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Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis Anno VI - n. 1 - Gennaio-Marzo 2011 - Trimestrale Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe Percue In caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi VIA VIA Sulla della PACE PACE 2010 n. 21 Editoriale: Ascoltare il silenzio Carissimo: Per sempre

N.21 Sulla via della pace 2010

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rivista di in-formazione dell'Associazione Via Pacis

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Trimestrale di in-formazione dell’Associazione Via Pacis

Anno VI - n. 1 - Gennaio-Marzo 2011 - Trimestrale Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe PercueIn caso di mancato recapito inviare al C.P.O. di Trento per la restituzione al mittente previo pagamento resi

VIAVIASulla dellaPACEPACE

2010n. 21

Editoriale:Ascoltare il silenzio

Carissimo:Per sempre

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Le attività di solidarietà promosse Le attività di solidarietà promosse dall’Associazione Via Pacis sono gestite dalladall’Associazione Via Pacis sono gestite dallaAssociazione Via Pacis onlusAssociazione Via Pacis onlusViale Trento, 100 - 38066 Riva del Garda (TN) - ItalyViale Trento, 100 - 38066 Riva del Garda (TN) - ItalyTel. +39.0464.555767 - Fax +39.0464.562969Tel. +39.0464.555767 - Fax [email protected]@viapacis.info

3 Editoriale La gioia di un nome nuovoLa gioia di un nome nuovo

Informazione 4 Cercatore di paceCercatore di pace

Via Pacis Colombia 6 Via Pacis Colombia accoglie i FondatoriVia Pacis Colombia accoglie i Fondatori

8 I volti giovani di Via Pacis ColombiaI volti giovani di Via Pacis Colombia

10 Promessa di AlleanzaPromessa di Alleanza

Meeting Internazionale 12 Il carisma Via Pacis tra libertà e responsabilitàIl carisma Via Pacis tra libertà e responsabilità

Campeggi Via Pacis 2010 18 Avanti sulla Via Pacis!Avanti sulla Via Pacis!

20 Ambasciatori di riconciliazione... in musicaAmbasciatori di riconciliazione... in musica

Testimonianze 21 Con gli occhi di un bambinoCon gli occhi di un bambino

Formazione 22 Seguire GesùSeguire Gesù

24 Spirituali nel mondoSpirituali nel mondo

25 Maria, la donnaMaria, la donna

26 Il coraggio di educareIl coraggio di educare

27 Imparare a litigare... beneImparare a litigare... bene

L’Associazione Via Pacis è un’Associazione Privata di Fedeli Laici della L’Associazione Via Pacis è un’Associazione Privata di Fedeli Laici della Chiesa Cattolica e membro della Fraternità Cattolica delle Associazioni Chiesa Cattolica e membro della Fraternità Cattolica delle Associazioni e Comunità Carismatiche di Alleanza di Diritto Pontifi cio.e Comunità Carismatiche di Alleanza di Diritto Pontifi cio.

Per off erte:Per off erte:CASSA RURALE ALTO GARDA

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BANCOPOSTA c.c. postale n. 14482384

intestato a: Associazione Via Pacis onlus

SOMMARIOSOMMARIO

SULLA VIA DELLA PACETrimestrale di in-formazioneAnno VI - n. 1gennaio-marzo 2011

Registrazione n. 263 presso ilTribunale di Rovereto (TN) (19.01.2006)

Direttore responsabilePaolo Maino

Direttore di redazioneRuggero Zanon

Equipe di redazionePaola AngerettiStefania Dal PontLuca FambriGraziana PedrottiPatrizia RigoniGregorio Vivaldelli

EditoreAssociazione Via Pacis onlus

Direzione e amministrazioneViale Trento, 10038066 Riva del Garda (Trento) [email protected]. e fax +39.0464.555767

Grafi ca e stampa:Antolini Tipografi a - Tione (TN)

Finito di stamparenel mese di gennaio 2011

In copertina:..........................................

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di Paolo Maino

Editoriale

Ascoltare il silenzio

EDITORIALE

È dal silenzio che nascono i progetti

per il futuro, perché

fi nalmente si è dato spazio

ai sogni

In quest’epoca di frastuono generale, ci sono momenti in cui ci si accorge di desiderare il silenzio. È come una voce d’urgenza che lo reclama dal

profondo di se stessi. Quando poi capitano momenti inaspettati, tutto tace; non è raro sperimentare un senso di paura, di angoscia, di inquietudine, di smarrimento. Allora si preferisce rifugiarsi in un rumore ancora più forte, che dia quel senso di stordimento rassicurante a cui siamo abituati. Ho l’impressione che per poter assaporare questo “piatto delicato” del silenzio, che il nostro palato stenta a riconoscere, vada aff rontato un tempo intermedio, in cui si ha l’impressione di essere assaliti da tutti i pensieri negativi di questo mondo, da tutte le preoccupazioni, da tutte le distrazioni possibili. Una volta entrati in questa dimensione, però, il silenzio si fa ospitale: si fa spazio per gli altri, per tutte le persone che alimentano la nostra vita, si fa spazio per il creato, si fa spazio per Dio.Allora il silenzio smette di essere silenzioso e diventa voce. Possiamo fi nalmente ascoltare quanto la vita degli altri ci sta dicendo, a cominciare da quelli che ci vogliono bene. Anche il sole o la pioggia, gli alberi e i prati con tutta la sovrabbondanza di vita ci parlano e ci istruiscono. Il silenzio diventa maestro di verità, svela la qualità del nostro cuore, insegna la pazienza e la prudenza verso se stessi e gli altri. È dal silenzio che nascono i progetti per il futuro, perché fi nalmente si è dato spazio ai sogni.

Non è azzardato dire che il silenzio costruisce l’uomo, dato che lo espone alle relazioni fondamentali: quella con se stesso e quella con Dio, per poi approfondire e aprirsi alle vere relazioni umane. Stare nel silenzio equivale ad entrare nella stanza più interna del proprio essere e scoprire che è abitata non da mostri, ma dalla libertà. Ogni uomo ed ogni donna ha in sé la radice di verità, che permette di entrare in questa stanza, trovata la quale non c’è più niente da cercare. Certo, il silenzio permette di entrare anche in altre stanze, per rivisitare i nostri ricordi dolorosi, i rimpianti, i fallimenti, ma tutto può ricomporsi, riconciliarsi, rappacifi carsi nella relazione con noi stessi e con Dio.L’uomo che sfugge a questo silenzio interiore perde ogni capacità di coscienza e di decifrare la sua vera identità. Per questo difendere la dimensione interiore del silenzio come diritto fondamentale dell’uomo diventa essenziale.Non ogni tipo di silenzio è buono. C’è il silenzio motivato dalla rabbia,

che mi chiude ad ogni dialogo; c’è il silenzio vigliacco, che consiste nel non dire una verità scomoda, nel rendersi complice di ingiustizie e tradimenti; c’è il silenzio della pigrizia, che non mi fa mettere in gioco, in omaggio al quieto vivere; c’è il silenzio arrogante di chi non si abbassa al livello dei comuni mortali; c’è il silenzio ignorante e pavido di chi non fa alcuno sforzo per dare il proprio contributo ad

un’idea, ad un progetto. Questi tipi di silenzio vanno combattuti con la sapienza del cuore, che sa quando è il tempo per tacere e il tempo per parlare, con la prudenza e con l’umiltà, che non giudica e che ammette i limiti della ragione.Noi non proponiamo un silenzio da

monaci; viviamo nel mondo e sappiamo che il mondo e la quotidianità sono il nostro campo d’azione. Proponiamo un silenzio possibile anche nell’abitudinarietà della nostra professione e delle nostre occupazioni: un silenzio accogliente e fecondo, che diventi origine e forza delle nostre relazioni vitali e di ogni dialogo di riconciliazione

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Catholic FraternityAssisi 2010Dal 28 al 31 ottobre 2010 si è svolta ad Assisi la 14ma Conferenza Internazionale della Catholic Fraternity, avente per tema “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8).L’incontro, celebratosi sotto il patrocinio del Pontifi cio Consiglio per i Laici e in occasione del 20° anniversario dell’istituzione e del riconoscimento pontifi cio dell’organismo, ha visto la partecipazione, fra gli altri, del Card. Stanislaw Rylko, Presidente del Pontifi cio Consiglio dei Laici, e del Card. Paul Joseph Cordes, Presidente emerito del Pontifi cio Consiglio Cor Unum.

I movimenti e le nuove comunità:nuova primavera cristiana

Cari amici,(...) come ci ricorda il Santo Padre Benedetto XVI, all’inizio dell’essere cristiano non c’è una

decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.

Voi qui presenti, che siete membri delle varie comunità del movimento carismatico cattolico sparse in tutto il mondo, lo capite molto bene cosa vuol dire incontrare Cristo nella vita: incontrarlo veramente, aprire davanti a Lui tutte le porte del nostro essere, anche quelle più profonde che, normalmente, davanti agli altri, non si aprono; invece, per Lui, sì!Nel racconto del Vangelo di Luca, all’elezione degli apostoli segue l’incontro di Gesù con una moltitudine di gente che lo cerca. Scrive l’evangelista: “c’era gran folla dei suoi discepoli e gran moltitudine di gente che erano venuti per ascoltarlo e per essere guariti dalle loro malattie. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti”.Ecco che cosa vuol dire incontrare Cristo: toccarlo! Quante sono

le maniere di toccare Cristo: toccarlo nella sua parola, toccarlo nel tempo passato davanti al Santissimo Sacramento nel silenzio. Toccare Cristo e lasciarsi toccare da lui. Ciò che è ancora più fondamentale è quando Lui ci tocca: ci cambia, ci cambia profondamente; ecco il mistero della conversione. Nella vita di ogni appartenente a una comunità, ad un movimento, ad una nuova comunità c’è sempre un prima e un dopo: “Ecco com’ero; poi il Signore mi ha toccato, mi ha cambiato, ha aperto un mondo nuovo davanti ai miei occhi”.(...)A causa di una secolarizzazione galoppante, perfi no i paesi di antica tradizione cristiana oggi stanno diventando veri e propri paesi di missione ad gentes, cioè paesi di primo annuncio: parliamo di nuova evangelizzazione. Oggi nella nostra vecchia Europa ci sono tanti ambienti in cui bisogna annunciare Cristo per la prima volta; sembra incredibile, ma è vero.Nessun cristiano può sottrarsi a questo compito, ma deve esclamare insieme con Paolo: “guai a me se non predicassi il Vangelo”. E proprio in tale contesto si inserisce in maniera organica il discorso sui movimenti ecclesiali e le nuove comunità. Il servo di Dio Giovanni Paolo II vedeva in essi un dono dello Spirito Santo, un segno di speranza per la Chiesa e per l’umanità intera. Il segno di una nuova primavera cristiana e di una nuova epoca missionaria della Chiesa. In continuità, il suo successore, Benedetto XVI, spiega che i movimenti costituiscono una costante nella vita della Chiesa e sono una risposta tempestiva, che lo Spirito Santo off re davanti alle odierne sfi de della missione evangelizzatrice della Chiesa. Non sono frutto di progetti umani, ma sono un dono che viene dall’alto. Come dice il Santo Padre, sono le “permanenti irruzioni dello Spirito nella vita della Chiesa”.

