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Audiocorso di Alimentazione e salute Catia Trevisani AUDIOCORSI DI NATUROPATIA

Audiocorso di Alimentazione e salute di Catia Trevisani

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Questo audiocorso nasce con l’obiettivo di offrire una visione globale, in cui chimica e fisiologia si completano con gli aspetti sottili, energetici e simbolici degli alimenti. Dopo una prima parte rivolta allo studio anatomico e patologico del sistema digerente e all’approfondimento dei gruppi alimentari (proteine, carboidrati, grassi, vitamine, sali minerali), si passa alla visione che ci offre la Dietetica cinese. Sono analizzati i regimi alimentari più conosciuti, con la consapevolezza che ogni persona ha bisogno di alimenti diversi a seconda della costituzione e delle necessità momentanee, in relazione all’attività lavorativa, agli obiettivi di vita, fino ai bisogni emozionali e spirituali senza dimenticare la stagione e il luogo in cui vive.

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Audiocorso diAlimentazione e salute

CatiaTrevisani

AUDIOCORSI DI NATUROPATIA

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AUDIOCORSO DIALIMENTAZIONE E SALUTE

Catia trevisani

Con la Collaborazione di

niCla vozzella

edizioni

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© Copyright 2011Edizioni Enea - SI.RI.E. srlI edizione maggio 2011

ISBN 978-88-95572-61-1

Edizioni EneaSede Legale - Ripa di Porta Ticinese 79, 20143 MilanoSede Operativa/Magazzino - Piazza Nuova 7, 53024 Montalcino (SI)

[email protected]

Progetto graficoLorenzo Locatelli

Disegno in copertinaFederica Aragone

Stampato da Graphicolor, Città di CastelloMasterizzato da Easyreplica, Pesaro

I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, informatica, multi-mediale, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo, compresi microfilm e copie fotostatiche, sono riservati per tutti i Paesi.

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INDICE CD

ALIMENTAZIONE E SALUTE - PRIMA PARTE

1. Intro (1’33”)2. Mangiare oggi (24’45”)3. Alimenti biologici (2’07”)4. Evoluzione degli obiettivi nutrizionali (2’36”)5. Gruppi alimentari (1’36”)6. Carboidrati (7’58”)7. Proteine (5’54”)8. Grassi (14’14”)9. Fibre (3’30”)10. Vitamine (18’44”)11. Minerali (15’48”)12. Dietetica in chiave energetica (0’45”)13. Vitalità (2’52”)14. Natura (1’40”)15. Forma (2’58”)16. Sapore (20’52”)17. Odore (1’07”)18. Tendenze direzionali (1’31”)19. Meridiano destinatario (0’41”)20. Cereali (20’46”)21. Verdure (4’24”)22. Frutta (7’42”)23. Legumi (2’18”)24. Carne (4’39”)25. Pesce (1’29”)26. Latte e derivati (4’41”)27. Uovo (4’01”)28. Cibi fermentati (1’09”)29. Oli (0’44”)

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30. Semi ed eccitanti (5’13”)31. Alghe, spezie e altri alimenti (7’32”)32. Dieta dissociata (2’34”)33. Combinazioni alimentari (1’51”)34. Sintesi e conclusioni prima parte (6’09”)

ALIMENTAZIONE E SALUTE - SECONDA PARTE

35. Il cibo è cultura (2’09”)36. Motivazioni del vegetarismo (19’43”)37. L’ipotesi Gaia (2’06”)38. La motivazione spirituale (7’40”)39. Sfatiamo i luoghi comuni (4’08”)40. Dalla piramide classica a quella vegetariana (9’30”)41. I diversi modi del vegetarismo (7’20”)42. Vegetarismo e fasi della vita (17’53”)43. Fisiologia ed energetica (14’55”)44. La dieta del metodo Kousmine (9’47”)45. L’acidificazione (2’25”)46. L’igiene intestinale e l’utilizzo di integratori (7’37”)47. La macrobiotica (8’59”)48. Come mangiare (1’19”)49. I cibi curativi (13’59”)50. Conclusioni (2’40”)

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LA DIETA VEGETARIANA E VEGANA

Per cominciare

I termini vegetarismo e vegetariano derivano dal latino ve-getus, “sano, vigoroso”, che rimanda alla radice sanscrita vag’-, che significa “incitare, rinvigorire, accrescere”.

