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Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus DAL 2014 DAL 2014 NOVEMBRE 2014 Anno I Numero 6 edizione gratuita /11 Arduino Un progeo completo di Gianmar- co Rogo, realizzato con Arduino, per l’analisi e l’elaborazione da ambientali tramite campionatura /26 Elemen filea Un arcolo sulle caraerische fisiche principali delle fileature per la realizzazione di elemen di fissaggio smontabili, le vi. /33 Cinema e animazione Nunzia Nullo ci presenterà “Guardiani della Galassia” il nuovo avvincente film sui personaggi dell’omonima collana di fume

CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

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Page 1: CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

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Il magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google PlusIl magazine della Community “AutoCAD, Rhino e SketchUp designers” su Google Plus

DAL 2014DAL 2014

NOVEMBRE 2014 Anno I Numero 6 edizione gratuita

/11 Arduino

Un progetto completo di Gianmar-

co Rogo, realizzato con Arduino,

per l’analisi e l’elaborazione dati

ambientali tramite campionatura

/26 Elementi filettati

Un articolo sulle caratteristiche

fisiche principali delle filettature

per la realizzazione di elementi di

fissaggio smontabili, le viti.

/33 Cinema e animazione

Nunzia Nullo ci presenterà

“Guardiani della Galassia” il nuovo

avvincente film sui personaggi

dell’omonima collana di fumetti

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La Comm. per progettisti, disegnatori tecnici ed appassionati La prima Community italiana, della piattaforma Google Plus sul CAD e le sue applicazioni, per

data di fondazione e numero di iscritti

BIM

CAD

CAD MEP

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Linguaggi CAD

Modellatori 3D

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Progettazione

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Stampa 3D

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Curiosità

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“Quando si vende

un libro ad una per-

sona, non gli si ven-

dono soltanto dodi-

ci once di carta con

inchiostro e colla,

gli si vende un'inte-

ra nuova vita.”

Christopher Morley

LA METTO IN CORNICE

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HOME PAGE

Direttore responsabile: Salvio Giglio Redazione: Nicola Amalfitano, Antonello Buccella, Gianmarco Rogo, Nunzia Nullo

Segretaria di redazione: Nunzia Nullo Redazione bozze: Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo

Gianmarco Rogo ci presenta un suo bel progetto sviluppa-to con Arduino: LM 35 per l’analisi dei dati. Sempre in questa rubrica, per il ciclo di puntate dedicate ai progetti stand alone, parleremo della tecnica del trasferimento diretto. Continua il discorso sulle filettature in Basi ed idee per la progettazione. La rubrica Cinema ed animazio-

ne di Nunzia Nullo presenta il film Guardiani della galas-sia. Per Designer's Story un omaggio alla signora del de-sign italiano recentemente scomparsa: Gae Aulenti. Per New Hardware for CAD analizzeremo la testina termica di estrusione di una stampante 3D. Tre belle in-terviste presenteranno due amici della Community CAD, G. Affè e F. Blecher, e un talentuoso maker campa-no, F. Lapiello, che ha brevet-

tato un particolare braccia-letto elettronico per guidare i non vedenti. Nicola Amalfi-tano ci parlerà del Bebop nella rubrica Musica. Chiu-dono questo numero i nostri corsi sulla BIM, su SketchUp e, dulcis in fundo, sulla geo-modellazione con SketchUp curata da Antonello Buccella.

Diario di bordo

hobbista

[hob·bì·sta ] sostantivo maschile e femminile Chi si dedica con impegno e continuità a un hobby.

rubriche corsi & tutorials PAG. 75 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM

di Salvio Giglio “Individuare obiettivi e categorie d’impie-go per la BIM”. IV PUNTATA

PAG. 78 CORSO DI BASE PER SKETCHUP di Salvio Giglio “Il comando per l’estrusio-ne SPINGI/TIRA ”. VI PUNTATA

PAG. 80 CORSO DI MODELLAZIONE GEOLOCALIZ-

ZATA PER SKETCHUP di Antonello Buccella “La modellazione del campanile” IV PUN-

TATA

PAG. 07 NEWS

PAG. 08 EDITORIALE di Salvio Giglio “Alla scoperta dei nuovi protagonisti della III Rivoluzione Industriale”

PAG. 11 ARDUINO di Gianmarco Rogo “LM35: analisi ed elaborazione dei dati” ; PAG. 19 di Salvio Giglio “La fotoincisione e il bromògrafo” III PUNTATA

PAG. 26 BASI PER IL DISEGNO E LA PROGET-

TAZIONE di Salvio Giglio “Elementi di fissaggio smontabili: le viti” II PUNTATA

PAG. 33 CINEMA E ANIMAZIONE di Nunzia Nullo “Guardiani della Galassia”

PAG. 36 DESIGNER’S STORY di Salvio Giglio “Gae Aulenti”

PAG. 41 INTERVISTA di Salvio Giglio “Giuseppe Affè”; PAG. 43 “Frank Blecher”

PAG. 55 LIBRI di Roberto Angeletti “GIS Open Source per geologia e ambiente”; PAG. 57 “Intervista a Valerio Noti”

PAG. 59 MAKER & START UP di Salvio Gi-glio “Intervista a Fabrizio Lapiello”

PAG. 63 MUSICA di Nicola Amalfitano “Il Bebop”

PAG. 67 NEW HARDWARE FOR CAD di Salvio Giglio “Estrusore di una stampante 3D” VII PUNTATA

eventuali & varie PAG. 82 UMORISMO

PAG. 83 GIOCHI

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HOME PAGE

Cos’è CADZINE è una rivista gratuita nata in

seno alla Community di “AutoCAD, Rhino & Sket-

chUp designer” per informare & formare disegnatori tecnici e

appassionati sul CAD ed i suoi “derivati”.

La pubblicità Le inserzioni pubblicitarie pre-

senti sono gratuite e sono create e pubblicate a discrezione della

redazione.

Per contattarci Vuoi segnalarci un argomento?

Vuoi suggerirci delle modifiche? Vuoi segnalarci degli errori?

Vuoi pubblicare un tuo articolo? Scrivi una mail a:

[email protected]

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CADZINE è solo uno dei progetti crossmediali in corso legati alla

nostra Community… Visita il nostro sito

cadzine.jimdo.com e, se ti garba, collabora con noi

mettendo a disposizione di tutti e gratuitamente le tue cono-scenze. Sarai il benvenuto!

Segretaria di redazione: Nunzia Nullo Redazione bozze: Nicola Amalfitano, Nunzia Nullo

Impaginazione, pubblicità e progetto grafico: Salvio Giglio Editore: Calamèo (Hachette)

E’ consentita la riproduzione di testi, foto e grafici citando la fonte e inviandoci la copia. La pubblicazione è CopyLeft & Open Access ;-)

Pensandoci bene

Il piacere di avere un hobby “complicato” Presi ogni giorno da mille e mille cose, mille e mille distrazioni abbiamo dimenticato

o addirittura, in alcuni casi, mai conosciuto il piacere di avere un hobby. Chi come me ha già superato i quaranta ricorderà con molto piacere i passatempi ante-informatici che animavano le nostre giornate negli anni ’70 e ’80, quando a farla da padrone non erano i Social e la TV ma delle polverose cantinole in cui si costruivano plastici fer-roviari, si allestivano piccoli laboratori di elettronica per realizzare apparati ricetra-smittenti, modellini telecomandati e tanti altri hobbies “complicati” che facevano tra-scorrere qualche ora piacevolmente impegnati a metter su qualcosa di bello ed utile, insieme a fratelli maggiori, padri ed amici per poi andare in giro, tutti fieri, a mostra-re il lavoro finito. Il miglior rimedio per sconfiggere il nichilismo imperante dei giorni nostri? Riscoprire ed animare quelle cantinole polverose con un bel hobby complica-

to in compagnia di un buon amico con cui condividerlo! ;-)

hobbista

[hob·bì·sta ] sostantivo maschile e femminile Chi si dedica con impegno e continuità a un hobby.

corsi & tutorials PAG. 75 CORSO DI ORIENTAMENTO ALLA BIM

di Salvio Giglio “Individuare obiettivi e categorie d’impie-go per la BIM”. IV PUNTATA

PAG. 78 CORSO DI BASE PER SKETCHUP di Salvio Giglio “Il comando per l’estrusio-ne SPINGI/TIRA ”. VI PUNTATA

PAG. 80 CORSO DI MODELLAZIONE GEOLOCALIZ-

ZATA PER SKETCHUP di Antonello Buccella “La modellazione del campanile” IV PUN-

TATA

eventuali & varie PAG. 82 UMORISMO

PAG. 83 GIOCHI

Al fine di offrire ai nostri lettori un ulteriore accessorio per lo sviluppo dei PCB, è stato realiz-zato un modello 3D di bromografo, scaricabile dalla Warehouse di Trimble, il cui il progetto esecutivo e la lista ma-teriali sono contenuti nell’inser-to speciale allegato a questo nu-mero e scaricabile da

in formato PDF.

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NEWS gli ultimi post prima di andare in stampa

DANIMARCA. Un bell’esempio di architettura sociale è sicu-ramente quello offerto dallo studio di architettura dane-se CEBRA che ha appena ulti-mato un progetto paradigmati-co per un nuovo centro di assi-stenza H24 per l’infanzia disa-giata ed emarginati a Kerte-minde. La costruzione è rive-stita con piastrelle e legno adotta i caratteri tipologici del tessuto urbano locale col fine di ricreare un ambiente fami-liare ai piccoli ospiti. Si tratta

di un edificio moderno, adatta-to alle speciali esigenze di chi vi risiede. La "Casa del Futuro dei bambini” è una combina-zione tra una casa tradiziona-le, resa estremamente sicura, è un centro per l’infanzia pensa-to per assecondare sia le esi-genze pedagogiche contempo-ranee, sia quelle dei bambini in essa ospitati per rispettare le loro esigenze in termini di assistenza, formazione, sog-giorno e gioco. S. G

ROMA. Un nuovo impianto di illuminazione della Cappella Sistina, con una soluzione OSRAM che valorizza la bel-lezza degli affreschi, tutelando gli aspetti di conservazione materiale e morale del luogo, è stato installato impiegando ben 7.000 LED. Le nuove lam-pade permettono di ammirare le straordinarie opere d'arte del luogo con una luce che neanche Michelangelo e gli altri autori dei dipinti poteva-no immaginarsi. Il visitatore può finalmente osservare e

studiare dettagliatamente, come mai prima d’ora, le scene riprodotte sulla volta con un realismo unico. Il sistema, installato nei mesi scorsi, è stato progettato per offrire prestazioni di illuminazione più̀ elevate proteggendo al contempo le opere d’arte. Inol-tre, esso permetterà̀ di ridurre il consumo di energia fino al 90% rispetto all'impianto pre-cedente. Il progetto è stato finanziato dall'Unione Euro-pea. S. G.

PARIGI. Un complesso di ar-chitettura sociale è sorto nel centro storico di Parigi. Il pro-getto è stato ideato e condotto dallo studio francese Vous Etes Ici Architectes. Il com-plesso è ubicato nel V Arron-dissement, il più antico della città, sulla Riva Sinistra della Senna vicino al Quartiere Lati-no, frequentato da sempre da artisti, giovani e universitari e meta ambita di turisti. Il con-corso vinto nel 2008 vede il suo completamento a marzo di quest’anno. Il successo delle case passive ideate dal VEI nasce dalla volontà di preser-vare le preesistenze, offrendo contemporaneamente anche 11 alloggi di social housing più 2 locali di servizi. La disposizio-ne del complesso abitativo è stata studiata per offrire un’il-luminazione diretta al cortile della vicina scuola materna sviluppando anche passaggi pedonali aerati e illuminati naturalmente. L’edifico parigi-no è formato da un unico bloc-co di case passive per uno sviluppo totale di 1500 mq. I vuoti originano dei percorsi evidenziati da vivaci rivesti-menti e pavimentazioni di resina arancione spezzando così il grigiore dei freddi e pio-vosi inverni parigini. S. G.

L'AQUILA. Sulla omonima piazza campeggia imponente la chiesa di S. Silvestro all'in-terno di uno spazio che vede altre importanti costruzioni, come il palazzo Branconio e quello dei Rustici. Edificata tra il XIII ed il XIV secolo, per vo-lontà degli abitanti del castello di Collebrincioni, uno dei ca-stelli raggruppati da Federico II, la chiesa ha subìto nei secoli successivi diversi rimaneggia-menti e restauri, soprattutto a seguito di eventi disastrosi come i terremoti che più volte ne hanno causato la distruzio-ne, a partire da quello del 1461. L'ultimo intervento di restauro, avvenuto tra il 1967 e il 1969, ha ripristinato l'antica struttu-ra medievale, spogliando la costruzione delle aggiunte di matrice barocca. Dopo l’ultimo terremoto sono state recupera-te la facciata della chiesa e la torre campanaria dell’800. I lavori sono costati 4 milioni di euro, ricavati dal maxi com-plesso di bandi, 70 milioni di euro destinati al recupero di 7 monumenti aquilani, emesso nell'agosto 2013 dalla direzione regionale per i Beni culturali dell'Abruzzo. Lo scorso 13 mar-zo l'appalto è stato definitiva-mente aggiudicato, con il crite-rio dell'offerta economicamen-te più vantaggiosa, alla ATI formata dall'aquilana Tecno-group S.r.l. e dalla romana Cosmav S.r.l.. A. B.

Luci nuove per la Cappella Sistina

Social housing

La facciata della chiesa di S. Silvestro

La casa del Futuro dei bambini

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EDITORIALE

A prirò questo editoriale con una mia presuntuo-sissima riflessione: cre-do di aver creato con la

Community CAD A R S e con que-sta rivista un qualcosa di vera-mente bello, valido ed utile; un punto di osservazione strategico da cui studiare parte dell’evoluzio-ne di uno straordinario processo storico che si chiama III Rivoluzio-ne Industriale. Spesso immagino il mio account di G+ come uno di quei casotti per la pesca chiamati trabucchi, tanto somiglianti a delle palafitte, piazzati sulla riva del mare o di un fiume e da cui si gode anche un certo panorama del po-sto. Per pescare basta solo calare una rete e aspettare un po’ di tem-po. Purtroppo, come pescatore, non ho sufficienti mezzi culturali per offrire ai miei lettori tutti gli aspetti di questa straordinaria evoluzione che, più o meno co-scientemente, volenti o nolenti,

stiamo vivendo. In ogni caso, a partire da questo numero, ho deci-so di creare una nuova rubrica MA-

KER & START-UP in cui intervisterò i personaggi più significativi del circuito G+ che, con la loro enorme voglia di fare e di essere autonomi e con le loro straordinarie realiz-zazioni, rappresentano dei modelli da seguire ed imitare, specialmen-te per i giovanissimi. La rubrica si inaugura con l’intervista a Fabrizio Lapiello ad un giovane laureando in informatica molto talentuoso, volitivo e coraggioso, che ho avuto l’onore di conoscere personalmen-te lo scorso 16 aprile al Centro Di-rezionale di Napoli, al termine di un affollatissimo evento: il Mobile Innovation Day, ospitato dall’Uni-versità degli Studi di Napoli Par-thenope, di cui lui è uno dei princi-pali curatori responsabili. Poco prima, Fabrizio aveva realizzato il suo Ultrasonic Sight, un sensore elettronico per guidare nel caos delle nostre città i non vedenti, nato, manco a dirlo, proprio con Arduino. Come leggerete nell’arti-colo, Fabrizio ha realizzato la sua start-up LAPIELLO SOLUTIONS qui in

Campania, a Mondragone (CE), e quanto valore simbolico c’è dietro questo piccolo brand nascente! Queste sono le migliori risposte da dare a quanti ancora pretendono un Mezzogiorno arretrato e nelle mani di clan malavitosi. Quanto mi piacerebbe trasmettervi il mio orgoglio e la mia soddisfazione nell’osservare l’operato di questi ragazzi che, nonostante siano così poco seguiti dalle istituzioni uni-versitarie, troppo prese dalle loro beghe gestionali ed economiche, si rimboccano le maniche, studiano e lavorano senza disperdersi in inutili teoremi socio-politici e rea-lizzando dei risultati utili all’eco-nomia e al prestigio dell’intero Paese. Mi sento fortunato e orgo-glioso mentre rileggo ancora una volta l’articolo di Gianmarco Rogo, nato da un esperimento su Ardui-no per una sua ricerca a supporto di un esame universitario, sulla teoria dei segnali che costituisce un tutorial lodevole per chiarezza e sintesi, nonostante la complessi-tà degli argomenti trattati. Questi ragazzi sono solo due di quelli che a me già appaiono come dei prota-

di Salvio Gigl io

Alla scoperta dei nuovi protagonisti della III Rivoluzione Industriale

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EDITORIALE

gonisti della nuova Rivoluzione Industriale che non è, specialmen-te negli effetti socio-economici, molto dissimile dalle due prece-denti se non per il tratto globaliz-zante, questa volta molto più effi-cace e potente grazie ai nuovi me-dia. Non ce ne rendiamo ancora conto ma facciamo già parte di un contesto storico che un giorno sa-rà rimpianto e studiato da genera-zioni di storici. Con ogni probabili-tà, su di un qualche supporto per la consultazione, un giorno si potrà leggere un qualcosa del genere: “Il secolo XXI ha rappresentato nella storia umana un’epoca di profonde trasformazioni economi-che e sociali, originate in gran par-te dagli effetti della III Rivoluzione Industriale, dalla spinta del pro-gresso tecnico e scientifico e dall’affermazione della democra-

tizzazione e del liberalismo quasi a livello planetario. L’applicazione nel settore industriale delle sco-perte tecniche e scientifiche pro-vocò profonde conseguenze anche sul piano dell'organizzazione del lavoro e delle strutture economi-che, finanziarie e commerciali. Anche se il lavoro pesante e peri-coloso, almeno in parte, non era più legato alla sola mano dell'uo-mo, una nuova forma di cyber arti-gianato, scaturita dalle filosofie Open Access e Copy Left di quei primi decenni del nuovo millen-nio, tornava a dare grande impor-tanza all'impegno e alla fantasia dell'artigiano che controllava il processo produttivo dal principio alla fine avvalendosi di nuovi stru-menti creativi come le MCU e le stampanti 3D per realizzare le sue idee. Con l'avvento di queste nuo-

ve macchine non occorreva più un grande capitale, come era avve-nuto in passato, per finanziare im-pianti e attrezzature. Questa novi-tà annichiliva definitivamente la figura del capitalista, del capitano d'industria, unico organizzatore e pianificatore della produzione, per essere sostituita da quella del Ma-ker e del Team in cui, democrati-camente, idee e progetti vengono messi a confronto e realizzati rapi-damente per poi essere condivisi apertamente in rete, discussi e rielaborati quasi infinitamente. Le conoscenze ora sono subito dispo-nibili a quanti desiderano cimen-tarsi nelle nuove tecnologie all’al-ba di un secolo le cui sorti erano, per volere della Storia, ancora nel-le mani dell’umanità…”

Fabrizio Lapiello - CdL in Informatica presso l’Università

di Napoli Parthenope

Gianmarco Rogo - CdL in Ingegneria Biomedica presso

l’Università degli Studi di Napoli Federico II

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ARDUINO

V i do il benvenuto al re-soconto del mio ultimo esperimento, da cui ho tratto questo nuovo tu-

torial, in cui utilizzo Arduino UNO per monitorare la temperatura esterna e, ad intervalli regolari a scelta, aggrego i valori su un fi-le .csv strutturando i dati per una successiva analisi. Inoltre, dispon-go di un modulo bluetooth per l’in-vio in tempo reale dei dati (tempo e temperatura) su un dispositivo bluetooth abilitato alla ricezione seriale, smartphone o PC che sia. In particolare, vedremo: Arduino UNO con MegunoLink

Pro (software per elaborazioni dei dati);

real-time plotting con Meguno-Link Pro;

come strutturare i dati in modo intelligente (e successiva anali-si);

scrittura su memoria MicroSD (tramite libreria “SD.h”);

invio dei dati tramite periferica bluetooth;

utilizzo di un filtro a media mobile (Moving-Average Filter) con Excel 2013.

