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    4 Il colle della poesia L’Aventino e dintorni 

    Itinerari romani 

    Comune di Roma 

    Turismo

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    Roma per teCollana di informazioni del Comune di Roma

    Realizzazione a cura: Cosmofilm spa - Elio de Rosa editoreTesti: Alberto Tagliaferri, Valerio Varriale

    (Associazione Culturale Mirabilia Urbis)Coordinamento editoriale: Emanuela BosiProgetto grafico e impaginazione: Marco C. Mastrolorenzi

    Foto: C. De Santis: pag. 3, 13 in basso, 23 in alto, 26, 27, 28, 29, 30 in alto, 32, 33, 36; L.Mozzano: pag. 9; P. Soriani: pag. 12, 13 in alto, 14, 15, 24; Spazio Visivo: pag. 30 inbasso, 31; A. Vagni: pag. 35, 38; Archivio Cosmofilm: copertina, pag. 2, 10, 11, 16, 17,18, 19, 20, 21, 23 in basso.

    In copertina, campanile della chiesa dei Ss. Bonifacio e Alessio

    In questa pagina, particolare del mascherone della fontana a piazza Pietro d’Illiria

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    • L’Aventino 81. Passeggiando, passeggiando... 102. Santa Sabina 123. I Santi Bonifacio e Alessio 174. Il Priorato di Malta 215. Passeggiando, passeggiando... 226. Santa Prisca 247. San Saba 268. Passeggiando, passeggiando... 299. La Piramide di Caio Cestio 31

    10. Passeggiando, passeggiando... 3211. Monte Testaccio 3412. Passeggiando, passeggiando... 36

    4 Il colle della poesia L’Aventino e dintorni 

    Itinerari romani 

    Particolare della statua di Giorgio Castriota, detto “Scanderbeg”,a piazza Albania 

    Comune di Roma 

    Turismo

    Stampa:GRAFICAPONTINA- Pomezia - ord. n. 6821 del 17-3-08 (c. 30.000)

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    L’ingresso alla basilica di S. Sabina, con la chiesa dei Ss. Bonifacio e Alessio sullo sfondo,in una incisione settecentesca di G. Vasi 

    L’interno della Porta Ostiense e la Piramide di Caio Cestio in una incisione di inizio Otto- cento di L. Rossini 

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    Presentazione 

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    Itinerari romani costituiscono una serie di percorsi per chi desi-deri approfondire la conoscenza della Città.

    Agli itinerari del grande Rinascimento romano già realizzati - Cara-vaggio, Raffaello, Michelangelo e a quelli dell’arte barocca delle archi-tetture di Bernini e Borromini si aggiungono, ora, altri percorsi apposita-mente studiati per accompagnare e agevolare il visitatore alla scoperta“metro per metro” di una Città d’arte così sintetizzata.

    In tal modo in un unicum - distinto è rappresentata e “letta” la città inun mosaico che si ricompone e si scompone secondo le esigenze del visi-

    tatore, che potrà scegliere tra La Roma Monumentale (via dei Fori Impe-riali e Colosseo), Il Colle della poesia (l’Aventino e dintorni), Tra boschi eacquedotti (il Celio), Agli albori della Roma Cristiana (San Giovanni in La-terano e Santa Croce in Gerusalemme), da La Suburra (Rione Monti eSanta Maria Maggiore) a Quasi un set cinematografico (via Veneto e din-torni), ecc.

    Un’impresa difficile, pur tuttavia felicemente riuscita, anche sul piano

    dell’immagine della tradizione e dell’identità culturale della nostra Cittàe che, con semplicità rispetta i contenuti scientifici del patrimonio stori-cizzato, con una narrazione che unisce l’impostazione grafica con la li-nea editoriale dei contenuti.

    Un sistema di comunicazione efficace per la comprensione del più va-sto e incredibile patrimonio storico-artistico di Roma, che permette al

    turista di individuare, immediatamente, il significato principale dell’iti-nerario prescelto permettendogli, nel contempo, l’immediata colloca-zione della propria posizione logistica in rapporto all’area che si deside-ra visitare.

    I percorsi così condensati e raccolti possono ben rappresentare unsimbolico “taccuino d’artista” e apparire agli occhi del visitatore comeuna grande vetrata - a più specchi - sul cui sfondo vi è un orizzonte cul-

    turale che non potrebbe essere più romano, suggestivo e ricco di valorimai tramontati.

    Roma ti aspetta!

    L’Ufficio Turismo

    del Comune di Roma

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    Legenda1. Passeggiando, passeggiando...2. Santa Sabina3. I Santi Bonifacio e Alessio4. Il Priorato di Malta

    5. Passeggiando, passeggiando...6. Santa Prisca7. San Saba8. Passeggiando, passeggiando...9. La Piramide di Caio Cestio

    10. Passeggiando, passeggiando...11. Monte Testaccio12. Passeggiando, passeggiando...

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    Tra i sette colli di Roma, l’A-

     ventino può essere conside-rato il colle della poesia. Sug-

    gestionati dalla sua serena bellezza,grandi poeti come D’Annunzio eCarducci ne hanno cantato lo splen-dore nei loro versi; lo stesso Mazzini,

    al quale è dedicato il monumentonella piazza oggi intitolata a Ugo LaMalfa, affacciandosi da quello stessopunto verso la città, abbassò losguardo attonito, senza sorridere difronte a tanta magnificenza.Numerose sono le interpretazionidel nome Aventino: qualcuno lo faderivare da aves , gli uccelli scorti daquesto colle da Remo durante la ga-ra con il fratello Romolo per deci-dere in quale luogo dovesse sorgereRoma, altri dal termine adventus , ra-duno, per le riunioni che vi teneva-no i plebei in occasione delle cele-

    brazioni di Diana. Un’antica leg-genda, inoltre, narra che vi sarebbestato sepolto il re di Albalonga,Aventinus , dopo che un fulmine loaveva ucciso. Durante la Monarchiae la Repubblica l’Aventino fu ilquartiere della plebe di Roma, che

    lo abitò densamente e che qui si ri-tirò durante le storiche secessioniche segnarono le sue lotte per l’ot-tenimento dei diritti politici e giuri-dici. Sebbene le antiche mura ser-

     viane avessero incluso il colle nellaloro cerchia, esso, fino al tempo diClaudio, venne mantenuto al di

    fuori del pomerium , la cinta sacradella città, forse per la presenza delTempio di Diana, sede della Confe-derazione latina. Nel 451 a.C. la ple-be si ritirò in armi sull’Aventino do-po un ennesimo sopruso della cer-chia dei decemviri, capitanati da

     Appio Claudio, eletti per redigerele Dodici Tavole e presto trasforma-tisi in oligarchi. La crisi politica siconcluse con il suicidio di AppioClaudio, l’ottenimento dei diritti ri-chiesti e il rientro della plebe incittà. L’Aventino fu anche il luogodell’estrema resistenza di CaioGracco e dei suoi sostenitori e, inetà contemporanea, furono detti“aventiniani” i deputati italiani che,nel 1924, rifiutarono di rientrarenell’aula di Montecitorio per prote-stare contro il delitto Matteotti. Du-rante l’antichità il colle fu sede di

    un gran numero di templi: quellidel dio Mercurio, di Iuventas e diDiana; quelli di Cerere, Libero e Li-bera, di Vertumnus , di Consus , dellaLuna, di Iuppiter Liber , di Libertas , diFlora e di Summanus . Dove è ora lachiesa di S. Prisca pare vi fosse un

    edificio sacro a Minerva, dove è oraS. Sabina il Tempio di Giunone Re-gina, cui ad ogni primavera salivanoin processione le zitelle romane, enei pressi dell’attuale S. Alessioquello di Iuppiter Dolichenus , il cuimateriale archeologico, rinvenutonel 1935, è oggi esposto nei Musei

    …Inizia la

     passeggiata...

    L’Aventino 

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    Capitolini. Trasformatosi tra la Re-pubblica e l’Impero in luogo di di-

    more lussuose, sull’Aventino sorse-ro le Terme Surane, quelle Decianee quelle di Varo e Stilicone. Vi ebbe-ro casa Lucio Licinio Sura, costrut-tore delle suddette terme e amicostretto di Traiano, questo stesso im-peratore, i poeti Nevio ed Ennio e

    l’imperatore Vitellio. Per il suo lus-so fu la zona di Roma che più dellealtre soffrì il saccheggio dei Goti di

     Alarico nel 410 d.C. Dopo il saccol’Aventino si spopolò e divenne cosìdeserto da essere preferito da mo-naci e religiosi come sede di cenobio eremitaggi. Nel 537 fu il rifugio di

    papa Silverio, accusato da Giustinia-no di tramare con i Goti di Vitige, eintorno all’anno Mille vi edificò la

    propria fortezza l’imperatore delSacro Romano Impero Ottone III,

    stabilitosi a Roma nello sfortunatotentativo di attuare la Renovatio im- 

     perii . Trascorsa l’epoca degli Ottoni,il castello fu occupato dalla famigliadei Savelli tra i quali quel Cencioche fu eletto papa con il nome diOnorio III. Nella residenza di fami-

    glia sul colle questo papa ricevette,per approvarne gli ordini, sia Do-menico di Guzmán che Francescodi Assisi. Rimasto solitario e sugge-stivo sino alla fine dell’Ottocento,come testimoniano gli acquarelli diEttore Roesler Franz, nel corso delNovecento l’Aventino si trasformò

    in un esclusivo quartiere residenzia-le dove lussuosi immobili si mesco-lano agli antichi affascinanti edifici.