In base a questa etimologia, si può intendere per vegetarismo quell’insieme di comportamenti, relativi all’alimentazione, vol-ti a conseguire uno stato ottimale di salute e di vigore.

In effetti ogni giorno compiamo l’atto di nutrirci, o di nutrire i nostri bambini e i nostri familiari; ciò vuol dire che tutti i gior-ni prendiamo importanti decisioni connesse alla nostra salute e a quella dei nostri cari, ma non solo: le nostre scelte alimentari incidono infatti sull’ambiente, influenzano la vita degli esseri umani, degli animali, delle piante.

Non è un caso che la scienza alimentare sia un sapere in-terdisciplinare, una scienza applicata non solo al campo della biochimica, ma anche a quelli dell’ecologia e dell’energetica, della sociologia e psicologia, senza dimenticare la sua impor-tanza nella sfera spirituale.

Analogamente, il vegetarismo è molto più di un mero regime alimentare, o di un modo di mangiare; esso presuppone anche uno stile di vita coerente con le scelte riguardanti i cibi di cui ci si nutre. Tutto comincia nel momento dell’acquisto degli ali-menti prescelti, per esplicarsi poi in cucina, secondo lo stato d’animo con cui li si prepara. È importante insomma disporsi a cucinare, per noi stessi come per gli altri, con entusiasmo, creativamente, in modo da offrire pietanze che “contengano” amore perché preparate con amore. Per chi non ha avuto la for-

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tuna di avere qualcuno che gli abbia insegnato l’amore e l’arte di una cucina sana, per chi si trova impacciato tra i fornelli e prepara soltanto pasta e bistecca, è di fondamentale importanza farsi istruire e prendere esempio da chi in cucina si rilassa, crea, gioisce e cura.

L’alimentazione riveste un ruolo centrale nella nostra vita, e se oggi un numero crescente di persone è spinto a eliminare la carne e il pesce dalla propria dieta, ciò è dovuto alla consa-pevolezza che anche le principali malattie tipiche della nostra epoca, come si può notare dal seguente elenco, sono legate a comportamenti alimentari distorti:• Sovrappeso e obesità• Arteriosclerosi• Infarto cardiaco• Ictus cerebrale• Ipertensione• Aumento dell’uricemia (gotta)• Aumento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue• Diabete• Carie dentaria• Osteoporosi• Cirrosi epatica• Stipsi, colon irritabile, calcolosi della colecisti• Cancro (stomaco, colon, mammella, ecc.)• Anemia

Un po’ di storia

La riscoperta del vegetarismo nell’epoca attuale si fonda su un sapere antico, che ha lasciato tracce nei sacri Veda indiani, nelle civiltà dell’antico Egitto e dell’antica Grecia. Già il fi-losofo Pitagora predicava il vegetarismo, al punto da pagare i pescatori affinché ributtassero in mare i pesci appena catturati. Non a caso, prima dell’introduzione del termine vegetariano,

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chi escludeva la carne dalla propria alimentazione veniva ge-neralmente definito un “pitagorico”. La scelta del vegetarismo fu argomento di discussione anche nei primi concili cristiani, durante il Medioevo e il Rinascimento, fino al secolo dei lumi e ai giorni nostri.

Motivazioni del vegetarismo

Filosofia ed eticaLa base etico-filosofica del vegetarismo si fonda su una con-

cezione olistica dell’Universo, secondo la quale tutti gli esseri viventi si trovano in un rapporto di interrelazione, e dal benes-sere dell’uno deriva e discende il benessere dell’altro. Occorre infatti ricordare che in un sistema le singole parti concorrono al tutto, e, alterandone alcune, il danno si ripercuote sull’inte-ro sistema. Il risultato di questa visione olistica è l’abbandono del paradigma antropocentrico, che vede l’uomo al centro del mondo, e non come creatura fra le altre, come parte di un tutto in cui ciascuna di esse partecipa ugualmente, e con pari dignità, all’accordo universale.

Mentre l’antropocentrismo sostiene la centralità assoluta dell’uomo nell’universo, e persegue il suo benessere anche a costo di sacrificare l’esistenza degli animali e delle piante, e la stabilità stessa dell’intero pianeta, il biocentrismo è una filoso-fia di vita che spinge noi esseri umani a raggiungere la salute e l’armonia condividendola con tutte le altre forme di vita, ani-mali e vegetali.

