2001, fig. 4.3-4); le ciotole carenate (fig. 5.11-16) sono ben docu-mentate in tutta l’area tosco-laziale e la loro comparsa è da collo-care nel Bronzo Antico con attestazioni anche nelle fasi successive in Italia centrale (Cocchi Genick 2002, fig. 45).

La ciotola carenata con ansa a nastro verticale impostata sull’or-lo (fig. 5.15) è confrontabile con gli esemplari del liv. B2 della Buca del Leccio (Cuda et alii 2001, fig. 3.5), al Riparo del Caprio-lo strato 10 (Cuda et alii 2001, fig. 6.2,9) e a Santa Maria in Belver-de (Cuda, Sarti 1991-92, fig. 2.3).

Abbondanti sono anche le scodelle con orlo a tesa (fig. 5, nn. 9-10 e 17-18); esse rappresentano una delle categorie maggior-mente documentate all’interno del deposito6, hanno grande diffu-sione nei contesti abitativi, funerari e cultuali e sono confrontabili con gli esemplari del Lago di Mezzano (Valentano, VT) (D’Erme et alii 1991-92, pag. 693, fig. 1), a Pontecchio (Montalto di Castro,

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6. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Materiali ceramici: olle.

VT) (Pacciarelli 1993, fig. 3.3) e a Santa Maria in Belverde (Cuda, Sarti 1996, fig. 2.4).

Inoltre sono attestati frammenti di scodelloni con orlo a tesa (fig. 5.19-20), presenti anche nelle Isole Eolie (Bernabò Brea 1985), a Palma Campania (D’Amore, Albore Livadie 1980) e in genere nel Lazio e nella Toscana interna (Fugazzola Delpino 1983) e sono inquadrabili in una fase avanzata del Bronzo Antico.

Un’altra forma vascolare ben documentata all’interno del deposito di Poggio La Sassaiola è quella delle olle che risultano essere una costante all’interno di quasi tutti gli strati. Le olle cilin-driche (fig. 6.1-4) trovano confronti al Riparo dell’Ambra nello strato 9 (Cocchi Geniock 1986), a Tanaccia di Brisighella (Farolfi 1976, fig. 12.5), a Grotta dell’Orso di Sarteano (Cremonesi 1968) e nella Grotta del Beato Benincasa (Radi 1981); olle ovoidi (fig. 6.10-12) trovano confronti al Grottino di Ansedonia (Anse-donia, GR) (Revedin Arboreo Mella 1989-90), a Prato di Frabuli-no (Farnese, VT) (Casi et alii 1995, fig. 9.4) e con l’esemplare rin-venuto nel dromos della tomba 3 di Roccoia (Farnese, VT) (Negro-ni Catacchio et alii 2012, fig. 16.9).

Le olle globulari con bordo arrotondato (fig. 6.7,15,16) si tro-vano in numerosi siti dell’area tosco-laziale inquadrabili nel Bron-zo Antico come nel Grottino di Ansedonia (Revedin Arboreo Mella 1989-90, fig. 2.5), nella Grotta delle tre tombe (Andreoni et alii 2001, fig. 3.4), alla Carbonaiola (Andreoni et alii 2001, fig. 5.5) e nella Tomba dell’Orto (Andreoni et alii 2001, fig. 4.7); olle ovoi-di con bordo appiattito e obliquo all’interno (fig. 6.5,14) sono sta-te rinvenute a Monte Fiore (Pitigliano, GR) (Persiani 1986, tav. 3.8). L’olla globosa decorata da una fila di tacche sub-ellettiche (fig. 6.13) è da mettere in relazione con l’esemplare databile al Bronzo Antico proveniente dalla Tomba dell’Orto (Andreoni et alii 2001, fig. 4.7).

Sulle olle di Poggio La Sassaiola prevalgono decorazioni a cor-doni lisci, ma su molti frammenti è attestata la presenza di cordoni a tacche tipici del Bronzo Antico (fig. 6.17 e fig. 8B8-9). I cordini lisci che ornano le olle (fig. 6.1,7-9,15-17) sono confrontabili con un esemplare proveniente dall’abitato di Roccoia (Catalogo Man-ciano 1988, tav. 33.A3), uno da Selvena (ivi, tav. 33.D1), uno da Grotta Di Carli (Ischia di Castro, VT) (ivi, tav. 34. 2), da Mandria Buona (Farnese, VT)(ivi, tav. 32.8) e un altro rinvenuto a Mezzano con prese sul cordone (Franco 1982, tav. XVII.M1-28 e fig. 40; tav. XVIII.M1-12 e fig. 41), e infine con un reperto proveniente dalla Buca del Leccio (Cuda, Sarti 1993, fig. 2).

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7. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Materiali ceramici: vasetti miniaturistici.

8. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Materiali ceramici: A. Tipologia delle anse; B. Motivi decorativi.