Passiamo in rasse-gna i componenti utilizzati per que-sto progetto: Arduino UNO; Arduino Ethernet Shield (ci ser-

virà solo per la scrittura su Micro-SD);

Micro-SD (la capacità non è rile-vante);

Sensore di temperatura LM35 (o equivalente);

Modulo Bluetooth HC-06 (o equi-valente);

1 led rosso; 1 led verde; Breadboard e cavi collegamento. Come osserviamo dallo schema di Fig. 2, realizzato con Fritzing1, l’e-

thernet shield viene praticamente a sovrapporsi all’Arduino UNO col-legando direttamente ogni pin. Sarà dunque essa ad interfacciarsi con la breadboard e tutti i suoi col-legamenti.

di Gianmarco Rogo

LM35: analisi ed elaborazione dei dati

Questo progetto è nato per rispondere all’esigenza di ap-profondire ed applicare praticamente le basi teoriche acqui-site con lo studio della Teoria dei Segnali. Le sue potenzia-lità applicative sono notevoli poiché offre un’ottima risposta per chi è alla ricerca di un progetto di device capace di rile-

vare la temperatura ambientale capillarmente, magari an-che implementabile nel controllo di apparecchiature per il trattamento e il condizionamento dell’aria in locali speciali

come biblioteche ed archivi, camere sterili, ecc.

Fig. 1, LM35: monitoraggio ed elaborazione dei dati con un sensore di temperatura (foto G. Rogo)

1. È un software libero per la progettazione elettronica (EDA) focalizzato sul passaggio da semplici prototipi (basati sulla breadboard) al circuito stampa-to da inviare alla produzione. È stato sviluppato dall'Interaction Design Lab della Fachhochschule Potsdam (Università di scienze applicate di Potsdam).

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ARDUINO

Fig. 2, schema di assemblaggio del progetto realizzato con Fritzing

Fig. 3, uno snapshot di MegaunoLink Pro

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ARDUINO

In questo sketch si notano anche 2 led (1 rosso, 1 verde): il motivo di questa implementazione è pura-mente dimostrativa. La loro fun-zione è quella di fornire un feed-back visivo delle operazioni inter-ne al micro-controllore. In partico-lare, il led rosso lampeggerà ogni qualvolta viene scritto un dato sul file templog.csv; invece, il led ver-de lampeggia quando gli stessi dati vengono inviati al dispositivo bluetooth. Entrambe le operazioni vengono eseguite a frequenze dif-ferenti; per tale motivo è utile (ma non indispensabile) ricevere una notifica del loro corretto funziona-mento. PASSO 1: CONOSCERE MEGUNOLINK PRO Sono entusiasta nel presentar-vi MegunoLink Pro (MLP): si tratta di un utile software per l’analisi e la manipolazione dei dati generati direttamente da Arduino. A pri-mo impatto, la UI può sembrarvi davvero poco amichevole ma, fida-tevi, presto vi abituerete e scopri-rete le sue potenzialità. Per utilizzare il programma è suf-ficiente collegare Arduino alla porta COM del nostro PC (come avviene normalmente durante il caricamento di uno sketch), avvia-re MegunoLink Pro e selezionare nella schermata “Connection Ma-nager” i giusti parametri per poi avviare la connessione; di tutto ciò vediamo uno snapshot in Fig. 4. Per verificare il corretto funziona-

mento, possiamo navigare diretta-mente nella schermata MONITOR, come in Fig. 3, (l’equivalente del monitor seriale dell’IDE di Ardui-no) e trovare l’output di uno sketch già caricato su Arduino. Se cosi non fosse provate ad eseguire i passi preliminari di cui riporto una schermata in Fig. 5. Giusto a titolo informativo, MegunoLink Pro ha tantissime funzionalità (Mapping, Interface Panel, Time plot, Log to file, ecc.) ma in questo tutorial vedremo solo co-me plottare dati sugli assi X e Y (X-Y PLOT), così come in Fig. 6, ri-mandando i lettori ad altre occa-sioni in cui approfondiremo me-glio anche questi aspetti. Sono certo che, a questo punto, vi stare-te sicuramente chiedendo: “Come riesce MegunoLink Pro a interpretare autonomamente i dati forniti da Arduino e tracciare la funzione?”. Semplice: MLP utilizza dati strut-turati2 del tipo: {XYPLOT:Temperatura|DATA|temp|20|31.25} in cui: XYPLOT: definisce il tipo di ana-

lisi che vogliamo condurre sui dati; in questo caso “plotting su-gli assi X-Y”;

Temperatura: nome del canale (opzionale ma utile se desideras-simo ad esempio monitorare, oltre alla temperatura, anche l’umidità: creeremo allora 2 ca-

nali rispettivamente “Temperatura” e “Umidità”);

DATA: è il comando standard associato a XYPLOT; definisce il susseguirsi di una lista di coppie X-Y;

temp: è il nome che abbiamo scelto per la sequenza di valori da rappresentare;

20|31.25: sono rispettivamente le coordinate degli assi X-Y.

Nota: tutti i parametri devono es-sere divisi da un separatore identi-ficato con il carattere “|”; le strin-ghe, invece, inizieranno e termine-ranno con le parentesi graffe. Ta-li informazioni, così strutturate, possono essere inviate in output con 2 modalità differenti: utilizzando la libreria “MegunoLink.h”

MyPlot.SendData(“temp“, 20, 31.25);

utilizzando un output grezzo, del tipo:

Serial.print(“{XY-PLOT|DATA|Temperatura|”); Serial.print(asseX); Serial.print(“|”); Serial.print(asseY); Serial.println(“}”);

Nel mio sketch utilizzerò entrambi per esigenze differenti che capire-te nei prossimi paragrafi. PASSO 2: SKETCH SU ARDUINO La scrittura di questo sketch non è particolarmente complicata per-tanto inserirò i commenti nelle

2. Si pensi ai puntatori che, in programmazione, sono tipi di dati rappresentanti la posizione di elementi del programma, usando indirizzi di memoria di questi. Nel nostro caso l'uso dei puntatori è reso necessario proprio per costruire strutture dinamiche di dati, cioè dalla forma non prevedibile a priori e/o variabile nel tempo, come: grafi, alberi, liste e così via. Un'altra applicazione classica dei puntatori consiste nel simulare il passaggio di parametri per riferimento in quei linguaggi che dispongono solo di passaggio di parametri per valore.

3. E’ un FOSS per l’emulazione di diversi tipi di terminale per comunicazioni per computer , da VT100 a VT382. Supporta telnet, SSH 1 e 2 e le connessioni di porta seriale. Possiede anche un linguaggio di script macro built-in, supporta Oniguruma e altri plugin utili.

Fig. 4, il Connection Manager per la gestione e l’avvio della connessione

Page 14: CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

1414

ARDUINO

Fig. 6, il plottaggio dei dati sugli assi X e Y (X-Y PLOT)

Fig. 5, i tre passaggi necessari per la configurazione della porta seriale (1); per la sua installazione (2) e l’installazione del Monitor (3)

Page 15: CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

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ARDUINO

righe di codice per spiegare facil-mente il funzionamento, ove ne-cessario. E’ d’obbligo fare una pre-messa affinché siano chiare le scelte di alcune implementazioni nel codice sorgente: questo proget-to è da intendersi “stand-alone“ ovvero ho cercato di rendere il più possibile indipendente il funzio-namento di Arduino dal PC. Dun-que, non utilizzeremo mai (se non per scopi di debugging) il monitor seriale USB per la ricezione dei dati, piuttosto comunicheremo via bluetooth. Codice sorgente:

http://pastebin.com/M1uXxFqk PASSO 3: ANALISI DEI DATI Bene, una volta caricato lo sketch, e lasciato in esecuzione per una ventina di minuti, possiamo fare le prime analisi. A questo punto sap-piamo che Arduino sta eseguendo in loop principalmente tre impor-tanti operazioni: lettura della tem-peratura esterna; invio dei dati via bluetooth per una consultazione istantanea, casuale; scrittura dei dati su MicroSD per analisi suc-cessive (logging).

Lettura dei dati via bluetooth A questo proposito ho installato un semplice monitor seriale sul mio smartphone Android: Bluetooth Terminal (ce ne sono tantissimi, ne potete scegliere uno qualsiasi). I passi da eseguire sono quindi semplicissimi come quelli di Fig. 7. Nota: in alternativa, è possibile collegare alla periferica bluetooth anche un PC che supporti tale con-nessione. Vi consiglio di utilizzare Tera Term3 come monitor per Win-dows. Come potete osservare da quest’ultima immagine, una volta stabilita la connessione, i valori di

Fig. 7, passaggi necessari per stabilire la connessione bluethooth

Fig. 8, elaborazione dei dati con Excell 2013

Page 16: CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

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ARDUINO

temperatura sono già formattati per MegunoLink Pro. Questa scelta è voluta: con MLP, infatti, è possi-bile anche plottare i valori sce-gliendo come sorgente la connes-sione bluetooth del vostro PC e, quindi, wireless. Scrittura dei dati su Micro-SD: il file “templog.csv” Il file “templog.csv” contiene i

campioni di temperatura raccolti con il sensore LM35 ad intervalli regolari; i primi 10 campioni si presenteranno quindi in questo modo: START 1,22.95 2,20.51 3,20.02 4,20.51 5,20.51

6,21.00 7,21.00 8,20.02 9,20.51 10,20.02 Ho scelto di ordinare i campioni progressivamente secondo l’incre-mento lineare di un numero intero che simula il tempo (o meglio la frequenza di campionamento). Dunque, all’istante di tempo T1,

Fig. 9, il filtro a media mobile, con passo 3, esegue la media dei precedenti tre valori e li restituisce in uscita

Fig.11 il grafico ottenuto dagli otre 4900 campioni in circa tre giorni di rilevamento

Fig.10 il paragone tra la rappresentazione SENZA filtro MA in blu, e CON filtro MA in arancione

Moving Average

Page 17: CADZINE n° 6, novembre 2014, ANNO I

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ARDUINO

Fig.12, finestra per il settaggio del filtro a media mobile

osservo 22,95 °C, a T2 osservo 20,51 °C e cosi via… Inoltre è importante indicare l’avvio della scrittura del file con un marcatore (in questo caso ho scelto la parola “START“) poiché, in caso di interruzione im-prevista dell’alimentazione, la va-riabile che indica l’asse dei tempi ricomincerebbe il conteggio da capo, allegando i nuovi valori allo stesso file “templog.csv”. Questo causerebbe un’incongruenza di dati durante l’elaborazione dell’as-se X! Con il marcatore, invece, pos-so manualmente aggiustare il con-teggio al ripresentarsi della parola “START”, aggiungendo un valore di offset. Plottare questi dati sarà fa-cilissimo in quanto sono dei sem-plici valori separati da virgola (tempo, temperatura); qualunque foglio di calcolo è in grado di im-portarli indicando, per l’appunto, come carattere di separazione la virgola. Passo 4: elaborazione dei dati con Excel 2013 Siamo giunti, quindi, all’ultima fa-se che, a mio avviso, é la più inte-ressante! Dopo ore (se non giorni) di registrazioni, siamo ora in grado di analizzare, e quindi elaborare, questa mole di dati su un foglio elettronico. Come già detto, impor-tare il file “templog.csv” in Excel, come in Fig. 8, è un’operazione ba-nale; per comodità ho usato la sui-

te Microsoft Office ma potete ese-guire la stessa operazione anche in Google Spreadsheet! A questo punto vi ricordo che, in questo ar-ticolo, troverete alcuni riferimenti ipertestuali contrassegnati da un hashtag; per visualizzarli collega-tevi al mio blog: http://rogosprojects.wordpress.com/ Ora, se desiderate vedere una de-mo del foglio elettronico in Drive, cliccate dal mio blog: #rogosprojects – Templog.csv. Dalla rappresentazione dei dati sugli assi cartesiani, si evince che, in intervalli prossimi tra loro, si verificano spesso dei “salti”, anche se piccoli, dovuti alla discreta pre-cisione del sensore LM35. Tali di-scontinuità possono essere “addolcite” tramite l’utilizzo di ap-positi filtri. Uno dei più interes-santi che potrebbe fare al caso no-stro è sicuramente il filtro a media mobile (Moving Average Filter). Semplificando di molto la tratta-zione dei sistemi filtranti, cercherò di essere quanto più pratico possi-bile nella spiegazione che richie-derebbe, invece, anche una buona trattazione a livello teorico. Il filtro a media mobile Trattasi di un particolare sistema filtrante che, data una sequenza di valori in ingresso, riporta in uscita la media dei valori per un dato in-tervallo mobile, Fig. 9. Così facen-

do, la funzione ottenuta risulterà notevolmente alleggerita, Fig. 10. Compresa l’utilità del filtro a me-dia mobile, vediamo come risulte-rebbe la sua applicazione sui cam-pioni registrati nel nostro progetto, Fig. 11: per approfondimenti vi al-lego il foglio elettronico su Drive: #rogosprojects – Templog5.csv. E’ evidente che la funzione risultante è notevolmente semplificata (in rosso) poiché deriva da un’appros-simazione dei campioni realmente misurati (errore introdotto dal fil-tro). Applicare il filtro MA è risul-tato semplice utilizzando Micro-soft Excel 2013 (in alternativa, è possibile realizzare lo stesso filtro con MATLAB, Simulink o simili). E’ stato sufficiente, infatti: importare i dati su una colonna; navigare in Dati > Analisi dei

dati; selezionare Moving Average (o

media mobile); definire l’intervallo dei valori in

ingresso, l’intervallo di campio-namento e l’intervallo dei valori in uscita in una nuova colonna;

opzionalmente, spuntare anche l’opzione per il grafico in output cosi da ottenere una rappresen-tazione dei campioni filtrati, Fig. 12.

Detto questo, vi ringrazio per l’at-tenzione prestatami e vi do appun-tamento al prossimo esperimento con Arduino :-)

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E d eccoci qua per una nuova puntata su come realizzare i nostri PCB derivati dagli esperimen-

ti fatti con Arduino o tratti da qual-che rivista di elettronica. Ci occu-peremo ora di una tecnica di ripro-duzione su basette ramate dei no-stri elaborati grafici per i circuiti stampati, molto superiore a quella del trasferimento diretto chiamata fotoincisione. Sappiate che la sco-perta di questa tecnica di stampa, come di tante altre invenzioni, si fonda sull’assunto: “La necessità aguzza l’ingegno”, un modus pen-santi che più di tutti distingue il genere umano dal resto delle crea-ture che popolano il nostro piane-ta. Scopriamo perché… CENNO STORICO Siamo alla fine del 1700 quando, in Germania, il commediografo au-striaco Johann Alois Senefelder, per problemi economici, non ave-

va più credito dagli editori per stampare le sue opere. Fu questa la molla che spinse l’ingegnoso autore a realizzare una tecnica innovativa per aggirare l’acquisto di una pressa per la stampa, i rela-tivi set di caratteri e la carta. Si immerse così in un lungo periodo di ricerca fatto di tantissime prove ed errori. La tenacia di Senefelder, alla fine, fu premiata nel 1796, quando scoprì che era possibile fare delle stampe im-piegando una par-ticolare pietra cal-carea a grana fi-nissima reperibile g r a t u i t a m e n t e presso una cittadina della Media Franconia, in Baviera: Solnhofen. Questo calcare molto duro e di fa-cile lavorabilità, permise all’inven-tore austriaco la realizzazione di un procedimento che rappresenta il primo processo litografi-co (dal greco λίθος, lìthos, "pietra" e γ ρ ά φ ε ι ν , g r à p h e i n , "scrivere") nella storia della stam-pa e che consisteva dei seguenti passaggi:

taglio della lastra matrice con uno spessore oscillante tra i 6 ed i 12 cm per sopportare la pressione del torchio da stam-pa;

levigatura superficiale della lastra con pomice o sabbia;

scrittura al negativo del testo utilizzando un inchiostro molto oleoso, di sua invenzione, facil-mente trattenuto dal calcare;

spennellatura della superficie destinata alla stampa della la-stra master con una soluzione liquida di acido nitrico, gomma arabica acidificata e acqua chiamata "preparazione" che trasforma tutte le zone della lastra calcarea non protette dall'inchiostro litografico in nitrato di calcio di facile rimo-zione con della semplice acqua;

immersione della lastra master

La fotoincisione e il bromògrafo

III puntata

di Salvio Gigl io

Fig. 1, il modello di bromografo proposto nell’inserto allegato a questo numero di CADZINE.

Per coloro che sono a digiuno di elettronica parliamo della tecnica della fotoincisione che permette di realizzare dei circuiti stampati molto precisi paragonabili a quelli professio-nali degli anni ‘80 e ‘90 dello scorso secolo. Spinto dall’entu-siasmo per questo ritorno dell’elettronica hobbistica ho rea-lizzato un progetto di bromografo da costruire a casa con pochissima spesa.

