27

Le colonie « lege Pompeia » : una storia impossibile ?, in G. Cresci Marrone (éd.), Trans Padum… usque ad Alpes. Roma tra il Po e le Alpi : dalla romanizzazione alla romanità,

Embed Size (px)

Citation preview

STUDI E RICERCHE SULLA GALLIA CISALPINA26

Collana diretta da

Gino Bandelli e Monika Verzár-Bass

estratto

TRANS PADVM … VSQUE AD ALPESRoma tra il Po e le Alpi:

dalla romanizzazione alla romanità ATTI DEL CONVEGNO

Venezia 13-15 maggio 2014

a cura diGiovannella Cresci Marrone

EDIZIONI QUASAR

estratto

La pubblicazione del volume è stata finanziata grazie al fondo di cofinanziamento Prin 2009 coordinato da Giovannella Cresci Marrone sul tema “Roma e la Transpadana: processi acculturativi, infrastrutture, forme di organizzazione amministrativa e territoriale”.

In copertina: Frammento bronzeo appartenente a una forma di catasto rinvenuto nel Capitolium di Verona

Tutte le relazioni pubblicate nel volume sono state sottoposte a procedura di doppia peer-review

© Roma 2015 – Edizioni Quasar di Severino Tognon srlvia Ajaccio 43, I-00198 Romatel. 0685358444, fax. 0685833591

http://www.edizioniquasar.it e-mail: [email protected]

ISBN 978-88-7140-606-0

© CopyrightPer le immagini, fornite dalla Soprintendenza Archeologia del Veneto, la proprietà resta comunque del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere usata in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, grafico, elettronico o meccanico, inclusa la fotocopiatura, la registrazione su nastro delle immagi-ni e dei testi, o con qualsiasi altro processo di archiviazione, senza il permesso scritto dell’editore.

estratto

inTroduzione

L’archeologia si riferisce spesso ad eventi storici ben datati per inquadrare la tipo-cronologia di una categoria di materiale o l’interpretazione delle scoperte. La difficoltà principale consiste nel determinare in primo luogo il livello di affidabilità del fatto storico, poi la pertinenza del legame tra scoperta archeolo-gica e fatto storico1. Per la Transpadana l’evento storico di referenza è ovviamente la “lex Pompeia” che avrebbe condotto alla creazione delle “colonie latine fittizie” del 89 a.C.2 Ma il fatto storico in se – l’in-tervento materiale di Pompeo Strabone – è il significato politico e sociale di questo fatto – l’immediata trasformazione di un foedus in un nuovo statuto – rimangono ipotesi.

Questa rivoluzione istituzionale, legata all’integrazione della pianura padana, non ha lasciato la minima traccia nelle fonti, se non in un testo moderatamente affidabile e in un’allusione molto tarda3. È stata dimentica-ta da Velleio, e anche forse da Livio, sempre attento alle fondazioni coloniali, e nonostante lo storico dia molto spazio alle imprese di Pompeo Strabone. Plinio non ne dice una parola4. Appiano segue le vicende di Strabo-

1 25 anni fa, di fronte alla cronologia imprecisa di alcuni monumenti di Brescia e Milano, M.P. Rossignani concludeva che la costruzione approfittò delle conseguenze della lex Pompeia (rossiGnani 1990, p. 333). L’archeologia degli ultimi 30 anni ha cambiato il paradigma. S. Magnani ha così potuto dimostrare, sul sito protostorico di Bostel di Rotzo (VI), abbandonato forse prima della lex Pompeia, la possibilità di mutamenti importanti fuori dall’evoluzione istituzionale (maGnani 2014). 2 Principalmente luraschi 1979. Cf. anche, ad esempio, GaBBa 1990; GaBBa 1992; zaccaria 1991; García fernández 2001; BarBaTi 2012; BarBaTi 2013; Kremer 2006, pp. 121-123 (senza discussione) etc. Per l’uso della teoria delle colonie fittizie come quadro cronologico: Bandelli 1990, p. 251; García fernández 2001, p. 17. Considerando la complessità del progetto, l’autore pensa a Mucio Scevola per la struttura giuridica.3 Infatti, un altro testo potrebbe dare una conferma al passo di Asconio: Pan. Lat. 9, 8, 1 Galletier: (…) civile sanguine maculata Verona (…), scilicet ut quam coloniam Cn. Pompeius aliquando deduxerat, Pompeianus everteret. Si veda il commento di maz-zarino 1980, pp. 220-221 (Verona sarebbe stata dedotta come colonia romana). L’autore del testo pensa ovviamente a Pompeo Magno. 4 Plin. nat. 3, 17, 123-125. L’elenco delle città della Transpadana è un misto d’informazioni tratte, fra l’altro, da Catone e Cornelio Nepote, con riguardo particolare alle etnie e alla fondazione degli oppida indigeni, assimilando, in qualche maniera, gli oppida dei Galli a città di tipo mediterraneo. Questo punto è stato ben evidenziato da Bandelli 1990, pp. 253-255. La lex Pompeia di cui parla è tutt’altra: Plin. nat. 3, 20, 138. Identificazione non chiara in sherwin whiTe 1973, pp. 356-357 et passim.

LE COLONIAE LEGE POMPEIA: UNA STORIA IMPOSSIBILE?

Michel Tarpin

estratto

198 michel Tarpin

ne, senza mai ricordare né la lex Pompeia né la presenza di quest’ultimo a nord del Po5. Strabone parla della ricostruzione / rifondazione di Como da parte di Pompeo padre senza la minima allusione alla lex Pompeia6.

1) un’unica fonte

Infatti, la teoria delle colonie fittizie pone su un passo un po’ confuso di Asconio a proposito di una frase di Cicerone. Ecco il testo7:

Ascon, ad Cic. in Pis. 2-4: Magnopere me haesitare confiteor quid sit quae re Cicero (3) Placen-tiam municipium esse dicat. Video enim in annalibus eorum qui Punicum bellum secundum scripserunt tradi Placentiam coloniam deductam pridie Kal. Iun. primo anno eius belli, P. Cornelio Scipione, patre Africani prioris, Ti.Sempronio Longo coss. Neque illud dici potest, sic eam coloniam esse deductam que-madmodum post plures aetates Cn. Pompeius Strabo, pater Cn. Pompei Magni, Transpadanas colonias deduxerit. Pompeius enim non novis colonis eas constituit sed veteribus incolis manentibus ius dedit Latii, ut possent habere ius quod ceterae Latinae coloniae, id est ut petendo <petendo ?, gerendo ? peten-dis ? gerendis ?, per ?> magistratus [petendi magistratus Mss] <magistratibus ?> civitatem Romanam adipiscerentur. Placentiam autem sex milia hominum novi coloni deducti sunt, in quibus equites ducenti. Deducendi fuit causa ut opponerentur Gallis qui eam partem Italiae tenebant. Deduxerunt IIIviri P. Cor-nelius Asina, P. Papirius Maso, Cn. Cornelius Scipio. Eamque coloniam LIII deductam esse invenimus: deducta est autem Latina. Duo porro genera earum coloniarum quae a populo Romano deductae sunt fuerunt, ut Quiritium aliae, aliae Latinorum essent. De se autem optime meritos Placentinos ait, quod illi quoque honoratissima decreta erga Ciceronem fecerunt certaveruntque in ea re cum tota Italia, cum de reditu eius actum est. (4) Hoc quod dicit civitatem fuisse Placentiam, ab eadem persuasione ponit muni-cipium fuisse. Avum autem maternum Pisonis primo Gallum fuisse ideo ait quod venisse eum in Italiam dicit trans Alpis, dein Gallicanum, quod in Italia consederit, Placentinum denique, postquam adscitus sit a Placentinis. Sed Pisonis avus multo post ea tempora fuit quibus Placentia colonia est deducta.

La prima frase fa sospettare che Asconio non sapeva niente dei municipia8. Alterna deducere e con-stituere9. Crede che l’avo di Pisone fosse venuto “trans Alpem” perché Cicerone lo dice Gallus. Nel pa-ragrafo quattro si stupisce di vedere Cicerone usare sia civitas sia municipium. Ha trovato negli annales informazioni sulla seconda guerra Punica e, in un’altra sede, informazioni poco precise su un intervento di Pompeo Strabone nella Transpadana, ma non ha trovato niente sullo statuto di Placentia al tempo di

luraschi 1979, p. 190, pensava all’anno 70 a.C. ma Plinio parla di municipii, il che ci rimanda a dopo il 42 a.C. Dieci anni più tardi, tornando sull’argomento, Luraschi aveva notato che una lex Pompeia era anche concepibile molto più tardi, ad esempio nel 31 (dopo le guerre di Ottaviano) o nel 5 a.C. (luraschi 1989). Cf. anche García fernández 2001, p. 16.5 Appian. civ. 1, 49. 6 Strab. 5, 1, 6: Κῶμον· αὕτη δ´ ἦν μὲν κατοικία μετρία, Πομπήιος δὲ Στράβων ὁ Μάγνου πατὴρ κακωθεῖσαν ὑπὸ τῶν ὑπερκειμένων Ῥαιτῶν συνῴκισεν· εἶτα Γάιος Σκιπίων τρισχιλίους προσέθηκεν· εἶτα ὁ θεὸς Καῖσαρ πεντακισχιλίους ἐπισυνῴκισεν, ὧν οἱ πεντακόσιοι τῶν Ἑλλήνων ὑπῆρξαν οἱ ἐπιφανέστατοι· “Συνῴκισεν” significa normalmente un atto di fondazione, ma si può anche pensare al caso di Genua, alleata, distrutta dai Cartaginesi e “ricostruita” dai Romani (Liv. 30, 1, 10).7 Cf. BarBaTi 2012, con le differenti letture e correzioni. Bibliografia recente in GaGliardi 2014, p. 74, nt. 83. Per una critica del passo di Asconio, cf. Buchi 2000, p. 56. 8 luraschi 1979, p. 164.9 Cf. GaBBa 1988. Asconio ha probabilmente incontrato le due parole nelle sue fonti, ma, siccome non capisce la differenza tra colonia e municipium, usa l’una e l’altra come se fossero uguali.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 199

Cicerone. Ancora, riduce il diritto latino al ius civitatis adipiscendae per magistratum10. Infine, una dif-ficoltà spesso rilevata rimane la menzione esplicita della Transpadana: nell’89 a.C., non c’era nessuna differenza di statuto tra Cispadana e Transpadana11.

Siamo così costretti a ricostruire un edificio istituzionale importante –l’invenzione di un nuovo tipo di colonia, senza deduzione di coloni e senza ripartizione delle terre- sulla base di una fonte almeno in parte sbagliata. Il testo tramandato dalla tradizione derivata da Poggio Bracciolini pone inoltre delle difficoltà letterarie, per le quale rimando alla sintesi del Barbati12.

I possibili momenti per il voto di una lex Pompeia sono limitati. Pompeo Strabone prese Asculum il 17 novembre 89 a.C. e trionfò il 25 dicembre. Avrebbe avuto quasi un mese per far votare la legge13. L’altra possi-bilità sarebbe l’inizio dell’anno, ma non ebbe tanto tempo, e la priorità era allora il conflitto. Le prime decisioni a favore degli alleati, la lex Iulia de civitate danda del 90 a.C. e la lex Plautia Papiria de civitate dell’89 a.C. erano misure limitate14. Non si capisce perché il popolo, che si era opposto all’allargamento della cittadinanza (fu questa la causa della guerra), si sarebbe affrettato a dare ai Galli la possibilità di ottenerla, anche se in misura ridotta. Comunque si sa poco delle imprese di Pompeo Strabone prima della morte15. Perciò si è anche pensato a una lex Pompeia del Magno, votata nel 70 a.C. Luraschi propone anche un’ipotesi mista, con l’attribuzione del diritto latino nel 89 a.C. e quella dello statuto coloniale nel 70 a.C., che sono due anni di censura16.

Il testo è confermato dal titolo coloniale di Verona, menzionato da Catullo17 e dal famoso passo di Svetonio, il quale afferma che Cesare, tornando dalla questura nel 68/67 a.C., aveva sollevato le colonie latine che richiedevano la cittadinanza romana. C’erano dunque delle colonie latine al più tardi all’inizio degli anni sessanta18.

Di fronte all’imponente esegesi giuridica attorno alle colonie fittizie e alla fragilità delle fonti su cui poggia questa esegesi, mi sembra utile tornare rapidamente sul contesto della supposta lex Pompeia, prendendo in conto i contatti di Roma con la Transpadana, il discorso politico di fronte agli stranieri nella Roma del II e della prima metà del I secolo a.C. e infine quello che si sa delle leggi coloniali nel periodo della supposta lex Pompeia.

10 Cf. coşkun 2009, pp. 134-147, che rileva l’importanza degli anni 125-22 a.C., durante il processo di integrazione delle élites latine. Bispham 2009, pp. 127-31. Si è notato il legame con la lex repetundarum : crawford 1996, I, pp. 65-112. Cf. Cic. Balb. 54; Strab. 4, 1, 12; Appian. civ. 2, 26; Gai. inst., 1, 95-96. Sui “privilegi” dei Latini, cf. Tarpin 2014, pp. 161-175.11 Come si sa, la parola “Transpadanus” appare per la prima volta in Catul. 39, 13. 12 BarBaTi 2012. Come ricordato da Barbati, l’ipotesi di una lex data di Strabone dev’essere scartata immediatamente perché richiederebbe comunque una lex rogata anteriore. Non si può pensare ne alla lex Iulia de civitate danda del console del 90 a.C., che dava, appunto, la piena cittadinanza, né alla lex Iulia del decreto di Asculum, identificabile con la lex de imperio di Pompeo Strabone, votata prima della sua entrata in carica (Cf. Tarpin 2014, pp. 177-179).13 García fernández 2001, p. 16.14 Vell. 2, 16, 4. Cic. Arch. 3, 7: Data est civitas Silvani lege et Carbonis: “Si qui foederatis civitatibus ascripti fuissent; si tum, cum lex ferebatur, in Italia domicilium habuissent; et si sexaginta diebus apud praetorem essent professi.” La chiusura della citta-dinanza in queste anni mi sembra confermata dalla lex Varia de maiestate e dalla lex Minicia de liberis (Gai inst. 1, 78-9; Tituli ex corpore Ulpiani, 5, 8). Si veda anche il problema della legge specifica sulla cittadinanza dei Tudertes (Sisenna, 4, fg. 120 Peter). Non si parla più della supposta lex Calpurnia de civitate sociorum, per la quale non ci sono fonti (roTondi 1966, p. 340, a. 89).15 Liv. perioch. 77; Val. Max. 9, 7, 2 (dice che il comando militare di Strabone era illegale); Appian. civ. 1, 63 (precisando che Q. Pompeo Rufo aveva ricevuto il comando dell’Italia). 16 luraschi 1979, p. 171. 17 Catul. 17. Ma dice anche che Verona era una fondazione di Brescia.18 Svet. Caes. 8: Decedens ergo ante tempus colonias Latinas de petenda civitate agitantes adiit,(…).

estratto

200 michel Tarpin

2) Roma in “Transpadana”: breve ritorno sulle fonti19

I Veneti, di stirpe troiana, e i Cenomani sono considerati soci fedelissimi di Roma fin dal III secolo a.C.20 Nel 225 a.C. erano venuti in aiuto ai Romani contro i Galli21. C’erano dei Veneti a Canne dalla parte dei Romani22. Nel 91 a.C., Sesto Giulio Cesare aveva nel suo esercito 10000 Galli23. Si ricordano anche i famosi frombolieri di Opitergium ad Asculum e Trebula Mutuesca24.

