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TravelGlobe Aprile 2015

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Numero di Aprile 2015 HONG KONG • INDIA • TORINO • VAL D'ORCIA • SAHARA • I nostri fotografi: VITTORIO GIANNELLA

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Federico Klausner direttore responsabileFederica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattoreSilvana Benedetti redattoreMaddalena De Bernardi redattoreFrancesca Spanò redattore

Paolo Renato Sacchi photo editor Ilaria Bianchi graficaWilly Nicolazzo grafico Paola Congia fotografaAntonio e Giuliana Corradetti fotografiVittorio Giannella fotografoMonica Mietitore fotografaGraziano Perotti fotografoEmanuela Ricci fotografaGiovanni Tagini fotografoBruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: [email protected]

Foto di copertina: Bruno Zanzottera

Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it Riproduzione riservata

TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014

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E D I T O R I A L EE sono quattro. Dopo aver distrutto il museo di Mosul, le rovine di Nimrud, i resti della città di Hatra, risalente al III secolo a.C. e patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, i miliziani dell’Isis si sono accaniti contro l’antica città assira di Dur Sarrukin, fondata nel 717 a.C. 20 km a nord di Mosul, saccheggiando il possibile, che poi viene rivenduto su ebay ai collezionisti di mezzo mondo, e demolendo quanto non sono riusciti ad asportare. Sono così spariti per sempre le imponenti statue e gli straordinari bassorilievi degli shedu, tori alati dal viso umano, che tutti abbiamo imparato a riconoscere dai libri di storia. Nell’indifferenza del mondo che strepita, ma non reagisce forse perché questi luoghi non hanno un sufficiente interesse economico, all’umanità viene sottratta per sempre la sua memoria. L’Islam è sul banco degli imputati, ma non è una guerra di religioni. Non dobbiamo cadere nel tranello di identificare l’Isis con l’Islam. La storia conta molti macellai (Hitler, Pol Pot per citare due nomi) e pazzi che con l’Islam non avevano nulla da condividere. Chi è passato da Cuzco, in Perù, avrà visto come i conquistadores spagnoli hanno imposto il cristianesimo distruggendo i templi e i palazzi degli Inca e costruendovi sopra chiese cattoliche. Santo Domingo sulle fondamenta Qoriqancha, l’antico tempio del sole, ne è un esempio . Ma è successo quasi 500 anni fa; ora occorre fermare questi barbari e rimandarli nel medioevo da cui sono emersi, senza tentennamenti. Perché anche la distruzione del patrimonio storico è un crimine contro l’umanità. Anche se ormai è già tardi e siamo tutti più poveri.

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Giordaniaterra di straordinaria armonia

Tel 0125-44818, +39 331 [email protected]

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S O M M A R I O

NEWS0603

SAHARAUna duna per amicaTesto e foto di Fabiola Giuliani

TORINOPalato finoTesto di Federica Giuliani, foto di Fabiola Giuliani e Ilaria Bianchi

INDIANella clinica del desiderioTesto e foto di Bruno Zanzottera

M E N T E C U O R EN AT U R A G U S T OC O R P OLE

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EDITORIALEdi Federico Klausner

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10 HONG KONGLa lunga marcia Testo e foto di Giovanni Tagini

66 VAL D’ORCIATutti i colori della terraTesto e foto di Vittorio Giannella

ll nostro fotografo del mese Vittorio Giannella

NEWS

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Il 1° febbraio 2015 ha aperto il primo Melià Hotel in Qatar. Il cinque stelle è situato a Doha nella West Bay e offre desi-gn contemporaneo, spa e una proposta gastronomica eccel-lente. Le 280 camere e 37 su-ite si trovano a poca distanza dall’aeroporto internazionale e permettono di raggiungere fa-cilmente il distretto finanziario e la zona dello shopping. Melià International

BARRiapre il leggendario Bamboo Bar di Bangkok. Un’istituzio-ne dal 1953, è sempre stato frequentato dall’alta società. Oggi, grazie a una straordi-naria opera di restauro, torna all’antico splendore. Sedie, bar e finiture delle pareti sono in bambù, mentre le poltrone sono in vimini. Le foto appese ai muri ricordano i tempi andati con le icone che sono passate da qui: tra i tanti, Louis Arm-strong, Mick Jagger e Audrey Hepburn. Negli anni il Bamboo Bar ha mantenuto la fama di miglior live jazz bar della città.Bamboo Bar

Ossiano, ristorante dell’hotel Atlantis, The Palm di Dubai, è famoso per la sua scenografica posizione sottomarina. Oggi qui, oltre alla cena, è possibi-le godersi anche il tè. Aperto anche nel pomeriggio, nelle giornate di martedì e di saba-to, L’ora del tè all’Ossiano sarà disponibile 14.00 alle 17.00 a partire circa €70, inclusi gli as-saggi come l’Opera Cake e la Lollipop Carrot Cake o le pic-cole tentazioni come praline di cioccolato bianco e nero, dat-teri ricoperti di cioccolato e bi-scotti fatti in casa. Ossiano

ACCESSORIÈ cappello, bandana, fascia, sottocasco e scaldacollo. In-somma vi protegge in ogni si-tuazione. Il Buff® di Santiago è realizzato con una speciale fi-bra a quattro canali che offre al-tissima traspirabilità e tempi di asciugatura ridotti, assicurando il 95% di protezione dai raggi solari. I simboli grafici prendo-no spunto dal Cammino di San-tiago: la croce, la conchiglia e la freccia, che accompagnano i viaggiatori in marcia. Store on line

LUSSO UN TÈ SOTT’ACQUA

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E-GIFT Iconici hotel, lussuosi treni e crociere fluviali in tutto il mondo da regalare a chi vuoi tu. Da oggi Belmond introduce sul mercato le e-Gift Card che permettono di personalizzare il proprio acquisto scegliendo tra una gamma di diversi tipi di grafica, includendo un messaggio e scegliendo se recapitare la carta tramite mail o consegnarla di persona con certificato stampato. La carta non ha scadenza e permettere di scoprire tutte le proprietà Belmond nel mondo. Belmond Gift Card

LIBRI“1000 luoghi da vedere nel-la vita” è un compendio delle meraviglie nel mondo. Parla di luoghi da vedere, ma anche di esperienze imperdibili. Da avere assolutamente se si è in cerca di ispirazione, ma anche per scoprire destinazioni che altrimenti rimarrebbero ignote.Acquistabile su Amazon

ALPI IN TRENOTreno DomoAlpi è il nuovo progetto che mette in collegamento le Valli Ossolane, il Lago Maggiore, il Vallese e l’Oberland Bernese per un Turismo Verde e Sostenibile tra Italia e Svizzera. L’idea è stata presentata a Berlino durante la fiera ITB e non prevede la costruzione di nuove infrastrutture. L’obiettivo, infatti, è quello di utilizzare al meglio le linee ferroviarie esistenti. Itinerari DomoAlpi

RIMEDI DA VIAGGIOPorta sempre con te il Tea Tree Oil: è un prodotto utile in tante situazione. Innanzitutto è un antibiotico naturale, utile quindi in caso di ferite e piccole escoriazioni. Inoltre debella i virus, tiene lontani i funghi e gli insetti. Infine, alcune gocce aggiunte all’acqua del bucato disinfettano i tessuti.

