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giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 3 · ANNO VIII · GIUGNO 2011 lse.te.it

La Voce (estate 20011)

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La Voce - giornalino scolastico del Liceo Scientifico "Einstein" - Teramo

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giornale studentesco del liceo scientifico einstein

NUMERO 3 · ANNO VIII · GIUGNO 2011 lse.te.it

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NUMERO 3 · ANNO VIII · GIUGNO 2011

SOMMARIO

Editoriali150o dell’Unità d’Italia

3 Intervista a Giuseppe Devincenzi · fede

4 Sotto i cieli di Rino · ben

Dai meandri dell’Einstein5 Estate. . . siamo arrivando · maurizio profeta

Uno sguardo sul mondo5 La rivoluzione araba · ceccho b.s.

6 Sarà ancora un. . . Sol levante? · erni

Oltre noi stessi7 Perversione o onnipotenza? · fiore

7 Carne umana che passione! · carolí

9 La meta bellezza · elliot & marjane

Intervista quadrupla9 Rappresentanti d’Istituto · clari & mrm

Fortissimamente sport12 Il Giro d’Italia a Teramo

Forza Albert13 Il segreto Di Nikola Tesla · marz

14 Complottisti per caso · nevermore e marz

15 A proposito di Scientology · fiamma

15 A proposito di Oroscopi · bas^^

I colori della letteratura16 Poesia · danyck

16 Pioggia d’estate · daph

17 Difendiamo le utopie! · gaia =p

Appendice ai giochiEnigmistica

19 Parole crociate e altri giochi

I nostri sponsor20 Un sentito ringraziamento

REDAZIONE

CoordinatoreProf. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

CaporedattoreMarco (Marz) Di Marcantonio

CopertinaGaia Babbicola

Codifica LATEXIgor ["aIgO:*]

VignettistaLorenza (Lolò) Del Cane

GiochiFrancesca Di Marco, Nicolò (Danyck) Chiacchiararelli

FotografiMarco (Marz) Di Marcantonio, Gloria Plebani

RedattoriAlessandra (Marjane) Pierantoni, Alice Francioni, Andrea(Ben) Bonomo, Angela (Dandi) Di Michele, Antonella (Elliot)Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, Carol (Carolí) Del-li Compagni, Clarissa (Clari) Fonti, Danila (Fiore) Miglioz-zi, Diana (Daph) Petrescu, Edoardo (Nevermore) Pompeo,Edoardo (Fiamma) Topitti, Ernesto (Erni) Consorti, Fabiana(Amaranth) Di Mattia, Federica (Fede) Goderecci, Flavia(Bas^^) Cantoro, Francesca (Fan :) )Angelozzi, Gaia (Gaia=p) Di Timoteo, Giovanni Rossi, Gloria Plebani, Lorenza(Lolò) Del Cane, Luca Termini, Marco Petrella, Maria Clara(Nous) Baldassarre, Marta (Miss Nothing) Cozzi, Massimo(Ceccho B.S.) Cecchini, Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi,Miriam (Mrm) Pistocchi, Nicolò (Danyck) Chiacchiararel-li, Sabrina (Sabba) Vallarola, Sara Paolucci, Sara Santarelli,Simone (Hank Moody) Stranieri, Stefania (Kyra) Standoli,Stefano Ciaffoni, Valentina Sichetti

CollaboratoriFrancesca (Frikky) Consorti, Gianluca Di Marcantonio

ColophonInteramente realizzato all’interno del Liceo Scientifico “AlbertEinstein”, Via Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEXcon la famiglia di font Palatino di Hermann Zapf. Questa rivistaè disponibile on-line nel sito web del liceo.

Sito web del liceolse.te.it

CC© 2010− 2011 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramohttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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150o dell’Unità d’Italia Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

Editoriali

la storia infinita

di MARZ

bene. . . se state leggendo queste ri-ghe vuol dire che finalmente ilgiornale scolastico è stato stampato.

L’incredibile, tortuoso e infinitopercorso affrontato quest’anno per ar-rivare alla pubblicazione non ha Ter-mini di paragone; proprio per questola nostra brillante copertinista, Gaia,ha avuto l’originale idea di rappresen-tare al meglio tutto il nostro “infinito”cammino citando il famoso film.

L’ostacolo piú grande è stato in-dubbiamente la mancanza di fondiscolastici che ci ha obbligati a chie-dere a vari sponsor esterni di farsipubblicità su la voce, risultato ot-tenuto con non poche difficoltà. Aquesto proposito non posso evitaredi ringraziare, oltre a loro, tutte lepersone che hanno reso possibile lastampa, dal Prof. Nando Cozzi allaProf.ssa Beniamina Paesani, dalla Pre-side, Prof.ssa Marilena Cannella allasegretaria, Sig.ra Giovanna Troiani.

Ad ogni modo, essendo questo il

mio ultimo anno qui, volevo fare ungrande in bocca al lupo a tutti voi,augurandovi di poter trascorrere mo-menti davvero felici tra queste quat-tro mura. Ricordate che non esistonosolo interrogazioni e compiti in clas-se, la vita è ben altro e va vissuta almeglio! Divertitevi e fatelo con tuttala gioia possibile. Vi saluto ragazzi ein bocca al lupo per tutto!

P.S. Un grande abbraccio anche al5°C, seppur dovremo dividerci reste-remo sempre uniti! Ciao ragazzi. . . vivoglio bene. :)

150o dell’Unità d’ItaliaIntervista a Giuseppe Devincenzi

di Fede

“Noi siamo da secoliCalpesti, derisi,Perché non siam popolo,Perché siam divisi.Raccolgaci un’unicaBandiera, una speme:Di fonderci insiemeGià l’ora suonò.Stringiamoci a coorteSiam pronti alla morteL’Italia chiamò.”

Mameli

L’Unità d’Italia è finalmente stataraggiunta. È il 25 marzo 1861. No-

te figure abruzzesi hanno celebratotale avvenimento con parole e musica.Dopo l’Unità la penisola è stata rinno-vata anche a livello economico; par-lamentare e rappresentante di questosviluppo è il notareschino GiuseppeDevincenzi (1841-1903).

Studente: Sig. Devicenzi, dal puntodi vista politico lei è sicuramen-te stato il nostro concittadinopiú autorevole, l’unico ad averrivestito la carica di ministronella provincia di Teramo nelcorso di questi 150 anni. Vuo-le farci un breve excursus della

sua vita e raccontarci come è ar-rivato ad avere una cosí grandeimportanza?

Devincenzi: Nacqui a Notaresco dauna famiglia della buona bor-ghesia agraria e portai avantistudi di economia e agricoltura.Il mio profondo interesse per laPubblica Amministrazione miportò a rappresentare la Provin-cia al Parlamento Napoletanoma quando questo si sciolse di-venni un ricercato della poliziaborbonica, cosí decisi di esilia-re. Mi trasferii a Ginevra, Pa-rigi, Londra e conobbi moltissi-mi scienziati. Tornato in Italiami dedicai ancora una volta allapolitica per poi trascorrere gliultimi anni nel mio paese natiodedito all’azienda di famiglia.

Studente: Ci parli di piú dellasua carriera politica, qual erala sua posizione e cosa riu-scí a modificare in veste diparlamentare?

Devincenzi: Quando nel 1861 lasciail’Inghilterra raggiunsi a Torinogli altri esuli partenopei. As-sieme ai gruppi liberali del me-ridione accolsi con entusiasmol’impresa di Garibaldi nel Mez-

zogiorno ma quando fui elettodeputato del gruppo dei mo-derati votai l’ordine del giornoRicasoli sullo scioglimento del-l’esercito garibaldino. Mi inte-ressai sempre attivamente peri problemi dello sviluppo agra-rio italiano ma senza stancarmimai di difendere i patti coloni-ci e le esenzionu fiscali di cuigodeva la proprietà latifondista.Il mio primo intervento da par-lamentare fu il completamentodella linea ferroviaria Firenze-Arezzo-Perugia. Sotto la miaproposta e guida fu realizzatoil Regio Museo Industriale diTorino. Fu un grande successo.

Studente: L’Unità le permise di rea-lizzare importanti progetti perla nostra penisola. Vuole ricor-darci qualche altro importanteavvenimento?

Devincenzi: Appoggiato dai settoriparlamentari del centro destra eda importanti gruppi economi-ci, primi fra tutti gli agrari to-scani, fui per due volte Ministrodei Lavori Pubblici. Organizzaiil trasferimento della capitaledello Stato sabaudo da Firenzea Roma e promossi la bonifica

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

di zone paludose nel napoleta-no, riformando la struttura delministero separando la gestionedelle acque da quella dei pon-ti e impegnandomi nel tentati-vo di imporre ai comuni la ma-nutenzione stradale. Mi ritiraia vita privata quando nel 1873,in seguito ad un voto di sfidu-

cia della Camera riguardo allacostruzione della linea direttaRoma-Gaeta-Napoli.

Studente: Si può quindi reputare unpersonaggio chiave per la for-mazione dell’Italia Unita. Unaltro abruzzese è riuscito a da-re uno stampo fondamentale al-

la società, è soddisfatto del suolavoro?

Devincenzi: Certamente! All’alba diquesti 150 anni spero che altrepersonalità possano preservarequesto clima di sviluppo tec-nologico e pace sociale. Vival’Unità.