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nell’acqua per un giorno per rimuovere completamente le parti superflue dal master e far assorbire alla pietra una certa quantità d’acqua necessaria alla successiva fase di stampa;

posizionamento della lastra bagnata sulla base del torchio strisciante, sempre di sua in-venzione, con la superfice trat-tata rivolta verso l’alto;

inchiostratura della superficie in rilievo del master che avvie-ne passando un rullo di gomma intriso d’inchiostro litografico, che aderisce solo sulla parti impresse mentre, invece, viene respinto dalle parti ancora inu-midite dall’acqua;

posizionamento del foglio di

carta da stampare sulla lastra a cui se ne aggiungono anche degli altri ed un cartone grassa-to con lo scopo di distribuire uniformemente la compressio-ne sulla lastra ed evitando che il foglio si rovini sotto il piano del torchio e alla fine il tutto viene compresso;

asciugatura del foglio. Il torchio realizzato da Senefelder, a differenza da quelli tradizionali, esercitava la forte pressione ne-cessaria alla stampa trasversal-mente alla latra master evitando così la rottura della stessa. Se ci pensate bene, questa tecnica so-miglia tantissimo a quella del tra-sferimento diretto che abbiamo trattato nella scorsa puntata! La

scoperta del geniale commedio-grafo austriaco apre così la strada allo sviluppo della fotoincisione tecnica sviluppata grazie alle ri-cerche del francese Nicéphore Niépce, nate per sopperire alle sue scarse capacità di disegnatore, che cominciò già dal 1797 i suoi studi sulle proprietà della luce e sulla camera oscura durante un periodo di soggiorno a Cagliari. Dopo alcuni anni dedicati ad altre ricerche, dal 1816 riprese i suoi studi sulle proprietà fotosensibili di due sostanze: il cloruro d'argen-to e il bitume di Giudea, un tipo di asfalto solubile nell'olio di lavanda che indurisce appena è esposto alla luce. Proprio con questa so-stanza, nel 1822, raggiunge un ri-

Johann Alois Senefelder e il principio di funzionamento del suo torchio

Da sinistra: Joseph Nicéphore Niépce; incisione originale del cardinale D'Amboise del 1650; copia eliografica dell’incisione del 1816

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sultato significativo con la sua pri-ma immagine disegnata dalla luce solare, che lui chiamò eliografia, replicando un’incisione del cardi-nale Georges D'Amboise. Niépce aveva cosparso una lastra di peltro con il bitume a cui sovrappose l'in-cisione del cardinale per poi esporre il tutto alla luce solare. Il bitume fu impressionato e indurì li dove la luce riusciva a raggiungere la lastra di peltro attraverso le zo-ne chiare dell'incisione e, in tal modo, non poté essere eliminato dal successivo lavaggio con olio di lavanda. La superficie rimasta sco-perta venne poi scavata con dell'acquaforte e la lastra finale poté così essere impiegata per la stampa. Da questa invenzione sca-turirà qualche anno dopo la foto-grafia e tante altre tecniche affini per la riproduzione fotografica. CAMPI DI IMPIEGO Sono trascorsi due secoli circa dal-la scoperta della fotoincisione e fondamentalmente la tecnica non è molto cambiata: una lastra foto-grafica, in negativo o positivo, ospita l’immagine del testo o dell’illustrazione che si vuole ri-produrre, con essa viene realizzata una maschera, che serve da sago-ma per l’erosione chimica, appli-cando uno strato di materiale foto-sensibile come la gelatina bicro-

mata o fotopolimeri sensibili alla luce. I campi di applicazioni della fotoincisione sono tantissimi: nelle arti grafiche è utilizzata

come processo di intaglio chi-mico di metalli e lastre di pietra;

in elettronica, come vedremo tra poco, viene adoperata per rica-vare circuiti stampati con estre-ma precisione;

nel modellismo col suo impiego si ottengono particolari detta-gliatissimi di difficile realizza-zione con altre tecniche;

nella stampa è adoperata per la realizzazione di matrici metalli-che di testi e illustrazioni per i processi off set.

LA FOTOINCISIONE IN ELETTRONICA L’impiego della fotoincisione per la produzione di prototipi stand alone derivati da Arduino, o altri MCU simili, o per realizzare circui-teria elettronica per usi generici, offre dei risultati molto soddisfa-centi per accuratezza e livello di finitura delle schede prodotte. Tra i principali vantaggi della fotoinci-sione troviamo che: dal master si possono ricavare più esemplari dello stesso circuito stampato; è possibile riprodurre con estrema precisione piste e piazzole di di-mensioni ridotte; i circuiti stampa-ti ottenuti sono di ottima qualità, paragonabili a quelli delle schede

industriali anni ‘90. Il rovescio del-la medaglia consiste in un mag-gior numero di passaggi chimici, nell’acquisto di basette pre-trattate, sensibilmente più costose, e nell’uso di un bromògrafo. Il flus-so di lavoro è molto semplice e, per certi tratti, non molto lontano da quello di Nièpce: progettare il circuito; sviluppare un master manual-

mente o tramite stampante, fo-tocopiatrice;

esporre la basetta ai raggi UV in un bromògrafo facendo in mo-do che vengano evidenziate solo quelle aree da cui si deve rimuovere il rame;

rimuovere chimicamente la vernice inutile con lo sviluppo;

incisione chimica con cloruro ferrico per rimuovere solo il rame rimasto scoperto.

Facciamo una breve carrellata sui principali topics legati alla fotoin-cisione e poi passiamo alla costru-zione del nostro bromògrafo a va-ligetta. IL MASTER Tutto parte dal progetto del circui-to stampato che, come vedremo nelle prossime puntate, trova nel PC e nel software CAD dedicato e gratuito (come ad esempio CirCad, Fritzing, KiCAD, OrCad, PCB Protel, ecc.) dei preziosi strumenti per

Fotoincisione e modellismo: due immagini per comprendere il livello di dettaglio che è possibile raggiungere con questa tec-nica. Il modello, scala 1/32, di una locomotiva a vapore i cui componenti sono stati ricavati con la fotoincisione e tagliati col laser

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affrontare tutte le problematiche relative allo sbroglio delle mem-brature dei circuiti, al dimensiona-mento di fori, piazzole, vias, piste, ecc. Ovviamente, per la progetta-zione e la realizzazione di un cir-cuito stampato, si può ricorrere anche a CAD generici o a program-mi di grafica vettoriale, rinuncian-do però a certe funzionalità avan-zate del software specializzato. In ogni caso è sempre consigliabile distribuire il progetto su più layer creando gruppi di oggetti simili (piste, componenti, ecc.) per evita-re confusione e stampare parti di esso inutili per la fotoincisione dal momento che sulla basetta si inci-deranno solo le piste. Ad esempio, i tre layer SCHEDA, COMPONENTISTI-

CA, ALIMENTAZIONE, CIRCUITO STAM-

PATO TOP e, se è a doppia faccia, CIRCUITO STAMPATO DOWN permet-tono una gestione ottimale della stampa e della distinta dei mate-riali da acquistare. A progetto fini-to basterà stamparlo in scala 1:1 su di un supporto trasparente ai raggi ultravioletti tra quelli di cui sotto: Acetato, ottimo per la riprodu-

zione grafica manuale del cir-cuito; è reperibile in cartolerie tecniche in fogli trasparenti di vari formati ove è possibile ac-quistare anche appositi penna-relli e trasferibili. Se si adotta una fotocopiatrice, una stam-

pante laser o a getto d’inchio-stro, è necessario acquistare fogli di acetato specifici altri-menti si danneggia irreparabil-mente il tamburo di fusione o altre parti del dispositivo!

Carta da lucido o carta mozza-rella, entrambe ideali con stru-menti da disegno tradizionali, ottime anche per la stampa a getto d’inchiostro laser e foto-copiatrici, sul mercato anche con supporti specifici per que-sti dispositivi.

Carta da ufficio per fotocopie, consigliata da alcuni autori quando si lavora con piste estremamente sottili o isola-menti elettrici ridotti e per la sua economicità e flessibilità di riproduzione, anche se la bassa trasparenza implica elevati tempi di esposizione in bromo-grafi di elevata potenza nonché tutta una serie di prove preli-minari per una messa a punto efficace del master.

Un aspetto che non deve assoluta-mente essere trascurato riguarda la campitura1 del master che deve essere fatta con inchiostri total-mente opachi alla luce ultraviolet-ta, al di la del colore visibile con la luce normale. La campitura deve perciò essere eseguita accurata-mente, senza buchi o sbavature e il controllo della sua omogeneità

può essere eseguito con una lente d’ingrandimento poggiando la stampa contro una finestra o su di un piano luminoso. Se sono pre-senti difetti la qualità del lavoro può essere seriamente compro-messa. LE BASETTE PREVERNICIATE CON POLI-

MERI FOTOSENSIBILI In commercio sono reperibili delle basette photo-resist coated board Eurocard già rivestite di una parti-colare pellicola resistente all'inci-sione, presensibilizzate, il cui po-limero, che costituisce la struttura di base della vernice, quando vie-ne illuminato con raggi UVA di-venta solubile in una soluzione basica e facilmente rimosso. Que-ste schede spesso vengono vendu-te sottovuoto in confezioni argen-tate e vanno conservate al fresco. Una volta aperta la confezione, eventuali altre schede presenti possono perdere lo strato fotosen-sibile se non vengono conservate adeguatamente. Dopo la rimozione della pellicola protettiva, le baset-te diventano molto più delicate e sensibili alla luce ambiente, non è certo necessaria una camera oscura, ma vi consiglio di evitare assolutamente esposizioni acci-dentali alla luce solare diretta, tubi al neon e lampade alogene, ecc. Rimuovete la carta protettiva solo

1. In pittura e grafica è la stesura uniforme del colore su di una superfice.

Basette photo-resist coated board Eurocard, pre-rivestite di una particolare pellicola resistente all'incisione. A sinistra uno spaccato della basetta, a destra basette nelle principali dimensioni dello standard Eurocard

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quando siete effettivamente pronti e maneggiate la basetta con dei guanti in lattice per uso medico per evitare ditate. LO SVILUPPO Per evidenziare il disegno delle piste dopo l'esposizione ai raggi UV è necessario utilizzare un’ap-posita soluzione alcalina chiamata sviluppo. Essa ha il compito di eli-minare la patina di vernice foto-sensibile inutile, quella illuminata dagli UV, lasciando intatta la parte rimasta in ombra. È inutile acqui-stare costosi prodotti specifici nei negozi di elettronica: basta della semplice soda caustica (NaOH) che trovate al supermercato, nei colorifici, ferramenta e in alcuni negozi di detersivi. Ricordate che la soda caustica è un potente cor-rosivo e che in virtù di ciò vanno seguite scrupolosamente le indica-zioni di sicurezza della scorsa puntata. La soda è un prodotto che si deteriora facilmente in quanto tende ad assorbire l’umidità dell’ambiente circostante, se in grani, o a precipitare se esposta all'aria quando è in soluzione. Per preparare una soluzione di svilup-po ottimale al 3,5% seguite queste indicazioni: 1. Procuratevi un paio di litri di

acqua distillata, una bacinella, un cucchiaino da caffè, una bot-tiglia di vetro con tappo a chiu-sura ermetica da 1l, un’asticella rigida, spessa e abbastanza lun-ga da raggiungere il fondo della bottiglia e un pennello dalle se-tole morbide.

2. Intiepidite un litro d’acqua di-stillata in una pentola fino a far-gli raggiungere una temperatura massima di una trentina di gra-di.

3. Versate nella bottiglia l’acqua distillata con un imbuto e con estrema prudenza, muniti di ma-

scherina, occhiali e guanti di gomma da lavoro mantenendo il volto ben distante dalla bottiglia, e aggiungete 35gr di soda causti-ca (5 cucchiaini2 da caffè) facen-dola sciogliere con molta cura girando con l’asticella affinché alcun granulo possa restare non disciolto. Quando verserete la soda noterete lo sviluppo di va-pore (tossico) e un aumento sen-sibile della temperatura della soluzione, ciò è dovuta alla rea-zione esotermica3 che si sta svi-luppando in essa. La soluzione basica può essere riutilizzata finche persiste la sua trasparen-za oppure si cominciano a nota-re dei depositi sul fondo.

4. Immergete delicatamente la ba-setta nella soluzione di sviluppo con il rame rivolto verso l'alto, dopo pochi secondi inizia la rea-zione e la superficie della baset-ta diventa di colore verde o blu molto scuro, quasi nero. Durante questa fase coadiuvate la reazio-ne chimica passando, con molta delicatezza e lentamente, il pen-nello sulla superficie della ba-setta, in tal modo rimuoverete la patina scura presente su di essa fino a che non comincerete a scorgere le piste del vostro cir-cuito, che devono apparire in 20-30 secondi. Considerate che il tempo dello sviluppo deve con-sentire, simultaneamente, sia una totale rimozione del photo-resist superfluo, sia l’integrità del circuito. Un segnale evidente dell’avvenuta pulizia della ba-setta è quello della mancata for-mazione di liquido scuro, anche se conviene sempre verificare direttamente se il rame è ancora ricoperto dalla patina protettiva semitrasparente.

5. Terminato lo sviluppo lavate accuratamente la basetta con acqua fredda corrente. Evitate di

far passare troppo tempo tra esposizione, sviluppo e incisio-ne della basetta pretrattata, poi-ché con il tempo il photoresist, soprattutto quello già sviluppato, perde resistenza all'incisione e il rame scoperto tende ad ossi-darsi.

6. Riponete la bottiglia della solu-zione di sviluppo ben chiusa, su cui avrete messo una vistosa e comprensibile etichettatura che avvisa del pericolo, in un luogo sicuro ed inaccessibile a perso-ne ed animali.

7. Abbattete la soluzione residua della bacinella con dell’aceto da cucina che, essendo acido, neu-tralizza la base della NaOH.

8. Lavate accuratamente la baci-nella e tutta l’attrezzatura utiliz-zata per questa fase e qualunque superficie sia entrata in contatto con la soda caustica.

9. Procedete con l'incisione in clo-ruro ferrico.

Passiamo adesso a descrivere suc-cintamente il bromògrafo e cer-chiamo di capire quale soluzione sia la più conveniente per svilup-pare i nostri PCB. IL BROMÒGRAFO Sono quasi saltato dalla sedia quando ho visto, su più di un sito, che un bromògrafo nuovo, nella sua esecuzione più semplice con sole tre lampade, può costare an-che oltre 1000€! Ecco cosa mi ha spinto a realizzare un progetto di bromografo low-cost per questo articolo. Per prima cosa cerchiamo capire cos’è questo apparecchio e come si utilizza! Il bromògrafo è un dispositivo per lavorazioni fotogra-fiche e serve per copiare, a contat-to e velocemente, i negativi di un’immagine su diversi tipi di sup-porto come carta, pellicole o lastre. Somiglia molto ad uno scanner

2. Considerate che i grani di soda hanno dimensioni molto simili a quelle del riso; con l’intento di fornirvi delle indicazioni corrette, ho fatto un giro in rete e, su di un noto sito di ricette di cucina, ho appreso che un cucchiaino da caffè contiene circa 7 grammi di riso da cui la mia indicazione.

3. In termodinamica viene definito processo esotermico una trasformazione che comporta un trasferimento di calore dal sistema all'ambiente.

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poiché è composto da una casset-ta rettangolare che riporta, nel pia-no superiore, un’ampia finestra trasparente, protetta da uno spor-tello e provvista di opportune gui-de per sostenere i negativi, duran-te la copia, ben aderenti ad essa. Al suo interno è collocato un opportu-no sistema d’illuminazione a bassa inerzia elettrica, regolabile in posi-zione e in intensità, per determi-nare l’esposizione. Per la copia si poggiano sul piano di vetro il ne-gativo e, sopra di esso, la carta fo-tografica con il lato emulsionato a contatto con quest’ultimo. Il por-tello abbassato eviterà, con la sua pressione, le sfocature facendo aderire carta e negativo al vetro. La carta fotografica è impressionata accendendo le luci interne del bro-mògrafo per una certa quantità di tempo. Nei modelli di bromògrafo del passato, il tempo di esposizio-ne era affidato esclusivamente all’esperienza del fotografo che agiva su di un semplice pulsante, come quello per il campanello di casa, o su di un interruttore prov-vedendo così ad accendere e spe-gnere le luci dell’apparecchio ma-nualmente. Oggi tutto ciò è stato sostituito da un più efficiente tem-

porizzatore digitale che lavora con grande precisione sulle luci utiliz-zando il tempo preimpostato dall’utente. In ambito fotografico, al bromògrafo tradizionale si sono affiancati apparecchi più perfezio-nati come quello a piano aspirante e l’ingranditore fotografico, anche se la fotografia digitale ha manda-to queste macchine quasi del tutto in pensione. Il bromògrafo che ci interessa è un gemello di quello usato in fotografia solo che utiliz-za, come abbiamo già visto, delle lampade a radiazione ultravioletta per impressionare la basetta rama-ta presensibilizzata. Il mio proget-to prevede la realizzazione di una cassetta in legno multistrato sud-divisa in due scomparti in cui in-stallare il gruppo di lampade al neon, il ballast elettronico nonché tutto il cablaggio necessario a far funzionare le lampade UV per il tempo determinato da un semplice relè temporizzatore per la luce scale funzionante alla tensione di rete. Il costo complessivo del bro-mografo che qui vi propongo è di una settantina di euro. Per non trasformare questo numero di CA-DZINE in un libro ho deciso di alle-gare in un inserto separato l’intero

ciclo di lavorazione dell’apparec-chio. Nel post da cui avete tratto questo numero di CADZINE c’è an-che il link da cui scaricare il mo-dello; la sua visualizzazione è splittata in tabs che mostrano il bromografo e i suoi vari compo-nenti in scala 1:1. Per visualizzare il modello ricordatevi di aprire la finestra dei layer per far apparire i livelli non visibili. In ogni caso nell’inserto sono riprodotti e quo-tati tutti i pezzi del bromografo, i relativi schemi elettrici e le sche-de di specifica con le istruzioni per la sua realizzazione. Prima di salu-tarvi volevo solo aggiungere che ho utilizzato l’ultima versione di SketchUp MAKE 2015 e l’ho trovata molto più performante per i lavori fatti con le misure in mm anche per archi e circonferenze, inoltre le inferenze funzionano molto me-glio! Vi rimando alla lettura dell’al-legato scaricabile in PDF e vi do appuntamento alla prossima pun-tata di questa rubrica. Continua

Snapshot dal modello 3D della vista dall’alto del bromografo

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BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE

B envenuti alla seconda parte della scheda mo-nografica sugli elementi di collegamento smonta-

bili. In questo articolo ci occupere-mo delle principali caratteristiche dimensionali delle viti partendo dalla fisica ad esse applicata. Generalizzazioni Nella sua forma essenziale, a pre-scindere dallo standard di riferi-mento, una vite è composta da un corpo centrale, cilindrico o conico, chiamato nocciolo sulla cui super-fice esterna si avvolge elicoidal-mente un rilievo chiamato filetta-tura, o thread. Ad ogni vite corri-sponde un foro particolare chia-mato madrevite, che riporta an-ch’esso sulla sua superfice interna una filettatura dimensionalmente analoga a quello della vite a cui è associata. Questa combinazione vite/madrevite, capace di trasfor-mare un moto rotatorio in lineare attraverso la rotazione relativa dei suoi due elementi e lo scorrimento assiale degli stessi, costituisce un accoppiamento in cui le parti pie-

ne della vite si inseriscono nelle parti vuote della madrevite. Que-sto accoppiamento è anche defini-to come coppia elicoidale e può essere realizzata in modo che: a) la vite ruoti e avanzi assialmen-te mentre la madrevite è ferma; b) la vite ruoti senza poter avanza-re, in questo caso è la madrevite che si sposta assialmente. Il primo caso riguarda le viti di collega-mento, mentre al secondo appar-tengono le viti di manovra. I para-metri che caratterizzano una filet-tatura sono: la forma del profilo, il triangolo generatore, l’avanzamento, il passo, il numero dei filetti, i diametri caratteristici

(nocciolo, medio, esterno o nomi-nale),

la spira dell’elica media, angolo di inclinazione dell’elica, il verso di avvitamento. Esaminiamo adesso, succintamen-te, queste grandezze caratteristi-che delle filettature La forma del profilo e il triangolo generatore La forma del profilo, o thread form, è la figura che si ricava sezionan-do un elemento filettato con un

piano passante per il suo asse. Nel disegno di una filettatura identifi-cano i seguenti profili caratteristi-ci (Fig. 1 e 2): IDEALE o di base, derivante dalla

figura geometrica che da il no-me alla filettatura comuni a vite (filetto esterno) e madrevite (filetto interno). Si hanno, così, filettature triangolari, trapezie, a dente di sega e a profilo ton-do.

NOMINALE, si utilizza per il cal-colo e per determinare le di-mensioni limite della filettatu-ra; differisce dal precedente per la presenza di eventuali tronca-ture ed arrotondamenti sulla cresta e sul fondo dei filetti.