Interessante è da notare che all’interno della spaccatura sono presenti vasetti miniaturistici (fig. 7). L’esemplare di forma cilin-drica proveniente dallo strato 9 (fig. 7.3) può essere confrontato con un esemplare proveniente dal Riparo delle Felci strato 5 (Coc-chi Genick 1984, fig. 52), a Podere Parpiotto (Firenzuola, FI) con un esemplare realizzato con pressione digitale da un unico bloc-chetto d’argilla (D’Amato et alii 2001, fig. 1.9) e con uno rinvenu-to nello strato 9 del Riparo dell’Ambra (Cocchi Genick 1986, fig. 28.1-2); mentre il vasetto troncoconico decorato da una dop-pia solcatura a sintassi orizzontale non trova riscontri puntuali (fig. 7.2).

Il vasetto miniaturistico, proveniente dallo strato 12, rappre-sentante una ciotola a orlo rientrante (fig. 7.1), trova riscontro con un esemplare rinvenuto nel Lago di Mezzano (Franco 1982, tav. XVIII.M1-8 e fig. 43, con fondo e presa forata).

Il vasetto miniaturistico di forma troncoconica, orlo in continu-ità con le pareti, pareti fortemente inclinate verso l’esterno a pro-filo rettilineo, fondo concavo ad alto tacco, proveniente dallo stra-to 7 (fig. 7.4), non trova confronti diretti, ma si avvicina ai due esemplari con fondo piatto a spigolo più o meno accentuato di La Romita di Asciano (San Giuliano Terme, PI), nei liv. 5-6 (Peroni 1962-63, tav. 43.8 e tav. 50.1) e nella Grotta dell’Orso di Sarteano (SI) (Cremonesi 1968, fig. 12.20).

Numerosi sono i frammenti di ansa a nastro verticale, tra cui spiccano quelle a gomito, a sopraelevazione pseudoasciforme e asciforme (fig. 8, A).

Le anse a gomito con breve sopraelevazione pseudoasciforme (fig. 8, A nn. 6-8), provenienti dallo strato 7, sono attestate nelle grotte dell’area senese e in molti giacimenti della penisola e posso-no essere associate a ritrovamenti di Mezzano (Franco 1982, tav. XXVI.M1: 3 e fig. 67, su vaso u.2d. 138), a Selva dei Muli (Frosi-none) (Biddittu, Segre Naldini 1981, fig. 3.6), a Tanaccia Brisi-ghella (Farolfi 1976, fig. 8.6,9), nell’orizzonte N di Lastruccia (Sesto Fiorentino, FI) (Sarti, Martini 1993, tav. 42 e Sarti 1995-96, fig. 2.6, su tazza a.77), nella Grotta del Beato Benincasa (Radi 1981, fig. 29.5), nella Grotta delle tre Tombe, su scodella datata al Bronzo Antico (Andreoni et alii 2001, fig. 3.3).

L’ansa con sopraelevazione asciforme (fig. 8A9), attestata nello strato 7, è ampiamente diffusa nella media età del bronzo in tutta l’area tosco-laziale, trova confronti a Valle Felici (Bermond Mon-tanari 1991-92, fig. 4.34) ed è classificata da Cocchi Genick al tipo 15 della facies di Candalla (Cocchi Genick 1987). Questo tipo di

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ansa è presente nel Lazio meridionale, sul versante Adriatico a Castel di Lama (Ascoli Piceno) (Cocchi Genick 2002, fig. 47.482), a Grotta dei Baffoni, a Grotta Farneto (Cocchi Genick 2002, fig. 45.210), a Ancarano di Sirolo (Peroni 1971) e sul versante Tir-renico, alla Pollera e alle Arene Candide (Bermond Montanari 1991-92).

Nella parte interna dell’ansa è presente un motivo cruciforme che trova confronti con l’esemplare del Paduletto di Coltano (Cocchi Genick 1987, fig. 37.15,18), a Dicomano (Cocchi Genick 1987, fig. 36.7), a Marangone (Fugazzola Delpino 1976, fig. 3.7) e nello strato 4 di Palidoro (Fugazzola Delpino 1976, fig. 15.5).

Gli orli estroflessi decorati all’interno con fasci di solcature radiali, provenienti dagli strati 2, 4 e 10, (fig. 8B1-4) possono esse-re confrontati con gli esemplari rinvenuti nella Grotta del Somaro (Massa Marittima, GR) (Grifoni Cremonesi 1984, fig. 2.2; fig. 2.5, su ciotola carenata; fig. 3.9 e fig. 3.1), a Poggio del Mulino e Pog-gio Fiore (Valentano, VT) (Conti et alii 1993, fig. 1.3), a Belverde (Calzoni 1962, tav. XVIIIi), su un piatto con tesa decorata a fasci di solcature proveniente dai livv. D1 e D2 della Buca del Leccio (Cuda et alii 2001, fig. 2.6), al Riparo del Capriolo, strato 9-9 base (Cuda et alii 2001, fig. 4.7; fig. 6.9, strato 10) e nell’insediamento sommerso del Lago di Mezzano su una scodella (D’Erme et alii 1991-92, fig. 4).

