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RSPP: LA FORMAZIONE DI ECCELLENZALa progettazione della formazione per RSPP e ASPP su salute e sicurezza sul lavoro ai sensi del “Decreto RSPP”

di Rino Pavanello e Attilio Pagano*

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1) Appropriatezza delle metodologie formative ed efficacia dell’apprendimento2) Verso una formazione su salute e sicurezza più efficace (formazione di qualità)3) La formazione di “eccellenza” per il modulo “B” (Corso sui rischi specifici)4) La formazione di “eccellenza” per il modulo “C” (Corso sui nuovi obblighi)5) Conclusioni

PREMESSAIl “Decreto RSPP” impone nuovi obblighi di formazio-ne e di aggiornamento per tutte le figure di Responsabilee Addetto dei Servizi aziendali di Prevenzione eProtezione (RSPP e ASPP).Sul mercato si registrerà la disponibilità di corsi di forma-zione di diversa qualità, efficienza ed efficacia didattica.Occorre, quindi, porsi il problema di come individuare le ini-ziative formative da ritenere serie e credibili per RSPPe ASPPin tutti i macrosettori e per tutte le tipologie di corsi per:1. rispettare realmente la ratio dei nuovi obblighi di

legge e favorire, quindi, una formazione utile e unaggiornamento costante;

2. eliminare possibili proposte di corsi di bassa qualità (eimpegno) tese a far ottenere attestati di insufficientecredibilità, anche se magari formalmente validi, chesnaturerebbero la ratio dei nuovi obblighi di legge.

In questo articolo indichiamo le caratteristiche mini-me che dovrebbero avere i corsi di formazione perRSPP e ASPP per rispondere ai requisiti di legge esoprattutto per raggiungere standard di qualificazio-ne di Eccellenza. Ogni RSPP e ASPP (ma anche ognidatore di lavoro e ogni Organo di controllo e di vigilan-za) potrà così verificare la qualità dei corsi proposti escegliere quelli più adatti a seconda del tipo di espe-rienza pregressa o da raggiungere, del macrosettore eattività di appartenenza, del Modulo formativo (di baseo specifico o relazionale-gestionale).

*Associazione Ambiente e Lavoro

Questo contributo è, ovviamente, aperto a suggeri-menti e contributi (successive integrazioni sarannopubblicate sui prossimi numeri di “Rivista Ambiente eLavoro” e sul sito Internet: www.amblav.it).Riteniamo, infatti, sia interesse di tutti i soggetti incausa, a partire da chi ha una lunga esperienza e tradi-zione (Associazioni professionali, imprenditoriali,sindacali e tecnico-scientifiche, ASL, Ordini eUniversità, ecc.), impegnarsi ed essere convinti che èassolutamente necessario favorire la promozione e lafrequenza a corsi veramente utili, anche per dare cre-dibilità al miglioramento professionale conseguentealla formazione realizzata, al fine di:

evitare una indistinta equiparazione tra corsi che pre-sentano valori e credibilità diversi, portando a un ine-vitabile allineamento al ribasso delle iniziative forma-tive;

favorire la possibilità per le stesse aziende di poterscegliere l’assunzione di RSPP/ASPP davvero capa-ci e aggiornati, in grado di poter portare valoreaggiunto alle capacità aziendali, evitare incidenti einfortuni (riducendo anche contenziosi e costi);

evitare che chi ha frequentato corsi di alto livello siaequiparato a chi ha frequentato corsi di basso livello.

con il contributo di:Marco Frey (Scuola Superiore di Studi Universiari e di perfezionamento "S. Anna", Pisa)Gianmarco Delucchi (DICHEP, Dipartimento di Ingegneria Chimica e di Processo, Università di Genova)Celsino Govoni (AUSL Modena)Domenico Marcucci (Dipartimento Ambiente e Sicurezza FILCEA-CGIL nazionale)Sivano Terraneo (Servizio Sicurezza Prodotti e Igiene Industriale, Direzione Centrale Tecnico Scientifica, Federchimica)

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Esaminiamo qualche esempio.Nell’area delle conoscenze, si potrebbero indivi-duare i seguenti obiettivi di apprendimento:

a. conoscere la dimensione dei fenomeni degli infor-tuni e delle malattie professionali e delle loro impli-cazioni in termini di costi umani ed economici;b. conoscere i principi giuridici, le fonti del diritto, ele leggi che disciplinano questo settore;c. conoscere le norme tecniche e le buone pratiche;d. conoscere i vari soggetti del sistema aziendale diprevenzione e le corrispondenti attribuzioni di com-piti e responsabilità;e. conoscere i vari soggetti dei sistemi pubblici divigilanza e controllo e le corrispondenti attribuzionidi compiti e responsabilità;f. conoscere le metodologie di valutazione dei rischi;g. conoscere gli elementi costitutivi delle Schede diSicurezza delle sostanze chimiche, ecc.

Nell’area delle capacità possono rientrare i seguen-ti obiettivi di apprendimento:

Capacità proceduralizzabili:a. seguire le procedure operative;b. controllare l’effettuazione di adempimenti forma-li alle scadenze previste;c. verificare la sorveglianza sanitaria periodica;d. indossare correttamente i DPI, ecc.

Capacità non proceduralizzabili:a. riconoscere i rischi presenti in un ambiente di lavoro;b. disporre i rischi in un ordine di priorità;c. adeguare lo stile di comunicazione ai diversi inter-locutori, ecc.

Nell’area degli atteggiamenti, possono rientrare iseguenti obiettivi di apprendimento:

a. orientarsi alla soluzione dei problemi, più cheall’adempimento formale degli obblighi;b. cercare di convincere con argomentazioni, piutto-sto che facendo leva sui sentimenti degli altri;c. rispettare le opinioni di tutti gli interlocutori anche quan-do sembrano, dal nostro punto di vista, infondate, ecc.

Una importante conseguenza di queste considerazioni basi-lari è che non è possibile perseguire obiettivi di appren-dimento con metodologie formative non adeguate.Ad esempio:

a obiettivi di tipo conoscitivo si possono far corri-spondere metodologie formative in buona sostanzariconducibili alla tipologia della lezione (eventual-mente rinforzata da esercitazioni conoscitive);

invece, per obiettivi di altro tipo, come lo sviluppo dinuove capacità e, soprattutto, il mutamento degli atteg-giamenti, le lezioni si dimostrano insufficienti e si ren-dono necessarie altre metodologie formative come leesercitazioni, i lavori di gruppo, le simulazioni2.

