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I comunisti italiani, sgomenti, esprimono dolore, cordoglio e solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime e del popolo francese per il grave atten- tato che lo ha colpito. L’attentato di Parigi si configura come un atto criminale assolutamente inquie- tante, volto a creare un clima e pulsioni di guerra e ritorsione nell’opinione pubblica francese ed europea, per trascinarla sul terreno di reazioni emotive volte a giustificare nuovi interventi militari nei confronti di Paesi additati come ostili e nemici. Temiamo seriamente di essere in presenza di una sorta di 11 settembre della Francia (e dell’Europa), tramite il quale forze oscure, contrarie alla pace, vo- gliono indurre l’opinione pubblica francese e occi- dentale a una reazione di guerra in nome della lotta contro l’estremismo is- lamico, a una nuova cro- ciata contro gli infedeli, che tenda ad assumere il carattere di uno “scontro di civiltà”. Come per l’11 settem- bre, in cui l’attentato alle Due Torri – attribuito a estremisti islamici – servì all’imperialismo americano per sca- tenare l’aggressione e l’occupazione dell’Afghanistan (ac- cusato di proteggerne i mandanti), così oggi l’attentato di Parigi vie- ne attribuito da una po- tente campagna mediati- ca all’ISIS o ad analoghe entità fondamentaliste della Stato Islamico. Si tratta di quelle stesse entità, che sono state ar- mate e sostenute fino a ieri dagli Usa, dalla Gran Bretagna, dalla Francia per destabilizzare e ag- gredire la Libia, la Siria, l’Iraq (domani forse l’Iran), al fine di rafforzare e giustificare l’escalation della presenza militare atlantica in Medio Oriente, o in altre regioni nevralgiche del mondo. E che oggi sfuggono al controllo dei loro padroni, o ne sono in qualche misura manovrate. Difficile non ricordare, in questo contesto, il monito di Papa Francesco, che ancora di recente ha detto che “siamo già entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”. Siamo fortemente preoccupati per le sorti della pace mondiale, che vediamo oggi seriamente minacciata da una escalation di guerra economica e militare imperialista che, anche nella più recente crisi ucraina, rivela un crescendo di ostilità nei confronti della Russia, della Cina e di tutte le forze che nel mondo fanno da contrappeso alla potenza Usa e atlantica. Siamo anche preoccupati (a volte scandalizzati) per l’indifferenza o l’opportunismo con cui anche forze che si vorrebbero democratiche o di sin- istra si sottraggono a una precisa analisi e assunzione di responsabilità in materia di pace e di guerra. Invitiamo tutte le compagne e i compagni, tutte le forze progressiste e coe- rentemente contrarie a tale pericolosa escalation, a dare anche nelle pros- sime ore il loro contributo di informazione e orientamento lucido e responsa- bile sulle cause primarie dell’attuale tensione nel quadro internazionale. L’Italia, membro attivo della NATO, non è certo estranea a questo teatro inquietante di escalation militare. I governi italia- ni che si sono succeduti in questi anni hanno pe- santemente contribuito e avallato tale escalation: Iraq, Yugoslavia, Af- ghanistan, Libia, Siria, Ucraina… E’ necessario operare affinchè tutte le forze amanti della pace e con- trarie a tale politica di aggressione, comunque collocate, diano il loro contributo per fermare questa marcia verso un conflitto globale, prima che sia troppo tardi. La stessa elezione del nuovo Presidente della Repubblica può e deve essere innanzitutto l’occasione per favorire l’ascesa al Colle di una figura che – diversamente dal ruolo deteriore svolto da Giorgio Napolitano – possa dare un contributo almeno in parte favorevole a una collocazione internazionale dell’Italia meno subalterna al sistema di guerra e di aggressione militare, più disponibile ad una linea di cooperazione internazionale multipolare. In coerenza coi valori e coi principi della nostra Costituzione. di Fausto Sorini, segreteria nazionale PCdI, responsabile Esteri Parigi, un atto criminale volto a creare un clima di guerra nell’opinione pubblica FOGLIO A CURA DEL DIPARTIMENTO COMUNICAZIONE DEL PCD’I Responsabile: Maurizio Musolino - Numero curato da Milena Fiore - in collaborazione con Francesco Valerio Della Croce IN QUESTO NUMERO Parigi, un atto criminale volto a creare un clima di guerra nell’opinione pubblica di Fausto Sorini Il sogno comunista è ancora vivo. Una intervista a Cesare Procaccini di Agrippino Castania Relazione introduttiva all’assemblea nazionale “Ricostruire il Partito Comunista” di Fosco Giannini Jobs act, non ci arrendiamo di Manuela Palermi Liguria, riorganizzazione del Pcdi e regionali Comitato Regionale della Regione Liguria Documento per le regionali Campania: Serve un profondo cambiamento Da elezioni in Grecia auspichiamo successo della sinistra di Cesare Procaccini Cuba è libera, un giorno storico per tutti di Cesare Procaccini Per la pace di Pedro Guerreiro Dichiarazione dell’Incontro della Rete in Difesa dell’Umanità

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I comunisti italiani, sgomenti, esprimono dolore, cordoglio e solidarietà nei confronti dei familiari delle vittime e del popolo francese per il grave atten-tato che lo ha colpito.L’attentato di Parigi si configura come un atto criminale assolutamente inquie-tante, volto a creare un clima e pulsioni di guerra e ritorsione nell’opinione pubblica francese ed europea, per trascinarla sul terreno di reazioni emotive volte a giustificare nuovi interventi militari nei confronti di Paesi additati come ostili e nemici.Temiamo seriamente di essere in presenza di una sorta di 11 settembre della Francia (e dell’Europa), tramite il quale forze oscure, contrarie alla pace, vo-gliono indurre l’opinione pubblica francese e occi-dentale a una reazione di guerra in nome della lotta contro l’estremismo is-lamico, a una nuova cro-ciata contro gli infedeli, che tenda ad assumere il carattere di uno “scontro di civiltà”.Come per l’11 settem-bre, in cui l’attentato alle Due Torri – attribuito a estremisti islamici – servì all’imperialismo americano per sca-tenare l’aggressione e l’occupazione dell’Afghanistan (ac-cusato di proteggerne i mandanti), così oggi l’attentato di Parigi vie-ne attribuito da una po-tente campagna mediati-ca all’ISIS o ad analoghe entità fondamentaliste della Stato Islamico.Si tratta di quelle stesse entità, che sono state ar-mate e sostenute fino a ieri dagli Usa, dalla Gran Bretagna, dalla Francia per destabilizzare e ag-gredire la Libia, la Siria, l’Iraq (domani forse l’Iran), al fine di rafforzare e giustificare l’escalation della presenza militare atlantica in Medio Oriente, o in altre regioni nevralgiche del mondo. E che oggi sfuggono al controllo dei loro padroni, o ne sono in qualche misura manovrate.Difficile non ricordare, in questo contesto, il monito di Papa Francesco, che ancora di recente ha detto che “siamo già entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli”.Siamo fortemente preoccupati per le sorti della pace mondiale, che vediamo oggi seriamente minacciata da una escalation di guerra economica e militare