    L’Aventino visto dalla sponda destra del Tevere

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    Il grande piazzaleche troviamo ai

    piedi del colle,all’inizio del nostro iti-nerario, era un tempo de-dicato ai due gemelli della leggen-da romana, Romolo e Remo, macambiò intitolazione per ricordarel’uomo politico Ugo La Malfa, uno

    dei padri della Repubblica italiana. Al centro del piazzale campeggia ilmonumento a Giuseppe Mazzini,opera realizzata nel 1929 da EttoreFerrari, che presenta un’ara al cen-tro di una scalinata e quindi deglialtorilievi che circondano su tre latil’alto podio sul quale è posta la sta-tua bronzea del patriota.Sulla destra del piazzale, percorsauna breve salitella si arriva al Rose-to Comunale, con ingresso ai nu-meri 6-7 di via di Valle Murcia, dove

     vengono coltivate varie specie di ro-se di maggiore o minore rarità . È

    interessante ricordare che il terre-no sul quale ora sorge il roseto ospi-tava un tempo uno dei cimiteri ri-servati ai romani di religione ebrai-ca. Il terreno era stato acquistato

    nel 1645 dalla comu-nità ebraica romana

    e nel corso del Sette-cento si estese occu-

    pando le aree verso il Cir-co Massimo e tra le basiliche di S.Prisca e di S. Balbina. Il divieto dicollocare lapidi o iscrizioni ebrai-che a memoria dei defunti fu aboli-

    to soltanto nel 1846 da Pio IX e soloda quel momento il cimitero siriempì di pietre tombali e memo-rie. Il cimitero venne chiuso nel1895 nell’ambito della nuova siste-mazione urbanistica del colle, masoltanto negli anni Trenta del No-

     vecento, durante l’apertura di viadel Circo Massimo, fu demolito da

     Antonio Muñoz e le sepolture furo-no trasferite nel cimitero israeliticodel Verano.Da via di Valle Murcia, oltrepassia-mo il clivo dei Publicii, che nel 289a.C. fu la prima strada lastricata di

    Roma, e subito dopo, a destra, il cli- vo di Rocca Savella, lungo il quale siritiene sorgesse anticamente ilTempio di Cerere, Libero e Libera,eretto nel 494 a.C. dal dittatore Au-

    1.Passeggiando,

     passeggiando...

    Il monumento a Giuseppe Mazzini 

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    lo Postumio. Proseguendo su via diS. Sabina, sul percorso del vicus Ar- milustri , dove l’esercito romano alritorno dalle campagne militari ef-fettuava la purificazione delle armi,

     vediamo sulla destra l’alto muroche chiude il Parco Savello, notoanche come Giardino degli Aranci,sistemazione novecentesca dell’a-

    rea del castello che fu di Ottone III epoi dei Savelli. Il parco, sul quale siaffacciano l’abside e il fianco di S.Sabina, venne disegnato dall’archi-tetto R. De Vico, autore di moltigiardini della capitale. Sulla destrasono visibili i resti delle torri e delponte levatoio del castello, mentredalla terrazza si può godere uno deipiù bei panorami di Roma: i templidel Foro Boario e l’Isola Tiberina, icampanili di S. Crisogono e di S.Maria in Trastevere, il complessodel S. Michele e S. Pietro in Monto-rio sul Gianicolo.

    Usciti dal giardino raggiungiamopiazza Pietro d’Illiria dove trovia-mo, inserita nel muro di cinta delParco Savello, una fontana costitui-ta da un mascherone e da una vasca

    in granito proveniente da terme ro-mane. Nel Cinquecento, quandol’area del Foro Romano era ancorail Campo Vaccino, questo masche-rone venne utilizzato da GiacomoDella Porta per realizzare una fon-tana nei pressi del Tempio dei Dio-scuri. Dopo spostamenti ottocente-schi, il mascherone arrivò nella se-

    de attuale, mentre la grande vascadella fontana del Foro si trova ora apiazza del Quirinale. Su piazza Pie-tro d’Illiria si affaccia il fianco de-stro della basilica di S. Sabina.

    Il Giardino degli Aranci

    Il mascherone della fontana a piazza Pietro d’Illiria

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    S.Pietro d’Illiria fondò la chiesa eil convento di S. Sabina nel425, durante il pontificato dipapa Celestino I. Secondo la tradizio-ne Sabina era una matrona di Avezza-no che fu decapitata nel III secolo per-ché convertita al cristianesimo dallaschiava Serafia, che invece morì lapi-data. Sotto papa Sisto III (432-440)proseguirono i lavori di costruzionedella chiesa, che vide la prigionia di

    papa Silverio durante il periodo diGiustiniano, le lotte contro l’eresiamonofisita e, secondo la tradizione,l’inizio della famosa processione con-tro la pestilenza del 590, guidata dapapa Gregorio Magno. Durante la ce-lebrazione l’arcangelo Michele appar-

    ve miracolosamente sulla sommitàdel Mausoleo di Adriano, che, a me-moria del prodigio, venne ribattezza-to Castel S. Angelo. Nell’824 papaEugenio II la arricchì di uno splendidociborio d’argento, scomparso nel1527 durante il sacco di Roma. Nel XIIIsecolo papa Onorio III diede la chiesaallo spagnolo Domenico di Guzmán,e S. Sabina è ancora oggi officiata daidomenicani.

    L’aspetto medievale della chiesa subìuna radicale trasformazione con gliinterventi condotti da Domenico Fon-tana alla fine del Cinquecento, pervolontà di papa Sisto V: la demolizio-ne della schola cantorum, dell’icono-stasi, del ciborio e la costruzione di un

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    2. Santa Sabina 

    Veduta dell’abside di S. Sabina 

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    nuovo altare maggiore con baldacchi-no, la muratura di alcune finestre, l’a-sportazione dei marmi dell’abside equella del soffitto a lacunari. I restauricondotti nella prima metà del Nove-cento da A. Muñoz eliminarono le so-vrastrutture barocche della chiesa e lariportarono alle supposte forme origi-

    narie. Gli scavi archeologici ottocen-teschi nell’area individuarono due pic-coli templi dell’età arcaica, tratti dellemura serviane, edifici d’età repubbli-cana e imperiale trasformati nel II se-colo d.C. in un santuario di Iside, restidi un impianto termale e quelli di unadomus del III-IV secolo che qualcuno

    Sarcofago romano strigilato conservato nell’atrio raffigurante due coniugi

     Atrio; sullo sfondo la statua di S. Rosa da Lima

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    volle identificare come la residenzadella famiglia di Sabina.

    Da piazza Pietro d’Illiria, il fianco dellachiesa presenta un portico con arcatesu colonne sormontato dalle finestredella navata laterale destra. Le origi-nali colonne del portico in marmo ne-ro, sostituite da quelle bianche attua-li, sono oggi conservate presso i Mu-

    sei Vaticani. Per accedere alla chiesa è

    necessario raggiungere il portico a pi-lastri in laterizio sulla sinistra, dove so-

    no conservati numerosi resti della ba-silica medievale. Si giunge così all’a-trio ad arcate sorrette da otto colonnedi età romana, quattro di marmo gial-lo e quattro di granito. Qui sono visibi-li due fronti di sarcofagi romani rilavo-rati, nella parte anticamente liscia, co-me lapidi cristiane. In fondo all’atrio sipuò vedere una statua secentesca diS. Rosa da Lima. Gli ingressi dellachiesa sono ora due, perché il terzovenne chiuso nel XIII secolo per con-sentire la costruzione del campanile.Gli stipiti dei portali sono ricavati dacornici di età romana e l’elemento di

    maggiore interesse è costituito dalportale maggiore, che conserva ipreziosi battenti di legno ornati da 18formelle a rilievo; esse costituisconouna delle più importanti testimonian-ze di scultura del V secolo. Le formelle,che originariamente erano 28, sonoincorniciate da racemi e girali, conanimali simbolici, e mostrano scenedella vita di Gesù, di Mosè, di Eliae Daniele; esse furono restaurate nel1836 e in quell’occasione il restaura-tore rifece il volto del faraone, nellascena del Passaggio del Mar Rosso, ri-cavandovi il ritratto di Napoleone.

