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Comunicato stampa e informazioni tecniche Colophon Prefazione, di Mario Lolli Ghetti Le ragioni di una mostra, di Marina Sapelli Ragni Villa Adriana: una storia non finita, di Andrea Carandini L’immagine di Villa Adriana tra archeologia e architettura, di Anna Maria Reggiani Schede catalogo VILLA ADRIANA. UNA STORIA MAI FINITA Novità e prospettive della ricerca INDICE

Cartella Stampa Villa Adriana. Una storia mai finita

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Page 1: Cartella Stampa Villa Adriana. Una storia mai finita

Comunicato stampa e informazioni tecniche

Colophon

Prefazione, di Mario Lolli Ghetti

Le ragioni di una mostra, di Marina Sapelli Ragni

Villa Adriana: una storia non finita, di Andrea Carandini

L’immagine di Villa Adriana tra archeologia e architettura, di Anna Maria Reggiani

Schede catalogo

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITANovità e prospettive della ricerca

INDICE

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Dal 1 aprile al 1 novembre Villa Adriana rivivrà ifasti imperiali grazie a un evento senza eguali, ilritorno fra le eleganti architetture di questacittà fuori città delle più importanti scultureantiche, scavate a più riprese nell’area dellaVilla e finite nei secoli ad arricchire i maggiorimusei italiani ed europei. Il capolavoro inmostra sarà senza dubbio il celebre Faunoebbro in marmo rosso rinvenuto nel 1736 ediventato fulcro del Museo Capitolino dopo ilsapiente restauro di Bianchi e Cavaceppi,destando da subito l’ammirazione dei visitatori.Proprio questa scultura di matrice ellenisticasarà l’emblema dell’iniziativa. Negli spazimusealizzati dell’Antiquarium del Canopo sipotranno ammirare inoltre scultureraffinatissime come un bel cratere con gru eserpenti e una serie di ritratti (Marco Aureliofilosofo e Crispina dalla meravigliosaacconciatura) dal Museo Nazionale Romano checon i busti e le teste prestate dai Musei Vaticani(Antinoo, Alessandro Severo, …) permettono diricostruire una galleria degli imperatori.

Ad altre sale è destinato l’approfondimento sutemi che sono stati oggetto di recenti studiforieri di interessanti novità che in questa sedevengono per la prima volta presentate algrande pubblico. La documentazione suipreziosi pavimenti e pareti in tarsie marmoree(sectilia) e sui raffinatissimi apparati musividialoga, grazie alle moderne tecnologiepresenti nell’allestimento e agli apparatididascalici, con le attestazioni rimaste in situ odisperse nei musei: famosissimi il Mosaicodelle colombe del Museo Capitolino e gliemblemata del Gabinetto delle Maschere edella Sala degli Animali del Museo PioClementino, inamovibili perché diventati parteintegrante degli ambienti storicizzati che licustodiscono.

Una pagina affascinante della mostra è ilrapporto, ormai ben delineato, tra Adriano e

l’Egitto: ai già significativi reperti di VillaAdriana se ne aggiungono dei nuovi appenascoperti o ricostruiti; dalle collezioni egizie deiMusei Capitolini arriva inoltre il bel cratere ingranito con protomi leonine e scene egittizzanti,mentre dai Musei Vaticani ritorna un busto diAntinoo ad evocare in questo ambitol’importante presenza del favoritodell’imperatore.Per la prima volta presenti i caratteristici fregifigurati dal Museo Nazionale Romano inPalazzo Massimo e quello proveniente dalTeatro Marittimo al British Museum di Londra –che rivelano la varietà e la ricchezza delladecorazione architettonica di Villa Adriana.

La mostra scaturisce da un meditato progettoscientifico a cura della soprintendente MarinaSapelli Ragni con la collaborazione dellaprofessoressa Francesca Ghedini edell’architetto Mario Lolli Ghetti, già direttoreregionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delLazio, e di tutti gli studiosi che in questi annihanno compiuto ricerche archeologiche a e suVilla Adriana, in primo luogo di quanti hannooperato ed operano nella Soprintendenza per iBeni Archeologici del Lazio.

Questa città ideale, sogno immanente di unimperatore architetto, dal Seicento ha sempreesercitato un fascino straordinario su artisti,architetti, urbanisti: lo dimostra la bella serie dipiante antiquarie esposte efficacementeintorno al plastico della Villa. Ne rende conto,come degli altri argomenti suddetti e di moltoaltro ancora, l’ampio catalogo edito da Electache, grazie a molti contributi affidati aimaggiori specialisti italiani e stranieri, vuolecostituire un esauriente stato dell’arte di ventianni di studi, sunteggiati da un interpreted’eccezione: Andrea Carandini, comprendendoperò anche le novità delle ricerche in corso cheaprono nuove prospettive di indagine per ilfuturo.

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITATivoli, Villa Adriana, Antiquarium del Canopo1 aprile – 1 novembre 2010

COMUNICATO STAMPAMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

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INFORMAZIONI

MOSTRAVILLA ADRIANA. UNA STORIA MAI FINITA

PROGETTO SCIENTIFICOMarina Sapelli Ragni

CATALOGOElecta

Formato 24x28 cmPagg. 256 a coloriPrezzo 35€ in mostra, 40€ in libreriaA cura di Marina Sapelli Ragni

LUOGOAntiquarium del CanopoTivoli, Villa AdrianaVia di Villa Adriana 204

DURATA MOSTRA1 aprile – 1 novembre 2010

ORARItutti i giorni dalle 9,00 a un’ora prima del tramonto

BIGLIETTI10 € intero;6,75 € ridotto

INFORMAZIONI06 39967900www.pierreci.it

COME ARRIVARE:Il sito è raggiungibile con i mezzi pubblici:

• da Roma con Metro B fermata PonteMammolo e bus Co.Tral direzione ViaPrenestina e fermata a circa 300 m. dal sito,oppure bus Co.Tral direzione Via Tiburtina efermata a circa 1 km dal sito, oppure busCo.Tral direzione Tivoli/autostrada A24 efermata a circa 1 km dal sito

• da Roma con treno FS e fermata Stazione diTivoli e bus linea CAT numero 4 e fermata acirca 300 m dal sito

Ufficio stampa ElectaGabriella Gattotel. +39 06 42029206 [email protected]

Enrica Steffeninitel. +39 02 [email protected]

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITA

INFORMAZIONI TECNICHE

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Coordinamento dell’esposizione e cura del catalogoMarina Sapelli Ragni

Comitato scientifico Francesca Elena GhediniMario Augusto Lolli GhettiMarina Sapelli Ragni

Comitato tecnico organizzativoMarina Sapelli RagniBenedetta AdembriZaccaria MariRosa MezzinaSergio Sgalambro

Apparati didascaliciMarina Sapelli RagniBenedetta AdembriFederico GuidobaldiZaccaria MariPatrizio PensabeneFederica RinaldiSergio SgalambroValentina Vincenti

Apparati graficiGiuseppina Enrica CinqueValentina Di MarcoElisabetta Lazzeri

Servizi aggiuntiviBenedetta AdembriAnna Maria StefaniGiuliana D’Offizi

Segreteria e relazioni con il pubblicoAnna PassamonteLuigi Daniele

Servizio tecnico Pietro Di CroceBiagio MinnitiAntonio RussoBruno StefanelliElio Bartolomeo

Servizio fotograficoQuirino BertiAugusto Briotti

Servizio graficoSergio Sgalambro

Servizio restauroElisabetta LantosBarbara CaponeraPatrizia Cocchieri

Enti prestatoriFondazione Museo di Palazzo Moroni,BergamoMusei Capitolini, RomaMusei Vaticani, Città del VaticanoMuseo Nazionale Romano, PalazzoMassimo alle Terme, RomaThe British Museum, London

Si ringraziano le istituzioni che congeneroso spirito di collaborazionehanno reso possibile la realizzazione del progetto

Saggi Benedetta AdembriDonato AttanasioRedha AttouiMatthias BrunoAndrea CarandiniMarina De FranceschiniMariette de VosFrancesca GhediniCairoli Fulvio GiulianiFederico GuidobaldiRafael HidalgoPilar LeónHubertus ManderscheidZaccaria MariCarlos MárquezAnna Maria Marras Rosa MezzinaTrinidad Nogales Basarrate Adalberto OttatiBeatrice Palma VenetucciPatrizio PensabeneAnna Maria ReggianiFederica RinaldiMarina Sapelli RagniSergio SgalambroFabrizio SlavazziValentina VincentiAlì Bahadir Yavuz

Schede Benedetta AdembriMatteo CadarioGiuseppina Enrica CinqueMaria Teresa Di SarcinaFilippo FantiniFederico GuidobaldiValeria IntiniZaccaria MariPatrizio PensabeneAnna Maria ReggianiCarlotta Schwarz

Sergio SgalambroFabrizio SlavazziGiandomenico Spinola

FotografieArchivio fotografico dei Musei CapitoliniArchivio fotografico dellaSoprintendenza per i Beni Archeologici del LazioArchivio fotografico dellaSoprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di RomaArchivio fotografico dellaSoprintendenza Speciale per ilPatrimonio Storico, Artistico edEtnoantropologico e per il PoloMuseale della Città di RomaFoto Musei VaticaniFondazione Museo di Palazzo Moroni,Bergamo© The Trustees of the British Museum

Produzione

Coordinamento, RomaAnna GrandiMarta Chiara GuerrieriMatteo Penati

Comunicazione e ufficio stampaGabriella GattoEnrica Steffenini

Cura del catalogoNunzio Giustozzi

Progetto di allestimentoAndrea Mandara /Studio di Architetturacon Claudia Pescatori

Progetto graficoAM Newton 21

Traduzione degli apparati didascaliciElizabeth Barsanti Hill

Realizzazione dell’allestimentoMeloni Fabrizio srlcon la collaborazione diEnrico Vandelli