imperialista che, anche nella più recente crisi ucraina, rivela un crescendo di ostilità nei confronti della Russia, della Cina e di tutte le forze che nel mondo fanno da contrappeso alla potenza Usa e atlantica.Siamo anche preoccupati (a volte scandalizzati) per l’indifferenza o l’opportunismo con cui anche forze che si vorrebbero democratiche o di sin-istra si sottraggono a una precisa analisi e assunzione di responsabilità in materia di pace e di guerra.Invitiamo tutte le compagne e i compagni, tutte le forze progressiste e coe-rentemente contrarie a tale pericolosa escalation, a dare anche nelle pros-sime ore il loro contributo di informazione e orientamento lucido e responsa-

bile sulle cause primarie dell’attuale tensione nel quadro internazionale.L’Italia, membro attivo della NATO, non è certo estranea a questo teatro inquietante di escalation militare. I governi italia-ni che si sono succeduti in questi anni hanno pe-santemente contribuito e avallato tale escalation: Iraq, Yugoslavia, Af-ghanistan, Libia, Siria, Ucraina…E’ necessario operare affinchè tutte le forze amanti della pace e con-trarie a tale politica di aggressione, comunque collocate, diano il loro contributo per fermare questa marcia verso un conflitto globale, prima che sia troppo tardi.La stessa elezione del nuovo Presidente della Repubblica può e deve essere innanzitutto l’occasione per favorire

l’ascesa al Colle di una figura che – diversamente dal ruolo deteriore svolto da Giorgio Napolitano – possa dare un contributo almeno in parte favorevole a una collocazione internazionale dell’Italia meno subalterna al sistema di guerra e di aggressione militare, più disponibile ad una linea di cooperazione internazionale multipolare. In coerenza coi valori e coi principi della nostra Costituzione.

di Fausto Sorini, segreteria nazionale PCdI, responsabile Esteri

Parigi, un atto criminale volto a creare un clima di guerra nell’opinione pubblica

FOGLIO A CURA DEL DIPARTIMENTO COMUNICAZIONE DEL PCD’IResponsabile: Maurizio Musolino - Numero curato da Milena Fiore - in collaborazione con Francesco Valerio Della Croce

IN QUESTO NUMERO

Parigi, un atto criminale volto a creare un clima di guerra nell’opinione pubblicadi Fausto SoriniIl sogno comunista è ancora vivo. Una intervista a Cesare Procaccinidi Agrippino Castania Relazione introduttiva all’assemblea nazionale “Ricostruire il Partito Comunista”di Fosco GianniniJobs act, non ci arrendiamodi Manuela Palermi

Liguria, riorganizzazione del Pcdi e regionaliComitato Regionale della Regione LiguriaDocumento per le regionali Campania: Serve un profondo cambiamentoDa elezioni in Grecia auspichiamo successo della sinistradi Cesare ProcacciniCuba è libera, un giorno storico per tuttidi Cesare ProcacciniPer la pacedi Pedro GuerreiroDichiarazione dell’Incontro della Rete in Difesa dell’Umanità

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Neli ultimi anni nel nostro Paese si è verificato un disastroso abbattimento del diritto dei lavoratori, portando la stessa Italia ad affrontare una crisi infinita. Il Pdci ha voluto fondare un nuovo partito politico che riunirà tutti i grandi soggetti della vera sinistra italiana, infatti nel nuovo Partito Comuni-sta d’Italia vi è la volontà di guidare un largo fronte, per tutelare il martoriato campo del lavoro. La libertà degli uomini è messa in pericolo dallo sconfinato sistema economico. Senza questo diritto si rischia di cadere nel macabro tun-nel del non ritorno.La sinistra ha più volte evidenziato grandissime spaccature all’interno dei suoi movimenti. Tutto questo è ingiustificato visto il loro comune obiettivo, cioè salvare la giustizia so-ciale. L’operaio non è solo colui che contribuisce con la forza delle proprie braccia alla nascita di opere, egli è il solo essere umano capace di attraversare fatica e inven-tiva, binomio perfetto per un comunismo ancora presente. I tempi cambiano, le società si modificano, ma il comunis-mo rimane presente in ogni anima umana. Le speranze di un mondo migliore devono attraversare qualsiasi scet-ticismo, perchè quest’ultimo distrugge sogni e forze. Tutti i partiti della sini-stra italiana sono ben accolti dentro tale progetto.La soluzione sarebbe quella di costituire una grande coaliz-io-ne: potrebbero farne parte Rifondazione, Radicali, Partito Comunista dei Lavoratori, Idv, Sel, PcdI, Verdi ecc. Sarebbe importante anche riunire tutti gli esponenti, che negli anni scorsi hanno avuto dei contrasti politici. Ricor-diamoci, il rancore è un sentimento proveniente dal male e dalla intolleranza intellettuale. Ogni divisione va sanata in tutti i modi, solo così potrà nascere una sinistra capace di regalare un sogno agli italiani. Il segretario nazionale del PcdI, Cesare Procaccini, ci rilascia delle dichiarazioni molto significa-tive, sognando il ritorno di un grande Partito comunista.

Segretario Procaccini dove arriverà il nuovo Partito Comunista d’Italia?Noi lavoriamo affinchè si possa ricostruire in Italia un Pc degno della migliore storia del comunismo italiano. Il Pci purtroppo non c’è più tuttavia la sua politica di autonomia e di unità è di straordinaria attualità sia per la politica italiana sia per il mondo con una vocazione nazionale e internazionalista, per la pace e contro il mai sopito imperialismo. Il Pcd’I conscio delle difficoltà di contesto e dei rapporti di forza è a disposizione per una ricomposizione comunista che parli alla società, il nostro Partito ha aderito all’associazione per la Ricostituzione del Pc promossa da diversi soggetti e personalità. Oltre la metà di aventi diritto non va più a votare e tanti sono di sinistra e potenziali comunisti. Il Pcd’I mi auguro che possa aprire un processo di unità dopo tante divisioni.

Quali sono i progetti più importanti del vostro movimento politico?Stiamo lavorando su diversi progetti dal lavoro salariato e a quello autonomo messi duramente in crisi dalla globalizzazione capitalista e dalle politiche dell’Ue. In questo senso svilupperemo apposite iniziative come pure sulla sanità pubblica e sui beni statali come l’acqua e più in generale per una pre-senza dello stato in economia e nella finanza per l’accesso al credito.

