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1 LISTA CIBARIA E DINTORNI? IL MENU IL MONDO DI RIFERIMENTO DEL MENU uando si parla di menu, i più pensano al menu di un applicativo dei pc, di un bancomat, di un programma. Se si chiedesse a un gruppo di persone cosa significa il termine menù darebbero come possibili definizioni quelle di una lista di un ristorante e secondariamente quelle di un programma informatico. Perché? Successivamente dotti linguisti si chiederebbero dove si pone l’accento, come se la fonesi, diventasse un elemen- to di primissimo piano rispetto alla definizione. Perché? Parallelamente si interroga sulla presenza o meno dell’accento sulla u. È richiesto o è da omettere? Prose- guendo con il dialogo, queste persone, sosterebbero che il menù è nato in Francia. È vero o meno questa afferma- zione? Il termine menu indica una scelta tra possibili e- lementi, normalmente dai più, èconosciuto asso- ciandolo al mondo della ristorazione (esperienze personali, linguaggio tecnico, programmi televi- sivi di cucina). Q

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LISTA CIBARIA E DINTORNI?

IL MENU

IL MONDO DI RIFERIMENTO DEL MENU

uando si parla di menu, i più pensano al menu di un applicativo dei pc, di un

bancomat, di un programma.

Se si chiedesse a un gruppo di persone cosa significa il termine menù darebbero come

possibili definizioni quelle di una lista di un ristorante e

secondariamente quelle di un programma informatico.

Perché?

Successivamente dotti linguisti si chiederebbero dove si

pone l’accento, come se la fonesi, diventasse un elemen-

to di primissimo piano rispetto alla definizione. Perché?

Parallelamente si interroga sulla presenza o meno

dell’accento sulla u. È richiesto o è da omettere? Prose-

guendo con il dialogo, queste persone, sosterebbero che

il menù è nato in Francia. È vero o meno questa afferma-

zione?

Il termine menu indica una scelta tra possibili e-

lementi, normalmente dai più, è conosciuto asso-

ciandolo al mondo della ristorazione (esperienze

personali, linguaggio tecnico, programmi televi-

sivi di cucina).

Q

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2

La parola menù, appartiene al patrimonio linguistico di ciascuno di noi. In infor-

matica, con l’avvento del sistema windows1, e nei applicativi di office, sono pre-

senti una serie di icone e menu a finestrella che permettono la scelta tra possibili

proposte. Esempio vai nel menu file e salva con nome.

I programmatori hanno mutuato tale termine dal mondo della ristorazione ma non è

l’unico caso.2

Il primo arcano sembrerebbe trovare risposta. Il motivo per il quale si associa alla

ristorazione è perché è intimamente legato a questa. Da circa un ventennio tale

termine è stato mutuato anche dall’informatica.

Il secondo quesito da dare soluzione è legato alla pronuncia, quindi alla fonesi,

menu è un termine francese, se pronunciato in lingua, necessità della ù accentata,

mentre per altre lingue si omette l’accento.

1Alla fine della seconda metà del Novecento.

2Esempio il termine ricetta, usato dall’Università di Torvergata, per spiegare il funzionamento di un programma. O

di altre branche del sapere come la farmacologia e la medicina.

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Circa le origini del menù, dai più è associata all’origine della parola, ovvero termi-

ne francese quindi “strumento” nato in Francia, ma cosi

non è .

Il menu nasce in Italia, con un altro nome lista cibaria, i

francesi, cambiarono nome e ne amplificarono l’utilità.

La popolazione italiana, è solita, mutuare termini da al-

tre culture, non utilizzando i propri, così ben presto, il termine lista cibaria cedette

il posto a quello di Menù.

Questi primi paragrafi permettono di capire la complessità del mondo di riferi-

mento, si rende necessaria dare una definizione or-

ganica al termine menù.

Secondo il Devoto-Oli, “Vocabolario della Lingua

Italiana”3 offre la seguente definizione al termine

menu: “1. lista delle vivande e dei vini messi a di-

sposizione dei clienti nei ristoranti * il complesso

delle portate servite in un pranzo, è stato servito un

scelto menu 2. In informatica, elenco visualizzato delle opzioni contenute in un

programma, che l’operatore può selezionare di volta in volta per mezzo del mouse

o di una particolare combinazione di tasti.”.A fronte di questa definizione seman-

tica del termine, vi sono specifiche definizioni tecniche:

Elenco. Inteso come cronologia delle pietanze e delle bevande servite ai

commensali. Normalmente è dato da un menu fisso. I commensali non ope-

rano alcuna scelta nelle pietanze, qualcuno (il committente) ha già operato

tale funzione. Esempio il menu di nozze.

Lista cibaria di proposte di pietanze entro le quali il commensale è tenuto a

scegliere. Vi può essere la lista tradizionale, dei dolci, dell’acqua, del vino.

3Giacomo Devoto – Gian Carlo Oli, Il Devoto Oli, Vocabolario della lingua Italiana, 2007, Monnier

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Scelta operata dal cliente grazie alla discriminazione della lista, dando origi-

ne a un proprio menu, che a sua volta mediante la comanda crea la Suite

(termine usato nei ristoranti altolocati).

Cartoncino, nel quale è scritto il programma del pasto.

DALLA LETTURA, QUALI INFORMAZIONI RIESCE A RICAVA-

RE UN CLIENTE?

Il menu – come si vedrà in seguito – rap-

presenta uno strumento di comunicazione

e di vendita di primissimo ordine.

È bene paragonare un menu a un biglietto

da visita o un più moderno space in un

social network4, che informazioni si rie-

scono a raccogliere? Da una prima lettura

più o meno dettagliata:

Presentazione, informazioni sulla

persona esempio titoli, numeri di

telefono, indirizzo, data di nascita,

hobby, nella ristorazione rappre-

senta la presentazione del locale.

Cultura. In entrambi i casi si riescono a ricavare informazioni sulla cultura

ad esempio il presentarsi con nome e cognome e non viceversa o nel mondo

della ristorazione il riferimento a una cultura enogastronomica.

Intelligenza.

4Lo space in un social network è un spazio gratuito, nel quale sono inserite delle informazioni sull’utente, rappre-

senta una sorta di biglietto da visita elettronico. Si pensi alla diffusione che ha avuto in questi ultimi tempi Facebo-

ok.

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Gusto estetico - fantasia. La disposizione del testo, delle immagini, della

scelta del carattere, del tipo di carta, permettono di farsi una idea del gusto

estetico di chi lo ha redatto.

Rispetto di regole elementari. Ad esempio regole di lessico o grammatica e

inoltre per quanto riguarda il mondo della ristorazione nella costruzione del

menu dal punto di vista del gusto.

Da questi elementi, si traggono una serie di informazioni sulla: fantasia, intelligen-

za, cultura, stile, eleganza di chi scrive permettendo al cliente di crearsi un primo

importante giudizio (elemento essenziale nel marketing- si veda oltre).