dall’Omelia del

Card. Stanislaw RylkoCard. S

INFORMAZIONE

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Cosa sono più precisamente i movimenti ecclesiali?Generati dai rispettivi carismi, sono innanzitutto luoghi di incontro personale con Cristo. Con Cristo che cambia la vita delle persone. Luoghi dove non solo si parla di Cristo, ma - per usare le parole di Luca nell’odierno Vangelo - sono luoghi dove si può vedere e toccare Cristo e sperimentare la forza che esce da Lui e che guarisce tutti. I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono veri laboratori della fede, spazi dove le persone sono generate ad una fede adulta, viva, piena di gioia. Quanti cambiamenti di vita, quante conversioni di uomini, donne, adulti, giovani. Quante scoperte essenziali e decisive per la vita, come la scoperta della bellezza di essere discepoli di Cristo, la scoperta della fede cristiana come un progetto di vita positivo e aff ascinante per cui vale la pena di giocarsi tutta la vita. La scoperta che vale la pena di essere cristiani. Nella nostra epoca in cui

spesso siamo spettatori di un cristianesimo stanco e scoraggiato, lo Spirito Santo irrompe e ci sorprende nuovamente suscitando questi focolai di fede piena di entusiasmo e di gioia. I movimenti ecclesiali e le nuove comunità sono, inoltre, quei luoghi capaci di liberare in tanti laici, uomini e donne del nostro tempo, uno straordinario slancio missionario. Ad un cristianesimo chiuso in se stesso, autoreferenziale, impaurito di fronte al mondo, essi rispondono con coraggio

stupefacente e con una grande fantasia missionaria. Senza timore annunciano il Cristo e cercano vie sempre nuove per portare il Vangelo ai moderni aeropaghi della vita pubblica, della cultura, dei mass-media, dell’economia, della politica. (...) Come dunque non ringraziare lo Spirito Santo per questi doni preziosi? I movimenti e le nuove comunità sono soprattutto dei doni, non dei problemi pastorali; ed ogni dono per noi pastori si traduce anche in un

Che cos’è la Catholic Fraternity?La Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships (Fraternità Cattolica delle Comunità e Associazioni Carismatiche di Alleanza) è un organismo di diritto pontifi cio fortemente voluto dal Servo di Dio Giovanni Paolo II: “In seno al Rinnovamento Carismatico, la Catholic Fraternity ha una missione particolare, riconosciuta dalla Santa Sede. Uno degli obiettivi defi niti dai vostri Statuti è quello di salvaguardare l’identità cattolica delle comunità carismatiche”.Alla sua guida è stato riconfermato Matteo Calisi. Il nuovo consiglio esecutivo annovera esponenti provenienti da Stati Uniti, Messico, Brasile, Argentina, Uganda, Congo, Angola, Francia, Italia e vari paesi asiatici.

Dalla Segreteria di Stato della Santa Sede“...Il Santo Padre è riconoscente per il prezioso servizio svolto dalla Catholic Fraternity e, accanto all’impegno per la comunione, desidera esortare a fortifi care un secondo obiettivo dell’associazione, che già veniva posto in evidenza nel decreto di riconoscimento sopra ricordato: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre”, e attende cuori coraggiosi ed ardenti, che lo facciamo incontrare agli uomini del nostro tempo. Come il Papa ricordava recentemente: “I primi cristiani, a Gerusalemme, erano pochi. Nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che poi è accaduto. E la Chiesa vive sempre di quella medesima forza che l’ha fatta partire e crescere. La Pentecoste è l’evento originario ma è anche un dinamismo permanente” (Omelia per l’apertura dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, 10 ottobre 2010).Tutte le comunità del rinnovamento carismatico sono chiamate a sentirsi parte di questo dinamismo di Pentecoste, che non cessa di essere effi cace nella storia. Esse rappresentano un dono suscitato dallo Spirito per la Chiesa del nostro tempo; fedeli alla vocazione ricevuta, sapranno valorizzare la propria identità e insieme costruire quotidianamente, sotto la guida del Successore di Pietro e dei propri Vescovi, una intensa comunione ecclesiale con tutti gli altri carismi che il medesimo Spirito fa sorgere nella sua Chiesa: proprio questa comunione soprannaturale è la condizione di effi cacia di ogni missione. (...)Il Sommo Pontefi ce assicura il ricorso nella preghiera per tutti i presenti all’incontro di Assisi e, invocando l’intercessione di Maria Ss.ma, Tempio dello Spirito Santo, di cuore imparte su di essi, sui loro cari e sugli aderenti alle comunità del rinnovamento carismatico cattolico, la Benedizione Apostolica.

Card. Tarcisio Bertone - Segretario di Stato della Santa Sede

odo dei Vescovi, 10 ottobre

arte di ria. Esse po; fedeli

costruireovi, una rito fa

ondizione

incontro di to, di cuore ento

de

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compito di grande responsabilità: bisogna accoglierlo, bisogna accompagnarlo pastoralmente, rispettandone il carisma specifi co.Benedetto XVI a più riprese ha sollecitato i pastori ad andare incontro ai movimenti con molto amore. (...)Perché qui ad Assisi il discorso sui movimenti si fa più signifi cativo che altrove? Secondo il Santo Padre Benedetto XVI, il francescanesimo nella sua prima fase rappresenta un paradigma perfetto di ciò che vuol dire un movimento ecclesiale. Guardando il francescanesimo nella sua prima fase possiamo capire meglio cosa vuol dire, anche oggi, un movimento ecclesiale, una nuova comunità.Ai tempi di San Francesco la Chiesa attraversava una crisi profonda ed aveva bisogno di rinnovarsi carismaticamente dall’interno; come scrive papa Ratzinger, aveva bisogno di riattizzare la fi amma della fede e non solo le capacità e le strategie amministrative o politiche. Papa Innocenzo III capì subito questo importante segno di Francesco e ne intuì la portata carismatica ed innovativa. Nella storia del francescanesimo si manifesta in maniera quasi palpabile la coessenzialità tra carisma ed istituzione nella Chiesa.Il papa Benedetto XVI scrive in proposito: “Francesco avrebbe potuto anche non venire dal papa. Molti gruppi e movimenti religiosi si andavano formando in quell’epoca e alcuni di essi addirittura si contrapponevano alla Chiesa come istituzione. Invece Francesco pensò subito a mettere il cammino suo e dei suoi compagni nelle mani del Vescovo di Roma, il successore di Pietro. E - dice il papa - questo fatto rivela il suo autentico spirito ecclesiale”.Il piccolo “noi” che aveva iniziato con i suoi primi frati lo concepì fi n dall’inizio all’interno del grande “voi”

della Chiesa una e universale. E il papa questo riconobbe e apprezzò.Va notato che Francesco non pensava di dover fondare un ordine. A lui in realtà bastava il monachesimo che già esisteva. In questa situazione in cui il cristianesimo era tanto pesante, opprimente, opaco, completamente soff ocato da una patina di grigio egoismo quotidiano, Francesco voleva semplicemente ricominciare ad annunciare il Vangelo e a radunare il popolo del Signore. Da tutto ciò è sorto, quasi contro la sua volontà, questo movimento, che ha infi ne assunto, anche in questo caso contro la sua volontà, la conformazione giuridica dell’ordine.Cari amici, Francesco aveva semplicemente scelto il Vangelo come regola di vita, non voleva fare altro che annunciare il Vangelo. Quando ricordate le origini delle vostre rispettive comunità, non è stato così anche per voi?

I movimenti sono una risposta tempestiva che lo Spirito Santo off re alle sfi de della missione evangelizzatrice della Chiesa

Quando si domanda ai fondatori dei vari movimenti, delle varie comunità, se hanno voluto fi n dall’inizio creare un nuovo movimento, tutti negano: io semplicemente volevo vivere il Vangelo e annunciare il Vangelo, nient’altro. (...)Scrive ancora il papa: “...ed oggi come un tempo la Chiesa continua a sperare che laddove tende a logorarsi nella consuetudine, nella

routine, e rischia di naufragare, lì lo Spirito Santo faccia germogliare dall’interno un nuovo inizio. Un inizio che nessuno abbia mai pianifi cato - dice il papa -, favorito da uomini, che, illuminati dalla grazia, facciano fruttifi care il Vangelo. E

Francesco fu uno di questi”.Lasciamoci tutti penetrare fi no in fondo da questo spirito di Assisi; qui, in questa città, dove ogni pietra ricorda il poverello, è sicuramente più facile sintonizzarsi con ciò che lo Spirito Santo dice alla Chiesa dei nostri tempi mediante questi nuovi doni carismatici

Sono spazi dove le persone sono generate ad una fede adulta, viva piena di gioia

INFORMAZIONE

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“Non è isolandosi che l’uomo valorizza se stesso, ma ponendosi in

relazione con gli altri e con Dio” scrive Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate.La Corale Via Pacis è forse la realtà dell’Associazione che rende più immediatamente visibile e tangibile che siamo chiamati a vivere e testimoniare una santità comunitaria. Il carisma Via Pacis è infatti un carisma di relazione, che crea fraternità e che rivela una specifi cità del Vangelo da vivere con gli altri. Dio ci ha donato questo carisma, ma il metterlo in atto è nelle nostre mani e questo richiede sforzo e collaborazione con la grazia di Dio e con gli altri.

