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Settimanale di critica e attualità sportiva Fondato nel 1927 Verrebbe voglia di dire che niente è cambiato e che la situazione, purtrop- po, resta pericolosamente identica. La Fiorentina è brutta e non segna nep- pure per sbaglio. Anzi, per avere un pizzico di ottimismo in più ci verrebbe voglia di dire che la Fiorentina è sem- pre brutta e segna solo se ha Jovetic. Ma non è questo il momento di pianger- si addosso, la classifica è davvero pre- occupante e chi pensa che una squa- dra così non pensa mai di infilarsi nel tunnel della retrocessione rischierebbe di ripetere l’errore che i fiorentini e la Fiorentina del ’92-‘93 fecero quando, pur avendo campioni come Batistuta, Effenberg e Laudrup, misero il proprio collo dentro il nodo scorsoio del cappio della serie B. Un errore come quello non deve essere più commesso. Ma è anche vero che prima di iniziare a pre- occuparsi c’è tutto il tempo per rimette- re il treno dentro i giusti binari. anno 85 - n. 46 - Martedì 13 Dicembre 2011 COPIA OMAGGIO Continua in ultima telefono 055 6461217 50012 GRASSINA Bagno a Ripoli (FI) V. Ponte del Lepri, 26 e-mail: [email protected] Corsetti per scoliosi Tutori di arto inferiore Protesi di arto inferiore Ortesi pediatriche Plantari su misura Plantari propriocettivi PUNTO VENDITA Viale G.B. Morgagni, 23 /r Firenze Tel. 055 410849 OFFICINA ORTOPEDICA Viale Girolamo Fracastoro, 37 Firenze Tel. 055 4368799 OFFICINA ORTOPEDICA avanzata tecnologia e alta specializzazione www.ortopediarombifirenze.com I l C r o s t i n o Sempre aperto dalle ore 19 a tarda notte Pizza e primi da asporto - Cene per compleanni Pranzi su prenotazione e per gruppi sportivi Spaghetteria - Pizzeria - Pub Via Vivaldi 45 - Scandicci tel. 055 755689 Auguriamo a tutti i clienti Buone Feste! LUCI SPENTE a San Siro NULLA E’ CAMBIATO? VERREBBE VOGLIA DI DIRLO MA ASPETTIAMO CHE CORVINO COMPRI UN PO’ DI GOL di Alessandro Rialti

brivido sportivo del 13 dicembre 2011

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il brivido sportivo del 13 dicembre 2011

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Page 1: brivido sportivo del 13 dicembre 2011

Settimanale di critica e attualità sportiva Fondato nel 1927

Verrebbe voglia di dire che niente è cambiato e che la situazione, purtrop-po, resta pericolosamente identica. La Fiorentina è brutta e non segna nep-pure per sbaglio. Anzi, per avere un pizzico di ottimismo in più ci verrebbe voglia di dire che la Fiorentina è sem-pre brutta e segna solo se ha Jovetic.

Ma non è questo il momento di pianger-si addosso, la classifica è davvero pre-occupante e chi pensa che una squa-dra così non pensa mai di infilarsi nel tunnel della retrocessione rischierebbe di ripetere l’errore che i fiorentini e la Fiorentina del ’92-‘93 fecero quando, pur avendo campioni come Batistuta,

Effenberg e Laudrup, misero il proprio collo dentro il nodo scorsoio del cappio della serie B. Un errore come quello non deve essere più commesso. Ma è anche vero che prima di iniziare a pre-occuparsi c’è tutto il tempo per rimette-re il treno dentro i giusti binari.

anno 85 - n. 46 - Martedì 13 Dicembre 2011 COPIAOMAGGIO

Continua in ultima

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Buone Feste!

Luci spente a san siro

NULLA E’ CAMBIATO? VERREBBE VOGLIA

DI DIRLO MA ASPETTIAMO CHE CORVINO

COMPRI UN PO’ DI GOLdi Alessandro Rialti

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DIRETTORE RESPONSABILELuca [email protected]@brividosportivo.itCONSULENTE EDITORIALEAlessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITàSalvini Editore srlVia S. Quirico 16750013 Campi Bisenzio (Fi)tel. 055.9334666 Fax [email protected] E IMPAGINAZIONEChiara Reggiani - [email protected]

STAMPACentro Stampa Editoriale srlGrisignano di Zocco (Vi)

[email protected]

COLLABORATORIAlessandro Rialti, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni,Chiara Baglioni, Federico Pettini, Alessandro LatiniGiampieroTosi, Cristina Mattioli,

FOTO La Presse13 DICEMBRE 2011www.brividosportivo.it

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Non solo un giocatore, come dice De Gregori, ma anche un allenatore lo vedi dal coraggio. E su questo, spia-ce dirlo, gli allenatori sono un po’ tutti uguali ed è più semplice guardare negli occhi Nastasic che Natali dopo aver letto la formazione alla squadra. Si spiega solo così la scelta di togliere dalla formazione titolare il giovane difensore serbo dopo due partite pressoché perfette, as-solutamente non ripagata dalla prestazione di Natali au-tore di una prestazione mediocre e dell’errore probabil-mente decisivo che ha sbloccato uno zero a zero spec-chio perfetto del momento vissuto da Inter e Fiorentina. Perdere contro la peggiore Inter del decennio è, nel suo piccolo, un’impresa e ributta subito nella desolazione un ambiente che era “rivisolato” dopo la vittoria rotonda contro la Roma. Ovviamente a pesare non sono soltan-to le scelte di Delio Rossi, né l’assenza di Montolivo e neanche la pur pesantissima assenza di Jovetic, fino ad ora unica luce in un annata di ombre e fantasmi. Quel-lo che manca è un’anima di squadra che sia capace di sopperire alle defaillance, momentanee o strutturali, dei singoli, che in questo momento sono particolarmente numerose. Ormai giocatori come De Silvestri, Munari, Lazzari, Kharja, Vargas e lo stesso Gamberini sembra-no personaggi in cerca d’autore, incapaci di uscire da un anonimato nel quale paiono aver trovato rifugio, e da questo ne deriva anche una valutazione sul mercato di quest’anno nettamente ridimensionata perché i giocatori arrivati, ai quali va aggiunto anche Santiago Silva che

però almeno è apparso in crescita dopo l’iniezione di fiducia del gol con la Roma, stanno offrendo un rendi-mento davvero deludente. Una nota a parte la merita Alberto Gilardino, per il quale la partita con l’Inter è stata una cartina di tornasole: lui e Pazzini hanno avuto, nella stessa mattonella di campo e con le stesse modalità, la medesima occasione ma Pazzini, complice la dormita di Natali, è stato svelto e bravo mentre Gilardino ha atteso dando il tempo a Lucio di rimediare al suo errore metten-do in calcio d’angolo. Un parallelo imbarazzante, tanto più che riguarda due giocatori compagni di squadra in maglia viola uno dei quali, il più giovane, fu sacrificato per non togliere spazio all’altro. Il Gila, ora, ci faccia un favore: smetta di rilasciare dichiarazioni nelle quali an-nuncia che tornerà a suonare il violino e si rimetta gioca-re al calcio, a sudare e a soffrire, a prender le botte an-ziché nascondersi dietro ai difensori come sta facendo da troppe partite. In questo desolante quadro, di tutto ha bisogno la Fiorentina tranne che di mettere in giro voci sull’addio di Corvino a fine stagione, perché depotenzia-re oggi il referente tecnico della società in un clima che è già di anarchia andante rischierebbe di far precipitare ancora di più la situazione. A giugno, poi, ci può anche essere un divorzio, ma oggi la squadra ha bisogno di un punto di riferimento nel pieno dei suoi poteri e della sua credibilità, che sia Corvino, come è logico, o subito un altro. I divorzi annunciati e strascicati per mesi, ormai lo abbiamo imparato, non portano a nessun risultato.

La 25a oradi Luca Caneschi QUANTI PERSONAGGI (VIOLA) IN CERCA D’AUTORE

Una delle poche note positive della serataccia di San Siro è venuta dalla brillante prova di Amidu

Salifu. Nei quarantadue minuti, recupero compreso, giocati contro l’Inter il ragazzino ghanese di poco più di dician-

nove anni ha impressionato favorevolmente. Entrato in campo sul 2-0 al posto di Munari, è stato impiegato nel suo ruolo preferito, quello di interno destro con il conseguente spostamento di Behra-mi sulla fascia. Salifu si è presentato subito con una splendida giocata, con un lancio di venticinque metri ha smarcato in area Gilardino poi anticipato da Lucio. Peccato. Quella poteva essere un’azione da sfruttare meglio. Il ghanese si è trovato sulla sua stra-da fior di campioni di grande esperienza come Cambiasso e talvol-ta Motta ma non si è affatto impressionato. Li ha pressati, è andato a cercare di rubare loro la palla, pronto poi a rilanciare una nuova manovra della Fiorentina. Ha giocato semplice, lineare e senza la voglia di strafare che potrebbe prendere chiunque quando ti trovi in un palcoscenico come quello di San Siro. E’ un ragazzo dotato tec-nicamente ma anche forte fisicamente. E poi ha un dinamismo che francamente non hanno alcuni dei suoi compagni di reparto come Munari e Lazzari. Insomma contro l’Inter ha fatto un figurone. La sua è stata una gara di sostanza e concretezza con un buon voto in pagella, diciamo un sei e mezzo. Delio Rossi a fine partita lo ha elogiato pubblicamente: “Salifu ha dimostrato – ha detto il tecni-

co viola – qualità e personalità”. Sembrerebbe una promozione in piena regola. Certo è che in un centrocampo come quello della Fiorentina potrebbe trovare spazio nel prosieguo della stagione. Può giocare da interno sia nel 4-3-1-2 che nel 4-4-2 come a Milano. Per lui è indifferente. In Primavera è stato impiegato in entrambe le posizioni. Per Salifu la vita, calcistica si intende, è cambiata il giorno in cui è arrivato sulla panchina viola Delio Rossi. Sin dai pri-mi allenamenti il tecnico romagnolo è rimasto impressionato dalle qualità del diciannovenne ghanese. Lo ha aggregato subito alla prima squadra, lo ha lasciato in panchina contro il Milan, l’Empoli in Coppa Italia e a Palermo. Poi con la Roma Salifu ha giocato dodici minuti, peraltro in maniera convincente. Fino alla partita di San Siro, la seconda per lui in questo campionato, quella che però potrebbe cambiargli la stagione. Salifu è a Firenze da quasi un anno. Era arrivato l’ultimo giorno del mercato di gennaio dal Vi-cenza dove aveva disputato otto gare nel torneo cadetto. Era stato subito aggregato alla Primavera con cui ha vinto la Coppa Italia nella passata stagione e la Supercoppa in quella attuale. Mihajlo-vic lo aveva fatto esordire in A lo scorso campionato, nei minuti di recupero a Cagliari alla vigilia di Pasqua, nel match coinciso con l’ultima vittoria esterna della Fiorentina. Poi il ghanese è tornato in Primavera fino all’arrivo di Rossi, uno che nei giovani ha sempre creduto e potrebbe consentirgli l’inizio di una brillante carriera.