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ORIGINI DEL MENU

a lista cibaria è all’origine del termine menù, i due termini sono sostanzial-

mente sinonimi. La lista cibaria, inizialmente non era utilizzata dal cliente

ma dagli operatori di cucina per due motivi:

Memoria storica: delle pietanze proposte ai signori, al fine di variare le of-

ferte gastronomiche,

Funzione di controllo: da parte dell’amministratore del palazzo sui costi e

sulle materie prime utilizzate, si può capire quindi che la lista cibaria, oggi-

giorno non assolve solo funzioni di vendita ma anche di organizzazione del-

la vita aziendale.

La lista cibaria, in origine, fin dal quindicesimo secolo, svolgeva una funzione or-

ganizzativa, di verifica e controllo della cucina, questa era affissa al muro e utiliz-

zata dal cuoco per:

segnare le quantità di cibo da preparare e cucinare,

per segnare le spese sostenute per l’acquisto delle materie prime. Lo chef

non raramente svolgeva anche le funzioni di economo se non era presente la

figura del Maestro da Tavola.

Solo in un secondo momento, secondo alcuni in Francia e secondo altri preceden-

temente in Italia, venne utilizzato il menu a uso e consumo per i commensali. Per

questi ultimi la lista cibaria rappresenta:

strumento di scelta per il cliente quindi vendita per il ristoratore,

comunicazione, è l’unico modo che la cucina può comunicare con il cliente e

viceversa.

elemento di ricordo, molti commensali, prendono un menù legato a un mo-

mento o fatto della loro vita.

L

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I MOMENTI DELLA VITA

DI UNA LISTA CIBARIA

Ogni lista cibaria ha tre momenti specifici:

Progettazione.

Vendita.

Memoria storica.

Con la progettazione si crea la lista cibaria. Vi sono due tipi di progettazione:

In base all’organizzazione della vita aziendale

E dal punto di vista della comunicazione

Questi due momenti devono essere particolarmente studiati per evitare l’insuccesso

dell’attività economica. Entrambi utilizzano come termine di riferimento bacino

d’utenza (target), non si può progettare un menù senza tener conto della clientela di

riferimento.

IL MENU COME STRUMENTO

DI ORGANIZZAZIONE DELLA VITA AZIENDALE

Per organizzare, pianificare, verificare gli obiettivi di impresa conseguiti, è neces-

sario che ogni ingranaggio sia perfettamente in sincrono con quello successivo.

Quando si pianifica un nuovo menu bisogna tener conto:

Dei limiti strutturali del locale di produzione. Ad esempio in una macchina

da cucinare con 6 fuochi di cui 3 per i primi e i rimanenti per i secondi, non

si devono mettere in menu 8-10 tipologie di risotti. Questo perché se arrivas-

se un gruppo e ordinasse risotti diversi, metterebbe in “crisi” tutta la produ-

zione per l’assenza di unità di cottura.

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Dei limiti della piccola batteria a disposizione (esempio casseruole, piatti,

eccetera). Ad esempio un numero di piatti sufficientemente adeguato per

svolgere il servizio con un ricarico di alcune unità previste per il lavaggio.

Dei limiti di quantità (numerosità) e qualità (professionalità) del reparto di

produzione e di vendita. Non si possono richiedere particolari liste cibarie

se il personale è insufficiente in numero (per evitare eccessive ore di lavoro)

quali tutte preparazione fatte in casa, così come è assurdo proporre pietanze

non conosciute dalla professionalità dei cuochi.

Delle derrate impegnate nella produzione delle pietanze sia per quanto ri-

guarda il costo sia per quanto riguarda la corretta conservazione (ad esempio

celle diversificate per le varie tipologie di carni).

Queste variabili, sembrerebbero ai più come logiche, ma nel mondo della ristora-

zione sembra che non trovino un eccessiva applicazione. Concludendo è bene ri-

cordare che un’azienda ristorativa è organizzata in funzione del cliente tipo o

gruppo di riferimento, e non tanto per le dinamiche organizzative interne; pertanto

ogni variabile presa in esame deve essere studiata rapportandola al cliente.

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LA PROGETTAZIONE DEL MENU

DAL PUNTO DI VISTA GRAFICO

Il menu rappresenta un elemento di comunicazione di primissimo piano. Un menu

ben strutturato e ben scritto deve invogliare il cliente all’acquisto delle pietanze.

Elementi di primissimo ordine sono:

Carta- Colore. La scelta della carta conferisce al cliente tutta una serie di sensa-

zioni. Una carta color avana (tipo carta da pacchi) richiama la genuinità, la tradi-

zione è può essere utilizzata nei locali agrituristici o con cucina locale. Un carton-

cino di color panna invece visto la raffinatezza può essere utilizzato nei ristoranti

di lusso. È bene ricordare che il colore del cartoncino non deve essere uguale a

quello della tovaglia.

Carattere. La scelta di un carattere con grazie è utilizzato nei menu formali, carat-

teri invece più moderni vengono utilizzati nei menù giovanili. Di seguito alcuni

esempi:

Esempio Tipo di carattere Tipologia di Azienda

Lista Cibaria Commercial Script BT Menu per banchetto

Lista Cibaria Engrvrs Old Eng BT Birreria

Lista Cibaria Brush Script MT Ristorante di lusso

Lista Cibaria Comic Sans MS Menu per ambienti giovanili

Formato. Diversi sono i formati utilizzati. Vi sono formati alla gran carta simili

per grandezza a quelli di un quotidiano utilizzati nei ristoranti di lusso, formati a

fisarmonica normalmente utilizzati nei ristoranti pizzeria, formati a libro nei risto-

ranti tradizionali.

Disposizione delle vivande dato un elenco. Dato un elenco di una decina di pie-

tanze, vi sono quattro piatti che garantiscono un maggior margine di utile. Dove

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devono essere collocati? Studi motivazionali legati alla scelta, consigliano di collo-

care due pietanze all’inizio e due alla fine. I motivi i primi costituiscono elementi

di comparazione con i successivi, mentre gli ultimi il ricordo “è più fresco”, ecco

spiegato il motivo che a livello di tendenza i clienti sono soliti a scegliere cose o

pietanze collocate in queste posizioni.

Lettura dell’occhio. In un menu a una pagina o a fisarmonica è bene individuare

dove collocare le pietanze che hanno un maggior

margine di guadagno. È necessario capire come

l’occhio legge. L’immagine a fianco ci mostra

come l’occhio legge, e va a collocarsi per la mag-

gior parte del tempo nell’area 1, pertanto le pietan-

ze con un maggior margine di guadagno netto

vengono collocate proprio in quella area.

Una lista cibaria ricercata nella disposizione, nella scelta della carta, dei caratteri,

di disegni, diviene uno strumento sia di comunicazione ma anche di indurre il cli-

ente non solo all’acquisto ma anche all’acquisto pilotato.

ELEMENTI PRESENTI IN TUTTI I TIPI DI MENU

Vi sono degli elementi che sono presenti in tutte le tipologie di menu. Sono nella

copertina il logo del ristorante e il nome. Nel retrocopertina si trovano normalmen-

te informazioni circa l’esatta ubicazione del ristorante, i mezzi di pagamento accet-

tati, gli orari, il giorno di chiusura. Se è un menu del giorno o matrimoniale la pa-

gina successiva dopo la copertina vi è scritto il tipo di evento, la data e le bevande

che accompagnano la degustazione. In tutti gli altri menu è presente un articola-

zione e suddivisione delle pietanze più o meno analitica (esempio antipasti, mine-

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stre asciutte, minestre in brodo, secondi, contorni, dolci). Generalmente sono pre-

senti i prezzi. In tutti i menu il carattere, le immagini riportate, la carta utilizzata

sono elementi presi in considerazione dal gestore avveduto.