La sinistra italiana sta vivendo una grande decadenza di ideali. Perché è ar-rivata a questo punto?La sinistra, al pari dei comunisti, è divisa e perciò debole. L’autoscioglimento del Pci ha travolto in termini ideologici l’intera sinistra pensando a una ricom-posizione senza i comunisti. Questa linea si è dimostrata perdente. Serve un fronte di sinistra plurale ma unito, con un programma unico. Serve un polo di sinistra autonomo che deve avere l’obiettivo della rappresentanza politica dei lavoratori, senza l’ossessione di fare o non fare a prescindere accordi elettorali col Pd. Una sinistra ambiziosa che possa cambiare gli attuali rapporti di forza. Costituzione, sinistra e comunisti – non una contraddizione ma una sinergia. Occorre l’unità nella diversità di una sinistra inclusiva, né subalterna né settar-ia. Serve contro il governo Renzi, contro questa Europa dei banchieri. Il PCd’I

organizzerà a breve un seminario programmatico aperto a tutta la sinistra.

Volete riunire tutte le forze comuniste presenti in Italia. Che appello intende lanciare a Rifondazione?Da diversi congressi abbiamo rivolto al Prc la proposta di unificare Pdci e Prc. I motivi della scissione del 1998 sono alle spalle. Nel corso del tempo anche il Prc si è “contaminato” col governo con ministri e con il presidente della Camera. E poi i “capi”della scissione, quelli dello slogan “o svolta o rottura” non ci sono più. Ma il Prc ha declinato la nostra proposta di unità. Secondo me, lo dico con rispetto, è stato un gravissimo errore che indebolisce il ruolo

dei partiti di sinistra ed as-segna una presunta superiorità alla società civile. Tuttavia , ripeto, il tema del Pc rimane come necessità oggettiva oggi più di ieri.

Paolo Ferrero entrerà nel PCd’I?Verso il compagno Ferrero c’è stima. Mi auguro che si possa stare insieme in un fronte del-la sinistra, con all’interno un partito comunista autonomo e ben organizzato.

La classe operaia può guard-are in un futuro migliore?Renzi ha intensificato l’attacco ai lavoratori mettendo in dis-cussione diritti fondamen-tali. Peggio di Berlusconi e di

Monti. L’abolizione dell’articolo 18 è l’emblema di questo attacco. Un futuro migliore va costruito con un processo di lotte e di proposte politiche e sin-dacali. Noi abbiamo appoggiato le mobilitazioni, come lo sciopero generale fatto da Cgil e Uil. La sinistra e i comunisti devono offrire proposte serie e realizzabili. L’illusione di finte politiche, antisistema e populiste, non aiutano. Chiedere tutto per non ottenere nulla, porta alla frustrazione e alla rasseg-nazione. La classe operaia, che conosco bene, merita una sinistra unita che la possa rappresentare nelle piazze e nelle istituzioni.

Perché le altre forze comuniste dovrebbero unirsi a voi? Ci dica le ragioni.Perché dopo la fine del Pci tutti i parametri sociali, economici, culturali e dei diritti o sono arretrati o, peggio ancora, cancellati. Questa è una costatazione – oserei dire tecnica – di quanto avvenuto dal 1992 ad oggi. Per non parlare della questione morale. Un dirigente che si richiama al comunismo deve riflettere: se esercitare una funzione di pura testimonianza oppure perseguire, come ci indica Lenin, una vasta politica di alleanze per portare il proletariato al potere. Oggi in Italia non c’è questo “pericolo”, tuttavia senza un partito di massa, più grande degli attuali, si rischia di essere ininfluenti e non portare le nostre idee alle generazioni future. Noi vogliamo provare ad invertire la tendenza. Come sappiamo, nel mondo ci sono esperienze diverse, da Cuba alla Rpc al Vietnam a Fronti di sinistra latinoamericani. Queste esperienze ci dicono che ciò è pos-sibile. Ed anche in Europa ci sono partiti comunisti forti, consistenti. Colgo l’occasione di questa intervista per ringraziare la vostra testata e tutti i lettori con l’augurio di un migliore 2015. Mi permetta di aggiungere che a giorni partirà la “campagna” di tesseramento e di sottoscrizione al Partito Comunista d’Italia. Una buona occasione per tutti per conoscere meglio il nostro partito.

Intervista a cura di Agrippino Castania (tratto dal sito: www.theuniversalworld.com)

Il sogno comunista è ancora vivo. Una intervista a Cesare Procaccini

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Care compagne e cari compagni,voglio innanzitutto ringraziarvi per la vostra presenza qui, oggi; per la vostra militanza comunista; perché anche oggi, come altre migliaia di volte per al-tri migliaia di giorni, avete rinunciato a qualcosa della vostra vita persona-le; voglio ringraziarvi per i viaggi che avete dovuto fare per riempire questa sala, per aver voluto partecipare a questa manifestazione, per aver lavorato per la sua riuscita. Una manifestazione che potrà ripagarvi dei vostri sacrifici, poiché, tutti assieme, faremo si che questa giornata si trasformi in un tas-sello importante del progetto, che tenacemente vogliamo portare avanti , della Ricostruzione del Partito Comunista in Italia. Vi ringrazio a nome dell’Appello per La Ricostruzione del Partito Comunista, che ha ormai superato le prime mille adesioni, e altre mille e mille ancora dovranno arrivare anche con il no-stro lavoro; e chiedo a tutte e tutti voi un primo, grande applauso rivolto a questa stessa sala e al nostro comune progetto, inequivocabilmente volto a rimettere in campo, nel nostro Paese, un partito dal carattere antimperiali-sta, internazionalista, rivoluzionario, un Partito Comunista!Un grande applauso, compagne e compagni a tutti noi, al nostro lavoro, alla nostra lotta, alle nostre speranze!L’incipit de “Il manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels, del 1848, è stampato nella nostra memo-ria, nella nostra coscienza. Lo ricor-diamo tutti:“Uno spettro si aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono al-leati in una santa caccia spietata contro questo spettro.Qual è il partito d’opposizione che non sia stato tacciato di comunista dai suoi avversari che si trovano al potere? E qual è il partito d’opposizione, che, alla sua volta, non abbia ritorto l’infamante accusa di comunista contro gli ele-menti più avanzati dell’opposizione o contro i suoi avversari reazionari?” .E’ questo il famoso inizio del Manifesto e non ci sono parole più profonde e at-tuali di queste per descrivere, anche oggi, il modo in cui la borghesia percepisce il comunismo, che è uno spettro, uno spettro che perennemente s’aggira tra il potere capitalista e alimenta i suoi incubi peggiori. L’incubo del socialismo, lo spettro concreto del comunismo. Dalla Rivoluzione d’Ottobre a quella cinese; dalla Rivoluzione vietnamita a quella cubana, dalla vittoria dell’Armata Rossa sul nazifascismo alle grandi e vincenti lotte anticolonialiste su scala mondiale, la borghesia non ha più dormito sonni tranquilli. E tantomeno li dorme ora, di fronte al ruolo che il movimento comunista odierno svolge, assieme alle forze antimperialiste e rivoluzionarie, sul piano planetario.Di cosa ha paura il capitalismo, pur nella sua grande forza? Perché lo spettro del comunismo lo terrorizza? Ha paura perché il comunismo evoca un altro mondo, quello della fine della selvaggia libertà capitalistica, della fine dello sfruttamento ratificato per legge, della fine del profitto, della fine dell’arricchimento di una ristretta classe sociale a scapito della grande classe del lavoro. A sentire “partito comunista” prende corpo nei borghesi la paura del socialismo. Questo è il motivo per cui, indipendentemente dalla forza che in un dato momento storico esprime il movimento comunista, esso viene co-munque demonizzato dalla cultura dominante dai padroni.Perché Marx ed Engels usano la parola spettro, per evocare il comunismo? Perché il comunismo non è un aggiustamento delle contraddizioni capitali-stiche, non è la socialdemocrazia, ma è l’antisistema, è l’antitesi della cultura borghese, è il nemico storico – l’unico, vero, nemico strategico – del sistema di pensiero e del sistema economico del capitale.Ed è per questo – andando all’essenza delle cose – che in ogni fase storica la borghesia e il suo apparato culturale puntano a colpire il comunismo, a taci-tarlo, a cancellarlo dalla storia. E per cancellare il comunismo la borghesia, come fa anche oggi, le prova tutte, senza risparmiarsi : mette sul proprio libro paga intere schiere di intellettuali, economisti, storici, giornalisti per costruire le prove della colpa comunista, per denigrare la più grande Rivoluzione della storia dell’umanità: la Rivoluzione d’Ottobre; per descrivere i comunisti come gli ultimi dei moicani; per corrompere gli stessi comunisti, sollecitandoli ad abbandonare il proprio progetto e la propria autonomia politica, culturale e organizzativa, spingendoli ad ogni piè sospinto ad ammainare la bandiera con la falce e il martello e costruire ogni volta nuovi e sempre più addomesticabili “partiti democratici, vaghi partiti di sinistra”.Partiti di sinistra ondivaghi, dai molteplici nomi – nomi arborei, pieni di