I rapporti con gli Insubri sono stati più difficili. Dopo la vittoria di 225 a.C., i Romani erano arrivati fino a Milano. Nel 218 a.C., Scipione padre fu sconfitto sul Ticino o nel Vercellese25. La sua presenza, così come la corsa ad ovest di Annibale, devono spiegarsi con l’importanza degli Insubri, vinti dai Romani e, perciò, alleati potenziali dei Cartaginesi. Nel 201 a.C., il capo cartaginese Amilcare avrebbe guidato i Boi, gli Insubri e i Cenomani a saccheggiare le regioni adiacenti26. Dal 206 al 197 a.C., i consoli furono impegnati a recuperare la popolazione di Piacenza e Cremona, fuggita o catturata dai Galli, e a condurre nuovi coloni. Nel 199 a.C., il pretore Cn. Baebius Tamphilus perse più di 6000 uomini di fronte agli Insu-bri27. Nel 198 a.C. i due consoli furono mandati contro i Galli Insubri e Cenomani che si erano ribellati28. Fu allora celebrata una vittoria sulla Cispadana29. Nel 197 a.C., Insubri e Cenomani, alleati con i Boi, si “ribellarono”. I Galli temevano, a ragione, un attacco romano a nord del Po. I Cenomani accettarono di restare neutrali, mentre gli Insubri furono massacrati30. A seguito della sconfitta, dice Livio (32, 30, 13), “Multa oppida Gallorum, quae Insubrum defectionem secuta erant, dediderunt se Romanis.” Luraschi crede che la vittoria romana si concluse con un rinnovo del foedus, mentre Livio parla soltanto di dedi-tiones31. Si deve rilevare che queste deditiones sono state fatte da oppida e non da etnie, confermando il discorso catoniano sullo sviluppo urbano di tipo mediterraneo della Transpadana. Nello stesso tempo, Q. Minucio distrusse Clastidium, città una volta alleata (nel 218 a.C.), e porta tra il territorio insubre e l’Italia32. I racconti, però, sono alquanto confusi33.

19 Per la cronologia, cf. ewins 1952; GaBBa 1990a; sarTori 1994.20 Non risulta nessuno trionfo sui Veneti; un solo trionfo sui Cenomani, quello di C. Cornelius Cethegus (197 a.C., iTGen-horsT 2005, n. 166; cf. InscrIt XIII 3 n. 64). Per gli Insubri, oltre allo stesso Cethegus, ci sono C. Flaminius (223 a.C., iTGen-horsT 2005, n. 153), Cn. Cornelius Scipio Calvus (?, 222 a.C., iTGenhorsT 2005, n. 155a), M. Claudius Marcellus (196 a.C., iTGenhorsT 2005, n. 166). Per gli Iapidi bisogna aspettare il 129 a.C., con il trionfo di C. Sempronius Tuditanus (iTGenhorsT 2005, n. 215). 21 Polyb. 2, 23-24.22 Sil. 8, 602-604.23 Appian. civ. 1, 42, 187. Ma 1, 50: rinforzi di Galli nell’esercito di Cluentius contro Sulla.24 Bandelli 2008, 49. ILLRP 1102.25 Polyb. 3, 64-66. Liv. 21, 39, 10; 45, 1 e 3. Il luogo preciso della battaglia rimane discusso. 26 Obseq. 47: Galli, Insubres, Cenomani et Boii, duce Hamilcare Poeno, irruptiones in agros proximos fecerunt, et oppida flam-mis ac incendio diripuerunt. Ma si veda sotto all’anno 197 a.C.27 Liv. 32, 7, 5.28 Liv. 32, 28, 9.29 Liv. 32, 29, 7: et iam omnia cis Padum praeter Gallorum Boios, Iluates Ligurum sub dicione erant: quindecim oppida, homi-num uiginti milia esse dicebantur quae se dediderant. I fasti sono lacunosi.30 Liv. 32, 30, 1-12.31 luraschi 1979, p. 5; Liv. 32, 30, 6-13. Sull’importanza politica della deditio, si veda Tarpin c.s.a.32 Sull’importanza di Clastidium: Polyb. 3, 69, 1; Bandelli 1990, p. 254.33 Amilcare, ucciso o catturato da Purpureo nel 198 a.C. (Liv. 32, 30, 12), fu esibito nel corteo trionfale di Cornelius Cethegus nel 197 a.C. (Liv. 33, 23, 5, il quale dice, tuttavia, che non c’è unanimità tra gli storici).

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 201

Nel 196 a.C. il console M. Claudio Marcello attraversò il Po, vinse gli Insubri, prese Como e trionfò sugli Insubri e i Comenses34. Vale a dire che aveva o distrutto l’esercito o ottenuto una deditio. Nel 194 a.C., si combatté nei pressi di Milano35, dopodiché Livio non parla più della Transpadana, mentre il con-flitto coi Liguri e Boii continua ancora per qualche anno36. Rileva Bourdin un cambiamento assai generale nella facies archeologica delle necropoli fin dall’inizio del II secolo a.C.37.

Nel 190 a.C. fu necessario “rifondare” Piacenza e Cremona, esaurite dal conflitto coi Galli38. Nel 187 a.C., il pretore M. Furio, che aveva disarmato i Cenomani senza ragione, fu costretto dal senato a rendere le armi e a lasciare la provincia39. Non so se basta l’espressione “in pace” per dedurne l’esistenza di un foedus. Livio parla di questo scandalo subito prima della famosa faccenda dei Latini iscritti a Roma, sia che non avesse voglia di dedicare un capitolo importante alla Gallia, sia che il problema dei Cenomani avesse riguardato i censori40.

Nel 186 a.C., quasi al posto della futura Aquileia, un nucleo di Galli Transalpini pacifici conminciò a “condere” un oppidum41. Stranamente, Roma cominciò con il mandare, alla fine del 184 a.C., un pretore, L. Gulio, con la missione di chiedere gentilmente ai Galli di tornare oltre le Alpi, mentre un’ambasciata senatoriale andava a discutere con i seniores Transalpini. Di fronte all’attitudine di Claudio Marcello, che era alla ricerca di un casus belli42, i nuovi arrivati mandarono un’ambasciata a Roma. È una storia di relazioni diplomatiche tra gente ben educata, di un tipo poco frequente tra Galli e Romani43. L’argomento dei Galli era la mancanza di terra a nord delle Alpi e la presenza di vaste zone vuote in Italia settentriona-le. I Galli dicono di essere pronti ad assoggettarsi ai Romani (e non ai Veneti), alla maniera della deditio dei Campani.

Bisogna sottolineare che non c’era stata la minima denuncia da parte dei Veneti. I Romani ripetono due volte che questa parte della penisola, il Venetorum angulus, era in Italia44 (Liv. 39, 54, 10): Huic ora-tioni senatus ita responderi iussit: neque illos recte fecisse cum in Italiam venerint oppidumque in alieno agro nullius Romani magistratus qui ei provinciae praeesset permissu aedificare conati sint, neque sena-tui placere deditos spoliari. Dopodiché (ibid. 13): Galli redditis omnibus quae sine cuiusquam iniuriae habebant Italia excesserunt.

34 Liv. 33, 36, 9-15 e 37, 10. Fasti triumphales Capitolini, InscrIt XIII 1, pp. 78-79 (iTGenhorsT 2005, n. 166): i soli Insubri.35 Liv. 34, 46, 1.36 Strab. 5, 1, 6.37 Bourdin 2012, p. 96.38 Liv. 37, 46, 9-11.39 Liv. 39, 3, 1-2.40 Mi sembra sempre significativa l’organizzazione del racconto di Livio negli anni di census. L’episodio permette una doppia lettura. Per lejars 2006, p. 94, la reazione del senato sarebbe la dimostrazione del rispetto di fronte ai simboli della libertà (le armi). In senso opposto, si può rilevare che il pretore era nella sua provincia e che la sua decisione è stata applicata in un primo tempo e poi contestata in modo “romano”. 41 Liv. 39, 22, 6-7: Eodem anno Galli Transalpini transgressi in Venetiam sine populatione aut bello haud procul inde ubi nunc Aquileia est locum oppido condendo ceperunt. Legatis Romanis de ea re trans Alpes missis responsum est neque profectos ex auctoritate gentis eos, nec quid in Italia facerent sese scire. L’argomento era già stato utilizzato a proposito dei Cenomani nel 197 a.C. 42 Console in questo momento. C’è un po’ di confusione tra il pretore L. Giulio, che scompare appena designato, il nuovo con-sole del 183 a.C., Marcello, e il console del 184 a.C., M. Porcius Licinius. 43 Sulla diplomazia Gallica, cfr. adesso Bourdin 2014a. 44 La parola Italia non figura nel riassunto di Zonara: Dio 19 = Zonar. 9, 21.

estratto

202 michel Tarpin

Nello stesso tempo si decise la fondazione di una colonia latina ad Aquileia, e di colonie romane a Parma e Modena45. M. Claudio Marcello fu prorogato nella Gallia nel 182 a.C., forse perché aveva già iniziato il conflitto con gli Istri46, mentre correva il rumor dell’arrivo di nuovi Galli Transalpini47. Nel 179 a.C. arrivò un piccolo gruppo pacifico di 3000 Galli, immediatamente cacciati48. Nel 176 a.C., finalmente, dopo la caduta e la ripresa di Modena, il proconsole C. Claudio Pulcro poteva vantarsi di aver liberato tutto il territorio a sud delle Alpi e di aver preso abbastanza terra per migliaia di uomini49.

In questi anni, e poco tempo dopo l’intervento in Istria50, Roma, chiamata dai Patavini, intervenne in una “seditio”. Fu mandato il proconsole M. Emilio Lepido, cos. 17551. Nello stesso anno 173 a.C. il sena-to decise di distribuire viritim terre conquistate e non occupate in Gallia e in Liguria52. Inoltre, si decise di deportare i Liguri Statelliates sulla sponda sinistra del Po53. Infine furono aggiunti ancora 1500 nuovi coloni ad Aquileia nel 169 a.C.54. L’anno 173 a.C. potrebbe inoltre essere l’inizio dell’èra di Patavium55.

Nel 171 a.C. il console C. Cassio Longino, abbandonando Aquileia, prese la strada della Macedonia e attaccò Istri, Galli ed altri Taurisci, catturando migliaia di schiavi, forse destinati al mercato cisalpino56. Fu richiamato dal senato dopo una cordiale ambasciata in Gallia57. Finalmente, nel 166 a.C. fu celebrato il primo trionfo sui Galli Alpini58. Questo trionfo, dopo l’avventura di Longino, significa che Roma con-siderava di essersi impadronita di tutta la Cisalpina.

Nel 141 a.C. alla fine della censura dell’Emiliano e di Mummio, il proconsole L. Cecilio Metello Cal-vo ordinò la sistemazione di cippi di confine tra Ateste e Patavium59. Si è supposto un conflitto tra le due

