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Laboratorio Di Lettura e Scrittura - Italiano

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Laboratorio Di Lettura e Scrittura - Italiano

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Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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INDICE:

1. LABORATORIO DI LETTURA La lettura rapida e il campo visivo

La lettura di orientamento

(G. Durrell), Uno strano scimpanzé

(S. Paolucci, Storia, vol. II), I mulini

(Da fiabe, novelle e racconti inglesi), Lo sciocco Jack

Esercizi di orientamento: i concetti chiave per le tecniche di studio e il riassunto.

(T. Carbone) Elefante

2. LABORATORIO DI TESTI NARRATIVI I testi narrativi: inizio – sviluppo – conclusione

(Lev Tolstoj) Il giudice probo

L’articolazione interna del testo: LE SEQUENZE

(Italo Calvino) Marcovaldo

Tecniche di narrazione: LA STORIA E L'INTRECCIO

(Esopo) Il leone e il topo riconoscente

I PERSONAGGI e le loro caratteristiche

(Eolgar Allan Poe) Napoleone Simpson

L’AUTORE E IL NARRATORE: il suo ruolo e il punto di vista

(Ray Bradbury) Delitto senza castigo

(Frederic Brown) Sentinella

LA DIMENSIONE TEMPORALE: LO SPAZIO E IL TEMPO nel testo narrativo

(Anton Cechov) Il grasso e lo smilzo

LA STRUTTURA DEI PERIODI

(Marcel Proust) Alla ricerca del tempo perduto

LE FIGURE RETORICHE

3. LABORATORIO DI TESTI ARGOMENTATIVI (Umberto Eco) Libri da consultare e libri da leggere

4. LABORATORIO DI POESIA (Aldo Palazzeschi) Rio Bo

5. RACCONTI FANTASTICI

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(Elisabeth Chadwick) L’IMBOSCATA

6. STORIE DI FANTASCIENZA (Bianca Pitzmo) Extraterrestre alla pari

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LA LETTURA RAPIDA E IL CAMPO VISIVO

Fin dal primo anno hai imparato che per leggere una pagina di libro non è necessario, anzi è una

cattiva abitudine, muovere la testa.

Infatti, la parte di spazio che gli occhi possono vedere stando immobili è molto ampia e, perciò,

spostare la testa è un'inutile perdita di tempo.

Un'altra abitudine da assumere, per rendere la lettura più rapida e più efficace, è quella di diminuire

i punti di fissazione.

Cosa significa?

In genere si pensa che durante la lettura lo sguardo scorra lungo tutte le lettere della riga; invece, è

stato dimostrato che la lettura avviene nei momenti in cui lo sguardo è fermo, gli occhi sono immobili

e fissano un certo numero di lettere.

Il modo comune di leggere è quello di fissare lo sguardo se non su tutte le sillabe almeno su tutte le

parole:

La capitale d'Itàlia è Ròma

La capitale d'Italia è Ròma

Nel primo caso i punti di fissazione sono undici ed ogni sguardo ha colto 2 lettere; nel secondo i punti

di fissazione sono cinque ed

ogni sguardo ha letto 4-5 lettere.

Nella lettura rapida si diminuiscono i punti di fissazione:

La capitale d'Italia è Roma

La capitale d'Italia è Roma

Nel primo caso lo sguardo si ferma solo tre volte e nel secondo una volta soltanto, cogliendo insieme

22 lettere!

Progressivamente, ripetendo gli esercizi più volte a distanza di qualche giorno e di qualche tempo,

dovresti migliorare il tuo

campo visivo, cioè il numero di lettere che gli occhi riescono a percepire in un solo momento di

fissità.

Con un solo colpo d' occhio si possono leggere abbastanza facilmente 7-9 lettere, con un po' di

allenamento 13-15.

Aumenta così, lo ripetiamo ancora, non solo la velocità di lettura ma soprattutto la possibilità di

comprendere meglio e con maggiore prontezza, riuscendo a registrare blocchi di parole più ampi e

perciò di senso più compiuto.

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LA LETTURA DI ORIENTAMENTO

La lettura di orientamento serve a stabilire un primo contatto tra il lettore e il testo: scorrendo

velocemente il testo, il lettore si orienta, comprende di cosa si tratta, si fa un 'idea delle parti più

interessanti.

Per questo tipo di lettura è necessario applicare la stessa tecnica che hai imparato lo scorso anno per

la lettura di scorrimento: non leggere il testo parola per parola, ma scorrerlo, attraversarlo per colpi

d'occhio, facendo attenzione solo a ciò che si cerca.

Con l'allenamento, la selezione del contenuto avviene in modo rapido ed efficace: l' occhio scivola

via sulle parti che non interessano, si ferma quando una parola o una frase lascia intuire la presenza

dell'informazione desiderata.

Cosa differenzia la lettura di scorrimento da quella di orientamento?

Lo scopo per cui si legge.

Infatti la lettura di scorrimento è una tecnica di consultazione finalizzata a:

1. reperire dati e informazioni precise in un elenco, un vocabolario, un indice, un'enciclopedia,

un articolo...

2. ritrovare dati o informazioni già note

3. ripassare un argomento già studiato, rileggendo solo i passi più importanti

Invece la lettura di orientamento è una tecnica di esplorazione.

Con quale scopo si esplora un testo ?

1. per individuare l' argomento per farsi un' idea globale del contenuto

2. per capire come è organizzato

3. per selezionare le parti più interessanti

Con la lettura di orientamento si fa, cioè, un rapido esame del testo per capire prima di tutto se ci

interessa o no, e poi per conoscere in modo sommario qual è il contenuto e come è strutturato.

Nella lettura di orientamento dove è opportuno fermare l'attenzione degli occhi e della mente?

1. sul titolo del testo (e sull'occhiello e sul sommario se si tratta di un articolo di giornale) e sui titoli dei

paragrafi; essi riassumono, infatti, i contenuti essenziali dell'argomento trattato

2. sulle prime ed ultime righe del testo; di solito nella parte iniziale l' autore presenta l' argomento e

nella parte finale ,riassume i contenuti essenziali, riferisce le conclusioni

3. sulle prime e ultime righe di ciascun paragrafo; ciò consente di cogliere lo sviluppo del discorso e la

struttura del testo

4. sulle parole o frasi chiave, cioè quelle più significative rispetto all'argomento trattato, a volte messe

anche in evidenza dalla sottolineatura o dal diverso carattere di stampa.

La lettura di orientamento è una tecnica di grande aiuto nello studio. Infatti diventa più facile imparare un nuovo argomento se ci si sa orientare nel testo, se si è guidati

dall'idea generale che se ne è ricavata, se si conoscono preventivamente le parti più importanti, se si

è capito come l'autore ha strutturato il suo discorso.

N°1 LETTURA DI ORIENTAMENTO. Nel farsi un'idea del contenuto di un testo, spesso, il lettore è aiutato dal fatto che alcune parole chiave

o alcune frasi sono messe in evidenza con un diverso carattere tipografico o con la sottolineatura.

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La comprensione risulta più efficace se anche il lettore, individuati con la lettura di orientamento i

punti più importanti, li sottolinea come abbiamo fatto noi in questo brano.

Leggi soltanto il titolo e le frasi sottolineate: sono elementi sufficienti a comprendere l'argomento del

brano. Poi rispondi alle domande che trovi al fondo.

(G. Durrell) Uno strano scimpanzé

Ho conosciuto un gran numero di animali attraenti e piacevoli, dai topi agli elefanti, ma non ne ho

mai visto uno che si potesse paragonare a Chumley per la sua forza, il fascino della sua personalità e

la sua intelligenza. Dopo averlo conosciuto per un po’ di tempo si cessava di considerarlo un animale;

si considerava piuttosto un affascinante, malizioso e ossequioso vecchio signore che si era, per

qualche ragione da lui soltanto conosciuta, travestito da scimpanzé. Le sue maniere erano perfette:

mai afferrava il cibo e cominciava a ingozzarsi come facevano le altre scimmie, senza prima salutarti

e ringraziarti con una serie di espressivi «huu huu». Allora mangiava con delicatezza e lentamente,

spingendo quei pezzi che non voleva n da una parte del piatto con le dita. L 'unica eccezione alle

buone maniere a tavola veniva alla fine del pasto, quando afferrava il piatto e il bicchiere vuoti e li

lanciava il più lontano possibile.

Naturalmente aveva molte abitudini che lo facevano sembrare più umano, e il fumare era una di

queste. Sapeva accendere la sigaretta altrettanto bene sia coi fiammiferi che con l'accendisigaro; poi

si stendeva sul dorso per terra, con una mano sotto la testa e le gambe tirate su e accavallate, espirando

gran nuvole di fumo nel cielo e ogni tanto esaminando la sigaretta con aria professionale per vedere

se era il caso di scuotere la cenere. Se lo era, egli eseguiva l'operazione attentamente con un'unghia.

Se gli si dava una bottiglia di limonata e un bicchiere si versava da bere con tutta la cura e la

concentrazione del più famoso barman mentre prepara un aperitivo. Era l'unico animale che non ho

incontrato che pensasse a dividere le cose con gli altri: molte volte, se gli davo alcune banane o due

o tre mango egli ne sceglieva uno e me lo porgeva con un' espressione interrogativa sul volto, e poi

dava un grugnito di soddisfazione se io l'accettavo e sedevo per terra accanto a lui a mangiarlo.

(da G. Durrell, Coccodrilli, danze e tamburi, trad. L. Sarfatti, Milano, Vallardi, 1988)

1. Chi è il protagonista del brano ?

2. Del protagonista l'autore narra: (segna con una crocetta ciò che ti sembra corretto)

le sue avventure

le sue origini

le caratteristiche umane

le caratteristiche fisiche D la sua fine.

N° 2 LETTURA DI ORIENTAMENTO. Leggi soltanto il titolo, l'introduzione, l'inizio di ciascun

capoverso e la conclusione: mettili in evidenza con il colore o la sottolineatura. Poi rispondi alle

domande che trovi in fondo al testo.

(S. Paolucci, Storia, vol. II) I mulini

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Una invenzione che contribuì grandemente a migliorare le condizioni di vita e di lavoro

dell'Occidente fu il mulino ad acqua. Nel mondo antico, per trasformare il grano in farina si usavano

due sistemi: o si macinava il grano in casa, ed erano le donne o gli schiavi a frantumarlo a mano

schiacciandolo con il pestello dentro un recipiente di pietra dura (il mortaio); oppure, per le grandi

quantità di grano, si ricorreva al mulino.

Qui il grano era schiacciato sotto un grande cilindro di pietra, la mola, che veniva fatto ruotare da

animali (asini, cavalli o muli) , o dagli schiavi a forza di braccia. I primi mulini ad acqua comparvero

nei territori dell'impero bizantino pressappoco al tempo dell'imperatore Giustiniano (VI secolo). Ma

non ebbero una grande diffusione, forse perche gli schiavi erano ancora in abbondanza e a buon

mercato e non valeva la pena sostituirli con una macchina. Eppure il meccanismo era semplice:

l'acqua di un ruscello o di un fiume imprimeva un moto rotatorio ad una grande ruota a pale, la quale,

a sua volta, metteva in moto una mola.

In Occidente, invece, a partire dal secolo XI, il mulino ad acqua si diffuse dovunque rapidamente.

Per esèmpio, nel 1086 c'erano più di cinque mila mulini ad acqua in Inghilterra, mentre nel secolo

prima ce n'erano meno di cento. Certamente questo sviluppo fu favorito dalle condizioni geografiche

dell'Europa occidentale, che aveva grande abbondanza di acqua corrente, di ruscelli e fiumi. Ma una

causa più decisiva fu il fatto che un mulino ad acqua, sostituendo fa come forza motrice l'acqua ai

muscoli dell'uomo, liberava parecchie persone dalla necessità di dedicare del tempo al faticoso lavoro

di girare la mola.

Il tempo così reso libero poteva essere occupato a coltivare la terra e quindi servire ad aumentare la

produzione.

In quell’epoca, in cui il numero dei contadini era così scarso e le carestie sempre in agguato, avere a

disposizione delle braccia in più per lavorare un campo era di fondamentale importanza. Così la figura

del mugnaio, che compare nell’aia della casa colonica, a cavallo di un mulo carico di sacchi di farina,

divenne una delle più abituali del mondo contadino.

I mulini ad acqua furono poi adoperati per moltissimi altri usi: spremere oli (dalle olive, dalle noci,

dai garofani, dalla senape), macinare il sale, fare la birra, tritare materiali coloranti, segare tavole di

legno, azionare martelli.

Di grande importanza fu l'impiego del mulino nell'industria tessile e in quella metallurgica.

Nell'industria tessile fu adoperato per follare coi panni. L’operazione della follatura serviva a rendere

il tessuto più forte e compatto. Anticamente si eseguiva facendo battere la stoffa con dei piedi. Ma

con questo metodo, per follare una sola, pezza di panno occorrevano tre operai, che ben presto erano

sfiniti dalla fatica. Nei mulini per follare degli ingranaggi collegati alla ruota del mulino facevano

alzare e abbassare pesanti magli di legno sul tessuto contenuto, in vasche o tinozze. Si risparmiava

così tempo e fatica umana, e il risultato era migliore.

Nell'industria metallurgica il mulino servì a far funzionare mantici vecchi (

potenti, capaci di mantenere in continuazione l'alta temperatura necessaria perche il ferro fondesse

completamente.

Più tardi, verso la fine del secolo XII, lungo le basse coste Ventose dell'Europa nord-occidentale

(Inghilterra, Francia, Olanda), i mulini a vento vennero ad aggiungersi a quelli ad acqua. Così, dopo

il fuoco, dominato già nell'età della pietra, l'acqua e il vento furono altre forze che l'uomo riuscì a

sfruttare a suo vantaggio.

(da S. Paolucci, Storia, vol. II, Bologna, Zanichelli, 1982)

a) Hai notato che nell'introduzione l'autore esprime il concetto fondamentale e che lo ribadisce

nella conclusione ? Di quale concetto si tratta ?

b) Con la lettura di orientamento ti sei fatto un'idea di quale tipo di informazioni contiene il

testo? Di' brevemente di cosa tratta.

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c) Hai notato la struttura del discorso ? L' autore tratta l' argomento - il mulino ad acqua -

seguendo l'ordine cronologico e illustrando per ciascun periodo i luoghi di diffusione, l'uso e

i vantaggio Sei d'accordo?

- Prova a visualizzare in uno schema la struttura del brano.

-Se leggi tutto il testo ne ricavi anche delle informazioni sul funzionamento dei mulini.

N°3 METTERE IN ORDINE LE SEQUENZE. Il racconto è stato diviso in dieci parti disposte in

disordine. Devi ricostruire la successione logica e temporale delle sequenze e indicare l’ordine

numerico nelle caselle.

STRATEGIA. Per prima cosa devi leggere un paio di volte tutto il testo per farti un'idea generale

del contenuto. Poi devi cercare la sequenza che presenta la situazione iniziale e subito dopo la

sequenza che in modo logico si collega alla prima: rileggile insieme per controllare l'esattezza della

tua scelta. Scrivi i numeri nelle caselle e continua allo stesso modo. Impegnati a prevedere, anticipare,

il possibile sviluppo della storia in modo coerente con ciò che precede.

(Da fiabe, novelle e racconti inglesi) Lo sciocco Jack

Il lunedì Jack. Andò ancora una volta a lavorare e si mise al di un proprietario di mucche, che gli

diede un asino per ricompensarlo della sua fatica. Sebbene Jack fosse molto forte, trovò ben faticoso

e difficile issarsi l'asino sulle spalle, ma alla fine ci riuscì, e incominciò a camminare lentamente verso

casa, con il suo premio.

Il giorno seguente Jack si mise al servizio a un altro contadino che promise di dargli un formaggio

cremoso per i suoi servizi. Alla sera Jack prese il formaggio, e andò a casa portandolo in testa.

-Questa minaccia alla fine scrollò Jack che andò, un giorno, a servizio da un contadino che abitava

vicino; e guadagnò un penny; ma, mentre tornava a casa, non avendo mai posseduto prima dei soldi,

lo lasciò cadere in un ruscello.

-Sciocco -disse sua madre -avresti dovuto metterlo in tasca.

-Un'altra volta farò così -rispose Jack.

La mamma di Jack visse felice con loro finche morì.

-Un' altra volta farò così -rispose Jack.

Il giorno seguente Jack, uscì di nuovo e andò a servizio da un panettiere, che non volle dargli

nient'altro per il suo lavoro che un gatto. Jack prese il gatto e cominciò a portarlo in mano con molta

attenzione, ma in breve fu costretto a lasciarlo andare poichè il gatto lo graffiò. Quando arrivò a casa,

sua madre urlò:

-Stupido, avresti dovuto legarlo con una funicella, e tirartelo dietro. –Un’altra volta farò così -disse

Jack.

Ora accadde che, nel tratto di strada che doveva percorrere, abitasse un ricco signore con la sua

unica figlia, una bella ragazza, sfortunatamente sorda e muta; non aveva mai riso in vita sua, e i dottori

dicevano che sarebbe guarita solo quando qualcuno l'avesse fatta ridere.

Il giorno seguente Jack uscì di nuovo e si mise al servizio di un proprietario di mucche, che, per la

sua giornata di lavoro, gli diede una brocca di latte. Jack prese la brocca e la mise nella tasca grande

della giacca, con il risultato di versare tutto il latte prima di arrivare a casa.

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-Povera me! -disse la vecchia -avresti dovuto portarlo sulla testa.

-La prossima volta farò così -rispose Jack. -

Questa giovane stava per caso guardando dalla finestra .mentre Jack passava portando sulle spalle

l'asino con le zampe all'aria: lo spettacolo era tanto comico e strano che lei scoppiò in una grande

risata; e immediatamente riacquistò l'uso della parola e l'udito. Suo padre era fuori di se dalla gioia e

la diede in sposa a Jack, che di venne così un ricco signore .

C'era una volta un ragazzo che si chiamava Jack e abitava con sua madre in una vecchia fattoria.

Erano molto poveri e la donna si guadagnava da vivere filando, ma Jack era così pigro che non faceva

nient'altro che prendere il sole quando faceva bello, e star seduto nell'angolo del focolare d'inverno.

Sua madre non riusciva a convincerlo a far qualcosa per lei, e alla fine fu costretta a dirgli che se non

avesse incominciato a lavorare, l'avrebbe mandato via perche fosse

costretto a guadagnarsi da vivere.

Il giorno seguente Jack andò a servizio da un macellaio, che lo compensò per i suoi servizi con il

bel dono di una spalla di montone; Jack prese la carne, la legò con uno spago e se la tirò dietro nello

sporco della strada, cosicche, quando arrivò a casa, l'aveva completamente rovinata. Sua madre,

stavolta, perse la pazienza con lui, poichè il giorno seguente era domenica, ed era obbligata ad

accontentarsi di un cavolo per pranzo.

-Scioccone -urlò -avresti dovuto portarla sulle spalle .

-Un'altra volta farò così -disse Jack.

(da Tante fiabe, novelle e racconti inglesi, trad. E. Bergese e U. Vaudagna, Cavallermaggiore, Gribaudo)

RIASSUMERE UN TESTO

Come fare il riassunto

1. Il primo passo da compiere per fare un riassunto è quello di comprendere il testo rispondendo

alle seguenti domande:

CHI? chi sono i personaggi

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CHE COSA? qual è l'argomento

PERCHE’? i motivi dell'azione

DOVE? il luogo in cui avviene l' azione

QUANDO? il tempo dell'azione

COME? lo svolgimento dei fatti e la conclusione

2. Successivamente si divide il testo in sequenze. Il termine sequenza deriva dal linguaggio

cinematografico e sta ad indicare le parti del testo in successione (la parola sequenza vuoi

infatti dire successione ) che possiedono compiutezza narrativa, cioè che hanno un senso

compiuto.

Come si fa ad individuare le sequenze? Non esistono regole fisse, tuttavia è necessario che ogni

sequenza individuata sia autonoma nel significato e che il passaggio da una sequenza all' altra

costituisca una progressione nello svolgimento della vicenda. Spesso sono i capoversi a segnare il

confine tra le sequenze, ma più indicativi in questo senso sono:

la comparsa di nuovi personaggi

il cambio del luogo in cui si svolge la scena

un salto (in avanti o indietro) nel tempo

l'inserimento di un dialogo (sequenze dialogiche)

l'inserimento di una riflessione da parte dei personaggi o del narratore (sequenze riflessive o

ideative)

l'inserimento di una descrizione, sia essa di luoghi o di personaggi o addirittura un excursus

storico (sequenze descrittive)

l'inserimento di una narrazione (sequenze narrative o dinamiche).

3. Di ciascuna sequenza si prepara una sintesi o, meglio ancora, si dà un titolo.

4. Da ultimo si procede a creare un testo servendosi dei titoli individuati.

E' fondamentale ricordare che:

nel riassunto devono essere evitati i discorsi diretti e i dialoghi

se il testo da riassumere è scritto in prima persona, il riassunto dovrà essere organizzato

in terza persona, utilizzando frasi di questo tipo: "l'autore afferma che. ..", "il

protagonista del brano rievoca alcune vicende. .." ,

non si deve mai intervenire con giudizi personali, ossia bisogna produrre un testo il

più possibile oggettivo.

Il metodo delle sequenze

RIASSUMI IL RACCONTO

Il racconto è stato diviso in sequenze: ogni sequenza corrisponde ad un fatto o ad un'informazione

che è indispensabile conoscere per capire la vicenda.

Riassumi il racconto; i titoli delle sequenze, letti nella loro successione, rappresentano lo "schema del

riassunto: con le tue parole sviluppa ogni titolo trasformandolo in una sequenza i più breve di quella

dell'autore. L 'esercizio è già avviato: continualo tu sul tuo quaderno.

