28
pg. 8 Giornate Nazionali sulla Corrosione e Protezione - Udine pg. 20 pg. 10 n. 37 - giugno 2009 www.apce.it Periodico registrato presso il tribunale di Roma al n. 67 in data 17.02.98 - Spedizione in abbonamento postale 70% - Roma Forum Italiano Sicurezza Gas Impianti domestici alimentati a gas pg. 24 I Network Sociali e altri Strumenti di Gestione della Conoscenza Applicata alla Corrosione pg. 14 Workshop APCE sull’indicatore di Protezione Catodica (K T ) Forum Italiano Sicurezza Gas Sisma in Abruzzo

APCE Notizie - 37 - giugno 2009

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Associazione per la Protezione dalle Corrosioni Elettrolitiche Rivista scientifica per l’informazione e la prevenzione delle corrosioni elettrolitiche delle strutture metalliche (cathodic protection).

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pg.

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Periodico registrato presso il tribunale di Rom

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Forum Italiano Sicurezza GasImpianti domestici alimentati a gas

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I Network Sociali e altri Strumenti di Gestione della Conoscenza

Applicata alla Corrosione

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Workshop APCE sull’indicatoredi Protezione Catodica (KT)

Forum Italiano Sicurezza GasSisma in Abruzzo

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Page 2: APCE Notizie - 37 - giugno 2009

L'EVOLUZIONE CONTINUA:

Via Vigentina, 2 - S. Genesio ed Uniti (PV) - Tel. 0039 - 0382.580289 Fax 0039 - 0382.580622e-mail: [email protected] web site: www.tecnosystemgroup.com

dopo il per i l monitoraggio remoto dei sistemi di

protezione catodica, la linea si amplia con i nuovi servizi:

il servizio di monitoraggio remoto della pressione nella rete di distribuzione e dei gruppi di riduzione finale

il servizio di telelettura dei contatori industriali, per la rilevazione multioraria del consumo utente

il servizio di telecontrolloper il monitoraggio del livello di liquidi e fluidi

in linea con la delibera ARG/gas 120/08

pubblicità tecnosystem A4-def 30-09-2008 12:27 Pagina 1APCE N_37_OK4:APCE dicembre 03/08/09 15:41 Pagina 2

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n ° 3 7 - G i u g n o 2 0 0 9

EDITORIALE

Sicuri di essere in sicurezza?

14

L e i m m a g i n i

108CONVEGNO UDINE

L’indicatore diprotezione catodica, un pò di storia…

CONVEGNO UDINE

Workshop APCE sull’indicatore di protezione catodica (KT)

CONVEGNO UDINE

I network sociali e altri strumenti di gestionedella conoscenza applicati alla corrosione

20SPAZIO CIG

Forum italiano Gas Sisma in Abruzzo:la gestione dell'emergenza gas nell'impianto dell'Aquila

24SPAZIO CIG

Impianti domestici alimentati a gas

26OPEN SPACE

CEN/TC 219 “Cathodic Protection”

7

L'EVOLUZIONE CONTINUA:

Via Vigentina, 2 - S. Genesio ed Uniti (PV) - Tel. 0039 - 0382.580289 Fax 0039 - 0382.580622e-mail: [email protected] web site: www.tecnosystemgroup.com

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protezione catodica, la linea si amplia con i nuovi servizi:

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in linea con la delibera ARG/gas 120/08

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CICPNDCENTRO ITALIANO DI CERTIFICAZIONE

PER LE PROVE NON DISTRUTTIVE

E PER I PROCESSI INDUSTRIALIPRS N° 012 CSGQ N° 064 A

Membro deli Accordi di Mutuo Riconoscimento EA e IAFSignatory of EA and IAF Recognition Agreement

CERTIFICAZIONE CICPND AL LIVELLO 3IN PROTEZIONE CATODICA

SESSIONE D'ESAME n° 7 - Anno 2009

Il CICPND - Centro Italiano di Certificazione per le Prove NonDistruttive e per i Processi Industriali ha stabilito di tenere pressola propria Sede di Legnano la settima Sessione d'Esame per laCertificazione CICPND al livello 3 in Protezione Catodica nelseguente settore di applicazione:

“Strutture Metalliche Interrate (T)”

Le prove, che saranno solo scritte, in conformità alla normativa UNIEN 15257 e al Regolamento CICPND n° 83 sulla Qualificazione eCertificazione del Personale addetto alla Protezione Catodica,avranno luogo nel mese di Novembre 2009 (il Calendario dellaSessione sarà trasmesso al candidato in tempo utile).La domanda per l'ammissione agli esami dovrà essere richiestaal CICPND e inoltrata alla Segreteria entro e non oltre il 9 otto-bre 2009.

La Segreteria del CICPND è a disposizione per qualsiasi informazione, anche inerente alla sistemazione alberghiera

Tel. 0331-545600 - Fax 0331-543030E-mail: [email protected]

ENTE NAZIONALE ITALIANO DI UNIFICAZIONE

ENTE PER LE NUOVE TECNOLOGIEL’ENERGIA E L’AMBIENTE

Patrocinato da:

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SESSIONED'ESAME COGNOME NOME RESIDENZA PV SETTORI CERTIFICATO

N.

T M C I

T Alberizzi Mario Milano MI 18/12/2013 C 232

T Balzi Giuseppe Pomezia RM 18/12/2013 C 230

T Battistelli Maurizio Pesaro PU 30/3/2014 C 30/3/2014 C 30/3/2014 C 247

T Bazzoni Bruno Milano MI 30/3/2009 R 30/3/2009 R 36

T Benedetto Sergio Verolengo TO 18/12/2013 C 225

T Bongiovanni Cesarino Anzola dell'Emilia BO 18/12/2013 C 226

E Brugnetti Fabio Milano MI 21/11/2011 C 199

T Cacia Umberto Roma RM 25/11/2009 R 50

T Caterini Umberto Milano MI 6/12/2011 R 6/12/2011 R 52

T Cavalieri Sergio Roma RM 18/12/2013 C 224

T Ceriani Giuseppe Legnano MI 18/12/2013 C 231

T Chlapoutakis Georgios Castel S. Pietro BO 18/12/2013 C 246

T Condanni Domenico San Donato Milanese MI 30/3/2009 R 30/3/2009 R 30/3/2009 R 40

T Di Biase Lucio San Donato Milanese MI 18/12/2008 R 2

T Faragalli Giacomino Roma RM 18/12/2013 C 233

T Fioranti Elio Trieste TS 30/3/2014 C 252

T Foschi Lino Cesena FC 30/3/2014 C 30/3/2014 C 257

T Gentile Davide Milano MI 18/12/2013 C 221

T Giacomelli Franco Prato PO 18/12/2013 C 228

T Gianolio Claudio Grugliasco TO 18/12/2013 C 223

E Grigis Massimo Selvino BG 14/6/2011 C 186

T Guidi Maurizio Mondolfo PU 30/3/2014 C 30/3/2014 C 30/3/2014 C 248

T Lazzari Luciano Rodano MI 30/3/2009 R 30/3/2009 R 30/3/2009 R 37

T Lodi Oreste Cremona CR 18/12/2013 C 245

E Longhi Alessandro Matteo Arcore MI 14/6/2011 C 187

T Marinelli Ugo Ancona AN 30/3/2014 C 30/3/2014 C 251

T Martinelli Roberto Sorbolo PR 30/3/2009 R 45

E Martini Federico Nerviano MI 14/6/2011 C 188

T Minini Lorenzo Darfo Boario Terme BS 18/12/2013 C 243

T Piccinini Giuseppe Civitanova Marche MC 26/7/2011 R 57

T Puccetti Renzo Prato PO 18/12/2013 C 229

T Rasini Massimo Cervia RA 30/3/2014 C 250

T Rossi Fabrizio Piacenza PC 18/12/2013 C 222

T Rossi Ernesto San Donato Milanese MI 18/12/2013 C 227

T Scaduto Pietro Camogli GE 30/3/2014 C 249

T Severini Alfredo Roma RM 30/3/2009 R 42

T Spadaro Salvatore Asti AT 18/12/2013 C 244

T Tedesco Giovambattista Montecalvo Irpino AV 18/12/2013 C 220

T Teli Lamberto Bonate Sotto BG 26/7/2011 R 58

E Vairani Dario Soresina CR 23/11/2012 C 215

T Vavassori Francesco Seriate BG 26/7/2011 R 59

T Villa Emilio Milano MI 18/12/2013 C 219

E Volpi Fabrizio Bergamo BG 21/11/2011 C 198

T Volpi Giuseppe Bergamo BG 26/7/2011 R 60

T Zanatti Gaetano Milano MI 18/12/2013 C 218

Personale certificato al livello 3 di protezione catodica

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range: -5,00 / +5,00 Volt

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range: -10,00 / +10,00 Volt

Risoluzione 0,01 Precisione +/-0,02 VoltPartenza ritardata - Memorizzazione

di n. in un secondoAlimentazione con batteria al Litio sostituibile

Software di elaborazione grafica con selezione dei dati.

Si possono graficare e stampare tutti i file relativi alle letture del data logger serie

FT-100/MV ( ). Possibilità di scegliere fra i seguenti modelli

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[email protected] www.econorma.com

Due ulteriori importanti possibilità del software sono la funzione “

” e quella relativa al “ .

Nella parte inferiore del report è riportata la sommatoria del tempo complessivo per “intervallidi tempo” selezionabili. Si può inoltre stampare il report per "Cronologia", "Ordinato perdurata" oppure "Ordinato per tipologia", dopo aver scelto per minima o massima.

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FUORI SOGLIA INDICE DI VARIABILITA’ (Bassa, Media, Alta)

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Page 7: APCE Notizie - 37 - giugno 2009

l’editoriale di gino magnoni

e riprogettazioni, i ripensamenti, le economie imposte dalla crisigenerale che sta coinvolgendo tutti i settori, ci costringono aprestare maggiore attenzione al nostro operato, alle nostrescelte per continuare ad operare ed a mantenere la fiduciadi tutti, nei settori industriali in generale ed al nostro inparticolare.

In questo ambito meritano sicuramente attenzione alcune indi-cazioni richiamate negli interventi che si sono succeduti nelledue manifestazioni svolte nel mese di giugno scorso, di cui tro-verete ampio riscontro all’interno di questo numero del noti-ziario. Le manifestazioni hanno evidenziato in entrambi i casi, per glispecifici settori di interesse, che dove è presente “la conoscen-za ed il rispetto delle regole” dei vari disposti legislativi e nor-mativi, anche in caso di contrazione di risorse o di eventiimprovvisi non prevedibili, la struttura di cui l’azienda si è dota-ta ci mette nelle condizioni di superare le difficoltà che siamochiamati ad affrontare.Mi riferisco al workshop organizzato da APCE all’interno dellamanifestazione “Giornate nazionali sulla corrosione e protezio-ne” appuntamento biennale organizzato dall’AssociazioneItaliana di Metallurgia, ed al Forum Italiano Sicurezza GasCombustibili, organizzato dal Comitato Italiano Gas. Entrambe le manifestazioni hanno avuto il merito di sollevarediversi spunti di riflessione su argomenti di interesse per gli

addetti ai lavori. Quello svolto a cura di AIM - APCE, ad Udine il 25 giugno scorso, di cui tro-verete ampia diffusione nelle pagine interne, si è posto l’obiettivo di creare un momento diconfronto e scambio sulle regole di valutazione dei sistemi di protezione catodica delle retigas, che APCE ha predisposto in accordo con AEEG ormai da più di sei anni.L’altra manifestazione, il Forum Italiano Sicurezza Gas, ormai ricorrente appuntamento delComitato Italiano Gas, svoltosi a Milano il 10 e l’11 giugno, con l’intenzione di “fare siste-ma per una sicurezza sostenibile”, come armonizzare gli interventi dei soggetti istituzionaliponendosi una serie di domande su: quali possono essere le azioni da adottare per miglio-rare le condizioni di reti e impianti, se è possibile fare sinergia tra le parti per raggiungereuna sicurezza sostenibile e, soprattutto, se esiste una reale volontà tra gli operatori di faresistema.Tra i numerosi argomenti trattati, la nuova regolazione tecnica e di mercato, l’aumentatoruolo degli Enti territoriali nella prospettiva federalista, le più recenti normative in materiadi concessioni hanno evidenziato a tutti gli attori, i limiti del proprio operare come pre-supposto per una più ampia collaborazione finalizzata a superare le posizioni di parte e con-dividere l’obiettivo comune orientato alla sicurezza.Il programma dei lavori ha proposto numerose ed interessanti memorie, alcune delle qualimeriterebbero da sole un approfondimento, non solo per le idee ed i suggerimenti dacogliere, ma anche per le economie di gestione che ne possono derivare, ma di questo tor-neremo a parlare anche nei prossimi numeri del notiziario. Per quanto concerne questa edizione vi segnalo la recensione dell’intervento sulla gestio-ne dell’emergenza gas nell’impianto di distribuzione gas dell’Aquila durante il recente sismache ha distrutto gran parte della città.Un saluto a tutti.

