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“Il Sermone del Signore sulla montagna”. Una visione mistica della morale cristiana: Agostino, Tommaso d’Aquino, Beato Angelico, S. Pinckaers. ERMANNo BARUCCo, oCD Premessa Questo scritto prende avvio da un’opera di sant’Agostino, il De sermone Domini in monte, opera dalle modeste dimensioni, se paragonata con altri più importanti e voluminosi scritti dello stesso autore 1 . Si tratta di un commento al Sermone sulla montagna (Mt 5-7) che l’autore com- pose per mostrare «il modello perfetto della vita cristiana per quanto at- tiene a un’ottima moralità» 2 . Di conseguenza anche questo nostro lavoro riguarda la teologia morale. Che il testo del Sermone sulla montagna stia a cuore alla Chiesa, per indicare la pienezza della vita cristiana a tutti i fedeli di Cristo, lo si è visto anche in occasione del Grande Giubileo dell’anno 2000 quando, nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, il papa Giovanni Paolo II de- clinava per tutti l’urgenza pastorale della santità con queste parole: «In re- Teresianum 63 (2012) 109 - 130 1 Agostino, convertitosi nel 386, è ordinato sacerdote nel 391. L’anno dopo Valerio, vescovo di Ippona, lo incarica di predicare al popolo. Anche il Commento al Sermone sulla montagna, è frutto di questo incarico e l’opera è stata redatta tra il 393 e il 394. Nella panoramica dei numerosi commenti biblici dei Padri della Chiesa al vangelo di Matteo, spesso in forma di omelia, soltanto Agostino isola e commenta in un’opera unitaria la sezione dei capitoli 5-7. Quando egli sceglie questo testo è co- sciente dell’importanza che gli è sempre stata data nella tradizione della Chiesa per l’istruzione dei cristiani. Cf. L. LoNGoBARDo, Introduzione, in: AGoSTINo D’IPPoNA, Il discorso del Signore sulla mon- tagna, «Letture cristiane del primo millennio, 32», Paoline, Milano, 2001, p. 13-86. 2 SDM 1,1,1. Per lo studio del De sermone Domini in monte abbiamo utilizzato il testo latino dell’edizione del Corpus Christianorum: AUGUSTINUS, De sermone Domini in monte, «CCL, 35» ed. A. Mutzenbecher, Brepols, Turnhout, 1967 (LVIII + 242 p.). Inoltre, abbiamo seguito la traduzione italiana della Nuova Biblioteca Agostiniana (NBA), correggendola quando abbiamo ritenuto che fosse necessario per una maggiore fedeltà al testo latino: AGoSTINo, Discorso del Signore sulla Montagna, in ID., opere esegetiche, «NBA, X/2», ed. S. Caruana, trad. D. Gentili, Città Nuova, Roma, 1997, p. 5-285. Un’altra edizione consultata è quella indicata nella nota precedente.

“Il Sermone del Signore sulla montagna”. Una visione ... · d’Aquino, il Beato Angelico e Servais Pinckaers. Poiché sia Tommaso sia S. Pinckaers si sono interessati molto al

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Page 1: “Il Sermone del Signore sulla montagna”. Una visione ... · d’Aquino, il Beato Angelico e Servais Pinckaers. Poiché sia Tommaso sia S. Pinckaers si sono interessati molto al

“Il Sermone del Signore sulla montagna”.Una visione mistica della morale cristiana: Agostino, Tommaso d’Aquino,Beato Angelico, S. Pinckaers.

ERMANNo BARUCCo, oCD

Premessa

Questo scritto prende avvio da un’opera di sant’Agostino, il Desermone Domini in monte, opera dalle modeste dimensioni, se paragonatacon altri più importanti e voluminosi scritti dello stesso autore1. Si trattadi un commento al Sermone sulla montagna (Mt 5-7) che l’autore com-pose per mostrare «il modello perfetto della vita cristiana per quanto at-tiene a un’ottima moralità»2. Di conseguenza anche questo nostro lavororiguarda la teologia morale.

Che il testo del Sermone sulla montagna stia a cuore alla Chiesa,per indicare la pienezza della vita cristiana a tutti i fedeli di Cristo, lo si èvisto anche in occasione del Grande Giubileo dell’anno 2000 quando, nellalettera apostolica Novo Millennio Ineunte, il papa Giovanni Paolo II de-clinava per tutti l’urgenza pastorale della santità con queste parole: «In re-

Teresianum 63 (2012) 109 - 130

1 Agostino, convertitosi nel 386, è ordinato sacerdote nel 391. L’anno dopo Valerio, vescovodi Ippona, lo incarica di predicare al popolo. Anche il Commento al Sermone sulla montagna, è fruttodi questo incarico e l’opera è stata redatta tra il 393 e il 394. Nella panoramica dei numerosi commentibiblici dei Padri della Chiesa al vangelo di Matteo, spesso in forma di omelia, soltanto Agostino isolae commenta in un’opera unitaria la sezione dei capitoli 5-7. Quando egli sceglie questo testo è co-sciente dell’importanza che gli è sempre stata data nella tradizione della Chiesa per l’istruzione deicristiani. Cf. L. LoNGoBARDo, Introduzione, in: AGoSTINo D’IPPoNA, Il discorso del Signore sulla mon-tagna, «Letture cristiane del primo millennio, 32», Paoline, Milano, 2001, p. 13-86.

2 SDM 1,1,1. Per lo studio del De sermone Domini in monte abbiamo utilizzato il testo latinodell’edizione del Corpus Christianorum: AUGUSTINUS, De sermone Domini in monte, «CCL, 35»ed. A. Mutzenbecher, Brepols, Turnhout, 1967 (LVIII + 242 p.). Inoltre, abbiamo seguito la traduzioneitaliana della Nuova Biblioteca Agostiniana (NBA), correggendola quando abbiamo ritenuto che fossenecessario per una maggiore fedeltà al testo latino: AGoSTINo, Discorso del Signore sulla Montagna,in ID., opere esegetiche, «NBA, X/2», ed. S. Caruana, trad. D. Gentili, Città Nuova, Roma, 1997,p. 5-285. Un’altra edizione consultata è quella indicata nella nota precedente.

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altà, porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una sceltagravida di conseguenze. Significa esprimere la convinzione che, se il Bat-tesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento inCristo e l’inabitazione del suo Spirito, sarebbe un controsenso acconten-tarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica edi una religiosità superficiale. Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevereil Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi diventaresanto?”. Significa porre sulla sua strada il radicalismo del Sermone dellamontagna: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”(Mt 5,48)» (NMI, 32). Il riferimento esplicito al testo evangelico oggettodel nostro studio è menzionato poco prima del paragrafo che illustra comela pedagogia della santità abbia bisogno di riappropriarsi dell’arte dellapreghiera, di una preghiera che nell’incontro con Cristo giunga fino «al-l’invaghimento del cuore» e «all’indicibile gioia vissuta dai mistici come“unione sponsale”. Come dimenticare qui, tra tante luminose testimo-nianze, la dottrina di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d’Avila?»(NMI 32). Poiché il Sermone sulla montagna ha un intimo legame con lapreghiera, si può intuire la ragione per la quale chi scrive, un CarmelitanoScalzo, decida di proporre uno studio del De sermone Domini in monte(SDM) di Agostino, lasciandosi condurre da tre Domenicani: Tommasod’Aquino, il Beato Angelico e Servais Pinckaers.

Poiché sia Tommaso sia S. Pinckaers si sono interessati molto alSDM di Agostino, cercheremo di mostrare anche il modo in cui esso èstato ripreso dai due teologi domenicani. A questi due ne aggiungiamo poiun terzo: il Beato Angelico come colui che mette in scena il Sermone sullamontagna. Mettermo in evidenza come, nel modo in cui rappresenta le di-verse figure, egli si pone nella scia del commento di Agostino e segue laprospettiva di Tommaso d’Aquino.