(T. Carbone) Elefante

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Un turista svizzero, con allegata famigliola, in vacanza sul lago di Garda visita uno zoo-safari che

esiste da quelle parti. Tra le varie bestie avvicinate la più socievole è un elefantino che, allettato da

noccioline e da altre porcheriole, infila la proboscide nel finestrino aperto dell'auto e con quella si

mette a rovistare allegramente nell'abitacolo.

Grande sollazzo dei bimbi, panico della moglie, la quale non trova di meglio che azionare l'alza

cristalli elettrico rischiando di ghi-gliottinare la proboscide dell'elefantino.

Richiamata dai penosi barriti del piccolo sopraggiunge furibonda la madre, un'elefantessa enorme,

che se la prende con la vettura dei malcapitati svizzeri, tempestandola di mazzate e di calcioni (a

zampa d’elefante).

Comprensibilmente terrorizzato, il turista riesce in qualche modo a mollare l'elefantino,

dolorosamente preso per il naso, mette in moto e fugge a ruote levate, con la carrozzeria ridotta a110

stato di una lattina stritolata.

All'uscita dello zoo-safari i guardiani se la cavano facendogli trangugiare diversi bicchierini di cognac

(o di grappa, in un'altra versione). Il povero. Turista ancora sotto shock, decide di fare

immediatamente ritorno in patria.

Giunto alla frontiera, ai doganieri (svizzeri) che gli chiedono ragione delle disastrose condizioni

dell'auto racconta d'un fiato (che sa di cognac o di grappa) la terribile disavventura capitatagli. Per

tutta risposta, gli increduli funzionari elvetici lo sottopongono a test alcolimetrico e, trovatolo

positivo, lo arrestano per guida in stato di ebbrezza.

(da Leggende urbane, a cura di M. T. Carbone, Milano, Mondadori, 1990)

Riassunto breve o riassunto lungo?

Il riassunto deve sempre essere più breve del testo che si vuoi riassumere; altrimenti non è un

riassunto ma una parafrasi, cioè un testo che esprime le stesse idee del brano di partenza con parole

diverse.

Per scrivere un riassunto è quindi necessario! ridurre il testo di partenza, scriverlo con un minor

numero di parole, ma è anche indispensabile chiedersi: «Di quanto voglio ridurre questo brano?

Voglio scrivere un riassunto breve, molto breve o brevissimo?»

Scrivere riassunti brevissimi è un' operazione molto difficile: chi sa individuare le informazioni più

importanti di un brano e poi sa con centrare il loro significato in pochissime parole ha acquisito ottime

capacità di sintesi e ottime capacità espressive. Per raggiungere questi livelli di bravura puoi allenarti

sia facendo, anche oralmente, il riassunto di tanti brani, sia scrivendo dei riassunti diversi, sempre più

brevi, di uno stesso brano.

LABORATORIO DI TESTI NARRATIVI

I testi narrativi: inizio – sviluppo – conclusione

Un testo narrativo è un testo che narra una storia. Gli elementi essenziali di un testo narrativo - e

dunque di una storia - sono:

i personaggi

le azioni che essi compiono o gli avvenimenti in cui si trovano coinvolti

il tempo durante il quale si svolgono le azioni.

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Questi tre elementi si ritrovano in molti generi letterari quali la fiaba, la favola, il mito, il poema

epico, il racconto, la novella, il romanzo; si dicono, perciò, testi narrativi.

Nella maggior parte dei testi narrativi si può riconoscere la struttura caratteristica delle storie:

c' è il protagonista che si trova in una determinata situazione

accade poi un qualche evento che cambia la situazione e pone al protagonista un problema da

risolvere

segue la reazione del protagonista che cerca di affrontare la nuova situazione e di risolvere il

problema

alla fine il protagonista trova la soluzione o deve accettare il fatto che non può raggiungerla.

In un testo narrativo, in genere, è possibile distinguere:

un inizio

uno sviluppo (o svolgimento)

una conclusione (o fine 0 scioglimento)

L'inizio della storia contiene di solito informazioni sul protagonista, sull' ambiente in cui vive,

sull'epoca in cui si svolgono i fatti e, soprattutto, sulla situazione in cui egli si trova. La situazione

può essere positiva, felice: il protagonista, allora, non desidera alcun cambiamento ma un evento

esterno - ad

esempio un incidente, una catastrofe - o l'azione, il danno di un antagonista modificano la sua

condizione iniziale e lo costringono ad agire. Oppure, a mettere in moto la storia, può essere un

desiderio che il protagonista vuole realizzare o un bisogno (trovare cibo, riparo, una persona ecc.).

Lo sviluppo della storia racconta le azioni del protagonista: di solito si tratta dei tentativi che compie

per raggiungere il suo scopo, degli ostacoli che deve affrontare, degli aiuti che riceve o dei nemici

contro cui deve combattere.

La conclusione della storia presenta la situazione finale: il protagonista è riuscito a ritrovare la sua

felicità o ad ottenere il cambiamento che desiderava, oppure è costretto ad accettare un cambiamento

in negativo.

Dal momento in cui la storia si mette in moto, il lettore segue lo svolgimento della vicenda ponendosi

delle domande « Che cosa accadrà adesso? Come farà il protagonista ad affrontare questo pericolo?

Ci riuscirà? Perché agisce in questo modo? Come andrà a finire ? ...»

(Lev Tolstoj) Il giudice probo

N°1 Leggi il seguente racconto e poi dividilo nelle sue tre parti fondamentali: INIZIO-SVILUPPO-

CONCLUSIONE (separa con una linea le tre parti).

Un re algerino, Bauakas, voleva sapere di persona se era vero quello che gli avevano detto, che in

una delle sue città c' era un giudice probo che riconosceva subito la verità, e che nessun filibustiere

poteva sfuggirgli. Bauakas si travestì da mercante e si diresse a cavallo verso quella città dove abitava

il giudice. Durante il viaggio si avvicinò a Bauakas uno storpio e gli chiese l'elemosina. Bauakas

gliela diede e fece per proseguire, ma lo storpio lo trattenne per l'abito.

- Che cosa ti occorre! -chiese Bauakas. -Non ti ho forse dato l'elemosina?

- Me l'hai data -disse lo storpio. -Ma fammi ancora una grazia. Conducimi sul tuo cavallo fino alla

piazza. Ho paura di essere travolto dai cavalli e dai cammelli.

Bauakas fece sedere lo storpio dietro di lui e lo condusse fino alla piazza. Lì Bauakas fermò il

cavallo, ma l'accattone non scese. Disse Bauakas:

- Che fai, non scendi? Siamo arrivati.

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Ma il mendicante disse:

- Perchè dovrei scendere? Il cavallo è mio, e se non vuoi lasciarmelo con le buone, andiamo pure

dal giudice.

Della gente si raccolse intorno a loro a sentirli discutere. Tutti urlavano: -Andate dal giudice, lui

giudicherà la cosa.

Bauakas e lo storpio andarono dal giudice. In tribunale c' era della gente e il giudice chiamava per

ordine quelli che doveva giudicare. Prima che arrivasse il turno di Bauakas, il giudice chiamò un

sapiente e un contadino. Erano in causa per via della moglie. Il contadino diceva che era sua moglie,

e il sapiente che era la sua.

Il giudice li ascoltò, rimase in silenzio e disse: -Lasciate la moglie

qui da me e tornate domani.

Quando uscirono, entrarono un macellaio e un mercante d'olio. Il macellaio era tutto insanguinato

e l'altro era pieno di macchie d'unto. Il macellaio teneva in mano dei soldi, l'altro lo teneva per un

braccio. Il primo stringeva i soldi, e l'altro stringeva il braccio. Disse il macellaio:

- Ho comprato da quest’uomo dell'olio e ho aperto il borsellino per pagarlo e lui me l'ha strappato

di mano e stava per togliere il denaro così siamo venuti da te.

Io ho in mano il borsellino e lui stringe il mio braccio. Ma i soldi sono miei, e lui è un ladro.

L' altro disse :

- Non è vero, il macellaio è venuto da me a comprare dell' olio. Gliene avevo versato una bottiglia

piena, e lui mi pregò di cambiargli il denaro. Io presi i soldi e li misi sul banco, e lui li riprese e fece

per fuggire. lo l'ho afferrato per un braccio e l'ho condotto qui.

Il giudice rimase un po' in silenzio e disse:

- Lasciate i soldi qui e tornate domani.

Quando fu il turno di Bauakas e dello storpio, Bauakas raccontò Com'era andata la faccenda. Il

giudice ascoltò attentamente e interrogò lo storpio.

- Non è vero - disse - io andavo a cavallo attraverso la città e lui era seduto per terra e mi chiese di

farlo salire. Io lo presi a cavallo e lo condussi dove doveva andare, ma lui non volle scendere e disse

che ;" il cavallo era suo. Non è vero.

Il giudice rimase a pensare e disse:

Lasciate il cavallo qui e tornate domani.

Il giorno dopo si raccolse molta gente ad ascoltare le sentenze.

Per primi entrarono il sapiente e il contadino.

- Prenditi tua moglie -disse il giudice al sapiente - al contadino

siano date cinquanta legnate.

Il sapiente prese sua moglie, e il contadino ebbe il suo castigo.

Poi il giudice fece chiamare il macellaio.

- I soldi sono tuoi -disse; poi indicando l'altro disse: - e a lui sia-

no date cinquanta legnate.

Infine fecero passare Bauakas e lo storpio.

- Sai riconoscere il tuo cavallo fra venti? -chiese il giudice a Bauakas.

- Certo.

- E tu?

- Anch'io -disse lo storpio.

- Vieni con me -disse il giudice a Bauakas.

Andarono alla scuderia. Bauakas subito indicò il suo cavallo fra altri venti. Poi il giudice mandò a

chiamare lo storpio e gli ordinò di indicare il cavallo. Lo storpio lo riconobbe e lo mostrò. Il giudice

tornò al suo posto e disse a Bauakas:

- Il cavallo è tuo; prendilo. E allo storpio siano date cinquanta le - : legnate.

Dopo la sentenza il giudice andò a casa e Bauakas gli andò dietro., ,

- Come, non sei soddisfatto delle mie decisioni?

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15

- No, sono soddisfatto - rispose Bauakas. - Ma vorrei sapere perche tu hai stabilito che la moglie

era del sapiente e non del contadino che i denari erano del macellaio e non del venditore d'olio, e che

il cavallo era mio e non dello storpio.

- Per quanto riguarda la moglie, ecco come ho fatto a saperlo.

L'ho chiamata stamattina e le ho detto: «Metti dell'inchiostro nel mio calamaio». Lei ha preso il

calamaio, l'ha lavato in fretta e bene, e vi ha versato l'inchiostro. VuoI dire che era abituata a farlo.

Se fosse stata la moglie del contadino non l'avrebbe saputo. Dunque aveva ragione il sapiente. Per

quanto riguarda il denaro, io l'ho saputo per questo: ho messo i soldi in una tazza piena d'acqua e

stamattina ho guardato se galleggiasse sull'acqua dell'unto. Se i soldi fossero stati del venditore d'

olio, sarebbero stati sporcati dalle sue mani unte.

Sull'acqua non c'era dell'unto. Dunque aveva ragione il macellaio.

Per il cavallo era più difficile saperlo. Lo storpio ha riconosciuto subito il cavallo fra venti, come te.

Ma io non vi avevo condotto nella scuderia per vedere se voi avreste riconosciuto il cavallo, ma per

vedere chi di voi due il cavallo avrebbe riconosciuto. Quando tu ti sei avvicinato a lui, la bestia ha

girato il capo e l'ha teso verso di te, e quando lo storpio l'ha toccato, la bestia ha drizzato le orecchie

e ha scalciato. Per questo ho stabilito che il vero padrone del cavallo eri tu. Allora Bauakas disse:

- lo non sono un mercante, ma il re Bauakas. Ero venuto qui per vedere se avevano ragione quelli

che mi parlavano di te. Ora ho visto che sei un giudice probo. Chiedimi quello che vuoi e io ti

ricompenserò.

Il giudice disse :

- Non mi occorre nessuna ricompensa; sono felice del fatto che il mio re mi abbia lodato.

(da L. Tolstoj, I quattro libri di lettura, in Racconti e novelle, trad. E. Bazzarelli, Mursia)

ESERCIZIO

N°1, L'INIZIO

La situazione iniziale del protagonista: che cosa desidera il re Bauakas?

Qual è il fatto che mette in moto la storia ?

N°2 LO SVILUPPO

Quali fatti si narrano in questa parte del racconto ?

Quali difficoltà deve superare il re Bauakas?

N°3 LA CONCLUSIONE

Il re Bauakas ha soddisfatto il suo desiderio?

L’articolazione interna del testo: LE SEQUENZE

Per capire meglio come una storia è costruita e come si sviluppa, è opportuno suddividere il testo

in parti più Piccole, individuando le SEQUENZE.

Partendo dall'inizio, in successione (la parola sequenza significa

proprio successione) si riconoscono un certo numero di parti in cui

il testo può essere diviso .

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Ogni parte, cioè ogni sequenza, deve avere un’unità di contenuto: in essa si presenta il protagonista

o un altro personaggio, si de scrive il luogo dell'azione, si narra un fatto che sta accadendo oppure

che è accaduto in precedenza, si fornisce la spiegazione di certi fenomeni, si riportano i pensieri e i

sentimenti del narratore o di un personaggio ecc.

Insomma una sequenza sviluppa una porzione di storia che può considerarsi compiuta.

Nel testo si possono individuare dei segnali che indicano il passaggio da una sequenza all'altra; ad

esempio:

l'entrata in scena di un personaggio

l'uscita di scena di un personaggio

il cambiamento del tempo dell'azione

il cambiamento del luogo dell'azione

l'inserimento di un dialogo, di una descrizione o di una riflessione.

La divisione in sequenze non ubbidisce a regole prestabilite: per ogni testo si possono fare delle

scelte diverse, si possono cioè individuare sequenze più o meno ampie e quindi il loro numero può

variare.

L’unica “regola” da rispettare è quella che ogni sequenza deve costituire una parte unitaria,

compiuta, del racconto.

È opportuno riassumere in una frase il contenuto di ciascuna sequenza; le fasi (che per comodità

possiamo chiamare titoli), lette nella successione in cui si presentano, riassumono l’intreccio del

racconto.

(Italo Calvino) Marcovaldo

ESERCIZIO

Leggi attentamente il racconto e poi:

A. dividilo in sequenze (otto/dieci)

B. in margine al testo scrivi QUale segnale introduce una nuova sequenza

C. sintetizza in una breve frase il contenuto di ogni sequenza (l'esercizio è già avviato)

Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marcovaldo si tirò su, con la sensazione, di qualcosa di strano

nell'aria.

Non capiva che ora era, la luce tra le stecche delle persiane era diversa da quella di tutte le ore del

giorno e della notte. Aperse la finestra: la città non c'era più, era stata sostituita da un foglio bianco.

Aguzzando lo sguardo, distinse, in mezzo al bianco, alcune linee quasi cancellate che

corrispondevano a quelle della vista abituale: le finestre e i tetti e i lampioni lì intorno, ma perdute

sotto tutta la neve che c' era calata sopra nella notte.

- La neve! Gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come

sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa

di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano.

Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve. Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista,

si sentì libero come non s'era mai sentito. Nelle vie cittadine ogni differenza – tra i marciapiedi e la

carreggiata era scomparsa, veicoli non ne potevano passare, e Marcovaldo, anche se affondava fino a

mezza gamba ad ogni passo e si sentiva infiltrare la neve nelle calze, era diventato padrone di

camminare in mezzo alla strada, di calpestare le, aiuole, d' attraversare fuori delle linee prescritte, di

avanzare a zig-zag.

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Le vie e i corsi s ' aprivano sterminate e deserte come candide gole tra rocce di montagne. La città

nascosta sotto quel mantello chissà se era sempre la stessa o se nella notte l' avevano cambiata con

un'altra? Chissà se sotto quei monticelli bianchi c'erano ancora le pompe della benzina, le edicole, le

fermate dei tram o se non c'erano che sacchi e sacchi di neve? Marcovaldo camminando sognava di

perdersi in una città diversa: invece i suoi passi lo riportavano proprio al posto di lavoro di tutti i

giorni, il solito magazzino, e, varcata la soglia, stupì di ritrovarsi tra quelle mura sempre uguali, come

se il cambiamento che aveva annullato il mondo di fuori avesse risparmiato solo la sua ditta.

Lì ad aspettarlo, c'era una pala, alta più di lui. Il magazziniere- il capo signor Viligelmo,

porgendogliela, gli disse:

- Davanti alla ditta la spalatura del marciapiede spetta a noi, cioè a te.

Marcovaldo imbracciò la pala e tornò a uscire .

Spalar neve non è un gioco: specie per chi si trova a stomaco leggero, ma Marcovaldo sentiva la

neve come amica, come un elemento che annullava la gabbia di muri in cui era imprigionata la sua

vita. E di gran lena si diede al lavoro, facendo volare gran palate di neve dal marciapiede al centro

della via.

Anche il disoccupato Sigismondo era pieno di riconoscenza per la neve, perchè essendosi arruolato

quel mattino tra gli spalatori del comune, aveva davanti finalmente anche quel giorno di lavoro. Ma

questo suo sentimento, anzichè a vaghe fantasie come Marcovaldo, lo portava a calcoli ben precisi su

quanti metri cubi di neve doveva spostare per sgomberare tanti metri quadrati; mirava insomma a

mettersi in buona luce con il caposquadra; e - segreta sua ambizione - a far carriera.

Sigismondo si volta e cosa vede ? Il tratto di carreggiata appena sgomberata tornava a ricoprirsi di

neve sotto i disordinati colpi di pala d’un tizio che si affannava lì sul marciapiede. Gli prese quasi un

accidente. Corse ad affrontarlo, puntandogli la sua pala colma di neve contro il petto.

-Ehi, tu! Sei tu che tiri quella neve lì?

-Eh? Cosa? -trasalì Marcovaldo, ma ammise: -Ah, forse sì.

-Be', o te la riprendi subito con la tua paletta o te la faccio mangiare fino all'ultimo fiocco.

-Ma io devo spalare il marciapiede .

-E io la strada. E be'?

-Dove la metto?

-Sei del comune?

-No. Della ditta Sbav.

Sigismondo gli insegnò ad ammucchiare la neve sul bordo e Marcovaldo gli ripulì tutto il suo tratto.

Soddisfatti, a pale piantate nella neve, stettero a contemplare l',opera compiuta.

-Hai una cicca? -chiese Sigismondo.

Si stavano accendendo mezza sigaretta per uno, quando un'autospazzaneve percorse la via

sollevando due grandi onde bianche ricadevano ai lati. Ogni rumore quel mattino era solo un fruscio:

quando i due alzarono lo sguardo, tutto il tratto che avevano pulito era di nuovo ricoperto neve. - Che

cos'è successo? È tornato a nevicare? - e-levarono – gli occhi al cielo. La macchina, ruotando

i suoi spazzoloni, già girava alla svolta.

Al bordo del marciapiede a un certo punto c'era un mucchio di neve ragguardevole. Marcovaldo

già stava per livellarlo all'altezza dei suoi muretti, quando s'accorse che era un'automobile: la

macchina del presidente del consiglio d'amministrazione commendator Alboino, tutta ricoperta di

neve. Visto che la differenza tra un'auto e un mucchio di neve era così poca. Marcovaldo con la pala

si mise a modellare la forma d'una macchina. Venne bene: davvero tra le

due non si riconosceva più qual era la vera. Per dare gli ultimi tocchi all'opera Marcovaldo si servì di

qualche rottame che gli era capitato sotto la pala: un barattolo arrugginito capitava a -proposito per

modellare la forma d'un fanale; con un pezzo di rubinetto la portiera ebbe la sua maniglia.

Ci fu un gran sberrettamento di portieri, uscieri e fattorini, e il presidente commendator Alboino

uscì dal portone. Miope ed efficiente, marciò deciso a raggiungere in fretta la sua macchina, afferrò

il rubinetto che sporgeva, tirò, abbassò la testa e s'infilò nel mucchio di neve fino al collo .

Marcovaldo aveva già svoltato l'angolo e spalava nel cortile.

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I ragazzi del cortile avevano fatto un uomo di neve.

- Gli manca il naso! -disse uno di loro. -Cosa ci mettiamo?

Una carota! -e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi.

Marcovaldo contemplava l'uomo di neve. «Ecco, sotto la neve non si distingue cosa è di neve e cosa

è soltanto ricoperto. Tranne in un caso: l'uomo, perche si sa che io sono io e non questo qui».

Assorto, nelle sue meditazioni non s'accorse che dal tetto due uomini gridavano:

- Ehi, monsù, si tolga un po' di lì! -Erano quelli che fanno scendere la neve dalle tegole. E tutta un

tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso.

I bambini tornarono col loro bottino di carote.

- Oh! Hanno fatto un altro uomo di neve! -In mezzo al cortile c'erano due pupazzi identici, vicini.

- Mettiamogli il naso a tutti e due! - e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di neve.

Marcovaldo, più morto che vivo, sentì, attraverso l'involucro in cui era sepolto e congelato;

arrivargli del cibo. E masticò.

- Mammamia! La carota è sparita! --I bambini erano molto spaventati

Il più coraggioso non si perse d'animo. Aveva un naso di ricambio: un peperone; e lo applicò

all'uomo di neve. L 'uomo di neve ingoiò anche quello.

Allora provarono a n1ettergli per naso un pezzo di carbone, di quelli a bacchettina. Marcovaldo lo

sputò via con tutte le sue forze.

-Aiuto! È vivo! È vivo! -I ragazzi scapparono.

In un angolo del cortile c' era una grata da cui usciva una nube di calore. Marcovaldo, con pesante

passo d'uon1o di neve, si andò a mettere lì. La neve gli si sciolse addosso, colò in, rivoli sui vestiti:

(ne ricomparve Marcovaldo tutto gonfio e intasato dal raffreddore .

(da I. Calvino, Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, Torino, Einaudi, 1963).