Gino Magnoni

Sicuridi essere in sicurezza?

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L’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas (AEEG), fin dalla emanazione nell’anno2000 della prima deliberazione, la n. 236 “Adozione di direttiva concernente la disci-plina della sicurezza e della continuità del servizio di distribuzione del gas”, si è postal’obiettivo di “disciplinare” il comportamento dei distributori di gas per le attivitàrilevanti ai fini della sicurezza. Così è stata promossa la creazione di una metodolo-

gia di misura e registrazione dei principali parametri di sicurezza per la distribuzione del gas quali:dispersioni di gas, controlli del grado di odorizzazione del gas, servizio di pronto intervento,misurazioni del potenziale di protezione catodica, ispezione programmata delle reti di distribu-zione, ecc.La stessa deliberazione 236/00, da una parte ha avuto il merito di affidare a differenti Associazionitecniche il compito di colmare il vuoto normativo e di regolamentare alcune attività che nelnostro paese non avevano trovato riscontro nella pubblicazione di norme, mentre dall’altraparte ha evidenziato alcune criticità, quali ad esempio: la mancanza di una chiara definizione delladocumentazione minima obbligatoria relativa alle diverse prestazioni regolate dalla delibera: valea dire la localizzazione delle dispersioni, le misurazioni di protezione catodica, le misure di odo-rizzazione, ecc.Per la loro attuazione anche le altre delibere che negli anni si sono succedute, hanno richiestouna forte collaborazione tra l’AEEG, gli Enti di normazione e le Associazioni tecniche al fine difavorire la creazione ed il miglioramento progressivo di regole finalizzate alla garanzia della qua-lità e sicurezza dei servizi di distribuzione del gas. L’APCE per il ruolo che ha sempre svolto, è stata chiamata a portare il proprio contributo agliaspetti riguardanti la protezione catodica, fornendo criteri di comportamento sulla sua applica-zione alle reti di acciaio, da parte di tutte le imprese distributrici. Aspetto, devo dire, non sem-plice poiché la valutazione dell’applicazione di efficace protezione catodica è costituita da diver-si fattori e l’Autorità ha sempre richiesto di semplificare il più possibile il numero di dati e para-metri da valutare.Va ricordato che in Italia oggi sono presenti più di 300 imprese di distribuzione di gas con oltre3000 impianti, la distribuzione avviene attraverso 230000 km di rete, di questi circa 190000 sonoin acciaio, il 96%, tra bassa e media pressione, di qui l’importanza che assumono ancora di più gliaspetti riguardanti la protezione catodica.In Italia la protezione catodica delle reti di distribuzione in acciaio del gas è resa obbligatoria sindal 1952; è prescritta e regolamentata da Leggi, Decreti Ministeriali e norme UNI di settore. Lenorme che la interessano direttamente sono oltre venti alle quali si uniscono le Linee guida pro-dotte dall’APCE e pubblicate dall’UNI che hanno affrontato aspetti non sufficientemente rego-lati dalle norme nazionali o europee, proprio per favorire l’applicazione delle regole sulla prote-zione catodica richiamati nelle delibere dell’AEEG ed uniformità di comportamento.A fronte dell’esperienza maturata dall’APCE e in questi anni di vigenza delle delibere dell’AEEG,ci si è resi conto che la specifica attività di protezione catodica risultava essere applicata inmaniera eterogenea, ed un controllo finalizzato a verificare la congruità dei dati da partedell’AEEG avrebbe comportato un’estrema onerosità sia per l’Autorità che per i distributori,

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Interventodel Predidente APCEing. Gino Magnoni

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L’indicatore diprotezione catodica,un pò di storia…

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vista la quantità di dati da analizzare.Nel settembre 2004, l’AEEG dopo successivedeliberazioni ha emanato il “Testo integrato inmateria di qualità dei servizi di distribuzione,misura e vendita del gas, prevedendo obblighidi registrazione e di comunicazione dei dati. Nel caso della protezione catodica il tuttoconfluisce nel documento denominato“Rapporto annuale dello stato elettrico del-l’impianto di distribuzione” dove tutti gli annil’impresa distributrice riepiloga il raggiungi-mento o meno dell’efficienza e affidabilità dellagestione e conduzione dei propri sistemi diprotezione catodica in conformità alle disposi-zioni legislative, norme (regola dell’arte) elinee giuda.Dopo una serie di confronti tra l’AEEG el’APCE, per definire un comportamento uni-voco relativo alle attività di protezione catodi-ca svolte sull’impianto di distribuzione gas“efficace e non efficace applicazione della pro-tezione catodica”, l’Autorità ha demandatoall’APCE la definizione di un modello di calco-lo per misurare i criteri adottati (progettazio-ne, gestione e conduzione) con i criteri stabi-liti nelle disposizioni legislative, norme e lineeguida vigenti in materia. Il modello di calcolonon poteva misurare il livello dell’efficacia dellaprotezione catodica applicata alle condotte néla rispondenza delle misurazioni eseguite aivalori dello stato elettrico di riferimento o alcriterio del potenziale di protezione, poichéqueste valutazioni e correlazioni sono di esclu-siva pertinenza e competenza dell’impresadistributrice.Il calcolo da eseguire per tutti i sistemi di pro-tezione catodica di ciascun impianto di distri-buzione, valuta se le tubazioni in acciaio facen-ti parte della distribuzione gas possano essereconsiderate in efficace protezione catodica omeno.L’APCE, coinvolgendo tutti gli attori, ha istitui-to un gruppo di lavoro ad hoc che ha prodot-to la linea guida “Metodologia di valutazionedei sistemi di protezione catodica di unimpianto di distribuzione gas”, questo docu-mento, di supporto per gli aspetti riguardantila progettazione e la gestione dei sistemi diprotezione catodica degli impianti di distribu-zione; fornisce un modello di calcolo, che age-vola il compito di coloro che sono chiamati,nell’ambito della propria Società, a redigere ilrapporto annuale dello stato elettrico dell’im-pianto di distribuzione.Le linee guida sulla metodologia di valutazionedell’efficacia dei sistemi di protezione catodicadi un impianto di distribuzione gas, hannoavuto il compito di facilitare l’interpretazione ela rendicontazione dei dati relativi della prote-zione catodica in maniera univoca e in formaomogenea per tutti i distributori di gas pre-senti nel nostro Paese.Quindi è stato prodotto un software di valu-tazione dello stato elettrico dell’impianto di didistribuzione, pubblicato in seguito nel nostrosito internet www.apce.it; così facendo è stato

consentito a tutti di verificare se le attivitàeffettuate fossero conformi o meno alle indi-cazioni richiamate dalle linee guida.In sintesi chiunque abbia potuto o voluto col-legarsi al sito internet dell’APCE, nell’areaaperta a tutti, ha potuto inserire a video i datidel proprio sistema di protezione catodica ecalcolarne il valore dell’indicatore di protezio-ne catodica.Questo modello di calcolo, va a valutare illivello di adeguatezza e affidabilità della prote-zione catodica applicata alle reti di distribuzio-ni gas attraverso un indicatore di sintesi dellaprotezione catodica.Il dato numerico finale fornito dall’indicatoreconsente di indicare sinteticamente il livello diefficacia ed affidabilità della protezione catodi-ca attuata sulla rete di distribuzione per cia-scun sistema di protezione catodica.In questo modo siamo convinti che l’APCEabbia prodotto un valido supporto a tutti glioperatori del settore della distribuzione delgas, siamo oggi qui con piacere, perché a seianni dalla sua prima applicazione possiamofare un resoconto e perché no, anche delleproposte di miglioramento che dal dibattitopossono emergere.

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Il calcolo daeseguire pertutti i sistemidi protezionecatodica diciascunimpianto didistribuzione,valuta se letubazioni inacciaio facen-ti parte delladistribuzionegas possanoessere consi-derate in effi-cace protezio-ne catodica omeno.

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Page 10: APCE Notizie - 37 - giugno 2009

L’Associazione Italiana di Metallurgia (AIM), organizzatrice del convegno GiornateNazionali di Corrosione e Protezione (GNCP), VIII edizione, in collaborazione conl’APCE ha coordinato un workshop sull’indicatore di protezione catodica (KT) a cin-que anni dalla sua applicazione pratica. Ai lavori, che hanno occupato l’intera matti-nata del 25 giugno, hanno partecipato oltre 60 congressisti, circa metà su invito

dell’APCE tra gli operatori delle società distributrici del gas e la rimanente costituita in preva-lenza da giovani congressisti.I lavori del workshop sono stati aperti dal presidente dell’APCE, ing. Gino Magnoni, il cui inter-vento è riportato nelle pagine precedenti. L’ing. Magnoni ha tracciato la storia dell’indicatore diprotezione catodica e ne ha sottolineato l’importanza per una gestione in sicurezza della rete didistribuzione del gas in Italia. Purtroppo era assente per improvvisi importanti impegni il rap-presentante dell’Autorità dell’energia elettrica ed il gas (AEEG), che avrebbe potuto ribadire ilpunto di vista istituzionale sul tema in discussione. Il segretario dell’APCE, Sergio Cavalieri, hapoi fornito indicazioni sui numeri che stanno dietro l’indicatore, come il numero di aziende coin-volte, il numero di impianti censiti, evidenziando quelli che hanno superato il valore minimo del-l’indicatore e il lavoro che l’APCE con l’AEEG hanno svolto in questi anni per arrivare ad unaseppure sintetica banca dati delle attività di protezione catodica svolte dai distributori di gas suiloro impianti.Come da programma, è stata data la parola a Luciano Lazzari del Politecnico di Milano,Dipartimento Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, che ha svolto un inter-vento dal titolo “Analisi di alcune criticità dell’indicatore KT di Protezione Catodica”, a cui è poiseguito il dibattito.Lazzari, nel suo intervento molto tecnico, ha svolto un’analisi dell’indicatore sia dal punto di vistametodologico, sia sui risultati ottenuti. Di seguito riassumiamo i punti salienti ripresi anche daldibattito.Dopo aver ribadito che l’indicatore KT, ai sensi della delibera n. 168/04 dell’Autorità per l’ener-gia elettrica e il gas, allegato A, articolo 29.4 […], ha lo scopo di […] valutare il livello di effica-cia e affidabilità della protezione catodica attuata sulle reti in acciaio di distribuzione gas […]”(linee guida APCE), la cui definizione ai sensi della Deliberazione ARG/gas 120/08, Parte I, art. 1,recita: Protezione catodica efficace è la condizione di efficace applicazione della protezione cato-dica; è misurata dall’indicatore di efficacia (KT) ai sensi delle linee guida dell’APCE, pubblicatedall’Uni; è individuata da un valore di KT maggiore o uguale a 60. Opinione di Lazzari è che “data la varietà e la variabilità delle condizioni degli impianti di prote-zione catodica l’uso di un indicatore in grado di rappresentare in modo sintetico e comparativolo stato della protezione catodica appare appropriato, comodo e utile. Infatti, proseguendo, l’in-dicatore è stato concepito come un parametro in grado di esprimere se la progettazione e l’in-sieme delle verifiche periodiche di un impianto sono la premessa per il raggiungimento della pro-tezione in conformità con le norme vigenti; tuttavia, ha voluto sottolineare con decisione, chel’indicatore di per sé non rappresenta il raggiungimento della protezione.Secondo Lazzari, dopo cinque anni di applicazione dell’indicatore di protezione catodica (KT) sipuò già stilare un bilancio allo scopo di valutarne l’applicabilità pratica, i risultati ottenuti, la capa-cità di differenziare le diverse situazioni impiantistiche, l’opportunità di alcune modifiche sullabase di alcune valutazioni critiche e infine la conferma dell’approccio e dell’impostazione delmodello adottato. Ecco come ha poi proseguito, sulla base dell’esperienza acquisita: “una prima

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c o n v e g n o u d i n e

Workshop APCEsull’indicatore diprotezione catodica (KT)

Dopo cinqueanni di appli-cazione dell’in-dicatore diprotezionecatodica (KT)si può già sti-lare un bilan-cio allo scopodi valutarnel’applicabilitàpratica

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conclusione generale, è che si è dimostratal’applicabilità pratica dell’indicatore, risultatodi facile applicazione, per quanto riguarda ilcalcolo, grazie al modello messo a disposizio-ne dall’APCE, ma ha mostrato di non essere ingrado di rappresentare alcune tipologie di reteo di impianti (per esempio, geometrie “radiali”e non unilineari, come trattate dall’indicato-re)”.Altra conclusione preliminare è stata che lastruttura dell’indicatore richiede una verificaalla luce dell’esperienza acquisita e dei risulta-ti ottenuti, pur non essendo in discussionel’approccio adottato, basato sulla probabilitàsoggettiva, che permette di valorizzare l’espe-rienza, ma richiede una verifica dei pesi adot-tati nella formulazione dei vari coefficienti,oltre che alla puntuale verifica della conformitàcon i requisiti minimi delle norme UNI. Ecco ipunti salienti toccati da Lazzari.

