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In sinergia con Fondazione. Migrantes

Adeste39 domenica 27 settembre 2015c

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In sinergia con Fondazione. Migrantes

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ADESTE n°39/ ANNO 4°-27.09.2015

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Papa Francesco a Obama: "Qui da figlio di migranti" "Signor presidente, le sono profondamente grato "Signor presidente, le sono profondamente grato "Signor presidente, le sono profondamente grato "Signor presidente, le sono profondamente grato per il benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti per il benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti per il benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti per il benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutti gli americani. Quale figlio di una famiglia di mi-gli americani. Quale figlio di una famiglia di mi-gli americani. Quale figlio di una famiglia di mi-gli americani. Quale figlio di una famiglia di mi-granti sono felice di essere ospite in questa nazio-granti sono felice di essere ospite in questa nazio-granti sono felice di essere ospite in questa nazio-granti sono felice di essere ospite in questa nazio-ne che in gran parte fu edificata da famiglie come ne che in gran parte fu edificata da famiglie come ne che in gran parte fu edificata da famiglie come ne che in gran parte fu edificata da famiglie come la mia". la mia". la mia". la mia". Queste le prime parole del Pontefice al presidente americano nel discorso tenuto alla Ca-sa Bianca

Obama al Papa: "Esempio viven-te degli insegnamenti di Gesù" "Con la sua umiltà, la sua grazia e la sua semplici-Con la sua umiltà, la sua grazia e la sua semplici-Con la sua umiltà, la sua grazia e la sua semplici-Con la sua umiltà, la sua grazia e la sua semplici-tà abbiamo di fronte l'esempio vivente degli in-tà abbiamo di fronte l'esempio vivente degli in-tà abbiamo di fronte l'esempio vivente degli in-tà abbiamo di fronte l'esempio vivente degli in-segnamenti di Gesù"segnamenti di Gesù"segnamenti di Gesù"segnamenti di Gesù": questo l'omaggio a papa Francesco nelle parole di Barack Obama, duran-te il discorso alla Casa Bianca. "Un leader la cui "Un leader la cui "Un leader la cui "Un leader la cui autorità morale si realizza non solo nelle parole autorità morale si realizza non solo nelle parole autorità morale si realizza non solo nelle parole autorità morale si realizza non solo nelle parole ma nei fatti"ma nei fatti"ma nei fatti"ma nei fatti"

L a prima volta di un Papa a Capi-a prima volta di un Papa a Capi-a prima volta di un Papa a Capi-a prima volta di un Papa a Capi-tol Hill: nel mondo dilaniato da tol Hill: nel mondo dilaniato da tol Hill: nel mondo dilaniato da tol Hill: nel mondo dilaniato da conflitti e fondamentalismo non conflitti e fondamentalismo non conflitti e fondamentalismo non conflitti e fondamentalismo non

bisogna semplificare la realtà vedendo so-bisogna semplificare la realtà vedendo so-bisogna semplificare la realtà vedendo so-bisogna semplificare la realtà vedendo so-lo buoni o cattivi. La politica non sia sot-lo buoni o cattivi. La politica non sia sot-lo buoni o cattivi. La politica non sia sot-lo buoni o cattivi. La politica non sia sot-tomessa all'economia e alla finanza. Non tomessa all'economia e alla finanza. Non tomessa all'economia e alla finanza. Non tomessa all'economia e alla finanza. Non spaventiamoci per il numero di immigrati spaventiamoci per il numero di immigrati spaventiamoci per il numero di immigrati spaventiamoci per il numero di immigrati ma guardiamo i loro volti. La vita umana ma guardiamo i loro volti. La vita umana ma guardiamo i loro volti. La vita umana ma guardiamo i loro volti. La vita umana va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», va difesa «in ogni fase del suo sviluppo», la pena di morte abolita. Bisogna far di la pena di morte abolita. Bisogna far di la pena di morte abolita. Bisogna far di la pena di morte abolita. Bisogna far di più per combattere la povertà e fermare il più per combattere la povertà e fermare il più per combattere la povertà e fermare il più per combattere la povertà e fermare il commercio delle armi. È necessario aiuta-commercio delle armi. È necessario aiuta-commercio delle armi. È necessario aiuta-commercio delle armi. È necessario aiuta-re la famiglia «minacciata, forse come mai re la famiglia «minacciata, forse come mai re la famiglia «minacciata, forse come mai re la famiglia «minacciata, forse come mai in precedenza»in precedenza»in precedenza»in precedenza»

Visita alla Casa Bianca

————————— Discorso al Congresso

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U na bambina messicana di 5 anni anni elude la sicurezza e, con

la determinazione dipinta sul volta, consegna una lettera a

Papa Francesco.

Il fatto è successo durante la parata del pontefice sulla Constitution

Avenue a Washington mer‐

coledì 23 settembre, primo

giorno del viaggio di Bergo‐

glio negli Stati Uniti.