L’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna SALIFU, UNA PICCOLA LUCE

NEL BUIO DI SAN SIRO

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Finito il ciclo di ferro, per Delio Rossi e la Fiorentina è tem-po di raccogliere qualche punto nelle prossime due partite che separano la squadra viola dal riposo natalizio. Già, ma qual è il modulo giusto? L’allenatore viola ha recentemente affermato che i moduli sono una caratterizzazione dei giornalisti, ma resta il fatto che giocare con un certo atteggiamento o con uno diver-so le cose cambiano molto. Nelle prime tre apparizioni Rossi ha usato un centrocampo a tre con il supporto, piuttosto evane-scente aggiungiamo noi, di un trequartista. Tutto molto bello e affascinante ma se il giocatore prescelto per giocare fra le righe, in queste scompare e non riesce a dare nessun contributo alla squadra, qualcosa deve essere cambiato. E così Delio Rossi ha fatto a Milano (complice l’assenza di Montolivo) dove contro l’Inter ha schierato il reparto mediano con quattro giocatori più o meno in linea. Il problema è stato questa volta nella prestazione di qualche atleta che non ha contribuito alla riuscita della diga eretta dal tecnico romagnolo e non dal modo in cui era stata impostata la squadra. E’ stato il solito Lazzari riportato a centro-campo a sbagliare completamente la partita, mentre Behrami,

bravissimo nel recupero dei palloni vaganti al centro, ha sbagliato troppi appoggi, orfano come era di un giocatore tecnico come l’ex capitano viola. La nota lieta è venuta dalla prestazione di Salifu entrato in cam-po al posto di uno spaesato Munari con conseguente sposta-mento sulla fascia, e perdita di efficacia, di Behrami. Cosa fare allora contro l’Atalanta sabato sera? Il trequartista è un proble-ma serio a meno che il ritrovato Kharja possa ricoprire il ruolo con una certa efficacia. Assolutamente deve essere messo a riposo Lazzari che non riesce a giocare come ai bei tempi di Cagliari. Con questo modo di giocare Vargas verrebbe riporta-to sulla linea di mezzo con conseguente perdita di quei piccoli segnali di miglioramento dati dal peruviano sulla fascia. In caso di riproposizione della linea a quattro, tre posti su quattro sem-brerebbero assegnati, con il ruolo di esterno destro in ballottag-gio tra Munari (non eccezionale ma neanche completamente da scartare), Romulo, il desaparecido Marchionni e Cerci, che però dovrebbe adattarsi anche a compiti di copertura che non gli sono certo familiari.

Quale modulo? Comunque sia IL TREQUARTISTA E’ UN PROBLEMA SERIO

O’ Professoredi Saverio Pestuggia

Una partita speciale. Così possiamo definire la

sfida tra Fiorentina ed Atalan-ta del 7 ottobre 1984 valida per la

quarta giornata di campionato. Quelli, come il sottoscritto, che l’hanno vista sulle tribune del Comunale non la possono dimenticare neppure a distanza di più di 27 anni. Quel giorno, infatti, uno dei più grandi giocatori brasiliani, il capita-no della Seleçao, Socrates, arrivato in estate in riva all’Arno, realizzò la sua prima rete con la maglia viola. Ma il gol del brasiliano non fu l’uni-co evento particolare di quel 7 ottobre. E allora riviviamola quella giornata. La Fiorentina si pre-senta alla partita con i nerazzurri ancora imbattu-ta. Ma in tre partite ha realizzato soltanto un gol con Pecci, all’esordio in campionato all’Olimpico contro la Lazio nell’unico match vinto dai gigliati. Poi due pareggi per 0-0, a Firenze con il Milan e a Como. Esiste dunque un problema realizza-tivo nella squadra viola, dove peraltro anche lo spogliatoio non è del tutto tranquillo. L’allenatore

Giancarlo De Sisti ha avuto un ascesso cerebrale poco prima della gara di Coppa Italia a Pesca-ra a fine agosto. Una cosa grave con interven-to d’urgenza in ospedale, poi un decorso post operatorio che si annuncia piuttosto lungo tanto che l’ex capitano del secondo scudetto viola per il momento non si è ancora seduto in panchina. Ma i problemi della squadra affidata al suo se-condo Onesti inducono Picchio a riprendere il proprio posto prima del previsto, quando ancora non è ancora guarito del tutto. Poi alla Fiorentina manca come non mai, in campo ma anche nello spogliatoio, Giancarlo Antognoni, infortunatosi a febbraio di quello stesso anno nel match con la Sampdoria (rientrerà solo a novembre del 1985). Dunque con l’Atalanta torna in panchina De Sisti, accolto al suo ingresso in campo dagli applausi scroscianti di tutto il Comunale. Per la sfida con-tro l’Atalanta di Nedo Sonetti, Picchio manda in campo la seguente formazione: Galli; Gentile, Contratto; Oriali, Massaro, Passarella; Pulici, So-crates, Monelli (Cecconi dal 76’), Pecci (Moz dal

74’), Pasquale Iachini. Nelle file nerazzurre gioca-no tra gli altri Roberto Donadoni e Stronberg e a mezz’ora dalla fine ci sarà spazio anche per l’at-taccante Sauro Fattori, un ex. La partita si mette subito bene per la Fiorentina. Al 14’ Pasquale Iachini, l’ala sinistra che scodella di solito degli assist al bacio, spara un missile da fuori area che risulta imprendibile per il portiere nerazzurro Benevelli. E’ la rete del vantaggio gigliato. La par-tita è bella. Sia la Fiorentina che l’Atalanta vanno vicine al gol con belle azioni. Ma non ci sono altre segnature nel corso del primo tempo. Nella ripre-sa all’11’, però, i viola raddoppiano con il centra-vanti Paolo Monelli che riprende una corta respin-ta di Benevelli e insacca facilmente. La partita si chiude di fatto lì. Ma lo spettacolo no. Quello vero deve ancora cominciare. E’ il 17’ quando Socra-tes si presenta al limite dell’area nerazzurra. Il fuoriclasse brasiliano si trova davanti tre difensori bergamaschi oltre al portiere. Potrebbe servire un compagno o tentare di scartare un avversario per avvicinarsi alla porta. Ma lui da grande campio-

ne quale è sceglie la soluzione più difficile: un tiro a effetto che sorprende l’estremo difensore ata-lantino e va ad insaccarsi alla sua destra. Un gol da antologia, stupendo come se ne vedono pochi sui campi di gioco. Il suo primo gol con la maglia viola segnato sotto la curva Fiesole. Il massimo per chiunque. Il Comunale esplode di entusia-smo. I tifosi sono tutti in piedi, estasiati, quasi in delirio. I giocatori gigliati corrono ad abbraccia-re Socrates, mentre il pubblico continua ad ap-plaudire. Giocate così, gol così valgono da soli il prezzo del biglietto. L’Atalanta è in ginocchio. La Fiorentina insiste. Al 25’ Passarella realizza la rete del 4-0 con un tiro da lontano. Poi il difensore argentino a nove minuti dal novantesimo trasfor-ma il rigore del definitivo 5-0 concesso dall’arbitro Lanese per un fallo su Massaro. E’ festa grande al Comunale: la Fiorentina ha vinto la prima par-tita interna di campionato, De Sisti è tornato in panchina ma soprattutto Socrates ha segnato un gol favoloso che mai nessuno tra coloro che l’hanno visto potrà dimenticare.

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13 DICEMBRE 2011www.brividosportivo.it

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Luca Ariatti: IO, IL CAPITANO DEL RITORNO IN SERIE A…

Quella dedica di Di Livio, la forza di Mondonico, le emozioni vissute a Firenze e Bergamo

L’esclusivadi Michela Lanza

È entrato di diritto nella storia della Fioren-tina per due motivi: perché è stato uno dei giocatori più rappresentativi della risalita dalla serie C alla serie A e perché, in quei due anni e mezzo, ha anche indossato con dignità e orgoglio la fascia di capitano. Stia-mo parlando di Luca Ariatti, centrocampi-sta arrivato a Firenze nel gennaio 2003 per rinforzare la rosa dell’allora Florentia Viola ed è stato protagonista insieme ai compagni di una doppia promozione storica e di una salvezza sofferta ma altrettanto importante. Non solo ex viola, però, ma anche ex gio-catore dell’Atalanta, squadra con la quale ha vinto un campionato di B ottenendo una promozione nella massima serie e con la quale ha ottenuto un sorprendente ottavo posto nella stagione 2006-07. E allora, in qualità di doppio ex, ci racconta aspettative e impressioni riguardo alle sue squadre del cuore. Senza dimenticare qualche gustoso aneddoto.Partiamo Fiorentina-Atalanta: che parti-ta si aspetta sabato al Franchi?«Inizio col dire che per me sarà una partita di particolare interesse, visto che si affron-teranno le mie due squadre del cuore. Sarà una gara delicata per entrambe, anche se per motivi diversi. La vittoria del Cesena a Palermo della scorsa settimana ha certa-mente alzato la quota salvezza e l’Atalanta vorrà continuare la serie di ottimi risulta-ti ottenuti in questo inizio di stagione per mantenere il vantaggio sulle concorrenti. La Fiorentina, invece, viene da un perio-do di evidenti difficoltà che vorrà superare quanto prima. Non farò il tifo per nessuna delle due, mi auguro che vinca il migliore ma, ripeto, sarà una partita difficile per en-trambe».