Pesi relativi alla progettazionee gestione

Appare poco razionale che il peso assegnatoagli aspetti di progettazione K1 sia correttodalla successiva gestione K2, perché sembre-rebbe vero il contrario, ossia data la progetta-zione (non modificabile, in linea di principio) èil parametro gestione che ne viene influenzatoe modificato. È tuttavia probabile che il risulta-to non cambi se si assegnano stessi pesi, manella formula attuale è ulteriormente abbassa-to il peso della progettazione che già di per séè conteggiato basso; è necessario giustificaremeglio la scelta dei pesi adottati. Sembrerebbepiù logico, prosegue Lazzari, che sia il peso K2(assegnato alla gestione) che debba esserecorretto (o integrato) dal peso assegnato allaprogettazione K1 perché è un’attività prece-dente e, in linea di principio, non modificabile.Nella formula attuale è ulteriormente abbassa-to il peso della progettazione che già di per séè conteggiato basso e appare più logico consi-derare la semplice somma dei due parametri.La scelta di attribuire un peso 0,3 alla proget-tazione e 0,7 alla gestione appare, secondoLazzari, discutibile, almeno sulla base delle giu-stificazioni fornite, per esempio, argomenta, seè vero, come si legge nel documento, che unabuona progettazione non garantisce un buonrisultato se l’esercizio è carente o trascurato;è vero anche il contrario, ossia, una cattivaprogettazione (per esempio, assoluta inade-guatezza) non può portare attraverso l’eserci-zio a un risultato accettabile, perché mancanole premesse necessarie. La proposta di Lazzariè che i pesi relativi debbano essere uguali. In sede di progettazione, la previsione dellabuona riuscita della protezione è legata alladistribuzione della corrente, che dovrebbeessere la più possibile uniforme lunga la lun-ghezza della linea o rete di distribuzione (aparità di condizioni del rivestimento). Ora, lacorrente risulta distribuita tanto più uniforme-

mente quanto più è corta la linea e non in baseal numero dei posti di misura, i quali sono soloprevisti per la successiva verifica delle condi-zioni di protezione.Sulla base di quanto sopra, i pesi relatividovrebbero essere invertiti: più peso alla lun-ghezza della linea e minor peso al numero deiposti di misura.

Pesi relativi al coefficiente K2inerente la gestione conoperatore in campo

La distinzione tra misure di breve durata emisure registrate è stata valutata attribuendoun peso 0,3 alle prime e 0,7 alle seconde, rite-nendo, evidentemente, che i risultati delleprove di breve durata siano meno affidabili diquelli forniti dalle misure registrate. Secondo Lazzari, è più realistica una differen-ziazione più sfumata, per esempio 0,4 con ope-ratore in campo e 0,6 con strumenti registra-tori, perché anche le misure di breve durataforniscono informazioni spesso più che suffi-cienti sullo stato di protezione, se eseguite neimomenti di intensificazione delle correntidisperse.

Coefficiente K inerente lemisure di breve durata e

coefficiente K inerente lemisure registrate

È questo il commento più radicale al modellodell’indicatore, dove Lazzari afferma che non ègiustificato l’aumento delle misure equivalentidel 15% rispetto a quanto richiesto dalla nor-mativa, perché in tal modo si afferma chequanto previsto dalla norma non è ritenutoadeguato. La sua proposta è di eliminare taleincremento. Dal punto di vista matematico,Lazzari fa rilevare inoltre che le tre formuledegli indici K2 potrebbero essere semplificatee uniformate a una più semplice dipendenzalineare.Sullo specifico indice K , Lazzari trova inade-guata la maggiore valenza attribuita alle misuredi breve durata, in rapporto 11:1 rispetto allemisure registrate, poiché occorrerebbe tenerepresente che i fenomeni elettrochimici in pre-senza di campi elettrici variabili sono per loronatura lenti, e quindi tali da non richiedere unafrequenza di misura dei parametri, per esem-pio il potenziale, inferiore ai minuti e in moltecircostanze a qualche ora.Lazzari è poi arrivato alle conclusioni generali.È sua opinione che l’applicabilità pratica del-l’indicatore di protezione catodica si è dimo-strata facile, grazie al modello di calcolo messoa disposizione dall’APCE, ma occorre fareattenzione alla raccolta dei dati richiesti e, sullabase dei risultati ottenuti si possono individua-re i parametri che richiedono una modifica peril raggiungimento del valore minimo.

Una primaconclusionegenerale, èche si è dimo-strata l’appli-cabilità prati-ca dell’indica-tore, risultatodi facile appli-cazione, perquantoriguarda ilcalcolo, grazieal modellomesso adisposizionedall’APCE

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I risultati ottenuti hanno dimostrato, in questianni, che sono di aiuto alle imprese distributri-ci per monitorare i propri impianti, sia in ter-mini di gestione sia di revisione della progetta-zione e consentono il confronto fra diversiimpianti di un operatore, oltre che consentirela programmazione degli interventi migliorati-vi.Per quanto riguarda la capacità dell’indicatoredi protezione catodica di differenziare le diver-se situazioni impiantistiche, si può affermareche il modello ha mostrato due carenze noncontemplando da una parte la situazioneimpiantistica in cui le tubazioni sono dispostea raggiera (per esempio reti di raccolta dicampi olio o gas) e dall’altra che la geometriadi molte reti di distribuzione del gas, che nonè unilineare come trattato dal modello. Lazzari afferma su questo punto che ritienenecessario che il modello sia implementato inmodo da poter trattare anche le geometriesopra indicate, e quindi poter essere utilizzatoanche in impianti diversi dalla distribuzionegas.È emersa, secondo Lazzari, l’opportunità dialcune modifiche, quali: - la strutturazione dell’indicatore di prote-

zione catodica con una soglia minima, indu-ce gli operatori al semplice raggiungimen-to di tale soglia, se non si introducono deipremi o dei benefici in base al suo supera-mento;

- non appare chiaro e convincente un crite-rio di giudizio del livello di protezionecatodica, basato sull’indicatore, che nonfornisce, ovviamente, informazioni sulgrado di protezione, ma solo sulla “predi-sposizione minima” del sistema;

- il modello contiene alcune incoerenze,come indicato nell’analisi precedente.Alcuni pesi nelle formule dovrebbe esseresottoposti a inchiesta pubblica per unaloro conferma o correzione;

- non appare chiaro l’introduzione nelmodello di un numero di misure maggiorea quanto richiesto dalle norme UNI, per-ché costituisce un aggravio non giustificatoper gli operatori.

Infine, secondo Lazzari, è da confermare inpieno il tipo di approccio metodologico impie-gato e la relativa impostazione. In particolare:- la struttura del modello, basato sull’ap-

proccio della probabilità soggettiva, è cor-retto, accettabile e funzionale;

- l’impostazione è confermata a parte l’e-ventuale correzione o taratura di alcunipesi impiegati;

- potrebbe essere possibile una semplifica-zione di alcuni algoritmi per rendere ilmodello più facilmente revisionabile;

- l’indicatore ha confermato lo scopo percui è stato proposto.

È poi stato aperto il dibattito.Il Presidente APCE apprezzato l’intervento delprof. Lazzari per l’apertura di un tavolo di

discussione su un argomento delicato e senti-to da molte imprese di distribuzione del gas,invita dr. Sergio Benedetto a commentare perconto di APCE quanto illustrato da Lazzari.

Senza entrare nel merito specifico degli argo-menti trattati, Benedetto pur condividendo lanecessità di semplificare per quanto possibilel’attuale indicatore, si è focalizzato ad eviden-ziare le ragioni interne ed esterne per le qualiil gruppo di lavoro APCE ha a suo tempo opta-to per alcune scelte nella realizzazione dell’in-dicatore.

In particolare pur condividendo il principioche il peso della progettazione sia almenoequivalente a quello della gestione, l’attualepercentuale rispettivamente del 30 e 70%sono frutto di approfondita discussione altavolo con l’Autorità. infatti essendo la mag-gior parte delle concessioni di reti di distribu-zione gas in scadenza, un peso al 50% attribui-to alla componente progettazione penalizze-rebbe il distributore subentrante per sceltefatte da distributori precedenti. Inoltre è signi-ficativamente importante per l’Autorità valu-tare il distributore sulla base dell’attivitàgestionale dell’anno di riferimento. Analogamente per quanto riguarda la suddivi-sione della rete, in linea di principio sarebbemolto più corretto pesare maggiormente laseparazione elettrica della rete rispetto allaspaziatura dei posti misura, ma anche qui pre-vale la ragione citata per la progettazione.

L’aumento del 15% riportato dall’indicatorerispetto a quanto richiede la normativa invigore, che Lazzari mette in discussione, ripor-ta di fatto un errore concettuale e pertantosarà sicuramente oggetto di proposta di revi-sione. La sua introduzione, in fase di stesuradella linea guida, aveva lo scopo di premiare idistributori più virtuosi che fanno un numerodi controlli maggiore di quelli minimi previstidalle norme, al fine di tener conto di situazio-ni gestionali particolarmente difficili, dove peravere certezza dello stato di protezione ènecessario intensificare i controlli. Probabilmente Lazzari ha ragione nel sottoli-neare che così come è scritta la regola nonraggiunge l’obiettivo prefissato, ed in alcunicasi può addirittura essere penalizzante.

Infine la maggiore valenza attribuita alle misu-re di breve durata rispetto a quelle registrateè dettata dalla normativa in vigore, anche seLazzari ha evidenziato come le misure di brevedurata, ai fini gestionali, vadano eseguite e valu-tate con attenzione.

APCE a conclusione del workshop ringrazia gliorganizzatori ritenendosi soddisfatta dellamanifestazione in considerazione del numerodei partecipanti, degli interventi svolti e deglil’argomenti trattati.

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itInoltre è signi-ficativamenteimportanteper l’Autoritàvalutare ildistributoresulla base dell’attivitàgestionaledell’anno diriferimento

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P u b b l i r e d a z i o n a l e

C a s eHistory

voluzioni normative: la deliberazione7 Agosto 2008 – ARG/gas 120/08

L’autorità per l’Energia Elettrica ed il Gasintroduce, con la recente evoluzione normati-

va la deliberazione 7 agosto 2008 – ARG /gas 120/08 – Testounico della regolazione della qualità e delle tariffe dei servizi didistribuzione e misura del gas per il periodo di regolazione2009-2012 (TUDG): approvazione della Parte I ‘Regolazionedella qualità dei servizi di distribuzione e di misura del gas peril periodo di regolazione 2009-2012 (RQDG)’.

