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Quaderno 1 bozza 5-12-2016 - Chiesa di Bologna | Informazioni … · 2016-12-16 · Cinque pani e due pesci ... dobbiamo risolvere prima e che non ci permettono certo di ... nome

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In questo “Quaderno”, troviamo

prima di tutto le LINEE GUIDA dell’Arcivescovo

per il Congresso Eucaristico 2017,

quindi gli INTERVENTI DEL 13 NOVEMBRE 2016,

nel corso della Convocazione Diocesana

di chiusura del Giubileo della misericordia e

di apertura dell’Anno del CED.

A questo si aggiungono:

le INDICAZIONI METODOLOGICHE e lo SCHEMA degli INCONTRI

per le quattro tappe, la PREGHIERA del CONGRESSO

e ALTRE PREGHIERE da utilizzare per l’inizio e la fine degli incontri e per

l’Adorazione Eucaristica.

Infine, un’utile spiegazione dell’ICONA “Un Pane per le moltitudini”.

Questo “Quaderno 1” è disponibile all’indirizzo internet: www.ced2017.it

Nel mese di gennaio uscirà un successivo “Quaderno” per aiutare a

vivere le prossime tappe.

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Congresso Eucaristico

Diocesano: una grande

opportunità per

mettere Gesù al centro

LINEE GUIDA DELL’ARCIVESCOVO PER IL CAMMINO DEL CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO

«Voi stessi date loro da mangiare». Eucaristia e Città degli uomini

Carissimi, questo anno sarà scandito da un cammino di

approfondimento su alcuni temi proposti a partire dall’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. Il Congresso Eucaristico è una grande opportunità per ricentrarci tutti su Gesù e guardare la città degli uomini con i suoi sentimenti.

Nei contributi che ci vengono offerti in questo sussidio troviamo indicazioni utili per un confronto che vorrei coinvolgesse tutte le nostre comunità. Nessuna è così piccola da non vivere la scelta missionaria proposta da Papa Francesco. Cinque pani e due pesci (Mt 14, 17) significano proprio una misura del dono possibile a tutti! Non ci spaventa più la folla, quelli che salutiamo solo ma ai quali non parliamo personalmente, i disillusi, quelli in ricerca, quelli che non abbiamo più ascoltato da tempo o che incontriamo e non conosciamo affatto. Dobbiamo, invece, parlare amichevolmente con tutti ed essere preoccupati della sottile indifferenza, dell’idea di doverci concentrare su di noi,

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Come vivere oggi la

proposta del Vangelo

Urgenza della

domanda di chi soffre

e risposta della

misericordia

delle abitudini che ci fanno chiudere nel “si è sempre fatto così” o accontentare di proponimenti, del “si dovrebbe fare”, elaborando tanti progetti che restano tali. Vorrei che questo anno ci aiutassimo a contemplare Gesù, la sua presenza, ad ascoltare la sua voce, mettendo sempre al centro la Parola, per scoprire la sua presenza nascosta nella città degli uomini, cioè nella vita e nelle persone di tutti i giorni. Non possono diventare dei fratelli?

1. Qualcuno si sente disorientato di fronte ad un cammino come questo. Vorremmo avere già una risposta da verificare o imparare, ma senza coinvolgerci a cercare quello che non abbiamo o dobbiamo imparare. Noi la risposta e il programma lo abbiamo già ed è il Vangelo, quel Kerigma che ha raggiunto il nostro cuore, che lo ha riempito di gioia e che riscopriamo proprio comunicandolo a tanti. La proposta è interrogarci insieme su come viverla oggi. A volte pensiamo che sia sempre necessaria una formazione particolare o ulteriore, come se negli ultimi anni non avessimo fatto nulla e dovessimo sempre iniziare daccapo, o come se i discepoli cercassero prima un numero sufficiente di pani e di pesci per poi, eventualmente, andare verso la folla! La formazione certo è importante, ma è solo mettendoci in cammino, prendendoci responsabilità, costruendo comunità che vadano oltre di noi, che troviamo le nostre capacità.

2. Certo, dobbiamo riconoscere che a volte le nostre comunità fanno fatica, segnate da problemi e limiti. Qualche volta ci sembra di avere troppe difficoltà e problemi che dobbiamo risolvere prima e che non ci permettono certo di dedicarci a chi sta fuori! Rischiamo, però, come Marta di farci sommergere da questi, tanto da non capire proprio la presenza di Gesù e la scelta di Maria di mettersi ai suoi piedi senza fare nulla! Marta è semplicemente centrata su di sé! Facilmente i nostri affanni diventano più importanti dello stare con Lui. Non è forse così quando le pur necessarie preoccupazioni organizzative hanno la prevalenza sulla riflessione pastorale, sulla compassione che provoca il pianto per la sofferenza di tanti e chiede di non aspettare? Dobbiamo sentire come nostra la richiesta della moltitudine e di ogni persona che la compone!

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Vivere in comunione la

passione di annunciare

il Vangelo

Uscire dal chiuso per

rispondere alle tante

domande della città

degli uomini

Non aspettiamo che siano loro a chiedere! La misericordia ci fa capire la domanda ancora prima che venga rivolta e affidarci a Gesù ci farà trovare quello che serve.

3. Nei nostri quattro incontri che segneranno il cammino del Congresso potremo anche avere posizione e sensibilità diverse. Non ne abbiamo paura, perché arricchiscono il dialogo ed offrono un’immagine viva di una Chiesa che non usa “moduli preconfezionati”. Non dobbiamo avere paura del confronto, ma solo chiedere a tutti l’obbedienza alla comunione, a quel legame santo che Gesù genera tra noi e ci affida perché è l’amore della Chiesa. Non vogliamo avviare discussioni astratte, segnate da posizioni ideologiche o da punti di vista personalistici. Vogliamo capire assieme come vivere la comune passione di annunciare quel Vangelo che abbiamo nel cuore! Non difendiamo la Chiesa perché proteggiamo la lettera ma vivendo con coraggio i sentimenti di quel pastore che non vuole perdere nemmeno una delle pecore che sente sue. Non servono le formule ma la gratuità dell’amore di Dio.

4. Non è un impegno in più. Le quattro tappe sono un cammino concreto per cercare di rispondere tutti alle domande che vengono poste a noi, discepoli suoi, Chiesa di Dio cui vengono affidati i pochi pani perché siano distribuiti. È già un grande valore poterci confrontare sui problemi e sulle preoccupazioni pastorali che ci devono coinvolgere tutti. La gioia del Vangelo è richiesta a tutti noi e se ci aiuteremo gli uni con gli atri potremo trovare risposte nuove o dare nuova passione a quelle vecchie. La Chiesa trova se stessa uscendo dal chiuso. Pietro capisce la resurrezione annunciandola a quella folla che prima gli metteva grande paura, di ogni lingua e provenienza. Si presenta così anche a noi la folla multiforme delle nostre realtà, anche quelle che pensiamo conoscere da “sempre” ma che dobbiamo scoprire di nuovo. È la città degli uomini con le tante solitudini, come quelle di chi cerca lavoro disperatamente, di chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, degli anziani che vivono troppe ore senza nessuno e spesso sono totalmente indifesi. A Bologna quasi la metà dei nuclei familiari è composto da una sola persona. Non ci chiede qualcosa? Non ci accontentiamo di quello che già c’è, non possiamo dire che

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Nel cuore di Dio non ci

sono nemici, ma figli

L’amore

incondizionato del

Padre

Combattere la logica

della inimicizia e

dell’indifferenza

non si può fare nulla, ma sentiamo la domanda con la passione di una madre. Penso ai tanti profughi dei quali a volte non vogliamo sapere nulla tanto abbiamo paura. Di fronte alle guerre mondiali a pezzi possiamo rispondere con le misure e la tranquillità di sempre? Non dobbiamo affrontare con determinazione, intelligenza, coraggio, guardando al domani e non al passato quello che sta avvenendo?

5. Papa Francesco ha detto ai nuovi Cardinali qualcosa che mi sembra così importante per tutti. “Nel cuore di Dio non ci sono nemici, Dio ha solo figli. Noi innalziamo muri, costruiamo barriere e classifichiamo le persone. Dio ha figli e non precisamente per toglierseli di torno! L’amore di Dio ha il sapore della fedeltà verso le persone, perché è un amore viscerale, un amore materno/paterno che non le lascia nell’abbandono, anche quando hanno sbagliato. Il Nostro Padre non aspetta ad amare il mondo quando saremo buoni, non aspetta ad amarci quando saremo meno ingiusti o perfetti; ci ama perché ha scelto di amarci, ci ama perché ci ha dato lo statuto di figli. Ci ha amato anche quando eravamo suoi nemici (cfr. Rm 5,10). L’amore incondizionato del Padre verso tutti è stato, ed è, vera esigenza di conversione per il nostro povero cuore che tende a giudicare, dividere, opporre e condannare. Sapere che Dio continua ad amare anche chi lo rifiuta è una fonte illimitata di fiducia e stimolo per la missione”. E ancora: “Vediamo, ad esempio, come rapidamente chi sta accanto a noi non solo possiede lo status di sconosciuto o di immigrante o di rifugiato, ma diventa una minaccia, acquista lo status di nemico. Nemico perché viene da una terra lontana o perché ha altre usanze. Nemico per il colore della sua pelle, per la sua lingua o la sua condizione sociale, nemico perché pensa in maniera diversa e anche perché ha un’altra fede. Senza che ce ne rendiamo conto, questa logica si installa nel nostro modo di vivere, di agire e di procedere. Quindi, tutto e tutti cominciano ad avere sapore di inimicizia. Poco a poco le differenze si trasformano in sintomi di ostilità, minaccia e violenza. Quante ferite si allargano a causa di questa epidemia di inimicizia e di violenza, che si imprime nella carne di molti che non hanno voce perché il loro grido si è indebolito e ridotto al silenzio a causa di questa patologia dell’indifferenza!

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Quattro tappe per

costruire la comunione

nel ministero della

misericordia

Le tentazioni del

tempo presente

Ritrovare la fiducia del

parlare insieme

Quante situazioni di precarietà e di sofferenza si seminano attraverso questa crescita di inimicizia tra i popoli, tra di noi! Sì, tra di noi, dentro le nostre comunità, i nostri presbiteri, le nostre riunioni”. Ecco, vogliamo combattere questa inimicizia che si nasconde dietro abitudini e convinzioni che appaiono a posto. Ma se non amiamo non siamo a posto!

6. Non sarà facile parlare assieme. Qualcuno è abituato solo ad ascoltare e pensa di non avere nulla da dire, facendo così venire a mancare la sua originale comprensione della realtà. Altri, invece, non sanno ascoltare, pensano di avere già tutto chiaro perché giudicano vero solo quello che hanno conosciuto o che li riguarda direttamente. Altri ancora pensano che sia inutile parlare, che tutto è già stato detto e provato, che niente vale la pena ed arrivano al triste “non si può fare nulla” così vicino al “a me che importa?”.