Molti frammenti ceramici presentano una decorazione plastica a cordone liscio e a doppio cordone liscio, entrambi ad andamen-to orizzontale, attestati in tutte le unità stratigrafiche (fig. 8B6,7), che trovano confronti soprattutto nello strato 9 del Riparo dell’Ambra (Cocchi Genick 1986, fig. 24.1), nella Grotta dello Scoglietto (Ceccanti, Cocchi 1978, fig. 1.1; 2.5), in località Rocca Silvana (Selvena, GR) (Catalogo Manciano 1988, fig. 33D1) a Mez-zano I (Franco 1982, fig. 49.54), Grotta di Carli (Ischia di Castro, VT) (ivi, fig. 34.2) e a Mandria Buona (Farnese, VT) (ivi, fig. 32.8).

La decorazione a impressioni è presente sulle olle e può essere disposta sia sull’orlo sia sulla parete del vaso ed è stato possibile distinguere due tipologie: la prima è costituita da una fila orizzon-tale a impressione e la seconda da due file sempre a sintassi oriz-zontale. Dagli strati 7, 10 e 12 provengo frammenti che presenta-no una decorazione a impressione sull’orlo (fig. 8B5) e trovano confronti al Riparo dell’Ambra, str. 9 (Cocchi Genick 1986, fig. 25.3) e a Palidoro (Roma) (Peroni 1971, fig. 47.2, fig. 51.18 e tav. IV) e Grotta Misa (Casi 2000, fig. 1.4). La fila di impressioni disposte orizzontalmente sulla parete del vaso (fig. 6.2,5,6,12,13 e

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fig. 8B512,13) sono presenti nella Grotta delle tre Tombe (Andre-oni et alii 2001, fig. 3.4, su olla, tacche sub-circolari) datata al Bronzo Antico e alla Carbonaiola (Andreoni et alii 2001, fig. 5.5) su un’olla datata all’Eneolitico/Bronzo Antico.

Il motivo a doppia fila di impressioni presente sulla parete esterna dell’olla globulare proveniente dallo strato 12 (fig. 6.12) è presente nella Grotta dell’Orso (Cremonesi 1968, fig. 3.8), ma si trova anche su una ciotola alla Grotta del Fontino (Montepescali, GR) (Vigliardi 1981, fig. 2.3) e su un boccale della Grotta del Bea-to Benincasa (Radi 1981, fig. 23.2 e fig. 37.5).

Il motivo decorativo a borchia composto da bugna circolare o ovale appiattita (fig. 8B10-11) è presente in molti siti tra cui alla Grotta dell’Orso (Cremonesi 1968, fig. 20.6 e fig. 24.18), alla Grotta del Beato Benincasa (Radi 1981, fig. 21.5, fig. 28.4, fig. 41.1 e fig. 42.5), a Grotta Prato (Massa Marittima, GR) (Grifoni Cre-monesi 1982-83, fig. 2.16), a Monte Fiore (Pitigliano, GR) (Persia-ni 1986, tav. 3.12-14), a Ragnatoro (Gradoli, VT) (Fioravanti 1988, tav. IV), a Monte Senano (Gradoli, VT) (Persiani 2009, fig. 8 B S27) e al Lago di Mezzano (Valentano, VT) (Franco 1992, tav. XXIX.M1-17 e fig. 77, Tav. XXXII.M1-26 e fig. 83), in contesti datati al Bronzo Antico 2 - Bronzo Medio 1.

Manufatti in materia dura animale, conchiglia e pasta vitreaAll’interno del deposito di Poggio La Sassaiola sono presenti ma-nufatti in materiale duro animale, strumenti litici e elementi orna-mentali (fig. 9).

L’unico frammento di vago di collana in osso di forma cilindri-ca proveniente dallo strato 7 (fig. 9A3) è confrontabile con un cilindretto ricavato da un osso tagliato e levigato ai margini prove-niente da Grotta Prato (Grifoni Cremonesi 1982-83, fig. 6.11,19) e con un esemplare proveniente da Grotta dell’Orso (Cremonesi 1968).

Altri vaghi di collana, rinvenuti fuori contesto stratigrafico, ma probabilmente facenti parte del deposito della spaccatura, sono due elementi di forma cilindrica con foro passante uno in pasta vitrea di colore blu (fig. 9A1) e l’altro in steatite (fig. 9A2).

Le perline in pasta vitrea sono attestate in Italia centro-setten-trionale fin dal Bronzo Antico, ma sono maggiormente diffuse nei contesti funerari del Bronzo Medio.

In Italia centrale confronti diretti sono possibili con le perline rinvenute nella Tomba di Prato di Frabulino (Casi et alii 1995, fig. 7.1), inquadrabile alla facies di Grotta Nuova, e con le perline

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9. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). A. Manufatti in materiale duro animale, pasta vitrea; B. Punteruoli in osso: 1. strato 3; 2. strato 4; 3. strato 7.

in pasta vitrea e un pendaglio di colore azzurro rinvenuti all’inter-no delle camere sepolcrali della Tomba 3 e 4 di Roccoia, databili a un orizzonte di Bronzo Medio pre Grotta Nuova (Negroni Catac-chio et alli 2012, fig. 17.14).

Dallo strato 7 provengono frammenti di placchetta in conchi-glia di forma rettangolare leggermente concavi nella parte frontale con fori passanti orizzontalmente (fig. 9A4).

Questi manufatti possono essere associati a ornamenti persona-li realizzati da conchiglie di Comus come l’esemplare con foro all’estremità di forma cilindrica rinvenuto a Grotta Prato (Grifoni Cremonesi 1982-83, fig. 6.24).