Sotto i cieli di Rino

di Ben

Il 29 Ottobre del 1950 nasce a Cro-tone uno dei piú grandi cantautori

della storia della musica italiana: ilsuo nome è Rino Gaetano, pseudo-nimo di Salvatore Antonio Gaetanoe le sue canzoni sono caratterizzateda ironia e da attacchi verso la so-cietà, le mode, gli scandali, i poterieconomici e politici, la TV e i falsimoralismi. Nel 1974 il suo primo al-bum Ingresso libero non ebbe grandesuccesso ma già mostrò il suo stileinnovativo che avrebbe caratterizzatotutta la sua carriera, il successo ar-rivò l’anno dopo con il 45 giri “Mail cielo è sempre piú blu” e l’eventoche definitivamente lanciò la sua car-riera fu il festival di Sanremo dovecon la canzone “Gianna” arrivò ter-zo. Dietro a questa canzone c’è unimportante retroscena, Rino, che all’i-nizio non voleva neanche presentarsia Sanremo, poiché non si riconoscevanello spirito della manifestazione, vo-leva andare al festival con la canzone“Nuntereggae piú”, ma fu costrettodai suoi discografici a presentarsi con“Gianna” e non con l’altra canzone,poiché ritenuta “troppo scandalosa”,infatti nel testo elencava nomi, cogno-mi e scandali dell’Italia della fine de-gli anni ’70. Alla fine, come rivelò alsuo amico Bruno Franceschelli, Rino,decise di presentarsi al festival a “mo-do suo”. Cantò Gianna in camicia arighe rosse, frac, cilindro e scarpe daginnastica.

Già questa prima parte potrebbefar capire che personaggio era Rino:geniale, fuori dagli schemi, unico, permolti scomodo a causa dei testi dellesue canzoni, ribelle contro “il sistema”e sempre attento alla situazione che si

viveva in Italia alla fine degli anni ’70.Importante fu anche un discorso inun concerto nel 1979 quando, primadi cantare “Nuntereggae piú”, disse:“C’è qualcuno che vuole mettermi ilbavaglio. Io non li temo. Non ci riu-sciranno. Sento che in futuro le miecanzoni saranno cantate dalle pros-sime generazioni. E che grazie allacomunicazione di massa, capirannocosa voglio dire questa sera! Apriran-no gli occhi e si chiederanno cosa suc-cedeva sulla spiaggia di Capocotta”.Questo fece capire ai fan che Rimostava cominciando ad essere un per-sonaggio scomodo anche perché sullaspiaggia di Capocotta, ci fu l’omici-dio di Wilma Montesi che coinvolseil musicista Piero Piccioni, figlio delvicepresidente del consiglio della DC,e altri noti esponenti della nobiltà, po-litici e personaggi famosi. Al centrodell’attenzione, comunque c’è semprela canzone “Nuntereggae piú” e forsenon tutti sanno che che la canzone chenomina molti personaggi della politi-ca, dello spettacolo, dello sport, dellatelevisione fu censurata. Inizialmenteinfatti l’elenco conteneva, tra gli altri,i nomi del finanziere Nino Rovelli, delbanchiere Ferdinando Ventriglia, diCamillo Crociani (scandalo Lockheede loggia P2), di Amintore Fanfani, diGuido Carli, e persino di Aldo Moroe Michele Sindona. Questi nomi furo-no cancellati e a Rino fu imposto dinon presentarsi con questa canzone aSanremo.

Altro tema scomodo affrontato daRino è quello della Rosa Rossa, log-gia massonica, di cui parla implicita-mente in “Rosita”, “Cogli la mia Rosad’amore”, e “Al compleanno della ziaRosina”, nella prima infatti ci dice chela Rosa Rossa, quanto te la presenta-

no, sembra bellissima. . . onori, gloria,soldi, potere. . . poi però un giornoscopri la verità e la tua vita cambiacompletamente perché sei in trappo-la, nella seconda dice “cogli la miarosa d’amore, regala il suo profumoalla gente; cogli la mia rosa di niente”.Nella terza ci spiega che nel linguag-gio criptato della Rosa Rossa, SantaRita è in realtà la Rosa Rossa, e so-stiene che un giorno capiranno chesta svelando questi messaggi, e quin-di lo uccideranno e bestemmierannoperché in realtà una caratteristica del-la massoneria della Rosa Rossa è distravolgere i simboli e i riti Cristia-ni per interpretarli al contrario (“Ri-ta s’è sposata / al compleanno dellazia Rosina / . . . / vedo già la mia sal-ma portata a spalle / da gente chebestemmia che ce l’ha con me”).

Rino si rese conto di essere diven-tato scomodo per molti e infatti scris-se “La ballata di Renzo”, dove imma-ginava che un tale Renzo morisse evenisse rifiutato da tre ospedali chestranamente sono tre dei cinque chehanno rifiutato Rino, i giornali han-no definito la canzone una profeziafatta dal cantautore altri, tra i qualianche io, sostengono, che la canzonesia stata presa d’esempio dalla p2 odai “potenti” per mettere in atto lamorte di Rino, avvenuta il 2 Giugno1981 sulla Nomentana a Roma. Rinofu rifiutato da cinque ospedali e fusepolto al cimitero del Verano comeRenzo ne “La ballata di Renzo” (“lastrada era buia si andò al S.Camillo /e lí non l’accettarono forse per l’ora-rio / si pregò tutti i Santi ma s’andòal S.Giovanni / e li non lo vollero perlo sciopero. / Quando Renzo morí ioero al bar / era ormai l’alba e andaro-no al Policlinico / ma lo si mandò via

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Uno sguardo sul mondo Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

perchè mancava il vicecapo / c’erain alto il sole, si disse che Renzo eramorto / ma neanche al Verano c’eraposto. Quando Renzo morí io ero al

bar, / al bar con gli amici bevevo uncaffè.”). Il suo essere un ribelle con-tro il sistema costò a Rino la vita, maforse è stato proprio quel suo modo

di essere che ancora oggi lo rendo-no un idolo e un personaggio uniconel suo genere: semplicemente RinoGaetano.

Dai meandri dell’EinsteinEstate. . . siamo arrivando

Qualche consiglio per questa estate

di Maurizio Profeta

Ciao a tutti ragazzi. Mancano po-chi giorni alla fine della scuola,

eppure già si pensa a come sarà lanostra estate, a cosa faremo, ma so-prattutto alla meta delle vacanze. Beh,quale è posto migliore per riposarsise non un’isola, l’isola di Capri, adesempio. È facilmente raggiungibilein traghetto da Roma o da Napoli, inmeno di due ore, e poi vale propriola pena vederla, con le sue meraviglienaturali, con il suo mare dall’acquacristallina, e con le sue gustosissimegranite al limone. È un isola abbastan-za tranquilla, dove il relax è messo alprimo posto. Questo tipo di vacanzaperò è piú adatta trascorrerla con i

propri genitori che con i compagni.Ma per chi gradisce una vacanza al-l’insegna del divertimento, non puòmancare che una semplice vacanza almare con gli amici: la spiaggia è unluogo molto ampio dove è possibilefare diverse attività, come lo sport, igiochi d’acqua, perché no prenderela tintarella, e tante altre cose. La se-ra invece la spiaggia cambia volto: sitrasforma in discoteca e in ristoranteall’aperto, dove fino a tarda notte cisi può divertire ancora. Per coloroinvece che vogliono fare una vacan-za culturale, ci sono moltissimi postiche sono possibili da visitare, come laGrecia e le sue isole, ricche di storia,o come l’Inghilterra e la Francia do-ve si vuole perfezionare la lingua. In

alternativa i paesi del Medio Orientee gli USA, dove non solo si possonovisitare monumenti e quant’altro cheriguardano la storia del paese, ma sipuò anche vivere una nuova esperien-za confrontando il nostro stile di vitaa quello loro. Non tutti però sonod’accordo a spostarsi di casa per unavacanza, sia per l’impossibilità sia perla voglia che manca; pertanto bastauna sdraio all’ombra di un albero nelgiardino e godersi l’assoluto riposo,oppure prendere il telefono e orga-nizzare un party a casa con tutti gliamici che vogliamo. Insomma in que-sti tre mesi concedetevi il riposo piúassoluto, fate tutto quello che volete:non preoccupatevi, tanto non ci sarànessun professore ad importunarci!

Uno sguardo sul mondoLa rivoluzione araba:

Facebook contro Gheddafi (e Al Quaeda)

di Ceccho B.S.

