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SETTIMANALE DI CRITICA E ATTUALITÀ SPORTIVA FONDATO NEL 1927 RISPETTO PER SINISA, BENVENUTO A DELIO MA STIA ATTENTO: LA FIORENTINA E’ UNA PALUDE di Alessandro Rialti Con tutto il rispetto per un uomo che comunque, sempre e ovunque, ci ha messo la faccia, con la simpatia che ci sentiamo di avere nei confronti di un allenatore che ama sinceramente il calcio e che per il calcio è pronto a sa- crificare molto, pure noi condividiamo l’idea che fosse ormai indispensabile voltare pagina. Di certo non sono state tutte di Sinisa Mihajlovic le responsabilità per le cose che non sono funzionate. Anzi, com- plimenti vivissimi, ovviamente usando l’ironia, a Riccardo Montolivo e ad Ales- sandro Gamberini che non hanno sapu- to adeguarsi ad una domenica di lutto e hanno bene rappresentato – in una do- menica che di lì a poco si sarebbe tra- sformata anche nell’ennesima sconfitta della squadra viola - la pochezza di un gruppo che mai ci è apparso consape- vole delle proprie responsabilità. Via Rucellai, 40 Campi Bisenzio (Fi) Tel. 055 8952719 La Divina Enoteca via Panicale 19/r - Firenze tel. fax 055 292723 www.ladivinaenoteca.it orario martedì - domenica 10.00-21.30 - chiusi il lunedì vasta scelta di VINI e PRODOTTI TIPICI, PANINI e TAGLIERI L’enoteca dei fiorentini sotto i loggiati ottocenteschi di fronte al mercato centrale ANNO 85 - N. 41 - MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE 2011 COPIA OMAGGIO FIOR PANE di Pasticceria produzione propria Biscotti di Prato Guanciale lievitazione naturale Bozza pratese Pane integrale Prime macine GRASSINA Via Costa al Rosso 28/32 tel. 055 640480 Presso Hotel First Via D. Ciolli, 5 - Calenzano (Firenze) Tel. 055 8876194 - Fax 055 8825755 Uscita A1 Calenzano/Sesto Fiorentino (50 m a dx) Domenico Vita Continua in ultima Tagliandi, garanzie, servizio gomme, ricarica condizionatori, servizio revisioni, riparazioni multimarche, auto sostitutiva Via Chiarugi, 8/A - Campo di Marte Tel: 055-660334 - Fax: 055-6241409 preventivi gratuiti Autofficina autorizzata Renault

brivido sportivo n. 41 del 9 novembre 2011

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il brivido sportivo n. 41 del 9 novembre 2011

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Settimanale di critica e attualità Sportiva Fondato nel 1927

RISPETTO PER SINISA, BENVENUTO A DELIO

MA STIA ATTENTO: LA FIORENTINA E’ UNA PALUDE

di Alessandro RialtiCon tutto il rispetto per un uomo che comunque, sempre e ovunque, ci ha

messo la faccia, con la simpatia che ci sentiamo di avere nei confronti di un allenatore che ama sinceramente il calcio e che per il calcio è pronto a sa-crificare molto, pure noi condividiamo l’idea che fosse ormai indispensabile voltare pagina.

Di certo non sono state tutte di Sinisa Mihajlovic le responsabilità per le cose che non sono funzionate. Anzi, com-plimenti vivissimi, ovviamente usando l’ironia, a Riccardo Montolivo e ad Ales-sandro Gamberini che non hanno sapu-to adeguarsi ad una domenica di lutto e

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DELIO ROSSI, ritratto di un ALLENATORE chIAMATO PROFETA

«Per quanto riguarda la capacità di trasmettere

motivazioni, di tenere sempre la squadra sul pezzo… Beh, ho avu-to tanti allenatori, ma se devo fare un solo nome faccio quello di De-lio Rossi. A Lecce attraversammo momenti difficili, e lui fu molto abile a non permetterci mai di abbassa-re la guardia». Parola di Lorenzo Stovini contattato dal Brivido alla vigilia della sfida contro il Cata-nia. Sono trascorsi meno di venti giorni, sembra passata un’eternità, sicuramente è passata un’era. L’e-ra Mihajlovic è finita ufficialmente alle ore 21 di lunedì 7 novembre quando è apparso il comunicato su Violachannel che ringraziava il tecnico serbo per l’impegno e la professionalità con l’augurio che «la sua carriera possa continuare con crescenti soddisfazioni e meri-tati successi». E’ l’augurio al quale si associano probabilmente i tifosi viola che non hanno mai discono-sciuto le doti umane del personag-gio.La nuova era, invece, è sancita dalla seconda parte del comunica-to: «Il nuovo allenatore sarà Delio Rossi, che ha raggiunto un’intesa per guidare la prima squadra fino al 30 giugno 2013». Riuscirà il nuovo tecnico a riportare la squa-dra sulla giusta rotta? La “mission” non è “impossible” ma neanche “easy”. La risposta ce la darà il futuro, la speranza sappiamo tutti

qual è e proprio il passato di Delio Rossi può aiutarci a coltivarla.