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Per gli abitanti della città attraversare il Victoria Harbour (uno stretto braccio di mare che divide l’isola di Hong Kong a Kowloon) su uno Star Ferry è un momento irrinunciabile della propria giornata. Queste vecchie imbarcazioni sono considerate l’icona della città, una vera e propria istituzione che resiste al progresso e racchiude in se tutti gli elementi della natura, legno e ferro nello scafo, il fuoco nel motore e acqua e terra tutt’intorno. Nonostante ci siano 3 tunnel percorsi dalla metropolitana, sicuramente più veloce e comoda, l’affluenza è sempre elevatissima.L’armonia degli elementi, unita alla fantastica vista sono un toccasana per iniziare bene una giornata. Di sera il canale si anima di vecchie imbarcazioni dalle vele rosse adibite a Bar, la vista dei grattacieli illuminati sorseggiando un cocktail è uno spettacolo unico!

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A differenza delle megalopoli cinesi, quasi tutte iper-moderne e di recente costruzione, Hong Kong conserva ancora il fascino di ex colonia, quella dove si giocava a Cricket e sulle pareti si trovavano appese foto dei Rolling Stones e David Bowie. Oggi i nuovi e alti grattacieli si integrano ai vecchi e bassi palazzi degli anni 50, l’armonia del nuovo sul vecchio.

L’arte del Feng Shui vede la terra come un organismo vivente, per l’esattezza la considera il respiro del drago, dove tutto, rocce, alberi, acqua e metalli, sono considerati vivi; prima di costruire un palazzo, arredare la propria casa o semplicemente piantare un albero o scegliere la data per sposarsi, c’è bisogno dell’approvazione di un maestro; tutto dev’essere posizionato e disposto in modo propizio e armonioso rispettando i dettami del Feng Shui.

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Il Feng Shui condiziona tutto e tutti, cinesi o stranieri, che siano; tutti devono assecondare il respiro del drago, pena le ire dello stesso e di conseguenza di tutti i cittadini. Lo sa bene la Bank of China, che nella nuova sede disegnata dall’architetto Ieoh Ming Pei posizionò le scale mobili nella direzione sbagliata senza tener conto delle regole dell’armonia. Una leggerezza che poteva costarle molto cara! Fu uno scandalo, per tutti quell’edificio veniva definito una scure che tagliava l’energia positiva della città attirando la sfortuna; per placare le ire del dragone, dovettero costruire una fontana per bilanciare l’armonia e inaugurarono l’edificio l’8-8-1988 (per i cinesi il numero 8 indica prosperità e fortuna). Fortunatamente quasi tutto si risolse, ma da allora pima di costruire un nuovo edificio tutti si attengono ai dogmi di questa antica arte.

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Una delle grandi passioni dei ci-nesi sono sicuramente gli uccelli, si può dire che non ci sia un pen-sionato a Hong Kong che non ne possieda almeno uno. L’amore per questi animali, porta le per-sone a prendersene cura in ma-niera ossessiva. C’è chi spende moltissimo per comprare antiche gabbiette in bambù e chi dedica giornate intere per insegnare a “fischiettare” melodie.C’è sono un luogo dove tutti gli appassionati ornitofili si incon-trano, è il Bird Market, un angolo verde e tranquillo nel centro di Kowloon, tutti i giorni dalle 7 della mattina si possono ammi-rare le numerose specie presen-ti, assistere a lunghe trattative o acquistare accessori e cibo per uccelli.

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Tramonto in un cattle camp di etnia Dinka. I Dinka sono circa due milioni di persone e rappresenta-no il 25% dell’intera popolazione del Sud Sudan. Sono suddivisi in una decina di sottogruppi e abi-tano un territorio molto vasto, bagnato dai fiumi Bahr el-Ghazal, Nilo Bianco e Bahr el-Jebel. Sono in parte cristianizzati, ma mantengono forti riferimenti alla religiosità tradizionale.

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Come nelle caotiche capitali della vecchia Europa anche Hong Kong è soggetta al traffico congestionato negli orari di punta. Nonostante ci siano numerose e capillari linee metropolitane e tram a due piani, molti, per muoversi nel centro, preferiscono usare l’auto o meglio ancora prendere il caratteristico taxi dal color rosso acceso, che costa relativamente poco e si trova subito e ovunque, ideale per spostamenti brevi tra le viuzze in salita della vecchia città. Mentre arterie a 10 corsie come la Connaught road Central attraversano tutta la città garantendo spostamenti rapidi da una parte all’altra della citta.

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Giovani di etnia Mundari si divertono mimando un incontro di lotta. La lotta tradizionale è lo sport maggiormente praticato dalle poplazioni di pastori, in particolare durante le cerimonie di iniziazione che sanciscono i passaggi di età.

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Hollywood Road è senza alcun dubbio la zona più “occidentale” di Hong Kong. Gallerie d’arte, negozi d’antiquariato, numerosi ristorantini dalla cucina europea e locali di tendenza, nonché il tra-dizionale mercato, che tutte le mattine affolla le strette e ripide viuzze, rendono questo quartiere il più gettonato da parte di artisti e di tutti quelli che cercano il “bien vivre”. In questo distretto sono numerosi gli spazi dedicati all’arte. Qui si possono ammirare i numerosi e colorati murales di writers provenienti da tutto il mondo.

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Nel distretto Central, il più commerciale e trafficato, difficilmente si cammina a bordo strada. Una serie di percorsi sopraelevati esclusivamente pedonali, collegano tra di loro tutti gli edifici. Anche in giornate di pioggia battente si possono percorrere chilometri senza mai bagnarsi e senza dover attraversare strade trafficate. Praticamente se si parte dall’International Finance Centre, un com-plesso commerciale tra i più nuovi e rinomati della città, si può arrivare fino al Convention and Exi-bition Centre senza mai scendere al livello stradale, così da ammirare dall’alto la città e i l traffico sottostante.

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Pastori di etnia Dinka rientrano nel loro accampamento al tramonto. Le razzie di bestiame tra le varie popolazioni sono all’ordine del giorno e all’origine di molti conflitti tribali, che a volte si trasformano anche in forti tensioni politiche. Oggi in Sud Sudan è in corso una nuova guerra civile che vede contrapporsi l’etnia Dinka del presidente Salva Kiir ai Nuer di cui fa parte il vicepresidente Riek Machar.