    L’interno della chiesa, solenne e lumi-

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    La porta lignea 

    Mosaico della controfacciata con iscrizione dedicatoria

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    nosissimo, è a tre navate, divise daventiquattro colonne corinzie scana-

    late che reggono archi. Su questi cor-re un fregio a marmi policromi d’etàromana. Su ogni colonna sono inse-gne militari sormontate da una croce,a simboleggiare la superiore autoritàdella Chiesa sul potere imperiale. Lepareti della chiesa erano in origine ri-

    vestite di tarsie marmoree, di cui re-

    stano scarse tracce, mentre sulle pa-reti laterali è un ornato floreale ad af-

    fresco del V secolo. Degna di atten-zione è la grande decorazione a mo-saico policromo sulla controfacciata,che riporta una iscrizione metrica alettere d’oro, della quale è ritenutoautore s. Paolino da Nola, con lamenzione di papa Celestino I e di Pie-

    tro d’Illiria. Ai lati dell’iscrizione stan-

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    Veduta d’insieme dell’interno 

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    no due grandi figure femminili sim-boleggianti l’Ecclesia ex circumci-

     sione (di origine ebraica), che ha inmano l’Antico Testamento, e l’Eccle-

     sia ex gentibus (di origine pagana),che reca il Nuovo Testamento. Il mo-saico era completato, in origine, lun-go le pareti della navata, da figure diapostoli ed evangelisti, mentre sul-l’arco trionfale si trovavano le figure,ricostruite con affreschi moderni, del-la Gerusalemme terrena e celestee del Cristo con gli Apostoli e iquattro evangelisti. Nella navata di

    destra, incassata nella parete, è unacolonna romana appartenente allefasi più antiche della chiesa. Quindi siarriva alla cappella dedicata a S. Gia-cinto, apostolo della Polonia, affre-scata da F. Zuccari con Scene dellavita del santo. Sull’altare è una tela

    con la Madonna e S. Giacinto, ope-ra della cinquecentesca pittrice bolo-gnese Lavinia Fontana. Incontriamoquindi il quattrocentesco monu-mento funebre del cardinaleAuxia, della scuola di Andrea Bre-gno. Nel 1936 nel presbiterio è stata

    ricostruita, usando frammenti origi-

    nali, l’antica schola cantorum con iplutei ornati da croci e racemi. Il cati-

    no absidale è stato affrescato nel Cin-quecento da T. Zuccari riproponendo,come nelle immagini dell’antico mo-saico, Cristo assiso sul monte cir-condato dagli apostoli. Al centrodella navata è la trecentesca lastrafuneraria di Muñoz de Zamora,generale dei domenicani, unica a Ro-ma per il ritratto a mosaico. Nella na-vata sinistra si trova la cappella d’Elci,dedicata nel 1671 a S. Caterina daSiena su disegno di G.B. Contini. Sul-l’altare è posta una tela di G.B. Salvidetto il Sassoferrato (1605-85) con laMadonna del Rosario, S. Domeni-

    co e S. Caterina da Siena. Nella vol-ta, Trionfo della santa, di G. Odaz-zi. Nella parte di campanile visibile infondo alla navata è ricavata una cap-pella, che custodisce una statua li-gnea cinquecentesca della Madon-na col Bambino. Tornando verso

    l’ingresso si può vedere il punto indi-cato da una colonnina con un pesoromano di basalto dove, secondo latradizione, s. Domenico passava lenotti in preghiera. Il convento, delquale fu spesso ospite e dove insegnòil grande domenicano s. Tommasod’Aquino, conserva un suggestivochiostro del Duecento, circondatoda un portico a colonnine singole obinate e a pilastrini con capitelli a fo-glie di loto. Nell’orto del convento s.Domenico piantò un arancio portatodalla Spagna, che si vuole sia stato ilprimo trapiantato in Italia. L’albero

    attuale, secondo la tradizione, sareb-be miracolosamente nato su quelloantico.Ripresa la via di S. Sabina si giunge apiazza di S. Alessio, dove sorge lachiesa intitolata a due santi le cui vi-cende, secondo la tradizione, erano in

    qualche modo collegate.

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    Lastra funeraria di Muñoz de Zamora 

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    De Marchis, la sopraelevazione delpavimento fece perdere le antichedecorazioni a mosaico. La chiesa fu

    affidata nel 1846 ai padri somaschi,che praticarono ulteriori interventi.Si entra attraversando un quadri-portico d’impianto medievale, inparte murato, che ha sulla destrauna fontanella ornata da un fram-mento di guglia gotica con le imma-gini dei due santi titolari. La facciata

    della chiesa, neocinquecentesca, èopera del De Marchis. Sotto il porticoè conservata la statua di papa Be-

    nedetto XIII, opera in gesso del XVIIIsecolo. A destra si staglia il campa-nile duecentesco, a cinque ordinicon serie di doppie bifore.L’interno della chiesa, cui si accedeattraverso un portale cosmatesco, è atre navate divise da pilastri, ornati daparaste scanalate e capitelli corinzi. Il

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    La navata centrale 

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    soffitto, a cassettoni, è dell’Ottocen-to, mentre nel pavimento sono resti

    della decorazione cosmatesca. Nellanavata di destra è la tomba dellaprincipessa Eleonora Boncompa-gni Borghese (1695), opera di A. Fu-cigna su progetto di G.B. Contini,proveniente dalla demolita chiesa diS. Lucia dei Ginnasi. Nel transetto de-stro è la cappella voluta da Carlo IV diSpagna, dove è custodita un’iconacon la Madonna databile al XIII seco-lo, che la tradizione riteneva inveceportata dall’Oriente dallo stesso s.Alessio. L’altare maggiore è sor-montato dal ciborio a cupola, sorret-to da colonne di marmo greco, opera

    del De Marchis, e qui, in un’urna, sitrovano le reliquie dei santi titolari.Nell’abside sono poste due colonni-ne che già si trovavano nella prece-dente chiesa di Onorio III e oggi incor-niciano l’iscrizione che ricorda le reli-quie dei ss. Bonifacio e Alessio. Dalpresbiterio si accede alla cripta roma-

    nica, l’unica a Roma, dove un altare abaldacchino conserva le reliquie di s.Tommaso Becket, arcivescovo di Can-terbury e confidente di re Enrico IId’Inghilterra, da questi fatto ucciderenel 1161 per la sua difesa intransigen-te dell’autonomia e dei privilegi della

    Chiesa. Nella cripta è conservata una

    Particolare del soffitto 

    Il campanile 

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    colonna ritenuta quella alla quale sa-rebbe stato avvinto s. Sebastianoquando venne martirizzato. Ornanole pareti affreschi del XII e XIII secolocon l’Agnello mistico, i simboli de-gli evangelistie figure di santi ed è

    inoltre visibile la cattedra vescovile.Nel transetto di sinistra è una cappellacon la tomba del cardinale Guidi diBagno (1641), opera di D. Guidi. Sipassa quindi alla cappella settecente-sca dedicata a S. Girolamo Emiliani,fondatore dei Somaschi, dove è con-servata una tela di J.F. De Troy con S.Girolamo Emiliani che raccoman-da gli orfani alla Vergine. Il passag-gio dal transetto alla navata di sinistraconserva la tomba di G. Brippio,umanista del XV secolo e autore delpoema La leggenda di S. Alessio. In-contriamo poi un pozzo ottagonale

    chiuso da un pesante coperchio di le-gno ritenuto proveniente dalla casa dis. Alessio. In fondo alla navata, all’in-terno di una vetrina, è la scenografiabarocca con S. Alessio assistito da-gli angeli al momento del trapas-so, opera in legno e stucco di A. Ber-

    gondi, che ricostruisce la morte del

    santo sotto la scala nella quale, se-condo la leggenda, aveva il suo giaci-glio. La leggendaria vicenda è peraltronarrata nei famosi affreschi della basi-lica inferiore di S. Clemente.Usciti dalla chiesa, e ripresa a destra

    via di S. Sabina, si oltrepassa l’ingres-so al convento di S. Alessio, fondatonel X secolo e ricostruito nel Settecen-to, oggi sede dell’Istituto di Studi Ro-mani, con una biblioteca di circa21.000 volumi. Si raggiunge cosìpiazza dei Cavalieri di Malta, rac-chiusa su un lato dal muro di cintadelle proprietà dell’ordine e da muraornate da specchiature neoclassiche eda piccoli obelischi, edicole e stele conemblemi navali e religiosi dell’ordine.Questo arredo urbano venne realizza-to tra il 1764-65 da Giovanni BattistaPiranesi, su incarico del nipote di papa

    Clemente XIII, il patrizio veneto Gio-vanni Battista Rezzonico priore deiCavalieri di Malta. Sulla piazza si af-faccia il portone che immette al Prio-rato, su cui si trova il famoso bucodella serratura dal quale è possibilevedere la cupola di S. Pietro incorni-

    ciata dalle siepi del parco.