CARRIERA - Esordisce come cal-ciatore (nel ruolo di centrocampi-sta) a diciotto anni con la maglia del Forlimpopoli, una compagi-ne dilettantistica della provincia di Forlì. Due stagioni dopo, nel 1980, passa al Cattolica, in serie C2, dove si mette in luce realiz-zando tre reti che gli varranno il trasferimento al Foggia, in serie B, nell’anno successivo. Resterà nel club pugliese fino al 1987, di-sputando due stagioni nella serie cadetta e le restanti quattro in C1. Appende le scarpe al chiodo a soli 29 anni, nel 1989, festeggiando la promozione in serie C1 con la ma-glia della Fidelis Andria, dopo aver trascorso la stagione precedente tra le fila della Vis Pesaro (in C1). E’ un uomo di calcio, e senza cal-cio non può stare, quindi si tuffa subito nel corso per allenatori con-seguendo il patentino ad una velo-cità fulminea. Nel 1990 esordisce sulla panchina del Torremaggiore, un club della provincia di Foggia inserito nel campionato Promozio-ne. Un anno dopo gli viene affidato il settore giovanile del Foggia, che guida per due stagioni. Nel 1993 comincia a fare sul serio: si sie-de sulla panchina della Salernita-na, in serie C1, e centra subito la promozione vincendo i playoff. Al termine del campionato seguente,

nel 1995, la sua Salernitana sfiora addirittura il clamoroso passaggio in serie A, arrendendosi solo all’ul-tima giornata nello scontro aut-aut con l’Atalanta. Ma il tripudio è solo rimandato di due anni. Dopo le esperienze al Pescara ed al Fog-gia, sempre in serie B, torna alla Salernitana nel 1997 e stavolta sbaraglia tutti gli avversari, fran-tuma tutti i record e conquista il primo posto nonché il soprannome di “Profeta”. Nel corso del campio-nato successivo (il primo in A per la Salernitana dopo cinquant’anni), Delio Rossi viene esonerato e poi ripreso a furor di popolo (una sor-te che diventerà abituale per lui), dopodiché ri-esonerato. Dal 1999 al 2001 allena in B il Genoa ed il Pescara: anche qui viene esonera-to e poi richiamato, ma non riesce ad evitare la retrocessione. Non riesce a farlo neanche nel 2002, dopo esser subentrato a Cavasin sulla panchina del Lecce di Corvi-no che scende in B, ma che si ri-scatta tornando rabbiosamente in A l’anno successivo e salvandosi dignitosamente nel 2004. Sono le tre stagioni a cui faceva riferimento Stovini. Nel 2005 prende in corsa l’Atalanta ultima in classifica, alla quindicesima giornata, ed è troppo tardi per scongiurare la discesa in B. La consacrazione nella massi-ma serie arriva nei quattro campio-nati con la Lazio (dal 2005 al 2009), durante i quali consegna al presi-

dente Lotito un sesto posto (ma la qualificazione Uefa verrà revocata da Calciopoli), un terzo posto (con accesso in Champions), un dodi-cesimo ed un decimo piazzamen-to, quest’ultimo arricchito dal trion-fo in Coppa Italia. Poi l’esperienza a Palermo, l’amore fortissimo della gente, l’amore-odio di Zamparini, l’esonero a beneficio di Cosmi e la seguente richiamata: nel 2010 porta i rosanero al quinto posto e quindi in Europa (miglior piazza-mento nella storia del club isola-no), nel 2011 è ottavo ma ancora in Europa grazie al raggiungimento della finale di Coppa Italia (persa con l’Inter). All’inizio della stagione attuale Zamparini lo richiama per il dopo-Pioli ma lui preferisce fare il commentatore per Sportitalia. Fino a due giorni fa.

IL MODULO E LA FIORENTINA CHE VERRA’ – Dal punto di vista tattico Delio Rossi ha finora dimo-strato di prediligere il 4-3-3, con le possibili varianti dei due trequarti-sti dietro all’unica punta (4-3-2-1) o del trequartista dietro agli attac-canti (4-3-1-2). In questi ultimi due casi, la collocazione di Cerci non sarebbe semplice viste le attitudi-ni del giocatore al ruolo di esterno offensivo, ma Jovetic troverebbe una sistemazione più idonea come trequartista (alle spalle di Gilardi-no-Silva o, chissà, di Gilardino-Babacar) o come seconda punta

(qualora uno fra Kharja, Lazzari, Ljajic o lo stesso Montolivo fun-zionasse da trequartista). Consi-derando l’attenzione che il mister rivolge ai giovani (fra quelli da lui lanciati si annoverano Di Vaio e Gattuso alla Salernitana, Donadel, Bojinov, Chevanton e Vucinic a Lecce, Behrami alla Lazio, Pastore e Ilicic al Palermo), non è escluso l’impiego di alcuni elementi come Camporese in difesa, Romizi o Salifu a centrocampo visto anche l’infortunio di Behrami, oltre ai già citati Babacar e Ljajic. A proposito di infortuni è probabile che Rossi offra nuove chance a De Silvestri (già allenato ai tempi della Lazio) per fronteggiare la lungodegenza di Cassani.

DELIO ROSSI FUORI DAL CAM-PO – Ma Delio Rossi non è solo calcio. Ha una bellissima famiglia. Nato a Rimini il 26 gennaio 1960 è sposato con la signora Rosa Maria, ex pallavolista, ed è padre di tre fi-gli. La figlia più piccola frequenta la prima superiore mentre il più gran-de, Dario, ha lavorato al fianco del direttore sportivo Walter Sabatini ai tempi del Palermo. La secon-dogenita, Greta, ha partecipato a Miss Italia e si è laureata con 110 e lode alla Bocconi, in marketing management. Insomma, la fami-glia Rossi potrebbe dare qualche contributo anche a livello dirigen-ziale. Ce ne sarà bisogno?