Le quattro tappe possono invece aiutare a costruire una comunione tra noi più profonda, proprio perché tesa ad andare incontro agli altri. Non riguarda qualcuno, ma tutti. Riscopriamo quello che ci unisce proprio cercando il centro che è Gesù e andando verso gli altri, cioè cercando il prossimo. Siamo mandati due a due. Così ci scopriremo più fratelli tra noi, vivendo la responsabilità che, con ministeri diversi ma donati a tutti, ci viene chiesta. Tutti abbiamo il ministero della misericordia, che deve diventare intelligenza, ascolto, vicinanza, parole, attenzione verso tutti, ad iniziare dai più poveri. Se guardiamo con gli occhi della misericordia scopriremo tanta sofferenza intorno a noi e troveremo poco a poco le risposte.

7. Avviandoci al confronto tra noi vorrei ricordassimo le tentazioni di cui parlò Papa Francesco a termine del Sinodo sulla famiglia (18 ottobre 2014). «La tentazione dell'irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo Spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti - oggi - "tradizionalisti" e anche degli intellettualisti. La tentazione del buonismo distruttivo, che a

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Uno sguardo d’amore

verso tutti gli uomini

Comunione e missione.

Riscoprire l’Eucaristia e

la città degli uomini

nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei "buonisti", dei timorosi e anche dei cosiddetti "progressisti e liberalisti". La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cfr. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cfr. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in "fardelli insopportabili" (Lc 10, 27). La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio. La tentazione di trascurare il depositum fidei, considerandoci non custodi ma proprietari e padroni o, dall'altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano "bizantinismi", credo, queste cose».

8. Non abbiamo paura di guardare con interesse tutti gli uomini e di chiederci come annunciare oggi a loro l’amore misericordioso e tenero di Dio. “È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cfr. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l'incontro definitivo con il suo Sposo nella Gerusalemme Celeste”.

Camminiamo assieme, sinodalmente, verso Gesù eucarestia e povero, per andare verso la folla dove lui ci manda. Verso Gesù e verso il prossimo. Siamo un popolo di chiamati e di inviati. Comunione e missione. Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. È la gioia di questo anno del Congresso che ci aiuta assieme a riscoprire l’Eucarestia e la città degli uomini. Assieme, come i discepoli cui Gesù propone: “Voi stessi date loro da mangiare".

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Su invito del Papa la

Chiesa di Bologna

comincia un nuovo

cammino

INTERVENTI 13 NOVEMBRE 2016 CONVOCAZIONE DIOCESANA CHIUSURA GIUBILEO DELLA MISERICORDIA APERTURA ANNO DEL CED

PRESENTAZIONE DELLE 4 TAPPE DELL’ANNO DEL CONGRESSO EUCARISTICO DIOCESANO Mons. Stefano Ottani, Vicario Generale

Si è appena concluso il Giubileo straordinario della Misericordia.

Ogni conclusione segna contemporaneamente l’inizio di una nuova fase. Si apre una nuova tappa del cammino della nostra Chiesa, in comunione con tutta la Chiesa e, in particolare, con le Chiese in Italia.

Un anno fa, esattamente il 10 novembre 2015, Papa Francesco, a conclusione del convegno ecclesiale della Chiesa italiana, ha indicato il programma: l’attuazione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium.

“Permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni Regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii

Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni (…)”.

Con questo chiaro invito, a tradurre in bolognese la gioia del vangelo, la nostra Chiesa intende percorrere il cammino che ci sta davanti.

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Due riferimenti:

l’Eucaristia e la città

degli uomini

Gli avvenimenti

dell’ultimo decennio

A Bologna, per grazia di Dio – ci ha ricordato l’Arcivescovo Matteo – la chiusura del Giubileo della Misericordia ha coinciso provvidenzialmente con l’inizio dell’Anno del Congresso Eucaristico Diocesano.

Il Congresso Eucaristico è una tradizione tutta bolognese, che ritma di dieci in dieci gli anni della nostra Chiesa e che diventa la prima indicazione per declinare localmente il programma comune.

1. Il CED è caratterizzato da due chiari riferimenti:

- ricentrare nell’Eucaristia, cioè nella presenza reale e operante del Signore Risorto tutta la vita della comunità cristiana;

- cogliere i segni dei tempi nella città degli uomini, resi evidenti dalla prospettiva decennale, che guidano la storia della salvezza.

Se il primo riferimento è e deve essere permanente, sono ben evidenti i grandi avvenimenti che incidono sulla storia della Chiesa e dell’umanità in questi ultimi dieci anni, e che hanno prodotto cambiamenti, di cui non possiamo non tenere conto. Solo qualche accenno a quanto è avvenuto dopo l’ultimo CED del 2007.

2. Il 2008 è considerato l’inizio della crisi economica che ancora permane, con conseguenze che si colgono in ambito locale e mondiale, come la perdita o la mancanza del lavoro, come nelle migrazioni di intere popolazioni, spinte dalla povertà, dai disastri ecologici, dalle guerre…

Nel 2012 il terremoto in Emilia-Romagna, che si è riproposto con ancora maggiore devastazione in queste ultime settimane nell’Italia centrale.

Nel 2013 c’è stato il passaggio di pontificato da Benedetto XVI a Francesco.

Nel 2014 la fondazione del cosiddetto Stato islamico.

Un anno fa l’arrivo a Bologna del nuovo Arcivescovo.

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Cristo risorto

Signore della storia

Il comando del

Signore, tema del

Congresso: “Voi stessi

date loro da mangiare”

Il 2017 coincide con il quinto centenario della Riforma luterana, occasione preziosa per il rilancio del dialogo ecumenico come ci ha dato l’esempio Papa Francesco in Svezia qualche settimana fa.

Ma oltre a questi eventi eccezionali, assistiamo alla trasformazione della società italiana, sempre più caratterizzata dalla presenza di nuovi cittadini di diversa etnia, cultura e tradizione religiosa. In ambito ecclesiale un dato macroscopico è il calo delle vocazioni nel clero diocesano e religioso, maschili e femminili, tale da trasformare il volto futuro della Chiesa.

3. In realtà i due riferimenti che caratterizzano il CED – Eucaristia e città degli uomini – non sono semplicemente appaiati, ma è alla luce dell’uno dobbiamo vedere l’altro. Cristo risorto, realmente presente in mezzo a noi, è il Signore della storia; a lui è stato dato ogni potere e indefettibilmente guida il corso degli eventi verso un fine di salvezza. Lui che è rimasto come cibo e bevanda per nutrirci di sé, non lascia mancare di nulla la sua sposa amata. E la città degli uomini, ossia la nostra collaborazione, offre le condizioni perché si compia la sua signoria.

Dobbiamo quindi guardare alla storia – anche a questi nostri ultimi dieci anni, e ai dieci che abbiamo davanti – con uno sguardo di fede, come a un segmento della storia della salvezza. Il primo risultato è che non possiamo ripiegarci su di noi e lamentarci, ma contemplare il misterioso progetto di Dio che si sta compiendo in questo tempo, in questa Chiesa.

4. La conclusione del Giubileo della Misericordia non significa archiviazione, ma acquisizione definitiva che il volto di Dio è Misericordia. Dio è sensibile al dolore dell’uomo, gli si è fatto vicino ed è venuto a salvarlo. Anche la Chiesa è in uscita perché da sempre Dio è uscito da sé per creare, salvare, santificare l’uomo

È questo l’atteggiamento che viene dall’obbedienza al comando del Signore Gesù che il nostro Arcivescovo ha voluto indicare come tema del prossimo CED: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14, 16). Davanti ad una folla affamata, in un luogo deserto, con poche risorse, Il Signore ci dice che abbiamo

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Conversione

missionaria

Come mettersi

in ascolto

già tutto quanto serve per sfamare a sazietà, anzi per farne avanzare più di quanto avevamo prima, se mettiamo nelle sue mani il nostro poco.

La folla è l’80% della nostra gente non praticante, sono i nuovi cittadini di altre religioni, sono gli affamati per la crisi del lavoro, della famiglia e dei valori, la folla siamo tutti noi.

5. Aprendosi ai bisogni del mondo, la nostra Chiesa risolverà anche i suoi problemi interni.

Il grande obiettivo che ci prefiggiamo è quello della “conversione missionaria” indicata da Papa Francesco, in cui ogni cristiano diventa consapevole di essere discepolo-missionario, protagonista della “Chiesa in uscita” perché attenta e desiderosa di sfamare la fame di pane e di speranza del mondo.

Per raggiungere questo è necessario un coinvolgimento capillare. Uscendo da qui ci dobbiamo sentire investiti del compito di invitare quanta più gente possibile a fare il cammino con noi. Non solo singoli, ma anche enti, associazioni, gruppi…

6. Li coinvolgiamo anzitutto per metterci in ascolto, per capire quali sono i bisogni e anche quali le risorse già presenti. Per fare questo si propone di seguire il metodo utilizzato con frutto al Convegno ecclesiale di Firenze e nella scorsa Tre giorni del Clero bolognese, caratterizzato da piccoli gruppi (massimo 12 persone) con un facilitatore, interventi brevi e ascolto reciproco. Vi chiediamo di seguire scrupolosamente queste indicazioni, che saranno ulteriormente sussidiate, perché ognuno si senta protagonista.

Questa esperienza di condivisione è già un risultato, che prepara sviluppi futuri, senza soluzioni preconfezionate.

Mi permetto di insistere per la piccola esperienza già fatta in questi ultimi mesi, che mi ha fatto constatare che là dove i fedeli di varie comunità cristiane si trovano insieme diventa non solo più facile collaborare in ambito interparrocchiale, ma si sperimenta che è molto più bello e più efficace, fino a non potere più fare diversamente, così da ridisegnare di fatto nuove aggregazioni, in cui il prete non è l’unico responsabile.

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Perché un percorso

a tappe

7. Le tappe servono a far crescere la nostra consapevolezza e corresponsabilità, e per donarci reciprocamente idee, proposte, risorse. Sarà dunque necessario giungere a una sintesi da fare circolare in tutta la diocesi per orientare il cammino ulteriore. Un anno fa la Porta santa si è spalancata per farci entrare nel mistero della Misericordia di Dio. Ora, chiuso l’Anno giubilare, siamo chiamati ad andare simbolicamente lungo le strade degli uomini, crocevia e luogo di incontro con tutti, portando lo stendardo del CED, segno di una direzione comune che vogliamo seguire per incontrare l’uomo, da nutrire e salvare.

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Un esercizio di

discernimento con la

Scrittura

I personaggi del

racconto evangelico

Gesù e la folla

PRIMA TAPPA: La Parola Don Maurizio Marcheselli, Vicario Episcopale per la Cultura,

Università e Scuola

1. Un primo spunto di riflessione è non sui contenuti del testo evangelico, ma sul senso dell’esercizio che siamo invitati a fare nella prima tappa dell’anno del Congresso. La Scrittura non ci consegna foto anticipate degli eventi. Ci dà un patrimonio di

immagini e simboli, di griglie teologiche e di schemi di intelligibilità per interpretare il reale. L’operazione di accostare realtà e testo biblico è un’operazione che chiede saggezza: «chi ha orecchi intenda» (Mc 4,9); «Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli…» (Ap 13,18). È questo esercizio di discernimento che ci vede impegnati in questo anno del CED. Siamo invitati a

inoltrarci dentro la storia senza sapere esattamente cosa ci aspetta, avendo nelle mani – e nel cuore – la Scrittura per interpretare questa storia.