45 Liv. 39, 55, 4-8. L’urgenza di creare Aquileia corrisponde anche al progetto di Filippo V di entrare in Italia o di mandare i Bastarni in Italia attraverso i passi delle Alpi Giulie (Liv. 39, 35, 4; 40, 57).46 Liv. 40, 1, 6 e 26, 2.47 Liv. 40, 17, 8. Questo tipo di rumor, al momento dei comizi, può essere una manovra politica, da parte di un candidato inte-ressato a un comando in Gallia. Cf., per Cesare, Tarpin 2013.48 Liv. 40, 53, 5-6: Galli Transalpini, tria milia hominum, in Italiam transgressi, neminem bello lacessentes agrum a consulibus et senatu petebant, ut pacati sub imperio populi Romani essent. Eos senatus excedere Italia iussit, et consulem Q. Fulvium qua-erere et animadvertere in eos, qui principes et auctores transcendendi Alpes fuissent.49 Liv. 41, 16, 9. Trionfò “de Histre[is et] Liguribus” (iTGenhorsT 2005, n. 193).50 Liv. 41, 1-5 e 10-11.51 Liv. 41, 27, 3-4: Consules votis in Capitolio nuncupatis in provincias profecti sunt. Ex iis M. Aemilio senatus negotium dedit, ut Patavinorum in Venetia seditionem conprimeret, quos certamine factionum ad intestinum bellum exarsisse et ipsorum legati attulerant. Legati, qui in Aetoliam ad similis motus conprimendos ierant, renuntiarunt coerceri rabiem gentis non posse. Pata-vinis saluti fuit adventus consulis; neque aliud, quod ageret in provincia, cum habuisset, Romam redit.52 Liv. 42, 4, 3-4. miGliario 2014, p. 347; Giorcelli Bersani 1994, pp. 178-9 e 182-3 con il problema della nomenclatura augu-rale di certi centri urbani del Piemonte, che potrebbe risalire agli anni dei Gracchi. Le terre sarebbero da identificare ad occidente di Placentia e sul sito della futura Dertona. roTondi 1966 (ad loc.) suppone un plebiscito all’origine del senatoconsulto di cui parla Livio. 53 Liv. 42, 22, 5-6. Cf. cássola 1991, p. 17.54 Liv. 43, 17, 1.55 liu 2007.56 Liv., 43, 1 e 5; 45, 5, 1-2.57 Liv. 43, 5 (7), 8-10.58 Fasti triumphales Capitolini, InscrIt XIII 1, p. 82-3 (iTGenhorsT 2005, n. 203): [M(arcus) Cla]udius M(arci) f(ilius) M(arci) n(epos) Marcellus co(n)s(ul) a(nno) DXXCVII / [de G]alleis Contrub[r]ieis et Liguribus. Liv. per., 46, 3: Claudius Marcellus co(n)s(ul) Alpinos Gallos, C(aius) Sulpicius Gallus (sic) co(n)s(ul) Liguras subegit.59 CIL, V 2491 = ILS 5944a = ILLRP 476b-c; CIL, V 2492 = ILLRP 476a = ILS 5944; CIL, I2 2501 = ILLRP 476. Buonopane 1992.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 203

comunità venete, mentre i testi dicono solo che il proconsole ordinò di erigere cippi di confine ex senatus consulto60. Fu seguito, nel 135 a.C., da Sex. Atilio Sarano, che determinò i confini tra Ateste e Vicetia61. Si deve dunque sospettare, con Galsterer, un progetto di sistemazione almeno della Venetia62. Nel senso opposto, si è proposto un parallelo con la famosa “sententia Minuciorum”63. Ora, il testo genovese era esplicitamente un ar-bitrato, “de controvorsieis inter Genuateis et Veiturios” (CIL, V 7749), mentre non si parla di conflitto nei cippi veneti. Inoltre la “Sententia” non contiene la formula “ex senati consulto iusit” ma “ubei ea facta essent, Ro-mam coram venire iouserunt. Romae coram sententiam ex senati consulto dixerunt”. Il S. C. chiede ai Minucii di rendere pubblico a Roma il loro arbitrato, mentre ad Ateste il S. C. determinava innanzitutto il confine della città. Si deve anche ricordare “l’arbitrato” a Volsinii, nel 264 a.C., celebrato da un trionfo “de Vulsiniensibus”!

Infatti, si può probabilmente seguire le conclusioni di Broadhead, considerando che le guerre e depor-tazioni avessero creato vuoti importanti in Cisalpina, vuoti colmati dall’arrivo di Italiani interessati alle terre64. Oltre alle terre, si deve pensare, attorno alla metà del II secolo a.C. alle miniere, quelle dei Taurisci della parte di Aquileia, di cui parla Polibio65 e, ovviamente, quelle dei Salassi, parzialmente spogliati tra 143 e 141 a.C. da Ap. Claudio Pulcro, nipote del C. Claudio trionfatore del 177 a.C.66. Non è neanche da escludere che la vittoria di Sempronio Tuditano sui Taurisci, nel 129 a.C., sia stata una vendetta dopo l’espulsione degli Italiani dalle miniere d’oro67.

Tra il 153 e il 131 a.C. si data la realizzazione della via Annia, nel 148 a.C. quella della via Postumia e nel 132 a.C. quella della via Popilia. Un lavoro di questa importanza sottintende un controllo del territorio e il possesso del terreno necessario68. Si applicava probabilmente già a queste strade pubbliche il sistema detto dei viasii o vicani, menzionato nella lex agraria del 111 a.C.69. Si ammette che non ci furono delle confische, neanche nel territorio insubre, ma non c’è la più minima indicazione in un senso o l’altro70.

Mancano le informazioni sulla Transpadana al tempo dei Gracchi. Se ne parla di nuovo con l’arrivo dei Cimbri. Nel 113 a.C., il console Papirius Carbo aggredì i Cimbri appena arrivati nel regno del Norico e subì una terribile sconfitta71. Impariamo da un commento ironico di Appiano che i Norici erano dive-nuti per l’occasione alleati dei Romani. La migrazione dei Cimbri era giustificata dalla ricerca di terre: chiesero educatamente il permesso di insediarsi. Floro dice che erano venuti pacificamente in senato per chiedere terre e che questo si era opposto perché mancava la terra mentre i Romani litigavano per le leggi

60 Cf. Bandelli 1990, p. 259.61 CIL, V 2490 = ILLRP 477 = ILS 5945.62 Cf. GalsTerer 1988, p. 81. Per Buchi 2000, p. 52, la parola “iubet” evoca un protettorato piuttosto che un’amicizia.63 Cf. cresci marrone 2004, p. 30, con bibliografia anteriore. 64 Broadhead 2000, ripreso in Broadhead 2002, p. 90 sg.; GaBBa 1990a, pp. 73-75. 65 Polyb. 34, 10, 10 = Strab. 4, 6, 12 (208), con l’incertezza sulla natura dei Taurisci orientali / occidentali e tenendo conto del problema delle miniere del Piemonte (Taurini / Taurisci occidentali). Cf. Strab. 7, 3, 2. I Taurisci sarebbero stati sterminati da Burbista (Strab. 7, 3, 11; 7, 5, 2).66 Dio 22, 74, 1 = fgt 245. Questa guerra è da considerare in connessione con la creazione della via Postumia e della colonia di Dertona (miGliario 2014).67 CIL, I2 652 = ILS 8885 = ILLRP 335 = InscrIt X 3, 90; 4, 317. Cf. cássola 1991, p. 27.68 cássola 1991, p. 25, appoggiandosi su Dig. 43, 8, 2, 21. Non si sa se la colonia di Dertona sia stata fondata in occasione della strada o, come si suppone spesso, un po’ più tardi. cf. Vell. 1, 15, 5. miGliario 2014, pp. 348-349.69 cássola 1991, p. 25; Tarpin 2002, pp. 63-72. Cf. anche deGrassi, ad ILLRP 454 (CIL, X 6950).70 luraschi 1979, p. 8. Cf. GaBBa 1990, che ammette l’ipotesi di una sottomissione degli Insubri senza confische. Anche cás-sola 1991, p. 17. La deditio non richiede una confisca formale.71 Liv. perioch., 63, 5; Appian. Gall. 13; Obseq. 98 (36).

estratto

204 michel Tarpin

agrarie72. I Cimbri decisero dunque di prendere con la forza quello che non potevano ottenere con la di-plomazia e se ne andarono nella Transalpina. Nel 101 a.C., finalmente, Mario e Catulo si scontrarono con i Cimbri a Vercellae73. A credere a Frontino, i Galli e Liguri erano pronti a tradire74.

Degli anni seguenti si sa pochissimo. Pompeo Strabone, dopo il suo trionfo di fine 89 a.C., si era riti-rato nel Piceno, con il “suo” esercito. Nel 88 a.C. arriva Q. Pompeius Rufus, designato come proconsole dell’Italia. Fu immediatamente ucciso dai soldati di Strabone75. A Roma, mentre il conflitto tra Cinna e Ottavio prendeva l’apparenza di una guerra, Ottavio chiamò gli alleati ancora fedeli e anche i Galli vi-cini76. Per impedirlo, Cinna prese il controllo di Ariminum con un esercito composto in parte di Galli77. Pompeo Strabone avrebbe (ri)fondato Como, distrutta poco prima dai Reti78. La provincia della Cisalpina sarebbe stata creata in quel periodo79.

Un punto importantissimo, ben visto da Bandelli, è il fatto che si parla, per la Transpadana, di oppida condita, in modo mediterraneo, e non tanto di popoli80. La menzione di “oppida Gallorum” attorno al 200 a.C. raggiunge le moderne cronologie dell’Europa centrale81. Un altro punto è la facilità con la quale i Ro-mani entrano nella Transpadana, sopratutto se si fa il paragone con la conquista della Liguria o della Spagna, durate per decenni82. Inoltre, come aveva constatato Cássola, la denominazione delle provincie permetteva l’assimilazione della Cisalpina a una pars Italiae83. Nonostante ciò, si deve considerare la parola Italia nella lex Plautia Papiria come intesa in senso giuridico preciso, escludendo di fatto la pianura padana.

3) Roma e i peregrini tra lex Claudia e lex Plotia84

Nel 56 a.C., perorando per Balbo, Cicerone ricorda che alcuni foedera escludevano esplicitamente l’attribuzione della cittadinanza a certi popoli barbari. Sulla base di questo passo, si ammette che furono firmati attorno al 196 a.C. almeno due foedera con i Cenomani e gli Insubri. La data è puramente specu-lativa, poiché non ne parla nessuna fonte. Inoltre, il testo dei manoscritti non porta il nome dei Cenomani,

72 Flor. 1, 38 (3, 3), 1-4. Contra Liv. perioch., 63, 5. 73 Si è creduto per lungo tempo che Vercellae sia da identificare con Vercelli. Buchi 2000, p. 55, propone Rovigo. Si deve forse pensare che, dopo l’arrivo sull’Adige, i Cimbri siano migrati per l’inverno nel Piemonte. Il luogo della battaglia non deve essere troppo lontano da Parma, poiché Catulo chiese ai delegati di questa città di controllare i nomi sulle lance: Plut. Marius 27, (4), 7. Liv. perioch, 68, 6-7 e Plut. Marius, 23, 2 considerano la Transpadana come parte dell’Italia.74 Frontin. Strat. 1, 2, 6.75 Val. Max. 9, 7, 1; Appian. civ. 1, 63.76 Appian. civ. 1, 66.77 Appian. civ. 1, 67. Cf. hardy 1916, p. 67.78 Strab. 5, 1, 6. Bandelli 1990, p. 264; denTi 1991, p. 200, propone la data di 96 a.C. Ci fu poi una nuova “deduzione” da parte di un certo C. Scipio (denTi 1991, p. 201; Bandelli 1991, p. 264; sarTori 1994, p. 122).79 laffi 1992. Per Silla: Licinian. 36, 11, p. 32.14 Flemisch: data erat et Sullae prouincia Gallia Cisalpina. Nel 75: Sall. hist., 2, 98 M. Cf. hardy 1916, pp. 66-68, che ipotizza il trasferimento del limite dall’Aesis al Rubico da parte di Sulla, giustificando la sua volontà di allargamento del pomerio (Tac. ann. 12, 23; Sen. brev. vit. 13).80 Bandelli 1990, pp. 253-255. Cf. anche Iust. 20, 5, 8: His autem Gallis causa in Italiam veniendi sedesque novas quaerendi intestina discordia et adsiduae domi dissensiones fuere, quarum taedio cum in Italiam venissent, sedibus Tuscos expulerunt et Mediolanum, Comum, Brixiam, Veronam, Bergomum, Tridentum, Vincentiam condiderunt.81 colin 1998. 82 cássola 1991, p. 17.83 cássola 1991, p. 36; laffi 1988 e 1992, p. 5.84 Cf. williamson 2005, pp. 229-230.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 205

ma quello dei “Genumanhi” o “Germani”85. Cenomani è un’emendazione di Madvig. L’elenco – parziale: nonulli Galli barbari – è supposto in ordine cronologico86. A dire il vero, stupisce un po’ il presente usato da Cicerone, poiché non ci sono più né Cenomani né Insubri da più di quarant’anni, ma solo “colonie fitti-zie” di diritto latino, con la possibilità di integrare la civitas, al contrario di quel che dice Cicerone. Ma, se si ritiene la lettura “Germani”, tutti i popoli citati sono stati vinti dopo dure guerre. Sono stati massacrati o costretti ad arrendersi. Purtroppo, si è rilevato che la via Postumia e la probabile via Aemilia Altinate non toccavano il territorio Insubre, il che sarebbe una prova dell’alleanza87. Ma toccavano quello dei Ve-neti… Si è anche supposto che l’esclusione della civitas era una misura di protezione a favore dei popoli alleati88, di preferenza “panbarbaroi”. In senso contrario, si può immaginare che, dopo tante guerre, era apparso più prudente vietare la cittadinanza a un popolo insediato sulla strada commerciale più importan-te verso l’Europa settentrionale, riservando così il commercium ai Romani e Latini89.

Se si torna a Calventius e a Piacenza, tecnicamente, il possibile foedus tra Roma e i Cenomani o Insubri non poteva limitare la possibilità per le colonie latine di Parma, Piacenza o Aquileia di integrare indigeni attraverso il loro proprio census90. Se fu specificato ai Cosani, nel 197 a.C., di non reclutare come coloni i deditici Campani insediati sulla sponda destra del Tevere, significa che, in condizioni normali, potevano scegliere loro i propri nuovi concittadini91. Una volta tornati cittadini di queste città latine, gli ex-Galli – Gallicani, secondo la parola di Cicerone92 – erano regolati, nei rapporti con Roma, dal foedus della colonia, e non da quello del loro popolo. Infatti, il problema tra l’inizio del II secolo a.C. e il 64 a.C. è l’integrazione dei Latini e alleati italiani, non quella dei barbari.