In generale, il risultato di un corso di formazionesarà tanto più positivo quanto più saranno attuatemetodologie formative proprie di un apprendi-mento attivo, cioè caratterizzate da elevati livelli dimultimedialità e interattività.

Con il termine “multimedialità” si intende indicare ilgrado di impiego nel processo di apprendimento dellediverse percezioni sensoriali (a esempio, ascolto e vista emanipolazione). L’aumento delle sollecitazioni pluri-sensoriali si accompagna a livelli esperenziali crescenti.Con il termine “interattività”, d’altra parte, intendiamoindicare le possibilità di relazione interpersonale offertedalle diverse metodologie formative. Esistono metodolo-gie che ci lasciano soli con noi stessi. Altre metodologieprevedono relazioni di tipo frontale (1 a 1), come a esem-pio il colloquio d’intervista. In altri casi si può avere unainterazione del tipo uno a molti (come quando si parla inpubblico). Infine alcune metodologie presuppongonomodelli di interazione tra persone del tipo molti a molti(come a esempio nei lavori di gruppo).

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2 Per un approfondimento su questo argomento rinviamo al Manuale teorico-pratico per la formazione su salute e sicurezza sul lavoro pubblicato nel n. 66 diDossier Ambiente e in particolare ai capitoli 4 e 5.

1. Appropriatezza delle metodologie for-mative ed efficacia dell’apprendimento

Gli esperti di apprendimento degli adulti, nella progetta-zione delle attività formative, usano riferirsi comune-mente alla ripartizione tra “sapere”, “sapere fare” e“sapere essere” come guida per distinguere i diversiobiettivi di apprendimento e per individuare le corri-spondenti metodologie formative. Anche l’apprendi-mento in tema di salute e sicurezza sul lavoro, come inogni altro aspetto dell’esperienza organizzativa e lavo-rativa, è un fenomeno a più facce che comprende:

l’acquisizione di nuove conoscenze (il “sapere”), lo sviluppo di capacità proceduralizzabili o non

proceduralizzabili (il “sapere fare”) la modifica degli atteggiamenti (il “sapere essere”).

Le metodologie formative sono le diverse attivitàche danno vita all’apprendimento. Esse non sonoegualmente adatte per ogni tipo di apprendimento.

Nell’area del “sapere” risultano funzionali meto-dologie formative che operano sul piano cognitivocome le lezioni, i test di verifica e rinforzo, le testi-monianze, le discussioni e gli scambi di esperienze.

Nell’area del “sapere fare”, risulta convenientemettere in atto metodologie formative come leesercitazioni (analisi di situazioni, diagnosi e presadi decisione) e gli addestramenti.

Nell’area del “sapere essere”, le metodologie for-mative da usare devono mettere in atto situazioni diconfronto interpersonale e relazionale (simulazio-ni, Role Playing).

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Innanzitutto, nell’esaminare le necessità e le opportu-nità di corsi di formazione per RSPP e ASPP, alla lucedelle modifiche introdotte dall’art. 8-bis e dalle suc-cessive decisioni della Conferenza Stato-Regioni3,occorre considerare che in termini generali è stata

modificata la stessa definizione di RSPP4, per cui nonpotrà più svolgere i compiti di RSPP chiunque:

non sia in possesso dei requisiti previsti dallanuova norma (es. titolo di studio);

e5 non abbia frequentato i corsi organizzati secon-do le modalità definite dalla Conferenza Stato-Regioni.

Inoltre, non soltanto viene allargato l’elenco delle figuredel sistema aziendale di prevenzione che obbligatoria-mente devono essere formate in materia di prevenzionedei rischi per salute e sicurezza sul lavoro, ma vengonoanche stabiliti dei requisiti di qualità per questa formazio-ne. L’esigenza di una più corretta definizione dei requisi-ti di qualità della formazione è emersa con forza sin dal2002-2003 con la stesura e la pubblicazione del“Rapporto conclusivo del progetto di monitoraggio econtrollo dell’applicazione del D.Lgs. 626/94”6 delCoordinamento tecnico interregionale della prevenzione

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Utilizzando i criteri di multimedialità e interattività è possibile tracciare una mappa delle metodologie formative.

FIG.1 Mappa delle metodologie formative

La distribuzione delle diverse metodologie all’internodi questa mappa, mostra che il grado di attività nell’ap-prendimento è direttamente proporzionale con l’incre-mento degli stimoli sensoriali (multimedialità) e conl’intensificarsi dell’interazione interpersonale (interat-tività). Così, tra le metodologie indicate in figura, lalettura individuale è all’estremo più basso dell’attivitànell’apprendimento, mentre la gestione di casi con lametodologia dell’Incident è all’estremo più alto. All’interno di un corso di formazione può essere pre-

vista la presenza di un insieme di metodologie condiverso grado di attività. La scelta delle metodologiedeve tenere conto degli obiettivi di apprendimento,nonché dei diversi vincoli dettati dalla disponibilitàdelle risorse (tempo disponibile, attrezzature d’aula,capacità del conduttore ecc.).A parità di condizioni, un corso sarà tanto più efficacein quanto sarà caratterizzato dalla maggiore presenzadi metodologie con elevato grado di multimedialità edi interattività.

2. Verso una formazione su salute e sicu-rezza più efficace (Formazione di qualità)

L’attenzione alle metodologie formative in relazioneagli obiettivi di apprendimento viene oggi resa necessa-ria dalle implicazioni seguite alla estensione degliobblighi formativi anche alle figure del Responsabile edell’Addetto dei Servizi aziendali di Prevenzione eProtezione (RSPP e ASPP).L’estensione degli obblighi formativi alle figure deiRSPP e degli ASPP è stata stabilita dall’art. 8-bis del D.Lgs. 626/94 in attuazione del D. Lgs. 195/03 e costitui-sce una novità importante da diversi punti di vista.