Le motivazioni etico-filosofiche che stanno alla base della scelta del vegetarismo sono dunque da ricondurre al rispetto dell’equilibrio che governa il sistema mondo.

Il rapporto con gli animaliIl pensiero scientifico del Novecento fa cadere il confine bio-

logico tra uomo e animali, confutando in questo modo ogni pos-

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sibile giustificazione scientifica alle teorie di stampo specista, che pretendevano di imporre la superiorità, e quindi il dominio, dell’uomo su tutte le altre specie viventi.

In particolare, gli anni Settanta del secolo scorso hanno visto la nascita del pensiero animalista, che ben al di là di considera-zioni di tipo empatico o affettivo, si basa fondamentalmente su una più ampia nozione di giustizia ed equità.

Tra i molti filosofi che hanno dibattuto e affermato il concet-to, influenzando lo sviluppo del pensiero animalista, spiccano i nomi di Peter Singer e Tom Regan.

Peter Singer prende spunto dalla comunanza che l’uomo ha con gli animali nel provare dolore o piacere, e analizza queste capacità dal punto di vista della dottrina utilitarista, per la quale “giusto” è solo ciò che è in grado di aumentare la felicità degli esseri sensibili, e l’utilità non è altro che la misura della felicità di un essere sensibile.

Ciò che Singer rivendica è l’eguale considerazione degli in-teressi di tutti i soggetti coinvolti in una determinata azione, e che lo porta ad affermare: “Tutti gli animali sono uguali”. Gli animali, proprio come gli esseri umani, sono in grado di provare piacere o dolore. Ciò significa, per esempio, che l’alle-vare vitelli per ottenere carni bianche, provoca in questi animali senzienti un’enorme sofferenza (separazione dalla madre pri-ma dello svezzamento, immobilità forzata in box ristrettissimi, dieta innaturale per mantenere le carni bianche, macellazione), sofferenza neanche lontanamente compensata, e dunque non legittimabile, dal piacere che poi otterrà chi si nutre delle loro carni.

Tom Regan, da parte sua, sostiene con forza che gli animali sono “soggetti di vita”, esattamente come gli esseri umani. Se si accetta l’idea di dare valore alla vita di un essere umano, a prescindere dal grado di razionalità che questi dimostra, allo stesso modo si dovrà dare valore anche a quella degli animali. Tom Regan arriva dunque ad affermare che gli animali sono

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da considerarsi a tutti gli effetti titolari di diritti fondamentali, indipendentemente da considerazioni di tipo utilitaristico e dal prezzo delle conseguenze.

In sostanza la dottrina animalista si basa sulla consapevolez-za che anche gli animali provano piacere e dolore, e che per-tanto rientrano necessariamente nella sfera della considerazione etica.

Il principio di responsabilitàIl legame profondo fra tutti e tutto presuppone che ciascuna

nostra azione venga compiuta nella consapevolezza delle con-seguenze che ne possono derivare. È ciò che Hans Jonas, filoso-fo della scienza, individuava nel “principio di responsabilità”, affermando che la scienza e la tecnologia non ci possono fornire un’etica, ma solo un limite oltre il quale non è possibile andare. L’uomo ha certamente il diritto di scegliere, ma è indispensabile che egli, usando gli strumenti a propria disposizione, prenda sempre in considerazione le possibili conseguenze che le pro-prie azioni avranno sulle generazioni future, pena il rischio di una sperequazione inaccettabile, come in effetti succede: oggi un terzo della popolazione mondiale si avvia a soffrire di obesi-tà, mentre i due terzi muoiono di fame.

L’incremento, a livello planetario, del consumo di carne, ol-tre ad aver prodotto un degrado della salute umana, ha contem-poraneamente alterato il sistema di vita globale. Ci sono, però, alcune piccole azioni che possiamo fare per cercare di invertire la tendenza e produrre, nel tempo, un nuovo effetto domino che possa riportare all’equilibrio il nostro sistema mondo.

La ricerca del benessereLa carne non è un alimento salubre. Basti pensare alla gran

quantità di sostanze tossiche e adrenalina in eccesso prodotte durante l’agonia di un animale; una volta entrate in circolo, e finché sopraggiunge la morte, tali sostanze saturano la carne dell’animale, finendo poi per concentrarsi nel nostro piatto.

