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“One sin, I know, another doth provoke; murder’s as near to lust as flame to smoke” (Shakespeare, Pericles, I, 1) “In the intercourse of the sexes, the active or aggressive role belongs to man… This aggressive character, however, under pathological conditions, may likewise be excessively developed, and express itself in an impulse to subdue absolutely the object of desire, even to destroy or kill it.” (Krafft-Ebing, Psycopathia Sexualis) INTRODUZIONE I sentimenti che ho sempre provato e che credo appartengano a molti di fronte ad un omicida seriale è l'incredulità e lo stupore. L'apparente assenza di movente, la serialità, la ripetizione accompagnata dalla mostruosità dell'azione portano inevitabilmente a domandarsi: perché si commettono crimini così atroci? È davvero la follia a fare di un uomo un serial killer? Il motivo dell'interesse per gli assassini seriali deriva dal fatto che questi soggetti rappresentano quanto di più vicino al concetto di cattiveria assoluta: uomini che agiscono svincolati da ragioni di carattere passionale o vendicativo, con un movente che consiste nell'uccidere perché dalla morte altrui si trae un piacere diretto o indiretto. Questo è ciò che avvicina il serial killer al dominio del male più totale: prevale la distruzione sulla costruzione, la morte rispetto alla vita, l'orrore rispetto

Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

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Page 1: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

“One sin, I know, another doth provoke;

murder’s as near to lust as flame to smoke”

(Shakespeare, Pericles, I, 1)

“In the intercourse of the sexes, the active or aggressive

role belongs to man… This aggressive character, however,

under pathological conditions, may likewise be excessively

developed, and express itself in an impulse to subdue

absolutely the object of desire, even to destroy or kill it.”

(Krafft-Ebing, Psycopathia Sexualis)

INTRODUZIONE

I sentimenti che ho sempre provato e che credo appartengano a molti di fronte ad

un omicida seriale è l'incredulità e lo stupore. L'apparente assenza di movente, la

serialità, la ripetizione accompagnata dalla mostruosità dell'azione portano

inevitabilmente a domandarsi: perché si commettono crimini così atroci? È davvero la

follia a fare di un uomo un serial killer?

Il motivo dell'interesse per gli assassini seriali deriva dal fatto che questi soggetti

rappresentano quanto di più vicino al concetto di cattiveria assoluta: uomini che

agiscono svincolati da ragioni di carattere passionale o vendicativo, con un movente che

consiste nell'uccidere perché dalla morte altrui si trae un piacere diretto o indiretto.

Questo è ciò che avvicina il serial killer al dominio del male più totale: prevale la

distruzione sulla costruzione, la morte rispetto alla vita, l'orrore rispetto al piacere.

L'assassino seriale rappresenta, per definizione, la negazione stessa della società

organizzata, l'annullamento del rispetto e della solidarietà. Proprio lo sgretolamento del

tradizionale valore intrinseco della vita umana è una delle costanti dell'omicidio seriale.

Di fronte ad un'aggressività e ad una violenza spropositate e gratuite, tutti

tendono ad attribuire alla follia, a riversare negli altri, ciò che ci genera paura;

l'importante è placare quell'angoscia dell'incomprensibile che suscitano taluni eventi e

talune condotte. Del resto, è insito nella natura umana il bisogno di collocare tutto

quanto accade nel grembo di una spiegazione generale che dia certezza. È la necessità di

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rassicurazione che spinge a fare questo, proprio perché ciò che viene spiegato appare,

naturalmente, meno angoscioso di ciò che non si comprende.

Nella seconda metà del 1970 e l’inizio del 1971 Bucarest fu sconvolta da una

serie di crimini di una ferocia senza precedenti: utilizzando diverse armi come l’accetta,

una sbarra di ferro o il coltello, un individuo sconosciuto attaccava le donne che

tornavano da sole a casa dal lavoro. Prevalentemente colpiva dopo mezzanotte

avvantaggiandosi di condizioni atmosferiche a lui favorevoli: tempeste di neve, pioggia

e vento forte, nebbia o comunque freddo.

A causa del rifiuto delle forze di polizia di divulgare informazioni corrette sugli

omicidi, la paura prese proporzioni ingiustificate: le donne non uscivano più di casa

dopo le nove di sera, se non accompagnate. Solo dopo diversi delitti, le autorità

comuniste dichiararono di trovarsi davanti a un serial killer e dopo un anno di inchiesta

Rîmaru venne catturato il 27 maggio del 1971.

L’indizio che portò al suo arresto fu un frammento di certificato medico intestato

all’Ospedale Studentesco Bucarest e trovato sotto il corpo di una delle sue vittime che

inoltre stringeva tra le dita alcuni capelli dell’assassino. A distanza di undici giorni, gli

investigatori riuscirono a stabilire che il certificato medico era stato rilasciato

dall’ambulatorio del dottor Octavian Ienişte nel marzo del 1971. Questo aveva visitato

ottantatre studenti in quel mese dei quali soltanto quindici non avevano presentato i

certificati agli uffici dell’università. Le forze di polizia controllarono quindi tutti i

sospetti ed il 27 maggio 1970 venne eseguita una perquisizione nella stanza di Rîmaru

Ion all’alloggio studentesco. Verso l’una di notte arrivò anche il sospettato e dentro la

sua borsa furono ritrovate un’accetta ed un coltello. Le testimonianze delle vittime

sopravissute, insieme ad altre prove inconfutabili non lasciarono ombra di dubbio: era

lui l’assassino.

I delitti a suo carico erano:

1° Elena Oprea – 8/9 aprile 1970 – tentato omicidio (non stuprata perché l’arrivo

di un vicino lo spaventò facendolo fuggire);

2° Florica Marcu – 1/2 giugno 1970 – stupro (colpita alla testa davanti casa sua e

portata in stato di semicoscienza nel cimitero Sfânta Vineri, fu spinta brutalmente sopra

il muretto, violentata e accoltellata; l’assassino le succhiò il sangue dalle ferite. Non

venne uccisa per l’arrivo provvidenziale di un camionista);

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3° OCL Negozio “Confecţia” – 19/20 luglio 1970 – furto a danno della proprietà

pubblica;

4° Margareta Hanganu – 24 luglio 1970 – furto aggravato;

5° Olga Bărăitaru – 22/23 novembre 1970 – tentato omicidio aggravato, stupro e

furto aggravato;

6° Gheorghiţa Sfetcu - 15/16 febbraio 1971 – tentato omicidio aggravato e furto

aggravato;

7° Elisabeta Florea – 17/18 febbraio 1971 – tentato omicidio aggravato;

8° Fănica Ilie – 4/5 marzo 1971 – omicidio aggravato premeditato, stupro e furto

aggravato;

9° Gheorghiţa Popa – 8/9 aprile 1971 – omicidio aggravato, stupro e furto

aggravato (48 coltellate alla testa, al petto, all’inguine e gambe, cinque colpi di piccone

alla testa, contusioni toraco - addominali, la zona pubica lacerata con i denti);

10° Stana Sǎrǎcin - 1/2 maggio 1971 – tentato stupro;

11° Mihaela Ursu - 4/5 maggio 1971 – omicidio aggravato, stupro;

12° Maria Iordache – 4/5 maggio 1971 – tentato omicidio aggravato (attaccata

due ore dopo Mihaela Ursu, riuscì a scappare quando all’aggressore sfuggì di mano la

sbarra di ferro con cui la colpiva da dietro);

13° Viorica Tatu – 6/7 maggio 1971 – tentato omicidio aggravato;

14° Elena Buluci - 6/7 maggio 1971 – tentato omicidio aggravato;

15° Iuliana Funzinschi – maggio 1971 – furto aggravato in danno della proprietà

pubblica e privata.

Dopo l’arresto, Rîmaru rimase in silenzio per il resto della giornata, guardando

attonito nel vuoto. Come risposta al suo rifiuto di parlare, i poliziotti pensarono ad una

strategia e introdussero nella sua cella un presunto ladro, in realtà uno di loro, con il

compito di farlo parlare.

Dopo due mesi di interrogatorio, Rîmaru confessò ventitrè delitti. In realtà, al

momento dell’arresto lui fu accusato soltanto di tre omicidi; gli altri reati (un altro

omicidio, sei tentati omicidi, cinque stupri, un tentato stupro e sette furti) vennero

confessati da lui successivamente o rivelati dal proprio padre. Rîmaru durante il

processo tentò di convincere le autorità che non era capace di intendere e di volere e che

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non si rendeva conto che le donne potessero morire. Il terrore da lui seminato fu cosi

grande che le vittime sopravissute e portate a fare l’identificazione cominciavano a

tremare quando i loro sguardi si incrociavano con gli occhi di Rîmaru.

Le autorità ipotizzarono che il padre fosse a conoscenza delle attività delittuose

del figlio perché a volte gli lavava alcuni indumenti sporchi di sangue e anzi si ipotizzò

che il padre stesso abbia potuto non solo aiutare il figlio ma addirittura ispirarlo.

Durante l’inchiesta, il padre venne arrestato tre volte, pero ogni volta fu rilasciato sia

perché i familiari stretti non possono essere costretti a testimoniare contro gli altri

membri della famiglia sia per la scarsità di prove a suo carico. Dopo l’ultimo reato di

Ion di derubare una cassiera, la mamma andò a fargli visita presso l’alloggio

studentesco e trovò i soldi sotto il cuscino. Informatone il padre questi si recò da Ion che

gli fa vedere dove e come era successo. Il padre prese i soldi e li nascose nella sua casa

di Caracal, con l’intento di comprare una casa nuova, e gli sottrasse l’accetta ed il

coltello, che Rîmaru era andato a prendere il giorno dell’arresto.

Il processo suscitò nella opinione pubblica romena un interesse senza precedenti:

Rîmaru sperava, inoltre, di aver convinto la giuria della sua insanità mentale, quindi

rimase molto sorpreso quando fu ritenuto capace di intendere e di volere e condannato a

morte. A quel punto tentò di cambiare immediatamente la sua deposizione, ritirando

tutto ciò che aveva detto in precedenza e si rifiutò di rispondere alle domande del suo

avvocato. Nonostante ciò, l’appello fu respinto dal Tribunale Supremo che mantenne la

sentenza a morte.

Il 23 ottobre 1971 Ion Rîmaru fu portato alla prigione Jilava con un furgoncino,

successivamente e ironicamente venne trascinato come lui aveva fatto tante volte con le

sue vittime, al posto dell’esecuzione e qui fucilato. I tre membri del comando di

esecuzione lo legarono faticosamente ad un albero, perché era in uno stato di forte

agitazione, cercava di mordere i vestiti e riuscì comunque a girarsi intorno all’albero,

gridando continuamente: “Chiamate mio padre, cosi può vedere che mi sta succedendo!

Fatelo venire! È lui l’unico colpevole!”. Chiestogli di esprimere l’ultimo desiderio, egli

risponse: “Voglio vivere!”. A causa del suo costante movimento fu difficile sparargli

frontalmente, infatti le pallottole lo colpirono tutte da dietro. Fu sepolto nel cimitero

della città, a cinque kilometri dalla prigione; la sua tomba è rimasta anonima non

recando il suo nome.

Page 5: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

CAPITOLO 1: SERIAL KILLER & CRIMINAL PROFILING

1.1. I SERIAL KILLER

Inoltrarsi nel mondo dei serial killer è una sfida in quanto sono sempre stati

considerati personaggi enigmatici: le loro uccisioni non sembrano, infatti, avere alcun

senso immediatamente evidente. Le vittime sono spesso persone a loro del tutto

sconosciute e prive di qualsiasi colpa punibile con la morte.

Ma chi sono i serial killer? Nonostante oggi se ne parla quasi quotidianamente,

esiste una grande confusione in quanto il termine è a volte utilizzato come un

contenitore onnicomprensivo in cui sono inseriti indistintamente tutti i casi in cui un

assassinio uccide più di una vittima.

In accordo con il Crime Classification Manual (1992), testo di riferimento in

materia, possiamo dividere gli assassini multipli in tre categorie – ad eccezione dei

double killer che uccidono due vittime nello stesso tempo ed in un solo luogo, e dei

triple killer, che uccidono tre vittime nelle stesse condizioni:

Mass Murderer (“assassino di massa”): uccide quattro o più vittime in un

medesimo luogo, in uno stesso evento. Il soggetto non conosce le sue vittime,

che per lo più, sono scelte casualmente.

Spree Killer (“assassino compulsivo”): uccide due o più vittime in luoghi diversi

ed in uno spazio di tempo molto breve; questi delitti spesso hanno un’unica

causa scatenante e sono tra loro concatenati; anche in questo caso, il soggetto

non conosce le vittime, e dato che non nasconde le sue tracce, tende ad essere

catturato facilmente.

Serial Murderer (“assassino seriale”): uccide tre o più vittime in luoghi diversi e

con un periodo di «raffreddamento» emotivo (cooling off time) fra un omicidio e

l’altro; in ciascun evento delittuoso, il soggetto può uccidere più di una vittima;

può colpire a caso oppure scegliere accuratamente la vittima; spesso, si ritiene

invincibile e quindi ama sfidare le forze dell’ordine.

Il crimine seriale quindi è un tipo particolare di violenza situato nella categoria

dell’omicidio plurimo. Il serial killer è stato recentemente definito da Holmes &

Holmes1 come un soggetto che uccide ripetutamente, ad intervalli di tempo variabili (da

1 R.M. Holmes, S.T. Holmes, Omicidi seriali, p.40.

Page 6: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

poche ore a mesi e perfino ad anni) con una coazione a ripetere che viene interrotta solo

dall’arresto o dalla morte del mostro stesso. La vittima in genere è una persona

sconosciuta o della quale egli ha una conoscenza solo superficiale. Essa non svolge

un’azione induttrice diretta sull’omicida. Mancano motivi apparenti o espliciti quali la

vendetta, il lucro, la passione, l’ira o il litigio2.

La maggior parte delle vittime sono giovani donne che hanno un’età compresa

tra i 15 e i 24 anni. I serial killer si servono di armi “impugnabili” (ossia uccidono con

corpi contundenti o addirittura a mani nude) e anche lo strangolamento ricorre sovente.

Il fatto che l’omicidio possa apparire privo di senso al profano non significa che

non ne possiede alcuno in termini assoluti.

Per capire l’omicida seriale occorre capire le motivazioni ed il tipo di incentivo,

di ordine prettamente psicologico, che hanno ispirato l’opera dell’assassino. In base al

significato che il delitto e le sue modalità possano avere per l’omicida, Holmes &

Holmes3 hanno sviluppato una classificazione che include quattro differenti tipi di serial

killer:

The Visionary Serial Killer (“l’allucinato”): è uno psicotico e soffre di un grave

distacco dalla realtà. Una voce interiore o un’apparizione gli ordina di uccidere.

The Mission Serial Killer (il “missionario”): questo soggetto, che non è

francamente psicotico, si assume il compito di “liberare” il mondo o la comunità

da un gruppo di persone da lui considerate indesiderabili. Si suddividono in due

gruppi: gli inviati del diavolo e gli inviati di Dio.

The Hedonistic4 Serial Murderer (“l’edonista”). Questa categoria ha tre

sottotipi:

The Lust Killer (l’omicida orientato al piacere sessuale);

The Thrill Killer (l’omicida che cerca il brivido);

The Comfort Killer (uccide per tornaconto personale).

I primi due sottotipi sono simili in quanto entrambi hanno stabilito una

connessione totale tra la violenza personale e la gratificazione sessuale, con la

differenza che nel caso del lust killer atti di necrofilia possono accompagnare

l’uccisione; per il killer che cerca il brivido, invece, è importante che gli atti di

2 Ressler R.K., Burgess A. W., Douglas J. E., Sexual Homicide: Patterns and Motives, p.53 R.M. Holmes, S.T. Holmes, op.cit., p.82.4 L’edonismo va qui inteso come una serie di atti aggressivi attuati per procurarsi il piacere.

Page 7: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

violenza avvengano quando la vittima è ancora viva. L’omicida per tornaconto

personale uccide per soddisfare aspettative di tipo materiale.

The Power/Controll Serial Killer (l’assassino orientato al controllo e al dominio

della vittima): desidera soggiogare totalmente la sua vittima e ama l’idea che il

destino di quest’ultima sia nelle sue mani.

Non esiste una causa unica che trasforma un individuo in un assassino seriale,

ma una serie di fattori di tipo biologico, psicologico e socio-ambientale che facilitano

l’insorgenza di questo comportamento e che hanno diversa rilevanza secondo la

persona. Escludendo quei soggetti con una malattia psichiatrica che inficia il contatto

con la realtà causando allucinazioni e deliri di varia natura, la maggior parte dei serial

killer viene definita, nel linguaggio comune, “psicopatica”. Per di più, quasi sempre

riscontriamo la presenza di una o più perversioni sessuali.