Tutti conosciamo da mesi la veri-tà: gli arabi hanno scoperto la for-

mula magica della Democrazia. Co-me il signore che non deve far sapereal contadino quant’è buono il formag-gio con le pere, anche noi, per ga-rantirci regimi a noi fedeli, abbiamoper anni nascosto la formula, in ognimodo, e con ogni mezzo. Invece è ba-stato che un povero fruttivendolo tu-nisino si desse fuoco (il 17 Dicembre2010) e morisse (il 4 Gennaio 2011) af-finché, assieme al suo corpo, brucias-sero di indignazione e di speranza tut-ti i giovani e meno giovani cuori delmondo islamico. Il suo gesto non eramitomane, ma un atto a dir poco co-raggioso: Mohammed, questo il suo

nome, si è ucciso perché provava ver-gogna per il regime vigente nel suopaese e per la corruzione degli agentiche lo avevano derubato e picchiato ilgiorno prcedente, con la connivenzadelle autorità locali. Questo, unito alprecedente aumento stratosferico delprezzo del pane, ha scatenato un pas-saparola via Facebook che ha porta-to, dopo mesi di proteste e guerriglieurbane, alla dissoluzione del regimedi Ben Alí, osteggiato da Mohammed.L’esempio della Tunisia, ora libera perun po’, si spera, dalla minaccia del-la dittatura, ha fatto scuola: L’Egittodi Mubarak ha capitolato poche set-timane dopo, sotto i colpi di quellaparte del popolo egiziano che avevacome base operativa Piazza Tahrir, fa-

mosa ormai come Piazza Tienamen;la determinazione degli oppositori diMubarak ha scongiurato un fallimen-to, e ora anche l’Egitto può eleggereda solo i propri rappresentanti. Poiè arrivato il turno della Libia: la Ci-renaica, da sempre ostile a Gheddafi,si è sollevata, anche qui a causa delprezzo del pane e del prezzo che ilibici pagavano e pagano per la liber-tà. Ma la determinazione di Gheddafie il tardato soccorso al popolo libicoda parte dei potenti vicini europei hatardato la fine, nel bene o nel male,della guerra in Libia. Lí si combattetuttora per la libertà attorno a cittàcome Misurata, città martire della Re-sistenza libica e che molti definisco-no “La Nuova Stalingrado”, sperando

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che, come l’attuale Volgograd annien-tò le speranze di vittoria di Hitler ela sua preziosa 6a Armata nel 1943,cosí il martirio di Misurata serva aseppellire il regime di Gheddafi persempre. Ma la rivolta non si fermain Nordafrica e varca i confini conti-nentali: rivolte a causa del prezzo delpane e contro i propri dittatori scop-piano in Siria, in Bahrain e in tuttoil Medio Oriente. Persino la Strisciadi Gaza governata dai noti radicaliislamici di Hamas teme le rivolte perquesti motivi. Le reazioni dei governiarabi, coinvolti o meno dagli eventi,è duplice: cosí come nel ’700 in Eu-ropa ci furono sovrani assoluti, restiial cambiamento portato dall’Illumini-smo e sovrani “Illuminati” che, vuoiper il pragmatismo politico vuoi pervera convinzione, aprirono i salottiaristocratici ai “philosophes” francesi,cosí i governanti di Algeria, Maroccoe Giordania stanno lentamente facen-

do sempre piú concessioni ai loro po-poli affinché lo stile di vita migliorie cessino temporaneamente le rivolte.E l’Occidente? Come al solito, il no-stro atteggiamento si è dimostrato adir poco diplomatico,ambiguo e pocodeciso. C’è voluto il convinto inter-ventismo francese (quando si parladi rivoluzioni, lei, la Francia, c’entrasempre) affinché la NATO attaccas-se e disperdesse in parte le forze diGheddafi, laddove la Primavera DeiPopoli made in Islam ha subito la bat-tuta d’arresto piú forte. Dopotutto, igrandi sconfitti di questa situazionesono tre: l’estremismo islamico, per-ché in fondo, nonostante le ipocritecautele dell’Occidente, queste rivolu-zioni hanno segnato la prima, verasconfitta del fanatismo e la vittoriadei giovani speranzosi con le paro-le d’ordine “Pane, Libertà, Lavoro”,vittoria che ha ucciso prima il sognodi Bin Laden, poi Bin Laden stesso;

gli autocrati arabi al soldo degli USAe dell’UE, che credevano di morireda leader e non da prigionieri; infinel’Occidente stesso, che credeva razzi-sticamente e ipocritamente di esserel’unico a possedere il seme della Li-bertà e della Democrazia e che l’unicomodo di poterlo esportare fosse coldenaro e con i cannoni. Fortunata-mente per gli arabi non è stato cosí,dando a noi prova della loro maturitàe, diciamolo, dandoci un vero schiaffomorale. Io consiglierei di guardare, econ attenzione, invidia, ammirazione,ai nostri vicini: loro difatti lottano perLa Causa, quella per la Libertà, conun coraggio e una temerarietà che noici sognamo. Causa che noi, a parole,sosteniamo, ma che in realtà abbia-mo smesso di difendere con unghie edenti da tempo, preferendo annegarenell’Inutile e nel Superfluo.

Sarà ancora un. . . Sol levante?

di Erni

Tutti sicuramente hanno sentito evisto le vicende che ultimamente

sono accadute in Giappone: infattil’11 marzo 2011 uno dei piú violen-ti terremoti della storia ha colpito lapopolazione e in seguito anche il te-mutissimo tsunami, portando ovun-que morte e distruzione, attivandoaddirittura un allarme nucleare pergli ingenti danni causati alla centralenucleare di Fukushima. Cosí ora ilpopolo giapponese si trova costrettoa riparare i danni che questo eventoha portato: danni a piccola scadenza(come per esempio strade da ripara-re) a danni a lunga scadenza. E sonoproprio questi i piú gravi, sopratuttoquelli economici. Il Giappone è dasempre una delle piú grandi poten-ze economiche mondiali, e, prima delterremoto, si stava preparando persuperare gli Stati Uniti nella “gradua-toria” delle potenze economiche. Orainvece si trova ad affrontare un crisiche sarà molto dura da sanare: infattile grandi aziende del Sol levante, inparticolare quelle dell’industria tec-nologica, che prima si trovavano in

un momento favorevole ora si trova-no a dover affrontare gravi problemi:aziende come Nissan e Toyota si sonoviste costrette a chiudere tutti gli sta-bilimenti a tempo indeterminato, inparticolare la prima ha visto perdereun enorme carico di auto già pron-te per essere spedite, causando cosíingenti perdite per uno dei colossidelle auto, mentre la seconda ha do-vuto sospendere la produzione dellepiccole utilitarie, che erano il prodot-to piú richiesto sul mercato. Se dauna parte le auto non se la passanobene, dall’altra anche i colossi tecno-logici sono in una situazione tutt’altroche rosea: infatti sia Sony sia Hitachisia altre aziende, come per le altre,hanno dovuto chiudere le fabbriche,inoltre hanno da subito bloccato an-che le componenti online, causandocosí ripercussioni su tutto il mondo;infatti pare essere questo il dato piúallarmante, poiché il Giappone è sem-pre stato il leader della tecnologia, so-pratutto per quanto riguarda la pro-duzione di microchip, e ora che so-no state sospese le produzioni, anchele grandi fabbriche, che acquistava-no tali componenti, si trovano adesso

in difficoltà; inoltre c’è da dire cheanche le piccole imprese affiliate aquelle giapponesi, si ritrovano pres-soché ferme in attesa di istruzioni, ei pratica rovinate, ne è un esempioun’ industria di Milano, che produce-va finestrini per la Toyota. Un altrodato scottante è sicuramente quellodei costi della ricostruzione: infatti,secondo una prima stima dovrebberoessere 198 miliardi i soldi necessariper l’operazione di ricostruzione, ci-fra che corrisponde circa all’1% dellaricchezza mondiale.

Dunque, il Giappone si ritrova daessere di corsa per superare gli USA arimanere in ginocchio per colpa di unqualcosa impossibile da prevenire, eora dovranno essere bravi gli abitantia non mollare, ma a riprendere i varilavori con quella operosità instanca-bile che, a pari con i cugini cinesi, hasempre stupito gli occidentali. Certoè che qui in Italia per riparare un’au-tostrada, dopo il terremoto dell’Aqui-la ci son voluti mesi, in Giappone so-lo una settimana, sono dunque questii dati che fanno ben sperare perchéil sole sorga di nuovo su questo Sollevante.

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Oltre noi stessi Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

Oltre noi stessiPerversione o onnipotenza?

di Fiore

Dominique Strauss-Kahn, accusa-to di stupro ai danni di una gio-

vane cameriera di colore, è solo unodei potenti del mondo stritolato dallabramosia e dal delirio di onnipoten-za. Colpevole o innocente che sia,il caso di Strauss-Kahn è emblema-tico per quanto riguarda il binomiosesso-potere.

A Cadere nella trappola del ses-so, oltre a lui, sono state personalitàcome: Katsav, ottavo presidente diIsraele, John Edwards, candidato al-le primarie USA, Spitzer, governatoredello stato di New York, Bill Clinton,ex presidente degli Stati Uniti D’Ame-rica e, per finire, non poteva manca-re, il nostro presidente del consiglio

Silvio Berlusconi.Ebbene sono molti a commettere

lo stesso errore, a interpretare il ruolodel Doctor Jekyll che si trasforma inMr. Hyde.

Ma cosa li spinge a comportarsicosí? A sentirsi autorizzati a fare tut-to ciò che vogliono? A non viverepiú secondo le normali leggi dellaconvivenza civile ma solo secondo leproprie regole?

Beh, forse bisognerebbe intrapren-dere uno studio specifico, che si oc-cupi esclusivamente la casta dei po-tenti; si potrebbero ottenere risultatistrabilianti!

La gravità di quello che accade èindiscutibile. Disgustoso e riprovevo-le è il fatto che i cosiddetti potenticredano di poter trattare le persone

(non solo le donne) come pedine, as-solutamente certi della loro influenzae della posizione che ricoprono.

L’essere uomini di successo, ricchie famosi, li autorizza a comportarsicome se gli altri non abbiano valo-re alcuno; la perversione li porta apercepire come opzionale la presenzaaltrui, accecati, come sono, dalle loropulsioni.