Se Agostino, Tommaso e il Beato Angelico sono almeno generi-camente conosciuti, S. Pinckaers lo è molto meno. Servais Théodore Pin-ckaers, Domenicano, è conosciuto per il suo contributo al rinnovamentodella teologia morale cristiana dopo il Concilio Vaticano II. Nato nel 1925a Liegi, negli anni ’60-’70 ha insegnato teologia morale allo Studiumdell’ordine dei Predicatori di Huy (Belgio). Nel 1973 S. Pinckaers è chia-mato a insegnare teologia morale fondamentale all’Università di Friburgo(Svizzera). L’interesse per il Sermone sulla montagna comincia a manife-starsi nel 1975 a partire da una collaborazione con la rivista belga Kerit,pubblicata dal Carmelo del Belgio meridionale e guidata dal CarmelitanoScalzo Guido Stinissen. Ma la riflessione teologica trova un punto di svoltanel 1982 quando S. Pinckaers è invitato dalla Pontificia Università S. Tom-maso di Roma a offrire un contributo dal titolo Le commentaire du Sermonsur la montagne par S. Augustin et la morale de S. Thomas3. Il legame tra

3 Pubblicato in La teologia morale nella storia e nella problematica attuale, MélangesL.B. Gillon, «Studia Universitatis S. Thomae in Urbe, 13», Pontificia Università S. Tommaso, Roma,1982, p. 105-126.

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il Sermone sulla montagna, Agostino e Tommaso, che caratterizza la teo-logia morale matura del Domenicano belga e la forma piena del suo pen-siero, è tracciato in modo forte e deciso. Nello stesso anno egli pubblicauna sintesi del contributo “romano” nell’edizione francese della rivista in-ternazionale Communio4, apportandovi alcuni ritocchi e migliorie. La suaricerca sul tema sembra a questo punto completata e troverà l’espressioneeditoriale definitiva nel sesto capitolo del suo libro più conosciuto: Lessources de la morale chrétienne. Sa méthode, son contenu, son histoire5.L’opera teologica di S. Pinckaers mira ad “attualizzare” per gli uominicontemporanei la grande ricchezza ricavata dalla Tradizione nella letturadella Sacra Scrittura, in particolare appoggiandosi sui due grandi poli dellatradizione teologica latina: Agostino e Tommaso. Autore di numerose pub-blicazioni e articoli su diverse riviste, S. Pinckaers è scomparso l’8 apriledel 2008.

Introduzione

Entrando nella cella numero 32, la prima del corridoio nord delconvento di San Marco, a Firenze, ci si trova davanti a un affresco delBeato Angelico6 raffigurante Gesù, su una montagna, attorniato dai dodiciApostoli. Il Signore è seduto, nell’atto di insegnare: la mano destra alzatacon l’indice rivolto verso l’alto, il rotolo nella mano sinistra, il vestito e lapostura di un retore che istruisce.

4 S. PINCkAERS, «Le Sermon sur la Montagne et la morale», Communio (ed. fr.) 7 (1982) 6,85-92.

5 S. PINCkAERS, Les sources de la morale chrétienne. Sa méthode, son contenu, son histoire,«études d’éthique chrétienne, 14», Ed. Universitaires - Cerf, Fribourg - Paris, 1985.

6 Questo affresco è considerato un’opera del Beato Angelico realizzata in collaborazione conaltri della sua scuola: cf. U. BALDINI, L’opera completa dell’Angelico, Rizzoli, Milano, 1970, p. 106(n. 88).

Il Sermone sulla montagna: l’affresco del Beato Angelico

111“IL SERMoNE DEL SIGNoRE SULLA MoNTAGNA”

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Se riflettiamo che ci troviamo in un convento appartenuto all’or-dine dei Predicatori e che lo stesso artista è uno di loro, non vi sono dubbiche l’affresco rappresenti Il Sermone del Signore sulla montagna: «Avendovisto una grande folla, salì sulla montagna ed essendosi seduto, gli si av-vicinarono i suoi discepoli. E aperta la sua bocca li ammaestrava di-cendo…» (Mt 5,1-2).

Insieme all’affresco di Cosimo Rosselli e Piero di Cosimo nellaCappella Sistina dei Palazzi vaticani di Roma, l’affresco del Beato Ange-lico è la più nota rappresentazione di questa scena evangelica, soggettoperaltro poco trattato nell’iconografia cristiana.

Per scrivere questo testo vorremmo idealmente sederci al tavolodi questa cella numero 32, dove generazioni di frati domenicani si sonoseduti per studiare e per contemplare il mistero di Cristo, accompagnatianche da questo teologo artista7. All’inizio mettiamo a fuoco la lettura“morale” del Sermone proposta da Agostino, e ripresa da Tommaso eS. Pinckaers; in un secondo momento trattiamo il contenuto della loro vi-sione morale, legato al «diventare figli di Dio» (Gv 1,12); alla fine ci sof-fermiamo sul rapporto tra il Sermone e la Chiesa.

1. La lettura “morale” del Sermone

«Non pensate che io sia venuto ad abolire la legge o i profeti; nonsono venuto ad abolire, ma a compiere. In verità vi dico: finché non pas-sino il cielo e la terra, non uno iota, non un apice cadrà dalla legge, primache tutto accada. Chi dunque trasgredirà uno di questi precetti, anche mi-nimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimonel regno dei cieli; chi invece li metterà in pratica e insegnerà a fare al-trettanto, questi sarà considerato grande nel regno dei cieli. Vi dico infattiche, se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e farisei, nonentrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,17-20).

A proposito di questo passo del Sermone, Agostino ha distinto traprecetti “maggiori” e “minori”, come pure tra iustitia maior e iustitiaminor, mettendo ciò in relazione non soltanto con il compimento dellalegge e dei profeti che Cristo realizza, ma anche con un comportamentoche si mostra sia corretto negli atti sia puro nelle intenzioni profonde delcuore. L’insegnamento di Gesù contenuto nel Sermone sulla montagna ècosì letto secondo un’ottica morale e sarà definito «il modello perfettodella vita cristiana per quanto attiene un’ottima moralità [mores opti-mos]»8. Questa lettura morale del testo evangelico è confermata dai nu-

7 Nel ricco apparato iconografico del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica,l’affresco del Beato Angelico è stato scelto per introdurre nella seconda sezione (I dieci comandamenti)della terza parte (La vita in Cristo). Un lungo commento a fianco dell’immagine spiega, inoltre, le ra-gioni di questa scelta nell’ambito della presentazione della morale cristiana.

8 SDM 1,1,1.

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merosi riferimenti alle “opere buone” e “all’intenzione delle opere” pre-senti nel SDM. Con la citazione del Salmo 35,7: «La tua giustizia comele montagne di Dio», Agostino lega la iustitia maior alla montagna dadove Gesù predica e ne esplicita il senso spirituale: «questo pensiero sim-boleggia convenientemente ciò che è insegnato sul monte dall’unico Mae-stro, il solo idoneo a insegnare tante verità»9. E commentando labeatitudine «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché sa-ranno saziati» (Mt 5,6) afferma: «Ma chi osa intraprendere tante fatichese non chi arde talmente per l’amore della giustizia, affinché si faccia forzaverso il regno dei cieli, come colui che è acceso con veemenza per la famee la sete, e stima niente la sua vita finché non ne è saziato?»10.

Tommaso si è servito sia del Sermone sulla montagna sia del SDMper concepire la struttura della parte morale della Summa (Secunda pars),in particolare per il fatto che ha posto all’inizio la trattazione della “bea-titudine”, ha insistito sugli atti interiori dell’uomo, ha dato valore al ruolodello Spirito Santo e alla sua grazia nella vita cristiana prima di organiz-zarla intorno alle virtù, e ha mostrato come la legge antica si compia nellalegge nuova11. Nel pensiero tomista, il carattere di interiorità della “leggenuova” – che è la grazia dello Spirito Santo che agisce in coloro che cre-dono in Cristo – non impedisce che tra gli elementi secondi, riguardantila predisposizione o l’uso della grazia, ci sia la “lettera” dei vangeli, inparticolare il Sermone sulla montagna12: in esso sono perfettamente ordi-nati i moti interiori dell’uomo, affinché questi si riversino in opere este-riori, poiché «a tal proposito la legge nuova è infusa nell’uomo, non soloper indicare le cose che si debbono fare, ma anche come aiuto a com-pierle»13.

Nello studiare e riprendere questa linea interpretativa di Agostinoe Tommaso, S. Pinckaers ha fatto opera di teologia morale, che cerca nellaScrittura e nella Tradizione le sue fonti. Al seguito di Agostino, il Dome-nicano belga ha insistito sulla perfezione del contenuto e della forma delSermone sulla montagna e seguendo l’esempio di Tommaso, che innovòla trattazione morale del suo tempo ispirandosi al Sermone e al commentoagostiniano, S. Pinkaers ha pure mostrato che questo testo evangelico èuno tra i più importanti per il rinnovamento della teologia. Egli stesso havoluto rinnovare la teologia morale, rinchiusa nell’idea di obbligazione (apartire dall’epoca moderna i manuali costruivano la teologia secondo i co-mandamenti del Decalogo) per proporre invece una morale dell’amiciziadi derivazione tomista, che ha nel Sermone il suo modello.