“… i dati a nostra disposizione dimostrano che non esiste una predisposizione a

diventare serial killer, ma che si entri nella «categoria» attraverso un lungo percorso che

comincia proprio nell’infanzia, con i primi traumi e le prime angosciose situazioni da

superare. Si innescano le prime perversioni che si stabilizzano con il tempo e che fanno

in modo che un soggetto maturi disposizioni psichiche molto particolari. Le

intenzionalità sono deviate fin negli impulsi più profondi a tal punto da spingere i serial

killer a trovare maggiore piacere nel manipolare il corpo di un essere umano deceduto,

piuttosto che intrattenere una normale relazione con una persona viva5.”

Il fattore che sta alla base del comportamento omicidiario seriale è una

particolare condizione psicopatologica di tipo parafilico denominata necromania, una

perversione dell’istinto della vita che determina un interesse patologico per la morte,

esperito mediante il dare la morte ed il contatto successivo col cadavere. È un bisogno

compulsivo, ossia un impulso irresistibile a ricercare il contatto diretto con la morte. Il

carattere compulsivo di tale bisogno spinge il necromane ad uccidere ripetutamente.

Infatti, la serie omicidiaria può essere interrotta solo da un fattore esterno alla sua

volontà: l’arresto, la cura o la morte.

1.2. IL CRIMINAL PROFILING

5 F. Bruno, M. Mariotti, L’impronta del mostro, p.68.

Page 8: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Il criminal profiling si pone come obiettivo quello di tracciare un profilo

psicologico – comportamentale dell’autore di un reato mediante l’analisi delle

informazioni raccolte sulla scena del crimine, degli elementi di acquisizione autoptica,

della rigorosa ricostruzione delle modalità di accadimento del delitto, al fine di poter

fornire un aiuto investigativo senza alcuna pretesa di prova.

Il criminal profiling ha radici antiche, ma storia recente: “È certamente con la

fine degli anni ’70, presso l’Accademia dell’FBI a Quantico, in particolare alla

Behavioral Science Unit, che si stabiliscono i primi seri e sistematici tentativi di studio

volti a provare l’utilità del profiling come strumento nelle indagini investigative6”.

Il criminal profiling parte dall’analisi delle prove rivenute sulla scena del

crimine e della ricostruzione della dinamica dell’evento basata su tali prove per

affrontare la questione del “perché ciò è accaduto” e “cosa questo ci racconta del

soggetto che lo ha compiuto”.

Non esiste una metodologia unica ed universalmente accettata nell’approccio al

criminal profiling, ma vi sono tuttavia alcuni elementi fondamentali per la costruzione

di un profilo psicologico che vengono riconosciuti da tutti i principali esperti del settore

benché vengano trattati in maniera differente da ognuno di essi, che sono l’analisi della

scena del crimine; lo studio della vittima e delle possibili relazioni con il suo

aggressore, ed il case-linkage.

Crime Scene Analysis

Il modello di indagine dell’F.B.I. riguardante lo stilare un profilo psicologico del

criminale autore di omicidi seriali o crimini violenti consta in sei fasi che però sono

state oggetto di forti critiche poiché riflettono un tipo di ragionamento induttivo che

parte dalle interviste ai criminali in carcere per poter delineare i profili psicologici e le

ipotesi sulle caratteristiche di autori sconosciuti di un certo crimine.

Le fasi del modello F.B.I. sono così sviluppate :

1. Profiling Inputs (Raccolta di tutte le informazioni disponibili tranne i sospetti

della polizia);

2. Decision Process Models (consiste nell’organizzare il materiale informativo in

domande che hanno significato ed in schemi riguardanti le molte dimensioni

6 Picozzi, Zapallà, Criminal Profiling, p.103

Page 9: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

dell’attività criminale);

3. Crime Assessment (prima ricostruzione del comportamento dell’assassino e

della sua vittima);

4. Criminal Profile (descrizione delle più probabili caratteristiche del soggetto);

5. Investigation (rapporto scritto dato agli investigatori);

6. Apprehension (arresto del sospettato).

La definizione di una tipologia di aggressori suddivisa in organizzati e

disorganizzati rappresenta il contributo dell’FBI più noto nello studio del profiling.

Nasce da un’esigenza investigativa di semplificazione e dal bisogno di un linguaggio

condiviso dalle forze dell’ordine che non utilizza termini psicologici e psichiatrici

potenzialmente fonte di confusione per i non addetti ai lavori. Però dobbiamo

considerare che le caratteristiche di una scena del crimine o di un criminale raramente

sono del tutto organizzate o disorganizzate ed è più probabile di essere situate lungo un

continuo che va da un estremo all’altro7. Ne consegue che anche il serial killer

“organizzato” possiede caratteristiche comportamentali di “disorganizzazione” come

conseguenza di un repertorio variabile, adattabile e modulabile e non fisso e

sclerotizzato di risposte comportamentali.

Il modello di Ronald Holmes e Stephen Holmes

La posizione dei due autori non solo differisce dall’approccio adottato

dall’F.B.I., ma appare anche fortemente critica nei suoi riguardi. Per Holmes & Holmes

l’offender profiling deve contribuire alla :

1. valutazione psicologica e sociologica dell’aggressore;

2. valutazione psicologica degli oggetti personali trovati in possesso del presunto

colpevole;

3. suggerimento di strategie per l’interrogatorio del soggetto.

Il modello sviluppato secondo queste teorizzazioni si basa sui seguenti assunti :

● La personalità di un individuo non cambia radicalmente nel corso del tempo;

● Il comportamento riflette la personalità;

● Persone diverse con personalità ”simili” si comportano in maniera simile.

Per cui :

7 Burgess et al, Crime Classification Manual, p.9

Page 10: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

► I crimini compiuti da un soggetto non cambiano nel corso del tempo;

► La scena del crimine rifletta la personalità dell’autore del reato;

► Criminali diverso con personalità “simile” compiono crimini simili.

David Canter e l’Investigative Psychology

Attraverso caratteristiche importanti e studi sulle modalità di interazione tra

vittima e aggressore, David Canter ha elaborato un modello centrato su cinque aspetti

fondamentali che si basa sull’assunto che l’aggressore si relaziona alla vittima con

modalità analoghe a come si rapporta con altri soggetti nel quotidiano. Di conseguenza,

variazioni nell’attività criminale possono essere collegate a modificazioni nelle relazioni

interpersonali.

Il modello della psicologia investigativa si basa su cinque aspetti derivanti dalla

combinazione di elementi propri della vittima ed elementi propri dell’autore

dell’aggressione:

1. La coerenza interpersonale: gli assassini si comportano con le loro vittime

così come si comportano con la gente nella vita di tutti i giorni;

2. Il significato del tempo e del luogo: poiché il luogo e l’ora vengono

principalmente scelti dall’aggressore, questi possono dare indicazioni riguardanti

il luogo in cui abita, lavora o passa il suo tempo libero;

3. Le caratteristiche criminali: le modalità di esecuzione del crimine e le

particolarità della scena dell’aggressione sono utilizzate dai ricercatori per

sviluppare sistemi di classificazione di specifiche tipologie di criminali;

4. La carriera criminale: appare fondamentale determinare se l’aggressore sia stato

coinvolto nel passato in attività criminali e, specificatamente, quali reati abbia

con maggior frequenza commesso;

5. La conoscenza della legge e dei meccanismi della polizia: è qualunque tipo di

prova che possa far pensare che l’aggressore sia a conoscenza delle tecniche

relative all’acquisizione di prove, o ne sia del tutto ignaro.

Brent Turvey e la Behavioral Evidence Analysis

Page 11: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Tale modello comportamentale si basa sull’assunto che durante l’interrogatorio, la

maggior parte dei criminali mente e che spesso, anche la trascrizione più oggettiva di un

dato crimine, altro non è che una ricostruzione dei fatti realmente accaduti. Tale metodo

si divide in quattro fasi :

1. Equivocal Forensic Analysis: scopo di questo stadio è quello di formulare una

prima interpretazione delle prove;

2. Victimology: consiste nell’analisi accurata di tutte le informazioni riguardanti e

provenienti dalla vittima;

3. Crime Scene Characteristics: tratta le caratteristiche distintive della scena del

crimine che apportano informazioni sul comportamento decisionale

dell’aggressore riguardo la scelta della vittima e del luogo;

4. Offender Characteristics: è lo stadio ch porta alla stesura del profilo

comportamentale e personologico dell’autore del crimine.

Queste quattro fasi possono essere utilizzate in due momenti o fasi principali:

ovvero nella fase investigativa (inductive criminal profiling) e nella fase del processo

(deductive criminal profiling). La prima riguarda la fase iniziale di un crimine in cui

l’autore è sconosciuto e permette di ridurre il numero dei sospetti, collegare il crimine in

questione con altri delitti, valutare la possibile escalation di violenza, suggerire e fornire

modelli da seguire per gli investigatori. La seconda si riferisce invece ai crimini in cui

l’autore è noto e serve principalmente nello sviluppo delle strategie di interrogatorio

avvalendosi della comprensione dello stato mentale dell’aggressore.

Il modello di Vernon Geberth & R. N. Turco

È un modello a quattro fasi:

1. Analisi della scena del crimine intesa come un test proiettivo di personalità;

2. Riferimento alla discontrol syndrome necessaria per interpretare il

comportamento criminale;

3. Elaborazione del profilo che offra una valutazione delle interazioni ed

espressioni dei primi tre anni di vita dell’offender;

4. Lo studio delle caratteristiche demografiche del crimine.

Geographical Profiling

Page 12: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

L’obiettivo del profilo geografico è quello di delimitare un’area geografica quale

probabile luogo di residenza del reo, autore di una serie di crimini. La presunta

conoscenza della zona in cui è più probabile che il ricercato risieda permette un

razionale impiego delle forze impegnate nelle indagini e rappresenta un criterio

aggiuntivo per l’elaborazione della lista dei sospetti.

E’ un metodo elaborato presso il dipartimento di Psicologia Investigativa di

Liverpool diretto dal prof. Canter e basato sui seguenti aspetti:

1. Si deve trattare di crimini che possono, con una certa ragionevolezza, essere

collegati tra loro cioè commessi da un unico aggressore;

2. Devono esserci almeno cinque delitti nella serie perché effettuando analisi

geografiche con un numero inferiore, la probabilità di localizzazione decresce.

Ogni informazione geografica relativa alle caratteristiche delle vittime deve essere

tenuta in particolare considerazione come la dislocazione areale del crimine e le strade

di collegamento. Possibilmente, l’esame dettagliato della scena del crimine, della

disposizione del cadavere e delle fotografie della zona si debe avvalere del metodo

computerizzato.

La conoscenza del profilo territoriale si affianca a quello psicologico e si

caratterizza in due componenti principali: una oggettiva (basata su procedure statistiche

e quantitative per stabilire zone di maggiore probabilità di localizzazione

dell’aggressore) ed una soggettiva (ricostruzione ed interpretazione della mappa

mentale dell’aggressore con le interazioni provenienti dal profilo psicologico).

La scelta del luogo, da parte dell’autore del crimine è influenzata da diversi fattori,

prima di tutto dal principo del minimo sforzo secondo cui, a parità di altre condizioni, il

serial killer sceglierà come luogo d’azione quello più vicino al suo punto di partenza.

Altri fattori che influiscono sono: la disponibilità di un determinato mezzo di

trasporto, l’appetibilità delle zone d’origine e di destinazione per effettuare lo

spostamento e la familiarità con le vie di comunicazione con la presenza, quantità e

qualità delle barriere geografiche ovvero di strade alternative.

In generale, le principali osservazioni basate su tali studi portano a concludere che:

il crimine viene spesso compiuto in prossimità del luogo di residenza del reo;

il numero di crimini commessi da un certo delinquente decresce all’aumentare

della distanza dalla sua abitazione;

Page 13: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

i giovani criminali commettono delitti molto vicino alla residenza e sono meno

mobili degli adulti;

esistono differenti comportamenti spaziali, in relazione al tipo di reato

commesso. I crimini violenti, per esempio, si verificano più vicino alla residenza

del reo;

all’incremento della “carriera” criminale corrisponde un allargamento dell’area

di attività in cui si esercita l’azione predatoria e un aumento del tempo impiegato

per gli spostamenti;

gli spostamenti criminali spesso avvengono verso zone ad alta concentrazione di

reati.

CAPITOLO 2: BREVE INCURSIONE NELLA STORIA DEI SERIAL KILLER ROMENI

2.1. IL CONTESTO STORICO-GEOGRAFICO

Page 14: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

La Romania (in romeno România) deriva il suo nome dall’aggettivo latino

Romanus, (Romano) ed è uno stato del sud-est d’Europa. Il termine è emblematico per

le origini culturali e linguistiche della nazione romena risalenti alla colonizzazione

romana dell’antica provincia della Dacia. L'occupazione romana durò solo 165 anni, ma

lasciò un'eredità permanente sulle terre che avrebbero costituito la futura Romania.

Dopo la Seconda guerra mondiale, la Romania divenne una nazione comunista

ruotante nell'orbita dell'Unione Sovietica, alla quale la Romania rimase sostanzialmente

allineata fino alla fine degli anni cinquanta. Nel 1948 fu abolita la monarchia e varata la

Costituzione della Repubblica Popolare Romena, che diede luogo ad una realtà sociale

che presuppone la comunanza dei beni di produzione a cui si accompagna l’assenza

delle classi sociali. Si instaurò la collettivizzazione che portò alla nascita delle fattorie

collettive e statali che controllavano il 77% delle terre arabili, e la nazionalizzazione con

l’acquisizione da parte dello stato delle banche, delle fabbriche e delle società elettriche

e di gas, ecc. Negli anni sessanta i contrasti con l'Unione Sovietica, di natura

principalmente economica, portarono ad una politica estera indipendente e, nel 1965, al

varo della nuova Costituzione della Repubblica Socialista di Romania. Nel 1965 iniziò

il governo dittatoriale del presidente Nicolae Ceauşescu il quale adottò una politica

indipendente sfidando la supremazia dell’Unione Sovietica in Romania e condannò

pubblicamente l’invasione della Cecoslovacchia del 1968.

2.2. LA ROMANIA COMUNISTA ED IL CONTESTO

SOCIALE

Nel 1966 il regime decretò il divieto di qualsiasi forma di contraccezione o

aborto ed introdusse altre politiche a sostegno dell'incremento del tasso di natalità,

inclusa una tassa tra il dieci e il venti per cento del reddito sia per gli uomini che per le

donne (sposati o celibi/nubili) che dopo i 25 anni rimanevano senza prole. L'aborto era

ammesso solo per le donne alle quali il parto avrebbe messo la vita in pericolo, quando

la gravidanza era il risultato di uno stupro o dell’incesto, oppure quando esisteva la

possibilità che il bambino nascesse con una deformazione o malattia congenita. Madri

che avevano più di cinque bambini ricevevano vari benefit, mentre le madri di più di

dieci bambini erano dichiarate madri-eroine, ricevevano una medaglia d'oro, una

macchina gratis, trasporto gratuito sui treni ed altri bonus. Poche donne in ogni caso

Page 15: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

raggiunsero questi obbiettivi e la famiglia romena aveva mediamente da due o tre

bambini. Inoltre, un numero considerevole di donne morì o contrasse gravi malattie

durante l'esecuzione di aborti clandestini8. Il governo si diede anche l'obiettivo di

diminuire la percentuale dei divorzi rendendo l’annullamento del matrimonio molto più

difficoltoso e possibile solo in casi eccezionali. Nel 1967 furono ammessi soltanto 28

divorzi in tutto il paese, mentre solo l’anno prima erano stati 26.000. Nei tardi anni

Sessanta la popolazione iniziò a crescere accompagnata da un incremento della povertà

e del numero di persone senza fissa dimora (bambini di strada) nelle aree urbane. Un

nuovo problema iniziò a rendersi manifesto a causa della crescita incontrollata del

fenomeno dell'abbandono dei bambini: una crescita esponenziale della popolazione

degli orfanotrofi che facilitò la diffusione dell'AIDS negli ultimi anni Ottanta. Il

contagio e il conseguente aumento dei casi di malattia conclamata fu favorita anche

dalla decisione del governo di non ammettere l'esistenza di questa malattia in Romania e

di conseguenza di non permettere l'esecuzione del test HIV.

Inoltre fu impedita sia la fabbricazione che l’importazione di contraccettivi e il

ricorso all’aborto clandestino divenne l’unico sistema di controllo delle nascite tanto

che ancora oggi anche dopo la legalizzazione dell’aborto le donne romene sia in patria

che all’estero sono quelle che più di altre ricorrono a tale pratica. La sessualità è sempre

stata considerata per tradizione un argomento tabù tanto che qualsiasi informazione sul

tema anche negli anni ottanta era praticamente inesistente. La politica pro natalista ebbe

un effetto immediato, il numero di nati vivi passò da 273,687 nel 1966 a 527,764 nel

1967 con un aumento del 92,8%. Gli aborti legali precipitarono drammaticamente nel

1967 ne furono effettuati 52.000 contro i più di un milione del 1965. Questo risultato fu

ottenuto con metodi coercitivi quale ad esempio quello della presenza di polizia negli

ospedali9. Tutto ciò non fece altro che incrementare enormemente il numero degli aborti

clandestini con le note e gravi conseguenze sulla salute delle donne romene.