Perversione o onnipotenza? La ri-sposta è una: ENTRAMBE, l’una èconseguenza dell’altra.

Assistiamo al “rise and fall” diuomini apparentemente perfetti madi fatto irrispettosi della dignità de-gli altri e in fondo forse ancheprofondamente irrispettosi di lorostessi.

Carne umana che passione!

di Carolí

L’antropofagia designa l’atto dimangiare carne umana mentre il

cannibalismo è un atto rituale all’in-terno di culture primitive. È una pra-tica che va oltre la nostra morale, lanostra religione e ancora oggi è unodei piú grandi tabú del pensiero uma-no occidentale. L’antropologo Wil-liam Arens ha negato l’esistenza delcannibalismo, definendolo mito, delquale mancano prove materiali con-crete oppure le presunte prove sonofrutto di cattiva e frettolosa interpreta-zione. Essendo un’accusa infamante,venne usato come mezzo di propa-ganda per screditare nemici ed avver-sari, ad esempio furono accusati dicannibalismo gli ebrei. Tuttavia nelmondo animale il cannibalismo nonè raro e le ragioni risiedono nella so-vrappopolazione, nella scarsità di ri-sorse o dalla necessità di eliminare ipropri cuccioli nati imperfetti, come

alcuni mammiferi, i criceti ad esem-pio. Addirittura, alcuni insetti hannosviluppato un sistema di autodifesadal cannibalismo della femmina, co-me nel caso della mantide religiosa,consistente nel portarle una piccolapreda da divorare durante l’accoppia-mento, in modo da avere il tempo difuggire.

Nella nostra società è impossibilepraticare l’antropofagia, infatti risul-ta difficile immaginare di mangiarei propri familiari anche perché il si-stema alimentare mondiale producetutto ciò di cui abbiamo bisogno. Dalpunto di vista medico l’usanza can-nibalistica di mangiare i cervelli deidefunti è legata a una malattia defi-nita “Kuru”, riscontrata negli abori-geni della Nuova Guinea ed è unavariante, insieme alla malattia dellacosiddetta “mucca pazza”, del mor-bo di Creutzfeldt-Jacob, causata daun’alterazione di una proteina di unamembrana. Nel 1955 il medico Vin-

cent Zigas prese in esame la tribú deiFore della Papuasia, vittime del Kuru,parola che nella lingua locale signifi-ca “brivido”. Questa malattia portainevitabilmente alla morte del malato,è caratterizzata da perdita di equili-brio, movimenti oculari innaturali etremori vari; si manifesta in prevalen-za nelle donne e nei bambini, a cuiviene dato da mangiare il cervello deidefunti mentre gli uomini adulti, inquanto cacciatori, mangiano il cuoree i muscoli, essendo cosí risparmiatidalla malattia.

Comunque, se in un futuro apoca-littico il mondo sarà devastato e sare-mo costretti al cannibalismo, potremoseguire o la “modesta proposta” diJonathan Swift, “di mangiare i bam-bini” o le “ricette” degli Aztechi: gliarti vengono cucinati e mangiati nelcorso di un banchetto e la ricetta pre-ferita è lo stufato insaporito con pepe,pomodori e gigli triturati.

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

lo

La “famigerata” terza prova.

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Intervista doppia Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

La meta bellezza

Una taglia sull’anoressia

di Elliot & Marjane

Da Venere, sino a Marilyn Monroel’ideale di bellezza è stato incar-

nato da donne con forme sinuose; ba-stava, infatti, una taglia 42 a fare invi-dia a molte e far sognare gli uomini.Ciò avvenne fino al giorno in cui gliabiti si sono ristretti e hanno iniziatoa prender piede ragazze sempre piúmagre, frutto di un’imitazione ma-lata. Da condannare è una societàche, pur di far danaro, lancia pub-blicità o sfilate con corpi scheletrici,donne che sembrano fluttuare nell’a-ria. Inoltre, in un momento difficilecome l’adolescenza, l’aderenza a unmodello sociale è considerata una viaper il raggiungimento di un benesse-re con se stessi. Spesso, però, senzaaccorgersene si giunge a cadere nellatrappola dell’anoressia, che può sca-turire anche da fattori di natura bio-logica, genetica o psicologica. Tutticoloro affetti da questa “mancanza diappetito”, tendono a nascondersi daocchi indiscreti a causa del loro aspet-

to quasi ripugnante; ma, Isabelle Ca-ro è uscita allo scoperto rendendosiportavoce della sua battaglia control’anoressia. Iniziò a dimagrire a so-li 12 anni per compiacere il giudizioaltrui; poi la mancanza di amici, lecostrizioni di una madre severa e lamancanza perenne di un padre la por-tarono a pesare, a soli 25 anni, 25 kg.Il suo corpo era mutato, il viso sca-vato, sulle mani il “segno di Russel”,dovuto allo sfregamento sui denti esul palato per provocarsi vomito, erainconfondibile. Di lí a poco caddein coma, e solo dopo aver sfiorato lamorte, ha deciso di riprendere il con-trollo sulla sua vita. Cosí, nel 2007,in collaborazione con il fotografo Oli-viero Toscani, realizza una campagnapubblicitaria contro l’anoressia. “Sulcartellone c’è la foto di una donna. Oalmeno, di una creatura di sesso fem-minile, a giudicare dalle due piccolesacche di pelle rugosa che pendonoal posto dei seni” scrive la Caro nelsuo libro. Sebbene si vergognasse del-la sua immagine, si sentiva utile ad

altre ragazze nella sua stessa situazio-ne. Negli anni successivi riacquistòpeso, perché per i malati di anoressia,alla fine del bivio, ci sono solo duevie: o si recupera peso o si muore. Elei aveva scelto di vivere scrivendo,pagina dopo pagina, la storia dellasua vita, ignara che la morte la stavaaspettando a braccia aperte. Isabelle,però, era consapevole che per usci-re da questo tunnel bisognava avereautostima di sé, non ascoltare piú ilgiudizio altrui, non nutrire l’esigenzadi corrispondere a un canone esteti-co imposto dalla società che porta aun’ossessiva sopravvalutazione del-l’importanza della forma fisica, nonstabilire un controllo sul peso e sul-la bilancia e non vergognarsi di chie-dere aiuto, perché farlo, è il primopasso per guarire. La sua vittoria eraproprio questa sua consapevolezza; e,ora, ciò che resta della “ragazza chenon voleva crescere” sono parole eimmagini di una sofferenza silenzio-sa; la stessa che affligge, ogni giorno,chi lotta contro l’anoressia.

Intervista quadruplaRappresentanti d’Istituto

di Clari & Mrm

1: Nome:

N: Nicola.

G: Giammarco, con due “m”!

E: Edoardo.

S: Sabrina.

2: Soprannome?

N: Buh, non ho soprannomi. . . Nick?

G: Giambo!

E: Doc Dodo. . .

S: Sabba! [Suggeriscono Sabrinda]Ok Ok, Sabrinda!

3: Classe?

N: 5°L

G: 5°I

E: 5°H

S: 5°B

4: Un pregio?

N: Gli occhi azzurri!

G: L’altezza è un pregio?

E: Testardo.

S: La fantasia?

5: Un difetto invece?

N: Silvista!

G: Svogliato. . .

E: Testardo.

S: Parlo troppo!

6: Schieramento politico:

N: Centro destra.

G: Non ho uno schieramento politi-co.

E: Idem!

S: Scheda nulla!

7: Professore preferito?

N: Bonatti.

G: La Di Loreto. . .

E: Ho conosciuto piú di un professo-re simpatico fortunatamente!

S: Cozzi!

8: Materia preferita?

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

N: Storia.

G: Matematica. . .

E: Italiano.

S: Italiano.

9: Cose che hai promesso e non haifatto in questa scuola:

N: Il wi-fi!

G: Gli specchi nei bagni!

E: Non sono riuscito a insegnarea tutti che l’assemblea è unmomento di collettività.

S: Beh, lo spettacolo di raccoltafondi. . . ma ci avevo creduto!

10: Per quale motivo pensi di esserestato votato?

N: Perché avevo le maglie!

G: Per il motto! Ah, e ringrazio lalista!

E: Perché ho fatto un bel discorso. . .

S: Perché altrimenti se ne sarebberopentiti!

11: Il ricordo piú bello che hai diquesto liceo:

N: Quando finirò gli esami!

G: Tutti gli ultimi giorni di scuola. . .

E: La vittoria del torneo di calcetto diquest’anno.

S: Le gite!

12: Mentre il piú brutto?

N: La gita del secondo, poveraPatty. . .

G: Il debito a latino in seconda. . .

E: Tutti i momenti brutti sono di-ventati belli con il passare deltempo!

S: La Di Paolo!

13: Progetti per la notte prima degliesami?

N: Dormire.

G: Panico totale!

E: Ricordarmi di non ascoltare “Not-te prima degli esami” chedicono porti male!

S: Guardarmi il film?

14: Cosa ti mancherà di piú diquesta scuola?

N: I bidelli piú Antonella!

G: L’ambiente.

E: La spensieratezza.

S: I corridoi!

15: Cosa al contrario, sei felice dilasciare?

N: Svegliarmi presto la mattina (alle8.00).

G: L’arroganza di alcuni professori.