Tecniche di narrazione: LA STORIA E L'INTRECCIO

Tutte le storie si svolgono in un arco di tempo: può trattarsi di un tempo brevissimo o di anni e secoli.

In alcuni testi i fatti sono narrati in ordine cronologico, cioè la storia è raccontata partendo

dall'inizio e lo svolgimento dei fatti rispetta la successione logica in cui sono avvenuti. In altri, invece,

la narrazione non rispetta l'ordine cronologico dei fatti e può accadere che un evento conclusivo venga

raccontato

all'inizio o che si racconti prima un fatto avvenuto dopo o viceversa.

In ogni testo narrativo si possono individuare:

la storia (o vicenda 0 fabula)

l'intreccio

Nella lettura dei racconti ti sarai già accorto che, molte volte, lo scrittore non ha narrato gli

avvenimenti nell' ordine logico in cui sono accaduti, nella successione cronologica in cui si sono

svolti; non ha cominciato, cioè, a narrare i fatti a partire dal primo e perciò più lontano nel tempo per

proseguire via via a raccontare gli altri fino a giungere alI ' ultimo .

In certi casi, infatti, l'autore sceglie di narrare la conclusione della vicenda prima dell'inizio oppure,

durante lo sviluppo degli eventi, di tornare indietro rispetto al punto cui è giunta la storia per

raccontare un episodio accaduto prima; altre volte l' autore anticipa, invece, un avvenimento che nella

storia accadrà dopo alcuni o molti altri fatti.

Quando si riassumono i contenuti del racconto, rispettando l'ordine scelto dallo scrittore, si

ricostruisce l' intreccio.

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Quando invece si riassumono i contenuti disponendo gli avvenimenti nella successione in cui sono

accaduti, rispettando i rapporti di tempo e di causa, si ricostruisce la storia.

In certi testi narrativi - soprattutto nelle fiabe e nei miti – la storia e l' intreccio coincidono perche

gli avvenimenti sono raccontati secondo l' ordine logico- temporale .

I racconti in cui l'intreccio e la storia coincidono sono i più facili da ricordare perché sono costruiti

secondo lo schema della realtà che è quello a cui siamo abituati.

Spesso, con le anticipazioni o i flashback (flash = lampo + back = indietro: significa, cioè, narrare

un fatto accaduto in precedenza, prima del punto cui è giunta la narrazione; è una tecnica molto usata

nei film) lo scrittore vuole suscitare l'interesse, l'attenzione, la partecipazione emotiva di chi legge.

(Esopo) Il leone e il topo riconoscente

Tra i vari modi possibili di raccontare, quello che racconta i fatti secondo un ordine rigorosamente

cronologico, allineandoli l'uno dietro l'altro così come sono avvenuti, è indubbiamente il più

elementare: facile da utilizzare per chi racconta e facile da capire per chi ascolta o legge.

Questa tecnica narrativa, che vede la perfetta coincidenza tra fabula e intreccio, produce infatti testi

semplici e chiari ed è la tecnica usata nelle favole, un genere letterario che è per lo più destinato a un

pubblico popolare e che mira ad attirare l'attenzione del lettore sulla morale. della vicenda più che

sull'ingegnosità dell'intreccio.

Semplice e lineare, con uno sviluppo narrativo che segue l'ordine cronologico dei fatti, è, per esempio,

la seguente favola di Esopo.

Un topolino correva avanti e indietro sopra il corpo di un leone addormentato. Quello si svegliò e,

afferratolo, stava per mangiarselo. Ma il topolino lo scongiurò di lasciarlo libero, dicendogli che se

l'avesse salvato gli avrebbe ricambiato il favore; il leone sorrise e lo lasciò andare. Non molto tempo

dopo il felino fu catturato da alcuni cacciatori che lo legarono con una robusta corda a un albero.

Il topolino, che aveva sentito i suoi lamenti, rosicchiò la corda e lo liberò, dicendogli: «Un giorno

tu sorridesti di me, pensando che io non fossi in grado di ricambiarti il favore. D'ora innanzi, invece,

sarai convinto che esiste- la gratitudine anche presso i topi». La favola insegna che quando nella vita

mutano le vicende, anche i più forti possono aver bisogno dei più deboli. -

(da Favole, a cura di F. Maspero, Bompiani, Milano, 1992)

ESERCIZIO Riscrivi la favola iniziando:

dal momento in cui il topolino sente i lamenti del leone catturato dai cacciatori;

dalla fine del racconto, cioè dalle parole con cui il topolino spiega al leone il suo comportamento.

Confronta le tre versioni della favola: quella originale e quella che hai scritto tu manipolando

l’ordine degli eventi. Quale delle tre versioni ti sembra più efficace? In quale delle tre ti sembra

che la morale abbia maggior risalto? Perché?

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I PERSONAGGI e le loro caratteristiche

I PERSONAGGI sono l'elemento più importante della storia: sono essi, infatti, che compiono le

azioni o sono al centro degli avvenimenti che la storia narra.

Chi sono

I personaggi che si incrontrano con maggior frequenza nei testi narrativi sono esseri umani; se sono

figure fantastiche o animali o oggetti, di solito, vengono presentati con caratteristiche umane:

agiscono, parlano, provano emozioni e sentimenti come se fossero persone.

Come si rappresentano

La rappresentazione si fonda soprattutto:

su ciò che i personaggi fanno (cioè sulle azioni che compiono)

su ciò che i personaggi sono (cioè sul loro aspetto fisico e psicologico).

La descrizione di un personaggio può riguardare:

l'aspetto: tratti fisici, abbigliamento

i dati anagrafici: età, nazionalità, situazione familiare, professione, luogo di residenza

la condizione economica e sociale

il carattere

il comportamento, le abitudini

le capacità

le idee

il modo di sentire

l' ambiente e l' epoca in cui vive .

Personaggi principali e secondari

I personaggi si distinguono in principali e secondari.

I personaggi principali si dicono anche protagonisti e quelli secondari comparse.

I protagonisti sono quei personaggi che stanno più a lungo in scena e sono perciò al centro di molti

episodi; sono comparse quei personaggi che compaiono in pochi episodi.

Inoltre, di solito, lo scrittore fornisce sui protagonisti anche maggiori informazioni: li descrive

nell'aspetto, nel carattere, nelle abitudini, nei pensieri o, perlomeno, dà più indizi per scoprire la loro

personalità.

Ne deriva che le figure dei protagonisti sono le figure sulle quali si concentra l' interesse del lettore.

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(Eolgar Allan Poe) Napoleone Simpson

Sono ancora molto giovane, non ho nemmeno ventidue anni. Il nome che porto adesso è molto

comune e piuttosto plebeo: Simpson. Dico "che porto adesso", poichè è soltanto da poco tempo che

mi chiamo così, in quanto

ho adottato legalmente questo cognome l'anno scorso per entrare in possesso di una grossa eredità,

lasciatami da un lontano parente, il nobiluomo Adolphus Simpson, a condizione che assumessi il

nome del testatore, il cognome, dico, non il nome di battesimo. Il mio nome di battesimo è Napoleone

Bonaparte o, per essere più preciso, questi sono il mio primo e il mio secondo nome.

Ho preso il nome di Simpson con una certa riluttanza, poichè del mio vero patronimico, Froissart,

provavo una punta d'orgoglio, perdonabilissimo, in quanto mi faceva credere fermamente di essere

un discendente dell'immortale autore delle Chroniques.

Il mio nome però, come ho detto, è diventato Simpson, per atto legale, e con tanta avversione da

parte mia che c'è stato un momento in cui sono stato in dubbio se accettare o no l'eredità condizionata

a quella clausola inutile e antipatica.

Per quanto riguarda le doti personali, non me ne mancano. Anzi, credo di essere ben fatto e di

possedere ciò che i nove decimi del mondo chiamano una bella faccia. Sono alto un metro e ottanta.

I miei capelli sono neri e ricci. Il mio naso è abbastanza ben disegnato. I miei occhi sono grandi e

grigi e, sebbene, in realtà, siano indecentemente deboli, tuttavia il loro aspetto è tale, che non fa

sospettare alcun difetto. Questa debolezza, però, mi ha sempre dato molto fastidio.

Sono ricorso a ogni rimedio, tranne quello di portare gli occhiali. Sono giovane e bello, è naturale

che non mi vadano a genio e che mi sia rifiutato categoricamente di adoperarli. Infatti, non conosco

nulla, come gli occhiali, che sfiguri la fisionomia di una persona giovane, o che le imprima in ogni

tratto un'aria da saccentone, se non proprio da vecchio baciapile. Un monocolo, d'altra parte, ha un

sapore veramente frivolo e mondano. Finora sono riuscito a fare ameno sia dell'uno che degli altri.

Ma basta adesso con questi particolari puramente personali, che, in fin dei conti, non hanno molta

importanza!

Mi limiterò ad aggiungere che mio temperamento è sanguigno, violento, passionale, entusiastico e

che in tutta la mia vita sono stato un devoto ammiratore delle donne.

(da Gli Occhi, in I racconti, trad. di G. Sardelli, Feltrinelli, Milano, 1978)

ESERCIZI

Da questo brano di Eolgar Allan Poe cerca di ricavare le informazioni necessarie per compilare una

scheda come quella riportata qui di seguito.

Nome……………………………………………………………………………...

Età…………………………………………………………………………………

Sesso………………………………………………………………………………

Condizioni sociali…………………………………………………………………

Aspetto fisico……………………………………………………………………...

Aspetti del carattere……………………………………………………………….

Sottolinea nel testo i diversi tipi di informazioni che forniscono e indica quello, o quelli, di essi che

ti sembrano contenere le indicazioni più complete ed esaurienti per, quanto riguarda:

- i dati anagrafici;

- l’aspetto fisico del personaggio

- il carattere del personaggio.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Nella presentazione e nella caratterizzazione di un personaggio accade spesso che alcune

informazioni siano chiare ed esplicite, altre invece debbano essere ricavate direttamente dal testo. Nel

brano proposto vi sono passi che contengono informazioni implicite sul personaggio? Se ritieni di sì,

segna a margine tutte le frasi e le espressioni che ti sembrano avere la funzione di "indizi" e chiarisci

quali sono le informazioni che ritieni possibile ricavarne.

Elabora, in tre diverse versioni, la presentazione di una persona che conosci,

fornendo i suoi dati anagrafici e anche qualche informazione sul suo aspetto

fisico e sul suo carattere. La presentazione dovrà essere affidata:

nella prima versione a un narratore esterno;

nella seconda versione a un narratore che, parlando in prima persona, rievochi il suo incontro

con il personaggio e ne registri gli aspetti più significativi filtrandoli attraverso il proprio

punto di vista;

nella terza versione al personaggio stesso.

L’AUTORE E IL NARRATORE suo ruolo e il punto di vista

in ogni testo narrativo è importante capire chi è il narratore.

L’autore è lo scrittore, cioè la persona reale che ha scritto il racconto o romanzo. Il narratore è,

invece, il personaggio a cui l’autore affida il compito di narrare la vicenda.

Il narratore può esprimersi in prima o in terza persona o può raccontare una vicenda di cui è stato

protagonista o testimone, oppure una vicenda a cui è estraneo.

IL PUNTO DI VISTA

Lo scorso anno hai imparato che il narratore è colui che narra le vicende presentate nel racconto .

Il narratore può essere definito esterno quando racconta una storia a cui è completamente estraneo,

interno quando è un personaggio della storia, protagonista o testimone dei fatti che narra.

Per approfondire ancora l'analisi del testo, oltre a chiedersi chi, è il narratore, occorre capire secondo

quale punto di vista espone i fatti.

Non sempre il narratore riferisce i fatti dal suo punto di vista, cioè come lui li conosce e li giudica; a

volte narra i fatti secondo il punto di vista di un altro personaggio; altre volte riferisce solo ciò che

vede, come se seguisse i personaggi con una cinepresa.

Si distinguono tre diversi punti di vista e gli esempi ti aiuteranno a cogliere le differenze.

Punto di vista onnisciente (=che sa tutto) Leggi il seguente esempio:

Antonio tirò il pallone e poi ne seguì la traiettoria con grande calma, sicuro che sarebbe andato in porta;

riconosceva quella sensazione, era la stessa che aveva provato prima di tutti i goal segnati fino ad allora.

Il narratore in questo caso mostra di sapere tutto del personaggio: cosa fa, cosa prova, cosa gli è successo in

passato.

Se in un racconto il narratore mostra di conoscere tutto dei personaggi l'aspetto, il carattere, le abitudini, le

azioni, i pensieri, i sentimenti, i rapporti che hanno con gli altri, le vicende presenti e passate si dice che il

racconto è narrato secondo un punto di vista onnisciente.

Punto dì vista interno

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Leggi questo esempio:

L'allenatore pensava che Antonio fosse un vero campione: lo stava dimostrando con quel tiro eccezionale che

il portiere avversario di certo non avrebbe potuto parare.

Qui il narratore non espone il suo punto di vista ma quello di un altro personaggio; infatti riferisce ciò che

l'allenatore vede e pensa.

Leggi quest'altro esempio:

Quando ho tirato in porta mi sentivo calmo e concentrato come tutte le volte che ho fatto goal; poi ho seguito

il pallone con lo sguardo, sicuro che il portiere non l' avrebbe parato.

Qui è il protagonista stesso che ricopre il ruolo di narratore e riferisce il suo personale punto di vista.

Negli esempi che hai letto, la vicenda risulta narrata secondo un punto di vista interno, quello di un personaggio

.

Punto di vista esterno

Leggi questo esempio:

Antonio colpì il pallone di testa e lo lanciò verso la porta avversaria; il portiere fece un balzo laterale ma non

riuscì a toccare il pallone che andò a conficcarsi nell'angolo di sinistra.

Qui il narratore si limita a narrare i fatti via via che accadono, senza riferire ciò che provano o pensano i

personaggi, senza anticipare lo sviluppo della vicenda o inserire dei flashback.

In questo caso si dice che il narratore adotta un punto di vista esterno, di chi osserva solo dal di fuori.

Questa scelta ha lo scopo di rendere la narrazione oggettiva: si limita alla registrazione dei fatti, delle parole,

dell'aspetto e dei comportamenti dei personaggi, dei luoghi dove si situa l'azione come se una telecamera

riprendesse solo ciò che avviene sulla scena.

Sovente i racconti polizieschi sono narrati da un punto di vista esterno per creare un'atmosfera di mistero.

Questi tre tipi di narrazione spesso si trovano mescolati in uno stesso testo ma, in genere uno prevale sugli

altri. L' autore è " sempre consapevole del punto di vista che adotta.

(Frederic Brown) Sentinella

1 .Leggi il racconto lasciandoti avvincere dalla storia. Poi rileggilo e rispondi alle domande.

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo ed era lontano cinquantamila anni-luce

da casa.

Un sole straniero dava una gelida luce azzurra e la gravità, doppia di quella cui era abituato, faceva

d'ogni movimento un' agonia di fatica.

Ma dopo decine di migliaia d'anni quest'angolo di guerra non era cambiato. Era comodo per quelli

dell'aviazione, con le loro astronavi tirate a lucido e le loro superarmi; ma quando si arrivava al

dunque, toccava ancora al soldato di terra, alla fanteria, prendere la posizione e tenerla, col sangue,

palmo a palmo. Come questo sfottuto pianeta di una stella mai sentita nominare finche non ce lo

avevano sbarcato. E adesso era suolo sacro perche c' era arrivato anche il nemico. Il nemico, l'unica

altra razza intelligente della Galassia …. crudeli, schifosi, ripugnanti mostri.

Il primo contatto era avvenuto vicino al centro della Galassia, dopo la lenta e difficile colonizzazione

di qualche migliaio di pianeti; ed era stata la guerra; subito; quelli avevano cominciato a sparare senza

nemmeno tentare un accordo, una soluzione pacifica.

E adesso, pianeta per pianeta, bisognava combattere, coi denti e con le unghie.

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame e freddo, e il giorno era livido e spazzato da un

vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano d'infiltrarsi e ogni avamposto

era vitale.

Stava all'erta, il fucile pronto. Lontano cinquantamila anni-luce dalla patria, a combattere su un

mondo straniero e a chiedersi se ce l' avrebbe mai fatta a riportare a casa la pelle.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco. Il nemico emise quel verso

strano, agghiacciante, che tutti loro facevano, poi non si mosse più.

Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire.

Molti, col passare del tempo, s'erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no.

Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle d'un bianco nauseante,

e senza squame.

(in Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza, a cura di S. Solmi e C. Fruttero, trad. C.

Fruttero, Torino, Einaudi, 1973)

1 QUESTIONARIO

- Chi narra la storia?

- La sentinella o un narratore estraneo alla vicenda?

- Il narratore adotta però il punto di vista esterno della sentinella: descrive il luogo, il nemico la

situazione con gli occhi della sentinella.

- Quali sono le frasi in cui il punto di vista interno risulta più evidente? Sottolineale.

2 FINALE A SORPRESA

-A quale punto del racconto hai capito che la sentinella non è un uomo ma una creature xtraterrestre?

-Ti aspettavi questa conclusione o ti ha colto di sorpresa ?

-Scorri velocemente il testo per verificare se il narratore ha disseminato oppure no degli indizi con i

quali il lettore può scoprire, prima della fine del racconto, la vera identità della sentinella.

3 NARRATORE IN PRIMA O TERZA PERSONA.

-Rileggi il racconto cambiando il narratore: fai narrare la vicenda in prima persona alla sentinella,

usando il tempo presente.

-Quale versione del racconto ti piace di più?

quella scelta dall'autore

quella narrata in prima persona e al tempo presente.

(Ray Bradbury) Delitto senza castigo

Leggi il racconto lasciandoti catturare dall'intreccio. Poi rileggi le domande che trovi in margine.

Il giorno del mio quarantottesimo compleanno, mentre giacevo a letto la sera accanto a mia moglie,

mentre i bambini dormivano nelle altre stanze silenziose della casa illuminata dalla luna, pensai: Ora

mi alzo e vado a uccidere Ralph Underhill.

Ralph Underhill!, gridai fra me, in nome del cielo, chi è?

Ucciderlo trentasei anni dopo? Perche?

Ovvio, mi dissi, per quello che mi ha fatto quando avevo dodici anni.

Un'ora dopo mia moglie si svegliò, udendo un rumore.

-Doug ? -chiamò. -Che cosa stai facendo ?

-Le valigie. Parto per un viaggio.

-Oh -mormorò. Poi si girò e si rimise a dormire.

-In vettura! Tutti in vettura! -Il grido del capostazione per-

corse il marciapiede della stazione.

Ci fu un gran sbattere di porte e il treno cominciò a muoversi.

Ero partito per il Passato.

Attraversando il Kansas, la seconda notte di viaggio, fummo investiti da una formidabile tempesta.

Rimasi alzato fino alle quattro del mattino, ascoltando la furia del vento e dei tuoni. Nel pieno della

bufera vidi la mia faccia, una stampa fotografica in negativo riflessa sul finestrino gelido, e pensai:

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

25

Dove sta andando quel pazzo?

A uccidere Ralph Underhill!

Perche ? Perche sì.

Ti ricordi come mi colpì il braccio? Lividi. Ero coperto di lividi, su entrambe le braccia. Lividi blu,

macchie nere e giallastre. Colpire e scappare, ecco che cos'era Ralph, colpire e scappare...

Eppure ...lo amavi?

Sì, come i ragazzi amano i ragazzi quando hanno otto, dieci, dodici anni, e il mondo è innocente i

ragazzi sono incredibilmente malvagi perchè non sanno quello che fanno ma lo fanno lo stesso. Così,

a un certo livello d'intesa segreta, io dovevo essere la vittima. Noi due, carissimi amici, avevamo

bisogno uno dell'altro. Io per essere colpito.

Lui per colpire. Le mie cicatrici erano l'emblema e il simbolo del nostro amore.

Che altro ti spinge a voler uccidere Ralph a tanti anni di distanza?

Il treno lanciò un 'sibilo lacerante. La campagna avvolta nel buio correva via veloce.

Mi ricordai di una primavera in cui andavo a scuola con un vestito alla zuava di tweed nuovo di zecca

e Ralph mi scaraventò per terra terra facendomi rotolare nella neve e nel fango.

E Ralph che rideva io che tornavo a casa, pieno di vergogna, coperto di sudiciume, spaventato all'

idea delle botte, per cambiarmi d'abito.

Sì! E che altro?

Ricordi quelle statuette di creta che sognavi di collezionare ascoltando le avventure di Tarzan alla

radio? Statuette di Tarzan e della scimmia Kala e del leone Numa, a soli venticinque cents l'una? Sì,

sì. Bellissime.. Ancora oggi, nella memoria. Oh, il fruscio dell'Uomo-Scimmia che attraversa lontane

giungle verdi dondolandosi sulle liane, i suoi ululati ferini! Ma chi aveva venticinque cents nel pieno

della Grande Depressione? Nessuno.

Tranne Ralph Underhill.

E un giorno Ralph ti chiese se volevi una di quelle statuette .

-Altro che!, -gridasti. -Sì! Sì!

Era la stessa settimana in cui tuo fratello, in un'insolita manifestaione di amore misto a disprezzo, ti

aveva regalato il suo vecchio guanto da baseball, vecchio ma costoso.

-Bene -propose Ralph - ti darò la statuetta di Tarzan che ho in più se tu mi darai il guanto da baseball!

Pazzo! Pensai. La statuetta vale venticinque cents li guanto costa due dollari. Non è onesto! Non

accettare!

Ma tornai di corsa a casa di Ralph con il guanto, glielo diedi, e i lui, con un sorriso di disprezzo molto

più intenso di quello di mio fratello, mi porse la statuetta di Tarzan. Scoppiando di gioia, corsi a casa.

Mio fratello non si accorse dello scambio per due settimane, ma quando lo venne a sapere mi piantò

in asso durante una gita in campagna, lasciando che mi perdessi, perche ero così stupido. –Statuette

di Tarzan! Guanti da baseball! –gridò- Non ti farò mai più un regalo!