Si aspettava una partenza così sprint da parte dell’Atalanta? «Una partenza imposta. Recuperare 6 punti di penalizzazione richiedeva una preparazio-ne particolare e un approccio al campionato diverso dal solito. Poi conosco l’Atalanta, Co-lantuono e i giocatori: nelle difficoltà l’ambiente si ricompatta e tira fuori lo spirito combattivo bergamasco. Quindi era preventivabile un av-vio di campionato importante».Al contrario, si aspettava una stagione così deludente da parte della Fiorentina?«Nessuno se l’aspettava. La Fiorentina deve fare meglio perché ha i giocatori e la forza per poterlo fare. È stato fatto un passo im-portante col cambio dell’allenatore. Adesso è giusto dare tempo a Delio Rossi affinché pos-sa fare bene a Firenze così come ha fatto con tutte le squadre che ha allenato. Sicuramen-te la Fiorentina è nelle mani giuste ma può fare meglio».Lei è stato compagno di squadra di Andrea Lazzari: lo sta seguendo? E se sì, la sta con-vincendo? Qual è il suo ruolo ideale? A Fi-renze finora ha giocato da interno sinistro di centrocampo nel 4-3-3 con Mihajlovic e vertice alto del rombo nel 4-3-1-2 di Rossi (anche se a Milano è tornato interno di cen-trocampo nel classico 4-4-2).«Lazzari è un tipo di giocatore al quale è diffici-le dare una collocazione precisa. Anche quan-do eravamo insieme nell’Atalanta era così. Nell’arco della partita le sue qualità vengono fuori. È un centrocampista che ha fisico e un ottimo sinistro, sa fare gol e ha nel suo dna l’ul-timo passaggio. Forse deve alzare il livello di intensità perché oggi viviamo un calcio dai ritmi elevati, sempre più veloce. Personalmente lo vedo bene come interno sinistro di centrocam-po perché credo che in quella posizione possa mettere al meglio le sue qualità al servizio della squadra».Da Lazzari a Montolivo, anch’egli ex berga-masco arrivato ormai alla fine della sua sto-ria d’amore con Firenze. Punto primo: cosa pensa del fatto che sia costretto a scendere in campo spesso tra i fischi? Punto due: quanto sarà difficile sostituirlo? Punto tre: dove pensa possa accasarsi o chi pensa possa aver più bisogno di un giocatore come lui tra Milan, Inter e Juve?«Voglio dire, prima di tutto, che nel calcio a volte ci si dimentica che prima bisogna avere rispetto per l’uomo poi per il calciatore. Quando vedo segnare la Fiorentina e vedo che Riccardo è il primo ad andare ad abbracciare i compagni riconosco la professionalità e il cuore che mette in campo per la squadra. Si allena con serietà, scende sempre in campo e dà il massimo. Sta tenendo un comportamento esemplare nono-stante la situazione che lo vede coinvolto. Indi-pendentemente dal suo futuro, Montolivo, fin-ché è a Firenze, è un giocatore che fa la fortuna della Fiorentina. È un giocatore imprescindibile per la squadra. Questo lo dovrebbero capire tutti: dalla società ai tifosi. Per quanto riguarda il futuro, non è semplice rimpiazzare un gioca-

tore così. E lui, essendo un giocatore titolare della Nazionale, può accasarsi dove vuole. Può far comodo alle big ma anche a squadre che stanno avviando un nuovo ciclo come la Roma. Insomma, ha ampia scelta. A maggior ragione alle condizioni che lo vedono in sca-denza di contratto a giugno».I suoi ricordi in viola: dall’arrivo nel genna-io del 2003, alla grande risalita dalla B alla A, fino alla fascia di capitano…«Sono stati due anni e mezzo fantastici, ricchi di soddisfazione e passione. Momenti indelebi-li dalla mia memoria. Ho creato legami umani con tutti: dai compagni all’allenatore (Mondo-nico ndr), dalla società ai magazzinieri, fino ai tifosi. Legami che non hanno mai subito un distacco reale. Gli anni passano, ma i rappor-ti sono rimasti con tutti. Il calcio, per fortuna, regala anche queste emozioni». La partita più bella fra quelle disputate in viola?«Tante, troppe, ma ne ricordo tre. La mia prima partita da capitano ad Avellino (14 aprile 2004, risultato finale 0-1, gol di Camorani). Poi la pri-ma grande sfida in serie A contro la Juventus (risultato finale 3-3). Ma sul gradino più alto del podio metterei la partita di ritorno dello spareg-gio per tornare in serie A contro il Perugia. Ri-cordo l’atmosfera incredibile che si respirava al Franchi. Quella partita aveva un significato par-ticolare dopo quello che era successo alla Fio-rentina, ovvero in seguito al fallimento. Era la rinascita. Il ritorno nel calcio che le competeva. Belle sensazioni. È stato un onore riportare, da capitano, la Fiorentina in A».Ci ricorda Mondonico in poche parole? Tra l’altro doppio ex della sfida di sabato.«Mondonico è un allenatore al quale sono par-ticolarmente legato. Ha inciso molto sulla mia carriera. Ha sempre creduto in me, mi ha dato la fascia di capitano, ci siamo aiutati a vicenda a risalire dalla B alla A, mi ha riconfermato in A e mi ha riconsegnato la fascia anche nella massima serie. Abbiamo condiviso molte espe-rienze insieme. Recentemente gli ho telefonato per non fargli mancare il mio affetto in un mo-mento particolarmente difficile per lui».Vuole mandare un messaggio, tramite il no-stro giornale, al Mondo? «Certo! Anche se ci siamo sentiti da poco, approfitto volentieri del Brivido Sportivo per mandargli il mio saluto affettuoso. Saluto il mister – con cui ho passioni in comune, come quelle per la Fiorentina e per l’Atalanta – e gli faccio il mio più sincero in bocca al lupo per tut-to. Sta dimostrando di essere un grande come sempre. Anzi, di essere addirittura più grande di quanto non lo sia stato in campo. È un lot-tatore e lo sta dimostrando. Spero di vederlo presto».Cosa pensa di Alessio Cerci? Lo considera un talento sul quale puntare o un giocatore del quale si può fare a meno? «Cerci per le qualità che mette in campo e per il modo con cui vede la porta lo considero un giocatore fondamentale per la Fiorentina».Da un numero 7 a ad un altro numero 7:

cos’ha imparato da Angelo Di Livio? Ricor-diamo che lei divenne capitano viola in se-guito all’infortunio di Di Livio.«Io e Angelo abbiamo avuto un bellissimo rap-porto. Rapporto di stima e simpatia che esiste ancora oggi e che mi permette di scherzare ancora con lui. Tant’è vero che di recente ho visto giocare suo figlio e gli detto: “E’ più forte di te”. Tante volte mi sono sentito come il suo figlioccio. Per me è stato un punto di riferimen-to importante all’interno dello spogliatoio e poi anche un grande avversario di match alla play station».Ah sì? E ci racconta qualche aneddoto?«In ritiro facevamo spesso le ore piccole a ci sfidavamo sempre. Io prendevo il Chelsea, lui il Manchester United. Stavamo ore ed ore a gio-care, a sfidarci, ma lui non riusciva mai a batter-mi (ride ancora oggi Ariatti a ricordare quei mo-menti ndr). E come si arrabbiava Angelo! Poi un altro aneddoto, questa volta serio: un gior-no mi regalò una sua maglia della Nazionale con una dedica speciale: “Sono sicuro che un giorno mi regalerai la tua”. Una testimonianza di stima nei miei confronti che ancora oggi mi riempie di orgoglio. Un campione come Di Livio che mi augurava di arrivare in azzurro, per me, significava molto. Mi dispiace solo di non aver mantenuto la sua previsione, anche se sono orgoglioso e soddisfatto della mia carriera che ritengo decisamente positiva e ricca di soddi-sfazioni».La piazza di Firenze desiderava Delio Rossi ed è arrivato. Ma c’era chi ha sognato Ze-man: ci spiega com’è il boemo? Come lo vedrebbe in una piazza come Firenze?«Anche se sono un giocatore del Pescara, a causa del mio grave infortunio non ho ancora avuto modo di allenarmi con la prima squadra. Sono fuori rosa e mi alleno con le giovanili quindi non ho avuto la possibilità di conoscere Zeman come persona. Il massimo che ci sia-mo detti è stato un semplice: “Ciao”. Però l’ho seguito come tecnico, lo ammiro sul campo mentre allena la prima squadra. Come allena-tore, voto 10. È un maestro di calcio con la M maiuscola. Sono tanti i giocatori che devono ringraziare Zeman perché è davvero un nume-ro uno. Firenze fa bene a sperare che un gior-no il boemo possa diventare l’allenatore della Fiorentina».Infine una domanda sui Della Valle: lei, dall’esterno e conoscendo comunque i fratelli Tod’s, pensa che stiano mollando la Fiorentina oppure che abbiano voglia di rilanciarla?«Perché dovrebbero mollare? I Della Valle sono persone che hanno costruito a Firenze qualcosa di importante. Hanno toccato l’apice nell’era Prandelli ma il fatto di aver scelto Delio Rossi oggi non può che far pensare positivo per il futuro. Con una città come Firenze alle spalle non si possono permettere di lasciare. Quello che sta vivendo la Fiorentina è semplicemente un momento di ricostruzione. Però l’amore dei Della Valle per la Fiorentina non verrà mai meno».