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Il benessere fisico e mentale sono pilastri fondamentali, e nessun abitante di Hong Kong ci rinuncia. Iniziare bena la giornata significa mettere in comunicazione il corpo con lo spirito e individuare il sentiero giusto nella vita di tutti i giorni. N si tratta di praticare semplicemente della ginnastica, ma immergersi nell’antica arte del Tai Chi Chuan.Non stupitevi se alle 8 del mattino passeggiando sul lungomare di Kowloon vedrete numerose per-sone in pose plastiche e buffe, è normale. Nel Tai Chi ci si esercita all’aperto, per prendere l’energia del sole e del vento: potrete incontrare diversi praticanti anche nei numerosissimi piccoli parchi che si trovano tra un grattacielo e l’altro, o semplicemente sul marciapiede. L’importante è unirsi in gruppo e caricarsi di energia!

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Hong Kong è una città “verticale”, la poca terra a disposizione non consente di espander-si in larghezza e, considerando che vi ci abitano sette milioni di persone, non ci si stupisce che siano così ossessionati dallo spazio. L’unico modo per assecondare la crescita della popolazione è quello di costruire edifici sempre più alti. Tolti i magnifici grattacieli dise-gnati da famosissimi architetti, che si trovano nel quartiere Central tutti adibiti a uffici, sedi di banche internazionali e multinazionali e centri commerciali di lusso, i restanti sono veri e propri alveari. In un edificio di 50 piani ci possono vivere tante persone quante da noi vivrebbero in un bel paese. Raramente un’unità abitativa supera i 30 metri quadri e spesso in spazi così stretti ci vivono famiglie numerose, lo spazio per gli abitanti di Hong Kong è veramente un bene preziosissimo.

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Un traghetto della Star Ferry Company che attraversa il Victoria Harbour direzione Kowloon.

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QUANDO ANDARE

Hong Kong per le sue molteplici attrattive è una meta adatta tutto l’anno. Ha un clima monsonico subtropicale con inverni miti e relativamente secchi ed estati calde e umide. L’80 per cento delle piogge cade tra maggio e settembre. Il mese più piovoso è agosto, quando la pioggia cade circa 4 giorni su 7. Quello più secco gennaio, quando la pioggia cade 6 giorni al mese. Le temperature variano da una minima di 10° a gennaio a una massima di 33°. Da maggio a settembre possibilità di tifoni occasionali e violenti temporali.

Testi e foto diGiovanni Tagini

DOVE DORMIRE

Peninsula, il più vecchio hotel di Hong Kong (1928) di gran lusso. La sua flotta di auto è costituita da 14 Rolls Royces Phantoms allungate. Si trova a Kowloon. Il Mandarin Oriental, il leggendario hotel con vista impareggiabile sul Victoria Harbour.

LINK UTILI

Cathay Pacific AirwaysDiscover HK

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Una ‘mamma in affitto’ all’ultimo mese di gravidanza si pettina in un corridoio dell’Akanksha Infer-tility Clinic di Anand.La clinica fu creata nel 2006 quan-do la dottoressa Nayna Patel as-sistì una giovane donna sterile, la cui madre si offrì di portare a termine la gravidanza al posto della figlia. La ginecologa pen-sò che poteva essere una buona idea mettere insieme il desiderio di molte coppie sterili di avere un figlio, con il bisogno di soldi di altrettante donne indiane pro-venienti da famiglie povere.41

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La dott.sa Nayna Patel impegnata in un’operazione di inserimento di embrioni nell’utero di una ‘mamma in affitto’ .Solo 15 Paesi nel mondo autorizzano l’impianto di embrioni in una donna portatrice terza, ma la maggior parte non ammettono che ciò avvenga dietro remunerazione. L’India lo permette, e per questo motivo oggi ad Anand arrivano coppie da tutto il mondo per cercare il figlio che non posso-no concepire naturalmente. In Italia la pratica dell’utero in affitto è illegale e la questione etica è ancora controversa.

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Aspita, e Dariya sono due donne di religione induista che per la seconda volta mettono a disposi-zione il proprio utero per portare a termine una gravidanza per una futura ‘mamma’ sterile. Durante il periodo di gravidanza si sottopongono ad una cerimonia di augurio per i bimbi che portano in grembo.

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Giovani ‘Mamme in affitto’ lavano i contenitori del pranzo nel cortile della residenza dell’Akanksha Infertility Clinic, dove vivono durante la gravidanza. Le giovani un tempo passavano il periodo di gravidanza con le proprie famiglie nel loro villaggio ma succede-va che, dichiara la dott.sa Patel ‘ le ragazze si trovavano a fare anche lavori fisicamente pesanti con dei rischi per il nascituro’ . Ha quindi creato una casa dove passano tutta la gravidanza, ricevendo le visite dei parenti solo la domenica.

Distribuzione della cena alle ‘mamme in affitto’ nella residenza dell’Akanksha Infertility Clinic, dove vivono durante la gravidanza. Le ragazze scelte dalla dott.sa Patel per offrire il proprio utero hanno un’età compresa tra i 20 e i 35 anni, devono essere sposate ed avere già avuto almeno un figlio proprio. Pos-sono sottoporsi a questa pratica non più di 3 volte e ricevono un compenso che si aggira intorno ai 4.000 dollari. ‘Questa cifra’ dichiarano molte madri ‘ servirà per permettere di studiare ai nostri figli’.

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Una bimba naturale venuta con il padre a trovare una ‘mamma in affitto’ all’ultimo mese di gravidan-za. Durante il nono mese di gravidanza le giovani lasciano la casa per trasferirsi all’ultimo piano della clinica per poter meglio controllare il loro stato di gravidanza ed intervenire prontamente in caso di problemi. Qui possono ricevere visite giornaliere da parte di parenti ed amici.

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Una ragazza si prepara per una cerimonia augurale al futuro nascituro, tra la curiosità delle sue com-pagne. Alle ragazze, che rimangono segregate all’interno della casa comune che la dott.sa Patel ha affittato per loro durante la gravidanza, vengono impartite lezioni di yoga, informatica, cucina, ricamo ed inglese.

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Un momento di relax per una ‘mamma in affitto’ nella residenza dell’Akanksha Infertility Clinic. Il bimbo che porta in grembo avrà due genitori giapponesi. In genere la madre naturale conosce i futuri genitori, ma é raro che i rapporti proseguano a lungo dopo il parto.

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Il pranzo di alcune ‘mamme in affitto’. Per gli aspiranti genitori provenienti da 42 nazioni diverse, l’esempio da seguire sono i coniugi Khan, expat a Dubai ma originari di Nuova Delhi. Alla nascita della loro prima figlia hanno festeggiato con Latika, la madre surrogata, laa sua vera famiglia, e tutta la clinica.

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La responsabile del laboratorio di impianto degli ovuli dell’Akanksha Infertility Clinic. In India esistono oltre 3.000 cliniche della fertilità. Ogni anno si recano in India 25.000 coppie straniere per affittare un utero da ragazze indiane.