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    Particolare della piazza dei Cavalieri di Malta con le stele e gli emblemi dell’Ordine 

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    La storia del complesso dell’ordinedei Cavalieri di Malta sull’Aventinoha inizio nel 939, quando AlbericoII, l’aristocraticodiscendente della fa-miglia dei Teofilatti che si era procla-mato «principe e senatore di tutti i Ro-mani», fece trasformare il suo palazzosull’Aventino in monastero benedetti-no, affidandolo a Oddone di Cluny. NelXII secolo il monastero passò ai Templa-ri, il cui ordine era nato per la difesa dei

    pellegrini cristiani in Terrasanta. Quan-do l’ordine fu soppresso nel 1312 dapapa Clemente V, il monastero passò aiGerosolimitani, che lo tennero fino aquando, nel Quattrocento, papa PaoloII concesse il monastero ai Cavalieri diMalta.

    Il complesso è visitabile solo previopermesso da richiedere al SovranoMilitare Ordine di Malta.Nel 1765 Giovanni Battista Piranesi ful’autore della ristrutturazione e dellanuova facciata della chiesa dell’ordineintitolata a S. Maria del Priorato,detta anche S. Maria Aventina. La

    facciata è percorsa da due coppie dilesene scanalate ornate da spade a ri-lievo e sostenenti capitelli figurati conal centro torri. Il portale è chiuso sullasommità da un timpano su cui sta unocchio incorniciato da una corona diquercia con motivi strigilati. Nel tim-pano è lo stemma dell’ordine tra tro-fei militari e panoplie. Al di sopra svet-ta la croce di Malta, mentre ai lati dueframmenti di muro stanno a ricordare

    il fastigio distrutto dai cannoneggia-menti francesi del 1849.L’interno della chiesa, a croce latina, èa navata unica con nicchie laterali eabside. La volta è ornata da stucchicon trofei, labari e navi e al centro è lacroce di Malta. Al di sotto della trabea-

    zione sono medaglioni con ritratti de-gli Apostoli. Nella prima nicchia didestra è la tomba dell’umanista Bal-dassarre Spinelli, costituita da unsarcofago romano, databile al III secolod.C., ornato sulla fronte dalla figuradel defunto che regge nella mano sini-stra il volumen, simbolo della propria

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    4. Il Priorato di Malta 

    Il portale di accesso al complesso del Priorato di Malta

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    cultura, mentre dietro di lui sta Miner-va, simbolo della sapienza. La cappella

    seguente ospita il cenotafio di Gio-vanni Battista Piranesi, raffiguratoin una statua con la toga romana,opera del 1780 di G. Angelini. Per ri-cordare che l’originaria sede dell’ordi-ne di Malta si trovava nella chiesa di S.Basilio al Foro di Augusto, presso l’al-tare maggiore è la Gloria di S.Basilio, gruppo ideato da Piranesi erealizzato da T. Righi. A destra del pre-sbiterio è il quattrocentesco sepolcrodel priore Bartolomeo Carafa. Sullasinistra è la tomba di Riccardo Ca-racciolo, altro gran maestro, in unsarcofago romano scanalato con pro-

    tomi leonine. Nella parete di sinistra èun altare medievale in cui, durante irestauri del 1765, fu rinvenuta un’ur-na d’argento con sacre reliquie. È visi-

    bile poi il sepolcro del cardinale G.F.Portocarrero, viceré di Sicilia, morto

    nel 1760, opera di L. Salimei, raffigu-rante il defunto sorretto da due putti.Segue il sepolcro dell’ammiraglioGiorgio Seripando, morto nel 1465,la cui effigie sta sul coperchio.Al secondo piano della villa, ristruttu-rata da Piranesi, sono conservati tutti iritratti dei gran maestri nella suc-cessione cronologica. In una sala èconservata, inoltre, la tela dipinta daA. Sacchi rappresentante La Verginecol Bambino e S. Basilio, che unavolta si trovava sull’altare maggioredella chiesa.Il giardino conserva ancora l’aspetto

    ideato dal Piranesi, ornato da una ve-ra da pozzo, che reca incisa la datadel 1244 e il nome di Pietro da Geno-va, gran maestro dei Templari d’Italia.

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    Prendendo per

     via di PortaLavernale si ri-

    sale ora fino a piazza S. Anselmo passando accan-to al muro di cinta del giardino del-la chiesa. È questo il proseguimen-to dell’antico vicus Armilustri , che

    conduceva all’Armilustrium , il luogodove l’esercito romano, rientratodalle campagne militari, provvede-

     va alla purificazione delle armi. Sigiunge così alla chiesa di S. Ansel-mo, dove ha sede il collegio bene-dettino internazionale e che è resi-denza dell’abate primate dell’ordi-ne. Il complesso sorge su un’areadonata nel 1892 dal Sovrano Milita-re Ordine di Malta, su esplicita ri-chiesta di papa Leone XIII. Un via-letto, che conduce a un quadripor-tico, al centro del quale è una mo-derna statua di S. Anselmo, porta

    alla chiesa, progetta-

    ta in stile neo-roma-nico dall’abate Ilde-

    brando di Hemptinnee realizzata da F. Vespi-

    gnani. S. Anselmo (1033-1109) en-trò nell’ordine benedettino dopoessere fuggito di casa. Teologo di

    chiara fama, divenne arcivescovo diCanterbury e fu tra i fondatori dellafilosofia scolastica.Lafacciata della chiesa è ornata datre monofore su finta galleria, men-tre l’interno, di sobria imitazione pa-leocristiana, è diviso in tre navate dacolonne di granito. Il soffitto è a ca-priate lignee. Nelle absidi stanno mo-saici raffiguranti angeli, opera di P.Radbodus Commandeur. Sotto l’alta-re maggiore sono conservate le reli-quie di S. Anselmo, mentre la cripta èornata da sedici altari. Il 21 aprile, du-rante la funzione religiosa per l’anni-

    5.

    Passeggiando, passeggiando...

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     versario del santo, i monaci intonanocanti gregoriani, di cui tramandanol’insegnamento. Nell’atrio del mona-stero è inserito nel pavimento un an-ticomosaicoromano di II-III secolo

    raffigurante Orfeo, mentre nei sot-terranei della chiesa si possono visita-re i resti della domus romana di Luci-lia Pactumeia. Nei retrostanti giardi-ni del monastero, nei quali non sonoammessi i visitatori, si erge il bastionedella Colonnella , fortificazione rea-

    lizzata dai Sangallo sotto il pontifica-to di Paolo III (1534-49).Lasciata la chiesa di S. Anselmo, sipuò prendere a destra la via omoni-ma e girare a sinistra all’incrocio

    con via S. Melania. Proseguendo suquesta via, e dopo aver superatopiazza del Tempio di Diana, conti-nuiamo a destra sulla via dallo stes-so nome e, svoltando a destra giun-giamo a piazza S. Prisca. Qui sorgela chiesa omonima.

    Mosaico romano, nel complesso di S. Anselmo, raffigurante Orfeo che, con la sua mu- sica e il suo canto, soggioga il mondo animale 

    Partic olar e della statua di S. Anselmo  Interno della chiesa di S. Anselmo

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    La chiesa ricorda la giovane roma-na, figlia di Aquila e Priscilla, de-capitata sotto l’imperatore Clau-dio (41-54 d.C.). Nella casa di Aquila ePriscilla, che secondo la tradizionesorgeva nello stesso luogo della chie-sa attuale, fu ospitato S. Pietro, il qua-le vi fece opera di conversione. Vi fuospitato anche S. Paolo che, nella Epi-

     stola ai Romani , dice come nella casadi Aquila esistesse una ecclesia dome-

     stica, cioè un luogo di preghiera priva-to, tipico del periodo in cui i cristianinon erano autorizzati a praticare pub-blicamente. I resti della santa furonorinvenuti nel III secolo da papa Euti-chio e trasferiti nella chiesa che da leiprese nome. Si vuole addirittura che la

    chiesa fosse, prima che a Prisca, dedi-cata ai suoi genitori, Aquila e Priscilla.In verità la chiesa di S. Prisca fu titulusfin dal V secolo e dal 499 al 595 i suoi

    sacerdoti furono sempre presenti aiconcili romani. Fino all’XI secolo S. Pri-sca fu officiata dai monaci basiliani diS. Maria in Cosmedin, passando quin-di ai benedettini. Nel Medioevo fuelevata al grado di abbazia romana ea quel tempo fu particolarmente de-vastata dalle incursioni normanne.Nel 1414 passò ai francescani e, nel1455, ai domenicani. Nel Seicento, in-fine, fu affidata agli agostiniani, che