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A ciò si aggiunga il fatto che gli animali da allevamento con-ducono una vita terribile: le galline ovaiole, i maiali e i vitelli da carne bianca sono costretti all’immobilità; i pulcini maschi vengono stritolati vivi appena nati perché inservibili per la produzione di uova; i pesci vengono asfissiati nelle vasche di coltura, le mucche da latte trascorrono la loro vita eternamente gravide. Simili prodotti non possono essere considerati degli alimenti sani.

Numerosi studi scientifici dimostrano sempre più come l’ali-mentazione vegetariana sia in grado di rispondere meglio alle esigenze fisiologiche del nostro organismo. Riduce l’incidenza delle malattie cardiovascolari, di alcuni tipi di tumori (in parti-colare quelli del sangue, della vescica e dello stomaco, dei lin-fonodi, della cervice, del colon e del retto), riduce l’incidenza dell’ipertensione, del diabete e dell’ obesità.

Il suggerimento di abbondare nel consumo di fibre e ridurre i grassi animali costituisce una prescrizione sulla quale tutte le ricerche sembrano essere d’accordo. Inoltre la riduzione o l’eli-minazione della carne migliora la funzionalità di reni e fegato che in questo modo non subiscono un sovraccarico proteico. Si riduce anche la produzione di radicali liberi, cioè di quelle sostanze che causano l’invecchiamento, portando così l’orga-nismo a una progressiva perdita di funzionalità e quindi a una degenerazione generale e diffusa.

L’accoppiata letale di “poche fibre e troppi grassi”, costituita dalla carne, rappresenta il pericolo maggiore. Un’alimentazione carnea può aumentare la suscettibilità alle malattie infettive; i grassi della carne possono modificare il metabolismo endocri-no, riducendo i livelli di testosterone e alterando la concentra-zione ematica degli ormoni tiroidei. Nei bambini l’eccesso di carne può causare iperattività e aggressività.

La carne è ricca di nucleoproteine, dalla cui degradazione re-siduano le basi puriniche (adenina e guanina) da cui ha origine l’acido urico: questo viene eliminato attraverso le urine alteran-

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done il pH, portandole a livelli marcati di acidità che riducono il potere di solubilizzare le sostanze in esse disciolte, con con-seguente rischio di formazione di calcoli per lo più costituiti da cristalli di acido urico. Inoltre, l’acido urico in eccesso può anche depositarsi nelle articolazioni e nei tessuti, causando la gotta. L’eccesso di grassi animali nella dieta favorisce l’innal-zamento della concentrazione ematica di colesterolo, che rap-presenta un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari.

Il problema peraltro si ripresenta anche per quegli alimenti di produzione industriale che, seppur di origine vegetale, subisco-no determinate lavorazioni che li impoveriscono delle sostanze nutritive e protettive per l’organismo, concentrando le calorie per via della riduzione dei volumi, e aggiungendo zuccheri, grassi e sale.

Un regime alimentare ricco di fibre e povero di grassi anima-li è il più salutare: mantiene la corretta funzionalità del sistema cardiocircolatorio e l’efficienza del transito intestinale, contra-stando lo scorrere del tempo. L’alimentazione vegetariana è si-curamente la più corretta, specie se unita all’uso sistematico di prodotti integrali e biologici.

Il regime vegetariano, in ogni caso, dovrebbe essere pratica-to con equilibrio, in modo da non rinunciare, pur escludendo la carne, a tutte le sostanze necessarie.

Ecologia ed economiaSe partiamo dal presupposto che tutte le forme di vita sul pia-

neta siano collegate, potremo renderci conto di come l’elimi-nazione della carne dalla nostra dieta possa avere ripercussioni importanti e benefiche sull’ecologia, come pure sull’economia.

Secondo le stime degli esperti, una riduzione del 10% della produzione di carne porterebbe a un aumento della produzione di grano sufficiente a sfamare circa sessanta milioni di persone.

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Sfamare la gente invece di ingrassare gli animaliPer produrre 1 kg di carne sono necessari 13 kg di cereali,

che vengono sottratti così all’alimentazione umana. Per ottene-re 2 kg di carne è necessaria la stessa quantità d’acqua sufficien-te a soddisfare il fabbisogno di un essere umano per un anno. Per la produzione dei mangimi necessari agli allevamenti, si rende indispensabile una notevole quantità di materia prima: dai cereali (mais, grano tenero e orzo), alle farine proteiche ve-getali (farina di erba medica e semi proteici), senza contare gli apporti di minerali e vitamine. Un terreno adibito a pascolo for-nisce in media una tonnellata di carne, ma potrebbe fornire ben 20 tonnellate di legumi.