Francesco si trovava sulla

papamobile decappottabile,

quando la piccola Sophie

Cruz ha tentato di raggiun‐

gerlo. Le guardie del corpo

l'hanno fermata, ma il Papa li

ha esortati: "Lasciatela veni‐

re a me". Sophie ci aveva già

provato poco prima al parco dell'Ellipse vicino alla Casa Bianca, ma era

stata bloccata.

La bimba, con addosso un ve‐

stitino tradizionale ricamato e i

capelli raccolti in due trecce ordinate, è stata portata in

braccio dal Papa, che l'ha baciata e benedetta. Lei gli ha

dato la lettera e una maglietta gialla con la scritta

"Salva Dapa, così l'immigrazione potrebbe essere la

tua benedizione".

La lettera, indirizzata a colui che si definisce "il figlio di

una famiglia di migranti", era accompagnata da un dise‐

gno del pontefice per mano di bambini di diverse nazio‐

nalità. "Io e i miei amici ci vogliamo bene a prescindere dal colore della nostra pelle", recita la frase sopra l'imma‐

gine.

Sophie, che come la sua sorellina è nata negli Stati Uniti ed è quindi una cittadina americana, è figlia di im‐

migranti messicani che vivono clandestinamente in California. Suo papà, il 36enne Raul Cruz, è venuto negli Usa

con la moglie 10 anni fa. "Mia figlia vive con la paura che ci deportino", ha detto l'uomo al Washington Post.

La trovata di Sophie, che ha affermato di avere pronta un'altra lettera per Barack Obama, è in realtà stata orga‐

nizzata dall'organizzazione no profit Hermandad Mexicana Transnacional dopo che un'altra bambina era riuscita

in un'impresa simile a Roma.

Papa Francesco, voglio dirti che il mio cuore è triste e mi piacerebbe chiederti di parlare con il Presidente e con il Congresso per mettere in regola i miei genitori, perché ogni giorno sono spa-ventata dal fatto che prima o poi li por-teranno lontano da me. Credo di avere il diritto di vivere con i miei genitori. Ho il diritto di essere felice. Mio papà lavora ogni giorno in fabbrica per galvanizzare pezzi di metallo. Tutti gli immigrati così come il mio papà hanno bisogno di que-sto Paese. Meritano di vivere con digni-tà. Meritano di vivere con rispetto. Tutti meritano una riforma dell'immigrazio-ne, perché è un beneficio per il mio Paese e perché lavorano duramente rac-cogliendo arance, meloni, carote, cipol-le, spinaci e altre verdure.

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Ai piedi della

Madonna della Carità anche Er-nest Hemingway lasciò la sua meda-glia, ricevuta per il Nobel per la lette-ratura nel 1954, per ringraziare la Vergine per il ri-conoscimento al suo romanzo Il vecchio e il mare, che il popolo cu-bano gli aveva ispirato. Ma nella sacrestia del San-tuario di Santiago, nel quale è custo-dita la statuetta, c'è an-che una foto dei fratelli Ca-stro, Fidel e Raul, che la ma-dre portò in segno votivo alla Madonna della carità perché proteggesse i suoi figli.

Il Papa, che ha posato al lato della statuetta un portafiori d'argento con i fiori gialli e bianchi del Vaticano, ricorda che Maria è venerata come "Madre della carità e che cu-stodisce la nostra radice e la nostra identità".

La statuet-ta, ritrovata in

mare nel 1606 da Juan Mo-reno, schiavo nero, lungo le coste dell'attua-le diocesi di Holguin, al Nipe, è alta 60 cen-timetri. Juan Moreno, raccontò che «Una mattina, essendoci il mare calmo, uscirono da un isolotto francese in cerca di una sali-na, prima che sorgesse il sole, i suddetti Juan e Rodrigo de Hoyos e questo dichia-rante. Imbarcati in una canoa e allontanatisi dall’isolotto francese, avvistarono una cosa bianca sulla spuma dell’acqua e non distin-guevano cosa potesse essere, avvicinandosi di più sembrò loro che fossero un uccello e dei rami secchi. Dissero gli Indios “sembra una bambina” e, una volta arrivati, riconob-

bero l’immagine di Nostra Signora San-tissima Vergine con il bambino Gesù tra le braccia su una piccola tavoletta, e su questa tavoletta alcune lettere grandi che Rodrigo de Hoyos lesse dicevano: “Io so-

no la Vergine della Carità”, ed essendo i suoi vestiti di stoffa si stupirono che non fossero bagnati, e pieni di piacere ed allegria, tornarono indietro prendendo solo 3 terzi di sale». La statua fu trasferita al paese de El Cobre, cioè dove erano le miniere di rame (in spagnolo cobre) da cui prende il nome. Il suo culto si estese subito per tutta l'isola. Durante la guerra per l’Indipendenza, le truppe si affidarono alla Vergine della Carità. Nel 1915, dopo la guerra di indipendenza, i veterani chiesero al Papa che dichiarasse la Vergine della Carità del Cobre pa-trona di Cuba. In un documento del 10 maggio 1916 il Cardinale vescovo di Ostia comunicò che Benedetto XV acconsentiva alla richiesta. La Vergi-ne della Carità del Cobre fu dichiarata Patrona della Repubblica di Cuba e fu fissata la sua festività l’8 settembre. Sotto l'altare della Madonna c'è la Cappel-la dei Miracoli dove si conservano doni offerti alla "Cachita", come affettusamente la chiamano i cubani: tra gli ex voto la medaglia di Ernest Hemingway.