MENU NEL MOMENTO DI VENDITA.

Il menu come strumento di comunicazione e di vendita, viene progettato dal punto

di vista grafico, proprio per questo momento quello della vendita. Il menu deve es-

sere curato, pulito, tassativamente evitare di correggere i prezzi con etichette o

cancellature in quanto rappresenta l’immagine del locale. Un menu ordinato e ben

strutturato consiglia e favorisce l’acquisto.

MENU COME MEMORIA STORICA.

Quando un menu termina la sua funzione e ne subentra un altro, è bene tenere delle

copie in archivio. Nella redazione di una nuova lista cibaria, oltre alla variabili vi-

ste in precedenza, si studiano i vecchi menu al fi-

ne di prendere idee per la formulazione di nuove

proposte.

Il menu può essere utilizzato anche come elemen-

to di ricordo, ad esempio il menu del pranzo di un

evento come battesimi, matrimoni, lauree, che co-

stituisce un elemento totemico di ricordo.

I collezionisti hanno dato avvio a un vero e pro-

prio mercato del “cartoncino” rendendo questo

strumento un oggetto di “culto”, menu storici,

menu artistici, o del secolo scorso possono rag-

giungere cifre considerevoli. Un esempio il menu originale di Filippo Tommaso

Marinetti (si veda l’immagine soprastante) ha un valore non solo economico, ma

storico-artistico.

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MENU TIPOLOGIE

Le liste cibarie, possono essere raccolte a seconda:

del prezzo

di chi opera la scelta

dei tipi di menu esistenti

MENU A PREZZO FISSO – MENU A PREZZO VARIABILE

In base al prezzo si hanno i menu a prezzo fisso e a prezzo variabile. Nel primo

dietro una corrispettiva somma di danaro si hanno una serie di pietanze, talvolta

senza la possibilità di scelta del cliente. Fanno parte di questa tipologia il menu del

giorno per gli operai, il menu di nozze, il menu degustazione.

Il menu a prezzo variabile invece, è caratterizzato dalla possibilità di scelta del cli-

ente, quest’ultimo in base alla sua capacità di spesa e alla scelta operata avrà un

ampia scelta e un diverso corrispettivo da pagare. Fanno parte di questa tipologia i

menu dei ristoranti, delle pizzerie, ristoranti gourmet eccetera.

MENU A SCELTA E MENU A TABLE D’HOTE

Menu a scelta. I menu possono essere anche raccolti in base a chi opera la scelta

di ciò che verrà degustato. La scelta può essere fatta dal cliente liberamente (questi

normalmente coincidono con il menu a prezzo variabile) da un menu a scelta dan-

do vita un proprio menu o suite. Esempio menu di un ristorante.

Menu a table d’hote, è un menù a proposte predeterminate. Qualcuno opera la

scelta per nome del cliente (normalmente coincide con il menu a prezzo fisso). Ad

esempio il menu del giorno di un ristorante a prezzo fisso coincide con le offerte

enogastronomiche di quel pranzo o cena. Nel menu matrimoniale, gli sposi opera-

no la scelta delle pietanze e delle bevande da offrire ai propri invitati, questi non

scelgono dal cartoncino le pietanze che andranno a degustare.

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TIPOLOGIE MENU

Vi sono vari tipi di menu che il ristoratore può proporre alla propria clientela:

Menu del giorno. Viene cambiato ogni giorno, programmato con le materie prime

disponibili in casa e ciò che di meglio offre la stagionalità del prodotto in quel

momento specifico. Questo menù normalmente si trova in ristoranti medio medio-

bassi, con una tipologia di offerte a prezzo concordato o fisso. Parimenti questa ti-

pologia di menù può trovarsi nel menu alla gran carta, con proposte all’altezza del

locale. Nel menu alla gran carta è presente una nicchia dove va collocato il menu

del giorno.

Menu stagionale. È un menu che cambia al cambiare della stagione. In questa ti-

pologia di menu, si esaltano i prodotti della stagionalità quindi prodotti freschi e

meglio se del luogo.

Menu degustazione. È un menu che mira a far degustare piccole porzioni di pie-

tanze. È una proposta e una ricerca costante guidata nel gusto. Normalmente sono

menu a prezzo fisso, sono utilizzate dai ristoratori, come eventi, o come serate de-

dicate alla cucina per un pubblico di gourmate.

Menu ristorante, è un menù a scelta si trova in ristoranti di diverse categorie, con

proposte di pietanze diverse.

Menu pizzerie, è un menu che si trova nelle tavole calde-pizzerie. Sono presenti

mediamente una settantina di pizze, tra le tradizionali, quelle della casa, quelle con

farine particolari. È l’unico menu che presenta oltre la pietanza anche i principali

ingredienti per la preparazione. Normalmente nelle pizzerie sono presenti anche

pietanze di cucina soprattutto a base di pesce (possibile spiegazione molti gestori

sono di origine meridionale), il menu normalmente è di formato a fisarmonica o a

libro.

Menu turistico - di cucina locale. Il menu turistico si trova in ambienti posiziona-

ti in aree geografiche turistiche, protendono a valorizzare le tipicità sia per quanto

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riguarda l’utilizzo di materie prime tipiche della zona, sia delle pietanze tradiziona-

li del luogo, sia per i vini autoctoni presentati.

Menu ciclico. È un menu che viene riproposto ciclicamente in un asso temporale

ben preciso ad esempio settimanalmente, mensilmente, stagionalmente. Rappresen-

ta il menu di eccellenza per molti ristoranti di alberghi e trova impiego nella risto-

razione collettiva istituzionale come quella degli asili. In questo ultimo caso è un

menu calibrato nel calcolo delle chilocalorie, rapportato al fabbisogno alimentare

del bacino di utenza, creato in collaborazione con la figura di dietisti al fine di

prevenire problemi di sovrappeso od obesità. La redazione di questo menu tiene

anche conto di eventuali intolleranze alimentari segnalate e del rispetto di stili ali-

mentari particolari esempio vegetariani o persone che professano religioni per

l’astensione a determinate derrate (maiale per i mussulmani e gli ebrei). Dei menu

ciclici verranno presi in esame parlando di corretta alimentazione.

DIFFERENZE TRA UN MENU A LA GRAN CARTA E MENU

ALLA CARTA

Queste tipologie di menu rappresentano il meglio per quanto riguarda l’offerta di

pietanze. Tuttavia vi sono delle significative differenze. Il Menu a la carta e alla

gran carta sono utilizzati i primi nei ristoranti medio alti i secondi in ristoranti di

lusso. Tuttavia vi sono delle differenze sostanziali tra le due tipologie di menù:

Formato. La gran carta ha un formato maggiore rispetto a la carta.