Rimasi disteso per terra sperduto lungo un sentiero di campagna con gli occhi pieni di lacrime e una

gran voglia di morire, ma incapace di vomitare fuori quell'ultimo groppo in gola che era il miserabile

fantasma di me stesso.

Rumoreggiò un tuono.

La pioggia cadeva sui gelidi finestrini della carrozza.

Che altro? E finita la lista?

No. Un'ultima cosa, più terribile di tutte le altre.

In tutti questi anni in cui correvi da Ralph a gettare manciate di ghiaia sui vetri della sua finestra

bagnata di rugiada alle sei del mattino della festa nazionale o ti precipitavi ad annunciargli l' arrivo

all’alba del circo alla stazione ferroviaria, a fine giugno o a fine agosto sebbene, in tutti quegli anni,

mai che una volta Ralph venisse a casa sua.

Mai una volta in tutti quegli anni lui, o chiunque altro, dimostrò a sua amicizia passando da te. Mai

nessuno bussò alla porta. La finestra della sua camera da letto non vIbrò ne tintinnò mai colpita da

una manciata di sassolini.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

26

E tu l' avevi sempre saputo che il giorno in cui avessi smesso di andare a casa di Ralph, di chiamarlo

la mattina, quel giorno la vostra amicizia sarebbe finita.

Provasti a farlo una volta. Rimanesti in disparte per un'intera settimana. Ralph non si fece mai vivo.

Era come se tu fossi morto, e nessuno fosse venuto al tuo funerale.

Quando rivedesti Ralph a scuola, nessuna sorpresa, nessuna domanda, nemmeno la minima traccia di

curiosità. Dov'eri, Doug? Ho bisogno di qualcuno da picchiare.

Dove sei stato, Doug? Non avevo nessuno da pizzicare!

Suonai il campanello.

Mi riconoscerà, riflettei, dopo tutto questo tempo? Nell'istante che precede il primo colpo, digli il tuo

nome. Deve sapere chi è.

Silenzio.

Suonai di nuovo il campanello.

La maniglia della porta cigolò.

Toccai la pistola in tasca, col cuore che mi martellava il petto, ma non la estrassi.

La porta si aprì.

Apparve sulla soglia Ralph Underhill.

Sbatte le palpebre, scrutandomi in viso.

-Ralph? -domandai.

Si ….?

-Restammo immobili, come colpiti da un fulmine, per non più di cinque secondi. Ma, Dio, quante

cose successero in quei cinque brevi secondi.

Vidi Ralph Underhill.

Lo riconobbi perfettamente.

E non lo vedevo da quando avevo dodici anni.

Allora mi sovrastava per colpirmi, picchiarmi, gridare.

Ora era un piccolo vecchietto.

lo sono alto un metro e ottanta.

Ralph Underhill non era cresciuto di molto dai dodici anni in poi.

L 'uomo che mi stava di fronte era alto non più di un metro e cinquantacinque .

Ero io a sovrastarlo.

Rimasi senza fiato. Continuai a guardare. Vidi altre cose.

Io avevo quarantotto anni.

Ma Ralph Underhill, anche lui quarantotto anni, aveva perduto quasi tutti i capelli e quei pochi che

gli erano rimasti erano un misto di grigio, nero e bianco.

Dimostrava sessanta o sessantacinque anni.

Io ero in buona salute.

Ralph Underhill, invece, era pallido come un morto. Gli si leggeva sul volto la coscienza di essere

malato. Aveva viaggiato in terre senza sole. Aveva un aspetto tragico e devastato.

Il suo alito sapeva di fiori di cimitero.

Tutto questo, registrato dalla mente, era come la bufera della notte prima, una concentrazione di tuoni

e fulmini in un'unica esplosione. Eravamo nell'occhio del tifone.

È per questo che sono venuto? mi domandai. Allora è questa la verità. Questo terribile istante nel

tempo. Non tirar fuori l'arma, non uccidere. No, no. Limitarsi a ..

Vedere Ralph Underhill come è in questo momento.

Ecco tutto.

Limitarsi a essere li, a guardare come si è ridotto.

Ralph Underhill alzò un braccio con un gesto che sembrava un punto interrogativo.

Gli tremavano le labbra. Correva su e giù con gli occhi lungo il mio corpo, con la mente misurava

questo gigante che riempiva la soglia della sua casa. Infine, con la sua voce debole, fragile, proruppe:

-Doug...?

Feci un passo indietro.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

27

-Doug? -disse ansante -sei tu?

Non me lo aspettavo. La gente non ricorda! Non può ricordare!

Attraverso gli anni? perchè dovrebbe sapere, preoccuparsi, rievocare, riconoscere, chiamare?

Mi assalì il folle pensiero che il giorno in cui lasciai la città, metà della vita di Ralph Underhill svanì

insieme a me. Ero stato il centro del suo mondo, il bersaglio da attaccare, colpire, picchiare, ferire.

La sua vita era stata sconvolta dal semplice fatto della mia scomparsa trentasei anni fa.

Sciocchezze! Eppure, un minuscolo assurdo scorcio di saggezza mi correva nella mente, rosicchiando

la verità che conosceva: tu avevi bisogno di Ralph, ma c'era dell'altro! Ralph aveva bisogno di te! E

sei stato tu a commettere l'unico delitto imperdonabile, a infliggergli la ferita mortale !

Te ne sei andato. Doug ? -disse di nuovo, vedendomi muto in mezzo al portico con le braccia distese

lungo i fianchi. -Sei tu?

Era questo l'istante che avevo tanto atteso.

A un certo livello viscerale, segreto, avevo sempre saputo che non avrei usato l'arma.

L 'avevo portata con me, è vero, ma il tempo mi aveva preceduto...

Bang. Sei colpi al cuore .

Ma non usai la pistola. Sussurrai soltanto il rumore dei colpi. A ogni sussurro, il volto di Ralph

Underhill invecchiava di altri dieci anni.

Quando fui all'ultimo colpo, aveva centodieci anni. -Bang -sussurrai. -Bang. Bang. Bang Bang. Bang.

Il suo- corpo sussultò all'impatto.

-Sei morto. Oh, Dio, Ralph, sei morto.

Mi voltai, discesi gli scalini e raggiunsi la strada prima che mi chiamasse di nuovo :

-Doug, sei tu?

Non risposi e continuai a camminare.

-Rispondimi! -gridò lui debolmente. -Doug! Doug Spaulding, sei tu? Chi siete? Chi siete?

Raccolsi la valigia e mi allontanai nella notte, oltre l' oscurità del burrone, attraverso il ponte, su per

la scalinata, via, lontano.

-Chi siete? -sentii la sua voce dire per l'ultima volta.

Dopo un lungo istante, mi voltai a guardare.

Nella casa di Ralph Underhill tutte le luci erano accese. Era come se fosse andato di stanza in stanza

ad accenderle dopo che me ne ero andato.

Sul margine opposto del burrone sostai nel prato di fronte alla casa dove ero nato.

Lanciai una manciata di sassolini contro la finestra della camera in cui avevo dormito ogni notte dei

miei primi dodici anni di vita.

Chiamai il mio nome. Mi chiamai, con un'invocazione d'amicizia, a giocare in una lunga giornata

d'estate che ormai non esisteva più.

Rimasi in attesa giusto il tempo necessario per far scendere la parte giovane di me stesso.

Poi, rapidamente, fuggendo davanti all'alba, lasciammo insieme Green Town e tornammo, grazie a

Dio, al presente e all’Oggi per il resto della mia vita.

(da R. Bradbury , Molto dopo mezzanotte, trad. A. Pinna, Milano, Mondadori, Urania, 1981, riduzione)

1 QUESTIONARIO

- Chi è il personaggio che narra la storia?

- Narra una vicenda di cui è testimone, di cui è protagonista o alla quale è estraneo?

- Il narratore racconta in prima o in terza persona?

2 AUTORE -NARRATORE

Qual è il nome dell’autore del racconto

Qual è il nome del narratore?

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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3 NARRARE IN PRIMA PERSONA

Per quale motivo l'autore ha scelto di narrare la vicenda in prima persona?

(Scegli le risposte che ti sembrano corrette).

perchè è più facile narrare in prima persona

perchè è più facile leggere un racconto scritto in prima persona

per rendere più convincente il racconto

per suscitare maggiore partecipazione nel lettore

per creare un'atmosfera di suspense

per indurre il lettore a credere che si tratti di una storia realmente accaduta

4 FLASHBACK

Nel racconto, oltre a quello segnalato, ci sono altri momenti in cui la narrazione dei fatti non rispetta

l'ordine temporale ma riferisce fatti accaduti in precedenza.

Riconoscili e scrivi in margine FLASHBACK.

5 INIZIO -SVILUPPO -CONCLUSIONE

A. Qual è la situazione iniziale del protagonista? Quale problema deve risolvere?

B. Nello sviluppo del racconto il protagonista narra le azioni che compie e riflette sui motivi che

lo spingono a vendicarsi dell'amico di un tempo. Elenca sia le azioni che i motivi del suo

rancore.

C. Come si conclude il racconto? Il protagonista ha risolto il suo problema? È riuscito a

modificare la situazione di squilibrio da cui ha preso avvio la vicenda?

6 TEMA DEL RACCONTO

Il racconto che hai letto è costruito intorno al tema della sofferenza che talora accompagna

il sentimento dell'amicizia.

Il protagonista, da ragazzo, voleva bene all'amico però si sentiva una sua vittima; gli sembrava che

Ralph non ricambiasse il suo affetto ma si divertisse soltanto a tormentarlo.

Quando poi, ormai adulto, egli rivede l'amico, capisce che il legame che li univa era molto importante

anche per Ralph.

Completa queste osservazioni con esempi presi dal testo, che esprimano in modo significativo il tema

del racconto.

LA DIMENSIONE TEMPORALE: lo spazio e il tempo nel testo

narrativo

SPAZIO L' autore situa il suo racconto in una dimensione spaziale: descrive i luoghi in cui si muovono i

personaggi e in cui si compiono gli eventi.

Lo spazio può avere una grande importanza nella storia ed essere perciò rappresentato in modo

dettagliato, magari con intere sequenze descrittive .

Lo spazio può avere, invece, un ruolo marginale e fungere solo da sfondo, da scenario alI ' azione,

così come capita di solito nelle fiabe.

Lo spazio può essere descritto in modo realistico, oggettivo; a volte l'autore rappresenta luoghi

geograficamente riconoscibili per accrescere l' effetto di verosimiglianza di ciò che narra.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

29

Al contrario lo spazio può essere privo di riferimenti con il mondo reale: lo scrittore crea luoghi

immaginari per rendere più credibili i personaggi e l'intreccio di un racconto fantastico.

Lo spazio può essere raffigurato soprattutto in funzione dei protagonisti; in questo caso lo scopo

dello scrittore non è tanto quello di ambientare le azioni egli eventi quanto di descrivere con maggiore

intensità gli umori, i sentimenti, la personalità dei personaggi.

TEMPO Come già sai, gli elementi essenziali di una storia sono i personaggi, le azioni che compiono o gli

eventi in cui sono coinvolti, e il tempo durante il quale si svolgono i vari episodi e l' intera vicenda.

La dimensione temporale riguarda soprattutto:

l' epoca in cui l' autore situa la vicenda

il momento in cui l' azione ha inizio

la durata dell'azione

la successione delle varie azioni

A volte l'epoca e la durata dei fatti sono espressi in modo esplicito e preciso, a volte soltanto in modo

generico o indiretto.

Non sempre l'intreccio segue l'ordine cronologico bensì spesso presenta anticipazioni o flashback.

La maggior parte delle storie sono narrate al passato; in questo modo più facilmente il lettore è indotto

a credere che i fatti raccontati siano reali poiché sembrano già accaduti.

Altre volte le storie sono narrate al presente come se accadessero sotto gli occhi del lettore. Più

raramente lo scrittore sceglie di raccontare tutta una storia al futuro perche in questo caso deve

limitarsi a riferire fantasie, sogni e progetti del personaggio ben sapendo che la curiosità di chi legge

è rivolta a scoprire come «davvero» si sviluppa e si conclude la vicenda.

IL RITMO DEL RACCONTO Il racconto può avere un ritmo lento o veloce. Il ritmo del racconto è veloce quando le azioni si svolgono in rapida successione e in poche righe si

narrano fatti che accadono in un periodo di tempo lungo (molte ore, o giorni, o anche anni).

Quando invece predominano le sequenze descrittive o riflessive, e ciò che accade in breve tempo

(alcuni minuti, alcune ore) viene narrato in molte righe o pagine, il ritmo del racconto è lento.

(Anton Cechov) Il grasso e lo smilzo

In un testo narrativo, di norma, il lasso di tempo necessario alla narrazione non coincide con quello

reale. Il testo che segue, incentrato su una breve scena dialogata, presenta invece una durata narrativa

che corrisponde, all'incirca, alla durata reale, cioè alla durata che l'episodio narrato avrebbe se

avvenisse realmente.

A una stazione della ferrovia di Nikolaievsk s'incontrarono due amici: uno grosso, l'altro smilzo. Il

grosso aveva giusto allora pranzato in stazione, e le sue labbra, velate di burro, luccicavano come

ciliegie mature.

Mandava odore di xeres e di fior d'arancio. Lo smilzo invece era appena uscito dal carrozzone, ed era

carico di valigie, fagotti e scatole di cartone. Odorava di prosciutto e fondi di caffè. Da dietro il suo

dorso spuntavano una donna magrolina dal mento lungo: sua moglie, e un alto studente ginnasiale

con un occhio socchiuso: suo figlio.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

30

«Porfiri!» esclamò il grosso, scorgendo lo smilzo. «Sei tu? Colombello mio! Da quanto e quanto

tempo!»

«Padri miei!» stupì lo smilzo. «Miscia! Amico mio d'infanzia! Di dove sbuchi?»

Gli amici si abbracciarono tre volte e si piantarono addosso a vicenda gli occhi pieni di lacrime. Erano

tutt'e due piacevolmente sbalorditi.

«Carissimo!» cominciò 10 smilzo dopo gli abbracci. «Proprio non me l'aspettavo! Ecco una sorpresa!

Su, guardami per benino! Lo stesso bel giovane che eri! Lo stesso simpaticone e damerino! Ah,

Signore Iddio! Orsù, che mi dici? Sei ricco? Sposato? lo son già sposato, come vedi... Ecco qui mia

moglie, Luisa, nata Vantsenbach... luterana... E quest'è il figlio mio, Nafanail, allievo della terza

classe. Questo, Nafania, è un mio amico d'infanzia! Studiammo insieme al ginnasio!»

Nafanail pensò un poco, e si tolse il berretto.

«Studiammo insieme al ginnasio!» continuò lo smilzo. «Rammenti, come! ti stuzzicavano?

A te davan dell'Erostrato,lo perche avevi bruciato con la sigaretta un libro della scuola, a me

dell'Efialte, perchè mi piaceva far la spia. Oh, oh... eravamo ragazzini! Non temere, Nafania! Viengli

più vicino... E questa è mia moglie, nata Vantsenbach... luterana.»

Nafanail pensò un poco, e si nascose dietro il dorso del padre.

«Orsù, come te la passi, amico?» domandò il grosso, guardando estasiato l'amico.

«Dove fai servizio? È gia ol secondo anno che sono assessore? Hai fatto carriera?»

«Sono in servizio, carissimo! E già il second'anno che sono assessore

collegiale e ho la croce di Stanislao. Stipendio gramo... già, ma Dio l'accompagni! La moglie dà

lezioni di musica, e io in privato faccio portasigari di legno. Eccellenti portasigari! Li vendo a un

rublo l'uno. Se qualcuno ne piglia dieci e più, gli faccio, capisci, uno sconto. Si vivacchia alla meglio.

Servivo, sai, alla divisione, e ora sono stato trasferito qui come capo ufficio nella stessa

amministrazione... Servirò qui. Be', e tu? Già consigliere di Stato, credo? Eh?»

«No, carissimo, sali un poco più su» disse il grasso. «Sono ormai al grado di consigliere segreto...Ho

due croci.»

Lo smilzo di colpo impallidì, impietrì, ma ben presto il suo viso si storse da tutte le parti in un

amplissimo sorriso; sembrava che volto e occhi spargessero scintille. Egli stesso si fece piccino,

s'incurvò, si restrinse... Le sue valigie, i fagotti e le scatole si restrinsero, si raggrinzirono... La bazza

della moglie si fece ancor più lunga; Nafanail s'irrigidì sull'attenti e abbottonò tutti i bottoni della

divisa...

«Io, eccellenza... Molto piacere! Amico, si può dire, d'infanzia, e d'un tratto diventato un così gran

signore! Ih-ih!»

«Be', basta!» si accigliò il grasso. «Perche codesto tono? lo e tu siamo amici d'infanzia; e a che allora

quest'ossequio?»

«Per carità... Che dite...» ridacchiò lo smilzo facendosi ancor più vicino.

«La graziosa attenzione di vostra eccellenza... è come dire vivificante rugiada... Ecco, eccellenza, il

figlio mio Nafanail... la moglie Luisa, luterana, in certo qual modo...»

Il grosso voleva già ribatter qualcosa, ma sul viso del mingherlino era dipinta tanta venerazione,

dolcezza e deferente acidità,18 che il consigliere segreto fu nauseato.

Egli si scostò dallo smilzo e gli porse in segno di commiato la mano.

Lo smilzo strinse tre dita, s'inchinò con tutto il corpo e ridacchiò, come un cinese: "Hi-hi-hi". La

moglie sorrise. Nafanail strisciò una riverenza e lasciò cadere il berretto. Tutti e tre erano

piacevolmente sbalorditi.

(La signora col cagnolino e altri racconti. trad. di E. Bazzarelli, Rizzoli, Milano, 1990)

QUESTIONARIO

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

31

A. 1 Spiega con le tue parole che cosa significa che, nel racconto di Cechov, il tempo narrativo

e il tempo reale coincidono quasi completamente e chiarisci perché ciò succede proprio nel

racconto in questione.

B. Nella sua brevità, il racconto si presta a una sperimentazione diretta del rapporto fra tempo

narrativo e tempo reale. Prova a cronometrare il tempo necessario per la lettura a voce alta,

che costituisce il riscontro concreto del tempo narrativo. Poi, con la collaborazione dei

compagni, organizza la "recita" della scena, accompagnando le battute di dialogo con i gesti

e la mimica indicati nel testo. Cronometra anche questo tempo e verificherai che esso non si

discosta di molto da quello reale.

La tecnica narrativa: le sequenze

Il racconto è sostanzialmente statico, in quanto non presenta veri e propri eventi: la sua struttura

narrativa, infatti, è costituita dalle battute di dialogo e dagli interventi del narratore volti a descrivere

l'aspetto fisico, i gesti, la mimica ecc. dei due comprimari.

Verifica questo aspetto del testo segnando a margine in rosso le sequenze dialogate e in blu le

sequenze descrittive. A lavoro concluso, rilevi tipi di sequenze che sfuggono alle due classificazioni.

1. Dopo le informazioni relative alla carriera dell'amico, lo smilzo cambia totalmente anche il

suo modo di esprimersi: metti a confronto il registro linguistico di Porfiri nella prima e nella

seconda parte del racconto.

I personaggi: le loro caratteristiche e il loro valore simbolico

Uniti solo dal comune passato scolastico, il grasso e lo smilzo presentano caratteristiche

completamente differenti. Metti a confronto aspetto fisico, livello sociale e comportamento dell'uno

e dell'altro in due schede contrapposte.

Improntato a toni umoristico-grotteschi, il racconto rappresenta la satira di un certo tipo umano: quale,

secondo te?

Produrre per capire le tecniche narrative

Sul marciapiede di una stazione si incontrano per caso un uomo e una donna che sono stati fidanzati

e si sono lasciati trent'a.ttni prima. Sviluppa questo soggetto in un breve racconto simile nella

struttura, e dunque anche nel rapporto tempo narrativo/tempo reale, al testo che hai letto.

LA STRUTTURA DEI PERIODI

Anche il modo di costruire le frasi fa parte dello stile di un' opera o di un autore.

Un testo può presentare una sintassi molto semplice costituita da frasi brevi, indipendenti, unite tra

loro da una virgola o da una congiunzione coordinante. La coordinazione, (detta anche paratassi)

dispone le frasi una dopo l' altra senza stabilire in modo preciso i legami tra di esse ne una gerarchia

d'importanza tra i contenuti.

-Esempio: Ho finito i compiti, esco e vado a trovare Luca.

L 'uso della paratassi è comune nella lingua parlata; nella lingua

scritta è caratteristica di quelle opere in cui l' autore vuole esprimersi in modo colloquiale o accessibile

a tutti oppure vuole esprimere significati concentrati, oppure vuole rappresentare la realtà come la

osserva, disponendo gli elementi uno accanto all' altro senza analizzarli.

Spesso questa prosa appare come molto semplice, quasi elementare: invece, l' esposizione piana,

tranquilla, essenziale è il frutto di un lungo lavoro sulla lingua.

A volte le opere che presentano questo tipo di struttura sintattica hanno un ritmo veloce e a volte,

quando le frasi sono brevissime, anche concitato oppure spezzato.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

32

Le opere in cui prevale la subordinazione (detta anche ipotassi) presentano in genere periodi lunghi

e complessi e lessico più ricercato; c'è una proposizione principale alla quale sono collegate le

proposizioni subordinate per mezzo delle congiunzioni subordinanti che stabiliscono legami logici di

causa, di conseguenza, di tempo, di fine ecc.

Esempio: poiché ho finito i compiti, esco per andare a trovare Luca.

Dopo aver finito i compiti, esco per andare da Luca.

Il ritmo della narrazione è più lento perche sviluppa delle analisi e propone dei ragionamenti.

