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La nuova ecologia / OTTOBRE 2012 78 center, cameraman, impiegati al supermercato o imbianchini, sono anche e soprattutto scrittori. Ca- paci di una produzione autogestita originale e varia oltre che curata dal punto di vista redazionale, magari superiore a tanta editoria contemporanea. A dimostrazione che la letteratura non è appan- naggio di chi può permettersela appartenendo a un certo ambien- te, ma può essere fatta con im- pegno e buone idee anche da chi deve svolgere un altro lavoro per vivere. E i modi per diffonderla e farla conoscere sono diversi: oltre ai libri, la rete, l’incontro diretto con il pubblico, il teatro. «Il nostro progetto ha due aspetti: i reading dal vivo e la presenza in rete. Nato come mo- mento di condivisione letteraria attraverso la lettura ad alta voce, mantiene questa vocazione che si affianca a un blog di narrativa» spiega Simone Ghelli, curatore as- sieme a Gianluca Liguori del blog che dà spazio a racconti, rubriche, appuntamenti, iniziative. «Il nostro primo reading è sta- to per poche persone, poi è diven- tato un appuntamento fisso e ben accolto. Tanto che siamo riusciti a portarlo in tour, da Napoli a Milano – racconta Luca Piccolino – Le soddisfazioni sono state nu- merose, tra queste la possibilità culture spressione del precariato in cui sono immersi, lo vi- vono e lo combattono scri- vendo. Tre ragazzi senza lavoro si sono ritrovati nel 2008 a leggere in pubbli- co i propri scritti in un locale di Roma. L’esperimento ha avuto un seguito, i ragazzi sono diventati cinque e tanti altri hanno collabo- rato. Con i loro testi hanno girato l’Italia, leggendo nei locali e nelle librerie. Hanno anche messo insie- me uno spettacolo teatrale e dato vita a uno dei blog letterari più noti e apprezzati (scrittoriprecari. wordpress.com). Oggi alcuni han- no un’occupazione fissa, ma conti- nuano a chiamarsi Scrittori pre- cari. «Questo nome ci ha portato fortuna – dice Luca Piccolino – in un momento in cui l’aggettivo non era ancora così usato. Non erava- mo precari in quanto scrittori, ma semplicemente precari scrittori». Il collettivo fondato da Gian- luca Liguori e Simone Ghelli, con l’aggiunta di Luca Piccolino, An- gelo Zabaglio e Alex Pietrogiaco- mi, “rivendica la centralità della scrittura e della sua condivisione attraverso la lettura pubblica, nel- le forme di una narrazione in gra- do di declinare questi nostri anni sacrificati sull’altare della flessi- bilità”, come si legge sul blog. È il fortunato caso in cui le difficoltà quotidiane di chi non ha un lavo- ro fisso non sono riuscite a scorag- giarne la creatività. Al contrario, la letteratura diventa una forma di impegno civile contro la fami- gerata crisi in nome della quale la cultura è spesso presa di mira. «Saranno anche precari, ma di certo non sono scrittori» ha scrit- to di loro Francesco Borgonovo sul giornale Libero. Con un certo orgo- glio provocatorio la frase è riporta- ta in testa al blog. Ma i lettori che raccolgono la sfida addentrandosi nelle pagine, capiscono facilmente che quei precari, operatori di call PAROLE FLESSIBILI Non sono scrittori di professione ma diffondono una letteratura innovativa e di qualità, attraverso reading in tutta Italia e un blog. Lottando contro il precariato di Elisa Palagi E

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Non sono scrittori di professione ma diffondono una letteratura innovativa e di qualità, attraverso reading in tutta Italia e un blog. Lottando contro il precariato

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La nuova ecologia / ottobre 201278 ottobre 2012 / La nuova ecologia

center, cameraman, impiegati al supermercato o imbianchini, sono anche e soprattutto scrittori. Ca-paci di una produzione autogestita originale e varia oltre che curata dal punto di vista redazionale, magari superiore a tanta editoria contemporanea. A dimostrazione che la letteratura non è appan-naggio di chi può permettersela appartenendo a un certo ambien-te, ma può essere fatta con im-pegno e buone idee anche da chi deve svolgere un altro lavoro per vivere. E i modi per diffonderla e farla conoscere sono diversi: oltre ai libri, la rete, l’incontro diretto con il pubblico, il teatro.

«Il nostro progetto ha due aspetti: i reading dal vivo e la presenza in rete. Nato come mo-mento di condivisione letteraria attraverso la lettura ad alta voce, mantiene questa vocazione che si affianca a un blog di narrativa» spiega Simone Ghelli, curatore as-sieme a Gianluca Liguori del blog che dà spazio a racconti, rubriche, appuntamenti, iniziative.