3 Per quanto “informalmente” note alla data in cui chiudiamo queste note (19 settembre 2004).4 art. 2, comma 1, lettera e) del D.Lgs. 626/945 La “e” evidenzia l’obbligo sine qua non di possedere contemporaneamente entrambi i requisiti.6 Il testo completo del rapporto è disponibile all’indirizzo internet www.regione.emilia-romagna.it/agenziasan

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nei luoghi di lavoro e della Conferenza dei Presidentidelle Regioni e delle Province autonome.Il Rapporto è stato realizzato sulla base di una indaginesvolta presso un campione composto da circa 9000imprese rappresentativo sia per settori di attività che perclassi dimensionali delle imprese italiane.Il Rapporto comprendeva, tra i vari indicatori dell’appli-cazione del 626, anche l’adempimento degli obblighi diinformazione e formazione. Significativamente, gli autori dell’indagine si sono postiil problema di come evitare di incorrere in una meraverifica formale.La sfida che si pone di fronte alle imprese italiane,come è stato più volte evidenziato, è di informare e for-mare i lavoratori in modo adeguato. Dunque, non puòcostituire adempimento degli obblighi la semplicedistribuzione di informazioni o la convocazione di riu-nioni (definite, talvolta in modo troppo sbrigativo,come formazione) senza una specifica progettazione e,soprattutto, senza una attenzione alla efficacia di questeazioni sul piano della crescita delle conoscenze e dellamodifica degli atteggiamenti e dei comportamenti.Da questo punto di vista, gli autori del Rapporto si sonochiesti se l’informazione e la formazione svolte sinoradalle imprese abbiano costituito una serie di episodi isola-ti ed estemporanei, ovvero siano state collocate in un siste-ma complessivo di azioni. Secondo questa impostazione, la ricerca ha definito comesituazioni di eccellenza quelle in cui la formazione è col-locata in un contesto caratterizzato dalla “compresenza ditutti i seguenti elementi:

- formazione di tutti i lavoratori;- formazione ai lavoratori in caso di assunzione,cambio mansione o trasferimento, variazione deirischi aziendali;- formazione al rappresentate dei lavoratori per lasicurezza e agli addetti antincendio, evacuazione-emergenza rapida, pronto soccorso;- previsione di un programma specifico di formazioneper i lavoratori esposti a rischi gravi e immediati;- utilizzazione come strumento formativo di almeno unodei seguenti: lavori di gruppo, simulazione/casi, distri-buzione di materiale, FAD (Formazione a distanza);- effettuazione della verifica finale di apprendimento;- per le aziende medio-grandi, previsione di un program-ma per le attività di formazione, coinvolgimento nellaprogettazione della formazione di almeno sei figure traquelle previste, la realizzazione della formazione conalmeno quattro tra le figure previste, formazione ancheper altri soggetti non specificatamente indicati comedestinatari di obblighi formativi per il DLgs 626/94;- per le aziende piccole e piccolissime, realizzazionedella formazione con almeno due tra le figure previ-ste nel monitoraggio”.

In questa direzione il Coordinamento tecnico interregio-nale della prevenzione nei luoghi di lavoro (Organismotecnico dei Presidenti delle Regioni), per conto dellaConferenza Stato Regioni, che deve assumere le deci-sioni su questa materia, ha elaborato a partire dal 13maggio 2004 alcuni documenti in progress (“Proposteper l’organizzazione dei corsi, modalità di erogazione ericonoscimento delle attività lavorative e formative pre-gresse” per la formazione di RSPP e ASPP).Anche se tali documenti dovessero essere formalmen-te modificati dalla Conferenza Stato-Regioni7 rimar-rebbero comunque validi i principi fondamentali con-tenuti in detti documenti, almeno per le parti che indi-cano una strada di corretta e coerente formazione el’individuazione di espliciti criteri di qualità della for-mazione su salute e sicurezza per RSPP e ASPP. Si evidenzia, infatti, che, a differenza di diversi altridecreti sugli obblighi formativi che si sono succedutidopo l’entrata in vigore del 626 (es. D.M. 17 gennaio1997)8, in questo caso siamo in presenza di un’ela-borazione più attenta non solo alla selezione deititoli delle unità didattiche e sul numero “minimo”di ore di formazione, ma anche alle esigenze dellaprogettazione formativa.

Una formazione di eccellenza non può non partiredagli “obiettivi generali” indicati per ognuno diquesti moduli, da assumere quali indicazioni“minime” per la Formazione di “eccellenza”:

elenco di contenuti e numero di ore (minimo) di durata dei corsi.

Inoltre, mentre per il modulo A e il Modulo C il docu-mento indica anche una suddivisione delle ore totali,per il modulo B la definizione dei tempi da dedicareai rischi “normalmente presenti” nel macrosettorepotrebbe essere lasciata “agli enti formatori che lacalibreranno in relazione alla tipologia dei comparticui il corso è indirizzato”.

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7 eventualità non nota al momento della stesura di questo articolo8 sugli obblighi formativi “minimi” per lavoratori, RLS e datori di lavoro che svolgono direttamente i compiti di RSPP9 ipotizzabili in 9 secondo la classificazione ATECO: 1 Agricoltura – 2 Pesca - 3 Industrie estrattive e Costruzioni – 4 Attività industriali – 5 Attività chimiche ed energetiche– 6 Commercio, Trasporto e Artigianato – 7 Sanità e Servizi sociali – 8 Pubblica Amministrazione – 9 altre attività terziarie (Ristoranti, assicurazioni, ricreativo-culturali)

In sintesi, il Coordinamento tecnico interregionale indata 13 maggio 2004 propone tre moduli formativi:

“Modulo A” per gli obiettivi di apprendimentodi base per RSPP e ASPP di qualsiasi settore pro-duttivo (minimo 28 ore);

“Modulo B” per gli obiettivi di apprendimentoattinenti ai rischi specifici di ognuno dei macro-settori individuati9 per RSPP e Addetti (minimo da8 a massimo 68 ore, a seconda dei macrosettori);

“Modulo C” pergli obiettivi di apprendimento rela-tivi alle nuove tematiche introdotte dal comma 4 del-l’art. 8-bis solo per RSPP (minimo 24 ore) “in materiadi prevenzione e protezione dei rischi, anche di naturaergonomica e psico-sociale, di organizzazione e gestionedelle attività tecnico amministrative e di tecniche dicomunicazione in azienda e di relazioni sindacali”

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Particolare attenzione merita la lettura degli obiettivigenerali “minimi” per tendere al rispetto dellaratio della norma.