democrazia e libertà – uniti tuttavia dal fatto che non progettano più, non evocano più, non lottano più per il superamento del capitalismo, per il potere socialista, per l’unico sistema davvero antitetico al capitalismo: il socialismo. Partiti di una sinistra vaga e dal pensiero debole che non riescono più a col-locarsi sul fronte antimperialista internazionale. Che dopo aver cancellato la falce e il martello, possono poi chiamarsi prima Partito Democratico di Sin-istra e poi solo Partito Democratico e finalmente, con questo nuovo nome, possono cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, manomettere la Costituzione nata dalla Resistenza e divenire agenti servili delle politiche liberiste dell’Ue. Ebbene: noi non cediamo, noi siamo qui per questo: per dire che non ci facciamo corrompere, né dalla nostre stesse difficoltà, né dalla cultura dominante.

Noi che ci siamo battuti contro lo scioglimento del Partito Comunista Italiano; noi che ci siamo battuti con-tro i molteplici liquidazionismi, oc-chettiani e bertinottiani; noi che aspi-riamo a essere gli eredi della storia del movimento comunista mondiale e della storia più alta del PCI, della sua capacità di lotta e della sua ten-denza unitaria, noi che ci battiamo più di ogni altro per l’unità delle forze dell’intera sinistra, noi oggi rilancia-mo l’idea di unire i comunisti, unire la sinistra e ricostruire il Partito Co-munista in Italia!Teniamo duro dentro questa palude politica italiana grigia e conservatrice; rilanciamo il nostro progetto comuni-sta mentre anche compagni comunisti

che erano sino a poco fa al nostro fianco cedono e vanno a organizzarsi sotto bandiere dall’essenza arancione e dal colore rosa pallido; ricostruiamo il Par-tito Comunista.E’, questa nostra, un’azione nostalgica, una pura coazione a ripetere?Se fosse così sarebbe la nostra fine, sarebbe la cronaca di una morte annun-ciata. Ma non è così: il punto è che è la stessa fase storica e sociale ad affidare ai partiti comunisti, al movimento comunista, in Italia e nel mondo, un ruolo centrale. E il nostro dovere è quello di saper tradurre in prassi, in azione, in lotta, in teoria ciò che la fase ci assegna come compito sociale e politico.Siamo di fronte a un’aggressività militare imperialista su scala mondiale che chiede innanzitutto ai comunisti di ergere la più vasta e unitaria diga antimpe-rialista possibile, di costruire il più unitario e vasto fronte contro i pericoli di guerra e contro il dominio mondiale della NATO.Siamo di fronte ad un’Unione europea dai sempre più chiari caratteri iper-liberisti, antidemocratici, antipopolari e antioperai che richiede la messa in campo di un lungo ciclo di lotte sociali, nazionali e sovranazionali, per il quale i partiti comunisti d’Europa e il Partito Comunista che dovrà costituirsi pos-sono e debbono svolgere – assieme alle altre forze di sinistra – un ruolo cen-trale. Un ruolo storico. Siamo di fronte ad un nano capitalismo italiano, tanto straccione quanto ferocemente antioperaio, che chiede il ritorno ad una lotta di classe dispiegata nell’intero Paese e condotta dal movimento operaio comp-lessivo, con i comunisti protagonisti di questa lotta. Questi sono i compiti a cui ci chiama la fase; i compiti dei comunisti, il ruolo sociale e politico che possiamo e dobbiamo svolgere, il compito che consegna un senso pieno al progetto della ricostruzione del Partito Comunista in Italia!Un intero mondo in ebollizione rivoluzionaria, un’intera tendenza antimpe-rialista internazionale, dall’America Latina all’Asia passando per l’Africa, ci dice che siamo nel giusto, che la nostra opzione antimperialista e anticapital-ista ha cittadinanza universale, che non siamo velleitari e sognatori ad essere comunisti in Italia, ma siamo parte della Storia e dentro la Storia.Chi vuole abbandonare la lotta, chi vuole desistere da questo nostro progetto comunista e rivoluzionario, si accomodi pure nel già affollatissimo treno rosa-pallido che ha deragliato storicamente, uscendo dalla lotta per il socialismo. Starà in moderata e mesta compagnia.Noi continuiamo a combattere, continuiamo a lavorare per ciò che sentiamo profondamente giusto, per quello stesso progetto per il quale dette la vita il compagno Antonio Gramsci e tutti i comunisti e gli antifascisti del nostro Paese: costruire l’unità della sinistra di classe, costruire un fronte di sinistra e di popolo, ricostruire il Partito Comunista in Italia!