«Il nostro primo reading è sta-to per poche persone, poi è diven-tato un appuntamento fisso e ben accolto. Tanto che siamo riusciti a portarlo in tour, da Napoli a Milano – racconta Luca Piccolino – Le soddisfazioni sono state nu-merose, tra queste la possibilità

culture

spressione del precariato in cui sono immersi, lo vi-vono e lo combattono scri-vendo. Tre ragazzi senza lavoro si sono ritrovati nel 2008 a leggere in pubbli-

co i propri scritti in un locale di Roma. L’esperimento ha avuto un seguito, i ragazzi sono diventati cinque e tanti altri hanno collabo-rato. Con i loro testi hanno girato l’Italia, leggendo nei locali e nelle librerie. Hanno anche messo insie-me uno spettacolo teatrale e dato vita a uno dei blog letterari più noti e apprezzati (scrittoriprecari.

wordpress.com). Oggi alcuni han-no un’occupazione fissa, ma conti-nuano a chiamarsi Scrittori pre-cari. «Questo nome ci ha portato fortuna – dice Luca Piccolino – in un momento in cui l’aggettivo non era ancora così usato. Non erava-mo precari in quanto scrittori, ma semplicemente precari scrittori».

Il collettivo fondato da Gian-luca Liguori e Simone Ghelli, con l’aggiunta di Luca Piccolino, An-gelo Zabaglio e Alex Pietrogiaco-mi, “rivendica la centralità della scrittura e della sua condivisione attraverso la lettura pubblica, nel-le forme di una narrazione in gra-do di declinare questi nostri anni sacrificati sull’altare della flessi-bilità”, come si legge sul blog. È il fortunato caso in cui le difficoltà quotidiane di chi non ha un lavo-ro fisso non sono riuscite a scorag-giarne la creatività. Al contrario, la letteratura diventa una forma di impegno civile contro la fami-gerata crisi in nome della quale la cultura è spesso presa di mira.

«Saranno anche precari, ma di certo non sono scrittori» ha scrit-to di loro Francesco Borgonovo sul giornale Libero. Con un certo orgo-glio provocatorio la frase è riporta-ta in testa al blog. Ma i lettori che raccolgono la sfida addentrandosi nelle pagine, capiscono facilmente che quei precari, operatori di call

parole flessibiliNon sono scrittori di professione ma diffondono una letteratura innovativa e di qualità, attraverso reading in tutta Italia e un blog. Lottando contro il precariato di Elisa Palagi

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di parlare di scrittu-ra collettiva nell’aula magna dell’universi-tà di Siena insieme ai Wu Ming». Dopo il tour è nato poi lo spettacolo teatrale Trauma cronico. Ap-punti per un film in terra straniera, per la regia di Dimitri Chimenti e Andrea Montagnani. «Stiamo lavorando in rete con al-tre realtà, come PrecarieMenti e Il lavoro culturale, contro l’edito-ria a pagamento – prosegue Simo-ne Ghelli – e per fare emergere i problemi del precariato cognitivo che riguarda ricercatori, redatto-ri, operatori culturali. Abbiamo per esempio diffuso l’appello che è riuscito a smascherare il Festi-val dell’inedito in programma a Firenze. Si trattava di un modo di spillare soldi travestito da evento culturale. In questo caso, par-tendo da internet, siamo riusciti a ottenere lo scopo tangibile del blocco dell’iniziativa». n

storie incredibili di bambini invincibili✱

Il suo blog, da cui poi è nato il libro, narra una “realtà parallela e segreta nel cuore

del mondo”. Quella realtà che la bravissima giornalista Paola Natalicchio ha definito il “regno di op”: il mondo dell’oncologia pediatrica in cui Paola e suo marito Marco si sono ritrovati a vivere dal momento in cui al loro figlio appena nato, Angelo, è stato diagnosticato un fibrosarcoma. Angelo ora sta bene. Ma Paola ha continuato a scrivere sul suo blog, che poi è diventato un libro: non ha smesso di narrare per quelle 1.500 famiglie nei reparti di oncologia pediatrica, perché la sua è soprattutto un’inchiesta dura e autentica “da un posto in cui ai giornalisti è vietato entrare”. Un reportage pieno di fatica, lotte quotidiane, stupore, angoscia ma anche di leggerezza e di speranza. Si piange e si sorride nel regno di op, quel mondo sottovuoto dove i bambini e i loro genitori “sequestrati” resistono. Si supera così “un sentimento pericoloso e anche socialmente dannoso: la vergogna della malattia – spiega Paola – Perché nella società dell’efficienza, dell’eterna giovinezza, della chirurgia plastica e della competizione, la malattia è espulsa dal dibattito pubblico”. Grazie Paola, grazie Angelo. (“Il regno di op” Paola Natalicchio, edizione la Meridiana, pp.122, euro 15). (Elisabetta Galgani)

simone Ghelli, Gianluca liguori e angelo Zabaglio, fondatori insieme a luca piccolino e alex pietrogiacomi di “scrittori precari”