Vi furono anche altri abusi e violazioni dei diritti umani, tipici dei regimi

stalinisti: un massiccio uso della polizia segreta (la "Securitate"), la censura, gli

spostamenti della popolazione dalla campagna in città. La polizia segreta mantenne un

assoluto controllo sui media e su qualsiasi tipo di discorso e non tollerò nessun tipo di

8 Communist Romania's Demographic Policy, U.S. Library of Congress country study, http://www.country-studies.com/romania/demographic-policy.html9 Idem

Page 16: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

opposizione interna. La cultura divenne uno strumento per la propaganda politico-

ideologica e l’individualità fu abolita dal controllo stalinista esercitato da Ceauşescu su

ogni aspetto religioso, educativo, commerciale, sociale, artistico della vita civile.

A partire dagli anni ‘70, Ceauşescu istituì un programma di sistematizzazione e

industrializzazione della Romania: il programma di demolizione, ristrutturazione e

costruzione cominciò nelle campagne e culminò con un tentativo di completo

rimodernamento della capitale del paese, Bucarest.

2.3. SERIAL KILLER ROMENI

Forse il più noto serial killer romeno può essere considerato il conte Dracula.

Personaggio letterario diffuso dalla penna di Bram Stoker è stato successivamente

identificato come figura storica realmente esistita in Romania nel 1400 con il nome di

Principe Vlad Ţepeş detto l’Impalatore, nato in Transilvania nel 1431 e morto nel 1476

sui Monti Carpaţi. Ţepeş deriva dalla parola romena “l'impalatore” poiché questa era la

tecnica prediletta dal principe per uccidere i suoi nemici. In una lettera datata 11

febbraio 1462 indirizzata al re d'Ungheria Egli si vanta di aver ucciso con questa tecnica

ben 23.883 turchi in soli tre mesi e di aver voluto assistere personalmente a molti di tali

esecuzioni.

In Romania ancora oggi è considerato un principe di grande potenza ed il suo

nome è sinonimo di rispetto verso colui che riuscì a portare la regione della Transilvania

e della Moldavia all'indipendenza strappandola cosi dall'Impero Ottomano. Ma fu un

principe estremamente spietato e sadico con i suoi nemici dando sfogo alla sua vendetta

facendo impalare tutti i nobili che nel tempo lo avevano tradito; addirittura si racconta

che dopo il rifiuto di tre emissari turchi di togliersi il copricapo quando erano davanti

alla sua presenza ordinò ai suoi soldati di infilzare un palo nelle loro teste prima di

rimandarli al sultano. L'associazione di Vlad Ţepeş con la leggenda del vampiro è solo

una semplice e felice combinazione letteraria in quanto non ci sono prove che

dimostrano sia stato un "bevitore di sangue” delle sue vittime. L'impalamento avveniva

però nel più brutale dei sistemi: infilzando un palo unto di miele su per l'intestino e

conficcandolo su fino alla scapola della spalla facendo attenzione che non lesionasse

organi vitali, solo cosi la morte dei malcapitati poteva essere più atroce e l’agonia

Page 17: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

durare addirittura dei giorni. A quanto sappiamo aveva anche altre tecniche di tortura

comunemente usate nel medioevo come lo squoiamento, il rogo o l'allungamento del

corpo forzato da una ruota che gira. La realtà che tutt'oggi non ha mai trovato

spiegazione è il fatto che non è mai stato ritrovato il corpo di Vlad Ţepeş all'interno

della sua tomba. Mistero o realtà? Storia o leggenda?

VERA RENCZI: periodo omicidi 1920-1935

Vera Renczi uccise più di trenta uomini e conservò i loro corpi in cantina dentro

delle bare di zinco. Lei differisce dalle Vedove Nere perché il suo motivo era la gelosia

e non il profitto. La sua ossessione non era legata ai soldi dei suoi uomini, ma alla loro

devozione poiché non riusciva a sopportare l’idea che i suoi due mariti, i suoi amanti e

suo figlio finissero nelle mani di altre donne.

Nata nel 1903 a Bucarest, era l’erede di un'emergente famiglia aristocratica

ungherese. La sua incapacità a mantenere una relazione di coppia cominciò a

manifestarsi sin da quando lei era giovanissima: disse ai suoi amici che non avrebbe mai

tollerato di non essere sempre al centro dell'attenzione del suo fidanzato e che se questo

fosse successo sarebbe fuggita lontano da lui. Tuttavia, le radici del suo problema erano

molto più profonde e si esprimevano in una profonda convinzione che lei non dovesse

avere fiducia negli uomini. Il solo sospetto che il suo uomo stesse guardando un'altra

donna le provocava un tale stato di crisi psichica da indurla ad uccidere il suo partner.

Il suo primo matrimonio con un uomo molto più grande di lei fu un disastro. Lei

lo sospettò patologicamente di tradimento, finché lo avvelenò con l’arsenico. E la storia

si ripetè una seconda volta quando ancora un altro marito scomparve. Lei l'aveva

avvelenato, anche stavolta convinta della sua slealtà.

Quindi, decise di non sposarsi più continuando però ad avere relazioni che si

concludevano, dopo alcune settimane o mesi e a volte pochi giorni, con l’uccisione per

sua mano dei vari partner. Molti di loro erano sinceramente innamorati, ma

ciononostante lei continuava a vedere in loro l'infedeltà. Crescendo, il figlio Lorenzo

scoprì la verità sulla madre e provò a ricattarla, ma pagò anche lui con la vita questa sua

“infedeltà”.

Page 18: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Poiché molti degli amanti di Vera erano sposati, le mogli di questi cominciarono

a guardarla con diffidenza e sospetto e una di loro provocò la sua cattura. Una sera una

signora dopo aver seguito suo marito fino alla porta di Vera lo aspettò invano per tutta

la notte. Vedendo che non usciva più chiese spiegazioni all’assassina e dopo che

quest’ultima negò di aver mai conosciuto l'uomo, lei chiamò la polizia.

Gli agenti condussero una ricerca di routine nella residenza di Vera Renczi e

trovarono i resti di più di un marito disperso. Nella sua cantina, come in un quadro

ispirato da Edgar Allen Poe, si imbatterono in trentadue cadaveri maschi, ognuno

conservato nella sua propria bara di zinco personalizzata. Lei spese il resto della sua vita

in prigione.

ION SÂRCǍ: periodo omicidi 1941-1943 in Bucarest – otto

omicidi

Ion Sârcǎ traeva in inganno i giovani in cerca di lavoro: gli proponeva di

lavorare presso le fattorie che si trovavano nei dintorni di Bucarest e con la scusa di

accompagnarli attraverso i campi li rapinava rubandogli i vestiti e legandogli le mani ed

i piedi. Per le dodici rapine commesse fu condannato a cinque anni di prigione nel 1936.

Nel 1943, sempre sui campi nella vicinanza di Bucarest la Polizia trovò i

cadaveri di otto giovani nudi con le mani e i piedi legati e che presentavano segni di

strangolamento. Si trattava di un unico autore, ipotesi sostenuta anche dalla modalità

particolare di fare i nodi intorno ai polsi delle vittime e dalla costatazione che in tre casi

il filo apparteneva alla stessa bobina. Sui corpi di tutte le vittime furono ritrovati segni

di violenza sessuale. Per attuare lo strangolamento l’assassino utilizzava tutte e due le

mani mentre si trovava dietro le sue vittime poiché sulla parte posteriore del collo erano

rimaste imprese i segni di pressione effettuati con i pollici. Nelle vicinanze dei cadaveri

furono rivenute delle bottiglie vuote di alcol: le impronte presenti su di esse erano

identiche fra loro. Si procedette quindi alla ricerca negli schedari contenuti negli archivi

cartacei e si scoprì che le impronte digitali appartenevano a Sârcǎ Ion che arrestato

confessò tutti gli omicidi10.

10 Constantin Ţurai, Elementi di criminalistica e tecnica criminale, pp311-321

Page 19: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

ION URSACHE: periodo omicidi 1970-1972 in Predeal,

Braşov - tre omicidi e cinque tentati omicidi

Mise in atto un comportamento primitivo, selvaggio, tipico del criminale

disorganizzato: seguiva le vittime sui sentieri isolati, preparava l’agguato e attaccava

all’improvviso strangolando le vittime; poi le trascinava nei posti appartati dove le

stuprava e le rapinava11.

ROMULUS VEREŞ, l’uomo col martello: periodo omicidi

1972-1974, in Cluj-Napoca - tre omicidi e cinque tentati

omicidi

Nel periodo che va dal settembre al dicembre del 1972, la città di Cluj-Napoca

fu travolta da una serie di omicidi e tentati omicidi con stupro aventi come vittime

ragazze e donne di età compresa tra i 9 e 84 anni. Il criminale si introduceva la mattina

presto o la sera tardi nell’abitazione delle vittime e le tramortiva con violenti colpi alla

testa. A volte finiva l’azione omicidiaria accoltellando a morte la vittima. Dopo essersi

impossessato della biancheria intima delle donne e dei diversi beni trovati, l’aggressore

incendiava la stanza dove era avvenuto l’attacco e di solito il focolaio iniziale fu

localizzato nell’armadio.

Nel 1974, a distanza di due anni dai precedenti reati, fu attaccata nella sua

abitazione una signora di 84 anni: le autorità stabilirono che si trattava dello stesso

modus operandi e quindi dello stesso assassino. In quel caso, però, l’incendio ebbe

come sorgente il cuscino della vittima.

Furono verificate più di 4000 persone tra quale anche i malati psichiatrici e

l’attenzione degli investigatori si concentrò su Vereş Romulus, diagnosticato come

parafrenico. Durante la perquisizione domiciliaria vennero trovate un trattato di

medicina legale con diverse annotazioni riguardanti i traumatismi cranici e le morti

violente, diversi libri con tematica sessuale e filosofica ed alcuni quaderni-diario che

rivelarono un delirio mistico a sfondo sessuale e confermarono che era lui l’assassino.

Il posto preferito di Vereş Romulus per le sue preghiere era un armadio, dove lui

sosteneva che incontrava lo spirito di Satana il quale gli ordinava di commettere gli

11 Dr. Tudorel-Severin B.Butoi, Criminali seriali. La psicologia del crimine, p.69

Page 20: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

omicidi e di purificare il posto attraverso il fuoco. Durante il processo non si riconobbe

colpevole, ma ammise che Satana l’aveva mandato in quei posti contro la sua volontà.

Il Vereş fu dichiarato colpevole per aver commesso i fatti, però incapace di

intendere e di volere e di conseguenza venne ricoverato in un manicomio criminale

dove rimase per altri 20 anni fine alla sua morte12.

FRANCISC TROMBIŢAŞ: periodo omicidi 1992-1999 in

Bistriţa-Nǎsǎud – cinque omicidi

Vedovo, autore di cinque omicidi a sfondo sessuale commessi in un periodo di

sette anni in un ambiente relativamente ristretto – un paesino in una regione collinare.

Trombiţaş Francisc era un pastore senza istruzione né educazione, con forti pulsioni

sessuali. I reati erano favoriti dal consumo preliminare di alcool.

Tutti i crimini avevano alcuni elementi in comune: le vittime erano donne

anziane, abitavano da sole e prima di essere ammazzate tramite strangolamento erano

state violentate. Nessuna di esse fu mai rapinata. L’attacco era eseguito con

comportamenti di tipo animalesco: agguati sui sentieri isolati, attacchi sorpresa. Si

disfaceva dei corpi buttandoli in un pozzo dove successivamente furono scoperti dagli

investigatori.

Interrogato nel 2000 perché sospettato di un crimine commesso nel 1999 egli

finisce per confessare anche gli altri omicidi13.

NICOLAE PASCU, l’angelo della morte: 1990, Bucarest, 3

vittime

Approfittava del suo mestiere di tassista per scegliere le sue vittime, che

subivano violenza sessuale seguita da strangolamento e rapina. I cadaveri erano

abbandonati nelle cunette lungo la strada. Arrestato, confessa di aver ucciso le donne

12 …, “Le particolarità psicologiche delle diverse categorie di delinquenti”, http://www.preferatele.com/docs/psihologie/6/particularitatile-ps11.php13 Dr. Tudorel-Severin B. Butoi, idem, p.77

Page 21: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

“per pietà” in quanto durante la corsa avevano espresso sentimenti di infelicità o

insoddisfazione verso la propria vita14.

ADRIAN STROE, il torturatore di donne: 1992, Bucarest, 3

vittime

Lo scioglimento del ghiaccio invernale portò alla luce due cadaveri nel lago

Pantelimon, in Bucarest. Le vittime erano state strangolate e una di loro presentava

segni di violenza sessuale; l’altra portava i segni di un aborto subito qualche giorno

prima. Mancavano i vestiti ed i gioielli. Una terza vittima fu ritrovata ad alcuni metri dal

lago, in un canale di irrigazione che in quel periodo era privo di acqua. Il cadavere

apparteneva ad una donna all’incirca 25-30 anni ed era stato bruciato, ma la morte era

avvenuta per asfissia tramite strangolamento. Il medico legale fra le altre osservazioni

annotò che la vittima si trovava in periodo mestruale.

Trovatosi davanti a prove inconfutabili, Stroe Adrian, di professione tassista

privato, confessò i tre omicidi. Spiegò di averli commessi perché dopo la separazione

voluta dalla moglie egli provava un forte senso di rabbia verso il mondo femminile

”colpevole” ai suoi occhi di essere frivolo. Dominato da forti sensi di frustrazione e di

inferiorità egli contattava le donne che portava sul suo taxi ma al loro rifiuto di accettare

un’intimità sessuale completa dopo essersi lasciate toccare e baciare faceva esplodere la

sua rabbia e le uccideva15.

ION BARBU, il Carnefice: periodo omicidi 1996-2000 in

Argeş - sei vittime

Fu il capo di una pericolosa banda di criminali e sopranominato “il Carnefice”

per il suo sadismo accentuato e gli atti di violenza gratuiti.

Insieme ad un complice, rubava i documenti delle vittime, sostituendo la foto

con la sua per assumere ogni volta una nuova identità, poi inscenava una recita davanti

al notaio per impadronirsi dei beni della vittima. Gli omicidi furono di una ferocia e

violenza estrema: i cadaveri venivano squartati, decapitati e nascosti nelle fogne, per

14 Dr.Tudorel-Severin B.Butoi, op.cit., pp.124-12815 Idem, pp 128-137

Page 22: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

ritardarne il più possibile la scoperta. Uccise uno degli uomini picchiandolo

selvaggiamente con un pestacarne e gettandone il corpo in un pozzo.

Nel 2004 fu arrestato a Roma ed estradato in Romania16.

CAPITOLO 3: I DELITTI DEL RÎMARU

Bucarest, 1970: una Romania comunista nella quale non esistevano poveri, non

esistevano delitti, non esistevano problemi - la criminalità era un segreto di stato. Non

esistevano malattie, non esistevano tragedie: tutta la popolazione era felice e contenta.

Solo che in questo contesto “idilliaco” avvengono una serie di crimini talmente crudeli

16 V.M. Mastronardi, R. De Luca, I serial killer, p.172.

Page 23: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

da renderne impossibile l’occultamento da parte del regime. Infatti, i testimoni

confessano ciò che hanno visto e sentito ai loro parenti ed amici e i giornali non possono

più evitare di parlarne. Inoltre per tali fatti criminosi la città di Bucarest si riempie di

forze di polizia che setacciano la città a tutte le ore alla ricerca di qualche prova per

prendere l’assassino.

I delitti attribuiti al Rîmaru sono stati tutti commessi in Bucarest nel periodo che

va dall’aprile 1970 al maggio del 1971. Le vittime sono state ritrovate in un’area ampia

della città, come risulta dalla cartina allegata.

1° DELITTO: OMICIDIO

Data e ora: la notte dell’8/9 (mercoledì/giovedì) aprile 1970, intorno alle ore

02:30.

Vittima: ELENA OPREA, 26 anni, cameriera al ristorante “Bǎneasa”.

Luogo dell’attacco: Via Turnul Eiffel (zona Lacul Tei) davanti alla propria

abitazione.

Condizioni atmosferiche: N/A.

Armi usate: l’arma usata non è stata ritrovata. I rilievi eseguiti hanno fatto

pensare all’utilizzo di un corpo contundente longitudinale, probabilmente una sbarra di

ferro.

I fatti: un inquilino dello stesso stabile della vittima alle 02:30 sente delle grida

provenienti dalla strada e affacciandosi alla finestra vede un uomo che trascina,

tenendolo dalle ascelle, il corpo inerme di una donna. L’aggressore, accortosi di essere

stato scoperto, scappa ed il testimone chiama aiuto.

La polizia trova la vittima, in stato di incoscienza e con abbondante perdita di

sangue dalla testa, nei pressi dell’androne del palazzo. Poiché è ancora in vita viene

accompagnata con l’autoambulanza nell’ospedale più vicino dove muore dopo circa

ventiquattro ore di coma. Tale esito è dovuto ad un trauma cranico - cerebrale,

conseguenza di tre colpi ricevuti sulla parte parietale destra della testa.