I cubani ricordano anche che Carlos Manuel de Céspedes e il generale Calix-to García, furono molto devoti alla Ma-donna della Caridad. Il pr imo dopo l'occupazione di Bayamo si recò in pelle-grinaggio al Santuario e rimase in preghie-ra molto tempo per ringraziare "la grazia della libertà di Cuba". Alla fine del 1895, Calixto García spedì il generale Agustín Cebreco e al suo stato maggiore per cele-brare, per la prima volta, la Festa de la "Virgen de Caridad en Cuba Libre". Questo evento è considerato il primo atto ufficiale della nazione cubana indi-pendente.

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Se la profezia è me�ersi in ascolto

«Maestro, quell'uomo non è dei nostri... Non impor-ta se è bravo, fa miracoli e dalle sue mani germoglia vita. Ci o-scura, ci toglie pubblico, viene da un'altra storia, dobbiamo difendere la nostra». L'istituzio-ne prima di tutto, l'appartenen-za prima del miracolo, l'ideolo-

gia prima della verità.

La risposta di Gesù, l'uomo senza barriere, è di quelle che possono segnare una svolta della storia: gli uomini sono tutti dei nostri, come noi siamo di tutti. Prima di tutto l'uomo. «Quando un uomo muore, non domandarti per chi suona la campana: essa suona sempre un poco anche per te» (John Donne). Tutti sono dei nostri. Tutti siamo 'uno' in Cristo Gesù. Anzi, si può es-sere di Cristo anche senza appartenere alla sua istituzione, perché la Chiesa è strumento del Regno, ma non coincide con il Regno di Dio, che ha altri confini.

Compito dei discepoli non è classificare l'altro, ma ascoltarlo. Profeta è chi ascolta il soffio della pri-mavera dello Spirito, che non sai da dove viene, che non conosce la polvere degli scaffali, la polvere delle frasi già fatte, delle musiche già imparate. Ascoltare la sinfonia del gemito di un bambino: an-che questa è profezia. Imparare a sentire e a lasciarsi ferire dal grido dei mietitori defraudati ( Gc 5,4): anche questa è profezia. Ascoltare il mondo e ridargli parola, perché tutto ciò che riguarda l'av-ventura umana riguarda me: «sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo» (Terenzio).

Ma l'annuncio di Gesù è ancora più coraggioso: ti porta dal semplice non sentirti estraneo al gettarti dentro: dentro il grido dei mietitori, dentro lo Spirito dei profeti. Ti porta a vivere molte vite, storie

d'altri come fossero le tue. Ti darò cento fratelli, dice, cento cuori su cui riposare, cento labbra da dissetare, cento bocche che non sanno gri-dare, di cui sarai voce.

Il Vangelo termina con parole dure: «Se la tua mano, il tuo piede, il tuo occhio ti scandalizza-no, tagliali, gettali via». Vangelo delle cicatrici, ma luminose, perché le parole di Gesù non so-no l'invito a un'inutile automutilazione, sono invece un linguaggio figurato, incisivo, per tra-smettere la serietà con cui si deve pensare alle cose essenziali. Anche perdere ciò che ti è pre-zioso, come la mano e l'occhio, non è paragona-bile al danno che deriva dall'aver sbagliato la vita. Ci invita il Signore a temere di più una vita fallita che non le ferite dolorose della vita.

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Ğuan Dolo, di Stalis, emigrante in Romania

