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LAMPADA ARCO (Un progetto di Pier Giacomo e Achille Castiglioni oggi prodotto dalla FLOS) DICHIARAZIONE D’INTENTI Nell’elaborare il progetto riguardante l’ideazione di un evento sulla lampada Arco dei designer Pier Giacomo e Achille Castiglioni ho ritenuto opportuno muovermi verso l’approfondimento del pensiero degli artisti e delle motivazioni che hanno portato negli anni 60 alla creazione di questo oggetto. A mio avviso nella creazione di un evento, è necessario chiedersi quali siano le motivazioni che ci portano a voler “festeggiare” un oggetto o un’idea e soprattutto l’idea che si incarna in esso. Achille e Pier Giacomo Castiglioni Durante la mia ricerca sono rimasta felicemente impressionata dall’anima del fratello minore Achille Castiglioni. Ho voluto approfondire il suo pensiero e il suo modo di intendere la vita perché avevo la sensazione che queste informazioni sarebbero potute diventare fondamentali per il mio progetto. La mia sensazione non fu errata e scoprì alcuni elementi importanti: 1. IDEA DELL’UTILITA’ ED ESSENZIALITA’: Egli riteneva fondamentale distinguere l’artista dal creativo professionista e, proprio per questo, si è dedicato ala creazione di progetti utili alla vita quotidiana, cito in proposito : “È difficile dare una esatta definizione di industrial designer, ma credo che risulti chiaro quello che io definisco un vero industrial designer: colui che, lavorando in gruppo progetta e realizza oggetti veri per dei bisogni reali. Il suo lavoro è produrre oggetti di grande serie per la comunità: molto diverso da quello dell’artista che produce opere rare per sé o destinate a una élite…” E’ parimenti importante il concetto di essenzialità e che si ricollega all’importanza del rapporto fra oggetto creato e fruitore: “Quest'essenzialità è quella che fa l'oggetto, che crea un rapporto di reciproca simpatia tra chi l'adopera e chi l'ha progettato.” 2. INNOVAZIONE E RIELABORAZIONE ATTIVA DELLA REALTA: Ho visto emergere dalle sue parole e dai filmati che sono riuscita a visionare una personalità frizzante, attenta ai piccoli cambiamenti della società (“non si può progettare basandosi sulle statistiche se si sente la necessità di creare un prodotto innovativo”) e incline a seguire linee di pensiero al di fuori degli schemi convenzionali. 3. OPERA – ARTISTA: In un ulteriore intervista, questa volta rivolta alla figlia, ho potuto riflettere sulle parole “questi oggetti non hanno senso al di fuori del suo studio”. Ricollegando ciò alle altre notizie reperite ho pensato, spero a ragione, che il riferimento fosse inerente all’impossibilità di scollegare un’opera dal suo progettatore, e che, sempre e comunque, un oggetto dovrebbe essere presentato in modo da far comprendere al pubblico le intenzioni che hanno mosso alla sua creazione e nella migliore delle ipotesi anche la persona che li ha creati, unica

Lampada Arco - Achille Castiglioni

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LAMPADA ARCO

(Un progetto di Pier Giacomo e Achille Castiglioni oggi prodotto dalla FLOS) DICHIARAZIONE D’INTENTI Nell’elaborare il progetto riguardante l’ideazione di un evento sulla lampada Arco dei designer Pier Giacomo e Achille Castiglioni ho ritenuto opportuno muovermi verso l’approfondimento del pensiero degli artisti e delle motivazioni che hanno portato negli anni 60 alla creazione di questo oggetto. A mio avviso nella creazione di un evento, è necessario chiedersi quali siano le motivazioni che ci portano a voler “festeggiare” un oggetto o un’idea e soprattutto l’idea che si incarna in esso.