9 SDM 1,1,2.10 SDM 1,18,54.11 Per questo tema si veda anche il contributo di R. GUINDoN, «Le “De sermone Domini in

monte” de S. Augustin dans l’œuvre de S. Thomas d’Aquin», Revue de l’Université d’ottawa 28(1958) 59*-85*.

12 Cf. S Th 1-2, 106, 1 ad 1; 1-2, 108, 3. Facciamo riferimento all’opera: ToMMASo D’AQUINo,La somma teologica, testo latino-italiano dell’edizione leonina, Salani, Firenze, 1951-1975. I volumida noi utilizzati (X, XIII, XVIII) sono stati curati da T. S. Centi.

13 S Th 1-2, 106, 1 ad 2.

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Con le espressioni di iustitia “maior”, di legge “nuova”, di moraledell’“amicizia”, i nostri tre autori danno un “accento” particolare alla lorovisione del rapporto tra i due Testamenti e dell’unità della Scrittura. Biso-gna però fare attenzione a non forzarne l’ottica che, se da un lato accentuala novità che è Cristo, non dimentica dall’altro di collocarlo nell’unica sto-ria della salvezza. Due considerazioni possono inquadrare bene il contestodella loro riflessione teologica. La prima riguarda il livello “morale” e nonstrettamente “dogmatico” di alcune affermazioni: sul piano dogmatico ab-biamo l’attestazione chiara ed evidente della continuità tra i due Testa-menti, del compimento portato da Cristo senza che sia abolita la primaalleanza, dell’unità della Scrittura; sul piano “morale” è accentuata la “du-plicità” dei precetti della “giustizia”, della “legge”, della “morale”, doveil carattere “maggiore”, “nuovo” o “amicale” è l’elemento predominantee inclusivo (ma non esclusivo o demolitore) del “minore”, dell’“antico” odell’“obbligatorio”. La seconda considerazione riguarda il posto privile-giato dato alle beatitudini (e alla beatitudine o alla questione della felicità),che da Agostino attraverso Tommaso raggiunge S. Pinckaers. Non solo lebeatitudini sono commentate ampiamente e ripetutamente, ma determi-nano anche la visione teologica del Sermone: per Agostino “ricapitolano”le diverse parti del Sermone; per Tommaso “la beatitudine e le beatitudini”sono il punto di partenza della trattazione morale e la finalità intrinsecaalle azioni; per S. Pinckaers le beatitudini sono il compimento della ricercadella felicità, questione da recuperare in teologia morale. Seguendo la re-dazione di Matteo, Gesù comincia il Sermone con le beatitudini e non conle antitesi sulla legge e sulla giustizia dei farisei: il fatto è significativo e“positivo”.

Gli Apostoli dipinti dal Beato Angelico guardano e ascoltano Gesùe l’impressione che ne traiamo è di sentire risuonare immediatamente laprima parola di Cristo, così ritmicamente ripetuta all’interno della sinfonia,“BEATI”:

BEATI i poveri in spirito, PERCHé DI ESSI è il REGNoDEI CIELI.

BEATI i miti, PERCHé ESSI erediteranno la terra.

BEATI quelli che piangono, PERCHé ESSI saranno consolati.

BEATI quelli che hanno fame e sete della GIUSTIZIA, PERCHé ESSI saranno saziati.BEATI i misericordiosi, PERCHé ESSI troveranno

misericordia.

BEATI i puri di cuore, PERCHé ESSI vedranno Dio.

114 ERMANNo BARUCCo

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BEATI gli operatori di pace, PERCHé ESSI saranno chiamatifigli di Dio.

BEATI quelli che sono perseguitati per la GIUSTIZIA, PERCHé DI ESSI è il REGNo

DEI CIELI.

I Dodici vedono le beatitudini dipinte sul volto di Cristo14: in se-guito scopriranno sempre più i tratti della sua grande carità attraverso ilsuo insegnamento e i suoi gesti (miracoli, guarigioni, atti di perdono). Lascena è dominata da Gesù, al centro: egli è il maestro in compagnia deisuoi discepoli, l’amico sapiente che istruisce dolcemente con i suoi con-sigli per mostrarci il cammino verso il Padre; egli è l’amico fedele che ciaiuta e collabora con noi, perché possiamo mettere in pratica le sue parolenelle opere di Dio; egli è l’amico carissimo che rivela l’affetto del suocuore per attirarci a sé15. Gesù, con il dito della mano destra alzato, indicaverso l’alto, cioè verso Dio, rivelandolo così come il «vostro Padre che ènei cieli» o il «vostro Padre celeste»16, ma anche come il «Padre mio cheè nei cieli» (Mt 7,21); nell’altra mano ha un rotolo, il rotolo della leggesecondo l’iconografia classica, nel quale sono contenute le sue parole(cf. Mt 7,24.26), la sua sapienza17, la “legge nuova”. Indicando il camminoverso il Padre e donando agli Apostoli la sua parola, Gesù è il mediatoretra Dio e gli uomini: come “mediatore” della nuova alleanza, Gesù è alcentro dell’affresco, e resterà sempre lì, al centro; in quanto colui che in-dica Dio Padre, non scompare dal centro della scena e, per il fatto di do-nare le sue parole, non fa tacere la Parola di Dio che egli è!

In questo modo, il Beato Angelico indica alla teologia morale cri-stiana che Gesù è al centro: al centro per la relazione unica con il Padresuo; al centro perché non è venuto ad abolire, ma a “compiere” le paroledella Legge e dei Profeti, affinché praticando e insegnando anche il piùpiccolo dei comandamenti, siamo considerati grandi nel regno dei cieli;

14 Cf. CCC 1717: «Le beatitudini dipingono il volto di Cristo e ne descrivono la carità…».15 Cf. Mt 5,1-2; 1Cor 2,9; SDM 1,13,38; S Th 1-2,108,4 sed contra; S. PINCkAERS, Les con-

seils évangéliques et la morale chrétienne, in: ID., L’Évangile et la morale, «études d’éthique chré-tienne, 29» Ed. Universitaires - Cerf, Fribourg-Paris, 1990, p. 175-176. Questa morale dell’amiciziaproposta da Cristo si trova alla base del libro Ci ha chiamati amici. Laici e consigli evangelici, JacaBook, Milano, 2001, del teologo carmelitano A. M. Sicari, fondatore del “Movimento Ecclesiale Car-melitano”. In questo movimento il dono del carisma carmelitano è proposto a tutti, per essere vissutosecondo la vocazione propria di ciascuno, tenendo presente che sia i laici sia i consacrati sono chiamatia fondare la loro vita sul Vangelo e sui “consigli evangelici” proposti a tutti i fedeli. Nell’introduzione,l’autore sottolinea il posto particolare del Sermone sulla montagna al fine di ascoltare i molti consigliche sono offerti nel Vangelo a tutti i discepoli di Cristo per crescere sempre più nell’amore per Cristoe nella santità; nell’appendice di testi biblici, Mt 5-7 è interamente riportato come primo testo propostoalla meditazione. Il nostro scritto deve molto a questo libro, al suo autore e all’esperienza del M.E.C.

16 Mt 5,16.45.48; 6,1.4.6.8-9.14-15.18.26.32; 7,11.17 Cf. La Parola si fa gesto. I gesti di Gesù interpretati da Giotto, Beato Angelico e Cara-

vaggio. Testi di G. Sala. Introduzione di G. zanchi. Postfazione di G. Petrosino, Ancora, Milano,2002, p. 100-109. L’affresco del Beato Angelico è presentato con il titolo: “Il gesto della sapienza”.

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al centro poiché egli dona pienezza alla tradizione del suo popolo, Israele,affinché la nostra giustizia “sorpassi” quella degli scribi e dei farisei, ecosì entriamo nel regno dei cieli (cf. Mt 5,17-20).

2. «Diventare figli di Dio»

Appoggiandosi alla settima beatitudine, «Beati i pacifici, perchésaranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9), Agostino pone il centro e il cul-mine della sua prospettiva morale nel cammino della fede che conduce icristiani a «diventare figli di Dio» (Gv 1,12), evocando anche i temi paolinidell’adozione filiale e dell’essere eredi di Dio e coeredi di Cristo(cf. Rm 8,14-17; Gal 4,4-7). Questo tema è centrale e come il tronco diun albero che si sviluppa in diversi rami: all’inizio descriviamo il ruolodella Sacra Scrittura, illustrando poi il cammino progressivo delle beati-tudini; successivamente sottolineiamo l’importanza della fede e tratteg-giamo la modalità con cui, attraverso la Rivelazione e l’azione delloSpirito Santo, si realizza la nostra adozione a figli; ci spingiamo poi a trat-tare della contemplazione della Verità concludendo infine con l’analisidella preghiera, il “Padre nostro”, in particolare.