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Il dott.Jayprakhah Shah esegue un’ecografia ad una ‘mamma in affitto’ all’Akanksha Infertility Clinic di Anand. Il costo medio di un utero in affitto in una clinica indiana si aggira intorno ai 30.000 dollari contro i 100.000 necessari negli Stati Uniti. Il giro d’affari stimato in India intorno a questa pratica é di 400.000.000 di dollari.

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Una coppia di indiani provenienti dallo stato del Maharashtra con 2 gemellini avuti da una ‘mamma in affitto’. Per avere maggiori possibilità di successo ad ogni futura mamma vengono impiantati diversi ovuli. Quindi é piuttosto facile che i parti siano gemellari.

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John e Kelly sono venuti dal Colorado per poter avere un bimbo da una ‘mamma in affitto’ all’Akanksha Infertility Clinic. Hanno scelto Anand perché il costo negli Stati Uniti è molto alto rispetto ai 30.000 dollari, esclusi i viaggi, necessari in India . Ma la loro scelta non è stata solo economica . Con la dott.sa Patel e con tutta la sua equipe sono riusciti a creare un rapporto molto più amichevole e caloroso rispetto agli Stati Uniti. Inoltre sono entrambi vegetariani e si trovano particolarmente bene in India.

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Quando non sono impegnate in visite o corsi di vario genere, le ragazze passano buona parte del tempo chiacchierando e mandandosi messaggi con i telefoni cellulari. Questi ultimi sono la loro principale forma di contatto con il mondo esterno per i 9 mesi di gravidanza.

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Gemyel ‘mamma in affitto’ all’ottavo mese di gravidanza. Gemyel ha una figlia di 4 anni e si presta come mamma in affitto per la seconda volta. Vive con la famiglia in un villaggio ad una trentina di km da Anand ed ogni domenica il marito viene a trovarla con la figlia. Con i soldi che guadagnerà, oltre a far studiare sua figlia, vuole comprarsi una casa per la famiglia perché con il solo lavoro di contadino del marito, non potrebbero permetterselo.

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Embrioni nel laboratorio dell’Akanksha Infertility Clinic. Alla clinica di Anand arrivano coppie sterili da tutto il mondo. Recentemente la clinica ha festeggiato il 700° bambino nato da una ‘mamma in affitto’. Però la dott.sa Patel si rammarica di non poter ammettere coppie italiane nella sua clinica perché, a causa della legge italiana, queste non potrebbero riportare il figlio legalmente in Italia.

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La responsabile del laboratorio dell’Akanksha Infertility Clinic di Anand mentre osserva un embrione al computer. Nella clinica di Anand è vietato per legge la determinazione del sesso del nascituro e non vengono accettate coppie omosessuali.

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Una ragazza induista nella residenza dell’Akanksha Infertility Clinic. A chi si appella a motivi etico-re-ligiosi per contrastare questa pratica la dott.sa Patel risponde che ‘che il primo bambino nato da un utero in affitto è stato proprio Krishna, l’ottava reincarnazione di Vishnu”.

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La madre di una ‘mamma in affitto’ è venuta a trovare la figlia. Nonostante siano ammesse le visite domenicali dei parenti alle ragazze. Non tutte hanno questa possibilità. Alcune ragazze arrivano da villaggi lontani anche qualche centinaio di km da Anand e per i parenti risulta difficile venirle a trovare settimanalmente.

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Immagini cristiane e tempietti induisti appese dalle ‘mamme in affitto’ nella residenza dell’Akanksha Infertility Clinic, dove vivono durante la gravidanza. Tra di loro vi sono ragazze induiste, musulmane e cristiane. La religione qui non é un freno al fenomeno di affittare il proprio utero per permettere a coppie sterili di avere un figlio.

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Testi e foto di Bruno Zanzottera

LEGGE ITALIANA

Nonostante il recente caso di assoluzione dall’accusa di “alterazione di stato” della coppia italiana rimpatriata con il figlio avuto in India grazie alla tecnica dell’utero in affitto, l’incertezza del diritto sulla contrattualizzazione delle forme di procreazione resta. I bambini dell’Akanksha Infertility Clinic nascono apolidi, sta poi ai genitori accertarsi che la propria ambasciata rilasci al neonato un passaporto valido.

Periodo migliore per un viaggio da ottobre a marzo, durante la stagione secca. Occorre il passaporto con validità residua di almeno sei mesi al momento dell’arrivo nel Paese e il visto d’ingresso turistico rilasciato dagli uffici diplomatico/consolari indiani presenti in Italia. Chi voglia recarsi in India per motivi medici deve richiedere un visto specifico.

COME ARRIVARE

LINK

Akanksha Infertility Clinic

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Laggiù, verso le montagne, si intravede Piazza Vittorio Emanuele II, il cuore cittadino da cui parte il nostro itinerario nella Torino dei sapori. Una giornata impegnativa, se la guardiamo dal punto di vista calorico, ma molto appagante per le papille gustative. Seguitemi!

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Tra le tante caffetterie di Torino, Orso è la meno storica ma la più innovativa. Il progetto, nato da un sogno, ha come simbolo una sciamana che predice il futuro tramite un numero sul fondo di ogni tazzina di caffè. Ogni pezzo dell’arredamento è stato creato artigianalmente. Se volete salutare chi ha realizzato gli elementi in legno, affacciatevi alla piccola finestra di fianco al bancone e vedrete Carlo, l’artigiano che prima occupava il locale.

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Sorbire un sorso di espresso è come fare un viaggio nei suoi Paesi d’origine: Nepal, Indonesia, Ni-caragua e Honduras sono solo alcuni. Ogni caffè viene raccontato, in modo da poterne apprezzare i singoli aromi. I chicchi vengono macinati al momento, per conservarne profumi e caratteristiche, e il caffè può essere servito nella vostra tazza personale: basta acquistarne una e vi aspetterà fedele nella bacheca dedicata. Sapevate che il 100% Arabica contiene meno caffeina rispetto al Robusta?

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Batum publis; hossessum erors sa in vem sermistrudes virtum demquam perei porum oma, contere, C. Is ereo, sinpracio Cat Catifec esignat iesimul todienium quam omnitan-dem cat, quam sentique dicaudam pulicum inamqua int? Immo vere contra? Ad me pra L. Iviri se, omnemque inverfit et quam. Ad patiam intrae fica vissimulem se tessidic mo menihili perum mur liquo vivis audemurnum publin norditem hos stio unti, nihilist vis et fur iaes se mantem et; et? Ibus hem audes convocu ltodit, Ti. Octesedium ta, vivit. Immo vere contra? Ad me pra L. Iviri se, omnemque inverfit et quam. Ad patiam intrae intrae.

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Il gelato, quello buono e artigianale, a San Salvario si trova da Mara dei Boschi: una fucina di idee golose, dove l’ingrediente di qualità è protagonista. Nessun addensante chimico o altro prodotto che rischierebbe di falsare il reale sapore del prodotto finale: un gelato buono e giusto. Un gusto da assaggiare assolutamente? Lo zenzero: un’esplosione di freschezza e benessere.