“Modulo A – obiettivi generali:

A1-Acquisire elementi di conoscenza relativi alla nor-mativa generale e specifica in tema di igiene e sicu-rezza del lavoro, sui criteri e strumenti per la ricer-ca delle leggi e norme tecniche riferite a problemispecifici.

A2-Acquisire elementi di conoscenza relativi ai varisoggetti del sistema di prevenzione aziendale, ailoro compiti, alle loro responsabilità e alle funzionisvolte dai vari Enti preposti alla tutela della salutedei lavoratori.

A3-Acquisire elementi di conoscenza relativi ai rischie ai danni da lavoro, alle misure di prevenzione pereliminarli o ridurli, ai criteri metodologici per lavalutazione dei rischi, ai contenuti del documentodi valutazione dei rischi, alla gestione delle emer-genze.

A4-Acquisire elementi di conoscenza relativi allemodalità con cui organizzare e gestire un Sistemadi Prevenzione aziendale.

Modulo B – obiettivi generali:

B1-Acquisire conoscenze relative ai fattori di rischioe alle misure di prevenzione e protezione presentinegli specifici comparti.

B2-Acquisire capacità di analisi per individuare ipericoli e quantificare i rischi presenti negliambienti di lavoro del comparto.

B3-Contribuire alla individuazione di adeguate solu-zioni tecniche, organizzative e procedurali di sicu-rezza per ogni tipologia di rischio.

B4-Essere in grado di stabilire quando è necessariol’intervento di tecnici specialisti.

B5-Contribuire ad individuare per le diverse lavora-zioni del comparto i DPI idonei.

B6-Contribuire ad individuare i fattori di rischio peri quali è prevista la sorveglianza sanitaria.

Modulo C – obiettivi generali:

Questo modulo specifico per RSPP integra il suo per-corso formativo al fine di sviluppare le capacitàgestionali (C 1) e relazionali (C2) e di fare acquisireelementi di conoscenza su: C3-sistemi di gestione della sicurezza; C4-organizzazione tecnico-amministrativa della pre-

venzione;C5-dinamiche delle relazioni e della comunicazione;C6-fattori di rischio psico-sociali ed ergonomici;C7-progettazione e gestione dei processi formativi

aziendali”10.

La definizione degli obiettivi generali costituisceun necessario passaggio per la progettazione for-mativa in quanto consente di identificare le piùopportune metodologie formative corrispondenti. Purtroppo la varietà delle metodologie formative (e,di conseguenza, la realistica possibilità di perseguireobiettivi di apprendimento non soltanto conoscitivi) èrisultata proprio uno dei punti deboli della formazio-ne su salute e sicurezza per come è stata generalmen-te attuata in questi anni. Ancora dal “Rapporto conclu-sivo del progetto di monitoraggio e controllo dell’ap-plicazione del D. Lgs. 626/94” si evidenzia che:

“tra gli strumenti utilizzati nell’attività formativaprevalgono quelli unidirezionali e scarsamente inte-rattivi: la distribuzione di materiale è lo strumentopiù utilizzato (68% dei casi), seguito da corsi basatisolo su lezioni frontali (57%); le esercitazioni(42%), i lavori di gruppo (24%) e le simulazioni(22%) sono molto meno utilizzati”.

Un criterio generale di qualità della formazione susalute e sicurezza nel lavoro è che essa sia concepita,progettata ed attuata in modo specificamente riferitoalle condizioni e alle tipologie di rischio presenti nelleimprese dei partecipanti ai corsi. Non può esserviqualità se il livello di genericità risulta troppogrande. Non basta, in altri termini, trattare bene delrischio di caduta dall’alto, bisogna anche rendere ade-rente la trattazione a come questo stesso rischio simanifesta nei diversi settori in cui esso è presente (nelsettore costruzioni ma anche in altri), in funzione deisettori di appartenenza/attività dei partecipanti aicorsi.

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Per la progettazione e nell’attuazione dei corsi diformazione che corrispondano in particolare modoai Moduli B e C, diviene necessario stabilire deicriteri di qualità che tengano conto anche dellacompletezza delle metodologie formative e dellaloro adeguatezza a quegli obiettivi di apprendi-mento che, come abbiamo visto, non rientrano solonella sfera delle conoscenze, ma anche delle capaci-tà e degli atteggiamenti.

10 La numerazione degli obiettivi è una nostra aggiunta che serve a rendere più agevole la lettura dei passi successivi.

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In particolare, abbiamo focalizzato la nostra attenzio-ne sui seguenti aspetti:

3.1 Selezione e ponderazione dei contenuti Un primo problema da affrontare riguarda appunto iltema della specificità della selezione dei contenutidella formazione. In ogni settore possono essere pre-senti, in misura variabile, tutti o gran parte dei fattoridi rischio considerabili. Ma è evidente che in alcunisettori di attività sarà necessario dedicare a determi-nati fattori di rischio una maggiore attenzione epriorità rispetto ad altri.

La selezione dovrebbe avvenire in base a un espli-cito criterio di ‘pertinenza’.

Ad esempio, il settore chimico è tra quelli che presen-tano la gamma più ampia di fattori di rischio. In effet-ti il documento11 del Coordinamento tecnico fa corri-spondere al macrosettore che comprende le impresechimiche tutte le tipologie di rischio prese in conside-razione e, per la formazione RSPP e ASPP delleimprese di questo settore, prevede una durata minimache corrisponde all’estremo superiore delle possibili-tà indicate dal Modulo B12 (proprio l’ampiezza dellatipologia di rischi presenti nelle imprese del settorechimico, ci ha indotto a partire da qui per sperimen-tare modalità di progettazione formativa che potesse-ro risultare utili anche per altri settori).Il suddetto documento però non dice nulla sulla ripar-tizione di queste 68 ore tra i vari argomenti da tratta-

re, ovvero non specifica quali siano i fattori di rischioa cui dedicare l’attenzione principale. Come abbiamovisto tale decisione viene lasciata ai singoli “enti for-matori che la calibreranno in relazione alla tipologiadei comparti cui il corso è indirizzato”.Potrebbero nascere offerte formative “indistinte”ovvero che progettano Corsi “B” uguali per tutti i par-tecipanti, indipendentemente dal macrosettore diappartenenza del RSPP/ASPP (quindi dai diversirischi presenti in ogni macrosettore).