2.1 La Sacra Scrittura: «il testamento del Padre»

Diventare figli di Dio, essere suoi eredi, suppone di aver ricevuto«il testamento del Padre»18, che è dato a coloro che, con amore e diligenza,cercano la volontà di Dio nella Sacra Scrittura. La vita morale cristianaha bisogno di dissetarsi alla sorgente della Parola di Dio: la Scrittura è laparola di Dio, “via” verso Gesù, che è la Parola di Dio fatta carne. Limi-tandoci al Sermone ci conviene riprendere le parole di S. Pinckaers relativealla prima grande intuizione teologica del SDM: «Agostino ha molto spic-cato il senso di questa concentrazione viva della Scrittura in alcuni testidel Nuovo Testamento, nei quali si realizza in modo più immediato l’orien-tamento della Scrittura verso Cristo, verso la sua Parola, le sue azioni, lasua persona. L’arte di Agostino è di manifestare l’importanza della Scrit-tura»19. Tommaso ha da parte sua indicato nella lettera degli scritti delNuovo Testamento il compimento dell’Antico e l’elemento secondo dellalegge nuova20.

18 SDM 1,4,12; 1,11,32. Cf. 1,3,10; 1,4,11.19 S. PINCkAERS, Le fonti della morale cristiana. Metodo, contenuto, storia, Ares, Milano,

1985, p. 178 (153). Noi citeremo l’edizione italiana, ma ci sentiamo liberi di correggerne la traduzionein base al testo originale francese. Nelle note successive citeremo quindi tra parentesi il numero dipagina dell’edizione in francese.

20 Cf. S Th 1-2, 106, 1 ad 2.

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Il rinnovamento della teologia morale è un ritorno alla Scritturacome Parola di Dio. È singolare notare come i nostri autori siano partitidirettamente dal testo biblico del Sermone: Agostino per un commentocontinuo; Tommaso redigendo due commentari al vangelo di Matteo,quindi pure al Sermone, prima di stendere la Summa (il secondo commen-tario fa uso più abbondante dei Padri della Chiesa e del SDM); S. Pincka-ers ha scritto un commento personale delle beatitudini e ad altre parti delSermone prima di trarre, con Agostino e Tommaso, delle indicazioni perun rinnovamento della teologia morale cristiana. È in seguito ad un rap-porto diretto con la Sacra Scrittura, e con il Sermone in particolare, che inostri tre autori hanno saputo proporre delle linee teologiche adatte al lorotempo, manifestando così la continuità della Tradizione che interpreta laSacra Scrittura, e insieme la creatività nell’innovare e riformulare teolo-gicamente la Tradizione “viva” della Chiesa: ciascuno è, infatti “ritornato”alla fonte della Rivelazione, trasmessa dalla Scrittura e dalla Tradizione.

Scrittura e Tradizione hanno sempre una caratteristica personale.A questo proposito si può osservare un particolare curioso nell’affrescodel Beato Angelico. Gli Apostoli si sono avvicinati formando un semicer-chio attorno a Gesù, ma uno di loro, al centro in basso, è totalmente dispalle rispetto all’osservatore. Chi è? Nel gruppo dei Dodici si arriva a ri-conoscere con certezza Pietro, il primo a sinistra dell’affresco, e Giuda, ilprimo alla destra di Gesù, con l’aureola scura, non dorata come gli altri.A nostro parere l’Apostolo al centro del gruppo è san Matteo: è lui, infatti,l’autore del vangelo che “riporta” il Sermone del Signore sulla montagna.La sua identità potrebbe essere confermata dal fatto che nelle diverse listedei Dodici egli occupa l’ottava posizione, o la settima, come nel casodell’affresco21. Così collocato, al centro e in basso rispetto a Gesù, Matteoè come la “via” che dà accesso a Cristo, una “via” costituita dalla sua per-sona e dalla sua testimonianza; o meglio, è attraverso il suo vangelo scrittoche noi ci avviciniamo al Sermone sulla montagna. Generalizzando ilsenso di questa prospettiva artistica, possiamo affermare che è attraversola Sacra Scrittura che si raggiunge Cristo e il suo insegnamento, cioè at-traverso il testo scritto della Tradizione apostolica.

2.2 Il cammino delle beatitudini: «saranno chiamati figli di Dio»

ogni commento alla Scrittura e ogni teologia devono essere una“porta” aperta sul testo biblico e una “via” che parte da esso. Anche Ago-stino ha attinto direttamente dal testo evangelico, ma lo ha commentato

21 Matteo occupa l’ottava posizione nelle liste: Mt 10,2-4; Ac 1,13; e la settima in: Mc 3,16-19; Lc 6,14-16. Un altro particolare ci può aiutare a riconoscere Matteo nell’Apostolo di spalle, poichéa sinistra ci sono due Apostoli molto somiglianti: sono forse i due figli di zebedeo, Giacomo e Gio-vanni? Ciò scarterebbe almeno l’ipotesi che al centro di spalle ci sia Giovanni, come molti istintiva-mente dicono guardando l’affresco. Con questa somiglianza, forse l’artista stesso ha voluto evitarel’ambiguità!

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interpretando ogni beatitudine come il gradino di una scala che sale versoil culmine, costituito dal settimo e ultimo grado di ascesa – «saranno chia-mati figli di Dio» (Mt 5,9) – cioè la somma beatitudine, la sapienza per-fetta22. Il tema della “ascesa graduale”, come i gradini di una scala, è inlinea con la filosofia greco-romana del suo tempo, poiché per Agostino la“ricerca della sapienza” trova la sua forma di vita compiuta nelle beatitu-dini evangeliche. Tommaso, invece, ha ripreso abbondantemente il SDM,ricollocando gli elementi dell’opera agostiniana e del testo biblico in baseagli schemi logici della filosofia aristotelica, in particolare per mezzo delconcetto di finalità, per cui la “beatitudine” è il fine dell’uomo. Da partesua S. Pinckaers ha tracciato le grandi intuizioni teologiche del SDM, malo ha fatto “attraverso Tommaso”, poiché per lui attualizzare il pensierodell’Aquinate potenzia “l’intelligenza della fede” nel campo di una teolo-gia morale che riscopra la Scrittura come propria anima23 e le beatitudinidi Cristo come risposta alla questione morale fondamentale: come esserefelici? Come giungere alla felicità?

Si prospetta così un “cammino delle beatitudini” per essere felici,un cammino di tappe o di gradi percorsi progressivamente. Tommaso si èappropriato di questa intuizione agostiniana sviluppandola in due modi:nel primo descrivendo il cammino come un inizio della beatitudine per-fetta, «poiché quando uno comincia a progredire negli atti di virtù e deidoni, di lui si può sperare che raggiungerà sia la perfezione della via siala perfezione della patria»24; nel secondo delineando il passaggio dalla vitavoluttuosa alla vita attiva e da questa alla vita contemplativa25. Per S. Pin-ckaers l’idea agostiniana mostra che le sette beatitudini coprono «tuttol’arco della vita del cristiano, dalla sua conversione fino alla visione diDio: in Lui si realizzano in pieno. Esse occupano la totalità della storiadel cristiano»26. L’idea della progressività del cammino è utile alla teologiamorale al fine di porre attenzione alla condizione storica dell’uomo e al-l’accoglienza graduale della salvezza, nei diversi momenti della sua esi-stenza e nella diversità delle situazioni. Tutto questo si intende oggiquando si parla di “legge della gradualità”27.

In tal modo non ci si dovrà stupire se Agostino descrivendo i livellimorali usi una molteplicità di gradazioni, tra cui la triade “comanda”,“consiglia”, “permette”28, o l’altra “permesso non comandato”, “lodevole”,“eccellente e sublime”29. Tommaso dal canto suo preferirà esprimersi at-traverso binomi, da intendersi coordinati uno all’altro: il cammino versoil «modo più eccellente»30 è scandito dai binomi secondo ragione (atti di

22 Cf. SDM 1,1,3; 2,6,21.23 Secondo le indicazioni del Concilio Vaticano II: cf. DV 24; oT 16.24 S Th 1-2, 69, 2.25 Cf. S Th 1-2, 69, 3.26 S. PINCkAERS, Le fonti della morale cristiana, p. 180 (155).27 GIoVANNI PAoLo II, familiaris consortio, 34.28 SDM 1,16,43-46; 1,21,70.29 SDM 1,15,42.30 S Th 1-2, 69, 3.