Achille e Pier Giacomo Castiglioni Durante la mia ricerca sono rimasta felicemente impressionata dall’anima del fratello minore Achille Castiglioni. Ho voluto approfondire il suo pensiero e il suo modo di intendere la vita perché avevo la sensazione che queste informazioni sarebbero potute diventare fondamentali per il mio progetto. La mia sensazione non fu errata e scoprì alcuni elementi importanti:

1. IDEA DELL’UTILITA’ ED ESSENZIALITA’: Egli riteneva fondamentale distinguere l’artista dal creativo professionista e, proprio per questo, si è dedicato ala creazione di progetti utili alla vita quotidiana, cito in proposito : “È difficile dare una esatta definizione di industrial designer, ma credo che risulti chiaro quello che io definisco un vero industrial designer: colui che, lavorando in gruppo progetta e realizza oggetti veri per dei bisogni reali. Il suo lavoro è produrre oggetti di grande serie per la comunità: molto diverso da quello dell’artista che produce opere rare per sé o destinate a una élite…” E’ parimenti importante il concetto di essenzialità e che si ricollega all’importanza del rapporto fra oggetto creato e fruitore: “Quest'essenzialità è quella che fa l'oggetto, che crea un rapporto di reciproca simpatia tra chi l'adopera e chi l'ha progettato.”

2. INNOVAZIONE E RIELABORAZIONE ATTIVA DELLA REALTA: Ho visto emergere dalle sue parole e dai filmati che sono riuscita a visionare una personalità frizzante, attenta ai piccoli cambiamenti della società (“non si può progettare basandosi sulle statistiche se si sente la necessità di creare un prodotto innovativo”) e incline a seguire linee di pensiero al di fuori degli schemi convenzionali.

3. OPERA – ARTISTA: In un ulteriore intervista, questa volta rivolta alla figlia, ho potuto riflettere sulle parole “questi oggetti non hanno senso al di fuori del suo studio”. Ricollegando ciò alle altre notizie reperite ho pensato, spero a ragione, che il riferimento fosse inerente all’impossibilità di scollegare un’opera dal suo progettatore, e che, sempre e comunque, un oggetto dovrebbe essere presentato in modo da far comprendere al pubblico le intenzioni che hanno mosso alla sua creazione e nella migliore delle ipotesi anche la persona che li ha creati, unica

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fonte dalla cui mente è stata partorita l’idea. Perchè a mio avviso l’arte non esiste solo in se stesse ma come espressione di una personalità e della sua storia.

4. GUSTO DEL GIOCO: la passione per il gioco era ciò che contraddistingueva Achille Castiglioni “Tutto ciò che era legato al gioco mi stimolava, suscitava il mio interesse, sempre nel campo del divertimento, nel campo della comunicazione.”

5. AMORE PER LE COSE COMUNI: Egli era solito partire dalle cose comuni, altra fonte di ispirazione. Nello studio oggi adibito a museo possiamo vedere una mensola dedicata alla sua collezione di “oggetti trovati in giro” dai più divertenti ai più comuni.

6. AMORE PER L’ARCHITETTURA MODERNA: Le Corbusier, Terragni, Lingeri. 7. LAVORO DI GRUPPO: I due fratelli hanno per la maggior parte lavorato assieme

tanto che quando Achille Castiglioni resta solo sente la mancanza del confronto con il fratello.

Pier Giacomo Castiglioni Tutti e tre i fratelli Castiglioni erano dediti allo studio della luce e dei suoi effetti sulle superfici. Soprattutto Pier Giacomo ottenne ottimi nella pratica di tali teorie: le collaborazioni in numerosi interventi espositivi e museali e la definizione di un linguaggio della luce come forma di interpretazione del progetto architettonico hanno prodotto una vasta famiglia di oggetti e sistemi di illuminazione: da "Scintilla", la lampada progettata con il padre Livio nel 1972, fino alle recenti collaborazioni con Fontana Arte e Guzzini.