    ancora la officiano. I primi scavi ar-cheologici condotti al livello delle fon-dazioni, cui si è già accennato, porta-rono al rinvenimento di una preziosatabula bronzea che il popolo di Clu-nia, in Spagna, aveva offerto nel 222a.C. a Caio Mario Pudente Cornelia-

    no per la sua opera di governatore.La chiesa presenta una semplice maelegante facciata barocca, opera diCarlo Lambardi, percorsa da due cop-pie di lesene in laterizio su plinti e concapitelli ionici in travertino. Tra le lese-ne è l’elegante portale, affiancato dadue antiche colonne di granito su cuis’apre l’occhio delineato da una cor-nice marmorea. Nei capitelli delle co-lonne del portale, sono volti di cheru-bini; sovrasta il tutto un timpanotriangolare. Il campanile, a vela, èopera di G. Monaco (1961). L’inter-no, diviso in tre navate fu, nel Seicen-

    to, privato di ben tre campate. Le an-tiche colonne ioniche, che dividono lenavate, sono inserite nei pilastri ba-rocchi, il cui ventaglio è ornato da fi-gure di santi, apostoli e angeli. Sul-la parete di fondo, durante i lavorieseguiti per la costruzione della sa-

    crestia, sono venute alla luce le arcate

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    6. Santa Prisca 

    La facciata di S. Prisca

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    della chiesa originaria che, pur aven-do subito gravi danni nell’incendio

    dei primi del Quattrocento, ancoraconservano frammenti di affreschidell’VIII secolo. Da ammirare, inoltre, èun settecentesco affresco di G. Odaz-zi raffigurante La Madonna con An-geli. Nella cappella battesimale ilfonte è ricavato da un capitello com-posito della fine del II secolo d.C., or-nato da foglie lanceolate, ovoli, roset-te e foglie d’acanto. Nonostante l’evi-dente contrasto cronologico, la tradi-zione vuole che in questo fonte S. Pie-tro abbia battezzato sia S. Prisca che isuoi genitori Aquila e Priscilla. Gli af-freschi del presbiterio, raffiguranti il

    Martirio di S. Prisca, sono opera delFontebuoni (1580-1626). Nell’absidesono degli angeli sostenenti meda-glioni e la pala d’altare con S. Pietroche battezza S. Prisca dipinta, nel1600, dal Passignano. Sull’arco trion-fale è lo stemma di papa Clemente XII.

    Nella navata sinistra abbiamo i resti diun affresco con l’Annunciazione, ri-tenuto opera di scuola di BenozzoGozzoli.Dalla navata destra della chiesa si puòaccedere alla zona degli scavi archeo-logici condotti vicino ad un tratto del-l’antico Clivus Publicius nel periodo

    1934-66. Si ipotizza che parte delleemergenze riguardi i resti della casa diLicinio Sura, del I secolo d.C., costituitida un quadriportico trasformato inabitazione nel secolo successivo e daun grande ninfeo absidato d’epocatraianea, nel quale è conservato inte-

    ressante materiale di scavo. Sono statianche recuperati i resti di un edificio adue navate del II secolo, identificatocome l’antico titulus di S. Prisca, sortosull’ecclesia domestica di Aquila e Pri-scilla. Il rinvenimento più interessanteè quello di un mitreo, che conserva le

    tracce di una distruzione subita ai pri-

    mi del V secolo forse ad opera degli

    stessi cristiani. Dal ninfeo si accede al-la cripta della chiesa, con pianta a Tdatata tra il IX e il X secolo, che il Fon-tebuoni affrescò nel 1600 con Scenedella vita di S. Pietro. L’altare baroc-co conserva le reliquie di Aquila, Pri-scilla e Prisca. Si raggiunge così il ve-

    stibolo del mitreo, dove si trovaval’angolo per i sacrifici rituali. La celladove venivano conservate le immagi-ni sacre, e che doveva simbolicamen-te rappresentare la grotta nella qualeera nato il dio, era detta spelaeum. Al-l’ingresso, in due nicchie erano postele statue di Cautes e Cautopates, dicui resta la prima trasformata in Mer-curio. Nella nicchia di fondo dello spe-laeum è collocata invece un’edicolacon un grande rilievo raffigurante Sa-turno giacente e il giovane dio Mi-tra che uccide il toro. A sinistra diquesta nicchia un graffito consente di

    ricostruire la data dell’inaugurazionedel tempio: 18 novembre 202 d.C. Trale immagini ad affresco che ornano lepareti del mitreo si distinguono delleraffigurazioni simboliche dei settegradi della gerarchia iniziatica mitrai-ca collegati ai pianeti. Sulla parete op-

    posta troviamo le figure di sei iniziati,

    Particolare della testa di Helios-Sol, dal mitreo di S. Prisca 

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    indicati con il grado di leones, e i ri-spettivi nomi; essi recano un cratere e

    gli animali del sacrificio: un toro, ungallo, un montone e un maiale. Segueinfine la raffigurazione di una grottadove il dio Mitra e il dio Sole banchet-tano assistiti da due persone che in-dossano una maschera a testa di cor-vo. Oltre la cella si aprono altri locali,tra cui la stanza degli arredi sacri, det-ta apparatorium, contenente resti dianfore, e il Coelus, una sorta di batti-stero, nel quale, all’interno di una nic-

    chia, erano un tempo visibili setteconcentrici cerchi azzurri con intorno i

    segni dello Zodiaco. L’ultimo degliambienti è la stanza delle iniziazioni,quella dove il neofita veniva irroratocon il sangue della vittima sacrificale.Usciti dal complesso di S. Prisca, sipuò discendere sulla sinistra la viaomonima. Al termine della via, sulladestra, si incontra piazza Albania ol-trepassando la quale si prosegue pervia di S. Saba, che in breve ci conducealla basilica omonima.

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    7. San Saba 

    La tradizione narra che s. Silvia,

    madre di s. Gregorio Magno,avrebbe avuto qui una casa conannesso oratorio e che qui si trovasseil primo monastero dedicato a s. Saba,capo del monachesimo orientale. Ilprimo impianto della chiesa sembra

    risalire al VII secolo, quando alcuni mo-naci della comunità fondata da s. Sa-ba presso Gerusalemme, fuggiti dalleinvasioni arabe, giunsero a Roma e vifondarono alcuni monasteri orientali.La prima notizia certa riguardo al ce-nobio paleocristiano risale al 768,quando vi fu imprigionato il falso pa-pa Costantino. Durante l’VIII secolo S.

    Saba viene ancora menzionato, poi-ché gli abati del monastero tenevanocontatti diplomatici fra il papa e l’O-riente e nel IX secolo viene ricordatocome il più importante convento diRoma. Nel X secolo è probabile che ilmonastero fosse tenuto dai benedet-

    tini di Montecassino, i quali avrebberoinfine costruito la prima chiesa al disopra dell’oratorio. Il complesso pas-sò ai cluniacensi nel XIII secolo, poi aicanonici regolari, quindi ai cistercensi.Infine, nel 1573, papa Gregorio XIII(1572-85) lo affidò al Collegio Ger-

    manico Ungarico, retto dai gesuiti.Ingresso al monastero di S. Saba

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    gnello mistico e teorie di agnelli,La Vergine in trono col Bambino e i12 apostoli e Gregorio XIII e santi.Da entrambi i lati della gradinata diaccesso al presbiterio una piccola sca-la immette nella cripta semianulare,con rivestimento marmoreo e traccedi un affresco di difficile datazione. Lepareti della cripta sono quasi intera-mente ricoperte da iscrizioni e daframmenti antichi di recupero. Ad-dossata alla parete destra si trova una

    parte dell’antica schola cantorum,che venne qui ricostruita nel 1943 riu-tilizzando vari frammenti antichi. Ol-tre la navata sinistra si trova la cosid-detta quarta navata, in origine proba-bilmente un portico, coperta a crocie-ra; sulle pareti, si trovano affreschi delMaestro di S. Saba, raffiguranti Laleggenda di S. Nicola di Bari e del-le tre zitelle, Un papa in trono tradue santi e La Vergine in trono traS. Andrea e S. Saba.

    Spostandoci sulla retrostante piazzaBernini, giungiamo nel cuore dell’in-tervento urbanistico, di alta qualitàabitativa, denominato complesso ICPS. Saba, realizzato per conto dell’Isti-tuto Case Popolari da Quadrio Piraninegli anni dal 1906 al 1923. Queste

    case, di modesta altezza, sono per lopiù villini abbinati e serviti ognuno daun proprio accesso, separati da viali econ piccole aree di verde. Al centro dipiazza Bernini si trova una stele, quiinnalzata nel 1920 in memoria degliabitanti del rione morti nella prima

    guerra mondiale.

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    Particolare del portico in cui sono af fissi frammenti scultorei altomedievali

     Affresco raf figurante S. Nicola tra due santi 

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    Si ridiscenda dinuovo da via S.