Realizzazione degli apparati graficiProgetto Artiser srl

TrasportiMontenovi srl

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITATivoli, Villa Adriana, Antiquarium del Canopo1 aprile – 1 novembre 2010

COLOPHONMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

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La villa che l’imperatore Adriano volle farsi co-struire, e forse in parte anche progettò, a Tivoli,località molto amata e frequentata dall’aristo-crazia romana nelle vicinanze della capitale del-l’Impero, è la più grande, la più complessa dalpunto di vista delle soluzioni architettoniche espaziali, la più ricca di marmi, statue e decori, edi sicuro la più famosa delle molte residenzeimperiali romane.Né i pur suggestivi resti della villa di Tiberio aCapri, quasi un’intera isola organizzata per ilsoggiorno e gli svaghi dell’imperatore, o quellidella grande villa costiera a Sperlonga con lageniale trovata della grotta/triclinio a mare e lospettacolare corredo di scultura ellenistica, néquelli della villa di Nerone a Subiaco, con l’inno-vativa soluzione della costruzione di una diga acreare un invaso artificiale sul corso del fiumeAniene, né la gigantesca estensione della villadi Domiziano a Sabaudia, così maltrattata dalpassare dei secoli e ancora in attesa di unacompleta rivalutazione, o le ambiziose strutturedella grande villa sempre del “dannato” Domi-ziano a cavallo della Via Appia, fino alle spondedel lago di Castel Gandolfo, di cui sopravvivonoresti grandiosi in parte inglobati nella barberi-niana residenza del Papa ed i due ninfei rappre-sentati in bellissime incisioni dal sommoPiranesi, né le superstiti, danneggiatissime,strutture della villa di Traiano ad Arcinazzo, chepure stanno restituendo tesori in frammenti didecorazioni a stucco d’inaspettata qualità, pos-sono minimamente reggere il paragone conl’incanto e la maestà della celeberrima villa ti-burtina.Eppure, a confronto di tanta fama e di ungrande concorso di studiosi e visitatori, VillaAdriana è ancora un mistero solo parzialmenterisolto, e, cosa ancora più inaspettata, è in re-altà ben poco conosciuta. Non ne è nota la reale estensione. Solo recente-mente si è cominciato a fare luce, grazie agli ul-timi scavi di Benedetta Adembri e ZaccariaMari, sul problema degli accessi e dell’ingresso.

Di molte strutture, indicate con evocativi nomi difantasia, non si sono ancora comprese le esattefunzioni, forse neppure mai previste, e, cosasorprendente, non esiste un rilievo aggiornato estrumentale, completo di sezioni e di prospetti. Già le fonti antiche sono rare, avare e inaspetta-tamente laconiche.La stessa Storia Augusta, che pure costituisceuna preziosa miniera d’informazioni, anche senon contemporanea, ricca d’aneddoti e annota-zioni biografiche sulla vita degli imperatori del IIe III secolo, su quest’argomento, per noi cosìimportante, è indisponentemente sintetica: fececostruire con eccezionale sfarzo una villa a Ti-voli ove erano riprodotti con i loro nomi i luoghipiù celebri delle province e dell’impero, come ilLiceo, l’Accademia, il Pritaneo, la città di Ca-nopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tra-lasciare proprio nulla, vi aveva fatto raffigurareanche gli inferi.Un po’ poco in verità per un luogo che fin dalmomento della sua riscoperta, alla metà delQuattrocento, ha incarnato nell’immaginazionee nella fantasia di ogni uomo di cultura e di ogniamante dell’Antichità il Luogo per eccellenzadel potere e della gloria dei Romani. È pur veroche l’Autore, Elio Sparziano, pone l’accentosull’eccezionale sfarzo, che anche ai contempo-ranei, del resto abituati al lusso sfrenato delleresidenze imperiali, deve avere fatto un notevoleeffetto, se a distanza di quasi due secoli reputaancora necessario ribadire, a fronte di tanta ge-nialità architettonica, di tanta perizia costruttiva,di tanta consumata arte nell’allestire giardini edinventare giochi d’acqua, quest’unico valoreesemplare: lo sfarzo.Sfarzo peraltro molto ben documentato dai con-tinui, e fortunatamente per noi non ancora ter-minati, ritrovamenti di statue, mosaici, marmi emateriali pregiati di decorazione, che, come benargomentano gli autori dei saggi di questo cata-logo, costituiscono la gloria e la ricchezza dimolti musei e collezioni in giro per il mondo in-tero, primi fra tutti i musei di Roma, i Vaticani, i

PREFAZIONEMario Lolli GhettiDirettore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l'Arte Contemporanee

PREFAZIONE

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Capitolini ed il Museo Nazionale Romano.Gli antichi commentatori c’informano che i mo-saici venivano estratti in tale quantità da esseretrasportati a Roma “a carrette”, e non esisteprobabilmente chiesa a Tivoli o nell’Urbe chenon vanti colonne o marmi provenienti dallaVilla, così come innumerevoli sono i pavimentidei palazzi romani o gli arredi delle grandi col-lezioni fidecommissarie che, forse a torto o perambizione, si fregiano di questa illustre prove-nienza.I contadini della zona, o li primi cristiani, comeli definisce con non troppo velato rimproverol’architetto napoletano Pirro Ligorio che, alla ri-cerca d’ispirazione e di statue antiche per lavilla che andava realizzando per il cardinale Ip-polito d’Este alla metà del Cinquecento, fre-quentò molto la Villa, ci misero accanitoimpegno ad asportare tutti i materiali da co-struzione che potessero essere riutilizzati neifabbricati vicini, contribuendo in tal modo al de-perimento e alla perdita di molte strutture.Addirittura, nel Settecento, personalità non se-condarie del mondo artistico e intellettualedella capitale dello Stato della Chiesa misero inpiedi fiorenti società che, approfittando di op-portune licenze di scavo e d’esportazione(estrarre come si diceva con un bel termine cherende perfettamente l’attività di tirare fuori dalterreno le opere d’arte), arricchirono di tripodi estatue di divinità, ovviamente integrati e spessocompletati al limite del falso per spuntare i mi-gliori risultati monetari sul mercato, le sfarzo-sissime regge che i nuovo padroni del mondo, iricchi milordi inglesi, volevano degne di rivaleg-giare con la maestà del mondo antico, appro-priandosi all’occorrenza delle sue spoglie e deisuoi relitti.Non una parola Elio Sparziano dedica alla ge-nialità delle soluzioni architettoniche o allacomplessità dell’impianto spaziale, dilungan-dosi invece molto sul fatto che nella Villa eranostate suggerite, con i loro nomi, alcune celebrilocalità dell’Impero, principalmente della Gre-cia, certamente visitate da Adriano nel suo con-tinuo peregrinare e che, senza dubbio alcuno,dovevano essergli molto care, se non altro permotivi intellettuali. È noto, infatti, che la forma-zione culturale dell’imperatore era di matriceessenzialmente greca, cosa che gli aveva atti-rato lo sdegno della parte più conservatricedella società e gli aveva meritato l’appellativo,non certo glorioso per un cittadino romano, digraeculus.Proprio questo peculiare aspetto del richiamo a

luoghi celebri, che del resto era più comune diquanto non si sia portati a pensare anche inville di privati rappresentanti dell’aristocraziasenatoria o di grandi personaggi del mondo in-tellettuale dell’epoca, è quello che ha maggior-mente colpito la fantasia dei ricercatori e degli“antiquari”, che si sono dati da fare, con enco-miabile impegno degno di miglior causa, a ri-cercare negli imponenti resti delle struttureogni possibile richiamo con il Liceo o con l’Acca-demia o con gli altri siti citati, magari aggiun-gendone di nuovi.Il risultato di tanta fatica sono i bei nomi fanta-siosi con cui mi piace pensare che continue-ranno ad essere identificate le differenti partidella Villa, rifuggendo da certi algidi tentativi re-centi di rinominare luoghi che nel nostro imma-ginario saranno per sempre l’Accademia o lavalle di Tempe, il Pecile o il Canopo, nella per-fetta consapevolezza che con gli antichi originalinon hanno, né probabilmente hanno mai avuto,assolutamente niente da condividere, a parteforse il nome. L’importanza della villa di Adriano, raro esem-pio di paesaggio eroico classico mirabilmenteconservato fino ai nostri giorni, in cui si fondonoperfettamente, come in un dipinto del Poussin odel Lorenese, la natura selvaggia del Lazio ar-caico, le rovine superbe degli edifici e la vitaagricola e pastorale con i cavalli al pascolo e ledistese di ulivi, fu compresa ed esaltata nei se-coli dai viaggiatori e dagli studiosi, che qui con-venivano numerosi a ritrarre le bellezze dellavegetazione e a studiare e misurare le architet-ture, traendone continua fonte d’ispirazione e disuggestione.Non a caso, infatti, dopo l’Unità d’Italia, l’acqui-sizione di questo luogo, simbolo della Romanitàintesa al suo massimo livello, fu uno dei primiatti del Governo unitario, che ebbe tra l’altro fa-cile gioco nell’espropriare i possedimenti di unadelle grandi famiglie papaline, i duchi BraschiOnesti, purtroppo risparmiando altre proprietàimmediatamente confinanti, forse perché ap-partenenti a persone di diversa fede politica.Da questa iniziale decisione è derivato, da unlato, il precoce inserimento del complesso nelDemanio dello Stato e la conseguente miraco-losa salvezza di un bellissimo lembo di campa-gna laziale, che risulta tanto più evidente seconfrontata con il saccheggio e le violente tra-sformazioni del territorio all’intorno, che nonhanno risparmiato neanche località un tempomolto celebrate, come il vicino Ponte Lucanocon l’adiacente Mausoleo dei Plauzi; dall’altro, il