Dopo i conflitti del 187 e 177 a.C., che vissero i Latini cacciati da Roma, una lex Claudia del 177 a.C., applicata per la prima volta nel 174 o 173 a.C.93, all’inizio del nuovo census, e al momento dell’interven-

85 Cic. Balb. 32: Etenim [At enim Naugerius] quaedam foedera exstant, ut Cenomanorum [Cenomanorum Madv.: genumanho-rum P1GE: germanorum P2BH], Insubrium, Helvetiorum, Iapydum, non nullorum item ex Gallia barbarorum, quorum in foe-deribus exceptum est ne quis eorum a nobis civis recipiatur. quod si exceptio facit ne liceat, ubi non sit exceptum, ibi necesse est licere. La lezione “Germani” è confermata dai fasti trionfali per M. Claudius Marcellus (222 a.C.): M. Claudius M. f. M. n. Marcellus co(n)s(ul) de Galleis Insubribus et Germ[an(eis)] k. Mart. an. DXX[XI] isque spolia opima rettu[lit] duce hostium Virdumaro ad Clastid[ium interfecto]. Non è detto che il popolo citato da Cicerone accanto agli Insubri dovesse essere un popolo della Cisalpina. C’è stato almeno un foedus con un popolo germano, quello di Ariovisto, valido almeno fino al 58 a.C. Cf. Tarpin 2013. Non si sa se Mario avesse firmato un trattato dopo le vittorie sui Teutoni e Cimbri. Infine, nel complicatissimo discorso sui “Germani”, non si deve escludere a priori un popolo delle Alpi orientali.86 luraschi 1979, p. 22. Per gli Elvezi, avevo proposto di alzare il foedus fino al 101 a.C. (Tarpin 1997). Si deve rilevare la frequente confusione tra Elvezi, Sequani e Tigorini. Il 101 a.C. è l’unico momento in cui un popolo dello Jura avrebbe fatto qualcosa in favore dei Romani. 87 García fernández 2001, p. 22.88 sanchez 2007; Broadhead 2003, pp. 135-141, con un argomento demografico: la clausola avrebbe permesso di evitare la riproduzione del problema tra Sanniti, Peligni e la colonia di Fregelle nel 177 a.C.89 L’elenco delle vittorie, Insubri nel 225, Clastidium e Mediolanum nel 222 e Comum nel 196 riproduce il tracciato della direttissima verso i passi dell’alto Reno. L’interesse di Roma per le strade alpine si verifica anche con la fondazione di Ivrea e di Como, Tarpin c.s.b.90 Cf. cássola 1991, pp. 20-21.91 Liv. 33, 24, 8-9: Cosanis eodem anno postulantibus, ut sibi colonorum numerus augeretur, mille adscribi iussi, dum ne quis in eo numero esset, qui post P. Cornelium et Ti. Sempronium consules (204 a.C.) hostis fuisset. Ovviamente, non c’è indicazione di triumviri per Cosa. Cf. Tarpin 2014, p. 167.92 Ascon. in Pis. 4.93 Liv. 41, 9, 9; 42, 10, 1-3. Si deve forse supporre una confusione da parte di Livio perché il census era iniziato nel 174 a.C. Infatti, c’era il console del 174 a.C. Sp. Postumius Albinus, quello del 173 a.C., L. Postumius Albinus e anche il censore A. Po-stumius Albinus! Cf. Tarpin 2014, p. 173; laffi 1995, pp. 72-74.

estratto

206 michel Tarpin

to di Roma a Padova94 e dell’attribuzione di terre transpadane ai Liguri Statelliates95, obbligava tutti gli alleati latini a tornare nelle loro città per farsi recensire96. Il rogator della lex, C. Claudius Pulcher era appunto quello che dichiarava di aver liberato le terre per la colonizzazione della Gallia e della Liguria. Nel 126 a.C., una lex Iunia, di cui si sa pochissimo, cacciava da Roma i peregrini affinché il census degli alleati fosse completo97. Votata prima di iniziare il census del 125 a.C., mirava a controllare il censimento dei cittadini romani, costretti da questo momento ad essere presenti a Roma98. La cosiddetta lex Fannia del 122 a.C. è infatti un decreto consolare che ripeteva la lex Iunia o la lex Claudia al momento di votare le rogationes di C. Gracco99.

Di fronte all’opposizione del senato all’allargamento della cittadinanza, i magistrati ricorsero a mi-sure puntuali. Mario concesse così la cittadinanza a 2000 Camertes100. Si deve far risalire a quell’epoca l’attribuzione della cittadinanza da parte di parecchi imperatores, senza voto del popolo, per atti di guer-ra101. Una legge di Saturnino diede allo stesso Mario il diritto di fare cittadini tre peregrini per colonia fondata102. Di fronte ad un integrazione poco controllata, fu passata nel 95 a.C., a conclusione della censura di L. Valerio Flacco e di M. Antonio, la lex Licinia Mucia, che permetteva a una città alleata di rivendicare per sé una persona iscritta a Roma103. Cicerone dice questa legge utile ma perniciosa. Afferma effettivamente Asconio che fu una delle cause del Bellum Sociale perché cacciava da Roma numerosi principes Italicorum104.

Non si sa in quale misura la lex Licinia Mucia avesse adempiuto al suo compito, ma si deve forse da-tare nello stesso periodo la lex Minicia de liberis, che regolava rigorosamente lo statuto dei figli di cittadi-

94 Liv. 41, 27, 3-4. 95 Liv. 42, 22, 5-6.96 Liv. 42, 10, 1-3. laffi 1995, pp. 72-74; Tarpin 2014, pp. 171-172. Non è detto niente degli altri alleati, che non erano costretti a seguire la procedura e il calendario del census romano.97 Cic. off., 3, 11, 47: Male etiam, qui peregrinos urbibus uti prohibent eosque exterminant, ut Pennus apud patres nostros, Pa-pius nuper. Fest., s.v. Respublica; Cic. Brutus 28, 108, per la datazione al 126 a.C. Si anticipava forse anche il voto della rogatio Fulvia de civitate sociis danda. Val. Max. 9, 5, 1; Appian. civ. 1, 21.98 Vell. 2, 7, 7-8.99 Plut. Tib. Gracchus 33, 12: ἔπεισεν ἡ βουλὴ τὸν ὕπατον Φάννιον ἐκβαλεῖν τοὺς ἄλλους πλὴν Ῥωμαίων ἅπαντας. Appian. civ. 1, 23: Ἐφ’ ᾧ δὴ μάλιστα ἡ βουλὴ διαταραχθεῖσα τοὺς ὑπάτους ἐκέλευσε προγράψαι μηδένα τῶν οὐ φερόντων ψῆφον ἐπιδημεῖν τῇ πόλει μηδὲ προσπελάζειν ἀπὸ τεσσαράκοντα σταδίων παρὰ τὴν ἐσομένην περὶ τῶνδε τῶν νόμων χειροτονίαν. Confermato da Cic. Balb. 20, 47, ma cf. 22, 50.100 Plut. Marius 28, 3: Καίτοι λέγεται Καμερίνων ἄνδρας ὁμοῦ χιλίους διαπρεπῶς ἀγωνισαμένους ἐν τῷ πολέμῳ δωρησάμενος πολιτείᾳ, δοκοῦντος εἶναι τούτου παρανόμου καί τινων ἐγκαλούντων, εἰπεῖν ὅτι τοῦ νόμου διὰ τὸν τῶν ὅπλων ψόφον οὐ κατακούσειεν.101 Elenco di magistrati: Cic. Balb. 21-22: Mario, Pompeo Strabone, P. Crasso, Sulla, Metello Pio, M. Crasso, Pompeo Magno. Si deve aggiungere, tra l’altro, Cn. Domitius Ahenobarbus, cos. 122. Sembra che l’accordo del consiglio fosse richiesto. Cf. Tarpin 2014, pp. 177-178. Cf. Cic. Balb. 21, 48.102 Cic. Balb. 21, 48. Mario aveva dato la cittadinanza senza aspettare il census della nuova colonia, contrariamente alla pratica normale. Tarpin 2014, p. 177.103 Cic. Brut. 16, 63: Catonis autem orationes non minus multae fere sunt quam Attici Lysiae, cuius arbitror plurumas esse — est enim Atticus, quoniam certe Athenis est et natus et mortuus et functus omni civium munere, quamquam Timaeus eum quasi Licinia et Mucia lege repetit Syracusas. Cf. Cic. de orat. 2, 64, 257. 104 Ascon. ad. Cic. Corn., pp. 67-68 Clarke: Hi enim legem eam de qua loquitur de redigendis in suas civitates sociis in con-sulatu tulerunt. Nam cum summa cupiditate civitatis Romanae Italici populi tenerentur et ob id magna pars eorum pro civibus Romanis se gereret, necessaria lex visa est ut in suae quisque civitatis ius redigeretur. Verum ea lege ita alienati animi sunt principum Italicorum populorum ut ea vel maxima causa belli Italici quod post triennium exortum est fuerit.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 207

ni e peregrini nel caso in cui non ci fosse un conubium105. In altro campo Livio Druso presentò una rogatio de civitate danda, ma senza successo106. Le sue leggi furono subito annullate dal senato. A seguito del fallimento di Druso, i cavalieri chiesero a un tribuno della plebe, Quinto Vario, di far votare una legge che condannava tutti coloro che avevano avuto il progetto di dare la cittadinanza agli alleati107. Anche questa legge fu annullata, ma alla fine del 90 a.C., la lex Iulia regolava in parte la questione della cittadinanza degli alleati italici fedeli. Fu presto seguita dalla lex Plautia Papiria, ancora restrittiva, e certamente da altre leggi di cui non abbiamo il ricordo, e che permisero di dare la cittadinanza a tutti gli alleati italiani108.

Finalmente, nel 64 a.C., una lex Papia cacciava da Roma i peregrini non Italici al momento del cen-sus109, mentre i censori, M. Licinio Crasso e Q. Lutazio Catulo, litigavano a proposito della cittadinanza dei Transpadani110. Crasso, forse alleato con Cesare, era partigiano dell’allargamento della cittadinanza. Il testo di Cassio Dione rende chiaro che non si trattava di una nuova legge sulla cittadinanza ma dell’ap-plicazione censoriale di una legge esistente. Infatti, le colonie latine della Transpadana potevano riven-dicare, a seguito delle leggi della Guerra Sociale, un privilegio già attributo a tutti gli altri Latini. Ora, l’iscrizione di nuovi cittadini è appunto di competenza dei censori, almeno se i candidati possono arrivare fino a Roma. La legge rispondeva dunque precisamente al progetto di Crasso e Cesare.

4) Leges de colonis deducendibus ed altri…

Tra il 196 a.C., momento supposto dei foedera, e la crisi dei Gracchi, l’unica menzione di deduzione possibile in Transpadana, come abbiamo visto, corrisponde all’attribuzione di terre in Gallia nel 173 a.C. e al contemporaneo spostamento dei Ligures Statelliates111.

Non è detto se C. Gracco aveva pensato esplicitamente alla Transpadana, ma, in un testo polemico, Velleio dice che C. Gracco dava la cittadinanza a tutti gli Italiani e l’estendeva quasi fino alle Alpi, vale a dire a 200 km dell’Italia amministrativa, cosa incredibile112. La piena cittadinanza è infatti esclusa perché

105 Gai. inst. 1, 78; Tituli ex corpore Ulpiani, 5, 8.106 Liv. perioch. 71. Vell. 2, 14, 1; Flor. 2, 5 = 3, 17; Appian. civ. 1, 35. Secondo il Liber de viris illustribus, 66, 4, la legge avrebbe riguardato solo i Latini: Tribunus plebis Latinis civitatem, plebi agros, equitibus curiam, senatui iudicia permisit.107 Appian. civ. 1, 37; Val. Max. 8, 6, 4; Ascon., pp. 19, 22, 73, 79.108 La lex Calpurnia de civitate danda non è sicura: i passi di Cicerone invocati non fanno menzione di una legge di valore generale.109 Cic. off. 3, 11, 47: Male etiam, qui peregrinos urbibus uti prohibent eosque exterminant, ut Pennus apud patres nostros, Papius nuper. Nam esse pro cive, qui civis non sit, rectum est non licere; quam legem tulerunt sapientissimi consules Crassus et Scaevola. Dio 37, 9, 5: κἀν τούτῳ πάντες οἱ ἐν τῇ Ῥώμῃ διατρίβοντες, πλὴν τῶν τὴν νῦν Ἰταλίαν οἰκούντων, ἐξέπεσον Γαΐου τινὸς Παπίου δημάρχου γνώμῃ, ἐπειδὴ ἐπεπόλαζον καὶ οὐκ ἐδόκουν ἐπιτήδειοί σφισιν εἶναι συνοικεῖν. Cic. Balb. 23, 52. Confusione da parte di Val. Max. 3, 4, perché Perpenna era morto al momento della legge. Secondo hardy 1916, p. 81, la formula “τὴν νῦν Ἰταλίαν” sarebbe ripetuta dalla fonte di Appiano. Cic. Arch. 5, 10.110 Dio 37, 9, 3: καὶ οἱ τιμηταὶ περὶ τῶν ὑπὲρ τὸν Ἠριδανὸν οἰκούντων διενεχθέντες (τῷ μὲν γὰρ ἐς τὴν πολιτείαν αὐτοὺς ἐσάγειν ἐδόκει, τῷ δὲ οὔ) οὐδὲν οὐδὲ τῶν ἄλλων ἔπραξαν, ἀλλὰ καὶ τὴν ἀρχὴν ἀπεῖπον. καὶ διὰ τοῦτο καὶ οἱ διάδοχοι αὐτῶν ἐν τῷ ὑστέρῳ ἔτει οὐδὲν ἐποίησαν. Il passo è attribuito da Rotondi alla lex Pompeia dell’89. Lo scenario proposto da hardy 1916, p. 80 comporta un tentativo da parte di Crasso di sostenere un progetto di legge d’integrazione all’ini-zio del 64 a.C., in maniera di controllare le elezioni di luglio (Cicerone candidato degli optimates), ma si urta con l’opposizione dei tribuni mentre gli optimates chiedono a Papius di far passare un plebiscito cacciando i non-Romani da Roma, secondo la procedura già sperimentata nel 126 a.C. con successo.111 La rogatio Laelia non fu mai votata (Plut. Ti. Gracchus 8, 3). Per un elenco delle leges agrariae, cf. BruneT et alii 2008, pp. 52-55.112 Vell. 2, 6: dabat civitatem omnibus Italicis, extendebat eam paene usque Alpis.

estratto

208 michel Tarpin

non ancora accettabile per l’Italia113. Ora, secondo Appiano, Caio aveva previsto di dare la cittadinanza ai Latini e il diritto di voto agli alleati non Latini114. Siccome il diritto di voto è un privilegio dei Latini, la misura presuppone una forma di assimilazione dei peregrini transpadani ai Latini. Il diritto latino appa-riva dunque come una tappa verso la cittadinanza piena115. Non sappiamo fino a che punto sia arrivato il progetto, ma si può immaginare che l’idea fu formalizzata già da C. Gracco. Nella gara di promesse de-magogiche del momento, si ricorda che Livio Druso prevedeva di creare 12 nuove colonie romane, di cui non sappiamo il nome, poiché la rogatio fallisce116. Questa misura sottintende la disponibilità di terre in quantità. Vista l’opposizione del senato a la colonizzazione fuori dell’Italia, si deve supporre che almeno una parte di queste colonie erano previste in Italia (nel senso geografico).