    Saba per ritor-nare in piazza Alba-nia, dominata dal monu-mento equestre in bronzo dedicatoal personaggio più celebre di que-sta nazione, Giorgio Castriota detto“Scanderbeg”, cioè Alessandro il

    Grande, opera del 1940 di R. Roma-nelli.Dietro il monumento si estende ungiardino dalla forma triangolare,racchiuso tra via della Piramide Ce-stia, via Marmorata e viale ManlioGelsomini. Questo giardino, untempo detto Cestio per la vicinanzadella celebre piramide, a memoriadegli eroici episodi resistenziali chesi verificarono a Porta S. Paolo do-po l’8 settembre 1943, venne deno-minato Parco della Resistenza dell’8 settembre.Nel lato del parco che affaccia su

     via Marmorata ha sede l’Ufficio po-stale, una delle più significative rea-lizzazioni dell’architettura raziona-lista, costruito fra il 1933 e il 1935dai progettisti Adalberto Libera eMario De Renzi. Arretrato di pocorispetto al marciapiede e con ampigradoni fra i prati, l’edificio è for-mato da tre piani più un interrato epresenta tre corpi di fabbrica dispo-sti ad U, in cui l’uso di elementi in

     vetrocemento ha ottimizzato la lu-minosità degli ambienti. Di fronteall’edificio, sul lato opposto di viaMarmorata, un piccolo settore del

    giardino ha conservato la denomi-nazione di Parco Cestio.Da via Marmorata portiamoci apiazza di Porta S. Paolo, dove sorgela porta omonima, in antico deno-minata Porta Ostiense, isolata dallerestanti mura per necessità di traffi-

    co. La porta segnal’inizio della via

    Ostiense, dalla qualederivò il suo primo

    nome. La costruzione nelIV secolo della basilica di S. Paolofuori le Mura portò alla denomina-zione odierna. Costruita in relazio-ne alla Porta Raudusculana della

    cinta serviana, è difesa da torri se-micircolari e conserva, nella parteinterna, i due fornici originari, daiquali si diramavano la via Ostiense el’antica Laurentina, che vennerounificati all’esterno, a scopo difen-sivo, al tempo dell’imperatoreOnorio. La Porta Ostiensis sopporta-

     va un traffico particolarmente in-tenso, poiché collegava via terra lazona dell’ Emporium , lo scalo com-merciale fluviale all’altezza dell’o-dierno rione di Testaccio, con quel-la del porto di Ostia. Gli ambientiall’interno della porta ospitano il

    Museo della via Ostiense, nel quale,oltre a materiali vari, sono allestitidue plastici ricostruttivi di Ostia an-

    8.Passeggiando,

     passeggiando...

    La statua di Giorgio Castriota detto “Scanderbeg” a piazza Albania

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    tica in età imperiale e dei porti diClaudio e di Traiano. Tra la porta ela Piramide Cestia, le mura aurelia-ne presentano un varco, dovuto aicombattimenti della seconda guer-ra mondiale. Tre targhe poste sullemura ne ricordano le principali vi-

    cende: in una viene ricordata la re-

    sistenza contro le truppe tedescheavvenuta l’8 settembre 1943, la se-conda lo sbarco ad Anzio dell’eser-cito alleato del 4 luglio 1944, men-tre nella terza, posta il 24 marzo1980, vengono ricordati i cadutidella resistenza accomunati con le

     vittime del terrorismo.

    L’Ufficio postale in via Marmorata

    La Porta Ostiense

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    La Piramide Cestia appare ora isola-ta, ma anticamente era stata in-clusa, quasi una sorta di baluardo,nel percorso della cinta difensiva volu-ta dall’imperatore Aureliano e costrui-ta tra il 272 e il 275 d.C. La piramide, ilcui livello antico è a quattro metri diprofondità rispetto al piano delle mu-ra, fu costruita per volere di C. CestioEpulone, pretore, tribuno della plebee, secondo quanto dice l’iscrizione che

    si legge su uno dei lati della piramide,membro del Collegio dei septemviri epulones. Questo singolare monu-mento funerario, sintomatico dellospirito egittizzante succeduto alla vit-toria di Azio del 31 a.C., fu innalzatointorno al 20 a.C. in 330 giorni, come

    viene indicato nell’iscrizione, se-condo le disposizioni testamenta-rie di Caio Cestio. È in opera ce-mentizia con rivestimento inlastre di marmo lunense e,con una base di 29,50metri, si erge per un’al-tezza di 36,40 metri.All’interno è situata

    una piccola camera sepolcrale, apertaalla fine di un lungo corridoio. Essa,ornata di affreschi ormai poco leggibi-

    li, risulta suddivisa in riquadri da alticandelabri dipinti poggianti su un altozoccolo, anch’esso affrescato tutto in-torno alla stanza. Agli angoli sonoquattro figure alate, mentre figurefemminili stanti o sedute occupano iriquadri in alternanza a recipienti lu-strali. Il soffitto, coperto da una volta a

    botte, presentava anch’esso dei riqua-dri e forse in quello centrale dovevaessere l’effige di Caio Cestio. Ai quat-tro angoli esterni della piramide eranosituate colonne scanalate disposte suplinti. Il testamento di Caio Cestio da-va disposizioni affinché l’interno del

    suo sepolcro fosse ornato di og-getti preziosi e stoffe pregiate.Dal momento che una legge

    romana del 18 a.C. vietavache fossero sepolte stoffe

    e oggetti di lusso, glieredi, per soddisfare

    in qualche modo le

    disposizioni testa-

    9. La Piramide di Caio Cestio

    La Piramide di Caio Cestio 

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    mentarie del defunto, vendettero glioggetti preziosi e con il ricavato acqui-

    starono due statue bronzee, che prov-videro a far sistemare ai lati della pira-mide stessa. Di esse, che dovevanotrovarsi sul lato orientale del monu-mento, sono rimasti soltanto i basa-menti, conservati presso i Musei Capi-tolini. Accanto alla Piramide è ancoravisibile parte di una pavimentazione abasolato: si tratta di quanto resta del-l’antica via Ostiensis, ortogonale altracciato delle mura. A partire dal Me-dioevo la piramide venne ricordatacon l’epiteto di meta Remi , in contrap-posizione con la meta Romuli , nomeche veniva dato a un’altra piramide,

    più grande, che fino al Cinquecentoesisteva presso S. Pietro. Nel 1656 pa-

    pa Alessandro VII Chigi, come è ricor-dato in un’iscrizione apposta sulla fac-ciata ovest della Piramide, sotto quellaantica, provvide al suo restauro e fu inquella occasione che vennero rialzatesui plinti, agli angoli della costruzione,le colonne che giacevano interrate. Fuanche in tale occasione che si entrònella camera sepolcrale e furono de-scritti in una accurata relazione al pon-tefice gli affreschi, già allora poco con-servati, della cella sepolcrale. Copie diqueste pitture, realizzate nel XVIII seco-lo, si trovano nel summenzionato Mu-seo della via Ostiense.

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    Tornati su viaMarmorata,prendiamo asinistra per via CaioCestio e ci dirigiamo ver-

    so l’ingresso al Cimitero acattolicoper stranieri, tradizionalmente co-nosciuto come Cimitero degli Ingle-si. Un alto muro chiuso inferior-mente e aperto a intervalli nella

    parte superiore, conrafforzamenti a in-tervalli regolari, a so-

    miglianza delle vicinemura aureliane, cinge il

    cimitero e si interrompe in corri-spondenza del cancello. Il portale,in stile neo-gotico, si apre entro unamuratura in peperino, la cui som-mità è a somiglianza di una torremerlata. Sopra è la scritta: RESURREC-TURIS. È possibile accedervi pagan-do il biglietto d’ingresso. Le origini

    di questo cimitero risalgono agli ini-zi del Settecento, allorquando glistranieri residenti a Roma acquista-rono un terreno presso il sepolcrodi Caio Cestio per dare sepoltura aidefunti appartenenti a confessionidiverse dalla cattolica che, al tempo,

    non potevano essere sepolti entro lemura della città. La sepoltura piùantica rinvenuta durante i lavori discavo intorno alla piramide nel1928 risale al 1738, come si leggesulla pietra tombale, che ricorda ungiovane studente di Oxford morto asoli venticinque anni. Questa tomba

    10.Passeggiando,

     passeggiando...