Fosco Giannini, segreteria nazionale PCdI

Relazione introduttiva all’assemblea nazionale “Ricostruire il Partito Comunista”

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La capacità di mentire di certi politici è davvero grande. Dico “certi” perché non tutti sono uguali, questo va sempre tenuto in conto. Anche se la menzogna e l’improntitudine si vanno espandendo a macchia d’olio. Più la gente si allontana schifata e disillusa dalla politica, più tanta politica pensa di recuperare mentendo. Che cecità.C’è stata – e c’è ancora – una campagna continua che non ha ignorato nessun mezzo di informazione per convincere sul valore egualitario del jobs act. Noi sap-piamo che non è vero. Restano i tanti contratti precari a cui si aggiunge il contratto a tutele crescenti, precario per antonomasia, che aumentano disparità e disegua-glianze. Addirittura viene codificata una differenza di status tra lavoratori privati e lavoratori pubblici. Non lo dico perché vorrei che anche questi ultimi fossero contagiati dal jobs act. A differenza di Renzi, non credo che il peggio per tutti sia una gran cosa. Lo dico perché evidentemente la scelta di differenziarli nasce da una diversa considerazione (o clientela o quello che volete): insomma il lavoro non è uguale per tutti. Neanche per la famosa Marta che tanto ispirò Renzi. Ci voleva un governo considerato di sinistra per stravolgere a tal punto il concetto di eguaglianza e per mortificare a tal punto, e solo per alcuni, quello di libertà. Ci voleva la sinistra Pd, che aveva i numeri per fermare la legge, a spianare la strada.Ha ragione Procaccini quando parla di enormità. E’ dagli anni 70 che non si faceva una legge così antiegualitaria, illiberale, illegittima, dominata ossessivamente dall’antioperaismo. Eppure sono convinta che la partita non è chiusa. Sono tanti, troppi, i punti che mortificano, fino a negarla la Costituzione. E ci sono forze e organizzazioni e persone che non hanno alcuna voglia di far finta di niente. Noi tra questi. La partita del jobs act è ancora aperta. Gli squilibri creati da Renzi sono estranei al rispetto della Costituzione e si andrà a fondo con tutti gli strumenti disponibili. Non fate l’errore di dire o pensare che la partita è chiusa. Non lo è.

Manuela Palermi

Jobs act, non ci arrendiamo

Il Comitato politico regionale del Partito Comunista d’Italia della Regione Lig-uria, riunitosi conferma la propria indisponibilità a partecipare alle primarie del centrosinistra che si terranno in data 11 gennaio e conferma di non sostenere nessuno dei candidati che in tale contesto si confronteranno. Qualsiasi posizione di segno opposto assunta in nome e per conto del Partito Comunista d’Italia pone coloro che la sostenessero al di fuori di esso.Il Partito Comunista d’Italia della Liguria riprenderà, nei prossimi giorni, il confronto con le forze politiche della sinistra finalizzato a dare alla Regione Liguria un governo, che non includa partiti di centrodestra, all’altezza dei bi-sogni dei suoi cittadini.Il Comitato Politico Regionale decide altresì di riconvocarsi in data 16 gen-naio 2015 per completare il processo di riorganizzazione del Partito finalizzato a rilanciarne il protagonismo e in tale ottica ridefinirà anche il proprio gruppo

dirigente.Il Comitato Politico Regionale del Partito Comunista d’Italia, in attesa di defini-re i propri nuovi organismi dirigenti, nomina proprio portavoce il compagno Alberto Soave.

7 gennaio 2015

Il Comitato Politico Regionale del Partito Comunista d’Italia della Regione Liguria

Liguria, riorganizzazione del Pcdi ed elezioni regionali

Nel corso di un incontro tra le forze civiche di sinistra (fra le quali il Pcd’I) e il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris è stata esaminata la situazione politica in vista delle prossime elezioni Regionali esprimendo preoccupazione per il divario che si sta prospettando tra la discussione all’interno dei diversi schi-eramenti e la vita reale della popolazione campana. La Campania necessita di un cambiamento profondo.Le forze civiche di sinistra gli hanno sottoposto un documento di indirizzo polit-ico per rompere questo stallo venutosi a creare e che il Sindaco ha condiviso. Di seguito il testo:

Perché “Noi insieme“ per cambiare la Regione.

Noi insieme per dire che in Campania si può cambiare.“ Noi insieme” per il lavoro, per il diritto al reddito e per giovani. Per battere la rassegnazione, per rinnovare la politica, per dare risposte concrete ai cittadini. Per trasformare questa Regione dopo il superamento delle Province e la costi-tuzione dell’Area metropolitana, per costruire un progetto per la Campania.

“Noi insieme” con i cittadini.In questi mesi, forze civiche e della sinistra hanno lavorato per costruire una forte unità tesa a realizzare una svolta nel governo della Campania; la nostra chiara piattaforma politica e programmatica è contenuta nel Manifesto per la Campania.Oggi la disponibilità del Sindaco di Napoli a impegnarsi nelle prossima compe-tizione per le elezioni regionali rafforza l’aggregazione delle forze disponibili a lanciare la sfida del cambiamento.La Campania, come tutto il Mezzogiorno, soffre per gli effetti della lunga crisi in cui l’Italia è precipitata, ma i cinque anni di governo di Caldoro e del cen-trodestra hanno contribuito ad aggravare la situazione segnando in modo pro-fondamente negativo la vita della nostra Regione.Se la politica vuole davvero ritornare a rappresentare le istanze dei cittadini, servono un cambiamento e una discontinuità vera.Il malgoverno della sanità, lo smantellamento delle politiche sociali, il mancato utilizzo dei fondi comunitari, l’aggravamento della grande emergenza del lav-oro per i giovani, la mancanza di qualsiasi politica industriale, per l’agricoltura, per il turismo e per i beni culturali , come pure la mancata tutela dei beni co-muni, l’incapacità ad affrontare la grande questione ambientale (dai rifiuti, alla terra dei fuochi al dissesto idrogeologico, al mare); e ancora, una Regione dove si sono concretamente manifestati gli intrecci tra politica e malaffare, di più an-