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MONDONICO: dubitavo dell’impegno dei Della Valle ma ora so che VOGLIONO RIPORTARE I VIOLA IN ALTO

E’ il ‘re’ delle promozioni dalla B alla A. Non c’è altro modo per definire Emiliano Mondonico, allenatore di

professione, tifoso viola ed ex tecnico della Fiorentina. Ha con-quistato per ben 5 volte la massima serie con 4 squadre diverse: Cremonese (‘83-’84), Atalanta (’87-’88, ‘94-‘95), Torino (‘98-‘99) e appunto Fiorentina (‘03-‘04). Sulla panchina viola Mondonico è rimasto seduto solo per 8 mesi durante i quali è riuscito a far tornare a sorridere i tifosi dopo tutto ciò che negli anni prece-denti era successo: fallimento, retrocessione in C2 e cambio di proprietà. Il ‘Mondo’, questo il suo soprannome, è stato capa-ce di dare in pochissimo tempo un’impronta importante a quel-la Fiorentina che lo aveva ingaggiato a metà campionato di Serie B. Succeduto a Cavasin il 15 febbraio 2004, ha saputo portare la squadra viola al sesto posto in classifica, l’ultimo valido per lo spareggio per il ritorno in A, e grazie al doppio match con il Peru-gia (vinto all’andata con un gol di Fantini e pareggiato al ritorno 1-1 ancora con una rete di Fantini) Mondonico ha regalato ai tifosi viola e quindi anche a se stesso, quella serie A tanto ago-gnata. E anche, di recente, la vittoria in una battaglia ancora più importante: quella contro la malattia. Benvenuto quindi Mondoni-co, eccolo ricordare in esclusiva al Brivido Sportivo le emozioni vissute con la Fiorentina non solo da allenatore ma anche come avversario di questa squadra che porta sempre nel cuore. Sabato si incontreranno al Franchi e Atalanta, due squa-dre che lei ha allenato e con la quali ha conquistato la A. Ci racconta cosa ha provato dopo lo spareggio-promozione con il Perugia? «Le emozioni dopo quello spareggio sono state quelle di un tifoso che vede la propria squadra tornare in A. Pos-so con sicurezza dire che il tifoso che è in me in quel momento ha avuto la meglio sull’allenatore. Non ero solo un tecnico sod-disfatto ma anche un supporter consapevole di quello che aveva conquistato la sua squadra». Cosa ricorda della particolare finale di Coppa Italia nella sta-gione 1995-96? Lei sulla panchina dell’Atalanta, contro la Fiorentina di Ranieri. A Firenze una partita combattutissima, sotto il diluvio. Il palo di Morfeo, uno 0-0 infinito e poi il gol di Batistuta: i suoi ricordi… «Per novanta minuti la Fiorentina era diventata la squadra da battere, in questi casi la professionalità ha la meglio su tutto. In quel match tentammo veramente di tutto per vincere quel trofeo, la Fiorentina però si dimostrò più brava di noi e vinse meritatamente. E’ chiaro che, dentro di me, alla fine del match fui più felice di aver perso contro i viola che contro un’altra squadra». Quale furono le vere motivazioni del suo allontanamen-to dalla Fiorentina? «Penso che la causa principale furono la mancanza e la non presenza della proprietà in quel momento a Firenze. C’erano molte perplessità nei miei riguardi e anche io ne avevo nei riguardi di chi mi aveva riconfermato. Purtroppo percepivo qualcosa che non mi piaceva, cioè la poca fiducia nei miei confronti nella capacità di guidare la Fiorentina nella massi-ma serie. E’ chiaro che quando succedono queste cose si arriva inevitabilmente allo scontro e alla polemica, proprio per questo motivo e perché tenevo alla Fiorentina ho voluto evitare che tutto finisse malamente. Così ho preferito parlare chiaro e dire che se non andavo bene li ringraziavo per la meravigliosa occasione che mi avevano dato, ma in quella maniera era impossibile an-dare avanti. Ultimamente, quando sono stato ospite della società

viola, con la proprietà abbiamo ricordato i bei momenti e ci siamo ritrovati d’accordo sul fatto che allora la mancanza di qualcuno di loro aveva fatto sì che le cose fossero andate in una certa di-rezione». Tornando alla partita Fiorentina-Atalanta: vedremo in cam-po i due ‘Tanque’, Denis da una parte, Silva dall’altra. Ci dà un giudizio su entrambi? «Il campionato di Silva sinceramente mi sembra quello di Denis dello scorso anno, cioè pieno di tanti punti di domanda. Questo ragazzo non riesce ad esprimere le sue qualità e le sue caratteristiche perciò mi auguro che il suo futuro sia quello dell’attuale Denis. Speriamo che riesca a trovare la serenità giusta per esprimere al massimo le sue doti e riuscire ad essere determinante per la Fiorentina». Parlando di attaccanti, c’è invece Gilardino che non riesce ad andare a segno dall’11 settembre: come mai secondo lei? «Purtroppo credo che Gilardino non sia ancora al top dal punto di vista fisico e non si sia ancora ripreso al 100% dall’infortunio rimediato ad inizio stagione. Alberto fa della fisicità la sua pre-rogativa: però, se devo essere sincero, nelle ultime partite l’ho visto nettamente migliorato rispetto al recente passato. Mi augu-ro che sia solo questione di giorni per ritrovare il Gilardino che tutti conosciamo e al quale la Fiorentina si è affidata anche per il prossimo futuro». Riguardo alla società pensa che i Della Valle siano sempre poco presenti? «Sinceramente, da quanto ho potuto capire quando sono stato loro ospite, hanno molta voglia di portare la Fiorentina ad un certo livello pur rendendosi conto che in questo momento ci sono delle difficoltà. In Andrea Della Valle non ho visto un presidente rassegnato o poco legato all’ambiente, ho vi-sto invece una persona che ha voglia di riportare la sua squadra dove noi tutti speriamo. Questo è un fatto positivo perché anch’io mi portavo dietro questo dubbio sul reale impegno della proprie-tà verso la Fiorentina. Vivendo però quella giornata con Andrea posso dire che l’impegno è massimo sotto tutti i punti di vista». Pensa che i viola, nonostante tutto, possano ancora puntare ad un posto in Europa? «È ovvio che devono puntarci. La Fio-rentina ormai dovrebbe essere abituata a pensare in grande, mi ricordo che qualche anno fa addirittura si parlava di scudetto dopo essersi qualificata in Europa, quindi… Per i viola l’Europa deve essere il traguardo minimo da raggiungere, ma anche e soprattutto la Coppa Italia deve diventare un obiettivo primario, bisogna puntare a vincere qualcosa perché è vero che l’impor-tante è partecipare, ma quando sei uno dei partecipanti l’impor-tante è vincere». Parliamo di mercato: Montolivo lascerà la Fiorentina per una tra Milan, Inter e Juve: dove sceglierà di andare secondo lei? «Penso che Riccardo possa lasciare la Fiorentina anche a gen-naio. In questo momento è uno dei migliori centrocampisti italiani e farebbe comodo a tutte le squadre che stanno lottando per le prime posizioni, ma farebbe ancora molto comodo pure ai viola se rimanesse. Se deve andare via, giusto che vada. La Fiorenti-na deve cercare il giusto sostituito anche se sarà difficile trovare un altro come Riccardo che è stato per molti anni il perno della squadra viola. Chi lo rimpiazzerà dovrà avere ottime qualità, ma soprattutto dovrà riuscire ad integrarsi nel migliore dei modi e il più velocemente possibile nel teorema Fiorentina». La maggioranza dei tifosi non ha mai legato con Mihajlovic e molti di loro stanno mostrando un certo malcontento verso Corvino per le ultime scelte di mercato. «La proprietà è net-tamente contraria al fatto che Corvino se ne vada, ci sono tutte le prerogative perché rimanga e renda la Fiorentina sempre più competitiva in futuro. Penso che più che i tifosi, siano i risulta-ti che condannano gli addetti ai lavori, l’allenatore o chi per lui. Ecco perché, se i risultati sono buoni, chi sta lavorando al proget-to Fiorentina merita di essere riconfermato. In caso contrario, no. Per Mihajlovic non è stato possibile, io lo considero un allenato-

re capace di sostenere anche situazioni difficili come quelle veri-ficatesi a Firenze ma è stato sfortunato. Mi auguro che in futuro sia Delio Rossi che Corvino possano, attraverso i risultati, avere grande unanimità intorno alle loro riconferme». A proposito di mercato e di Atalanta, la Fiorentina ha pe-scato spesso nel mare bergamasco alla ricerca di giovani talenti poi diventati giocatori importanti. Alcuni hanno reso, altri meno. Potremmo fare tanti nomi: Morfeo, Pazzini, Mon-tolivo… Lei che conosce bene l’ambiente, ci spiega il lavoro del settore giovanile dell’Atalanta? «Morfeo, Pazzini e Monto-livo sono il prodotto di un certo tipo di lavoro fatto nel passato dal settore giovanile dell’Atalanta. Proprio quest’ultimo club aveva una grande possibilità di ricerca, una grande possibilità di ac-quisire i talenti migliori e una grande possibilità di investire nel settore giovanile mentre altre società per tanti motivi non l’aveva-no. Purtroppo in molti club manca questa prerogativa di ‘allevare’ al meglio i ragazzi affinché possano diventare validi rimpiazzi di chi se ne va dalla prima squadra. Questo tipo di lavoro l’Atalanta continua a farlo e anche altre società come l’Inter, per esempio, hanno iniziato. Quello che prima era un po’ il marchio di fabbrica dell’Atalanta, adesso è diventato invece un luogo comune per tutti, perciò la concorrenza sui talenti è abbastanza evidente, anche se l’Atalanta ha ancora la sua priorità soprattutto nel ter-ritorio. Morfeo è stato il talento più puro che ha sfornato questo settore giovanile anche se il suo modo di essere, la sua suscet-tibilità, la sua ambizione, la sua presunzione in senso calcistico gli hanno un po’ tolto le platee più grandi perché un conto è es-sere la stella dell’Atalanta, un conto è essere quella del Milan o della stessa Fiorentina. Ci sono squadre in cui puoi essere la primadonna e quindi sentirti a tuo agio, mentre ci sono club nei quali sei uno dei tanti. Pazzini era un attaccante che giocava a servizio della squadra. Nei 90’ in cui giocava faceva la sua pale-stra di vita in funzione dei compagni, adesso è diventato molto più egoista in zona gol e in questo è molto cambiato visto che prima giocava per far segnare gli altri. Montolivo è sempre stato una specie di principino in campo: sicuro delle sue qualità e delle sue caratteristiche, voleva fin da subito diventare il più bravo di tutti. Quando si vinceva il merito era suo, quando si perdeva il demerito era della sfortuna. Avere questa grande autostima per un giocatore il più delle volte è positivo perché niente e nessuno lo disturberanno nel corso della sua carriera. L’Atalanta era brava a costruire l’uomo, oltre che il giocatore. Vi racconto un aneddo-to: Morfeo non si impegnava molto a scuola e quindi la società decise di mandarlo a casa per un periodo. Al ragazzo fu detto che se non si fosse impegnato di più negli studi, calcisticamente non l’avrebbero più preso in considerazione e questo penso sia un in-segnamento importante». La Fiorentina ha un grande talento come Jovetic sul quale punta molto. Pensa che se arrivasse un’offerta importan-te, magari da un club inglese, i viola potrebbero cederlo? «Nessuno può permettersi di rifiutare un certo tipo di offerta, per-ciò non parlerei di offerta importante ma stratosferica trattandosi di Jovetic. Esistono cifre per cui non sono stati ritenuti incedibili i vari Eto’o, Balotelli, Zidane. Se in giro per il mondo c’è qualcu-no disposto a spendere l’impossibile per avere un giocatore è chiaro che bisogna adeguarsi». Un’ultima domanda: che partita prevede sabato? «L’Atalanta sta facendo molto bene, i risultati le stanno sorridendo. La sua applicazione in campo è massima sotto tutti i punti di vista. Il se-greto di questa squadra, partita con 6 punti di penalizzazione, è aver affrontato questo campionato con lo spirito da ultima gara, cioè affrontando ogni match come fosse l’ultimo. E’ chiaro che anche la Fiorentina dovrà assumere questo atteggiamento perché abbiamo visto che giocando con altre prerogative ha ot-tenuto risultati altalenanti. Penso che vedremo i viola al meglio quando tutti andranno in campo con questo spirito».