Subito dopo, nel 100 a.C., fu decisa la creazione di una colonia a Ivrea, sotto il consolato di L. Valerio Flacco, discendente dell’omonimo vincitore dei Boi, e triumviro per la fondazione di Bologna117. Si deve forse mettere questa fondazione in relazione con la “confisca” delle terre dei Germani / Cimbri vinti dallo stesso Mario; terre destinate alla colonizzazione secondo la legge – forse mai applicata – di Appuleio Sa-turnino118. Il progetto coloniale, centrato sulla Sicilia, l’Acaia e l’Africa, fu ben presto annullato, ma non si deve forse escludere che abbia contenuto una parte sulla Cisalpina119.

Nel 99 a.C. fu votata, poi annullata, una lex Titia de agris dividundis120. Gli equites, interessati all’ap-propriazione dell’ager publicus, pervennero a far cadere la legge, per speciose ragioni religiose.

Il progetto coloniale fu riattivato nel 91 a.C. da Livio Druso, che prevedeva parecchie colonie in Italia e in Sicilia per accontentare la plebe irritata dalla sua rogatio sull’integrazione degli alleati. Queste colonie, già votate, dice Appiano, non sono mai state create121. Siccome c’è ambiguità sull’uso della parola “Italia” quando si pensa alla Transpadana, non si sa se il tribuno aveva previsto anche qualche colonia a nord del Po. Comun-que, dice Appiano, le terre erano già occupate, in parte da Romani, in parte da alleati, fuori di qualsiasi legge122.

113 La prima lex agraria di Tiberio si riferisce solo all’ager Italicus (roTondi 1966, p. 299, ove le fonti). La rogatio Sempronia del 122 a.C. prevedeva, a seguire Appiano (civ. 1, 23) l’attribuzione della cittadinanza ai soli Latini. Il testo di Plutarco (C. Grac-chus 5, 1: ὁ δὲ συμμαχικός, ἰσοψήφους ποιῶν τοῖς πολίταις τοὺς Ἰταλιώτας) è meno chiaro ma presenta una riforma limitata al diritto di voto. 114 Appian. civ. 1, 23: Καὶ τοὺς Λατίνους ἐπὶ πάντα ἐκάλει τὰ Ῥωμαίων, ὡς οὐκ εὐπρεπῶς συγγενέσι τῆς βουλῆς ἀντιστῆναι δυναμένης· τῶν τε ἑτέρων συμμάχων, οἷς οὐκ ἐξῆν ψῆφον ἐν ταῖς Ῥωμαίων χειροτονίαις φέρειν, ἐδίδου φέρειν ἀπὸ τοῦδε ἐπὶ τῷ ἔχειν καὶ τούσδε ἐν ταῖς χειροτονίαις τῶν νόμων αὑτῷ συντελοῦντας.115 Liv. 25, 3, 16 (nel 212 a.C.); Appian. civ. 1, 23 (nel 123 a.C.). Cf. Kremer 2006, pp. 43-44; cosKun 2009, pp. 119-127.116 Si tratta di 12 colonie di 3000 cittadini (sia più o meno 100.000 persone!). Plut. C. Gracchus 9 (30), 3-4; Appian. civ. 1, 23.117 Vell. 1, 15, 5; Plin. nat. 3, 17, 123: oppidum Eporedia Sibyllinis a populo Romano conditum iussis, -eporedias Galli bonos equorum domitores vocant, (…). denTi 1991, p. 39.118 Appian. civ. 1, 29. Si potrebbe anche pensare alla Transalpina meridionale (ἐν τῇ νῦν ὑπὸ Ῥωμαίων καλουμένῃ Γαλατίᾳ). Cf. BalBo 2012, p. 20 e sisani c.s., p. 109. Giuridicamente, l’argomento è un po’ specioso: siccome i Cimbri si sono impadroniti della terra (durante un anno!), essa non era più proprietà dei Galli ma dei Romani per via del diritto di guerra! 119 Vir. ill. 73, 5. Cf. Buchi 2000, p. 56. Rimane possibile che l’autore del De viris illustribus abbia ritenuto solo la parte più scandalosa, quella delle fondazione transmarine. Sul progetto complessivo di Saturnino, rimando a BalBo 2012.120 Obseq. 106: Sextius, tribunus plebis, de agris dividendis populo quum, repugnantibus collegis, pertinaciter legem ferret, corvi duo numero in alto volantes, ita pugnaverunt supra concionem, ut rostris unguibusque lacerarentur. Aruspices sacra Apollinis litanda, et de lege, quae ferebatur, supersedendum, pronuntiarunt. Cic. leg. 2, 12, 31. Val. Max. 8, 1, damn., 3; Cic. Rab. 9, 24-25.121 Appian. civ. 1, 35.122 Appian civ. 1, 36: Οἱ Ἰταλιῶται δ’, ὑπὲρ ὧν δὴ καὶ μάλιστα ὁ Δροῦσος ταῦτα ἐτέχνάζε, καὶ οἵδε περὶ τῷ νόμῳ τῆς ἀποικίας ἐδεδοίκεσαν, ὡς τῆς δημοσίας Ῥωμαίων γῆς, ἣν ἀνέμητον οὖσαν ἔτι οἱ μὲν ἐκ βίας, οἱ δὲ λανθάνοντες ἐγεώργουν, αὐτίκα σφῶν ἀφαιρεθησομένης, καὶ πολλὰ καὶ περὶ τῆς ἰδίας ἐνοχλησόμενοι.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 209

Peraltro, sembra che almeno la legge agraria di Druso abbia ricevuto un inizio di realizzazione perché il suo elogio indica che era stato eletto come Xviro per la ripartizione delle terre123. Poco dopo (89/88 a.C.) Pompeo Strabone si occupò di costruire / dedurre Como124.

Silla, come si sa, deduce delle colonie a favore dei suoi veterani, principalmente in Campania125. Nel periodo poco documentato tra la morte del dittatore e il consolato di Cesare abbiamo due notizie confu-se. La prima riguarda una “rifondazione” di Como da parte di un C. Scipione attorno al 70 a.C.126. Nel 68/67 a.C. Cesare, tornando in anticipo dalla questura di Spagna, avrebbe sostenuto le rivendicazioni di colonie latine, che si suppone essere quelle della Transpadana, perché non si vedono altre colonie latine tra Spagna e Roma127. Delle rogationes e leggi degli anni 70-59 a.C. si sa poco, a parte che il conflitto si concentra attorno alla Campania e ai possessores Sullani128. Ma l’imprecisione dei testi non permette neanche di escludere la Cisalpina.

Durante il suo proconsolato, Cesare trovò sempre la quantità di soldati necessari nella Cisalpina. Gode-va dunque di un potenziale di reclutamento cittadino importante. A credere a Svetonio, la lex Vatinia avreb-be conferito a Cesare il diritto di creare delle colonie o almeno una, che fu Como129. Si sa che Marcello, il console del 51 a.C., considerava la fondazione come illegale, forse per ragioni puramente politiche. Cesare avrebbe inoltre creato delle città (fora?) sulle strade importanti130. Nell’ultimo libro della guerra Gallica sono menzionate delle colonie romane della Gallia togata, minacciate dai barbari131. Poco dopo, Cesare scrive che le sue legioni sono state reclutate maggiormente nelle colonie della Transpadana132.

123 CIL, VI 1312; InscrIt XIII 3, 74; ILS 49: M(arcus) Livius M(arci) f(ilius) C(ai) n(epos) Drusus / pontifex tr(ibunus) mil(itum) Xvir stlit(ibus) iudic(andis) / tr(ibunus) pl(ebi) Xvir a(gris) d(andis) a(dsignandis) lege sua / et eodem anno V vir a(gris) d(andis) a(dsignandis) lege Saufeia / in magistratu occisus est. Della lex Saufeia non si sa niente. Secondo la reGina 2012, sarebbe stata proposta nel 121 a.C. da quel L. Saufeius, magistrato monetale nel 152 a.C.124 Strab. 5, 1, 6.125 Liv. perioch. 89; Appian. civ. 1, 100.126 Strab. 5, 1, 6.127 Svet. Caes. 8: Decedens ergo ante tempus colonias Latinas de petenda civitate agitantes adiit, et ad audendum aliquid concitasset, nisi consules conscriptas in Ciliciam legiones paulisper ob id ipsum retinuissent.128 Lex Plotia agraria, considerata da E. Gabba come votata nel 70 a.C. e destinata ai soldati tornati dalla guerra Sertoriana. Cic. Att. 1, 18, 6. GaBBa 1973, pp. 151-153. Rogatio agraria tribunicia del 63 a.C., che mirava alla distribuzione in Italia e nelle provincie. Dio 37, 25, 4. Rogatio Servilia del 63 a.C., per la ripartizione delle terre pubbliche in Italia e nelle provincie. Cic. agr. Rogatio Flavia agraria del 60 a.C., destinata ai veterani di Pompeo. Dio 37 50; Cic. Att. 1, 18, 6 e 19, 4; 2, 1, 6. Lex Iulia (o leges Iuliae?) agraria del 59 a.C. Dio 38, 1-7; Vell. 2, 44, 4; Cic. Att. 2, 6, 4; Appian. civ. 2, 10; Plut. Cato min. 31; Svet. Caes. 20, 3; Liv. perioch. 103.129 Svet. Caes. 28, 3: Nec contentus Marcellus provincias Caesari et privilegium eripere, re<t>tulit etiam, ut colonis, quos ro-gatione Vatinia Novum Comum deduxisset, civitas adimeretur, quod per ambitionem et ultra praescriptum data esset. Cf. García fernández 2001, p. 28. Appiano non stabilisce nessun nesso tra la lex Vatinia e la fondazione di Como. Appian. civ. 2, 26: Πόλιν δὲ Νεόκωμον ὁ Καῖσαρ ἐς Λατίου δίκαιον ἐπὶ τῶν Ἄλπεων ὠὠκίκει, ὧν ὅσοι κατ’ ἔτος ἦρχον, ἐγίγνοντο Ῥωμαίων πολῖται· τόδε γὰρ ἰσχύει τὸ Λάτιον.130 vedaldi iasBez 2000; sisani c.s., pp. 114-118. Gli sono attribuiti Iulium Carnicum, Forum Iulii nel Friuli, Forum Iulii Irien-sium e Nauportus. Per Trieste, la situazione non è perfettamente chiara (vedaldi iasBez 2000, pp. 341-343; sisani c.s.).131 Hirt. Gall. 8, 24, 3: legionem autem XV, quae cum eo fuerat in hibernis, in togatam Galliam mittit ad colonias civium Roma-norum tuendas, ne quod simile incommodum accideret decursione barbarorum ac superiore aestate Tergestinis acciderat, qui repentino latrocinio atque impetu illorum erant oppressi. Cf. Buchi 2000, p. 59; sisani c.s.132 Caes. civ. 3, 87, 4: Hae copiae, quas videtis (parla Labieno), ex dilectibus horum annorum in citeriore Gallia sunt refectae, et plerique sunt ex coloniis Transpadanis. Cf. Buchi 2000, p. 62. Secondo hardy 1916, pp. 71-72, Labieno voleva dire che questi soldati erano Latini e dunque non veri legionari. Cesare avrebbe arruolato dei Latini dandogli la cittadinanza.

estratto

210 michel Tarpin

Nel 51 a.C., scrive Cicerone che le città di Transpadana avrebbero ricevuto l’ordine di eleggere quat-tuorviri133, vale a dire l’applicazione alla Transpadana della lex Iulia e della altre leggi che avevano confe-rito la cittadinanza a tutti gli Italiani134. Il fatto significativo si trova nella precisione “Transpadana”, che suppone, come nel passo di Asconio, una differenza istituzionale tra le due sponde del Po.

Bilancio delle fonTi

Stupisce l’apparente incoerenza del senato romano e dei tribuni della plebe, ovviamente consapevoli delle opportunità offerte dalla pianura padana, e che sono rimasti a litigare sull’ager Campanus, mentre era possibile lottizzare migliaia di coloni senza conflitto (a quanto pare) a nord del Po. Ora si ripeta che la regione era vuota e libera135. Già nel 1934 Robson concludeva che i Galli, stabiliti fin dall’inizio in maniera poco densa, erano stati vittime della guerra Annibalica e poi della repressione romana, lasciando spazio a un importante migrazione italiana136.

Si potrebbe considerare che i foedera con i fedeli Galli e Veneti vietavano di impadronirsi del ter-ritorio137. Ma dei foedera non si sa tanto, e rimane necessario distinguere bene tra foedus “in pace”, e eventuale foedus post deditionem138. Inoltre, l’ipotesi di foedera aequa firmati con etnie barbare è incom-patibile con l’ipotesi di un ius Latinum concesso a città già costituite secondo un sistema mediterraneo. Durante tutto il discorso per Balbo, Cicerone ribadisce che un foedus non è nient’altro che un privilegio concesso da Roma ma che non può essere un ostacolo alla politica romana139. Non si può credere che Roma avesse combattuto per anni con l’intenzione di creare una riserva indigena140.