8. STUDIO DELLA LUCE Dopodichè ho approfondito le caratteristiche dell’oggetto:

ARCO Lampada da terra a luce diretta 1962 Lampada da terra a luce diretta, assolve la necessità di illuminazione diretta su un tavolo senza avere il vincolo del punto luce fisso al soffitto. La base della lampada è costituita da un parallelepipedo di marmo bianco di circa 65 kg, gli angoli sono smussati, munito di un foro praticato nel baricentro, utile sia al fissaggio dello stelo verticale che sostiene l’arco vero e proprio, sia allo spostamento agevole della lampada (inserendovi per esempio un semplice manico di scopa). Lo stelo arcuato è costituito da tre settori in profilato di acciaio inossidabile con sezione a U capaci di consentire, scorrendo l’uno dentro l’altro, l’avanzamento telescopico e il passaggio nascosto dei fili. Ciò conferisce all’arco piu’ampiezze, con il posizionamento del riflettore a tre diverse altezze. La cupola è formata da due pezzi: uno fisso a forma di

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calotta forata per facilitare il raffreddamento del portalampada (lampadina da 100 watt in vetro opalino), l’altro un anello di alluminio mobile, appoggiato al primo, in modo da poter essere rettificato in posizione, a seconda dell’altezza del terzo settore dell’arco. La distanza massima, in proiezione orizzontale, del riflettore dalla base è di 2 m, l’altezza da terra è di 2,5 m.

Le caratteristiche a mio avviso più importanti sono:

A. PARTICOLARITA’ ILLUMINOTECNICA: capacità di ricreare un ambiente con l’ampiezza della sua luce e di essere adattabile a varie situazione grazie alle tre possibili estensioni

B. MINIMALISMO: appartenenza alla corrente minimalista. E’ essenziale e utile

C. UTILITA’: comodamente spostabile in qualunque momento e in qualunque posto proprio perché è

stata resa essenziale e quindi anche non ingombrante D. ICONA DI UNO STILE: fa ancora parlare di sé perché appartiene al suo momento

storico e ne emerge portando innovazioni e nuovi modi di rapportarsi alla luce e come conseguenza pratica all’illuminazione di una casa

E. ATEMPORALITA’: paradossalmente non è solo l’icona di un periodo ma è anche sempre contemporanea, forse proprio in questo elemento si ritrova la genialità dei due designer

F. OGGETTO D’ARTE:ha ottenuto il riconoscimento come oggetto d’arte dal Tribunale di Milano.

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Partendo da questi punti ho voluto creare uno spazio che potesse non solo valorizzare le caratteristiche dell’oggetto ma che riuscisse anche a stimolare i partecipanti e far (ri)emergere il periodo storico per poterne avere una conoscenza più approfondita, e riuscire a comprendere meglio il pensiero estetico degli artisti e i loro valori, concentrandomi sul principio di utilità dell’oggetto che si collega perfettamente con il valore della famiglia e la conseguente sensazione di intimità che dona agli uomini. (come da punti 1-3-4-5)

Collegamenti con le arti visive e plastiche Il pensiero dei fratelli Castiglioni era affine a diverse idee artistiche.

Futurismo

"Fuori dall'atmosfera in cui viviamo non esistono che tenebre noi Futuristi ascendiamo verso le vette più eccelse e più radiose e ci proclamiamo signori della luce, poiché già beviamo alle fonti vive del sole" In primis si deve trattare il collegamento con il futurismo da cui alcune delle loro opere sono ispirate come la poltrona Sanluca (1960) di poco antecedente alla lampada Arco. Le tematiche comuni sono sicuramente la gestione della luce e l’estetica del contemporaneo. Sopratto la luce, vista come fonte di movimento e non solo come vittoria del buoi ma, anzi, come suo elemento complementare in un gioco di oscurità e chiarezza che definisce gli ambienti (per i due designer) e gli spazi bidimensionali (per il movimento artistico). A suggellare tale affinità si trova proprio un sosia dell’elemento in questione: la lampada ad arco che fu disegnata un cinquantennio prima da Balla. Il quadro rappresenta infatti la scoperta (in quegli anni innovativa) della luce artificiale e lo studio della composizione luminosa del raggio di una lampada ad arco, tipica della vita cittadina e delle strade della metropoli. I Castiglioni, in una visione obbligatoriamente più evoluta,