Struttura. La struttura è molto più articolata e suddivisa nella gran carta ri-

spetto alla carta. In un menu alla gran carta la suddivisione è maggiore ri-

spetto alla carta, ad esempio le minestre sono suddivise in asciutte e in bro-

do, di quelle asciutte a loro volta sono suddivise in paste fresche, paste fre-

sche ripiene, risotti eccetera.

Pietanze di cucina nazionale internazionale. Nel menu a la gran carta sono

presenti pietanze di cucina nazionale, francese, internazionale, mentre quelle

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nella carta sono presenti normalmente pietanze di cucina nazionale e

francese.

Uso materie prime. Per la gran carta nobili mentre per la carta materie

prime di qualità.

Linguaggio. Uso talvolta della nomenclatura francese nel menu alla gran

carta italiano nella carta.

Prezzi. Molto elevati nella gran carta mentre medio alti nella carta.

NUOVE TENDENZE NELLA CREAZIONE DEI MENU

Le nuove tendenze a livello di progettazione tengono conto di alcune linee guida: il

menu deve essere calibrato in numero di proposte, con prodotti di ottima qualità,

che rispettano il concetto di tipicità del luogo e di stagionalità del prodotto rivisi-

tando pietanze di cucina locale. Il cliente gradisce una carta se pur limitata nelle

proposte ma che risponda a queste caratteristiche, motivando proprio la scelta in

funzione delle particolarità offerte.

Per quanto riguarda la lista dei vini, assumono un peso sempre più preponderante i

vini del luogo a fronte di quelli nazionali.

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IL MENU COME CONTRATTO

l menu è un contratto atipico, due sono i soggetti che intervengono il ristorato-

re e il cliente, oggetto del contratto è la vendita di beni (le pietanze le bevande)

e i servizi (di sala) dietro un corrispettiva somma di danaro.

ALTRI OBBLIGHI DI LEGGE

Obbligatorietà del menù. Ogni azienda ristorante obbligatoriamente deve avere

un menu.

I prezzi devono essere sempre riportati nel menu, ad eccezione nei ristoranti alto-

locati per il menu delle signore (motivo galateo). Vi deve essere corrispondenza tra

il prezzo riportato nel menu e quello realmente pagato.

Uso di prodotti non freschi. È obbligo indicare l’uso di prodotti non freschi, se

questi sono surgelati o congelati. L’asterisco con frasi “se il mercato ci privasse del

fresco”, è una forma non molto corretta dal punto di vista legale, in quanto il clien-

te non sa se paga per un cibo prodotto con derrate fresche o surgelate. L’uso di

“freschi” deve essere appositamente e chiaramente indicato in menu.

Frode in commercio. Le derrate riportate in menù devono essere quelle effettiva-

mente consumate, se così non fosse si incorre in frode in commercio ex articoli 56

e 515 Codice Procedura Penale. Due esempi il servire una pietanza all’insaputa del

cliente con materie prime surgelate si configura come frode in commercio così

come “spacciare” una spuma di trota per una spuma di orata.

Coperto. Questa voce non dovrebbe essere presente nel menu. Il coperto rappre-

senta un costo gestionale e non deve essere imputato al cliente.

Vuoto normativo. Negli ultimi giorni, i media a seguito dell’amplificazione del

reportage di Striscia la Notizia, “Fuochi Roventi”, ha dato avvio, a un inchiesta

sull’utilizzo di prodotti chimici quali conservanti, addensanti, consumati

I

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all’insaputa del cliente (si pensi alle varie intolleranze). Sempre più si richiede alla

figura del legislatore di colmare questo vuoto legislativo.

Documento

- La frode in commercio -1

E’ configurabile il tentativo di frode nell’esercizio del commercio, ex artt. 56 e 515 c.p., e si ve-

rifica quando l’alienante compie atti idonei diretti in modo non equivoco a consegnare

all’acquirente una cosa per un’altra ovvero una cosa, per origine, qualita’ o quantita’ diversa da

quella pattuita o dichiarata.

Puo’ costituire il tentativo del delitto di frode in commercio anche il semplice fatto di non indica-

re nella lista delle vivande poste sui tavoli di un ristorante che determinati prodotti sono congela-

ti, perchè il ristorante ha l’obbligo di dichiarare la qualita’ della merce offerta ai consumatori.

Il problema interpretativo era già stato risolto in passato dalla stessa Suprema Corte, sez. III , con

la pronuncia 25 ottobre 2000, Morici, con cui era stato affermato il principio che se il prodotto

viene esposto sui banchi dell’esercizio o comunque offerto al pubblico, la condotta posta in esse-

re dall’esercente l’attivita’ commerciale e’ idonea ad integrare il tentativo perche’ dimostra

l’intenzione di vendere proprio quel prodotto.

La lista delle vivande consegnata agli avventori o sistemata sui tavoli di un ristorante equivale ad

una proposta contrattuale nei confronti dei potenziali clienti e manifesta l’intenzione del ristora-

tore di offrire i prodotti indicati nella lista; con la conseguenza che, se si ritiene che l’indicazione

dei prodotti in un menu è una forma di proposta contrattuale (che si deve ispirare a criteri di tra-

sparenza), allora, la suddetta proposta contrattuale che abbia indicato qualità del prodotto diverse

da quelle effettive integra il reato di tentata frode nell’esercizio del commercio, perché la stessa

proposta non veritiera sarebbe un atto diretto in modo non equivoco a commettere il delitto di cui

all’art. 515 c.p. (vi sarebbe, cioè, un’idoneità ingannatoria strumentale alla realizzazione del rea-

to).

Tale principio è stato enunciato dalla Suprema Corte, sezione III, n. 24190 del 27/06/2005

1 fonte: http://www.altalex.com/index.php?idnot=9844

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IL MENU PER I FUTURISTI

Il menu per i futuristi viene

visto come un opera d’arte,

ne sono esempio il menu di

Filippo Tommaso Marinetti

o i menu del Santo Palato.

Così come la cucina anche

il menù dai futuristi viene

rivisitato, in particolare per

quanto riguarda

l’impostazione grafica e specificatamente per

quanto riguarda l’ordine delle portate1.

Quest’ultime non subiscono più una vera e pro-

pria cronologia:

antipasti, minestre, secondi, dolci, ma una nuova

scansione, famose le cene, dei futuristi che si a-

privano con i dessert per via via passare in ordine

inverso ai secondi, contorni, minestre e antipasti.

Queste sperimentazioni culinarie rispecchiano la

voglia di novità che caratterizzano questo movi-

mento.

I due esempi, possono considerarsi come opere

d’arte, ma la visione dei futuristi della cucina è del tutto particolare. Marinetti,

1 Ne è un esempio, la cena di Trieste, organizzata nel 1910, è anche conosciuta con il nome di "cena al rovescio",

servita al politeama Rossetti di Trieste nel 1910, evento nel quale “... i futuristi decidono di invertire completamen-

te l'ordine delle portate (cominciando dal caffè per arrivare all'aperitivo), e di eliminare l'uso delle posate, per non

limitare la propria esperienza tattile”.