Questo tipo di prosa non è più molto frequente nella narrativa contemporanea; è invece molto usata

nelle opere di carattere scientifico nelle quali è indispensabile precisare le relazioni tra i vari aspetti

dell’argomento trattato se si vuole far comprendere l’argomento in modo corretto ed efficace.

ESERCIZIO

(Marcel Proust) Alla ricerca del tempo perduto

1N° leggi il brano facendo attenzione alla struttura dei periodi.

E ad un tratto il ricordo m'è apparso. Quel sapore era quello pezzetto di «maddalena» che la

domenica mattina a Combray (giacche quel giorno non uscivo prima della messa), quando andavo a

salutarla nella sua camera, la zia Leonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio.

La vista della focaccia, prima d’assaggiarla, non m'aveva ricordato niente; forse perche,

avendo viste spesso, senza mangiarle, sui vassoi dei pasticcieri, la loro immagine aveva lasciato quei

giorni di Combray per unirsi ad altri giorni più recenti; forse perche di quei ricordi così a lungo

abbandonati fuori della memoria, niente sopravviveva, tutto s' era disgregato; le forme -anche quella

della conchiglietta di pasta -così grassamente sessuale sotto la sua veste a pieghe severa e devota -

erano abolito, sonnacchiose, avevano perduto la forza d'espansione che avrebbe loro permesso di

raggiungere la coscienza. Ma, quando niente sussiste d'un passato antico, dopo la morte degli esseri,

dopo la distruzione delle cose, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli,

l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare,

sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l'immenso

edificio del ricordo.

E, appena ebbi riconosciuto il sapore del pezzetto di «maddalena» inzuppato nel tiglio che mi dava

la zia (pur ignorando sempre e dovendo rimandare a molto più tardi la scoperta della ragione per cui

questo ricordo mi rendesse così felice), subito la vecchia casa grigia sulla strada, nella quale era la

sua stanza, si adattò come uno scenario di teatro al piccolo padiglione2 sul giardino, dietro di essa,

costruito per i miei genitori (il Iato tronco che solo avevo ricevuto fin allora); e con la casa la città, la

piazza dove mi mandavano prima di colazione, le vie dove andavo in escursione dalla mattina alla

sera e con tutti i tempi, le passeggiate che si facevano se il tempo era bello.

E come in quel gioco in cui i Giapponesi si divertono a immergere in una scodella di porcellana

piena d' acqua dei pezzetti di carta fin allora indistinti, che, appena immersi, si distendono, prendono

contorno, si colorano, si differenziano, diventano fiori, case, figure umane consistenti e riconoscibili,

così ora tutti i fiori del nostro giardino e quelli del parco di Swann, e le ninfee della Vivonne e la

buona gente del villaggio e le loro casette e la chiesa e tutta Combray e i suoi dintorni, tutto quello

che vien prendendo forma e solidità, è sorto, città e giardini, dalla mia tazza di tè.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

33

(da M. Proust, Alla ricerca del tempo pèrduto, trad. N. Ginzburg, Torino, Einaudi)

2.padiglione: edificio costruito vicino ad un altro più importante; in questo caso vicino alla casa della zia

Leonie.

2.N° LA STRUTTURA DEI PERIODI

-Separa con una barretta un periodo dall'altro e contali. Quanti sono?

-Sono periodi lunghi o brevi?

-Le proposizioni sono unite prevalentemente per mezzo della coordinazione o della subordinazione ?

-Hai capito con facilità il contenuto del brano o hai dovuto rileggerlo ?

3 N° .L' ANALISI DEL PERIODO

Il narratore vuole esprimere la complessità con cui un ricordo dell'infanzia è affiorato alla sua

coscienza e le considerazioni che questo episodio gli suggerisce. Perciò costruisce frasi ricche di

subordinate allo scopo di comunicare con chiarezza e precisione il suo pensiero.

-Per renderti conto dei rapporti logici che l'autore ha voluto mettere in evidenza, prova a fare l'analisi

di qualche periodo.

LE FIGURE RETORICHE

Come hai già osservato leggendo le poesie, le parole possono essere usate non solo in senso letterale

ma anche in senso figurato.

Il senso letterale è il significato proprio di una parola, il primo

che si trova sul vocabolario.

Se, ad esempio, cerchi sul vocabolario la parola valanga, trovi una definizione simile a questa:

massa di neve o ghiaccio che si distacca dalla sommità di un monte e precipita a valle slittando sui

pendii, accrescendosi di volume durante la caduta.

Ma una o più parole insieme possono essere usate in modo diverso dal linguaggio ordinario per creare

significati nuovi o aggiungere sfumature, allo scopo di ottenere uno speciale effetto espressivo.

Ad esempio la parola valanga acquista un significato nuovo se usata nell' espressione «Per le

vacanze gli insegnanti ci hanno dato una valanga di compiti». Qui la parola valanga significa «una

grande quantità», ma comunica questo concetto di una grande quantità in modo più suggestivo ed

originale .

Nell'esempio di linguaggio figurato che hai letto, la parola valanga costituisce la figura retorica

della metafora ( = spostamento di significato) e anche dell' iperbole ( = esagerazione).

Sono molti i modi in cui si può modificare il linguaggio e molte sono, perciò, le figure retoriche.

Nel laboratorio di poesia hai già studiato la metafora, la similitudine, (es. E curioso come un gatto),

l'allitterazione (es. Sciacqua, sciaborda, scroscia, schiocca, schianta), l'ossimoro (es. Una disperata

allegria), la sinestesia (es. Un freddo sorriso).

Anche gli autori di testi narrativi ricorrono spesso a queste e ad altre figure retoriche usate come

elementi per rendere il loro stile personale, coinvolgente ed efficace, come scoprirai nei racconti che

seguono.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

34

RIASSUMENDO

1. Un testo narrativo è un testo che narra una storia.

Gli elementi essenziali di una storia sono i personaggi, le azioni che compiono o gli avvenimenti in

cui sono coinvolti, il tempo durante il quale avvengono i fatti narrati.

2. In un testo narrativo, in genere, è possibile distinguere l'inizio, lo sviluppo e la

conclusione.

L'inizio della storia contiene informazioni sul protagonista, sull'ambiente e sull'epoca in cui si svolge

la vicenda che lo riguarda, sulla situazione in cui si trova; nello sviluppo si narrano le azioni del

protagonista, nella conclusione si presenta la situazione finale.

3. Un testo può essere diviso in sequenze.

Ogni sequenza deve costituire una parte unitaria, compiuta del racconto .

È opportuno riassumere il contenuto di una sequenza con una frase che, per comodità, si può chiamare

«titolo » .

4. I racconti sono costituiti da enunciati narrativi, descrittivi e riflessivi.

In una storia gli enunciati narrativi sono indispensabili perche servano a narrare ciò che accade ai

personaggi; quasi sempre sono presenti gli elementi descrittivi che descrivono un ambiente, un

personaggio, un oggetto, un evento; spesso si trovano anche gli elementi riflessivi che esprimono le

riflessioni, le idee, i sentimenti.

5. In ogni testo narrativo si possono individuare la storia e l'intreccio.

Quando si riassumono i contenuti del racconto rispettando l'ordine dei fatti scelto dallo scrittore, si

ricostruisce l'intreccio; quando, invece, si riassumono i. contenuti disponendoli nella successione

logica e temporale in cui i fatti sono accaduti, si ricostruisce la storia.

Spesso, infatti, l'autore non narra gli avvenimenti secondo l'ordine in cui sono accaduti ma ne anticipa

alcuni (narra ad esempio, la conclusione prima dello stesso inizio della vicenda) o introduce un flash-

back per raccontare un episodio avvenuto anche molto tempo prima dei fatti che sta raccontando.

6. In ogni testo narrativo e importante capire chi e il narratore.

L' autore è lo scrittore, cioè la persona reale che ha scritto il racconto o romanzo.

Il narratore è, invece, il personaggio a cui l'autore affida il compito di narrare la vicenda.

L' autore e il narratore coincidono solo quando lo scrittore racconta la sua vita.

Il narratore può esprimersi in prima o in terza persona e può raccontare una vicenda di cui è stato

protagonista o testimone, oppure una vicenda a cui è estraneo.

7. I personaggi sono l'elemento più importante di una storia.

Di solito sono esseri umani ma ci sono anche animali, figure fantastiche o oggetti animati.

Nella storia si narra ciò che fanno o ciò che accade loro.

I personaggi si distinguono in principali, detti anche protagonisti secondari, detti anche comparse.

A volte il narratore presenta il personaggio in modo diretto, altre volte la descrizione è indiretta e il

lettore deve ricavare le caratteristiche del personaggio dagli indizi disseminati nel testo.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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8. Lo spazio e il tempo sono altri elementi importanti di una storia.

Lo spazio nel quale è ambientata la storia può essere descritto modo dettagliato o in modo sommario;

può essere la rappresentazione di un luogo reale o fantastico.

Ogni vicenda ha una dimensione temporale sia perche è ambienti in un'epoca del passato, del presente

o del futuro, sia perchè ogni azione si svolge in un arco di tempo e si situa prima o dopo rispetto alle

altre azioni narrate.

Quando in poche righe si narrano azioni che si svolgono in un tempo lungo, il racconto ha un ritmo

veloce; al contrario esso ha un ritmo lento quando azioni che si svolgono in breve tempo sono narrate

in molte righe o pagine.

9. In ogni racconto e presente il tema, l'idea centrale, il significato importante che l'autore

vuole comunicare.

Qualche volta l'autore fa capire in modo esplicito il tema che ha scelto, più spesso spetta al lettore

scoprirlo interpretando il testo.

10. Il racconto può anche contenere un messaggio, un insegnamento. Nelle favole, come sai, l'autore insegna in modo diretto quali sono

i comportamenti da tenere e quali da rifiutare; anche in molti altri racconti è presente un messaggio:

l’autore vuole far riflettere su un certo problema, vuol mettere in crisi le convinzioni di chi legge,

vuol modificare comportamenti che considera negativi. In genere il messaggio non è esplicito, tocca

al lettore impegnarsi a riconoscerlo per scoprire il significato profondo del testo.

Il testo argomentativo E' un testo in cui l'autore affronta un determinato problema e "argomenta", cioè

sostiene con argomenti la propria opinione su di esso, cercando di convincere il

lettore della validità delle sue idee.

Esistono molti tipi di testi argomentativi: saggi, articoli di giornale, discorsi dei

politici, prediche dei sacerdoti, temi scolastici. ..

La loro struttura è generalmente la seguente:

PROBLEMA

TESI-------------------------------------ARGOMENTI DELLA TESI

ANTETESI-----------------------------ARGOMENTI DELL’ANTITESI CONFUTAZIONE

CONCLUSIONE

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Inizialmente viene presentato un problema su cui discutere (spesso compare già nel titolo), poi viene

espressa la tesi, cioè l' opinione di chi scrive. A volte però quest’ultima non è così evidente, va

individuata leggendo attentamente il testo.

Seguono gli argomenti o ragionamenti, o prove della tesi, necessari a dimostrarne la validità.

Spesso in un testo argomentativo è presente anche un'antitesi, cioè una o più tesi

contrarie a quella sostenuta dall' autore; anch' esse sono accompagnate da argomenti. Per finire

seguono la confutazione, cioè la dimostrazione dei punti deboli dell'antitesi e la conclusione.

Quest'ultima a volte è lasciata al lettore.

Il linguaggio di un testo argomentativo è caratterizzato da frasi complesse, con

proposizioni causali, ipotetiche, finali, dall'uso di connettivi, cioè avverbi o congiunzioni (pertanto,

quindi, considerato che, poichè...). Il tempo verbale

dominante è il presente indicativo.

ESERCIZIO

(Umberto Eco) Libri da consultare e libri da leggere

Giorni fa, lavorando distrattamente di zapping, sono caduto su un canale dove andava in onda una

sorta di lungo spot, o di annuncio di una trasmissione a venire.

Ho l'impressione che fosse sulla Quattro o sulla Cinque, ma non ne sono sicuro (e questo conferma

quanto sia più ideologicamente indifeso il telespettatore rispetto al lettore di giornali il quale sa

sempre con esattezza chi gli sta parlando).

Si stavano pubblicizzando i prodigi del Cd-rom, e cioè di questi dischetti ipermediali che ci possono

dare l'equivalente di una intera enciclopedia, con colori, suoni, e possibilità di istantanei collegamenti

tra ar-gomento e argomento. Siccome sto facendo qualche esperienza in questo campo, e quindi

conosco l'argomento, seguivo distrattamente.

Sino a che, a un certo punto, ho udito fare anche il mio nome: si stava dicendo che io affermerei che

questi dischetti sostituiranno definitivamente i libri.

Nessuno, a meno che non sia paranoico, può pretendere che gli altri leggano tutto quello che scrive,

ma almeno può sperare che non gli facciano dire il contrario, specie se lo stanno usando, illecitamente,

come "testimonial" di qualcosa. Sta di fatto che vado ripetendo ai quattro venti che il Cd-rom "non"

potrà sostituire il libro.

Ci sono due tipi di libro, quelli da consultare e quelli da leggere, i primi (il prototipo è l'elenco

telefonico, ma si arriva sino ai dizionari e alle enciclopedie) occupano molto posto in casa, sono

difficili da manovrare, e sono costosi.

Essi potranno essere sostituiti da dischi multimediali, così si libererà spazio, in casa e nelle biblioteche

pubbliche, per i libri da leggere (che vanno dalla Divina Commedia all'ultimo romanzo giallo).

I libri da leggere non potranno essere sostituiti da alcun aggeggio elettronico. Sono fatti per essere

presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e

quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri,

possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia

quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a

seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture, ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e

intonsi) che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci

la lettura fissa e tesa dello schermo di un compiuter. amichevolissimo in tutto salvo che per la

cervicale. Provate a leggervi tutta la Divina Commedia, anche solo un'ora al giorno, su un computer,

e poi mi fate sapere.

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Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il

coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta. Il coltello viene inventato prestissimo, la

bicicletta assai tardi. Ma per tanto che i designer si diano da fare, modificando qualche particolare,

l'essenza del coltello rimane sempre quella. Ci sono macchine che sostituiscono il martello, ma per

certe cose sarà sempre necessario qualcosa che assomigli al primo martello mai apparso sulla crosta

della terra.

Potete inventare un sistema di cambi sofisticatissimo, ma la bicicletta rimane quel che è, due ruote,

una sella, e i pedali. Altrimenti si chiama motorino ed è un'altra faccenda. L'umanità è andata avanti

per secoli leggendo e scrivendo prima su pietre, poi su tavolette, poi su rotoli, ma era una fatica

improba.

Quando ha scoperto che si potevano rilegare tra loro dei fogli, anche se ancora manoscritti, ha dato

un sospiro di sollievo. E non potrà mai più rinunciare a questo strumento meraviglioso. La forma-

libro è determinata dalla nostra anatomia. Ce ne possono essere di grandissimi, ma per lo più hanno

funzione di documento o di decorazione; il libro standard non deve essere più piccolo di un pacchetto

di sigarette o più grande de L 'Espresso. Dipende dalle dimensioni della nostra mano, e quelle almeno

perora non sono cambiate, con buona pace di BilI Gates .

E' vero che la tecnologia ci promette delle macchine con cui potremmo esplorare via computer le

biblioteche di tutto il mondo, sceglierci i testi che ci interessano, averli stampati in casa in pochi

secondi, nei caratteri che desideriamo a seconda del nostro grado di presbiopia e delle nostre

preferenze estetiche mentre la stessa fotocopiatrice ci fascicola i fogli e ce li rilega, in modo che

ciascuno possa comporsi delle opere personalizzate. E allora? Saranno scomparsi i compositori, le

tipografie, le rilegatorie tradizionali, ma avremmo tra le mani, ancora e sempre, un libro.

(Tratto da Umberto Eco, La Bustina di Minerva, Bompianì Overlook 2000)

ESERCIZIO

l) Qual è il problema di cui si discute nel brano che hai appena letto?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………….

2) Qual è la tesi sostenuta da Umberto Eco?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………

3) Quali argomenti fornisce Umberto Eco per sostenere la sua tesi?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

……………………

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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4) Quali argomenti dell' antitesi Umberto Eco tenta di confutare?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………….

5) Quali sono le principali caratteristiche del testo argomentativo?

a)…………………………………………………………………………………..

b)………………………………………………………………………………......

c)…………………………………………………………………………………..

LABORATORIO DI POESIA

LA METRICA

è l'insieme delle norme che regolano la lunghezza dei versi e delle strofe, la distribuzione degli accenti

ritmici e l'alternarsi delle rime; queste norme, che sono state ricavate dalle poesie del passato assunte

come modelli, sono state rispettate, anche se con una certa libertà, da tutti i poeti fino alla fine

dell'Ottocento.

IL VERSO è costituito dalle parole che stanno sulla stessa riga.

La lunghezza dei versi si misura contando le sillabe. A seconda del numero delle sillabe i versi si

chiamano: bisillabo (due sillabe), ternario (tre sillabe), quaternario (quattro sillabe), quinario (cinque

sillabe), senario (sei sillabe), settenario (sette sillabe), ottonario (otto sillabe), novenario (nove

sillabe), decasillabo (dieci sillabe), endecasillabo (undici sillabe), dodecasillabo (dodici

sillabe). Il verso libero non ha un numero fisso di sillabe: il poeta lo compone senza seguire i modelli

della metrica.

L'ENJAMBEMENT è una caratteristica del linguaggio poetico che consiste nello spezzare, tra

la fine di un verso e l'inizio di quello successivo, una frase o un gruppo di parole che normalmente si

leggono di seguito, senza pause.

(Es. Mammina, quante;

dolci piccole stelle! -U. Betti)

LA STROFA è un raggruppamento di versi. Fra una strofa e l'altra i poeti lasciano uno spazio

bianco. A seconda del numero dei versi di cui sono costituite, le strofe si chiamano: distico (due

versi), terzina (tre versi), quartina (quattro versi), sestina (sei versi), ottava (otto versi).

La strofa libera non ha un numero fisso di versi; in essa i versi non hanno un numero fisso di sillabe

e le rime non seguono un ordine prestabilito.

IL SONETTO è una poesia costituita da quattordici versi endecasillabi, divisi in due quartine e

due terzine.

LA RIMA è l'uguaglianza delle lettere con cui finiscono due parole, dall'ultimo accento tonico in

poi. La rima al mezzo è la rima formata da una parola che si trova alla fine di un verso con un'altra

che

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si trova all'interno del verso successivo.

(Es. Passata è la tempesta

Odo augelli far festa, e la gallina -G. Leopardi).

La rima interna è la rima formata da due parole che si trovano entrambe nello stesso verso. Le rime

che seguono i modelli della metrica hanno un nome che indica la loro disposizione nella poesia (con

la lettera uguale si indica la rima uguale): rima baciata (A A BB), rima alternata (AB AB), rima

incatenata (ABA BCB CDC), rima incrociata (ABBA oppure ABA BAB).

I versi sciolti sono quei versi che non sono legati dalla rima o che hanno delle rime sparse, non

collocate secondo i modelli della metrica; si dicono sciolti perche sono sciolti dall'obbligo della rima.

L'ASSONANZA è una rima imperfetta: si ha quando due parole hanno, nella parte finale, vocali

uguali ma consonanti diverse. (Es. mare -sale)

LA CONSONANZA è un'altra rima imperfetta: si ha quando due parole, nella parte finale, hanno

consonanti uguali ma vocali diverse. (Es. tramonto -incanto)

L'ONOMATOPEA è una parola che con il suo suono riproduce o imita un rumore o una voce

della realtà. (Es. chicchirichì -scricchiolio)

L'ALLITTERAZIONE è la ripetizione in parole diverse delle stesse vocali o consonanti o

gruppi di lettere. (Es. Nel ciel dorato rotano i rondoni -G. Pascoli)

L'ACCENTO RITMICO è quell'accento con cui si rafforza l'accento tonico di alcune parole

del verso; molto raramente l'accento ritmico cade anche su una sillaba che non ha l'accento tonico.

(Es. Nel mezzo del cammin di nostra vita -Dante Alighieri)

LA SIMlLITUDINE è una figura retorica con cui si paragonano due soggetti (il primo e il

secondo termine di paragone); la similitudine può essere breve o lunga e complessa. (Es. Il sole dentro

la sera come il nocciolo nel frutto -F. Garcìa Lorca)

LA METAFORA è una figura retorica con cui si esprime un significato utilizzando delle parole

che normalmente vengono usate con un significato diverso. (Es. Il vento è un cavallo -P. Neruda)

LA PERSONIFICAZIONE è un tipo di metafora con cui si attribuiscono dei comportamenti,

delle idee o dei sentimenti umani ad un oggetto o un animale.

(Es. Vanno a sera a dormire dietro i monti le nuvolette stanche -U. Saba)

LE FRASI NOMINALI sono frasi che non hanno il verbo.

(Es. Sulla spalletta del ponte le teste degli impiccati -F. Fortini)

NELLE POESIE L'ARGOMENTO E IL TEMA sono due elementi distinti; l'argomento

è ciò di cui si parla, il tema è l'interpretazione dell'argomento.

LA PARAFRASI DI UNA POESIA è la sua traduzione in prosa.

Per fare la parafrasi di una poesia spesso si cambia l'ordine delle parole, si sostituiscono le parole

difficili con altre di uso più comune, si spiegano le espressioni poetiche in cui si concentrano molti

significati con un numero di parole maggiore di quello che ha usato il poeta.

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Metti alla prova le tue conoscenze:

(Aldo Palazzeschi) Rio Bo

1 Tre casettine

2 dai tetti aguzzi,

3 un verde praticello,

4 un esiguo ruscello: Rio Bo,

5 un vigile cipresso.

6 Microscopico paese, è vero,

7 paese da nulla, ma però...

8 c'è sempre disopra una stella,

9 una grande, magnifica stella,

10 che a un dipresso...

11 occhieggia con la punta del cipresso

12 di Rio Bo.

13 Una stella innamorata?

14 Chi sa

15 se nemmeno ce l'ha

16 una grande città.