Dal racconto matteano del pane donato ai cinquemila (Mt 14,13-21) proviamo di ricavare alcune immagini e categorie per orientarci nel tempo che si schiude davanti a noi.

2. I personaggi coinvolti nel racconto di Mt 14,13-21 sono tre: Gesù, i discepoli e la folla. Gesù sta al centro della triangolazione: Gesù vede i bisogni della folla; Gesù coinvolge i discepoli (che non capiscono). Lui vede e la folla e i discepoli. I discepoli non vogliono vedere la folla (v. 15: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare»); la folla probabilmente non «vede» né i discepoli né Gesù. Gesù è al centro di questo nostro anno di Congresso nel segno dell’Eucaristia. Assumere il suo sguardo e fare nostri i suoi sentimenti (Fil 2,5) è la vera scommessa.

3. Gesù e la folla (il medium in questo rapporto è la compassione: v. 14a). Gesù guarisce i malati (v. 14b) e poi provvede il pane (vv. 16-21). Una chiara indicazione che i bisogni

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Gesù e i discepoli

Il commento

del Papa

nella Evangelii Gaudium

vanno presi sul serio, anche i nostri. Qui ci sono due bisogni fondamentali: cura delle malattie e soddisfazione della fame. In principio (Gen 1–2), Dio crea e nutre: le creature sono sane e ognuna ha di che nutrirsi. Dopo il peccato Dio guarisce (la sua creatura ferita) e nutre. Questa è anche l’esperienza iniziale del cammino di Israele nel deserto, subito dopo il passaggio del mare (Es 15–16): Dio guarisce (le acque amare di Mara: Es 15,22-26; cfr. specialmente il v. 26) e nutre il suo popolo (il dono della manna nel deserto di Sin: Es 16).

4. Gesù e i discepoli (il medium in questo rapporto è la dimensione dell’invito, dello stimolo: v. 16 e v. 18). Gesù rivolge due inviti ai discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare», ma anche «Portatemeli qui [i pani e i pesci]». Il secondo invito mostra come Gesù prenda sul serio anche la difficoltà dei suoi discepoli. Vista la loro fatica li invita a portare a lui il poco che hanno. Sarà lui a darlo alla folla, per la mediazione dei discepoli: i discepoli portano pani e pesci a Gesù e quel cibo torna da Gesù ai discepoli e dai discepoli alla folla.

5. Lasciamo fare il commento a questo invito a dare da mangiare a Papa Francesco, che cita due volte queste parole in Evangelii Gaudium (lo fa riferendosi a Mc 6,37 che è identico a Mt 14,16).

– EvG 49. Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).

– EvG 188. La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni: «La Chiesa, guidata dal Vangelo della misericordia e dall’amore all’essere umano, ascolta il grido per la giustizia e desidera rispondervi con tutte le sue forze». In questo quadro si comprende la richiesta di Gesù ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37), e ciò implica sia la collaborazione per

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risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale delle persone che versano in stato di povertà, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo. La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni.

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Una scelta missionaria

per l’evangelizzazione

del mondo

SECONDA TAPPA: Le attese degli uomini. Analisi della situazione locale

Don Massimo Ruggiano, Vicario Episcopale per la Carità

1. “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare

ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione del mondo attuale, più che per l'autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie” (EvG 27)

La tentazione dei discepoli nell'episodio dei pani e dei pesci è di preoccuparsi unicamente del gruppo dei 12, gli altri sono troppi, sono convinti di non avere risorse sufficienti per soddisfare le loro necessità. Questa è anche una tentazione delle nostre comunità cristiane, ma non di Gesù che guida la scena a partire dalle fame delle folle e non dalla paura rassegnata dei discepoli che giungono anche a giustificare la loro scelta di astensione. Gesù ci dice che siamo qui per il mondo che ha fame e sete di un cibo che noi possiamo dargli, entra con i suoi piedi nelle scarpe di chi ha fame e ci invita a fare lo stesso. La paura ci conduce alla rassegnazione e alla autogiustificazione e come dice Papa Francesco ad occuparci più dell'autopreservazione che dell'annuncio missionario, forza vitale della nostra fede. L’Evangelii Gaudium ci invita a pensare, ad organizzare le nostre strutture e attività ecclesiali a partire da chi non incontriamo, da chi ha fame di senso per la sua vita e non sa dove andare. Siamo chiamati a combattere i nostri timori nella certezza che l'azione dello Spirito Santo è già presente in ogni persona, in ogni uomo e donna che cercano qualcuno che si prenda cura della loro fame di vita.

2. Se mi metto nella prospettiva di chi è in “periferia” rispetto alla comunità cristiana, cosa dobbiamo cambiare e che

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Traduttori del Vangelo

nella lingua

dell’odierna ccultura

Necessità di un

incontro reale

con la gente

scelte missionarie possiamo pensare per avviare il rinnovamento?

Quali attese esplicite e non esplicite nutrono le persone nel nostro territorio? Quali sono i bisogni della gente che incontriamo nella nostra quotidianità? E cosa possiamo fare come comunità cristiana per andare incontro a tali bisogni?

Credo sia importante esplorare il nostro territorio non a partire da ciò che immaginiamo, ma dall'incontro reale con la gente in mezzo alla quale viviamo nelle nostre parrocchie e quartieri, per sentire da loro cosa cercano e che cosa comprendono del nostro messaggio, del nostro linguaggio.

3. Interroghiamoci se il nostro vocabolario è compreso dalle persone in mezzo alle quali viviamo. Il Papa ci invita a metterci nei loro panni, nelle loro orecchie per vedere se il contenuto delle nostre parole e delle nostre strutture parla la loro lingua e coglie i loro aneliti. Siamo chiamati a diventare traduttori del vangelo nella lingua della cultura odierna che non ha più i presupposti cristiani. L'uomo va incontrato dove vive ed è necessario comunicare attraverso il suo linguaggio. Posso parlare benissimo il francese dicendo cose stupende, ma se le dico per esempio ai cinesi non le comprendono. Posso essere contento di quello che ho detto, ma peccato che nessuno lo abbia capito. Siamo chiamati a inculturarci e non a parlare sopra le teste. Questa tappa ci invita ad uscire perché è solo andando fuori che possiamo vedere come siamo. Uno scrittore ha detto che è attraverso lo sguardo dell'altro che io esisto. È grazie all'incontro con lo sguardo dell'altro che mi vedo riconosciuto, questo vale per le relazioni individuali come per le comunità, per cui anche per noi è fondamentale uscire per vedere meglio le nostre ricchezze come le nostre miserie e scopriremo che i desideri e la fame di senso degli altri abitano anche dentro di noi. I problemi nascono quando ci chiudiamo e, per paura, ci barrichiamo e diventiamo dei lamentoni insopportabili. Uscire fa entrare aria nuova nei nostri ambienti e fa uscire i bacilli delle nostre influenze. Avremo così uno sguardo purificato per cogliere meglio i doni degli altri di cui prima avevamo timore. Siamo chiamati a tendere l'orecchio per ascoltare cosa batte dentro al cuore degli uomini e delle donne di oggi, quali

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cambiamenti sono in atto nelle persone, nelle famiglie, nelle comunità cristiane, nella mentalità comune. Dopo aver esplorato il nostro territorio ci verrà suggerito come trasformare i nostri modi di comunicare e le nostre strutture affinché parlino un linguaggio capace di intercettare ciò che si muove, a volte in maniera agitata, nel profondo dell'animo umano dei nostri fratelli e sorelle che consapevolmente o inconsapevolmente attendono un incontro rivelatore. Questa tappa ci invita a tendere l'orecchio per ascoltare il grido, a volte sommesso, di chi ha perso il lavoro, la casa, di chi scappa dalla fame e dalla guerra, di chi sta cercando un cammino spirituale e non riesce ad entrare dove ci sono percorsi già prefissati, dei giovani che stanno cercando dei trasmettitori di entusiasmo e passione e non ne trovano, di chi si sente solo, malato, emarginato o con handicap, degli anziani che avrebbero storie da raccontare e non sanno a chi, degli adolescenti che cercano calore umano e si rifugiano nei cellulari, di chi è sempre in parrocchia e nessuno gli ha mai chiesto come sta. Questa tappa ci chiede inoltre di individuare nei nostri territori parrocchiali realtà e persone con le quali creare una rete dove ognuno è chiamato a lavorare insieme per il bene comune.

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L’Eucaristia centro

dell’azione missionaria

della Chiesa

Eucaristia e vita

Eucaristia e

celebrazione

TERZA TAPPA: Ritrovare il centro di tutto. Riflessione sulla qualità delle nostre Eucaristie

Don Pietro Giuseppe Scotti, Vicario Episcopale per l’Evangelizzazione

1. La liturgia coinvolge attorno all’altare per l’incontro con il Signore risorto la vita di tutta la comunità nei suoi vari aspetti: così esprime il vero volto e il vero cuore della Chiesa.

Vogliamo aiutarci tutti, sacerdoti, diaconi, ministri, animatori della liturgia, della catechesi e della carità: a ritrovare il centro dell’azione missionaria della Chiesa, facendo una seria e approfondita riflessione sulla qualità delle nostre Eucaristie.

2. Un primo aspetto da considerare è il rapporto tra Eucaristia e vita: la quotidianità, cioè la vita nelle sue espressioni più semplici e feriali deve entrare dentro al momento celebrativo per trasformarsi in offerta al Signore.

La celebrazione non è altro dalla vita; se non c'è vita non c'è vera Messa, e la Messa rischia di essere solo un dovere e un’abitudine vuota.

Occorre evitare la separazione tra culto e vita per attingere alla fonte della liturgia una cultura della condivisione e un vero slancio missionario.

Il crocifisso-risorto nutre con la parola e il pane dell’Eucaristia la nostra vita e ne fa dono per gli altri: ci possiamo domandare: Come arrivo alla Messa e

come riparto dalla Messa? Ne esco arricchito? La mia vita cambia?

3. Una seconda riflessione riguarda il rapporto tra Eucaristia e celebrazione: lo stile della celebrazione deve esprime l’atteggiamento di Dio che accoglie, ama, perdona e guida i suoi figli.

La bellezza delle liturgie non consiste nelle nostre aggiunte, nei protagonismi, ma nell’esprimere attraverso gesti e simboli il Dio che ci accoglie, ci ama e ci guida.

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Eucaristia e comunità

Eucaristia e gioia

Il rito è a servizio di un intenso incontro comunitario con il Signore e non si può ridurre ad un ritualismo sterile e spento.

Il decoro liturgico degli spazi, la comprensione del linguaggio liturgico, la cura dei segni, l’atteggiamento del corpo, l’osservanza del silenzio sono momenti indispensabili affinché la Messa sia vissuta pienamente.

4. Possiamo ora considerare il rapporto tra Eucaristia e comunità: l’incontro con Dio genera una nuova esperienza di comunione tra i fratelli. La comunità va preparata; non si può improvvisare la celebrazione: va coinvolta nelle sue figure ministeriali: il sacerdote, i diaconi e i ministri, coloro che curano la liturgia e l’assemblea intera: nessuno va dimenticato; nessuno si deve sentire estraneo per evitare il rischio dell’individualismo.