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virtù) - secondo lo Spirito Santo (atti dei doni); necessità - perfezione; ingenerale - in particolare; di precetto - non di precetto. Utilizzando un lin-guaggio derivato dall’epoca moderna, S. Pinckaers predilige le giustap-posizioni tra Decalogo e Sermone, obbligazione e amicizia, precetti econsigli, per sottolineare il cammino verso l’alta “qualità” dell’agire mo-rale31.

2.3 La fede: «siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù»

Il cammino delle beatitudini verso Cristo è progressivo e ad ogniistante è la relazione con lui il cuore del Sermone e della Sacra Scrittura.Tale relazione con Cristo si chiama fede e ci rende figli di Dio: «Tutti voiinfatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù» (Gal 3,26)32. La fede èun elemento essenziale dell’agire cristiano, poiché la vita cristiana è vitanella fede.

Agostino ha legato la fede all’intenzione delle opere grazie all’im-magine dell’offerta all’altare: «Quindi, secondo il senso spirituale, per “al-tare”, nel tempio interiore di Dio, possiamo intendere la fede stessa, di cuiè simbolo l’altare visibile» con la precisazione che «anche l’intenzione dichi offre deve essere pura»33. Siamo nel contesto di una lettura misticadella morale dove il forte legame della fede in Cristo si manifesta anchenelle conseguenze morali che ne derivano, per cui anche la sensibilità cor-porea obbedisce alla ragione poiché questa obbedisce alla verità che è Cri-sto34. Nel definire la legge nuova come la grazia dello Spirito Santo,Tommaso precisa che essa viene «concessa a coloro che credono in Cri-sto»35 e «che si manifesta nella fede operante per la carità»36. Per rinnovarela teologia morale, S. Pinckaers afferma che occorre evitare i due estremi:da una parte il razionalismo che cerca di fondare la morale su argomentipuramente razionali, e dall’altra la “sola fede” di Lutero che contrapponela grazia alla legge. Queste due tendenze – benché opposte – hanno avuto,di fatto, la medesima conseguenza: allontanare il Sermone sulla montagnadalla trattazione teologica. Per questo il Domenicano belga, proponendoun ritorno alle grandi opere della Tradizione cristiana, afferma che «sitratta meno di un ritorno ad Agostino e a Tommaso che alla Parola di Diostessa, al testo evangelico attualizzato dallo Spirito Santo nella fede, se-guendo l’esempio di questi due maestri che si sono fatti servitori del Ser-mone del Signore»37. Per S. Pinckaers, infatti, il teologo moralista è un

31 Il Domenicano belga parla anche di libertà di “qualità” in uno dei capitoli del suo libro:cf. S. PINCkAERS, Le fonti della morale cristiana, p. 415-433 (355-379).

32 Cf. 1 Gv 5,1: «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio».33 SDM 1,10,27.34 Cf. SDM 1,2,9; 1,4,11; 1,12,34; 2,12,42.35 S Th 1-2, 106, 1.36 S Th 1-2, 108, 1.37 S. PINCkAERS, Le fonti della morale cristiana, p. 199 (171).

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credente, un credente che “pensa” ciò che crede: fede e ragione procedonoinsieme.

A ben guardare, nel Sermone sulla montagna non si insiste sullafede e il rimprovero di Gesù – «gente di poca fede» (Mt 6,30) – potrebbeessere inteso come un invito alla “fiducia” nella provvidenza di Dio. Nelvangelo di Matteo i termini fede e credere non hanno la stessa ampiezzateologica del vangelo di Giovanni, ma sono soprattutto presenti nel con-testo dei miracoli, dove Gesù esalta la fede di alcuni e rimprovera chi noncrede (e quindi egli non può fare miracoli). L’evangelista Matteo però, es-sendo legato più degli altri all’ambiente della tradizione giudaica, prefe-risce far uso di immagini per esprimere la fede nei riguardi di Gesù: unadi queste è la casa costruita sulla roccia. Poiché in ebraico fede si esprimecon “Amen”, che vuol dire essere saldo ed essere ben fondato, la “pietra”o la “roccia” sono il simbolo del saldo fondamento sul quale l’uomo puòporsi, può aggrapparsi. Nell’Antico Testamento, soprattutto nei Salmi, Dioè invocato come la “Roccia” perché sperimentato come il Dio fedele nelquale si può aver “fede” e “restare saldi”. Il motivo della “pietra” o “roc-cia” continua nel Nuovo Testamento e «la concezione veterotestamentariadella fede affiora in maniera classica al termine del Sermone sulla monta-gna, ove la parola di Dio è fondamento roccioso su cui è possibile costruireuna casa»38.

Quest’immagine di Mt 7,24 è riproposta dallo stesso Matteo, conla medesima terminologia, nel racconto della “confessione di fede” di Pie-tro a Cesarea di Filippo – «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente»(Mt 16,16) – poiché Gesù, dopo aver risposto innanzitutto con una beati-tudine – «Beato sei tu, Simone figlio di Giona, perché né la carne né ilsangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17) –applica a Pietro l’immagine della casa costruita sulla roccia: «Tu sei Pietroe su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Sulla base di que-sti testi possiamo intuire la ragione che ha indotto il Beato Angelico a evi-denziare la figura di Pietro nell’affresco: egli è l’immagine della soliditànella fede.

2.4 La Rivelazione: «l’adozione a figli» nello Spirito Santo

La risposta di Gesù a Pietro dice anche che la fede di quest’ultimoè stata l’accoglienza della Rivelazione del Padre, che gli ha dato la capacitàdi riconoscere in Gesù il Cristo, il Figlio di Dio, cioè il Rivelatore inviatodal Padre. Anche nel Sermone sulla montagna siamo confrontati a Cristoche rivela il “Padre celeste” e annuncia un nuovo modo di vivere il rap-porto con Dio. Per questo l’artista ha raffigurato Cristo che con la destraindica il cielo mentre con la sinistra tiene il rotolo della legge: è il Figlio,

38 H. WALDENFELS, Teologia fondamentale nel contesto del mondo contemporaneo, «L’abside.Saggi di teologia, 9», Paoline, Cinisello Balsamo (MI), 1988, p. 379. Cf. anche p. 377-380.

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infatti, a rivelare il Padre e a donare la “legge nuova”, che è la grazia delloSpirito Santo concessa a coloro che credono in lui.

Diversi passi del Sermone parlano del Padre ma nessuno dello Spi-rito Santo; cogliamo però il riferimento a quest’ultimo notando che nelvangelo di Matteo l’episodio del Battesimo – il momento in cui Gesù ri-ceve lo Spirito di Dio per compiere la sua missione pubblica secondo lavoce del Padre: «Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono com-piaciuto» (Mt 3,17) – è l’immagine da tener sempre presente lungo tuttala lettura del vangelo stesso. Per questo anche il fatto che, nella lettura delSermone da parte di Agostino e di Tommaso, le beatitudini siano associatealle operazioni-doni dello Spirito Santo39 non deve essere pensato comeslegato dal senso profondo del vangelo di Matteo. In questa linea inter-pretativa del Sermone si accentua quindi il tema dell’«adozione a figli»(Rm 8,15.23) sotto l’azione dello Spirito Santo. Quale punto culminantedel cammino per gradi lungo le diverse beatitudini secondo Agostino –«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio»(Mt 5,9) –, la figliolanza divina consiste, secondo Tommaso, nell’unionea Dio mediante la perfetta sapienza concessa a colui che «è imitatore diDio, il quale è il Dio dell’unità e della pace»40. Impegnato nel descriverele beatitudini come risposta alla questione circa la “felicità”, S. Pinckaerssembra un po’ perdere di vista questo punto culminante del cammino spi-rituale del cristiano legato alla “figliolanza” divina: tuttavia egli sottolineamaggiormente la “vita secondo lo Spirito”, fondamento della nuova rela-zione dell’uomo con Dio. Il primato dell’azione dello Spirito Santo nellavita cristiana è una caratteristica dei nostri autori, anche se il loro vocabo-lario è diverso e pongono, quindi, accenti teologici differenti. Possiamoanche domandarci se il Beato Angelico non abbia voluto alludere, con queldito alzato, alle parole di Gesù nel vangelo di Luca: «Se invece io scaccioi demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio»(Lc 11,20) che nel vangelo di Matteo sono riportate sostituendo a «il ditodi Dio» l’espressione «Spirito di Dio» (Mt 12,28): si può pensare che aciò si debba l’interpretazione artistica (inni e iconografia41) dello SpiritoSanto come «digitus paternae dexterae» (Veni Creator). L’immagine deldito si lega poi al dono della legge, scritta col dito di Dio su tavole di pietra(cf. Es 31,18) mentre la “legge nuova” di Cristo è scritta nel cuore: «scrittanon con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pie-tra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori» (2Cor 3,3).