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hanno riscoperto proprio grazie alla passione per gli effetti di luce, la lampada ad arco delle strade per proiettare un tipo di illuminazione pari ad una lampada a soffitto ma con la possibilità di essere mossa nello spazio all’interno delle case. “Del resto le lampade stradali di una volta erano tutte così, con il loro palo e la loro sorgente luminosa. La forza della lampada ad Arco è di aver portato in casa un apparecchio illuminante che poi poteva essere spostato secondo la posizione dei mobili. Qual è, spesso, il difetto dell'architettura? L'imporre una situazione. Così noi volevamo cercare di dare la possibilità, la libertà all'individuo di illuminare, di spostarsi” [6] Quindi studio della luce diffusa e movimento, oltre che composizione dello spazio con la luce in movimento. 1. STUDI SULLA LUCE

Dada “Gli artisti che si occupano dell'organizzazione degli happenings tendono a svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore passivo” Prendendo in considerazione le idee creative di Achille e Pier Giacomo Castiglioni ho trovato un collegamento implicito con l’ “estetica” dadaista del primo periodo per quanto riguarda l’idea del gioco e del processo creativo basato sull’intuizione e sulla scelta degli oggetti ispiratori uniti in una forma innovativa e del secondo periodo (New Dada) per quando riguarda l’idea degli oggetti inutili. Inoltre il forte rapporto con l’efficacia dell’oggetto piuttosto che con la sua essenza, lo stretto legame fra autore e pubblico ma soprattutto una creazione basata su soggetti dell’immaginario popolare e forti contrasti possono essere viste come similitudini. Il New Dada per altro si sviluppa in Italia proprio negli anni Sessanta, data di nascita della lampada Arco. Appare ovvio che vi è un punto di distinzione netto fra i due designer e le correnti artistiche sopra citate nel messaggio che le due parti volevano esprimere. Non tanto nel rifiuto dell’arte tradizionale del Dada (al cui riguardo non trovo ne simmetria ne confutazione nel pensiero dei Castiglioni) quanto nei toni fortemente irrisori, denigratori e dissacratori del pensiero estetico del movimento. Infatti, per quanto fra i consigli dati ai neo-designer da Achille Castiglioni (durante un’intervista per la De Padova [6]) vi sia il fatto di essere sempre critici verso la società e le tendenze, questo non si riscontra nelle sue opere con una forza pari alle creazioni Dada. E’ per questo che ho ritenuto efficace rimandare nella costruzione dell’evento ad un happening Dada cercando il più possibile di smorzarne i toni irrispettosi e sovversivi ma piuttosto per sfruttarne gli elementi comuni fra il movimento e gli artisti e dunque: il gioco, l’interazione fra il pubblico e l’evento,l’eterogeneità delle forme artistiche presenti e la creazione istintiva inserendovi però il connubio con la ricerca di una forte utilità negli oggetti che si verranno a creare o nelle azioni svolte. Quello che si verrà a conformare, come vedremo, sarà un momento non più passivo per i visitatori (sfruttando appunto la forte versatilità del pubblico moderno all’interattività determinata da una società contemporanea a stretto contatto con i new-media e le nuove tecnologie) senza però volerli violentare quanto piuttosto sedurre con l’ambiente circostante. Adattare la forma senza mantenerne il contenuto. Cito in proposito: “Arricchiti così di una grandissima esperienza nel rapporto diretto con il pubblico, profondamente impegnati a coniugare espressività e funzionalità dell'oggetto, con il loro lavoro i fratelli Castiglioni hanno "traghettato" il design italiano

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dalla dimensione dello stile, legato al gusto e al costume a quella del progetto stabile nel tempo. Senza rinunciare alla ricerca sulle tecnologie, i materiali e i processi produttivi essi hanno saputo dare al prodotto industriale significati completamente diversi: ironia, divertimento, ma anche invenzione ed estrema praticità.” 2. INTERATTIVITA’