L’Esclusivadi Cristina Mattioli

Parla il doppio ex: Morfeo il talento più puro, Pazzini da altruista a egoista del gol, Montolivo il principino

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Il suo lavoro è scoprire giovani talenti, lo fa ormai da tantissimi anni: è Antonio Bon-giorni, osservatore dell’Atalanta e direttore sportivo del Margine Coperta, una delle più attrezzate realtà del calcio giovanile e società satellite degli orobici in Toscana. Sotto i suoi occhi sono nate stelle come Giampaolo Paz-zini e Riccardo Montolivo. L’Atalanta, realtà di questo campionato, si nutre delle scoperte del talent-scout toscano. E oggi può mandare in campo un giovane trequartista, Giacomo Bo-naventura, ultimo gioiello di casa bergamasca

arrivato anch’egli dopo essere stato notato dall’occhio vigile di Bongiorni. Al Franchi sa-bato la Fiorentina affronterà la squadra rive-lazione di Colantuono. Il ds della polisportiva Margine Coperta dice la sua su questa sfida e fa il punto sull’attuale situazione del calcio italiano dove ai giovani viene spesso negata la possibilità di avere spazio. Da molti anni lei è direttore sportivo del Margine Coperta, la sua specialità è scopri-re giovani talenti. «E’ il mio lavoro. Grazie all’esperienza accu-mulata nel tempo sono riuscito a scovare tante promesse che poi si sono affermate a livello nazionale e internazionale».Ha già individuato i nuovi Pazzini e Monto-livo? «Parlare dei campioni è sempre difficile. Par-tiamo dai bambini, per costruire un giocatore ci vuole del tempo. In Italia abbiamo molta fretta per esaltare e poi affondare i giovani».La società viola negli ultimi anni non ha disdegnato di fare mercato in casa dell’A-talanta. «Ci sono buoni rapporti, sia Giampaolo sia Ric-cardo sono stati due colpi riusciti».Anche la Fiorentina in questi anni ha riser-

vato molte risorse al settore giovanile…«Ha giovani interessanti come Camporese e in questi ultimi anni il settore giovanile viola sta facendo bene. Bisogna ca-

pire quali sono gli obiettivi reali della società. E’ difficile vedere nel nostro campionato una squadra con sei, sette giovani».Quali tra le promesse viola l’hanno colpi-ta maggiormente? «Carraro ha molto talento anche se ha bisogno di crescere. Poi non dimentichiamoci della for-tuna che è una componente importante nella formazione di un calciatore».Montolivo con la Roma è stato tra i migliori in campo. A Milano si è sentita eccome la sua assenza. Riesce a immaginare la Fio-rentina senza questo giocatore? «Le storie nascono e finiscono. I giocatori sono profes-sionisti e hanno il diritto di ambire a qualcosa d’importante».A chi attribuisce maggiori responsabilità sulla vicenda? Non parlerei di responsabilità. La società ha fatto il possibile. Montolivo vuole tuffarsi in una nuova esperienza».Nell’attuale rosa della Fiorentina non c’è un sostituto di Montolivo. La squadra viola do-vrà correre ai ripari. «La Fiorentina ha bisogno di un centrocampi-sta di qualità, che detti i tempi. In generale dico che la squadra se ritrova il miglior Gilardino e riesce a fare maturare Ljajic può tornare com-petitiva».Bonaventura è uno dei tanti talenti sboc-ciati nella sua scuderia. Può essere l’erede del centrocampista di Caravaggio? «Ha grandi qualità ma non è l’erede di Mon-tolivo. È più offensivo di Riccardo. I due non ricoprono lo stesso ruolo. Bonaventura può giocare al meglio come seconda punta o da trequartista».Sabato al Franchi arriverà l’Atalanta rive-lazione di Colantuono. Che partita sarà? «L’Atalanta sta vivendo un’annata importante, ha gettato vie le paure e affronta ogni partita cercando la vittoria. Sarà una bella gara».Babacar ha avuto poco spazio in pri-ma squadra. Come se lo spiega?«Se la Fiorentina crede nei giovani, Babacar deve avere il suo spazio».Il Barcellona da anni sta dimostrando la

sua supremazia grazie anche al suo vivaio. E’ questa la chiave del successo? «Bisogna prendere esempio da questa società. Ho avuto l’occasione di osservare da vicino il suo lavoro. Ci sono degli allenatori che curano molto l’aspetto tecnico del bambino. Il risul-tato non è l’obiettivo principale, anzi passa in secondo piano».A fine campionato si aprirà il grande palco-scenico dell’Europeo. Crede che la Nazio-nale italiana abbia risentito della numerosa invasione degli stranieri a scapito di nuove promesse di casa nostra? «Noi in Italia quando siamo in difficoltà diamo sempre il meglio. Prandelli è un tecnico che ha dato molto spazio ai giovani. Ripeto, bisogna cambiare mentalità, le società devono credere di più nei settori giovanili».

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Il rapporto tra Alessio Cerci e la Fiorentina sembra essere giunto al capolinea. Le continue bravate dell’esterno romano non sono state digerite dalla società. Ma anche i compagni di squadra talvolta dimostrano (seppur forse inconsciamen-

te) una certa insofferenza. Sarebbero rimasti in pochi a difen-derlo a spada tratta nello spogliatoio, tanto che non è difficile vedere Cerci palleggiare da solo mentre i compagni stanno svolgendo un torello di riscaldamento prima dell’allenamen-to. E’ successo, giusto per fare un esempio, prima del match che la Fiorentina ha disputato contro il Montelupo all’indomani dell’ennesimo caso che ha coinvolto l’ex giallorosso. Un’im-magine significativa, che fotografa la travagliata avventura fio-rentina di Cerci. Il cui futuro, anche a breve, potrebbe essere ormai lontano da Firenze anche per portare un bel gruzzolo di euro nelle casse viola (l’alternativa è sempre rappresentata da Vargas).

PROBLEMA TECNICO-TATTICO. Comportamenti sopra le ri-ghe a parte (che avranno comunque un peso importante quan-do Corvino prenderà una decisione definitiva su Cerci), quello che sembra tagliare fuori il giocatore dal progetto viola è il credo tattico di Delio Rossi. Il nuovo tecnico della Fiorentina non usa la classica ala offensiva in nessuno dei suoi schemi, tanto che all’inizio dell’esperienza in viola ha accarezzato l’i-dea di trasformare l’ex romanista in seconda punta (ruolo che in carriera Cerci ha già ricoperto). Il progetto iniziale era quella di farlo diventare una sorta di vice Jovetic, ma queste poche settimane di lavoro sembrano essere bastate per mettere da parte l’idea, soprattutto perché il giocatore non sembra per niente convinto del cambio di ruolo. E’ proprio per questo mo-tivo che Rossi potrebbe porre il veto sulla cessione di Vargas e avallare quella dell’esterno di Valmontone. In queste ultime settimane il peruviano sta dimostrando una certa disponibilità, voglia di rimettersi in forma e impegno durante gli allenamenti. Un Vargas in condizioni ottimali sulla linea mediana del campo potrebbe rivelarsi devastante per le difese avversarie, mentre il Cerci malinconico (e infortunato) di questo periodo non rega-la quelle garanzie di cui ha bisogno l’allenatore.

DUE SOLUZIONI POSSIBILI. La domanda a questo punto è: a chi potrebbe essere venduto Cerci? In questo momento due

parrebbero le candidate: la Juventus e il Man-chester City. Andiamo con ordine. Nel Brivido Sportivo del 27 ottobre abbiamo raccontato dell’am-mirazione calcistica di Antonio Conte per il giocatore della Fio-rentina. Le cose non sono cambiate anche perché il progetto tattico della Juventus va avanti a gonfie vele e gli esterni of-fensivi continuano a rivestire un ruolo fondamentale. Cerci non avrà l’abnegazione tattica di Pepe ma in una rosa in cui figu-rano i nomi di Estigarribia, Krasic, Giaccherini ed Elia potreb-be lo stesso ben figurare. La convinzione si rafforza ancora di più se teniamo in considerazione alcune possibili partenze da Torino (Krasic ed Elia su tutti) tra gennaio e giugno. Marotta dovrà fare i conti con Corvino ma la sensazione è che la strada sia più spianata rispetto ad un mese e mezzo fa quando Cerci era una pedina fondamentale dello scacchiere tattico di Sinisa Mihajlovic. Oltre ai bianconeri c’è sempre anche il Manche-ster City. Roberto Mancini e i suoi collaboratori hanno sempre speso parole d’elogio nei confronti di Cerci, nel mirino dello sceicco Mansour già prima che Corvino bruciasse la concor-renza per portarlo a Firenze. La scorsa estate i Citizens sem-bravano ad un passo dall’acquisire le prestazioni sportive del giocatore, ma alla fine Corvino fece saltare il banco e non si accontentò di un’offerta pari a 7 milioni di euro (che comunque avrebbe garantito una notevole plusvalenza). Nel Manchester City, oltretutto, figura un giocatore che il ds viola e Rossi acco-glierebbero a braccia aperte a Firenze: Aleksander Kolarov (martedì scorso era in città e ha cenato con Jovetic, Ljajic e Gulan) è uno dei tanti sogni nel cassetto di Corvino. Proba-bilmente è destinato a rimanere tale per l’altissimo ingaggio che percepisce l’ex giocatore della Lazio, ma il caso vuole che Kolarov e Cerci abbiano entrambi come procuratore Sergio Berti (in rapporti quasi fraterni con Corvino). Ipotizzare uno scambio non è pura follia (Mancini utilizza il terzino serbo con il contagocce) anche se il tutto assumerebbe contorni più rea-listici nel caso in cui Kolarov decidesse di decurtarsi lo stipen-dio per raggiungere a Firenze i suoi connazionali e il tecnico che lo ha portato alla ribalta nel grande calcio.