Reperti medico-legali: l’autopsia conferma la causa della morte per trauma

cerebrale conseguenza dei colpi inferti sul cranio che hanno prodotto lesioni in un’aria

di circa 15x7 cm². L’esame del cadavere da esito negativo per violenza sessuale.

Page 24: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Osservazioni: il movente dell’aggressione fu considerata la rapina, che non

avvenne a causa dell’interruzione forzata dell’aggressione; l’autore non fu catturato; per

tornare a casa dal lavoro, la

vittima prendeva l’auto di

notte in Piazza Sfântu

Gheorghe.

2° DELITTO:

STUPRO

Data e ora: la notte

del 1/2 (lunedì/martedì)

giugno 1970, intorno alle ore

due.

Vittima: FLORICA MARCU, sposata con una figlia, cameriera al ristorante

“Tuşnad”.

Luogo dell’attacco: cimitero Sfânta Vineri, vicino all’abitazione della vittima.

Condizioni atmosferiche: N/A.

Armi usate: possibile sbarra di ferro e coltello (entrambe le armi delittuose non

sono state ritrovate in situ).

I fatti: la vittima si allontana dal lavoro alle 01:30. Prende l’autobus notturno

fino a Piazza Sfântu Gheorghe dove deve cambiare la linea, però si accorge di essere

seguita da un giovane con capelli di colore scuro che indossa un maglione a collo alto.

La giovane sale sull’autobus credendo che l’individuo sia sparito e scende alla fermata

“7 Novembre” dirigendosi verso casa. All’improvviso, nei pressi della propria

abitazione, la vittima viene colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente.

Lei comincia a gridare, lui tira fuori un coltello e la pugnala tre volte sull’avambraccio

destro con cui la vittima cercava di parare i colpi succhiandole successivamente il

sangue.

L’aggressore la obbliga a seguirlo al cimitero Sfânta Vineri che si trova nelle

vicinanze, la spinge brutalmente oltre il muretto e subito dopo salta pure lui. Lei casca

davanti ad una lapide dove brucia una candela e l’uomo le dice: “Eh, sei stata fortunata

perché la candela è accesa!” Qui, dopo averle chiesto se era ortodossa, la obbliga a

Page 25: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

mettersi in ginocchio davanti ad una croce e di giurare che lo amerà e lo sposerà. Le

chiede di spogliarsi completamente, dopo di che la stupra sopra una tomba mordendole

le guance e la coscia sinistra. Dopo essersi fatto promettere che il giorno seguente si

sarebbero incontrati davanti al negozio “Adam”, l’uomo la vuole accompagnare a casa

pero subito dopo l’uscita dal cimitero cambia idea e gli chiede di seguirlo dentro un

cortile condominiale. Temendo per la sua vita, la ragazza si salva buttandosi davanti ad

un camion che passa; l’autista la porta in polizia, però nessuno crede a ciò che le è

appena successo. La ricoverano in un istituto di malattie mentali dove subisce

provocazioni tutti i giorni. Per paura, la donna non reagisce alle varie violenze che

subisce per opera del personale. Inoltre, tutti i giorni, è portata dai polizziotti in

caserma, dove è interrogata e picchiata per fargli confessare il nome dell’aggressore,

convinti che la donna lo conoscesse. Non potendone più, indica il ragazzo di una sua

collega, che è arrestato e picchiato finché si attribuisce la violenza. Davanti al giudice

però, Florica Marcu ritira l’accusa contro di lui.

L’aggressore comunque non si presenta all’appuntamento concordato con la

vittima per il giorno seguente, forse perché le forze dell’ordine in divisa erano

dappertutto. Sulla base delle dichiarazioni della vittima, si realizza un identikit: “Età

intorno ai 27-28 anni, altezza 1,75-1,80 m, snello, moro, con un viso allungato e

sguardo torvo, la voce grossa e rauca, parla usando parole corte, con pause in mezzo”.

Osservazioni: il reo non fu catturato. Più tardi, durante il processo, Rîmaru

dichiarò riferendosi all’evento in discussione: “Sono uscito dal dormitorio portando un

piccone. Quel giorno mi sentivo molto agitato. Sentivo il bisogno di avere una donna,

non trovavo più pace e non avevo la testa per studiare. Non ero tranquillo neanche

nella Casa dello Studente: i colleghi mi chiedevano sempre qualche cosa, e allora per

paura di arrabbiarmi e far casino lì dentro malmenando qualcuno, sono uscito fuori

sulle strade per cercare una donna che mi potesse capire. Ero disposto a pagarla pur di

avere un rapporto sessuale e se si fosse rifiutata ero pronto ad obbligarla con la forza”.

L’aggressore anche in questo delitto esprime le sue tendenze sessuali anomale:

succhia il sangue, stupra, morde manifestando un comportamento aggressivo associato

al rapporto sessuale.

3° DELITTO: TENTATO OMICIDIO, STUPRO E FURTO

Page 26: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Data e ora: la notte di 22/23 (domenica/lunedì) novembre 1970, intorno alle ore

due.

Vittima: OLGA BĂRĂITARU, sposata con una figlia, barista al bar “Uranus”.

Luogo dell’attacco: il secondo piano del palazzo dove abita la vittima.

Condizioni atmosferiche: nevischio, freddo.

Armi usate: corpo contundente non rivenuto sulla scena dell’aggressione.

I fatti: la vittima arriva a casa dal lavoro verso le due di notte. Un individuo la

aspetta nell’androne della scala e la colpisce da dietro fortemente alla testa con un corpo

contundente provocandole sette ferite. La vittima sviene e lui la trascina dietro il

palazzo dove la stupra. Improvvisamente, al piano terra si accende una luce che induce

l’aggressore a scappare con la borsa della vittima rimasta in stato di incoscienza.

Osservazioni: la vittima si ricorda di aver visto più volte un individuo strano sul

tram di notte, quando lei tornava a casa dal lavoro.

4° DELITTO: TENTATO OMICIDIO

Data e ora: la notte del 17/18 (mercoledì/giovedì) febbraio 1971, intorno alle ore

tre.

Vittima: ELISABETA FLOREA, cameriera al ristorante “Vulcan”.

Luogo dell’attacco: Via Ştefan Negulescu, in prossimità dell’abitazione della

vittima.

Condizioni atmosferiche: pioggia forte.

Armi usate: coltello non ritrovato sul posto.

I fatti: intorno alle tre di notte la ragazza esce dal ristorante dove lavorava

insieme a dei colleghi e arrivano con l’autobus notturno a Piazza Sfântu Gheorghe, dove

lei deve cambiare la linea per arrivare nel quartiere Floreasca dove abita. Alla fermata

successiva sale un giovane che mostra l’abbonamento al controllore. La vittima scende

in Piazza Dorobanţi dirigendosi verso casa situata in Via Banu Antonache no.7, e

l’uomo di cui sopra la segue. A un certo punto le tira il cappotto con una mano, mentre

con l’altra tira fuori un coltello minacciandola di morte. Elisabeta Florea comincia a

gridare e lui la spinge dentro un cortile condominiale e le infligge sette coltellate sulla

testa, tre sulla mano con la quale la ragazza si difende e altre due coltellate sulla gamba

Page 27: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

destra. Svegliato dalle grida, un inquilino si affaccia ad una finestra e ciò induce alla

fuga il Rîmaru.

Osservazioni: l’autore non è stato catturato.

5° DELITTO: OMICIDIO, STUPRO E FURTO

Data e ora: la notte del 4/5 marzo 1971, intorno alle ore due.

Vittima: FĂNICA ILIE, 31 anni, sposata con una figlia, cameriera al ristorante

“Vulturul”.

Luogo del ritrovamento del cadavere: nel cortile condominiale dell’immobile

situato in Via Scǎrlǎtescu no.46, nei dintorni della Piazza 1 Maggio, in prossimità

dell’abitazione della vittima.

Condizioni atmosferiche: tempesta di neve.

Armi usate: corpo contundente non ritrovato, probabilmente una sbarra di ferro.

I fatti: intorno alle ore cinque di mattina un inquilino trova il corpo insanguinato

di una donna nel giardino condominiale. Era una mattina fredda, aveva nevicato per

tutta la notte e all’ora del ritrovo ancora stava nevicando. L’uomo chiede agli altri

condomini di non uscire fuori di casa per non inquinare la scena del delitto e chiama la

polizia, che arriva, però con un ritardo considerevole perché l’ufficiale di turno pensava

che si trattasse di un’ubriacona.

SC & cadavere: il corpo era posizionato abbastanza in vista, in fondo al sentiero

che dal portone conduce all’ingresso del palazzo. Situato tra il muro di questo ed il

muretto che separa i giardini di due condomini, è coperto da uno strato di neve spesso

Page 28: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

dieci centimetri, che una volta tolto scopre anche due imprecise orme di scarpe che si

suppone appartenessero all’assassino. La donna è stata trascinata dal portone al posto

dove è stata trovata, ipotesi sostenuta dalle grosse macchie di sangue rivenute lungo il

sentiero, mentre fuori del portone sono state trovate soltanto alcune gocce, e dal

ritrovamento di un guanto appartenente alla stessa lungo il viottolo.

Il cadavere è ritrovato in posizione supina con le mutande, il reggicalze e la

gonna strappate a coltellate e messe accanto al corpo. La morte si presume sia dovuta

alle lesioni craniche di cui due frontali nella parte sinistra e cinque parietali, tutte

prodotte da un corpo contundente. Sul corpo vengono trovati anche segni di denti:

l’assassino aveva morso la mammella sinistra della vittima ed entrambe le cosce nella

parte superiore.

Reperti medico-legali: l’autopsia eseguita subito dopo il ritrovamento del

cadavere diede i seguenti risultati: i primi due colpi sferrati alla radice dei capelli sul

lato sinistro del cranio hanno determinato la frattura dello stesso tanto da far pensare che

ci fosse nell’aggressore l’intenzione di uccidere. L’analisi delle ferite fa pensare ad un

autore destrimano che ha applicato i primi due colpi davanti al cancello di entrata del

condominio e gli altri cinque mentre la vittima era caduta a terra nel cortile

condominiale. Nella vagina della vittima vengono repertati spermatozoi appartenenti ad

un soggetto avente il gruppo sanguino A2 tipo secretorio e soprattutto nessuna lesione o

abrasione della mucosa sanguinanti, ciò portando alla certezza della violenza sessuale

eseguita mentre la vittima si dimenava negli spasmi della morte o era già morta.

Spunti criminalistico-investigativi: la donna era priva di borsa e di documenti.

Durante le indagini si scopre che le mancava

anche l’orologio comprato insieme con un’amica,

che ne ha uno identico. La borsa, invece, era stata

confezionata su ordinazione, il ché induce gli

organi di inchiesta di distribuire le foto della borsa

e dell’orologio nella capitale.

L’inchiesta segue diverse piste secondo il

movente ipotizzato: l’aggressione ha come scopo

principale la rapina, seguita da stupro e omicidio,

oppure si tratta di un omicidio a sfondo sessuale

Page 29: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

con occultamento di oggetti personali per deviare le indagini, oppure la borsa e

l’orologio sono stati presi come “trofei” o ricordi dall’assassino.

Per la prima volta è utilizzata in Romania la tecnica del prelievo delle impronte

dentali. In pratica non esistevano precedenti riguardanti la procedura

dell’identificazione a base dell’orma dentale del morso. È utilizzato l’alginato, una

sostanza liquida che si indurisce al contatto con l’aria. L’applicazione di tale sostanza

nei buchi lasciati dai denti sulla pelle permette di ottenere un calco positivo dei denti

dell’aggressore. Il morso più profondo è quello sul seno sinistro e l’arcata dentaria

superiore produce la traccia più rilevante. Si riesce a ricostruire un dente e mezzo,

fotografati e disegnati sulla carta utilizzata per il prelievo di impronte digitali. Un

gruppo di specialisti stomatologi dell’ospedale “Victor Babeş” di Bucarest stabiliscono

che l’arcata dentale superiore dell’assassino è di forma trapezoidale e presenta una

malformazione: l’incisivo è spinto verso l’interno.

Sempre per la prima volta in campo criminalistico le procedure di sopralluogo si

avvalgono della tecnica fotografica che utilizza la pellicola a colori: tutto viene

immortalato sui film Agfa e Kodak che costituirono la base per lo sviluppo delle

pellicole a colori moderne.

Osservazioni: Viene fuori l’ipotesi dello psicopatico sessuale in seguito al

ritrovamento degli morsi sul corpo della vittima, quindi si comincia a cercare nei dossier

delle unità di neuropsichiatria, dominio non tanto sviluppato nel comunismo perché i

malati mentali erano una categoria negata dal regime. In Romania era il periodo nel

quale la dittatura di stato cominciava a diventare culto della personalità ed un individuo

del genere non poteva esistere perché non si allineava agli standard promossi dal

Ceausescu. Il criminale non contribuiva a sostenere l’ideologia comunista e anzi

obbediva soltanto ai suoi istinti. Cert’è che l’omicidio scatena una follia generale: il

fatto che un assassino si intrattiene sessualmente con un cadavere non poteva essere

compreso dall’opinione pubblica dell’epoca. Si organizzano pattuglie di volontari per

aiutare la cattura di un tale individuo pericoloso che minacciava la sicurezza della

capitale.

Ancora non si fa nessun collegamento con i delitti precedenti della stessa

tipologia.

Page 30: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

6° DELITTO: OMICIDIO, STUPRO E FURTO

Data e ora: la notte di 8/9 (giovedì/venerdì) aprile 1971, intorno alle ore due.

Vittima: GHEORGHIŢA POPA, 35 anni, separata, cameriera al ristorante

“Prietenia”.

Luogo del ritrovamento del cadavere: nel cortile condominiale dell’immobile

situato in Via Vulturi no.40, nella zona del settore 4 di Bucarest.

Condizioni atmosferiche: tempesta, pioggia, vento forte.

Armi usate: arma di taglio e punta, accetta/piccone non ritrovate sulla scena del

crimine.

I fatti: nella notte dell’omicidio la vittima lascia il ristorante “Prietenia” dove

lavorava intorno alle ore 01:30 insieme con una collega con la quale arriva nella Piazza

Sfântu Gheorghe, dove si separano. Gheorghiţa Popa cambia l’autobus e scende alla

fermata “Traian”. Intorno alle due di notte un inquilino sente una donna urlare e la

mattina del venerdì, 9 aprile, le forze dell’ordine ricevono una telefonata che li avverte

che nel cortile condominiale della persona che aveva chiamato giace il corpo di una

signora a pancia in su, sfigurata e piena di sangue.

Page 31: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

SC & cadavere: il corpo è trovato in posizione supina, vicino ad un muretto con

ringhiere che separa il condominio dalla strada. Presenta numerose lesioni inflitte con

un’arma da taglio e punta disposte nelle zone della testa, petto, pube e membra inferiori

e sembra essere stato stuprato. Si prelevano tracce di sperma dalla zona vaginale, sopra

la coscia destra e da sopra la gonna della donna. Questa stringeva nella mano tre capelli

castani della lunghezza di 2,5 cm probabilmente appartenenti all’assassino che le aveva

morso i seni, il pube e le cosce, strappando con i denti lembi di carne che non furono più

trovati. I vestiti della donna erano stati lacerati a coltellate; una parte del reggiseno e

delle calze sono stati appoggiati sull’albero accanto al cadavere ad un’altezza di circa

1,40 m da terra. Sotto il corpo sono stati rivenuti i pezzi mancanti degli indumenti

intimi: le mutande, parti del reggiseno e del reggicalze. Le scarpe della vittima furono

trovate una vicino all’altra sotto una panchina nello stesso cortile.

Sulla strada, ad una distanza di circa 17 metri dal portone del condominio, è

trovata una macchia di sangue del diametro di 25-30 cm, che si prolunga fino all’entrata

del cortile, il ché fa avanzare l’ipotesi che la fase iniziale dell’attacco sia avvenuto in

strada, e poi la vittima incosciente è stata trascinata nel cortile.

Page 32: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Sulla stessa Strada Vulturi, al no.50, è trovata la borsa della vittima contenente

una ricetta medica e un cavatappi; dopo qualche giorno un uomo porta alla polizia anche

la carta d’identità della vittima, trovata sempre nelle vicinanze. Dalla borsa mancano i

soldi e alla vittima gli è stato preso anche l’orologio marca “Pobeda” che le aveva

regalato un ex-fidanzato.