Frammenti di punteruolo in osso provenienti dagli strati 3, 4, e 7 (fig. 9B1-3) sono confrontabili con il punteruolo in osso da Grotta della Spinosa (Aranguren et alii 2004, fig. 2.4), con l’esemplare rin-venuto nella Grotta dell’Artofago (punteruolo in osso a sezione ret-tangolare decorato da due piccoli punti) (Aranguren, Perazzi 2004, fig. 4.10), con un frammento di punteruolo di cui resta solo parte di un margine tagliato e levigato, proveniente da Grotta Prato (Grifo-ni Cremonesi 1982-83, fig. 6.7) e con alcuni esemplari dalla Grotta dello Scoglietto (Arcagneli et alii 2008, fig. 2.6).

Industria liticaSia all’interno sia all’esterno del deposito archeologico di Poggio La Sassaiola si sono rinvenuti numerosi nuclei di selce rossa-bruna o grigio scuro di provenienza alloctona e nuclei di diaspro di colo-re grigio-verde di provenienza autoctona, pertinenti a scarti di la-vorazione oppure a nuclei appena sbozzati (fig. 10).

Strumenti di pregevole fattura sono le punte di freccia in selce grigio scuro di provenienza alloctona di cui quattro a ritocco coprente bifacciale con margini denticolati a peduncolo triangola-

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10. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Manufatti litici (da Pellegrini 2008, figg. 3 e 4).

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11. Poggio La Sassaiola (Santa Fiora, GR). Manufatti metallici: 1. Ascia; 2. Spillone.

re, provenienti dagli strati 3, 5, 6 e 8 (fig. 10.1,3-5), e un esemplare a peduncolo trapezoidale, dallo strato 4 (fig. 10.2).

Le punte di freccia qui descritte sono associate a materiali cera-mici tipici del Bronzo Antico/Medio, ma non potendo ascrivere con certezza gli strati a un periodo cronologico preciso, per un inquadramento culturale sono stati utilizzati confronti con reperti che presentano le medesime caratteristiche.

Questi manufatti trovano confronti con un esemplare di punta di freccia foliata con alette e peduncolo a margini denticolati rinve-nuto a Campogrande (Casteldelpiano, GR) datato al Bronzo Medio I (Casi 1996) e con l’esemplare a margini denticolati proveniente da Santa Fiora sempre inquadrabile al medesimo orizzonte cronologi-co. Nella Grotta dell’Orso di Sarteano questo tipo di punta è pre-sente in un unico esemplare proveniente dai livelli dell’età del bron-zo (Cremonesi 1968). Altri confronti sono possibili con una punta di freccia in selce a margini denticolati e peduncolo triangolare pro-veniente dal territorio di Manciano (Grosseto), ma attribuibile alla cultura di Rinaldone (Catalogo Manciano 1988, tav. 8: 4), con una cuspide di freccia simile a margini denticolati rinvenuta a Poggio del Mulino-Tumuli (Valentano, VT) (Petitti, Rossi 2012, fig. 14.6) e con una punta foliata a margini denticolati dalla Grotta Lattaia inquadrabile al periodo Eneolitico/Bronzo.

Dalla ripulitura superficiale proviene una punta di freccia folia-ta in selce chiara di forma triangolare e spalle poco pronunciate, a ritocco coprente bifacciale con peduncolo triangolare confronta-bile con una punta proveniente da Grotta Misa (Casi 2000, fig. 1.5) e con un esemplare ritrovato sulla sponda meridionale del Lago di Bolsena a Cornossa (Marta, VT) datata all’Eneolitico (Persiani 2009, tav. 1.27).

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Interessante è notare la presenza nelle vicinanze della spaccatu-ra di oggetti non finiti, tra cui una punta di freccia sbozzata e un grattotoio sempre in selce. Questo ritrovamento può infatti essere messo in relazione con una probabile attività produttiva in loco di strumenti litici.

Manufatti in bronzoGli elementi metallici rinvenuti a Poggio La Sassiola non proven-gono dal deposito archeologico, ma sono stati rinvenuti durante campagne di ricognizione nelle vicinanze della spaccatura.

L’ascia rinvenuta fuori contesto adiacente alla spaccatura rien-tra nella tipologia delle asce a margini piatti (fig. 11.1). Le caratte-ristiche di questo oggetto lo collocherebbero, quindi, tra gli esem-plari di produzione eneolitica.

Due asce metalliche a margini piatti simili a quella di Poggio La Sassaiola provengono dalla Macchia di Marta (VT) e sono con-frontate rispettivamente con gli esemplari di età eneolitica (Persia-ni 2009, fig. 11MM01-02, tav. 1.1).

Lo spillone (fig. 11.2), anch’esso fuori contesto, rientra nella grande famiglia degli spilloni a rotolo (Pellegrini 2008, fig. 4). Per le sue caratteristiche è possibile accostare questo oggetto agli spil-loni con capocchia a remo, databili all’antica età del bronzo (Carancini 1975, pp. 98-99). Elemento di particolare interesse è dato dalla distribuzione di questo tipo di spillone nell’Italia set-tentrionale (Pellegrini 2008), in modo particolare nel Veneto (Carancini 1975).