Il rinnovamento della teologia morale è opera dello Spirito, che èil “mistagogo” della vita cristiana: «allora Gesù fu condotto nel deserto

39 Cf. SDM 1,4,11; S Th 1-2, 69, 1-4.40 S Th 1-2, 69, 4.41 Noi avanziamo l’ipotesi che il famoso particolare della volta della Cappella Sistina nel-

l’affresco di Michelangelo La creazione di Adamo, particolare delle due dita, quella di Dio e quelladell’uomo, che si avvicinano e si sfiorano, non sia estraneo all’interpretazione di questi testi a propositodel “dito di Dio” e dello “Spirito”, poiché Dio dopo aver formato l’uomo dalla terra (Adam) “soffia”nell’uomo par dargli l’alito di vita e farlo diventare un essere vivente (Gen 2,7).

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dallo Spirito» (Mt 4,1); «quando egli verrà, lo Spirito di verità, vi condurràalla verità tutta intera» (Gv 16,13); «infatti tutti quelli che sono guidatidallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio» (Rm 8,14).

2.5 La contemplazione della Verità: «conformi all’immagine del figlio suo»

Lo Spirito ci guida verso il Padre che noi “vediamo” grazie al Fi-glio che ce lo rivela: la fede trinitaria di coloro che sono diventati figli diDio si concretizza nella contemplazione del Volto di Cristo. Agostino, in-fatti, ha visto il culmine delle beatitudini nella contemplazione della Verità,che è l’unico “Figlio di Dio”. Per mezzo di questa contemplazione i sa-pienti perfetti ricevono la somiglianza con Dio, poiché i figli sono similial padre, e quindi saranno chiamati figli di Dio: in sostanza essi diventanoa immagine di colui che contemplano, «poiché quelli che egli [Dio] dasempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’im-magine del figlio suo» (Rm 8,29)42. Tommaso riprende quest’idea ago-stiniana attraverso la “beatitudine contemplativa” che è «o la stessabeatitudine finale, o un certo inizio di questa»43. Lo sguardo contemplativoha bisogno del “cuore puro” per “vedere Dio” (cf. Mt 5,8): sulla scia delSermone sulla montagna e dell’interpretazione agostiniana, Tommaso daràil primato all’interiorità nell’ordine dell’agire morale. Egli recupererà siail concetto di “intenzione” delle opere sia quello di “preparazione delcuore” proposti dal SDM, ma accentuerà maggiormente il riferimento al-l’interiorità, facendone la caratteristica propria della legge nuova e pro-ponendo la beatitudine come il “fine” ultimo dell’uomo. Nella visioneagostiniana il fine (o intenzione dell’opera) è percepito in maniera piùpuntuale, riferito cioè alla singola azione, mentre in Tommaso diventa ilfine dell’uomo in senso più ontologico, poiché egli distingue il “fine” da“ciò che conduce al fine”. Ma è evidente, tuttavia, che i due si trovanod’accordo nell’affermare che «il nostro fine è Dio»44: «Egli è infatti il fine,affinché non facciamo nulla con cuore doppio»45.

Avendo gli occhi limpidi della fede e il cuore purificato “per ve-dere Dio”, gli Apostoli rappresentati nell’affresco dal Beato Angelico, fis-sano il loro sguardo su Gesù, che indica il fine ultimo non solo con il ditoma con tutta la sua persona: «Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessunoviene al Padre se non per mezzo di me… Chi ha visto me, ha visto ilPadre» (Gv 14,6.9). Il Padre ha rivelato il Figlio facendo discendere loSpirito Santo su di lui e facendo risuonare la voce dal cielo, «Costui è ilfiglio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3,17); il Figliorivela il Padre affinché coloro che fanno la volontà del Padre suo che ènei cieli entrino nel regno dei cieli (cf. Mt 7,21).

42 Cf. SDM 2,12,40.43 S Th 1-2, 69, 3.44 S Th 2-2, 83, 9.45 SDM 2,19,66.

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2.6 La preghiera dei figli di Dio: «Padre nostro»

Coloro che sono diventati figli di Dio, guidati dallo Spirito, gri-dano: «Abbà, Padre» (Rm 8,15) e pregano Dio come il Figlio ha inse-gnato: «Padre nostro che sei nei cieli» (Mt 6,9). Agostino ha interpretatoil “Padre nostro” come una pedagogia dell’agire cristiano, poiché Gesù –insegnandoci a pregare il Padre che è nei cieli – vuole che purifichiamo ilcuore «per mezzo di un’unica e semplice intenzione verso la vita eterna eper mezzo di un solo e puro amore per la sapienza»46. Questo accennoall’“intenzione” è unito nel commento al tema della volontà di Dio, percui quasi ogni domanda del “Padre nostro” costituisce anche un insegna-mento morale. Sappiamo, infatti, che Agostino ha fatto corrispondere cia-scuna delle sette domande del “Padre nostro” alle sette operazioni delloSpirito Santo e alle sette “beatitudini e gradi”47, ottenendo così una letturatrinitaria della preghiera:

le “domande” sono rivolte al Padre, secondo una “nuova perce-zione” di Dio

le “beatitudini” sono proclamate e vissute dal figlio, che è“l’uomo nuovo”

l’“operazione” settiforme dello Spirito Santo crea una “vitanuova”.

Tommaso ha visto nella preghiera uno dei modi per adempiere ladottrina evangelica ma si è riferito a Mt 7,7-11 affermando che, dopo averascoltato le parole di Gesù, è solo «implorando l’aiuto divino»48 che sipossono mettere in pratica.

Per Agostino la preghiera purifica l’intenzione; per Tommaso èinvocazione della grazia al fine di adempiere la dottrina evangelica; perS. Pinckaers è il respiro del cristiano, dunque “preghiera incessante” per-ché il parallelismo agostiniano fondato sui diversi settenari significa «lanecessità della preghiera in ogni istante della vita cristiana»49. Egli affermacon forza il legame tra la preghiera e la morale dell’amicizia basata suiconsigli piuttosto che sui precetti, prospettando così anche la possibilitàdi ricucire lo strappo tra morale e spiritualità. La preghiera non è impedi-mento all’agire, ne è anzi la forza propulsiva: dalla preghiera all’amicizia,dall’amicizia all’azione. Ma che vi sia anche il movimento inverso: dal-l’azione all’amicizia, dall’amicizia alla preghiera.

Il Beato Angelico ha sottolineato bene questo tema perché raffi-gura un Apostolo che prega, il primo alla sinistra di Gesù. La sua identi-ficazione non è facile e forse nemmeno necessaria, perché più che la sua

46 SDM 2,3,11.47 Cf. SDM 2,11,38.48 S Th 1-2, 108, 3.49 S. PINCkAERS, Le fonti della morale cristiana, p. 191 (165).

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identità il teologo artista ha di mira la sua azione: “pregare”. Il cuore delSermone sarebbe infatti la preghiera del “Padre nostro” (cf. Mt 6,9-13): lascena raffigurata nell’affresco potrebbe riferirsi a quell’instante in cui gliApostoli sentono risuonare le parole della preghiera più rappresentativadel cristiano.

Dunque, VoI pregate così:

PADRE NoSTRo che sei nei cielisia santificato il TUo nomevenga il TUo regnosia fatta la TUA volontà

come in cielo così in terra.Il NoSTRo pane quotidiano, dà a NoI oggie rimetti a NoI i NoSTRI debiti, come NoI li rimettiamo ai NoSTRI debitorie non indurre NoI in tentazionema libera NoI dal male.

Gesù quindi indicherebbe con il dito il PADRE NoSTRo che ènei cieli e donerebbe il rotolo della preghiera a NoI, comunità dei suoi di-scepoli. La preghiera infatti ha una dimensione comunitaria che è espres-sione della comunione ecclesiale.

3. Il Sermone e la Chiesa

La comunione ecclesiale è il luogo della vita cristiana e perciòl’ambito dell’agire morale e della riflessione teologica. La dimensione ec-clesiale del Sermone risolleva la questione dei destinatari di questo testoevangelico e della sua praticabilità. Gli autori presi in esame sono concordisu due affermazioni:

- il Sermone sulla montagna è un appello rivolto a “tutti” i battezzati;

- il Sermone propone una visione “mistica” dell’agire cristiano.