Reperti medico-legali: l’esito dell’autopsia conferma la morte dovuta alle 48

lesioni inflitte sul corpo di cui: cinque ferite profonde al livello cranico procurate con

l’accetta/piccone sia con la parte contundente che con quella tagliente che aveva

presumibilmente una lama lunga 10 cm e una larghezza di 9 cm. I colpi inflitti fanno

pensare che l’assassino stava dietro la vittima, un po’ spostato verso sinistra. L’autore

ha utilizzato due armi: il piccone ed il coltello, con quest’ultimo infligge due tagli alla

trachea di 2 cm ognuno e due tagli al seno sinistro; il seno destro presenta orme di

morsi. La zona pubica appare interessata da due profonde ferite trasversali da arma da

taglio e dai segni di diversi morsi; altri tagli e morsi vengono rinvenuti sulle cosce (12

ferite sulla destra e 9 sulla sinistra con dimensioni tra 2 e 8 cm); si riscontrano anche

altre lesioni contusive toraciche ed addominali. Il coltello è appuntito con un lato

tagliente; la lunghezza della lama è di 16 cm e la larghezza vicino al manico di 2 cm.

Poiché la maggior parte dei morsi e delle ferite sono poco sanguinanti, si deduce che

sono state inflitte quando la vittima era moribonda oppure post-mortem.

Spunti criminalistico-investigativi: sulla base di alcuni elementi comuni si fa il

collegamento con l’omicidio di Fǎnica Ilie avvenuto circa un mese fa. Entrambe le

vittime sono cameriere, hanno più o meno la stessa età, stavano tornando dal lavoro

verso le due di notte, sono state attaccate nei pressi della loro abitazione e poi trascinate

in un cortile condominiale dove sono state stuprate e morse dall’assassino dopo averle

strappate i vestiti. Entrambe presentano fratture cranio-cerebrali causate da contusione

con corpo contundente non ritrovato. Il rapporto sessuale è consumato in condizioni

atmosferiche estremi (freddo, neve, pioggia) con le vittime in fin di vita o già decedute.

Sono state depredate degli orologi e dei soldi.

Sorge l’ipotesi che l’assassino non attacca all’improvviso, ma prima sceglie le

vittime poi le segue aspettando il momento propizio. Sembrerebbe quindi adottare una

vera e propria tecnica di caccia: individuazione della vittima, inseguimento, scelta del

luogo e del momento opportuno dell’attacco, predazione della vittima. Infatti, l’autista

Page 33: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

si ricorda che Gheorghiţa Popa è scesa da sola alla fermata “Traian”. Quindi l’assassino

l’ha aspettava nascosto nelle vicinanze della sua abitazione, conoscendo le strade,

l’illuminazione, il tragitto che la vittima percorreva tutte le sere. Il fatto che l’assassino

ha usato armi che si era portato con se fa nascere la certezza della premeditazione.

Si analizzano le impronte dentali sul cadavere per vedere se corrispondono con

quelle rilevate nell’omicidio di Fǎnica Ilie e le indagini si concentrano sugli uomini

aventi un comportamento sessuale aberrante: si ipotizza che i sintomi non si sono

sviluppati improvvisamente, ma che si sono evoluti in lasso temporale piuttosto lungo.

Si inizia quindi ad esaminare i dati dell’Istituto di Medicina Legale riguardanti gli esami

su donne che hanno subito aggressioni simili, con particolare attenzione per quelle che

presentano morsi. Negli archivi della polizia si rivedono anche i casi irrisolti simili e si

risale agli altri delitti successivamente confessati dal Rîmaru: Elena Oprea, Florica

Marcu, Elisabeta Florea, Olga Bǎrǎitaru.

La notizia dell’uccisione di Gheorghiţa Popa si propagò nell’opinione pubblica

romena più ad opera dei testimoni e dei sospettati di allora che non dagli organi di

informazione: era la terza volta che una donna veniva uccisa brutalmente per poi essere

violentata. Considerando l’aspetto mostruoso del delitto, la ferocia e l’aggressività

dell’assassino nonché il carattere seriale degli omicidi, le autorità romene avviano

l’operazione “Airone”, che ha preso il nome dalla strada dove Gheorghiţa Popa è stata

uccisa. 6000 uomini appartenenti a diverse divisioni di sicurezza, 100 macchine e 40

motocicli pattugliarono le strade di Bucarest tutte le notti. Il personale medico, i

conducenti di bus e tram dei turni notturni, gli addetti agli alberghi e bar sono stati

allertati, per non parlare dei dipendenti della Polizia Segreta (Securitate), Ministero

degli Interni e Polizia di Stato. Ci sono stati più di 2500 arresti e più di 8000 persone

sono state fermate, Rîmaru però continua a colpire pressoché indisturbato.

Osservazioni: escalation, necrofilia, cannibalismo, overkilling. In questo delitto

l’autore esprime il massimo della sua follia omicida.

All’interrogatorio Rîmaru cosi ricorderà quest’omicidio: “Una sera sono uscito

dalla Casa dello Studente con un coltello ed il piccone. Ad un certo punto ho visto

venendo verso di me una donna sola sullo stesso marciapiede. Gli ho chiesto di venire

con me. La donna mi ha detto di andare via se no in caso contrario avrebbe gridato. Mi

ha spinto dicendomi delle parolacce. Le ho inflitti tanti colpi per la rabbia e per

Page 34: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

vendicarmi delle donne perché pure loro mi hanno sempre preso in giro. Sembrava che

me lo facessero apposta, quando andavo all’università e sull’autobus alzavano le loro

gonne per sedersi. L’ho trascinata dentro un cortile e l’ho posata vicino ad un albero.

Le ho alzato la gonna e l’ho violentata due volte. Durante l’atto sessuale le ho morso i

seni, non mi ricordo quale, però dopo aver sentito qualcosa nella bocca ho sputato. Per

poter violentare la vittima, ho strappato e tagliato i vestiti. Penso che abbia tagliato col

coltello ed abbia strappato col piccone”.

La notte di 1/2 maggio 1971 Rîmaru è accusato di aver compiuto un tentato

stupro a danno della signora Stana Sǎrǎcin.

7° DELITTO: OMICIDIO, STUPRO

Data e ora: la notte del 4/5 (martedì/mercoledì) maggio 1971, intorno alle ore 2.

Vittima: MIHAELA URSU, 39 anni, assistente universitaria alla Facoltà di

Fisica Bucarest, Cattedra di ottica.

Luogo del ritrovamento del cadavere: nel cortile condominiale dell’immobile

situato in Strada Stupinei no.24 A, settore 3 di Bucarest.

Condizioni atmosferiche: pioggia forte per tutta la notte.

Armi usate: coltello, piccone non ritrovati sulla scena del crimine.

I fatti: la vittima abita lontano dalla scena del crimine, però andava tutte le sere a

portare cibo ai suoi sette gatti (gli abitanti del suo condominio non permettevano che lei

li tenesse a casa, quindi lei pagava una persona per ospitarglieli). Un’inquilina torna a

casa dal lavoro verso mezzanotte e trova il cadavere nel cortile del suo condominio.

Page 35: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

SC & cadavere: in fondo al cortile tra il muro del palazzo ed il muretto che

separa il no.24 dal no.26 giace il cadavere di una donna in posizione a pancia sotto, con

il viso rivolto in giù e le gambe aperte; sotto l’addome erano sistemati tre mattoni che

facevano assumere al cadavere una posizione atta alla penetrazione ab tergo. Sopra il

muretto avente un’altezza di circa 2,20 m erano state appoggiate le scarpe della vittima

e ad una distanza di circa 4 m da essi la borsa contenente i documenti di identità, tre

agende con indirizzi e numeri di telefono, un mazzo con 25 chiavi diverse, 250 lei e un

orologio d’oro. Presumibilmente l’assassino interrotto dall’arrivo della inquilina, pensa

a scappare lasciando lì la borsa.

Il vestito della vittima era stato tagliato nella parte anteriore e alzato per scoprire

la parte dorsale e le membra inferiori. Tra le dita della mano sinistra sono stati ritrovati

alcuni capelli scuri non appartenenti alla vittima. La mano destra era posata sulla borsa

della spesa contenente tre candele, residui alimentari e la custodia di un ombrello, e ciò

conferma il fatto che la vittima non era preparata per un appuntamento.

Davanti al portone i poliziotti hanno trovato una macchia grande di sangue e

dentro al cortile a tre metri dall’entrata sono state rivenute diverse macchioline di

sangue di forma irregolare: ancora una volta la vittima è stata colpita fortemente alla

testa in strada per poi essere trascinata in un cortile condominiale.

Page 36: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Reperti medico-legali: l’esame

del cranio conta due ferite aperte nella

regione tempo-parietale di cui una con i

bordi frastagliati e l’altra con i bordi

regolari e tre ferite nella regione

parietale sinistra di cui una di forma

rettangolare. Intorno al collo sono

presenti delle ferite di cui una tanto

profonda da arrivare alla trachea che

appare sezionata insieme alla vena giugulare destra. Sopra la scapola sinistra si vedono i

segni di un morso con le orme ben evidenti delle arcate dentali. L’esame dà risultati

positivi anche per violenza sessuale.

Spunti criminalistico-investigativi: il personaggio che portò alla cattura di

Rîmaru non fu né procuratore, né poliziotto, né appartenente alla Securitate: quando

ormai l’equipe di criminalisti era andata via, l’autista dell’ambulanza trova sotto il

cadavere un certificato medico con il timbro dell’Ospitale Studentesco Bucarest.

8° DELITTO: TENTATO OMICIDIO

Alle ore quattro della stessa notte (4/5 maggio 1971) Rîmaru attacca anche la

signorina MARIA IORDACHE, in Strada Mehadiei, (quartiere Crangaşi). La donna si

stava recando al lavoro, quando all’improvviso riceve da dietro due colpi forti in testa,

ma alla fine riesce a scappare.

9° DELITTO: TENTATO OMICIDIO

Data e ora: la notte del 6/7 maggio 1971, intorno all’una di notte (a 48 ore dai

delitti precedenti).

Vittima: VIORICA TATU, cameriera di ristorante.

Luogo dell’attacco: Strada Portile de Fier, settore 2 di Bucarest.

Condizioni atmosferiche: pioggia forte.

Armi usate: corpo contundente, coltello non ritrovati sulla scena del crimine.

I fatti: un guardiano di notte vede un giovane girovagare sotto la pioggia verso

l’una e un quarto. Vedendo che inizia a correre pensa che è stato oggetto di una tentata

Page 37: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

aggressione, esce fuori e vede una ragazza, che abitualmente tornava a casa dal lavoro a

quell’ora. Allarmato dalle grida di aiuto di questa vede il giovane che tira sopra un

muretto la borsa e l’ombrello della ragazza. La vittima è stata colpita alla testa due volte

con un corpo contundente e sul viso presenta gravi ferite da coltello. La pioggia forte

aveva lavato tutte le tracce.

10° DELITTO: TENTATO OMICIDIO

Data e ora: la notte del 6/7 maggio 1971, intorno alle ore quattro (stessa notte).

Vittima: ELENA BULUCI, cameriera al ristorante della Gara de Nord.

Luogo dell’attacco: nella parte opposta di Bucarest, vicino al cavalcavia

Constanţa, alla fermata del tram.

Armi usate: accetta non ritrovata sulla scena del crimine.

I fatti: la vittima si recava al lavoro, quando alla fermata del tram “Carpaţi” un

giovane che la guardava insistentemente la colpì fortemente alla testa. Lei perde la

coscienza e si risveglia dietro ad un palazzo, in una pozzanghera non ricordando niente

di quanto è successo dopo l’attacco. Un’inquilina la aiuta a mettersi le scarpe e chiama

la polizia.

11° DELITTO: RAPINA A DANNO DELLA PROPRIETÁ PUBBLICA E

PRIVATA

Data e ora: la sera dello stesso 7 maggio 1971, intorno alle ore 22.

Vittima: IULIANA FRUNZINSCHI, 43 anni, cassiera ad un negozio di

alimentari.

Luogo dell’attacco: str. Carol Davila, vicino al negozio dove lavora la vittima.

Armi usate: l’accetta non ritrovata sulla scena del crimine.

Condizioni atmosferiche: pioggia forte.

I fatti: Tutte le sere dopo la chiusura del negozio la donna portava l’incasso alla

cassieria situata nelle vicinanze, sempre accompagnata da una collega. Quella sera le

due escono dal negozio alle 21:55 sotto la pioggia avendo dentro la busta l’incasso che

ammontava alla somma di 25.687 lei. Quando erano quasi arrivate dal cortile di

un’immobile compare all’improvviso un giovane che colpisce fortemente da dietro la

cassiera alla testa. La donna casca per terra, mentre l’altra scappa cercando aiuto.

Page 38: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Quando gira la testa, la seconda vede il giovane che continua a colpire la vittima alla

testa. Ritorna dopo con un poliziotto e trovano Iuliana ferita alla testa con tre colpi

d’accetta. Gli organi d’inchiesta stabiliscono che si tratta sempre di delitti commessi da

Rîmaru.

Osservazioni: più tardi quella sera Rîmaru è stato fermato per un controllo di

routine, però riesce a fuggire. I poliziotti non fanno rapporto sull’accaduto per paura

delle conseguenze. Dell’incidente Rîmaru racconterà più tardi al processo.

CAPITOLO 4: NUOVI SVILUPPI CRIMINALISTICO-INVESTIGATIVI

4.1. Tecniche odontostomatologiche ed antropologiche

Partendo dall’impronta dei morsi dell’assassino sui cadaveri l’esperto

odontostomatologo dott. Petre Firu riesce a risalire all’immagine dei denti. È per la

prima volta che in Romania le tecniche odontostomatologiche sono applicate ai fini

criminalistici.

In Europa all’epoca il centro di odontostomatologia era in Danimarca. Qui il

professore Keiser Nielsen insieme ad altri specialisti della Francia, RFG e Spagna

cercano di stabilire tecniche di identificazione della persona partendo dall’impronta dei

denti. Per la conservazione delle orme dei morsi sui tegumenti si sezionava il derma e si

poneva in formalina tesa su un legnetto e fissata con chiodini per evitare la ritrazione;

sul derma si possono studiare le suffusioni sanguigne che indicano se la vittima è stata

Page 39: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

morsa ancora in vita. Con questa tecnica si possono stabilire: la forma delle estremità

incisiale dei denti, come sono disposti i denti sull’arcata, il grado di usura, diverse

anomalie dentali, diverse particolarità delle estremità incisionali.

I morsi più rappresentativi sono stati rilevati

dai corpi di Gheorghiţa Popa e Mihaela Ursu,

quindi gli specialisti hanno potuto ricostruire i

denti frontali superiori ed inferiori da canino a

canino. Il criminale ha tutti i denti superiori ed

inferiori, non fa uso di protesi, il consumo dei

denti è di secondo grado e quindi corrisponde

ad un soggetto di età tra i 26 ed i 35 anni;

presenta un’anomalia dentale (ammassamento dentale) e cioè l’incisivo laterale destro è

situato in posizione più linguale del canino; tra il canino e l’incisivo destro esiste uno

spazio di 1 mm. Non esistendo ammassamento dentale sulla parte sinistra, si suppone

che l’assassino morde movendo la mandibola verso la destra.

Partendo dalle caratteristiche dentali, il professore Firu trae un primo ritratto

antropologico dell’assassino: tipo dinarico, con elementi mediterranei o alpini, altezza

media di 172 - 175 cm, testa tonda, la nuca appiattita, il viso allungato, il mento

sporgente a forma di zoccolo, naso aquilino, con narici larghe, orecchie alte con i

padiglioni grandi, capelli neri, pelosità accentuata. “I risultati hanno soltanto valore

indicativo, e non di probazione poichè questo non è un metodo validato in ambito

scientifico come le impronte digitali”, dichiara il prof. Rişicuţǎ. Le sue considerazioni

vengono dedotte dallo studio su una parte della popolazione rumena (30.000 persone)

durante le inchieste medico-antropologiche condotte dal professore accademico Ştefan

Milcu per un periodo di 10 anni (1950-1960); dopo, il professore Firu continua gli stessi

studi, esaminando altri 20.000 soggetti.

4.2. L’identikit

Basandosi su questi risultati, il medico Cantemir Rişicuţǎ, responsabile del

Laboratorio Antropologico all’Istituto di Patologia e Genetica Medica “Professor Victor

Babeş” di Bucarest disegna un identikit dell’aggressore, diffuso in numerose copie fra le

forze di polizia.

Page 40: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

4.3. Il profilo psicologico

Un’equipe di specialisti psichiatri coordinati dal medico Tiberiu Vlad fanno il

profilo psicologico: l’aggressore ha un’età compresa tra i 25 ed i 30 anni, mostra

aggressività e ferocia massima, meticolosità, è ordinato, presenta una personalità

epilettoide con o senza crisi, può essere psicopatico polimorfo e sessualmente è un

primitivo. Lo scopo degli omicidi è il soddisfacimento sessuale, presenta un carattere

introverso, non comunicativo, distante, caratterizzato dal sadismo sessuale, mancanza di

senso morale, impulsi erotici incontenibili, tendenze necrofile, dimestichezza con

l’accetta ed il coltello, non si impressiona alla vista di ferite aperte e del sangue, ha una

buona condizione fisica che lo aiuta a colpire, trascinare le vittime e scappare,

probabilmente ha avuto insuccessi con il sesso opposto che lo porta a vendicarsi sulle

donne; possibile che faccia un mestiere che lo fa stare in contatto con il sangue.