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“VOgLIO DARE UN’ANIMA ALLA SqUADRA”“BEhRAMI? L’hO VISTO MIgLIORATO”

Pacato, tranquillo, ma anche ironi-co e ‘giocherellone’. Così il nuovo mister della Fiorentina, Delio Rossi, si è presentato alla città di Firenze e quindi anche ai tifosi viola che tanto lo attendevano e che infatti si sono fatti trovare, circa mille, fuori dallo stadio prima della conferenza stampa. Ha subito messo le cose in chiaro Rossi: «Sono sempre riu-scito a dare un gioco alle squadre che ho allenato ma il mio obiettivo primario è quello di dare un’anima a questa Fiorentina». Un’anima che sembra che i viola abbiano perso da molto tempo. Inoltre Rossi ha voluto ringraziare Corvino e la so-cietà gigliata per avergli dato que-sta opportunità che spera di poter

vivere al meglio e il più a lungo pos-sibile: «Il mio primo pensiero va alla dirigenza della Fiorentina che mi dà la possibilità e l’onore di allenare in una piazza così appassionata. Rin-grazio i Della Valle e Corvino che mi danno la possibilità di vivere una sfida affascinante». Il tecnico viola però ha avuto anche un pensiero per Sinisa Mihajlovic, che lo ha pre-ceduto: «Solo chi non è abituato a cadere non riesce a rialzarsi». Del neo mister preoccupava soprattutto il fatto che avesse un conto in so-speso con Valon Behrami, giocato-re che, quando allenava la Lazio, fu messo fuori rosa proprio da lui. Su questo argomento però è stato mol-to chiaro e conciso: «Behrami? L’ho

visto giocare in tante posizioni, non ha perso le sue caratteristiche è un combattente ed è migliorato magari anche grazie alle esperienze fatte nelle altre squadre». Ha voluto così troncare sul nascere le polemiche nate appena si era parlato di un possibile, poi verificatosi, arrivo di Rossi alla Fiorentina. Ovviamente ci auguriamo che il tecnico conti-nui a puntare su questo giocatore che momentaneamente è il perno del centrocampo e sembra essere l’unico a metterci sempre il cuore. Inoltre il tecnico alla domanda spe-cifica su come si comporterà con Riccardo Montolivo, giocatore mol-to contestato dalla piazza: «Ho sen-tito dire tante cose, ma sono come

San Tommaso e voglio toccare con mano la situazione». Insieme a Rossi si è presentato ovviamente il direttore sportivo Pantaleo Cor-vino che è apparso scuro in volto e molto dispiaciuto del fatto di aver dovuto mandare via Mihajlovic: «La giornata di ieri è stata la peggiore per me da quando sono a Firenze. Non ho la cultura del cambio di al-lenatore, perché sono sempre stato fortunato nelle scelte. Un direttore a volte è solo quando deve comuni-care certe cose. So che Mihajlovic

ci ha messo il cuore, ma il calcio è questo. Per Sinisa è stato difficile arrivare dopo un ciclo straordinario, l’importante è pren-dere le decisioni da società specia-le e da direttore speciale». E’ però apparso entusiasta di avere come nuovo tecnico Rossi, allenatore che ha lavorato con lui già a Lec-ce. Insomma si volta pagina, spe-rando che questo nuovo allenatore nonché maestro di calcio, possa far tornare l’entusiasmo a tutti. Ciao Sinisa, benvenuto Delio.

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C’è sicuramente qualcosa da salvare nella Fiorentina ed è il Progetto dei Della Valle. Almeno quel qualcosa che si era intravi-sto questa estate, dopo che per mesi si era parlato di una loro probabile ‘fuga’. In quei giorni si capì in modo incontrovertibile che la famiglia proprietaria della Fiorentina avrebbe continuato ad investire. Lo dico-no i numeri con un passivo sul mercato di circa 16-18 milioni di euro, lo dicono i futuri lavori di ampliamento al centro spor-tivo, lo dicono i primi passi verso l’ipotesi di intervento nell’area Mercafir per il nuovo stadio. E lo dicevano anche i ritorni sia di Diego che di Andrea nel parlare di calcio, nel sostenere le iniziative come Save the Children, quel loro esporsi in prima per-sona nel tentativo di modificare il governo stesso del pallone.Ma quello che non ha funzionato del loro Progetto è stato fin qui proprio l’aspetto sportivo. Stanno naufragando le scelte estive di Corvino, sono naufragate quelle tecniche di Mihajlovic e, in modo ancor più evidente, il rendimento e il legame della squadra alla maglia viola. C’è quindi, a questo punto, una clamorosa forbice fra le intenzioni manifestate dai Della Valle e i ri-sultati fin qui evidenziati dalla squadra. Ma

quando le cose vanno così male è proprio dalla testa che bisogna ripartire. Soltan-to loro, i Della Valle, possono finalmente chiarire la natura tecnica della Fiorentina. Già intanto lo hanno fatto con Mihajlovic, allenatore che è parso immediatamente di passaggio, con ancora un solo anno di contratto. Ma pure il legame con Pantaleo Corvino, uomo che scuramente ha dato tanto ai Della Valle specie dal punto di vista del consolidarsi del settore giovani-le ma anche dei successi nei primi 4 anni della prima squadra. Anche lui, Corvino, ha solo pochi mesi di contratto con il club viola. Da tempo immemorabile ad ogni do-manda sul futuro del ds viola i Della Valle rispondono: <Non è un problema, basterà poco per sedersi ad un tavolo e trovare le condizioni per una nuova firma>. Ma da tempo non c’è traccia di quel tavolo e nem-meno della penna necessaria per apporre questa firma.Facile comprendere perché proprio il pro-getto tecnico ultimamente stia andando in crisi. E dopo la questione-allenatore con l’avvicendamento di Mihajlovic con Delio Rossi i Della Valle dovranno affrontare in prima persona anche quella relativo a Cor-vino. Inoltre c’è da risolvere anche un al-