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L’aspetto più divertente di Mara dei Boschi sono gli aperitivi gourmet, che vengono preparati e serviti nel laboratorio situato nel cortile. In collaborazione con lo chef stellato Marcello Trentini di Magorabin, infatti, Marco Serra studia preparazioni gastronomiche insolite e coinvolgenti: perché non abbinare il gelato ai piatti salati?

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Gamberi macerati nel lime e olio di oliva, saltati in padella con gelato salato di arancia e sedano: delicato, sapido e avvolgente. Tra le tante preparazioni di Marco Serra, da menzionare la pera ca-ramellata con gelato al foie gras, i plin con gelato fuso di zabaione e brodo di pollo e, perfetto per digerire, la salvia fritta con sorbetto al limone.

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L’aperitivo gourmet, che può essere anche un pranzo, viene preparato su prenotazione live da Mar-co che, mentre cucina e assembla i piatti, racconta ai commensali la magia dei suoi gelati, tra un calice di vino e molte risate.

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Il Monte dei Cappuccini sorveglia Torino da una collina alta 283 metri, che fu utilizzata fin dall’antichità per scopi difensivi perché sovrastava uno dei punti di attraversamento del Po. Il piazzale prospiciente al piccolo convento di Santa Maria al Monte è perfetto per ammirare la pianta a scacchiera della città, abbracciata dall’arco alpino.

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A poca distanza dalla Mole Antonelliana, si trova uno dei ristoranti più all’avanguardia di Torino: Magorabin. Lo chef stellato, e un po’ rock, Marcello Trentini è un viaggiatore cu-rioso e per i piatti sceglie le eccellenze a prescindere dalla provenienza. “Il mondo è già qui” dice “bisogna solo accettarlo.”

Se andate a cena dal Mago, affidatevi alle sue mani sapienti e scegliete di fare l’esperien-za dello Chef Table: un menu, per ora solo su prenotazione, ideato con creatività e cultura che coinvolge i sensi e stimola la fantasia. Come nella rappresentazione di un’opera lirica, la degustazione si svolge in tre atti partendo dai sapori più delicati, per preparare il pala-to, e culminando in un’esplosione di applausi a scena aperta.

Cotenna di maiale con consistenza di nuvola di drago in ceviche con capasanta. In que-sto piatto si trovano l’Italia, l’Oriente e il Sud America: un viaggio nel mondo di Marcello Trentini da cui non vorrete più tornare.

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Per terminare il viaggio culturale nel cibo, niente di meglio che dei piccoli bocconi dolci da accompagnare al caffè o a una tisana.

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Pollo alla Marengo rivisto dalla fantasia del Mago: galletto di Bresse cotto a bassa temperatura ac-compagnato da asparagi e ricci. Curiosità: Il pollo alla Marengo è una ricetta tipica alessandrina, che risale alla vittoria di Napoleone sugli Austriaci nella battaglia di Marengo, avvenuta il 14 giugno 1800. Sembra che il generale francese dopo la vittoria ordinò in un’osteria del paese qualcosa di speciale. Gli fu servito un pollo cucinato con gli ingredienti a disposizione, vista la situazione: venne cotto con funghi, gamberi di fiume e vino Madeira portato dall’esercito francese.

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Dopo cena una passeggiata in centro aiuta la digestione e riempie gli occhi di bellezza. Il Palazzo Reale fa l’occhiolino dietro la cancellata, che fu realizzata nel 1840 da Pelagio Palagi per separare la piazzetta reale da piazza Castello. Come ornamento furono utilizzati dei candelabri sulla sommità dei pilastri e dei pannelli con il simbolo mitologico della Medusa nella parte centrale.

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La cupola del Duomo di Torino svetta sui tetti del centro. Fu realizzata dal Guarini, che le diede una pianta interna circolare, sopraelevata al presbiterio e comunicante direttamente con alcune sale di Palazzo Reale. Dal 1694 la cappella ospita la Sindone.

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INDIRIZZI GOURMET

Orso – Laboratorio Caffè: Via Berthollet 30G, Torino

Mara dei Boschi: Via Berthollet 30, Torino

Magorabin: Corso San Maurizio 61, Torino

Lira Hotel, un insolito progetto di arte e ospitalità. Ispirandosi all’idea di una vera camera d’albero, gli artisti sono inviatati a realizzare le stanze con temi specifici che includano installazioni e opere d’arte. Soggiornare in queste camere significa fare parte del progetto e dell’opera stessa. Gli spazi, costantemente in trasformazione, prevedono variazioni nel corso del tempo. Un progetto artistico innovativo che abbraccia il design, l’architettura e l’arte contemporanea. Lira Hotel, Via Giulia di Barolo 11-11h, Torino

DORMIRETesti di Fabiola Giuliani,foto di Fabiola Giuliani e Ilaria Bianchi

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Adventures: Trekking in Khuvsgul & Altai Mountain biking Fishing Mountaineering in the west Horse, camel ridingClassical and Cultural: Southern, Northern Mongolia Buddhist Eagle festival Winter festival Naadam festival Tour name: Discover Northern Mongolia

Highlights: 2 days horse riding at Khuvsgul & hikingTour duration: 14 days 13 nights Destinations: Khuvsgul, Khorgo and KharkhorumGroup size: Minimum 4paxTotal distance: 2400 kmsAccommodations: 2 days in hotel & 11 days in GER campGuide: English speaking (Other languages are available)

Other tour service Air and train ticketing Car rental Hotel booking Logistics Guide service

The tour though northern and central Mongolia may give you great opportunity to explore unspoiled nature, histori-cal sites of Mongolia and experience nomadic way of life. We hope that this tour will be unforgettable memory of your life.

Tours and ExpeditionsBat Tour Mongolia arranges adventure tours across Mongolia`s unspoiled landscape. Be introduced to a nomadic culture that has barely changed for hundreds of years, learn about their history as you encounter rare animals in the Mongolian wilderness. Special offers!

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Adventures: Trekking in Khuvsgul & Altai Mountain biking Fishing Mountaineering in the west Horse, camel ridingClassical and Cultural: Southern, Northern Mongolia Buddhist Eagle festival Winter festival Naadam festival Tour name: Discover Northern Mongolia

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“Questa valle è un eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato per rispecchiare gli ideali di buon governo e creare un immagine esteticamente gradevole”. Nel 2004 questa è stata la motivazione che ha convinto la commissione UNESCO ad inserire la Val d’Orcia nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Tra Pienza e S.Quirico d’Orcia una sterrata fende paesaggi lunari con le terre rugose, arate e, di tanto in tanto, qualche isolata chiesetta con cipressi che danno ombra alle greggi.