Si fa strada anche un’ipotesi al limite della scientificità e cioè che si tratti di un

“uomo lupo”. Il Rîmaru è un criminale compulsivo, epilettoide che attacca e uccide

seguendo dei cicli biologici e ambientali. L’incontro fra determinate situazioni

climatiche e fasi interne di eccitamento determina il manifestarsi della sua follia

omicida.

4.4. Le indagini tradizionali

Lo studio attento con stereo microscopio del frammento di certificato medico

trovato sotto il cadavere di Mihaela Ursu evidenzia nella zona superiore destra parte del

numero seriale del documento che insieme alla data ben evidenta (marzo 1971) e al

frammento di timbro in cui appare la scritta OCTAV porta gli investigatori all’ospedale

Page 41: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

per gli studenti universitari dove presso la cattedra di neurologia lavora il medico

OCTAVIAN IENIŞTE, il quale conferma di aver firmato il suddetto documento.

All’epoca, la prassi era che i certificati medici si emettevano in un unico

esemplare, servivano per giustificare le assenze da uno a tre giorni e dovevano essere

consegnati dagli studenti alla segreteria della facoltà. Essi non sono annotati in un

registro ma direttamente inseriti nelle cartelle cliniche degli studenti. Poichè il numero

seriale del documento è in parte cancellato e si distinguono con difficoltà solo due

numeri che possono essere il 42, il 62, il 47, oppure il 67 gli investigatori sono costretti

a controllare circa 30.000 cartelle cliniche, facendo attenzione a quelle che contenevano

una delle combinazioni sopra scritte con la data del marzo 1971. Il cerchio si stringe

intorno agli ottantatre studenti che hanno ricevuto un certificato medico corrispondente

ai criteri di ricerca. Tra questi, soltanto quindici non avevano ancora depositato presso

la segreteria della facoltà il certificato. Di questi quindici sette lo presentano alla

richiesta degli organi di inchiesta e i rimanenti otto dichiarano di averlo perso.

Tra gli ultimi, il certificato medico con cui si giustificavano due giorni di

malattia per psicopatia instabile e contenente la combinazione seriale 347 apparteneva a

Rîmaru Ion, studente nel terzo anno alla Facoltà di Medicina Veterinaria. È lui il

principale indiziato: ha il gruppo sanguigno A2 corrispondente a quello trovato nelle

tracce biologiche rinvenute sulla scena dei delitti, carattere chiuso ed impulsivo e porta

sempre con sè un coltello o un bisturi. Abita da solo in una stanza con due letti alla Casa

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dello Studente sul boulevard Mǎrǎşeşti. La portiera dichiara che per un periodo ha

tenuto la porta chiusa con due lucchetti, che spesso manca di casa la notte, e che il

materasso, il tavolo e le sedie presentano tagli e punture d’accetta e coltello.

4.5. La cattura

La perquisizione della sua stanza è effettuata in presenza dell’amministratore

della Casa dello Studente: si trova una mappa della capitale con note e itinerari, un

quaderno cifrato con annotazioni e segni strani, una lista degli oggetti che il Rîmaru

aveva perso o doveva star attento a non perdere e tra i quali anche il certificato medico,

frasi con le quali si descriveva come l’assassino (“Morirai in questo mese – l’uomo che

ammazza donne”); sul diario inoltre egli annotava l’itinerario delle vittime e segnava

con un teschio il posto nel quale le avrebbe colpite.

I poliziotti sono sorpresi mentre eseguivano la perquisizione dall’arrivo di un

giovane moro - il Rîmaru -, con il viso aggrottato che portava con sè un borsone grande,

dentro il quale vengono trovate avvolte in un asciugamano rosso un’accetta del tipo

usato dai vigili del fuoco ed un coltello da cucina con punta affilata. Successivamente fu

provato che tali oggetti erano le armi con le quali erano stati commessi gli omicidi. Il

sospetto oppose resistenza alla cattura, mordendo la mano del poliziotto che aveva

cercato di mettergli le manette.

CAPITOLO 5: L’INTERROGATORIO, IL PROCESSO E L’ESECUZIONE DI’ ION RÎMARU

5.1. Spontanee dichiarazioni

Per una settimana Rîmaru si rifiuta di dire una sola parola; dopo, comincia a

rispondere monosillabico a domande generali riguardanti la sua carriera studentesca, i

posti che ha visitato, la salute e altre generalità, non menzionando niente sulla sua

attività delinquenziale. Dichiara di avere 26 anni, altri due fratelli e di essere nato a

Caracal dove ha passato l’infanzia e l’adolescenza. Dopo aver superato l’esame di

ammissione alla Facoltà di Medicina Veterinaria si sposta a Bucarest. I genitori erano

separati, ma in relazioni buone. La mamma era rimasta a Caracal insieme ai due fratelli

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più piccoli ed il padre invece abitava a Bucarest insieme alla sua nuova compagna, e

lavorava come autista di autobus. Poiché entrambi abitavano nella capitale, Rîmaru

vedeva più spesso il padre che la madre. Il padre lo visitava alla Casa dello Studente, gli

dava i soldi per l’università e altre spese e a volte uscivano insieme. Interrogato, il padre

riconosce che il figlio gli ha confessato di aver derubato una cassiera sulla Strada Carol

Davila colpendola alla testa con un’accetta e insieme si mettono d’accordo di seppellire

i soldi dentro un pollaio nella casa di Caracal. È sempre il padre che gli lavava i vestiti

sporchi di sangue: Rȋmaru gli diceva che si era ferito cadendo dopo aver bevuto, oppure

che si era azzuffato con altri studenti. Il padre non può essere incriminato, perché non

divulgare il fatto commesso da un parente prossimo non costituisce reato.

La mamma dichiara invece che il padre era molto violento e la picchiava tutti i

giorni. Ion è stato un bambino difficile e gli piaceva entrare in conflitto con gli altri

ragazzini che picchiava spesso per dimostrarsi forte e dominante. Quando non gli stava

bene qualcosa, sbatteva i pugni e i piedi contro al muro fino a diventare livido e che

anche quando era piccolo spesso diventava fisicamente violento verso la propria madre.

5.2. L’interrogatorio ed il processo. La probazione

Rîmaru, dopo lunghi e continui interrogatori, confessa di aver ucciso Mihaela

Ursu, Gheorghiţa Popa, Fǎnica Ilie, Elena Oprea nel 1970 e ammette pure di aver

commesso altri sei tentativi di omicidio utilizzando una sbarra di ferro e nello stesso

tempo indica anche il luogo dove è nascosta.

Durante il periodo della detenzione per gli interrogatori la notte si mostra vigile

e disposto a rispondere alle

domande mentre durante il

giorno appare sonnolente e

taciturno, ciò è da mettere in

relazione allo stile di vita che il

soggetto aveva assunto negli

Page 44: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

ultimi anni. Infatti, egli si aggirava nelle strade di Bucarest dalla sera tardi all’alba alla

ricerca delle sue vittime.

Ion Rîmaru confessa che non colpiva per derubare, ma che l’idea di prendere gli

effetti personali delle vittime gli veniva durante o dopo che l’attacco era iniziato:

“Attaccavo le donne di notte e volevo avere un rapporto sessuale con loro. A volte,

dopo che le colpivo, mi veniva l’impulso di impossessarmi dei loro oggetti personali”.

Allora, perché colpiva le donne? “Per rinfrescarmi un po’… sessualmente”, risponde.

Alla domanda se era consapevole che poteva provocare la morte come conseguenza dei

colpi di accetta o sbarra di ferro, Rîmaru si difende dicendo che è stato malato e quindi

non era cosciente che la vittima poteva morire.

Le prove a sostegno della sua colpevolezza erano inconfutabili:

● le armi utilizzate nei delitti sono state trovate in suo possesso;

● le sue impronti dentali corrispondono con quelle lasciate sulle tre vittime

Fǎnica Ilie, Gheorghiţa Popa, Mihaela Ursu;

● le prove sierologiche depongono contro di lui: Rîmaru ha il gruppo sanguinino

A2, che corrisponde alle tracce biologiche rivenute sulla scena dei crimini;

● le macchie presenti su diversi abiti a lui appartenenti risultarono essere sangue

umano;

● i capelli ritrovati nella mano di Gheorghiţa Popa avevano caratteristiche

strutturali e morfologiche identiche a quelle dell’assassino;

● l’orologio marca “POBEDA” appartenente alla vittima Gheorghiţa Popa fu

trovato al polso dell’assassino e fu riconosciuto senza orma di dubbio dall’amica della

vittima e dall’ex fidanzato che glielo aveva regalato; fu ritrovato anche l’ombrello di

Mihaela Ursu e i soldi rubati alla cassiera Iuliana Funzinschi.

● il modus operandi è identico in quasi tutti i delitti: attacca di solito le vittime

nei pressi della loro abitazione, le colpisce con violenza da dietro mirando alla testa e le

riduce in stato di incoscienza, le finisce a coltellate e poi le violenta; preferisce le

condizioni meteo insolite: pioggia, neve, nevischio, tuoni e fulmini, attaccando sempre

di notte e più o meno alla stessa ora. La maggior parte delle vittime lavorano nei

ristoranti e nei bar e hanno intorno ai trent’anni. Sono attaccate nei pressi della loro

abitazione.

Page 45: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

● commette i reati con premeditazione, mettendo in atto un comportamento

predatorio: esce di casa portando l’arma con sè, da la caccia pedinando la vittima per

giorni e giorni prima dell’assalto e aspetta il momento opportuno per colpire.

5.3. La perizia psichiatrica

Durante la detenzione e prima del processo venne eseguita una perizia

psichiatrica qui di seguito riportata integralmente. Nel leggerla bisogna tenere conto sia

delle difficoltà che ho incontrato nel tradurla e sia della situazione culturale e scientifica

del periodo. Infatti, all’epoca prevaleva nella psichiatria l’orientamento organicista che

poneva alla base della psicopatologia le determinanti genetiche con scarsa o nulla

attenzione agli aspetti psicodinamici e inconsci.

La commissione psichiatrica è stata costituita da nove periti, che si sono dovuti

pronunciare sui seguenti quesiti:

- se, da un punto di vista oggettivo, considerando le esplorazioni funzionali, si

evidenzia la presenza di una malattia psichica in grado di compromettere la capacità di

intendere e di volere; quale sarebbe questa malattia e che esami di natura oggettiva la

confermano.

- se, rapportandosi alle manifestazioni del soggetto all’interno della famiglia,

scuola, società e alle osservazioni cliniche si evidenzia la presenza di una malattia a

sfondo psichico, qual’ è ed in quale misura influenza la capacità di intendere e di

volere.

- se, considerando le circostanze nelle quali ha commesso i reati, ci sono reali

fondamenti per concludere che nel momento nel quale ha agito, il soggetto si trovava in

uno stato totale oppure parziale di infermità mentale;

- se si avverte il bisogno di misure di sicurezza con carattere medico e quale

sarebbe la loro finalità.

Le conclusioni:

Dati anamnestici, somatici e di laboratorio che possono essere considerati:

Page 46: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

- Proviene da una famiglia disorganizzata, con i genitori divorziati, sono tre figli

di cui lui è il più grande. Il secondogenito, sempre di sesso maschile, presenta alcuni

disturbi di comportamento. In famiglia è presente un’atmosfera di immoralità: ha uno

zio con antecedenti penali. Il padre, essendo a conoscenza di una serie di violenze e

rapine commesse dal figlio, non soltanto non prende provvedimenti, ma lo consiglia su

come nascondere i beni ed i soldi rubati. L’indagato stesso ha precedenti penali: nel

agosto del 1965 ha colpito gravemente un guardiano che lo ha sorpreso mentre rubava

cocomeri dalla proprietà dello stato, reato per il quale è condannato a 5 mesi di

prigione per rapina.

- Durante il periodo scolastico, ottiene risultati molto scarsi, ripete il primo anno

alle superiori, ed il liceo lo assolve con la media di 5,33/10. Sempre nella prima

superiore provoca uno scandalo pubblico nella città natale perché sorpreso mentre

aveva rapporti sessuali con la figlia minorenne di un suo professore.

- Si nota una discrepanza tra il voto per buona condotta (10, durante il liceo) ed

alcune dichiarazioni dei professori e dei colleghi: sin d’allora presentava una serie di

manifestazioni particolari (durante una gita scolastica è stato sorpreso mentre urinava

sopra la maniglia di una porta).

- Ammesso alla facoltà con la media 5,33 (il minimo era il 5,00) nel 1966,

approfittando del fatto che erano meno candidati che posti. Ripete il secondo anno

universitario e quando è arrestato stava per ripetere il terzo, sotto la prospettiva di

essere espulso a causa di innumerevoli assenze e risultati catastrofici nello studio.

- Durante l’università, abita alla Casa dello Studente e dalle dichiarazioni dei

colleghi e professori risulta che i disturbi comportamentali e l’asocialità di Rîmaru

erano evidenti per tutti. Questo ha portato ad un crescente evitamento da parte dei

colleghi, che si sono rifiutati di abitare nella stessa stanza con lui.

- Sono stati segnalati stati di ubriachezza seguiti da manifestazioni

comportamentali gravi come per esempio quando ha urinato in una stanza vicina sul

letto di un collega oppure quando ha camminato in maniera dimostrativa a piedi nudi

sui pezzi di vetro.

- Nei momenti di rabbia ha presentato anche tendenze auto aggressive, come si

può dedurre dalla constatazione che sulle braccia e sulle gambe presenta più di 20

piccole ferite da arma da taglio provocate da lui stesso. La sua aggressività ed il

Page 47: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

carattere impulsivo risultano anche dalla violenza con la quale ha distrutto il tavolo, il

materasso ed altri mobili della stanza.

- Ha presentato e presenta un capovolgimento del ritmo sonno-veglia. Quasi tutte

le notti lasciava l’asilo tra le ore 22 e 4 del mattino. Durante l’inchiesta si è mostrato

più propenso a rispondere alle domande durante la notte, mentre durante il giorno si

mostra sonnolento e chiuso. Un collega ha raccontato che durante il sonno spesso

saltava all’improvviso e bruscamente dal letto, producendo rumori strani. Le sue

attività notturne culminano con l’arrampicamento sul parafulmine della struttura.

- Il contenuto della sua mente, la problematica connessa alla scuola ed ad altre

sue preoccupazioni sono estremamente povere. I colleghi si rendevano conto di tutto

questo. Viorel Ciurea, uno dei suoi professori, lo definisce come “un timido, con un

linguaggio povero contenendo non più di 300 parole” - questa definizione rappresenta

un’esagerazione, ma ci fa rendere conto dell’incultura e dell’orizzonte spirituale

estremamente povero dello studente.

- Un collega racconta come una volta per difendersi dall’ipotesi che soffriva di

lue, si è tagliato con un bisturi per dimostrare che il suo sangue era sano.

- Per quanto riguarda la sessualità si è dimostrato sin dall’adolescenza senza

inibizioni, senza freno morale (vedi il rapporto sessuale in sala di classe alla età di 15

anni!). Durante l’università si racconta come una notte non ha dormito per niente

girando intorno alla stanza dove una ragazza era venuta a visitare un suo collega.

- Sin dal 1967 nella cartella clinica sono state annotate considerazioni come

“nodo in gola”, “spasmo esofageo” (06.06.1967) e sindrome nevrotica reattiva (1968).

Nel 1969 si è aggiunto alla diagnosi di sindrome nevrotica reattiva la menzione

“disadattamento” con la raccomandazione di un esame elettroencefalografico. L’esame

EEG effettuato all’epoca evidenzia un tratto medio - voltato debolmente espresso, dove

comparivano spontaneamente frequenti onde teta, con la preponderanza nella regione

temporale. Il 04.03.1971, il medico dell’ospedale studentesco nota uno stato

confusionale lieve, che registra come “sospetto di crisi comiziale temporale”. La

coincidenza di questa manifestazione nella stessa mattinata che l’accusato ha

commesso un crimine di un sadismo raramente incontrato pone in modo giustificato il

problema se la visita medica richiesta ha avuto un carattere premeditato, per

nascondersi eventualmente dietro una diagnosi psichiatrica oppure si trovava

Page 48: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

effettivamente in uno stato psichico particolare ma direttamente collegato all’intenzione

di commettere un altro crimine.

- I tratti elettroencefalografici effettuati durante l’inchiesta non mostrano onde

che potrebbero confermare da un punto di vista bioelettrico la comizialità temporale.

- Altre annotazioni nella cartella clinica di Rîmaru Ion mostrano confermando le

ipotesi su esposte e cioè una frequente corrispondenza tra le visite mediche richieste ed

effettuate e gli atti antisociali commessi. Per di più, dopo l’efferata uccisione sulla str.

Vulturi si fa ricoverare presso l’ospedale di chirurgia plastica per effettuare un

intervento ai tendini del polso che si era lesionato due mesi prima durante un tentato

stupro con rapina.