Il coinvolgimento effettivo di tutti che non vuol dire per forza dovere fare qualcosa ma sentirsi pienamente e veramente partecipi all’azione liturgica, all’incontro tra Dio e il suo popolo.

5. Un ultimo aspetto: il rapporto tra Eucaristia e gioia: l’Evangelii Gaudium ci invita alla gioia: la liturgia esprime la vera gioia cristiana: non una gioia mutilata e individualista ma una gioia piena e vera perché va al cuore delle persone; una gioia che si irradia e si diffonde.

Le nostre messe accolgono e comunicano la gioia profonda o cadono in una atmosfera triste che ci chiude in noi stessi.

La gioia al contrario ci apre e ci trasforma interiormente.

Non esiste un metro per controllare la qualità delle nostre liturgie: ma si possono vedere i frutti di una vera celebrazione nella crescita del dono di sé, nella testimonianza gioiosa, nell’annuncio della speranza e nella carità fraterna.

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L’identità missionaria

QUARTA TAPPA: Il Signore ci affida il pane. Riflessione sul soggetto missionario

Padre Enzo Brena, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata

1. Il compito specifico di questa IV tappa del CED è: prendere coscienza della nostra identità missionaria.

Le parole di Gesù sono chiare: «Voi stessi date loro da mangiare».

Ci dice che noi siamo il soggetto della missione: noi siamo invitati a mangiare di Lui e, insieme, siamo inviati a condividere Lui stesso con chi è nel bisogno.

Il brano di Matteo ci manda un messaggio molto chiaro sul senso della missione legato all’Eucaristia, che spesso dimentichiamo: in essa Gesù non si dona a noi come si dà la “chicca” a un bimbo che ha fatto “il bravo”.

L’Eucaristia non è un premio per i “più buoni”! È il pane del cammino, è per camminare insieme con tutti i nostri

fratelli verso la pienezza della maturità di Cristo, che è pienezza della nostra umanità.

Papa Francesco chiarisce bene il fondamento della nostra identità missionaria quando dice: «L’evangelizzazione è compito della Chiesa…[e] soggetto dell’evangelizzazione è un popolo in cammino verso Dio. [Questo è] un mistero che affonda le sue radici nella Trinità, ma la sua concretezza storica è un popolo pellegrino ed evangelizzatore» (EvG 111).

Che è come dire: anche oggi Dio vuole far sentire il suo amore a ognuno dei suoi figli e lo fa proprio attraverso di noi e il nostro amore.

2. Essere “soggetto” della missione significa essere consapevoli che siamo, gli uni per gli altri, occhi/bocca/mani/piedi/cuore di Dio, non perché siamo migliori degli altri, ma perché Lui si fida di noi e si affida a noi per

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Portare a tutti e

ovunque l’amore di

Gesù

Preghiera e lavoro

giungere a tutti. È una grande grazia assecondare la fiducia di Dio che si dona a noi nell’Eucaristia e, forti di Lui, andare ai fratelli!

Papa Francesco ci dice che ogni battezzato è missionario (cfr. Mt 28,19), nella misura in cui si è incontrato con l’amore di Dio in Cristo Gesù: «Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di Lui. Dunque ciò che hai scoperto, ciò che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri» (EvG 121). E il papa arriva a dire: «La missione è qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi» (EvG 273).

C’è una forma di annuncio, quindi, che è compito quotidiano di tutti e consiste nel portare il Vangelo alle persone con cui abbiamo a che fare, conosciute e sconosciute. Significa essere disposti a portare agli altri l’amore di Gesù sempre e dovunque: in casa, al lavoro, nella strada (cfr. EvG 127).

«Voi stessi date loro da mangiare»: questo invito non è un peso, ma un regalo. Ce lo ricorda ancora il papa: la missione, chiedendo di donarci, ci fa trovare noi stessi, ci rivela quanto siamo ricchi dei doni di Dio proprio mentre li rendiamo disponibili agli altri. Il dono diventa così rivelazione di quanta ricchezza siamo amministratori!

3. «Voi stessi date loro da mangiare!»: vuol dire pregare – perché senza preghiera non si combina nulla, come una radio che ha perso la sintonia con la sua emittente – e lavorare; aprirsi allo Spirito e rendersi disponibili agli altri.

Non solo Eucaristia celebrata, quindi, ma Eucaristia vissuta lì dove siamo e a servizio di chi incontriamo.

L’attenzione e il servizio agli altri sono il segno e la testimonianza che abbiamo accolto il suo dono e abbiamo capito che «solo l’Amore crea!», bellissima espressione di s. Massimiliano Kolbe, un martire della carità che ha fatto della sua vita un’Eucaristia.

«Voi stessi date loro da mangiare!»: sì, ma… come si fa?

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Riconoscere la

bellezza, accogliere gli

altri così come sono.

Condividere la vita

quotidiana

Come ha fatto Gesù: ha preso il poco cibo disponibile – cinque pani e due pesci – e lo ha fatto diventare cibo per tutti…un miracolo di condivisione inaspettata!

4. Anche noi, come Gesù, valorizziamo i cinque pani e due pesci che siamo (non solo che abbiamo!), quando facciamo della vita quotidiana un sacramento; quando, cioè, mettiamo in pratica uno stile di vita che si costruisce attorno a tre verbi: apprezzare – accogliere – condividere.

Quando:

1) riconosciamo la bellezza di ogni uomo e donna e riconosciamo il desiderio di bene/verità/felicità che ogni persona porta nel cuore. Per condividere la vita e donarci – raccomanda Papa Francesco – dobbiamo riconoscere che ogni persona è degna del nostro dono. Non perché è affascinante, capace, perché la pensa come me… ma perché è creatura di Dio. Lui l’ha creata a sua immagine, e riflette la sua gloria. Bisogna partire da quest’atto di fede!

2) accogliamo gli altri per quello che sono come accogliamo la grazia dell’Eucaristia. Noi siamo sempre accolti da Cristo… perciò accogliamo a nostra volta. Ogni uomo è teneramente amato da Dio, che abita nella sua vita e Gesù ha donato la sua vita in croce per lui. Al di là di ogni apparenza, ciascuno è sacro e merita il nostro affetto e il nostro servizio.

Se molti non partecipano alla nostra comunità e all’Eucaristia, apriamoci noi e partecipiamo noi alla loro vita. Se non ci rende più attenti, prossimi e responsabili gli uni degli altri, che Eucaristia celebriamo?

3) condividiamo la nostra vita quotidiana con gli altri facendoci presenti nelle occasioni felici e tristi, con uno sguardo sereno e pronto all’incontro con tutti (in casa, parrocchia, quartiere, paese, città...). Se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. Il nostro cuore si riempie di volti e di nomi e acquista senso la nostra vita quando abbattiamo i muri delle paure e dei pregiudizi! (cfr. EvG 274).

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Il Vangelo va vissuto

nella presenza alla vita

degli altri

5. La IV tappa, quindi, è un tempo in cui, come singoli e come comunità, ci dedichiamo a una lettura realistica e non preconcetta, delle persone, delle famiglie e della realtà sociale in cui viviamo. Individuiamo gli aspetti positivi – i “cinque pani e due pesci” – che sono già presenti: le occasioni di incontro e dialogo possibile con chi ancora non condivide la nostra Eucaristia o non la condivide più. E disponiamoci a viverli e condividerli il più possibile a partire da quel che ognuno è, dai desideri, dalla ricerca di verità e di bene, dai talenti e dall’impegno che lo animano. Usciamo e facciamoci più presenti alla vita di chi abita accanto e attorno a noi!

Se riusciamo a porci in questo atteggiamento sentiremo anche la necessità di trovare nella comunità nuove forme di partecipazione a quest’unica missione, poiché il dono ricevuto ci fa tutti responsabili di un dono da vivere.

A voi e alle vostre comunità scoprire quante cose si possono ancora comprendere sul tema della nostra responsabilità missionaria, per essere popolo di Dio, fratelli che vogliono continuare a camminare insieme a ogni uomo e donna del nostro tempo!

Certo non possiamo dimenticare che fondamento dell’essere missionari non è tanto il conoscere o il saper annunciare il Vangelo, ma viverlo!

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Aprirci alla

misericordia verso tutti

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO MONS. MATTEO ZUPPI

1. Questa sera con voi contemplo in questa casa la Chiesa

che amo, che voglio amare di più perché l’amore chiede altro

amore, e che il

Signore ci chiede di

amare con tutto noi

stessi, come la sua

sposa, la nostra

famiglia. È la sua casa

di misericordia,

segnata dal peccato,

ma anche arca che

contiene la nuova ed

eterna alleanza. Qui

tutto ciò che è suo è

nostro. Chiudiamo la

Porta santa, ma

apriamo la

misericordia verso tutti, quella che abbiamo sperimentato in

maniera straordinaria per poterla vivere tutti i giorni. La fiducia

di Dio verso ognuno di noi è tanto più grande del nostro peccato,

dei tradimenti e delusioni. Si aprano ancora di più la porta di

questa casa e di ogni nostra comunità. Ognuno di noi diventi

ministro di misericordia, “facendola” con le sue umili e grandi

opere e aprendo la porta del suo cuore. Misericordiosi come il

Padre. Andiamo noi incontro alla città degli uomini, non

aspettiamo e facciamolo con gioia, non con il fastidio o la

sufficienza del maestro, non con il paternalismo del giusto o con

la sbrigativa praticità dell’organizzatore, ma con la fretta e la

commozione di quel padre. Troveremo una moltitudine di

umanità da amare. Sono i “per tutti” che indica Gesù nell’ultima

cena.

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L’Eucaristia,

mistero d’amore

che fa uscire

dall’individualismo e

dalla solitudine

Il CED per

riscoprire la gioia

dell’Eucaristia

La sfida di crescere

nella comunione

2. Per grazia oggi si apre il Congresso Eucaristico

Diocesano. L’Eucarestia è un atto di amore cosmico: “Anche

quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di

campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso,

sull’altare del mondo” (LS 266). Essa unisce il cielo e la terra,

abbraccia e penetra tutto il creato. È il Sacramento del dono

senza riserve di Dio, che ci fa uscire dall’individualismo e dalla

solitudine profonda della nostra condizione, nutrimento dei figli

che ci rigenera a fratelli.

In questo anno fermiamoci nell’adorazione di questo

mistero di amore. Gusteremo l’intimità di esserne parte, la sua

predilezione per la nostra povera vita e non ci stancheremo di

lasciarci colmare dal suo amore. Senza momenti prolungati di

adorazione davanti al corpo e anche alla sua parola, voce di

quella presenza, facilmente ci indeboliamo per la stanchezza e

le difficoltà. Come nelle parole del Padre Nostro: solo dopo

avere riconosciuto per tre volte il “tuo” impariamo a chiedere

per il “nostro”. Non possiamo fare a meno del polmone della

preghiera, intima ma sempre nella storia.