Partiamo dal numero di ore per fattore di rischio:quali criteri devono orientarci per suddividerlecorrettamente? (essendo il numero minimo fisso)Grazie alla partecipazione nella fase progettuale diformatori e RSPP esperti del settore, abbiamo potutoselezionare tra i fattori di rischio indicati dal docu-mento quelli a cui è necessario destinare la quota pre-valente delle ore di formazione. Di seguito riportiamol’elenco dei fattori di rischio per il percorso formativo“Modulo B” per il macrosettore chimico. (Fig.2)Abbiamo suddiviso i tipi di rischio in tre tipologiedi possibili approfondimento, relativamente almacrosettore chimico:

Rischi per i quali la formazione deve esseregarantita in forma prioritaria (costituendo i fatto-ri di rischio diretti del macrosettore).

Rischi per i quali la formazione deve esseregarantita in forma approfondita (costituendo i fat-tori di rischio interconnessi del macrosettore).

Rischi per i quali la formazione deve esseregarantita in forma adeguata (costituendo i fattoridi rischio generali del macrosettore).

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3. La Formazione di “Eccellenza” per ilmodulo “B”: Un laboratorio per la formazione diqualità su salute e sicurezza.

Con l’intenzione di realizzare corsi di formazione conqueste caratteristiche di “eccellenza”, l’AssociazioneAmbiente e Lavoro (proseguendo una esperienza plu-riennale che ha già visto la realizzazione di numerositipi di corsi di formazione, anche accreditati ECM,d’intesa con altri soggetti rappresentativi, a partiredalla Scuola Superiore di Studi Universitari “S. Anna”di Pisa, Federchimica, CNA e in prospettiva DICHEP- Università di Genova) ha affrontato il tema dellaprogettazione dei moduli B e C per RSPP/ASPP , apartire dalle imprese chimiche.

11 Edizione del 13 maggio 2004.12 68 ore nel documento elaborato a fine luglio

Una FORMAZIONE DI “ECCELLENZA” NONPUO’ ESSERE UGUALE PER TUTTI I MACRO-SETTORI, ma deve indicare esplicitamente l’attenzio-ne che dedicherà a ciascun fattore di rischio in termini:

sia di numero di oresia di approfondimento didatticosia di esercitazioni/verifichesia della documentazione didattica.

Ad essi va aggiunta la specifica qualificazione deidocenti relativa ad ogni sotto-argomento oggettodella singola lezione.

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In questo modo abbiamo potuto individuare gli argomen-ti cui, in quanto fortemente specifici e caratterizzanti lesituazioni di rischio per salute e sicurezza nelle impresechimiche, va assegnata alla formazione sui rischi chi-mici una quota del tempo disponibile per la formazio-ne di RSPP e ASPP, che dovrebbe risultare indicativa-mente pari ad almeno il 50% del totale. Ciò implica chenon dovrebbero essere considerati validi per il settorein esame programmi formativi di attuazione delmodulo B che diano minore enfasi a questi fattori,rispetto a altri fattori di rischio che, per quanto importan-ti, in queste imprese rappresentano una minore criticità.

Nella progettazione di dettaglio, qui non riportata peresteso, vanno indicati tutti i sotto-argomenti e lamodalità di loro trattazione didattica. A esempio per ilsettore chimico andranno specificati quali siamo i sot-toargomenti e, per ognuno di essi: i livelli di appro-fondimento, il numero di ore, i materiali didattici, laqualificazione dei docenti, la tipologia delle verificheintermedie e finali.

Nel caso del settore chimico una elaborazione pro-gettuale di eccellenza non potrà non comprenderetra gli elementi essenziali: la normativa specifica (tracui la “valutazione del rischio moderato/non modera-to”), la classificazione ed etichettatura, le “SDS –Schede dei Dati di Sicurezza”, gli aspetti sanitari, ecc.

Infatti, per quanto riguarda i rischi diretti una pro-gettazione di “eccellenza” per il macrosettore chi-mico NON potrà non dedicare un congruo spazio aun approfondimento tecnico sugli impianti collega-ti ad agenti pericolosi, poiché i criteri generaliimpongono, come prima detto, di:

B3-Acquisire capacità di analisi per individuare ipericoli e quantificare i rischi presenti negliambienti di lavoro del comparto.

B4-Contribuire alla individuazione di adeguate solu-zioni tecniche, organizzative e procedurali di sicu-rezza per ogni tipologia di rischio.

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Elenco delle tipologie di rischio e delle aree tematiche

che devono essere comprese nella formazione (Modulo B)

Tipologie di rischio e

n. ore indicative

% Totale ore indicative

Rischi chimici (Gas Vapori - Polveri, Fumi, Nebbie - Contatto con

sostanze - Etichettatura)

A> 50%

Rischi agenti cancerogeni e mutageniB

25-30%

Rischio da esplosione - Atmosfere esplosive

B

GESTIONE EMERGENZE - Prevenzione Incendi ed evacuazione

B

DPI - Caratteristiche e scelta DPI

B

Rischi biologiciC

20-25%

Rischi fisici (Rumore - Vibrazione - Videoterminali - Microclima e

illuminazione - Radiazioni

C

Rischi organizzazione lavoro - Movimentazione manuale dei carichi

C

Rischi organizzazione lavoro - Movimentazione merci: apparecchi

sollevamento/mezzi di trasporto

C

Rischi infortuni - Rischio elettrico

C

Rischi infortuni - Rischio meccanico - Macchine - Attrezzature

C

Rischi infortuni - Cadute dall'alto

C

Fig.2 Elenco dei fattori di rischio per il percorso formativo “Modulo B” per il macrosettore chimico.

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Per quanto riguarda i rischi interconnessi, inoltre, la progettazione formativa di “eccellenza” per il macrosetto-re chimico NON potrà non comprendere tra i contenuti didattici, elementi essenziali connessi al macrosettore(che, nel caso in esame degli agenti chimici, possono essere individuati nel Titolo I - Capo III sulle Emergenze,Titolo IV sui DPI; Titolo VII sui cancerogeni, Titolo VIII-bis sulle Atmosfere Esplosive.).Nel caso del Titolo IV sui DPI, l’approfondimento “minimo” non potrà essere inferiore a 4 ore e contenere rife-rimenti specifici al macrosettore, a esempio:

una parte generale sul Titolo IV del D.Lgs. 626/94 (i DPI) ;una parte specifica relativa ai DPI per i rischi chimici ;una esercitazione individuale.