- Ulteriori annotazioni cliniche sono: “Ulcero duodenale, disprotidemia, curva di

entrambi i piedi fortemente cava. I tegumenti, fortemente pigmentati, presentano al

livello delle estremità una lieve tendenza violacea”.

- Gli esami psichiatrici effettuati ripetutamente durante l’inchiesta non hanno

evidenziato disturbi di tipo psicotico. Non si sono evidenziati stati allucinatori,

confusionali, deliranti o di altra natura psicotica. Nonostante nel primo periodo si sono

manifestati fenomeni di tipo isteroide (negativismo, opposizione all’ortostatismo,

perdita episodica del tono posturale e risposte pseudo demenziali: quartiere Floreasca

– Fiorentina, Il Monastero Casin – Costin, Piazza Unirii – Uniunii), atteggiamento

sospettoso davanti al cibo, queste manifestazioni furono valutate come aspetti di tipo

reattivo nei confronti della situazione post arresto, della quale è stato sempre cosciente.

Questi aspetti con carattere reattivo sono state risolti rapidamente tramite l’intervento

tempestivo di mezzi terapeutici psichiatrici.

- Nello stesso modo interpretiamo i precedenti scritti nella cartella clinica

riguardanti la cosiddetta “nevrosi” sempre come manifestazioni psicopatiche

situazionali, condizionate dalle sue stesse azioni.

- Durante l’inchiesta non si sono segnalate crisi parossistiche di perdita o

alterazione dello stato di coscienza. I dati anamnestici che segnalavano in passato una

serie di anomalie elettroencefalografiche non sono state confermati dagli esami

elettroencefalografici effettuati durante la detenzione presso l’ospedale n° 9 di

Bucarest.

Page 49: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

- I risultati degli esami clinici psichiatrici, effettati ripetutamente, i dati

anamnestici, la storia della vita del Rîmaru evidenziano chiaramente spiccate

deviazioni e anomalie del carattere, anomalie a carattere familiare in quanto presenti

in altri membri del suo nucleo originario (ha un fratello con tratti simili) ma anche

elementi che fanno pensare ad uno sviluppo disarmonico al quale ha contribuito senza

ombra di dubbio l’ambiente familiare, con un’influenza negativa diretta e un’eccessiva

tolleranza verso comportamenti disturbati e violenti da parte dei membri del contesto

sociale nel quale viveva.

- Il quadro psichico dell’accusato è molto variegato, contenendo quasi l’intera

gamma dei tratti negativi con cui si manifestano le strutture psicopatiche della

personalità. Tra queste dobbiamo menzionare per primo l’aggressività, l’impulsività, la

crudeltà feroce, viscosità e la lentezza dei processi ideativi, con inerzia tra i processi di

eccitazione e inibizione e soprattutto l’amoralità assoluta con aberrazioni sessuali di

un’intensità difficilmente incontrata anche nella letteratura specialistica.

1. SADISMO – esempio: il caso della vittima M.F. (mentre la obbliga a saltare il

muretto del cimitero Santa Venerdì, bruscamente la spinge provocandone la caduta a

terra e la vittima perde conoscenza battendo il capo contro il suolo).

2. VAMPIRISMO – lo stesso caso M.F. – la vittima che si è salvata dopo lo stupro

ha successivamente riferito agli inquirenti che il reo dopo averla ripetutamente punta

con il coltello le aveva succhiato il sangue che fuoriusciva dalle ferite.

3. CANNIBALISMO – morde le vittime nelle regioni erogene: vagina, pube,

mammelle, strappando pezzi di carne che non sono mai stati trovati sulla scena del

crimine evidenziandosi soltanto la mancanza di sostanza sui corpi.

4. FETICISMO – gli indumenti intimi delle vittime sono tagliati, ordinati ed

esposti con un’attenzione ed una ritualità che suggerisce l’estasi feticista.

5. TENDENZE NECROFILE – la tendenza di continuare l’atto sessuale anche

dopo la fine degli spasmi agonici. Per di più, in alcuni casi (particolarmente in quello

sulla str. Vulturi) l’aggressività indifferenziata continua anche dopo la morte della

vittima, cosi come risulta dai risultati degli esami medico-legali che segnalano multiple

ferite non sanguinanti e provocate dopo la morte delle vittime.

- La sua impulsività esplosiva prende un’apparenza epilettoide non solo per

l’intensità della ferocia, ma anche per la viscosità, povertà intellettuale, adesività,

Page 50: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

tendenze nel dettagliare e minuziosità (sistema tutti gli oggetti delle vittime con un

ordine da rituale) ed anche attraverso manifestazioni di misticismo paradossale

(giuramenti sulle croci, la frequentazione delle chiese e preghiere notturne anche nella

cella).

- L’ intelletto limitato dell’accusato, insieme al contenuto povero di nozioni è

dovuta alle scarse preoccupazioni verso la suola, la disciplina, la cultura, la morale, la

convivenza sociale e le soddisfazioni di ordine superiore.

- Non si sono segnalati sintomi di malattia organica cerebrale.

- Non presenta segni di intossicazione cronica da alcool. Le alterazioni

embrionali segnalate in anamnesi hanno avuto un carattere incidentale dimostrando

anche il tipo di psicopatia polimorfa esplosiva la cui sensibilità all’alcool è spesso

menzionata in letteratura.

- La commissione di esperti psichiatrici stabilisce la diagnosi di Rîmaru Ion:

“psicopatia polimorfa con carattere dominante impulsivo e perverso sessuale”.

CONCLUSIONI:

- Come risultato dei ripetuti esami psichici e neurologici, insieme alle

esplorazioni funzionali effettuate, non si è evidenziata la presenza di una malattia con

carattere psichico di natura tale da influenzare la capacità di intendere e di volere.

- Riferendosi alle manifestazioni dell’accusato in ambito familiare, scolastico,

sociale e dalle osservazioni cliniche si evince uno sviluppo anomalo della personalità di

proporzioni mostruose, che però non ha annullato lo stato di lucidità della sua

coscienza.

- Rapportandosi alle circostanze nelle quali ha commesso i delitti, non sono stati

riscontrati fondamenti per concludere che al momento del fatto-reato il Rîmaru si

trovasse in stato di incoscienza (totale o parziale). Al contrario, tutti i dati risultanti

dall’inchiesta insieme alle dichiarazioni e le risposte date direttamente alla

commissione di esperti dimostrano lo stato di coscienza vigile e correttamente orientata

con il quale sono state effettuate.

Page 51: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

- Le misure con carattere medico non trovano giustificazione, essendo le sue

azioni commesse in condizioni di premeditazione, con preparazione adeguata,

intenzionalità chiara e profitto. Il trattamento medico-sociale, che nel passato sarebbe

stato utile ed efficiente, è adesso inutile. I reati gravi commessi non possono essere

giustificati da impulsi irresistibili con carattere sessuale perchè l’aspetto sessuale è

stato più volte associato ad interessi meschini come la rapina ed il furto e anche perchè

egli interrompeva le azioni ogni volta che compariva il pericolo di essere sorpreso.

L’opinione degli esperti sull’oggetto della perizia (relazioni tra i reati commessi

e gli aspetti psicopatologici):

Gli aspetti psicopatologici di questo caso singolare, cioè di anormalità, non

hanno mai superato i limiti della psicopatia cioè di certe anomalie dei tratti di

carattere, temperamento e personalità delle quali Rimaru Ion era totalmente cosciente.

Inoltre, durante la sua evoluzione antisociale e criminale si è evidenziato uno sviluppo

progressivo di un metodo sempre più perfezionato ed elaborato nel commettere i suoi

atti criminali.

Sotto questi aspetti, la commissione di esperti psichiatrici non considera

giustificato nessun argomento che potrebbe attenuare le gravi colpe davanti alla

società e ai suoi simili.

La commissione.

5.4. “Voglio vivere!”

Durante il processo - che durò due(!) giorni – Rîmaru confessa tutti i reati

commessi. Di conseguenza, il pubblico ministero chiede la pena di morte, che viene

accolta dal giudice.

Nel momento dell’esecuzione, Rîmaru comincia a sbattere le mani e i piedi e

grida “chiamate mio padre, è lui il colpevole” e riesce a girarsi dietro l’albero dove era

legato esprimendo l’ultimo desiderio: “Voglio vivere!”. Purtroppo, non si approfondisce

il ruolo del padre nella follia omicidiaria del figlio, poiché il processo doveva essere

portato a termine il più presto possibile perché tutti volevano vedere il vampiro di

Bucarest giustiziato.

Page 52: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

.

CAPITOLO 6: UN AFFARE DI’ FAMIGLIA

Il padre di Rîmaru è stato anche lui un criminale seriale, conosciuto come

“l’assassino della tempesta” perché colpiva in condizioni meteorologiche particolari allo

stesso modo in cui venticinque anni dopo lo farà Ion Rîmaru17.

Nel giugno 1944 Bucarest era sotto i bombardamenti degli alleati. Accanto alle

notizie sulla guerra, i giornali dell’epoca descrivevano in dettaglio una serie di crimini

avvenuti nella capitale. Le vittime, tutte donne, abitavano in seminterrati dove

l’assassino entrava approfittando delle condizioni atmosferiche peculiari (tempesta,

pioggia, vento forte) e le tramortiva con un oggetto contundente. Ogni volta, l’assassino

lasciava impronte digitali e l’orma di una scarpa militare no.42 o 43.

Nella notte del 29/30 giugno 1944 è uccisa Elena Udrea di 19 anni. La vittima

lavorava come donna di pulizie nell’immobile situato in str. Dr. Staicovici no.22, in un

quartiere residenziale di Bucarest e abitava in una stanza nel seminterrato del palazzo,

17Traian Tandin, Il caso Rîmaru, pp379-388.

Page 53: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

dove è attaccata mentre dorme. Quella notte era in atto una tempesta forte con pioggia

torrenziale che è durata fino all’alba, ed ciò impedì agli altri inquilini di sentire alcun

rumore.

La ragazza aveva il cranio fracassato e l’arma del delitto sembra essere stata

un’accetta. Dalla stanza non manca niente e non ci sono segni che l’assassino ha cercato

o preso qualcosa.

La camera era chiusa dall’interno, quindi è presumibile che l’assassino avesse

forzato la finestra. Infatti, si preleva un’impronta chiara dell’indice della mano sinistra

sull’infisso della finestra, più altre di tipo monodeltico utile ai fini dell’identificazione,

che però non hanno trovato un immediato riscontro nell’archivio della polizia. Sul

pavimento sono state trovate impronte di una scarpa maschile di tipo militare no. 42 che

ha determinato con approssimazione l’altezza dell’ assassino: 1,75 metri.

Nella notte del 23/24 luglio 1944 è attaccata Maria Ionescu, 36 anni, mentre

tornava a casa dal lavoro e poi trovata incosciente verso le ore 2 in un campo limitrofo

alla propria abitazione. La donna presentava profonde ferite alla testa e morirà

all’ospedale senza poter dire niente su come e chi gli avesse procurato quelle ferite

mortali.

L’esame medico-legale conclude che le ferite lasciate dal corpo contundente sul

suo cranio corrispondono a quelle inferte a Elena Udrea: lo stesso tipo e forma di ferita

fanno pensare alla stessa arma del delitto e allo stesso aggressore. Questo era sostenuto

anche dal fatto che l’aggressione si era svolta nelle stesse condizioni meteorologiche

particolari. Per di più, alla vittima non era stato preso niente.

La notte del 12/13 ottobre 1944 è uccisa Elena Locusteanu, detta anche Julieta,

in età di 17 anni. La ragazza lavorava come parrucchiera e abitava in un seminterrato in

str. Apolodor 10. Fu uccisa nel sonno con colpi d’accetta alla testa in condizioni

atmosferiche identiche a quelle degli altri delitti: pioggia torrenziale, vento forte.

Sugli infissi della finestra della camera da letto è prelevata un’impronta digitale

uguale a quella trovata nella casa di Elena Udrea e, proprio come nell’altro caso di

omicidio, dalla stanza non manca niente, quindi l’ipotesi della rapina è esclusa.

La mattina del 12 novembre 1944 è trovata morta Rozalia Coroiu, 20 anni,

colpita alla testa con un corpo contundente mentre tornava a casa. Siccome anche quella

notte aveva piovuto a dirotto, nel suolo umido si erano impregnate le orme delle scarpe

Page 54: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

militari dell’assassino: no.42. I documenti di identità nonché le chiavi di casa ed il

portafoglio con soldi sono stati ritrovati nelle tasche della vittima: ancora una volta non

si tratta di aggressione a scopo di rapina ed il movente e l’autore rimangono sconosciuti.

Nella notte del 16/17 novembre 1944 il corpo senza vita di Maria Vizitiu è

ritrovato nella sua abitazione situata al seminterrato di un immobile situato in Strada

Nouă no.8. La ragazza è uccisa in condizioni simili: colpi d’accetta che gli hanno

sfondato il cranio, nebbia, pioggia e vento forte, e dalla stanza non manca niente.

Andando via, il criminale prende un gallo dal pollaio al quale gli strappa la testa

successivamente ritrovata nel cortile.

Il contesto storico dell’epoca (gli assassinati politici, il cambiamento di regime

politico, la riforma della polizia) hanno deviato l’attenzione dai suddetti casi, i quali

però rimarranno presenti nella memoria di Constantin Ţurai, all’epoca ufficiale

criminalista. Lui non scorderà mai il disegno papillare particolare dell’ indice della

mano sinistra, riscontrato una volta ogni 3000 persone.

A distanza di venticinque anni, nel 1970, un nuovo assassino seriale colpisce

nelle stesse identiche condizioni. Nasce la domanda: poteva essere lo stesso assassino?

Considerando che nel 1944 avrebbe avuto sui 20-25 anni, nel 1971 avrebbe dovuto

avere sui 50 anni e considerando l’agilità del criminale del ‘71 era quasi impossibile che

fosse lo stesso. Infatti, è incolpato Ion Rîmaru, giustiziato poi il 23 ottobre 1971.

Nel frattempo, il prof. Ţurai era diventato il capo del Laboratorio di

Biocriminalistica dell’Istituto di Medicina Legale di Bucarest. Il caso Rîmaru è stato

un’occasione per ricordare i terribili crimini del 1944.

Esattamente un anno dopo la morte di Rîmaru Ion, attraverso una strana

coincidenza, sul tavolo di autopsia all’Istituto Medico-Legale arriva il cadavere di un

uomo trovato morto in seguito ad una caduta dal treno in movimento in circostanze

ancora da scoprire: incidente, suicidio, omicidio? Era Florea Rîmaru, il padre di Ion.

Ufficialmente, il decesso è stato catalogato come incidente, anche se è possibile che gli

agenti della polizia segreta lo abbiano voluto eliminare.

Il suo corpo è portato all’Istituto di Medicina Legale dove il caso vuole che lo

stesso criminalista che si era occupato dei delitti del ’44 gli prende le impronte e

constata con sorpresa che sono identiche a quelle che erano state trovate vent’anni

prima sui luoghi dei delitti.

Page 55: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Tudorel Butoi, uno psicologo di Bucarest che si è da sempre interessato ai vari

serial killer romeni, teorizza che un gene contenente la predisposizione al crimine

violento sia stato trasmesso dal padre al figlio, considerando le circostanze più o meno

identiche delle aggressioni. Per capire tali affermazioni bisogna far riferimento a quanto

già detto in merito alla tradizione psichiatrica romena e alla sua predilezione per le

determinanti organiche in merito alla genesi delle psicopatologie. Ci troviamo

comunque di fronte ad un caso più unico che raro e cioè padre e figlio entrambi serial

killer. In epoche diverse operano con modalità in parte simili diventando probabilmente

anche complici. Ma questo legame fra padre e figlio pone anche alcuni interrogativi:

● il padre riconosciuto come l’assassino del 1944 perché ha interrotto la serie

omicidiaria?

● perchè Rîmaru alle soglie della fucilazione accusa il padre dei delitti a lui

imputati?

● in quali condizioni e attraverso quali sistemi coercitivi ha confessato Rîmaru,

ben sapendo come si svolgevano le indagini all’epoca?

● geneticamente, il padre è veramente il padre? Se ciò non è dimostrato, come

fanno certi “scienziati” a chiamare il caso “un’illustrazione della teoria del delinquente

nato”?

Page 56: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

CAPITOLO VII

ASPETTI CRIMINOGENETICI E DI’ PERSONALITÀ. CONSIDERAZIONI SUGLI OMICIDI

Ion Rîmaru nasce a Corabia, una cittadina al sud della Romania ed è il primo dei

tre figli di Florea ed Ecaterina. Il padre picchiava regolarmente la madre finchè non si

sono separati ed il padre si è trasferito a Bucarest, dove cominciò a lavorare come

conducente d’autobus.

Vive un’adolescenza tumultuosa: è bocciato nella prima superiore, provoca uno

scandalo pubblico quando è sorpreso a

intrattenersi sessualmente con la figlia

minorenne di un suo professore, a 18 anni è

condannato a cinque mesi di prigione per

furto aggravato (dei cinque ragazzi che erano

andati a rubare cocomeri, è l’unico che

aggredisce il guardiano).