Storie d’altri tempi ma ancora oggi, in altre storie, presenti. 1906 nei boschi della Romania. Intorno al 1870 emigrarono dalla nostra Regione (ndr: Friuli) in Romania molti operai; era un’emigrazione stagionale, temporanea o pendolare. Nel primo ven-tennio del XX° secolo c’erano in Romania oltre 60.000 persone di provenienza del Friuli – Venezia Giulia e del Ve-neto. Dal nostro mandamento era-no per lo più di Gemona del Friu-li, Venzone, Buia, Osoppo, Trasa-ghis, Maiano e Forgaria. Eccovi la storia vera di un tal Ğuan Dolo di Stalis (Borgùt), fratello di Nardin e Vigni. La storia è raccontata dal figlio Benito e dalla nuora Pieri-na. Ğuan, nato nel 1886, da piccolo è vissuto con i nonni paterni. La madre era andata via da casa, mentre il padre era partito per la guerra in Eritrea. Al rientro dalla guerra il padre era subito emigrato in Romania e non aveva dato più al-cuna notizia di sè. In cerca del padre. A 12 anni Ğuan era partito a cercarlo. Lo aveva tro-vato che faceva una brutta vita “a barabba vie” e lo aiutò a “tornâ a metisi in sest”. Lavorò con lui insieme nel bosco e così riuscirono insieme a rientrare a Ge-mona. Fecero ritorno diverse volte in Romania anche in compagnia del fratello più giovane Nardin (nella foto aveva 17 anni). Nel bosco in Romania. Ğuan che era uno dei più gio-vani del gruppo dei boscaioli veniva spesso utilizzato per l’approvvigionamento di acqua e di viveri. Il pae-se più prossimo era molto distante (un giornata di cammino). La foresta era popolata da orsi, lupi e cin-ghiali e da piante di enormi dimensioni e percorrerla da solo era una avventura non priva di rischi. Una vol-ta Ğuan si ferì con l’accetta a una gamba, trasportato in ospedale rischiò di morire. Fu salvato provviden-zialmente da un medico italiano incontrato per caso in ospedale. Lavori di grande fatica si effettuavano nel bosco e i boscaioli venivano pagati solo a lavoro finito. Se pio-veva per molto tempo il lavoro non fatto doveva esse-re recuperato anche di notte. L’esbosco delle taglie veniva realizzato mediante scivolamento dei tronchi lungo appositi canali (lisse), poi in acqua (stue) ed infine su carri trainati da cavalli. Ricordi di Ğuan nei boschi d’Europa. Prima della prima guerra mondiale, sui Carpazi, aveva conosciuto diversi boscaioli Ungheresi. Li ha rivisti durante il conflitto tra le fila dell’esercito austrounga-rico e, dopo la guerra, li ha ritrovati al lavoro nei boschi. Ricordava spesso la frase detta a uno di questi sul fronte “Scjampe se no ti copi”. Ricorda-va che dopo la guerra, erano stupiti di vederlo lì, sui

boschi dei Carpazi a faticare, lui mi-litare di una nazione vittoriosa e pertanto, pensavano loro, ricca. Lui però rispondeva che era ricco solo di miseria. Raccontava, Ğuan, che era stato an-che sul Caucaso a taiâ il bosc. Con lui c’era Francesco

Copetti dal Borc di Scugjelârs (un Borec); aveva la gamba di legno e faceva il cuoco. Una volta, sul piro-scafo che da Costanza porta-va ad Odessa sul Mar Nero, col mare in burrasca, Ğuan disse a Checo “Stâ atent, che il mâr uêi al è come il cjaval cal trai”. Sui monti del Cau-caso ricordava l’abilità dei cosacchi nel cavalcare a grande velocità nel bosco, senza sella. Nel frattempo la madre si era ricongiunta al

padre. Prima di partire per la Francia, sempre come boscaio-lo, nel 1928 fece una stagione a Gemona. Essendo un uomo burbero e coraggioso si racconta che andava da solo a fare fieno in prossimità delle Crete Pò-rie in Chiampon, luogo di dicerie e paure: si mormo-rava che, in quei luoghi, gli spiriti dei dannati faceva-no rotolare i sassi. La paura era tanta che avevano per-fino chiamato un esorcista di Venezia per benedire quei posti ed altri (Cuarnan di dentri) ritenuti infausti. Come dicevo, dal 1928 al 1933 Ğuan emigra sempre come boscaiolo capo nell’Alta Savoia, versante fran-cese, a contratto presso un proprietario che era un personaggio influente (deputato) di Francia. Rac-contò la storia dell’uccisione di un bracconiere da par-te del deputato, che scoperto, si suicidò piuttosto che finire sotto processo. Da quelle parti c’era una clinica per persone ricche; un giorno un degente della clinica gli disse che gli avrebbe dato tutto il suo denaro se poteva avere un quarto della sua salute e prestanza fisica. Ğuan è poi rientrato a Gemona, ha continuato a fare il boscaiolo e il contadino; fino a 75 anni è andato in Cuarnan a fare fieno (la mede). E’ morto nel 1967. La nuora lo ricorda soprattutto per la sua onestà e per aver sempre mantenuto la parola data anche senza fir-mare contratti (ogni allusione a vicende odierne è del tutto casuale). E’ passato un secolo, dall’inizio della storia. In Roma-nia ci sono ancora alcuni lembi di foreste vergini, stu-diate da ricercatori di tutto il mondo. Si sente parlare ancora friulano, senza contaminazioni linguistiche, in alcune sperdute e isolate contrade. Molti Rumeni sono in Friuli a cercare maggior fortuna (la storia si ripete all’incontrario). I nemici di un tempo sono Europei e devono decidere cosa diventare da grandi. Sul Cauca-so si continua a morire.

http://www.pensemaravee.it/

EMIGRAZIONE ITALIANA IN ROMANIA

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Giovanni Punzo: www.remocontro.it