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frazionamento della villa di Adriano, di cui tral’altro non sono ancora oggi noti i limiti certi, trauna proprietà dello Stato, aperta al pubblico evisitabile, ed una parte privata, difficilmente ac-cessibile, in cui però sono conservate struttureimportanti come l’Accademia e l’Odeon, di fattoescluse dal progredire degli studi.Bene fa, quindi, la soprintendente Marina Sa-pelli Ragni a mettere al primo posto, tra i moltiprogetti per il futuro, proprio la problematicadell’acquisizione della restante parte della Villaancora in proprietà privata, nella giusta convin-zione che la forma di tutela più efficace è sem-pre, assolutamente, quella della proprietàpubblica.Quando giovane funzionario architetto, rientratoa Roma dopo una prima esperienza in Emilia inuna soprintendenza ai monumenti, come sichiamavano all’epoca, fui assegnato, comemolti altri amici e colleghi, ad una soprinten-denza archeologica nell’ottica di una sperimen-tale condivisione dei ruoli tra differenti settoritecnici dell’Amministrazione fino allora poco co-municanti che poi si sarebbe ben radicata, ebbila grande fortuna di essere coinvolto dalla so-printendente Marisa Veloccia Rinaldi in alcuniinterventi di restauro nella Villa Adriana.Fu un vero colpo di fulmine.Sono rimasto segnato per sempre da questaesperienza iniziale: ho condiviso lunghi anni diappassionato lavoro con colleghi delle soprin-tendenze e con maestri ed amici dell’Università.Ho trascorso, beato, intense giornate di studioin Villa, aggirandomi tra percorsi sconosciuti estrutture eroicamente crollanti in compagniadel caro Adriano D’Offizi, prima, e dell’ottimoPietro Di Croce, poi, in mezzo ai lecci secolari eagli ulivi piantati nel Settecento dal conte Fede.Mi sono infilato avventurosamente in cunicoliinesplorati da secoli sotto il tempio di Venerecon Patrizia Verduchi, e ho percorso i criptopor-tici da cui fuggivano le serpi come ai tempi delPiranesi o del Rossini con la guida autoritaria diNina Salza Prina Ricotti, sempre alla ricerca deisuoi amati percorsi sotterranei. Ho appreso leregole della statica e imparato a distinguere lemurature romane con Cairoli Giuliani ed ho ini-ziato ad amare i marmi antichi, e la passionenon mi ha più abbandonato, ricercando cam-pioni e frammenti sotto l’occhio attento di Ra-niero Gnoli. Ho conosciuto vecchi impresari cherestauravano da generazioni i muri della Villa eche erano in grado di giudicare la resistenza diun enorme blocco di antico calcestruzzo crol-lato salendovi sopra, mentre la gru lo spostava,

come ho visto fare al già anziano signor Silve-strini, in occasione dell’ultimo grande interventodi anastilosi realizzato a Villa Adriana, quellocon cui si sono recuperate le imponenti voltedell’edificio sopra il cosiddetto Stadio, salvando igrandi frammenti dalla rovina e restituendo laleggibilità architettonica e la comprensibilitàdella facciata dell’imponente struttura. Ho avutola fortuna di seguire molti lavori di restauro esono riuscito, scavando sul tracciato dellestrade, ad eliminare il passaggio delle automo-bili che, incredibilmente, ancora circolavano perla Villa.Sono stati anni bellissimi e formativi.Villa Adriana è ancora, e fortunatamente lo saràper tantissimi anni a venire, un operoso cantieredi studio, di restauri e di lavoro, aperto a chiun-que voglia e possa contribuire al progressodella conoscenza ed alla risoluzione dei suoiproblemi irrisolti, come i sostanziosi contributiraccolti in questo volume testimoniano ampia-mente.C’è molto da fare, però, e molte domande atten-dono la loro risposta.

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Questa esposizione è nata come ideale conti-nuazione ed approfondimento della mostra“Frammenti dal passato. Tesori dall’ager Tibur-tinus”, che nel corso del 2009, con ottimo suc-cesso di pubblico, è stata visitabile negli stessiambienti dell’Antiquarium del Canopo in VillaAdriana.Quella mostra intendeva presentare al pubblicole nuove acquisizioni, il tanto materiale ed inuovi dati scientifici che nel corso degli ultimianni sono emersi a seguito delle ricerche – pro-grammate o di emergenza – nel ricco territoriodi Tivoli, ivi comprendendo anche alcuni recentiscavi eseguiti nell’ambito della stessa VillaAdriana, dai cui depositi provenivano i molti re-perti esposti.Ora, invece, l’attenzione si vuole porre esclusi-vamente sull’area archeologica di Villa Adriana,di cui, credo, si mostra chiaramente ancoral’inesauribile capacità di offrire sia novità scien-tifiche sostanziali sia innumerevoli filoni di inda-gine, che possono e dovranno essere percorsinel prossimo futuro.Sebbene essa sia stata indagata e studiata damoltissimi studiosi, la multiforme realtà che ca-ratterizza l’area mantiene intatta la capacità diessere laboratorio di ricerca e oggetto di nuoviapprocci nelle indagini archeologiche, tra l’altroanche perché non si deve dimenticare che, con isuoi 120 ettari presumibili di estensione (80 co-stituiscono la parte acquisita allo Stato, di cuisolo 40 aperti alla pubblica fruizione), essa nonsi è mai potuta indagare nella sua completezza;ne permangono, infatti, zone e complessi benpoco conosciuti e quindi non ancora compresinelle relazioni reciproche oltreché nella realtàstrutturale e architettonica.Consapevoli dell’impossibilità di racchiudere inun solo evento o in un’unica pubblicazione la to-talità dello scibile relativamente a questo sitostraordinario, si intende in questa occasione of-frire una panoramica delle attività di ricercadell’ultimo decennio, dei risultati dei nuoviscavi, condotti sia direttamente dalla Soprinten-

denza sia da altri soggetti in regime di conces-sione come anche delle più recenti acquisizioninei vari campi di investigazione e dei filoni distudio che – credo – con maggiore probabilitàpotranno offrire risultati significativi nel periodoa venire.L’insieme delle attività e degli studi di cui si dàconto copre sostanzialmente il periodo com-preso tra il momento attuale ed il Giubileo del2000, evento che vide, in concomitanza con im-portanti lavori nella villa, l’edizione del catalogodella mostra “Adriano. Architettura e progetto”. Tale mostra aveva costituito la versione italianadi una esibizione di Parigi del 1999 dal titolo“Hadrien. Trésors d’une Villa Impériale”, checon grande successo internazionale aveva ri-portato alla visione del pubblico i tesori del sitotiburtino e nello stesso tempo rinnovato l’atten-zione verso la complessa e controversa figuradell’uomo Adriano.Inoltre, sia il volume “Villa Adriana. Il sogno diun imperatore” dedicato nel 2001 da Salza PrinaRicotti al sito, sia il convegno coordinato nel-l’anno precedente da Anna Maria Reggiani “VillaAdriana. Paesaggio antico e ambiente moderno.Elementi di novità e ricerche in corso” rende-vano conto delle ricerche scientifiche condottenel periodo in cui l’attività istituzionale era stataportata avanti con grande impegno dalla So-printendenza per i Beni Archeologici del Lazio,sotto la guida della Soprintendente Anna MariaReggiani; peraltro, proprio grazie al lavoro con-dotto in quel periodo, era giunto nel 1999 l’am-bíto e prestigioso riconoscimento dell’iscrizionedi Villa Adriana nella Lista del Patrimonio Mon-diale (WHL) dell’UNESCO.Con il Giubileo si riuscì a far emergere e portareall’attenzione degli studiosi e del pubblico ap-passionato l’insieme dei vari aspetti architetto-nici e artistici della Villa, grazie appuntoall’attenzione che era stata dedicata nel periodoprecedente al sito, la cui conoscenza si era no-tevolmente incrementata. Non diversamente,l’attività della Soprintendenza è proseguita nel

LE RAGIONI DI UNA MOSTRAMarina Sapelli RagniSoprintendente per i Beni Archeologici del Lazio

INTRODUZIONE

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decennio ora trascorso, sebbene non semprel’impegno finanziario si sia potuto manteneresui livelli auspicabili per conservare la Villa almeglio, tenendo conto delle tante emergenze direstauro, di consolidamento delle strutture, dicura del verde, di adeguamento e messa in si-curezza dei percorsi di visita, nonché delle nonmeno importanti necessità relative ad una ade-guata valorizzazione dell’area e alla fondamen-tale prosecuzione di studi, scavi e indaginiconoscitive, poiché la conoscenza rimane pre-messa ineludibile ad una buona conservazionedi un qualsiasi monumento o area archeologica.Con l’impegno della Soprintendenza e con ilcoinvolgimento di singoli studiosi, istituzioniculturali, Università ed enti di ricerca, italiani estranieri, è dunque proseguita una serie cospi-cua di attività d’indagine, di cui con questaesposizione e con il catalogo qui presentato sidesidera dare un quadro di sintesi.I temi documentati nel percorso e discussi nelcatalogo da illustri studiosi – che ringrazio per illoro contributo – rappresentano gli approcci dicarattere fondamentale che investono in questafase lo studio della Villa: dall’analisi dello svi-luppo storico della conoscenza del sito allacomprensione della sua realtà spaziale e dellaperimetrazione o, ancora, dalla comprensionedi aspetti particolari quali il verde o il sistema diuso delle acque alla indagine sullo sviluppo deipercorsi sotterranei e sul problema dell’acces-sibilità dei vari settori. Non meno significativisono gli aspetti illustrati relativamente alla de-corazione della Villa, che sia negli apparati mu-sivi (mosaici e sectilia), negli stucchi e nellepitture, sia nella ricchissima decorazione archi-tettonica e scultorea (quest’ultima in buonaparte perduta o dispersa nei più importantimusei europei) doveva costituire essa stessauna vera e propria summa artistica del suotempo, come peraltro le poche ma significativefonti letterarie antiche ci attestano. Non man-cano, poi, in questa esposizione gli aggiorna-menti relativi agli scavi condotti negli annirecenti nell’ambito della Villa e che hanno por-tato importanti novità nella conoscenza di interisettori, quali la cosiddetta Palestra, il suppostoAntinoeion, l’area tra Piazza d’Oro e gli Infericon il cosiddetto Mausoleo o, ancora, il settoredel cosiddetto Teatro Greco. Altri studi di detta-glio, infine, dànno conto del particolare filone diricerca tecnologica volto ad individuare la prove-nienza di materiali pregiati usati negli apparatiscultorei della Villa o, ancora, affrontano untema per lo più trascurato, quale quello della