Corale Via Pacis, testimone di una

santità comunitaria

diAnnalisa Zanin

MUSICA

Via Pacis è chiamata ad una santità comunitaria, in cui gli altri non sono un ostacolo, ma sono membra dello stesso corpo, gocce dello stesso fi ume, note dello stesso spartito.È questo che la Corale Via Pacis ha voluto testimoniare il 19 dicembre 2010 a Sporminore (Tn) e il 22 dicembre 2010 a Smarano (Tn), dove ha tenuto un concerto di Natale. Le note,

le voci, gli strumenti hanno fatto vivere una serata impregnata di questo spirito, dove l’unione della bellezza di tante singole voci ha dato vita a qualcosa di più grande, di nuovo, che racconta l’azione di Dio che quotidianamente agisce nelle nostre vite, ci guarisce dal nostro individualismo costitutivo per trasformarci, un po’ alla volta, in persone di relazione, in persone di pace

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Ricordo di Flavio

Circa due anni fa, durante un incontro di preghiera, una visione parlò del cuore squarciato di Gesù.Più tardi, gli animatori decisero che Paolo, Eliana e Tiziano facessero una preghiera su ciascuno, ungendo la fronte con olio profumato, mentre noi chiedevamo a Gesù una grazia particolare.Mentre ero in attesa nella fila di Eliana, ero un po’ ansioso, non avendo chiaro cosa chiedere; ma quando Eliana mi chiese:“Cosa vuoi chiedere?”, risposi senza esitazione: “Voglio entrare in quel cuore squarciato!”. Lei mi suggerì di chiederlo continuamente.Ora ho capito che Gesù mi invita nella Comunità come nel suo cuore. Per questo chiedo di far parte dell’Alleanza.

Il ministero dell’intercessione, di cui faccio parte, è una miniera: non di minerali, ma di cuori guidati dalla parola di Dio Padre. Spero di essere stato anch’io un piccolo minatore, chiamato da Dio come voi, fratelli.

In voi fratelli Shalom vedo già un po’ di colore del paradiso: coi vostri atteggiamenti, con le vostre parole, con le telefonate, portate un’emozione forte nel mio cuore, un’emozione di gioia.La volontà del Padre, che voi attualizzate, mi spinge sempre più in preghiere di ringraziamento, lode e benedizione. Vi ringrazio tanto per quello che fate, che Dio vi benedica.

Tanti fratelli si avvicinano a Gesù Bambino a pregare, anche dal mio cuore sgorga una preghiera, ma le mie labbra non riescono ad aprirsi:Nato nella semplicità, vissuto nell’obbedienza, morto come dono, a te lode e gloria!

Flavio Bertamini ci ha lasciato il 6 ottobre 2010, in punta di piedi, per non disturbare: lo stesso stile con cui, qualche anno fa, si era avvicinato all’Associazione Via Pacis.Durante i primi incontri cui partecipava, era diffi cile notarne la presenza: silenziosa e nascosta, sempre nell’ultimo angolino in fondo, quello meno illuminato. Ben presto, con timidezza ed umiltà, aveva cominciato a far parte del ministero di intercessione, apportandovi una ricchezza di coraggio e di esempio, di cui certamente non era consapevole appieno.Era già ammalato. Conosceva perfettamente il terribile morbo che lo stava consumando. Eppure, anche quando la soff erenza lo torturava, il suo sorriso si accendeva e gli occhi si illuminavano non appena uno dei fratelli gli si avvicinava.Qualche mese prima di morire, ha potuto realizzare il suo sogno di far parte a pieno titolo dell’Associazione Via Pacis, con la sottoscrizione del patto di Alleanza nelle mani dei Fondatori.

di Paola Barlotti Angeretti

Piccoli stralci dalle lettere di Flavio alla Comunità

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Dalla lettera dei fondatoriCaro Flavio,con molta attenzione, commozione e aff etto, abbiamo letto la tua richiesta di alleanza. È davvero stupefacente quanto Dio ha operato in te in questi anni. Hai una sensibilità e una grandezza d’animo da lasciare senza parole. E sei pieno d’amore per il Signore e per tutti noi.In questo lungo periodo della tua malattia e del tuo ricovero, siamo stati ammirati dalla tua pazienza e dall’accettazione serena, giorno dopo giorno, dell’evolversi della malattia stessa. Mai ti abbiamo sentito lamentarti, mai impaziente o irritato: ci sei d’esempio e di sprone.Con molto piacere e gratitudine ti accogliamo come membro della Comunità Shalom. (...)Il servizio che ti chiediamo di fare per la Comunità è quello che già stai facendo con molto zelo: quello di off rire la tua vita e la tua malattia per la Comunità stessa. Questo è il dono più prezioso che puoi fare per tutti noi. Abbiamo tanto bisogno di “angeli custodi”, che intercedano, con la preghiera e con la vita, affi nché possiamo capire cosa Dio vuole da noi ed essere fedeli alla Sua volontà. Abbiamo bisogno di essere custoditi dal male e di camminare sempre con maggior radicalità sulla via della pace. Ci fi diamo e affi diamo a te.Ti abbracciamo con grande aff etto e stima.

Tuoi Eliana e Paolo

La miniera inesauribile della preghiera

Ciao Flavio, da qualche giorno ci hai lasciato e non ne sono ancora cosciente.Inizio a scrivere e mi domando: “per chi scrivo questa sera?”. Ed è come se ricevessi un pugno allo stomaco.Negli ultimi mesi (quasi un anno), da quando è iniziato il tuo calvario in ospedale, ho cercato in tutti i modi di farti partecipare alla vita comunitaria, scrivendo appunti durante gli incontri della Comunità, dando notizie di tutti, fotografando le chiese di S. Anna e di S. Giorgio sempre dal tuo angolino in fondo, dove ti mettevi tu. Tu dicevi che, quando riuscivi ad ascoltare i CD delle registrazioni degli insegnamenti comunitari che i fratelli ti preparavano, era come se facessi una fl ebo di Spirito Santo.E poi la gioia di venire a trovarti fi nalmente a casa: tu dentro, con la mascherina, ed io fuori; oppure seduti sulla terrazza a sei metri di distanza, perché io non potessi infrangere le tue barriere immunitarie ormai tanto deboli. Quante cose sussurrate, condivise, pregate in questi incontri... ed ogni volta era una scoperta.Mi dicevi: “Non mi lamento, sai, ma il tempo è poco, non riesco a fare tutto: cucinare, pregare, ascoltare e scrivere”.Ancora una volta voglio dirti: hai la semplicità di un bambino, trasparente come un cristallo, con gli occhi scuri che mi fi ssano e mi parlano, anche quando la voce si abbassa per la stanchezza.Mai un lamento per la tua malattia, per tutte le cose che non puoi più fare e perfettamente conscio di ciò che ti aspetta; sempre paziente e mite, pieno di speranza e fede.Chiedi una preghiera solo quando nella notte sei squassato dalla febbre; poi sei tu che preghi, che intercedi, che off ri.Piccolo grande Flavio, che mi insegni che l’amore può essere bello anche senza il possesso ...che hai trovato una miniera nel pregare per gli altri, e noi, in te, un diamante prezioso.Voglio ricordarti come nell’ultima foto che ti ho scattato: sulla terrazza, con il Monte Stivo alle spalle, con un bellissimo maglione verde (vecchio, dicevi tu) e la mano alzata per salutare tutti i fratelli. E intorno tanto verde, tanta pace, tanta serenità: quasi fuori dal mondo, in un altro mondo...Ciao Flavio, continua a intercedere per tutti noi. Ti vogliamo bene.

Paola99999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999

Comunione di cuoreFlavio, un uomo riservato, semplice. I suoi occhi sempre luminosi, seppur segnati dalla malattia.Quando andavo a trovarlo in ospedale e gli chiedevo “come stai?”, rispondeva brevemente alla mia domanda, senza mai lamentarsi o dire: “sono stanco di stare in ospedale”. Subito il suo discorso si spostava sulla Comunità: desiderava sapere le novità, come andavano gli incontri. Le sue letture erano principalmente la Bibbia e gli scritti dei nostri fondatori; li leggeva e rileggeva, si interrogava e poi mi raccontava quanto aveva capito con una profondità, semplicità e chiarezza particolari.Malgrado la sua malattia lo costringesse a stare in isolamento in una stanza d’ospedale, si sentiva pienamente in comunione con tutti noi. E chi ha avuto la fortuna di parlare con lui ha respirato una comunione di cuore particolarmente profonda.

Stefania

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Sapore di libertà

Siamo in un’epoca di profonde trasformazioni,

eppure ognuno di noi sogna ancora una vita felice, libera, pacifi cata per sé e per coloro che ama. Spesso le ferite, i pesi, i tradimenti, le delusioni, a cui andiamo incontro - con o senza responsabilità da parte nostra - possono condurci allo sconforto o alla disperazione. Le proposte che ci provengono dall’esterno sono spesso contraddittorie, e ci si può ritrovare confusi, soli e sperduti. Il nuovo libro di Eliana e Paolo Maino traccia una via percorribile per un cammino di libertà, avvalendosi della spiritualità Via Pacis: un cammino di integrazione e pacifi cazione interiori, un cammino di verità e libertà. Nel libro possiamo trovare la sapienza biblica, la maturità umana dei Fondatori, la saggezza della Chiesa e le recenti acquisizioni delle scienze umane.È un libro per tutti coloro che desiderano - per sé e per gli altri – verità, pienezza, libertà.

Non si nasce liberi: liberi

lo si diventa con coraggio,

impegno, sforzo

e grazia di Dio

di Eliana Aloisi e Paolo Maino

Deposti il peso e il peccato, corriamoNella lettera agli Ebrei leggiamo:“…deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fi sso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede”2.L’autore della lettera agli Ebrei scrive di deporre prima il peso e poi il peccato. Che diff erenza c’è tra questi due termini?Il peso è il frutto delle esperienze di soff erenza che non sono state integrate e che rimangono nel cuore come tristezza, amarezza,

2 Eb 12,1-2.

risentimento, inclinazione a comportarsi in un modo anziché in un altro.Il peccato ha una connotazione morale, c’entra quindi con Dio: è rompere volontariamente l’amicizia con Lui. La gravità di un peccato ha sì una valenza oggettiva, ma

molto dipende dal tipo di relazione che si ha con Dio. È come tra le persone: più è profonda la relazione, più può venire turbata o guastata anche da elementi oggettivamente piccoli e irrilevanti.Il peccato si aff ronta in

vari modi: penitenza, elemosina, digiuno, sacramento della Riconciliazione. Ma come si aff ronta il peso?

Ciascuno è la propria storiaCiascuno è il frutto di tante realtà: del luogo dove è nato, della famiglia che l’ha accolto o non accolto, degli insegnanti incontrati, del proprio carattere e delle proprie reazioni alle varie situazioni della vita. Non si nasce liberi: liberi lo si diventa con coraggio, impegno, sforzo e grazia di Dio.La maggioranza delle diffi coltà interpersonali e relazionali dipendono da pre-comprensioni. Ad esempio quelle tra coniugi: la gran parte dipendono da letture distorte che si hanno di se stessi e dell’altro. Vengono ripetuti, senza esserne consapevoli, vecchi modelli comportamentali appresi da bambini e si è certi che quello sia l’unico e assoluto modo di agire, al quale gli altri devono conformarsi.La vita, le scelte, la storia, il vissuto mettono sugli occhi un fi ltro,

Sotto il peccato

c’è sempre un peso

da deporre

INFORMAZIONE

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Siamo veramente

disposti a rinunciare ai vantaggi secondari

del dolore?