E: Il confronto giornaliero con alcuniprofessori.

S: Il sistema scolastico in sé.

16: Progetti futuri?

N: Viaggiare.

G: Il ca***ne a Bologna.

E: L’università!

S: Seguo Giammarco!

17: Cosa sogni di fare da grande?

N: L’uomo di successo.

G: I soldi!

E: Poeta vate della nazione.

S: La scrittrice.

18: Canzone o autore preferito?

N: “Just feel better” di Santana eSteven Tyler.

G: “Obladi oblada” dei Beatles.

E: Lucio Battisti.

S: “Don’t stop me now” dei Queen etutto De Andrè.

19: Film?

N: La serie de “Il Padrino”.

G: “Forrest Gump”.

E: “Taxi Driver”.

S: “L’attimo fuggente” e “The Night-mare before Christmas”.

20: Una citazione:

N: “Siate affamati, siate folli!” diSteve Jobs.

G: [6 ore dopo] “Stupido è chilo stupido fa!” da “ForrestGump”.

E: “Io so’ io e voi nun siete un c***o!”di Alberto Sordi ne “Il marchesedel Grillo”.

S: “Gli occhi inchiodati su quellerighe per non farsi rubare losguardo dal bruciore del mon-do” di Baricco in “Castelli dirabbia”.

21: Rispondi istantaneamente: unanimale, un colore e unanazione!

N: Cane, blu, America.

G: Cane, verde, Italia.

E: Nessun animale, rosso, Italia.

S: Farfalla, viola, Francia.

22: Cosa non ti piace del tuo corpo?

N: La panza!

G: La pancia!

E: La carnagione troppo chiara!

S: Le ginocchia!

23: Dove e quando la prima volta?

N: Giulianova, casa mia, l’annoscorso.

G: A casa di lei, l’anno scorso.

E: No comment.

S: In futuro, chissà!

24: Hai la possibilità di scegliere ilpresidente del consiglio: chieleggeresti?

N: Gianfranco Fini.

G: In questo momento, io.

E: Roberto Benigni.

S: Clarissa Fonti!

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Intervista quadrupla Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

25: L’oggetto di cui non puoi fareproprio a meno:

N: Il computer.

G: Il cellulare!

E: Gli occhiali.

S: I libri.

26: La parolaccia che dici piú spes-so:

N: Porca tromba!

G: C***o.

E: Frase blasfema censurata.

S: Fan***o.

27: Dove te ne andrai quest’estatecon i soldi della festa di fineanno?

N: In Australia.

G: A Corfú.

E: Vorrei andare in una capitale euro-pea, ma ripiegherò a Corfú conGiammarco.

S: L’hanno già detto Corfú?

28: Cosa ne pensi della religione:

N: Non mi interessa.

G: Un metodo per monopolizzare lepersone.

E: Non credo e non mi preoccupa.

S: “Dio è morto!”

29: Dell’Amore:

N: Importante.

G: Non ci credo piú di tanto. . .

E: La piú grossa fandonia che abbiainventato l’uomo.

S: È il motore del mondo!

30: Della commissione d’esame:

N: Che Silvio ce la mandi buona!

G: Male, male. . . male!

E: Speriamo indulgente.

S: Per fortuna che compensano gliinterni!

31: Della Preside Cannella:

N: Simpatica.

G: È matta! :)

E: Una vecchia volpe che ha imparatoa fare il suo mestiere.

S: Una chiacchierona!

32: Adesso fatele voi le elezioni:Il/la piú bello/a:

N: Le mie risposte potrebbero incri-minarmi.

G: Sono fidanzato!

E: Il 5F.

S: Il DIIIIIIDO!

33: Il/la piú simpatico/a:

N: Mario e Dario!

G: Matteo Della Noce!

E: Io?

S: Andrea Narcisi!

34: Il/la piú strano/a:

N: Matteo Della Noce.

G: Il bidello della succursale.

E: Un tizio che non so come sichiama.

S: Il calcolatore!

35: Il miglior fondo schiena:

N: Il 5F!

G: Tanti, forse troppi!

E: No comment.

S: Purtroppo non mi vengono inmente. . .

36: Il/la piú elegante:

N: La prof. Potenza.

E: Ilaria Tamburi. G e

S: La prof. Di Francesco!

37: La 2° legge di Ohm (R = pl/A):

N: È la legge delle maglie!

G: Ogni quattro Ohm, na Ohm descort!

E: Non me la ricordo.

S: . . . io prenderò Lettere.

38: “Potevano scegliere tra il diso-nore e la guerra, hanno scel-to il disonore e avranno laguerra.” (Winston Chuchill,1938):

N: Churchill.

G: I nazisti all’Italia!

E: Non ne ho la piú pallida idea. . .

S: . . . Mulan?

39: Lancia un appello agli studentidel futuro!

N: “Fate delle assemblee serie!” Noanzi, questa è di Edoardo, nongliela rubo. Votate Rampa!

G: Studiate perché dopo ve nepentirete.

E: Contribuite a rendere migliore lavostra scuola!

S: Impegnatevi piú di noi, perfavore!

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

Fortissimamente sportIl Giro d’Italia a Teramo

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Forza Albert Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

Forza AlbertIl segreto Di Nikola Tesla

di Marz

Come si può parlare di una del-le piú grandi menti della sto-

ria facendo comprendere la suaimportanza per il genere umano?

Non è facile.

Stiamo parlando di Nikola Tesla,da molti considerato l’uomo che ha in-ventato il XX secolo, lo scienziato ve-nuto dal futuro per illuminare l’uomoprimitivo con il dono dell’elettricità.Alcuni pensano che con il suo genioavrebbe potuto cambiare le sorti del-l’intera umanità; tuttavia la sua storia,sconosciuta ai piú, resta da troppotempo relegata nell’oscurità.

Tesla era un uomo colto e parlavaperfettamente 9 lingue; durante la suavita elaborò un elevatissimo numerodi invenzioni e scoperte (circa 700),tra cui: l’energia elettrica a correntealternata, quella che usiamo tutt’oggi;la prima centrale idroelettrica al mon-do; la radio; il primo aereo a decolloverticale; l’illuminazione a fluorescen-za; l’auto elettrica; i raggi X e tantoaltro ancora.

Ad ogni modo, uno degli aspettipiú incredibili e, se vogliamo, scon-volgenti di quest’uomo riguardava lastessa struttura della sua mente e ilmodo in cui egli concepiva le proprieinvenzioni. Ogni proposito, ogni ideache egli aveva realizzato veniva prece-duta da intensi lampi di luce che di-sturbavano la sua visione degli ogget-ti reali, creando confusione nei suoipensieri e nelle sue azioni. Poi tuttosi faceva chiaro, e nella sua mente po-teva creare progetti già completi, de-finiti e funzionanti. La realizzazionepratica era solo un particolare.

Ma perché la sua storia è finita nel-l’anonimato da quasi un secolo? Per-ché tutto rimane coperto da un veloopaco che offusca ciò che dovremmovedere?

Per comprendere il caso Tesla e ilperché del suo oblio c’è bisogno dun-que di fare un quadro generale dellasua vita.

Siamo nella seconda metà dell’800,in Croazia, dove lo scienziato, ancoraragazzo, frequentava la facoltà di ma-tematica e fisica all’università di Graz.Durante questo periodo si interessaalla corrente alternata, cominciandoad analizzarla nel particolare. Abban-dona però gli studi accademici al ter-zo anno per lavorare, è un prometten-te tecnico cosí arriva a Parigi dove vie-ne assunto dalla Continental EdisonCompany. Nel 1884 emigra negli StatiUniti; qui, con una lettera di presenta-zione, si reca da Thomas Alva Edison.La lettera del manager della compa-gnia europea di Edison recitava cosí:“Dear Mr. Edison, I know only twogreat men in this world, you’re oneof them and the young Nikola Teslais the other”.

Edison a quel tempo, grazie al suosistema di distribuzione di energia acorrente continua, era già uno scien-ziato affermato nonché uno scaltroimprenditore di se stesso e quandoTesla si presenta da lui con il proprioprogetto di corrente alternata, visibil-mente superiore e piú efficiente, ca-pisce che non può permettersi di ap-poggiarlo. Se il lavoro di Tesla fossestato realizzato, avrebbe corso il ri-schio di chiudere tutte le sue centralia corrente continua. L’americano co-munque riconosce le potenzialità delsuo collega, e, pur rifiutando di so-stituire i propri generatori, vuole cheTesla lavori per lui.

Inizia cosí una sorta di collabora-zione tra i due: i compiti assegnatia Tesla sono dapprima semplici marapidamente si occupa anche dei pro-blemi piú complessi all’interno del-l’azienda; gli viene quindi propostodi riprogettare il già esistente genera-tore di corrente continua in cambiodell’esorbitante cifra di 50 mila dol-lari ($1.000.000 attuale circa). Dopoun anno di lavoro e dopo aver incre-mentato in maniera evidente i profittidella società, lo scienziato chiede ilsuo compenso ma a quel punto Edi-son, sbalordito dal lavoro compiuto,rispose: “Tesla, lei non ha capito il

senso dell’umorismo di noi america-ni! negandogli cosí i 50 mila dollari.Fu a questo punto che Tesla, in se-guito anche a vari contrasti ideologici,lasciò il suo posto di lavoro.