Page 57: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

Nel 1966 è ammesso all’Università di Medicina Veterinaria di Bucarest con il

voto di 5.33/10. Ripete il secondo anno e, al momento del suo arresto, sta per ripetere

anche il terzo a causa di assenze e scarsi risultati scolastici. Uno dei professori lo

descrive come timido e semi letterato, con un vocabolario povero ed una ristretta area di

interessi.

I colleghi dell’università lo evitano a causa del suo comportamento bizzarro:

sfoga la sua rabbia attraverso atti di autolesionismo (quando catturato, le braccia e le

gambe presentavano più di venti cicatrici di ferite pregresse da punta di arma da taglio)

ed una libido irrefrenabile. Nel 1967, all’età di 21 anni, i medici diagnosticano una

sindrome reattivo nervosa e spasmi esofagei.

Ion Rîmaru ha quindi una storia familiare dominata della figura di un padre

autoritario con tratti psicopatologici e una madre assente con atteggiamenti di rifiuto e

abbandono. Ha difficoltà di inserimento nell’ambiente scolastico e fin dall’infanzia

appare scontroso, non socievole e taciturno. Il suo isolamento affettivo e sociale va

aumentando con il trascorrere degli anni. Le donne rappresentano unicamente un

oggetto da usare per soddisfare il desiderio sessuale e poi disfarsene. Infierisce sui

cadaveri e l’eccitamento sessuale raggiunto causa un senso di potenza e di benessere sia

fisico che psichico. La carriera criminale è favorita dal fatto che conduce una vita

isolata: non ha amici, non lega con nessuno. Anche la profonda solitudine è un aspetto

della sua personalità disturbata perchè incapace a relazionarsi col mondo esterno. Si

impadronisce di oggetti appartenenti alle vittime, vuoi per uno scopo utilitaristico, vuoi

per un rituale feticistico nel quale una parte dell’Altro rappresenta il tutto di cui

impossessarsi. L’idea è rinforzata dal rituale totemico dell’introiezione dell’Altro

attraverso modalità orali (cannibalismo e vampirismo).

Le autorità investigative hanno definito il suo modus operandi come feroce e

crudele, caratterizzato dalla sua propensione a tagliare i vestiti e gli indumenti intimi

delle vittime, morderne la carne, trascinare le vittime in luoghi appartati dopo averle

tramortite in strada, accoltellarle in varie parti del corpo non solo con lo scopo di

ucciderle, stuprarle prevalentemente e ripetutamente quando queste donne si trovavano

in stato di incoscienza e spesso quando erano già morte. Rîmaru è stato definito come

aggressivo, impulsivo e sadico, mostra aspetti di vampirismo e di cannibalismo: per

esempio, fa dei tagli nel braccio di Florica Marcu e poi le succhia il sangue, morde le

Page 58: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

parti genitali, pubiche e i seni e delle parti anatomiche strappate o tagliate alle vittime

non se ne trova più traccia in nessun luogo. Egli mostra inoltre tendenze necrofile

continuando gli stupri, i colpi e gli accoltellamenti anche dopo la morte della vittima.

Il criminologo romeno Tudorel Butoi ha visionato le registrazioni

dell’interrogatorio di Rîmaru qualche anno dopo l’esecuzione. Nella sua opinione i

delitti frenetici di Rîmaru sono una forma di compensazione per il suo complesso di

inferiorità che sentiva sin da piccolo: infatti, proviene da una famiglia povera, è timido,

disadattato socialmente ed ha sempre avuto relazioni disfunzionali con le donne.

Allo stesso tempo, Rîmaru è stato catalogato come “uomo-lupo” e Tudorel Butoi

teorizza che fosse affetto da una forma di licantropia clinica. A sostegno della sua tesi

egli evidenzia il camminare con fare predatorio, l’inseguimento, l’energia istintiva e

animalesca che deriva dalle condizioni meteo insolite e dal fatto che considera le sue

vittime come una preda. Rîmaru calcolava il percorso della vittima, seguendole verso il

proprio domicilio per alcune notti ed attaccandole quasi davanti casa. Tudorel Butoi

mette in discussione l’affermazione di Rîmaru di aver cercato di abbordare una donna in

una maniera civilizzata, considerandola come una simulazione, “scuse perverse”.

Nel XV secolo, quando veniva trovato il corpo mutilato di una donna, la

popolazione si rifiutava di credere che un altro essere umano era stato capace di

un’atrocità del genere, e quindi si finiva per concludere che fosse stata una forza

sopranaturale, come un vampiro o un uomo-lupo a uccidere la donna con tale violenza

selvaggia. Ogni volta che una sagoma umana fosse avvistata nelle vicinanze della scena

del crimine si pensava che l’essere umano si fosse trasformato in un lupo, aveva

commesso il crimine e poi si sarebbe ritrasformato in uomo. La credenza in licantropia

(dal greco lykos, lupo e anthropos, uomo) è abbinata al ciclo lunare e alla convinzione

che la luna piena favorisce la trasformazione. Cercare oggi le spiegazioni di un

comportamento criminale in una tale tesi è assurdo.

Krafft-Ebing18 nota che alle soglie della civiltà umana, gli uomini del periodo

premoderno utilizzavano spesso la violenza e l’aggressione per ottenere le femmine

necessarie alla propagazione della specie. In questo senso, il comportamento di Rîmaru

ripresenterebbe un’illustrazione di una pratica atavica, con la differenza che l’istinto di

18 Krafft-Ebing (1886), Psychopatia Sexualis, p.60.

Page 59: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

vita è pervertito. Gli omicidi però soddisfano la propria necessità di un soddisfacimento

sessuale.

Le aggressioni rivelano sempre lo stesso modus operandi: l’assassino sceglie le

vittime che rientrano a casa nelle ore notturne, aggredendole di solito vicino alla loro

abitazione. La mappa mentale comprende i posti di massima accessibilità alla vittima: i

nodi (stazioni di autobus o cortili condominiali) e le rotte giornaliere percorse dalle

donne. La dinamica dei delitti ed il suo blocco-notes evidenziano come il criminale

pianifichi attentamente il crimine. L’esame medico legale e l’analisi della scena del

crimine mostrano che le vittime sono state stuprate nel momento della morte.

Sessualmente competente, si sente più a suo agio compiendo il rapporto sessuale con il

cadavere, o quanto meno con una donna che non reagisce. Si può dire che è intimorito

dalle donne ed ha un problema relazionale con il sesso opposto che probabilmente

proviene dalle indicazioni paterne. I suoi elementi psico-patologici sono stati rinforzati

dalla psicopatologia del padre che mostrava anch’esso segni di un grave disturbo nella

relazione con il mondo femminile, tanto che diceva al figlio che le donne devono essere

picchiate. Il padre lo consiglia di inserirsi nella facoltà di scienze perché è frequentata

da molte ragazze. E’ stato sempre il padre a dargli un “consiglio utile” per favorire

l’avvicinamento delle ragazze: “Picchiale!” e poi dichiara che se lui ritornasse giovane

un’altra volta e avesse voglia di una ragazza, l’avrebbe trafitta con un ferro e poi

l’avrebbe violentata.

La relazione padre-madre rispecchia i canoni di una relazione vittima-carnefice e

quindi lui probabilmente ripete ossessivamente la stessa modalità che vedeva in casa. Di

fatti lui ripeteva all’infinito questa situazione, cercando una soluzione per la sua

impotenza. Il necrofilo è da ritenersi assolutamente incapace di rapportarsi a una donna

viva e quindi ricorre ai cadaveri delle sue vittime per cercare di soddisfare il proprio

bisogno di amore, passione, sessualità.

Lui si relaziona con un oggetto inanimato e ha bisogno di possedere

completamente la vittima. In questo modo cerca probabilmente e disperatamente di

riproporre la relazione con la madre in cui lui ha rappresentato l’oggetto in totale

possesso della stessa, privato di qualsiasi attributo di identità. Egli ripropone tale

modalità relazionale con le vittime invertendo però i ruoli: ora è lui che può possedere

totalmente l’altro a cui nega qualsiasi identità propria e lo fa diventare solo oggetto dei

Page 60: Criminal Profiling Il caso Rimaru - Tatiana Tudurache

propri bisogni perversi. Tale modalità perversa di relazionarsi originatasi attraverso il

rapporto con la madre nei primissimi anni di vita è stata poi ulteriormente confermata e

sostenuta dalla relazione con un padre anch’esso perverso e psicopatico. Tant’è che lui

stesso da piccolo aggrediva la madre imitando il padre. Il suo comportamento si è

sviluppato in modo univoco in relazione ai fattori ambientali e biologici. Gli psicopatici

necrofili ottengono il soddisfacimento sessuale quando hanno il dominio completo sul

corpo di un essere umano. Il senso di potere totale agisce come un afrodisiaco e dissipa

anche la paura dell’inadeguatezza nella prestazione sessuale con le donne19.

I cadaveri/corpi delle vittime sono abbandonati in una posizione e/o luogo che

facilita il ritrovamento. Lasciandole con le gambe divaricate, il criminale intende

umiliare e ulteriormente degradare la vittima, provocando uno shock a chi scoprirà il

cadavere. Mostra i segni di un disturbo ossessivo – compulsivo in quanto sistema nei

due dei omicidi le scarpe delle vittime una accanto all’altra, sotto una panchina nel

omicidio Gheorghiţa Popa e sopra un muretto dopo l’uccisione di Mihaela Ursu. Per di

più, il Rîmaru ha un blocco-notes dove annota tutte le mosse utilizzando un codice

cifrato. Si autodefinisce come “l’uomo che ammazza donne” e si rimprovera per la

perdita del certificato medico. Ha l’idea che le donne hanno un’attenzione particolare al

suo riguardo: “Sembrava che me lo facevano apposta, quando sull’ autobus alzavano le

loro gonne per sedersi”.

Il suo comportamento criminale non è influenzato dalla reazione delle vittime.

Rîmaru utilizza un approccio a blitz20 ed un alto livello di forza che ha come scopo

l’annientazione immediata della vittima. Catalogato come killer che uccide per piacere

(Lust Killer), lui ha bisogno di un contatto di tipo fisico, “a pelle”, con la vittima ed è

ciò che avviene sotto la forma di un brutale assalto che esige un contatto diretto con il

corpo della donna.

La dose di violenza messa in atto dall’aggressore è significativa per i suoi

bisogni emozionali e motivazionali. Lui non vuole interagire, ma avere sin da subito il

controllo totale sulla vittima e ciò mostra il conflitto sottostante con il mondo femminile

e la mancanza di empatia e comprensione. Il controllo totale è l’unico modo per

sconfiggere i propri sentimenti di inadeguatezza ed i complessi di inferiorità.

19 Robert Simon, (1997), I buoni lo sognanao, i cattivi lo fanno, p.50.20 Blitz: utilizzo immediato della forza per vanificare ogni possibile reazione della vittima (Burgess & Warren, The Serial Rapist: His Characteristics and Victims in Picozzi, Zappalà, Criminal profiling, p.109)

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Il bisogno di controllo sugli altri si evidenzia già nell’ infanzia di Ion Rîmaru, il

quale provocava sempre i compagni di classe ed era noto per il suo comportamento

aggressivo nei confronti degli altri ragazzini, i quali venivano intimiditi con le minacce

e con manifestazioni di violenza diretta.

Infliggere il dolore è un mezzo per creare sofferenza e provocare le risposte

desiderate di ubbidienza, sottomissione, umiliazione, paura e terrore. Poichè queste

possono essere le caratteristiche del sadico sessuale21 che si eccita in risposta alla

sofferenza altrui, non consideriamo che Ion Rîmaru appartenga a questa categoria. I suoi

desideri sessuali sono centrati sul cadavere o quantomeno sulla vittima completamente

inattiva. Lui non tortura le vittime prima di ammazzarle e non mostra nessun interesse

di tenere la vittima in vita il più a lungo possibile per poter godere della sua sofferenza.

Ha desideri necrofili in quanto non è il dolore esplicito della vittima a determinare

l’eccitamento sessuale ma il suo bisogno di relazionarsi con una vittima – oggetto -

inanimato che non gli risvegli e non gli ricordi le sue angosce. Dimostra rabbia e

overkilling che rappresentano un tema costante di dominio sul corpo inerme derivati

dall’ira e dalla collera di non poter sostenere un rapporto con una donna viva. Il

possedere e dominare l’Altro in quanto “cosa” e non come “persona” dà il massimo di

sensazione di onnipotenza e di piacere e il minimo di ansia relazionale, anche se in

questo modo si attua un’inversione di un istinto.

I cadaveri presentano quasi sempre segni di taglio o accoltellamento, in modo

particolare al petto o al livello genitale; sono frequenti i morsi della pelle, a volte un

desiderio di bere sangue e di mangiare la carne.

Il dizionario Zingarelli fornisce la definizione odierna del sadismo: “Tendenza

ad associare la soddisfazione sessuale con l’infliggere dolori al compagno”. Nel 1886,

Krafft-Ebing aveva una visione diversa in quanto definiva il sadismo sessuale come

dovuto “al dominio e controllo totale di un oggetto umano impossibilitato a difendersi”

e “al desiderio di sottomettere completamente una donna”, senza fare la differenza tra

il comportamento sadico attuato sul vivente o sul cadavere. Il DSM IV include il

sadismo tra le parafilie sessuali:

“…implica azioni (reali, non simulate) in cui il soggetto ricava eccitazione

sessuale dalla sofferenza psicologica o fisica (inclusa l’umiliazione) della vittima.

Alcuni soggetti con questa parafilia sono infastiditi dalle loro fantasie sadiche, che

21 Dietz et all, The Criminal Sexual Sadist, in Practical Aspects of Rape Investigation, pp.361-362

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possono essere evocate durante l’attività sessuale ma non agite altrimenti; in

questo caso le fantasie sadiche di solito implicano il fatto di avere un controllo

completo sulla vittima, che è terrorizzata dall’anticipazione dell’atto sadico

imminente. […] Ancora altri soggetti con Sadismo Sessuale agiscono i propri impulsi

sessuali sadici con vittime non consenzienti. In tutti questi casi, è la sofferenza

della vittima che è sessualmente eccitante (s.n.). Le fantasie o gli atti sadici

possono comportare attività che indicano il dominio del soggetto sulla vittima (per

es. forzare la vittima a camminare carponi, o chiudere la vittima in una gabbia)…”

allontanandosi dal concetto originale veicolato dal Krafft-Ebbing nel quale il

potere, il dominio ed il controllo prevalgono sulla sofferenza della vittima.

L’Autore pensa che la vittima incosciente oppure deceduta non può offrire al

sadico quel tipo di feedback necessario per l’eccitamento sessuale (non piange, non

grida, non implora, non lotta, non reagisce in alcun modo). Ecco perché gli atti

postmortem (come necrofilia) oppure gli atti inflitti sulla vittima incosciente non

possono essere descritti come sadici22. Come già detto sopra la più grande soddisfazione

del sadico deriva dalla risposta della vittima alla tortura inflitta.

Cert’è che un complesso di fattori individuali, familiari, ambientali e sociali ha

fatto sì che il binomio “piacere sessuale – violenza” si è strutturato sotto forma di

comportamento non più modificabile e non più rinunciabile. Come la maggior parte dei

serial killer, Ion Rîmaru sapeva esattamente quello che stava facendo, e anche se può

controllare la sua azione fino ad un certo punto, sceglie di non farlo perché ricava

sollievo dallo stato di tensione nel quale si trova: Rîmaru dichiara che uccideva “per

rinfrescarsi sessualmente”.

Di solito, il killer che uccide per ottenere piacere è organizzato, se non altro

perché si è preparato ai suoi crimini con complesse fantasie maturate nel corso degli

anni. Rîmaru non fa eccezione, come risulta dalla tabela 1.

Tabela 1

DIFFERENTI SCENE DEL CRIMINE IN OMICIDI ORGANIZZATI E DISORGANIZZATI

RIMARU

ORGANIZZATO DISORGANIZZATO

22 Brent Turvey, Criminal Profiling, p.448

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Aggressione pianificata x Aggressione improvvisa, non

pianificata

La vittima è persona sconosciuta x Vittima/luoghi conosciuti

Personalizza la vittima Depersonalizza la vittima x

Controlla la relazione verbale con

la vittima.

Minimo controllo della relazione

verbale

x

La scena del crimine riflette un

controllo completo.

x La scena del crimine si presenta

caotica e disordinata.

Esige una vittima sottomessa x Improvvisa violenza sulla vittima

Utilizza mezzi di contenzione Minimo uso di contenzione fisica x

Compie atti aggressivi prima della

morte

Atti sessuali successivi alla morte x

Nasconde il corpo Cadavere lasciato in vista x

Armi e tracce/prove assenti sulla

scena

x Armi e tracce/prove spesso presenti

Trasporta la vittima o il cadavere x Cadavere lasciato sul luogo

dell’omicidio

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