Il vegetarismo presuppone l’eliminazione dalla propria dieta anche del pesce, perché ciò aiuta a riequilibrare l’ecosistema delle acque, con una ricaduta positiva non solo sull’acquacol-tura, ma anche sulla pesca intensiva, che ha gravi conseguenze sulla biodiversità marina. L’itticoltura intensiva produce una grande quantità di deiezioni inquinanti che si riversano nelle acque; ma oltre alle deiezioni, nelle acque vengono scaricati i disinfettanti e gli erbicidi che si utilizzano per contenere la cre-scita della vegetazione all’interno delle vasche di allevamento. L’itticoltura intensiva è un modo per depredare il mare; si pensi al fatto, per esempio, che per allevare 10 kg di spigole, sia ne-cessario 1 quintale di sardine.

Salvaguardare il suolo, l’acqua e l’ariaUn ettaro di terra fornisce la carne sufficiente per una perso-

na sola, mentre se lo stesso terreno venisse coltivato a riso, il raccolto ottenuto darebbe quantità di riso sufficiente per rispon-dere al fabbisogno di 19 persone.

In Amazzonia la foresta pluviale viene disboscata per far posto agli allevamenti di animali da carne; la deforestazione ri-duce un’importante fonte di ossigeno, mentre allo stesso tempo impoverisce la biodiversità.

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Il terreno, inoltre, sottoposto a coltivazioni intensive ed estensive, si degrada, favorendo la desertificazione dei territori. Per coltivare in modo intensivo cereali e semi proteici destinati al nutrimento degli animali “da carne”, si usano ingenti quantità di concimi e di pesticidi, che danneggiano i terreni contaminan-doli in profondità.

Neppure l’aria viene risparmiata, perché aumentano le con-centrazioni di anidride carbonica. L’acqua inquinata, a sua volta, danneggia l’ecosistema marino. Tutte le sostanze nocive prodotte negli allevamenti intensivi si concentrano lungo la ca-tena alimentare, fino ad arrivare a intossicare l’uomo.

Risparmiare energia e denaroIl “circuito” della carne, per produrre una caloria, richiede

in media 25 calorie di energia fossile, mentre per produrre una caloria di proteine vegetali ne bastano poco più di due. Inoltre solo il 20% dell’energia totale è impiegata per la produzione di vegetali che vengono consumati direttamente dall’uomo, men-tre il restante 80% è destinato al nutrimento degli animali; ne consegue un dispendio di energia e un carico di inquinamento che si estendono su vasta scala.

Evitando il consumo di carne e pesce si può risparmiare dun-que energia, e diminuire la nostra dipendenza dal petrolio. Pos-siamo scegliere frutta e verdura di stagione, che non richiedono l’energia necessaria al riscaldamento delle serre; possiamo pre-ferire i cibi delle coltivazioni biologiche a quelli ottenuti con l’uso di prodotti chimici derivati dal petrolio; possiamo privile-giare i prodotti locali, che arrivano sulle nostre tavole dopo un tragitto più breve, diminuendo così il consumo di carburante.

Inoltre nella quota che il consumatore paga per la carne e per il pesce è compreso il denaro che, sottoforma di sussidi diretti e indiretti, va agli allevatori o agli agricoltori che producono cereali destinati all’alimentazione degli animali. È stato calco-lato che ogni contribuente europeo versa 2 euro alla settimana

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per sostenere la Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione Europea che condiziona, nel bene e nel male, il commercio dei prodotti di origine animale e, di conseguenza, le nostre abitu-dini alimentari.

Oltre ai costi ora citati, bisogna aggiungere anche quelli so-ciali dell’assistenza sanitaria che si rende necessaria per curare le patologie cardiovascolari causate da una cattiva alimenta-zione. Inoltre, vi sono i costi necessari per affrontare alcune emergenze sanitarie come la BSE (morbo della mucca pazza), l’influenza aviaria o la febbre suina. Queste emergenze sono dirette conseguenze delle cattive condizioni di vita e di salute degli animali negli allevamenti intensivi.