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Esempio di progettazione per l’approfondimento tecnico del sotto-modulo “ impianti colle-gati ad agenti chimici pericolosi ”(8 ore, in due moduli da 4 ore ciascuno, con 2 confronti e una esercitazione di verifica degli approfondimenti)

1.a parte

Titolo Modulo Titolo Sotto-modulo

Unità didattica (contenuti) n. ore MetodologiaformativaLezione die

RISCHI CHIMICI

(Gas, VaporiPolveri, Fumi,Nebbie, Liquidi)

Sezione Tecnica

sugli impianti

collegati ad

agenti pericolosi

(1.a parte)

Tipologie di impianti chimici e assetti

produttivi0,5 0,5 Lezione

magistrale

Principali pericoli e rischi in fase di: reazio-

ni, stoccaggi e trasferimenti, separazioni di

fase, distillazioni, incompatibilità, ecc.1,5 2 Presentazione

Le operazioni unitarie:

schede e schemi di impianto e loro usosituazioni di malfunzionamento e di rischio

1,5 3,5 Dimostrazione

Confronto-dibattito e risposte a quesiti 0,5 4 Confronto

Titolo Modulo Titolo Sotto-modulo

Unità didattica (contenuti) n. ore MetodologiaformativaLezione die

RISCHI CHIMICI

(Gas, VaporiPolveri, Fumi,Nebbie, Liquidi)

Sezione Tecnica

sugli impianti

collegati ad

agenti pericolosi

(2.a parte)

Emissioni e scarichi - il bleeve, le esplosio-

ni aeree, le nubi tossiche, l’effetto domino

Interventi:

di qualità nella progettazione, nelle proce-dure e gestione, nella gestione e controllo

nella manutenzione, modifiche di impian-to, ricerca e sviluppo, ecc

nell’organizzazione del lavoro diurno, aturni, flessibilità, lavoro straordinario, ecc.

1,5 5 Presentazione

Esempi di incidenti (e semi-incidenti)

realmente avvenuti, modalità di accadi-

mento e possibile loro prevenzione

1,5 7 Dimostrazione

Esercitazione individuale, anche ai fini

della Verifica intermedia0,5 7,5 Esercitazione di

verifica

Confronto dibattito e discussione sui

risultati dell’esercitazione precedente0,5 8 Confronto

2.a parte

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Per quanto riguarda l’area delle conoscenze che,comunque, necessariamente richiede la quota princi-pale delle ore a disposizione, abbiamo identificato tremetodologie didattiche: la lezione, l’esercitazione dirinforzo cognitivo e la discussione-confronto con

scambi di esperienze e testimonianze.Le ore dedicate queste attività risultano complessiva-mente pari a circa il 75%, ripartite come indicato nellatabella seguente.

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“Esempio di progettazione per l’approfondimento tecnico del sotto-modulo DPI”(4 ore, con un confronto, una esercitazione individuale e una esercitazione di verifica degli approfondimenti)

Titolo Modulo Titolo Sotto-modulo

Unità didattica (contenuti) n. ore MetodologiaformativaLezione die

DPI DPIin generale

e per la

protezione da

rischi

chimici

Caratteristiche generali e scelta DPI”(Titolo IV D.Lgs. 626/94)

1,0 1,0 Lezionemagistrale

Caratteristiche specifiche e scelta DPI peril rischio nel Macrosettore “Chimica”

1,0 2,0 Presentazione

Esercitazione individuale con diversi tipi

di DPI1,0 3,0 Esercitazione

individuale

Esercitazione individuale, anche ai fini

della Verifica intermedia0,5 3,5 Esercitazione di

verifica

Confronto dibattito e discussione sui

risultati dell’esercitazione precedente0,5 4 Confronto

Naturalmente per ogni unità didattica devono essere scelti docenti in possesso di specifica qualificazione perle materie oggetto delle lezioni.

3.2 Qualità della progettazione (corrispondenza dellemetodologie alla varietà degli obiettivi di apprendi-mento)

Come detto, il modulo B comprende obiettivi generalidi apprendimento non soltanto nell’area delle cono-scenze ma anche delle capacità. Per questo motivo lemetodologie formative che devono rientrare nella pro-gettazione del Modulo B non possono limitarsi allelezioni, anche se seguite da esercitazioni di rinforzo

cognitivo, ma devono comprendere anche occasioni diapprendimento esperenziale. La progettazione diEccellenza del Modulo B deve tenere conto delle indica-zioni degli obiettivi generali del modulo assegnando allemetodologie formative dedicate allo sviluppo di capacitàcirca il 20-25% delle ore disponibili. In particolare si prevede lo svolgimento di lavori di grup-po per lo studio di casi secondo questa ripartizione:

Obiettivi generali di apprendimento nell’area delle capacità (Modulo B)

Ore di formazione dedicate dallaprogettazione di Eccellenza

B2. Acquisire capacità di analisi per individuare i pericoli e quantificare i rischi presenti negli ambienti di lavoro del comparto. 5-7

13-20 ore totali

B3. Contribuire alla individuazione di adeguate soluzioni tecniche, organizzativee procedurali di sicurezza per ogni tipologia di rischio. 3-4

B4. Essere in grado di stabilire quando è necessario l’intervento di tecnici specia-listi. 2-3

B5. Contribuire ad individuare per le diverse lavorazioni del comparto i DPIidonei. 2-3

B6. Contribuire ad individuare i fattori di rischio per i quali è prevista la sorve-glianza sanitaria. 1-3

Obiettivi generali di apprendimento nel-l’area delle conoscenze (Modulo B)

Ore di formazione dedicate dalla progettazione di Eccellenza

Lezioni

Esercitazioni di

rinforzo cognitivo

Approfondimento

Discussione-confronto

B1.Acquisire conoscenze relative ai fattori dirischio e alle misure di prevenzione e prote-zione presenti negli specifici comparti,

34-38 5-7 7-9

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3.3 Preparazione dei docenti

E’ stato proposto13 di definire come requisiti deidocenti:a) esperienza specifica rispetto alla materia oggetto di

insegnamento di almeno 4 anni;b) docenza in corsi, attinenti la tutela della salute e sicu-

rezza dei luoghi di lavoro, di almeno 30 ore negli ulti-mi 2 anni, oppure frequenza a specifici corsi di forma-zione per formatori o tecniche didattiche.