133 Cic. Att. 5, 2, 3: Eratque rumor de Transpadanis eos iussos IIIIviros creare. Ne deduce García fernández 2001 che, prima, le città transpadane avevano magistrature indigene, mentre il fragmentum Atestinum prevedeva, come normale, la possibilità di IIviri.134 laffi 2012. Si scrive talvolta che le riforme repubblicane sono dirette a tutta la Cisalpina. Penso che Cicerone sappia perfettamente quello che scrive. 135 Cf. le migrazioni galliche, il discorso di Appio Claudio, e i trasferimento dei Liguri (forse anche le deduzioni viritane del 173 a.C.). Questa ultima misura, come l’elenco delle leggi agrarie, conferma a mio avviso le conclusioni demografiche di de liGT 2012, vale a dire che: 1) non c’è un declino della popolazione rurale italiana nel II secolo a.C., 2) la proporzione della popolazione servile è stata molto esagerata dall’analisi post-marxista. La domanda di schiavi era enorme, come dimostra la campagna di C. Cassio nel 171-170 a.C. (Liv. 43, 1 e 5), ma non si deve escludere che questi schiavi, catturati appunto in Illiria, Norico, etc., siano stati destinati al mercato cisalpino, in piena crescita dopo la recente “liberazione” di vasti spazi e la loro appropriazione da parte degli imprenditori italiani.136 roBson 1934; Buchi 2000, p. 49.137 Questo punto teorico è confermato dalla rogatio agraria di Rullus: ci sono dei foedera che proteggono la proprietà indigene. Bi-sognerebbe dunque confermare l’esistenza di foedera per i popoli della Transpadana, e chiedersi se la clausola era iscritta nel testo.138 Come si sa, la deditio segnava la fine della comunità politica libera come tale. Anche quando Roma concesse una forma di autonomia alla comunità vinta, sussisteva sempre la capacità di riprendere il territorio e la città catturati. Liv. 1, 38, 1-2; Plaut. Amphit. 223-226; Polyb. 36, 4, 1-3. Cf. Tarpin c.s. 139 Cic. Balb. 8, 20-21: Cum aliquid populus Romanus iussit, id si est eius modi ut quibusdam populis, sive foederatis sive li-beris, permittendum esse videatur ut statuant ipsi non de nostris sed de suis rebus, quo iure uti velint, tum utrum fundi facti sint an non quaerendum esse videatur; de nostra vero re publica, de nostro imperio, de nostris bellis, de victoria, de salute fundos populos fieri noluerunt. In caso di necessità, Roma poteva imporre delle regole agli alleati. Fu il caso del SC de Bacchanalibus o della formula Romana, imposta ai Latini nel 204 a.C., ma anche della regola sul prestito del 193 a.C. (Liv. 35, 7). Kremer 2006, pp. 82-94. Sui rapporti gerarchici tra alleati e Roma, cf. Bispham 2007, passim. 140 La prima conquista, tra 225 e 222 a.C. era diretta alle strade per le Alpi, da Clastidium a Como, lungo il Ticino. Con la metà del II secolo a.C. comincia la conquista delle miniere. La guerra Cimbrica permise l’appropriazione del territorio puntualmente occupato dagli invasori.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 211

Altre difficoltà sono state spesso rilevate dalla ricerca. Al di là dell’uso quasi sistematico del concetto di “Italia” per descrivere la Transpadana141, si nota che, alla metà del I secolo a.C., la situazione politica della Transpadana era differente da quella della Cispadana142 mentre le due regioni sono sempre state raggruppate nella stessa provincia e sono state integrate insieme nell’Italia nel 42 a.C.143.

Un’ultima difficoltà è l’apparente persistenza di magistrature “indigene” nelle colonie latine fittizie, ma gli esempi sono rarissimi e quelli in latino poco pertinenti144. Invece, è un fatto che il fragmentum Atestinum consideri la diversità di origine del diritto municipale, dalla legge vera al Senatoconsulto, passando per il foedus e la constitutio, in maniera incoerente con l’ipotesi di una lex Pompeia di valore universale145. Il testo è testimone di una romanizzazione progressiva e irregolare. La possibile persistenza di magistrature dette “indigene” va di pari passo con la mescolanza culturale, dimostrata in maniera sempre più convincente, e nello stesso tempo più fina, dall’epigrafia e dalla linguistica, particolarmente nella Venetia146.

La continuità d’occupazione del santuario eponimo di Altinum, ad esempio, può essere un argomento per una trasformazione “passiva” in colonia fittizia, mentre lo scavo della porta-approdo, con l’identifi-cazione di un rituale di fondazione del I secolo a.C. indicherebbe, al contrario, la necessità di seguire la procedura di tipo italico per essere una città vera147.

una ipoTesi ricosTruTTiva

A titolo di mere ipotesi, io proporrei uno scenario sul lungo periodo, rilevando che, prima della Tran-spadana, l’ager Gallicus fu, alla fine del III secolo a.C., un laboratorio della colonizzazione / integrazio-ne, come si deve concludere dalle assegnazioni viritane di Flaminio, dalla colonia “sperimentale” di Sena Gallica e, infine, dalla grande colonia Latina di confine di Ariminum148.

141 Cf. hardy 1916, p. 66 sul pensiero dell’Italia geografica, che integra l’ager Gallicus già alla fine del III secolo a.C. Di par-ticolare interesse il fatto che, dopo la prima sconfitta di Appio Claudio di fronte ai Salassi, i decemviri consigliarono, in caso di guerra contro i Galli, di sacrificare nel loro territorio. Obseq. 21 Cf. mazzarino 1974 per il ius Italicum. BalBo 2012, pp. 22-23 stabilisce un collegamento tra l’uso dei libri sibillini in quest’occasione e nella fondazione di Eporedia.142 Punto evidenziato dalla coerenza tra il passo di Asconio e la lettera di Cicerone a proposto delle tensioni nel nord.143 Seguendo Mommsen, hardy 1916, pp. 64-65, spiega la differenza con il fatto che a nord del Po ci sono parecchi foederati, mentre a sud c’è soltanto Ravenna. Dopo l’89 a.C. tutti i Cispadani (al di fuori dei Ravennati) sono Romani. Rileva García fernández 2001, p. 20, che la critica estende spesso la misura di cui parla Asconius a tutta la Cisalpina, supponendo un errore in più da parte dell’erudito…144 CIL, V 2845, ad esempio, fa menzione di “adlegati” (comunque una parola latina). Cf. zaccaria 1991, p. 57. Lettura molto critica di cássola 1991, pp. 19-22.145 crawford 1996, I, pp. 313-324, n. 16, 10-11: quoiusque IIvir(i) eiusue, qui ibei lege, foedere, pl(ebei)ve sc(ito), s(enatus)/ve c(onsulto), institutove iure dicundo praefuit.146 Lo dimostrano perfettamente i matrimoni aquileiesi: chiaBà 2014. Per Aquileia, cf. maGnani 2014. Per Altino: Buonopane, cresci marrone 2008. A contrasto, si può ricordare che, nella Transalpina, si trovano tracce della latinizzazione dei Galli, mai della “gallicizzazione” degli Italici. Se, come dice Catullo, si scrive e si pubblicano libri in latino a Padova nel suo tempo, signi-fica che la latinizzazione era cominciata ben prima dell’89 a.C. Si veda cássola 1991, p. 23. Le stesso si può dire del giurista Alfenus Varus, di origine cremonese. Cf. Bandelli 1990, p. 262. Il numero molto limitato dei senatori repubblicani della Tran-spadana non deve stupire: i senatori di origine sabellica anteriori ad Augusto sono pochissimi.147 Tirelli 2004; cresci marrone, Tirelli 2007. Non si è mai riusciti a sapere se la forma della “colonia onoraria” richiedeva o no un atto di fondazione formale. 148 lepore 2014. Ariminum fu forse preceduta da un insediamento romano, forse “conciliabulum”: Gaucci 2013, p. 12.

estratto

212 michel Tarpin

Per la Transpadana, la questione dell’integrazione / occupazione cominciò dopo il 190 a.C., quando le guerre galliche furono virtualmente concluse149. La pace e l’immensità dello spazio libero a nord del Po150 aprivano delle possibilità importanti sia per le grandi famiglie di possessores, come quelle degli impera-tores già implicati nella regione, che per gli Italici in mancanza di terre151. Ma i conflitti interni non con-sentivano l’estensione del modello cispadano152. Verso la metà del secolo, la scoperta di miniere provocò una corsa all’oro anarchica153, poi una guerra nel Piemonte settentrionale. Si può dunque immaginare un fenomeno di migrazione talvolta organizzato, come nel 173 a.C., spesso più libero (tipo “landrush”?), sfruttando la demografia indigena bassa154. Pare difficile credere che le vie Annia, Postumia, Popilia e gli altri indispensabili collegamenti siano stati costruiti nell’unico interesse dei Galli alleati. L’intervento di Roma nella “seditio” di Patavium, intervento forse considerato come fondazione della città, così come le decisioni in materia di confine, almeno ad Este, tradiscono il coinvolgimento politico e territoriale di Roma in Transpadana, a mio parere perché era richiesto dagli imprenditori italiani155. La presenza italica condusse allo sviluppo di città e di monumenti di tipo mediterraneo, sfruttando una tradizione forte – for-se eredita dagli Etruschi – di cui i testimoni più evidenti sono i miti di fondazione etrusco-gallica, senza paragone nella Transalpina, ma anche lo sviluppo urbano dei grandi centri156.

Il coinvolgimento degli imprenditori italici potrebbe spiegare l’impossibilità politica di fruire della Transpadana per le assegnazioni coloniali. Dal 133 all’88 a.C. le rogationes agrariae si succedono senza successo e, pare, senza mai che sia coinvolta la pianura padana157. Questo potrebbe anche spiegare la ne-cessità per il partito dei Gracchi di cercare in Transalpina nuovi spazi158. Il legame tra la conquista della

149 miGliario 2014, pp. 343-347.150 Non si crede più al massacro totale dei Galli di Cisalpina. Però, il materiale archeologico sembra confermare una massima estensione ancora nel III secolo a.C., poi una riduzione. Discussione in lejars 2006, p. 87.151 roBson 1934, pp. 606-609, sulla base dell’onomastica, credeva di poter mettere in relazione le importanti confische nell’Ita-lia centro-meridionale e una migrazione massiccia da parte dei Sanniti nella Transpadana. Scriveva che la demografia dei Roma-ni, esausti per la guerra annibalica e poi implicati in Oriente non permetteva loro di migrare in massa, mentre i Sanniti, estromessi dai programmi agrari, soffrivano di una mancanza di terra. Cf. Giorcelli Bersani 1994, pp. 181-182; Buchi 2000, p. 49.152 Modello realizzato grazie all’energia e all’autorità eccezionale di Mn. Curio Dentato e poi di Flaminio. La colonia di Aqui-leia, come quella di Ariminum è un avamposto al limite dell’Italia, ma mi pare significativo il fatto che si sia discusso in senato dello statuto, romano o latino, prima di scegliere lo statuto latino, come per i casi di Sena Gallica e di Ariminum. Liv. 39, 55: (5) illud (scil. patres) agitabant uti colonia Aquileia deduceretur, nec satis constabat utrum Latinam an civium Romanorum deduci placeret. Postremo Latinam potius coloniam deducendam patres censuerunt. Cf. Strab. 5, 1, 8. 153 Polyb. 34, 10, 10 = Strab. 4, 6, 12. 154 Cf. luraschi 1979, pp. 12-20 per l’ipotesi di un’immigrazione limitata.155 Cf. Buchi 2000, pp. 52-53.156 L’unico parallelo transalpino sarebbe la tradizione delle origini troiane degli Aedui, eco del mito veneto, ma senza base stori-ca, mentre la presenza greca è assicurata nell’Adriatico settentrionale. Cf. GaBBa 1992. Gli scavi recenti dell’area del Capitolium di Brescia hanno rivelato un primo santuario a doppio tempio su terrazza (che sostituisce probabilmente il podio). Gli archeologi ipotizzano l’integrazione del santuario in un sistema visivo sofisticato, in relazione con due assi viari, quello della vecchia strada ai piedi del monte e quello diretto a Cremona. Il parallelo con le scoperte di Marano di Valpolicella o con il terrazzamento monu-mentale del santuario degli Alkomno-Dioscuri ad Este dimostra una presenza italica forte. sacchi 2014. La prima fase di Brescia si data nel pieno II secolo a.C., vale a dire a un momento per il quale si conoscono ancora pochi santuari con terrazza e portico perimetrale nell’Italia centrale (si aspetta la pubblicazione della fase dell’inizio del II secolo a.C. di Palestrina).157 L’unica rogatio ad essere votata fu la lex Iulia, che rispettava gli attuali possessores. Inoltre, Cesare rimise ai pubblicani d’Asia un terzo delle somme dovute (Cic. Att. 2, 16, 2, etc.).158 Tra 125 e 121 a.C., quattro dei dieci consoli furono mandati in Transalpina e trionfarono: M. Fulvius Flaccus, C. Sextius Calvinus, Cn. Domitius Ahenobarbus, Q. Fabius Maximus “Allobrogicus”. La confusione nella tradizione storica a pro-

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 213

Transalpina e l’organizzazione della parte occidentale della Cisalpina è spesso accettata dalla storiogra-fia159. Il ruolo di M. Fulvius Flaccus, cos 125, primo trionfatore della Transalpina e autore di una rogatio de civitate sociis danda, potrebbe essere importante, con l’apertura probabile di una via Fulvia e la possi-bile creazione di Forum Fulvii e forse di Dertona, Hasta e Pollentia160. Poco dopo, nel 118, L. Domitius Ahenobarbus creò la colonia romana di Narbo Martius, fuori dall’Italia161.

Come abbiamo visto, non è da escludere che C. Gracco avesse già progettato di dare alla Transpadana il diritto latino, che permetteva la coabitazione di Latini e di Romani nella stessa comunità162. Sospetterei dunque un ruolo particolare dei riformisti graccani nell’organizzazione della Transpadana. La fondazione di Eporedia, forse nel quadro delle leggi di Saturnino, o almeno nel quadro del discorso popularis, sa-rebbe un elemento supplementare in questo senso163. Non si sa fino a che punto le leggi di Saturnino – e quelle dei populares successivi – siano state applicate. Come conclude Balbo, “esistono delle realtà create in applicazione al programma di riforme del 103-100”. Si deve dunque supporre, nel silenzio delle scarse fonti, un’attività istituzionale importante, in parte realizzata o almeno accettata dalla popolazione interes-sata. Nello stesso tempo, la creazione di una vera provincia di Cisalpina permetteva di disambiguare la posizione istituzionale del ex-territorio gallico e di scartare l’eventuale rivendicazione del diritto romano in base alle leggi sull’integrazione degli alleati italiani164.