tro aspetto altrettanto importante: per una proprietà che quest’estate ha annunciato la decisione nel rilanciarsi nel mondo del calcio c’è una società che ci pare peren-nemente alla ricerca di se stessa. Tutti i momenti di difficoltà, dalle notti bianche di Vargas alle Frecce Rosse di Kharja, i di-rigenti, i funzionari, sono sembrati cadere dalle nuvole. Ecco, una società che vive

fra le nuvole di sicuro non può aiutare un progetto ambizioso come quello dei Della Valle. Urgono quindi scelte definitive, c’è bisogno di un ritorno in campo proprio dei due fratelli Tod’s perché si facciano tali scelte, qualunque esse siano. Firenze non merita ulteriori attese e tantomeno la piog-gia di figuracce che progressivamente la stanno sommergendo.

Una societa’ che sembra vivere sulle nuvoleNON PUO’ AIUTARE UN PROgETTO cOME qUELLO DEI DELLA VALLE

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In questo clima avvelenato SERVIVA PROPRIO UNA VENTATA FREScA

Una ventata di aria fresca ci vole-va proprio, in un clima avvelenato come quello che ormai intossica-va il calcio a Firenze. I miasmi pro-venivano non soltanto dal campo, dove pure risultati e prestazioni erano mediocri, ma soprattutto fuori dal campo con una polemica al giorno che, lungi dal togliere il medico di torno, rendeva invece il quadro sanitario sempre più gra-ve. Tra i viaggi di Kharja, le notti brave di Vargas, le risate di Mon-tolivo e Gamberini ed i privè di Ljiajc, seguire la Fiorentina sem-brava ormai diventato un lavoro da gossippari, o da 007 in missio-ne segreta con appostamenti alla stazione o nei locali. Inutile dire che in tutto questo Mihajlovic c’en-tra, anche se ovviamente non può esserne considerato il principale responsabile. Lungi dall’essere quel sergente di ferro che si cre-deva, il tecnico serbo, quando si è ritrovato la piazza contro, si è fatto scudo della squadra ottenendone in cambio una solidarietà (a pa-role ed in qualche gesto plateale come gli abbracci alla panchina dopo i gol) che lo aveva tenuto a galla fino ad ora. In cambio, ovvia-

mente, il calciatore in questi casi ottiene una sorta di impunità per i suoi comportamenti errati, e la vita da atleti diventa un lontano ri-cordo. Anche la testa, poi, va per conto suo, la concentrazione e la carica agonistica vanno a farsi benedire e le annate, se non ci si mette mano, finiscono in genere malissimo. Meno male che, sep-pur con qualche ritardo e un po’ di titubanza, alla fine la società ha fatto la scelta che era nella logica delle cose, quella di operare un cambio tecnico che è come aprire le finestre di una casa chiusa da tempo, magari in una giornata di vento fresco. Le recenti esperien-ze di Delio Rossi parlano per lui: è un allenatore che ha fatto giocar bene le squadre ed innamorare i tifosi, ha grandi capacità di far ren-dere al meglio anche giocatori tra-dizionalmente “pigri” (e in questo il lavoro non gli mancherà), è un uomo schietto e diretto nel modo giusto, senza arroganza e presun-zione. A lui è giusto chiedere pri-ma di tutto un’idea di calcio e di gioco, mancata in questo ultimo periodo anche più dei risultati, per-ché andare allo stadio, e per molti

tornarci, possa essere una cu-riosità ed una gioia, e non un’an-goscia. Delio Rossi dovrà gestire i casi dei quali abbiamo accennato all’inizio, ma per come la vedo io ce n’è uno che dovrebbe essere risolto dalla società togliendone la responsabilità all’allenatore. Il caso ha il nome ed il cognome di Riccardo Montolivo: contratto o non contratto e al di là delle risa-tina durante il minuto di raccogli-mento, oggi il centrocampista di Caravaggio fa perdere le partite, e Verona ne è un esempio. Fa quello che gli è utile per rima-nere in forma per la Nazionale e, magari, mettersi in mostra, tipo ri-nunciare a un calcio d’angolo con un senso di fair play che, in questo caso, somiglia al menefreghismo, ma non fa niente o quasi per la squadra, ed anzi perdendo il pro-prio avversario diretto ne causa la sconfitta. Kharja gli venda il suo abbonamento sul Frecciarossa per Milano, e Romizi gli dia invece il suo pass per la tribuna accomo-dandosi al suo posto (finalmente) tra i giocatori a disposizione del mister. La squadra ci guadagnerà, e la società anche.

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la 25a oradi Luca Caneschi

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Il doppio destino dell’ex capitano viola nell’anno più difficile e importanteChe stagione quella di Riccardo Montolivo. Preso a stilettate da una parte, coccolato da un’altra. L’ex capitano della Fiorentina sta passando un anno particolare, l’anno che lo dovrà portare dritto all’Europeo, quello che è destinato a giocare da protagonista assolu-to. Dopo aver rifiutato il prolunga-mento del contratto con la società

viola, i fratelli Della Valle ci sono rimasti male al punto di decidere, come prima cosa, di togliergli la fascia di capitano. Si aspettavano un po’ di riconoscenza da parte del giocatore. Si aspettavano che lui volesse diventare il simbolo della nuova Fiorentina, che credesse nel progetto. O almeno avrebbe-ro sperato in un segnale da parte