Sono indicazioni corrette e giuste ma insufficienti.

3.4 Varietà e qualità degli strumenti didattici

Risulterebbe assolutamente poco serio e poco credibi-le un corso di formazione che non fornisca strumentiidonei e adatti (in quantità e qualità!). Con riferimen-to al settore chimico intendiamo fornire strumenti utilie specifici su conoscenza/prevenzione dei rischi:

diretti di settore (Titolo VII-bis, ecc.);aggiuntivi di settore (es. SDS, CCNL, ecc.);aggiuntivi su rischi collegati (es. su: agenti cancero-

geni, atmosfere esplosive, gestione delle emergenze,DPI più adatti/utilizzabili nelle aziende chimiche, ecc.);

generali: sugli altri argomenti del corso (movimen-tazione carichi, trasporto, ecc.).

Per questo scopo, in dettaglio, abbiamo individuatoalcuni strumenti didattici che non dovrebbero manca-re (pena la credibilità del corso), tra cui:

un “Manuale” + un CD ROM con l’elenco delleprincipali norme in materia (es. un “Codice dellasalute e Sicurezza sul lavoro”);un “Manuale” specifico sul Titolo VII-bis del

D.Lgs. 626/94;un “Manuale” tecnico sugli agenti chimici (sostan-ze/preparati) interpretativo di: D.Lgs. 52/97,45/2003, Linee guida delle Regioni/PA, ecc.;un “Manuale” sulle “Linee guida sulle SDS”

(Schede dati sicurezza): illustrazione del D.M.07/09/2002;uno o più “Manuali” su ulteriori norme settoriali(es. D.Lgs. 334/99, D.M. 16/3/98);uno o più “Manuali” specifici su argomenti correlati airischi chimici e loro prevenzione/protezione (Agenticancerogeni, Atmosfere esplosive, DPI, Emergen-za/antincendio/PS, Segnaletica sicurezza, ecc.);

documentazione su obblighi CCNL;documentazione su possibili evoluzione normativeinternazionali di macrosettore;documentazione sulle principali banche dati e siti Internet;strumenti di autoformazione (es. CD Rom “Prima-Agenti chimici” – ricerca Ispesl n. B40/DOC/02);strumenti ulteriori di informazione/ricordo (VHS oCD Rom Video o DVD) ;paper e dispense preparati dai docenti.

3.5 Verifica dell’apprendimento

La valutazione formativa, in quanto rivolta a fornire ai par-tecipanti ai corsi tempestivi feedback sul processo di acqui-sizione di conoscenze e/o sviluppo di nuove abilità, deveavvenire durante lo svolgimento del percorso formativo.Al contrario, la valutazione sommativa, avendo loscopo di certificare l’avvenuto raggiungimento degliobiettivi di apprendimento per la consegna dell’attestato,deve avvenire alla conclusione del percorso formativo.Nella progettazione di percorsi articolati e lunghi,come è il caso del Modulo B per il Macrosettore chi-mico, è necessaria la presenza di entrambe le formedi valutazione. Per questo motivo il progetto diEccellenza elaborato da Ambiente e Lavoro prevede:

5 ore di verifiche intermedie (verifiche formative) e 2 ore di verifica finale (sommativa).

In rapporto alla durata complessiva del percorso (68ore) ne deriva che le ore di valutazione corrispondo-no a circa il 10% del totale (circa 7% per le verificheformative e circa 3% per la verifica sommativa).Inoltre, a nostro avviso, la verifica sommativa finaledovrebbe in qualche modo tenere presente l’identificazio-ne di quelle esigenze di specificità che costituiscono il prin-cipale criterio di selezione dei contenuti di apprendimento.Poniamo che si arrivi a stabilire un livello minimo di“risposte giuste al questionario di valutazione finale”come condizione per rilasciare l’attestato di frequenzaal corso obbligatorio con verifica dell’apprendimentocome dice la legge. Ebbene dovrebbe essere pondera-to il contributo delle risposte relative proprio a quegliargomenti che sono stati considerati più importanti.Se accadesse che il livello di apprendimento su uno di que-sti argomenti principali risultasse inadeguato, anche a frontedi un punteggio complessivo sufficiente ovvero superiorealla soglia minima stabilita, secondo noi si dovrebbe registra-re una situazione di debito formativo non assolto. In tal casosi potrebbe rinviare la consegna dell’attestato al superamen-to di una successiva verifica limitata alle sole tematiche sucui non era stato conseguito un apprendimento sufficiente.

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Noi riteniamo chi dovrà valutare i curricula deidocenti debba essere in grado di attribuire un preci-so significato alle espressioni di “esperienza specifi-ca” e “materie oggetto di insegnamento”.Inoltre, la definizione di “materia di insegnamento”rischio chimico fino a che punto può comprendereaspetti particolari come la Scheda di Sicurezza?Occorrerà che il docente, che tratta di questo argo-mento specifico, sia qualificato anche sullo specificoargomento delle SDS.

Un requisito importante (soprattutto in casi di percorsiformativi piuttosto lunghi e articolati in moduli chepotrebbero succedersi anche con ampi intervalli ditempo tra l’uno e l’altro) è la presenza di attività divalutazione di tipo formativo e di tipo sommativo14.

13 Documento del 13 maggio 200414 Anche in questo caso, per un approfondimento rinviamo al Manuale teorico-pratico per la formazione su salute e sicurezza sul lavoro pubblicato nel n. 66di Dossier Ambiente e in particolare al capitolo 11.