storia moderna dell’area, ove una serie di edificiillustra le vicende che hanno segnato sino ainostri giorni la storia di Villa Adriana.Il discorso tentato con i saggi di questo catalogonon poteva non concludersi che con l’indica-zione delle prospettive per le ricerche archeolo-giche nella Villa, che con posizione condivisibileAndrea Carandini sintetizza e propone alla ri-flessione comune.Per quanto attiene agli indirizzi cui il nostro Isti-tuto intende adeguare la propria attività nell’im-mediato, si possono sinteticamente cosìdelineare. Da un lato si ritiene indispensabilelavorare perché si pervenga, nel medio periodo,all’incremento dell’area demaniale, con l’acqui-sizione progressiva, da parte della mano pub-blica, di quanto più possibile ancora in proprietàprivata; ciò consentirebbe di completare inda-gine e comprensione del complesso, ivi com-presi alcuni settori di fondamentale interesse,quale, per esempio, l’area della cosiddetta Ac-cademia; nell’immediato tale obiettivo potrà tro-vare sostanza documentaria e giustificazione sesi riuscirà anche a realizzare, tramite indaginimirate con tecnologie geognostiche, una mi-gliore conoscenza del perimetro della villa, deipercorsi sotterranei di collegamento e delle se-quenze di spazi costruiti e spazi a verde di VillaAdriana.Dall’altro lato si dovranno proseguire e comple-tare sia i lavori nel settore della cosiddetta Pa-lestra, il cui finanziamento, assicurato dai fondiARCUS, consentirà a breve una migliore cono-scenza ed il collegamento con la Valle di Tempe,con utile inserimento degli attuali percorsi di vi-sita del pubblico, sia i non pochi interventi cono-scitivi che alcune Università italiane e stranierestanno conducendo mediante concessioni discavo in settori di grande interesse (quali peresempio, il cosiddetto Mausoleo o il cosiddettoTeatro Greco).Inoltre dovrà proseguire l’impegno della Soprin-tendenza e dei tanti Enti, Istituti di ricerca e sin-goli studiosi sui numerosi studi di settore edindagini mirate in corso; tra i tanti cito solo, perbrevità, la ricomposizione virtuale – ove possi-bile – dei cicli scultorei riconosciuti al com-plesso edilizio di pertinenza, oppure lariproposizione degli apparati musivi e dei secti-lia ai singoli edifici della Villa.Questi e tanti altri studi dovranno trovare, intempi il più possibile brevi, una adeguata divul-gazione e divenire parte integrante di una sem-pre più completa valorizzazione e migliorefruizione del sito, fruizione di cui la già prevista

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riapertura e il riallestimento del Museo Didat-tico nel Casino Triboletti dovranno costituire unpasso fondamentale, perché il costante incre-mento delle conoscenze scientifiche su un sitoche è “patrimonio dell’umanità” non sia circo-scritto al circolo dei soli studiosi ma entri a farparte di una sempre più qualificata comunica-zione rivolta ai visitatori ed al più vasto pubblico.L’esposizione vera e propria allestita in questaoccasione all’interno dell’Antiquarium del Ca-nopo è da intendersi completata con le docu-mentazioni grafiche presentate nella c.d. Saladel Plastico, ove è tradizionalmente esposta, in-sieme con una copia aggiornata del bellissimoplastico realizzato da Italo Gismondi nel 1937,anche la pianta realizzata dal Piranesi nel 1781.Per quanto concerne l’esposizione, si è decisodi offrire al pubblico (auspichiamo con unascelta gradita ai visitatori) non solo la parte percosì dire esplicativa e documentaria sulle novitàe acquisizioni, ma anche una selezione di operedi alta qualità artistica che nel loro insiemefanno parte dell’immaginario collettivo e, talora,anche singolarmente evocano, e non solo aglistudiosi, questo sito. È il caso della bellissimascultura del Fauno in marmo rosso conservatonei Musei Capitolini, opera che mai è stata am-mirata in Villa Adriana, nel suo luogo di prove-nienza. Non meno evocativo è il ritorno inquesto sito di altri reperti che appartengono allecollezioni dei Musei Vaticani, del Museo Nazio-nale Romano, degli stessi Musei Capitolini edanche del British Museum, solo alcuni deimusei prestigiosi ove – come già detto – moltedelle opere artistiche ritrovate tra il Cinque-cento ed il Novecento con le modalità più dif-formi sono fortunosamente pervenute, atestimoniare il lusso che caratterizzava la Villa el’entità del suo patrimonio artistico disperso.Ai responsabili di queste istituzioni museali – adAntonio Paolucci e Gian Domenico Spinola per iMusei Vaticani, ad Umberto Broccoli e ClaudioParisi Presicce per i Musei Capitolini, ad AngeloBottini e Rita Paris per il Museo Nazionale Ro-mano, a J. Lesley Fitton e Thorsten Opper per ilBritish Museum – va il più vivo ringraziamentoper i generosi prestiti concessi in questa occa-sione.Un sentito ringraziamento va inoltre a MarioLolli Ghetti, Direttore Regionale per i Beni Cul-turali e Paesaggistici del Lazio, che tanta partedella sua attività ha in passato dedicato a que-sto straordinario sito, ed a Francesca ElenaGhedini, che da anni coordina lavori sugli appa-rati musivi delle ville romane, ed anche di Villa

Adriana: entrambi hanno cortesemente accet-tato di far parte del comitato scientifico del-l’evento.In ultimo, un sentito ringraziamento a tutto ilpersonale della Soprintendenza ed in partico-lare a quanti operano nell’ambito specifico diVilla Adriana. Senza il loro quotidiano impegnoil sito non potrebbe mantenersi in forme di de-coro e non sarebbe apprezzabile da parte deitanti visitatori; non sarebbe possibile inoltreportare avanti quelle attività di scavo, restauro,studio e indagine archeologica che qui si è ten-tato di illustrare. Tra tutti questi devo però citarein modo particolare, ringraziandoli, i funzionariBenedetta Adembri, Zaccaria Mari, Rosa Mez-zina e Sergio Sgalambro, che in questa occa-sione hanno sostenuto l’iniziativa, condividendodirettamente il lavoro e collaborando alla realiz-zazione della esposizione e del catalogo.

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I lavori a Villa Adriana fervono. Basta scorrere labibliografia più recente, ricordare le mostre,esaminare infine questo volume. Il bilancio èampiamente positivo e il merito va riconosciutoai Soprintendenti che si sono succeduti e ai fun-zionari, che hanno tutelato e soprattutto amatoquesto luogo, paesaggisticamente sublime estoricamente intenso. Villa Adriana: una storianon finita, che pertanto prosegue. Osservando le planimetrie storiche, davverospettacolari, e lo straordinario plastico di Gi-smondi - abbiamo smesso di ricostruire i com-plessi monumentali, con grave danno perl’archeologia e la comunicazione con il pubblico- l’impressione che il visitatore ancora oggi ri-cava da quell’insieme di natura, rovine ed edificistorici (da riutilizzare) è quella di una collezionedi architetture, la cui logica sequenziale, tantochiara nei palazzi imperiali sul Palatino, qui as-sume una configurazione fuorviante, che scon-certa ed attrae, dove le costruzioni e la lorodisposizione non sono ovvie, patentemente logi-che, ma seguono l’itinerario mentale di ungrande e coltissimo principe, itinerario cheresta ancora in grande parte da decifrare. Qualeè la grammatica e la sintassi di questa colle-zione di costruzioni, che appare sparsa? A unaprima impressione è come se Adriano avessereagito, agli ordini architettonici e dei giardiniche oggi chiameremmo all’italiana e poi allafrancese, con quel gusto per il girovagare tipicodel gusto inglese.In assenza di una trama evidente, ci si è fino adoggi saggiamente dedicati alla tutela e alla in-dagine di singoli monumenti. Quanti muri dellavilla, a volte di altezza vertiginosa, si reggonoper miracolo? Quante delle rovine attendono unpuntiglioso lavoro di manutenzione e compren-sione? Quanti complessi semisepolti e perifericisono sconosciuti o sono stati soltanto di recentesvelati?Ho sempre provato grande interesse per i retro-scena delle regge, come la “petite cour” di Ver-sailles, mai segnalata sulle piante, ignota ai

turisti, oggi in restauro, dove erano ospitatistuoli affastellati di servitori. A Villa Adriana ilproblema sembra sia stato risolto diversamentenelle sostruzioni delle Cento Camerelle. D’altraparte, anche in città gli schiavi erano alloggiatiin sotterranei o in sostruzioni, a partire daquelle della facciata della casa di Augusto ri-volta al Circo Massimo. Come possiamo imma-ginare alloggiate le migliaia di schiavinecessarie a mettere in moto, ogni giorno, quel-l’immane set mediatico che era allora unacorte? Se questa domanda resta ancora non ri-solta, risolta è invece la documentazione diquesta costruzione fin troppo tralasciata e so-prattutto ingegnoso è il sistema ricostruito dellescale, che pare quello di un edificio industrialedel nostro Ottocento.Per analoghe ragioni sono fascinose le galleriesotterranee della Villa, che cominciano ad assu-mere una configurazione più generale, oraanche meglio note per la parte che riguardal’Accademia. Solo quando avremo la pianta della“metropolitana” della Villa, riusciremo a megliointendere il significato del palcoscenico supe-riore e in vista.Subito di fronte era lo spazio di arrivo e par-tenza, in forma di circo, e di fronte era quellamessa in scena dell’Aida che pare l’Antinoeion,con i due templi affrontati e raccordati dallabase di un probabile obelisco, circondati dapalme ed euripi, prima di arrivare all’emiciclo,in fondo al quale era il tempietto che contenevai resti di Antinoo. E il tutto ricorda l’Iseo e Sera-peo del Campo Marzio.Vi era un altro angolo di Egitto nella Villa, relati-vamente isolato e prospiciente la valle diTempe, che porta il nome fuorviante di Palestra.Si tratta principalmente di due costruzioni, unaa impianto basilicale e preceduta da una scali-nata e una enorme, circondata da una doppiafila di pilastri, che formavano all’esterno unportico aperto su un terrazzo sorretto da uncriptoportico, e che all’interno reggevano, par-rebbe, una enorme copertura, come indica il