del giocatore per far capire loro che, anche in caso di separazio-ne, lui avrebbe cercato di andare incontro alle esigenze economi-che di entrata della Fiorentina. Invece, dopo aver riflettuto in tal senso, Montolivo e il suo procura-tore hanno optato per la soluzione economicamente più vantaggiosa per lo stesso giocatore: arrivare in

scadenza di contratto e poi legar-si al Milan (è questa l’ipotesi più gettonata) firmando un contratto certamente più cospicuo rispetto a quello che sottoscriverebbe se la società acquirente fosse costretta a pagare anche il suo cartellino. Un tira e molla che non ha rispar-miato frecciate da parte dei massi-mi dirigenti viola nei confronti del giocatore. Da una parte Mihajlovic che, tecnicamente, aveva bisogno del giocatore in campo anche per-ché il numero 18 viola – diciamoci la verità – non ha reali sostituti in rosa. Dall’altra la società che lo ha ‘tartassato’ arrivando perfino a sbugiardarlo pubblicamente con il presidente esecutivo Cognigni e l’amministratore delegato Men-cucci riguardo alla sua riluttanza a prolungare perché «non è pos-sibile che Nocerino giochi al Camp Nou e io sia nella Fiorentina». Dopo il rifiuto della firma e le paro-le dei massimi dirigenti della socie-tà, Montolivo non ha più avuto vita facile a Firenze.

NON E’ PIU’ UN VIOLA: FISCHIA-TO. Così, anche in seguito alle sti-lettate della società, oltre che alla ormai pubblica presa di posizione del giocatore di non voler restare,

Riccardo ha iniziato a giocare in una situazione non semplice da gestire. Spesso e volentieri viene fischiato ed è ormai ‘abbandonato’ al suo destino, come ha precisato la società: «Montolivo non è più un giocatore della Fiorentina. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, però, l’allenatore ha la facoltà di decidere se utilizzarlo o no». C’era ancora Mihajlovic alla guida della Fiorentina quando sono state pro-nunciate queste parole. E Sinisa non aveva fatto altro che prendere in mano il gruppo viola, valutare le alternative e mandare in campo Montolivo, consapevole del fatto che quando un rapporto è fini-to… è difficile dare il 100%, anche quando si giura che verrà fatto. Così il numero 18 viola ha alter-nato prestazioni all’altezza a gare in cui è sembrato spaesato, con la testa altrove, svogliato. Non ri-uscendo mai a fare la differenza, a prendere per mano la squadra.Non ci sono certamente scuse per il centrocampista di Caravaggio che comunque, fino a quando in-dosserà la maglia viola, avrebbe almeno l’onere di rispettarla. Però è innegabile anche che sia sta-to totalmente abbandonato dalla società, mandato in pasto ai tifo-

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Montolivo: Firenze l’attacca MA L’ITALIA cONTINUA A cOccOLARLO

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si che, dopo l’ultima prestazione di Verona e quella risata durante il minuto di raccoglimento per le vittime dell’alluvione, sono arrivati al limite della pazienza tanto da volerlo vedere relegato in tribuna. Adesso spetterà a Delio Rossi – neo allenatore della Fiorentina – fare una scelta su Montolivo: mandarlo in tribuna o farlo gioca-re? Riccardo è ormai un ex viola, cosa ormai appurata, e oltre ad offrire prestazioni che non sono degne delle sue doti sembra gio-care senza le giuste motivazioni bensì col solo pensiero di finire in fretta un campionato che per lui sembra essere quasi un peso. Il tutto aspettando un Europeo e un trasferimento annunciato. Nel frat-tempo, visti i dissidi creati tra l’ex capitano e i tifosi, Montolivo passa gran parte delle sue serate tra le mura di casa, senza uscire, né far-si vedere troppo a giro.

TRA LE BRACCIA DI PRANDEL-LI. Se la Fiorentina lo bastona a for-za di dichiarazioni (con la ciliegina sulla torta nel post Verona: «Non siamo contenti della partita di oggi – ha dichiarato il responsabile del-la comunicazione Gianfranco Teo-tino – ma non riteniamo che ci si-ano responsabilità solo dell’allena-tore. La società è molto delusa dal comportamento di alcuni giocatori che dovrebbero rendere di più per qualità e ingaggio») con chiaro ri-ferimento, tra tanti, anche a Mon-tolivo, c’è la Patria che lo cocco-la. Cesare Prandelli non lo lascia solo e gli perdona anche la risatina della quale il giocatore ha chiesto prontamente scusa ma che niente

ha a che vedere col codice di eti-ca morale istituito dal ct e tramite il quale giudica chi merita o meno la Nazionale. Riccardo è il punto di riferimento della sua truppa. Il suo uomo di fiducia. Una pedina fondamentale di un centrocampo di grande quantità e qualità quale quello che Prandelli ha a disposi-zione. Lo convoca sempre (ed è l’unico viola a potersi vantare di ciò visto che Gilardino, per esempio, è stato definitivamente fatto fuori dal ct dopo le ultime dichiarazioni), an-che per le amichevoli, e gli fa gio-care tutte le partite. Anche quando nel club dimostra di non essere al

top Riccardo veste la maglia az-zurra, scende in campo e spesso – bisogna dirlo – offre grandi pre-stazioni. In Nazionale non ci sono fischi. In Nazionale non ha fucili spianati. In Nazionale è già un leader. Cosa che non è più nella Fiorentina. La Nazionale è per lui una boccata di ossigeno che gli permette di staccare la spina dalle polemiche e dalle critiche che lo hanno travolto negli ultimi mesi a Firenze. E allora, rilassato, riesce a rendere al massimo. Ora quel che per Montolivo conta più di tutti in assoluto è arrivare in gran forma a giocare da titolare inamovibile