Razionalismo e Terragni "nei loro rapporti di vuoto e di pieno, di masse pesanti e strutture leggere abbiano a donar all’osservatore un’emozione artistica" Ho preso in considerazione le predilezioni artistiche dei fratelli Castiglioni per pensare all’architettura dello spazio interno (ed esterno?) dello spazio espositivo. Mi sono ispirata al razionalismo e ai già citati (nel punto 8) Le Corbusier, Terragni, Lingeri soffermandomi sull’estetica di Terragni. Famoso per le sue opere espressione del puro razionalismo come la Casa Del Fascio di Como e la Casa Giuliani Frigerio. Nella costruzione degli spazi vorrei basarmi sull’evoluzione della teoria del telaio che viene considerato motivo unificante dell’opera dell’architetto. Sarebbe ottimale riuscire a comporre un’interno spazioso sull’esempio della casa del Fascio da combinare in rapporto alla gestione della luce in modo da creare con il telaio stesso la volumetria degli spazi.

Basandomi dunque su forme modulari vorrei gestire la luce in modo da rafforzare l’effetto di chiaroscuro per valorizzare la lampada Arco. Vorrei inserire delle modifiche nei confronti delle tipiche forme squadrate degli spazi del Terragni: alcune pareti a forma di arco riuscirebbero a mantenere vivo il gioco fra pieni e vuoi restituendo al contesto un elemento dominante del oggetto esposto. Ho ritrovato questo elemento anche in alcune opere dello stesso Terragni come ad esempio all’entrata del Novocomum.

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3. TEORIA DEL TELAIO E STRUTTURE AD ARCO

Sitografia 1. http://www.triennale.it/triennale/sito_html/castiglioni/index.htm 2. http://www.educational.rai.it/lezionididesign/designers/CASTIGLIONIA.htm 3. http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=437 4. http://it.youtube.com/watch?v=GWvTt5vYe8M 5. http://www.sapere.it 6. http://www.depadova.it/it/People/Ritratti/0054/000228/articolo_c.html 7. http://www.e-motion-lab.com/decoding_e(ye)-motion/terragni_telaio.htm 8. http://www.cadtutor.it/01cast/01cast.htmù 9. http://php.unirsm.sm/mediateca/web/conferenze.php?id=11 L’evento avrà sede a Milano in quanto da sempre capitale del design oltre che luogo natio dei due grandi designer. L’obbiettivo dell’evento è quello di consentire ad un pubblico variegato di correlazionarsi in modo nuovo all’oggetto di design e alle linee guida di due nomi fondamentali della storia del design italiano attraverso l’uso di nuove tecnologie e moderne forme artistiche.

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Verranno descritti Achille e Pier Giacomo Castiglioni e la lampada Arco, Joe Colombo e la lampada Spider. Dallo studio degli oggetti e dei designer abbiamo deciso di creare un momento culturale atto all’approfondimento di due visioni del design per alcuni aspetti diverse ma sostanzialmente compatibili. Abbiamo individuato gli aspetti comuni dei designer in:

Semplificazione delle forme Massimizzare l’utilità degli oggetti Riportare il design nella vita quotidiana

A tal proposito gli oggetti presentati hanno forme semplici e molteplici possibilità di utilizzo oltre ad essere completamente funzionali per il fruitore grazie alla mobilità in un caso del telaio, nell’altro del corpo luminoso e dello scheletro orientabile. Nell’area espositiva tali aspetti vengono valorizzati Abbiamo poi valorizzato alcune differenze che rimandano però ad un concetto più generico di rapportarsi al design:

Per quanto riguarda Achille e Pier Giacomo Castiglioni:i concetti di gioco e cooperazione oltre che l’allenamento dei meccanismi di pensiero laterale.

Per quanto riguarda Joe Colombo: l’attenzione e la fiducia verso le nuove tecnologie come strumento d’indispensabile utilità, la passione per l’aspetto meccanico degli oggetti, e la particolare se non unica visione futuribile della casa e dell’”architettura d’interni”.