VILLA ADRIANA: UNA STORIA NON FINITAAndrea Carandini

INTRODUZIONE

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sontuoso pavimento marmoreo, privo di pen-denze. E intorno altre strutture meno vaste, unacon spettacolare soffitto egittizzante assai benricostruito e infine vaste superfici sostruite,tutte ancora da capire. Qui gli scavi devono es-sere proseguiti, perché si tratta di un complessograndioso di cui si ignorano al momento i con-fini. Che si tratti di edifici legati a un Serapeion?Nulla di egiziano ha invece il triclinio a “sigma”o stibadium entro un ninfeo ricco d’acque, cheviene chiamato ancora oggi Serapeo-Canopo,senza giustificazione. E la sala da pranzo ac-quatica rimanda agli studi sulle architetture adacqua e vegetali della Villa.Nel frattempo il cosiddetto Teatro Greco è in viadi svelamento, la cavea rassomiglia piuttosto aun mezzo ludus di forma anfiteatrale, fronteg-giato da una scena, priva dell’ipotizzato porticoretrostante.Alla periferia del complesso spicca il tempiettorotondo su sostruzione, avvolto da ordine do-rico, al cui interno erano pitture raffigurantipaesaggi idillico-sacrali, e questa tholos proprioin un paesaggio del genere era immersa - vi-cino sono i resti di un tempietto -, per cui eraesso stesso il soggetto del proprio contenutopittorico. All’interno sono state scoperte basi disculture: un tempietto dunque per l’arte, come itanti nei giardini all’inglese di età moderna. Iltempietto è ancora oggi spaccato in due dallavecchia recinzione del complesso archeologico.Di particolare interesse sono gli studi sugli ap-parati decorativi fissi, specie quando si inte-grano con le architetture, visto che di grandeparte delle sculture si ignora purtroppo la pro-venienza. Dagli apparati musivi, a quelli in opussectile, sia pavimentali che parietali, sia geome-trici che figurati (strepitosa la ricostruzione diuna parete alle Tre Esedre), fino alle decorazioniarchitettoniche nei marmi più disparati; partico-larmente interessanti quelle riguardanti internie giardini. Per non dire dei rilievi e delle scul-ture, compresi quelli egittizzanti, troppo nume-rosi per essere singolarmente citati; ma comenon segnalare lo straordinario plastico di unostadio e un ritratto magnifico di Sabina, unadelle numerose nuove acquisizioni dell’icono-grafia dell’Augusta, che meriterebbero un cata-logo aggiornato, in prosecuzione e critica dellamia giovanile monografia.Dopo questa galoppata sommaria attraversoscavi e studi non resta che guardare al futuro. Vanno senz’altro incrementati gli studi sul mo-nitoraggio statico delle strutture, sui danni e re-stauri del passato e infine rilievi dettagliati, che

sappiano comprendere murature e minuziedella decorazione, sia in quanto documenta-zione dell’esistente, sia in quanto recupero didocumentazione passata e sia come ricostru-zione, onde poter affrontare le architetture nellaloro problematica di insieme e poterle comuni-care, nella loro articolata composizione di zonecoperte e scoperte, non sempre facilmente ap-prezzabili in una planimetria.Bisogna poi sottoporre il territorio della Villa aduna indagine geognostica unitaria, in partico-lare magnetometrica, essenziale per definire iconfini ancora ignoti del complesso, le partiscoperte e ancora sommerse dei monumenti,comprese le strutture sotterranee. Ciò aiute-rebbe a indirizzare, in modo più mirato e pun-tuale, gli scavi e a delineare con più efficacia ipercorsi (penso in particolare alla Palestra, dacollegare a un percorso nella valle di Tempe).La tutela del complesso, la sua conoscenza evalorizzazione non possono più prescindere dauna tale ottica contestuale, la sola che potrebbeaiutarci, alla fine, a leggere le architetture nelleloro complesse e molteplici relazioni, come unsistema unitario. Sarebbe anche importante ri-trovare i villaggetti degli artigiani che hannorealizzato e mantenuto la Villa nel tempo. Si rende anche necessario un GIS della Villa,capace di coinvolgere strutture, apparati deco-rativi, reperti rilevanti, incisioni, pitture, disegnie rilievi di ogni genere e tipo, fonti letterarie eiscrizioni di ogni epoca. Una sorta di mentedell’intero complesso.Ne potrebbe conseguire una politica precisa ri-guardo alle nuove essenziali acquisizioni daparte del Ministero, partendo dall’Accademia,ma non solo.Vanno infine confermate a allargate le attivitàscientifiche della Soprintendenza e le collabo-razioni scientifiche, su tutti i fronti, con univer-sità italiane e straniere.Un ringraziamento particolare va al Soprinten-dente Marina Sapelli Ragni, regista di questo in-sieme di lavori e suscitatrice di prospettiveallettanti. Ricordo con grandissimo piacere lavisita da me fatta alla Villa e le conversazionicon i funzionari, da cui tanto ho appreso.

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L’immagine di Villa Adriana, diffusa, sin daltempo della sua riscoperta, da architetti, artisti,viaggiatori, ha reso la dimora imperiale una dellearee archeologiche più note ed amate in Europa.Un susseguirsi di studi meticolosi di carattereantiquario, basati sulle medesime informazioni,senza sentire l’esigenza di operare verifiche sulcampo, l’hanno impressa nell’immaginario col-lettivo, producendo il paradosso di un’area ar-cheologica conosciuta più per il vagheggiamentointellettuale che per l’esplorazione. L’errata con-vinzione che la residenza fosse stata riportata in-teramente in luce, aveva prodotto, nei confrontidell’indagine archeologica, una sorta d’interdi-zione, tale da non potere essere infranta. Così,dopo l’acquisizione allo Stato italiano, gli scavifurono rari, ridotti a ripuliture o sterri, per lomeno fino a quelli più ambiziosi, condotti nel Ca-nopo per mezzo dei cantieri scuola del Ministerodel Lavoro, nel secondo dopoguerra. Il Ministeroper i Beni e le Attività Culturali ha compiuto unascelta coraggiosa nell’attribuire a Villa Adrianaun ruolo centrale nel Polo Tiburtino, dando lapossibilità, alla Soprintendenza Archeologica peril Lazio, di riaprire una nuova e produttiva sta-gione di lavori con i finanziamenti straordinari delGrande Giubileo del 2000, della quota del Giocodel Lotto e della Comunità Europea, rendendofattibile la progettazione di una serie di interventi;l’obiettivo è stato individuato nel riassetto del si-stema architettonico e il recupero funzionaledegli edifici, la revisione del sistema museale,fondato sul ripristino degli edifici post-antichid’impianto archeologico, la bonifica delle pianta-gioni, aprendo, in tal modo, la strada all’iscri-zione nella Lista del Patrimonio Mondialedell’UNESCO. Alla Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici del Lazio va il merito di avere dimo-strato l’esigenza di compiere indagini di scavomirate, che hanno portato in luce monumenti dicui s’ignorava l’esistenza (è il caso dell’Antinoe-ion, fondamentale nel programma decorativo delfilone egittizzante, piuttosto che il Canopo), diavere riesaminato completamente le aree della

Palestra (da assegnare ai luoghi egizi della Villa),del Teatro Greco (privo della porticus post scae-nam disegnata nelle piante di Contini e Piranesi),del cosiddetto Mausoleo, o edificio circolare (inrealtà un tempietto), attraverso ricerche puntualie multidisciplinari; l’evidenza archeologica hacosì dimostrato l’unicità nel loro genere degliedifici della Villa, dando vita ad una nuova imma-gine, differente rispetto a quella che emergevada una tradizione di dispute accademiche, sfa-tando il mito dell’impeccabilità della documenta-zione antiquaria, rivelatasi, in più casi, lacunosao scorretta. Infine, alla Soprintendenza va ancheattribuito il merito di avere prontamente pubbli-cato le indagini e le ricerche che sono state ese-guite e di avere promosso un’oculata eintelligente serie di mostre, allestite negli spazidisponibili dell’area archeologica, favorendo iprestiti di sculture in Italia e all’estero. Le temati-che d’interesse archeologico-topografico sonostate indagate parallelamente allo svolgimento diricerche d’archivio, volte a migliorare la cono-scenza degli sterri e scavi, compiuti fra il periodorinascimentale e l’Unità d’Italia, cercando di col-mare la lacuna dello scarso collegamento neglistudi fra architetture e apparato decorativo, ge-nerato dalla circostanza che, di gran parte dellesculture, s’ignora la provenienza o si hanno datigenerici circa il ritrovamento, avvenuto, spesso,in un contesto differente rispetto a quello origi-nale. All’interno della Villa, studi accurati hannopermesso di distinguere gerarchie di percorsi edi funzioni, individuando le aree destinate all’usoesclusivo della famiglia imperiale, riconoscibilinell’ambito di un lusso raffinato, dall’uso di secti-lia, di marmi e mosaici policromi.Pathos e sentimentalismo sono fra gli elementiche hanno dominato nella riscoperta della Villa,dal memorabile viaggio di Flavio Biondo, che ac-compagnava il pontefice Pio II Piccolomini, daRoma a Tivoli, sullo scorcio dell’estate del 1461,tradotto nelle descrizioni delle vestigia – le primedopo l’identificazione – cui si deve la genesi di unmito. Da allora in poi, Villa Adriana fu ricercata