3.1 Un appello per “tutti” i battezzati

Agostino, Tommaso e S. Pinckaers ritengono che il Sermone siarivolto a tutti i cristiani e non a un’élite, come si sosteneva in epoca mo-derna. L’intera opera teologica del Domenicano belga è tesa a restituire ilSermone alla totalità dei cristiani, perfino a tutti gli uomini, sebbene coscioche per vivere secondo il Sermone, per metterlo in pratica, occorra l’aiutodi Dio, «la potenza universale dello Spirito Santo»50: questo è l’elemento

50 S. PINCkAERS, Le Sermon sur la Montagne et la morale, p. 91-92.

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principale della “legge nuova” alla quale Tommaso aveva strettamenteunito il Sermone come elemento secondo. A nostro parere l’attualizzazionedi questo trattato della Summa sulla “legge nuova” (S. Th. 1-2, 106-108)è stato il fine della teologia morale di S. Pinckaers.

Vivere la “legge nuova” proclamata nel Sermone è un appello fattoda Cristo a “tutti” i battezzati, e quindi alla Chiesa intera che vive delloSpirito. Possiamo cogliere quest’aspetto ecclesiale annunciato dal nostroteologo artista se consideriamo nuovamente l’affresco del Beato Angeliconel suo insieme: Gesù e gli Apostoli sulla montagna. Essi rappresentanola Chiesa che forse l’artista ha inteso raffigurare come «città collocatasopra un monte», che non può rimanere nascosta, secondo la similitudineusata da Gesù quando dice: «voi siete il sale della terra… voi siete la lucedel mondo» (Mt 5,13.14). Gli Apostoli disposti a semicerchio attorno aGesù suscitano proprio quest’impressione di formare quasi la cinta murariadi una città, nella quale Gesù emerge come torre o palazzo del re! Essi po-trebbero anche rappresentare la «Gerusalemme celeste, dalle dodici portee dalle mille perle preziose»51! Senza lasciar correre troppo la nostra fan-tasia, Agostino riferisce Mt 5,13-16 al «sale apostolico» e agli «Apostoliinviati a illuminare» coloro che sono nel mondo, e interpreta la città col-locata sul monte come «fondata su un’eminente e grande giustizia, signi-ficata per questa montagna sulla quale il Signore parla»52 e la casailluminata dalla lucerna posta sul candelabro come «l’abitazione degli uo-mini, cioè il mondo stesso per quel che [il Signore] ha detto in precedenza:“Voi siete la luce del mondo”. ovvero se per casa si vuole intendere laChiesa, neanche questo significato è improbabile»53.

Riassumendo, possiamo offrire alcuni tratti significativi dellaChiesa, ispirati dall’affresco del Sermone sulla montagna. La Chiesa è:

- comunità riunita intorno a Cristo, rivelatore del Padre e donatoredella grazia dello Spirito Santo;

- comunità dell’ascolto della Parola di Dio trasmessa dalla Scritturae dalla Tradizione apostolica affinché ciascuno compia il camminodelle beatitudini verso Cristo;

- comunità di fede nella contemplazione della Verità che è Cristo,perché ciascuno accolga la Rivelazione e sia conformato al Figlioper la grazia dello Spirito Santo;

- comunità di preghiera nella contemplazione e nell’azione, perchétutti diventino figli di Dio che invocano l’unico “Padre” e fannola sua volontà.

51 La Parola si fa gesto. I gesti di Gesù interpretati da Giotto, Beato Angelico e Caravaggio,p. 105-106. L’idea delle perle preziose è data dai diversi e lucenti colori dei vestiti degli Apostoli:quest’idea è molto suggestiva e la si può ampliare notando che gli Apostoli sono seduti su dei massidi roccia, richiamando “i basamenti” della Gerusalemme celeste, mentre le loro aureole sembranoevocare le dodici perle corrispondenti alle porte della “città santa”, nella quale non vi è più tempio,perché Dio e l’Agnello sono il suo tempio e la illuminano (cf. Ap. 21,10-27).

52 SDM 1,6,17; cf. 1,1,2.53 SDM 1,6,17.

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3.2 La visione “mistica” dell’agire cristiano

Questa è la vocazione della Chiesa: essa è chiamata a realizzarlain “pienezza”, vivendola nel suo livello più alto, più integro, più splen-dente. È dunque importante sottolineare che Gesù chiama ad una giustiziache superi quella degli scribi e dei farisei, alla iustitia “maior”; egli portaa compimento la legge antica nella legge “nuova”, vissuta secondo i con-sigli evangelici; egli ci chiama amici e non servi (cf. Gv 15,15), affinchéviviamo una morale “dell’amicizia” e non dell’obbligazione; egli ci donadi “diventare figli di Dio” per vivere una “morale filiale”54. Nella prospet-tiva dei nostri autori la questione della praticabilità del Sermone è risoltasenza abbassare l’alta misura della morale che esso propone: Gesù e i di-scepoli sono “sulla montagna” e Agostino ha ragione di vedere in essa il“segno” di «un’eminente e grande giustizia»55, poiché il Sermone, comin-ciando dalle beatitudini fino all’immagine della casa costruita sulla roccia,«è il modello perfetto della vita cristiana per quanto attiene a un’ottimamoralità»56. Per cogliere insieme la «misura alta della vita cristiana ordi-naria» e il fatto che questa sia proposta a tutti, tanto che «tutta la vita dellacomunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa dire-zione» (NMI, 31), occorre guardare la morale cristiana con gli occhi deimistici e dei santi.

La visione “mistica” della morale cristiana è stata messa in rilievosoprattutto dall’opera storico-teologica di H. de Lubac57, che ha mostratocome i Padri della Chiesa attingessero il senso morale dalla Scrittura: sitratta di una “tropologia mistica”. Agostino, infatti, ha pensato la moralein una prospettiva “mistica” e ce ne ha dato degli esempi luminosi:

i discepoli vivono una “vicinanza mistica” a Gesù, non sempli-cemente fisica: «Si avvicinano a lui i suoi discepoli, perché ascoltando lesue parole gli fossero più vicini anche col corpo coloro che aderivano piùda vicino con l’anima nell’adempiere i precetti»58. E questa vicinanza aCristo è un criterio fondamentale per comprendere e vivere i suoi inse-gnamenti.

I discepoli fissano lo sguardo sul Volto di Cristo: la contempla-zione e l’ascolto provocano un ardore di affetti59, fino a un vero “invaghi-

54 Ci troviamo così in sintonia con la prospettiva proposta in R. TREMBLAy – S. zAMBoNI

(eds), figli nel figlio. Una teologia morale fondamentale, EDB, Bologna, 2008.55 SDM 1,6,17.56 SDM 1,1,1.57 Segnaliamo in particolare: H. DE LUBAC, Histoire et Esprit. L’intelligence de l’Écriture

d’après origène, Aubier-Montaigne, Paris, 1950, p. 374-446. ID., Sur un vieux distique. La doctrinedu “quadruple sens”, in ID., Théologie d’occasions, DDB, Paris, 1984, p. 117-136. ID., La tropologiemystique, in: ID., Exégèse médiévale. Les quatre sens de l’Écriture, t. 2, Cerf – DDB, Paris, 1993,p. 549-620. ID., Le double Testament, in: ID., L’Écriture dans la Tradition, Aubier-Montaigne, Paris,1966, p. 115-168.

58 SDM 1,1,2.59 Agostino usa espressioni come: «per bonum affectum» (SDM 1,2,4), «celerrimo dilectionis

affectu» (1,10,27), «cum dilectione pura et simplici affectu» (2,3,13), «caritas excitatur» e «supplexaffectus» (2,4,16), «flagrantissima caritate» (2,9,35).

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mento” del cuore60. Si realizza così la profezia e la promessa di Dio (èquesto un testo tanto amato da Agostino61): «Quello che occhio non vide,né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste cose ha pre-parato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzodello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità diDio» (1Cor 2,9-10).

La preghiera purifica e rasserena il cuore per essere capace di ac-cogliere i doni divini elargiti spiritualmente. La preghiera è allora descrittada Agostino come successione di momenti mistici che scandiscono il pro-gresso spirituale: dalla preghiera alla conversione, dalla purificazione al-l’accoglienza della luce divina, dalla quiete al gaudio dove la vita beatatrova la sua perfezione62.