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La vox populi secondo il tifoso Leonardo Vonci

E adesso cosa facciamo? Che cosa desidera di più la tifoseria viola a questo punto del cam-pionato? Difficile assolvere al ruolo di ‘vox po-puli’ in una realtà di opinioni sempre frastaglia-ta come quella fiorentina. Ma Leonardo Vonci (tifoso storico nonché conduttore della trasmis-sione “Viola nel cuore” su Radio Blu) può es-sere un “termometro” significativo della città. Dunque dieci domande secche per lui, a cui risponderà con una valutazione da uno a dieci. Europa League, quanto ci crede ancora la tifoseria? «5». E quanto la considera importante? «9». Quanto è importante un allenatore come De-lio Rossi? «10». L’allenatore viola ha già vinto, ai tempi del-la Lazio, una Coppa Italia. Quanto la deside-rano e quanto ci credono, i tifosi fiorentini? «9 per quanto riguarda il desiderio, 5 per la se-conda parte della domanda visto che nel ta-bellone della competizione aspettano la Roma ed eventualmente la Juventus, entrambe fuori casa».

E la Cittadella Viola, invece, quanto è desi-derata? «10 dal mio punto di vista, 6 in base ai commenti che sento dai tifosi. C’è chi la inter-preta come una sorta di ricatto, niente Cittadella niente squadra». Al di là della Cittadella, quanto piacerebbe ai tifosi un ritorno di Diego Della Valle in prima linea? «10. In particolare c’è voglia di una società snella, come ai tempi di Prandelli quando a comandare erano in quattro, cioè i due proprietari, il direttore sportivo e l’allena-tore. Noi tifosi non capiamo, ad esempio, una figura intermedia come quella di Cognigni. Gli amministratori dovrebbero fare gli amministra-tori, il presidente dovrebbe essere quello che mette i soldi e la gestione operativa dovrebbe essere affidata a uomini di calcio. A questo pro-posito, ho molta fiducia nel nuovo collaborato-re scelto da Corvino, Eduardo Macia, peraltro stimato nell’ambiente. Moreno Roggi (agente di mercato ed ex-viola) mi ha raccontato di averlo conosciuto diversi anni fa in occasione del trasferimento di Corradi al Valencia. Allora

Macia lavorava appunto per il club spagnolo e segnalò a Moreno un certo Giandomenico Mesto, l’attuale terzino destro del Genoa che a quei tempi militava nella Reggina e che ora è assistito proprio da Roggi. L’aneddoto dimostra la capacità dell’osservatore di scandagliare il globo alla ricerca di giovani promesse». Quanta voglia c’è di veder valorizzati i giova-ni? «10. E’ stato emozionante vedere Ashong, Nastasic e Salifu in campo nelle ultime setti-mane. I giovani che salgono in prima squadra generano pas-sione e soddisfazione». Quanto è importante prolun-gare il contratto di Montoli-vo? «E’ una prospettiva che ritengo impossibile, quindi non c’è risposta. Montolivo è assi-stito da Branchini-Pallavicino e la sensazione diffusa è che la società non voglia più con-cludere affari con loro». A proposito di prima squa-dra, quanto è urgente una rifondazione? «9. Con tut-to il rispetto, alcuni giocatori stanno dimostrando di non essere da Fiorentina. Ljajic si muove sulle punte dei pie-di ma il calcio non è danza. Munari, il Tanque e De Silve-stri sono bravi ragazzi ma… beh, anch’io sono un bravo ra-gazzo, però non posso giocare nella Fiorentina». Gli acquisti appena elenca-ti, insieme alla cessione di D’Agostino, non sembrano affari da incorniciare. Anzi, chiamiamoli pure errori. Alla luce di essi quanto è auspi-cabile il rinnovo contrattua-le di Corvino? «9 secondo il mio parere, 6 secondo quello dei tifosi che appaiono divisi sull’argomento. Corvino ha commesso degli errori, non c’è dubbio, e la rinuncia a D’A-gostino resta incomprensibile. In generale, però, ritengo che

sbagliare sia inevitabile per chi opera sul mer-cato, soprattutto se ha vincoli economici. Nelle prossime sessioni sarebbe preferibile puntare sulla qualità e non sulla quantità dei nuovi arrivi. Insomma, pochi ma buoni». Cara Fiorentina, questa è la voce del popolo viola che aspetta di risentire la tua. Non quel-la balbettante e flebile dell’ultimo biennio, ma quella nitida e risoluta di quando… a comanda-re erano in quattro.

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Il pungiglione vola in Europa questa volta perché non si può non pungere chi ha deciso di archiviare la classifica del girone di Champions del Real Madrid. La storia cre-

do la sappiate tutti. Alla vigilia dell’ultimo turno il Real è primo, la Dinamo Zagabria ultima e per loro il girone è chiuso,

nel bene o nel male. Però è ancora teoricamente aperto per l’Ajax che ha 8 punti e per il Lione che ne ha 5. L’Ajax riceve il Real ed il Lione fa visita alla Dinamo. C’è una differenza di sei reti a favore dell’Ajax che, quindi, per rischiare la qualificazione deve non perdere e al contempo il suo avversario, appunto il Lione, non deve vincere con

uno score di ben 6 reti a favore. Ebbene, l’Ajax perde 0-3 con il Real (ultimo gol al 92’) ma è il Lione che, dopo aver chiuso in parità il primo tempo 1-1, si scatena nella ripresa per un 1-7 finale che non può non far drizzare le orecchie. Foto che mostrano occhietti tra giocatori,

gol a ripetizione negli ultimi minuti, un allenatore licenziato in tronco. Magari è tutto regolare, ma come si fa a dire, da parte dei supremi organi europei, che non c’è bisogno nemmeno di un’indagine chiarificatrice perché non si sono registrati flussi anomali di scommesse sulla gara? Cosa c’entrano le scommesse? Perché le gare si possono taroccare solo per scommet-terci su? Quanto vale, in termini di soldi, un passaggio agli ottavi? Lo sanno quelli dell’UEFA? Lo sa Platini? Ma è francese? Oh, guarda, come il Lione! E allora puncicata, profonda e senza rimorsi, tanto se la meritava da tempo. Poi di passaggio ne diamo una anche all’Ajax perché, anche se vessato da un arbitro sospetto (altro punto interrogativo), in casa 3-0 ha perso la stessa squadra olandese, il che alla fine non ci fa piangere troppo nemmeno sulla sua sorte.

Il Pungiglione Quel 7-1 del Lione e i natali francesi del presidente dell’Uefa

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O che ti pare che ce ne fosse due carde di seguito! Sieee, e ci s’era appena ringal-luzziti un cincinino pe’ 3 go’ a’ giallozzozzi che si piglia subito la scoppola che la ci riporta ‘n terra a San Siro. San Siro? Santi e siamo ma noi, artro che Siro, che ci riesce a risuscita’ tutti e’ morti (fori che i’nostro Lazzaro, quello e riman morto e mor-to bene). La banda di Ranieri e gli era ‘n coma e la perdea peggio che un copertone ‘mporrato, ‘n Italia e co’ postelegrafonici di fori porta, ma e s’arria noi e si rinviviscano. E ci si fruga ‘n tasca, come se un ci facessero di già fruga’ anche troppo di questi tempi e si fa la colletta pe’ fa’ mangia’ i panettone a i’ sor Craudio. Speriamo che ci ringrazi armeno, come i’Pazzo, resuscitao anche lui. Oh! E n’aveva marcati uno solo fin qui e ribonza, i’se-condo e l’ha fatto a noi. Lui armeno e ci ha ringraziao, perché alla fine e un n’ha voluo fare i’ terzo e l’ha scaricato addosso a Borucce. A proposito i’polacco e sembra sia stao contagiato anche lui e, fori dalle mura, e comincia a facci veni’ sempre di più la voglia di Neto. A Palermo come a Milano, identiho risurtao e lui tanto ‘nnocente e un n’è miha! Su’ i’ sehondo go’ gli è rimasto ‘mbullettaho ‘n porta che nemmen Frey quando gli avea e ginocchi ‘n mano!I’ probrema però gli è un artro. E gli è che senza Nasello e Caravaggio e siam poha roba, e s’ha voglia di pigliassela con gli allenatori che e faranno anche loro le su’ corbellerie, ma pe’ miraholi e bisogna rivolgisi più ‘n

su. Oddio oggi anche Delio e un n’è che m’abbia riem-pio gli occhi. O che si fa fi-nia co’ i sosia di Don Bachi e i’ non risorto! Se e ti man-ca Caravaggio o perché un tu metti qui’ ragazzino, i’Romizi, che gli è l’uniho che sa fa’ gira’ i’ pallone? E sulla fascia o possibile che Romulo e un tu lo pro-vi mai? Rom-izi e Rom-ulo, ma’ cahati, ma che l’ha co’ e’ Romme iDDelio? E un mi voglio arrabbia’ piue. Ora vediamo se co’ nerazzurri taroccai ‘n casa e ci riesce di fa’ tre punti. Delio ripen-saci se e rimanca Caravag-gio e prega che Nasello e rigiochi alla sverta se no gli è la femmina di’ porco! A i’nonno e gni tocca a rim-briacassi pe’ dimenticare, tanto ormai e c’è abituao, però prima di casca’ nell’o-brio e lancia sempre e co-munque i’ solito bercio: Forza Violaaaaaaaa!