La motivazione spiritualeC’è chi sostiene che ovunque ci si trovi rispetto al proprio

cammino spirituale e di crescita personale siano presenti indica-zioni etiche che abbiano a che fare con la compassione verso gli altri esseri viventi. Proprio questo tema è condiviso dal vegeta-rismo, e non solo per il rispetto dovuto agli animali, ma anche e soprattutto per un sentimento di fratellanza verso le persone che soffrono la fame.

Per questo molti gruppi religiosi, come gli induisti, i jainisti, i gandhiani – ma anche i primi cristiani – praticavano (o prati-cano tuttora) il vegetarismo e ne fanno un elemento di elevazio-ne spirituale. Il vegetarismo era anche praticato dai sacerdoti dell’antico Egitto e dai filosofi dell’antica Grecia. Vi sono poi quelle personalità che, indipendentemente dalla loro fede reli-giosa, hanno contribuito all’evoluzione della civiltà umana e hanno optato per il vegetarismo.

Nella Bhagavad Gita, un antichissimo libro induista, viene at-tribuita un’anima agli animali, che è della stessa sostanza di quel-la umana, per quanto a un diverso grado di consapevolezza. Per il buddismo l’illuminazione viene raggiunta grazie alla compassio-ne, dunque anche quella che spinge a non mangiare animali. La

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stessa compassione cristiana prevede un profondo rispetto verso tutta la creazione. In moltissime tradizioni spirituali e filosofiche è contemplato il fatto di evitare il consumo di carne, perché è ritenuto un cibo non adatto all’essere umano spiritualmente “evo-luto”, mentre esso resta ancora cibo comune per l’uomo meno consapevole. La gentilezza e la compassione sono requisiti in-dispensabili in qualsiasi percorso spirituale e, almeno in teoria, tutte le maggiori religioni si trovano in accordo su questo.

Vegetarismo come strumento di paceL’alimentazione può diventare anche uno strumento di pace.

Questa osservazione è valida non solo per via del regime ali-mentare che scegliamo, ma anche e soprattutto per ciò che deci-diamo ogni giorno di mettere nel nostro carrello della spesa: con questo gesto contribuiamo indirettamente ai conflitti tra paesi, in molte parti del mondo, per le risorse.

I cibi che consumiamo “contengono” il petrolio utilizzato per produrli, e per farli arrivare fino a noi. L’acqua sottratta agli uomini e alla natura viene sprecata nelle coltivazioni estensive, e per abbeverare gli animali destinati esclusivamente all’ali-mentazione di alcuni abitanti del mondo.

Come se non bastasse, le guerre per l’acqua e per il petrolio fanno scorrere il sangue delle popolazioni schiacciate dalla vio-lenza per la conquista delle materie prime. Di fronte a tutto que-sto, come di fronte alle ingiustizie sociali, possiamo reagire al no-stro senso di impotenza anche scegliendo un’alimentazione più consapevole, che tenga conto delle conseguenze appena citate.

Possiamo quindi adottare un’alimentazione vegetariana o vegana, fare attenzione alla provenienza dei prodotti che man-giamo, preferire l’utilizzo di prodotti locali e a filiera corta, co-noscere la stagionalità della frutta e della verdura: tutte buone abitudini che ci aiutano a vivere meglio e a tutelare le risorse, l’acqua e la terra, mentre la nostra scelta di uno stile di vita più consapevole può trasformarsi in percorsi di pace e di giustizia.

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La pace, insomma, la si può costruire anche orientando diversa-mente le nostre scelte alimentari.

Sfatiamo i luoghi comuni

La mancanza di conoscenza può causare convinzioni che, seppur originate dalla buona fede, sono errate. Queste convin-zioni danno origine a molti pregiudizi nei confronti del vegeta-rismo. Vediamo quali.

Senza bistecca l’organismo va in deficitIl consumo di carne non è necessario in assoluto, l’alimenta-

zione vegetariana non comporta denutrizione. Tutte le sostanze nutritive necessarie per il nostro organismo sono contenute ne-gli alimenti di origine vegetale. Le statistiche dimostrano che le persone vegetariane vivono più a lungo, riducono gli accessi al Servizio Sanitario Nazionale, gravando meno sulla sanità pub-blica, e sono colpite da un numero inferiore di malattie cardio-vascolari e di tumori.