cora, tra politica e camorra. Sono queste le concrete ragioni che ci sostengono nella convinzione che le prossime elezioni non possono essere affrontate con i vecchi rituali che sterilmente riproducono scontri di potere e contrapposizioni, ma che niente hanno a che vedere con i problemi concreti della gente.La situazione delle famiglie, le tante vertenze industriali aperte, la mancanza di futuro per i giovani, ci dicono che la disperazione sociale ha superato i livelli di guardia, ed è per questo che serve un’alleanza di forze che stimoli una nuova partecipazione, il coinvolgimento di movimenti, associazioni, competenze, che sia capace di innescare la volontà di trasformare i sentimenti di rabbia, la voglia di disertare il voto, in una energia straordinaria per fare e per cambiare.La Campania in vista delle prossime elezioni appare ferma anche dal punto di vista del confronto sui programmi, sulle coalizioni, sui candidati a Presidente: da una parte Caldoro, travolto dalla crisi del centrodestra, dagli scandali, dagli scarsi risultati ottenuti nei suoi 5 anni di governo, sta provando a nascondere questa condizione di debolezza con un po’ di propaganda e distribuendo risorse a pioggia; dall’altra, il PD appare inadeguato a smuovere questa situazione, non solo per l’opposizione poco credibile e incisiva di questi anni, ma anche perché paralizzato da uno scontro interno, come dimostra la vicenda dello slittamento delle primarie.“Noi insieme” per queste ragioni non solo da tempo abbiamo deciso di non partecipare alle primarie, ma siamo preoccupati per l’uso che si sta facendo di questo strumento.Siamo convinti che sia necessario impegnarci per costruire quest’aggregazione di forze non solo per battere il centrodestra e Caldoro, ma anche per sfidare lo stesso PD a voltare pagina.Continueremo a lavorare in autonomia, aprendo momenti di ascolto in primo luogo con il Movimento sindacale e con tutte le forze interessate, per definire il profilo politico e programmatico dell’alleanza della quale secondo noi la Cam-pania ha bisogno.Per queste ragioni, “Noi insieme” ravvisiamo la necessità di tenere entro fine gennaio un’assemblea pubblica per tirare un primo bilancio di questo lavoro.Auspichiamo che questo confronto serva a costruire una forte unità di e tra tutte le forze del cambiamento. Noi lavoreremo fino all’ultimo perché si verifichino queste condizioni; ma siamo altresì determinati a continuare in piena autono-mia, mettendo in campo, se sarà necessario, una proposta di alleanza, una piat-taforma programmatica e un candidato Presidente capaci di aprire la prospettiva di un cambiamento vero per nostra regione.

Sel, Sim, Pcd’I, Prc, Partito per il Lavoro,

Regionali Campania: serve un profondo cambiamento

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Apprendiamo la notizia della convocazione di elezioni anticipate in Grecia: la parola, dopo anni di massacro sociale e austerità, torna ai cittadini. Tuttavia, tutte le istituzioni finanziarie internazionali hanno avviato una campagna vergognosa di pressione e ingerenza per influenzare il voto che, ad oggi, vede in testa nella competizione Alexis Tsipras, leader di Syriza.Il Partito Comunista d’Italia auspica la vittoria di Tsipras, il successo della sinistra e ne sostiene la candidatura, come primo passo per rompere la cappa di austerità che avvolge da anni oramai l’Europa intera.Il successo di un fronte di sinistra includente rappresenterebbe una spinta importante anche per l’Italia, per la costruzione di un fronte unitario della sinistra che non esclude ma valorizza le differenze e le diverse organizzazioni.E’ possibile scrivere una pagina di storia nuova per l’Europa e i popoli.

Cesare Procaccini, segretario naz.le Partito Comunista d’Italia

Dalle elezioni in Grecia auspichiamo successo della sinistra

Cuba è libera, un giorno storico per tuttiE’ da poco giunta la notizia della liberazione dei patrioti cubani ingiustamente incarcerati negli Stati Uniti e della decisione di Obama di revocare l’embargo che per 53 anni ha cercato di strozzare la grande rivoluzione guidata dal Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara. Un tentativo definitivamente fallito. Questo è un momento storico che dice chiaramente che la prospettiva del socialismo è tutt’altro che sconfitta e che gli equilibri internazionali sono in rapido mutamento. Nos-tro compito è continuare a sostenere tutte le esperienze socialiste e che tendono al socialismo per aprire una prospettiva migliore e nuova per l’umanità intera.

Cesare Procaccini, segretario naz.le Partito Comunista d’Italia

La lotta per la pace, contro le guerre imperialiste, in difesa dei diritti dei popoli e per la sovranità e l’indipendenza nazionali, (ri)assume, nella situ-azione attuale, un’importanza cruciale.L’evoluzione della situazione internazionale ha messo in evidenza che, con l’approfondimento della crisi strutturale del capitalismo e il declino rela-tivo (con particolare rilevanza in campo economico) delle grandi potenze imperialiste, USA, UE e Giappone rispondono (in una relazione in cui sono presenti la concertazione e la rivalità) con l’incremento dell’ingerenza e della guerra (nelle sue multiple dimensioni, ideologica, politica, diplo-matica, economica, militare), in una scalata che, se non venisse fermata, metterebbe i popoli del mondo di fronte alla minaccia di una guerra di grandi proporzioni.Nel contesto in cui continuano la repressione contro i comunisti, i demo-cratici e gli antifascisti e la guerra contro le popolazioni delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk che resistono, la decisione del governo golpista installato a Kiev di mettere fine allo status di paese non allineato, con l’intenzione di integrare l’Ucraina nella NATO – trasformando questo paese in uno strumento di permanente tensione contro la Federazione Rus-sa – è il più recente e provocatorio episodio dell’avanzata di USA/NATO/UE nell’Est dell’Europa.In Siria e in Iraq si sviluppa la nuova scalata bellicista guidata dagli USA – con l’appoggio dei suoi alleati della Nato e nella regione – che, stru-mentalizzando l’azione terrorista del gruppo denominato “Stato Islamico”, cerca di proseguire nel suo piano di dominio del Medio Oriente. Piano nel quale Israele sionista assume un ruolo centrale con la sua permanente ag-gressione e occupazione dei territori della Palestina, ma anche della Siria e del Libano.Se il bellicismo imperialista si fa sentire attualmente e in forma più dram-matica e visibile in queste due regioni, ciò non significa che la sua azione aggressiva e di ingerenza – che ricorre ogni volta a gruppi di matrice fasci-sta – non sia presente e, nel caso si presentino le condizioni, non si mani-festi in modo gravissimo anche in altri punti del mondo – sia in America Latina e nei Caraibi, che in Asia o in Africa.Come la storia del XX secolo e l’attuale realtà dimostrano, l’opposizione all’ingerenza e alle aggressioni imperialiste e la solidarietà con i popoli in lotta per la difesa della loro sovranità e con gli stati per la difesa della loro indipendenza sono parte integrante ed essenziale della lotta più generale dei lavoratori e dei popoli per la loro emancipazione sociale e nazionale, costituendo un elemento essenziale per la convergenza, l’unità e il raf-

forzamento delle forze antimperialiste e per l’ampliamento della presa di coscienza della necessità e, conseguentemente, della creazione delle condizioni per l’avanzata dei processi progressisti e rivoluzionari.Sarà con gli importanti insegnamenti dell’esperienza storica di lotta, intervenendo nella realtà attuale e affrontando il futuro, che nel 2015 verranno ricordati, tra gli altri importanti momenti, i 70 anni dal lancio da parte degli USA delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, i 65 anni dall’inizio dell’aggressione degli USA alla Corea e i 40 anni dall’invasione di Timor Est da parte dell’Indonesia con l’appoggio degli USA. E che si celebreranno anche i 70 anni dalla Vittoria sul nazi-fascismo, i 40 anni dalla Vittoria del popolo vietnamita sull’aggressione nordamericana e i 40 anni dalla proclamazione dell’indipendenza della Repubblica Popolare di Angola e della Repubblica Popolare del Mozambico.Momenti e vittorie che evidenziano che un popolo cosciente e determinato nella giustezza della causa della sua lotta non si lascia vincere, e anche l’importanza e l’attualità della solidarietà internazionalista con i popoli in lotta contro l’imperialismo e per la difesa dei loro diritti, interessi e aspirazioni, per la sovranità e l’indipendenza nazionali, contro lo sfruttamento e l’oppressione, per trasformazioni anti-monopoliste e antimperialiste, per il socialismo.