Mantenendo gli aspetti comuni come sottofondo narrativo di entrambe le sezioni dell’evento in un primo caso abbiamo deciso di valorizzare la fase dell’atto creativo, in un secondo momento la fruizione dell’oggetto creato. Ci è parso infatti dallo studio sui personaggi che questi individuassero come propria peculiarità tali aspetti, pur non essendo fattori di unicità. L’evento si basa sull’interazione e il coinvolgimento del pubblico adottando anche in questo caso due approcci differenti nell’uso delle nuove tecnologie proprio in relazione ai due aspetti appena descritti. Nella prima stanza si permetterà al pubblico di vivere il processo creativo per mezzo di un forte elemento di interattività che gli consentirà di giungere alla comprensione dell’importanza della semplificazione e dell’applicazione di diverse prospettive di pensiero. Nella seconda stanza attraverso la danza applicata alle nuove tecnologie (sto pensando allo spettacolo ID di Ariella Vidach e Carlo Prati) verranno in un primo tempo illustrata al pubblico le funzionalità della lampada Spider successivamente gli verrà permetto di muoversi in modo da poter fruire praticamente dell’oggetto. Per la buona riuscita di un progetto che prevede un coinvolgimento così elevato del pubblico riteniamo sia indispensabile che gli ambienti siano visitati da un massimo di 20 persone per volta confondendo gli aspetti di una mostra tradizionale con quelli di un o spettacolo organizzato. Per migliorare l’interazione del pubblico con l’ambiente è necessario prevedere la presenza di personale addetto e a conoscenza dei meccanismi per la fruizione. L’evento così descritto sarà diviso (come da piantina) in 3 zone:

1. Area dedicata alla lampada Arco di Achille e PierGiacomo Castiglioni 2. Area dedicata alla lampada Spider di Cesare Joe Colombo 3. Area buffet con proiezione di lezione sul design di Bruno Munari

Nell’ultima zona è previsto un buffet. La stanza avrà al suo interno una decina di tavolini suddivisi in due gruppi: da una parte saranno illuminati da lampade Spider mentre dall’altro da lampade Arco.

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Sulla parete verrà proiettato un video di una importante lezione di design di Bruno Munari tenutasi presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia nel 1992. E’ strato scelto Munari per il fatto che ha collaborato in alcuni progetti con Castiglioni (e ne condivide le fondamentali visioni)ed è stato iniziatore al design di Joe Colombo. Inoltre verve e simpatia del geniale artista riescono a rendere l’atmosfera più informale e meno accademica. In tale conferenza esprime molto bene le linee generali del design e le principali tematiche legate ai due designer lasciando allo spettatore la possibilità di interpretare al meglio, grazie alle competenze acquisite durante la mostra, i diversi approcci dei due autori.

FRATELLI CASTIGLIONI Come mostrato in pianta, la prima zona si articola su due piani (piano terra e soppalco) ed è organizzata come un percorso che lo spettatore attraverserà seguendo un itinerario predefinito.L’area di ingresso sarà un blocco in marmo rettangolare. La zona è stata a sua volta divisa in 3 ambienti distinti: 1. Lo spettatore avrà la sensazione di trovarsi in un normale corridoio

museale alle cui pareti saranno affissi dipinti e disegni.Un corrimano correrà lungo tutta la parete laterale sinistra formando un arco.Lungo la parete d’entrata sulla sinistra si troveranno immagini dei tre fratelli che descrivono il loro rapporto e l’importanza della

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loro cooperazione. Sulla destra una struttura reticolare molto fitta che permetta di intravedere la lampada e i tappeti presenti nella sezione 2. Nel primo e nel secondo angolo del corridoio si potrà per la prima volta vedere nella sua totalità la lampada in due diverse configurazioni. Sulla parete nord le immagini rappresenteranno i progetti per la lampada e vi saranno scritte a muro delle citazioni degli autori che esplichino il concetto dell’essenzialità nel design (“Quest'essenzialità è quella che fa l'oggetto, che crea un rapporto di reciproca simpatia tra chi l'adopera e chi l'ha progettato”). Di fronte foto dei progetti legati allo studio luminotecnico dei due fratelli e le creazioni che Achille Castiglioni ha eseguito dopo la morte di Pier Giacomo. Citazioni di Achille riguardo al valore della luce e alla difficoltà di non lavorare più in gruppo spiegheranno il senso di questa scelta.