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I dossi argillosi intorno a Montalcino fanno crescere scenografiche vigne che producono uno dei più celebri vini al mondo: il brunello. L’aria è intrisa, anche fuori stagione, del profumo dei mosti e vecchie cantine, che ogni anno accolgono i grappoli raccolti con grande perizia e attenzione.Da non perdere una visita in una cantina; si entra in punta di piedi avvolti dai profumi dei diversi vini, guidata da un’esperta enologa, attenti alle spiegazioni che raccontano di botti di rovere, dove il pregiato liquido rosso stagiona e si affina, di lieviti antichi e di tinaie, fino al momento clou dell’as-saggio.

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Onde di terra si inseguono a perdita d’occhio. Quest’angolo di Toscana, questa terra incantata a sud di Siena sull’antica Via Francigena, attira da qualche anno schiere di stranieri ammaliati dalla sua bellezza, che sta nel profilo morbido delle colline, dalle tante sfumature di colori, che infondono un senso di serenità e, appaga, come pochi altri posti, il senso estetico.

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In prossimità del borgo di Buonconvento un segnale giallo indica, a 9 chilometri, il monastero di Monte Oliveto Maggiore. Un’abbazia fondata nel XIV secolo, mimetizzata tra boschi di centenari cipressi nel severo paesaggio delle crete. Un luogo dello spirito, un complesso monumentale che esalta l’arte senese con le sue logge, finestre e terrecotte dellarobbiane, fino al chiostro grande, dove con gli occhi sgranati di meraviglia, si possono ammirare i celebri affreschi del Signorelli e del Sodoma, che “fotografano” la vita e i miracoli di San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa. Qui si fermavano per rifocillarsi i numerosi pellegrini che percorrevano la Via Francigena per raggiungere Roma. Attorno bellezza ovunque; borghi con mura merlate, campagne cosparse di pievi abbandonate, boschi e sorgenti.

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Il borgo di Montalcino dall’alto dei suoi 567 metri domina la val d’Orcia. Ben conser-vate le vestigia dell’illustre passato, come le ciclopiche mura con porte e torrioni e camminamenti panoramici, più in basso la svettante torre del palazzo comunale, pievi e in fondo , a chiudere il panorama, il monte Amiata.

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C’è una strada bianca che da San Quirico d’Orcia porta a Pienza, dove la terra gioca a rincorrersi, gialla di crucifere, con solchi arati e profondi. E’un’avventura percorrerla . Si cammina al ritmo dei viandanti di una volta; a perdita d’occhio fazzoletti di terra fioriti, caprioli che brucano l’erba bagna-ta di rugiada, sentieri inumiditi dal sudore di lavoro e fatica, ma anche di rispetto dei ritmi naturali che ha permesso il sostentamento di tante generazioni.

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Un paesaggio testimone di tante secolari trasformazioni, dove colline, crete, sono state “addome-sticate” a fini di sopravvivenza, terre di origine Pliocenica, in gran parte argillosa, difficile, che frana, si muove, scivola, che ha lasciato brutti ricordi a chi si avventurava qualche secolo fa per queste lan-de, come quel tale Giacomo Casanova che appuntava sul suo taccuino :” Ho impiegato un giorno intero ad attraversare questa valle da San Quirico a Radicofani, con un paio di ribaltamenti della carrozza”.

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In un vicolo stretto di Montalcino c’è il ristorante al Grappolo Blu, e la signora Maria Pia vi farà assaggiare e vi spiegherà con dovizia di particolari i suoi piatti del territorio e della tradizione toscana come i pici all’aglione (nella foto) o il guanciale al Brunello o l’ottimo coniglio all’aceto balsamico.

Nonostante queste terre così difficili, 16 ettari di vigneti a Sangiovese della cantina tutta in rosa Casato Prime Donne di Montalcino, riescono a ottenere uno dei vini più pregiati del mondo, il brunello, più volte premiato a competizioni enologiche internazionali.

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Le crete della riserva naturale di Lucciolabella, nel territorio di Pienza. Qui si possono osserva-re bene tutti gli elementi tipici di questo territorio; le biancane e i calanchi ricchi di fossili.E qui nel 2003 sono stati trovati i resti di una stenella, specie affine ai delfini, vissuta oltre 4,5 milioni di anni fa quando tutta l’area era coperta dal mare. Un reperto di grande valore scientifico perché così completo è unico al mondo.

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Questa valle deve avere escogitato qualche ricetta del buon vivere, e finora, girovagando in lungo e in largo abbiamo pensato che un possibile ingrediente potrebbe essere ; piccolo e bello. Borghi a misura d’uomo offrono, a dispetto delle loro dimensioni, grandi opportunità. Bellissime pinacote-che, chiese e chiostri da lasciare senza fiato, all’estrosità degli abitanti sia dal punto di vista gastro-nomico che artistico. Questo senso del bello e del buono potrebbe essere l’altro ingrediente che attrae qui numerosi professionisti dell’immagine, per farne quinte di film e reportage. La nebbia nel-la valle dell’Orcia spesso avvolge tutto, ma a volte si squarcia regalando visioni rare e d’atmosfera.

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Un viaggiatore inglese Tony Gray, nel 1740 annotava sul suo taccuino: “Poi tutto ad un tratto il pae-saggio si cangia in colline desolate e scure che si spingono sin dove giunge l’occhio. Non sembrano idonee a qualche coltura e anzi sono orrende e inutili”. Cosa direbbe oggi, dopo 275 anni, se po-tesse tornare in vita il nostro Gray ; vedrebbe queste terre “orrende e inutili”produrre uno dei più pregiati vini al mondo, vedrebbe migliaia di suoi connazionali fare le code alle agenzie immobiliari per acquistare casali ed ex fienili e trasformare questa valle nel loro buen retiro. Una valle dove anche un nastro d’asfalto affiancato da cipressi, diventa magicamente e scenografi-camente un capolavoro di estetica, come la strada che arriva al borgo di Monticchiello.

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La piscina dell’agriturismo Poggio Covili a Castiglione d’Orcia, in posizione invidiabile, una sorta di attico sulla val d’Orcia, con un viale di cipressi (la foto di apertura) e un silenzio che farà rilassare anche i più ansiosi. www.poggiocovili.com

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I N F O U T I L I

DOVE SI TROVA

La Val d’Orcia è un’ampia valle nelle provincia di Siena e in parte Grosseto, vicina al confine con l’Umbria. Prende il nome dal fiume che la attraversa, ed è celebre per i centri medievali tra cui spiccano Pienza e Montalcino. Terra di gourmet per i suoi salumi e formaggi, è anche un importante parco naturale, artistico e culturale inserito nel 2004 nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.

La Val d’Orcia è splendida in ogni periodo dell’anno. È un paradiso per fotografi: ovviamente i paesaggi cambiano con le stagioni. In tarda estate le stoppie tagliate corte regalano toni e colori caldi, in autunno e inizio inverno i terreni lavorati offrono spettacolari zolle grigio-marroni nude. La fine dell’inverno e l’inizio della primavera si vestono del primo verde, che domina poi in aprile maggio. Per non parlare dei paesi medievali.