Pedro Guerreiro, Segreteria del Partito Comunista Portoghese(da www.avante.pt Traduzione di Marx21.it)

Per la pace

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Oggi più che mai l’umanità vive assedi e aggressioni di tale gravità da mettere in grave pericolo l’esistenza della nostra specie. Il pianeta stesso è arrivato al limite della sua capacità di riproduzione della vita. Come già aveva affermato il Comandante Chavez dieci anni fa, nel suo discorso di inaugurazione del primo incontro mondiale della nostra rete: esiste la strada della distruzione della vita e l’altra della salvezza dell’umanità.La strada della distruzione della vita e della specie umana è quella che sta percorrendo il sistema capitalista mon-diale, la cui crisi si è approfondita nei dieci anni trascorsi da allora. La mondializzazione neoliberale ha condotto alla caccia selvaggia delle risorse naturali e strategiche attraverso la guerra, la militarizzazione delle società e delle economie, la violazione crescente e sistematica del diritto internazionale, la cui sequela di crimini, violenze, sequestri, torture e massacri è davanti agli occhi. Al gior-no d’oggi, il bilancio militare della principale potenza imperialista, gli Stati Uniti, sorpassa la somma di quelli dei rimanenti paesi. La repressione e la criminalizzazione planetaria delle resistenze si accompagna a una dittatura mediatica che pretende di addormentare le coscienze e giustificare i saccheggi.Nonostante questa voragine distruttrice provocata dal capitale, i popoli hanno saputo resistere e costruire alter-native, contro le quali il sistema di dominio si accanisce. Si tratta, oggi come ieri, di continuare a perseguire e a moltiplicare la strategia offensiva in difesa dell’umanità, come aveva propugnato Chavez.In America Latina, durante questo decennio, i popoli originari e afro-discendenti, attraverso i loro movimenti e processi autonomi, hanno rafforzato il loro protagonismo politico e sono diventati importanti soggetti di trasfor-mazione sociale. Nonostante le politiche di trascuratezza attuate dai governi neoliberali, i popoli latinoamericani stanno resistendo alla spoliazione dei loro territori, sa-peri, culture, e biodiversità da parte delle corporazioni transnazionali della morte e della devastazione ambien-tale.In vari paesi della regione, i popoli hanno fatto passi in avanti nella loro aspirazione alla democrazia, che si con-cretizzano nei grandi successi elettorali dei governi anti-neoliberali, e nelle varie forme della costruzione del pot-ere popolare, che sono state e sono la chiave dell’identità di un nuovo tipo di democrazia partecipativa. In Ven-ezuela, Bolivia e Ecuador, assemblee costituenti hanno espresso la volontà di creare Stati anti-oligarchici, basati sul potere e la sovranità del popolo, e sul riconoscimento della diversità e di tutte le forme di inclusione sociale.Durante questi dieci anni, la nostra Rete è stata testimone di grandi vittorie continentali. Una pietra miliare, per la regione e il mondo, è stata la liberazione da ALCA, come aveva affermato Chavez a Mar del Plata, in Argentina, nel 2005. A partire da questa offensiva emancipatrice dei popoli, emergono nel concerto dei paesi latinoamericani ALBA, UNASUR, CELAC, PETROCARIBE e una di-versità di accordi bilaterali nell’esercizio pieno della pro-pria sovranità e fuori dalla tutela imperiale.In questo periodo siamo stati testimoni di come è an-data configurandosi nei fatti la visione geostrategica di Chavez: l’emergere di un mondo multipolare, che è l’inizio della fine dell’egemonia statunitense. E’ ancora in formazione il progetto Sud-Sud, che difenderà e svi-lupperà la parte più sofferente dell’umanità.Ciononostante, in questo decennio, da parte sua, l’imperialismo collettivo guidato dagli Stati Uniti ha in-tensificato la sua politica di guerra e contro la resistenza nel contesto planetario. Il presidente Obama, paradossal-mente insignito del Premio Nobel della Pace, ha raddop-piato la presenza e l’azione delle Forze Speciali del suo esercito in numerosi paesi, ha aumentato i sequestri ex-traterritoriali e la tortura di migliaia di cittadini reclusi in prigioni clandestine, senza il dovuto processo giudizia-rio. Il paese che si arroga unilateralmente il diritto di cer-tificare presunte violazioni dei diritti umani a Cuba e in Venezuela, è un confesso praticante della tortura e delle esecuzioni extragiudiziali con droni e squadre di merce-nari al suo servizio. La presunta paladina della libertà di espressione e dei diritti alla riservatezza dei cittadini è la promotrice di un demenziale programma di spionag-