È fondamentale prendere per mano,

con tenerezza e misericordia,

il bambino piccolo e ferito che

ci si porta dentro

un paio di occhiali particolari, personali e specifi ci attraverso i quali si guarda ogni cosa. Pensiamo ad esempio all’idea, più o meno consapevole, che abbiamo di noi stessi. La maggior soff erenza che verifi co nel mio servizio è l’idea negativa che le persone hanno di sé: il pensiero di non valere, di essere inadeguate, di non essere amabili, di contare meno degli altri, di non riuscire. Un ricordo emblematico: un giovane uomo, bello, simpatico ed arguto, viveva assolutamente solo e senza amici. Riusciva a mantenere relazioni signifi cative solo per breve tempo. Poi, con varie scuse, non si faceva più trovare. Quando gli chiesi se avesse qualche idea del perché di questo suo agire, mi rispose candidamente che il continuare con quelle relazioni avrebbe signifi cato mostrarsi per quello che realmente era, cioè uno schifo, e gli amici l’avrebbero lasciato. Era meglio, quindi, abbandonare che essere abbandonati. I pensieri negativi hanno il potere di “profezie” che si autoavverano. Come nell’esempio precedente, quando si pensa di non essere amabili e si teme di essere allontanati dagli altri. Per paura che questo avvenga, ci si allontana volontariamente. La solitudine, lo stare alla fi nestra a guardare, il pensare che tutti sono felici ed io no formano una rigida corazza difensiva, costituita da aculei aguzzi. Se qualcuno si avvicina, inevitabilmente rimane ferito e si allontana; questo allontanamento conferma la non amabilità.

Come scoprire il pesoForse la prima cosa da chiedersi è se veramente vogliamo essere

più liberi, se veramente vogliamo conoscere la nostra zona d’ombra, se veramente vogliamo rinunciare ai vantaggi secondari del dolore. Desideriamo veramente che Gesù diventi Signore di tutta la nostra vita, anche delle nostre emozioni

e soff erenze, senza lasciarci bloccare dalla paura di trovare in noi chissà quali mostri? Se è così, è necessario entrare nell’atteggiamento di guardare più da vicino la vita passata. Si torna al passato per vivere meglio il presente, non per giudicarsi o soltanto analizzarsi. Ci sono molte reticenze e resistenze3 a mettersi davanti ai

propri sentimenti e alle proprie emozioni. Spesso ci facciamo una colpa del nostro soff rire, pensiamo siano cose ormai passate, che altri hanno soff erto più di noi, che quel nostro dolore è ridicolo rispetto a tutte le “miserie” che ci sono nel mondo: non diamo dignità al nostro dolore. L’elemento che fa decidere di intraprendere questo viaggio dentro di noi è il disagio, il non sentirci bene con noi stessi, l’impressione di avere i “freni tirati”. Come possiamo scoprire quali sono i pesi ed i legami? Come esserne coscienti per poterli aff rontare e responsabilmente deporli? Qualche volta questa coscienza viene da autoilluminazione personale. Molto più spesso viene

3 S. PACOT, L’evangelizzazione del profondo, Queriniana, Brescia 1999, 149.

sollecitata da eventi o da scambi relazionali spiacevoli, anche non intenzionali. Se si riesce a superare e a reggere il disagio che questi eventi sgradevoli provocano, ci si può interrogare su cosa nasconda quel disagio e quale peso sveli. Si potrà, inoltre, porre attenzione alle “punte” di carattere e cioè a quelle spigolosità di comportamento che rivelano una situazione non integrata, un’inconsistenza interiore, una carenza di maturità, un’armonia non raggiunta appieno. Ma la via privilegiata e forse più semplice è l’osservare il nostro peccato, cercare la fonte da cui scaturisce, chiedere a Gesù di mostrarci la radice da cui sgorga. Sotto il peccato c’è sempre un peso da deporre. (...)

Guarigione e conversioneQuando Dio o gli eventi della vita mostrano la radice del peccato, della ferita, del comportamento, il moto immediato può essere di

rabbia e di stizza verso se stessi, sentendosi cattivi e colpevoli. Invece è fondamentale chiedere a Dio di prendere per mano, con tenerezza e misericordia, questo bambino piccolo e ferito che ci si porta dentro, rassicurarlo e

dirgli: “Non avere paura, ora ci sono io a prendermi cura di te”. A questo punto è possibile riconoscere colpe e peccati, pentirsi, iniziare un cammino di conversione, riconciliazione e guarigione. Saranno necessari trovare tempo, pazienza (soprattutto con se stessi), perseveranza e qualcuno che ci accompagni in questo

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La mancanza di collaborazione

dell’uomo può vanifi care l’azione di Dio

viaggio interiore4. Si dovranno poi cambiare gli atteggiamenti sbagliati consolidatisi a seguito di quegli eventi dolorosi e si prenderà coscienza, un po’ alla volta, delle conseguenze pratiche del passato sul presente.C’è un rapporto stretto, un passaggio obbligato, tra guarigione-riconciliazione e conversione intesa come cambiamento di vita. Non c’è guarigione senza conversione e riconciliazione. La ferita è stata prodotta da un male subìto che ha condizionato le scelte successive. Ci si è così formati non su valori autentici, ma su scelte di sopravvivenza. Si sono create sovrastrutture che negli anni sono andate irrigidendosi e rinforzandosi. Anche se si

4 La scuola di sant’Ignazio di Loyola insegna che è fondamentale, per un cammino di guarigione interiore, rivivere con Gesù gli eventi traumatici della vita.

sanassero le lacerazioni che ne sono all’origine, ciò non sarebbe suffi ciente a farle cadere. Sarà necessario applicare una forza volontaria di cambiamento con una strategia di “demolizione” quotidiana. Si dovrà, quindi,

agire sulla ferita originaria e sulle

sue conseguenze pratiche. Si tratterà allora di “destrutturare” le scelte sbagliate, le scelte di sopravvivenza e rieducare gli atteggiamenti conseguenti: questa è la

conversione. Ogni azione di Dio richiede la collaborazione e la responsabilità dell’uomo. La sola azione di Dio non basta.In questi anni siamo stati testimoni di veri e propri miracoli nelle vite interiori delle persone. Qualche volta abbiamo visto però questi miracoli venir vanifi cati dalla mancanza di collaborazione all’azione di Dio: Dio agisce e l’uomo agisce con Lui. Dio opera una guarigione, ma rimangono le

conseguenze, i condizionamenti, gli atteggiamenti sbagliati costruiti e consolidatisi negli anni.È come se una persona fosse paralizzata e, per una potente azione di grazia di Dio, fosse miracolata. Le è data sì la facoltà di camminare, ma i suoi muscoli sono atrofi zzati. Il suo compito sarà di rieducarli e, con fatica e una ginnastica appropriata, rimetterli in funzione. In caso contrario, renderà vano il miracolo stesso.Durante una preghiera di guarigione una donna percepisce per sé una profezia5 che dice: “Io guarisco l’immagine che hai di te stessa e ti dico: Come sei bella, amica mia, come sei bella”. Si sente folgorata con conseguente pianto liberatorio e la sensazione di un fuoco interiore. Successivamente racconta la sua storia. Era la quinta fi glia e suo padre avrebbe voluto un maschio al posto suo. Era stata allevata e cresciuta come un maschio. Da sempre si sentiva a disagio con se stessa, con la sua femminilità e nel rapporto con gli altri. Ora, per la prima volta,

5 È una percezione, una mozione interiore, che sgorga dal cuore o dalla mente: cf 1Cor 14,3-5.

INFORMAZIONE

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con stupore e meraviglia, provava una profonda pace: si sentiva in armonia con se stessa, bella ed amata.Questa è l’azione di Dio. Cosa dovrà fare ora questa donna? Come far passare l’intervento di Dio nei suoi atteggiamenti? Dovrà agire sulla Parola di Dio, quella Parola potente che aveva toccato il suo profondo. Il rifi uto operato dal padre aveva strutturato quella donna con atteggiamenti coerenti. Il suo modo di camminare, di agire, di pensare, di vestire e di pettinarsi, i suoi rapporti con gli altri erano mascolini. Questi erano gli atteggiamenti concreti da cambiare, da convertire, prendendo forza dalla Parola di Verità.

La potente Parola di Dio era stata: “Come sei bella, amica mia, come sei bella6”; ed aveva operato una “nuova generazione”. Questa Parola sarà la forza, la leva per sollevare e convertire il suo mondo interiore, i suoi comportamenti e atteggiamenti. Davanti alle inevitabili diffi coltà della riabilitazione, davanti ai dubbi e ai timori, ripeterà e farà memoria di quella effi cace Parola. Pianifi cherà poi una strategia di cambiamento del suo look: anche con un po’ di violenza, adeguerà il suo modo di vestire, la postura, il taglio di capelli ecc. al cambiamento avvenuto nel profondo.

Come deporre il pesoCi sono vari modi attraverso i quali è possibile deporre i pesi che emergono. Un mezzo privilegiato per rimuovere sia il peso che il peccato è il sacramento della Riconciliazione. Infatti il sacramento della Riconciliazione

6 Ct 4,1.

ha un carattere terapeutico e medicinale7.Un altro mezzo effi cace è costituito dai momenti di preghiera comunitari: c’è un dono particolare di pace e di guarigione interiore che Dio dona alla nostra Comunità. Inoltre è la Comunità stessa che diventa “terapeutica” per il tipo di relazioni che in essa si vivono.Un ulteriore aiuto è costituito da un percorso di guarigione interiore con un accompagnatore che faciliti ed aiuti la focalizzazione, la verbalizzazione e la integrazione delle situazioni di peso. In casi specifi ci, può rendersi necessario l’aiuto di un terapeuta. Sulle ferite emozionali il maligno ha sparso il sale soprattutto con la menzogna. L’antidoto sicuro è la verità della Parola di Dio, usata con abbondanza e come “legge del contrario”. Se, ad esempio, per tanti anni si è creduto all’idea di non valere niente, si dovrà combattere questa menzogna con la Verità che dice: “Tu sei degno di stima ed io ti amo”8

7 GIOVANNI PAOLO II, Reconciliatio et paenitentia, 31.

8 Is 43,4b.

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Cambiare se stessi per cambiare il mondo

Dire tutto quello che penso su questo weekend mi sembra quasi impossibile, perché è stato davvero pieno di momenti signifi cativi e tanti

sono stati gli spunti di rifl essione che ci sono stati off erti.Da dove cominciare? No, non dall’inizio: stavolta voglio cominciare

dalla fi ne: dagli eff etti rimasti in me. È già passata una settimana, ma mi sento ancora addosso un entusiasmo e un ottimismo, che da tempo

non provavo. Da dove viene questo insieme di nuovi sentimenti positivi? Innanzitutto credo che siano il frutto della fi ducia che Paolo ed Eliana

hanno dimostrato, ancora una volta, nei nostri confronti, ripetendo continuamente di essere sicuri che in ognuno di noi è presente

un’enorme ricchezza, da sviluppare al meglio puntando sempre in alto, in ogni aspetto della nostra vita: a scuola, nel campo aff ettivo, ma anche

nelle cose più semplici, come cucinare, giocare a calcio o in qualsiasi altra attività.