il suo primo Europeo. Prima però racconterà la sua versione dei fatti, su tutto quanto è accaduto e anco-ra accadrà tra lui e la Fiorentina. Perché in questa telenovela c’è da dire che Riccardo, ancora, non ha aggiunto una parola dopo l’an-nuncio dato a fine maggio del suo rifiuto al rinnovo. Non ha dato altre spiegazioni né ha replicato agli at-tacchi della società. Per il momen-to si è solo preoccupato di chiarire col compagno di Nazionale (e for-se prossimo compagno di club?) Nocerino. E di scendere comun-que in campo: la domenica con la maglia viola convincendo però

p o c o e rice-vendo t a n t i dissensi, una vol-ta al mese con la maglia azzurra ricevendo spesso più complimen-ti che critiche. Una cosa è certa: se Prandelli lo coccola, Firenze è sempre più convinta di non volerlo più. Via Mihajlovic il capro espiato-rio rischia più che mai di diventare lui: Riccardo Montolivo.

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Uno dei pochi a salvarsi nel diluvio del Bente-godi è stato sicuramente Souza Orestes Ro-mulo. Il venticinquenne giocatore brasiliano, impiegato per la seconda volta consecutiva da Sinisa Mihajlovic dall’inizio, ha ripagato la fi-ducia in lui riposta dal tecnico serbo con una

prestazione sufficiente. Ha corso tan-to, ha lottato su tutti i palloni e non si è mai arreso. Ma ciò non è bastato alla Fiorentina per evitare la quarta scon-fitta di questo campionato. Romulo sulla carta avrebbe dovuto giocare da esterno alto sulla fascia destra, dove si trovava spesso opposto al terzino del Chievo Dramè. Ma sin dai primi minuti ha arretrato il proprio raggio d’azione, spostandosi sulla linea dei centrocampisti. Talvolta si è anche accentrato per aiutare Behrami e poi Munari, Montolivo e Lazzari. Insomma l’esterno d’at-tacco praticamente non l’ha fatta mai come del resto nella partita precedente, quella con il Genoa al Franchi. Il brasiliano dunque ha ope-rato come centrocampista aggiunto, cercando di dare una mano sulla fascia destra a Cas-sani prima e a De Silvestri subito dopo l’infor-

tunio dell’ex palermitano. Nello stesso tempo ha cercato ogni tanto di riproporsi in fase of-fensiva. Ma i suoi cross, peraltro non sempre eccezionali, non sono stati sfruttati a dovere da Gilardino. Con il Genoa sicuramente aveva giocato meglio, ma anche tutta la Fiorentina si

era espressa a livelli decisamente superiori. Certo Romulo in fase offensiva non garanti-sce la stessa spinta che offre Alessio Cerci tuttavia permette alla squadra di avere un maggiore equilibrio. Con lui in campo è meno sbilanciata rispetto a quando gioca l’ex gial-lorosso. Insomma in un momento di estrema

difficoltà come quello attuale la presenza del brasiliano conferisce compattezza alla Fioren-tina. In fondo Romulo è un’autentica rivela-zione. Acquistato in estate dal Cruzeiro come terzino destro, ben presto, però, Mihajlovic ha capito che in quella posizione non avrebbe potuto rendersi utile alla squadra. E’ bravo in fase offensiva, ma pecca ancora in fase di in-terdizione. Insomma non copre a sufficienza.

Non poteva rappresentare l’alternativa di De Silvestri, in partenza il titolare per il ruolo di terzino destro. Ecco perché negli ultimi giorni di mercato è arrivato a Firenze Mattia Cassani. De Silvestri è diventato così riserva dell’ex palermitano e Romulo l’alternati-va di Cerci. All’inizio di settembre aveva realizzato una doppietta all’Isola Liri, for-mazione di seconda divisione, nell’ami-chevole giocata al Franchi durante una sosta del campionato, confermando di ca-varsela meglio quando può anche attac-care. Finora il brasiliano ha collezionato cinque gettoni di presenza per complessi-vi 229 minuti. Solo le ultime due partite le ha giocate, però, da titolare. Prima si era dovuto accontentare di scampoli di gara con il Parma e il Catania al Franchi e a Napoli. Poi dopo la brutta prova di Cerci a Torino con la Juve, Mihajlovic ha deciso di puntare su di lui. E i fatti gli hanno dato ragione. Chissà poi se verrà riproposto an-che nella prossima partita in programma al Franchi con il Milan sabato 19 dopo la sosta del campionato. A Delio Rossi la decisione.

ROMULO NON ANNEgA SOTTO IL DILUVIO DEL BENTEgODI

l’uomo in piùdi Ruben Lopes Pegna

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ANTOgNONI E BAggIO: gioie e dolori contro Polonia e UruguayPolonia e Uruguay: sono le due squadre che l’Italia di Cesare Prandelli, già quali-ficata per il Campionato europeo, affron-terà in amichevole durante la prossima sosta del campionato. Le due Nazionali evocano ricordi importanti per chi ama la Fiorentina. Due partite in particolare suscita-no ancora a distanza di parecchi anni emozioni, non tutte a dire il vero positive, per episodi che hanno visto come prota-gonisti due campioni che hanno fatto la storia del club viola: Giancarlo An-tognoni e Roberto Bag-gio.Il primo ricordo ci porta al Nou Camp di Barcellona dove l’8 luglio 1982 si affron-tano per la semifinale del campionato del mondo Italia e Polonia, che già si sono incontrate nel girone eliminatorio. Tra gli Azzurri di Enzo Bearzot ci sono due giocatori viola: Giancarlo Antognoni, alla sua sessanta-seiesima presenza in Nazionale, e Cic-cio Graziani, alla sua cinquantanovesima gara. Nel caldo infernale della Catalogna il capitano viola è motivatissimo. Ancora non ha digerito il gol ingiustamente an-nullatogli per fuorigioco inesistente (sa-rebbe stato quello del 4-2) nella vittoriosa gara con il Brasile (3-2), che ha portato gli Azzurri in semifinale. Antognoni inizia