Le date sanguinose della rivolta ungherese vanno dal 23 ottobre al 4 novembre 1956, ma già dal maggio prece-dente era iniziato un piccolo esodo dall’Ungheria verso l’Austria perché, legger-mente mutato il clima politico interno, erano stati semplicemente rimossi alcuni posti di controllo e ridotto il numero delle guardie di frontiera. Poco o nulla in realtà, ma sufficiente a far filtrare at-traverso la cortina di ferro parecchie centinaia di per-sone e a far attivare da parte della Croce rossa austriaca del Burgen-land, la piccola regione al confine ungherese, un minimo di strutture con un certo anticipo nonostante l’ondata di novembre fosse in quel momento imprevedibi-le. Mano a mano che gli avvenimenti di Bu-dapest andavano verso la loro tragica conclusione, la sola Croce rossa austria-ca aveva già predisposto campi ad Eisenstadt e Kai-sersteinbruch dove prestavano la loro opera numerosi volontari. Il primo segnale dell’esodo che sarebbe durato per tutto il mese di novembre, con altri episodi fino a gennaio 1957, avvenne ad Eisenstadt, cittadina fa-mosa fino a quel momento solo per il musicista Franz Joseph Haydn. Nella sola giornata del 4 arrivarono alla stazione ferroviaria oltre cinquemila ungheresi. Tra essi i numerosissimi feriti che furono subito tra-sportati a Vienna. Si trattava di una piccola avanguar-dia, perché – quando si tirarono le somme – una stima realistica totale dei profughi riparati in Austria si aggi-rava intorno alle duecentomila unità. Nei mesi succes-sivi il nuovo governo ungherese appoggiato dai sovie-tici pubblicò una statistica sui «controrivoluzionari espatriati illegalmente» nel mese di novembre stiman-done il numero intorno ai centoventimila: anche se non fornisce la controprova esatta, il dato conferma comunque l’altissimo numero di espatriati in poco tempo e in condizioni affatto normali.

L’agenzia delle Nazioni Unite UNHCR – costituita nel 1951 dopo le drammatiche esperienze della Seconda Guerra mondiale – subì la prima grande prova dalla sua fondazione e fornì un altro dato elabo-rato però solo dopo un biennio: circa centottantamila casi conosciuti, transitati nella stragrande maggioran-za attraverso l’Austria. Altri dati anche se non perfet-

tamente concordanti sono tuttavia elo-quenti: basti pensare che nella tranquilla Svizzera che accolse altri rifugiati, nell’a-gosto 1957, a dieci mesi dall’inizio del-la crisi, il numero di quelli in attesa di una soluzione o di un altro visto, era di circa diecimila. An-

che confrontando i dati con attenzione, i numeri resta-no indubbiamente spaventosi e soprattutto concen-trati in un solo mese, pr ima cioè che le frontiere tornassero ad essere impenetrabili. Ovvio che la vicenda col tempo fu anche mitizzata e – non senza una certa retorica – si parlò delle ‘braccia aperte dell’Austria’. Resta il fatto che il giovane se-gretario di stato austriaco Bruno Kreisky già dal 16 novembre ammonì che l’Austria avrebbe incontrato enormi difficoltà nell’affrontare da sola l’emergenza e sarebbero state necessarie un’ampia mobilitazione in-terna e la collaborazione agli stati europei non diretta-mente coinvolti. Con rapidità fu allora istituito un co-mitato nazionale per l’Ungheria e bandita una raccolta di fondi che ebbe uno straordinario successo. Meno aiuti vennero invece dall’estero. Tra mito e realtà dall’esperienza austriaca di quasi sessant’anni addie-tro, emersero dunque quasi tutti gli aspetti dei quali si dovrebbe tenere conto in una complessa e vasta emer-genza umanitaria, compresa la volontà politica di agi-re o meno.

Il dramma ungherese del 1956. L’esodo verso l’Au-stria per tutto il mese di novembre. A Eisenstadt,

nella sola giornata del 4 arrivarono alla stazione fer-roviaria oltre cinquemila ungheresi. Piccola avan-

guardia rispetto ai 200mila ungheresi che trovarono rifugio in Europa dalla guerra in casa

C’C’C’C’ERAERAERAERA UNAUNAUNAUNA VOLTAVOLTAVOLTAVOLTA . . .. . .. . .. . . ININININ UUUUNGHERIANGHERIANGHERIANGHERIA

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EEEE cco 30 cose che devi iniziare a fare per te stesso, che abbracciano una serie di atteggia-

menti umani salutari. Che ne dici di metterli in pratica?