2. Si ha accesso alla zona numero 2 attraverso una porta in metallo a forma di arco. Una Alle pareti di questa cupola ci sono delle mensole con gli oggetti più cari a Castiglioni che esprimano la dimensione del gioco. Questa zona prevede un alto grado di interattività e sarà uno dei punti che necessita della presenza di un operatore: Su un piedistallo di forma ovale la lampada arco troneggia nella sua terza configurazione possibile (completamente allungata) investita da fasci di luce di colori corrispondenti ai colori dell’arcobaleno disposti agli angoli come da piantina.La disposizione degli oggetti sul piedistallo deve riprodurre più o meno l’ambiente riportato in figura (una situazione di lettura casalinga). Le luci impediscono una visione semplice e rilassante dell’ambiente descritto. Di fronte al piedistallo si trovano dei tappeti interattivi corrispondenti ai colori delle luci. Alla pressione di ogni tappeto si spegnera il corrispondente colore. Sarà così possibile per gli spettatori interagire con l’ambiente e le luci. Nel momento in cui tutte le luci colorate si spegneranno si creerà una perfetta situazione di rapporto luce ombra che permetterà la migliore visualizzazione possibile della lampada secondo il pensiero di Castiglioni. Contestualmente a questo si attiverà una musica che contestualizzi l’atmosfera anni 60 nella quale è stata concepita l’opera.

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3. Gli spettatori potranno recarsi alla zona soppalcata,dove potranno leggere considerazioni riguardanti il pensiero laterale. Una volta che tutti saranno giunti nella zona sopraelevata un operatore avrà il compito di spegnere le luci dominanti della sala mantenendo attive solo quelle lungo il corrimano (atte a valorizzare le immagini a parete) e accendeno un faro posizionato all’interno della cupola che collega la sezione uno alla sezione due, sufficientemente potente da dare l’idea della lampada arco accesa mostrando una differente prospettiva al pubblico dello spazio appena fruito. Si noti da piantina come il percorso corrisponda perfettamente alla struttura della lampada: l’ingresso è la base di marmo, il corrimano è lo stelo ad arco e la cupola è il coprilampada.

Le pareti della stanza saranno ricoperte di un rivestimento di marmo (http://www.ferliniingros.it/ecopan.htm) per rimandare il pensiero sia alla base della lampada sia all’architettura di Terragni (molto amato da Castiglioni). Per quanto riguarda l’architettura il rimando a Terragni non si trova solo nella scelta del materiale per le pareti ma anche nei rapporti di pieni e vuoti che si vogliono delineare con le linee dell’intera stanza. L’idea del telaio iniziale è volta proprio a questo. JOE COLOMBO Nell’area dedicata alla lampada Spider di Joe Colombo si accederà tramite l’area soppalcata. Si troveranno lungo le pareti estratti di interviste, fotografie e frasi che daranno delucidazioni sulla figura e sulle idee focali di Joe Colombo precedentemente individuate e illustrate nella prima parte del progetto. L’area sottostante sarà organizzata in sei zone definite unicamente da linee bianche di una larghezza di una decina di centimetri tracciate sul pavimento formato da piastrelle da 60x60cm di colore nero con fughe bianche. Questo per rendere la modularità alla quale Joe Colombo si è avvicinato sempre di più nell’arco della sua carriera. Altre linee serviranno a raffigurare in forma stilizzata l’arredamento delle stanze ispirato ai progetti di architettura d’interni di Joe Colombo. Solo alcuni mobili saranno realmente presenti per motivazioni funzionali allo spettacolo illustrate in seguito. Nelle sei stanze sarà allestita una coreografia sulle note del valzer della sequenza finale di 2001 Odissea nello spazio del regista Stanley Kubrick, film molto amato e di forte ispirazione per Joe Colombo. L’area centrale sarà allestita con sedute che consentano la visione dello spettacolo. Al termine il pubblico potrà muoversi nello spazio prima adibito a palcoscenico dove troverà appositi visori olografici nei quali sarà possibile vedere le principali creazioni di Colombo riguardanti l’arredamento delle stanze, corredati da schermi lcd a parete con una breve spiegazione. La scelta dell’olografia è legata alla volontà di ipotizzare una tecnologia che sin dagli anni 60 (periodo del suo maggior successo)fa parte dell’immaginario collettivo del futuro e dell’ambito fantascientifico per tendere così una linea rossa fra noi e Joe Colombo. Elenco gli oggetti che verrano rappresentati nelle diverse stanze: 1. per la cucina: Minikitchen, 2. per il salotto: poltrona Elda 3. camera da letto: letto decappottabile 4. studio:spinny e trolley 5. sala da pranzo: 5 in 1 glasses 6. garage: progetto per macchina sportiva