Trascorre circa un anno, quandol’imprenditore George Westinghouse,convinto della validità delle sue idee,decide di stanziare i fondi per finan-ziare il suo lavoro. La vera attivitàdi Tesla cominciò in questo momento,grazie al sostegno monetario ricevutopoté mettere in pratica tutti i suoi pro-getti. Iniziò inoltre la cosiddetta guer-ra delle correnti, Edison contestò for-temente i sistemi di Tesla dando il viaad una vera e propria campagna de-nigratoria nei confronti della correntealternata. Questa guerra, conclusasicomunque vittoriosamente per Tesla,portò lui e Westinghouse quasi allabancarotta e per tale motivo egli de-cise di sciogliere il contratto che lo le-gava all’azienda debitrice (1897). Dueanni piú tardi si trasferisce a Colora-do Springs per portare avanti le suericerche sulla trasmissione di onde ra-dio senza fili, questa volta finanziatodal potente industriale J.P. Morgan, ilquale fu attratto dal possibile profittoricavabile; qui, all’interno del propriolaboratorio, Tesla lavorò per circa 7

mesi producendo anche dei fulminiartificiali e osservando come la terrafosse un ottimo conduttore di elettrici-tà. Durante il suo lavoro lo scienziatonotò come, curiosamente, a ColoradoSprings e nelle zone limitrofe, si ve-rificassero dei cambiamenti climaticievidenti causati dai suoi esperimen-ti sui campi magnetici generati daifulmini.

Finita l’avventura in Colorado, Te-sla continua i suoi lavori in altre partid’America fino a quando l’arrivo diun giovane fisico ed inventore italia-no rovinerà tutti i suoi progetti. Ilsuo nome era Guglielmo Marconi. Ilgiovane andò a lavorare per qualchetempo da Tesla come suo ammiratoreed allievo e, tornato in Europa, neldicembre del 1901 riuscí ad effettua-re la prima comunicazione senza fili

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

transoceanica grazie all’utilizzo deibrevetti di Tesla. Questo avvenimen-to segnò l’inizio della fine dello scien-ziato. J.P. Morgan gli tagliò i fondidicendogli: “Era questo quello chevolevo che tu realizzassi e non quelloche stai cercando di realizzare e cheprobabilmente riuscirai a mettere inpratica chissà quando.”

Già, ma a cosa stava lavorandoTesla di tanto importante da farglitrascurare tutti i suoi altri lavori?

Tesla aveva trovato forse un meto-do per inviare energia gratuita versoogni angolo della terra, energia gra-tuita e pulita: dai mari, dal vento, dalsole. Probabilmente anche per questoil ricco magnate decise di smetteredi finanziarlo; intravedendo il rischiodi dover rinunciare alle sue fonti diguadagno per via dell’energia illimi-tata e senza costo di cui parlava Tesla.

Ad ogni modo, con grande probabi-lità, non verremo mai a conoscenzadel metodo di funzionamento di ta-le scoperta poiché Tesla non potetteattuarlo (per mancanza di denaro) eperché il giorno seguente la sua mor-te (7 Gennaio 1943) tutti gli scritti, gliappunti e le apparecchiature di suaproprietà furono confiscati e dichiara-ti Top Secret dall’FBI e dalla marinamilitare.

Curiosamente, anni piú tardi, cir-ca mezzo secolo dopo la sua scompar-sa, in America e piú precisamente inAlaska, nasce il progetto H.A.A.R.P.Un complesso sistema di antenne attoa modificare il clima a distanza perscopi bellici. Un progetto che ha del-l’incredibile; un progetto che ricorda,non a caso, quegli stessi esperimentiche Tesla effettuò a Colorado Springsnell’estate del 1899.

Nikola Tesla era forse un uomotroppo avanti rispetto al suo tempo,con la mente già proiettata nel futuro.Un uomo che meriterebbe una ricono-scenza maggiore da parte delle per-sone che ha tanto cercato di aiutare.Un uomo, anzi no, L’uomo che con lesue invenzioni ci permette di viverenel mondo che conosciamo oggi. Unamente senza confini, che ha offerto almondo la possibilità di cambiare.

“Lasciamo al futurodire la verità e valutareogni invenzione in basealla sua reale efficacia; ilpresente è in mano loro,ma il futuro, che è ciòper cui io davvero lavoro,appartiene a me!”

Complottisti per caso

di Nevermore e Marz

Quella telecamera vicino alla ban-ca mi stava osservando? Possibile

che droghino l’acqua che bevo? Qual-cuno ascolta le mie telefonate? Para-noia. Ma è giustificata? La paura deicomplotti è presente da secoli nellasocietà e negli schemi mentali dell’uo-mo ma è difficile poter dire quandouna teoria è fondata e quando invecesi rivela un castello di sabbia. Dallecongiure di palazzo durante l’impe-ro romano alla rivoluzione franceseabbiamo esempi di come a volte si fabene ad aver paura di trame oscuree segrete ma, se analizziamo la situa-zione odierna vediamo come il nu-mero di teorie del complotto crescaogni giorno di piú. Ma com’è pos-sibile questo nell’era di internet, delprogresso della scienza, della cono-scenza a portata di ognuno? Magari èproprio la possibilità che hanno tuttidi condividere pensieri, commenti esupposizioni senza alcun limite cheha permesso il proliferare di ogni tipodi diceria e ciarlataneria, basti ricor-dare la paura suscitata a suo tempodalla “certezza” che dagli esperimentidel cern scaturisse un buco nero o adoggi dall’imminente arrivo della dataprofetizzata dai maya per l’inizio di

una nuova era.

In un suo saggio Teorie del complot-to Zeffiro Ciuffoletti si chiede il per-ché, da sempre, l’uomo veda cospi-razioni dappertutto. Dopo aver fattoun’attenta analisi della storia dell’u-manità formula la tesi che le teoriedel complotto altro non sono che unavisione semplicistica della realtà, di-visa tra un “bene” ed un “male”, chenaturalmente dipendono dai punti divista. Fa l’esempio, per sostenere ilsuo pensiero, del periodo ante rivo-luzione francese: da una parte l’ari-stocrazia era terrorizzata da un possi-bile complotto delle classi piú basseper rovesciarli dal potere, mentre dal-l’altra la borghesia era convinta chei nobili ordissero per mantenerli nel-la situazione di inferiorità in cui essiversavano. Questo fenomeno è deno-minato “dissonanza cognitiva”, cioèil ridurre alcuni eventi spiacevoli oconsiderati negativamente all’operadi poche malvagie persone che si pro-digano per annullare il benessere ditutta la società.

Inoltre il pericolo che presental’avvicinarsi a delle teorie di questo ti-po è che si rischia di diventarne schia-vi. Infatti leggendo articoli, saggi osemplicemente guardando video pro

questi argomenti si pensa inizialmen-te di non avere nulla da perdere; main seguito si viene pervasi da una sor-ta di delirio d’onnipotenza: ci si senteparte dei pochi che conoscono la real-tà dietro le cose e, a questo punto,qualsiasi tentativo di controbattere l’i-dea che si appoggia verrebbe respintoproprio per paura di perdere la posi-zione privilegiata che si ritiene di oc-cupare. Un complottista tipo si puòanche descrivere come una personadisinformata o che comunque ha as-sorbito informazioni non veritiere, edè questo il motivo per cui resta diffi-cile instaurare un dialogo costruttivocon i piú radicali tra essi. Risulta esse-re proprio su questo tipo di individuiche molti altri lucrano: tra la vendi-ta di gadget, video, dvd, program-mi TV il giro di incassi è piú alto diquel che si potrebbe credere. Inoltremolto spesso i creatori di complot-ti si appoggiano proprio sulla scarsapreparazione e sulla pigrizia dei lorobersagli, che difficilmente andranno averificare se ciò che si dice loro è plau-sibile o totalmente campato in aria.La demolizione delle precedenti cer-tezze della “vittima” viene espressadalla sigla fud (fear, uncertainty, doubt)che sarebbe: suscitare ansia e panico,

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Forza Albert Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

creare incertezza, insinuare il dubbio.Un altro aspetto importante delle

teorie cospiratorie è che assorbono alproprio interno e, anzi, si rafforzanoattraverso le critiche: queste ultimeinfatti vengono interpretate come larisposta difensiva del sistema attacca-to che tenta di sminuire e ridicolizza-re quelle persone che minano le basidella sua stessa esistenza. I cospirato-

ri cosí si sentono ancor di piú comedegli scogli nella tempesta, gli unicial mondo che hanno il coraggio diopporsi alla corrente generale.

Naturalmente non si deve fare ditutta l’erba un fascio: non si devo-no bocciare idee che ad una primaocchiata potrebbero apparire balza-ne, ma si deve verificare le veridicitàdelle prove a sostegno di queste te-

si, ricordando che il mondo non è nébianco né nero ma grigio. Dovrem-mo anche stare attenti a ciò contro cuici ha messo in guardia Umberto Econel Pendolo di Foucault: le teorie com-plottistiche “delle masse” potrebberoanche essere sabbia buttata sopra i ve-ri complotti per celarli ai nostri occhidistogliendoli su degli specchietti perallodole.