25. INIZIA A DIRE DI PIÙ COME TI SENTI Se stai soffrendo, datti lo spazio e il tempo necessari per provare il dolore, ma sii aperto al riguardo. Parla con le persone che ti sono più vicine. Dì loro la verità su come ti senti. Lasciale ascoltare. Il semplice atto di sfo-garti è il primo passo per sentirti bene di nuovo. 26. INIZIA AD ASSUMERTI PIENA RESPONSABILITÀPER LA TUA VITA Sii responsabile per le tue scelte e per i tuoi errori, e sii disposto a prendere le misure necessarie per migliorare in base a questi. O ti assumi la responsabilità della tua vita, o lo farà qualcun altro. E quando lo farà qualcun altro, diventerai uno schiavo delle sue idee e dei suoi sogni anziché un pioniere dei tuoi sogni. Sei l'unico che possa controllare direttamente il risultato della tua vita. E no, non sarà sempre facile. Ogni persona ha una ma-rea di ostacoli davanti, ma devi assumerti la responsabilità della tua situazione e superare questi ostacoli. Op-tare per il contrario è scegliere una vita di mera sussistenza. 27. INIZIA A NUTRIRE I TUOI RAPPORTI PIÙIMPORTANTI Porta nella tua vita, e in quella di chi ami, vera e onesta allegria con il semplice atto di dire regolarmente a queste persone quanto significano per te. Non puoi essere tutto per tutti, ma puoi essere tutto per alcune perso-ne. Decidi quali sono queste persone nella tua vita e trattale con regalità. Ricordati, non hai bisogno di un certo numero di amici, ma solo degli amici sui quali puoi contare. 28. INIZIA A CONCENTRARTI SULLE COSE CHE PUOI CONTROLLARE Non puoi cambiare tutto, ma puoi sempre cambiare qualcosa. Sprecare il tuo tempo, il tuo talento e la tua ener-gia emotiva con cose che sono al di là del tuo controllo è una ricetta per la frustrazione, la miseria e la stagna-zione. Investi le tue energie nelle cose che puoi controllare e agisci al riguardo ora. 29. INIZIA A CONCENTRARTI SULLA POSSIBILITÀ DI RISULTATI POSITIVI La mente deve credere di poter fare qualcosa prima che sia davvero capace di farla. Il cammino per superare i pensieri negativi e le emozioni distruttive è sviluppare emozioni positive che siano più forti e più potenti. Ascolta la tua voce interiore e sostituisci i pensieri negativi con quelli positivi. Indipendentemente da come sembra la situazione, concentrati su ciò che vuoi che succeda, e poi compi il prossimo passo positivo. No, non puoi controllare tutto ciò che ti accade, ma puoi controllare il modo in cui reagisci alle cose. La vita di tutti ha aspetti positivi e negativi. A lungo termine, il fatto di essere o meno felice e di avere o meno successo dipende molto da quali sono gli aspetti sui quali ti concentri maggiormente nella vita. 30. INIZIA A CAPIRE QUANTO SEI RICCO ORA Henry David Thoreau ha detto: “La ricchezza è la capacità di sperimentare la vita pienamente”. Anche quando i tempi sono difficili, è sempre importante mantenere le cose in prospettiva. Non sei andato a dormire affamato la notte scorsa. Non hai dormito per strada. Puoi scegliere quali vestiti indossare oggi. Non ti sei stancato oggi. Non hai passato un minuto in preda alla paura. Hai accesso all'acqua potabile. Hai accesso alle cure mediche. Hai accesso a Internet. Sai leggere. Alcuni potrebbero dire che sei incredibilmente ricco, e allora ricordati di essere grato per tutte le cose che hai. (E, cosa più importante, se ti unisci a Dio e dai un senso spirituale a ciascuno di questi atteggiamenti, l'avven-tura della vita varrà molto più la pena!!)

Quarta Parte

U) *+,,-./0-)12: 3-.34 5/ 6/6-.- +) 7+)12 48 ,/2.)2, 7-. +) 0-*-!

F I N E

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COME SONO

IMPORTANTI I NONNI Figure insostituibili capaci di risol-vere mille problemi pratici ai geni-tori di oggi: i nonni non sono più soltanto quelle figure parentali af-fettuose che amano incondizionata-mente i nostri bambini e tramanda-no storie e saggezza del passato. I nonni vanno a prendere i bimbi a scuola, li accudiscono se sono ma-lati, li accompagnano a nuoto... svolgono quel lavoro che la carenza di strutture e la poca flessibilità la-vorativa impedisce ai genitori di svolgere in prima persona. Dal 2005 si celebra l'importanza dei nonni all'interno della famiglia con una ricorrenza tutta dedicata a loro: la festa dei nonni cade il 2 ottobre, data in cui la chiesa cat-tolica celebra appunto gli Angeli custodi.

ESSERE NONNI VUOL DIRE…...

Essere nonni vuol di-re... accorgerti che qualcu-no, gratuitamente, ti sta re-galando il lifting al cuore. Essere nonni vuol dire che...in casa dei nonni si salta, si canta, si balla, si gioca, si coccolano bambini perche' per fortuna ora sono i genitori a dover essere se-veri!!! w i nipoti! Essere nonni vuol di-re…..ricominciare a giocare. Rico-minciare a sognare, ricominciare a crescere. Essere nonni vuol dire... ave-

re un cuore per amare tanto, una pazienza che non ha fine, due brac-cia aperte pronte a