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Lo spettacolo di Teatro Danza e New Tecnology Ho scelto di utilizzare uno spettacolo di teatro danza in quanto forma artistica connessa al periodo di Colombo e le nuove tecnologie per rendere in modo adeguato l’atmosfera futuribile del visionario designer. I protagonisti della coreografia saranno un uomo e una donna che muovendosi nello spazio avranno la funzione di esplicitare con i propri movimenti e le proprie azioni la visione della casa del futuro di Joe Colombo: "..non potremo più vivere per la casa facendone il nostro tempio di rappresentatività, ma dovremo far vivere essa per noi, per le nostre esigenze, per un nuovo modo di vivere più coerente con la realtà di oggi e di domani” Secondo questa idea la casa è stata destrutturata e sono state mantenute solo le linee portanti dell’arredamento dipinte sul pavimento mentre solo i mobili legati all’utilizzo della lampada spider saranno reali. Perché la casa non deve più, come sopra detto, rappresentare l’uomo che vi abita ma deve essere “alla sua misura” e funzionale alla sua vita. Inizialmente avevo pensato di utilizzare gli altri elementi d’arredo prodotti da Colombo ma poi sono giunto alla conclusione che questo avrebbe decentrato l’attenzione sviandola dalla lampada Spider. Non appena il pubblico arriverà al pian terreno di quest’area saranno distribuiti dei volantini riguardanti il progetto oltre che una breve spiegazione della struttura che hanno davanti ai loro occhi. Questo permetterà di avere una visione d’insieme della zona adibita poi a palcoscenico. Infatti tutta la coreografia si giocherà sulla meccanica dell’accensione e dello spegnimento della lampada all’interno delle diverse stanze dove i ballerini racconteranno con il corpo e le azioni una giornata tipo di una qualunque coppia sposata dall’accensione della luce al mattino fino allo spegnimento nel momento in cui i due si coricano. Per valorizzare il rapporto fra l’uomo e le nuove tecnologie che secondo Joe Colombo devono essere usate al fine di migliorare la vita dell’uomo mi sono ispirato al progetto di ID già menzionato. Una microcamera verrà posizionata sulla fronte dei ballerini. Quanto ripreso verrà in tempo reale mostrato su un telo semitrasparente posizionato davanti agli ambienti. Lo spettatore vedrà in tal modo sullo schermo le soggettive dei ballerini avendo la possibilità di rendersi conto dell’effettiva utilità dell’illuminazione nel soddisfare le esigenze dei due protagonisti. Note: 1. Tutti gli ambienti della mostra sono stati studiati per essere accessibili ai disabili: non prevedono infatti scale ma solo rampe per l’accesso all’area soppalcata

2. I due eventi sono fruibili anche separatamente, l’idea di un progetto congiunto è sorto dal fatto che affrontando lo studio dei due designer ci è parso interessante, di maggior impatto sul pubblico e maggiormente esaustivo per delineare i tratti salienti del design italiano degli anni 60 mettere a confronto i due oggetti e le due personalità.