la partita con i polacchi alla grande. Al 22’ manda in gol Paolo Rossi, batte una pu-nizione al bacio esulla sua parabola si av-venta Pablito che con un tocco di contro-balzo porta l’Italia in vantaggio. A n -

tonio è su di giri. Vuole segnare a tutti i costi. E ci prova anche dalla lunga di-stanza. Quattro minuti dopo il gol di Rossi in un tentativo di tiro al volo mette il piede destro sotto i tacchetti del mediano della Polonia Matysik. Il dolore è immenso. La ferita che si apre sul dorso del piede è grande. Antognoni è costretto a uscire. Pro-verà a stringere i denti per scendere in campo nella finale con la Germa-nia. Ma non ce la farà. Il suo Mon-diale finisce lì, mentre l’Italia dopo

aver battuto la Polonia per 2-0 con dop-pietta di Rossi vincerà il titolo superando la Germania per 3-1. Ma di quella partita, purtroppo, il capitano viola sarà semplice spettatore.Il secondo ricordo, appena più recente e questa volta positivo, ci porta al Bente-godi di Verona dove il 22 aprile 1989 l’I-talia di Azeglio Vicini disputa un’amiche-vole con l’Uruguay in vista dei Mondiali

dell’anno dopo, ai quali è già qualificata di diritto come paese organizzatore. Il commissario tecnico az-zurro fa continui esperimenti per trovare la formazione migliore. E così a Verona fa disputare la terza partita al ventiduen-ne Roberto Baggio. Il giocatore viola è particolarmente emozionato. Il Bentegodi è a una quarantina di chilometri da casa sua (Caldogno in provincia di Vicenza).

Sugli spalti ci sono tutti i suoi amici e i suoi familiari. La gara con l’Uru-guay di Tabarez, lo stesso allenatore che guida oggi i campioni del Sud America, è piuttosto monotona. Ad accenderla ci pensa proprio Baggio. Al 20’ della ripresa segna un gol da cineteca su punizione. Il suo tiro di destro a giro scavalca la barriera e si insacca alla destra del portiere Serè, che osserva immobile il pallone en-trare in rete. E’ il gol dell’1-0. La gioia di Baggio è immensa. L’Italia, però, non riesce a mantenere il vantaggio. Il centravanti Aguillera, a sette minuti dalla fine, regalerà all’Uruguay il pa-reggio. Ma la rete del gioiello della Fiorentina accende la fantasia dei ti-fosi. Baggio, sia pure non sempre da titolare, sarà uno dei protagonisti del Mondiale del 1990. Sarà lui a porta-re l’Italia al terzo posto. E magari se Vicini lo avesse impiegato dall’inizio nella semifinale con l’Argentina forse gli Azzurri sarebbero arrivati ancora più in alto.

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Ma come potrebbe ripartire in campionato

la Fiorentina? Continuare a pro-porre un 4-3-3 oppure cambia-re modulo per adattarlo meglio alle caratteristiche dei giocatori viola? Personalmente ho sem-pre avuto una predilezione per il classicissimo 4-4-2 che non crea grosse difficoltà di copertura di campo ma che ovviamente la-scia poco spazio alla fantasia. In un momento così delicato come quello attuale potrebbe essere una proposta anche se ci sono dei problemi a centrocampo visto che sono stati acquistati giocatori capaci di giocare a tre oppure centrali, ma nessuno va-lido per gli esterni. Ci sarebbe Vargas sulla sinistra se solo il peruviano decidesse di compor-tarsi come un professionista... E poi potremmo avvicinare al cen-tro Jovetic visto che sulla sinistra

appare troppo isolato e un po’ a disagio. Possibile anche l’alter-nativa rappresentata dal 4-2-3-1 che, se vogliamo, è abbastanza simile al modulo sopra descritto con gli esterni un po’ più alti. So-luzione da giocare con gli stessi uomini in partite interne da vin-cere a tutti i costi; in questo caso potrebbe essere riproposto an-che Cerci sulla destra anche se la sua propensione alla copertu-ra è abbastanza vicina allo zero.Certo è che con Delio Rossi po-tremmo anche rischiare il 4-3-1-2 caro al tecnico romagnolo. Ci sono gli uomini adatti per proporre un centrocampo a tre, il trequartista potrebbe essere Jovetic e le due punte Gilardino e Silva. Soluzione troppo spin-ta? Forse anche se con i giusti movimenti e insegnamenti nien-te è impossibile. Basta crederci e lavorare sodo.