I miei amici ed io cercheremo di non dimenticare questa fi ducia e così di sicuro avremo una carica in più in tutte le fatiche che dovremo aff rontare

nel costruire il nostro futuro. Questo weekend mi ha lasciato un altro dono: la speranza.

Personalmente spesso mi sento scoraggiata e mi trovo a pensare che è inutile cercare di testimoniare la mia fede ai miei coetanei, perché tanto

è impossibile cambiare quello che essi pensano. In realtà, come ci ha detto Eliana, c’è qualcosa che tutti noi possiamo fare: iniziare a cambiare

noi stessi. Lottiamo per rinunciare al nostro egoismo, per raff orzare la nostra fede, per riuscire a vedere tutte le cose belle che ci circondano,

cercando di capire su cosa è giusto giocare la nostra vita, e da cosa vale la pena lasciarci condizionare!

Certo sono tutti obiettivi diffi cili, che richiedono determinazione, costanza e coraggio, ma solo così, lavorando su noi stessi, potremo essere i veri protagonisti della nostra vita, proponendoci, al tempo

stesso, come testimonianza per i nostri coetanei. AVANTI!!!!

Chiara, 17 anni

FORMAZIONE

Giovani

?ti portati portadovedove Il 23 e il 24 ottobre 2010

a Limone sul Garda (Bs), presso i padri Comboniani, si è tenuto un weekend di formazione umana

e spirituale dal titolo “Va’ dove ti porta il cuore?”, per ragazzi dai 15 ai 19 anni.

A momenti di preghiera e di lode si sono alternati gli insegnamenti tenuti da Eliana Aloisi, riguardanti le tre grandi

sfi de che gli adolescenti devono aff rontare: quella in campo scolastico, quella in campo aff ettivo e quella riguardante la ricerca della libertà.

14

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Liberi da chi?Sono tornata da questo weekend con una grande carica interiore e, soprattutto, tanta voglia di testimoniare Dio a tutti, di trasmettere ad amici, conoscenti, compagni di classe la vera gioia, quella che io ho provato in questi due giorni!L’insegnamento di Eliana è stato illuminante: ho appreso tanto e spero di riuscire a comunicarlo, mettendolo in pratica ogni giorno.Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la discussione sulla libertà: ho capito che, anche non essendone consapevoli, siamo sempre condizionati da qualcosa o da qualcuno e, quindi, dobbiamo saper decidere da chi e da che cosa farci condizionare... e non è facile!Per la prima volta ho sentito tutti i ragazzi presenti non solo come miei amici, ma come una bellissima famiglia con cui condivido valori fondamentali. Mi sono sentita a casa, al mio posto e avrei voluto che quei due giorni non terminassero mai.. forse anche un po’ per la paura di tornare alla vita di tutti i giorni, in una realtà in cui  le persone sembrano fare l’esatto contrario di quello che ci è appena stato insegnato. Ma ho capito che io, in questa realtà, voglio essere testimone di Dio e della gioia che ho provato e che provo ogni giorno. Non sopporto l’idea di vedere amici e compagni, che bruciano con le proprie mani l’età più bella, più importante della vita, in cui ci si forma e ci si prepara per il futuro. E questo, perché non hanno avuto la fortuna di incontrare Dio, di avere dei genitori credenti, di incontrare una comunità o qualcuno che li guidi.Ringrazio Dio per questa esperienza, per la forza che mi ha dato, per la gioia vera che ho sentito, per la formazione ricevuta, per questo gruppo e per Paolo ed Eliana, che si prendono così a cuore la formazione alla vita di noi giovani!

Martina, 16 anni

Il cuoreha sempre ragione?

Solo una parola può descrivere questo weekend di formazione per noi giovani: straordinario!

Tutto era perfetto: il posto bellissimo messo a nostra disposizione, la compagnia fantastica e veramente

unita, i nostri fondatori lì per noi per due interi giorni... ed il tutto “condito” da una vera unione, che non veniva

solo da noi, che era qualcosa di veramente potente in mezzo a noi!

Dopo aver ascoltato la nostra fondatrice Eliana che ci ha parlato del tema “Va’ dove ti porta il cuore?”, ho

capito che è importante ascoltare il cuore, ma non basta: il nostro agire non può essere orientato solo dai

sentimenti, come noi giovani tendiamo a fare, bensì deve tenere conto di quanto la ragione ci suggerisce.

Questa è una lezione di vita che non possiamo dimenticare, e ringrazio veramente tanto Eliana e

l’Associazione Via Pacis che danno a noi giovani l’opportunità di crescere con dei fondamenti e dei

valori.

Elena, 15 anni

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Paolo carissimo,condivido con te, Eliana e i tuoi fratelli la

gioia che mi hai dato comunicandomi il nuovo nome dell’Associazione “Via Pacis”.

Lo Spirito Santo è in voi e con voi e vi suggerisce la via migliore: pace e riconciliazione. Mi unisco alla vostra gioia e, pur lontana, il legame della preghiera ci tiene uniti; andrò a visitare il sito dove c’è anche don Domenico, dolce amico comune. Vi penso con nostalgia e vi auguro una sempre profonda vita nello Spirito Santo, datore di ogni bene.Un forte abbraccio

suor Serena CalzanigaSuore di Carità della Santa Croce

Nome nuovo, nuovi orizzontiCarissimi Eliana e Paolo,

grazie di cuore per l’informazione circa la scelta del nuovo nome dato a Shalom. Via Pacis! Questo titolo è certamente più

comprensibile e alla portata di tutti. La pace ha bisogno estremo di trovare costruttori convinti e sostenitori coraggiosi. Voi lo siete a tutti gli effetti. Grazie per la vostra meravigliosa testimonianza! Il vostro amore e la vostra dedizione al mondo che soffre sono il modo più efficace per portare il messaggio evangelico di Gesù. State veramente correndo ed aiutando altri a correre sulla “Via Pacis”.Il Signore vi aiuti, vi benedica e vi faccia sentire la forza del suo amore. Grazie!!In unione di preghiera vi saluto con fraterno affetto.

suor Germana TomatSuore Francescane Missionarie del Sacro Cuore

Caro Paolo,grazie per la tua comunicazione. Il Signore

benedica la nuova via intrapresa nella vostra missione.

Il Suo Spirito vi accompagni sempre.Oreste Pesare

Direttore International Catholic Charismatic Renewal Services

Carissimo Paolo,(...) felicitandomi con Lei e con tutti i

componenti dell’Associazione per i prestigiosi traguardi raggiunti, auguro di

cuore nuovi soddisfacenti sviluppi del vostro impegno apostolico e caritativo e invoco su tutti la Forza e l’Amore dello Spirito.

don Giovanni BindaDecano di Riva del Garda e Ledro

Auguro che il Signore benedica il vostro nuovo progetto e che dia tanti frutti di pace.Dio vi benedica

mons. Segundo Tejado MuñozPontificium Consilium “Cor Unum”

Illustre Presidente,(...) desidero formulare sinceri auguri, affinché possiate realizzare sempre la Vostra missione di

pace e riconciliazione.Auspico che il Vostro generoso e prezioso impegno contribuisca a far percorrere sempre la “via della pace”, abbattendo ogni divisione e discordia e ponendo fine a guerre e conflitti.Esprimo la mia vicinanza e la mia piena solidarietà per la Vostra importante opera ed assicuro la costante preghiera al Signore.Profitto della circostanza per inviare a Lei, ai membri dell’Associazione e a tutti gli uomini di buona volontà, che con Voi collaborano, cordiali saluti e la mia benedizione.

Cardinal Crescenzio SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

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Sono molto contento di conoscere le novità riguardo al nuovo nome da Shalom a Via

Pacis. Sono sicuro che Dio vi mostrerà le nuove strade e i mezzi con i quali portare

avanti il vostro servizio verso i poveri e i bisognosi. (...)

Mons. Francis AntonisamyVescovo di Kumbakonam (India)

Gent.mo sig. Maino,(...) impareremo a chiamarVi con il nuovo

nome che ci sembra porti con sé un gran carico di speranza e di gioia per il futuro.

Approfitto di questa lettera per ribadire quanto la collaborazione con la Vostra Associazione sia sempre stata preziosa, sia dal punto di vista materiale sia da quello umano e spirituale. È mio piacere dunque ringraziarVi ancora una volta per la Vostra importante amicizia di lunga data.(...)Auguro dunque ogni bene all’Associazione Via Pacis e a Voi tutti.Distinti saluti

padre Witold SzulczynskiDirettore Caritas Georgia

Egregio Signor Paolo Maino,(...) nel farLe pervenire le mie più fervide

congratulazioni per l’iniziativa, assicuro una particolare preghiera per la Sua persona

e per tutti i membri di codesta Associazione, per un proficuo proseguimento della missione.Profitto della circostanza per confermarmi, con sensi di distinto ossequio, della Signoria Vostra

dev.mo in Corde MarieIvan Card. Dias

Prefetto della Congregatio pro Gentium Evangelizatione

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nCarissimo Paolo,

(...) mentre gioisco con voi per quanto il Signore ha compiuto in questi anni, desidero esprimervi ancora una volta il grazie, mio e

delle mie sorelle, per il sostegno della vostra preghiera e solidarietà.Auguro che la “Via Pacis” continui a essere, per tanti fratelli e sorelle, segno luminoso e luogo di testimonianza di riconciliazione, pace, misericordia.Unita nella preghiera, con affetto

Suor Ilia MittoneSuperiore Generale

delle Suore Ancelle Missionarie del SS.mo Sacramento

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Page 18: N.21 Sulla via della pace 2010

18

Mindoro, 28 settembre 2010

Carissima Associazione Via Pacis,

ho tante cose da raccontarvi anche se spesso mi succede di condividervele davanti a Gesù nell’Eucarestia nel silenzio della preghiera e nella gratitudine

per le meraviglie che continua a compiere tra i fratelli, o nel dolore e frustrazione che ci accompagnano nel servizio.