I’ problema? Senza Nasello e Caravaggio E SIAN POHA ROBA

I’ nonno Piladedal nostro

inviato in cantina

L’infortunio di Mattia Cassani, terzino destro della Fiorentina acquistato questa estate, ha po-

sto un nuovo problema a Delio Rossi. Il sostituto na-turale, Lorenzo De Silvestri, è stato spesso utilizzato in que-ste ultime partite di campionato. Tuttavia Delio Rossi in caso di necessità potrà attingere anche dalla Primavera: Luca Bittante è il terzino destro della squadra di Leonardo Semplici. E si tratta di un giocatore che per ruolo e caratteristiche tecniche assomi-glia molto allo stesso Cassani. FORMAZIONE CALCISTICA. Luca, nato a Bassano del Grappa il 14 agosto 1993, è stato acquistato dalla Fiorentina nel gennaio del 2010 dalla Bassano Virtus, destinato a rinforzare la squadra Allievi in piena lotta scudetto. Ma il giovane talento è stato ag-gregato alla Primavera a causa dell’infortunio del terzino sinistro Bettoni. Renato Buso l’anno scorso lo ha utilizzato sulla fascia sinistra pur essendo un destro naturale, visto che la sua posi-zione era già occupata da Cristiano Piccini. Ha necessitato di qualche partita di ambientamento nel ruolo, ma avendo un fisi-co longilineo (1,84 d’altezza) Bittante si è conquistato la fiducia del tecnico e dei compagni, costruendosi una buona personali-

tà. Tant’è vero che nello scorso campionato ha collezionato 17 presenze e la convocazione in Nazionale Under 18. Nella finale di Coppa Italia di categoria contro la Roma è stato assoluto pro-tagonista. TERZINO OFFENSIVO. All’inizio di questo campionato Primave-ra, Bittante è tornato a ricoprire il ruolo di terzino destro in cui può esprime al meglio le sue caratteristiche sia tecniche, che fisiche. Essendo dotato di un buon dribbling e una buona corsa, è un gio-catore che tende molto a sganciarsi dalla linea difensiva, cercan-do la profondità e il cross per gli attaccanti. Per fare questo di cer-to è agevolato dalla presenza di due centrali come Camporese e Rozzio. In fase difensiva soffre gli avversari veloci essendo alto e un po’ legnoso, ma commette pochissimi falli. Molto corretto e ordinato, a Luca per fare il salto di qualità mancano qualche chilo di muscoli (pesa 68 kg) e più attenzione in fase difensiva.C’E’ DA LAVORARE. Se i suoi idoli sono Maicon e Dani Alves, noi auguriamo a Luca di potersi avvicinare quanto più possibile a loro, lavorando tutti i giorni con pazienza e dedizione. E’ ancora molto giovane per essere aggregato in prima squadra. Ma la stoffa c’è e si è vista in queste prime 12 partite di campionato nelle qua-

li è stato sempre schierato dal tecnico Semplici come titolare. Certamente Rossi lo seguirà e terrà in seria considerazione in queste ultime partite prima della pausa natalizia visto che Cassani dovrà restare fermo per altri dieci giorni almeno. Il giovane talento vicentino era tra i sette giovani convocati al primo allenamento guidato dal nuovo allenatore gigliato. Nel frattempo la Fiorentina Prima-vera ha bisogno dei suoi assist in questa fase delicata del campionato: dopo il pareggio in casa con il Novara, i baby viola sono stati superati in testa alla classifi-ca dalla Juventus. Senza dimenticare gli impegni infrasettimanali di Coppa Italia: la vittoria per 3-1 contro il Varese fa ben sperare riguardo alla possibilità che i campioni viola in carica possano passare i quarti.

LUCA BITTANTE, IL TERZINO CHE GUARDA AL FUTURO (VIOLA)

Mattinata Fiorentinadi Chiara Baglioni

E sotto l’albero di Natale ARRIVA IN DONO LA NAZIONALE

Quasi in silenzio sono passati 100 anni dal giorno in cui la Nazionale di calcio scese in campo nel lontano 1910. 100 anni compiuti che vogliamo festeggiare con un piccolo accenno per illustrare ai lettori del Brivido Sporti-vo un’opera editoriale che sarà presentata al Centro Tecnico di Coverciano dalla casa editrice Pa.MELA, con il patrocinio della Federazione Italiana Giuoco Calcio, dove si racconta la sua storia attraverso i tre autori Pier Luigi Brunori, Paolo Melani, e Italo Cucci. 100 anni nel novero dei centocin-quant’anni dell’unità d’Italia, 100 anni di prestigiosa appartenenza compiu-ti da uno dei più collanti motivi nazionalistici che una Nazione possa mai compiere, il giuoco del calcio. Sotto silenzio forse dovuto a quei venti anni di fascismo che la Nazionale ha trascorso conquistando ben due Campionati Mondiali 1934-1938/, una Olimpiade1936, due coppe internazionali. Un’on-ta per l’attuale presidente della Repubblica che disconosce la storia, anche se si tratta di calcio e non di politica. La storia è storia, ci piaccia o no. Una

storia che da protagonista contribuì e non poco a quella unità consolidata. Tre volumi

ricchissimi di documentazione fotografica (1350 foto, incluse quelle dell’archivio di Vittorio Pozzo, allora CT della squadra azzurra), e di tutte quelle gesta compiute dai nostri valorosi Az-zurri. L’attuale presidente della Federazione ne scrive la prefa-zione affermando che quest’ope-ra non può mancare nelle libre-rie degli appassionati di calcio, in quanto opera realizzata con acume e competenza editoriale, realizzata appunto in occasione delle festività natalizie dove la sua originalità si adatta ad un re-galo di assoluta originalità. Paolo Melani

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Page 13: brivido sportivo del 13 dicembre 2011

Dicembre, per il calendario agonistico della Federazione Ginnastica d’Italia, è tempo di finali nazionali, ed infatti gli allievi della sezione maschile del Centro Ginnastica Firenze hanno trascorso gli ultimi due weekend in Lombardia a disputare i campionati italiani di settore.

E’ toccato prima a Riccardo Chiti e Jacopo Gaito scendere in campo gara, per l’ultimo atto del Torneo Allievi under 15, disputatosi lo scorso 3-4 dicembre a Mortara (PV), dove in una competizione con cinquanta partecipanti i ginnasti fiorentini – di prima fascia – hanno

ottenuto un buon piazzamento di circa metà classifica.Si è svolta invece pochi giorni fa la finale nazionale del campionato di Categoria Allievi, andata in scena a Carate Brianza (MB) sabato 10 e domenica 11 dicembre. In prima fascia (in gara il sabato) a vestire i colori

della società gigliata c’era Niccolò Vannucchi, che conquista il diciassettesimo posto, alla prima esperienza in campo nazionale in una competizione di alto livello come il campionato di Categoria, la maggiore a livello individuale per questa fascia d’età. Ventiquattresima posizione, invece, ottenuta nella giornata di domenica da Nicola Poeta, in seconda fascia, dopo una buona gara, che ha però dovuto registrare due sfortunate cadute alla cavallina e al corpo libero.Prima delle vacanze natalizie, c’è ancora un impegno di respiro nazionale ad attendere i ginnasti e le ginnaste del CGF: la finalissima del campionato di Specialità, in programma il prossimo weekend a Rosignano Solvay (LI), pur organizzata dalla società pratese Etruria. In bocca al lupo!

Campionati italiani in Lombardia per gli under 15 e gli allievi di Categoria

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Page 14: brivido sportivo del 13 dicembre 2011

C7 Girone A - Classifica rivoluzionata dopo la delibera del Comitato Organizzatore che in data 5 di-

cembre 2011 ha assegnato due sconfitte a tavolino all’AC Bandino Papaya Viaggi a seguito dell’accertamento della partecipazione alle due gare in predicato di un giocatore che risultava sotto squalifica. L’AC Bandino Papaya Viaggi aveva vinto tutte e cinque le gare fin qui disputate, ma si trova adesso, in virtù di questa decisione, al quarto po-sto della classifica con 9 punti all’attivo. Di conseguenza balzano al comando del girone tre formazioni con 12 pun-ti: Futbol Club Nuoto Extremo, Stempiaz FC C7 e Meeting Place. I vincitori dello scorso campionato (Meeting Place) hanno subìto l’unica sconfitta nello scontro diretto con lo Stempiaz FC C7 (nella scorsa stagione il Meeting Place vinse il campionato con due soli punti di vantaggio proprio sullo Stempiaz FC C7). Questi ultimi invece hanno il pro-prio punto di forza in una difesa ermetica che ha incassato appena 3 reti, due delle quali proprio nello scontro diretto con il Meeting Place. Ma ancora meglio è riuscito a fare il Futbol Club Nuoto Extremo (vice campione provinciale nella stagione 2009-2010), il cui portiere è stato superato solamente in due occasioni, entrambe nell’unica sconfit-ta patita per mano dell’AC Bandino Papaya Viaggi. A tre punti dal terzetto di testa troviamo un altro trio di squadre: l’AC Bandino Papaya Viaggi e le due compagini che, con-tro di esso, hanno beneficiato del successo a tavolino, vale a dire AC Giglio C7 e Dagnene Secche. Ancora senza pun-ti sono rimaste due formazioni: Sanger e Ufo Calcio A 5. C7 Girone B - Una squadra in fuga in questo raggrup-pamento: si tratta del CS Sorgane C7 che, collezionan-do 5 successi in altrettante gare disputate, porta a 7 i punti di vantaggio sulle più immediate inseguitrici. La capolista vanta sia il miglior attacco (con 29 reti realizzate)

che la miglior difesa (appena 7 le reti incassate) del girone, ed inoltre ha avuto il merito di sconfiggere squadre accredita-te alla vittoria finale come AC Peruzzi, I Terroni C7 e Telera-ma C7. Per le inseguitrici in-somma la strada è più che mai in salita. Al secondo posto (con 8 punti) troviamo la coppia for-mata da Cariparma e Telerama C7, mentre ad un punto di di-stanza segue il terzetto com-posto da I Terroni C7 (che però devono recuperare una partita), AC Peruzzi e Sporting Pam-pero. Tutte queste formazioni dovranno, d’ora in avanti, cer-care di avere una maggiore continuità di risultati, altrimenti il CS Sorgane C7 potrebbe di-ventare ben presto davvero irraggiungibile. Nel fondo del-la classifica, a secco di punti è rimasta solamente la formazione degli X-Man: benché ab-biano giocato una partita in meno, gli X-Man sono la squa-dra la cui porta è stata violata più volte di tutte, oltre a detenere il peggior reparto offensivo del girone. C7 Girone C - Con la vittoria (2-1) sulla Polis Mul-tietnic C7 nello scontro diretto della quinta giornata, il Flamurtari in un sol colpo infligge la prima sconfit-ta del campionato ai diretti avversari, li scavalca in classifica e vola in testa (con 13 punti) al girone. Una gior-