A proposito di Scientology

di Fiamma

L’uomo è un essere perfetto, un es-sere spirituale perfetto capace di

contrastare qualsiasi malattia con lasola forza del pensiero e con la facol-tà di viaggiare nello spazio in formaincorporea. Ogni persona potrebbeessere capace di fare questo, se so-lo utilizzasse le sue reali potenzialità.Questa è la dottrina fondamentale diScientology, una organizzazione (permolti una religione) nata nella primametà degli anni cinquanta.

La storia di Scientology iniziaquando, nel 1950, lo scrittore RonHubbard pubblica il libro Dianetica,nel quale veniva descritto un sistemaper l’analisi, il controllo e lo sviluppodella mente umana. Solo due annidopo Hubbard fondò la “HubbardAssociation of Scientologist” da cui,nel 1954, nacque Scientology.

Ma di cosa tratta Scientology?Come abbiamo già detto, gli adep-

ti di questa organizzazione credonoche l’uomo abbia capacità che supera-

no di gran lunga quelle che normal-mente usa. Gli esseri umani infatti,non avrebbero accesso a queste facol-tà a causa di atti overt (crimini com-messi in passato) o a causa di traumimentali e fisici subiti sia nella vitaattuale che nelle vite precedenti. Tut-ti questi traumi andrebbero ad im-magazzinarsi nella “mente reattiva”.Tale “mente reattiva”, in situazionidi dolore o stress, immagazzinereb-be l’emozione provata insieme a unaimmagine del luogo in cui ci si trova,creando un ricordo inconscio chiama-to engram. Secondo Scientology è pos-sibile raggiungere lo stato di “Clear”,ovvero lo stato in cui si è liberi datraumi, attraverso delle sedute che av-vengono tra un praticante (auditor) eun paziente. Lo scopo di questa orga-nizzazione è quindi quello di rendereClear gli uomini, risvegliando tutte leloro capacità intellettive.

Una volta raggiunto lo stato diClear è possibile innalzarsi attraver-so gli 8 stadi Thetan Operante (in Sci-

entology il thetan rappresenta la fon-te di vita). Non sappiamo molto sutali stadi poiché Scientology rifiutadi divulgare il contenuto di tali livel-li, considerato mortale per chi non èadeguatamente preparato.

Secondo fonti interne, Scientologyconta circa gli otto milioni di prati-canti ma le fonti esterne riducono lefila a circa cinquecento mila. Questasetta conta tra i suoi adepti moltissi-me celebrità tra esponenti del cinemae della musica. Fra i piú celebri so-no Tom Cruise, John Travolta e KatieHolmes che hanno persino utilizzatoil rito scientologico per sposarsi. Mol-tissime altre star, come ChristopherReeve, dopo un iniziale avvicinamen-to, hanno lasciato l’organizzazionecriticandola.

Anche se Scientology conta mol-tissimi seguaci e possiede riti comu-ni alla maggior parte delle religioni(battesimo, matrimonio e funerale),non è considerata una religione nellamaggior parte degli stati.

A proposito di Oroscopi

di Bas^^

Gli oroscopi, che noi tutti conoscia-mo, nascono durante l’epoca Me-

sopotamica con la scoperta delle ta-vole di “Mulapin” nelle quali si co-mincia a parlare dello Zodiaco e del-le costellazioni. In questo periodo sistudia l’effetto dello spostamento deicorpi celesti in relazione al momen-to della nascita delle singole personee i filosofi Mesopotamici, affascinatida questa nuova materia, decisero diinsegnarne i fondamenti per espan-

dere tale forma di cultura, sconosciu-ta a tutte le altre civiltà del mondo.Anche durante il periodo dell’Impe-ro Romano l’astrologia ebbe un gransuccesso tant’è che Cesare scrisse unlibro sull’argomento e Adriano la stu-diò cercando di formulare qualcheprevisione, ovvero l’oroscopo.

Sotto l’influsso degli Arabi, duran-te il Medioevo, l’astrologia si svilup-pò in Italia piú che in tutto il resto delmondo. C’è da dire però che l’Astro-logia e l’Oroscopo non sono la stessacosa, poiché quest’ultimo ha origine

dal primo che è assai piú complesso.Tornando all’oroscopo è interessantesapere che alcuni antichi re, alcuniimprenditori e anche l’ex presidenteRonald Reagan hanno organizzato laloro vita, i loro regni, le loro impresee i propri appuntamenti per affari diStato in base a ciò che diceva, o chedice, il proprio oroscopo. Molti lo leg-gono, ma non tutti credono ad esso.Coloro che lo appoggiano pensanoche ci sia un vero fondamento scien-tifico alla base di ciò che dicono gliastrologi. La maggior parte delle per-

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

sone che crede agli oroscopi probabil-mente lo fa per bisogno di fiducia inqualcosa o perché magari, ogni tanto,è successo che l’astrologo abbia indo-

vinato qualcosa, che in realtà è solofrutto della sua fantasia. Una provadi questa affermazione si può avereconfrontando due oroscopi di diversi

astrologi; alla fine il concetto espres-so è sempre lo stesso, con qualchevariazione da segno a segno.

I colori della letteraturaPoesia

di Danyck

L’illusione del treno dei risvegli

Cinguettano i cardellini tra le fronde degli alberi,mentre i primi raggi all’albadanzano tra le pieghe dei miei risvegli,sento il tuo respiro.Mi alzo inerme,ancora intrappolato nelle fauci d’un sogno enigmaticomio sovrano nei pensieri notturni,ma tu non sei lí,meravigliosa irrealtà di tutti i miei sogni,attonito, con gli occhi lacerati dal pianto d’un cuor illuso,inchiodo il ricordo già svanito d’un attimoche mi nutre l’anima eriprendo il treno dei pensieri notturnoa me tanto caro.

di Danyck

Pioggia d’estate (3)

di Daph

Avevano trascorso insieme un’esta-te piena di fantastiche emozioni

che avevano dimenticato, tanto, madavvero tanto tempo fa. Gioia e sere-nità sarebbero probabilmente le paro-le piú adatte per descrivere quei duemesi che non sembravano un’eternitàcome Emma aveva pensato. O forsesí. Sembrava proprio che il tempo sifosse fermato nel momento in cui sierano lasciati, che i loro sentimentifossero rimasti gli stessi nonostanteil trascorrere del tempo e la distanza.Lui l’amava ancora. L’aveva capitonell’istante in cui l’aveva rivista perla prima volta. Fino a quell’attimo lasua esistenza era stata vuota, priva dicalore e di colore. Insieme a lei ave-va ricominciato a vivere. Lei. . . beh,anche lei continuava ad amarlo e pro-vava tanta rabbia verso sé stessa vistoche i suoi tentativi di dimenticarlo e

ricominciare si erano rivelati comple-tamente inutili. Ma ciò che superavaancor di piú questi sentimenti era ildesiderio di vendetta. Non aveva an-cora smesso di considerarlo colpevoledi quel maledetto incidente in mac-china che aveva tolto la vita a Clara,l’unica che le era sempre stata accan-to incondizionatamente e che le avevavoluto veramente bene. Non capivaperché lui era sopravvissuto e lei no;perché lui era stato piú forte di lei.Non poteva perdonarlo, non ancora.Voleva che anche lui sapesse come cisi sente a perdere qualcuno davveroimportante, non potergli dire un’ul-tima parola o un semplice “ti vogliobene”. Forse era egoismo o semplice-mente troppo amore. Perciò se ne eraandata senza salutarlo o dirgli quan-to le sarebbe mancato. Aveva pensatoche cosí sarebbe stato meglio per lei.

Adesso cammina da sola sotto lapioggia che di sicuro non porterà via

un bel niente: né le lacrime, né i sen-timenti, né tantomeno gli errori. Sisiede su una panchina e inizia a pen-sare. Le piacerebbe tanto sapere do-ve siano finiti i suoi sogni; quelli incui era lei la stella che brillava di piú,quelli in cui era lei l’unica che conta-va, quelli in cui era felice veramente.Non li aveva rinchiusi in un casset-to perché pensava che avessero pauradel buio. Come tutti noi d’altronde.Pensava che si sarebbero sentiti sof-focare, che non ce l’avrebbero fatta.Perciò li aveva lasciati liberi; liberi digirovagare per il mondo intero. Edè proprio ciò che avevano fatto. Oraperò non riesce piú a ritrovarli. “Sisaranno persi per strada o semplice-mente avranno capito che è inutiletornare da me?” È una domanda cheaveva cominciato a tormentarla da unbel po’ di tempo. Non aveva saputoprendersi cura di loro e adesso le toc-ca aspettare. Perché? Non lo sa. È

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I colori della letteratura Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

l’unica cosa ragionevole che le vienein mente invece di reagire. Forse èstata la sua indecisione a farli allon-tanare. Ed ora è giusto che sia cosí.Perciò aspetta. Sí, ha deciso di aspet-tare finché non si stancherà di farlo.Forse lo è già, ma non vuole ammet-terlo. Non ancora. Non può accettare

il fatto di essere diventata un caso per-so. Un altro ancora in questo mondo.Sí, la verità è che lo siamo un po’ tut-ti; smettendo di credere in noi stessi,nei nostri sogni, anche in quelli chealla fine non sembrano tanto impos-sibili; persino ritenendo le cose piúsemplici banali, come un sorriso, un

abbraccio; eppure tutti ne abbiamobisogno per sopravvivere. Quante esi-tazioni, quante battaglie perse senzanemmeno essere combattute. Dobbia-mo ritornare con i piedi per terra ereagire.