    Il portale di accesso al Cimitero acattolico

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    apparteneva alla parte più anticadel cimitero, che fino al 1824 rimaseprivo di recinzione, poiché questaavrebbe impedito la vista della Pira-mide. Fu durante il papato di LeoneXII che si permise la costruzione diun fossato per proteggere il cimite-ro dalle profanazioni. La concessio-

    ne di una parte di terreno recintatoa fianco della Piramide Cestia e del-le mura fu ufficialmente ratificatadal cardinal Consalvi, allora segreta-rio di Stato, nel 1821, ma si dovetteattendere il 1870 perché fosse rea-lizzato il muro di recinzione. Le ese-quie si svolgevano quasi sempre not-

    tetempo, con il pretesto che la vistadi apparati rituali diversi da quellicattolici avrebbe potuto destare l’iradel popolino. Numerose sono le la-pidi che ricordanoillustri personaggidel mondo lettera-

    rio che vissero aRoma e furono se-polti in questo ci-mitero. Fra questiricordiamo il poe-ta John Keats,morto a Roma ingiovane età, nel

    1821, dopo unapermanenza nellacittà di soli quattromesi. Vicino a que-sta tomba c’è quel-la del pittore Jo-seph Severn, suo

    amico fraterno, che vegliò gli ultimigiorni di vita del giovane poeta. Qui

    è anche sepolto, in un diverso setto-re, il figlio di Goethe, morto a qua-rant’anni nel 1830 e la cui tomba sitrova in corrispondenza della pe-nultima torre, chiusa da una recin-zione in ferro e ornata dal ritrattoscolpito da Thorvaldsen. Quindi è

    la tomba della scrittrice Malwida von Meysenburg, amica di Mazzini, Wagner e Nietzsche. Andando versol’ultima torre vediamo la tomba diun altro grande poeta inglese, Percy Bysshe Shelley, che morì in un nau-fragio a La Spezia l’8 luglio 1822.Nella stessa cavità della torre è an-

    che la lapide che indica la sepolturadell’amico di Shelley, E.J. Trelawny.È da notare quindi la tomba di Jef-ferson Page, ornata dalla scultura diXimenes (1899), e quella del figlio-letto del poeta Shelley, morto nel1819 all’età di tre anni. Percorren-

    do il viale che costeggia le mura ver-so la cappella vediamo anche latomba del famoso pittore dellaCampagna Romana E. Coleman e

    dietro alla sua tombaquelle di tre aviato-ri inglesi segnateda croci fatte ad

    elica. Qui sono se-polti anche Anto-nio Labriola e An-tonio Gramsci.Usciti dal cimiterodegli Inglesi ri-prendiamo a sini-stra il percorso si-no in fondo a viaCaio Cestio. Attra-

     versiamo quindi via Nicola Zabagliaper portarci nell’a-rea di monte Te-staccio.

    La tomba di Percy Bysshe Shelley 

    La tomba di John Keats 

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    Più che di un vero e proprio mon-te, si tratta in realtà di una collinaartificiale, che nel pianoro più al-to misura circa 49 metri di altezza ecirca 45 in quello inferiore; il suo peri-metro è molto irregolare e va da circa250 metri per i lati più lunghi (quelli aest e ovest) a 180 metri per quello anord. La superficie complessiva è di22.000 mq. Il monte si è formato inte-ramente con i frammenti delle anfore

    (testae) che venivano svuotate duran-te le operazioni di scarico delle mercinel vicino Emporium e che si sono ac-cumulati qui per un periodo che vadal I alla metà del III secolo d.C. I fram-menti appartengono, in gran parte,ad anfore olearie della Betica, l’odier-

    na Andalusia, grandi anfore cioè del-l’altezza di circa 75 cm e di circa 55cm di diametro. Le anfore vuote, chea quanto pare venivano utilizzate perun unico trasporto, erano caricate sucarri che salivano mediante sentieri erampe sul grande cumulo. Molti diquesti frammenti recano i timbri difabbricazione impressi sulle anse, al-tre invece conservano i cosiddetti Ti-tuli picti , che erano vergati con cala-mo o pennello, con atramentum neroo con minio rosso, e riportano la dataconsolare, la tipologia del contenuto,il nome dell’esportatore, talvolta la

    destinazione. In un’iscrizione dell’VIIIsecolo, che è collocata nel portico del-la chiesa di S. Maria in Cosmedin,compare per la prima volta il toponi-mo “Testaccio”. Nel 1256 si ha noti-zia di “ludi testacei”, che si tenevanoqui nella seconda metà del Duecento,

    durante il pontificato di papa Alessan-

    dro IV. Fino al pontificato di papa Pao-lo II Barbo (1464-71), vi si correva unpalio carnevalesco (Mons de Palio), fi-

    no a quando questo non venne spo-stato sulla via del Corso, divenendo lafamosa Corsa dei Barberi. L’area con-tinuò, comunque, ad essere teatro dialtri spettacoli, che radunavano ungran numero di persone. Sul monteTestaccio, durante le celebrazioni del-la Settimana Santa, avveniva la con-

    clusione della “Rappresentazione”,che aveva inizio nel vicino Foro Boa-rio, si dirigeva alla Casa dei Crescenzi,detta “casa di Pilato”, seguiva il per-corso sulla via Dolorosa, passando da-vanti alla chiesa di S. Maria in Cosme-din e si dirigeva al monte Testaccio

    dopo avere oltrepassato l’Arco di S.Lazzaro. Sul colle si rappresentava lacrocifissione e la sepoltura di Gesù; aricordo di questa antica usanza, unacroce è ancor oggi visibile in cima almonte. Agli inizi del Seicento gli arti-glieri di Castel S. Angelo scelsero lazona come luogo per le loro esercita-zioni: la postazione di tiro era situatavicino alla Piramide Cestia, mentre ilbersaglio veniva sistemato sulla colli-netta.Durante il Seicento il monte Testacciofinì per divenire una sorta di frigorife-ro cittadino e, su regolare concessio-

    ne da parte degli amministratori citta-dini ai privati, vennero scavate alla ba-se del monte delle cantine, le cosid-dette “grotte” per la conservazionedel vino. Queste grotte erano dispo-ste lungo tutto il perimetro del colle ela pianta del Nolli mostra come, già

    nel 1748, la situazione fosse simile a

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    11. Monte Testaccio

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    quella attuale. Sembra che la primagrotta per il deposito di botti sia stata

    scavata nel 1667. Seguirono le aper-ture di numerose altre grotte, idealiper la conservazione del vino perchéassicurano una costante temperaturadi 7-10 gradi lungo tutto l’arco del-l’anno. La concessione era vincolata

     pro conservatione vini et non aliud fi-

    nem, anche se faceva eccezione lagrotta al n. 16 di via di Monte Testac-cio, utilizzata per la conservazione disalumi. Alla realizzazione delle grottefecero seguito le costruzioni di “tinel-li” per la degustazione del vino a cui,in molti casi, si aggiunsero edifici

    esterni.

    Un altro mutamento il monte Testac-cio lo subì negli anni 1938-42, allor-

    quando si cominciò lo scavo del Cir-co Massimo. Si pensò infatti in quellaoccasione di accumulare la terra di ri-porto sulla collinetta, con il risultatoche oggi vediamo i lati ovest e sud ri-coperti di vegetazione. È degli anniTrenta del Novecento un progetto di

    sistemazione a verde della zona conviali alberati e l’inserimento dellaFontana del Boccale, che possiamoancora vedere in via Zabaglia. Dopoil 1942 vennero sistemate anche legrotte, con eliminazione di gran par-te degli edifici che vi erano cresciuti

    attorno.

    Particolare di Monte Testaccio

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    Da via Zaba-glia si pren-

    da a sinistra via Galvani in fondo al-la quale è piazza Giusti-niani. Sulla piazza, lungo il lato occi-dentale di monte Testaccio, s’ergel’edificio dell’ex Mattatoio, che oc-cupa una superficie di quasi dieci et-

    tari coperti per gli ambienti destina-ti alla macellazione e una lunghezzadi circa 506 metri sulla fronte, che siaffaccia sulla piazza. Quando lanuova amministrazione italiana de-cise di sostituire il vecchio mattatoiopontificio, situato nella zona com-presa fra il Tevere e Porta Flaminia,si scelse la zona del monte Testaccioche, nei primi progetti, doveva esse-re interessata dallo sviluppo di un’a-rea industriale, accanto al fiume ealla linea ferroviaria Roma-Civita-

     vecchia, allora in costruzione. Il di-segno del complesso fu affidato nel

    1888 all’architetto Gioacchino Er-soch, autore di una ristrutturazionedel precedente mattatoio pontifi-cio, e i lavori procedettero conestrema rapidità, tanto che ai primimesi del 1891 l’impianto cominciòad essere utilizzato. L’esperienza ac-quisita dal progettista nella ristrut-turazione del precedente mattatoio

    pontificio contribuìalla realizzazione di

    un complesso note- volissimo, soprattutto

    nella creazione dei servizirelativi al suo funzionamento, for-mato da una serie di edifici perime-trali che racchiudono vaste aree do-

     ve avveniva la vendita del bestiame,

    la macellazione e tutti i processi del-la lavorazione e conservazione dellacarne. In corrispondenza del forni-ce che costituisce l’ingresso princi-pale, su piazza Giustiniani, è un atti-co ornato da un gruppo raffiguran-te un genio alato che, afferrato untoro per le corna, lo sta per atterra-re. All’interno di questo vasto recin-to era ospitato il Foro Boario, in cuiavveniva il mercato del bestiame,che aveva un proprio ingresso su via-le di Campo Boario, analogo a quel-lo su piazza Giustiniani e con la vici-na casa del custode. Tra il 1912 e il

    1918 venne impiantato l’edificio deifrigoriferi sul fianco del mattatoio,nell’area compresa fra via B. Frank-lin e via Volpicelli. La struttura, sudue piani, ha circa dieci metri di al-tezza da un lato mentre da un altroha un piano soltanto. Questo mo-derno complesso, che era illumina-to da lampade a gas e che era uno

    dei più moder-ni in Italia e inEuropa, restòin funzione fi-no al 1975.L’area è desti-

    nata ad acco-gliere le nuovestrutture dellafacoltà di Archi-tettura, dell’Ac-cademia di Bel-le Arti e del

    12.Passeggiando,

     passeggiando...