La Delibera, entrata in vigore il 1 gennaio 2009, stabilisce lenuove procedure per adempiere agli obblighi di sicurezza, con-tinuità e qualità commerciale del servizio di distribuzione emisura del gas, regolati sino ad oggi dalla precedente deliberanr. 168/04.La nuova delibera è caratterizzata dalla continuità con la pre-cedente ma introduce, al tempo stesso, alcune significativenovità: in un’ottica di ulteriore rafforzamento di sicurezza equalità dei servizi, è previsto un nuovo meccanismo di penalitàe incentivi: gli operatori che non raggiungeranno gli obiettivifissati dall’Autorità dovranno pagare delle penalità, mentrecoloro i quali, invece, riusciranno a realizzare miglioramentisuperiori a quelli stabiliti, riceveranno degli incentivi.

Oggetto della Delibera sono la riduzione delle dispersioni, l’o-dorizzazione, il pronto intervento, la Protezione Catodica: inparticolare, sottolineiamo che, ai fini di promuovere investi-menti innovativi rilevanti per i recuperi di sicurezza, vengonointrodotti due fattori di amplificazione degli incentivi, rispetti-vamente per i sistemi di telecontrollo dello stato di protezio-ne catodica delle reti in acciaio e di telecontrollo delle pres-sioni di esercizio dei gruppi di riduzione. La delibera prevede, per questi ultimi, il collegamento degliincentivi al numero di GRF sottoposti a telecontrollo, anzi-ché alle estensioni delle reti dotate di GRF sottoposti a tele-controllo, prevedendo il riconoscimento massimo degli

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Via Vigentina, 2 27010 San Genesio ed Uniti (PV)Tel. 0039 0382 580289Fax. 0039 0382 [email protected]

incentivi al superamentodella soglia del 10% sulnumero totale dei gruppi diriduzione finale ed il telecon-trollo sia della pressione iningresso sia della pressione inuscita del gruppo di riduzionefinale.

Tecnosystem, in linea con quantoindicato nella delibera, disponeattualmente, nell’ambito della lineaMATRISS, di un sistema per il moni-toraggio della pressione:

PPOL – Pressure Point On Line è ilsistema per il telecontrollo dellepressioni che permette di effettuareun monitoraggio costante e conti-nuo: il dato rilevato in campo dal-l’acquisitore è trasmesso via GSM /GPRS ad una Centrale Operativache procede al trattamento deldato stesso ed alla sua pubblicazio-ne su sito dedicato www.ppol.il.

Il sistema PPOL include anche, cosìcome gli altri servizi della lineaMatriss, tutto quanto necessario arendere fruibile il dato all’utente, inmodo semplice ad un costo certo epredeterminato: un data basegestionale dati, ricco di strumenti edaccessori, tutto il traffico telefonicogenerato in campo dagli acquisitoriverso la centrale operativa, gliaggiornamenti hardware e software,il supporto h8 da parte degli opera-tori di Centrale, la gestione delFront End Machine to Machine, lagaranzia di sostituzione apparati perqualsiasi evento possa danneggiarel’acquisitore di campo, etc.

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utilizzo degli strumenti informatici è in continua evoluzione e si sta affermando anchein campo scientifico, consentendo una migliore e più veloce comunicazione tra gliutenti delle tecnologie e gli esperti. Non è però altrettanto diffuso il cambiamentoculturale che questi strumenti dovrebbero favorire, e cioè il migliore utilizzo dellerisorse e la condivisione della conoscenza. Nell’ambito industriale dell’Oil&Gas le attività sui materiali e sulla corrosione si pre-

stano in modo particolare ad essere gestite con questi strumenti perché sono di interesse tra-sversale e richiedono la collaborazione di diverse componenti, interne ed esterne all’azienda.Anche le associazioni tecniche possono trovare nuovi stimoli per la loro attività e aumentare lacomunicazione tra i loro aderenti. Il Comitato Tecnico TC10 dell’ESIS ha di recente attivato unNetwork Mediterraneo sulla Corrosione che viene brevemente descritto in questo articolo.

Introduzione

Nell’ambito del Comitato Tecnico ESIS TC10 (Environmentally Assisted Cracking) è in corso daqualche tempo un dibattito sull’evoluzione possibile per il ruolo delle associazioni tecniche, chedevono e dovranno sempre di più confrontarsi con i nuovi sistemi di comunicazione e di gestio-ne della conoscenza. In particolare, il TC10 ha recentemente organizzato un workshop che, col-legandosi ad una serie di incontri precedenti, ha avuto lo scopo di discutere le opportunità chepotrebbero essere offerte dai Social Network, utilizzati come strumento per collegare tra loroesperti nel campo della Corrosione, della Meccanica della Frattura e più in generale delle disci-pline che riguardano la Scienza dei materiali. Il workshop si è svolto con il supporto da parte del gruppo di Knowledge Management dellaDivisione E&P dell’Eni (KM Team) ed è servito come punto di partenza per il lancio di un Gruppodi lavoro che si basa su strumenti disponibili in rete (è stato scelto il network sociale Xing -www.xing.com). E’ stato lanciato in questo modo, con il nome di NetMed, un Gruppo che in particolare vorrebbe stimolare un maggiore coinvolgimento di operatori pro-venienti dalle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. L’esperimento è partito da alcuni mesi e sta muovendosi con una certa lentezza, dovuta soprat-tutto alla mancanza di una sufficiente partecipazione attiva da parte dei membri. Nonostante ciò,gli autori di questo lavoro ritengono che possa valere la pena di insistere: infatti questo tipo diesperimento non è facile da gestire, sia perché occorre abbastanza tempo da dedicare, sia per-ché (e soprattutto per questo secondo motivo) la gestione della conoscenza richiede una formadi cambiamento culturale che non è per nulla facile da ottenere. Si tratta infatti di stimolare la

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c o n v e g n o u d i n e

G. Gabet ta , F.Capr io t t i , D .DeSant i sEn i D i v i s i one E&P, San Donato Mi lanese

I network sociali ealtri strumenti di gestione della conoscenzaapplicati alla corrosione

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propensione a condividere, e di superare ilvecchio concetto di “Conoscere è potere”.Un cambiamento che forse non è particolar-mente congeniale agli esseri umani in questafase della loro storia, ma che potrebbe diven-tare necessario per un futuro migliore. In questo articolo si cercherà di fare unapanoramica dei principali concetti su cui sibasa la gestione delle reti sociali, e si descri-verà l’esperienza pratica fatta finora attraversola rete mediterranea NetMed.

Knowledge management,comunità di pratica e

reti sociali

L’utilizzo di strumenti informatici e soprattuttodella posta elettronica e della rete mondiale(World Wide Web) è ormai consolidato e dif-fuso in gran parte del mondo. Le associazioniprofessionali, tra cui ad esempio quelle che par-tecipano a queste Giornate, hanno un sito Weba cui affidano la pubblicizzazione di eventi e dicui si servono in generale come di una vetrinaper la proprie iniziative. Tuttavia, molto spessoquesti siti sono poco più di una trasposizione suweb di quello che una volta era veicolato sucarta, attraverso riviste, giornali, lettere… tuttoquesto non è sufficiente a ritenere di aver uti-lizzato al meglio gli strumenti a disposizione, esoprattutto potrebbe non essere d’aiuto perquel cambiamento culturale che sta diventandosempre più necessario. Infatti, con l’aumento continuo degli strumen-ti informatici a disposizione, e con il cresceredelle possibilità di comunicazione attraverso larete, la quantità di informazioni ricevuta egestita delle persone e delle aziende sta cre-scendo a velocità impensabile fino a pochi annifa, e questo crea non pochi disagi nello svolgi-mento del proprio lavoro (Fig.1).Contemporaneamente, nelle aziende crescel’importanza dei cosidetti “asset intangibili”,

che si rivelano in molti casi essenziali per ilvantaggio competitivo.

Tutto questo ha fatto nascere e reso popolari isistemi di Gestione della Conoscenza(Knowledge Management, KM). I sistemi di KMaiutano ad immagazzinare e rendere fruibile laconoscenza presente in azienda per scopi qualila soluzione dei problemi, l’apprendimento dina-mico, la pianificazione strategica. Questi sistemitra l’altro supportano il processo decisionale. Laconoscenza infatti può essere suddivisa in duecategorie principali: Conoscenza Esplicita eConoscenza Tacita. Quest’ultima consiste nelpatrimonio di esperienza delle persone, e puòessere resa esplicita solo attraverso contattidiretti tra di esse. La Conoscenza Tacita e lacapacità di utilizzarla potrebbero fare la diffe-renza tra le aziende (e le organizzazioni di ognitipo) in un mondo globalizzato, dato che si stimache la Conoscenza Esplicita sia soltanto il 20%circa del totale del patrimonio di conoscenza diun’organizzazione. Il resto è conoscenza tacita, esolo una piccola parte di questa ultima vienenormalmente condivisa. Una delle sfide piùimportanti del KM è quindi quella di fornire glistrumenti per condividere la conoscenza tacita,che è il patrimonio personale dei partecipanti aduna organizzazione (un patrimonio creato per lamassima parte a spese e con il supporto del-l’organizzazione stessa). Questa sfida è particolarmente importante perle aziende nel settore dell’Oil & Gas, dato che leattività in questo settore sono nate e si sonosviluppate quasi contemporaneamente nelmondo: questo comporta che un grande nume-ro di tecnici siano oggi contemporaneamentevicini alla pensione, e che il loro patrimonio diconoscenza rischi di essere “espulso” dall’azien-da prima di essere adeguatamente condiviso. L’efficienza di una organizzazione è spesso basa-ta su network individuali ed informali, attraversoi quali gli individui si aiutano l’un l’altro nella quo-tidiana soluzione di problemi operativi. Spessoperò non rimane alcuna traccia di questi scambidi conoscenza (tipicamente, sono scambi cheavvengono a voce o magari per telefono, e chenon vengono registrati). Un sistema di KM puòessere utile per rendere evidenti i networkinformali ed individuali, e per organizzarli inmodo tale che il flusso di informazioni, cono-scenza ed esperienza possa diventare un benefi-cio per tutti coloro che vi partecipano. In particolare il sistema di KM sviluppato nellaDivisione E&P di Eni utilizza le Comunità diPratica (Communities of Practice, CoP), chesono comunità virtuali di persone che condivi-dono una passione per qualcosa di cui hannoesperienza, e che interagiscono regolarmenteper imparare come svolgerla nel modo miglio-re. Il valore di una CoP risiede nell’abilità dimettere insieme la crescita personale con lastrategia dell’organizzazione. Le Comunità diPratica nascono all’interno di contesti organiz-zativi più ampi, come gruppi di persone chesvolgono attività comuni interagendo tra loroin modo informale. Tre concetti di base defini-scono una comunità di pratica: • L’impegno in una attività comune

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con l’aumentocontinuo deglistrumentiinformatici adisposizione, econ il cresceredelle possibilitàdi comunicazio-ne attraversola rete, laquantità diinformazioniricevuta egestita dellepersone edelle aziendesta crescendoa velocitàimpensabilefino a pochianni fa

Fig. 1: Le informazioni a disposizione aumenta-no vertiginosamente (Novartis)

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• La forte coesione sociale tra i membridella comunità • La condivisione di una cultura specifica.