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considera, la cucina come una espressione artistica che al contrario delle altre ha la

particolarità di terminare la sua esistenza con il consumo non venendo conservata

in teche nei musei (considerati dei veri e proprio cimiteri). La cucina futurista è ca-

ratterizzata da aromi insoliti, dalla contrapposizione di sapori inediti, dal recupero

del dolce salato o dal dolce piccante, dall’uso di pesce e carni crude, l’eliminazione

delle minestre asciutte tradizionali (spaghetti), l’attenzione al colore e alla forma,

l’architettura delle pietanze.

I PRANZI FUTURISTI

I pranzi futuristi, costituiscono delle vere e proprie forme d’avanguardia culinaria;

nella quale la convivialità dirompente

futurista, trova sfogo in numerosissime

cene organizzate in Italia e all’estero. I

pranzi futuristi sono caratterizzati da

una vera e propria strategia gastrono-

mica nella quale:

- si favorisce il piacere “tattile prela-

biale” come condizione necessaria e

indispensabile alla diffusione della

“poesia del corpo”,

- si consiglia l'aspersione di profumi,

- l'ascolto della poesia o della musica,

- il contrasto, visivo-tattile-gustativo (sensoriale) in uno stesso piatto, di dolce-

salato, caldo-freddo, la creazione di "bocconi simultanei" che "[…] avranno nel-

la cucina futurista la funzione analogica immensificante che le immagini hanno

nella letteratura" (Marinetti).

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FUTURISMO: I MANIFESTI DELLA CUCINA

Il binomio futurismo e cucina, si può datare nell’anno 1920, anno in cui in “Roma

Futurista” venne pubblicato, un primo significativo Manifesto dal nome “Culinaria

Futurista” predecessore del

Manifesto “La Cucina futu-

rista”. “In questo manifesto fu

sottolineata l'importanza del co-

lore dei piatti e della loro forma

rispetto al sapore degli alimenti

(nell’immagine a fianco sono ri-

portati alcuni esempi) .

Le direttive poste in evidenza da

Irba furono le seguenti:

1. Variabilità:

a. rompere l'ordinamento del passatista consumatore

b. ottimo pranzo composto di tre minestre

c. preparare le vivande non solo secondo l'uso italiano-francese viennese o arabo,

ma di accontentare il proprio gusto o quello di un gruppo di persone

2. Forma: cibi con forme simmetriche o assimetriche, architettoniche

3. Colore: noi futuristi odoriamo il colore e vogliamo lasciarlo percepire alla nostra vita

quotidiana. La nostra tavola deve ridere di gioia nella diversità dei rosso-giallo-verdi-

azzurro dei piatti piccoli-ovali-quadri-tondi”

Fin dal Manifesto della Culinaria futurista, si sottolinea: "l'esigenza dell'estetica

delle portate e l'uso del colore nelle suppellettili", a fronte di una visione della cu-

cina come forma d’arte, i futuristi, amavano anche l’arte del convivio, magari as-

sociato a eventi culturali di primissimo ordine in veri e propri pranzi futuristi.

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NOTE INTRODUTTIVE AL MANIFESTO

DELLA CUCINA FUTURISTA

Il manifesto della cucina futurista, fu pubblicato il 28 dicembre 1930, nelle pagine

del quotidiano “La Gazzetta del Popolo” e altro non è

che una rivisitazione e approfondimento del precedente

“Manifesto Culinario Futurista”. L’interpretazione e le

tesi marinettiane trovano un analiticità espositiva e di-

vulgativa nel libro, “La cucina futurista” del 1932,

firmato a quattro mani con il pittore-gastronomo Fil-

lia2. Marinetti sostiene, che sia la donna come

l’operatore di cucina, nella preparazione di pietanze

hanno abbandonato la dimensione artigianale, compa-

rendo in tutte le cucine da quelle professionale a quelle domestiche “strumenti cu-

linari dall’alto contenuto tecnologico”3. Particolare importanza delle pietanze per i

futuristi, diventa un fertile terreno per molteplici sperimentazioni: “colori, forme,

sapori, odori, abbinamenti, costituiscono stimoli sensoriali, tattili, visivi, olfattivi,

gustativi. Insomma guai a mangiare solo per nutrirsi. Famosa a riguardo la frase

di Marinetti, "Si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia”. I

principi rivoluzionari, di Marinetti, ruotano attorno ad alcune caratteristiche:

abolizione della pastasciutta assurda religione gastronomica italiana;

abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato;

armonia originale della tavola coi sapori e colori delle vivande che nutra gli

occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra;

supplire con la fantasia la scarsità di denaro;

uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione;

2A fianco viene riportata la copertina del libro citato del 1932, edito dalla Casa Editrice Sonzogno di Milano.

3Si pensi alla robotica in cucina, ai forni a microonde e di decine di altri utensili che aiutano nella preparazione del-

le pietanze.

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uso dosato di poesia e musica come ingredienti per accendere con la loro in-

tensità sensuale i sapori;

incoraggiare nella donna l'arte culinaria e le sue necessarie invenzioni allo

scopo di strappare l'uomo al suo cocciuto conservatorismo gastronomico

IL MANIFESTO DELLA CUCINA FUTURISTA

di: Filippo Tommaso Marinetti

Il Futurismo italiano, padre di numerosi futurismi e avanguardisti esteri, non rimane prigioniero delle vit-

torie mondiali ottenute 'in venti anni di grandi battaglie artistiche politiche spesso consacrate col sangue'

come le chiamò Benito Mussolini. Il Futurismo italiano affronta ancora l'impopolarità con un programma

di rinnovamento totale della cucina.

Fra tutti i movimenti artistici letterari è il solo che abbia per essenza l'audacia temeraria. Il novecentismo

pittorico e il novecentismo letterario sono in realtà due futurismi di destra moderatissimi e pratici. Attac-

cati alla tradizione, essi tentano prudentemente il nuovo per trarre dall'una e dall'altro il massimo vantag-

gio.

Contro la pastasciutta. Il Futurismo è stato definito dai filosofi 'misticismo dell'azione', da Benedetto

Croce 'antistoricismo', da G. Aranha 'liberazione dal terrore estetico', da noi 'orgoglio italiano novatore',

formula di 'arte-vita originale', 'religione della velocità', 'massimo sforzo dell'umanità verso la sintesi', 'i-

giene spirituale', 'metodo d'immancabile creazione', 'splendore geometrico veloce', 'estetica della macchi-

na'. Antipraticamente quindi, noi futuristi trascuriamo l'esempio e il mònito della tradizione per inventare

ad ogni costo un nuovo giudicato da tutti pazzesco.

Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi

affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.

Consultiamo in proposito le nostre labbra, la nostra lingua, il nostro palato, le nostre papille gustative, le

nostre secrezioni glandolari ed entriamo genialmente nella chimica gastrica.

Noi futuristi sentiamo che per il maschio la voluttà dell'amare è scavatrice abissale dall'alto al basso, men-

tre per la femmina è orizzontale a ventaglio. La voluttà del palato è invece per il maschio e per la femmi-

na sempre ascensionale dal basso all'alto del corpo umano. Sentiamo inoltre la necessità di impedire che

l'Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca. Si armonizzi invece

sempre più coll'italiana, snella trasparenza spiralica di passione, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia

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eroica. Prepariamo una agilità di corpi italiani adatti ai leggerissimi treni di alluminio che sostituiranno gli

attuali pesanti di ferro legno acciaio.