Durante questi ultimi mesi sono stati effettuati alcuni interventi chirurgici molto importanti: ernia inguinale per un bimbo di due anni in pericolo di

vita, ricostruzione dell’uretra per un altro, tiroide in forma grave per una mamma e ben 23 ricostruzioni del palato a piccoli nati con il labbro leporino

Molti medici disponibili hanno operato gratuitamente coinvolgendo altri colleghi per l’approvvigionamento dei medicinali; le nostre giovani studenti

infermiere hanno collaborato con i genitori all’assistenza dei piccoli. E grazie a Via Pacis abbiamo potuto provvedere alle spese di trasporto fino a Manila e all’acquisto di parte dei medicinali: per questo desidero dirvi il grazie dei bambini e delle famiglie che hanno visto il cambiamento del volto dei loro

figli, rinascendo in questo modo ad una vita più normale.L’esperienza vissuta con questi piccoli ammalati ha fatto ricordare la piaga della malnutrizione che rende ancora più vulnerabili, nelle varie malattie,

come la tubercolosi purtroppo molto diffusa. Per assicurare almeno un pasto al giorno ai piccoli ammalati in cura e per coloro che sono malnutriti,

abbiamo attivato una mensa. Le richieste sono molte, ma purtroppo non ci è possibile soddisfarle tutte: i prezzi degli alimentari (riso) continuano ad

aumentare!Sempre e comunque ringraziamo il Signore per quanto ci concede di operare

grazie alla generosità di molti aiutanti e alla collaborazione delle mamme, che si alternano per cucinare. Infatti i progressi dei bambini in pochi mesi, sono

stati davvero positivi, come constatato anche dal Centro Medico che li segue.Recentemente siamo stati colpiti dall’epidemia virale della febbre emorragica

dengue: più di 500 i decessi, tre anche tra i nostri bambini!È triste vedere molti ammalati curati su stuoie e brandine nei corridoi o negli

spazi adiacenti gli ospedali di Manila, perché non più in grado di accogliere tutte le richieste. Inoltre a chi non ha il denaro per l’acquisto dei medicinali

viene negata la cura, così i decessi si riferiscono a quanti sono riusciti almeno a varcare la soglia dei centri medici. Ma quanti sono quelli che non hanno

potuto permetterselo?Ci sono anche le belle notizie che ravvivano la nostra speranza. Il Vescovo

ci ha comunicato con gratitudine e orgoglio, che più del 60% dei ragazzi inseriti nei Corsi di Recupero sono riusciti a passare l’esame governativo.

Riconoscendo l’efficacia del metodo di insegnamento, con lo studio della lingua inglese che apre ulteriori possibilità, il Vescovo

è grato, perché quest’opera educativa contribuisce a formare i leader dei villaggi e a dare speranza per il futuro: un ottimo risultato, conoscendo le

difficoltà di vita e la povertà dei mezzi. Mi fermo qui, anche se avrei molte altre

cose da condividervi, ma gli ammalati mi aspettano. Potrò contemplare in ospedale,

ancora una volta con stupore, quanto è importante e determinante un piccolo

aiuto concreto, affinché… anche le medicine producano il loro effetto!

Proprio perché vi sento vicini e compagni di cammino, so che

siete partecipi di tutto, e questo dà forza al mio e nostro operato.

Un grande abbraccio

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suor Rosanna Favero

Ci sono anche le belle notizie che ravvivano la nostrci ha comunicato con gratitudine e orgoglio, cheg g g ,

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Donare per ricevere molto di piùCommossa da tragiche notizie in arrivo dalle Filippine, dove un tifone aveva portato devastazione e morte, ho sentito di dovere anch’io “fare qualcosa” per manifestare concretamente la mia condivisione di tanta soff erenza. Mi sono informata di come funzionasse il Sostegno a Distanza e vi ho aderito, contenta della mia “opera buona”.Ebbene, fi n da subito qualcosa è cambiato nell’ottica che aveva orientato la mia decisione: il sorriso triste, ma fi ducioso, della bimba nella foto della scheda sembrava guardare proprio nei miei occhi, come a comunicarmi qualcosa; e più la guardavo, più mi sentivo amata da quello sguardo.Quando poi arrivò la prima letterina con le notizie e con la nuova foto ed il piccolo dono inserito nella busta… non so descrivere l’emozione al pensiero che quelle manine avevano lavorato proprio per me, per trasmettermi amore e gratitudine.Ad ogni nuovo arrivo, atteso ormai con impazienza, si moltiplica la gioia: la coroncina di minuscole perle colorate, l’angioletto di paglia, la letterina piena di variopinti mosaici… quanta fatica saranno costati quei lavoretti e quanto amore mi portano! E che gioia poter condividere, attraverso le notizie inviate personalmente da suor Rosanna, i primi successi scolastici, la crescita fi sica e spirituale della bambina, le sue attitudini e soprattutto vedere, in ogni nuova foto, il suo sorriso ogni volta più sereno.Ho donato qualcosa, ma ho ricevuto molto di più.

Una madre “a distanza”

Se desideri far partecipe la tua famiglia, i tuoi fi gli, i tuoi parenti e amici di questa grande opportunità per cambiare concretamente il mondo: puoi contattare l’Associazione Via Pacis al numero

0464-555767 puoi comunicare direttamente con Manuela

Vivaldelli (responsabile del Sostegno a Distanza) all’indirizzo:

[email protected]

Il Sostegno a Distanza è un gesto d’amore e generosità.

È un impegno importante per il presente e il futuro di molti bambini

ai quali vengono negati i diritti fondamentali all’alimentazione e alla salute, all’istruzione e alla

famiglia (Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia).

Con € 26,00 al mese (€ 312,00 all’anno) anche tu puoi permettere

ad un bambino di crescere e costruirsi un futuro migliore nella

propria terra e fra la propria gente.

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SEGNI DI SPERANZA

Una vita, una storiaaccompagna ancora adesso nei momenti in cui in famiglia ci si trova a discutere.Quest’anno sono stata invitata da Alberto, il responsabile dei giovani, a fare l’animatrice al Campeggio Via Pacis.Durante gli incontri preparatori al campeggio, sono rimasta colpita da una frase detta da Paolo Maino: “Per voi è un privilegio partecipare a questo campeggio”. Ho ripetuto dentro di me questa frase tutte le volte che pensavo al campeggio, ma solo partecipandovi ne ho compreso il pieno signifi cato.

Sì, è stato un privilegio, perché donandomi a questi ragazzi e aprendo loro il mio cuore, ho potuto innanzittutto arricchire me stessa. Io per prima ho potuto capire cosa signifi chi vivere e mettere in pratica la chiamata del Signore, mettere i propri doni, i carismi, al servizio del Signore per compiere la sua volontà.Durante gli incontri comunitari settimanali di preghiera, sentivo le preghiere di lode per la chiamata nella Comunità, e continuavo a chiedere al Signore “Cosa vuoi che io faccia? Certo, sono venuta qui in Comunità per consegnarti la

Scoprirsi amatiMi chiamo Carmela, sono sposata, ho due fi gli, Luca e Alessia, ed insegno nella scuola dell’infanzia.Ho incominciato a frequentare la Comunità grazie al Campeggio comunitario dell’estate 2008, al quale ha partecipato mio fi glio Luca. Su invito di un’amica, avevo iscritto Luca più per comodità che per altro: dovevo trascorrere due settimane in Inghilterra e mi faceva comodo che mio fi glio, per una settimana, fosse in campeggio. Al ritorno da questa esperienza, ho notato in lui tanto entusiasmo per tutte le attività proposte. Durante una domenica dedicata agli incontri delle famiglie, nella quale è stato presentato il video con le foto, ho visto Luca cantare e lodare il Signore ed ho capito cosa abbia signifi cato quel campeggio. Quel giorno era il suo compleanno, ed in quel clima di gioia, di allegria e di serenità dei ragazzi, ma di grande commozione per me, ho avvertito il desiderio di affi dare Luca al Signore, con le sue diffi coltà ed i suoi problemi di salute. Ho così iniziato a frequentare gli incontri del venerdì e ogni volta, sempre più, mi sentivo pronta a prendere Luca tra le mie braccia e consegnarlo nelle braccia di Gesù. Gradualmente, grazie alle preghiere comunitarie, alle profezie e ai canti, ho incominciato a scoprire il vero amore di Dio. E poi l’accoglienza fraterna, gli abbracci spontanei: cosa avevo fatto per meritarmi tutta questa attenzione e questa considerazione? Io, abituata a sacrifi carmi per meritare qualcosa in cambio, abituata a considerarmi inferiore agli altri, venivo amata così com’ero, con i miei pregi e i miei difetti, senza far nulla. Poi l’estate 2009, al campeggio svoltosi a Levico-Vetriolo (Tn), ha partecipato anche Alessia; la parola guida “Pensa bene” ci

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malattia di mio fi glio, ma ora?”.In campeggio ho capito cosa signifi chi aprire e off rire il proprio cuore agli altri. Si iniziava al mattino con le lodi, affi dando tutta la giornata al Signore: questo diventare strumento nelle sue mani ed essere pronti e attenti a compiere la sua volontà, con costanza e tenacia. Tutti insieme si cercava di capire cosa il Signore avrebbe voluto che dicessimo ai ragazzi o che facessimo con loro.Che gioia poter vedere i ragazzi diventare giorno dopo giorno sempre più belli, sempre più luminosi, sempre più felici e, nei loro occhi, vedere risplendere gli occhi luminosi di Gesù. C’era tra i ragazzi un clima sereno, di pace,

di accettazione reciproca. Tutti si impegnavano a conoscersi l’un l’altro, a rispettarsi, ad aiutarsi, ad aspettarsi e, naturalmente, a giocare insieme. Non c’è stato mai un momento di litigio o di incomprensione.Sento forte dentro di me di aver vissuto, toccato, la presenza viva di Gesù in mezzo a noi. Vedo come l’immagine dei ragazzi in cerchio, con Gesù al centro, felice, che con un sorriso radioso accarezza ad uno ad uno ogni ragazzo, orgoglioso dei suoi fi gli.Tornando a casa, la prima cosa che ho detto ad Alessia, che si preparava ad andare al campeggio Via Pacis, è stata: “Vai, Alessia, lì c’è Gesù che ti aspetta!”.