3. Il Congresso ci aiuterà a riscoprire e rivivere la gioia

dell’Eucaristia. Ci interrogheremo insieme, sinodalmente, anche

sulle nostre celebrazioni, perché siano familiari e solenni,

gioiose e profonde, belle e vere, personali e comunitarie, dove

ogni io sia accolto e il noi trovi la sua vera immagine intorno

all’altare. Per realizzare questo sento profondamente la sfida di

crescere nella comunione. È il legame di amore santo, perché

dono intessuto da Dio. Senza la comunione non potremo vivere

la conversione missionaria. La Chiesa non è tale se non vive la

comunione e questa è davvero un metodo, una scelta di vita,

non uno scenario per il nostro protagonismo. Non siamo un

condominio e neppure un club. Dobbiamo cercarla e salvarla

sempre, abolendo il comparativo, liberandoci dai penosi

individualismi, dall’abitudine a fare da soli o per sé, perché

ognuno non faccia mancare il suo originale e unico servizio alla

nostra famiglia. Non a caso la lavanda dei piedi è l’Eucarestia nel

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Nutriti all’unica mensa

dallo stesso pane

d’amore

La comunione è il

sinodo permanente

Vangelo di Giovanni. L’Eucarestia realizza pienamente già oggi

misteriosamente il comandamento di amarci gli uni gli altri

come ci ha amato lui. Intorno alla mensa siamo già quello che il

Signore vuole. Dobbiamo, però, spezzarla tra noi con il nostro

servizio vicendevole e questo non riguarda solo qualcuno e non

è un di più. La comunione è il sinodo permanente. Comunione e

missione. Un “noi” di amore e un “loro” da amare.

4. Gesù Eucarestia unisce noi e la folla. Se condividiamo il

pane del cielo impariamo con semplicità e leggerezza a

condividere quello della terra. L’uomo dei calcoli avrebbe

rimandato indietro la folla della città degli uomini, accampando

impegni di agenda, limiti oggettivi, forse pensando che era una

debolezza assecondarla senza che avesse chiesto nulla. L’uomo

di una religione senza il cuore di Dio avrebbe indicato una legge

da seguire o dispensato buone parole ma da lontano, senza

compassione e senza usare i propri pani e pesci. L’uomo realista,

rozzo perché egocentrico, si sarebbe infuriato dell’imprevisto,

giudicato male il rischio di tenerli fino a tardi, avrebbe messo

avanti la necessità del proprio riposo. Gesù pensa a sé ed anche

alla gente. Applica la regola d’oro: fai agli altri quello che vuoi

sia fatto a te! Se la folla è venuta, affrontando un viaggio

difficile; se cerca Gesù per ascoltarlo non vuol dire che ha capito

tutto ma che ha una necessità e che desidera speranza e

protezione. Il maestro non li rende colpevoli del loro bisogno,

come spesso fanno gli uomini verso chi chiede, ma teneramente

se ne fa concretamente carico. Vuole facciano parte della sua

famiglia e mangino lo stesso pane. Anzi, pensa che facciano già

parte della propria famiglia, tanto che vuole dargli da mangiare.

Capisce il bisogno perché guarda con gli occhi della misericordia.

Altrimenti non ci si accorge di nulla, nemmeno dell’evidenza.

Quanta solitudine e quante sofferenze nascoste in quella folla

se guardiamo con gli occhi di Gesù! Spezza il pane perché la

notte non vinca più e il suo giorno non finisca. Il suo amore è

gratuito anche perché non risponde a nessuna richiesta. In

fondo alla folla stessa doveva sembrare normale andarsene, che

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Sfamare tutti,

la nostra vocazione

all’amore

La strana matematica

di Dio: il pane

condiviso nell’amore si

moltiplica

ognuno trovasse da solo la sua soluzione. Gesù vuole che ci

saziamo insieme, perché il pane è lo stesso per noi e per loro. Il

regno dei cieli unisce in un’unica mensa dove tutti si nutrono

dello stesso pane di amore! Gesù ci insegna a riconoscere il

diritto di amore dell’altro perché guarda la folla senza paura e

vede tante persone, il suo prossimo, i suoi e nostri fratelli più

piccoli.

5. A volte constatiamo che siamo pochi e vecchi, segnati

da disillusioni, realisti, preoccupati di restare noi senza. A

discepoli così Gesù chiede di essere noi a dare loro da mangiare,

ci affida il suo sogno di sfamare tutti. Non è un ordine, è la

vocazione di vivere con lui la compassione, che riaccende il

nostro cuore. Questo ci disorienta! Non ci dà nemmeno

istruzioni per l’uso, solo di andare e dare! Infatti: c’è Lui e ci sono

i nostri pochi pani. Basta! Non serve altro. È la gioia del Vangelo

che ci è affidata. Lui non rimanda nessuno perché vuole

integrare ognuno. Se pensiamo che stiamo meglio da soli o in

pochi, magari giudicando male tutti, non abbiamo capito la gioia

del Vangelo e anche la sua semplicità possibile a tutti. Non sei

solo. Anzi la comunione tra noi la troveremo proprio andando

incontro agli altri. La folla lo meritava, aveva capito tutto?

Sbaglia a dargli un premio? L’amore supera ogni limite.

6. I quattro incontri di questo anno ci aiuteranno a capire

e scegliere di dare, di condividere quello che siamo, di cercare

quello che possiamo essere, di trovare quello che ancora non

c’è. Sarà possibile credendo nella strana matematica di Dio per

la quale dividendo si moltiplica, regalando si riceve, perdendo si

trova. La comunità che custodisce e venera il tabernacolo si apre

e cerca la stessa presenza nascosta nel mondo. Le nostre paure

ci fanno addirittura credere che vogliamo bene alla folla proprio

mandandola via e fanno apparire Gesù ingenuo o sconsiderato

perché resta a parlare quando è tardi. Gesù ama. I discepoli

devono impararlo. I nostri problemi, personali e di quella

persona che sono le nostre comunità, li risolveremo solo

uscendo. “Se aprirai il tuo cuore all'affamato, se sazierai l'afflitto

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di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra

sarà come il meriggio” (Is 58). La tua ferita si rimarginerà presto!

Solo iniziando a farlo si moltiplica, non prima! Facciamoli sedere

a piccoli gruppi. Sarà come formare comunità, dove si può

parlare e soprattutto ascoltare. Non si tratta, infatti, di dare il

pane a casaccio, a persone anonime, cioè senza volto e nome,

ma di guardare negli occhi, di ascoltare e aiutare a sentirsi amati.

Quanto può avvicinare, guarire, aprire vie nuove, un pane di

amore offerto con affetto e amicizia! Nessuno è escluso

dall’incontro con il Vangelo, ad iniziare dai poveri. Perché Gesù

“vuole che tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Usiamo

parole semplici e vissute, condite sempre di amicizia,

specialmente con i più poveri. Iniziamo da loro. Il nostro parlare

sia sapido, semplice e amico. Il problema non è avere prima

tutte le risposte, ma iniziare. L’amore cresce amando.

Tutti mangiarono e furono saziati. Tutti. Questa è la gioia

dell’Eucarestia. Nutriamoci del suo pane e diventiamo noi stessi

pane di amore per il prossimo, per rendere più umana la città

degli uomini. Cinque pani e due pesci sono una dimensione

umile. I discepoli possono compiere cose grandi proprio quando

sono umili. L’amore è il pane di cui chi ha fame ha diritto e che

troviamo donandolo. È il pane che mangeremo nel cielo. Avevo

fame e mi hai dato da mangiare. Amen.

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Le quattro tappe,

occasione di ascolto e

di scelte

Verso l’Assemblea

diocesana di giugno

INDICAZIONI METODOLOGICHE Mons. Stefano Ottani, Vicario Generale

1. Le quattro tappe di preparazione al CED sono occasione

per vivere la nostra responsabilità di cristiani, in un momento

così importante per tutta la Chiesa e per la nostra Chiesa di

Bologna. Al termine dell’Anno della misericordia possiamo

imparare a “commuoverci”, cioè ad avere l’atteggiamento di

Gesù davanti alla folla concreta del nostro tempo e del nostro

territorio e mettere a disposizione del Signore i nostri cinque

pani e due pesci, ossia le (poche) risorse di cui disponiamo. Solo

la misericordia ci aiuterà a “ascoltare” e capire le domande che

incontriamo. Iniziamo un cammino che è molto aperto, che

vogliamo ci conduca fino al prossimo Congresso, per trovare poi

le forme più adeguate di essere Chiesa. Si tratta di farci carico

della situazione con la maternità richiesta dalla misericordia e di

provare prima di tutto ad ascoltare la situazione e poi a trovare

le scelte più opportune e condivise. Ci servono non analisi

astratte o discussioni accademiche, ma un’attenzione pastorale,

materna, responsabile per capire in modo nuovo le persone che

incontriamo, le loro sofferenze e domande, mettendo assieme i

tanti frammenti delle nostre osservazioni.

2. Nessun intervento è inutile se condivide questa

passione. All’inizio, forse, potremo fare fatica, perché potranno

emergere tanti punti e ci potrà apparire tutto frammentario. Ma

la ricchezza della nostra riflessione franca e sempre rispettosa,

permetterà una comprensione più approfondita della realtà e ci

aiuterà nella ricerca di nuove risposte, umili e grandi, perché le

nostre comunità siano strumento dell’amore di Gesù che vuole

dare da mangiare a tutti. Quanto diremo orienterà le nostre

decisioni, preparando anzitutto il primo momento di riflessione

tra tutte le realtà che sarà l’Assemblea diocesana: “Chiesa e

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Un metodo di

discernimento

comunitario

Svolgimento degli

incontri

Città degli uomini” prevista a giugno, nella quale raccoglieremo

quanto emerso e ci interrogheremo con tutta la città.

3. Si offrono qui alcune indicazioni per una attuazione

concorde e fruttuosa.

La prima indicazione per gli incontri è di utilizzare il

metodo di discernimento comunitario sperimentato con frutto

al Convegno ecclesiale delle Chiese in Italia a Firenze e nella

scorsa Tre giorni del Clero bolognese, caratterizzato da questi

elementi:

• si lavora in gruppi di 12 persone; se il gruppo è più numeroso ci si divide in tanti gruppi in modo da non superare il numero di 12,

• il facilitatore svolge un ruolo fondamentale,

• favorire la varietà di presenze (giovani/anziani; ruoli diversi),

• l’incontro segue lo schema indicato alle pagine 37-38,

• ognuno non parli più di 3 minuti, perché tutti possano intervenire,

• impegno ad ascoltarsi reciprocamente,

• ciascuno esponga il proprio pensiero senza preoccuparsi di replicare, interrompere o correggere ciò che dicono gli altri,

• dopo un primo giro di interventi il facilitatore dia seguito a un secondo giro di interventi in cui ciascuno dica ciò che ha ricevuto di più arricchente e illuminante dagli altri interventi,

• si concluda raccogliendo uno o due elementi su cui vi è stata convergenza da fissare per iscritto e consegnare.

4. Gli incontri possono realizzarsi per categorie di persone

(membri del Consiglio pastorale parrocchiale, catechisti,

aderenti ad una associazione…) o come convocazione di

assemblea parrocchiale (meglio ancora se interparrocchiale). In

ogni caso si deve cercare di coinvolgere il maggior numero di

persone e di situazioni.

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LECTIO DIVINA SUL

TESTO DEL VANGELO

DI MATTEO 14,13-21

Il ruolo imprescindibile

del facilitatore

I facilitatori (che possono essere scelti tra i catechisti, i

ministri, gli educatori, e altre persone stimate per la loro

competenza e testimonianza) si preparino con un apposito

incontro.