Convinti che nella probabile conflagrazione futura vincerà il popolo più agile, più scattante, noi futuristi

dopo avere agilizzato la letteratura mondiale con le parole in libertà e lo stile simultaneo, svuotato il tea-

tro della noia mediante sintesi alogiche a sorpresa e drammi di oggetti inanimati, immensificato la plasti-

ca con l'antirealismo, creato lo splendore geometrico architettonico senza decorativismo, la cinematogra-

fia e la fotografia astratte, stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce.

Crediamo anzitutto necessaria:

a) L'abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana.

Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso, il roast-beef e il budino, agli olandesi la carne cotta col for-

maggio, ai tedeschi il sauerkraut, il lardone affumicato e il cotechino; ma agli italiani la pastasciutta non

giova. Per esempio, contrasta collo spirito vivace e coll'anima appassionata generosa intuitiva dei napole-

tani. Questi sono stati combattenti eroici, artisti ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, agricoltori te-

naci a dispetto della voluminosa pastasciutta quotidiana. Nel mangiarla essi sviluppano il tìpico scettici-

smo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo. Un intelligentissimo professore napole-

tano, il dott. Signorelli, scrive: A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingoz-

za, non si mastica.

Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è

disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne deri-

vano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo.

b) Invito alla chimica. La pastasciutta, nutritivamente inferiore del 40% alla carne, al pesce, ai legumi, le-

ga coi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento.

Perchè opporre ancora il suo blocco pesante all'immensa rete di onde corte lunghe che il genio italiano ha

lanciato sopra oceani e continenti, e ai paesaggi di colore forma rumore che la radio-televisione fa naviga-

re intorno alla terra? I difensori della pastasciutta ne portano la palla o il rudero nello stomaco, come er-

gastolani o archeologi.

Ricordatevi poi che l'abolizione della pastasciutta libererà l'Italia dal costoso grano straniero e favorirà

l'industria italiana del riso.

c) L'abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento.

d) L'abolizione delle tradizionali miscele per l'esperimento di tutte le nuove miscele apparentemente as-

surde, secondo il consiglio di Jarro Maincave e altri cuochi futuristi.

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e) L'abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato.

Invitiamo la chimica al dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi

gratuiti di Stato, in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine. Si giungerà così

ad un reale ribasso del prezzo della vita e dei salari con relativa riduzione delle ore di lavoro. Oggi per

duemila kilowatt occorre soltanto un operaio. Le macchine costituiranno presto un obbediente proletariato

di ferro acciaio alluminio al servizio degli uomini quasi totalmente alleggeriti dal lavoro manuale. Questo,

essendo ridotto a due o tre ore, permette di perfezionare e nobilitare le altre ore col pensiero le arti e la

pregustazione di pranzi perfetti.

In tutti i ceti i pranzi saranno distanziati ma perfetti nel quotidianismo degli equivalenti nutritivi.

Il pranzo perfetto esige:

1) Un'armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande.

2) L'originalità assoluta delle vivande. Il Carneplastico. Esempio: Per preparare il Salmone dell'Ala-

ska ai raggi del sole con salsa Marte, si prende un bel salmone dell'Alaska, lo si trancia e passa alla

griglia con pepe e sale e olio buono finchè è bene dorato. Si aggiungono pomodori tagliati a metà

preventivamente cotti sulla griglia con prezzemolo e aglio.

Al momento di servirlo si posano sopra alle trancie dei filetti di acciuga intrecciati a dama. Su ogni

trancia una rotellina di limone con capperi. La salsa sarà composta di acciughe, tuorli d'uova sode,

basilico, olio d'oliva, un bicchierino di liquore italiano Aurum, e passata al setaccio. (Formula di Bul-

gheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

Esempio: Per preparare la Beccaccia al Monterosa salsa Venere, prendete una bella beccaccia, pulite-

la, copritene lo stomaco con delle fette di prosciutto e lardo, mettetela in casseruola con burro, sale,

pepe, ginepro, cuocetela in un forno molto caldo per quindici minuti innaffiandola di cognac. Appena

tolta dalla casseruola posatela sopra un crostone di pane quadrato inzuppato di rhum e cognac e copri-

tela con una pasta sfogliata. Rimettetela poi nel forno finchè la pasta è ben cotta. Servitela con questa

salsa: un mezzo bicchiere di marsala e vino bianco, quattro cucchiai di mirtilli, della buccia di arancio

tagliuzzata, il tutto bollito per 10 minuti. Ponete la salsa nella salsiera e servitela molto calda.

(Formula di Bulgheroni, primo cuoco della Penna d'Oca).

3) L'invenzione di complessi plastici saporiti, la cui armonia originale di forma e colore nutra gli oc-

chi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra. Esempio: Il Carneplastico creato dal pittore futuri-

sta Fillìa, interpretazione sintetica dei paesaggi italiani, è composto di una grande polpetta cilindrica

di carne di vitello arrostita ripiena di undici qualità diverse di verdure cotte.

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Questo cilindro disposto verticalmente nel centro del piatto, è coronato da uno spessore di miele e so-

stenuto alla base da un anello di salsiccia che poggia su tre sfere, dorate di carne di pollo.

Equatore + Polo Nord. Esempio: Il complesso plastico mangiabile Equatore + Polo Nord creato dal

pittore futurista Enrico Prampolini è composto da un mare equatoriale di tuorli rossi d'uova all'ostrica

con pepe sale limone. Nel centro emerge un cono di chiaro d'uovo montato e solidificato pieno di

spicchi d'arancio come succose sezioni di sole. La cima del cono sarà tempestata di pezzi di tartufo

nero tagliati in forma di aeroplani negri alla conquista dello zenit. Questi complessi plastici saporiti

colorati profumati e tattili formeranno perfetti pranzi simultanei.

4) L'abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tatti-

le prelabiale.

5) L'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione. Ogni vivanda deve essere preceduta da un

profumo che verrà cancellato dalla tavola mediante ventilatori.

6) L'uso della musica limitato negli intervalli tra vivanda e vivanda perchè non distragga la sensibilità

della lingua e del palato e serva ad annientare il sapore goduto ristabilendo una verginità degustativa.

7) L'abolizione dell'eloquenza e della Politica a tavola .

8) L'uso dosato della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro in-

tensità sensuale i sapori di una data vivanda.

9) La presentazione rapida tra vivanda e vivanda, sotto le nari e gli occhi dei convitati, di alcune vi-

vande che essi mangeranno e di altre che essi non mangeranno, per favorire la curiosità, la sorpresa e

la fantasia.

10) La creazione dei bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in

pochi attimi. Questi bocconi avranno nella cucina futurista la funzione analogica immensificante che

le immagini hanno nella letteratura. Un dato boccone potrà riassumere una intera zona di vita, lo

svolgersi di una passione amorosa o un intero viaggio nell'Estremo Oriente.