Lo spillone di Poggio La Sassaiola trova confronti con un esem-plare rinvenuto nel complesso di Lastruccia 3 strato 6 (Sarti, Mar-tini 2000, fig. 63B): insieme costituiscono una rara documentazio-ne di questo oggetto in Italia centro-tirrenica per l’antica età del bronzo.

Concludendo è possibile inquadrare cronologicamente il depo-sito di Poggio La Sassaiola in due momenti: una fase avanzata del Bronzo Antico e un momento iniziale del Bronzo Medio, quindi un arco di tempo compreso tra il 1800 e il 1500 a.C. circa. Le for-me ceramiche rinvenute nel deposito rientrano nel gruppo grosse-tano inquadrabile all’interno della facies di Mezzano-Montemera-no ed è molto importante perché determina una continuità crono-logica dall’età dell’ antica a quella della media iniziale del Bronzo.

I materiali, databili alla fase finale del Bronzo Antico, possono essere messi in relazione con gli strati 8-9 del Riparo dell’Ambra,

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con i livelli 7-8 di Romita di Asciano con lo strato 3 di Santa Maria in Belverde e con il livello C della Buca del Leccio. A questo oriz-zonte cronologico sono da attribuire le ciotole carenate con ansa a nastro e decorazione a solcature, gli scodelloni con orlo a tesa, le olle cilindriche e globulari e i vasetti miniaturistici. Al medesimo orizzonte sono pertinenti sia l’ansa a gomito con breve sopraeleva-zione pseudoasciforme, sia i motivi plastici a cordone e a borchia, che le impressioni attestate nelle grotte dell’area senese e in gene-rale in molti siti della Penisola.

Le ciotole a orlo rientrante e le decorazioni impresse e incise sono da riferire al secondo momento cronologico, quindi alla fase di passaggio al Bronzo Medio, e possono essere messe in relazione con lo strato 7 del Riparo dell’Ambra, i livelli B2-B3 della Buca del Leccio e i livelli 10 e 9 del Riparo del Capriolo.

Questi elementi indicano che la spaccatura venne frequentata stabilmente, seppur per un breve periodo, e che i materiali rinve-nuti all’interno del deposito, presentano una continuità culturale tra il BA e il BM con elementi sporadici (in particolare l’ascia rin-venuta non in strato) che testimoniano una frequentazione dell’a-rea già dall’Eneolitico.

Caratteri e funzioni del sitoIl sito di Poggio La Sassaiola sembra inserirsi all’interno di un’area con molteplici indicatori che fanno pensare a probabili pratiche legate ad ambiti sacrali e/o cultuali.

L’analisi completa dei resti faunistici rinvenuti all’interno della spaccatura è ancora in fase di studio e certamente porterà nuovi e importanti dati per quanto riguarda i caratteri e le funzioni del sito. Tuttavia è già possibile formulare alcune osservazioni e ipotesi tra-mite lo studio del sito e dei materiali rinvenuti all’interno del depo-sito.

La struttura di origine carsica a forma di corridoio stretto e allungato, priva di tracce di lavorazione, presenta al suo interno una sequenza stratigrafica caratterizzata dal susseguirsi regolare di riempimenti sovrapposti uno all’altro e ben differenziati tra loro. La tipica conformazione a cono testimonia che gli strati si sono formati in seguito all’accumulo di materiali gettati dall’alto alter-nati a ceneri e carboni. I 13 strati antropici hanno restituito nume-rosi oggetti, quali vasi di ceramica di impasto fine, ceramica minia-turistica, manufatti in osso e conchiglia (punteruoli, coltelli, vago di collana), punte di freccia in selce di pregevole fattura. È stato possibile recuperare una grande abbondanza di ossi animali, mol-

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ti dei quali presentano evidenti tracce di combustione e, inoltre, diversi semi carbonizzati.

Gli elementi sopradescritti pongono il problema dell’effettiva destinazione d’uso della struttura in epoca protostorica.

In un primo momento la struttura, il suo riempimento antropi-co e la mancanza di forme ceramiche totalmente ricostruibili, ma riconducibili ai medesimi tipi (vasi di grandi dimensioni quali le forme ovoidi e i doli solitamente pertinenti a contesti d’abitato) hanno portato a interpretare l’insenatura di Poggio La Sassaiola come semplice discarica.

Tuttavia, la posizione isolata, su altura a una quota di 993,40 metri s.l.m e il mancato rinvenimento di strutture pertinenti a un abitato nelle immediate vicinanze del sito, probabilmente distrut-te dall’azione di cava, tendono a smentire questa prima ipotesi a favore del riconoscimento di una funzione cultuale, avvalorata proprio dalla sua posizione strategica e privilegiata.

La presenza di ceramica fine, vasetti miniaturistici, punte di freccia di pregevole fattura, oggetti d’ornamento come i vaghi di collana in pasta vitrea e placchette forate in conchiglia possono rappresentare elementi non trascurabili da proporre a sostegno di una caratterizzazione sacrale del sito.

La tipologia ceramica trova per lo più confronto in forme atte-state sia in contesti abitativi che in grotta ben documentati in area grossetana, senese e viterbese.