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È del tutto evidente che un RSPP operante nel settorechimico non potrebbe essere considerato adeguata-mente formato se la programmazione formativa nontenesse conto di queste specificità così rilevanti per gliargomenti “dell’organizzazione e gestione delle attività tec-nico amministrative e di tecniche di comunicazione inazienda e di relazioni sindacali” (dall’art. 8bis, c. 4 del 626).Nei diversi settori produttivi possono, infatti, sussisterespecifiche esperienze e condizioni normativo-contrattualiche devono necessariamente divenire oggetto di apprendi-mento nei corsi di formazione degli RSPP. Anche con riferimento al Modulo C, si ha una esigenza di

differenziazione delle metodologie didattico-formative.Infatti gli obiettivi di apprendimento riguardano tantol’area del “sapere”, che quella del “sapere fare” e del“sapere essere”.È dunque necessario progettare la formazione compren-dendo tra le attività non soltanto lezioni, ma anche eser-citazioni e Role Playing.In particolare, qui devono essere previste esercitazionisui comportamenti. Queste sono metodologie formati-ve in cui prevale la componente relazionale. Esse consi-stono nel proporre simulazioni di situazioni relazionali.Le simulazioni, soprattutto quelle relative a comporta-menti non prescrivibili, hanno i seguenti vantaggi:

mettono in luce la differenza tra le previsioni e la realtà;rendono chiaro che i comportamenti umani sonoinfluenzati, oltre che dai tratti di personalità, dallecaratteristiche della situazione, dalle aspettative edal gioco relazionale in atto;sensibilizzano le persone all’autosservazione delproprio stile relazionale, al rispetto dei sentimentialtrui e alla lettura dei feedback;consentono di evidenziare sia gli aspetti di contenu-to che quelli di relazione15.

Una progettazione di Eccellenza per il Modulo CNON può non prevedere un numero di ore dedicateagli obiettivi di carattere cognitivo pari a circa il 70-75% e di ore dedicate a obiettivi di apprendimentonelle aree delle abilità gestionali e relazionali pari aoltre il 20%. Anche per il Modulo “C” sarà essenziale la formazio-ne dei docenti incaricati, in funzione della loro speci-fica conoscenza dei temi specifici del macrosettorecome sopra ricordati.

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4. La formazione di “Eccellenza” per ilmodulo “C” sui nuovi obblighi formativi (comma4 dell’art. 8-bis del 626)

Nel settore chimico abbiamo individuato come elementidi specificazione dei contenuti del Modulo C, a esempio,l’esistenza di norme valide solo per le aziende chimiche:

norme di legge su obblighi di informazione eformazione (es. il DM 16 marzo 1998 che riguar-da circa 10.000 imprese in Italia);norme di legge sull’obbligo di attuare Sistemi diGestione della Sicurezza (es. il D. Lgs. 334/99“Seveso-2”) che riguardano circa 1.000 imprese in Italia;presenza di norme contenute nei CCNL

(Contratti Collettivi nazionali di Lavoro), che val-gono erga-omnes per tutti (es. in tema di schede diinformazione su sostanze, preparati e impianti)rilevanza della contrattazione sindacale (es. intema di diritti di informazione e formazione e dicostituzione di organismi bilaterali, a partire dal-l’esperienza delle storiche “Commissioni Ambiente”,commissioni paritetiche sull’ambiente di lavoro).

15 Anche su questo argomento rinviamo per un approfondimento al Manuale teorico-pratico per la formazione su salute e sicurezza sul lavoro

Per il Modulo B:Dal punto di vista dei contenuti:

Individuazione dei contenuti “più specifici” perogni settore d’attività e attribuzione a questi di unnumero di ore di formazione non inferiore al 50-60% delle ore totali del corso.

Dal punto di vista del metodo:Destinazione a metodologie formative adeguate aobiettivi di apprendimento nell’area delle cono-scenze (lezioni, comunicazioni, presentazioni diesperienze, confronti, dibattiti scambi di esperienze,test e questionari cognitivi di valutazione formati-va) di una quota delle ore totali del corso pari al 70-75%.Destinazione a metodologie formative adeguate aobiettivi di apprendimento nell’area delle capacità(lavori di gruppo e casi studio) di una quota delleore totali del corso pari ad almeno il 20%.

5. Conclusioni

Sulla base dell’esperienza di progettazione dei corsiper RSPP e ASPP del settore chimico a cui abbiamofatto riferimento in questo articolo, e in attesa dellaufficializzazione da parte della Conferenza StatoRegioni delle linee guida per la formazione di questefigure, possiamo dire che un primo riferimento puòessere costituito dai seguenti parametri.

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Per ulteriori informazioni consulta il sito Internet:

http://www.amblav.it

Per il Modulo C:Dal punto di vista dei contenuti:

Con riferimento alle tematiche normative, contrat-tuali e di relazioni sindacali, individuazione di con-tenuti “più specifici” per ogni settore d’attività eattribuzione a questi di un numero di ore di forma-zione non inferiore al 10 - 20% delle ore totali delcorso.

Dal punto di vista del metodo:Destinazione a metodologie formative adeguate aobiettivi di apprendimento nell’area delle cono-scenze (lezioni, comunicazioni, presentazioni diesperienze, confronti, dibattiti scambi di esperien-ze, test e questionari cognitivi di valutazione forma-tiva) di una quota delle ore totali pari al 70 – 75%.Destinazione a metodologie formative adeguate aobiettivi di apprendimento nell’area delle capacitàe degli atteggiamenti (lavori di gruppo, casi studioe simulazioni) di una quota delle ore totali del corsopari ad almeno il 20%.

A partire dalla ‘novità’ costituita dalla formazioneobbligatoria per RSPP e ASPP, non abbiamo la pre-sunzione di avere indicato i criteri assoluti per la rea-lizzazione di programmi formativi di qualità in temadi salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, crediamo di avere individuato alcuni crite-ri di Eccellenza che, per quanto non esclusivi e anco-ra suscettibili dei miglioramenti che solo l’esperienzapotrà suggerire, possono contribuire a condurre la for-mazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro sullavia di una verificabile qualificazione.Sulla base di questa consapevolezza proseguiremo nelnostro impegno attuando anche sulle nostre offerteformative una costante azione di verifica e di miglio-ramento continuo. La guida metodologica ci apparechiara. Essa è costituita dalla identificazione degliobiettivi di apprendimento, dalla ricerca delle meto-dologie formative più adatte da fare corrispondere aidiversi obiettivi di apprendimento e dalla valutazionedei risultati della formazione.