Il legame tra i membri di una CoP non è sanci-to per statuto o per contratto. Ci sono stimolidi tipo emotivo: i partecipanti credono in quel-lo che fanno e hanno voglia di crescere e diapprendere insieme. L’apprendimento avvienetramite il fare. D’altro canto, un Social Network (rete sociale)consiste di un gruppo di persone connesse traloro da diversi legami sociali, che vanno dallaconoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vin-coli familiari. Con l’esplosione dell’InformationTechnology e di Internet, sono nati in grannumero i cosiddetti social network online. E’anche diventato importante lo studio delle retisociali (Social Network Analysis), che può esse-re considerato una tecnica-chiave della sociolo-gia moderna. In particolare, i social networkonline (social networking websites) rappresen-tano un potente strumento a supporto dell’in-terazione a distanza tra le persone, degli scam-bi di conoscenza e dell’associazionismo in gene-rale (gestione delle persone, organizzazione dieventi, comunicazione). Esistono numerosi sitidi Social Networking (più di 200 nel mondo),spesso specializzati per macro-ambiti sulla basedelle relazioni che vengono “mappate”. I macro-ambiti più popolari sono: • amicizia/scopi ludici(es: www.facebook.com -www.myspace.com -www.orkut.com) • professionale (es: www.linkedin.com -www.xing.com) • medico (es: www.patientslikeme.com -www.sobercircle.com)

Le motivazioni più comuni per partecipare adun social network online sono: • Condividere informazioni personali (inte-ressi, foto, curriculum vitae) • Rimanere in contatto con persone distanti • Riallacciare i contatti con “vecchie cono-scenze” (compagni di scuola, di lavori pre-cedenti, di passate attività) • Trovare nuovi contatti sulla base di criteripersonali (es: sulla base dei propri interes-si/esperienze lavorative) • Organizzazione di eventi (mailing list,gestione delle partecipazioni agli eventi,calendario condiviso) • Cercare lavoro o nuove opportunità dibusiness • Più in generale, per condividere un sensodi comunità

L’elemento di congiunzione tra il KnowledgeManagement e l’analisi delle reti sociali è costi-tuito proprio dalle “Comunità di Pratica” (CoP)descritte sopra, che rappresentano il luogo ovela conoscenza degli individui e le interazioni cheavvengono tra di loro generano le pratiche con-crete che costituiscono l’output dell’organizza-zione. Le CoP, ufficializzate o meno, sono gene-

ralmente presenti in qualsiasi organizzazione, mail loro ruolo risulta particolarmente determi-nante nel caso di organizzazioni il cui successo èlegato alla gestione e alla produzione di beniintangibili. In queste organizzazioni, la fonte del-l’apprendimento organizzativo è basata sulledinamiche di scambio della “conoscenza infor-male” tra gli individui. Dal punto di vista dell’a-nalisi sociale, le CoP si presentano come sotto-gruppi di attori coesi, ovvero come cluster all’in-terno del network di una organizzazione. AncheI Comitati Tecnici e i Gruppi di lavoro all’internodelle associazioni di categoria possono essereconsiderati Comunità di Pratica, e possonoquindi essere un buon punto di partenza percostituire una Rete Sociale.

Perché una rete socialeper la corrosione

La motivazione alla base della decisione dicostituire una rete sociale che si occupi di cor-rosione si basa prima di tutto sulle considera-zioni generali che consigliano in questo campol’utilizzo del metodi del KM: • C’è una enorme quantità di informazioni adisposizione. La nostra è una tecnologiamatura; ciò nonostante, ci capita spesso didover correre ai ripari per errori o man-chevolezze anche piuttosto evidenti.Dobbiamo riuscire a: • Scegliere tra le molte opportunità ciò cheè davvero utile • Essere capaci di farlo senza sprecare trop-po tempo • Convincere della bontà dei nostri suggeri-menti chi è preposto a prendere una deci-sione (management, ufficio acquisti, ecc…)

A questo scopo sono utili le banche dati, lacondivisione di esperienza, i motori di ricerca.Molto materiale è disponibile su Internet, mapuò essere difficile riuscire a selezionare ciòche serve, e separarlo da quello che è offertocon scopi più che altro commerciali. • Abbiamo ormai molte persone che conse-guono titoli di studio. Bisogna utilizzarle almeglio: – Evitando di sprecare risorse e capacità – Migliorando lo scambio e la collabora-zione

Infatti, tutti sappiamo risolvere – si spera – Iproblemi semplici; ma quello che non sappia-mo risolvere è spesso molto complesso, trop-po complesso per un cervello solo. Il TC10 dell’ESIS è un gruppo particolarmenteattivo per quanto riguarda le collaborazioni. Inparticolare, alcuni membri del TC10 ESIS pro-vengono da enti di ricerca e Università dell’EstEuropa. Sono stati fatti in passato progetti diricerca comuni, e la collaborazione con questicolleghi è stata utile e fruttuosa. Attualmenteperò si è notato un certo rallentamento nellapartecipazione, attribuibile – almeno in parte –ad alcuni fattori come per esempio:

La nostra èuna tecnologiamatura; ciònonostante, cicapita spessodi dover corre-re ai ripari pererrori o man-chevolezzeanche piutto-sto evidenti

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• I ritmi di lavoro in aumento – forse ancheper un utilizzo non ottimale degli strumen-ti informatici, vedi ancora la Figura 1. • Il proliferare di gruppi di lavoro, incontri econferenze a cui, d’altro canto, diventaspesso problematico partecipare.

A partire dal 2006 è iniziata una collaborazionetra il TC10 e la Egyptian Corrosion Society(ECS), in occasione della 25ma conferenzaannuale “Corrosion Problems in Industry”,tenutasi il 4-6 Dicembre 2006 in Egitto (9).Questa collaborazione sta proseguendo, tramitela partecipazione di membri del TC10 alle con-ferenze annuali della ECS. Il dibattito sulle moda-lità per realizzare una maggiore collaborazionetra le nazioni del nord Africa e l’Europa, nell’am-bito della Corrosione e dell’Integrità Strutturale,è iniziato allora ed ha portato alla realizzazionedi un incontro tematico che si è tenuto pressoVeneziaTecnologie nell’ottobre 2008. Su suggerimento dei membri del KM team diEni E&P, è stato deciso di utilizzare un networkon line. Tipicamente, un network online offrealcuni strumenti: • Profilo personale: pagina descrittiva diuna persona (informazioni generali, contat-ti, eventuali foto, etc.); i criteri di protezio-ne della privacy possono essere definiticon precisione. • Lista dei “friends”: ad ogni persona èassociata una lista di “amici” che sonoautorizzati ad interagire maggiormente. • Homepage riassuntiva: una pagina rias-suntiva che notifica i cambiamenti recentiall’interno della propria rete di amici. • Messaggistica (senza ricorrere alla propriaemail), sia pubblica, che privata.

La partecipazione ai network è libera; esistonoalcuni Network di tipo “professionale” chesono stati esaminati per decidere quale potes-se essere opportuno utilizzare. Nell’ambito del Network prescelto, Xing (sipronuncia “Crossing”) è stato creato unGruppo tematico, sfruttando una possibilitàche è a disposizione di tutti coloro che si iscri-vono al Network. Il sito Web contiene: • Una pagina descrittiva del gruppo, con ilsuo logo (Fig.2) • La lista dei partecipanti (con il collegamen-to ai relativi profili) • Indicazione dei moderatori, con la possibi-lità di indicarne fino a 5 (attualmente nesono stati inseriti 3)

I membri possono fare le seguenti azioni:

• inviare messaggi e newsletter ai membridel gruppo (senza bisogno di passare attra-verso una casella di posta personale) • condividere un calendario e creare/gestireeventi • partecipare ad un forum

Per adesso, ci sono 38 membri iscritti aNetMed. Si ritiene che la partecipazionepotrebbe essere molto maggiore, e si sta cer-cando di lavorare in questa direzione, invitandoper esempio altre persone e segnalando even-ti che potrebbero essere di interesse. NetMed cerca di stimolare una maggiore colla-borazione con operatori presenti nella regionedel Nord Africa. La zona è stata scelta perchéospita molti impianti vecchi e nuovi soprattut-to nel settore dell’Oil&Gas, e anche perché inquesti paesi sono presenti università e associa-zioni tecniche con una certa tradizione, cheperò non sempre sono conosciute, soprattuttoall’estero, in tutte le loro potenzialità.

Conclusioni

Il Network Mediterraneo NetMed descrittobrevemente in questa nota è nato su iniziativa delTC10 ESIS e con il supporto del KM Team di EniE&P, cercando - almeno come primo passo - distimolare una maggiore collaborazione con ope-ratori presenti nella regione del Nord Africa. Lazona è stata scelta per il suo interesse da partedel settore dell’Oil&Gas, e anche per conosceremeglio e coinvolgere le università e associazionitecniche di paesi che normalmente non sonocoinvolti nell’associazionismo tecnico. L’utilizzo dei network sociali disponibili in retenon è sempre immediato e congegnale allepersone che hanno una formazione di tipoingegneristico; si tratta tuttavia di un esperi-mento interessante, che vale la pena di sup-portare, anche e soprattutto perché i nuovistrumenti informatici a disposizione e la quan-tità di informazioni che vengono veicolateattraverso la rete, se da una parte possonoessere utili e migliorare i risultati, possonoanche causare ritardi se non errori. Occorre migliorare i processi decisionali uti-lizzando al meglio tutti i mezzi – naturalmentequelli informatici, ma anche e soprattutto quel-li umani – a disposizione. I network sociali pos-sono essere uno di questi mezzi; la tematicarelativa alla corrosione e sua prevenzione,oppure quella dell’integrità strutturale di com-ponenti di impianto può essere un argomentoimportante per imparare a sfruttare qualcheopportunità in più.

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Occorremigliorare iprocessi deci-sionali utiliz-zando almeglio tutti imezzi – natu-ralmentequelli informa-tici, ma anchee soprattuttoquelli umani –a disposizione

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Fig. 2: Logo NetMed

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La possibilità di attingere ad una massa notevole diinformazioni rischia di impedirci di fatto di utilizzar-

ne anche solo una parte di queste; non basta infatti averesolo l'accesso teorico ad una informazione, ma occorre cheessa sia effettivamente fruibile. E' questo il problema centra-le della statistica: rendere davvero utilizzabili grandi quantitàdi informazioni, teoricamente disponibili, ma di fatto difficil-mente gestibili, relative agli oggetti della propria indagine.Infatti, tutte le informazioni, per contribuire effettivamentead accrescere la conoscenza di un fenomeno, hanno bisognodi essere trattate da vari punti di vista: occorrono tecnicheaccurate di rilevazione, procedere ad accurate selezioni edinfine un lavoro di organizzazione e di sintesi. Il lavoro stati-stico ha senso solo se si confronta con grandi quantità diinformazioni. Quest'ottica statistica ha guidato il trattamen-to di sintesi dei dati registrati dai data logger, dati che pos-sono raggiungere la ragguardevole quantità di 131.000. Perrendere disponibili le informazioni rilevate, oltre ovviamen-te alla possibilità di verificare in dettaglio tutti i valori rac-colti, è stata prelevata dalla scienza statistica la modalità diriepilogo dei dati della media. Lo scopo principale di un valo-re medio è di fornire un valore numerico capace di rappre-sentare sinteticamente tutti i dati di un certo insieme. Ilsoftware rielabora i valori secondo la media aritmetica e lamedia mediana

La media aritmeticaÈ la media più conosciuta e applicata, si assume come fun-zione la somma dei dati. Precisamente si definisce mediaaritmetica di più numeri quel valore che, sostituito ai dati,lascia invariata la loro somma. La media aritmetica si applicacorrettamente per determinare il valore centrale di unaserie con andamento lineare e anche per avere una misuraattendibile di una serie di misure di una grandezza geome-trica, fisica. La sua caratteristica è di essere comunque sen-sibile ai picchi di valore che può assumere l'elenco delleregistrazioni, quindi non appiattisce la curva risultante.

La MedianaData una successione di dati, disposti in ordine crescente, lamediana è il dato che occupa la posizione centrale. Lamediana è una media di posizione e rappresenta il valorecentrale della distribuzione quando i dati sono ordinati.Precisamente la mediana non è influenzata dai valori estre-mi della distribuzione dei valori, quindi se la distribuzione èmolto asimmetrica, il valore mediano è più appropriato dellamedia aritmetica per esprimere un valore sintetico delle let-ture.

Come scegliere una mediaUn valore sintetico si può calcolare in vari modi. Alcuni valo-ri medi soddisfano a una condizione d'invarianza di un valo-re globale come la media aritmetica che lascia invariata lasomma dei termini. Altri valori medi non considerano tutti i

valori della distribuzione, ma solo alcuni di essi,come la mediana, che occupa la posizione cen-trale della distribuzione. Si usa la media arit-metica per determinare un valore che esprimaun concetto di equi distribuzione quando, peresempio, si vuole determinare una media delletemperature. Il valore mediano è il valore cen-trale della distribuzione e risulta indipendenteda forti differenze fra i dati. Non si può dareuna regola generale di scelta del tipo di media,ma si deve calcolare più di un valore medio escegliere quello più interessante per il proble-ma in esame. Le medie cui si ricorre più fre-quentemente in pratica sono la media aritme-tica e la mediana.