Leggi più volte e ad alta voce la poesia di Palazzeschi e poi rispondi alle seguenti domande:

a) Nella poesia ci sono………..versi (scrivi il numero dei versi) .

b) I versi della poesia sono versi ……………………………….perché non hanno un numero fisso di

sillabe.

c) Tra il v. 1 e il v. 2 c'è un ……………………………, infatti il poeta ha spezzato tra i due versi un

gruppo di parole che normalmente si leggono di seguito, senza pause.

Riconosci nella poesia gli altri versi in cui il poeta ha adottato la stessa tecnica?

tra il v. ………....e il v…..……tra il v……….. e il v. …………

d) Nei vv. 3 e 4 le parole praticello e ruscello formano una rima ……………………………..

e) Nei vv. 6 e 7 le parole vero e però terminano con le stesse lettere.

Fanno rima ? SI o NO

Perche?..........................................................................................................................................

f) Nella poesia ci sono due parole in rima che si differenziano solo per l'iniziale diversa. Quali

sono?..................................................................................

g) Quali sono le altre parole della poesia che fanno rima ?

…………………………………………………………………………………….

h) Nella poesia si attribuiscono dei comportamenti e dei sentimenti umani al cipresso e alla stella,

perciò si fanno delle ……………………………………………………………………...

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41

Quali sono le parole con cui il poeta umanizza il cipresso e la

stella?............................................................................................................................................

i) Nella poesia si usano molte frasi senza verbo, cioè frasi Trascrivine almeno

due:………………………………………………………………………………………………

l) Completa ciascuna delle seguenti affermazioni scegliendo una delle frasi elencate nelle soluzioni:

L' argomento della poesia è ……………………………………………………………………

Il tema della poesia è …………………………………………………………………………...

SOLUZIONI: un piccolo paese - una stella che brilla su un paese -la rivalità fra i piccoli paesi e le

città - il fascino di un piccolo paese immerso nella natura.

Il racconto d'avventura

Il racconto d'avventura è un genere narrativo tra i più avvincenti in quanto presenta avvenimenti che

si susseguono con un ritmo incalzante e imprevisto.

La struttura è più complessa di quella della fabula (o storia, che espone la successione dei fatti in

ordine temporale) ed è caratterizzata da un intreccio in cui compaiono spesso salti cronologici

(flashback e anticipazioni) che rendono più articolata la sequenza tipica del testo narrativo (inizio,

sviluppo e conclusione).

Fabula

INIZIO SEQUENZA1 SEQUENZA2 SEQUENZA3

CONCLUSIONE

Intreccio

INIZIO SEQUENZA1 SEQUENZA2 SEQUENZA3 CONCLUSIONE

Il contenuto presenta:

.avvenimenti verosimili (che, cioè, potrebbero essere realmente accaduti);

.avvenimenti immaginari

sfondo storico (si veda, ad esempio, Robin Hood, personaggio immaginario ma collocato nella

realtà dell'Inghilterra del 1200);

svolgimento di un viaggio;

situazioni impreviste.

I personaggi sono "a tutto tondo", cioè descritti con molti dettagli sia per quanto riguarda l' aspetto

fisico sia per quanto riguarda la psicologia.

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Il protagonista deve affrontare 1 'imprevisto e il pericolo fino a scoprirsi, nel finale, cambiato. Egli si

trova cioè a fronteggiare situazioni che lo portano, attraverso le difficoltà incontrate e le esperienze

vissute, a subire un mutamento in positivo. Alla conclusione del racconto, quindi, si ritroverà diverso

da quello che era all'inizio, sicuramente più maturo. Il protagonista, inoltre, non è un eroe nel senso

vero del termine, perfetto come quello epico; pur presentandosi spesso coraggioso e forte, è un uomo

con i suoi difetti e le sue debolezze, che spesso, di fronte agli eventi imprevisti, necessita di aiuto.

I luoghi sono reali, misteriosi e selvaggi: foreste tropicali, mari, deserti, zone artiche, monti

impervi, profondità sotterranee.

Ciò avviene per due motivi:

il lettore immergendosi nel racconto d'avventura cerca di sfuggire la monotonia quotidiana;

luoghi simili sono generalmente irti di difficoltà e richiedono al protagonista eccezionali doti

di audacia e adattamento.

Il lettore viene facilmente coinvolto perchè apprezza l'imprevisto che sconvolge la banalità della vita,

s'immedesima con il protagonista, soffre con lui, prova paura, ansia, incertezza, cerca unasoluzione

ai suoi problemi.

Il narratore (colui che racconta le vicende) può essere:

interno, se partecipa direttamente all'azione, cioè se è uno dei personaggi. Egli scrive in prima

persona;

esterno, se non partecipa all'azione. Scrive in terza persona. In questo caso il lettore riesce

maggiormente a identificarsi con il protagonista e a lasciarsi trasportare dal racconto vivendo

con lui straordinarie avventure.

Tra le tecniche narrative sono da segnalare:

il climax ossia la progressione di una serie di vocaboli secondo un criterio ascendente, dal

meno intenso al più intenso (ad esempio: Marco cominciava ad essere un po' preoccupato, no

era preoccupato, anzi, preoccupatissimo );

il flashback (lett. "salto indietro" nel tempo) che permette di richiamare alla memoria un

episodio passato e inteff.ompe la normale succlssione cronologica della narrazione;

l’ anticipazione, che consente al narratore di dire anticipatamente ciò che avveff.à dopo;

l'alternarsi di sequenze narrative a sequenze dialogate, riflessive, descrittive. Tale alternanza

determina un ritmo vario, ora dinamico, ora statico.

ESERCIZIO

(Elisabeth Chadwick) L’IMBOSCATA

Nel passo che segue, Ginevra, la bellissima Lady di Leonesse, è vittima di un 'imboscata che il crudele

principe Malagant le ha teso nella foresta. La salva l 'intervento tempestivo di sir Agravaine.

Ginevra era talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi del bell'uomo in piedi accanto alla

pozza, ne tanto meno della pozza. La luce offuscata della foresta e lo scorrere monotono degli alberi

l' avevano spinta a ritirarsi in se stessa. Stava per incontrare

" e, sposare Artù di Camelot, presto sarebbe stata una moglie e una regina con nuovi incarichi e nuove

responsabilità. Era sia ansiosa sia eccitata, due sentimenti contrastanti con cui convivere.

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Desiderava molto diventare moglie di Artù e rifletteva che anche lui avrebbe dovuto affrontare nuovi

problemi, non ultimo quello della terra minacciata di Leonesse. Guardava assorta fuori del finestrino

della carrozza, con un'espressione pensosa in volto. Il viaggio sembrava interminabile e c'era troppa

vitalità nel suo esile corpo per sentirsi a suo agio rinchiusa in una carrozza. Avrebbe voluto cavalcare

con gli uomini, ma sir Kay e sir Agravaine avevano detto che sarebbe stato rischioso, viste le ultime

inclinazioni del principe Malagant, mentre sir Tor, più rispettoso delle convenzioni, era del parere

che cavalcare fra i soldati come un uomo non si addicesse a una sposa del suo rango. Ginevra non

badò all'affermazione di sir Tor, ma aveva notato la preoccupazione di Kaye aveva scelto di viaggiare

in carrozza oon le sue dame di compagnia, Elise e Petronella.

D'un tratto un grido d'allarme arrivò dalla strada davanti alla carrozza. Le fantasticherie di Ginevra

vennero bruscamente interrotte e la giovane si sporse dal finestrino per vedere che cosa fosse

successo, i suoi occhi attenti a ogni possibile segno di pericolo. "Che cosa è stato, sir Kay?" gridò.

Il veterano dei cavalieri di Camelot aveva la spada sguainata e il suo stallone scalpitava e girava in

circolo, con gli occhi stralunati e la bava alla bocca. Una grossa quercia era caduta, bloccando la

strada, ma non era un incidente causato dal ciclo naturale della foresta: l'albero era stato volutamente

abbattuto per sbarrare la strada. "Potrebbe essere un 'imboscata, mia signora", rispose Kay parlando

in fretta, inquieto. "Tenete dentro la testa e restate dove siete!" Si rivolse ai cavalieri e alla guardia

reale. "Proteggete la carrozza e tenete gli occhi aperti sulla boscaglia!"

I cavalieri e le guardie formarono un cordone di protezione intorno alle due carrozze, mettendosi di

fronte ai tronchi maestosi dei faggi che in quel punto crescevano fitti. I cocchieri misero mano alle

armi con aria determinata. Innervositi, i cavalli si adombrarono e si misero a nitrire, mentre gli uomini

imprecavano nel tentare di tenerli a freno.

All'interno della carrozza Elise iniziò a piagnucolare con le mani sulla bocca, in preda al panico. "Oh,

mia signora, che cosa sta succedendo, ho paura!"

"Zitta", le intimò bruscamente Ginevra. "Non essere sciocca!" Ma dubitava che Elise le avrebbe

obbedito. Anche se Ginevra voleva molto bene alle sue dame di compagnia, il loro temperamento era

remissivo e gentile, privo dell'acciaio rovente del suo spirito. "Guardate fra gli alberi!" gridò Kay

puntando un dito verso il folto della vegetazione, dove gli uomini vestiti di nero si muovevano furtivi

fra i tronchi, riparandosi dietro di loro mentre si avvicinavano ai soldati di Ginevra.

I difensori si misero all'erta impugnando le loro armi e i soldati si leccarono le labbra e sputarono.

Uno di essi fece un passo in avanti.

"Resta allineato, soldato!" gli ringhiò sir Agravaine.

"Sissignore." L 'uomo arrossì e ritornò al suo posto.

"Eccoli che arrivano, non muovetevi, non fateli passare!"

I banditi, una ventina in tutto, balzarono fuori dalla boscaglia gridando e schiamazzando per

spaventare i cavalli, sferzando l’aria con le loro temibili spade. I loro semplici vestiti neri crearono

un forte contrasto con lo sfarzoso abbigliamento dei cavalieri appena le due parti si scontrarono e

furono scambiati i primi colpi.

Questa volta, però, i banditi non stavano affrontando dei contadini atterriti, ma dei cavalieri di

professione che, pur non indossando le loro armature da battaglia, erano in possesso delle loro armi

e i loro cavalli erano stati addestrati alla guerra. Più di un attaccante fu abbattuto dai terribili colpi di

zoccolo sferrati dagli animali.

"Restate allineati!" ruggì Kay agli uomini appena la linea di difesa si aprì su un fianco. "Serrate le

righe!" Ginevra sbirciò fuori dal finestrino della carrozza e in quello stesso istante fu presa di mira da

uno dei nemici che puntò la balestra su

di lei e scoccò il dardo. Ma, mentre premeva il. grilletto, venne trafitto da Agravaine e il. dardo si

conficcò nella cornice di legno del

finestrino della carrozza invece che nel. petto di Ginevra.

"Tenete giù la testa!" le gridò Agravaine prima di voltarsi di scatto per fronteggiare un assalto alla

sua destra.

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Nella carrozza le darne di compagnia strillavano e si erano rannicchiate, tenendo le mani sulle

orecchie, ma Ginevra non si mosse dal suo post!) suo cuore batteva veloce e, anche se il dardo che si

era conficcato così vicino a lei l'aveva fatta sobbalzare, non aveva alcuna intenzione di stare con le

donne o di obbedire all'ordine del cavaliere.

La linea di sbarramento resisteva, mentre gli attaccanti stavano subendo una terribile batosta. Ginevra

osservò le scintille delle spade arroventate, i colpi delle lance e il luccichio del pelo dei cavalli reso

scuro dal sudore ed esaminò i vestiti neri, le piccole balestre e le daghe degli assalitori. Era certa che

questi banditi fossero gli stessi che avevano attaccato i suoi villaggi di confine. Che prendessero il

benservito, dunque.

Gli assalitori cominciarono a fuggire verso gli alberi appena si resero conto di essere stati puntiti a

sufficienza e che il loro bersaglio non era così facile com' era sembrato all' inizio.

(Da Il primo cavaliere, Elisabeth Chadwick, Salani narrativa)

1 Veterano: che ha molti anni di servizio.

2 Si adombrarono: si spaventarono.

3 Daga: spada a due tagli, corta e robusta.

QUESTIONARIO

1.Il narratore è interno o esterno? Da che cosa lo deduci?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………2. Dove è ambientato il racconto?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………

3. Perchè questa ambientazione è tipica dei racconti d’avventura?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

4. In che periodo storico è ambientato il racconto? Da che cosa lo deduci?

…………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………….

5. Chi è il protagonista?...........................................................................................

6. Chi è l’antagonista?.............................................................................................

7. Dove si sta recando Ginevra?..............................................................................

8. Tra le tecniche narrative usate è presente l’anticipazione? Se si dove?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

………………………………………….

9. E' usato anche il flashback? Se sì, individua le parole che lo introducono e riportale nelle righe

sottostanti

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………….

10. le azioni dei personaggi sono descritte con precisione?

…………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………

11. Per quale motivo?

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

45

…………………………………………………………………………………………………………

……………………………………………………………….

12. Quali sequenze compaiono in questo brano? (puoi dare più di una risposta)

Descrittive

Narrative

Riflessive

Dialogate

13. Come è descritta Ginevra? Si può considerare un personaggio a tutto tondo? Perche?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………………………….

14. Il carattere di Ginevra è contrapposto a quello di altri personaggi: quali?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………

Il racconto di fantascienza

Il nome "fantascienza" è dato dall'unione di due termini: fanta[sia] + scienza, infatti i luoghi, le

situazioni e i personaggi fantastici che appaiono in questi racconti vengono presentati come realmente

esistenti, scientificamente possibili.

Attenzione quindi a non confondere la fantascienza con il fantasy! In quest’ultimo tutto è magico o

soprannaturale, nella fantascienza invece vengono fornite vere e proprie spiegazioni scientifiche alle

invenzioni fantastiche.

Oggetto della fantascienza è il futuro: la scoperta e l'esplorazione di nuovi mondi, l'incontro con

esseri dotati di un'intelligenza superiore a quella umana, l'utilizzazione di macchine in grado di

superare i limiti dello spazio e del tempo e di viaggiare nell'universo.

Quindi:

Il tempo della narrazione (che, attenzione!, non è il tempo verbale ma il tempo in cui si

svolge la vicenda) è quasi sempre il futuro. Può comunque accadere (ma è raro) che il tempo

della narrazione sia il presente, oppure che il passato e il futuro vengano mescolati insieme

attraverso un espediente, quello della macchina del tempo. Altre volte, invece, il racconto è

ambientato in un futuro che, a seguito di catastrofi naturali, si presenta come regredito, ossia

la vita è tornata a livelli primitivi.

I luoghi della narrazione possono essere o la Terra o gli spazi Extraterrestri. Nel primo caso

i luoghi consueti (la città, la casa, la scuola...) hanno la funzione di tranquillizzare il lettore

che si sente a suo agio in luoghi noti, in una realtà apparentemente normale. Così maggiore

sarà la sua sorpresa a mano amano che il racconto comincerà a svilupparsi. Quando invece i

luoghi della narrazione sono-gli spazi extraterrestri (universo, pianeti sconosciuti, profondità

marine...), da subito compaiono il mistero e il pericolo.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

46

I personaggi possono essere uomini, animali, macchine ( come ad esempio i robot o i

computer) o creature immaginarie (non solo extraterrestri, ma anche fasci di luce 0 forme

indefinite). Ecco quindi comparire lo "strano", ossia lo sconosciuto, il diverso, che è uno degli

ingredienti più avvincenti dei racconti di fantascienza.

Il linguaggio utilizzato è quello delle scienze, e in particolare dell'informatica, della genetica,

dell'astronomia, dell'ingegneria spaziale e della cibernetica. Ciò dipende naturalmente dai

contenuti che questo genere letterario affronta.

La struttura, come nel racconto d'avventura, è caratterizzata dall'intreccio. Avremo quindi

salti cronologici con fiashback e anticipazioni.

Anche per quanto riguarda le tecniche narrative, il racconto di fantascienza si avvicina a

quello d'avventura essendo contraddistinto da un ritmo incalzante. Ecco quindi le sequenze

narrative e dialogate dominare su quelle descrittive e riflessive. Come nei racconti gialli,

inoltre, il narratore utilizza un particolare artificio narrativo che prende il nome di suspense,

grazie al quale tiene viva l'attenzione del lettore, catturato dal desiderio di sapere cosa sta per

accadere.

Il narratore può essere interno, ossia uno dei personaggi e quindi direttamente partecipe

dell'azione, oppure esterno. Nel primo caso il racconto è scritto in prima persona, nel secondo

caso in terza.

Rimane da vedere un ultimo punto: quando nasce questo genere letterario?

È opinione comune agli storici della letteratura che il 1926 sia da considerarsi la data di nascita della

fantascienza perche proprio in quell'anno negli Stati Uniti si pubblicò per la prima volta una rivista

specializzata in racconti di scienze fiction (termine inglese per fantascienza).

Tuttavia, se pensiamo che già nel mito greco Dedalo sperimentava il volo e Ludovico Ariosto

descriveva Astolfo, un personaggio dell'Orlando Furioso, mentre si recava sulla Luna a recuperare il

senno di Orlando, potremmo muovere delle obiezioni a questa affermazione. In realtà il mito di

Dedalo e l'Orlando furioso, come altre opere, si devono considerare precursori del genere fantastico

perche è soltanto a partire dalla rivoluzione industriale che si prende coscienza del valore e

dell'importanza del progresso scientifico e tecnologico: il Frankenstein (1818) di Mary

Wollstonecraft shelley può essere considerato un esempio in questo senso.

Le opere di fantascienza di cui disponiamo oggi sono moltissime, alcune senza grande valore artistico

(tant'è vero che alcuni considerano la scienze fiction soltanto una letteratura di consumo), altre veri e

propri "classici", ossia modelli di stile, che possono presentarsi con due caratteristiche

diametralmente opposte: fiducia ottimistica nel progresso tecnologico; condanna del progresso

tecnologico.

In quest'ultimo caso vengono ipotizzati effetti catastrofici della scienza sul futuro del nostro pianeta,

con il conseguente ammonimento al lettore a non abusare della tecnologia.

Per concludere potremmo ricordare che il cinema soprattutto negli ultimi anni si è spesso ispirato ai

racconti di fantascienza, basti pensare al film 2001; Odissea nello spazio del regista stanley Kubrick:

esso si rifà al racconto di Arthur C. Clarck, La sentinella.

(Bianca Pitzmo) Extraterrestre alla pari

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

47

Che la questione avesse per i terrestri un'importanza fondamentale, Mo l' aveva capito fin dal primo

momento.

Aveva un bel dire sua madre, che in fondo era una faccenda trascurabile, un particolare minimo che

si sarebbe chiarito più avanti e che non avrebbe cambiato niente nei suoi rapporti con la famiglia che

l' ospitava. "Quelli" lo volevano sapere al più presto, subito!

Anzi, lo dovevano assolutamente sapere. Altrimenti non avrebbero tenuto Mo a casa loro come era

nei patti. E sarebbe stata proprio una bella seccatura tornare su Deneb dopo un viaggio così lungo,

dopo tanti progetti sulla vacanza terrestre, dopo che tutto era stato preordinato minuziosamente da

vari mesi, solo perche nessuno sapeva se Mo fosse maschio o femmina! Quando i due terrestri glielo

avevano chiesto, la madre di Mo aveva fatto una risatina di noncuranza e aveva risposto: - Dio mio,

non ce lo siamo mai chiesti!

Poi, davanti al loro sguardo stupito, aveva aggiunto cortesemente: - Perche? Dovremmo saperlo?

Non abbiamo mai pensato che fosse una cosa importante... Mo è ancora talmente giovane!

Allora 1 'uomo aveva trattenuto a stento un gesto di indignazione (ricordando evidentemente che

stava parlando con dei denebiani) e aveva risposto: -Scusate, certo che è importante! Visto che Mo

deve restare dieci anni a casa

nostra. Se non sappiamo se è maschio o femmina, in quale modo ci dovremmo comportare con lui?

O con lei? ... insomma, con Mo, accidenti, qualunque cosa sia! A questo punto era stato il padre di

Mo a doversi trattenere, ma dal tono della sua voce si capiva lo stesso che era seccato. -Scusate, -

disse, -cosa significa "in che modo comportarvi?" Non capisco quali dubbi possiate avere. Era stato

chiarito tutto nelle lettere, mi pare. Vi eravate impe- I gnati ad essere gentili con Mo, a comportarvi

esattamente come se si fosse trattato di vostro figlio. Altrimenti non avremmo mai accettato l'invito

dell'Istituto per i Rapporti

Terra Deneb.

-Ma certamente, che siamo pieni dei sentimenti più affettuosi verso la vostra creatura, -era

intervenuta gentil- mente la Donna. -Non abbiamo nessuna intenzione di maltrattarla... Però, vedete,

da noi sulla Terra con una bambina ci si comporta in modo differente che con un maschietto. ..

"Maschietto sarà tuo marito!" pensò Mo a cui la faccenda cominciava a dare sui nervi. Anche se

aveva studiato bene la lingua terrestre, non aveva imparato che parlando con i ragazzi molti adulti

abbondano nell'uso dei diminutivi solo

per essere più gentili e "mettersi alloro livello".

-Questione di abitudini, nient'altro, -concluse la Donna, - perciò ci sarebbe utile sapere di che sesso

è Mo. La madre di Mo, come la donna terrestre, non aveva voglia di litigare.

Capiva che le civiltà dei due pianeti erano differenti e che bisognava cercare di adattarsi. Soprattutto

se voleva che il soggiorno di Mo sulla Terra fosse divertente, istruttivo, sereno, come tutta la famiglia

si era ripromessa quando avevano progettato il viaggio.