Sul piano amministrativo, il fallimento di quasi tutte le leggi agrarie, l’irrigidimento del census e il voto della legge che costringeva i cittadini romani a farsi registrare in Italia165 creò, nel ultimo quarto del II secolo a.C. una situazione complicata per i Romani, Latini, e foederati insediati in Transpadana. Una parte si fece registrare nelle colonie – fu il caso dell’“insubre” Calventius –, ma, per la maggioranza,

posito della vittoria sugli Arverni e Allobrogi riflette ovviamente le manipolazioni della storia da parte degli optimates, favorevoli a Fabio, mentre i populares parteggiavano per Domizio (che trionfò dopo Fabio). Cf. Appian. Celt. 1, 2, per l’esagerazione della tradizione su Fabius. Il cambiamento nell’attitudine di Roma è ovvio se si fa il paragone tra la prima campagna del 154 a.C., destinata a liberare Marsiglia, responsabile della strada costiera, e quelle del 125-121 a.C., mirate al controllo della valle del Rodano e degli accessi alle Alpi meridionali, che rendevano di fatto indispensabile la fondazione di Ivrea. Cf. Tarpin 2007. 159 fraccaro 1953 (= fraccaro 1957, II, pp. 77-87); fraccaro 1957, III/1, pp. 123-150; BalBo 2012, pp. 18-19. Cf. Giorcelli Bersani 1994, pp. 183-184, con bibliografia. 160 Appian. civ. 1, 21; Val. Max. 9, 5, 1. Dertona sostituisce probabilmente Clastidium come porta della Transpadana.161 Cic. Cluent. 140; de or. 2, 223; Brut., 160; Vell. 1, 15, 5 e 2, 7, 8; Mela 2, 75. Le stesso anno si rileva la vittoria di Q. Marcius sui “Styni / Stœni” (Liv. perioch. 62). Cf. uGolini, olive 2003, per un ipotesi sulla fondazione, in modo integrativo, di Narbo (con cui non concordo completamente). 162 Infatti, tutte le ipotesi sono limitate dalla nostra ignoranza del quadro istituzionale del progetto. Che sia previsto un diritto romano per i soli Latini o anche per i foederati, la questione è quella del territorio d’applicazione. Se Caio aveva previsto di limitare il privilegio all’Italia, tutta la Cisalpina sarebbe rimasta fuori. Se aveva previsto di dare il diritto romano a tutti i Latini senza limite geografico, anche i Latini di Transpadana avrebbero goduto del privilegio. 163 Buchi 2000, pp. 55-56. BalBo 2012, pp. 22-23, pur seguendo le analisi di cresci marrone sulla presenza di nomi filo-graccani a Victumulae, la considera senatoria ma “popularis”, contra Fraccaro. Nel contesto dell’opposizione sistematica di una parte del senato alle creazioni di colonie, il ricorso ai libri sibillini, col pretesto del precedente di Appio Claudio nel 143 a.C., era forse una soluzione diplomatica. 164 La cronologia della provincia è molto discussa. Dall’esame delle fonti, laffi 1992, p. 12, deduce che la provincia fu creata al più tardi sotto Sulla. Cf. cássola 1991, pp. 31-40. Per il concetto di “frontiera naturale” dell’Italia sulle Alpi, già attestata in un frammento di Catone (fgt 85, Peter) e di Polibio (6, 17, 2), cf. Giardina 1994, pp. 47-49; caTalano 1978, p. 544. Fonti in chevallier 1980, pp. 39-40.165 Vell. 2, 7, 7-8.

estratto

214 michel Tarpin

c’era il rischio di essere considerato come incensus166. Mentre, nella Transalpina, la soluzione scelta fu, probabilmente fin dal governo di Domizio Enobarbo, l’attribuzione viritim della cittadinanza a un’élite ricchissima e potentissima, capace di controllare ingenti popoli, nella Cisalpina, ove non c’era la stessa aristocrazia, e ove non c’erano più “popoli”, si doveva trovare una soluzione di tipo istituzionale. Era ancora da inventare il “municipium Latinum”, perfettamente adatto alle circostanze.

Che sia stata organizzata già dai Gracchi, dai loro successori o anche dal senato, l’attribuzione del diritto latino richiedeva una legge167. Ora, Asconio non dice che Pompeo Strabone sia stato rogator di una qualsiasi legge. Sappiamo solo che il console (o proconsole) aveva ricostruito Como, e, se ci si fida di Asconio, che avrebbe anche “creato” (deduxit / constituit) delle colonie (di diritto latino) in Transpadana. Gli si attribuisce almeno Laus Pompeia e Alba Pompeia168. Più che la funzione di un legislatore, la ter-minologia evoca il lavoro dei triumviri coloniae deducendae, con il parallelo preciso di Mario nel quadro della legge di Saturnino169. Non si deve dunque escludere una legge o un plebiscito anteriore, il quale avrebbe incaricato Pompeo Strabone della fondazione di colonie senza deduzione, estrapolando i casi di integrazione “improvvisata”, discussi durante il II secolo a.C., come quello dei Sanniti e dei Peligni di Fregellae, o quello dei peregrini che si comportavano come coloni a Narnia170. In Transpadana, la forma-zione di città, in maniera forse spontanea, potrebbe essere anche una maniera di “se pro colonis gerere”. Rimane l’ipotesi di Luraschi: la creazione delle colonie da parte di Pompeo Magno171. Pompeo, legato alla causa degli imprenditori italiani era interessato a trovare terre per i suoi veterani, come dimostra la lex Plotia agraria del 70 a.C., quando era console, e il suo appoggio alla lex Iulia agraria. Comunque, nel 67 a.C., al ritorno di Cesare, le colonie latine ci sono172.

Manca un qualsiasi argomento definitivo in favore del padre o del figlio, ma rimane l’intervento di Pompeo Strabone, poi di un C. Scipione e finalmente di Cesare a Como173. Dal 67 al 42 a.C., il discorso è quello della cittadinanza romana, non più del diritto latino. Il tentativo di Crasso, nel 64 a.C., dopo l’inter-vento di Cesare (in assenza di Pompeo), come abbiamo visto, si basava sulle sue competenze di censore. Una legge era inutile poiché si poteva chiedere per le colonie latine di Transpadana il privilegio concesso a Cremona e Aquileia, che erano fuori d’Italia! È la ragione per quale la lex Papia vietava ai peregrini non

166 Cic. Caecin. 99; Gai. inst. 1, 160; Tituli Ulpiani, 11, 11; Zonar. 7, 19; Dion. Hal. 4, 15, 6; Liv. 1, 44, 1. Broadhead 2003, p. 133; Broadhead 2004, p. 322. Cicerone non dice che la procedura seguita da Calventius era illegale: insiste sull’origine barbara supposta dell’antenato di Pisone. Infatti non sappiamo se Calventius era realmente peregrino o Latino.167 Questo diritto latino era ovviamente di forma tradizionale, con il commercium e con il conubium, indispensabili per gli affari (mentre nella Transalpina bastava negoziare con l’aristocrazia) e per l’integrazione delle élites. Cf. GalsTerer 1988. Kremer 2006, p. 116, aggiunge che il conubium era indispensabile per permettere la coabitazione tra i magistrati cittadini romani e il populus latino.168 L’attribuzione si basa sull’ipotesi di una presenza forte di Strabone in Cisalpina. Il nome di Laus Pompeia sarebbe il primo esempio di un epiteto a favore del conditor e non della città, secondo l’abitudine anteriore, legata particolarmente alle colonie dei Gracchi. Cf. GaBBa 1973, p. 194, nt. 138.169 Cic. Balb. 21, 48.170 Liv. 32, 2, 6-7: Et Narnienses legatis querentibus ad numerum sibi colonos non esse et immixtos quosdam non sui generis pro colonis se gerere, earum rerum causa tresviros creare L. Cornelius consul iussus. Livio non dice quale fu la risposta per i peregrini ma si deve forse supporre che il senato si sarà considerato non competente, dal momento che la colonia era una città formalmente autonoma.171 luraschi 1979, p. 171.172 Svet. Caes. 8.173 Strab. 5, 1, 6. Quel C. Scipio è sconosciuto. In questi anni, c’è un P. Scipio, avvocato di Verre (Cic. Verr. 4, 36, 79).

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 215

Italici di venire a Roma durante la censura. Cesare, a quel che sembra, aveva dedotto una colonia romana a Como, creato dei fora, ma forse anche regalato (legalmente o no) la cittadinanza a diverse città, come suppone M. Sordi174.

Finalmente, nel 49 a.C., a seguire Cassio Dione, Cesare concede il diritto romano ai “Galli”, vale a dire, si pensa, alle colonie latine. Il testo di Dione è poco preciso e non parla di legge ma di una decisione di Cesare durante la breve dittatura nel dicembre del 49 a.C.175. A leggerlo letteralmente, Cesare avrebbe dato la cittadinanza ai rimanenti Galli per servizi, secondo la procedura classica, ma con un estensione a tutti i Galli Cisalpini. Questo, almeno, non sarebbe illegale; appena esagerato. L’integrazione nell’Ita-lia, nel 42 a.C., era una mera formalità, troppo spesso sopravalutata dalla storiografia moderna. Infatti, la scelta politica di estendere l’Italia fino alle Alpi non fu di un antenato di Cavour, ma di tre malfattori preoccupati, dopo la morte degli ultimi oppositori, di non lasciare ai propri colleghi la possibilità d’ap-poggiarsi su una provincia ricchissima, riserva permanente di soldati e aperta sull’Italia centrale. I con-flitti per il governo della Gallia negli anni 44-43 a.C. dimostrano perfettamente l’importanza della zona.

Le decisioni politiche veramente importanti furono dunque prese tra C. Gracco e Cesare, e ci sfuggo-no per l’essenziale. Hanno consentito l’occupazione e la fruizione della pianura padana con l’integrazio-ne almeno delle élites galliche pro-romane, usando le peculiarità della cultura padana, erede delle città umbro-etrusche e del pensiero politico visionario di Catone. Infatti, la Cisalpina fu una provincia “Gallia” per alcuni decenni prima di essere di nuovo Italia.

Michel TarpinUniversité de Grenoble Alpes, CRHIPA

174 Colonie romane nel 51 a.C.: Hirt. Gall. 8, 24, 3; colonie e municipi: Hirt. Gall. 8, 50 e 51 (in modo insistente). sordi 2002, pp. 483-488. Non si conosce il contenuto della lex Vatinia e della lex Pompeia Licinia de provincia C. Iulii Caesaris. Cf. sisani c.s.175 Dio 41, 36, 3: καὶ τοῖς Γαλάταις, τοῖς ἐντὸς τῶν Ἄλπεων ὑπὲρ τὸν Ἠριδανὸν οἰκοῦσι, τὴν πολιτείαν, ἅτε καὶ ἄρξας αὐτῶν, ἀπέδωκε. Ποιήσας δὲ ταῦτα, καὶ τὸ ὄνομα τῆς δικτατορίας ἀπεῖπε. Sull’attività di Cesare in materia di diritto municipale, cf. laffi 2001, pp. 130-131.

estratto

216 michel Tarpin

BIBLIOGRAFIA

BalBo M. 2012, Sulle orme dei Gracchi: L. Appuleio Saturnino e la Transpadana, “Historikά”, 11, pp. 13-32.

Bandelli G. 1990, Colonie e municipi delle regioni transpadane in età repubblicana, in La città nell’Italia settentrionale in étà romana. Morfologia, strutture e funzionamento dei centri urbani delle Regiones X e XI, Atti del convegno di Trieste: 13-15 marzo 1987, Roma, pp. 251-277.

Bandelli G. 2008, Epigrafie indigene ed epigrafia dominante nella romanizzazione della Cisalpina. Aspetti politici e istituzionali (283-89 a.C.), in Epigrafia 2006 (Tituli 9), Atti della XIVe rencontre sur l’épigraphie in onore di Silvio Panciera, a cura di M.L. Caldelli, G.L. Gregori, S. Orlandi, Roma, pp. 43-66.

BarBaTi s. 2012, Asc., in Pis. 3 Clark: sulle cosiddette «colonie latine fittizie» transpadane, “Revista General de Derecho Roma-no”, 18, Junio 2012: ([email protected])

BarBaTi s. 2013, Ancora sulle cosiddette «colonie latine fittizie» transpadane (Asc. In Pis. 3 Clark), “Quaderni Lupiensi di Storia e Diritto”, 48, pp. 59-106.

Bispham E. 2007, From Asculum to Actium: the municipalization of Italy from the Social War to Augustus, Oxford.

BlocKley P., jorio S., meTe G. 2009, Nuove acquisizioni sull’ager Laudensis, “Agri Centuriati”, 6, pp. 471-476

Bourdin S. 2012, Les peuples de l’Italie préromaine (BEFAR, 350), Rome.

Bourdin S. 2014a, Pratiques diplomatiques et droit de la guerre durant la conquete de la Cisalpine par Rome (IIIe-IIe s. av. J.-C.), in Peupler et habiter le monde romain. Études d’histoire et d’archéologie offertes à Xavier Lafon, sous la direction de S. Bourdin, J. Dubouloz, E. Rosso, Aix-en-Provence, pp. 19-32.

Bourdin S. 2014b, Problèmes d’identités ethniques en Cisalpine : sociétés multi-ethniques ou identités multiples ?, in Les Celtes et le Nord de l’Italie / I Celti e l’Italia del Nord (RAE, suppl. 36), sous la direction de P. Barral, J.-P. Guillaumet, M.-J. Rou-lière-Lambert, M. Saracino, D. Vitali, Dijon, pp. 63-73.

Broadhead w. 2000, Migration and transformation in north Italy in the 3rd-1st centuries BC., “BICS”, 44, 1, pp. 145-166.

Broadhead w. 2002, Internal migration and the transformation of Republican Italy, thesis, University College London (http://discovery.ucl.ac.uk/1317574/).

Broadhead W. 2003, The local elites of Italy and the crisis of migration in the IInd century B.C., in Les élites et leurs facettes. les élites locales dans le monde hellénistique et romain, sous la direction de M. Cébeillac-Gervasoni et L. Lamoine, Rome - Cler-mont-Ferrand, pp. 131-148.

Broadhead W. 2004, Rome and the mobility of the Latins: problems of control, in La mobilité des personnes en Mediterranée de l’An-tiquité à l’époque moderne. Procédures de contrôle et documents d’identification, sous la direction de C. Moatti, Rome, pp. 315-35.

BruneT cl., conso d., Gonzales a., Guard Th., Guillaumin j.-y., sensal c. 2008, Libri coloniarum (livres des colonies). Cor-pus Agrimensorum Romanorum VII, Besançon.

Buchi e. 2000, Dalla colonizzazione della Cisalpina alla colonia di Tridentum, in Storia del Trentino, II: l’età romana, a cura di E. Buchi, Bologna, pp. 47-131.