L’IMMAGINE DI VILLA ADRIANATRA ARCHEOLOGIA E ARCHITETTURAAnna Maria Reggiani

SAGGIO DEL CATALOGO

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dai più importanti artisti, pittori e vedutisti, convisite documentate da piante e schizzi, ma ancheda firme nelle volte dei criptoportici quali, adesempio, di Giovanni da Udine, Piranesi, Quaren-ghi, Pier Leone Ghezzi. In un caso, in un am-biente sostruttivo del Canopo, un ignotovisitatore, colpito da una damnatio memoriae, dicui non è stato possibile individuare il motivo, halasciato impressa la data 1537. Altri raffigura-rono la Villa in incisioni e dipinti, sigillando quelconnubio fra archeologia e paesaggio, che è allabase della sua immagine. Pirro Ligorio eseguìsterri per recuperare marmi e sculture con cuidecorare Villa d’Este, lasciando la sua testimo-nianza in tre codici che, ricercatissimi nel Rina-scimento, contribuirono a diffondere la famadella Villa e dei suoi tesori, attirando altri archi-tetti e artisti, che accorrevano a frotte per poten-ziare la loro capacità creativa, affascinati dallecombinazioni mistilinee e dal gioco d’alternanzadi spazi concavi e convessi. Facciate e interni,riccamente rivestiti di marmo, delle chiese ba-rocche di Roma rendono l’idea dell’architetturaadrianea, quando non sono addirittura vere eproprie citazioni, delle aule termali o delle sale diricevimento. Nel Settecento, Tivoli, con tutte lesue rovine, divenne una tappa obbligata per iviaggiatori del Grand Tour, soprattutto nobili in-glesi, che finanziarono sterri, alla ricerca di scul-ture per arricchire le loro dimore, ma anchepittori francesi, olandesi e tedeschi. All’epoca eradi moda, nei dipinti, l’interesse per la natura,spesso rivissuta in forme drammatiche, dandoluogo alla fortuna del paesaggio con rovine cheha immortalato in Europa la Campagna Romana.In quegli anni si formò anche il mito dell’Italiacome “museo all’aperto”, in cui il gran numerod’opere d’arte, la ricchezza dei siti archeologici, illascito del Rinascimento, il teatro, la musica e ilclima costituivano un richiamo indiscutibile.Dopo il periodo napoleonico, il viaggio non sa-rebbe stato più una prerogativa degli aristocraticio degli artisti, mentre l’avvento della ferrovia, opiuttosto della motorizzazione, favorì l’organizza-zione di gruppi di visitatori.Il fascino che acquistano le rovine, immerse inun patrimonio arboreo di notevole valore paesag-gistico e ambientale, continua a rendere VillaAdriana un’area archeologica di grandissima se-duzione, per quel particolare rapporto stabilitosinel corso dei secoli, fra vegetazione e resti anti-chi, anche se l’ambiente naturale attuale non hanulla a che vedere con quello antico, né conquello rinascimentale. Le specie più rappresen-tative, che si offrono al nostro sguardo, sonoquelle arboree, costituite dal cipresso (Cupres-sus sempervirens), dal pino domestico, dallaquercia (Quercus pubescens), dal leccio (Quercusilex), dall’albero di Giuda, e sono il frutto di siste-mazioni settecentesche o successive. Le speciearbustive, invece, sono state introdotte nel corsodel Novecento e sono costituite, per lo più, da al-loro (Laurus nobilis), oleandro (Nerium olean-

der), bosso (Buxus sempervirens) e ligustro (Li-gustrum vulgare). Dopo l’abbandono definitivo,non si è lontani dal vero presupponendo, per VillaAdriana, quell’aspetto boschivo-pastorale, dif-fuso nel suburbio tiburtino, che ha snaturato ilgiardino romano, per dare luogo ad una lungafase di sfruttamento agricolo dei terreni con l’im-pianto di vigneti e altre coltivazioni, fra le qualil’olivo (olea europea) è tuttora la specie più fre-quente e caratterizzante. La grande piantagionedi Villa Adriana risale all’età medievale, ma fuampliata, su scala industriale, in gran partenell’Ottocento dal duca Braschi Onesti. Pirro Li-gorio aveva descritto vigneti nel Pecile, nel Ca-nopo, nell’Accademia e a Piazza d’Oro edEufrosino della Volpaia aveva disegnato un pae-saggio popolato da orti; nel XVII secolo, France-sco Contini notava, con disappunto, che i terrenierano coltivati e arati, mentre ancora, nel XVIIIsecolo, Giuseppe Rocco Volpi illustrava i vigneti.Dato che non è nota l’articolazione a verde delgran parco di Villa Adriana in età antica, pos-siamo presupporre un parco “costruito” conlargo impiego scenografico dell’acqua distribuitain fontane, cascatelle, ninfei, canali e laghetti, inconnubio con l’architettura e i programmi deco-rativi. Il giardino-porticato, noto come peristyle-garden, che racchiude al suo interno superficid’ampiezza variabile, in relazione allo spazio dasfruttare, era la struttura più comune in cuierano alloggiate le specie predilette dai Romaniper le loro lussuose abitazioni.Se la fortuna di Villa Adriana, nel corso dei secoli,è stata alimentata in gran parte dal richiamoesercitato dal paesaggio con rovine, anche la fi-gura di Adriano, tradizionalmente consideratoesponente, come il suo predecessore, di quel-l’equilibrio e buon governo che ha contrasse-gnato la loro dinastia, a sua volta, ha influitopositivamente sulla creazione del mito. La So-printendenza ha contribuito a delineare un nuovoprofilo intellettuale di Adriano, fornendo una im-magine non convenzionale del Sovrano che, perla personale interpretazione del proprio ruolo eper le coraggiose innovazioni in campo politico eculturale, riuscì a operare una sintesi fra le cul-ture dominanti nella sua epoca, quella greca edegiziana, senza rinnegare l’occidente romaniz-zato. Occidentale, borghese e provinciale era, in-fatti, la sua casata, in cui l’elemento femminileha avuto un peso considerevole per il manteni-mento del potere. La potenza evocativa delle pa-gine di un romanzo storico documentato, ma pursempre frutto della fantasia di Marguerite Your-cenar, ha contribuito, invece, a diffondere legesta di Adriano e a rendere attuale la sua im-magine. Così sono stati messi in risalto i suoifrenetici viaggi nelle più lontane province, soste-nuti da un’insaziabile curiosità culturale verso ipiù differenti usi e tradizioni, che non sfuggirononeppure al suo biografo: “nessun altro impera-tore, forse, visitò in così breve tempo tante terre”,recita l’Historia Augusta (Hadr. 13.4), “perché vo-

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leva conoscere di persona tutto ciò che avevaletto sui diversi luoghi della terra”, spiega pocodopo (Hadr. 17.8).La critica più recente considera, adesso, VillaAdriana una preziosa testimonianza del progettopolitico imperiale che rende percepibile la com-plessità e l’ambizione del programma politico diAdriano, il quale considerava la cultura uno stru-mento politico. L’idea progettuale, che sta allabase dell’architettura di Villa Adriana, è giocatafra “continuità” con la tradizione romana e “inno-vazione” degli spazi, in un gioco compositivo con-tinuo, in cui convivono l’accurata pianificazione,ad esempio, dei percorsi sotterranei, con la mu-tevolezza delle soluzioni architettoniche e le fre-quenti trasformazioni in corso d’opera. A questosi aggiungano la rielaborazione e lo stravolgi-mento interpretativo di tipologie architettonichetali che, se i modelli planimetrici sono facilmentericonoscibili, non altrettanto lo è la funzione; in-fatti, in taluni casi, questi elementi hanno portatoalle più disparate e contrastanti interpretazioni, aseconda che si aderisca alla lettura della plani-metria o che s’interpreti il monumento tenendoconto della sua posizione all’interno del contesto.È innegabile, in definitiva, che questa particola-rità sembri essere il frutto degli improvvisi muta-menti di gusto di un genio dilettante e imperioso.Le ambizioni di Adriano come architetto sono, in-fatti, note attraverso Cassio Dione, anche se unsuo coinvolgimento diretto nella realizzazione diVilla Adriana non va oltre le ipotesi, sostenute dalconfronto con i casi descritti da Aulo Gellio inNoctes Acticae (19.10.1-4), di circoli di intellet-tuali attivi attorno agli aristocratici, compostianche da architetti. L’unicità di Villa Adriana con-siste nel fatto che non è il palatium, nel sensotradizionale del termine, pur avendo quelle ca-ratteristiche che ne facevano un luogo deputatoal prestigio e al complesso di funzioni esercitatedall’Imperatore, come lo furono le residenze deidinasti orientali, ma è, piuttosto, una grande re-sidenza progettata razionalmente a scala ur-bana. I presupposti più vicini sono da ricercaresia nelle architetture per padiglioni e edifici iso-lati prediletti da Nerone, Domiziano e Traiano,ma, soprattutto, nelle memorie architettoniche diderivazione ellenistica, che avevano stimolato laluxuria dei Romani. Il lusso, che permeava VillaAdriana, era sottolineato da una ricca serie diprogrammi decorativi, ispirati a differenti stili,che sono una conseguenza dell’eclettismo dellacultura romana e di una profonda coscienza sto-rica. Anche il ricordo dei luoghi è un elementoche riconduce alla tradizione delle grandi resi-denze private, in cui l’uso di designare i differentiedifici con nomi di luoghi geografici o di monu-menti celebri nel mondo ellenistico s’inquadra inquella concezione filosofica del programma de-corativo delle ville. Evocazioni simboliche, piutto-sto che imitazioni fedeli discendenti dal differentesignificato che la “copia” assume in architettura,rispetto alla scultura. Così, le tendenze antiqua-