-Vedete, -cercò di spiegare, -da noi su Deneb nessuno si chiede se i propri figli siano maschi o

femmina fino a che non abbiano compiuto 50 anni. Sapete che noi cresciamo più lentamente: rispetto

allo sviluppo fisico tre dei nostri anni corrispondono circa ad uno dei vostri. Allora i giovani hanno

l’età per accoppiarsi, riprodursi e formarsi una famiglia, e la questione assume una certa importanza.

Anche fisicamente a 50 anni si notano delle differenze, ma prima no, sebbene sia già stabilito cosa

diventeranno. Infatti con un esame del sangue molto complicato si potrebbero identificare subito i

cromosomi femminili o quelli maschili. Alcuni laboratori di genetica sono in grado di effettuare questi

esami. Ma non vi ricorre nessuno, perche a nessuno interessa. Per aiutarli a crescere ci occorre

conoscere il carattere dei nostri bambini, le loro tendenze, i loro desideri, i loro punti deboli... non se

sono maschi o femmine... Questo interesserà semmai loro, quando da adulti desidereranno metter su

famiglia. Se ne avranno voglia, visto che su Deneb non è obbligatorio. ..

-Neanche da noi sulla Terra è obbligatorio, -osservò 1 'uomo.

-Davvero? Mi era parso di sì, - rispose ladenebiana.

- Evidentemente sbagliavo.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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I due terrestri erano molto perplessi. Certo, a giudicaredall'aspetto, Mo era venuto (o venuta?) su

bene, in modo da soddisfare i desideri dei genitori più esigenti. Aveva 29 anni denebiani, che secondo

le informazioni fornite dall'I.R.T.D. corrispondevano ai 9/10 anni di vita terrestre. La sua statura e il

suo linguaggio corrisponde- vano a quelli di un ragazzino di tale età, ben sviluppato e intelligente. La

sua educazione e gentilezza non lasciava- no mente a desiderare. Parlava con una voce squillante che

pronunciava con garbo -anche se con leggero accento straniero -le parole terrestri più difficili..

Indossava una tuta color argento, aderente, decorata sulle spalle e sul petto da borchie luminose. Solo

negli occhi e nei capelli differiva, ma poco, dai ragazzi della Terra. I capelli, biondo cenere, lunghi

fmo alle spalle, erano molto più lucidi e sottili di

quelli terrestri, come fatti di un materiale setoso. Gli occhi li aveva viola chiaro, con le iridi molto

grandi, ma 'per il resto i lineamenti del viso e tutta la corporatura erano quelli di un grazioso bambinO

(o bambina?) di 9/10 anni.

I suoi genitori ne erano molto fieri, e pensavano che nessuno potesse trovare in lui qualcosa da

ridire. Tanto meno quei ridicoli terrestri che facevano tante storie per un particolare insignificante

come quello del sesso, o meglio, del non-sesso!

(da Bianca Pilzomo, Extraterrestre alla pari, Emme Edizioni

QUESTIONARIO

1.Nel brano che hai letto il narratore è:

interno

sterno

2. Dove è ambientato il racconto?

sulla Terra

su Deneb

3. Chi è il protagonista del racconto?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………

4. Questo racconto appartiene al genere fantascientifico, in cui compaiono spesso oggetti o creature

strane" Lo ""strano" dipende, naturalmente, dal punto di vista da cui viene osservato. Sai dire perchè

Mo è una creatura strana per i terrestri?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………

5. Perché è importante per i terrestri sapere qual è il sesso di Mo?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………

6. Perchè invece non è importante per i denebiani?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………

7.Che cos’è l’I.R.T.D.?

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

………………………………………………………………….

8. Tra le tecniche narrative usate in questo brano, è presente il flashback? Se sì, individua le parole

che lo introducono e riportale nelle righe sottostanti.

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………

9. Quali sequenze compaiono in questo brano? (puoi dare più di una risposta)

Descrittive

Riflessive

Narrative

Dialogate

10. Quale o quali sono le sequenze che dominano nel brano?

Descrittive

Riflessive

Narrative

Dialogate

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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I QUOTIDIANI

Si chiamano quotidiani i giornali che escono tutti i giorni. A seconda del loro contenuto i quotidiani

si distinguono in:

quotidiani indipendenti: (o d'informazione): non esprimono le idee di un partito o di un

gruppo politico ma si propongono di informare i lettori in modo imparziale; a volte, però,

anche se non lo fanno in modo esplicito, diventano i portavoce dei gruppi finanziari di cui

sono proprietà.

Es. Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica...

quotidiani politici: (o di partito): esprimono le opinioni di un gruppo politico o di un

partito ed interpretano le notizie alla luce della loro linea.

Es. L’Unità, l’Avanti, Il Popolo,…

quotidiani economici: si occupano soprattutto di economia.Es. Il Sole-24 Ore, il Fiorino,

Corriere Mercantile,...

quotidiani sportivi: si occupano di sport.

Es. La Gazzetta dello Sport, Tuttosport,...

A seconda della loro diffusione i quotidiani si distinguono in:

quotidiani a diffusione nazionale: sono diffusi su tutto il territorio nazionale si occupano di

problemi che interessano tutta la popolazione e riservano delle pagine speciali alle notizie di

cronaca locale.

Alcuni di essi inseriscono per ogni regione in cui hanno una redazione delle pagine di cronaca

locale diverse.

Perciò, chi compera ad esempio la Repubblica a Roma trova le pagine di cronaca che si

riferiscono al Lazio; chi la compera a Milano, trova le notizie di cronaca relative alla

Lombardia.

Es. Corriere della Sera, Il Sole-24 ore, la Repubblica,…

quotidiani a diffusione locale: sono diffusi soprattutto in una,certa zona; dedicano molto

spazio ai problemi e ai fatti delle località in cui vengono venduti.

Es. L 'Eco di Bergamo, Il Giornale di Vicenza, Quotidiano di Lecce,…

I QUOTIDIANI PIU’ LETTI IN ITALIA

Ogni giorno in Italia si pubblicano circa 90 quotidiani.

Nella tabella della pagina seguente sono indicati i quotidiani più letti, quelli che occupano i primi 20

posti nella graduatoria.

Per capire la tabella devi sapere che:

- LA TESTATA è il titolo del quotidiano.

- I LETTORI sono tutti coloro che leggono o sfogliano un certo giornale in un giorno; nel numero

dei lettori non si conteggiano solo le persone che acquistano un giornale ma anche quelle che leggono

un giornale acquistato da altri.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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- LA PERCENTUALE PER AREA GEOGRAFICA indica come si distribuiscono i lettori di

ciascun quotidiano nelle quattro zone in cui è stata divisa l'ltalia; il calcolo è stato fatto in percentuale:

in qualche caso le cifre sono state approssimate per cui la loro somma è superiore o inferiore al 100.

INTERPRETA I DATI DELLA TABELLA

1. Qual è il quotidiano più letto in Italia?

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Che tipo di quotidiano è?

2. Come puoi osservare nella tabella, fra i dieci quotidiani più letti in Italia compaiono ben tre

quotidiani sportivo: secondo te, perche hanno tanto successo i giornali di questo tipo?

Discutine con i tuoi compagni.

3. In Italia vengono letti di più i quotidiani politici o quelli indipendentI?

4. Nelle tabella figura la testata di un solo quotidiano politico.

Ne conosci altre? Elencale.

5. Osserva le percentuali dei lettori distinti per aeree geografiche: quali sono i quotidiani

che, essendo distribuiti in modo quasi uniforme su tutto il territorio nazionale, possono

essere considerati quotidiani a diffusione nazionale?

6. Nella tabella sono elencati dei quotidiani che vengono letti quasi esclusivamente nella

zona in cui sono stampati e che si possono perciò definire quotidiani a diffusione locale(o

regionale, o provinciale). Li riconosci ?

Alcuni di essi indicano con la loro testata, cioè con il loro titolo, l'area geografica di cui si

occupano. Quali sono?

7. Segna con una crocetta l'area geografica in cui risiedi.

NORD OVEST

NORD EST

CENTRO

SUD ISOLE

8. Quali quotidiani hanno il maggior numero di lettori nell'area in cui risiedi?

9. Quale quotidiano si legge nella tua famiglia o nel tuo ambiente ?

- Che tipo di quotidiano è?

- La sua testata compare nella tabella ? SI o NO

- Quale posto occupa nella graduatoria?

LA CARTA DI IDENTITA’ DI UN QUOTIDIANO

I quotidiani pubblicano ogni giorno un riquadro che può essere considerato la loro carta di identità

perché in esso vengono riportate alcune informazioni importanti.

Per trovare in fretta questo riquadro devi sfogliare il giornale e scorrere velocemente con gli occhi

tutte le pagine: non è facile individuarlo perché occupa poco spazio ed è scritto in caratteri molto

piccoli.

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GLI ARGOMENTI DI UN QUOTIDIANO

I quotidiani d'informazione sono dei «contenitori» che raccolgono ogni giorno un gran numero

di articoli su molti argomenti diversi.

In questo tipo di giornale gli articoli sono scritti per la maggior parte da giornalisti di professione ma

anche da collaboratori saltuari e da «esperti» in discipline diverse che svolgono un'altra professione.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Chi legge un giornale d'informazione, perciò, non ha solo la possibilità di tenersi al corrente sui

principali avvenimenti che accadono e di riflettere sul loro significato, ma ha anche la possibilità di

apprendere ogni giorno nuove conoscenze attorno a molti argomenti e di ampliare così la propria

cultura generale.

Per questo il quotidiano è uno degli strumenti più importanti dell'istruzione «permanente», di

quell'istruzione cioè che ogni cittadino deve continuare ad acquisire anche quando non frequenta più

la scuola.

LAVORO DI GRUPPO

DISTINGUERE GLI ARGOMENTI DI UN QUOTIDIANO

1. Con il seguente esercizio potete rendervi conto della varietà di argomenti che vengono illustrati

su un quotidiano e potete esercitarvi a capire velocemente di quale argomento parla un articolo.

A. Dividete la classe in gruppi.

Tutti i gruppi devono esaminare lo stesso quotidiano d'informazione, dello stesso giorno. E

bene che ogni gruppo abbia a disposizione più copie dello stesso quotidiano.

B. Sfogliate il quotidiano: per ogni argomento elencato nella tabella cercate tutti gli articoli che

lo trattano; evidenziate i loro titoli con lo stesso colore e poi scrivete nella casella vuota il

titolo dell'articolo che rispetto all'argomento considerato, occupa più spazio sul giornale.

C. Al termine del lavoro confrontate le tabelle compilate dai diversi gruppi e rispondete alle

seguenti domande:

-avete scritto nella tabella gli stessi titoli?

-avete classificato in modo diverso qualche articolo ?

-avete dimenticato qualche articolo ?

Nome della testata:

Data:

ARGOMENTO TITOLO DELL’ARTICOLO CHE OCCUPA PIU’ SPAZIO

Politica estera

Politica interna

Cronaca

internazionale

Cronaca italiana

Economia

Sociologia

Diritto

Filosofia

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Psicologia

Religione

Letteratura

Storia

Geografia

Matematica

Scienze naturali

Medicina

Agricoltura

Sport

Musica/canto

Teatro/danza

Cinema

Televisione

Hobby

Altri argomenti

2. LAVORO DI GRUPPO

SCOPRIRE TUTTI GLI ARGOMENTI DI UN QUOTIDIANO

Per avere una panoramica completa degli argomenti trattati da un quotidiano d'informazione

ripetete l'esercizio precedente con ciascuna delle sette copie settimanali del giornale che avete scelto.

3. LAVORO DI GRUPPO

CONFRONTARE QUOTIDIANI DIVERSI

Per confrontare lo spazio diverso che i giornali dedicano ai vari argomenti ripetete l'es. n.1

esaminando tre o quattro quotidiani d'informazione dello stesso giorno.

Preparate per ciascun quotidiano una tabella come la precedente.

Assegnate ad ogni gruppo di ragazzi un quotidiano diverso ed al termine del lavoro confrontate le

tabelle che avete compilato rispondendo alle seguenti domande:

- quale giornale presenta una maggior varietà d'argomenti?

- confrontate nelle tabelle un argomento per volta:

- I titoli riportati si riferiscono alla stessa notizia ?

- Quali giornali hanno considerato la stessa notizia come la più importante?

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GLI ARTICOLI DI UN QUOTIDIANO

Articoli che si trovano nella prima pagina.

Per diventare un buon lettore di quotidiani è

necessario saper distinguere i diversi tipi di

articoli ed imparare il nome di alcuni di essi.

Articolo di apertura: è l'articolo che apre la

prima pagina; è sempre sistemato in alto a

sinistra.

Articolo di fondo o editoriale: nella prima

pagina, in alto a sinistra; è l’articolo che esprime

il punto di vista del giornale su un fatto di

attualità; spesso è scritto dal direttore o da un

suo collaboratore di fiducia.

Articolo di spalla: è l'articolo che si trova in

prima pagina, in alto a destra.

Civetta: è il breve riassunto di un articolo

pubblicato nelle pagine interne; si colloca in

prima pagina perche richiami l’attenzione del

lettore.

corsivo: è un breve articolo scritto con caratteri

corsivi; in genere è polemico e firmato con uno

pseudonimo.

Cronaca: è un articolo che informa su un fatto avvenuto nelle ultime ore o commenta un fatto d'

attualità. Ci sono articoli di:

- cronaca bianca (fatti politici, amministrativi, sindacali; fatti curiosi, avvenimenti comici, episodi

di onestà e bontà) ;

- cronaca nera (incidenti, sciagure, fatti delittuosi);

- cronaca rosa (storie sentimentali);

- cronaca gialla (scandali, fatti misteriosi).

Elzevìro: è un articolo di carattere culturale; i giornali che seguono ancora la tradizione di dedicare

la terza pagina alla cultura la aprono con l' elzevìro , collocato in alto a sinistra.

(L' elzevìro ha preso il nome dai tipografi Elzevier che nei secoli XVII e XVIII lo stampavano con i

caratteri incisi dal pittore fiammingo Van Dyck).

Inchiesta: è un articolo che riferisce i risultati di un'indagine, a volte condotta con interviste; spesso

l' inchiesta è corredata di dati statistici e di diagrammi che visualizzano i risultati ottenuti.

Recensione: è un articolo che presenta e valuta criticamente un libro, un film, uno spettacolo teatrale

o televisivo, una mostra.

Può essere un articolo lungo o anche molto breve; può essere collocato nelle pagine dedicate alla

cultura o in quelle dedicate agli spettacoli.

Rubrìca: è un servizio che si offre al lettore con cadenza periodica (tutti i giorni, una volta alla

settimana, una volta al mese); ogni rubrica ha una collocazione fissa in una certa pagina in modo che

il lettore la trovi facilmente.

Ci sono rubriche dedicate ad argomenti molto diversi: alla lingua italiana, alI ' economia, alla

salute, alle ricette, al giardinaggio, ecc.

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Quasi tutti i quotidiani dedicano uno spazio fisso alla rubrica delle

lettere inviate dai lettori.

Servizio: per servizio giornalistico si intende un articolo ampio ed approfondito su una situazione, un

problema o un avvenimento; nel servizio il giornalista integra le informazioni con commenti

personali, osservazioni critiche e collegamenti con altre notizie (qualche volta per questo tipo di

articolo si usa anche il termine francese reportage).

Trafiletto: è un articolo molto breve sistemato nella pagina tra due linee orizzontali che possono

anche essere tratteggiate o punteggiate.

1 .LAVORO COLLETTIVO

RICONOSCERE I TIPI DIVERSI DI ARTICOLI

Sfogliate dei giornali diversi e cercate un esempio per ciascuno degli articoli di cui avete

imparato il nome.

Potete anche costruire dei cartelloni su cui incollare un esempio per ogni tipo di articolo.

IL TITOLO E L’ARTICOLO

Fino a pochi anni fa tutti i quotidiani italiani, osservando una regola che deriva da una lunga

tradizione, formulavano i titoli distinguendo in essi tre parti diverse:

Oggi si seguono poco le regole tradizionali ed ogni quotidiano ha introdotto qualche novità per

rendere i titoli più efficaci ed evidenti.

Il titolo di un articolo deve essere coerente con il suo testo: spesso invece, per attirare l’attenzione dei

lettori, si inventano dei titoli incoerenti, formulati in modo scorretto.

Leggi la seguente tabella:

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I TITOLI BEN FORMULATI O MAL FORMULATI?

Leggi i seguenti articoli e poi giudica il loro titolo: rispondi alle domande che trovi calce utilizzando

le espressioni della tabella che hai letto nella pagina precedente.

2. LAVORO COLLETTIVO

CERCA TITOLI GIUSTI E TITOLI SBAGLIATI

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

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Cerca sui quotidiani tanti brevi articoli come quelli dell’es. n1 incollateli sul cartellone o su un

quaderno e accanto ai titoli scrivete:

IL TITOLO E’ BEN FORMULATO PERCHE’…..

Oppure

IL TITOLO E’ MAL FORMULATO PERCHE’…

(Per completare il giudizio utilizzate le espressioni che trovate nella tabella)

LA FUNZIONE DEI TITOLI

I titoli aiutano il lettore a selezionare gli articoli.

È in base al titolo che si sceglie quale articolo leggere: di solito, quando si prende in mano un giornale,

prima si dà un' occhiata veloce ai titoli ed alle fotografie di tutte le pagine e solo in un secondo

momento ci si sofferma a leggere gli articoli che più interessano.

Qualche volta può capitare che un titolo attiri tanto la nostra attenzione da indurci a leggere, o almeno

incominciare a leggere, un articolo che parla di un argomento che in genere non ci interessa; al

contrario può sfuggirci un articolo interessante perchè è segnalato da un titolo poco efficace.

Per mezzo dei titoli ci si informa su molti argomenti in un breve spazio di tempo: il lettore esperto

non legge mai tutto il giornale ma è sempre al corrente di molte notizie perche le trova espresse

sinteticamente nei titoli.

I titoli aiutano il lettore ad interpretare le notizie.

I caratteri tipografici dei titoli possono condizionare il lettore: un titolo stampato con caratteri grandi

o grandissimi suggerisce che una notizia è molto importante, mentre, al contrario, un titolo con

caratteri piccoli può indurre a sottovalutarne un'altra.

Il linguaggio dei titoli non è mai neutrale perche ciascuno di essi vuoi suscitare nel lettore una certa

reazione: convincerlo, scandalizzarlo, emozionarlo, commuoverlo, spingerlo ad agire, farlo sorridere.

Anche quando un titolo vuole solo informare, influenza il lettore perchè, per questioni di spazio, chi

10 formula deve scegliere pochissime parole con cui è molto difficile sintetizzare

obiettivamente una notizia.

Anche l'accostamento fra due o più titoli può suggerire un' interpretazione delle notizie: se nella stessa

pagina si collocano, per esempio, il titolo di una sciagura e quello di una festa. cittadina, si può

produrre l'effetto di sdrammatizzare la notizia triste ma si può anche suscitare l'indignazione del

lettore che magari giudica l'accostamento poco rispettoso o offensivo.

1 .UNA GARA

CHI LEGGE PIÙ VELOCEMENTE I TITOLI? Sai scorrere velocemente con gli occhi le pagine di un quotidiano?

Mettiti alla prova in una gara con i tuoi compagni: ciascuno di voi sfogli un giornale in un

certo tempo prestabilito (3 o 4 minuti) e poi, senza guardarlo, scriva su un foglio tutte le notizie che

ricorda.

Vince la gara chi ricorda più notizie.

2. UNA GARA

CHI TROVA PIÙ IN FRETTA UNA NOTIZIA?

Sai individuare velocemente su un quotidiano una notizia che ti interessa?

Mettiti alla prova in una gara con i tuoi compagni: il tuo insegnante dirà qual è la notizia che

Prof. Barbara Antoniel – Laboratorio di lettura e scrittura

60

avrete scoprire e ciascuno di voi sfoglierà il giornale, a turno, per trovarla.

Vince chi impiega meno tempo a trovare la notizia.

(La gara sarà più facile se l'insegnante vi dirà il titolo esatto della notizia; sarà invece più impegnativa

se si limiterà ad indicarvi il fatto di cui essa parla).

IL LINGUAGGIO DEI TITOLI

Nella redazione dei giornali la formulazione dei titoli viene considerata un' operazione molto

importante: spesso infatti la si affida ad uno specialista che si chiama appunto «titolista».

Per ragioni di spazio i titoli sono brevi e perciò, per essere efficaci, devono essere sintetici.

Nei titoli si risparmiano e si accorciano le parole, si riducono le informazioni, si semplificano le

notizie, si adottano dei «trucchi» linguistici, si creano frasi ad effetto.

Chi formula i titoli lascia quasi sempre qualcosa di sottinteso e confida nelle capacità intuitive del

lettore: per questo non è utile esercitarsi a leggerne tanti.

1. TROVA I TITOLI

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Qui di seguito trovi elencate le principali caratteristiche della lingua dei titoli; per ogni caratteristica

è riportato un esempio: tu cercane un altro fra i titoli stampati sopra e scrivilo al posto dei puntini.

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2. LAVORO COLLETTIVO -UN CARTELLONE DI TITO

In collaborazione con i tuoi compagni puoi costruire tanti cartelloni quante sono le caratteristiche

della lingua dei titoli elencate nell'es.1; su ogni cartellone incollate alcuni esempi di titoli, dopo averli

ritagliati dai quotidiani.

3 .PROVA A TRADURRE I TITOLI

Prova a tradurre i titoli in un linguaggio non giornalistico; trascrivi sul tuo quaderno tutti i titoli che

si elencano nell'es. 1 e poi accanto a ciascuno di essi scrivi la traduzione: esprimi gli stessi concetti

con altre parole, non adottare il «trucco» usato dal giornalista.

Es. Non aveva il casco = Ha riportato gravi ferite un ragazzo caduto dalla moto: non aveva il casco

4 .INVENTA DEI TITOLI

Ti piacerebbe fare il titolista di un quotidiano?