Tra le forme che rientrano nella categoria della ceramica fine sono presenti tipi con profilo articolato, come scodelle e ciotole carenate, e vasetti miniaturistici, interpretabili nella maggior parte dei casi, come “indicatori di cultualità”, che trovano confronti in siti appartenenti al medesimo contesto cronologico e geografico, quali i siti rinvenuti sulla Montagna di Cetona e nel territorio immediatamente circostante, dove sono presenti grotte con fun-zione cultuale e insediamenti, la cui frequentazione era probabil-mente collegata ad esse (Cocchi Genick, Sarti 2001).

Ad avvalorare l’ipotesi di una natura sacrale del sito possono essere prese in considerazione le olle rinvenute all’interno della spaccatura: esse non possono avere valore di indicatore certo, ma alcuni tipi presentano decorazioni elaborate, come cordoni plasti-ci a tacche e decorazioni impresse a tacche, che si differenziano da quelle rinvenute in contesti abitativi, caratterizzate invece da una decorazione più semplice o molto spesso assente.

La coerenza dell’alternanza stratigrafica sembra indicare un ciclico riutilizzo della spaccatura, prolungato nel tempo, che in

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ambito cultuale potrebbe far pensare a un rito di tipo stagionale o regolato da una sorta di ciclicità.

Alcune caratteristiche delle tracce archeologiche posso essere d’aiuto nell’identificazione delle modalità di un ipotetico rito.

Il pianoro, circostante la spaccatura, ha restituito manufatti ceramici inquadrabili per lo più all’interno delle tipologie di carat-tere domestico oltre a selci sotto forma di noduli, ancora in fase di lavorazione, e alcune schegge. Tutti elementi che portano a ipotiz-zare un utilizzo dell’area finalizzato alla preparazione del rituale che comportava sicuramente l’impiego di un focolare (come testi-moniano gli strati carboniosi).

Parallelamente i dati che si posso ricavare dalla spaccatura risultano molto interessanti poiché sono stati riscontrati, oltre alla notevole quantità di materiali ceramici, abbondanti frammenti ossei appartenenti ad animali, di cui una percentuale elevata pre-senta tracce di combustione, e semi carbonizzati.

Dall’analisi dei dati che si possono ricavare mettendo in rela-zione i rinvenimenti effettuati sai sul pianoro sia all’interno della spaccatura, è possibile ipotizzare che sul pianoro sommitale, dove si apriva la spaccatura, si effettuassero riti stagionali collegati al culto delle sommità e all’accensione di fuochi, culminanti con un probabile banchetto rituale. I resti del banchetto e gli strumenti del rito venivano poi gettati nella spaccatura, quasi un mundus ante litteram in onore di una divinità ctonia (Negroni Catacchio 2008). La presenza tra i materiali di un bicchiere (Metta 2010-11) può testimoniare la libagione o l’offerta di una bevanda sacra.

Gli strumenti del rito, opportunamente frammentati secondo la tradizione della defunzionalizzazione rituale, in parte venivano impiegati, frammisti ai resti del pasto e del focolare, nel rito finale di affondamento (gettito del materiale votivo all’interno di un anfratto o sott’acqua) e in parte conservati come oggetti “magicizzati”.

Sia la spaccatura sia il pianoro non rappresentano un episodio isolato, ma rientrano in un contesto in cui venivano utilizzate le numerose cavità naturali e le frequentazioni dei pianori di sommità.

È possibile ipotizzare che l’intera vetta del monte Amiata e le sue parti, quali Poggio La Sassaiola, sia stato considerato un mon-te sacro, frequentato per un breve periodo, compreso tra la metà del XVIII e il XVII sec. a.C. L’abbandono del sito, oltre che a un probabile mutamento del rito o più in generale della destinazione d’uso dell’area, può forse trovare confronto in quel fenomeno di spopolamento di zone d’altura a vantaggio di aree protette natu-ralmente ma situate a quote più basse o prossime al mare, che ha interessato siti coevi dell’Etruria meridionale.

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Christian Metta

Riassunto / Abstract

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Si presenta in questa sede l’analisi delle indagini condotte nella grotta inghiot-titoio di Poggio La Sassaiola situata lungo il versante meridionale del monte Labbro, a una quota di 1010 m s.l.m., nel Comune di Santa Fiora (GR). Le in-dagini, iniziate nel 1986 e terminate nel 1989, hanno permesso di individuare 13 strati di frequentazione ben differenziati per consistenza e colore, formati in seguito all’accumulo di materiale intenzionalmente gettato dall’alto. La cerami-ca, molto abbondante e rinvenuta in frammenti, è prevalentemente di impasto fine e di esecuzione molto accurata. All’interno del bacino stratigrafico erano presenti anche punte di freccia e abbondanti resti ossei animali, semi e carboni. La struttura, tramite lo studio della ceramica, può essere inquadrata all’interno dell’orizzonte di passaggio tra Bronzo Antico/Medio. La qualità e la tipologia dei rinvenimenti lasciano supporre che si sia trattato di un deposito di carattere rituale. La spaccatura non costituiva un episodio isolato, ma doveva inserirsi in un contesto più ampio e articolato. Gli studi effettuati su Poggio La Sassaiola hanno dunque rilevato l’esistenza di una situazione alquanto complessa che doveva consistere nell’utilizzazione, rituale di spaccature naturali e nella fre-quentazione dei pianori di sommità come aree di lavorazione e probabilmente di preparazione del rito stesso.