Si suggerisce di iniziare ogni incontro con un momento di

preghiera, accuratamente predisposto, creando un clima di

fraternità e ascolto. Gli incontri si aprono con una (breve!)

introduzione che offra gli elementi specifici di riferimento (dati

raccolti sul territorio, l’esperienza pastorale in atto…) tenendo

sempre come sfondo l’Evangelii Gaudium.

È necessario dare riscontro del risultato degli incontri,

non con il riassunto dei singoli interventi, ma con la ripresa degli

elementi su cui si è creata convergenza e con la sottolineatura

delle intuizioni apparse più pertinenti. Se ne faccia un resoconto

scritto, da raccogliere in ambito vicariale; i Vicari pastorali si

faranno portavoce del materiale pervenuto per una sintesi

diocesana.

I TAPPA – Da S. Petronio a Cristo Re (ottobre-novembre)

«Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura

di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione,

nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle

abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una

moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “Voi stessi

date loro da mangiare” (Mc 6,37)» (EvG 49).

Gli interventi mirano a rispondere alla domanda:

Nella prospettiva di una conversione missionaria della

pastorale, cosa del testo evangelico mi interpella di più

personalmente? Quali cambiamenti suggerisce/sollecita?

Si suggerisce di leggere insieme il testo del Vangelo di

Matteo, assicurandosi che tutti abbiano il testo a disposizione

per poter meditare. Si lascia qualche momento di silenzio, poi si

procede al confronto secondo il metodo stabilito.

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LE ATTESE DEGLI

UOMINI. ANALISI

DELLA SITUAZIONE

LOCALE

II TAPPA – Dall’inizio di Avvento all’inizio della Quaresima

“Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni

cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni

struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per

l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per

l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la

conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso:

fare in modo che esse diventino tutte più missionarie” (EvG 27).

Con il tempo di Avvento inizia la seconda tappa nell’anno

del Congresso Eucaristico Diocesano, che continua fino all’inizio

della Quaresima, e che prevede un passo in avanti nell’itinerario

di coinvolgimento e corresponsabilizzazione. A questo

proposito si offrono qui alcune indicazioni per una attuazione

concorde e fruttuosa dell’incontro o gli incontri da

programmare.

Gli interventi mirano a rispondere alla domanda:

Come conoscere meglio il territorio in cui viviamo: le

persone, i bisogni, le attese, per lasciarci “commuovere” da

questa folla? Quali sono le periferie dove andare o sofferenze

che vediamo? Quali le risorse già presenti nel territorio?

Attualizzando il testo del Vangelo vogliamo imparare a

lasciarci commuovere dalla fame della folla e a renderci conto di

quanti pani e pesci disponiamo, ricordando che - secondo il

Vangelo di Giovanni - è un ragazzo (cioè uno della folla) ad

offrire tutte le sue provviste.

La comunità non risponde a domande che nessuno ci

pone o elabora piani astratti. Gesù si commuove davanti agli

uomini come sono, perché non li vede con indifferenza, ma con

misericordia. Parlare assieme è un passaggio decisivo in vista

della conversione missionaria che parte dall'accorgersi di

quanto bisogno c’è nel mondo intorno a noi e dalla

consapevolezza che siamo mandati a tutti, per annunciare ai

poveri il lieto annuncio della salvezza. È utile premettere

all’incontro (o agli incontri) una rilevazione sul territorio,

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attraverso dati, competenze, conoscenze, esperienze. Spesso

quello che pensiamo di conoscere nasconde invece tante realtà

che non vediamo o di cui non ci accorgiamo. Accanto alle

problematiche è necessario riconoscere risorse e opportunità

esistenti.

Là dove vi siano soggetti collettivi (comunità religiose,

associazioni sportive, collettivi sociali, luoghi di formazione,

attività produttive…) è importante sapere chi sono, di che cosa

si occupano, a chi si rivolgono, cosa fanno.

Se si trovano più parrocchie insieme, si potrebbe aiutare

una lettura del territorio più vasto con un’attività più

coinvolgente per i partecipanti. Il parroco o un laico (con

qualche competenza e capacità comunicativa) di ogni comunità

racconta la parrocchia, per un tempo massimo di 5 minuti

ciascuno: “Caro parroco, caro laico ti racconto il territorio della

parrocchia che conosco…”. L'obiettivo è conoscere la realtà che

ci circonda per allacciare relazioni e collaborazioni, e un nuovo

gusto di vivere insieme.

L’incontro/i di questa seconda tappa, dopo la

presentazione dei dati raccolti, divisi in gruppi da dodici, deve

consentirci di unire i pezzi per costruire l’immagine adeguata del

territorio, fatto di volti e mani. I facilitatori consegneranno poi

l'importante frutto della discussione, compreso le eventuali

proposte o domande, al parroco, perché tutto il materiale sia

poi mandato al Vicario per la sinodalità e ai tre segretari.

III e IV TAPPA - Tempo di Quaresima e di Pasqua

Nel mese di gennaio uscirà un successivo “Quaderno” per

aiutare a vivere queste tappe.

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Portare a tutti

la gioia del Vangelo

Il cantiere futuro

Quello che emergerà dalle nostre discussioni ci aiuterà a

crescere certamente nella consapevolezza di quanto noi

possiamo dare da mangiare alla moltitudine e per elaborare un

progetto condiviso di Chiesa missionaria che permetta di essere

presenti nei nostri quartieri, nei paesi, insomma nella città degli

uomini portando a tutti la gioia del Vangelo.

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SCHEMA PER GLI INCONTRI DELLE 4 TAPPE DEL CED

Schema generale

Prima dell’incontro • Individuare i facilitatori e disporre gli spazi per il gruppo o i

gruppi che si dovranno riunire, possibilmente attorno a un tavolo

• Se necessario, predisporre una traccia scritta sul tema che si affronta, le domande a cui si dovrà rispondere, i testi delle preghiere da recitare insieme…

• Distribuire accuratamente i compiti di lettura e animazione della preghiera… Svolgimento dell’incontro

• Preghiera iniziale • Introduzione del facilitatore con breve spiegazione del metodo

dell’incontro attraverso indicazioni semplici e pratiche, che mettano ciascuno a proprio agio

• Presentazione del tema specifico della tappa con spunto iniziale di riflessione (lettura, video, ascolto…)

• Momento di silenzio in cui ciascuno possa pensare al proprio intervento

• Primo giro di interventi in cui ciascuno liberamente si esprime senza superare i 3 minuti

• Il facilitatore conclude, eventualmente rileva alcuni dati salienti del confronto e avvia il secondo giro di interventi in cui ciascuno dice ciò che ha ricevuto di più arricchente dagli altri

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• Il facilitatore conclude raccogliendo uno o due elementi su cui vi è stata maggiore convergenza e invita alla preghiera conclusiva

• Preghiera finale e congedo fraterno

Dopo l’incontro • Il facilitatore raccolga per iscritto gli elementi di convergenza

del suo gruppo e li consegni al proprio Vicario Pastorale, che li inoltrerà alla email della Segreteria del CED: [email protected].

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PREGHIERA DEL CED

Signore Gesù, Tu sei l’alleanza nuova ed eterna che unisce il cielo e la terra. Tu sei nell’Eucarestia, che abbraccia ogni uomo e penetra tutto il creato. Tu sei nella voce del tuo corpo che è la Parola. Tu sei nel sacramento del fratello e del povero. La sera dell’oscurità, del dubbio e della solitudine è illuminata dalla Tua presenza, forza che vince il male e orienta i nostri passi.

Come il grano era sparso sui colli e, raccolto, è diventato un unico pane, così, Signore, dona alle nostre comunità di avere un cuore solo e un’anima sola. Insegnaci a crescere nella comunione, per essere noi a sfamare loro. Fa’ che le nostre famiglie siano case di amore e di armonia, capaci di vincere ogni divisione.

Signore Gesù, nell’Ultima Cena Ti sei chinato a lavare i piedi dei discepoli, lasciando a noi l’esempio perché, imparando da Te a servire i fratelli e il prossimo, troviamo la gioia e la fraternità.

Tu vuoi che tutti siano saziati e lo fai con la nostra debolezza – cinque pani e due pesci – che pensavamo ci giustificasse nel mandare via la folla e nel potere dire “a me che importa, non posso fare nulla”.

Liberaci dalla rassegnazione, che spegne la speranza; dall’orgoglio che ci fa conservare il poco che abbiamo; dall’indifferenza, che non ci fa accorgere

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della fame di amore e di futuro degli uomini che incontriamo. Insegnaci a non avere paura di condividere, perché solo donando il pane non finisce.

Aprici gli occhi perché sappiamo vedere le necessità dei fratelli; rendi i nostri orecchi sensibili e pazienti nell’ascolto di ognuno; donaci mani generose e disponibili, capaci di offrire gratuitamente gesti di tenerezza; aiutaci ad avere il gusto di rendere contento il prossimo e di offrire sempre e a tutti la gioia del Vangelo; fa’ che sentiamo e comunichiamo nella Città degli uomini il soave profumo dell’amore, che si diffonde da se stesso.

Donaci Te ed insegnaci a donare noi. Trasforma la folla nella Tua famiglia saziata da Te. Fa’ anche della nostra povera vita il Tuo rendimento di grazie. Amen.

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PROPOSTE PER LA PREGHIERA INIZIALE

1. Invocazione allo Spirito Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.

O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch'è sviato.

Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.

2. Preghiera di S. Benedetto Degnati di concedermi, Padre buono e santo, una intelligenza che Ti comprenda, un sentimento che Ti senta, un animo che Ti gusti, una diligenza che Ti cerchi, una sapienza che Ti trovi,

uno spirito che Ti conosca, un cuore che Ti ami, un pensiero che sia rivolto a Te, un'azione che Ti dia gloria,

un udito che Ti ascolti, degli occhi che Ti guardino, una lingua che Ti confessi, una parola che Ti piaccia,

una pazienza che Ti segua, una perseveranza che Ti aspetti, una fine perfetta, e la tua santa presenza, la resurrezione, la ricompensa e la vita eterna.

3. Salmo 16 Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene».

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Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore. Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. 4. Preghiera di invocazione allo Spirito Santo (Benedetto XVI) Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull'abisso, aiuta l'umanità del nostro tempo a comprendere che l'esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà e la società tutta si edifica nella giustizia. Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi battezzati a un'autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della carità. Spirito Santo, che abiliti alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo. Rendici collaboratori della loro gioia con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l'abbondanza del raccolto. Amen.

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5. Invocazione allo Spirito Vieni Santo Spirito donaci la tua forza perché rendiamo testimonianza a Cristo senza timore e senza debolezza.

Vieni Santo Spirito fonte di ogni adorazione fa sgorgare dai nostri cuori una preghiera pienamente filiale.

Vieni Santo Spirito sorgente della nostra fedeltà custodisci il nostro cuore nella fede e immergilo nella verità dell’amore.

Vieni Santo Spirito vincolo di unità facci vivere nell’unione con Dio e nella concordia dei fratelli.

Vieni Santo Spirito sorgente di carità accendi in noi il fuoco del tuo amore.

Vieni Santo Spirito che hai animato la parola dei Profeti e degli Apostoli rendici capaci di annunciare il Vangelo ai nostri fratelli. Amen.