Mettiti alla prova inventando dei titoli per le seguenti notizie:

TITOLO ………………………………………………………………………………………

NOTIZIA Il governo decide di aumentare il prezzo delle sigarette e della benzina; fra qualche mese

sarà più cara anche l'energia elettrica e sarà aumentato il costo delle telefonate.

TITOLO……………………………………………………………………………………….

NOTIZIA: I ladri hanno saccheggiato una scuola; sono spariti anche i doni che i ragazzi ave-

vano preparato per il Natale dei loro genitori. Una mamma ha comperato venti mazzi di fiori che

durante la festicciola in classe hanno preso il posto dei doni rubati.

TITOLO………………………………………………………………………………………...

NOTIZIA: Domenica prossima forse non si potrà giocare il derby Juve-Toro perche il campo

è impraticabile: il manto erboso dello stadio di Torino è stato rovinato dalle continue piogge e manca

il tempo per rinnovarlo.

TITOLO ……………………………………………………………………………………….

NOTIZIA: Perdono la vita in un incidente stradale tre giovani di vent'anni; tornavano a casa

dopo una sera in discoteca; alle due di notte, sull'autostrada Torino-Milano, nei pressi del casello di

Novara, l'auto su cui viaggiavano ha sbandato ed è finita nella corsia opposta dove si è incastrata sotto

un Tir; forse il ragazzo al volante aveva bevuto e non si è accorto che stava viaggiando ad una velocità

eccessiva.

5. RIESCI A PREVEDERE L' ARTICOLO LEGGENDO IL TITOLO?

Un bravo lettore di giornali quando legge it titoto di un articolo riesce a farsi un'idea del suo

contenuto. Scegli uno dei titoli sparsi dell’esercizio n.1 e prova ad immaginare che cosa si dice

nell'articolo.

Confronta la tua ipotesi con quella dei tuoi compagni.

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DALLA NOTIZIA DI AGENZI ALL'ARTICOLO

Tutte le redazioni dei quotidiani hanno a disposizione ogni giorno un gran numero di informazioni:

da dove arrivano le notizie?

Dagli inviati speciali, dai corrispondenti che risiedono all'estero, dai cronisti che si informano presso

i Tribunali, le Questure, gli ospedali ...ma anche dagli uffici stampa di organismi pubblici e privati e

dalle agenzie di stampa.

Che cosa sono le agenzie di stampa?

Sono agenzie nazionali o internazionali che, servendosi di molti collaboratori raccolgono notizie e le

trasmettono, sintetizzate in modo telegrafico o già sotto forma di articoli, ai giornali che si abbonano

ai loro servizi: la trasmissione avviene tramite telescriventi; con lo stesso sistema si possono far

pervenire le fotografie da un capo all’altro del mondo, quelle che infatti si chiamano telefoto.

Le più importanti agenzie internazionali sono: le statunitensi The Associated Press (A P) e The United

Press lnternational (U P I); la francese France- Press (A F P), l'inglese Reuter e la sovietica Tass.

La più importante agenzia italiana è l' ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata).

Le notizie d' agenzia vengono trasformate in articoli dai giornalisti che spesso si documentano con

altre informazioni per completarle; qualche volta il giornalista deve essere in grado di amplificare la

notizia d'agenzia secondo una misura prestabilita, con un certo numero di righe, per adeguarla alle

esigenze dell'impaginazione: partendo da una notizia di poche frasi si può costruire un articolo breve,

lungo o anche molto lungo.

1.CONFRONTA DUE ARTICOLI COSTRUITI CON LA STESSA NOTIZIA D’AGENZIA

Qui di seguito puoi scrivere due articoli di diversa lunghezza, che danno ai lettori la stessa notizia,

pervenuta alla redazione dei giornali tramite agenzia stampa.

Leggi gli articoli e poi sottolinea le informazioni che compaiono sia nell’uno che nell’altro.

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LA MANIPOLAZIONE DELLE NOTIZIE

In qualche misura tutti i giornali manipolano le notizie.

Ma che cosa significa manipolare le notizie?

Significa dare delle informazioni non del tutto obiettive o perche le si trasmette al lettore attraverso

un particolare punto di vista o perchè si attribuisce loro un'importanza maggiore o minore di quella

che dovrebbero avere.

Una notizia può essere presentata in molti modi diversi e ciascuno di essi condiziona il lettore L

'importanza e il significato di una notizia dipendono da:

il testo dell'articolo - con le parole di un articolo un giornalista può presentare, commentare ed

interpretare in modi diversi una

Notizia la collocazione - collocando una notizia in una pagina piuttosto che in un' altra le si attribuisce

un' importanza maggiore o minore; pubblicandola in prima pagina le si attribuisce il massimo

dell'importanza

Lo spazio - il lettore tende ad attribuire importanza ad una notizia a seconda dello spazio che il

quotidiano le dedica; se aumenta lo spazio aumenta anche la credibilità della notizia: il lettore cioè è

più disposto a credere che essa sia sicura.

La fotografia - aggiunge sempre importanza e credibilità ad una notizia

Il titolo dell' articolo - il titolo influenza l' opinione del lettore sia per le sue dimensioni che per le

sue parole; il lettore attribuisce molta importanza alle notizie annuncIate da grandi titoli.

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Nel giornalismo l'obiettività è quasi impossibile perchè è impossibile stabilire con imparzialità

quale debba essere l'importanza di una notizia e perche è molto difficile per qualsiasi giornalista

distinguere sempre l' informazione dalla propria opinione.

In alcuni casi i giornali manipolano intenzionalmente le notizie per influenzare il giudizio del lettore

ma più spesso la manipolazione è involontaria, inevitabile: molte informazioni vengono distorte,

amplificate, ridotte o addirittura taciute perche manca il tempo di verificarne l'esattezza, per esigenze

d'impaginazione o per altri motivi organizzativi.

Il dovere di informarsi e di leggere i giornali non viene meno solo perche essi non possono garantire

il massimo d'obiettività; il cittadino responsabile compera e legge il quotidiano: poichè è consapevole

del fatto che una stessa notizia può essere presentata in molti modi diversi, lo legge con attenzione e

lo confronta qualche volta con altri quotidiani per esercitare il proprio spirito critico e salvaguardare

la propria libertà di giudizio.

IL DOVERE DI CITARE LE FONTI

Quando leggiamo una notizia sul giornale dobbiamo sempre chiederci:

come ha fatto il giornalista ad avere le informazioni?

Ha assistito di persona al fatto che racconta?

Ha parlato personalmente con le persone coinvolte nel fatto ?

Se non ha assistito al fatto o non ha parlato con i protagonisti, da chi ha avuto le informazioni? Se il

giornalista nel suo articolo ci suggerisce le risposte a queste domande, possiamo leggere la notizia

con fiducia e pensare che sia credibile, altrimenti siamo autorizzati ad avere dei dubbi.

A questo proposito il giornalista Piero Ottone ci racconta un episodio illuminante: «I giornali hanno

annunciato: il Caffè Greco è infestato da topi e scarafaggi. Il caso, a giudicar dal tenore della notizia,

doveva essere grave perchè l'autorità (non si precisava qua[e) aveva adottato una

procedura d'urgenza. In piena mattina, i clienti erano stati invitati ad uscire, i dipendenti erano stati

mandati a casa, e il locale era stato chiuso coi sigilli. Più di un giornale si abbandonava ad amare

riflessioni sul fatto che nei saloni dorati di via dei condotti si servivano fumanti tazze di cioccolata e

di caffè e fragranti pasticcini alla crema, mentre nel retrobottega i topi e gli scarafaggi

passeggiavano indisturbati. Insomma: uno scandalo.

Quel che mi ha colPito alla lettura di queste notizie, e dei titoli che, le accompagnavano, era il tono

perentorio. A leggerle, non poteva" nascere ombra di dubbio: il locale era infestato.

Sono passati due o tre giorni, ed è stata Pubblicata un'altra notizia.

Il locale era stato riaperto. L'annuncio della riapertura era accompagnato dalle dichiarazioni del

gestore: alcuni degli addebiti, a suo dire, si erano rivelati infondati; altri erano stati ridimensionati

(secondo lui, era stata scoperta traccia di animali soltanto dietro una caldaia).

Non è mio compito, in questa sede, di accertare come siano andate le cose.

Mi preme invece di osservare che la notizia sul Caffè Greco, per il modo in cui è stata data, costituisce

un esempio di pessimo giornalismo.

Ed è pessimo per questa ragione: che i cronisti presentavano i fatti come se fossero stati il risultato

di una loro osservazione diretta, oppure di una rivelazione divina.

Ma l’osservazione diretta è da escludere, perchè i cronisti non si erano insinuati di soppiatto nei

locali del caffè, per scrutarne gli angoli.

La stesura corretta della notizia doveva seguire le seguenti linee.

Bisognava dire che un ispettore aveva eseguito una visita di controllo nel locale e dichiarava di aver

fatto alcuni accertamenti: tracce di animali, e così via.

Bisognava poi interrogare, lo stesso giorno, il gestore, e Pubblicare la sua versione dei fatti.

Ecco dunque una regola fondamentale: citare la fonte.

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Bisogna citarla sempre, sia che si parli di un banale incidente stradale, o di alta Politica, quando

sussiste il benché minimo dubbio su quello che si riferisce, e a meno che non si tratti dell'osservazione

diretta di chi scrive».

(da Piero Ottone, Il buon giornale, TEADUE, Milano, 1990)

L’INFORMAZIONE E IL COMMENTO

Quando leggiamo una notizia sul giornale dobbiamo tenere presente che:

Il giornalista non fornisce sempre il maggior numero possibile di informazioni

sull'argomento di cui parla; talvolta deve limitarle per ragioni di spazio, talvolta invece

«dimentica» intenzionalmente dei particolari, dei dati, delle testimonianze: in entrambi i casi

fa una scelta che esprime il suo punto di vista e che condiziona il lettore.

Il giornalista non distingue sempre l'informazione dal proprio commento: spesso il

lettore non sa se ciò che legge è la verità in assoluto o l' opinione di chi scrive perche le

informazioni sono mescolate ai commenti o sono fornite con un linguaggio ricco di aggettivi

o di verbi che esprimono giudizi sull'argomento trattato.

La distinzione fra le informazioni e i commenti è molto chiara solo quando il giornalista scrive

prima tutte le informazioni e poi le commenta, o viceversa; oppure quando fa capire in modo

esplicito che ciò che sta per dire è una sua opinione.

2. LE INFORMAZIONI E I COMMENTI

Nel seguente articolo il giornalista ha mescolato le informazioni( le trovi sottolineate) e i commenti,

i suoi e quelli di altre persone. Leggi attentamente l’articolo e le annotazioni che trovi al lato, poi

rispondi alle domande.

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A. Mescolando le informazioni con i commenti si mette in difficoltà il lettore che stenta a capire

in fretta e con chiarezza qual è il fatto di cui si parla. Tu hai capito con facilità ciò che succede

in quella scuola o hai dovuto rileggere due volte l'articolo?

B. Mescolando le informazioni con i commenti si mette in difficoltà il lettore che stenta a capire

qual è l'opinione del giornalista e a farsi un'opinione personale.

- Qual è l'opinione del giornalista? (scegli l'affermazione con cui concordi).

il giornalista si esprime in tono scherzoso perche ritiene che il fatto non sia grave,

anzi faccia sorridere

il giornalista si esprime con ironia e sarcasmo per farci capire che le autorità sono

irresponsabili a non preoccuparsi di una situazione così pericolosa per i bambini

- Qual è la tua opinione personale? (scegli l'affermazione con cui concordi).

è scandaloso il fatto che dei bambini debbano stare in un'aula così pericolosa

la situazione dei bambini è solo divertente: essi non corrono dei seri pericoli.

C. Prova a riscrivere l'articolo distinguendo bene le informazioni dai commenti: prima spiega in

modo sintetico ciò che succede in quell'aula, poi aggiungi l'e opinioni del giornalista e quelle

dell'assessore e del direttore.

SAI DISTINGUERE LE INFORMAZIONI DAI COMMENTI?

Cerca su un quotidiano un facile articolo di cronaca: leggilo attentamente una volta e poi rileggilo

sottolineando le informazioni, così come è stato fatto nell' articolo « Ventidue scolari

felici e un po' bagnati » .

(Per fare un'analisi più accurata puoi ritagliare l'articolo, incollarlo sul quaderno e scrivere in

margine le parole INFORMAZIONE O COMMENTO con qualche tua osservazione).

LATRUTTURA DI UN ARTICOLO

Un grande personaggio nella storia di Milano, Ettore Conti, diceva che nessun oratore deve alzarsi a

parlare se non ha già ben chiara in testa la frase finale del suo discorso.

Allo stesso modo nessun giornalista dovrebbe mai incominciare a scrivere senza avere prima tracciato

la «scaletta» del suo articolo.

La «scaletta» indica il decorso dell'articolo, l'ordine in cui si susseguiranno le sue varie parti. Per me

la «scaletta» è una necessità psicologica; anche se improvvisavo una cronaca al telefono, sentivo il

bisogno di buttar giù su un pezzo di carta, prima di incominciare la dettatura, qualche appunto su quel

che avrei dettato.

L 'articolo si compone di un'apertura; di un corpo centrale; di una conclusione. Quanta pena può

costare la ricerca della prima frase!

Le regole cambiano secondo il genere di articolo che si scrive.

L'apertura può enunciare (specie se si tratta di un articolo di cronaca) gli elementi essenziali di un

fatto che si riferirà, oppure può essere costituita da un episodio, da un aneddoto.

Per il primo caso, quello in cui si enunciano gli elementi essenziali del fatto che si riferirà, gli inglesi

hanno inventato la regola dei cinque « W », secondo la quale l'apertura deve rispondere a cinque

domande che in inglese cominciano appunto con quella lettera dell' alfabeto :

WHO - CHI ha fatto ciò che si sta per raccontare

WHAT - CHE COSA ha fatto

WHEN - QUANDO l'ha fatto

IWHERE - DOVE l'ha fatto

WHY - PERCHE l'ha fatto

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La regola dei cinque « W» va ricordata ma esistono anche altre possibilità d' apertura .

Quel che importa è trovare una frase felice: cioè, breve; attraente, in modo da invogliare a leggere il

resto; esplicativa, perche deve far capire di che cosa si parlerà nel seguito dell'articolo.

Cerchiamo di capire lo stato d'animo di chi ci leggerà (o dovrebbe leggerci).

La grande maggioranza dei lettori di giornali non sono lettori tranquilli.

Prendono fra le mani il giornale nei ritagli di tempo, fra molte altre occupazioni; quando sono in

autobus o sull'aereo; lo sfogliano, guardano i titoli, e decidono di leggere un articolo solo se sono

invogliati dal titolo e, eventualmente, dalla prima frase. Bisogna subito agganciarlo.

Se lo si costringe a uno sforzo intellettuale per indovinare di chi o di che cosa stiamo parlando, è

probabile che si scoraggi, e che volti pagina.

Alla ricerca della prima frase non si dedica mai dunque troppo tempo; talvolta occorre più tempo per

trovare l' apertura che per scrivere il resto dell'articolo.

Superato l'ostacolo dell'apertura, succede di solito che si scrive con rapidità crescente amano a mano

che si procede. Abbiamo aperto un varco: il più è fatto. La «scaletta» ci protegge dal pericolo di

sbandare, di perderci nella foresta delle idee, mentre ogni buon articolo si costruisce intorno ad una

sola idea: un fatto, se facciamo cronaca; una tesi, se facciamo un commento. Già due idee sono troppe.

L 'errore più grave è voler dire tutto; anche perche, comunque, a dir tutto, non si riuscirebbe mai.

C'è infine il problema della conclusione: ogni articolo deve avere una frase finale di qualche effetto.

È giusto accomiatarsi dal lettore in modo da tenere con lui buoni rapporti. Il miglior commiato è

quello che, dopo la separazione, lo costringe a riflettere ancora per qualche istante su quel che ci

siamo detti; è quello, pertanto, che insinua in lui qualche dubbio, che contiene un minimo di

provocazione, uno stimolo alla riflessione .

Vale la pena, insomma, di trascorrere un po' di tempo a cercare la frase adatta, prima di mettere sul

foglio quel segnetto convenzionale che indica che l'articolo è finito.

(da Il buon giornale, TEADUE, Milano, 1990)

RICONOSCI LA STRUTTURA DEGLI ARTICOLI?

1. Rileggi i due articoli riprodotti e intitolati:

PUNISCE IL CANE MORSICANDOLO

PUNITE QUELL'UOMO, MORDE IL CANE.

Individua in ciascuno di essi l'apertura - il corpo centrale - la conclusione e separa con

una linea una parte dall'altra.

2. In uno dei due articoli, l'apertura è stata costruita seguendo la regola dei cinque «W»: di quale

articolo si tratta ?

Cerca, nell'apertura, la risposta alle seguenti cinque domande:

Ch i ?

Che cosa ?

Quando ?

Dove ?

Perche ?

3. In uno dei due articoli l' apertura è costruita con frasi brevi, esplicative, scelte per ag-ganciare

subito la curiosità del lettore.

Di quale articolo si tratta ?

4. Rileggi le conclusioni dei due articoli: quale ti piace di più? Perche?

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5. SCRIVI UN ARTICOLO CON LA SCALETTA

Prova a scrivere tu un terzo articolo sulla notizia del padrone che morde il cane; prepara una o

scaletta e sviluppa l'articolo seguendo i consigli di Piero Ottone: quale tipo di apertura preferisci

scegliere? Quale tipo di conclusione?

ALCUNE REGOLE SEMPLICI PER SCRIVERE BENE

(Piero Ottone) da Il buon giornale

Io credo nel buon giornalismo, e sono convinto che lo stile giornalistico possa diventare bellissimo,

purchè risponda a determinate regole, e segua determinati modelli.

La prima regola è semplice: 1o stile giornalistico esige frasi brevi e lineari.

Si racconta che un direttore della Neue Ziircher Zeitung abbia detto a un giovane redattore, il giorno

dell ' assunzione: « Quando scriverà un articolo, si ricordi che ogni frase ha un soggetto, un predicato,

un complemento oggetto. Punto. Poi di nuovo soggetto, predicato, complemento, e un altro punto. Se

una volta sentirà il desiderio di adoperare un aggettivo, venga prima nel mio ufficio a chiedermi il

permesso».

E una regola splendida. Cerco di tenerla sempre presente, e anche in questo istante, mentre scrivo

queste annotazioni, tengo (d' occhio i miei periodi per accertarmi che non si allontanino troppo dallo

schema.

Soggetto, predicato, complemento oggetto.

Già i complementi indiretti, con le locuzioni prepositive, disturbano la semplicità lineare

della frase; gli avverbi rischiano di renderla torbida, di appesantirla; le frasi subordinate, infine, danno

al periodo un andamento tortuoso, simile a un percorso fatto di strade principali, di strade secondarie,

di gallerie e di viadotti.

È importante la punteggiatura che stabilisce il ritmo.

È bene che ogni frase sia semplice, lineare: soggetto, predicato, complemento. Ma le frasi devono

avere una loro continuità, e giocare l'una con l'altra, ora con fluidità, in modo da integrarsi, ora in

contrapposizione, con effetto da contrappunto.

È importante decidere quando si va a capo.

Vi fu un periodo nel quale il Messaggero acquistava, e ripubblicava, le corrispondenze dall'estero

della Gazzetta del Popolo, quindi anche le mie. Le pubblicava, di solito, tali e quali, però seguendo

la regola, allora in vigore in quel giornale, di andare a capo dopo ogni punto fermo. Quando vedevo

la mia pur modesta prosa così smontata, frase per frase, e ridotta a una successione di brevi

enunciazioni telegrafiche, provavo sofferenza.

Ogni capoverso deve esporre, sviluppare e concludere un ragionamento, un concetto, un pensiero

compiuto; l' insieme dei concetti costituisce un articolo.

Se il capoverso è spezzettato in tante frasi a se stanti, addio logica, addio costruzione generale. È

come se una sinfonia fosse ridotta ad una marcia militare.

È ovvio che bisogna adoperare parole di uso comune e non termini strani che pochi conoscono;

credo che quella di farsi comprendere sia una buona regola per tutti quelli coloro che scrivono;

certamente lo è per chi scrive nei giornali.

I vocaboli stranieri vanno usati con parsimonia, e comunque sempre tradotti, perche i lettori non sono

tenuti a conoscere lingue straniere.

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Le ripetizioni di un vocabolo nella stessa frase o in frasi vicine, di norma, sono da evitare; ma

Winston Churchill diceva che le ripetizioni sono preferibili alla mancanza di chiarezza; meglio

ripetere la stessa parola due o tre volte nella stessa frase, piuttosto che dar luogo ad ambiguità.

Sono altresì da evitare i. luoghi comuni, le frasi fatte.

Da parte mia, non credo di essere tornato a scrivere che qualche cosa «si snoda come un serpente» da

quando ero un ventenne, e Massimo Caputo (direttore della Gazzetta del Popolo) mi fece

bonariamente notare che, se non trovavo una similitudine più personale, era meglio desistere dalle

similitudini.

(da Il buon giornale, TEADUE, Milano, 1990)

SCRIVI UN ARTICOLO CON STILE

Fingi di essere un giornalista e scrivi un articolo di cronaca raccontando un fatto realmente accaduto

nel tuo ambiente, a scuola o in famiglia.

Componi le frasi e i periodi seguendo i consigli di Piero Ottone.

Al termine del lavoro controlla il tuo stile rispondendo alle seguenti domande:

- Sono riuscito a comporre frasi brevi e lineari, seguendo lo schema di: soggetto, predicato, pochi

complementi?

- Ho impresso un buon ritmo al mio articolo con la punteggiatura ?

- Ho costruito dei capoversi di senso compiuto andando a capo nei momenti giusti?

- Ho usato parole troppo difficili o strane?

- Ho ripetuto dei vocaboli nella stessa frase o in frasi vicine ?

- Ho evitato i luoghi comuni e le frasi fatte ?