Allo stesso tempo, vi sono sempre maggiori evidenze che collegano strettamente alcune patologie come quelle che in-teressano lo stomaco, alcuni tipi di cancro, alcune disfunzioni metaboliche e le malattie cardiovascolari, al consumo di carne. Vegetariani tutti pallidi ed emaciati

Non è vero. Le sostanze contenute nella frutta e nella verdura, oltre alla notevole quantità d’acqua che questa contiene, favori-scono l’elasticità della cute e dei suoi annessi (unghie e capelli). Ne deriva un effetto di luminosità e di tonicità della pelle.

L’alimentazione vegetariana è ricca di fibre, acqua e sali mi-nerali, e migliora l’attività degli organi emuntori (fegato, reni, intestino, pelle e polmoni); così, favorendo il ricambio e velo-cizzando l’eliminazione delle scorie, tutto l’organismo mantie-ne un’efficienza più elevata.

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Tristi a tavolaÈ importante cancellare uno stereotipo comune, secondo il

quale il vegetariano è una persona triste che si siede a tavola con aria sconsolata. Affermare che il vegetarianismo è sinonimo di malnutrizione o perfino di monotonia nella dieta è un pregiudi-zio come molti altri, prodotti dalla mancanza di una conoscenza adeguata e specifica di questo regime alimentare. La varietà del mondo vegetale è enorme, così come la quantità e la varietà di ricette gustose che si possono preparare.

Per fare i muscoli serve la carneSono i carboidrati che, durante l’esercizio fisico intenso e

prolungato, forniscono il carburante d’eccellenza per il tessuto muscolare. È solo quando manca un adeguato apporto calorico, fornito dai carboidrati complessi, che l’organismo è costretto a utilizzare i grassi di deposito e le proteine tissutali. Poiché durante l’esercizio fisico vengono bruciati i carboidrati imma-gazzinati nel muscolo sotto forma di glicogeno, è di vitale im-portanza che nella dieta dell’atleta non manchino i carboidrati complessi.

Non è quindi necessaria la carne per potenziare i muscoli, ma solo i carboidrati e le proteine, di cui sono fonti generose i cereali integrali, i legumi, la frutta e la verdura. Anzi, il regime alimentare migliore per chi fa sport, anche nel caso di un’attivi-tà molto intensa come uno sport di resistenza, è la dieta vegana che, escludendo tutti i derivati animali, consente di ottenere il giusto apporto proteico senza lo svantaggio di introdurre grassi animali nell’organismo sotto sforzo.

Dalla piramide classica a quella vegetariana

La piramide alimentare, pensata come strumento grafico per rappresentare le indicazioni dietetiche generali, è stata ridise-gnata ad hoc per la dieta vegetariana, così da comprendere tutti

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Catia Trevisani, medico-

chirurgo, si laurea nel 1988

presso l’Università degli studi

di Milano; contemporanea-

mente approfondisce e prati-

ca la Medicina Olistica. Si di-

ploma in Agopuntura presso la

Fondazione Matteo Ricci.

Ha fondato e dirige dal 1995

la Scuola di Naturopatia SIMO

(Scuola Italiana di Medicina

Olistica) in cui insegna il Me-

todo SIMO per l’integrazione

delle singole discipline.

Pratica come medico natu-

ropata e promuove la Medici-

na Olistica attraverso corsi e

libri. Ha scritto: Reflessologia

Naturopatica, Introduzione

alla Naturopatia, Fondamen-

ti di Nutrizione, Fiori di Bach

e Naturopatia, Audiocorso di

Medicina Tradizionale Cinese,

Curarsi con il cibo, Curarsi

con l’acqua.

Contiene un libro di 46 pagine eun cd audio di 5 ore e 38 minuti

24,00 €

Questo audiocorso nasce con l’obiettivo di offrire una

visione globale, in cui chimica e fisiologia si comple-

tano con gli aspetti sottili, energetici e simbolici degli

alimenti. Dopo una prima parte rivolta allo studio ana-

tomico e patologico del sistema digerente e all’appro-

fondimento dei gruppi alimentari (proteine, carboidrati,

grassi, vitamine, sali minerali), si passa alla visione che

ci offre la Dietetica cinese.

Sono analizzati i regimi alimentari più conosciuti, con la

consapevolezza che ogni persona ha bisogno di alimen-

ti diversi a seconda della costituzione e delle necessità

momentanee, in relazione all’attività lavorativa, agli

obiettivi di vita, fino ai bisogni emozionali e spirituali

senza dimenticare la stagione e il luogo in cui vive.

www.scuolasimo.it9 788895 572611

ISBN 978-88-95572-61-1