rie di Adriano, che sono un elemento basilare delsuo progetto culturale, tradotte in campo este-tico, hanno indotto a vedere, contenuto in VillaAdriana, una sorta di Museo ideale costituito dacopie di tutte le epoche dell’arte greca (ed ancheegizia), supponendo, in lui, un atteggiamento ar-cheologico, riconoscibile nelle visite a monu-menti e luoghi famosi visionati durante i suoiviaggi. L’ immagine di Adriano, “oltre la Grecia”,non si alimenta del solo filellenismo ma abbozzauna figura che, nelle contraddittorie scelte este-tiche e programmatiche, propone aperture anuovi orizzonti in una fusione delle culture diEgitto, Grecia ed Occidente, che, solo di recente,è sentita propria dall’uomo europeo. Espertod’arte, conoscitore della cultura greca come loerano i Romani del suo rango, Adriano non tra-scura le altre capitali dell’Oriente, Alessandria,Antiochia ed Efeso e trasforma la sua reggia inun laboratorio per sperimentazioni architettoni-che, in cui l’Imperatore, al centro del suo cena-colo, manipola le piante degli edifici, adattandolia funzioni differenti dai modelli. Sulla base diqueste suggestioni è comprensibile l’influenzaconsiderevole esercitata da Villa Adriana anchesull’architettura moderna europea e americana,fino a Frank Lloyd Wright, Le Corbusier e LouisKahn.La serie di mostre, organizzate dalla Soprinten-denza, continua a diffondere una più ampia cono-scenza dell’arredo scultoreo e delleproblematiche della fastosa residenza, anche aldi fuori della ristretta cerchia accademica. Non sitratta, quindi, di una parata di capolavori ma deltentativo di confronto con quel complesso di que-stioni, molte delle quali irrisolte o in via di solu-zione, riconducibili alla ricerca di quell’equilibriofra architettura e arredo, alla base del progettodecorativo di Adriano; infatti, la lacuna determi-nata dalla dispersione delle opere d’arte – scul-ture e mosaici – fa sì che l’area archeologica siaapprezzata più per le innovazioni architettonicheche non per il “Museo” ideale costituito daAdriano. Questa attività di divulgazione scientificaconsolida Villa Adriana quale elemento essen-ziale nel sistema dei beni culturali del Lazio e so-prattutto in quello nazionale, accanto a Roma.Un lungo percorso dal Grand Tour al “turismo”culturale di qualità!

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SCHEDE CATALOGO

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITA

SCHEDE CATALOGO

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1. Pianta di Villa Adriana di Francesco Contini (1634-1668)

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2. Pianta di Villa Adriana di Giovan Battista e Francesco Piranesi (pubblicata nel 1781)

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3. Pianta e veduta generale di Villa Adriana di Agostino Penna (da Viaggio pittorico 1831-36)

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4. Pianta di Villa Adriana redatta dalla Scuola degli Ingegneri di Roma (1905)

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5. Plastico di Villa Adriana di Italo Gismondi (1956, conservato a Villa Adriana)

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6. La pianta di Villa Adriana redatta dalla Facoltà di Ingegneria dell’Università di Roma Tor Vergata (2006)

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Da Villa Adriana, area fra le GrandiTerme e il cosiddetto PretorioMarmo biancoCm 89,78 x 172,22 x 4,91Ricomposto da più frammenti elacunoso

7. Il modello per la costruzione di un edificio per spettacoli a Villa Adriana

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Tivoli, Villa AdrianaMarmo biancoMax cm 37 x 34Si conserva la parte superiore destra diun ritratto virile di dimensioni maggioridel vero, in cui sono riconoscibili lafronte, l’occhio e i pesanti riccioli delpersonaggio raffigurato, da identificarecon Adriano

Tivoli, Villa Adriana, inv. 2260, dalCanopo (1954)Marmo biancoAlt. cm 34Ritratto di giovane verso sinistra, dallafolta capigliatura a piccoli ricci ebarbula sotto il mento, che si ampliasulle guance a formare spesse basette;lo sguardo verso l’alto indica uncontenuto patetismo

8, 9. Ritratti di Adriano

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Villa Adriana, scoperto nel 1736; nel1746 entrò nei Musei Capitolini (inv.657)Marmo rosso antico, con restauri inmarmo rosso con venature grigieAlt. cm 174, plinto cm 14La statua fu rinvenuta in condizioniframmentarie ed è stata restaurata conintegrazioni sapienti da ClementeBianchi. Sono stati inseriti gran partedelle gambe e delle cosce, il bracciodestro con il grappolo d’uva, la manosinistra con il pedum e una parte dellanebris (in particolare quella chescende lungo il fianco sinistro), buonaparte dei capelli e le orecchie, la coda,la testa e la gamba sinistra delcaprone, il tronco d’albero conappoggiata la syrinxEtà adrianea

10. “Fauno” ebbro in marmo rosso antico

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Venne rinvenuta nel 1769 da GavinHamilton negli scavi praticati in località“Pantanello”, nell’area di Villa Adriana. Nel 1771 lo stesso Hamilton, pittore eantiquario britannico, la vendette ai Musei VaticaniMusei Vaticani, Museo Pio Clementino, Sala degli Animali, n. 66, inv. 463Marmo rosso anticoAlt. cm. 41, largh. cm. 27, lungh. cm. 53Tra il 1770 e il 1771 vennero integratela parte anteriore del muso, con labocca e le narici, le orecchie e le cornaEtà adrianea

11. Testa di cervo in rosso antico

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Da Tivoli, Villa Adriana; rinvenuto nelportico circolare del Teatro Marittimo(1881)Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, inv. 1067 Marmo pentelico Alt. cm 52, diam. cm 64Manca il piede e gran parte delleprotomi laterali. Piccole integrazionilungo il bordo superiorePrima metà del II secolo d.C.

12.Cratere con gru e serpenti

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Da Tivoli, Villa AdrianaRoma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo alle Terme, inv.108598Marmo lunenseAlt. cm 36La base del collo è spezzata inmaniera irregolare. Il naso è in partemancante, sono scheggiati l’occhiosinistro, le orecchie, la chioma. Lasuperficie appare in parte abrasa econsunta160-169 d.C.

13. Ritratto di Marco Aurelio

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Villa Adriana, Terme dell’Eliocamino Marmo lunense Alt. cm 27Il collo è spezzato irregolarmente allabase, mancano la punta del naso e lanarice sinistra. Vi sono scalfitture sottoil mento e sulla fronte e leggereabrasioni nella capigliatura e sullasuperficie del volto178 d.C. circa

14. Ritratto di Crispina

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Tivoli, Villa AdrianaMarmo greco Alt. cm 28Fratturati sopracciglia, naso, bocca, gota destra, mento e parte delleorecchieII secolo d.C.

15. Ritratto di Matidia minore

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Tivoli, Villa Adriana, inv. 44438Marmo biancoAlt. cm 30,8Ritratto femminile con acconciaturadall’ampio chignon di trecce sullanuca; perduto il volto

Tivoli, Villa Adriana, da Piazza d’OroMarmo biancoAlt. cm 28Ritratto femminile con mantello sulcapo, che lascia scoperti i capelli al disopra della fronte, acconciati in unasorta di nodo

16, 17. Ritratti di Sabina

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Tivoli, Villa Adriana, Antiquarium delCanopo, già a Boston, Museum of FineArtsMarmo pario; tracce di colore rossosulle vestiAlt. cm 204Integra, tranne una modestissimalacuna lungo il bordo del mantello sullato sinistro della figura, al di sottodella mano

18. Sabina velata

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Tivoli, Villa Adriana, Antiquarium del Canopo, inv. 527Marmo biancoAlt. cm 36Età severiana

19. Ritratto frammentario di Settimio Severo

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Da Villa Adriana, Euripo del Canopo,scavi Aurigemma della metà degli annicinquantaTivoli, Villa Adriana, Antiquarium delCanopo, inv. 2220Marmo biancoAlt. cm 31

20. Ritratto di Giulia Domna

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Tivoli, Villa Adriana, inv. 2608Marmo biancoAlt. cons. cm 18Si conservano la parte inferiore equella superiore destra del volto di ungiovinetto e una ciocca sulla tempia,che suggerisce la presenza di ricciolimossi

Da Piazza d’OroTivoli, Villa Adriana, inv. 2634Marmo biancoAlt. cm 53Busto loricato e paludato di Caracallacol capo lievemente chino e volto versodestra

21, 22. Ritratti di Caracalla

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Da Tivoli, Villa Adriana, Accademia (i mosaici)Bergamo, Fondazione Museo di Palazzo MoroniLegno e marmi policromiAlt. cm 92, lungh. cm 165, largh. cm 78XVIII secolo

23. Due tavoli da parete con piano a mosaico

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Edificio con Tre Esedre, ambiente TE11B, angolo nord-ovest (rimosso nel1986 circa)Tivoli, Villa Adriana, Antiquarium delCanopoTratto superstite da m 1,30 x 0,60.Disegno a schema reticolare: quadratocentrale (cm 41) in giallo antico con“croce di Malta” inscritta in porfidoverde greco, rettangoli di bordura (cm41 x 11) in rosso antico con duetriangoli tangenti per il vertice in gialloantico, quadratino angolare (cm 11) inporfido verde greco

Il tratto esposto era rimasto in situ finoall’inizio degli anni ottanta e si trovavaallora in buono stato di conservazione,tuttavia il concreto rischio dispoliazione (il frammento era in unangolo piuttosto appartato) haconsigliato la rimozione dellasuperficie marmorea, che è stata poiricommessa con mastici e pernimetallici e montata sul pannello quiespostoEtà adrianea

24. Tratto pavimentale in opus sectile marmoreo

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25.La decorazione parietale di un ambientedell’Edificio con Tre Esedre

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26. I rivestimenti in opus sectiledella latrina del Giardino-Stadio

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Quasi certamente proviene da Tivoli epresumibilmente venne ritrovato neiprimi scavi nell’area di Villa Adriana(sembra infatti già raffigurato in undisegno di Pierre Jacques del 1572-1577). Si può, solo a livello ipotetico,supporre che questo busto, come ilnoto “vaso Lante”, sia passato da VillaAdriana agli Sforza e quindi, tra il 1626e il 1642, ai Lante, dato che invece èben documentato e sicuro, intorno al1772, il suo dono a Clemente XIV daparte del Cardinale Federico MarcelloLante Montefeltro della RovereMusei Vaticani, Museo Pio Clementino, Sala dei Busti, n. 51, inv. 636Marmo bianco a grana grossa (Pario?)Alt. totale cm 90, alt. del busto cm 70,largh. cm 70, prof. cm 42Il busto è quasi del tutto integro, senon per pochi inserti nell’area del naso e della bocca130-138 d.C.