QUANDO ANDARETesti e foto di Vittorio Giannella

LINK

Portale della Val d’Orcia

Parco artistico naturale e cultura-

le della Val d’Orcia

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Libia - Idhan Murzuq

Situato nel Sahara libico, per l’esattezza nel Fezzan, all’estremo sud-ovest della Libia. Si tratta di un’enorme distesa di dune di sessanta mila chilometri quadrati, grande oltre due volte la Sicilia, al confine con l’Algeria e il Niger. Non è il maggiore erg sahariano, anche se si colloca tra i più grandi, ma è certamente il più arido: al suo interno non esistono né pozzi, né sorgenti, né guelte e quindi niente vegetazione. Per questa ragione nessuno in epoca storica ha mai avuto interesse ad addentrarvisi e le piste carovaniere hanno sempre evitato di attraversarlo, preferendo compiere un lungo periplo per aggirarlo sui lati.

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Laktar, padre egiziano e madre tuareg, per lui il deserto non ha segreti. Sa orientarsi senza l’ausilio di strumenti e mappe. Grande guida, grande amico, indimenticabili le serate passate seduti vicino al fuoco a sorseggiare il tè sotto il cielo punteggiato di stelle.

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Libia – Wadi Maghidet

Camminare a piedi nudi sulla sabbia accompagnati dal solo suono di una chitarra.

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Algeria - Tadrart

Sulle sabbie del deserto, come sulle acque degli oceani, non è possibile soggiornare, mettere radici, abitare, vivere stabilmente. Bisogna continuamente muoversi e lasciare che il vento, il vero padrone di queste immensità, cancelli ogni traccia del nostro passaggio, renda di nuovo le distese d’acqua o di sabbia, vergini e inviolate. (Alberto Moravia)

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Algeria - Tadrart

Il massiccio del Tadrart si trova nell’altopiano algerino del Tassili n’Ajjer. Il sito è famoso per la sua grande collezione di arte rupestre preistorica che è stata ritrovata all’interno di numerose caverne e ripari protetti dalle rocce.

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Algeria - Tadrart

Siamo passati per gole poste ai piedi di cittadelle giganti,di muri ciclopici, neri come la lava; abbiamo attraversato distese di sabbia bianca irte di guglie e di neri merletti. L’atmosfera era stata aspirata via, la terra si era mutata in luna. (Simone de Beauvoir)

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Libia – Oasi di Rebianah

Ed ecco l’oasi di Rebianah capanne di fango e terra, palme con ciuffi colmi di datteri tra le foglie dalle mille tonalità di verde. E soprattutto bambini con i vestiti coloratissimi, capelli intrecciati e un sorriso che lascia senza parole. Il villaggio è costruito sulle sponde di quello che un tempo era un grande lago salato, ora completamente prosciugato, che si presenta come un campo arato da un grosso trattore con zolle solide rotte e rivoltate.

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Libia – Zilla

Si tratta della carcassa di un Antonov An-24, un bimotore turboelica che ha fatto un atterraggio d’emergenza qualche anno fa ed è rimasto ancora relativamente integro.

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Libia Jebel Al Awainat

Talvolta nel deserto si trovano relitti di guerre passate, come questo: un Savoia Marchetti SM79 dei tempi della seconda guerra. Ormai c’è poco da vedere, ci sono i resti di uno dei tre motori radiali a nove cilindri Alfa Romeo RC.34 da 750 cv ciascuno, che equipaggiavano questi velivoli. Su una targhetta del velivolo si legge ancora una “data consegna” del 2/4/1940. In origine i bombardieri inviati dall’Italia erano sei, ne arrivarono a destinazione solo quattro. Questi aerei erano normalmente utilizzati come aerosiluranti. Il soprannome di “Gobbo”, o meglio “Gobbo Maledetto” (Damned Hunchback), gli venne dato dai piloti britannici della RAF, che avevano non poche difficoltà nell’attaccarlo di coda a causa dell’arma montata sulla gobba dorsale e rivolta all’indietro.

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Libia – Col D’Anaj

Dopo giorni di sabbia uscendo dall’idhan Murzuq, ecco che il paesaggio cambia drasticamente. Gradualmente la sabbia lascia spazio alla roccia e all’orizzonte di profilano colline dalla forma piramidale erose dal vento, che segnano il confine con l’Algeria.

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Libia - Lamine

Tre le condizioni necessarie per fare il tè: il tempo, la brace, gli amici. E poi, tre i bicchieri che si devono bere: il primo amaro come la vita, il secondo dolce come l’amore, il terzo soave come la morte. (detto Tuareg)

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Libia – Adrakman

Si possono percorrere milioni di chilometri in una sola vita, senza mai scalfire la superficie dei luoghi e imparare nulla della gente appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. (Piero Cacucci)

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Libia – Ghat

La città-oasi di Ghat si trova nel cuore della provincia libica del Fezzan, nel sud-ovest del Paese. Più di altre città del deserto testimonia le vicissitudini della propria storia travagliata e anomala di ex-centro del commercio di schiavi. Anomala perché da tempo immemorabile è popolata con regolarità e non è un fatto normale se si considera la natura nomade delle genti che abitano queste zone. Affascinante, invece, per la varietà delle danze che si svolgono in occasione delle festa che si tiene ogni anno a dicembre: tutta la comunità partecipa, i mercati sono più ricchi e colorati e lo spettacolo della “danza dei fucili” segna il culmine dell’evento.

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Libia – Ghat

Giochi di bambini nel villaggio di Ghat al confine con l’Algeria.

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Libia – Nei pressi di Djebel Arkanu

Nessun uomo dopo aver cono-sciuto il deserto può restare lo stesso. Porterà incisa per sem-pre dentro di se l’impronta del deserto...il più profondo dei suoi desideri è quello di ritornarvi. (Sir Wilfred Patrick Thesiger)

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Libia – Idhan Murzuq

Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende nel silenzio. (Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe)Fino alla fine del 1800 l’esistenza del Murzuq era ignota all’Europa. Rappresenta l’immagine stere-otipata che si ha del deserto: distese di dune ondulate a perdita d’occhio, montagne di sabbia alte fino a 200 metri che formano delle vere catene montuose dalle linee armoniche, sinuose e sensuali, con i colori che si alternano e sfumano, sotto un sole implacabile e un cielo blu cobalto che a secon-da delle ore accentua o attenua profili e modifica i colori.

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Libia

Dio ha creato il mondo per dare all’uomo una casa; il deserto perché vi trovi la propria anima. (Proverbio Tuareg)

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Libia – Jebel Acacus

Situato all’estremità sud occidentale del Sahara libico, il Jebel Akakus si estende per circa centocinquanta chilometri di lunghezza e trenta di larghezza. Offre uno scenario surreale di scuri monoliti che si ergono dalla sabbia del Sahara centrale. Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, presenta magnifici paesaggi creati dalle formazioni rocciose la cui bellezza è posta in risalto dalle sabbie desertiche. Su queste rocce, in epoche remote, l’uomo ha lasciato traccia del suo passaggio con incisioni e pitture, dove il colore veniva ricavato dai pigmenti della terra come l’ocra con una vasta gamma di sfumature dal giallo al rosso e bruno.