Il cuore purificato fa sperare di giungere al culmine della sa-pienza, concessa in questa vita ai fedeli servi di Dio: «Ed essa [la sapienza]comporta che fuggiamo con prudentissima vigilanza quel che, grazie alSignore che ce lo rivela, capiremo che è da fuggire, e che desideriamo conuna ardentissima carità quel che, grazie al Signore che ce lo rivela, capi-remo che è da desiderare»63 Questa “via della sapienza” ha un aspetto asce-tico di rinuncia al male e un aspetto mistico di ardente amore per il beneda desiderare, poiché solo «chi arde talmente per l’amore della giustizia»64

e solo chi possiede l’amore al massimo grado è capace di compiere tutti iprecetti del Sermone65.

La Sacra Scrittura è letta secondo la tropologia mistica: in essaemerge la ricchezza del legame tra morale e mistica, tra precetto e inten-zione pura, tra esteriorità e interiorità, descrivendo così il culmine del cam-mino spirituale: «È evidente che per questo precetto ogni nostra intenzionedebba essere diretta alle gioie interiori, affinché non ci conformiamo aquesto mondo cercando la ricompensa nell’esteriorità, e non perdiamo lapromessa della beatitudine che è tanto più solida e stabile, quanto più èinteriore, con la quale Dio ci ha scelto a divenire conformi all’immaginedel Figlio suo [cf. Rm 8,29]»66.

La vita di fede è intesa come cammino spirituale progressivo ditipo mistico-contemplativo: nel SDM, infatti, non si parla quasi mai divirtù; al contrario Agostino ha anticipato l’influsso delle operazioni delloSpirito Santo già trattando i gradi di ascesa, come pure ha posto sotto laregia dello stesso Spirito il fatto di ricevere le ricompense delle beatitu-dini67. Questo cammino di fede è orientato alla contemplazione68, che è lo

60 NMI, 32. Cf. SDM 2,6,23: «ut quemadmodum condelectamur legi Dei secundum interio-rem hominem».

61 Cf. SDM 1,4,11.62 Cf. SDM 2,3,14.63 SDM 2,9,35.64 SDM 1,18,54.65 Cf. SDM 1,21,69.66 SDM 2,12,40.67 Cf. SDM 1,3,10; 1,4,11; 1,4,12. 68 Cf. SDM 1,3,10; 1,13,38; 2,21,71.

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sguardo puro dell’intenzione per mezzo della quale siamo in grado di ope-rare, o meglio di co-operare, con lo Spirito alla realizzazione delle buoneopere.

La dimensione ecclesiale, a sua volta, è descritta con modalità mi-stica, ricorrendo alla lettura mistico-sponsale del Cantico dei Cantici –per cui l’intenzione pura è paragonata agli «occhi della colomba[cf. Ct 4,1], quali sono esaltati nella Sposa di Cristo, che Dio si è sceltocome Chiesa gloriosa, perché non ha macchia né ruga, cioè è pura e sem-plice [cf. Ef 5,27]»69 – e utilizzando l’immagine della Gerusalemme cele-ste, la Sposa dell’Agnello: «Una volta che tutti noi saremo raccolti in unitàcome a formare un solo coniuge, allora il matrimonio sarà con colui checi ha liberati, per l’effusione del suo sangue, dalla prostituzione di questomondo»70.

Conclusione

La nostra conoscenza limitata rispetto all’intera opera di Agostino,come pure di quella di Tommaso e di S. Pinckaers, ci consente di offriresolo alcuni spunti riguardo al ritrovato connubio tra mistica e morale. Cisiamo attenuti al De sermone Domini in monte e al suo influsso sulla teo-logia morale dei due autori domenicani, il cui interesse per l’aspetto mi-stico in teologia morale si può intuire da alcune frasi di S. Pinckaers acommento di un testo di Tommaso. Nello stesso tempo il teologo belgasembra “commentare” meravigliosamente proprio l’affresco del Beato An-gelico, che è certamente un pittore “mistico”. Nella citazione che seguesiamo chiamati come a percepire anche con l’olfatto, oltre che con l’udito,il profumo della dottrina di Cristo che ci ha amato e ha offerto se stessoper noi «in sacrificio di soave odore» (Ef 5,2).

In primo luogo S. Pinckaers riporta il testo di Tommaso: «I con-sigli di un amico sapiente offrono grandi vantaggi, secondo le parole diPrv 27,9: “Dall’unguento e da rari profumi è rallegrato il cuore [delecta-tur cor], e dai buoni consigli dell’amico l’anima è raddolcita [anima dul-coratur]”. Ma Cristo è sommamente sapiente e amico. Dunque i suoiconsigli portano il massimo vantaggio e sono convenienti»71.

E così lo commenta: «È raro che un argomento di san Tommasopossegga tanto gusto e forza evocatrice. Il confronto tra i consigli del-l’amico con la dolcezza dell’unguento e lo charme dei profumi è moltoespressivo; esso però assume un significato spirituale, nuovo e profondo,quando lo si applica a Cristo per significare in lui l’eccellenza della sa-pienza e la forza dell’amicizia. Questo linguaggio di tipo poetico è tantopiù eloquente in quanto l’argomento sembra essere una felice trovata disan Tommaso per parlare della Legge nuova e del suo contenuto, situan-

69 SDM 2,19,66.70 SDM 1,15,41.71 S Th 1-2, 108, 4 sed contra.

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dovi i consigli evangelici. Questo ci permette di supporre nel nostro Dot-tore l’esistenza di una segreta vena poetica, di un senso del simbolismoalimentato dalla Scrittura, che è agli antipodi del linguaggio scolasticomolto razionale che usa abitualmente». Ecco poi come sembra descriverel’affresco del Beato Angelico: «Noi abbiamo davanti agli occhi l’autenticaicona di Cristo. Essa è tratteggiata con due linee principali, che ne sugge-riscono molte altre: la sapienza irraggia dalla sua fronte e determina la suapostura; l’amicizia brilla nei suoi occhi e ne ammorbidisce i tratti del volto.Tiene tra le mani un libro prezioso e ce lo offre: è il testo del Vangeloaperto alla pagina del Sermone sulla montagna, che espone la legge nuova.Tale è infatti il pensiero di san Tommaso al seguito di Agostino: succe-dendo alla legge di Mosé promulgata sul Sinai, la legge di Cristo ha cometesto specifico il “Sermone del Signore”. La prima fu scritta sulla pietra;l’altra lo sarà nei cuori per mezzo del dito dello Spirito Santo. La secondaLegge non distrugge la prima; ne assume la sostanza, ricapitolata nel De-calogo, e la porta a compimento nel Nuovo Testamento, come al seme suc-cedono la pianta e i suoi frutti»72.

Anche S. Pinckaers non ha risparmiato un linguaggio poetico diispirazione biblica e artistica, poiché una concezione mistica della teologiamorale ha bisogno anche di queste espressioni poetiche e artistiche. Percoglierla ci siamo affidati alla guida di cari amici e consiglieri: Gesù in-nanzitutto, e la schiera dei suoi “amici”, Matteo, Agostino, Tommaso, ilBeato Angelico, S. Pinckaers…

72 Cf. S. PINCkAERS, Les conseils évangéliques et la morale chrétienne, in: ID., L’Évangile etla morale, p. 175.176.

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Abstract. – The article uses the De Sermone Domini inMonte by Saint Augustine as its point of departure. Augustine’scommentary on the Sermon on the Mount (Mt. 5-7) demonstratesthe “perfect model of Christian life as it tends towards the highestmorality.” Saint Thomas Aquinas became very interested in theSermon on the Mount as well as in the Augustinian commentaryin his attempt to structure his moral perspective in the Summa The-ologica. In his depiction of the Sermon, the Angelic Doctor takesup Augustine’s trail while artistically representing Thomistic the-ology. The connection between the Sermon on the Mount and thereading of Augustine “through Thomas” characterize the moraltheology proposed by Servais Pinckaers. In these authors the cul-mination of the moral perspective is to continually lead Christianstowards becoming “sons of God” (Jn. 1:12). The process beginswith listening to the Holy Scriptures, progressing along the pathof the Beatitudes, while through the action of the Holy Spirit, ouradoption as sons takes place. our adoption is lived through thecontemplation of the Truth and in the prayer of the “our Father”.The mystical vision of Christian morality is attained in this way,as it is inspired by Holy Scripture and rendered possible throughthe grace of Jesus Christ. He is the wise and faithful friend thatgives us the “new law” of love so that we may put his words intopractice.

Keywords: Christian morality, Adoption, Sermon on theMount, St. Augustin, St. Thomas Aquinas, S. Pinckaers.

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