REALE o di esecuzione, è quello prodotto dalla macchina uten-sile concretamente.

Si ricordi che nelle madreviti, soli-tamente, il profilo nominale corri-sponde a quello di base. Il TRIANGO-

LO GENERATORE è quella figura teori-ca da cui si ottengono sia la forma che le dimensioni del profilo di base (nel caso di filettature metri-che ISO è equilatero). Avanzamento, passo, spira e nu-mero di filetti Ruotando uno o entrambi gli ele-menti di 360° (giro completo) at-

II puntata

di Salvio Gigl io

Elementi di fissaggio smontabili: le viti

Fig. 1, elementi caratteristici delle filettature

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BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE

torno al loro asse comune, si origi-na il movimento assiale di uno di essi di una certa misura che è defi-nita come avanzamento al giro o lead. Ogni vite è poi caratterizzata anche dal passo pitch P che si può definire come la distanza tra due punti, o creste, consecutivi del fi-letto situati sulla stessa generatri-ce. Qualche parola in più va spesa circa il numero di filettature che possono presentarsi intorno al nocciolo chiamate anche principi. Oltre alla comune viteria e bullo-neria, le filettature sono proficua-mente utilizzate in tantissime ap-plicazioni meccaniche. Sfruttando, infatti, l’avanzamento longitudina-le generato dalla rotazione di barre filettate di ogni lunghezza e dia-metro si sono azionati pesanti por-telli metallici, inclinati pezzi di artiglieria, serrate morse, tarate apparecchiature, ecc. Nelle appli-cazioni meccaniche più gravose che prevedono, ad esempio, l’im-

piego di barre filettate per lo spo-stamento di grossi carichi, possia-mo trovare, in luogo di un solo fi-letto, anche due o più filettature consecutive. Lo scopo è quello di distribuire la trazione del carico più uniformemente, evitando peri-colose sollecitazioni sulla singola filettatura. In conseguenza di ciò, nelle esecuzioni di filettature sem-plici, quelle ad un solo principio, il passo coincide proprio con l’avan-zamento. Nelle filettature multiple, invece, l’avanzamento è uguale al passo moltiplicato per il numero dei principi che da luogo al cosid-detto passo effettivo. I diametri caratteristici delle filet-tature, spira e angolo dell’elica me-dia Diametro nominale (d, D), la desi-gnazione convenzionale di una filettatura si avvale di questa enti-tà come suo principale parametro dimensionale. Esso coincide, ad

eccezione delle filettature gas ci-lindriche, con il diametro esterno della vite, misurato in corrispon-denza delle creste. Per la madre-vite, invece, coincide con il dia-metro della madrevite misurato in corrispondenza dei fondi. Diametro di nocciolo (dn, Dn), è il diametro misurato sul fondo dei filetti della vite e sulla cresta dei filetti della madrevite. Diametro medio (dm, Dm), è il dia-metro misurato sulla generatrice intermedia tra cresta e fondo; da esso deriva il raggio medio (rm, RM) che, analogamente, esprime la di-stanza tra l’asse della vite e la ge-neratrice media del filetto, questo riferimento al raggio viene utiliz-zato però molto raramente. Spira dell’elica media (sem, Sem), è il tratto di elica compreso tra due suoi punti consecutivi e situati sulla stessa generatrice. Angolo di inclinazione dell’elica è l’angolo costante formato dalla

Fig. 2, profili caratteristici di vite e madrevite e la generatrice media del filetto

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BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE

Fig. 4 Il vantaggio della vite è inversamente proporzionale al suo passo e direttamente proporzionale alla lunghezza del

braccio della chiave di manovra

Fig. 3 In alto principali tipi di profilo per le filettature. In basso Numero di principi e avanzamenti relativi

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BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE

tangente all’elica, in qualunque suo punto, con il piano normale1 all’asse della superficie cilindrica. Sviluppando la superficie cilindri-ca su un piano, l’angolo di inclina-zione risulta definito da una spira e dalla circonferenza di base della superficie cilindrica rettificata. Nel caso della spira dell’elica me-dia esso è uguale all’inclinazione α del piano inclinato di altezza: h = p e base: b = 2 × p × rm la cui pendenza vale:

Verso di avvitamento Nella realizzazione di elementi filettati si hanno esecuzioni con due diversi versi di avvitamento determinando così filettature de-stre o sinistre. Le filettature risul-tano destre quando ruotandole in senso orario, il movimento lineare che ne consegue è di allontana-mento rispetto all’osservatore; ov-viamente, in caso contrario, esse sono sinistre. La stragrande mag-

gioranza della produzione di vite-ria, bulloneria e barre filettate so-no destre, con avvitamento in senso orario e svitamento in sen-so antiorario. In alcuni casi parti-colari le filettature sono sinistre. Quest’ultima pratica è particolar-mente indicata per evitare, ad esempio, lo svitamento spontaneo di un dado da un albero motore dovuto alla rotazione antioraria di esso, come nel caso del coper-chietto di plastica filettato per as-sicurare la ventola all’albero moto-re dei ventilatori o del dado di bloccaggio della ruota delle vettu-re di F1. Esperimento sul vantaggio mecca-nico di una filettatura A questo punto occupiamoci di ciò che accomuna le filettature alla fisica del piano inclinato attraver-so un semplice modello 3D come quello riprodotto in Fig.4. La strut-tura è simile a quella di una pressa a vite anche se la sua funzione è quella di sollevare dei carichi; esso è composto da una barra metallica

filettata, che rappresenta la parte mobile della macchina, dotata ad un estremo di un’impugnatura perpendicolare all’asse della barra stessa, e, all’altro, di un gancio per il carico da sollevare. Un supporto metallico, fissato ad un piano di legno opportunamente sagomato e dotato di un foro filettato rappre-senta, invece, la parte fissa del meccanismo. Il funzionamento è banale ma rende subito e chiara-mente l’idea della trasformazione del moto da circolare a lineare; infatti, esercitando una forza oriz-zontale F applicata tangenzial-mente all’estremità del braccio b, in senso orario o antiorario, otter-remo la rotazione della barra filet-tata e il relativo sollevamento o abbassamento del carico Q appeso al gancio. Appena lasciamo l’im-pugnatura, immaginando di opera-re con una lubrificazione perfetta quasi in assenza dì attrito, sotto l’azione del carico Q la barra filet-tata scenderebbe ruotando vorti-cosamente su se stessa. Per impe-dire il brusco ritorno del carico

1. In matematica, una normale ad una superfice piana è un vertice tridimensionale perpendicolare alla superficie stessa.

Fig. 5 Il piano inclinato che si ottiene srotolando l’elica del filetto della vite su di un piano.

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BASI PER IL DISEGNO E LA PROGETTAZIONE

verso il basso si può porre tangen-zialmente alla vite, in un piano perpendicolare al suo asse, una forza P uguale al carico Q capace di opporvisi. Nella realtà, l'elica del filetto della vite preme su quello della madrevite e, proprio questo aspetto, ci permette di fare un pa-ragone fisico avvalendoci dell’ana-lisi matematica di base. Stabilire-mo il vantaggio meccanico2 della vite per evitare che questa si sviti spontaneamente, paragonandola al caso di un piano inclinato sulla cui pendenza si sposta un carico mediante una forza motrice che agisce parallelamente alla base del piano stesso. Trattandosi di una vite per ottenere il triangolo ret-tangolo, necessario al confronto fisico, dovremmo necessariamen-te sviluppare la spira dell’elica me-dia, di dimensioni h, b e con l’ipo-tenusa la cui inclinazione è deter-

minata dall’angolo . Per determi-nare il valore della forza frenante P applichiamo la seguente relazio-ne:

Ci rendiamo conto, quindi, che il vantaggio della vite risulta inver-samente proporzionale al suo pas-so e direttamente proporzionale al suo raggio medio. Le cose non cambiano anche nel caso in cui la madrevite è fissa, come nel nostro modello, e la vite è mobile. In que-sto caso la forza motrice agisce in un piano normale all’asse della vite ma con braccio b > rm proprio come accade quando avvitiamo, con le apposite chiavi, i dadi dei bulloni. Per stabilire l’intensità della forza motrice P si ricorre alla condizione di equilibrio tra il suo momento, esercitato rispetto all’asse di rotazione, e quello della

forza stessa. Si ottiene quindi:

da cui, dopo aver fatto le dovute semplificazioni avremo: cosa che ci permetterà di afferma-re che il vantaggio della vite è in-versamente proporzionale al suo passo e direttamente proporziona-le alla lunghezza del braccio della chiave di manovra, come in Fig. 6: Nella prossima puntata continue-remo l’analisi delle filettature oc-cupandoci degli aspetti costruttivi e tecnologici e accenneremo alle principali sollecitazioni a cui esse sono sottoposte durante il loro esercizio. Continua

2. E’ il rapporto bilanciato fra forza resistente e forza motrice in una macchina semplice: Se ε > 1 la leva è vantaggiosa, se ε = 1 la leva è indifferente

Fig. 6, ancora sul vantaggio meccanico; in questo caso una chiave di manovra ed un bullone

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CINEMA E ANIMAZIONE

Guardiani della Galassia

G uardiani della Galassia (Guardians of the Ga-laxy), film diretto da James Gunn, prodotto

dai Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, è il decimo film del Marvel Cinematic Universe. Basato sugli omonimi personaggi della Marvel Comics, il film è stato scritto da Gunn e Nicole Perlman e vede tra i suoi protagonisti: Chris Pratt (è Peter Quill/Star-Lord: lea-der dei Guardiani della Galassia. È un terrestre che fu rapito negli an-ni ottanta ed allevato da un gruppo di ladri chiamato Ravagers); Zoë Saldaña (é Gamora: un'orfana alie-na allevata da Thanos; è una letale assassina che si unisce ai Guardia-ni per cercare di redimersi dal suo passato); Dave Bautista (é Drax il Distruttore: un guerriero la cui fa-miglia è stata uccisa brutalmente da Ronan. Si unisce al gruppo in cerca di vendetta); Vin Diesel (è la voce di Groot: un albero umanoide complice di Rocket Rac-coon); Bradley Cooper (è la voce di Rocket Raccoon: un procione geneticamente modificato, esperto nell'uso delle armi e in tattiche di guerra); Lee Pace (è Ronan l'accu-satore: un Kree che stringe un ac-cordo con Thanos per eliminare il pianeta di Xandar. E' alla ricerca dei Guardiani che hanno interferi-to con i suoi piani malva-gi); Michael Rooker (è Yondu: lea-der dei Ravagers e figura paterna per Star-Lord); Karen Gil-lan (è Nebula: figlia adottiva di Thanos, cresciuta insieme a Gamo-ra; è un luogotenente di Ronan e fedele a Thanos); Djimon Houn-

sou (è Korath: alleato di Ronan e cacciatore di taglie); John C. Reilly (è Rhomann Dey: membro dei Nova Corps, la forza militare di Xan-dar); Glenn Close (è Nova Prime Irani Rael: leader dei Nova Corps, la cui missione è proteggere Xan-dar) e Benicio del Toro (è Taneleer Tivan/Il Collezionista: un avido e ossessivo collezionista di artefatti e fauna spaziale; la sua base è la stazione spaziale Ovunque, co-struita all'interno della testa di un Celestiale). Inoltre Josh Brolin in-terpreta, attraverso il motion cap-ture, il villain Thanos; Ophelia Lo-vibond interpreta Carina Walters, assistente del Collezionista e Alexis Denisof interpreta The Other, portavoce di Thanos. Il film include inoltre molti cameo tra cui Stan Lee nei panni di un uomo xandariano, Lloyd Kaufman in quelli di un carcerato; Nathan Fil-lion dà voce un detenuto; Rob Zom-bie dà voce a un Ravager; James Gunn interpreta uno Saakaran e Seth Green dà voce, nella scena post-crediti, a Howard il Papero. Annunciato al Comic-Con 2012 di San Diego ( la convention annuale multigenere più grande degli Stati Uniti, dedicata al mondo delle arti, del cinema e dei fumetti), il film è stato distribuito il 1º agosto 2014 negli Stati Uniti e il 22 ottobre in Italia, anche in 3D e IMAX 3D. L'I-MAX (da Image Maximum) è un sistema di proiezione della pellico-la cinematografica che ha la capa-cità di mostrare immagini con una grandezza e una risoluzione molto superiore rispetto ai sistemi di proiezione convenzionali. Al 31 dicembre 2013 erano attive 837 sa-le IMAX in 57 paesi; in Italia sono attive 3 sale IMAX a Riccione, a Pioltello e a Sesto San Giovanni. Ambientato nello spazio profondo, I Guardiani della Galassia ci pre-

senta alcuni nuovi eroi che, ritro-vatisi costretti a collaborare in se-guito ad un evasione, hanno il compito di fermare Ronan l’Accu-satore, un essere cosmico che bra-ma un oggetto di grande potere e a sua volta servo del terribile Tha-nos. È così, dunque, che Star-Lord, Gamora, Rocket Raccoon, Groot e Drax il Distruttore, inizialmente riluttanti a fidarsi l'uno dell'altro, cominciano il loro viaggio nel co-smo per fermare le forze nemiche. Un tempo quasi considerati eroi di serie C, sconosciuti addirittura a molti lettori di fumetti della Casa delle Idee, i Guardiani sono im-provvisamente decollati grazie a questo sensazionale lungometrag-gio condito con tanto humor, tal-volta volutamente in contrasto con alcune scene del film (il che arric-chisce in meglio il tutto). Interpre-tazioni strepitose, specialmente quella di Chris Pratt nel ruolo del carismatico protagonista, con una vena comica che ricorda a tratti Robert Downey Jr. nel ruolo di Iron Man; per non parlare delle grandis-sime scene d’azione, le ambienta-zioni e gli effetti speciali aventi un elevatissimo tasso di spettacolari-tà, oltre che la straordinaria e ori-ginale colonna sonora. Ma oltre lo humor, ci sono anche momenti toccanti con toni drammatici che sicuramente rimarranno ben im-pressi nella mente dello spettatore. Ottima, anche, Zoe Saldana nel ruolo di Gamora, guerriera geneti-camente modificata astuta, letale e avvolta in un alone di mistero. Splendido il doppiaggio e il motion capture di Groot, albero antropo-morfo che, nonostante le limitate abilità comunicative, riesce a tra-smettere tutte le sue emozioni e la grande sensibilità; stessa cosa per il personaggio di Rocket, talvolta docile e amabile, talvolta battaglie-

di Nunzia Nul lo

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CINEMA E ANIMAZIONE

Una copia della fortunata serie di fumetti della Marvel da cui poi è stato tratto il film

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ro e imprevedibile, abilissimo nelle armi da fuoco. Eccellente Dave Bautista nel ruolo del suo Drax, un essere dalla personalità tormenta-ta a causa dell'oscuro passato, reso benissimo anche visivamente. Le riprese cominciarono il 6 luglio 2013 a Londra e, nel novembre 2013,Gunn affermò che aveva cer-cato di usare il più possibile effetti meccanici sul set per andare in-contro alla computer grafica e al motion capture. Nel marzo 2014 si

tennero delle riprese aggiuntive con il cast ai Walt Disney Studios di Burbank in California e, nell'a-prile dello stesso anno, Gunn, de-scrivendo Thanos come la mente principale dietro gli eventi del film, confermò che sarebbe stato realizzato in performance captu-re (ovvero una motion capture in cui è un attore in carne ed ossa a fornire i dati dei movimenti al computer). Il film è stato accolto positivamente dalla maggior parte

della critica cinematografica ripor-tando una percentuale media di gradimento del 92%; motivo per cui al San Diego Comic-Con Interna-tional 2014 è stata annunciata la lavorazione di un sequel. Nuova-mente scritto e diretto da James Gunn, il film si intitolerà Guardiani della Galassia 2 ed è previsto per il 5 maggio 2017.

CINEMA E ANIMAZIONE

In alto il cast, quasi al completo, del film; a destra il regista James Gunn mentre da istruzioni per la scena ad una delle com-parse che indossa una tuta per il green screen; a sinistra una scena del film.

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L 'architettura è un mestie-re da uomini, ma ho sem-pre fatto finta di nulla. Voglio fare di questa frase

di Gae Aulenti, che riassume tutto lo spirito che ha animato la lunga carriera di una dei più significativi protagonisti dell’architettura con-temporanea del nostro Paese, il suo biglietto da visita per un ricor-do di questa signora dell'architet-tura italiana scomparsa il 1º no-vembre di due anni fa a Milano all'età di 84 anni. La produzione di Gaetana (Gae) Aulenti è molto va-sta e spazia dalla progettazione architettonica a quella urbanistica

sino al recupero conservativo, sen-za tralasciare gli elementi del vis-suto quotidiano come gli oggetti d’arredo delle nostre case. La sua poetica compositiva è legata al Neoliberty che la sua personalissi-ma visione del mondo riesce a de-clinare e adattare, di volta in volta, alle esigenze di chi avrebbe dovuto fruire in qualche modo del suo la-voro. A prescindere dalla scala esecutiva, i suoi lavori risultano sempre in armonia con il contesto circostante pur rappresentando un’unicità e un carattere estrema-mente originali e, talvolta, ideolo-gicamente in netta contrapposi-zione con le singole preesistenze di un luogo. A tal proposito, infatti, Gae vedeva la sua architettura strettamente legata con l'ambiente urbano esistente: quasi una matri-ce formale da cui prelevare, per il

proprio spazio architettonico, la molteplicità e l'intensità degli ele-menti connotativi che formano il tessuto abitativo urbano. Amica di C. Norberg-Shulz, la Aulenti perce-pisce che nell’essenza del lavoro architettonico c’è anche la capaci-tà di plasmare e adattare l’archi-tettura al genius loci di un territo-rio; ciò diventa quasi un precetto morale per Gae, tanto da farle af-fermare che: "…Non si può fare la stessa cosa a San Francisco o a Parigi. Serve un lavoro analitico molto attento, prima di progettare: studiare la storia, la letteratura, la geografia, persino la poesia e la filosofia. Bisogna inventarsi le so-luzioni volta per volta e i libri aiu-tano. Poi viene la sintesi, infine la parte profetica: la capacità di co-struire cose che durino nel futuro. Se l'architettura si butta via, diven-ta un cumulo di macerie''. Le origini e gli studi Nasce in Friuli a Palazzolo dello Stella (UD) il 4 dicembre del 1927 da una famiglia di origini meridio-

DESIGNER’s STORY

Gae Aulenti

di Salvio Gigl io

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DESIGNER’s STORY

La lampada Pipistrello rappresenta, ancora oggi, un paradigma e un’icona del design indu-

striale. Partendo dall’archetipo dell’abat-jours Tiffany, che costituisce il modello stori-

co e formale del suo progetto, Gae riesce ad inserire elementi di discontinuità raggiun-

gendo un risultato rivoluzionario capace di esprimere modernità e grazia allo stesso tem-

po. Il Neoliberty che la Aulenti voleva esprimere in ogni suo progetto era proprio l’uma-

nizzazione del prodotto tecnologico fatto, almeno nelle sinuosità e nella leggerezza

delle volumetrie dei suoi lavori, a immagine e somiglianza del suo creatore! Pensate che

questo progetto per un anno rimase nei cassetti di Elio Martinelli, poiché era alquanto

difficile la sua industrializzazione per i macchinari dell’epoca. A dirlo sono i resoconti di