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I N F O U T I L I

LIBRI

G. Castelli Gattinara - Libia- Arte rupestre del Sahara – Polaris

J. Gandini - Libia del sud – Polaris

O. Dal Bosco e M.T. Grassi - Libia mediterranea e romana – Polaris

Mano Dayak - Sono nato con la sabbia negli occhi – Editrice Missionaria Italiana

Mano Dayak - Tuareg – Il popolo del deserto – Editrice Missionaria Italiana

Théodore Monod - Il viaggiatore delle dune – Bollati Boringhieri

Testi e foto di Fabiola Giuliani

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1) Come e quando è iniziata la passione per la fotografia?

Ho iniziato a fotografare 30 anni fa dando una mano al fo-tografo di matrimoni del mio piccolo paese, Michel. Lui fa-ceva le foto classiche di tutta la cerimonia, con inquadrature posate, io invece di nascosto con la mia Nikon FM e un tele-obiettivo, “rubavo” situazioni insolite tra gli invitati che non si accorgevano della mia presen-za, così da ottenere foto spon-tanee che arricchivano l’album. Con i suoi consigli ho imparato

molto sul come vedere foto-graficamente l’ambiente che mi circonda. Studiavo agraria ma con questa esperienza mi prefissai un obiettivo: diventa-re fotografo.

2) Quale corredo usi?

Attualmente lavoro con un cor-redo Nikon. Due D610 e una D700, con uno zoom 80-200, un 17-35 strepitoso, e un vec-chio nikkor 35-105. Agli occhi dei dilettanti può sembrare, questa superiorità di attrezza-ture, un aiuto al professionista

per ottenere buone fotografie, in realtà quello che conta dav-vero e che fa la differenza è il saper vedere, e fotografare dettagli o quello che magari gli altri non vedono affatto. Col tempo poi si affina l’occhio fo-tografico, giocato molto sulla composizione dell’inquadratu-ra e sulla qualità estetica. An-che gli interessi personali gio-cano un ruolo fondamentale per ottenere buone fotografie. Le manifestazioni della natura mi attraggono molto, gli ani-mali le geometrie e strutture di straordinaria bellezza stimola-no la mia curiosità.

3) Preferisci B/N o colore?

Il mondo che mi circonda è in-finitamente ricco di gradazioni e tonalità colorate che mi fan-no propendere più per il co-lore, e il mio lavoro comporta più un’esigenza documentati-va/scientifica, più che creativa estetica.

4) Per te la fotografia è arte o un modo di comunicare?

Come ti dicevo per me oggi la fotografia è fondere l’esi-genza di documentare un po-sto in modo più completo e interessante, col giusto mix di creatività ed estetica. Il fo-tografo oggi, secondo me dovrebbe essere la sintesi, di tecnica e arte. La tecnica si ap-

U N F O T O G R A F O A L M E S EIn questo numero vi presentiamo il nostro fotografo Vittorio Giannella autore del servizio Val d’Orcia a pag. 90

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prende facilmente ( diafram-mi, gradi Kelvin, profondità di campo ecc…) e una volta acquisita sulla propria macchi-na fotografica dovrebbe dare foto “tecnicamente” perfette. Ma come per un giornalista, le parole che rappresentano il suo articolo scritto, lo rendono interessante da leggere con l’uso di frasi giuste, così un fo-tografo con l’uso sapiente del-la luce e della conoscenza del luogo deve trasmettere il con-cetto giusto di quel posto. La foto artistica è più complessa, difficile da insegnare perché molto personale, astratta, uni-ca. Dipende dalla sensibilità, il gusto, il concetto di bellezza di ognuno di noi, di chi le fa. Per questo motivo alle mostre fo-tografiche davanti a immagini ben incorniciate, molti posso-no provare piacere perché le foto “trasmettono”qualcosa, ma ad altre possono risultare poco interessanti, insulse. Gli interessi del fotografo e di chi guarda sono il fattore per sti-molare la curiosità.

5) Se potessi fotografare un luogo perfetto quale sareb-be per te?

Tra le decine e decine di luo-ghi che ho visto uno in parti-colare mi ha entusiasmato a tal punto da dover, ad un certo punto, non guardare più, per-

ché avrei esaurito le schede fotografiche; i parchi nazionali del Cile del nord con il deserto di Atacama, un luogo dove la terra incontra il cielo. Vulcani attivi scintillanti di nevi perenni alti più di seimila metri, laghi salati, deserti e geyser che tra-sformano il paesaggio come in un girone infernale. Insomma l’infanzia della terra, cosi come doveva essere milioni di anni fa, un delirio per il fotografo.

6) Cosa cerchi in una fotogra-fia?

Congelare l’emozione che sto provando in quel preciso mo-mento, e siccome il mio me-stiere e fare il fotografo per me è come un dovere, riportare e tenere vivo il senso di bellezza e di meraviglia che il pianeta ci regala “un po’ come facevo da ragazzo con il mio allevamento di farfalle, quando, di notte, fo-tografavo la nascita di decine di ali colorate e le riprendevo da solo nel buio della mia ca-mera per poterle poi condivi-dere i giorni seguenti con gli amici e i miei genitori, incredu-li davanti al miracolo naturale che avviene senza che nessuno se ne accorga.

7) Svela un trucco della magia delle tue foto

Aspettare le luci giuste in un

determinato posto per coglie-re con l’obiettivo attimi di que-sti luoghi e creare un percorso visivo fuori dal consueto; at-mosfere, nebbie, alberi con gli occhi della poesia e che, pos-sibilmente, tocchino le corde dell’anima.

Vittorio Giannella,

53 anni, pugliese, fotografo freelance collabora con impor-tanti riviste di viaggi e turismo. All’estero ha realizzato foto per il magazine del New York Times, Terre Sauvage, Geo tedesco e francese, Times di Londra e in collaborazione con l’UNESCO ha realizzato un ser-vizio fotografico della Micro-nesia.

In questo numero vi presentiamo il nostro fotografo Vittorio Giannella autore del servizio Val d’Orcia a pag. 90

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www.lana.info/monte-san-vigilio

Monte San Vigilio 1.486-1.814 m Dove l’orologio pare essersi fermato Un’area dall’atmosfera romantica Per gli amanti della natura…

Völlan •Vigiljoch •TschermsBurgstall •Gargazon IM MERANER LANDFoiana •Monte S.Vigilio •CermesPostal •Gargazzone A MERANO E DINTORNI

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EIRLANDAPer il 150° del famoso poeta Yeats

menteITALIAGinostra

natura

CORSICALe Paillotes della costa nord/ovest

gustoETIOPIAIl salto del toro (Hamer)

corpo

GIORDANIAUna terra incantata

cuoreN E L P R O S S I M O N U M E R O

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