Buonopane a. 1992, La duplice iscrizione confinaria di Monte Venda (Padova), in Rupes loquentes, Atti del Convegno Interna-zionale di studio sulle iscrizioni rupestri di età romana in Italia, a cura di L. Gasperini, Roma, pp. 207-223.

Buonopane a., cresci marrone G. 2008, Il problema delle iscrizioni repubblicane di Altino, in Epigrafia 2006 (Tituli 9), Atti della XIVe rencontre sur l’épigraphie in onore di Silvio Panciera, a cura di M.L. Caldelli, G.L. Gregori e S. Orlandi, Roma, pp. 67-78.

caBallos rufino a. 2012, Colonización, integración y vertebración. El caso di Italica, in Colons et colonies dans le monde romain, (Coll. EFR, 456), sous la direction de S. Demougin et J. Scheid, Rome, pp. 7-39.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 217

cássola f. 1991, La colonizzazione romana della Transpadana, in Dis Stadt in Oberitalien und in den nordwestlichen Provinzen des römischen Reiches, herausgegeben von W. Eck und H. Galsterer, Mainz, pp. 17-44.

caTalano P. 1978, Aspetti spaziali del sistema giuridico-religioso romano. Mundus, templum, urbs, ager, Latium, Italia, in ANRW, II, 16. 1, pp. 440-453.

cavalieri manasse G. 2000, Un documento catastale dell’agro centuriato veronese, “Athenaeum”, 88, 1, pp. 5-48.

chevallier R. 1980, La romanisation de la Celtique du Pô, Rome-Paris.

chiaBà m. 2014, A proposito dei matrimoni fra indigeni e coloni ad Aquileia, comunità di frontiera. Le pietre raccontano, in Hoc quoque laboris praemium. Scritti in onore di Gino Bandelli, a cura di M. Chiabà, Trieste, pp. 83-98.

chrisTol m. 1994, Pline l’Ancien et la “formula” de la province narbonnaise, in La mémoire perdue: à la recherche des archives oubliées, publiques et privées, de la Rome antique, (Publications de la Sorbonne), Paris, pp. 45-63.

colin A. 1998, Chronologie des oppida de la Gaule non méditerranéenne: Contribution à l’étude des habitants de la fin de l’age du Fer, (Éditions de la Maison des Sciences de l’Homme), Paris.

coşkun A. 2009, Bürgerrechtsentzug oder Fremdenausweisung? Studien zu den Rechten von Latinern und weiteren Fremden sowie zum Bürgerrechtswechsel in der Römischen Rpublik (5. Bis frühes 1 Jh v.CHR.), (Hermes, Einzelschriften 101), Stuttgart.

crawford m.h. 1996, Roman Statutes, I, London.

cresci marrone G. 2004, Storia e storie ai margini della strada, in La via Annia e le sue infrastrutture, Atti delle Giornate di Studio, Ca’ Tron di Roncade, Treviso 6-7 novembre 2003, a cura di M.S. Busana e F. Ghedini, Cornuda (TV) 2004, pp. 28-39.

cresci marrone G., Tirelli M. 2007, Che cosa sappiamo (oggi) dell’antica Altino, “AIV”, 165, pp. 543-560.

denTi m. 1991, I Romani a nord del Po. Archeologia e cultura in età repubblicana e augustea, Milano.

ewins U. 1952, The early colonisation of Cisalpine Gaul, “PBSR”, 20, n.s., 7, pp. 54-71.

Fraccaro P. 1957, Opuscula, Pavia.

GaBBa E. 1972, Urbanizzazione e rinnovamenti urbanistici nell’Italia centro-meridionale del I sec. a.C., “SCO”, 21, pp. 63-103.

GaBBa E. 1973, Esercito e società nella tarda repubblica romana, Firenze.

GaBBa e. 1990, La conquista della Gallia Cisalpina, in Storia di Roma, 2.1, Torino, pp. 69-77.

GaBBa E. 1992, Civiltà urbana nell’Italia Transpadana, “Athenaeum”, 80, 1, pp. 190-192.

GaBBa E. 1994, La rifondazione di Salapia, “Athenaeum”, 81, pp. 514-516 = Italia romana, Como 1994, pp. 119-122.

GaGliadi l. 2014, Approche juridique des relations entre Romains et indigènes. Le cas des colonies romaines, in Les colonies. Approches juridiques et institutionnelles de la colonisation. De la Rome antique à nos jours, sous la direction de E. Gojosso, D. Kremer et A. Vergne, Poitiers, pp. 59-76.

GalsTerer h. 1988, Romanizzazione politica in area alpina, in La valle d’Aosta e l’arco Alpino nella politica del mondo antico, (Colloque, Saint-Vincent, 1987), Aosta, pp. 79-87.

García fernández e.B. 2001, La aparición de un nuevo concepto de latinidad: la lex Pompeia de Transpadanis, “Gerion”, 5, pp. 13-29.

Giardina A. 1994, L’identità incompiuta dell’Italia antica, in L’Italie d’Auguste à Dioclétien (Coll. E.F.R. 198), Rome, pp. 1-89.

Giorcelli Bersani S. 1994, Alla periferia dell’impero, Torino.

hardy E.G. 1916, The Transpadane question and the alien act of 65 or 64 B.C., “JRS”, 6, pp. 63-82.

estratto

218 michel Tarpin

iTGenhorsT T. 2005, Tota illa pompa. Der Triumph in der römischen Republik (Hypomnemata, 161), Göttingen.

Kremer d. 2006, Ius latinum : le concept de droit latin sous la République et l’Empire, Paris.

laffi U. 1992, La provincia della Gallia Cisalpina, “Athenaeum”, 80, 1, pp. 5-23.

laffi u. 1995, Sull’esegesi di alcuni passi di Livio relativi ai rapporti tra Roma e gli alleati latini e italici nel primo quarto del II secolo a.C., Faenza.

laffi u. 2001, Studi di storia romana e di diritto, Roma.

laffi U. 2012, Magistrature coloniali: una messa a punto, in Colons et colonies dans le monde romain (Coll. EFR, 456), sous la direction de S. Demougin et J. Scheid, Rome, pp. 125-133.

la reGina A. 2012, La lex Saufeia e una sentenza del II sec. a.C. nella Marsica, in Belgica e Italia. Joseph Mertens : une vie pour l’archéologie, a cura di J.-Ch. Balty, Bruxelles-Roma, pp. 99-106.

lejars Th. 2006, Les Celtes d’Italie, in Celtes et Gaulois, l’archéologie face à l’histoire, 3: les civilisés et les barbares (du Ve au IIe siècle avant J.-C.) (Bibracte, 12/3), sous la direction de M. Szabó, Glux-en-Glenne, pp. 77-99.

lepore G. 2014, La colonia di Sena Gallica: un progetto abbandonato, in Hoc quoque laboris praemium. Scritti in onore di Gino Bandelli, a cura di M. Chiabà, Trieste, pp. 219-242.

le roux P. 1992, La question des colonies latines sous l’Empire, “Ktema”, 17, pp. 183-200.

liu j. 2007, The Era of Patavium again, “ZPE”, 162, pp. 281-289.

luraschi G. 1979, Foedus, ius Latii, civitas. Aspetti costituzionali della romanizzazione in Transpadana, Padova.

mazzarino s. 1974, “Ius Italicum” e storiografia moderna, in I diritti locali nelle provincie romane cin particolare riguardo alle condizioni giuridiche del suolo, Atti del convegno internazione, Roma 26-28 ottobre 1972, (Problemi attuali di scienza e cultura, 194), Roma, pp. 357-382.

mazzarino S. 1980, Il basso impero. Antico, tardoantico ed era costantiniana, II, Bari.

meTe G. 2011, Ager Laudensis; centuriazione e popolamento, “Agri Centuriati”, 8, pp. 9-23.

miGliario e. 2014, A proposito di penetrazione romana e controllo territoriale nel Piemonte orientale: qualche considerazione, in Hoc quoque laboris praemium. Scritti in onore di Gino Bandelli, a cura di M. Chiabà, Trieste, pp. 343-358.

sacchi F. 2014, La prima fase edilizia del santuario (II sec. a.C.), in Un luogo per gli dei. L’area del Capitolium di Brescia, a cura di F. Rossi, Borgo San Lorenzo (FI).

sanchez p. 2007, La clause d’exception sur l’octroi de la citoyenneté romaine dans les traités entre Rome et ses allés (Cicéron, Pro Balbo 32), “Athenaeum”, 95, pp. 215-270.

sarTori A. 1994, La formazione politica dell’Italia: La Cisalpina, in Antiche genti d’Italia, Roma, pp. 117-23.

sherwin whiTe A. N. 1973, The Roman citizenship, Oxford.

sisani S. c.s., Tergeste e le “colonie” cesariane della Gallia Togata (in margine a B.G. 8.24.3), in Trieste e l’Istria, a cura di A. Giovannini, Trieste, pp. 105-152.

sordi M. 2002, Scritti di storia romana, Milano, pp. 483-487 (già sordi m. 1995, Cicerone, Cesare e la Gallia Togata, “ACD”, 31, pp. 227-230).

roTondi G. 1966, Leges publicae popoli romani, Hildesheim.

Tarpin M. 1997, Les Tigurins étaient-ils des Helvètes ? Prélude à l’histoire de la Suisse, in D’Orgétorix à Tibère, a cura di Ph. Curdy, L. Flutsch e G. Kaenel, Lausanne, pp. 11-20.

estratto

le coloniae lege pompeia: una sToria impossiBile? 219

Tarpin m. 1999, Oppida ui capta, uici incensi. Les mots latins de la ville, “Latomus”, IL, 2, pp. 279-297.

Tarpin m. 2007, La conquete de la Narbonnaise : retour sur les sources, in Espaces et pouvoirs dans l’Antiquité De l’Anatolie à la Gaule (Cahiers du CRHIPA, 11), sous la direction de J. Dalaison, Grenoble, pp. 7-31.

Tarpin M. 2013, Arioviste et César : 61-58 av. J.-C., in L’age du Fer en Europe. Mélanges offerts à Olivier Buchsenschutz, sous la direction de S. Krausz et alii, Bordeaux, pp. 671-679.

Tarpin m. 2014, Strangers in Paradise: “Territorium”, colonies and natives in Roman Italy, in Roman Republican Colonization. New Perspectives from Archaeology and Ancient History, E.S.F. Exploratory Workshop, Ravenstein (Nijmegen), 9-12.11.2010, edited by T.D. Stek and J. Pelgrom (“Papers of the Royal Netherlands Institute in Roma” 62), Roma, pp. 161-191.

Tarpin M. c.s.a., La mainmise romaine sur l’Italie centrale, soumission, appropriation, utilisation du territoire, in L’Italia cen-trale e la creazione di una koinè culturale? I percorsi della “romanizzazione”, Atti del Convegno internazionale, Rome, 21-24 octobre 2014, a cura di M. Aberson, E. Bispham e J. Pelgrom, in corso di stampa.

Tarpin m. c.s.b, Le Alpi, muraglione dell’Italia… con tante porte, in Valtellina e Valposchiavo guardano oltre (…), a cura di V. Mariotti, in corso di stampa.

Tirelli M. 2004, La porta-approdo di Altinum e i rituali pubblici di fondazione: tradizione veneta e ideologia romana a confron-to, in Studi di archeologia in onore di Gustavo Traversari, a cura di M. Fano Santi, Roma, pp. 445-460.

uGolini d., olive ch. 2003, Autour de la fondation de Narbo Martius: Atacini et autres peuples préromains de l’Aude, “RAN”, Supp. 35, pp. 297-302.

vedaldi iasBez V. 2000, Cesare, Forum Iulii et il confine nord orientale dell’Italie, in L’ultimo Cesare: scritti, riforme, progetti, poteri, congiure, Atti del convegno internazionale, Cividale del Friuli, 16-18 settembre 1999, a cura di G. Urso, Roma, pp. 329-350.

williamson c. 2005, The laws of the Roman People. Plublic law in the expansion and decline of the Roman Republic, Ann Arbor, University of Michigan Press.

zaccaria c. 1991, L’amministrazione delle città nella Transpadana (note epigrafiche), in Die Stadt in Obertalien un in den nordwestlischen Provinzen des Römischen Reiches, herausgegeben von W. Eck und H. Galsterer, Mainz, pp. 55-71.

RIASSUNTO

La storiografia dell’evoluzione istituzionale della Transpadana è forse una delle più confuse di tutta la storia della penisola duran-te la repubblica. La scarsissima documentazione spiega parzialmente questa situazione. L’unica fonte, Asconio, contraddicendo Cicerone, ha condotto la ricerca moderna a immaginare una lex Pompeia, di cui nessuno parla, e un sistema giuridico-istituzio-nale originale, le cosiddette “colonie fittizie”. Quell’ipotesi è oggi quasi universalmente accettata, permettendo la costruzione di nuove ipotesi, sempre più elaborate, secondo il paradigma scientifico normale. Si riesce così a formulare una teoria completa della municipalizzazione della Transalpina. Di fronte a questa teoria, la comunicazione mira a esaminare la scarsa documen-tazione nel quadro dello strano silenzio della maggioranza delle fonti, in un secolo pure scandito dal processo d’integrazione (occasionalmente d’esclusione) dei Latini e peregrini. Inoltre la teoria delle “colonie fittizie” deve essere iscritta nel quadro delle procedure di creazione o spostamento di colonie o municipi, descritte dalle fonti tecniche (il caso specifico della Cisalpina è rimasto sconosciuto alla letteratura gromatica e giuridica). Lo stato delle fonti, dal mio punto di vista, non permette un’interpre-tazione così precisa come la teoria della “colonie fittizie”, mentre l’iscrizione del probabile intervento di Pompeo Strabone in Cisalpina (poi quello del giovane Cesare) nella documentazione complessiva (leges Iulia e Pompeia, ma anche Licinia Mucia e Papia) contribuisce a mettere in luce le esitazioni del pensiero istituzionale italiano nella prima metà del I secolo a.C.

PAROLE CHIAVE: Transpadana, lex Pompeia, colonia, colonie fittizie, Cisalpina, diritto latino.

estratto