SCARTO QUADRATICO MEDIODeviazione StandardData una successione di dati ed avendone cal-colata la media, l’sqm viene utilizzato per dareuna valutazione dell’incertezza da associare atale stima Si rivela molto utile per quantificarel’intervallo entro il quale si distribuiscono levarie misure. Si può infatti assumere la devia-zione standard come errore da associare alvalore medio della misura.

VISUALIZZAZIONE GAUSSIANAE’ utile per interpretare, in una unica videata, ladistribuzione totale delle letture fatte con lostesso valore della misura. Caratteristiche della distribuzione normale:1. simmetrica centrata sulla media2. va da -infinito a +infinito3. media +- 1 deviazione standard = 68,3% deivalori4. media +- 2 deviazione standard = 95,4% deivalori5. media +- 3 deviazione standard = 99,7% deivalori

Ciò che rende ragguardevole questa distribu-zione, è che si tratta di un vero e proprio pontefra la matematica ed il mondo reale.Supponiamo di effettuare una misurazione, due,tre, ..., n volte e di avere uno strumento con ungrado di precisione abbastanza elevato. Avremodei risultati differenti dovuti all'inevitabileimprecisione del nostro strumento e del nostrooperato, che sono detti errori accidentali. Serappresentiamo le misure che otteniamo su ungrafico e poi facciamo crescere le misurazionifino all'infinito, ci accorgeremo che il grafico siavvicina sempre di più alla curva di Gauss.

“FT-Graph-2 “Programma di sviluppo grafico con stampa

Elaborazione grafica con selezione dei dati. Si possono graficare e stampare tutti i filerelativi

alle apparecchiature della ECONORMA S.a.s. serie "FT"

in vetrina

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RAGGRUPPAMENTO DELLE LETTURE PER VALOREIl programma dà la possibilità di visualizzare tutte le letture, con data e ora,relative ad un determinato e selezionato valore della misura.

Come calcola il software.Per ottenere i valori medi per entrambi i sistemi di calcolo il programmaesegue una scansione dei valori letti tramite una finestra, una specie di lentedi ingrandimento che scorre sulla sequenza di numeri e ne calcola la media.L'asse su cui questa finestra si muove è il tempo e per essere più precisapossibile la scansione procede sovrapponendo leggermente il termine del-l'intervallo considerato con l'inizio del successivo, in tal modo più puntientrano contemporaneamente nel calcolo di due valori medi. Con le lettu-re comprese negli estremi della finestra si esegue la funzione di calcolorispettivamente della media aritmetica e della mediana secondo le regolestatistiche ufficiali e se ne ottiene un punto che compone il grafico.

Un'altra ulteriore importante possibilità del software è la funzione “Duratatotale dei fuori soglia”.In fondo al report, nella riga dell'ultima pagina, è riportata la sommatoria deltempo complessivo per “intervalli di tempo” selezionabili. Nel campo "FUORI SOGLIA (minuti)". si possono inserire i tempi oltre iquali verranno visualizzati i fuori soglia che superano tale tempo di durata.Mettendo “0” come durata minima, verranno visualizzati tutti i fuori soglia.Si può scegliere fra soglia "Minima" , "Massima" o tutte e due assieme."Stampa i fuori soglia". In questo caso si stampano le tabelle con data e orae valore e durata.Questa icona dà inoltre la possibilità di selezionare e stampare il report per"Cronologia", per "Ordinata per durata" oppure "Ordinata per tipologia"dopo aver scelto per minima o massima.In fondo al report, nella riga dell'ultima pagina, è riportata la sommatoria deltempo complessivo e cioè la “Durata totale dei fuori soglia”.Un'altra ulteriore possibilità del software è la funzione "Trova" che per-mette di visualizzare subito, nel report, un testo o un valore.Il report può inoltre essere visualizzato per "Pagina intera", "Larghezza pagi-na" oppure "100%".Il tasto con l’icona “Stampa i fuori soglia” si abilita solo mettendo il segnodi spunta su grafico “Completo” nella cartella mobile “Parametri”

ADEGUAMENTO SOFTWARE “FT-Graph-2”al SETTORE PROTEZIONE CATODICAIn conformità alla norma UNI 10950

Calcolo dell’INDICE DI VARIABILITA’ di un punto di misura a cui si rife-risce l a registrazione- Alla media aritmetica si aggiunge il +/- 10 % od il +/- 25 %

BASSA VARIABILITA’: quando il 95 % delle letture sono compresi oduguali tra il range calcolato (+/- 10 della media artitmetica)MEDIA VARIABILITA’: quando il 95 % delle letture sono compresi oduguali tra il range calcolato (+/- 25 % della media aritmetica)ALTA VARIABILITA’: quando il 95 % delle letture non sono compresi trail range calcolato (+/- 25 % della media aritmetica)

ECONORMA S.a.s.Prodotti e Tecnologi per l’Ambiente

Via Olivera 52 - 31020 San Vendimiano - TV - ITALYTel. 0438-409049 - Fax: 0438-409036 Cellulare: 335-5222692www.econorma.com - [email protected]

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a disavventura del terremoto è stata un'esperienza da cui il mondo del gas èuscito in maniera positiva, e nell’ambito della sicurezza ciò è un segno diserietà e preparazione del sistema. La presentazione illustra la cronologia del-l'evento relativamente all'impianto gas dell'Aquila, gestito da Enel Rete Gas, perpoi cercare dischematizzare 3 fasi operative, con l’intento di offrire spunti di

riflessione all'interno delle organizzazioni delle aziende di distribuzione gas. Il 6 aprile alle ore 3.32 si verifica un sisma con un'intensità pari a 5.8 della scala Richter;l'effetto devastante è immediato: si conteranno infatti 62.000 sfollati, 45.000 edifici colpi-ti e 49 comuni investiti dall'evento. La parte relativa all'impianto di Enel Rete Gas gestitoin Abruzzo riguarda la città dell'Aquila e altri 5 comuni serviti in estensione. Nella città dell'Aquila sono presenti 3 cabine primarie, una delle quali è nella frazione diOnna, questa cabina si trova molto vicino all'epicentro, ma non ha avuto nessun tipo didanno e ha continuato a funzionare regolarmente. Ad Onna tutti gli edifici sono crollati,tranne 2 case e la cabina medesima. Alle 3.36 arriva la prima chiamata al numero di pron-to intervento, con la richiesta di sospensione del servizio. Nel frattempo anche il sistemadi telecontrollo della cabina aveva trasmesso il primo allarme, relativo alla mancanza ditensione elettrica, dal momento che la cabina continuava a funzionare.Si è registrato un incremento della portata e nel giro di pochi minuti si è passati da pochemigliaia di m3 (normale portata notturna) a 4-5 volte tanto. Ciò dovuto ai crolli chehanno divelto le colonne montanti, originando dispersioni a bocca libera. Nel giro di pochiminuti viene dichiarata l'emergenza e nel giro di un’ora, un’ora e mezza l'impianto vienemesso in sicurezza mediante la chiusura di tutte le cabine di primo salto. In un’ora e mezzo il sistema gas è riuscito a mettere in sicurezza l'impianto; non ci sonostati scoppi né incendi, consentendo ai soccorritori di operare in sicurezza. Oggi l'impiantonon è ancora completamente attivato dal momento che la zona centrale dell'Aquila è tut-tora inagibile. Per cercare di razionalizzare gli eventi successivi al terremoto, si è cercatodi suddividere gli eventi in tre fasi che vanno dall'emergenza acuta (la messa in sicurezza)all'esigenza di riattivare in sicurezza l'impianto e le forniture, e che sono caratterizzate datempi e durate diverse. La prima fase è durata 1/1,30 ore, la seconda e la terza si sono in parte sovrapposte. Laterza è ancora in corso, non è più una situazione di emergenza, si stanno ancora attivan-do impianti e forniture.

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Forum italiano GasSisma in Abruzzo:la gestione dell'emergenza gasnell'impianto dell'Aquila

Recensione dell’inter-vento a cura di ing.Alessandro Cornati(Responsabile FunzioneIngegneria e Unificazione– Enel Rete e Gas)

c o n v e g n o

Nei giorni 10 e 11 giugno scorsi, nell’aula magna dell’Università Cattolica di Milano sisono tenuti i lavori del Forum Italiano Sicurezza Gas. I lavori, che hanno avuto un lusin-ghiero apporto partecipativo, hanno prodotto numerosi ed importanti spunti di discussio-ne, anche in virtù della qualità delle relazioni presentate ed alla vivacità che ha animatola tavola rotonda d’apertura e il panel finale.Tra tutti, abbiamo scelto di riportare la sintesi di un intervento che per la sua specifi-cità e drammaticità si propone quasi come un “case history” di un evento che ha messoalla prova non solo l’azienda interessata, ma anche il sistema di regole che il settore gassi è dato in questi ultimi anni e che nel contesto hanno dimostrato la loro efficacia.

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Nella fase acuta bisogna evitare il drammanel dramma, evitare di aggiungere al proble-ma altri problemi, ma per fare questo siincontrano ostacoli, anche banali, la cui riso-luzione in campo, nel contesto specifico, haevidenziato una serie di difficoltà. Il primo problema riguarda l'attivazione delservizio di reperibilità, del personale che loeffettua e di quello normalmente in serviziosull'impianto. Un primo problema è statoquello di raggiungere il personale in servi-zio. Per quanto il servizio sia dimensionatoin maniera corretta, in situazioni comequella del terremoto, il turno, viene pesan-temente condizionato; i dipendenti abitanoa l'Aquila e sono stati coinvolti dall'evento,per cui era possibile che risultassero inizial-mente irreperibili. Oltre a ciò occorre con-siderare una serie di altri problemi: il primoriguarda l'indisponibilità e di mezzi e attrez-zature. Altro elemento, recuperato il mezzodi trasporto per muoversi, la viabilità cherisulta compromessa. Inoltre per garantirela sicurezza all'impianto, chi interviene, deveavere un minimo di sicurezza personalegarantita (ad esempio per andare a chiude-re la cabina di Onna, il personale ha dovutosuperare un ponticello poi dichiarato inagi-bile). Ultimo elemento di difficoltà: la comu-nicazione con l'azienda e coi colleghi perricevere e dare indicazioni e informazionied intervenire in maniera adeguata. I pontiradio e le celle di comunicazione sonoandati in black out e quindi c’è un problemadi utilizzo degli strumenti di comunicazione.Da qui l'importanza di avere soluzioni alter-native. Per superare tutto ciò è necessarioavere a disposizioni strumenti ed organizza-zioni adeguate. E’ importante che le istru-zioni/procedure interne siano periodica-mente verificate con sistemi di qualità cheobblighino il personale a interrogarsi susituazioni di emergenza. Il personale deveessere sottoposto a corsi e a momenti for-mativi, con cadenza ciclica. Nel momento incui bisogna operare è importante averechiarezza a chi rivolgersi e come fare, senzamuoversi in maniera asincrona. Per Enel è stato importante avere un siste-ma di comunicazione alternativo, più inter-no all'azienda, che è stato l'utilizzo ditelefoni satellitari che ha permesso di met-tersi in contatto con le squadre operativee con il personale che stava operando. Altrielementi riguardano l'essere dotati di unostrumento di pronto intervento, o megliodi un call center, con alcune caratteristichee di un modello organizzativo che consen-ta di fare scelte alternative rispetto a quel-le “usuali”. In particolare sulla reperibilità èimportante avere un “sistema” compostoda più livelli; i primi due livelli sono quellidell'operatività: squadra di operai e il tecni-co, in grado di poter “switchare” all'inter-no delle loro zone operative.