Carmela

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Dare la vita a chi me l’ha donataCarissimi fratelli e sorelle di Via Pacis,non riesco a non esprimervi tutta la gioia che mi scoppia nel cuore per aver incontrato, tredici anni fa, questa realtà della Chiesa che ha toccato il mio cuore e guarito la mia vita.Sì, sono proprio felice di essere nella Via Pacis: è proprio il mio posto, la mia strada; una strada impegnativa, ma estremamente aff ascinante e direi anche urgente in questo tempo.E mi pare che questa sia la risposta, profonda e totale, a tutto quello che desiderava, da sempre, il mio cuore. Non potrei desiderare altro e, se avessi altri desideri, anch’essi sarebbero contemplati nella scelta fatta.Come non ringraziare Dio per la Sua guida costante nella mia vita?Ho avuto la consapevolezza ancora maggiore della Sua cura per me, durante la notte di adorazione al Meeting Internazionale Via Pacis 2010.Mentre ero lì, davanti all’Eucaristia, ho capito che veramente devo la vita alla Comunità. Veramente sono stata salvata da Dio e, grazie a Lui, ai Fondatori e a tutti i miei

fratelli, ora sono felice, pienamente realizzata, inserita in un percorso che mi dà vita e che mi dà libertà ogni giorno.Veramente sono stata tratta dalla fossa della morte; non una morte fi sica, ma una morte del cuore, dei pensieri. E questo è avvenuto grazie ad un lentissimo e dolcissimo percorso durante il quale ho ripreso in mano i tanti aspetti della mia esistenza che dovevano trovare un giusto posto, un’integrazione pacifi cata nella mia vita.Ho sempre sentito mio il salmo che dice: Amo il Signore, perché ascolta il grido della mia preghiera. E quante volte il Signore ha ascoltato questo urlo disperato! Ho ancora molto presente il mio vissuto durante l’anno precedente l’incontro con la Comunità: tutta la rabbia, il nervosismo, tutto quello che non capivo; e non c’era nessuno che mi aiutasse, perché non riuscivo a trovare nessuno in grado di farlo... E ora sono qui a testimoniare una gioia che non ha pari e la consapevolezza di “essere arrivata a casa”.Come non dare la vita, allora, per Chi mi ha salvato dalla morte? Come non restituirla in qualche modo a questa Via Pacis, che mi ha raccolto piena di ferite e di stracci, e mi ha ridato una dignità che non sapevo di avere?Non basta una vita da donare. Vorrei chiedere a Dio che me ne doni altre, per poterle donare tutte.È con una gratitudine e una riconoscenza che non ha confi ni che vi dico GRAZIE, fratelli e sorelle.Grazie dal profondo del cuore. Grazie per tutte le volte che non ve l’ho detto. Grazie anche per tutte quelle occasioni in cui vi ho ferito e voi mi avete accolto con amore e pazienza.Non riesco a trovare altre parole; mi sembrano tutte insignifi canti, per dire quello che mi sta scoppiando dentro. Chiedo a Dio di farvelo intuire. So che lo farà!

Stefania Dal Pont

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In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: 14«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna». (Gv 3,14-16)

Il testo evangelico sul quale desideriamo sostare è inserito nella meravigliosa conversazione notturna tra Gesù e Nicodèmo (cfr

Gv 3,1-21).Come Mosè innalzò il serpente nel deserto. Si tratta dell’episodio attestato in Nm 21,9: chi guardava il serpente innalzato veniva guarito dai morsi dei serpenti velenosi e dal peccato di aver mormorato contro Dio. In altre parole, quel serpente innalzato da Mosè dava la vita, permetteva di continuare a vivere.così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. Con queste parole Gesù allude al proprio innalzamento sulla croce, manifestazione somma dell’amore del Padre per gli uomini. In Giovanni il termine

ho sete di eternità, e che senza questa tutto mi è indiff erente» (M. de Unamuno).Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio

unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Siamo al centro della rivelazione cristiana. Per alcuni studiosi queste righe sono il vertice di una rifl essione personale che l’evangelista

Giovanni ha fatto sul mistero della passione, morte e resurrezione di Gesù. Per Giovanni, infatti, la Pasqua cristiana è comprensibile a partire non tanto dalla volontà

Quanto amo la tua Parola, Signore

FORMAZIONE

Quanto amo la tua Parola, Signore Quotidiana

sete di eternità

“innalzare”, più che soff ermarsi sul mistero di dolore e di morte come invece fanno i sinottici, vuole trasmettere la speranza, la gloria e la forza che scaturiscono dall’azione misericordiosa del Padre nel Figlio.perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Se il serpente innalzato da Mosè dava la vita, il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce darà la vita eterna. In Gesù, crocifi sso e risorto, l’uomo può fi nalmente dissetare la vera sete della propria esistenza terrena, la sete di eternità: «Dico che ciò che passa non mi soddisfa, che

diGregorio Vivaldelli

Il Vangelo ci aiuta

a guardare con occhi nuovi

la nostra realtà quotidiana

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«Dico che ciò che passa non mi soddisfa,

che ho sete di eternità,e che senza questa

tutto mi è indiff erente»

(M. de Unamuno)

del mondo di uccidere Gesù, quanto dall’incredibile volontà del Padre di fare proprio di questo mondo il destinatario privilegiato del proprio amore.Dio ha tanto amato il mondo. Gesù cerca di far capire all’osservante e fariseo Nicodèmo che il mondo non rappresenta un luogo dal quale fuggire, un luogo impuro di ostacolo alla santità personale di chi crede in Dio, come per esempio pensavano i membri della comunità di Qumran, contemporanea al nostro evangelista . Tutt’altro! Per il Vangelo di Giovanni il mondo è la guancia sulla quale i seguaci di Cristo sono chiamati a deporre il bacio di amore che il Padre ha voluto dare a tutta l’umanità quando innalzò il proprio Figlio unigenito sul Golgota.

La comunità cristiana, quindi, è chiamata a non separare la realtà in sacra e in profana. Esiste una sola realtà: il mondo, nel quale ognuno di noi è chiamato a vivere il proprio discepolato cristiano.Il Vangelo ci aiuta a guardare con occhi nuovi la nostra realtà quotidiana, il nostro lavoro quotidiano, le persone che quotidianamente frequentiamo e che forse siamo tentati di considerare come degli impedimenti alla nostra ricerca di santità personale.Con questo brano l’evangelista Giovanni ci ricorda quanto invece Dio abbia tanto amato il mondo nel quale ogni giorno viviamo. Non è perciò un’esagerazione se da questo Vangelo possiamo dedurre che Dio ha innalzato il proprio Figlio unigenito

proprio per l’amore che provava per il mio coniuge, che magari non condivide le mie scelte di fede; per mio/a fi glio/a, che non corrispondono alle mie aspettative; per il mio confratello nel sacerdozio, dal quale forse mi sarei aspettato qualcosa di diverso; per quel mio parente, con il quale non riesco ad andare d’accordo; per quel mio vicino di casa, con il quale litigo quasi ogni giorno; per quel mio collega, che mi rende la vita ogni giorno più diffi cile; per la mia professione, che ritengo essere un ostacolo al mio essere cristiano; per il mio ambiente familiare, che forse troppo spesso è fonte di incomprensioni…E l’amore di Dio riempirà di eternità la nostra quotidianità

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Il cristiano che voglia portare la parola del Vangelo nel mondo attuale deve superare indiff erenza ed ostilità, ma ancor prima una diff usa

mentalità, forse presente anche in lui: la convinzione che la modernità, e ora la postmodernità, siano per defi nizione ed inevitabilmente secolarizzate, cioè che in esse non vi sia spazio per la religione. Si suol dire che l’importanza della religione nella società è tipica di epoche ormai superate; il Cristianesimo ha plasmato la società europea per circa 1000-1500 anni, ma, da qualche secolo, la storia porta inesorabilmente alla irrilevanza del sacro. Ora la religione potrebbe avere qualche spazio solo nella vita privata; in pubblico, il cristiano dovrebbe pensare e comportarsi come tutti gli altri.Alcune correnti, che trovano largo spazio sui mezzi di comunicazione di massa, si sforzano di accreditare

questa visione con intento sottilmente intimidatorio, perché i cristiani non osino portare la loro fede nella vita concreta, nei giudizi e nelle scelte, nelle relazioni familiari e lavorative.È importante capire che questa visione della modernità non tiene conto del fatto che la realtà

è più complessa. È vero che la cultura moderna è stata segnata dalle ideologie, dal relativismo e dal nihilismo, cioè da veleni mortali. Ma non è tutto qui: in essa sono presenti anche molti, cristiani e non cristiani, che hanno tentato di superare questi aspetti disumanizzanti.

Lo scrittore russo Aleksandr Solženicyn nel 1978 defi nì il mondo attuale come “un mondo in frantumi”, effi cace espressione poi usata anche da Giovanni Paolo II. Il Cristianesimo, anche riprendendo il meglio della cultura antica, aveva dato vita ad una visione dell’uomo e del

La collana strappata

L’areopago

diWalter Versini

ii

FORMAZIONE

L’areopago

Raccogliere pazientemente

le perle disperse,

mostrando da dove vengono

mondo unitaria ed armoniosa; la modernità ha frantumato questa visione, cosicché nella cultura attuale non è più possibile trovare questa armoniosa unità. C’è però un’altro aspetto, che potremmo evidenziare con un’immagine diversa. È come se una splendida collana di perle fosse stata strappata: le perle si sono disperse, e, come succede, sono fi nite dappertutto, anche nei luoghi più impensati. La cultura moderna e postmoderna è ricca di elementi e valori che vengono dalla visione cristiana, ma ridotti a frammenti isolati, a singole perle disperse. Ad esempio, molti sono convinti del valore sacro della vita e, quindi, avversano la pena di morte; ma non sono coerenti nell’esser anche contrari all’aborto ed all’eutanasia: hanno una perla sola, invece di tre.Dialogare con il mondo attuale, dunque, non è soltanto, come per i primi cristiani, valorizzare i semi del Verbo sparsi in ogni cultura; è anche raccogliere pazientemente le perle disperse, mostrando da dove vengono e come la loro bellezza si valorizza, se sono nuovamente inserite nella collana originaria

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25Il labirinto

Il labirinto

diTiziano Civettini

FORMAZIONE

C’è riconciliazionee Riconciliazione

La tua casa, la tua stessa persona:

“ambasciata di Dio” sulla terra

Da ogni settore della vita civile emerge una sempre più forte invocazione alla riconciliazione: a livello

mondiale, tra le grandi potenze vecchie e nuove; nelle vicende della politica nazionale; nel mondo del lavoro; nei rapporti coniugali e tra generazioni; nel campo del rispetto per gli ecosistemi: è un vero anelito che sorge dal cuore dell’intera umanità.Ma come può concretamente realizzarsi questo desiderio?Nella logica competitiva che regola, di norma, le relazioni pubbliche, ogni accordo tra le parti rischia sempre di assomigliare ad un armistizio, più che a una vera pace. E un armistizio è per sua natura un compromesso: è provvisorio, e non di rado fotografa una situazione in cui ci sono dei vincitori e dei vinti. Ci può mai essere, allora, una vera riconciliazione?Il Cristianesimo, fi n dalle origini, si è sviluppato sulla base di una Riconciliazione radicale, ottenuta una volta per tutte da Gesù sulla croce: la pacifi cazione tra cielo e terra, tra Dio e gli uomini, tra uomo e uomo, tra creature e creato. Non c’è più calcolo di interesse, non c’è più vincitore né vinto, non c’è più nemico e avversario. Questa Riconciliazione non rimane però semplicemente sullo sfondo di una cultura e di un popolo ad ispirare idealità tese a costruire un mondo migliore, ma si rende disponibile gratuitamente

ad ogni uomo in modo concreto ed effi cace o, per usare un termine ecclesiale, in modo sacramentale.La Riconciliazione-Sacramento, pur essendo una pratica individuale, non può essere chiusa nei limiti della pietà personale, della ricerca di perfezione o realizzazione di sé. Se io, per suo tramite, ogni volta

vengo rigenerato nella comunione, cioè nella relazione giusta, con ogni aspetto e ogni attore (Dio prima di tutti) della vita sociale e spirituale, ogni volta - e ogni

volta più in profondità - posso spargere effi cacemente semi autentici di riconciliazione e di perdono nel mondo intero.Non bisogna però equivocare. La risposta al desiderio comune

di riconciliazione non sta certo nell’imporre a tutti la confessione obbligatoria come metodo politico di soluzione dei confl itti, decretando sprezzantemente che l’impegno alla pace degli uomini “di buona volontà” è inutile. Il pensiero è piuttosto questo: la Chiesa (gli uomini e le donne che la compongono) ha il compito e il privilegio di vivere e diff ondere questo dono creativo di Dio, a vantaggio di tutto il mondo.L’Associazione Via Pacis ha sempre avuto a cuore questo aspetto e cerca di promuoverlo tra i suoi membri in modo tale che ciascuno possa diventare, sul luogo di lavoro, a scuola, in famiglia, negli ambiti di impegno ecclesiale, sociale e politico, “ambasciatore di riconciliazione”, e che la sua casa, la sua stessa persona, possa tramutarsi in “luogo di pace”, “ambasciata di Dio” sulla terra

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L’adolescente e la sessualità

diMaria Luisa TollerdM

FORMAZIONE

Le sfi de della vita

Le sfi de della vita

L’adolescenza è la stagione della vita caratterizzata dalla pubertà, con le sue complesse trasformazioni ormonali, somatiche,

neurologiche, psicologiche. È una diffi cile fase della crescita, che comporta drammatici interrogativi e dubbi circa se stessi e la propria identità.L’adolescente si trova spiazzato di fronte ai repentini cambiamenti del suo corpo e delle sue emozioni; può reagire chiudendosi in se stesso, o cercando di omologarsi al gruppo come riparo dall’insicurezza. Così gli adolescenti possono essere indotti a “consumare” presto storie di sesso, sganciate da esperienze aff ettive. Essendo ancora incapaci di avere una visione prospettica, non riescono a connettere queste loro esperienze

con un progetto di amore nel futuro, anche se il 90% di loro, secondo le più recenti indagini sociologiche, sogna di formarsi una famiglia. La prospettiva appare comunque talmente lontana, che la possibilità di avere più partner sessuali sembra loro del tutto logica e legittima. Ma non sono così esperti come dicono di essere (lo vedo nel

mio lavoro): hanno conoscenze parziali e superfi ciali degli anticoncezionali e dei rischi connessi ad una sessualità precoce. Utilizzano anche più volte la “pillola del giorno dopo”, di cui ignorano meccanismo d’azione ed eff etti collaterali.

Quando però hanno l’occasione di aff rontare questi temi con adulti di cui si fi dano, le loro domande rivelano una fame di “senso”: Cos’è l’amore? Cosa succede quando si è

innamorati? Perché una persona è disposta a fare tutto per amore anche quando può andare male? Perché sembra che i maschi ti cerchino solo per portarti a letto? Come faccio a sapere che lui sta con me perché mi ama? Perché noi maschi abbiamo così voglia? Sono domande che mi sono state rivolte, in Italia e in Colombia, da adolescenti come i nostri.Generalmente i genitori si sentono impreparati davanti a questi temi; ammettono una scarsa conoscenza e la diffi coltà a stabilire un punto di contatto con i ragazzi. Eppure, è in famiglia che si “mostra” che cos’è la sessualità. Su questa, come su altre domande di senso, i fi gli hanno le antenne alzate, anche quando hanno nelle orecchie gli auricolari dell’MP3. Queste antenne non captano le parole, ma i gesti, decodifi cando una risposta all’interno delle relazioni familiari, che per loro sono basilari. È lì che il fi glio “vede” che cos’è la sessualità: se è solo piacere consumato, se è un tirare acqua al proprio mulino, se è un difendersi, se è prevaricazione, se è disprezzo dell’altro sesso; oppure se è incontro con l’altro, comunicazione e complicità, capacità di ricominciare da capo anche dopo aver litigato.Se questo è vero, siamo tutti chiamati a interrogarci: nella mia vita, che cos’è la sessualità? Ho mai aff rontato le mie debolezze in questo campo? Che posto ha davvero mio marito? Che posto occupia mia moglie? Come vivo la fedeltà, nei pensieri, nelle scelte, nelle azioni concrete? Perché non cerco occasioni di formazione? Perché mi lascio portare dalla corrente, dal “così fan tutti”? Cosa penso della castità? Gli adolescenti e i preadolescenti sono lo specchio dei nostri errori, la loro fragilità riproduce la nostra fragilità, le loro insicurezze le nostre insicurezze, le loro paure le nostre paure. Come disse il fi losofo Mounier, l’educazione dell’adolescente inizia dalla rieducazione, prima di tutto, di noi stessi. Solo genitori che cercano, con semplicità e coraggio, di vivere la sessualità come dono e responsabilità, potranno aff ascinare i fi gli nella ricerca di un futuro di vera libertà

L’educazione dell’adolescente

inizia dalla rieducazione, prima di tutto,

di noi stessi (Mounier)

Solo genitori che cercano di vivere

la sessualità come dono

e responsabilità potranno aff ascinare

i fi gli nella ricerca di un futuro

di vera libertà

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27Carissimo...

di ElianaAloisi Maino

Carissimo...

FORMAZIONE

Per sempre

Quando cala il sentimento,

crescel’amore

Carissimo,sono proprio contenta del tuo entusiasmo per il fi ne settimana trascorso assieme, come

pure per i tuoi dubbi e perplessità. Eff ettivamente, nell’attuale situazione culturale, parlare di “amore per sempre” sembra quantomeno anacronistico. E giustamente ti chiedi se è possibile e come.Come già dicevamo, questo è un tempo in cui le scelte defi nitive e irrevocabili (come il matrimonio e la vita consacrata) sembrano aver perso di interesse. Si cerca sempre di lasciarsi una porta aperta e la possibilità di tornare indietro. L’idea dilagante del “per sempre” sembra ormai signifi care “fi nché dura”. Penso che tante persone siano tutt’ora sincere nel giurarsi amore eterno, ma spesso intendono: fi nché avrò per te lo stesso trasporto emotivo che provo adesso. Ma in questo modo il termine unico della veridicità e autenticità dell’amore diventa il sentimento e, quando quest’ultimo viene a calare o si affi evolisce, ci si sente ipocriti a non rompere la relazione. E se invece quel calo off risse l’opportunità di una crescita e portasse ad un amore più profondo?

In questo clima generale, ha ancora senso il matrimonio cristiano, che è indissolubile e

quindi “per sempre”, “fi nché morte non separi”? Perché Dio ha posto questo vincolo così esigente? Ho l’impressione che questo comando di Dio sia una protezione dalle

intemperie della vita.Mi viene un’immagine: hai presente Ulisse quando incontra le sirene? Lui sa che il loro canto è ammaliante. Per questo fa tappare le orecchie ai suoi marinai e lui si fa legare all’albero maestro della nave per poter ascoltare il canto e non esserne invaghito. Non vorrei essere irrispettosa, ma penso che qualcosa di simile sia il sacramento del matrimonio. Mi accorgo dell’immenso dono costituito da quella persona che amo; scopro che è il bene prezioso della mia vita e temo di poterlo perdere. Temo che le diffi coltà della vita, gli scoraggiamenti, le delusioni e le incomprensioni, le tante sirene che certo incontrerò, possano allontanarmi da lui. E allora decido

di farmi legare per sempre a quella persona come scelta per obbligarmi a combattere sempre per quell’amore, certa che c’è di più in serbo per noi. Non so chi abbia detto che “la legge custodisce l’amore e l’amore custodisce la legge”, ma, in questo ambito, la massima mi sembra particolarmente calzante. Se guardo alla mia vita matrimoniale, mi accorgo di come non siano mancati i momenti di diffi coltà, anche gravi. Vivo con stupore, meraviglia e un certo mistero il nostro essere ancora assieme dopo tanti anni. Non solo, ma mi accorgo di come sia cambiata e si sia approfondita la nostra relazione. Mi accorgo di un amore più profondo, fatto di maggior comprensione, complicità, tolleranza e benevolenza. Avverto che abbiamo cercato di fare la nostra parte, che Dio ha fatto la sua e che non siamo migliori di altri. Per gli altri chiarimenti che chiedi, ti risponderò al più presto. Nel frattempo ti abbraccio con tanto aff etto

Sempre tua Eliana

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Dio propone ad ogni uomo un esodo dalle proprie schiavitù attraverso un cammino spesso impervio e faticoso nel quale, via via, la persona prende coscienza e si alleggerisce da quanto la ostacola e la appesantisce, la costringe e la condiziona.L’uomo può avvicinarsi così al suo centro vitale e scoprire in esso la sua vera realtà e identità, la sua bellezza ontologica, il rifl esso e l’immagine di Colui da cui proviene.

5 anniVIAVIASulla dellaPACEPACE