6. Preghiera Oh Signore, fa' di me uno strumento della tua pace dove è odio, fa' che io porti l'amore dove è offesa, che io porti il perdono, dove è discordia, che io porti l'unione, dove è dubbio, che io porti la fede, dove è errore, che io porti la verità, dove è disperazione, che io porti la speranza, dove è tristezza, che io porti la gioia, dove sono le tenebre, che io porti la luce. Maestro, fa' che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare, di essere compreso, quanto di comprendere, di essere amato, quanto di amare. Perché è dando, che si riceve, perdonando, che si è perdonati, morendo, che si resuscita a vita eterna. 7. La Parola di Dio (Card. Carlo Maria Martini) Signore, noi ti ringraziamo perché ci raduni ancora una volta alla tua presenza, ci raduni nel tuo nome.

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Signore, tu ci metti davanti la tua Parola, quella che tu hai ispirato ai tuoi profeti: fa' che ci accostiamo a questa Parola con riverenza, con attenzione, con umiltà; fa' che non sia da noi sprecata, ma sia accolta in tutto ciò che essa ci dice. Noi sappiamo che il nostro cuore è spesso chiuso, incapace di comprendere la semplicità della tua Parola. Manda il tuo Spirito in noi perché possiamo accoglierla con verità, con semplicità; perché essa trasformi la nostra vita. Fa', o Signore, che non ti resistiamo, che la tua Parola penetri in noi come spada a due tagli; che il nostro cuore sia aperto e che la nostra mano non resista; che il nostro occhio non si chiuda, che il nostro orecchio non si volga altrove, ma che ci dedichiamo totalmente a questo ascolto. Te lo chiediamo, o Padre, in unione con Maria per Gesù Cristo nostro Signore. Amen. 8. Preghiera per chiedere il discernimento Creati da Dio Padre, Creatore di tutte le cose, e chiamati da Gesù Cristo per essere i suoi apostoli e testimoni in tutto il mondo, ci impegniamo con la grazia dello Spirito Santo a discernere e a cercare la volontà di Dio, affinché tutta la nostra vita e tutto il nostro agire corrispondano sempre più alla nostra chiamata. Fiduciosi nell’aiuto di Dio chiediamo da lui il dono del discernimento per poter vivere davvero l’amore più grande, contribuendo così in tutto alla sua maggior gloria.

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PROPOSTE PER LA PREGHIERA CONCLUSIVA

9. Preghiera di S. Francesco Sia fatta, o Padre, la tua volontà, come in cielo così in terra: perchè ti ami con tutto il cuore, pensando sempre a te; ti ami con tutto me stesso, desiderandoti sempre; ti ami con tutta la mia mente, dirigendo a te le mie riflessioni e cercando in tutte le cose il tuo onore; ti ami con tutte le forze impegnando tutto me stesso in ossequio al tuo amore manifestato nella croce del tuo figlio Gesù. Affinché io ami il mio prossimo come me stesso e lo guidi all' incontro con il tuo amore, goda dei tuoi beni e abbia compassione dei mali altrui. 10. Preghiera del Beato John Henry Newman Mio Signore e mio Salvatore, mi sento sicuro fra le tue braccia. Se tu mi custodisci, non ho nulla da temere; ma se mi abbandoni, non ho più nulla da sperare. Non so cosa mi capiterà fino a quando morirò. Non so niente del futuro, ma faccio affidamento su di te. Ti prego di darmi ciò che è bene per me; ti prego di togliermi tutto ciò che può porre in pericolo la mia salvezza. Non ti prego di farmi ricco, non ti prego di farmi molto povero, ma mi rimetto a te, interamente,

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perché tu sai ciò di cui ho bisogno e che io stesso non so. Se tu imponi dispiaceri o sofferenze, concedimi la grazia di sopportarli, preservami dall'egoismo e dall'impazienza. Se mi doni salute, forza e successo in questo mondo, fa' che sia sempre vigilante affinché questi doni insidiosi non mi trascinino lontano da te. Tu che sei morto per me sulla croce, anche per me, colpevole come sono: concedimi di conoscerti, di credere in te, di amarti, di servirti; di lavorare sempre perché aumenti la tua gloria; di vivere per te e con te; di dare il buon esempio a tutti quelli che mi stanno intorno; donami di morire nel momento e nel modo che saranno più a tua gloria, e i migliori per la mia salvezza. 11. Voglio ringraziarti Signore (Don Tonino Bello) Voglio ringraziarti Signore, per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me; per questo mi hai dato la vita: Perché io fossi tuo compagno di volo, insegnami, allora, a librarmi con Te. Perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla, vivere è abbandonarsi come un gabbiano

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all'ebbrezza del vento, vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Ma non basta saper volare con Te, Signore, tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi, non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te. Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva. 12. La bontà (Santa Teresa di Calcutta) Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l'espressione della bontà di Dio Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi,

bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito offri sempre un sorriso gioioso Dai a loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore.

13. Mandami qualcuno da amare (Santa Teresa di Calcutta) Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo, quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare;

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quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli Che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. 14. Effonda ovunque il tuo profumo (Beato John Henry Newman) Gesù, aiutami a diffondere ovunque il tuo profumo, ovunque io passi. Inonda la mia anima del tuo Spirito e della tua vita. Invadimi completamente e fatti maestro di tutto il mio essere perché la mia vita sia un'emanazione della tua. Illumina servendoti di me e prendi possesso di me a tal punto che ogni persona che accosto possa sentire la tua presenza in me. Guardandomi, non sia io a essere visto, ma tu in me. Rimani in me. Allora risplenderò del tuo splendore e potrò fare da luce per gli altri. Ma questa luce avrà la sua sorgente unicamente in te, Gesù, e non ne verrà da me neppure il più piccolo raggio: sarai tu a illuminare gli altri servendoti di me. Suggeriscimi la lode che più ti è gradita, che illumini gli altri attorno a me: io non predichi a parole ma con l'esempio,

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attraverso lo slancio delle mie azioni, con lo sfolgorare visibile dell'amore che il mio cuore riceve da te. Amen. 15. Facci capire dove corre la storia (Don Tonino Bello) Gesù Cristo Re, facci comprendere fino in fondo questa verità così grande che i nostri balbettamenti non sanno oggi percepire in tutta la sua interezza. Facci capire che davvero tu solo sei il Santo, tu solo sei il Signore, tu solo l'Altissimo. Facci capire che tutta la storia converge verso di te, tutto questo tumulto delle nazioni, tutto questo sospiro di poveri converge verso di te. Facci capire fino in fondo che queste alluvionalità delle spinte della storia convergono verso quest'unico letto del fiume che sei tu, Signore Gesù. E allora forse sarà più facile, anche per noi, polarizzare tutta la nostra vita attorno a te. 16. Salmo 146 Alleluia. Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore finché ho vita, canterò inni al mio Dio finché esisto. Non confidate nei potenti, in un uomo che non può salvare. Esala lo spirito e ritorna alla terra: in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni. Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe: la sua speranza è nel Signore suo Dio, che ha fatto il cielo e la terra, il mare e quanto contiene, che rimane fedele per sempre,

rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Alleluia.

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PREGHIERE PER L’ADORAZIONE EUCARISTICA

1. Preghiera per il Congresso Eucaristico di Ancona 2011 Signore Gesù, di fronte a Te, Parola di verità e Amore che si dona, come Pietro ti diciamo: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Signore Gesù, noi ti ringraziamo perché la Parola del tuo Amore si è fatta corpo donato sulla Croce, ed è viva per noi nel sacramento della Santa Eucaristia. Fa’ che l’incontro con Te nel Mistero silenzioso della Tua presenza, entri nella profondità dei nostri cuori e brilli nei nostri occhi perché siano trasparenza della Tua carità. Fa’, o Signore, che la forza dell’Eucaristia continui ad ardere nella nostra vita e diventi per noi santità, onestà, generosità, attenzione premurosa ai più deboli. Rendici amabili con tutti, capaci di amicizia vera e sincera perché molti siano attratti a camminare verso di Te. Venga il Tuo Regno, e il mondo si trasformi in una Eucaristia vivente. Amen. 2. Rimani con noi, Signore (San Giovanni Paolo II) Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi! Tu, divino Viandante, esperto delle nostre strade

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e conoscitore del nostro cuore, non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati, orienta i nostri passi sulla via del bene. Benedici i bambini, i giovani, gli anziani, le famiglie, in particolare gli ammalati. Benedici i sacerdoti e le persone consacrate. benedici tutta l'umanità. Nell' Eucarestia ti sei fatto "farmaco d'immortalità" dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine. Rimani con noi, Signore! Rimani con noi! Amen. 3. Tu sei (Beato Paolo VI) Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivo Tu sei il rivelatore di Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura, il fondamento di ogni cosa; Tu sei il maestro dell’umanità Tu sei il Redentore, tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi; Tu sei il centro della storia e del mondo; Tu sei colui che ci conosce e ci ama; Tu sei il compagno e l’amico della nostra vita; Tu sei l’uomo del dolore e della speranza; Tu sei colui che deve venire e che deve essere un giorno il nostro giudice, e, noi speriamo, la nostra felicità in Te. Tu sei la luce, la verità, anzi Tu sei la “Via, la Verità e la Vita”. Tu sei il Pane, la fonte dell’acqua viva per la nostra fame e la nostra sete; Tu sei il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello!

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4. Preghiera (Pio XII) O dolcissimo Gesù, che, nascosto sotto i veli eucaristici, ascolti pietoso le nostre umili suppliche, per presentarle al trono dell'Altissimo, accogli ora benignamente gli ardenti aneliti dei nostri cuori. Illumina le nostre intelligenze, sorreggi le nostre volontà, rinvigorisci la nostra costanza e accendi nei nostri petti la fiamma di un santo entusiasmo, affinché, superando la nostra piccolezza e vincendo ogni difficoltà, sappiamo renderTi un omaggio meno indegno della tua grandezza e della tua maestà, più adeguato alle nostre ansie e ai nostri santi desideri. Amen. Invocazioni R. Fedele è il tuo amore, Signore Gesù Dona al nostro Santo Padre Francesco sapienza, fermezza e lungimiranza. Dona alla tua Chiesa numerosi e santi ministri dell’altare. Dona ad ogni battezzato fame e sete del tuo Corpo. Dona all’uomo peccatore desiderio di conversione e perdono. Dona a tutti l’esperienza consolante di sapersi e sentirsi amati da Te. 5. Preghiera (San Giovanni Paolo II) Come i due discepoli del Vangelo, ti imploriamo, Signore Gesù: rimani con noi! Tu, divino Viandante, esperto delle nostre strade e conoscitore del nostro cuore, non lasciarci prigionieri delle ombre della sera. Sostienici nella stanchezza, perdona i nostri peccati, orienta i nostri passi sulla via del bene. Nell'Eucaristia ti sei fatto "farmaco d'immortalità": dacci il gusto di una vita piena, che ci faccia camminare su questa terra come pellegrini fiduciosi e gioiosi, guardando sempre al traguardo della vita che non ha fine. Amen. Invocazioni R. Ti adoriamo e ti benediciamo, Signore Gesù Tu sei l’Eterno Figlio del Padre. Tu sei l’Inviato del Padre per la nostra salvezza.