Una dotazione di strumenti scientifici in cucina: ozonizzatori che diano il profumo dell'ozono a liqui-

di e a vivande, lampade per emissione di raggi ultravioletti (poichè molte sostanze alimentari irradiate

con raggi ultravioletti acquistano proprietà attive, diventano più assimilabili, impediscono il rachiti-

smo nei bimbi, ecc.), elettrolizzatori per scomporre succhi estratti ecc. in modo da ottenere da un pro-

dotto noto un nuovo prodotto con nuove proprietà, mulini colloidali per rendere possibile la polveriz-

zazione di farine, frutta secca, droghe, ecc., apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel

vuoto, autoclavi centrifughe, dializzatori. L'uso di questi apparecchi dovrà essere scientifico, evitando

p. es. l'errore di far cuocere le vivande in pentole a pressione di vapore, il che provoca la distruzione

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di sostanze attive (vitamine, ecc.) a causa delle alte temperature. Gli indicatori chimici renderanno

conto dell'acidità e della basicità degli intingoli e serviranno a correggere eventuali errori: manca di

sale, troppo aceto, troppo pepe, troppo dolce.

(Pubblicato il 28 dicembre 1930 sulla Gazzetta del Popolo di Torino)

LA BATTAGLIA CONTRO LA PASTASCIUTTA.

Il Manifesto fu accolto con pareri non solo positivi ma anche discordanti, in particolare per la

crociata contro la pastasciutta. Per Marinetti, la pasta rappresentava, un cibo difficilmente di-

geribile che gli italiani portavano come una pesan-

te eredità del loro passato "[…] lo spirito vivace e

l'anima appassionata generosa intuitiva dei napole-

tani i quali, nel mangiarla sviluppano il tipico scetti-

cismo ironico e sentimentale che tronca spesso il lo-

ro entusiasmo".

La pastasciutta rappresenta quindi il principale o-

stacolo al sogno, un elemento disturbante che im-

pedisce al pensiero di liberarsi al di sopra delle co-

se. Molto meglio il riso e il pane, suggerisce Mari-

netti, “insieme ad altre pietanze da preparare sem-

pre con ironia, fan-

tasia e creatività cromatica. La sua crociata contro la pasta non

risparmiò le paste fresche farcite (tortellini, ravioli eccetera),

dando avvio a una agitazione che in poco meno di tre mesi, fece

registrare ben oltre 2.000 articoli nelle principali testate giornali-

stiche mondiali.”

Il manifesto di Marinetti è in netto contrasto con la foto di se-

guito riportata in quanto lo stesso ideologo del futurismo venne

fotografato mentre si abbuffava con una fondina di pasta.

Marinetti e la pasta!

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LINEE GUIDA SUL FUTURISMO E IL SUO MANIFESTO

Il futurismo esalta la velocità, l'energia, il vigore, le macchine e tutto ciò che ha co-

struito l'uomo. Inoltre esalta la forza fisica e di conseguenza la violenza e la guerra.

Il movimento futurista esalta l’uomo e disprezza la donna, questa ultima secondo la

loro concezione non doveva mettersi in luce. I futuristi disprezzano il passato e so-

no proiettati verso il futuro.

Il fondatore del futurismo, fu Filippo Tommaso Marinetti, che per valorizzare que-

sto movimento sostenne anche il Fascismo. Le linee guida di questo movimento

sono riportate in un Manifesto del Futurismo, in sintesi vengono riportati i punti

principali:

Il Futurismo esalta il pericolo, le situazioni pericolose, l'energia e l'impudenza.

Sfidano la morte (pericolo) perchè non hanno paura.

La poesia futurista deve far riflettere e deve comunicare la ribellione (non ac-

cettare niente dentro le regole), il coraggio (affrontare il presente), l'audacia (il

rischio) e l'imprudenza.

La letteratura ha fatto della riflessione l'elemento più importante perché la per-

sona deve riflettere però è ferma, statica. Il sonno è statico e preclude alla co-

noscenza del presente.

Il Futurismo vuole un movimento aggressivo, l'insonnia che non lascia dormi-

re, il passo deve essere veloce, il salto che fa andare avanti, esalta il pugno e lo

schiaffo.

Per i futuristi la velocità sta alla base di tutto.

I poeti futuristi devono risvegliare attraverso le poesie l'istinto delle persone

(parte animalesca), pieno di energia.

Per i futuristi la vera bellezza è la lotta, il vero capolavoro deve colpire, incitare

all'energia e all'istinto, quindi un'opera è bella quando è aggressiva. La poesia

deve essere la dimostrazione della forza che vince contro le forze oscure, al

punto tale che le forze oscure diventano deboli.

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Il Futurismo non guarda indietro al passato, guarda avanti al futuro. I futuristi

vivono in una dimensione dell'assoluto perché hanno fatto della loro vita il

guardare avanti in modo veloce.

I futuristi vogliono la violenza e la guerra perché fa pulizia; per loro la paura

non esiste perché se no non si fanno più guidare dall'irrazionalità.

Il Futurismo vuole distruggere tutto ciò che fa riferimento al passato, combatte-

re il moralismo perché si basa sulle regole e non permettono il cambiamento e

di guardare al futuro.

I futuristi valorizzano le folle agitate (assembramenti violenti), la luce che è

violenta perché acceca; valorizzano le invenzioni e tutto ciò che crea l'uomo

che è sempre positivo. I ponti e le costruzioni fatte dall'uomo sono paragonate

ad esseri viventi, e tutto ciò che crea è vivo, come le locomotive che sono pa-

ragonate ai cavalli, gli aeroplani la cui elica sembra l'applauso delle persone.

È dall'Italia che parte questo grido, perché vuole liberarsi di coloro che parlano del

passato, è stata per troppo tempo una Nazione che ha guardato al passato e si vuole

liberare dei musei che la rendono un cimitero.

Musei = Cimiteri, perché nel cimitero riposano vicino persone che non si sono mai

conosciute.

Musei = Dormitori Pubblici, perché nei dormitori pubblici dormono vicino persone

che non si conoscono.

Musei = Assurdi Macelli, perché nei macelli c'è una "lotta" tra uomo e animale, ma

avviene lo stesso nei musei perché i pittori si sfidano con i pennelli.

I futuristi non ammettono che si vada a visitare i musei tutti i giorni, perché fanno

ricordare il passato e poi la gente inizia ad avere nostalgia.

Cosa si vede in un quadro? Si vede solo l'affanno del pittore per poter emergere ed

esprime ciò che ha dentro.

Noi abbiamo una sensibilità e la possiamo utilizzare in due modi, o la si può getta-

re in un'urna funeraria quando guardiamo al passato, o la possiamo utilizzare guar-

dando il futuro ed essere creativi.

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Documento

IL MANIFESTO FUTURISTA

Pubblicato sul giornale francese “ Le figaro”

1) "Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.

2) Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia

3) La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi e il sonno. Noi vo-

gliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il

salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

4) Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza

nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di

grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... un automobile ruggente, che

sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.

5) Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Ter-

ra, lanciate a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6) Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare

l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7) Non v'è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere

aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere conseguita come un

violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a protrarsi davanti all'uomo.

8) Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli !... Perché dovremmo guardarci alle

spalle, se vogliamo sfondare misteriose porte dell' impossibile? Il tempo e lo spa-

zio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna

velocità onnipresente.

9) Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo il patri-

ottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprez-

zo della donna.

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10) Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e

combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica

o utilitaria.

11) Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa:

canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali mo-

derne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri incendia-

ti da violenti lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le

officine appese alle nuvole pei contorni fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti

giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piro-

scafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le locomotive dell'ampio petto, che scal-

pitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo sci-

volante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra

applaudire come una folla entusiasta.

E' dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travol-

gente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il Futurismo, perché vogliamo liberare

questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'anti-

quarii"

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Il termine menu ciclico, si è visto, che è spesso usato nel mondo della ristorazione collettiva degli asili.

Negli asili il menu ciclico viene redatto da una figura del dietista o dietologo che calcola il fabbisogno in

una corretta alimentazione per un bambino in crescita, tali menu vengono passati alle cucine per la loro

realizzazione. Oltre al fabbisogno alimentare, in questi menu, si tiene conto – su segnalazione – di regimi

dietetici particolari o stili alimentari e divieti religiosi. Un menu ciclico corretto dal punto di vista nutri-

zionale previene problemi di sovrappeso o obesità infantile.

ESEMPIO DI MENU PER BAMBINI

Colazione Latte intero 125 mlZucchero 5 gCorn-flakes 15 gKiwi 150 g

Spuntino Yogurt alla frutta 125 g

Pranzo Minestra di legumi 60 gZucchine stufate 200 gPane 30 gPera 150 g

Merenda Succo di frutta 125 mlPane 50 gMarmellata 20 g

Cena Minestra di verdure 150 gRicotta 70 gInsalata di pomodori 200gPane 30 gMela 150 g

N.B. Condire con olio extra vergine di oliva.

LA CORRETTA ALIMENTAZIONE

L'età dai tre ai cinque anni rappresenta, per l'educazione alimentare, un importante

periodo in cui il bambino impara ad alimentarsi attraverso il modello nutrizionale

della propria famiglia. In quest'età il bambino elabora e seleziona i propri gusti, de-

stinati a determinare profondamente le sue future scelte alimentari, perciò è neces-

sario che gli venga proposta una dieta sana, variata e bilanciata.

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Una dieta adatta alla costruzione dei tessuti per gli anni della crescita deve assicu-

rare le giuste quantità di proteine, vitamine (soprattutto la C, la D e il complesso B)

e di sali minerali (calcio, ferro e iodio). È importante abituare il bambino a una die-

ta ricca di alimenti di origine vegetale, possibilmente al consumo regolare di pesce

azzurro ricco di AGE della serie ω-3, e a non eccedere nel consumo di carne né di

alimenti ricchi di sale, grassi saturi e colesterolo.

Per quanto riguarda il tipo di cottura, è preferibile quella al vapore o al forno; sono

da limitare il più possibile le fritture. Inoltre, carne, pesce e uova vanno consumati

sempre cotti.

Alimenti quali salatini, patatine, caramelle, bibite, dolci e cibi molto calorici non

devono essere vietati perché ciò può indurre a un aumento del loro gradimento; tut-

tavia essi non devono interferire con l'assunzione degli alimenti fondamentali du-

rante i pasti e il loro eventuale consumo deve essere il più possibile ridotto e occa-

sionale. In pratica, fatta eccezione per le bevande alcoliche e nervine, il bambino

può ricevere la stessa alimentazione di un adulto.

Alcuni dei problemi più comuni che riguardano l'alimentazione del bambino fino

all'età scolare, sono l'accettazione dei pasti tradizionali, l'abuso di dolciumi, di fuo-

ri pasto e di bibite gassate. Questi errori alimentari, insieme alla crescente sedenta-

rietà che spesso caratterizza anche la vita dei più piccoli, sono gli aspetti maggior-

mente correlati con la diffusione dell'obesità, che nella fascia di età scolare interes-

sa circa il 20% della popolazione italiana.

Va ricordato come una corretta distribuzione della quota energetica giornaliera

consenta un lavoro digestivo meno impegnativo, più adatto all'organismo in cresci-

ta, sia dal punto di vista anatomico che fisiologico.

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È importante dunque rispettare la ripetizione in quattro/cinque pasti al giorno: pri-

ma colazione, (eventualmente spuntino), pasto di mezzogiorno, merenda e pasto

della sera.

La colazione (per certi aspetti considerata il pasto più importante, dato che deve

fornire il 20% circa del valore energetico giornaliero totale), andrebbe consumata

con calma, seduti a tavola. La colazione al mattino è importante perché il bambino

durante le ore di scuola è bene che non abbia la sensazione di stomaco "vuoto", che

potrebbe indurlo a consumare qualsiasi cibo con voracità. Lo spuntino, oltre a do-

ver essere di facile digeribilità, non deve fornire troppa energia, per non ridurre

l'appetito nel pasto di mezzogiorno: sono ad esempio da evitare panini, le merendi-

ne, i tranci di pizza, ecc. Le stesse considerazioni valgono per la merenda pomeri-

diana.

I criteri generali per la preparazione dei pasti a pranzo e a cena sono:

alternare piatti asciutti e in brodo;

introdurre almeno due volte alla settimana il piatto unico (es. pasta e legu-

mi);

includere a ogni pasto verdura e frutta in abbondante quantità;

variare il più possibile la dieta, presentando i piatti con una certa fantasia per

renderli più appetibili.

In sintesi l'obiettivo nell'età prescolare e scolare è far acquisire al bambino (senza

imporle con forza) corrette abitudini nutrizionali e di vita, favorite dall'esempio dei

genitori.

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LE MENU

C'est l'ensemble de plats (mets, préparation) qui composent un repas et c'est aussile carton (ou la feuille) sur laquelle ces de plats sont inscrits. Il s'agit d'un choix faitpar le restaurateur (maître, chef).

LA CARTE

C'est la liste de tous les plats qu'un restaurant propose et c'est aussi le carton sur le-quel ces plats sont inscrits.

LE VOIX DES MENÙS

Les hors-d'oeuvre = antipasti Les entrées = primi piatti Le plat principal = secondi piatti Les garnitures = contorni Les fromage = formaggi Les dessert = dolci

Les entrées = les hors d'oeuvreles saladesles entrées froidesles entrées choudesles soupes et la potagesles pâtes

Le plat principal = les poissons et les fruits de merles viandes et gibiers à poille recettes de boeuf, de veau, d'agneu, de porcles vollailes et la gibier à plume, la viande de olindeles grillades

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Le menu français est plus variè que le menu italien, et il y a cinq plats. Dans lemenu français il y a toujours un plat de viande, un plat de légumes, un dessert ouun fruit. Dans le menu français il n'y a pas de pâtes ou riz comme entrée.Dans le menu italien il y a toujours trois plats plus un fruit ou un yaourt. Dans lemenu italien on utilise le fromage sur les pâtes ou comme plat principale.Pour le menu français les objectifs sont: réduire les graisses (reduire les graissesd'orige animale, maintenir l'apport en lipides), augmenter le fer, le calcium, les vi-tamines et les fibres.