A questi due livelli, che sono la “quotidia-nità” del pronto intervento, si aggiungono illivello di dipartimento, che è un'aggregazio-ne macro regionale e il livello di sede, alfine di presidiare altri tipi di problemi,come la comunicazione con la stampa, lacomunicazione verso le autorità, l'istituzio-ne di unità di crisi. In questo modo è statopossibile fare in modo che la mattina dopoil personale di Enel fosse già presente nel-l’unità di crisi, non solo all'Aquila ma anchea Roma, monitorando lo svolgersi deglieventi. Riguardo agli strumenti, l'accento è sulsistema di ricezione delle chiamate di pron-to intervento, comune a molte aziende, macon una caratteristica fondamentale: nondeve andare in crash con lo svolgersi dieventi eccezionali.Enel ha nella sua organizzazione due callcenter adeguatamente dimensionati, uno aMilano, l'altro a Palermo che hanno potutoricevere le chiamate senza essere condizio-nati dall'evento; se il sistema di call centeravesse avuto la sede all'Aquila molto pro-babilmente sarebbe stato inutilizzabile. Ilsistema di reperibilità e di pronto interven-to deve quindi essere sganciato dagli even-ti ed avere caratteristiche di flessibilità, Aquesta prima fase, che deve durare il menopossibile, immediatamente dopo c’è un’al-tra fase, si comincia a intervenire, l'impian-to è in sicurezza, non c'è più gas, ma biso-gna garantire un servizio, per supportare isoccorritori. La prima cosa è istituire un contatto reci-

proco tra l'unità di crisi e l'azienda, all'a-zienda serve aver un interlocutore definitoe competente che sta coordinando l’even-to, al quale a sua volta è necessario avereun riferimento per contattare l'azienda.Altro elemento è cominciare ad organizza-re un sistema di presidio 24 ore su 24, per-ché sebbene non sia possibile eseguirealcuni lavori di notte, in caso di emergenza

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Se il sistemadi call centeravesse avutola sedeall'Aquilamolto proba-bilmentesarebbe statoinutilizzabile

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bisogna disporre di personale reperibileanche su un impianto fuori esercizio.E' importante anche cercare di non impie-gare le risorse del luogo che sono mag-giormente utili nella fase diurna, quando c'èbisogno di tecnici e operai che conoscanol'impianto e possano operare. Bisognaorganizzare il personale in modo appro-priato alle necessità, e in questo caso, èstato attivato il personale tecnico di Milanoper presidiare la fase notturna. I clienti che non sono investiti dall'eventonon devono essere condizionati nella lorosicurezza. E' importante che il centro di

ricezione delle chiamate di pronto inter-vento, non venga intasato da chiamate rela-tive all'evento. Questo significa che qualsia-si altro cliente deve poter accedere al ser-vizio di pronto intervento. Inoltre il prontointervento deve garantire condizioni di fles-sibilità. Nel caso specifico dalla mattina suc-cessiva è stato dichiarato lo stato di “presi-dio” per tutto il servizio di pronto inter-vento. Così che ogni zona Enel Rete Gasd'Italia, tramite l’intranet interaziendale, hapreso in carico, in manuale, le chiamate cir-coscritte alla propria zona, in modo tale dasepararle da quelle riferite al terremoto.Infine, nell'ottica di supportare i soccorrito-ri, è necessario avere a disposizione accor-di con fornitori o imprese, perché per l’e-vento servono risorse eccezionali che siattivino rapidamente. In primo luogo biso-gna supportare i soccorritori, che dal gior-no successivo devono mangiare e lavarsi,usando l'alimentazione a gas che è compro-messa, quindi occorre attivare rifornimenticon carri bombolai in quantità adeguata.L'unità di crisi è stata istituita presso unacaserma della Guardia di Finanza. Una caserma dei vigili del fuoco, l'ospedalecivile che, benché danneggiato, avevanoancora le cucine funzionanti, per l'attivazio-ne di una fornitura provvisoria erogata nelcorso della giornata.

Nei giorni successi vengono allestite le ten-dopoli con le cucine e le docce da far fun-zionare, a tale proposito, la partecipazione diimprese appaltatrici, non è stata menoimportante del personale aziendale, non soloperché sono in grado di intervenire acostruire opere provvisorie per bypassare glieventuali tratti di impianto gas lesionato, maperché possono fornire dei ricoveri provvi-sori di cantiere, come magazzini, uffici, bagni. Questa seconda fase si è configurata nelgiorno successivo. Occorre tracciare i pianiper entrare a regime che sono molto piùlunghi, per i quali è importante avere delleplanimetrie, che non sono a disposizionesull'impianto, dal momento che gli ufficierano inagibili. Avere un sistema che con-senta di ottenere lo stesso prodotto in unsito diverso, facendolo recapitare è statofondamentale. Per Enel è stato un sistema cartografico,anche questo disponibile tramite Intranetaziendale, che veniva stampato secondoindicazioni telefoniche nella vicina zona diTeramo e nel giro di un'ora consegnato aL'Aquila. Dopo ciò è stato possibile avviaretutte quelle azioni per sezionare l'impiantoe fare le verifiche che servono prima dellamessa in funzione. Si è quindi proceduto afar convergere risorse specialistiche, ecabinisti che hanno subito fatto le prove difunzionamento delle cabine. La cabina, alivello di muratura e di parte elettromecca-nica non ha subito danni, benché fosse evi-dente lo spostamento dei tubi, ma tuttoera funzionante. In questa fase occorre sta-bilire regole al momento, poiché non esisteuna regola che dopo un evento del genereindichi le prove da fare per riattivare la for-nitura in sicurezza. Altro elemento è organizzare un canaleprivilegiato per i clienti che sono rimastifuori servizio, benché abbiano una lorosocietà di vendita, è impensabile riattivarlifacendoli transitare attraverso i normalicanali di attivazione commerciale, perchéhanno esigenze diverse e sono in quantitàanomala. E' stato utile organizzare unnumero verde dedicato solo per L'Aquila,pubblicizzato nei vari comitati locali che siformano per gestire l'emergenza, perché iclienti potessero telefonare per chiederel'attivazione solo su L'Aquila. Tutt'oggi ilnumero è ancora attivo, e riceve le indica-zioni per la riattivazione. Tra le regole dadarsi, c'è quella relativa alla modalità di atti-vazione della fornitura al cliente. L'edificiodeve essere di tipo A, staticamente sicuro,l'impianto interno deve essere a tenuta einoltre è necessario tenere conto se l'edifi-cio, pur essendo staticamente sicuro, haancora le canne fumarie (che, staticamentemeno robuste, crollano o si danneggiano),perché in caso contrario si mette l'utentein condizioni di pericolo.

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Tra le regoleda darsi, c'èquella relativaalla modalitàdi attivazionedella fornituraal cliente

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un successoin emergenzaavviene per-ché oltreall'organizza-zione, alleregole ci sonole persone

Infine (terza fase), il piano di ricostruzioneche precede la costruzione di nuovecostruzioni, con consegna a partire da set-tembre 2009, agli sfollati, spostandoli dalletendopoli alle abitazioni. A settembre biso-gnerà aver costruito qualche decina di chi-lometri di condotte per servire queste abi-tazioni, perché si trovano in posti che nonerano previsti per lo sviluppo dell'impianto,quindi c'è un problema di verifica semprefluido, dinamica al fine di garantire il cor-retto funzionamento dell’impianto e delleforniture. Non solo, occorre attivare leimprese. Affidare un incarico vuol direseguire regole che garantiscano la correttaassegnazione degli appalti. Non ultimo cisono problemi tecnici, perché questenuove case antisismiche, sono costruite suuna soletta di cemento solidale con le fon-dazioni in cemento, ma l'edificio è disgiun-to tramite delle grosse “molle” che con-sente l'edificio di vibrare in manieradisgiunta rispetto al terreno in caso di

sisma. Questo pone un problema nelmondo del gas; l'allacciamento, con dueparti che si muovono in maniera differente,verrebbe strappato. E’ necessario inventa-re/normalizzare delle soluzioni che possa-no convivere con questa necessità. L'idea èquella di mettere un sistema elicoidale sullatubazione che consenta alla tubazione dimuoversi come fosse una molla e quindi diassorbire spostamenti asincroni o disgiuntidelle due strutture.Per concludere si è parlato dell'organizza-zione, degli strumenti, di alcune caratteri-stiche che è necessario focalizzare pergestire con successo un evento del genere.Va sottolineato che un successo in emer-genza avviene perché oltre all'organizzazio-ne, alle regole ci sono le persone e nelmondo del gas le persone sono semprestate disponibili, preparate ed hanno unforte spirito di corpo. A testimonianza chei valori si traducono in comportamentipositivi, di tutto il sistema del mondo gas.

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Impianti domesticialimentati a gas

s p a z i o c i g

La verifica di sicurezza - La qualificazione degli operatori del settore

e verifiche di sicurezza - La qualificazione degli operatori del settore. La terribile sequen-za di incidenti, che ha funestato i mesi appena trascorsi, ha riportato in tragica evidenzala problematica di sicurezza legata agli impianti alimentati a gas e ai loro apparecchi di uti-lizzazione. Come puntualmente accade, al verificarsi di questi tragici eventi, riappaiono isoliti esperti o presunti tali, che sostenendo di possedere la soluzione “magica”, propon-gono questo o quell’altro prodotto che risolverà definitivamente tutti i problemi. Sarebbe

meraviglioso avere un rimedio definitivo ma, purtroppo le cose non stanno così e non c’è ad oggi una“panacea” per ridurre a zero gli incidenti da gas. Inoltre, le cose sono ancora più complicate di quel-le che appaiono. Gli incidenti da gas, come ha scritto più volte il CIG, non sono accadimenti inevita-bili determinati dal perfido Fato; si possono e si debbono evitare. Quel che serve per affrontare que-ste tematiche è la conoscenza dei meccanismi degli accadimenti, la visione a 360° delle problemati-che correlate e molta serietà. La parola chiave in questo contesto è “prevenzione”. Da anni ilComitato Italiano Gas sta esortando le Istituzioni a produrre uno sforzo comune affinché questi acca-dimenti vengano affrontati in una migliore ottica di prevenzione. Bisogna prendere atto della neces-sità che i cittadini, debbano essere resi maggiormente consapevoli all’utilizzo degli apparecchi alimen-tati a gas che devono essere sempre adoperati appropriatamente, con coscienza di causa e tenendosempre ben presenti gli accorgimenti per evitare eventuali rischi derivanti dal loro non corretto (odoloso) impiego. Per avere un quadro più preciso, dobbiamo anche chiarire che i media si occupanocon dovizia di particolari degli incidenti più eclatanti; quelli dovuti ad esplosioni/scoppi che general-mente si associano a rilevanti distruzioni materiali con perdite di vite umane. Minore visibilità hannoin genere gli incidenti dovuti ad intossicazioni da ossido di carbonio, che purtroppo sono quelli piùnumerosi e che richiedono il più alto tributo di vite umane. Si dovrebbe poi aprire un capitolo spe-ciale per gli incidenti provocati da atti deliberatamente compiuti (atti dolosi, tentati suicidi, suicidi…)ma qui entrano in gioco altre competenze che attengono più al ramo medico piuttosto che a quellotecnico. Si può inoltre aggiungere, riferendosi a talune richieste, che in senso tecnico, parlare di “blin-dare” gli impianti è attualmente non perseguibile. Pensiamo che ci si debba invece chiedere se effet-tivamente sono attuabili contromisure tecniche efficaci per ridurre/evitare che gli incidenti accadano.In questo senso qualcosa si sta muovendo. Con la nuova edizione (2008) della norma UNI 7129, èstata introdotta la prescrizione di installare piani di cottura provvisti di termocoppia, si sono presta-te molte attenzioni alle nuove tecniche di installazione, precisando meglio ed inseverendo ove dovu-to le prescrizioni specifiche di sicurezza. Questo quanto già fatto. Ci sono anche altri lavori in corso,mirati all’interruzione automatica del flusso del gas in caso di rilevazione di anomalo aumento di por-tata. Esistono dei prototipi in sperimentazione, (per essere adattati alle esigenze nazionali) di dispo-sitivi denominati genericamente “valvole per l’interruzione del gas in caso di eccesso di flusso”. Il CIGsta seguendo attentamente gli sviluppi. Da qualche anno la discussione sulla prevenzione degli inci-denti da gas è cresciuta d’intensità ai tavoli europei, per cercare di definire regole comuni che aiuti-no a ridurre il fenomeno ai minimi termini se non ad eliminarlo del tutto (cosiddetto “obiettivozero”). Dalle discussioni sin qui portate a termine, sono emerse molte interessanti considerazioni; lecui principali si sono orientate: 1. Sulla necessità di verifiche sul campo; prima dell’attivazione della fornitura e sugli impianti in eser-cizio;

2. sulla qualificazione degli operatori del settore domestico a valle del contatore (installatori e manu-tentori).