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Tu sei l’unico Salvatore del mondo. Tu sei la Via, la Verità e la Vita. Tu sei il Pane vivo disceso dal Cielo. 6. Preghiera (dalla Liturgia romana) Adoriamo, o Cristo, il tuo Corpo glorioso, nato dalla Vergine Maria; per noi hai voluto soffrire, per noi ti sei offerto vittima sulla croce e dal tuo fianco squarciato hai versato l’acqua e il sangue del nostro riscatto. Accogli, Signore, l’intera mia libertà. Tutto ciò che io sono, ho e possiedo, tu me lo hai dato: tutto io ti restituisco, e mi consegno pienamente alla tua volontà. Dammi solo il tuo amore, con la tua grazia, e io mi sento ricco abbastanza, e non ti domando altro. 7. Preghiera (San Tommaso d’Aquino) Ti rendo grazie, o Signore santo, Padre Onnipotente, eterno Dio, che non certo per i miei meriti, ma per solo la tua misericordia ti sei degnato di saziare, col prezioso Corpo del Figlio tuo, me peccatore, indegno tuo servo. Ti prego che questa santa comunione sia per me armatura di fede e scudo di buona volontà. Sia liberazione dei miei vizi, aumento di carità, di pazienza, di umiltà, di obbedienza, di tutte le virtù, sicura difesa contro le insidie dei miei nemici tanto visibili quanto invisibili, assoluta tranquillità delle passioni carnali e spirituali, perfetto abbandono in te, unico e vero Dio, felice compimento del mio fine. E ti prego affinché ti degni di condurre me peccatore a quell’ineffabile convito dove tu col Figlio tuo e con lo Spirito Santo sei luce vera, sazietà piena, gaudio eterno, gioia completa, felicità perfetta. 8. Preghiera (Sant’Ignazio di Loyola) Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Dentro le tue piaghe, nascondimi. Non permettere che io mi separi da te. Dal nemico maligno, difendimi. Nell’ora della morte, chiamami. E fa’ che io venga a te per lodarti con i tuoi santi nei secoli dei secoli. Amen.

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9. Preghiera (Beato Charles de Foucauld) Signore mio Gesù, voglio amare tutti coloro che tu ami. Voglio amare con te la volontà del Padre. Non voglio che nulla separi il mio cuore dal tuo, che qualcosa sia nel mio cuore e non sia immerso nel tuo. Tutto quel che vuoi io lo voglio. Tutto quel che desideri io lo desidero. Dio mio, ti do il mio cuore, offrilo assieme al tuo a tuo Padre, come qualcosa che è tuo e che ti è possibile offrire, perché esso ti appartiene. 10. Preghiera (San Giovanni Paolo II) Signore Gesù, siamo qui raccolti davanti a te. Tu sei il Figlio di Dio fatto uomo, da noi crocifisso e dal Padre Risuscitato. Tu, il vivente, realmente presente in mezzo a noi. Tu, la via, la verità e la vita: tu, che solo hai parole di vita eterna. Tu, l’unico fondamento della nostra salvezza, e l’unico nome da invocare per avere speranza. Tu l’immagine del Padre e il donatore dello Spirito; tu, l’Amore: l’Amore non amato. Signore Gesù, noi crediamo in te, ti adoriamo, ti amiamo con tutto il nostro cuore, e proclamiamo il tuo nome al di sopra di ogni altro nome. Signore Gesù rendici vigilanti nell’attesa della tua venuta. 11. Adoro Te devote, latens Deitas (San Tommaso d’Aquino) Adoro Te devotamente, oh Dio nascosto, sotto queste apparenze Ti celi veramente: a te tutto il mio cuore si abbandona, perché, contemplandoTi, tutto vien meno. La vista, il tatto, il gusto, in Te si ingannano, ma solo con l'udito si crede con sicurezza: credo tutto ciò che disse il Figlio di Dio,

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nulla è più vero di questa parola di verità. Sulla croce era nascosta la sola divinità, ma qui è celata anche l'umanità: eppure credendo e confessando entrambe, chiedo ciò che domandò il ladrone penitente. Le piaghe, come Tommaso, non vedo, tuttavia confesso Te mio Dio. Fammi credere sempre più in Te, che in Te io abbia speranza, che io Ti ami. Oh memoriale della morte del Signore, Pane vivo, che dai vita all'uomo, concedi al mio spirito di vivere di Te, e di gustarTi in questo modo sempre dolcemente. Oh pio Pellicano, Signore Gesù, purifica me, immondo, col Tuo sangue, del quale una sola goccia può salvare il mondo intero da ogni peccato. Oh Gesù, che velato ora ammiro, prego che avvenga ciò che tanto bramo, che, contemplandoTi col volto rivelato, a tal visione io sia beato della Tua gloria. Amen.

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SPIEGAZIONE DELL’ICONA DEL CONGRESSO Don Gianluca Busi, maestro iconografo e autore dell’icona

L’ispirazione remota per il modello di questa icona proviene dagli affreschi

della Basilica Hagia Sophia di Trebzon, Turchia, databili al tardo XIII secolo e di

squisita fattura bizantina.

La tradizione ha rappresentato con parsimonia questo soggetto del

miracolo dei pani, evidentemente perché ripresentato negli edifici di culto nella

forma reale della liturgia celebrata.

L’impianto dell’icona riprende l’originale di Trebzon indicando piccole

variazioni, introdotte per indicare alcuni di quei percorsi teologici elaborati della

tradizione cattolica attorno al tema eucaristico.

Si è trattato di un lavoro corale portato a termine con due iconografe:

Alexandra Karniskova, russa, e Anna Malyga, ucraina, per un totale di 600 ore

lavorative. L’icona è quadrata e misura 80 per 80 cm: è stata eseguita secondo

la tecnica classica con l’impiego di materiali nobili, come il legno massiccio e

l’oro zecchino, e prodotti naturali: colla di coniglio, tempera all’uovo, terre

naturali, pigmenti ricavati da pietre preziose; tre cristalli di rocca sono stati

collocati sull’aureola di Gesù.

La composizione originale

vede queste aggiunte:

- la mandorla azzurra, al centro in

alto, in asse con il pane fra le mani di

Cristo, indica la presenza di Dio

mentre sostiene un’attività

miracolosa.

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- Il ragazzo seduto – a sinistra della composizione – che con l’aiuto del

padre dona i cinque pani e i due pesci agli apostoli.

- Le sporte avanzate – in basso a

sinistra – avvolte da un drappo

bianco, indicano il mistero

dell’Altare e del memoriale del

sacrificio celebrato nella Liturgia

eucaristica.

- In basso al centro, l’inserimento del prato e della vegetazione verde segno

della nuova creazione che si esprime nella fatica del “già e non ancora”

del mistero pasquale (frutti rossi, segno del sacrificio di Cristo).

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- In alto a destra un intero gruppo esce dalla grotta, possibile allusione al

concetto della “periferia esistenziale”, caro a Papa Francesco.

- In alto a sinistra una

mano che stringe un

pesce fuoriesce dalla

grotta oscura:

adombra la citazione

di At 18,9-11 in cui

Dio appare in visione

a Paolo per

incoraggiarlo sulla via

dell’evangelizzazione

poiché Dio ha un

“popolo numeroso in

questa città”.

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La composizione, che si caratterizza per l’evidente dinamismo, trae

l’origine del movimento nel

dono del ragazzo collocato

alla sinistra mentre passa i

cinque pani e trattiene

ancora i due pesci fra le

mani; dei cinque pani, gli

ultimi tre passano ancora

di mano fra il personaggio

vestito di verde (che ho

indicato come il padre del

ragazzo) e un apostolo, il

quarto pane nelle mani dell’altro apostolo e il quinto è nelle mani di Gesù che

già sta operando il miracolo. I primi pani vengono accolti dal discepolo vestito di

giallo (Pietro) che con le mani velate trattiene due pani già benedetti.

Questo movimento centripeto si rivolge poi all’esterno attraverso la

distribuzione del pane benedetto, indicato con una croce dorata: i primi due

pani si trovano nelle mani dell’apostolo Pietro, vestito in giallo mentre gli altri

vengono distribuiti dagli altri apostoli fra i gruppi radunati. Restano le sette

sporte piene.

Il segno evidenziato, si comprende agevolmente, è il “mirabile scambio di

doni” che si attua fra il sacrificio dell’uomo e il dono che viene dall’alto, indicato

nel miracolo descritto nell’icona e ripresentato nel memoriale della liturgia

eucaristica.

I gruppi dei personaggi seguono la lezione evangelica dei gruppi di

cinquanta che vengono fatti sedere insieme. Le fogge, gli indumenti e la varietà

delle età suggeriscono un’umanità che si presenta davanti a Dio nella ricchezza

di una pluriforme diversità.

La composizione è avvolta dalla montagna che assume una variazione

policroma, da una base neutra in ocra varia con uno sfumato caldo-rosato ed

uno freddo-grigiastro indica l’universalità dei territori e la diversità dei terreni

suggerisce un’allusione alla parabola del seminatore terreni/cuori.

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Seguendo la lezione iconografica che

si ispira al testo paolino di Romani 8, 19-23

in cui si afferma che è la creazione stessa a

gemere delle “doglie del parto” mentre

riceve dal dinamismo dello spirito questa

attrazione verso l’alto. Le montagne

indicano appunto questo processo di

attrazione cosmica che le priva di gravità, le

spezza e le agita con un evidente movimento

ascensionale.

La vegetazione giallo-verde esce dalle

spaccature delle rocce e segue lo stesso

movimento ascensionale, e produce frutti

rosso-dorati

simbolo del

sangue versato da Cristo che attraverso il dono di

sé dà la vita al mondo (viene recuperato così

anche il doppio simbolismo del pane e del vino

proprio della Liturgia eucaristica).

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Icona Un Pane per le moltitudini del maestro don Gianluca Busi

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Sommario

Linee guida dell’Arcivescovo

per il cammino del Congresso Eucaristico Diocesano ............................... 3

Interventi 13 novembre 2016 .................................................................... 9

Presentazione delle 4 tappe dell’anno

del Congresso Eucaristico Diocesano ........................................................ 9

Prima tappa: La Parola ............................................................................. 14

Seconda tappa: Le attese degli uomini. Analisi della situazione locale... 17

Terza tappa: Ritrovare il centro di tutto.

Riflessione sulla qualità delle nostre Eucaristie ...................................... 20

Quarta tappa: Il Signore ci affida il pane.

Riflessione sul soggetto missionario ....................................................... 22

Omelia dell’Arcivescovo Mons. Matteo Zuppi ........................................ 26

Indicazioni metodologiche ...................................................................... 31

Schema per gli incontri delle 4 tappe del CED ......................................... 37

Preghiera del CED .................................................................................... 39

Proposte per la preghiera iniziale ............................................................ 41

Proposte per la preghiera conclusiva ...................................................... 45

Preghiere per l’Adorazione Eucaristica ................................................... 50

Spiegazione dell’icona del Congresso ...................................................... 56

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Chiesa di Bologna

pro manuscripto

a cura dell’Arcidiocesi di Bologna

Via Altabella, 6 – 40126 Bologna

tel. 051 6480611