27. Busto di Antinoo

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Tivoli, Villa Adriana, genericamente dal CanopoRoma, Musei Capitolini, inv. S. 29Granito grigio scuroAlt. cm 84, diam. max cm 70Integro, con una sola piccola lacuna di restauroEtà adrianea

28. Cratere a campana

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Tivoli, Villa Adriana, dall’AntinoeionMarmo grigio-nerastroTesta: alt. cm 22 (grandezza naturale);ricomposta da due frammenti(rinvenuti nelle campagne di scavo2003 e 2004), manca del collo e dellaparte occipitale fin sotto l’orecchiosinistro. L’uraeus sulla fronte è

scheggiato e acefalo. Superficieleggermente dilavata, con episodicheabrasioni.Plinto: alt. cm 16, largh. cm 20, lungh.cm 13; frammento conservante partedel fianco e della superficie con restidel piede destro di una figuraTarda età adrianea (135 d.C. circa)

29. Testa di statua regale e plinto di statua

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Tivoli, Villa Adriana, dalla PalestraMarmo proconnesioAlt. cm 75, lungh. cm 170; plinto: alt.cm 11, largh. cm 86Acefala e mutila nelle zampe anterioriEtà adrianea (125-135 d.C. circa)

30. Sfinge

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Tivoli, Villa Adriana, dall’AntinoeionQuarzoareniteAlt. cm 23, lungh. cm 37, largh. cons.cm 30 (largh. originaria cm 37)Si conserva la parte anteriore delplinto, privo degli spigoli, sormontatodai resti della scultura. Quasi intatta lalevigatura originariaEtà adrianea?

31. Piccola sfinge (?)

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Tivoli, Villa Adriana, dall’AntinoeionMarmo pario

a.Blocco con il trono: alt. cm 62, lungh.cons. cm 105, spess. cm 48, con incavosuperiore per l’ancoraggio con altroblocco

b.Blocco con l’ape: alt. cm 25, largh. cm25, spess. cm 13

c.Blocco con l’ibis: alt. cm 21,5, largh.cm 33,5, spess. cm 11,5La scena è parzialmente ricostruibileanche in base ad altri blocchi eframmenti appartenenti a sceneidentiche o similiTarda età adrianea (135 d.C. circa)

32. Scena parietale

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(Matidia nelle vesti di Melpomene?)Venne ritrovata, su una base di“portasanta”, negli scavi del 1735effettuati nella tenuta del conteGiuseppe Fede, nell’area del cosiddettoTeatro Greco di Villa Adriana a Tivoli.Restaurata dallo scultore BartolomeoCavaceppi, fu venduta ai Musei nel1776 dai conti Centini, eredi del conteFede. Sotto Napoleone fu portata a Parigi (1798-1815)Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, Sala delle Muse, n. 37, inv. 285Marmo bianco a grana mediaAlt. del busto cm 72,5, largh. cm 46,prof. cm 39Risultano integrati parte del naso e tutto il busto120-138 d.C.

33. Erma della Tragedia

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Musei Vaticani, Museo Pio Clementino, Sala delle Muse, n. 38, inv. 262Sul ritrovamento, il restauro e lavendita cfr. la scheda precedenteMarmo bianco a grana mediaAlt. del busto cm 73, largh. cm 46, prof. cm 39Risultano integrati parte del naso,delle foglie, dei grappoli e tutto il busto120-138 d.C.

34. Erma della Commedia (Matidia nelle vesti di Talia?)

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Tivoli, Villa Adriana, Teatro Greco (2008)Alt. cm 55, diam. max cm 60Corpo pieno decorato da lievistrigilature e da una guilloche nel punto dimassima espansione

35. Vaso in marmo

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36. Fregio in bigio morato da Villa AdrianaRoma, Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo

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a.Londra, British Museum, Smith 2319, già collezione TownleyMarmo biancoAlt. totale cm 27,5, del fregio cm 23,lungh. cons. cm 116,5, spess. cons. cm6 circaFregio architettonico ad andamentocurvilineo, decorato a rilievo sul latoconcavo, spezzato lungo il marginedestro. La scena raffigura una corsa di carri guidati da eroti, ambientata nelcirco; a sinistra i carceres segnano illuogo di partenza della corsa

b.Tivoli, Villa Adriana, già inserito nellaFontana della “Rometta” di Villa d’Este

(ante 1978)Marmo biancoAlt. totale cm 33, del fregio cm 24, lungh. cons. cm 138, spess. cm 1,3-2circaFregio architettonico ad andamentocurvilineo, decorato a rilievo sul latoconcavo, ricomposto da due frammentie spezzato lungo il margine sinistro. Lascena raffigura una scena circense: asinistra è visibile una coppia di struzziche originariamente trainava un carroda corsa, in atto di giungere alla meta,mentre, da destra, giungono una seriedi tre coppie di animali montati da erotie un erote a piedi, che chiude la teoria

37. La decorazione architettonica del Teatro Marittimo

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c.Tivoli, Villa Adriana, inv. 403Marmo biancoDim. max: alt. cm 17, lungh. cm 28, spess. cm 15Frammento di fregio architettonicopertinente alla serie di fregi con corsa dei carri, raffigurante un erote in attodi guidare un carro, in corsa versodestra; sul fondo un’edicola

d.Tivoli, Villa Adriana, inv. 3127, già sul mercato antiquario (ante 1972), dalla collezione Barberini

Marmo bianco. Ricomposto da treframmentiAlt. totale cm 30, del fregio cm 22, lungh. cons. cm 177, spess. cm 9/11Fregio architettonico ad andamentocurvilineo, decorato a rilievo sul latoconcavo, spezzato lungo il marginesinistro; il lato destro conserva la finedel fregio. Il soggetto raffigurato è ilthiasos marino, di cui restano la codadi un animale o mostro, un dragocavalcato da un erote, una pantera eun capro affrontati, un lupo e undelfino

37. La decorazione architettonica del Teatro Marittimo

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Catalogo

Formato 24x28 cm

Pagine 256 a colori

Prezzo 35€ in mostra, 40€ in libreria

A cura di Marina Sapelli Ragni

Sommario

VII Prefazione Mario Lolli Ghetti

XIII Le ragioni di una mostra Marina Sapelli Ragni

XVIII Villa Adriana: una storia non finitaAndrea Carandini

1 L’immagine di Villa Adriana tra archeologia e architetturaAnna Maria Reggiani

6 Il contributo della Cattedra di Rilievo e Analisi tecnica dei Monumenti Antichi dell’Università di Roma Sapienza alla conoscenza di Villa AdrianaCairoli Fulvio Giuliani

10 Le piante di Villa Adriana: un contributo essenziale alla definizione dell’identità della VillaSergio Sgalambro

19 Giardini e verde a Villa Adriana Benedetta Adembri

26 Sub nomine Caesaris quinariae… La gestione idrica e l’architettura dell’acqua a Villa AdrianaHubertus Manderscheid

34 Villa Adriana: il sito, le vie di accesso e i percorsi sotterraneiZaccaria Mari

42 Ricerche antiquarie a Villa Adriana tra scavo e collezionismo Beatrice Palma Venetucci

50 Apparati musivi a Villa AdrianaFrancesca Ghedini, Federica Rinaldi, Valentina Vincenti

59 I sectilia pavimenta della VillaFederico Guidobaldi

71 L’opus sectile parietale a Villa AdrianaBenedetta Adembri

76 Le sculture della Villa Adriana: cinquecento anni di dispersioniFabrizio Slavazzi

81 Villa Adriana e l’uso dei marmi afrodisiensi dalle cave di GöktepeDonato Attanasio, Matthias Bruno, Alì Bahadir Yavuz

91 Sculture nei magazzini di Villa Adriana: prime riflessioniPilar León, Trinidad Nogales Basarrate

97 Materiale architettonico nei depositi delle Cento Camerelle di Villa AdrianaCarlos Márquez

105 La riscoperta dei percorsi sotterranei dell’Accademia mediante indagini geofisicheMarina De Franceschini, Anna Maria Marras

113 Il Teatro GrecoRafael Hidalgo

120 Il cosiddetto Mausoleo e l’ordine dorico a Villa AdrianaPatrizio Pensabene, Adalberto Ottati

129 L’Egitto a Villa Adriana: l’Antinoeion e la cosiddetta PalestraZaccaria Mari

138 Gli stucchi egittizzanti della cosiddetta Palestra a Villa AdrianaMariette de Vos, Redha Attoui

146 Le Cento Camerelle in rapporto al disegno planimetrico di Villa AdrianaSergio Sgalambro

155 Edifici moderni e contemporanei nel monumentale complesso archeologico di Villa AdrianaRosa Mezzina

162 Catalogo227 Bibliografia

VILLA ADRIANA.UNA STORIA MAI FINITA

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