Le verifiche

La legge 46/90, prevedeva già dei controlli di sicurezza da effettuarsi in campo, a cura dei Comuni.

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L’attuale limi-tato sposta-mento da unPaese all’altrodi installatori,potrà assu-mere nelprossimofuturo dimen-sioni moltoimportanti epertantooccorre stabi-lire delle rego-le comuni siadal punto divista legislati-vo che daquello norma-tivo

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Questi controlli non sono mai stati effettuatiorganicamente, anzi in generale sono stati disat-tesi, creando nel nostro paese un “gap”, rispettoad altri Paesi dell’Unione Europea che da tempoli effettuano con regolarità. Dal 2005, per effettodella delibera 40/04 dell’Autorità per l’energiaelettrica e il gas, si effettuano le verifiche docu-mentali degli impianti nuovi, prima dell’attivazio-ne della fornitura di gas. Ciò ha dato buoni risul-tati, ma sicuramente la prevenzione non puòessere limitata a questo. In Italia esistono 20milioni di impianti alimentati a gas naturale eGPL da rete e circa 7 milioni di impianti alimen-tati a GPL, con bombole o piccoli serbatoi. E’ragionevole pensare che una percentuale di que-sti impianti, specie quelli più vecchi, possano ver-sare in condizioni di obsolescenza, essere nonpiù idonei e alcuni anche potenzialmente perico-losi. Di questa situazione le Istituzioni compe-tenti sono ben informate e pertanto si sta final-mente cercando di porre rimedio ad un’incon-gruenza che nel nostro Paese, che vanta una filie-ra del settore gas tra le più mature ed evoluted’Europa, non dovrebbe trovar luogo. Il Ministerodello Sviluppo Economico (MSE) che sta lavoran-do alla riscrittura del D.M. 37/08, ha anche ladelega legislativa per emanare un decreto sulleverifiche degli impianti (non solo per quelli ali-mentati a gas, ma anche per gli altri compresi nelcampo d’applicazione del D.M. 37/08, che pre-sentano la necessità di essere controllati).Sappiamo che si sta lavorando su questo ma nonsappiamo quando e come questo decreto vedràla luce. L’importante è che si faccia presto e chesi faccia bene. Fare bene, significa porre le appro-priate basi legislative affinché un sistema di veri-fiche venga presto attivato e messo in condizio-ne di funzionare convenientemente. Non sappia-mo a chi saranno affidate le esecuzioni delle veri-fiche di sicurezza sugli impianti a gas; è perònecessario che gli operatori incaricati operino“super partes”, siano professionali e che i costisiano “giusti”. Sarebbe anche l’occasione per uni-ficare le verifiche di sicurezza con quelle previstedalla legge 10/91. Sulla professionalità bisognaintendersi; non può essere ritenuto accettabileche delle verifiche di sicurezza vengano effettua-te da persone poco o sommariamente prepara-te. Per dirla senza tanti giri di parole, non vor-remmo che si ripetesse quel che è accaduto inalcune parti d’Italia con le verifiche della Legge10/91; quando furono mandati allo sbaraglio ope-ratori inidonei, senza esperienza, cui erano statifatti seguire “corsi di formazione” di quattro ore.Ci vuol ben altro; preparazione, conoscenza oltreche dei fatti tecnici della legislazione e normativapertinente ed anche capacità di comunicare coni cittadini, per spiegare loro i benefici delle verifi-che e la necessità di disporre sempre di impiantied apparecchi funzionanti in sicurezza.

La qualificazione degli installato-ri e dei manutentori

Da alcuni anni il problema della qualificazione

degli operatori del settore gas a valle del conta-tore (installatori e manutentori) è molto dibat-tuto, sia in Italia che in Europa. Cominciamo col chiarire che diversi Paesid’Europa hanno già degli schemi nazionali di qua-lificazione funzionanti e funzionali. Nel nostro Paese non esiste sinora niente disimile. L’accesso alla professione è consentitocon il riconoscimento dei titoli professionali, aisensi del D.M. 37/08. Si arriva dunque al rilasciodi un’abilitazione legale sulla dimostrazione dipossesso di determinati requisiti, senza che vengarichiesta alcuna dimostrazione pratica di specifi-ca conoscenza tecnico-normativa e della capacitàdi operare. D’altro canto, le Leggi dello Stato richiedono adinstallatori e manutentori abilità professionaliben precise, che comportano assunzione diresponsabilità rilevanti; con l’equivoco perniciosoche spesso i predetti soggetti ignorano tuttoquesto. Nel contesto bisogna tenere in debito contoanche le politiche dell’Unione Europea in termi-ni di libera circolazione di servizi e di persone sulterritorio comunitario. Ciò significa che l’attuale limitato spostamentoda un Paese all’altro di installatori, potrà assume-re nel prossimo futuro dimensioni molto impor-tanti e pertanto occorre stabilire delle regolecomuni sia dal punto di vista legislativo che daquello normativo, per consentire a tutti gli ope-ratori europei interessati di operare in liberaconcorrenza, con le stesse modalità e finalità, nelrispetto della sicurezza dei cittadini. Dove la discriminante per la concorrenza saràcon ogni probabilità l’offerta di servizi di qualità. In campo normativo europeo le cose sono benavviate, essendo già in preparazione alcuni docu-menti normativi per stabilire: 1. Regole europee comuni per gli schemi di qua-lificazione;

2. prescrizioni tecniche, normative comuni perl’installazione di impianti alimentati a gas e diapparecchi di utilizzazione e per la loro manu-tenzione.

I più importanti organi tecnici europei e diversiStati Membri dell’Unione stanno chiedendo allaCommissione Europea di intervenire con forzasulla questione, con l’emissione di un regolamen-to specifico di disciplina del settore. A questo punto il lettore avrà capito che se nonsi parte subito con iniziative nazionali, i nostrioperatori saranno svantaggiati nei confronti deiloro omologhi degli altri Stati Membri, che abuona ragione in una griglia europea di qualifica-zione, definita dalla Commissione avranno buongioco a far valere i loro riconoscimenti già acqui-siti, ma anche in diverse situazioni, le loro mag-giori conoscenze. Urge pertanto uno sforzo comune, tra Istituzioni,organi tecnici nazionali, associazioni degli installa-tori e manutentori, per far superare al nostroPaese il “gap” esistente, in tempi brevi.

Comitato Italiano Gas

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lla riunione erano presenti i delegati di Francia, Italia, Germania e Regno Unito.In assenza di Mr. Isecke, la presidenza è stata assunta da Mr. M. Roche.I punti più rilevanti dell’incontro sono stati il nr. 6, rapporti del CEN/TC 219 con ISO,ed il nr. 7, relazione sulle attività dei Working Group.Relativamente ai rapporti con ISO, Mr. Roche ha riferito quanto è emerso negli incon-tri avuti con ISO/TC 156 (Corrosion of Metals & Alloys) ed in particolare con il WG10 “Cathodic protection of buried and immersed metallic structures”. Questo WG,

dopo un periodo di relativa inattività ha deciso avviare l’iter di adozione come documentiISO (stato attuale: New project approved, NP) delle norme CEN:

EN 12495 Cathodic protection for fixed steel offshore structuresEN 12696 Cathodic protection of steel in concreteEN 13173 Cathodic protection for steel offshore floating structures

E N 13174 Cathodic protection for harbour installations,ed intende arrivare in tempi molto brevi, circa un anno, alla conclusione dei lavori.Mr. Roche ha inoltre informato il CEN/TC 219 che ISO/TC 156 ha anche propo-sto un nuovo Work Item (WI) sui simboli da adottare nella protezione catodi-ca che però è ancora nella fase di approvazione.Per quanto riguarda invece ISO/TC 67 “Materials, equipment and offsho-re structures for petroleum, petrochemical and natural gas industries” edin particolare SC2/WG11, in accordo con CEN, si è deciso di attivaredue WI per la protezione catodica di condotte: ISO/NP 15589-1 Petroleum and natural gas industries - Cathodic pro-tection of pipeline transportation systems - Part 1: On-land pipelinesISO/NP 15589-2 Petroleum and natural gas industries - Cathodic pro-tection of pipeline transportation systems - Part 2: Offshore pipelines,mentre per la parte generale ISO farà riferimento alla EN 12954-1“Cathodic protection of buried or immersed metallic structures - GeneralPrinciples”. CEN/TC 219 ha deciso di partecipare a queste attività che, secondo i ter-mini dell’accordo di Vienna, saranno presiedute da ISO. Per CEN la parte 1sarà seguita da CEN/TC 219 WG1 ed il Project Leader sarà Mr. S. Fontainee la parte 2 sarà seguita dal WG 3. CEN/TC 219 informerà della decisione il CEN/TC 12 che normalmentes’interfaccia con ISO/TC 67.Al punto 7 dell’ordine del giorno, Mr. Fontaine ha riferito circa le attività delWG 1 confermando che la revisione della EN 12954-1 dovrebbe esserevicina alla conclusione, infatti ci si augura che nella prossima riunione pos-sano essere risolti gli ultimi punti controversi. La trasformazione in norma della CEN/TS 15280 sta procedendo con la par-tecipazione di membri del WG CENELEC che ha prodotto la prEN 50443“Effects of Electromagnetic Interference Caused by High Voltage A.C. Railwayand Power Supply Systems on Pipelines”, questi esperti partecipano ai lavori

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Re laz ione su l l a r i un ione de l CEN/TC 219 “Cathod icProtect ion” tenutas i a Ber l i no , c/o D IN, i l 21/04/2009.

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del WG 1 come membri CEN e non vi è statala necessità di altre formalità con CENELECper assicurare l’integrazione delle attività. Per il WG 2 mancava il coordinatore, Mr. Isecke,e sono emerse criticità nella conduzione deilavori, in particolare la revisione della EN 12696“Cathodic Protection of Steel in Concrete” edil nuovo progetto prCEN/TS 14038“Electrochemical Realkalinization and ChlorideExtraction Treatments for ReinforcedConcrete. Part 2 Chloride Extraction” hannoavuto lo stato di Active Work Item (AWI) il01/05/08, quindi, in accordo con le regole CEN,dovrebbero essere presentati per l’iter diapprovazione in una versione formalmentecompleta entro il 01/05/09. Data l’impossibilitàdi rispettare tale data il CEN/TC 219 proponedi concedere una proroga di 9 mesi sollecitan-do il WG 2 a completare celermente i lavori. Per il WG 3 il coordinatore, Mr. Roche, confer-ma che, contrariamente a quanto deciso nellaprecedente riunione di Parigi del CEN/TC 219,i tre WI in elaborazione non sono stati ancoraproposti per il passaggio allo stato di AWI,anche se i lavori sono continuati proficuamente.

Mr, Roche ritiene che la richiesta di passaggio distato potrebbe essere formulata dopo la riu-nione prevista per il prossimo mese di giugno aseguito di un ulteriore miglioramento, ancheredazionale, dei documenti. Mr. Roche comunica inoltre al TC che è suaintenzione lasciare quanto prima la posizione dicoordinatore del WG 3 e chiede alle delegazio-ni un impegno a trovare un adeguato sostituto.Anche per il WG 4 mancava il coordinatore eMr. Read ha informato il TC che le attività diquesto WG non hanno avuto nel 2008 alcunosviluppo.Viene infine confermato da Mr. Read che, purcon molte resistenze, il CEN-CMC e l’Editorial& Delivery Manager del CEN hanno accettatola formulazione della clausola sulla certificazio-ne del personale concordata nella riunionedello scorso anno del CEN/TC 219. I presiden-ti dei WG sono quindi invitati a verificare per lenorme di loro competenza che la clausola siasempre correttamente introdotta.

La prossima riunione si terrà a Parigi il20/04/2010.

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