Emiliana (la figlia di Elio): elementi come il fusto telescopico e le falde del diffusore ad

ali di pipistrello richiesero notevoli sforzi produttivi per essere realizzati. Gae aveva im-

maginato quella lampada per l'illuminazione di alcuni spazi commerciali che trovò perfet-

ta allocazione nei suoi allestimenti per gli showroom Olivetti a Parigi e a Buenos Aires

(1965 e '67)

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Ristrutturazione di Palazzo Grassi, Venezia, 1985/’86 Museu Nacional d'Art de Catalunya, Barcellona , 1995/’04

Negozio Olivetti di Buenos Aires, foto di Erich Hartmann; Domus 466 settembre / 1968

Negozio Olivetti di Parigi, foto di Marchi Rolly. Domus 452 luglio / 1967

Riqualificazione della Gare d'Orsay (Laloux) e allestimento del Museo d'Orsay, Parigi, 1980/86

Nuova biblioteca di Biella 1987/’07 Politecnico di Torino 1987

DESIGNER’s STORY

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nali: Aldo Aulenti e la partenopea Virginia Gioia. Una grande passio-ne per il disegno e l’arte la spingo-no, appena adolescente, fino a Fi-renze dove è iscritta al Liceo arti-stico ma solo per un breve periodo; lo scoppio della seconda guerra mondiale la riporterà a Palazzolo dove studierà privatamente. In un’intervista di qualche anno fa al Corriere.it, ripensando a quegli anni, dichiarò che in quel periodo aiutava la Resistenza guidando i militari delle missioni inglesi in zone al di fuori dalla sorveglianza italo-tedesca, fingendosi coppiette alla ricerca di un posto appartato. Finita la guerra e completato il ciclo di studi liceali, si iscrive nel 1948 alla Facoltà di architettura del Politecnico di Milano per lau-rearsi nel 1953 con Ernesto Nathan Rogers, dello Studio BBPR, suo mentore in quegli anni. Gli anni ’50 e ‘60 È un periodo questo denso di espe-rienze significative ed incontri particolari vissuti in un’Italia che, dopo gli orrori della guerra, aveva voglia di esprimere pienamente il proprio talento creativo, all’epoca articolato in molteplici movimenti culturali. Poca progettazione ar-chitettonica e molto industrial design, in particolare nel settore illuminotecnico. Dal 1955 diventa articolista presso la redazione di Casabella sino al 1965 sotto la gui-da di E. N. Rogers. In questo de-cennio si consolida nella Aulenti il rifiuto dell'asserto forma/funzione sviluppato dai maestri dell'archi-tettura razionale. Così, verso la metà degli anni '50, Gae, insieme ad altri architetti e designer esor-dienti1, aderisce pienamente al movimento Neoliberty di cui sot-toscriverà, nel 1963, il manifesto programmatico. Questi ideali pro-gettuali fungeranno da codice di riferimento formale in tantissime realizzazioni della Aulenti come negli allestimenti espositivi, nella

progettazione di interni e di sce-nografie teatrali e tantissimo nell'industrial design. Dal 1960 sino al 1962, insieme a Giuseppe Samonà, è assistente universitaria presso la cattedra di Composizio-ne Architettonica all'Istituto Uni-versitario di Architettura di Vene-zia. Dal 1964 sino al 1969, manterrà le stesse mansioni presso la catte-dra di Composizione Architettoni-ca al Politecnico di Milano con E. N. Rogers; in questo periodo cono-sce casualmente un giovanissimo Renzo Piano impegnato in una ricerca proprio per conto di Ro-gers. Nel 1965, arriva il primo pro-getto di Gae per uno showroom Olivetti a Parigi: la sua celebre lampada da tavolo Pipistrello, prodotta dalla Martinelli Luce, che, non a caso, ha richiami Art Nou-veau. Nel 1966 l’Associazione per il Design Italiano (ADI) la nomina vicepresidente. L’intervento con la Olivetti conferirà a Gae una tale popolarità che la farà apprezzare anche da un giovane Gianni Agnelli. Quest’ultimo le affiderà subito la ristrutturazione del suo appartamento milanese in zona Brera. Tra i due nasce un’amicizia che durerà per tutta la vita e, per gli Agnelli, Gae Aulenti concepirà numerosi progetti. Da quel mo-mento la Aulenti si sposterà in tutta Europa, in America, in Giap-pone, in Cina. Gli anni ’70 e ’80 Raggiunto un elevato livello pro-fessionale, ora Gae si dedica con maggiore passione a sperimenta-zioni e contaminazioni artistiche provenienti da altri ambienti cul-turali. Così, già nel 1972, partecipa, insieme a numerosi altri designer e architetti emergenti2, al MoMa di New York alla famosa mostra “Italian: the new Domestic Landscape” curata da Emilio Am-basz. Su questa portante artistica, nel 1974, allestisce a Napoli al Tea-tro Mediterraneo, insieme al regi-

sta Luca Ronconi, il suo primo pro-getto scenico: “Le astuzie femmi-nili” di Domenico Cimarosa3 in cui la Aulenti è scenografa e costumi-sta. Dal 1974 diventa membro del Comitato direttivo della rivista Lotus insieme a Oriol Bohigas, Kenneth Frampton, Vittorio Gre-gotti, Christian Norberg-Schulz e Joseph Rykwert, incarico che manterrà sino al 1979. Altre espe-rienze artistiche molto significati-ve per la Aulenti, sempre al fianco di Luca Ronconi, risalgono al bien-nio 1976-78 in cui lavora al Labo-ratorio di Progettazione Teatrale di Prato. Oltre alla creatività arti-stica, Gae riesce ad affiancare all’attività progettuale quella criti-ca, in varie edizioni della Trienna-le di Milano, fino all’edizione del 1979, in cui ha fatto parte della Giunta Esecutiva e redazionale. Nel 1979, le viene dedicata una mostra personale al Padiglione di Arte Contemporanea di Milano. Nello stesso anno, Fontana Arte la nomina art director e la sua proli-fica fantasia da origine a lampade e oggetti d’arredo ancora oggi a catalogo. La Aulenti ha formato tanti giovani talentuosi in quegli anni, trasformando dei semplici collaboratori in grandi firme del nostro design migliore. Nomi co-me Piero Castiglioni, Pierluigi Cerri, Daniela Puppa e Franco Rag-gi solo per citarne qualcuno. Sono gli anni della sua storia con Carlo Ripa di Meana, da cui si separerà per i sopraggiunti legami di questi, sempre più forti, con quello che la Aulenti definirà il "craxismo dele-terio". Gae realizza in questo pe-riodo ristrutturazioni molto impe-gnative, come a Parigi, trasfor-mando la Gare d'Orsay in museo. Questo lavoro, durato ben sei anni, dal 1980 all’86, incarna pienamen-te gli ideali Neoliberty di Gae co-me, ad esempio, nel tema floreale delle lunette della volta che sem-brano essere una risposta, quasi una reazione, al razionalismo an-

DESIGNER’s STORY

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Lampada Giova, Fontana Arte, 1964

Poltrona Tennis, Knoll, 1971

Poltrona da relax Sgarsul, Poltronova, 1964

Lampada La Ruspa, Martinelli Luce, 1968

Tavolo Tour, Fontana Arte, 1993 Tavolino Con Ruote, Fontana Arte, 1995

Lampada Pileino, Artemide, 1972

Lampada Oracolo, Artemide, Nero Design, 1969

DESIGNER’s STORY

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cora più sfacciato e rampante di quegli anni. Nel 1984, l'Accademia Nazionale di San Luca a Roma la nomina sua corrispondente. Nello stesso anno, a Parigi, si occupa dei lavori al Museo nazionale d'arte moderna del Centre Pompidou che seguirà sino al 1986. A Venezia la-vora al restauro di Palazzo Grassi dal 1985 al 1986. Un lavoro che im-pegnerà Gae per circa un decen-nio, a partire dal 1987, per il Museu nacional d'art de Catalunya a Bar-cellona. Gli anni ’90 e il Duemila Gli anni della maturità portano a Gae il legittimo consolidamento della sua fama, grazie anche ad una serie di progetti prestigiosi realizzati anche in ambito interna-zionale. Nel 1990, in collaborazio-ne con B. Ballestrero, realizza il nuovo accesso alla stazione di S. Maria Novella a Firenze. Del 1991 è la ristrutturazione del Palazzo del governo della Repubblica di San

Marino. Nello stesso anno riceve a Tokio il Premio Imperiale per il design e l’architettura. Nel 1992 elabora per l'Expo di Siviglia il Pa-lazzo Italia con il contributo pro-gettuale di P. L. Spadolini. La Gal-leria per le esposizioni tempora-nee alla Triennale di Milano è un lavoro del 1994. Dal 1995 al 1996 è presidente dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 1997 lavora, con H. O. Kassabaum e R. Wong, all'A-sian art museum di San Francisco. La ristrutturazione di Piazzale Ca-dorna a Milano la impegna per circa un anno, dal 1998. Nel 1999, progetta la trasformazione in spa-zio espositivo delle ex Scuderie papali a Roma. Dello stesso anno è il progetto per la stazione Museo della Metropolitana di Napoli. Dal 2003 al 2005, si occupa della ri-strutturazione del Palavela di To-rino in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006. È del 2005 la risistemazione di piazza S. Gio-vanni a Gubbio; nello stesso anno

fonda la Gae Aulenti Architetti As-sociati. Nel 2006, progetta l'Istituto di Cultura Italiana a Tokyo. Dal 2007 al 2012, attende ai lavori per il restauro del Palazzo Branciforte di Palermo. Il 2012 è l’anno in cui Gae riceve la medaglia d'oro alla car-riera consegnatole il 16 ottobre dalla Triennale di Milano. Quindici giorni dopo, il 31 ottobre, Gae Au-lenti si spegne a Milano: aveva 84 anni. In una nota ufficiale, il Presiden-te della Repubblica Giorgio Napolita-no, esprimendo il cordoglio per la scom-parsa della Aulenti, la ricorderà come: «una protagonista di primo piano della storia dell'architettura contemporanea, altamente apprezzata in tutto il mondo per il suo talento creativo e, in particolare, per la straordinaria capacità di recupera-re i valori culturali del patrimonio storico e dell'ambiente urbano». Il 7 dicembre dello stesso anno una nuo-va grande piazza circolare, situata al cen-tro del complesso della Unicredit Tower di Milano, è inaugurata ed intitolata alla signora dell’architettura italiana.

DESIGNER’s STORY

Uno degli ingressi alla stazione Museo della Linea 1 della Metropolitana di Napoli 1999. Si notino i corpi illuminanti.

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INTERVISTA

Giuseppe Affé

C iao Giuseppe presentati in maniera CAD: a 360° ;-) Salve a tutti e un caloro-so saluto a te Salvio. Gra-

zie per l'invito. “Chi è Giuseppe Affè?” Bella domanda. La mia è una storia come ce ne sono tantis-sime altre nella mia terra in parti-colare e, al Sud in generale. Ma andiamo a noi. Siciliano e precisa-mente di Messina, vedo i natali 47 anni fa, in un quartiere difficile della mia città. Ma posso ritener-mi fortunato e dire un grande GRAZIE ai miei genitori, se invece di intraprendere “altre strade”, adesso sono quello che sono, un uomo che ha sempre cercato di lavorare, tra mille difficoltà ovvia-mente. Sin da piccolo ho coltivato la passione verso le scienze ed in particolar modo la geografia e l'a-stronomia (il mio sogno di bambi-no era quello di fare un giorno l'a-stronauta), non disdegnando il disegno tecnico. Nel 1985 presa la

maturità scientifica, mi iscrivo alla Facoltà di Chimica ad indiriz-zo Industriale presso l'Università di Messina, ma a causa di alcuni eventi familiari, purtroppo abban-dono gli studi e inesorabile arriva la chiamata alla leva, che avevo rinviato per ovvi motivi. Finita l'incombenza del servizio di leva riprendo gli studi, stavolta in In-formatica e terminati questi, avvio, insieme ad alcuni colleghi, diven-tati poi amici, un centro servizi CAD. Nel frattempo metto su fami-glia nonostante l'incertezza della riuscita della mia attività. Ma la mia caparbietà è tale che continuo nel mio intento, supportato ovvia-mente da mia moglie Alessandra: voglio lavorare e realizzarmi nella mia terra!!!!!. I tempi sono difficili, la piazza pure. Messina è una città prevalentemente impiegatizia (e qui potrei aprire un altro discorso, ma non è il caso né il luogo dove farlo). Se non hai amicizie, è dura. Solita mentalità. Insomma, “cosa nostra”. Il lavoro c’è, ma i soldi la-titano. Si combatte dalla mattina alla sera. Nonostante questo, arri-vano Lorenzo e Riccardo, ma tra

mille difficoltà (superate grazie al supporto dei familiari) riusciamo a tirarli su. Lorenzo, 16 anni, è al ter-zo liceo scientifico, lo stesso che ho frequentato io a suo tempo, e mostra un interesse sviscerato per la chimica. Toh, guarda caso!!!!. Riccardo, 11 anni, frequenta la pri-ma media. Al contrario del fratello, ama il disegno e in particolare quello a mano libera. Non fa altro che documentarsi sui tipi di colori, le tecniche di disegno, quelle di colorazione. Quando ti sei avvicinato al mondo dell'informatica e del CAD? Mi avvicino al mondo digitale, gra-zie ad un mio amico, che mi spin-ge ad iscrivermi alla Scuola Diret-ta a Fini Speciali in Informatica presso l'Università di Messina. Fino a quel momento non avevo visto in funzione un computer!!!! La materia è affascinante. Ricordo l'entusiasmo e la soddisfazione nel vedere a monitor “Hallo, world” il primo programmino in linguag-gio Assembler. Si passa poi al Pa-scal, al Cobol, al C e all'ambiente Unix dove comincio anche a fare

Insieme a Gabriele Asero è stato uno dei primi frequentatori e sostenitori della Community CAD per diventare poi un

grande amico personale. Senza alcuna esagerazione Giuseppe rappresenta, per personalità, integrità morale ed inge-

gno, una delle “anime belle” del nostro Sud, un bell’esempio ed un ottimo punto di riferimento da proporre ai ragazzi

della nostra Community...

di Salvio Gigl io

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INTERVISTA

Giuseppe Affé, brevetto EOS (parete ventilata)

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INTERVISTA

grafica. L'argomento mi prende subito e insieme ad alcuni colle-ghi, che saranno i miei futuri soci, progettiamo di avviare un'attività commerciale a diploma consegui-to. Questo avviene nel 1992 dopo aver discusso la tesi “Gestione gra-fica per operatori medici correlata allo SNOMED”. In pratica sviluppai assieme ad altri 2 colleghi una GUI (utilizzando come linguaggio di programmazione il CLIPPER 5.1 e sue librerie grafiche) che permet-teva di inserire dei simboli grafici elementari su un'immagine del corpo umano, per localizzare le zone interessate da tumori. Il tutto collegato ad un programma di ge-stione di cartelle cliniche. La tesi ci valse anche una menzione ad un workshop che si tenne a Taor-mina. Piccola, ma grande soddi-sfazione. E nel '93 ecco avverarsi il sogno. Apriamo l'attività. Un cen-tro CAD a servizio dei professioni-sti di Messina. Cosa è stata e quanto ti è servita l'esperienza col CAD service? Aprire un centro CAD è stato in-nanzitutto una passione e allo stesso tempo una scommessa che, dal punto di vista venale, purtrop-po, è stato un fallimento, ma sotto quello lavorativo ed umano è stato senza dubbio molto positivo, nel bene e nel male. Ho avuto modo di conoscere professionisti seri ed altri molto meno. Con alcuni dei primi sono nate delle collaborazio-ni anche dopo la chiusura dell'atti-vità. E' stato grazie al Centro CAD che ho conosciuto l'architetto An-tonio Galeano, al quale (senza chiedere una lira ma solo creden-do nelle sue potenzialità e in quel desiderio di fare qualcosa di im-portante che era insito in me) ho curato tutta la fase di progettazio-ne 2D e 3D di due brevetti per l'edi-lizia. Uno riguarda un infisso in

alluminio a taglio termico con una cornice di finitura esterna in for-melle da 30 cm in cotto. E l'altro è inerente ad una parete ventilata a cappotto. Ai due brevetti segue la ristrutturazione del “Teatro Anni-bale Maria di Francia” delle Suore del Divino Zelo di Messina. La pe-culiarità dell'intervento in questio-ne è la realizzazione di una sala ad acustica dinamica variabile. Le pareti sono composte da una serie di tripodi in alluminio, facenti par-te di montante, dove in ognuno dei tre lati è stato applicato un mate-riale diverso. Legno d'ulivo, for-melle in cotto e tessuto. Il tripode gira su un perno, in maniera tale che il musicista possa accordare la sala a suo piacimento grazie alla risposta acustica dei tre mate-riali di rivestimento. Questi lavori hanno meritato delle menzioni e alcuni articoli su riviste nazionali del settore. Ma non mi dilungo. A queste soddisfazioni come dicevo si sono alternate tante delusioni, non ultima quella della chiusura forzata ed inevitabile dell'attività, oppressa dai debiti (causa anche di decisioni sbagliate del sotto-scritto) e da una burocrazia alluci-nante e che nel frattempo, avevo preso in carico dopo l'abbandono degli altri soci. Altre vedute. Altri obiettivi. Altro orgoglio. Un co-mandante non abbandona la pro-pria nave quando affonda!!!!! Può sembrare da cretini parlare così di un'attività commerciale, ma vi as-sicuro che per me non è stata solo quello. Cosa hai fatto dopo la chiusura della tua attività? Dopo la chiusura avvenuta nel 2007 comincia per me una nuova vita lavorativa. Mi rimbocco le ma-niche e grazie ai contatti e alle amicizie strette nel periodo del CAD service, vengo chiamato a

collaborare a progetti di alcune infrastrutture importanti per Mes-sina, per piccoli progetti edili e per la restituzione cartacea delle planimetrie di Messina interessa-te dalle esercitazioni di Protezione Civile che si svolgono ogni anno nel mese di maggio. Come hai maturato la decisione di prendere il secondo diploma come geometra? E' stata una bella espe-rienza? Il passaggio diciamo che è stato quasi obbligato, da un lato il tipo di lavoro che svolgo e dall'altro la mancanza di lavoro. Allora ho pre-so la decisione di iscrivermi al corso serale per geometri. Espe-rienza umana indescrivibile!!!! Gente che rimpiangeva il fatto di non aver concluso gli studi e che ad una certa età si è rimessa in gioco. Dare una mano e mettere a loro disposizione le mie conoscen-ze e competenze, è stato bellissi-mo. Il ritorno che ho avuto è stato senza dubbio superiore a quello che ho dato. Amicizia e rispetto, soprattutto da parte di molti giova-ni che sarebbero potuti essere miei figli e, molti dei quali aveva-no alle spalle storie dolorose e tra-vagliate. Immagina una macchina del tem-po capace di ringiovanire le perso-ne senza portarle indietro negli anni... Hai appena compiuto 18 qual'è la prima cosa che fai? Sincero???? Scappo da questa Sici-lia e da questa Italia. E lo dico con rabbia e rammarico. Torniamo alla realtà. In cosa sei impegnato attualmente? Attualmente collaboro a diversi progetti con l'amico ingegnere An-gelo Impollonia. Come ho avuto modo di parlartene telefonicamen-te tempo addietro, avevamo in