    L’edificio dell’ex Mattatoio 

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    DAMS dell’Università di Roma Tre.Da piazza Giustiniani si prenda a de-

    stra per via Franklin e poi a sinistra via Manuzio, sino a raggiungere illungotevere Testaccio. Dirigendosia destra verso il Ponte Sublicio e af-facciandosi dal parapetto verso ilfiume, sono visibili alcuni resti dellegrandiose strutture portuali della

    Roma imperiale. Agli inizi del II se-colo a.C. l’asse commerciale dellacittà venne trasferito dall’antico sca-lo fluviale arcaico, situato dove orasorge il complesso dell’Anagrafe di

     via Petroselli, presso una nuova epiù ampia area portuale appenafuori della Porta Trigemina , la portasituata tra le pendici dell’Aventino eil Tevere. Questa nuova area mer-cantile venne battezzata con il no-me di origine greca Emporium e fucorredata con l’imponente costru-zione della Porticus Aemilia , che coni suoi quasi 500 metri di lunghezza e

    60 metri di larghezza era il più vastomercato coperto costruito dai Ro-mani. La struttura, iniziata nel 193a.C. dai censori L. Emilio Lepido eL. Emilio Paolo e completata nel174 dai censori Q. Fulvio Flacco e A.Postumio Albino, era collegata conla via Ostiense e il porto di Ostia e ri-mase funzionale all’attività allo sca-lo commerciale per circa 240 anni.Il complesso, parallelo alla riva delTevere, aveva la facciata formata dauna fila di pilastri in opera quadratadi tufo ed era costituito da settegrandi navate longitudinali, che di-

    gradavano verso il fiume, e da cin-quanta navate trasversali, con pavi-mentazione in terra battuta. Ne ri-mangono alcuni resti tra via Rubat-tino, via Branca, via Florio e viaFranklin, inseriti tra i palazzi e nelgiardino della scuola C. Cattaneo.

    La banchina, che era larga 90 metrie scendeva al fiume con una doppia

    rampa di gradinate, finì per esten-dersi per circa 500 metri, dall’odier-na via Torricelli a via Rubattino, ri-coperta da un lastricato in pietra.Sul margine del fiume erano fissatiblocchi di travertino muniti di fori,attraverso i quali venivano passate le

    gomene per ancorare i battelli e lechiatte trainate dai buoi sulla via Caudicaria , la strada alzaia che univaRoma con Ostia lungo il corso delfiume. Il nuovo bacino artificiale co-struito da Traiano presso la città diPorto, nelle vicinanze dell’odiernocentro di Fiumicino, comportò losviluppo dei collegamenti lungo la

     via Portuense. Favorita da Costanti-no nel IV secolo, Porto finì per dive-nire il principale centro ammini-strativo dei commerci finendo perprivilegiare il traffico sulla riva de-stra del fiume a discapito di quello

    che fino a quel momento si era svol-to a ridosso della via Ostiense. I restidelle strutture murarie, visibili oggisporgendoci dalla spalletta del lun-gotevere Testaccio, vennero in par-te in luce in occasione della costru-zione dei muraglioni del Tevere. Sitratta di una serie di ambienti di cir-ca quattro metri di altezza, costruitiin opera mista con copertura a voltache dovevano costituire il corpo piùavanzato dell’ Emporium . Su questasorta di criptoportico correva un la-stricato in travertino che costituivala banchina adibita al carico e allo

    scarico delle merci. Questa struttu-ra, che rimase in uso fino al VII seco-lo d.C., fu in seguito abbandonata esu di essa si sviluppò un’area cimite-riale. Alla base del complesso sonostati rinvenuti numerosi blocchi dimarmo con marchi in piombo risa-

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    lenti al I secolo d.C., forse sistematiper proteggere le strutture dallepiene del Tevere: la loro presenzaha dato origine alla denominazionedi “ripa marmorata” poi passata alla

     via che collega Porta S. Paolo con lariva del fiume.In quella che anticamente era la re- gio XIII , Aventinus , presso lo scalo flu-

     viale, è inoltre ricordata la presenzadi ben trenta horrea , parola che sta asignificare magazzino, luogo di de-posito. La presenza di magazziniprivati presso il porto risale al tem-po della seconda guerra punica.Fra i più vasti e importanti ricordia-

    mo gli Horrea Lolliana e gli Horrea Galbana . Di questi ultimi, costruitiproprio dietro il complesso dellaPorticus Aemilia , e che rimasero diproprietà privata fino all’epoca del-l’imperatore Galba, sono stati rin-

     venuti resti costituiti da ambientidall’impianto regolare affacciati su

    tre grandi cortili e corredati dai co-siddetti ergastula , cioè abitazioniper il personale responsabile dellostoccaggio delle merci. Presso i ma-gazzini era situata la tomba di Ser-gio Sulpicio Galba, scoperta nel1885 in via G. Branca: una struttura

    a dado in blocchi di tufo con corni-ce in travertino e iscrizione dedica-toria fiancheggiata da fasci littori.Gli Horrea Lolliana furono invececostruiti probabilmente nel 71 a.C.da M. Lollius Palicanus; alla mortedi Lollia Paolina, seconda consortedell’imperatore Caligola, tutti i be-ni della nobildonna, compresi i ma-

    gazzini, furono confiscati da Clau-dio e passarono sotto l’amministra-zione imperiale. Questo grandecomplesso, di cui non restano trac-ce visibili, era situato nella zona sul-l’attuale area dell’ex Mattatoio; at-traversato da strade che lo divideva-

    no in varie zone, esso era dotato ditabernae e attrezzato con un molofluviale per il carico e lo scarico del-le merci. Alle pendici dell’Aventinoera probabilmente il sito di un altrocomplesso di horrea privati, quelliAniciana o Anicetiana , mentre a ove-st della Porticus Aemilia si trovavano

    gli Horrea Seiana , che entrarono afar parte del demanio imperialesotto il principato di Traiano. I restidella Porticus Aemilia e dell’ Empo- rium sono visitabili inoltrando ri-chiesta alla Soprintendenza Ar-cheologica di Roma.

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    I resti dell’Emporium in via Rubattino

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     Via del Circo Massimo:3 - 60 - 75 - 81 - 118 - 122 - 160 - 175 -271 - 628 - 673 - 715 - Metro B

    Piazza Albania :3 - 60 - 75 - 118 - 175 - 271 - 673 - 715

    Piazza di Porta S. Paolo (Piramide):3 - 23 -30 - 60 - 75 - 95 - 118 - 130 - 175- 271 - 280 - 715 - 716 - 719 - 769 - Me-tro B - Ferrovia Roma Lido

    Legenda: 

    I numeri in neretto indicano i capolinea (es. 70)quelli sottolineati indicano i tram (es. 3)quelli in verde le linee solo feriali (es. 30)quelli in rosso le linee solo festive (es. 130)

    Come arrivare a…

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    Punti Informazione Turistica 

    Tutti i giorni ore 9.30-19.30

    • Castel Sant’Angelo - Piazza Pia

    • Santa Maria Maggiore - Via dell’Olmata

    • Piazza Sonnino

    • Via Nazionale - altezza Palazzo delle Esposizioni

    • Piazza Cinque Lune

    • Via Minghetti

    • Visitor Centre - Via dei Fori Imperiali |Tutti i giorni ore 9.30-18.30

    • Fiumicino Aeroporto Leonardo Da VinciArrivi Internazionali - Terminal C | Tutti i giorni ore 9.00-19.00

    • Stazione Termini - Via Giolitti, 34Interno Edificio F / Binario 34 | Tutti i giorni ore 8.00-21.00

    • Aeroporto “G.B. Pastine” di Roma (Ciampino)

    • Lungomare P. Toscanelli - Piazza A. Marzio (Ostia Lido)

    Call Center Ufficio Turismo tel. +39 06 06 06 08

    Centralino Comune di Roma tel. +39 06 06 06

    Comune di Roma 

    Turismo

     Via Leopardi 24

    00185 Roma