On this occasion, we would like to present the analysis of the research carried out in the swallow-hole cave of Poggio La Sassaiola located along the Southern side of Mount Labbro, on a height of 1010 meters above the sea level in the munici-pality of Santa Fiora (Grosseto). The researches, which started back in 1986 and lasted until 1989, show 13 layers of habitual participation which are differenti-ated by consistency, and colour and which were formed by the accumulation of material intentionally thrown from above. The ceramics, which was discovered in very numerous fragments, is mainly of fine impasto and of a very accurate execution. Arrowheads and abundant animal bony remains, seeds and carbons were also discovered in the same stratigraphic basin. Through the analysis of the ceramics, the structure can be dated back to the passage from Antique to Medium Bronze Age. The quality and the typology of the remnants let us suppose that this place might have been used as a ritual deposit. The crack was not an isolated incident, but it is to be consider on a wider and more structured context. The studies on Poggio La Sassaiola brought to evidence the existence of a complex situation, which is linked to the usage of ritual natural cracks and in the habitu-al visit of the peak of the plateau as a working area or as an area for preparation of the ritual itself.

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Volume IEtruria e Lazio

Paesaggi cerimoniali: la messa in scena dell’ideologia funerariaNuccia Negroni Catacchio DiscussioneI luoghi di culto dell’età del rame in ItaliaDaniela Cocchi GenickLuoghi di culto e arte rupestre in siti particolari o lungo vie di comunicazioneRenata Grifoni CremonesiAlla ricerca degli spazi nascosti: cerimonie, riti e sacralità pubbliche e private in contesti domestici toscani del Neolitico e dell’età dei metalliLucia Sarti - Nicoletta VolanteRiflessioni sui paesaggi cerimoniali delle statue stele della LunigianaEmanuela Paribeni - Roberta Iardella - Ivo TiscorniaLa Grotta di Diana (Mulazzo, MS) Anna Maria Tosatti - Francesco CarreraRituali d’altura: il monte Amiata e l’inghiottitoio di Poggio La SassaiolaChristian MettaTombe a camera del Bronzo MedioRituali di deposizione e rituali di celebrazioneMatteo Aspesi - Giulia PasquiniDietro il sacro sigillo. Testimonianze dell’età del bronzo dal santuario rupestre di Demetra-Vei-Cerere a Macchia delle Valli (Vetralla, VT) Patrizia Petitti - Carlo Persiani - Anna Maria ContiDiscussione

Paesaggi cerimoniali e società: continuità e discontinuità delle forme del culto in Italia centrale alle soglie della svolta proto urbana (riassunto)Flavia Trucco - Vincenzo d’Ercole - Giorgia Francozzi - Claudio CavazzutiDiscussioneI rapporti dei luoghi funerari e rituali-cultuali con le aree insediative nel Bronzo FInale. Considerazioni sui criteri di analisiRita Paola GuerzoniI luoghi funerari e rituali-cultuali del Bronzo Finale in rapporto con le aree insediative in ambiti del versante medio-tirrenicoRita Paola Guerzoni - Giovanni Anselmi - Elisa Capuccella - Annarita Cataldo - Emanuel Di Pietro - Maria Francesca Gioia - Benedetta Martini - Gian Marco VolpiDiscussioneConsiderazioni sulle aree rituali della valle del fiume FioraIl caso dell’Acropoli A delle Sparne Alessandro Zanini

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Un luogo di culto sulla vetta del Monte Cimino alle soglie della svolta protourbana (riassunto)Barbara Barbaro - Andrea Cardarelli - Isabella Damiani - Francesco di Gennaro - Nicola Ialongo - Andrea Schiappelli - Flavia TruccoGli strumenti del rituale Una forma ceramica da Sorgenti della Nova: uso, significato, distribuzioneMassimo CardosaDiscussioneGli strumenti del rituale. Forme miniaturizzate dall’abitato di Sorgenti della Nova (Farnese, VT) (riassunto)Marco Romeo PitoneDiscussioneLo spazio mentale del “maschile” a confronto: Verucchio e Veio spunti di riflessioneGiorgia Di Lorenzo Le indagini archeologiche 2003-2007 nella stipe etrusca del Lago degli Idoli sul monte FalteronaLuca FedeliPaesaggio cerimoniale e senso di appartenenzaIl “complesso monumentale” di TarquiniaMaria Bonghi JovinoLe fortificazioni di Fidenae e il culto dei LariAngelo Amoroso - Francesco di GennaroUn paesaggio sacro del Latium vetus: l’evidenza archeologica e storicaAnna De Santis