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INTERVISTA

Giuseppe Affé, brevetto EOS (parete ventilata) -pagina manuale tecnico prototipo assemblato

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cantiere due grossi lavori: la rea-lizzazione di un centro sportivo legato alla squadra di calcio F.C. Messina e la progettazione per la realizzazione ex novo di una citta-dina di circa 10.000 abitanti a Dim-bokro in Costa d'Avorio. Il primo progetto è naufragato. L'investito-re straniero...... diciamo che ha sfa-tato il luogo comune che dice che gli italiani e in particolare i meri-dionali sono un po', come dire, truffaldini. Peccato era un gran bel progetto e avrebbe sicuramente portato lavoro per un po' di gente. Il secondo è ancora in piedi, i con-tatti con la committenza (che ha intenzione ferma di realizzarlo) si susseguono ormai da circa un an-no e mezzo, ma causa la crisi che ha colpito il mondo intero, è diffi-cile anche all'estero reperire cre-dito. Il decreto "Sblocca Italia" secondo te è una risorsa concreta per far ripartire il mondo dell'edilizia o l'ennesima bolla di sapone? Non ho approfondito lo studio del suddetto decreto, ma ad occhio e croce potrebbe essere un volano per il settore edile. Ma si sa, in Ita-lia fatta la legge trovato l'inganno. Qualche tempo fa parlavamo di un tuo sogno nel cassetto: modellare Messina in 3D... Pensi di realizzar-lo? Mi piacerebbe realizzarlo. L'obiet-tivo originario era quello di creare una Messina virtuale a scopo com-merciale, cioè inserire negozi, pubblicità e quant'altro. Non ho abbandonato questa strada, ma i tempi sono quelli che sono e do-vrei trovare gente come me dispo-sta a investire il proprio tempo senza un ritorno economico im-mediato e certo. Che dici propo-niamo alla Comm?????? L'altra idea sarebbe quella meno com-

merciale, ma più utile, e cioè di creare una sorta di database degli edifici, delle reti tecniche e tutto quello che riguarda le infrastruttu-re della città, insomma per farla breve una sorta di GIS 3D e BIM messi insieme. Un'idea da svilup-pare. Grazie a te mi sono avvicinato al mondo della BIM, scoprendo un nuovo modo di progettare e una nuova concezione del cantiere edi-le. Hai avuto modo di conoscere dei team seri capaci di realizzare progettazioni strutturate e ad hoc anche da noi? Da quello che ho visto in Comm, “l'allievo ha superato il maestro” :-). Io mi sono fermato ma leggo con piacere ed interes-se i tuoi post sull'argomento. Purtroppo qui da noi non c'è la mentalità di lavorare in gruppo o in sinergia con altri studi tecnici e, se c'è, si lavora ancora alla vec-chia maniera, vuoi per mancanza di ag-giornamento professionale, vuoi per gli alti costi del software in questione. Co-munque ancora qui non ho avuto modo di entrare in contatto con gente che ado-peri il BIM. Bisognerebbe fare capire ai progettisti e a tutti gli addetti ai lavori, che il BIM è un investimento che ottimizza lavoro e costi e, di contro, le software hou-se dovrebbero abbassarne il prezzo. In tal senso giusto pochi giorni fa ho visto che l'Autodesk sta cominciando a proporre i suoi software con la formula della licen-za a pagamento in funzione del tempo di utilizzo. Che abbiano capito l'antifona??? Open Source e Open Access un modo meraviglioso di utilizzare la rete e le sue infinite potenzialità, offrendo gratuitamente a tutti la possibilità di crescere e formarsi. Qual'è il tuo punto di vista su que-sta filosofia? Il futuro in ambito lavorativo se-condo me è l'utilizzo di software Open Source per gli ovvi vantaggi che ne derivano. Ovviamente sono

favorevole alla libera fruizione dei dati di qualunque natura essi sia-no e metterli a disposizione di tut-ti; è innanzitutto segno di civiltà e di società evoluta, ma la logica di questa società purtroppo è il pro-fitto di pochi. Non penso si debba essere uno scienziato per capire che il profitto lo da l'applicazione e non il dato. Vogliamo parlare ad esempio dei dati cartografici??? In Sicilia se li tengono stretti stretti, ma i rilievi aerofotogrammetrici, non sono stati fatti con soldi pub-blici??? Stendiamo un velo pieto-so. Si fa sempre più concreta l'idea di utilizzare delle grosse stampanti 3D per la fabbricazione veloce di edifici; che impatto avrebbe da noi questa innovazione? Ad essere sincero non mi sono docu-mentato molto su questa novità, sono fermo alle stampanti 3D per realizzare prototipi o modellini. Sicuramente da come mi hai posto la domanda devo pre-supporre che l'utilizzo o l'idea di utilizza-re grandi stampanti 3D stia avvenendo all'estero e non in Italia o sbaglio??? Co-munque dal punto di vista tecnico- co-struttivo, dato che l'Italia è un paese ad alto rischio sismico, penso che l'ingresso di questo nuovo modo di costruire fareb-be storcere il naso a molti. Cosa ti incuriosisce di più nelle recentissime invenzioni legate al mondo della progettazione? Tanto per rimanere in tema, la stampante 3D è quella che ogni caddista ha sempre sognato. Ve-dere e toccare il tuo modello vir-tuale. Non ha prezzo!! Poi ci aggiungo ovviamente il BIM ed il GIS. Da papà che consigli senti di dare a dei ragazzi che oggi si devono misurare con il mondo del lavoro? Questa caro Salvio è la domanda

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Promo Metra con l’infisso

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più difficile che potevi farmi, non perché non sappia rispondere ma perché il discorso è ampio e arti-colato e, in ogni caso, rischierei di cadere nel banale o nelle frasi di circostanza. E' difficile perché og-gi è un momento difficile, di lavoro c'è n'è poco e quel poco è pure pa-gato male. Vedo ragazzi sfiduciati e abbandonati a se stessi. Quello che posso dire è siate creativi, cre-dete nelle vostre possibilità e so-prattutto portate avanti quelli che sono i vostri sogni, le vostre ambi-zioni, le vostre inclinazioni con umiltà, rispetto verso gli altri e senso del dovere. Questo è quello che ripeto ai miei figli. Un parere spassionatamente sin-cero sulla Community e su CADZI-NE. Questa invece è la domanda più bella. Non posso che parlarne be-nissimo. Navigo sul web da quan-do fece capolino internet nelle

università, ma non avevo mai inte-ragito con nessuno. Dapprima cu-riosità e stupore di fronte a questo immenso mare digitale, poi stru-mento di lavoro. Con l'avvento dei social network mi butto su G+ e vengo subito attirato da questa community dal logo familiare. Uno sguardo al profilo del proprietario e zac... è fatta. Preso. Le sviolinate non fanno parte del mio essere, ma ho trovato in te una persona eccezionale, preparata, colta, sim-patica, ironica, disponibile, insom-ma una bella persona. Ti ho senti-to da subito vero e sincero, con una storia alle spalle forte, dura, ma che non ti ha buttato a terra, anzi ti ha dato la forza di andare avanti. Un bellissimo esempio di quello che è il meridionale e non lo stereotipo che ci propinano i mass-media. Ovviamente il merito del successo principalmente va a te in quanto ideatore. Ma come tu stesso mi hai ripetuto e continui a

ripetere, la Comm siamo tutti noi. Per non fare torto a nessuno non cito nomi, ma è tutta gente ecce-zionale, educatissima, preparatis-sima, desiderosa di sapere sempre di più e che non lesina il proprio sapere agli altri. Una famiglia!!!!! Questo è quello che sento perchè è quello che gli abitanti della Comm trasmettono. CADZINE è la norma-le evoluzione della Comm, e non ha niente da invidiare a testate digitali più altisonanti. Concludo ringraziandoti ancora, Salvio, ma un ringraziamento grande, grande e sincero lo rivolgo a tutti. Con persone così l'Italia può avere un futuro, ma questo è un altro di-scorso..... A presto.

Giuseppe Affé, modello di villetta unifamiliare, AutoCAD 2012

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Frank Blecher, 3 blue moons, 2014

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INTERVISTA

C iao Frank, presentati ai nostri lettori Il mio nome è Frank Ble-cher. Ho 40 anni ora e

sono nato a Dortmund in Germa-nia. Vivo che con la mia ragazza in un appartamento in Documenta city Kassel. Condivido dipinti, boz-ze di SketchUp e roba creativa su G +. Io sono un hobby-artista e ar-chitetto di “carta”. I tuoi post parlano del tuo amore per l'arte e il design. Cos’è per te la creatività? Grazie Salvio. Sono contento che si veda tutto ciò! Essere creativi per me significa entrare in relazione con il proprio am-biente. Sono convinto che l'amore che metto nel creare un'immagine o un og-getto poi riesca, in qualche modo, a parla-re di me quando viene osservato. Quando hai iniziato a disegnare? Ero un bambino ed impazzivo per le marmotte. Ovviamente era un

animale che non potevo tenere in casa e così ho iniziato a disegnare brevi storie illustrate che avevano come protagonisti proprio questi simpatici animali. È stato un mo-do molto personale di “avere” delle marmotte in casa: avevo realizzato il mio rapporto con esse semplice-mente disegnandole. Che cosa hai studiato? Nella fami-glia in cui sei cresciuto qualcuno ama l'arte? Ho frequentato una scuola profes-sionale per la progettazione edile e ho studiato architettura presso l'Università di Kassel dal 2001 -2005. Nel frattempo lavoravo come decoratore di vetrine e nella co-struzione di edifici equi e solidali. Mia madre ama molto l'arte. Fai modelli particolarmente belli di edifici con SketchUp, da quanto tempo lo usi? Grazie Salvio. Mi ricordo che nel 2009 ho trovato SketchUp per puro caso su internet. Ho subito intuito le sue grandi potenzialità e lo uso anche per realizzare video anima-zioni dei miei progetti che pubbli-

co poi su G+ via YouTube. Proprio su YouTube conobbi un ragazzo che mi consigliò di utilizzare Ker-kythea il rendering dei miei mo-delli. Conosci altri programmi di grafica 3D? Quando ero studente per lo più usavo AutoCAD14. Ho anche usato Arcon per fare bozze veloci. Ho anche seguito un corso intensivo su Rhinoceros. Definisci la tua visione di architet-tura contemporanea A mio parere l'architettura con-temporanea, nella sua essenza, non differisce molto dalle archi-tetture immediatamente prece-denti ad essa. Ogni architettura nasce nella mente del progettista anzitutto come sfida per superare certi confini del costruire. L'archi-tettura rappresenta, da sempre, la volontà umana di adattare l'am-biente naturale alle proprie esi-genze e secondo la propria fanta-sia anche se essa dipende, da sem-pre, e strettamente, dalle disponi-bilità tecnologie e dalle facoltà

Frank Blecher

Un amico tedesco della nostra Community che alterna composizioni artistiche, molto belle e

suggestive, a modellazioni architettoniche dettagliatissime frutto di studi ed osservazioni, a dir

poco proficue, sull’opera di grandi maestri dell’architettura e sul tessuto urbano contemporaneo

di Salvio Gigl io

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Frank Blecher, The Cube House, 2014

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economiche di chi pianifica e co-struisce. Credo che l'architettura con-temporanea sia molto influenzata dalla globalizzazione e dal pluralismo cultura-le. I confini geografici diventano sempre più permeabili mentre quelli culturali scompaiono. Accordi economici e com-merciali incrementano la cultura e la condivisione di scienze e tecnologie. Grazie al continuo sviluppo tecnologico i vecchi confini posti dalla fattibilità di un progetto sembrano scomparire. Esiste una proporzionalità diretta tra scienza ed immaginazione: quanto più l'uomo si spinge in avanti nel campo delle scienze, tanto più si svilupperà la sua capacità immaginativa. Così spariscono i limiti che si ponevano le generazioni prece-denti: ciò che oggi può apparire irrealiz-zabile sarà sicuramente realizzabile in futuro. Credo che per valutare realistica-mente lo stato attuale raggiunto dell'ar-chitettura contemporanea dobbiamo rispondere alle domande: "Cosa vogliono progettisti e costruttori?”; “Quali tecnolo-gie innovative sono disponibili?”; “Chi può realizzarlo?” e “Chi paga i conti?”. Conosci sicuramente le stampanti 3D: quando ne avrai una, quale og-getto stamperai per primo? Hahaha :-) Mi piacerebbe avere un modello dell'universo conosciuto con i suoi ammassi e filamenti di galassie, vuoto compresi. Che cosa è Google Plus per te? Ho cominciato ad usare G+ dal 2013. E 'stato il mio primo passo nel mondo dei social media. Sono davvero felice di ve-dere quanto le persone condividono gli stessi interessi in termini di pittura e creatività. Mi piace condividere e ottene-re una risposta immediata ai miei post. C'è un qualcosa che si chiama "intelligenza della folla". Mi affido ad essa sia quando non sono sicuro su ciò che possa essere giusto o sbagliato per un mio lavoro, o sul modo di procedere, io lo riesco a capire attraverso le reazioni del pubblico. Qual’è tra i tuoi progetti quello che ami di più?

L'idea migliore che abbia mai avu-to è stata quella di chiedere alla mia compagna Leila, nove anni fa, di andare a fare una passeggiata insieme :-). Tu sei anche un pittore, che tecni-che usi? Mi piace usare il pennello piatto e i colori acrilici su carta quando dipingo. Attualmente mi diletto anche a modificare foto, disegni ed immagini con la tavoletta grafi-ca. Qual è il tuo architetto preferito? Sicuramente John Hejduk, adoro la sua giocosità e la sua poesia naif nonché il suo modo ironico di utilizzare le metafore architettoni-che. Credo, sinceramente, che lui sia un genio involontario. Poi c’è Friedensreich Hundertwasser: un uomo buono che fa arte bella con i suoi disegni che sono così pieni di fantasia. Osservandoli sembra quasi di rivedere nelle sue opere le mie fantasie con acciaio e cemen-to al proprio posto. La sua archi-tettura si può definire una dittatu-ra della fantasia. Sono stato in-fluenzato durante i miei studi uni-versitari anche dai lavori di W. D. Prix e C. Himmelbau. Ancora oggi i loro progetti mi appaiono molto interessanti. Nel corso degli anni ho imparato che anche le più com-plicate costruzioni di fascia alta acquisiscono un gusto superficiale quando "la poesia e la costruzione" sono sostituite da "potenza e tec-nologia". Ciò non è una novità nell’architettura: prendi chi ha co-struito le piramidi e quanta forza e tecnologia ha dimostrato di avere per millenni!.. Chi è l'artista che ti piace di più? Otto Dix, Max Beckmann, Marc Chagall, Franz Marc e molti altri ancora. Sei mai stato in Italia? Purtroppo no. Si tratta essenzial-

mente di una questione sul mio punto di vista sul concetto di viag-giare in un paese. Se viaggio come turista in un Paese al ritorno avrò conosciuto solo le cose turistiche di quel posto. Se, invece, sono in viaggio in Italia per vivere e lavo-rare lì, avrò la possibilità di impa-rare a conoscere la vera Italia. Mi piacerebbe visitare e vivere città come Venezia, Firenze e Roma. Cosa pensi della crisi economica che affligge il continente europeo? Quando finirà? Io non sono un economista, né uno storico e tanto meno un indovino. Credo che proprio l'Europa sia il motivo della crisi. Guarda la storia dagli albori della civiltà occidenta-le, dal greco antico fino ad oggi: guerre e crisi, crisi e guerre... In-somma, sempre problemi! A mio parere l'Europa è solo una grande società economica e al pari di qua-lunque altro CdA anche i dirigenti della “Società Europa” siedono in-sieme alla "tavola rotonda europea delle industrie". Che cosa significa vivere l'arte nelle città tedesche? Quali sono le città tedesche che offrono di più per i giovani in termini artistici? E’ facile rispondere a questa do-manda. Penso che l'arte e la cultu-ra dovrebbero sempre essere un valore aggiunto per ogni città del mondo perché questo è il modo migliore per farsi una buona pub-blicità all’estero. Le città che ta-gliano il loro budget per le iniziati-ve culturali sono sostanzialmente malate probabilmente in grave crisi. Questo è un male per l'imma-gine della città che diventa poco attraente per gli investitori, stu-denti e turisti! Arte e cultura sono per la città ciò che è la cura della persona in un essere umano. Sicu-ramente Berlino, Dresda, Lipsia, Amburgo, Düsseldorf, Colonia e Francoforte :-)

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GIS Open Source per geologia e ambiente

L o studio dell'ambiente inizia con una buona mappa. Una buona map-pa si realizza con una se-

rie di tecniche applicate ad una serie di dati in relazione tra loro. Quali tecniche? Quali dati? Le ri-sposte sono in “GIS Open Source per geologia e ambiente”, di Vale-rio Noti e uscito pochissimi giorni fa. L’autore è un geologo, ricerca-tore in Scienze della Terra, esperto di Sistemi Informativi Geografici e di Open Source dal 1995, socio fon-datore di TerreLogiche. Insieme a lui hanno collaborato a questo li-bro Raffaele Battaglini, Marco Ca-pitani, Margherita Di Leo, Flavio Lupia e Antonio Falciano, che ne è stato il revisore. Questi sono i ca-pitoli e gli argomenti trattati nelle più di 350 pagine del libro: 1. Sistemi informativi geografici: concetti fondamentali 2. Introduzione a QGIS