nata da incorniciare per la nuova capolista che detiene l’attacco più prolifico del rag-gruppamento (sono 17 i gol segnati, uno in più di quelli messi a segno da Sangue Blues e Florence Patriots) e la dife-sa meno perforata di tutti (con una media di poco più di una

rete subìta a partita, in quanto i gol incassati sono appe-na 6). Per la Polis Multietnic C7 uno stop che costa sì il primato, ma che la tiene comunque al secondo posto ad una sola lunghezza di distanza dalla capolista. Al terzo posto, con 9 punti, ci sono due squadre: Sangue Blues e Gli Spartani. Dei Sangue Blues abbiamo detto dell’otti-mo reparto offensivo (secondo solo a quello dei Flamur-tari), mentre Gli Spartani hanno dalla loro il successo ottenuto (nella terza giornata) proprio contro i Sangue Blues. Tutte le formazioni del girone hanno conquistato almeno un punto in classifica, anche se spicca nei tabel-lini il solo gol messo a segno dai Secretkick 08 C7 che li relega in solitario all’ultimo posto del raggruppamento. C7 Girone D - Due squadre al comando con 13 punti: FC Breccia (campioni provinciali del Calcio Toscana) e Groove Street (formazione classificatasi al terzo posto nel-la passata Top League). Il FC Breccia (che nella scorsa stagione fece sua anche la vittoria del campionato, davanti proprio ai Groove Street) è anche la squadra che ha segnato il maggior numero di reti (ben 27) in questo gruppo, mentre il Groove Street vanta la miglior difesa (2 sole reti incassate, a pari merito col Futbol Club Nuoto Extremo) di tutti e quat-tro i gironi del calcio a 7. Oltre alla presenza di queste due

compagini, l’elevato spessore tecnico di questo rag-gruppamento è dovuto anche ad altre squadre che molto bene si sono comportate finora, mettendo in difficoltà le prime della classe. L’Ardigliona FC in-fatti ha un solo punto in meno della coppia di te-sta (e nello scontro diretto col FC Breccia è usci-ta sconfitta di misura); il Riddim, compreso il pre-campionato, ha finora subìto un solo ko (per mano del Cral Nuovo Pignone) ed è stato in grado di fermare sul pari il FC Breccia, anche se deve re-cuperare 5 punti dalla vetta; a quota 7 punti inol-tre troviamo Real Florentia e Cral Nuovo Pignone:

questi ultimi sono riusciti, oltre a sconfiggere il Riddim, ad imporre il pari al Groove Street. Un girone certa-mente competitivo, anche se tenere il passo del duo di testa non sarà certamente facile per le inseguitrici. Steto

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Page 15: brivido sportivo del 13 dicembre 2011

Finito il girone di andata le Smartist Fc confermano di essere una delle for-mazioni più in forma del settore femminile Midland con 6 vittorie su 6 dispo-nibili. L’ultima vittoria, in casa delle Kerubine Dnc Baby Fun per 4-3, con queste ultime che hanno comunque dimostrato di saper tenere testa anche a alle campionesse d’inverno. Subito dietro, le Aton F con 5 vittorie e 15 punti: unica sconfitta proprio contro la capolista per 2-5, alla quinta giornata di campionato. Seguono a ruota le Zambra Fc Girls con 12 punti, terze in classifica e vittoriose nell’ultimo match casalingo contro le Libertas Bisenzio F, risultato finale 10-7. Le San Quirico F ancora in fase di stallo con 2 vittorie, 1 pareggio e 3 sconfitte, ferme a metà classifica ma con tanta voglia di re-cuperare nel girone di ritorno. Solo le Morelline devono ancora trovare sia la gioia della vittoria che la soddisfazione del pareggio: in 6 partite nessun punto, anche se l’ultimo 6-5 proprio contro il San Quirico F fa ben sperare per il ritorno.

IL DATO: Becucci Alice e Pi-sani Debora sono la coppia d’oro del campionato. La prima con 16 reti e la se-conda con 11 (entrambe dietro solo alla Fratini Ro-mero Laura delle Zambra a quota 19 gol) hanno mes-so a segno insieme il 67% delle marcature totali delle Aton F che, con un attacco così prolifico, non potran-no sottrarsi dal provare a raggiungere la vetta da qui alla fine del campionato. IL C7 GIRONE SPAGNA PARLA “SANITARIO”Anche nel C7 sono tra-scorse le stesse giornate dall’inizio del campiona-to ma la fine del girone

d’andata è ancora lontana ed è il Sanitario Feminino a fare da battistrada con 6 vit-torie e una sola sconfitta, rimediata alla seconda giornata contro i Ficalakcicciocer per 4-3. Bene anche i Borgi e Mantini che, pur con una partita in meno, si ritrovano alle calcagna dei primi con 16 punti, grazie alle 5 vittorie ed un solo pareggio. Ste-aua, Lestofanti,Ficalakcicciocer, A.c.To e Settignanese (tutte in fila dai 13 ai 10 pun-ti in classifica), si danno battaglia invece per un posto in Golden League e la batta-glia è davvero apertissima. Distacco già notevole con il quartetto di fondo che ancora deve trovare le prime soddisfazioni in campionato: Steaua Rossa Fc, CSK La Rissa C7, Atletico Poco Fc e Ghetto Sport Tamoil, tutte ancora sotto i 4 punti in classifica.

IL DATO: è Ferdinando Matera che guida la classifica marcatori, bomber di razza dei Borgi e Mantini, con 20 gol messi a segno in sole 7 partite. Una media spaventosa che ha portato alla causa molti punti e la possibilità di scavalcare la prima in clas-sifica già alla prossima giornata. Andrà ancora a segno Matera? Staremo a vedere. Nicola Cecconi

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Buone Feste!

Page 16: brivido sportivo del 13 dicembre 2011

segue dalla prima

Alessandro Rialti

Con il cuore che sanguina,

dobbiamo am-mettere che questa

volta gli Agnelli hanno avuto l’intuizione giusta. Il

nuovo stadio della Juventus è veramente un’arma in più a disposizione dei bianconeri. Costruito in stile inglese, i giocatori della squadra di casa sentono la forza trascinante dei tifosi mentre gli av-versari, e l’arbitro, hanno sul collo il fiato rovente e avvertono l’onda d’urto contraria del pubblico. E i tifosi ospiti scompaiono

nella bolgia. Che differenza con il vecchio Delle Alpi in cui i giocatori, visti dagli spal-ti, sembravano minuscoli punto e virgola e dove l’urlo del pubblico si spengeva pri-ma di raggiungere il campo, tanta era la strada che doveva percorrere. Prendiamo esempio anche a Firenze − ma, sia chia-ro, solo per questa volta − da ciò che è stato fatto di buono a Torino e decidiamoci una buona volta a costruire la nuova casa per la Fiorentina. Naturalmente nessuno chiede un nuovo Bernabèu, e nemmeno un Allianz Arena (anche se, per l’affetto mostrato negli anni, i tifosi viola se li meri-

terebbero). Basterebbe uno stadio piccolo ma non troppo, altrimenti la gente rimane attaccata alla TV. E, logicamente, coperto. Senza troppi orpelli, tipo musei, negozi, mostre, alberghi, ma soltanto una struttu-ra in cui giocare le partite di calcio. All’ap-parenza non sembrerebbe così difficile: sembra molto più complicato, infatti, l’im-minente sventramento di parte di Firenze per costruire una ferrovia sotterranea, con annessa stazione. Certo, i Della Valle do-vrebbero rinunciare alla loro idea originaria della Cittadella (non c’è spazio, a meno di non costruire lo stadio al posto dell’aero-

porto). E il Comune dovrebbe tagliare i lac-ci burocratici che impediscono il via libera. Ma visto quello che sta accadendo a Tori-no, dove una squadra non eccezionale rie-sce a volare sospinta dall’onda emozionale dei propri tifosi, Firenze non può perdere quest’occasione. E allora non rimane altro da fare che un accorato appello da parte di tutti i tifosi viola, magari in occasione del-la prossima partita. Un urlo propiziatorio e liberatorio, che possa far tremare il Fran-chi (attenzione a non vociare troppo forte, comincia a essere vecchiotto). Una sola parola: FATELO!!!!!!

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Prima di tutto perché restia-mo convinti che questo gruppo al completo sia ben al di là della soglia della preoccupazione. Nes-suno ci toglie dalla testa che una squadra dove ci sono Vargas, Jo-vetic, Gilardino, Montolivo eccete-ra non possa recuperare credibilità e punti. La Fiorentina, quella del ’92-’93, fece errori imperdonabi-li. Questa ha ancora il tempo per evitarli. Inoltre confidiamo nel la-voro che dovrà fare sicuramente Pantaleo Corvino nelle prossime settimane. Pure lui giocherà una gara importante, quella del rie-quilibro non solo economico ma principalmente tecnico di que-sta squadra. Deve comprare gol, non può continuare ad attendere Gilardino o Silva. Deve cercare qualcuno che abbia fame di se-gnare, qualcuno che abbia già dimostrato di avere nelle proprie corde la possibilità di metterla dentro, sempre e comunque, ma specialmente nel calcio italia-no. Non è tempo di esperimenti, di perdere… tempo. Corvino ora ha davanti a sé l’occasione di ri-scattare i risultati mediamente negativi degli ultimi mercati. Lui ha ancora in mano le sorti della Fiorentina e non può certo aspet-tare un eventuale prolungamento di contratto (il suo) o un’eventuale altra destinazione. Lui ha orgo-glio, deve cercare di estrarre dal cilindro il meglio per consegnare alla Fiorentina la possibilità vera di inaugurare la vera stagione. La stagione di Delio Rossi che a Milano, dopo l’esibizione della sua squadra con l’Inter, pareva pietrificato: neppure lui forse si era reso conto dei problemi di questa Fiorentina, dei tarli che progressivamente la stanno pro-sciugando nelle energie e nelle idee. Se la Fiorentina vuole dav-vero ricostruire un suo futuro non ha più tempo di rimettere in piedi quello che non funziona. Rossi adesso non può che provare a re-stituire alla squadra una discreta condizione fisica, oltre a cercare un’ipotesi di gioco che vada al di là delle improvvisazioni di Jovetic. Quanto a Corvino, non ha che il compito di dimostrare di essere ancora uno de grandi protagonisti del calco italiano.