Volume II Aree di confronto

Paesaggi del culto nelle Alpi centro-orientaliFranco MarzaticoRocce a coppelle, elementi di un paesaggio progettato e monumentalizzatoContestualizzazione archeologica e ambientale nella regione alpinaAndrea Arcà - Francesco Rubat BorelIl contributo del G.I.S. all’analisi del paesaggio funerario anticoIl caso della provincia di Cuneo nel I millennio a.C.Stefano MarchiaroPaesaggi funerari ed evidenze cerimoniali: il caso della necropoli eneolitica di Celletta dei Passeri a ForlìMonica MiariLuoghi di culto e culto dei luoghi nelle Marche durante l’età del bronzoGaia PignocchiI luoghi rituali e cultuali in rapporto con le aree insediative nel versante marchigiano tra le valli dell’Esino e del Musone nel corso del Bronzo FinaleIsabella Piermarini

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Il complesso di Monte Primo di Pioraco lungo la vallata del Potenza tra sacralità e controllo del territorioGaia PignocchiLuoghi rituali e cultuali della tarda età del bronzo in rapporto con le aree insediative nell’ambiente eugubinoNicola BruniUn paesaggio cerimoniale della protostoria: il contesto della Grotta Di Cicco (Civitaluparella, CH)Tomaso Di FraiaLa monumentalizzazione del paesaggio funerario mediante circoli nel Bronzo Medio Casi di studio a confronto tra Italia meridionale e area transadriaticaIlaria Matarese - Elisabetta OnnisAspetti cultuali di alcuni ipogei neolitici nella Puglia centraleAlfredo Geniola - Rocco SanseverinoIl popolo degli ipogei: religione, società e paesaggioAnna Maria TunziAtti rituali e spazi cerimoniali paleolitici nell’ambiente di grottaLe evidenze di Grotta del Romito in CalabriaFabio Martini - Domenico Lo VetroIl paesaggio del sacro nella Sardegna nuragica Architetture celebrative e spazi cerimoniali nei luoghi di culto e nei santuari Anna DepalmasIl villaggio-santuario di S’Arcu ’e is Forros in Ogliastra. Il più importante centro metallurgico della Sardegna nuragica e i suoi rapporti con l’Etruria minerariaMaria Ausilia FaddaThe Neolithic Ceremonial Landscape on the Coast of Litorina (Baltic) SeaIlze Biruta Loze Paesaggi cerimoniali sotterranei: rituali di sepoltura in alcune caverne dell’ArmeniaArtur Petrosyan - Boris GasparyanLe tombe 229, 230 e 232 della necropoli di Lchashen (Armenia)Neda ParmegianiRituali suttee a confrontoSrednij Stog II e Rinaldone durante il IV millennio a.C.Javier Celma Ortiz de GuzmánI santuari megalitici, paesaggi rituali e percorsi sacri a Malta tra IV e III millennio a.C.: il caso di Tas-SilgAlberto Cazzella - Giulia RecchiaLa Necropole Megalithique De Kef Jder: Oued M’zi-Monts Des Amours (Atlas Saharien-Algerie)Aziz Tarik Sahed

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Ricerche e scavi

Analisi tipologica e funzionale delle punte à cran epigravettiane della Grotta delle Settecannelle (Viterbo)Paola Ucelli Gnesutta - Emanuela CristianiGrotta dello Scoglietto (Alberese, Grosseto): aggiornamento sulle nuove ricercheLucia SartiLa Collina di Spaccasasso: evidenze funerarie e minerarie nel Parco regionale della Maremma. Nuovi datiNicoletta VolanteDiscussioneDalla forma alla funzione. Analisi dei manufatti ceramici di un abitato dell’età del Rame (Le Cerquete-Fianello, Maccarese)Nadia MarconiDiscussioneRicerche archeominerarie in Etruria meridionaleClaudio Giardino - Giuseppe Occhini - Patrizia Petitti - Daniel SteinigerDiscussioneCastiglion Fiorentino (AR), località Montecchio Vesponi Un punto d’insediamento della fine dell’età del bronzoLuca Fedeli - Roberta Iardella - Ada Salvi - Alessandro ZaniniDuna Feniglia (Orbetello, GR)I risultati delle ultime campagne di scavo (2011-2012) nell’area nord-occidentaleFabio Rossi - Lucia Campo - Irene Cappello - Massimo Cardosa - Alessandra Lepri - Mirko LucianoDiscussioneSorgenti della Nova (Farnese VT). Il settore XII: una nuova struttura abitativaNuccia Negroni Catacchio - Chiara Fizzotti - Carlotta Finotti - Veronica Gallo - Christian MettaSorgenti della Nova: l’US 60 e la fase tarda dell’abitatoMassimo Cardosa, Matilde Kori GaiaschiDiscussionePaesaggi vulcanici nella Maremma tosco-laziale: un progetto di ricognizioneMatteo Aspesi - Christian Metta - Giulia PasquiniLa catalogazione delle collezioni private: le collezioni BocciClarissa Belardelli - Silvana VitaglianoTrasformazione e uso del territorio lungo il paleoalveo dei Camaldoli in età protostorica (Villaricca, NA)Patrizia Gargiulo - Maria Ester Castaldo - Atala Grattarola - L. Caprio - M. De LucaNavicelle nuragiche e tirreniche, testimonianze di marinerie protostoricheGiuseppa LopezDiscussioneElenco dei partecipantiElenco delle abbreviazioni