3. Il progetto GIS e il caricamento dei pri-mi layer 4. I formati GIS: non solo Shapefile 5. Gestione dei layer vettoriali e raster 6. Tabelle degli attributi e interrogazioni 7. Simbologia dei dati vettoriali e tecniche di rappresentazione 8. Carte Tecniche Regionali (CTR) e servi-zi web 9. Come georeferenziare una cartografia 10. Editing dei layer e tecniche di digita-lizzazione 11. Procedure di stampa e generazione dei layout 12. La consegna di un progetto GIS 13. Il geoprocessing 14. Superfici statistiche e modelli digitali di elevazione (DEM) 15. Elementi base di geostatistica 16. Esempio di modellazione geostatisti-ca di parametri geochimici in ambito GIS 17. Studio della morfometria dei bacini idrografici attraverso analisi GIS 18. Tecniche di analisi spaziale per la zonazione della suscettività di frana 19. Metodologie GIS per l’individuazione delle aree potenzialmente interessate da fenomeni di esondazione dei corsi d’ac-qua Come si vede, i primi dieci capito-li trattano le basi dei GIS, dai vari

sistemi di coordinate, ai tipi da dati e di livelli, fino alla modifica e alla stampa. Questo assicura una serie di informazioni essenziali per poter essere sufficientemente preparati e produttivi nella visua-lizzazione, trattamento, sovrappo-sizione e produzione di mappe. "I capitoli 13 e 14 costituiscono il ful-cro di tutto il volume poiché ri-guardano tematiche cruciali per l’analisi spaziale: il geoprocessing, le superfici statistiche e i DEM (Digital Elevation Model). Al loro interno saranno descritte impor-tanti operazioni quali, ad esempio, la sovrapposizione tra layer (overlay), le tecniche di buffering, i join spaziali, la realizzazione di processi interpolativi e di mappe DEM-derivate (ad esempio carte di pendenza o di orientazione dei versanti), il calcolo volumetrico e la generazione di profili topografi-ci.". Questo è il link da cui è possibile scaricare la preview del libro: http://www.darioflaccovio.it/pdfdescr/930-DF0339.pdf

di Roberto Angelett i

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LIBRI

Intervista a Valerio Noti

I ncontriamo a Roma Valerio Noti, autore del volume "GIS Open Source per geologia e ambiente" e cogliamo l’occa-

sione per fargli una breve intervi-sta. Pensi che ci sia bisogno di un Gis 3D? Assolutamente si. Poi, bisogna vedere cosa si intende per "Gis 3D". 3D può vo-ler dire superficie, ma anche ( da geolo-go ) può voler dire anche "il sotto". Ci so-no quei software che ho citato anche nel libro (ParaView, Visit, ecc.) che sono sto-ricamente sganciati dal Gis, ma negli ultimi anni sono sempre maggiori le richieste su come si fa a caricare dati georeferenziati lì dentro, perchè l'aggan-cio tra questi strumenti e la parte GIS è ormai quasi obbligatoria. C'è sicuramen-te un “gap” con la visione statica e bidi-mensionale... No, il GIS è 3D soprattutto se si parla di dati del sottosuolo. “Deve” essere 3D. Comunque, il mondo è in 3D. Stavo per dirlo. “Il mondo è in 3D” e quin-di anche gli strumenti dovrebbero esser-lo. Ci riallacciamo sempre ad un discorso di dati iniziali mancanti. Se noi avessimo una disponibilità di dati maggiori, sia del

sottosuolo che del soprasuolo, avremmo strumenti molto più integrati. Con Goo-gle Earth hanno dimostrato che la geo-grafia e la cartografia sono anche per "non tecnici" e che quello è il modo per vedere il mondo. Per farla ancora “più complicata” : e il 4D, cioè il tempo ? Il tempo. Da geologo ti dico che la serie temporale è fondamentale. Pensa sola-mente al rischio idraulico, per fare solo un esempio. Ma questo 4D diventa il “FantaGIS” del tempo reale, no ? Sì, il FantaGIS del tempo reale :-) Quindi che cosa faresti tu se avessi a disposizio-ne un GIS 3D, 4D con la serie temporale, e con dati TIN ? Penso che il TIN sia migliore del grid perchè ci puoi inserire delle “break lines” e puoi modellarlo, cosa che nel grid non puoi fare. Il grid è “scalettato”... Sì è scalettato, e quindi... E' vero che stori-camente i software, vedi GRASS ecc (l'ho scritto anche nel libro) sono orientati più alla parte grid, perché in GRASS per esempio dicono “noi facciamo talmente bene, siamo talmente bravi con il grid, che non abbiamo bisogno del TIN”. Il TIN è sicuramente più complicato dal punto di vista informatico, però i risultati e i benefici che ti dà sono migliori perché puoi inserire breaklines, dove hai pochi

dati di input hai una maglia meno fitta, (e questo alleggerisce anche il dato) e poi hai una possibilità di gestione e di calco-lo delle pendenze, delle esposizioni, e dei volumi ecc... Il problema è che gli stru-menti software di gestione del TIN al momento sono, in media, più arretrati. Secondo te, che uso possono fare gli ar-chitetti di un GIS ? Al corso di oggi c'erano tre architetti. Tutti quelli che si occupano di pianifica-zione e di urbanistica, è un po' la figura di riferimento dei piani di governo del terri-torio che sono fatti tipicamente dagli architetti e adesso in tante zone sono obbligati a fornire dati GIS. Se tu dovessi scegliere una sola funzione tra quelle presenti in un GIS, che ne giu-stifichi l'indispensabilità, quale funzione sceglieresti ? La tematizzazione del dato. Soprattutto con la parte numerica, come ti dicevo, è una cosa molto sottovalutata. Ringraziamo Valerio Noti per la disponi-bilità e a presto. Grazie a te. Tanto tu non pubblichi l'au-dio, no ? ;- ) L’audio lo si po’ ascoltare al se-guente link: https://drive.google.com/file/d/0B61MnFr3hr6mSnQtWFJRd1dfZHc/view

di Roberto Angelett i

Roberto Angeletti e Valerio Noti

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C iao Fabrizio, presentati ai nostri lettori Classe 88, laureando in informatica, da sempre

impegnato nella ricerca di soluzio-ni tecnologiche innovative che possano in qualche modo cambia-re le abitudini o migliorare la vita delle persone. Attualmente sono co-founder di 012Factory, primo centro di conta-minazione multidisciplinare in Italia rivolto alle startup con il pri-mo programma Academy in Cam-pania e più in generale nel sud Italia, ma con un modello total-mente unico nel suo genere; qui ricopro il ruolo di responsabile del programma “contamina”. http://www.012factory.it Quando nasce la tua passione per la tecnologia? La mia passione per la tecnologia nasce nei primi anni dell’infanzia grazie ai miei genitori che hanno

sempre - e continuano a farlo tutt’oggi - a sostenere le mie attivi-tà. Quanto impegno richiede, in ter-mini di sacrifici, affrontare un per-corso formativo come il tuo? Non parlerei propriamente di sa-crifici, per me è un hobby, sembre-rà strano ai più ma il mio lavoro mi diverte e mi stimola continua-mente a studiare cose nuove, di sicuro non è da tutti e non è qual-cosa che lo si apprende dall’oggi al domani ma è un qualcosa che di-verte, se vogliamo parlare di sacri-fici, bhè, qualche notte insonne la si passa a studiare a risolvere pro-blemi informatici oppure a studia-re la documentazione di turno. La piattaforma Google è stata un supporto valido per i tuoi studi e lo sviluppo della tua attuale attività professionale? Sicuramente si, uso quotidiana-mente le tecnologie google ed or-mai le ho integrate nei miei lavori oltre che proporle poi ai miei clienti.

Cosa consiglieresti ad un ragazzo appassionato di Hi Tech circa la scelta della Facoltà universitaria? Dipende da ciò che vuole fare “da grande”, ingegneria informatica od informatica sono le scelte più ov-vie. Prova a spiegare a un non addetto ai lavori chi è e cosa fa un maker e perchè le start up sono, oggi più che mai, così importanti per il Paese. Oramai definiscono i maker come gli artigiani 2.0, si tende sempre più verso la tecnologia ed anche gli artigiani stanno andando verso questo settore basti pensare alla “stampa” 3D (nelle sue varie for-me). Come e quando è nata "Lapiello solutions”? Lapiello Solutions è solo un brand che uso come contenitore dei miei progetti, è nato con uno dei primi progetti in università. E' facile fondare una start up? Hai avuto problemi burocratici, econo-mici e/o di altra natura?

MAKER & START UP

Intervista a Fabrizio Lapiello

Fabrizio Lapiello al GDG Campania presenta ufficialmente la mascotte del GDG Campania. Aprile 2014

di Salvio Gigl io

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MAKER & START UP

Articolo di D. Capissi su Fabrizio Lapiello e la sua start up apparso il 16 marzo 2014 su Il Mattino di Napoli

Articolo di P. Cacace del 27 ottobre 2014 del Corriere del Mezzogiorno sulle start up meridionali tra cui figura la Lapiello Solution (in verde)

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Assolutamente no, tutto molto facile e veloce, una società S.r.l in Italia la si apre in meno di una settimana ormai. Quale mission ha la tua start up? Mah, io direi che le mission sono varie, al momento con il mio ultimo prodotto sicuramente quello di aiutare le persone con disabilità sensoriali della vista. In che modo lo Stato dovrebbe aiu-tare lo sviluppo delle start up? Ci sono già diversi aiuti da parte del go-verno ma anche della comunità europea alle startup, credo che bastino per avviare la propria attività. "Perché i maker italiani hanno una marcia in più?" come risponderesti a questa domanda? Da sempre l’Italia si è distinta in questo campo, siamo degli ottimi

artigiani 2.0 Parlaci di Ultrasonic Sight come è nata l'idea per la sua realizzazio-ne? È un progetto nato per gioco, comprando e studiando un kit Arduino; è un disposi-tivo elettronico che migliora la mobilità dei disabili sensoriali della vista e che estende o sostituisce di fatto l’utilizzo di un normale bastone da passeggio. Il suo obiettivo principale è quello di consentire in qualsiasi situazione di luminosità o condizione atmosferica il rilievo di osta-coli a distanze tarabili in base alle esi-genze specifiche da 3 cm a 4 metri, tale distanza consente di fatto ai non vedenti di scansare gli ostacoli in anticipo evitan-do la maggior parte dei pericoli presenti in strada. Il dispositivo sostanzialmente da un punto di vista più tecnico si divide in due parti, la prima parte è composta da una componente elettronica basata su

micro controllore, sensori ultrasonici, sensori per avvisi acustici e tattili (impulsi vibrativi) e, una classica batteria alcalina da 9v, la seconda parte della piat-taforma è un sistema di algoritmi per il rilievo degli ostacoli e del fondo stradale; quest’ultimo permette di rilevare piccole disconnessioni stradali come buche su marciapiedi spesso causa di incidenti anche per persone normodotate e gradi-ni in discesa o in salita. La caratteristica principale del progetto, oltre alla compo-nente informatica che di fatto migliora la qualità della vita in strada dei disabili sensoriali della vista, sarà il costo conte-nuto, circa 1/7 rispetto agli attuali compe-titors. Qual’è il tuo prossimo obiettivo? Migliora Ultrasonic Sight per rag-giungere ed aiutare quante più persone è possibile.

MAKER & START UP

Un radar per non vedenti l’Ultrasonic Sight, il braccialetto realizzato da Fabrizio di cui vediamo le funzionalità in questi sketch

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MUSICA

D opo qualche decennio in cui la musica jazz si era attestata su forme ben organizzate e orchestre

sempre più grandi, il Bebop nasce come reazione allo Swing formale praticato dalle bianche big bands e, difatti, il primo imperativo è l'o-scuramento del beat, quel pulsare ritmico che segna il tempo ai bal-lerini. Di notevole difficoltà esecu-tiva, basato su ritmi intricati, ar-monie ardite, melodie tortuose e poco orecchiabili, assume subito la connotazione di musica ribelle e protestataria, intesa da pochi ini-ziati; le jam session diventano l'e-quivalente di una funzione religio-sa e costituiscono manifestazione d'orgoglio per gli afro-americani. I protagonisti, tutti neri salvo qual-che eccezione come Lennie Trista-no, e i loro sostenitori, boppers, in

maggioranza giovani, assumono atteggiamenti uniformi, in partico-lare indossando berretti sportivi, occhiali scuri, barba a pizzetto, abiti anche attillati, ma non lo smoking dell'era swing. Questo nuovo genere attrae anche un pub-blico di intellettuali bianchi ed eccentrici, tra loro molti letterati della Beat Generation, che poco, comunque, hanno da spartire con il contesto storico della musica jazz. Dizzy Gillespie, Thelonious Monk e Charlie Parker sono i principali esponenti del bop e per qualche tempo rappresentano lo standard di riferimento; tuttavia, verso la metà degli anni '50, musicisti tra cui Miles Davis e John Coltrane iniziano ad esplorare nuove forme, approdando poi al Cool jazz e al Free jazz. A questo riguardo, nel 1957 Jack Kerouac, in On the Road, scrive: “A quei tempi, nel 1947, il bop im-pazzava in tutta l'America. I ragaz-

zi del Loop suonavano, ma con stanchezza, perché il bop era a metà strada fra il periodo del Char-lie Parker di Ornithology e quello di Miles Davis”. Il Bebop lascia la sua impronta anche sulla musica popolare, il rock e la musica hippie, i cui se-guaci, negli anni '60 e '70, come i boppers, avevano un unico stile anticonformista di vita. Considera-to sotto gli aspetti prettamente musicali, il Bebop, con le sue im-provvisazioni, gli intervalli, gli as-soli imprevedibili e i bruschi cam-bi di melodia, appare un genere musicale più adatto all'ascolto che alla danza. Negli ambienti musica-li molti restano disorientati; Tom-my Dorsey afferma che il Bebop ha riportato la musica indietro di 20 anni, Louis Armstrong lamenta che i boppers suonano accordi sbagliati, e un critico di New York sostiene che il Bebop “suona come un negozio di ferramenta in un terremoto”. In effetti è un cambia-

di N ico la Amalf i tano

Il Bebop

Charlie Parker

Il Bebop (anche bop) è una forma di jazz che si sviluppa a princi-

palmente a Saint Louis, New York e Kansas City a partire dal

1940; il termine bebop è un'onomatopea che imita una brevissima

frase di due note usata come indicazione per terminare un brano.

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MUSICA

Dizzy Gillespie bacia la mano a Louis Armstrong dopo aver suonato con lui Umbrella Man al Jackie Gleason Show nel 1959

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MUSICA

mento radicale; tutto quello che è scontato, ballabile o gradito al pubblico medio dell'epoca viene bandito. Le melodie sono scattanti, spezzettate, nervose e spesso dis-sonanti; i ritmi sono veloci. I brani iniziano con l'esposizione di un tema, quasi sempre all'unisono, seguito da numerose improvvisa-zioni e sono chiusi dalla riproposi-zione del tema. Il nucleo principa-le è costituito proprio dalle im-provvisazioni che, a differenza dei temi, spesso appena accennati,

sono sempre molto estese. Per l'e-secuzione il Bebop richiede pochi elementi, di solito da tre a sette, comprendendo sassofono, piano-forte, batteria, tromba e contrab-basso; talvolta vengono introdotti chitarra, trombone e violino. Date le piccole dimensioni della band, i musicisti suonano senza arrangia-menti scritti, utilizzano un cano-vaccio armonico soggetto ad esse-re sviluppato con la loro capacità di interazione. Verso la fine degli anni '50 il Bebop perde la sua posi-

zione dominante sul mercato delle registrazioni a favore della musica rock e poi della musica soul; il jazz viene abbandonato da molte delle principali case discografiche, tut-tavia per la soddisfazione dei suoi appassionati rimane la produzione specifica di alcune piccole etichet-te, quali la Blue Note Records, la Savoy Records e la Prestige Re-cords, alle quali sono legati i più grandi nomi del jazz.

Vecchie foto d’epoca, dall’alto in senso orario:

Dizzy Gillespie e la sua Big Band

(con John Lewis, Cecil Payne, Miles Davis e Ray Brown). Foto di William

P. Gottlieb , New York, 1946.

Davanti al Minton's: Thelonious Monk, Howard McGhee, Roy Eldrid-ge, Teddy Hill, New York, settembre

1947. Foto William P. Gottlieb

Dizzy Gillespie, Sonny Rollins, Ben Webster e Gerry Mulligan durante la

loro esibizione al Monterey Jazz Fe-stival del 1958.

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NEW HARDWARE FOR CAD

B envenuti a questo nuovo appuntamento con le basi per la stampa 3D. Oggi parleremo dell’e-

strusore termoplastico che rappre-senta il punto vitale della RepRap Mendel. La sua derivazione è stret-tamente industriale ed è legata in particolare alla lavorazione delle materie plastiche; il dispositivo in questione produce degli estrusi, cioè dei profili la cui sezione co-stante è determinata dalla forma della trafila e di lunghezza definita dall'intervallo di taglio. Principio di funzionamento e com-ponenti di un estrusore Gli estrusori industriali sono rea-lizzati da un cilindro di acciaio nitrurato nel cui interno ruotano una o due viti senza fine che dan-

no anche il nome alla loro tipolo-gia operativa (monovite o bivite). Il tubo di acciaio è provvisto di un cilindro idraulico che scorre al suo interno e che ha la funzione di spingere e comprimere il materia-le verso l’uscita. A metà del tubo, perpendicolarmente al suo asse, è posta una bocca di carico cilindri-ca, facente capo ad una tramoggia munita di un do-satore, che costi-tuisce l'alimenta-zione del cilindro. L’altro suo estremo, o uscita, è fornito di una trafila speciale chiamata anche filiera o matrice. Nella fase di estrusione il materiale attraversa successivi cicli termici e meccani-ci, che permettono di distinguere le seguenti zone caratteristiche di lavorazione: di trasporto del materiale, è ubi-

cata a monte della tramoggia e il materiale vi arriva ancora

completamente allo stato soli-do. Questa zona, a causa dell’al-ta temperatura sviluppata dalla macchina, necessita di un cir-cuito di raffreddamento ad ac-qua per evitare che il materiale cominci la fusione anzitempo, bloccando così l'alimentazione;

qui il materiale è sottoposto a modeste pressioni;

di alimentazione, vicino alla tramoggia di carico, ove il ma-teriale subisce trascurabili va-riazioni di pressione;

di compressione, nel tubo cilin-drico, ove il materiale è sotto-posto ad un notevole aumento della pressione, dovuto alla gra-duale diminuzione del diametro della vite di alimentazione;

VII puntata

di Salvio Gigl io

Estrusore di una stampante 3D

Fig. 1, disegno semplificato di un estrusore industriale di piccole dimensioni

È il componente vitale di qualsiasi 3D printer. Da esso dipendono la qualità degli oggetti stam-pati in termini di precisione e definizione. Sono estremamente delicati e richiedono una frequen-

te manutenzione tra una stampa e l’altra.

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di transizione, in questa zona il materiale è in parte fuso e in parte ancora solido, la sua com-pleta fusione si ottiene grazie al suo attrito con le pareti interne dell'estrusore e all'utilizzo di opportune resistenze elettriche;

di dosaggio, è la zona a monte della filiera e qui il materiale subisce variazioni di pressione alquanto trascurabili;

di trasporto del fuso, è la zona a valle della filiera dove il mate-riale in uscita è completamente fuso.