gio planetario e patrocinatrice di una guerra mediatica-culturale che include l’industria dell’intrattenimento che inocula anti-valori e anti-umanesimo.In questa guerra planetaria, gli Stati Uniti non provano alcun imbarazzo a ingaggiare scienziati sociali di diverse discipline, per realizzare indagini nei nostri paesi con fini militari e corporativi, associandosi con università, offrendo fondi, borse di studio e incentivi accademici a coloro che si trasformano in mercenari e che hanno ben poco dello scienziato e del ricercatore. Tra gli intellet-tuali al servizio dell’impero, si distinguono quelli che circondano Uribe e Aznar per incoraggiare un pensiero neofascista, mascherato da liberale e che si concretizza in incitamento alla sedizione, guerra psicologica e cam-pagne mediatiche.Come altre corporazioni capitaliste, che invadono ter-ritori, governi e stati, il cosiddetto crimine organizzato ha assunto dimensioni regionali e mondiali, al punto che l’economia mafiosa rappresenta una percentuale importante del prodotto interno lordo dei nostri paesi. La presunta lotta contro il narcotraffico e il terrorismo rappresenta la nuova strategia di spoliazione, spopola-mento e ricolonizzazione di paesi, con alto costo di vite umane che sono considerate a perdere dal grande capi-tale. Ayotzinapa sintetizza i danni arrecati dall’impero e dall’oligarchia locale al Messico, ed è anche il modello di dominio imposto dal neoliberalismo che non vogliamo per l’umanità. La voce del popolo si è levata nelle strade, e si è udito il grido accusatore: lo ha fatto lo Stato!La Rete degli Intellettuali, Artisti e Movimenti Sociali in Difesa dell’Umanità è nata ispirandosi alle idee di Fidel Castro e Hugo Chavez, sulla base dei principi di Martì e di Bolivar dell’unità latinoamericana e dei Caraibi e di una chiara adesione ai principi dell’antimperialismo, dell’anticapitalismo, dell’anticolonialismo e del social-ismo.Cuba, la cui esistenza e progetto socialista non si sono piegati di fronte agli Stati Uniti neppure nei momenti più drammatici e difficili, è stata ed è fonte di incoraggia-mento e speranza, senza i quali sarebbe stato molto dif-ficile il cambiamento epocale nella Nostra America. Ciò spiega in gran parte perché proseguano il crudele blocco e i piani destabilizzatori che l’impero ora ha esteso al Venezuela.Ecco perché i membri della Rete considerano fondamen-tale denunciare con energia e con il massimo ripudio le dichiarazioni di ingerenza del governo degli Stati Uniti, quando pretende di applicare sanzioni contro il popolo e il governo rivoluzionario e socialista della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Facciamo nostre le parole di Chavez, che anche il presidente operaio Nicolas Maduro ha fatto sue: “Il Venezuela si rispetta! Basta con le ag-gressioni e le menzogne! Basta con le minacce e gli in-terventismi!”.E’ una priorità storica e strategica difendere il Venezuela e appoggiare il presidente Maduro, che è uno statista em-erso dalla rivoluzione chavista.La Rete esprime sentimenti di solidarietà e fratellanza alle vittime delle sedizioni, ai loro familiari, e al popolo che ha sopportato sabotaggi, insulti, inganni e umiliazi-oni, insieme ai costosi danni economici che hanno pro-vocato i neofascisti.La Rete solidarizza con il popolo degli Stati Uniti nelle sue mobilitazioni contro il razzismo, la repressione e la brutalità poliziesca, l’imprigionamento dei manifestanti, la criminalizzazione dei dirigenti, e nella sua lotta contro la crescente povertà che esso soffre, vittima delle mafie bancarie e dell’infame e demenziale affare della guerra incentivato dal suo governo.La Rete appoggia le lotte indigene-contadine di tutti i continenti del Sud contro le corporazioni minerarie, petrolifere, eoliche, idriche, farmaceutiche, turistiche e dell’agro-commercio, che pretendono di delocalizzare, spossessare e alla fine condannare a morte, mentre dis-truggono gli eco-sistemi.Chiediamo misure concrete per la salvezza della Selva Amazzonica in pericolo di profondo degrado, che solo i paesi dell’America del Sud possono garantire nel loro sforzo per l’integrazione.Manifestiamo la nostra più profonda solidarietà con i

popoli dell’Africa, continente dove il colonialismo e l’imperialismo sono stati e sono più aggressivi, attraver-so la schiavitù. Denunciamo che le grandi potenze, in particolare la Francia, hanno creato su quei territori mec-canismi di violenza strutturale e simbolica.La Rete appoggia con grande speranza il processo di pace tra il governo colombiano e la guerriglia delle FARC-EP, a L’Avana, Cuba, e fa appello all’immediato inizio del dialogo con l’ELN. La pace è un’aspirazione sentita non solo dal popolo della Colombia, ma da tutti i popoli.Noi solidarizziamo con la lotta del popolo di Puerto Rico e chiediamo la liberazione del patriota Oscar Lopez Ri-vera.Appoggiamo con fermezza l’Argentina nella sua riven-dicazione storica della sovranità sulle Isole Malvine. Re-spingiamo, allo stesso tempo, le operazioni finanziarie speculatrici dei cosiddetti “fondi avvoltoio” e l’apparato giudiziario complice. Esigiamo un chiarimento in merito alle operazioni bancarie che hanno saccheggiato le divise facendole transitare dalla banca argentina verso conti all’estero.Appoggiamo la giusta richiesta del popolo boliviano alla Corte Penale Internazionale di uno sbocco sovrano al mare. Riaffermiamo il nostro rifiuto del maltrattamento che gli Stati europei hanno fatto subire al presidente Evo Morales nel suo viaggio in Europa, mettendo in pericolo la sua vita e quella di chi lo accompagnava.Esigiamo la cessazione del blocco contro Cuba, richiesta che riceve l’appoggio di quasi tutti i paesi del mondo, come pure la libertà per i tre patrioti cubani anti-terroristi che si trovano da 16 anni nelle carceri statunitensi. Ci dichiariamo contro qualsiasi tentativo destabilizzatore in territorio cubano da parte degli Stati Uniti e delle loro agenzie. Chiediamo la chiusura della base militare di Guantanamo e dei centri di tortura su quel territorio e in altri del mondo.Facciamo nostre le parole di condanna del presidente Mel Zelaya, che partecipa alla nostra riunione, contro il ter-rorismo di Stato e l’uso della violenza del crimine orga-nizzato contro il popolo dell’Honduras e, in particolare, contro l’opposizione al governo filo-statunitense che ha aumentato la presenza di basi militari sul territorio.Appoggiamo la lotta popolare ad Haiti e la rivendica-zione della sua sovranità in presenza dell’occupazione militare.Sottoscriviamo le parole di Chavez in merito al conflitto nel Paese Basco, nel senso che la fine della lotta armata “apra le strade della pace”. Allo stesso tempo, esprimi-amo il nostro appoggio al diritto all’autodeterminazione dei popoli nello Stato Spagnolo, nel contesto di un pro-cesso di democratizzazione.Solidarizziamo con la lotta dei giovani cileni che chie-dono un’educazione pubblica, gratuita e laica, richiesta che si estende a tutta la Nostra America.Riaffermiamo la rivendicazione storica del riconosci-mento dello Stato Palestinese e respingiamo gli attacchi militari e l’assedio repressivo di Israele contro questo popolo.In conclusione, la nostra sfida fondamentale è la ricerca di un nuovo modello della vita collettiva dell’umanità sul pianeta, poiché le regole del sistema capitalista non sono state in grado di trovare soluzioni per garantire il futuro della Madre Terra e della specie umana.Per questo, salutiamo la creazione del Centro di Alti Studi del Pensiero e dell’Opera di Hugo Chavez, che contribuirà, senza dubbio, a costruire questo modello. Se non inventiamo, sbaglieremo.Al termine del loro incontro, i membri della Rete degli Intellettuali, Artisti e Movimenti Sociali, riuniti nella capitale del Venezuela, constatano che si sono sbagliati e sono stati sconfitti coloro che pensavano, impegnandosi a fondo perché così fosse, che dopo la scomparsa fisica del presidente Chavez, sarebbe stata liquidata la rivoluzi-one bolivariana. Nonostante le difficoltà, possiamo affer-mare che la rivoluzione è più viva che mai!Viva Chavez! Viva Nicolas Maduro! Viva il popolo ve-nezuelano!Caracas, Repubblica Bolivariana del Venezuela, 12 dicembre 2014

da www.aporrea.org | Traduzione di Marx21.it

Dichiarazione dell’incontro della Rete in difesa dell’Umanità