Bisogna che qualcosa finisca, biso-gna che qualcosa cominci.

Difendiamo le utopie!

di Gaia =P

“Utopia” si intitola una celebreopera di Thomas More, nella

quale l’umanista inglese procede aduna descrizione della città perfetta:un’isola, molto simile alla gran Breta-gna, repubblicana, in cui vige la co-munione dei beni e sono diffusi tolle-ranza religiosa, seppur con l’obbligodella fede nella Provvidenza e nell’im-mortalità dell’anima, e lo studio dellescienze e della filosofia.

Di qui Utopia è diventato sino-nimo di una città perfetta il cui fi-ne ultimo è la garanzia di benesse-re per tutti i cittadini. Fin qui pa-re che non ci siano intoppi. . . se nonfosse che, per definizione, Utopia èun luogo inesistente, irrealizzabile,irraggiungibile.

Detto questo, i piú si abbandone-ranno a sogni di società piú o menocomplesse, basate sui piú disparati si-stemi economici e sociali e sui piústravaganti princípi, alcuni, invece,si metteranno con impegno all’operaper lo snaturamento della loro utopiain vista della sua realizzazione!

Ebbene sí, non tutti gli uomini so-no nati per rimanere sognatori e a di-mostrarlo sono quelle che, nate comeutopie, oggi sono società funzionan-ti a tutti gli effetti! Non ci credete?Allora diamo uno sguardo al mondo!

Un paese senza guerra? Bene: ilCosta Rica ha rinunciato da piú dicinquant’anni al suo esercito!

Un posto a misura di artista ingrado di isolare le menti creative daltrambusto del mondo? È sufficientetrasferirsi a Yaddo, nello stato di NewYork!

Una città ecologica sviluppata inverticale? Era l’utopia di Paolo Soleriche ha preso vita in Arizzona!

Una comunità vegetariana? Bastaandare ad Ascona, sul Monte Verità!

Insomma, se ne potrebbero cita-re altre, ma il concetto rimane uno: aquanto pare se si vuole e le condizionisono favorevoli, si può.

Ora, però, sorge un interrogativo:posto che si voglia, che le condizionisiano favorevoli e che quindi si possa,è giusto fare delle utopie realtà?

Ma certo! Come potrebbe non es-serlo? Non sono altro che il tentativodi mettere in piedi una società chefunzioni e che faccia star bene tutti,in fin dei conti!

Ok, nessun problema allora: vialibera a qualsiasi Utopia!

Ma. . . un momento: chi decidecosa fa star bene tutti?

Ma come chi decide!? L’utopistadecide! Chi altri?

Giusto! L’utopista. . . e se l’utopi-sta dovesse essere un dittatore conil pallino della razza ariana come lamettiamo?

Beh. . . in quel caso le cose si com-plicherebbero non poco e allora l’uto-pia del dittatore potrebbe scontrarsicon quella dell’ebreo che vuole unmondo senza pallino della razza odell’omosessuale con il sogno di unasocietà che non lo pregiudichi perchi gli capita di amare oppure del di-versamente abile che non ha proprioscelto di non essere “ariano”.

Questo esempio serva a conside-rare che ogni utopia può facilmentetramutarsi in distopia e che non ne-cessariamente, anzi, l’utopia di unopuò rendersi universale.

E cosí le vecchie classi militari in-vocano la costituzione di un nuovoesercito, sia pure da usare solo in casodi emergenza, la città ecologica dispe-ra l’industria dell’energia non rinno-vabile, le città verticali sono l’incubo

di chi soffre di vertigini e le verdu-re, salutari, è vero, ma oltre a nonessere sufficienti per una corretta ali-mentazione, non sono la passione dimolti!

Ancora una volta il relativismoimpera sulle vicende umane.

La verità è che tentare di realizza-re un’utopia, sfidare l’impalpabilitàè spesso molto pericoloso e lo è per-ché se i sogni sono sogni, forse è ilcaso che rimangano nella dimensionefatata in cui dimorano tutti i sogni.La realtà sarebbe letale per qualsiasiutopia e la strazierebbe a tal punto,da farne emergere ogni difetto, ognipecca, di quelle che in linea teoricanon erano state considerate e di col-po sembrano eclatanti. Con questonon si vuole incoraggiare a chiudereogni possibilità di miglioramento del-la società in un cassetto blindato e difonderne la chiave, ma semplicemen-te far notare che quelle utopie chemuoiono per rinascere città reali, ilpiú delle volte perdono di perfezionee lo fanno perché, facciamocene unaragione, la realtà stessa è imperfetta eanche dovesse esserci un sistema per-fetto, è in dubbio che sia perfetto pertutti.

Mentre l’umanità intera si muovelentamente verso proposte di societàpiú giuste e felici, perché il fine del-l’uomo non può che essere la felicità,adoperiamoci pure per la ricerca delnostro angolo di “forse-il-paradiso”(ammesso che il paradiso sia un’u-topia), ma facciamolo con la cauta co-scienza del “forse” e con l’ormai pro-fonda sicurezza che nella metamor-fosi del sogno in realtà può accaderel’imprevedibile.

Detto questo, rimane un’ultimagrande domanda: cosa ne è di unutopista senza la sua utopia?

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la voce Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

Appendice ai giochi

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10. Sudoku

Soluzioni dei giochi

1.fa,ra,ri-2.129,aldoppiodiogninumerosisommaosisottraealternatamente1.63,siaggiungeaognitermine2,4,8,16,32.-3.7,lasommaèsempre12.-4.3-5.2oree1minuto,ogniminutoilvolumeraddoppia.

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Enigmistica Numero 3 · Anno viii · Giugno 2011

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ORIZZONTALI: 2. Instradatore - 7. Magmatico, sedimentario o metamorfico - 12. Genere delle orchidee - 15. CommissioneEuropea in inglese - 17. In francese - 18. Che non rispettano la coerenza tra le parti di una frase - 20. Colei che ha commesso lacolpa - 21. Pane in Kazaco - 23. In Grecia era maestro di virtú che si faceva pagare per i propri insegnamenti - 24. “Babe” famosogiocatore di baseball statunitense - 26. Protagonista di una tragedia di Vittorio Alfieri - 29. Riproduzioni sessuali determinatedall’unione di un gamete maschile con uno femminile morfologicamente differenziati - 33. FRASE DA SCOPRIRE - 37. Ungenerico corpo nello spazio possiede un numero di gradi di vicolo pari al numero dei suoi gradi di libertà - 38. Ultima Online -39. Somma che si paga, per il vitto e l’alloggio in collegi - 42. Aspetto formale di un testo - 43. Di quella retorica si conoscela risposta - 46. Istituto di ricerche esplosivistiche - 47. Parte finale dell’intestino tenue - 48. Titolo di un dipinto di Degas -50. Cavalierato inglese - 51. Elemento HTML che crea una lista numerata - 52. Il luogo del tuo martirio - 55. Targa automobilisticadi Landau in der Pfalz - 56. Il vero nome di Szyslak nei Simpsons - 57. Quello Volante è un veliero fantasma che viaggia senzameta - 58. Quello di titanio si usa nelle verniciVERTICALI: 1. Lo sterminio di una razza - 2. D musicale in italiano - 3. Sinonimo di acceso - 4. Il Principio di tutto nellafilosofia taoista - 5. Parola che deriva dal greco “esibisco” “mostro” - 6. Quando nacque era la URI - 7. I . . . Connection sonoun gruppo musicale - 8. Dotate di ali - 9. Up - 10. Le sue uova sono pregiate - 11. Metà dei suoi - 12. Non sono quelle giuste -13. Arriva con l’età - 14. “Aperture” delle figure retoriche - 16. Dopo di lui tutti a dormire - 19. Dispari in casa - 22. Giulio,l’imperatore romano d’Occidente predecessore di Romolo Augusto - 23. Serata incompiuta - 25. L’elio sulla tavola - 27. Nel 1881

era un arnese per strizzare i limoni - 28. Famosa fabbrica di auto indiane - 30. Un famoso De Filippo - 31. in mezzo alle uova -32. Voltarsi - 34. Nell’antica retorica, descrizioni del carattere e delle qualità morali di personaggi, effettuate con particolarevividezza - 35. Tomografica computerizzata - 36. Ne è ricca l’aria di mare - 40. Lo erano gli Occhi di Gatto - 41. Era famosol’Albatross - 44. Famosa serie televisiva con Marissa e Seth - 45. Mezzi di trasporto per l’artiglieria - 49. Reflex Canon - 53. EnItalien - 54. Prima degli Mp3

1. Trova le lettere che, unite a quelle fuori dalle parentesi, completanosei parole da due sillabe.

a (. . . ) ta (. . . ) pa (. . . ) sa

2. Completa le serie.

4 - 7 - 15 - 29 - 59 - ?1 - 3 - 7 - 15 - 31 - ?

3. Qual è il numero mancante?

6− 4− 2 5− 4− 3 3− 2−?

4. Qual è il numero minimo di colori per dipingere un cubo in modoche due facce adiacenti non siano mai dello stesso colore?

5. Un’ameba si divide in due esattamente ogni minuto. Due amebe inuna provetta possono riempirla esattamente in due ore. Quanto tempoimpiegherebbe un’ameba da sola per riempire esattamente la stessaprovetta?

A cura di Francesca Di Marco

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6. Sudoku

Le soluzioni sono a pag. 18.

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