coccolare e consolare, e un sorriso per incoraggiare, rasserenare e ras-sicurare. Essere nonni vuol dire...avere finalmente la liberta' di comportarsi come un bambino. Essere nonni vuol dire... tro-vare sempre tempo per ascoltare condividere e giocare inventar fa-vole e coccolare sorridere e anche un po' viziare. Essere nonno vuol di-re....avere un nipotino che non piange quando gli si rompe un gio-cattolo perche' "tanto aggiusta il nonno...!" Essere nonno vuol di-re...vedere il futuro con ottimismo e il passato con ironia. Essere nonno vuol dire...fare le capriole sul prato con la nipotina (dimenticando di essere un "serioso" professionista. Essere nonni vuol dire... ave-re la fortuna di poter fare il lavoro piu' bello del mondo, gratificato dai

sorrisi piu' piccoli e sinceri. Essere nonno vuol di-re...mettermi in gi-nocchioni con la mia nipotina per vedere una lucerto-la che scappa, e provare la sua stes-sa emozione. Essere nonno vuol dire...aver ag-giunto vita agli an-ni e non anni alla

vita. Essere nonno vuol di-re...avere finalmente la liberta' di comportarsi come un bambino. Essere nonno vuol dire...fare insieme tante cose che la mamma e

il papa' non vogliono! Essere nonno vuol di-re..giocare con la play station! Essere nonni vuol di-re...nascondere una impertinente lacrima di commozione nel sentire: "Nonno, ti voglio tanto bene". Essere nonni vuol di-re...Amare Capire Compatire Gio-care insieme Scoprire. Essere nonni vuol di-re...perdere la testa! Essere nonni vuol dire...avere ancora voglia di giocare agli india-ni. Essere nonni vuol di-re...essere un grande nonno, ma piccolo come un bambino. Essere nonno vuol di-re...giocare come bambini e diver-tirsi il doppio. Essere nonno vuol di-re...donare saggezza e ricevere alle-gria. Essere nonno vuol dire... un nipotino che ti vuole bene cosi' co-me sei... perche' sei il suo nonno. Essere nonno vuol di-re...avere ogni giorno un'occasione per stupirsi. Essere nonni vuol dire.. esse-re insegnanti e allievi di tutti i bam-bini del mondo. Essere nonni vuol di-re...sentirsi piacevolmente ricicla-ti", anziani ma di nuovo utili. Essere nonno vuol di-re...ricominciare a vedere il mondo a colori. Essere nonno vuol dire.. ritro-vare il gusto di giocare! Essere nonno vuol dire.. rina-scere, ma per dire sempre si! Essere nonni vuol di-re..ripassare le tabelline! Essere nonni vuol di-re...ascoltare le fantasie e i desideri dei bambini e trasformarli nella realta' quotidiana. Essere nonno vuol dire...la vita che continua.

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ADESTE n°39/ ANNO 4°-27.09.2015

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore no-stro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spi-rito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Fratelli e sorelle, per celebra-re degnamente i santi misteri, ri-conosciamo i nostri peccati. Breve pausa di riflessione C. Signore, che non vuoi la morte del peccatore, ma che si converta e viva, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che ti sei fatto obbediente fino alla morte per riscattarci dal-la disobbedienza del peccato, ab-bi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che ci vuoi obbedienti non solo a parole, ma con le ope-re, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, tu non privasti mai il tuo popolo della voce dei profeti; effondi il tuo Spirito sul nuovo Israele, perché ogni uomo sia ric-co del tuo dono, e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del tuo amore. Per il nostro….

A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dal libro dei Numeri In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomi-ni anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetiz-zarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uo-mini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel po-polo del Signore e volesse il Si-gnore porre su di loro il suo spiri-to!». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. I precetti del Signore

fanno gioire il cuore. La legge del Signore è per-fetta, rinfranca l’anima; la testimo-nianza del Signore è stabile, ren-de saggio il semplice. R/. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giu-sti. R/. Anche il tuo servo ne è illu-minato, per chi li osserva è gran-de il profitto. Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. R/. Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irre-prensibile, sarò puro da grave peccato. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di san Giacomo apostolo Ora a voi, ricchi: piangete e gri-date per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono man-giati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavora-

tori che hanno mietuto sulle vo-stre terre, e che voi non avete pa-gato, grida, e le proteste dei mie-titori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete con-dannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza. Pa-rola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità. R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Marco In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, per-ché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiun-que infatti vi darà da bere un bic-chiere d’acqua nel mio nome per-ché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricom-pensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scan-dalo, tagliala: è meglio per te en-trare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestin-guibile. E se il tuo piede ti è moti-vo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due pie-di essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non crea-

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE :Num 11,25-29 Sal 18 Giac 5,1-6 Mc 9,38-43.45.47-48:

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to, della stessa sostanza del Pa-dre; per mezzo di lui tutte le co-se sono state create. Per noi uo-mini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarna-to nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scrittu-re, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudica-re i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spiri-to Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha par-lato per mezzo dei profeti. Cre-do la Chiesa, una santa cattoli-ca e apostolica. Professo un so-lo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Invochiamo il Signore perché ci renda capaci di riconoscere e rispettare il bene ovunque si tro-vi, senza prevenzioni e pregiudi-zi, da veri discepoli di Cristo. Preghiamo insieme e diciamo:

Raccoglici, Signore, nella tua Chiesa.