L’estrusore di una stampante 3D non differisce molto da uno indu-striale sia per il principio di fun-zionamento che per le zone di la-voro appena descritte. Il suo com-pito, analogamente alle macchine industriali, è quello di estrudere un filamento plastico le cui dimensio-ni, solitamente di 1,75 o 3mm che

rappresentano i diametri più diffu-si, influenzano anche le dimensio-ni della Hot-End. Il filamento pla-stico viene trascinato grazie ad un motore passo-passo grazie ad una coppia di trascinamento formata da un cilindro zigrinato, calettato su di un perno di rotazione che riceve il moto tramite corona e pi-gnone dal motore PP, e da qui tra-scinato nella camera di fusione ove è ammorbidito e spinto fuori dalla pressione esercitata dall’arri-vo del filamento non ancora fuso. Il materiale caldo e ammorbidito attraversa la trafila che in questo ambito è anche chiamata ugello o nozzle. Come già saprete, nella fase iniziale della stampa, all’usci-ta dall’estrusore, il filamento fuso viene compresso tra la parte finale dell’ugello e il piatto termico che, grazie alla sua temperatura più bassa rispetto a quella di fusione,

consente una solidificazione gra-duale dei primi strati dell’oggetto da stampare, evitando così defor-mazioni e spaccature dovuti, altri-menti, allo sbalzo di temperatura. I primi estrusori per la RepRap im-piegavano per l’alimentazione del filamento motori a corrente conti-nua che però presentavano il gros-so inconveniente di non poter es-sere avviati o arrestati istantanea-mente data la geometria dello sta-tore, risultando quindi non idonei per un impiego di estrema preci-sione richiesto ad una macchina CNC. Per questo motivo sono stati adottati i motori passo-passo, otte-nendo così un controllo totale del deposito di fusione durante il pro-cesso di stampa con precisione sempre maggiore! L' estrusore di una stampante 3D come la Mendel è essenzialmente composto dalle seguenti parti:

NEW HARDWARE FOR CAD

Fig. 2, Vista posteriore di un estrusore per stampante 3D e suoi componenti fondamentali

Gig

lio

2014

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NEW HARDWARE FOR CAD

Fig. 3, Una sezione dell’estrusore ricavata nella zona di passaggio del filamento plastico. Si noti la coppia di trascinamento

Gig

lio

2014

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Giglio 2014

Fig. 4, viste anteriore e posteriore dell’estrusore

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camera di fusione del filamento o Hot-End, componente mecca-nico, normalmente in ottone, formato da un elemento cilin-drico terminante con una filet-tatura per l’innesto in un bloc-chetto di forma rettangolare e munito di appositi alloggia-menti circolari, uno cieco e l’al-tro passante, in cui vengono fissati rispettivamente sia il termistore, per il controllo di precisione della temperatura di fusione, che l’elemento elettri-co riscaldante. Sul blocchetto di ottone, in asse con la camera di fusione, un foro filettato ospita la matrice;

carterini strutturali in materia-le plastico per supportare e pro-teggere le varie parti della testi-na di estrusione;

coppia di trascinamento del

filamento formata dal pignone metallico cilindrico zigrinato, solidale all’albero del motore PP, a cui viene contrapposto il cuscinetto di scorrimento;

motore PP; resistore; termistore. Per la camera di fusione sono im-piegati gli ottoni binari per torne-ria, la cui designazione unificata è riferita alla norma UNI EN 12164 - CW614N - OT63 Cu Zn39 Pb3. Sono leghe composte da: rame (Cu 57 - 59%); piombo (Pb 2,5 - 3,5%); stagno (Sn 0,3% max); ferro (Fe 0,3% max); nichel (Ni 0,3% max); alluminio (Al 0,05% max); zinco, tutto il resto (Zn ~36% ). La presenza del piom-bo rende queste leghe adatte per le lavorazioni per asportazione di truciolo, determinando cascame residuo molto corto. La scelta di

questo materiale per la zona ter-mica della stampante è dettata da una serie di vantaggi quali: un buon carico di rottura R,

compreso tra 411,89 ÷ 588,41 N/mm2;

un buon carico di snervamento Rp compreso tra 147,10 ÷ 568,79 N/mm2;

una buona resistenza a trazio-ne Re pari a 450 N/mm2;

un basso allungamento percen-tuale A% pari al 15%;

una notevole durezza Brinell (EN 10003) pari a 130 HB che offre un’ottima resistenza all'u-sura;

un basso coefficiente dilatazio-ne termica (0 – 100) [∆I/I °C] pari a 0,000019, che consente di mantenere inalterata la geome-tria dell’iniettore.

Continua

NEW HARDWARE FOR CAD

Fig. 5, ingrandimento della zona di trascinamento del filamento plastico

Gig

lio

2014

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Ti interessa uno di questi tutorial?Ti interessa uno di questi tutorial?

Stai seguendo CADZINE e ti sei appassionato ad uno o

più corsi che stiamo pubblicando o ti è piaciuto in par-

ticolare un articolo? Se non vuoi fare il download di

tutta la rivista, ti ricordiamo che puoi anche solo stam-

pare, o salvare su file, le sole pagine del corso che ti

interessa direttamente da , attraverso il

link della versione completa, o di quella LIGHT. Basta

che ti porti sulla pagina iniziale e dal monitor di stam-

pa di Drive selezioni l’intervallo di pagine che vuoi sal-

vare/stampare (da pagina X a pagina Y).

Dal nostro sito, inoltre, puoi sempre recuperare i nume-

ri che non hai ancora scaricato! Buona lettura

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CORSO di ORIENTAMENTO alla BIM

C ome già accennato nelle scorse puntate, il primo passo nello sviluppo di una pianificazione ese-

cutiva BIM consiste nell’ identifi-cazione delle categorie d’impiego più appropriate, basata sugli obiet-tivi del progetto e del team. La squadra progettuale deve identifi-care le categorie più consone alla progettazione BIM, tenendo conto delle caratteristiche e delle finalità del progetto senza perdere di vista le reali capacità dei partecipanti. Ecco perché è necessario affronta-re questa fase come una sfida ma anche come un'opportunità, anti-cipando nel progetto l’individua-

zione di eventuali rischi. Molte incombenze progettuali possono essere alleggerite dall’adozione della BIM e delle sue categorie d’impiego di cui un esempio è ri-portato in Fig. 1. Da questo articolo in poi cercheremo di individuare un metodo efficace per identifica-re agevolmente le categorie BIM necessarie all'attuazione del pro-getto. Definire gli Obiettivi BIM per il Progetto Prima di individuare le categorie di im-piego BIM, il team deve delineare gli obiettivi principali del progetto e le finali-tà progettuali che si vogliono ottenere con la BIM. I goals (obiettivi) devono esse-re attinenti al progetto, di facile accesso, quantificabili e mirare al miglioramento degli sviluppi della pianificazione, della progettazione, costruzione e gestione

della struttura. Una categoria di obiettivi riguarda le attività generali del progetto, compresa la riduzione della durata della pianificazione del progetto, riducendone il costo e aumentandone complessiva-mente la qualità. Un esempio di finalità qualitativa da raggiungere può essere lo sviluppo di una progettazione energetica più veloce ed efficiente, ottenuta attraver-so la modellazione tridimensionale det-tagliata degli impianti. In questo modo si favorisce la produzione di progetti di qua-lità superiore atti a migliorare la realizza-zione e le prestazioni degli impianti stes-si. Altri obiettivi significativi sono mirati alla riduzione dei tempi e dei costi di ese-cuzione e all’ottimizzazione di compiti specifici svolti dai partecipanti al progetto. Per conseguire le finalità progettuali si utilizzano applica-zioni di: calcolo automatizzato, per svi-

luppare rapidamente computi e

IV puntata

di Salvio Gigl io

Individuare obiettivi e categorie d’im-piego per la BIM

Fig. 1, grafico per l’individuazione delle categorie d’impiego necessarie per l’attuazione della BIM

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CORSO di ORIENTAMENTO alla BIM

preventivi; modellazione, in grado di creare

documenti progettuali più effi-caci;

manutenzione programmata, per ridurre i tempi necessari all’inserimento dei dati.

Questi sono solo alcuni esempi di potenziali obiettivi che il team progettuale può raggiungere quan-do stabilisce una procedura otti-male di attuazione della BIM in un progetto. Non basta un elenco, per

quanto completo ed essenziale, per identificare tutti gli svariati obiettivi in grado di incentivare l’adozione della progettazione BIM. Gli obiettivi di progetto per questo esempio, sono riportati nel-la Tab. 2. È importante abituarsi a comprendere sin dal primo mo-mento che alcuni obiettivi sono relazionati a categorie specifiche rispetto ad altri che, invece, non lo sono affatto. Per esempio, rispetto ad un obiettivo di progetto finaliz-

zato all’aumento della produttività e della qualità del lavoro in cantie-re, che prevede un massiccio im-piego della prefabbricazione, il team progettuale può adottare la categoria BIM di Coordinamento e Progettazione 3D che gli consenti-rà d’identificare e correggere po-tenziali conflitti geometrici prima della costruzione.

Fig. 2: descrizione tipica di categorie d’impiego per la BIM

Tab. 1, esempi di obiettivi BIM per un progetto

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CORSO di ORIENTAMENTO alla BIM

Descrizione delle categorie di im-piego BIM Le venticinque categorie di impiego BIM, organizzate per fasi del programma di sviluppo del progetto, sono state ricavate attraverso una lunga ricerca sul web da siti statunitensi, specializzati e gestiti da esperti del settore, in cui compaiono ana-lisi approfondite di case study, di cui un assaggio lo trovate in Fig. 2. Le descrizio-ni sintetiche delle categorie che troverete negli articoli sono state realizzate con lo scopo di fornire ai lettori, che non hanno ancora familiarizzato con applicazioni BIM, delle informazioni ausiliarie che potrebbero tornare loro utili se dovessero eventualmente operare nell’ambito di un team progettuale, magari impegnati pro-prio in un processo di selezione per la pianificazione. Ogni descrizione include-rà: una panoramica sull’utilizzo dell’im-

piego BIM e dei suoi potenziali riflessi benefici sulla progettazione;

le competenze professionali richieste al team;

eventuali risorse da selezionare per ottenere ulteriori informazioni sulle

categorie d’impiego BIM. In Fig. 3 è riportato l’esempio di una de-scrizione di una categoria di impiego BIM. Iniziare avendo in mente il finale Per attuare con successo la BIM è fonda-mentale che tutti i membri del team comprendano l’uso futuro delle informa-zioni che si stanno sviluppando. Ciò ac-cade semplicemente già quando, ad esempio, un architetto aggiunge al mo-dello architettonico una nuova parete ad un’unità abitativa… Questa novità reca con sé, in ambito BIM, tutta una serie di informazioni relative alle quantità di ma-teriale, alle proprietà meccaniche, strut-turali e tecnologiche più altri attributi legati al nuovo elemento. Il progettista ha bisogno di sapere se e come queste infor-mazioni saranno utilizzate in futuro. Nel-la BIM l'impiego di questi dati può influi-re successivamente, con una certa fre-quenza, con: le attività basate sulle informazioni; sui metodi utilizzati per lo sviluppo

del modello; con l’identificazione di problemi rela-

tivi al controllo della qualità e della precisione dei dati informativi con-nessi e condivisi.

Per dare rilievo al Ciclo di vita delle Infor-mazioni, un concetto centrale della pro-cedura del Piano BIM, occorre iniziare proprio dalle informazioni finali del mo-dello. Il team progettuale deve procedere come un granchio: per determinare quali informazioni gli saranno utili nella fase iniziale, deve stabilire come punto di par-tenza le fasi finali di un progetto; stabilito ciò si può tornare indietro, in ordine in-verso, attraverso tutte le fasi del progetto, come si vede in Fig. 3. Questa particolare filosofia di pianificazione, consistente nel “iniziare avendo in mente il finale”, per-metterà di individuare subito le categorie d’impiego precedentemente richieste. Ecco, quindi, le informazioni che devono essere sviluppate per prime per il Ciclo di vita del progetto. Identificate queste, il team potrà concentrarsi sulle connota-zioni del progetto riutilizzabili e sugli scambi di informazioni rilevanti. Continua

Fig. 3, categorie d’impiego BIM relative al ciclo di vita di un edificio organizzate in ordine cronologico inverso rispetto a quelle dell'attuazione del progetto

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Il comando per l’estrusione SPINGI/TIRA

S alve e ben ritrovati al no-stro corso pratico di Sket-chUp. In questa puntata, ci occuperemo di uno

strumento estremamente sfizioso ed utilissimo: il comando Spingi/Tira grazie al quale possiamo estrudere delle aree a patto che esse siano piane. Il comando di estrusione lineare opera, lungo i tre assi cartesiani ortogonali X, Y,

Z, in modo per-pendicolare alla superficie che in-tendiamo estrude-re e va usato in combinazione col Visual Combo Box e la tastiera, per immettere dei va-lori precisi. La sua

funzionalità è molto semplice: si seleziona il comando dalla palette dei tools e il puntatore assumerà la forma di Fig. 1; portandolo in giro sul disegno noterete subito che le varee aree che attraversa si auto selezionano diventando cam-peggiate e indicandovi che sono,

eventualmente, pronte all’estrusio-ne. Appena giunti sull’area che ci interessa, cliccheremo su di essa una sola volta col tasto sinistro del mouse e sceglieremo la direzione di estrusione: noterete che appari-rà un versore tratteggiato e colora-to che indica la direzione che stia-mo dando all’estrusione e che, di fatto, rappresenta un vero e pro-prio path (percorso) lungo cui si sta muovendo. Avete due modi per decidere la lunghezza di estrusio-ne: Immettendo direttamente i va-

lori dalla tastiera e poi premen-do INVIO;

Sfruttando le inferenze offerte da altri punti del vostro modello.

L’inferenza rappre-senta un procedi-mento, dei programmi CAD 2 e 3D più evoluti, in grado di riconoscere i punti di costruzione caratteristici di figure e/o singole linee (punti di estremità, medi, ecc.) e di relazio-nare ad essi una grandezza speci-fica di un comando che stiamo utilizzando. In SketchUp, le infe-renze rappresentano realmente una marcia in più, dal momento che ci guidano rapidamente nella

tracciatura di tutto il set di costru-zione geometrica presente nel software: linee, cerchi, archi, poli-goni, ecc. Per farle funzionare ba-sta semplicemente selezionare il comando e, prima di utilizzarlo, portarsi col puntatore su di un punto di costruzione del modello restandoci sopra per qualche istante. Dopo aver spostato il mou-se, noteremo che appare un punti-no nero e una lineetta tratteggiata e colorata, a secondo dell’asse lun-go cui ci stiamo spostando, che ci segue e che ci fa capire che Sket-chUp ha “inteso” le nostre inten-zioni. Per capire meglio quanto sto

dicendo, “riesumate” il file della casetta della scorsa lezione e, con l’aiuto delle linee di costruzione come si vede in Fig. 2, disegniamo un rettangolo parallelo alla base della casetta. Adesso col comando di estrusione portiamoci su di es-so, clicchiamoci su una volta e an-diamo verso l’alto; col puntatore andiamo sul vertice della facciata della casetta come in Fig. 3 e ve-

VI puntata

di Salvio Gigl io

CORSO di BASE per SketchUp

Fig. 2, disegniamo un rettangolo parallelo alla base della casetta utilizzando le linee di costruzione che agganceremo a due dei suoi lati di base.

Fig. 3, portiamoci con Spingi/Tira sul rettangolo, clicchiamoci su e spostiamoci verso l’apice della facciata della casetta fino a che non si “illumina” il suo punto di costruzione ed appare l’inferenza. Facile, no?

Inferenza Punto di costruzione

Il comando di estrusione lineare SPINGI/TIRA è uno dei tool più importanti di SketchUp. Imparare ad usarlo? È semplicissimo! Con esso diamo volume e realizziamo la maggior parte dei nostri modelli 3D.

Fig. 1, icona del comando Spingi/Tira

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CORSO di BASE per SketchUp

dremo apparire l’inferenza relativa ad esso; facciamo click col tasto sinistro del mouse e avremo rea-lizzato un parallelepipedo rettan-golo di base data e di altezza pari a quella della casetta… Cominciate a capire come funziona SketchUp? Se ci portiamo nel menù VISUALIZ-

ZA ed attiviamo le GEOMETRIE NA-

SCOSTE, cioè quel reticolo invisibile

che avvolge ogni oggetto che mo-delliamo e che indica ai vari soft-ware il numero di poligoni da cui esso è formato, scopriamo una co-sa molto importante: che è sempre possibile estrudere con SPINGI/TIRA ciascuno di questi elementi geo-metrici. Questo vantaggio risulta ancora più evidente quando si di-segnano particolari di motori en-

dotermici ed elettrici come, ad esempio, le alettature di raffredda-mento per i cilindri o quelle degli statori. E’ anche possibile rettifi-care superfici scabrose portando sullo stesso piano tutte le aree. Continua

Fig. 4, in queste immagini alcune dimostrazioni di quanto si po’ fare con il comando Spingi/Tira

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G iunti alla quarta puntata del nostro ciclo di lezio-ni, il modello della no-stra chiesetta si presen-

ta tutto sommato ben modellato. Nella Fig. 1 vediamo la restituzio-ne 3D già completata nei piccoli dettagli volumetrici (colmo del tet-to, grondaie, pluviali, mensole e finiture varie) che, con molta pa-zienza, sono stati riempiti e textu-rizzati utilizzando prevalentemen-te foto realistiche scattate in loco. L'omogeneità e la giusta tonalità delle textures sono il solo piccolo trucco che riesce sempre e co-munque a dare un senso di com-pletezza ai volumi e a restituire un'immagine gratificante da ogni angolazione o punto di vista. Pas-siamo alla modellazione del cam-panile che caratterizzerà non poco la piccola chiesa. Con la terna de-gli assi orientata sempre allo stes-so modo, costruiamo un rettango-lo, Fig. 2, avente larghezza ed al-tezza corrispondenti alle misure reali. Con poche linee, facili da di-segnare, tracciamo i contorni delle due falde del tetto e del contorno dell'arco a tutto sesto (dove poi andremo a collocare la campana). Ricordiamoci sempre di trasfor-

mare ogni singolo oggetto che co-struiamo in un componente, ancor prima di elaborarlo tridimensio-nalmente. Non ci resta che cancel-lare le superfici che non ci interes-sano, come in Fig. 3, ed estrudere, con un giusto spessore, Fig. 4, la sagoma disegnata (circa 50 cm). Ovviamente, bisognerà estrudere verso il basso e fino ad incontrare il tetto, anche le due aree della parte bassa del campanile, Fig. 5. Passiamo alla "vestizione" della struttura utilizzando ancora la stessa foto di prospetto della fac-ciata principale, Fig. 6. Ora non ci resta che calibrare la texture per riempire nella maniera più propor-zionata possibile i volumi rico-struiti, aiutandoci soprattutto con lo spillino di colore verde, (vedi II puntata di CADZINE). Nella Fig.7 il campanile appare già ultimato in tutti i suoi lati e volumi. Potrebbe sembrare difficile continuare ad aggiungere particolari e riempirli nella maniera più adeguata... vi assicuro, invece, che con pochi comandi (soprattutto ESTRUDI) e con un minimo di pratica, tutto potrà essere ricostruito sin nei mi-nimi dettagli. Stesso discorso per le textures: questa chiesetta, per esempio, è stata quasi del tutto modellata e vestita con due sole foto. Per il piccolo tetto, Fig. 8, è ovvio che converrà utilizzare la stessa texture dei coppi di coper-

tura già utilizzata nel tetto sotto-stante. Ora verifichiamo che la struttura del campanile sia com-planare alla facciata principale (linea gialla tratteggiata Fig. 9), considerando che tale struttura è il proseguimento della muratura dell'ingresso. Tale allineamento sarà facilitato dalla perfetta mano-vrabilità del componente campa-nile che potrà essere spostato in qualsiasi direzione (aiutandoci sempre con la stessa terna di assi). Il modello ora ci appare quasi completo nelle sue strutture archi-tettoniche... E’ necessario abituarsi sempre ad esplorare il proprio la-voro da tutte le prospettive possi-bili, solo così si riesce a cogliere eventuali difetti da correggere. Nell’ultima figura, Fig. 10, provia-mo ad arricchire il modello con un minimo di ombre che aiuteranno ad "assaporare" la suggestione e il senso realistico che una ricostru-zione 3D deve sempre cercare di rendere. Dal menu FINESTRA OM-

BRE ci apparirà la scheda IMPOSTA-

ZIONI OMBRE. Da essa sarà possibile calibrare l'ombra che desideriamo ottenere, agendo sulle barre: ORA E DATA, LUCE E OSCURITÀ. Per la modellazione della campa-na, a causa della sua complessità, ci diamo appuntamento alla pros-sima puntata. Continua

IV puntata

di Anto nel lo B ucce l la

La modellazione del campanile

CORSO di Modellazione Geolocalizzata per SketchUp

Fig. 2 Fig. 1

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Fig. 8 Fig. 7

Fig. 4 Fig. 3

Fig. 6 Fig. 5

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Fig. 9 Fig. 10

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UMORISMO

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GIOCHI

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