Per i responsabili nel popo-lo di Dio: ciascuno riconosca l'o-pera dello Spirito Santo ovunque si manifesta, preghiamo. Per tutti i cristiani: siano pronti a riconoscere in ogni per-sona la presenza del Signore che offre a tutti il dono della salvezza, preghiamo. Per i seminaristi della nostra Diocesi: perché ogni giorno pos-sano rispondere il loro sì al Padre e con le opere si impegnino a la-vorare nella comunità diocesana, preghiamo. Per la nostra comunità : sia capace di riconoscere con gioia l'azione di Dio nelle per-sone di buona volontà che ci vivono ac-canto, preghiamo. C. O Padre, fa' di noi i testimo-ni nel mondo del tuo amore; il no-stro impegno nel bene sappia su-scitare in chi ci incontra amicizia e solidarietà. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito

a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Accogli, Padre misericor-dioso, i nostri doni, e da quest'of-ferta della tua Chiesa fa' scaturire per noi la sorgente di ogni bene-dizione. Per Cristo nostro Signo-re. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Pa-dre santo, Dio onnipotente ed eterno. Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sé la nostra debo-lezza; in lui nuovo Adamo hai re-dento l'umanità decaduta e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale. Per mezzo di lui si allietano gli angeli e nell'e-ternità adorano la gloria del tuo volto. Al loro canto concedi, o Si-gnore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode: Santo, Santo, Santo……

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-

raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono degno

di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salva-to.

DOPO LA COMUNIONE

C Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell'a-nima e nel corpo, perché, comu-nicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventia-mo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

La vecchiaia è la sede della sapienza della vita. (Papa francesco)

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C6�7: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A69� I�6+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T+;+�<���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Anna Magnani data di nascita: sabato 7 marzo 1908 (107 anni fa) data morte: mercoledì 26 settembre 1973 (42 anni fa) «Lasciamele tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una, che ci ho messo una vita a farmele!». In questa sua frase c'è la vera, grande, anima di Nannarella (suo nome d'arte), che aveva la stessa spontanei-tà e forza drammatica sul set come nella vita reale. Massima espressione della "romanità" (come lei forse solo Aldo Fabrizi), a Roma venne alla luce e trascorse gran parte della sua vita, fino alla morte nel settembre del 1973. Come tanti cominciò anche lei a teatro, con l'avanspettacolo, passando dal 1934 sul grande schermo con parti secondarie e sette anni dopo con il ruolo di protagonista in Teresa Venerdì di Vittorio De Sica. Ad Hollywood iniziarono ad apprezzarla con la sublime interpretazione di Pina nel capolavoro neorea-lista di Roberto Rossellini (che le fu compagno di vita per un periodo), Roma città aperta, che le valse il Na-stro d'argento e venne premiato alla prima edizione del Festival di Cannes, e successivamente con Bellissima (1951) del grande Luchino Visconti. Affascinato dalle sue qualità recitative il regista Daniel Mann la scritturò per interpretare la giovane immigrata negli USA, Serafina Delle Rose, ne La rosa tatuata. Fu un trionfo per la Magnani, che ricevendo nel 1956 l'Oscar (anticipato dal Golden Globe) come "miglior attrice protagonista", entrò nella storia come prima attrice italiana a conquistare la "statuetta". Anti-diva per eccellenza, pensò a uno scherzo quando glielo comunicarono e rinunciò a partecipare alla grande "notte di Los Angeles". Tra le poche personalità italiane a vedersi dedicata una stella nella cele-bre Hollywood Walk of Fame, nella sua quarantennale carriera artistica vinse tra gli altri due David di Dona-tello e una Coppa Volpi (per "L'onorevole Angelina") alla Mostra del Cinema di Venezia del 1947.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.27DOM.27DOM.27DOM.27 S. Vincenzo de’ Paol1S. Vincenzo de’ Paol1S. Vincenzo de’ Paol1S. Vincenzo de’ Paol1

LUN. 28LUN. 28LUN. 28LUN. 28 S.VenceslaoS.VenceslaoS.VenceslaoS.Venceslao

MART.29MART.29MART.29MART.29 SS.Arc.Michele,Gabriele,RaffaeleSS.Arc.Michele,Gabriele,RaffaeleSS.Arc.Michele,Gabriele,RaffaeleSS.Arc.Michele,Gabriele,Raffaele

MERC.30MERC.30MERC.30MERC.30 S. GirolamoS. GirolamoS. GirolamoS. Girolamo

GIOV.01GIOV.01GIOV.01GIOV.01 S. Teresa di Gesù BambinoS. Teresa di Gesù BambinoS. Teresa di Gesù BambinoS. Teresa di Gesù Bambino

VEN.02 VEN.02 VEN.02 VEN.02 S.S. Angeli CustodiS.S. Angeli CustodiS.S. Angeli CustodiS.S. Angeli Custodi

SAB. 03SAB. 03SAB. 03SAB. 03 S. GerardoS. GerardoS. GerardoS. Gerardo