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cON ROSSI i viola potrebbero optare per una SOLUzIONE SPINTA

o’ proFeSSoredi Saverio Pestuggia

In fondo le Ferrovie dello Stato avevano bisogno di un po’ di pubblicità. Kharja l’aveva capito fin dal primo momento. T’immagini cosa voglia dire per le FS avere un giocatore che quotidianamente prende il treno? Far vedere al mon-do intero di come i ritardi siano superati, i vagoni comodi, il viaggio tranquillo e silenzioso. Bisognerebbe però andarlo a spiegare a chi il pendolare lo fa davvero, su un tormen-tato Intercity. E non per un milione e rotti d’euro all’anno. Kharja sembra il personaggio di un film. Che solo, tacitur-no, si avvia alla banchina, aspetta che si aprano le porte e con tutta calma prende posto. Il posto è prenotato, non c’è dubbio. Poco importa se corridoio o finestrino. Cuffie nelle orecchie e un buon libro. Il tempo passa così. Sape-te, non è mica facile trovare casa di questi tempi. Chi vi dice che non c’è la crisi mente! Durante il giorno ci sono stati gli allenamenti, il giorno dopo ci saranno ancora e la domenica si va in campo. Meglio non dirlo al Mister, ma-gari mi fa giocare. Un’altra settimana e la storia si ripete. Di giorno a Firenze, di notte a Milano. Non è mica colpa mia se il Mister mi mette a marcare Pirlo, io non lo so fare. Sembra che la vicenda possa continuare all’infinito, ma ecco che mentre Kharja si avvia al suo vagone e fa per salire, una figura longilinea si sbraccia dal fondo della banchina. Kharja! Kharja! Non partire Kharja, non partire! Non partire, non partire... E’ Mencucci, con tanto di casco in testa che rincorre il giocatore per impedirgli di andare a

Milano. Guerini aspetta fuori su un motorino mezzo sgan-gherato. Ma l’amministratore delegato viola sbaglia bina-rio e insegue un’altra persona, che neanche lo considera. Così, per evitare figuracce come ridere ad un minuto di si-lenzio per un problema al deretano di un compagno, ecco che Mencucci si ferma a parlare con un anziano signore e gli chiede un sondaggio che sarà pubblicato di lì a breve per In Viola. Poco importa se l’anziano gli chiede a cosa serva il casco, Mencucci torna a casa con un Kharja in meno, ma che promette di non farlo più, e con i sondaggi pro Sinisa un po’ più alti. Sinisa però miha la pensa nello stesso modo e in conferenza stampa fa sapere di come Kharja faccia il pendolare. Ecco lo sapevo. Ma in fondo arrivo sempre puntuale e corro molto di più di altri che da qualche mese passeggiano. Ora non mi riscatteranno più. Accidenti! Certo anche Kharja non aiuta. Continua ad andare a Milano, continua a fare tardi e Sinisa, pur andan-do a Chievo con un centrocampista e mezzo, decide di tenere Kharja a Firenze ad allenarsi da solo. Almeno non ho colpe di nulla questa volta, eh...Possibile che una società sappia solo dopo due mesi che

un proprio tesserato faccia ogni giorno Firenze-Milano-Firenze? Possibile che un Mencucci, un Ripa o un Mihajlovic non riesca ad accorgersi di niente? Possibile, purtroppo. Possibile come prendere un treno ma infilare in delle rotaie che non ci appartengono, che abbiamo già vissuto e che vogliamo evitare di vivere di nuovo. Quello che manca però è un capotreno che riesca ad intervenire nei tempi giusti e a cambiare, anche in corsa. L’idea iniziale, pensare che delegare una persona a capotreno fosse la soluzione, in realtà, è stata la rovina. Forse però c’è chi se ne sta accorgendo. Chi ha ripreso il comando della locomotiva e sta cercando di portarla sui giusti binari. Il primo è già stato fatto saltare giù dal treno, senza tanti complimenti né rimpianti. A gennaio, ne seguiranno altri. A giugno ancor di più. A meno che i passeggeri di questo treno non facciano in modo che il viaggio arrivi alla destinazione prefissata. Nessuno escluso. Anche chi ogni tanto o troppo spesso fa il pendolare. Per Milano o per Lecce, tanto è uguale.

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La deludente Fiorentina di questo primo scorcio di stagione si porta dietro contraddi-zioni nate in sede di mercato, con giocatori totalmente ai margini della rosa e dei quali riusciamo ad ammirare qualche giocata solo il giovedì durante la partitella in famiglia. Fe-lipe, Nastasic, Romizi e Neto sono gioca-tori arrivati a Firenze (in tempi diversi) cari-chi di aspettative e speranze, finora rima-ste perlopiù seduti fra panchina e tribuna. Diverso il discorso per Gulan, impiegato lo scorso anno (forse anche oltre le sue aspet-tative), ma continuamente bersagliato da in-fortuni che in questa stagione non gli hanno permesso di allenarsi con continuità. La sua situazione è molto chiara: a giugno prossi-mo gli scadrà il contratto e il suo entourage gli cercherà una nuova sistemazione. Al-trettanto chiara è la vicenda Marchionni, da punto fermo della Fiorentina di Prandelli a ultima ruota del carro con Mihajlovic (ora ve-dremo cosa accadrà): l’esterno ex Juventus è ‘prigioniero’ di un contratto importante, il secondo più oneroso di tutto l’organico vio-la, battuto solo da quello di Gilardino. Presto se ne andrà (già a gennaio?) e sicuramente non inizierà un nuovo campionato in maglia viola avendo anche lui il contratto in scaden-za nel giugno 2012.

NETO, NASTASIC E ROMIZI SONO IL FUTURO? – Partiamo da questa domanda per cercare di capire meglio la situazione di alcuni elementi poco (o per niente) uti-lizzati fin qui. Il portiere Neto, arrivato un po’ a sorpresa lo scorso gennaio dall’Atleti-co Paranaense, è stato pagato 3 milioni di euro. Il costo dell’operazione, per un estre-mo difensore brasiliano poco più che ven-tenne e oltretutto extracomunitario, ci dice che Pantaleo Corvino su questo ragazzo punta forte per davvero. A condire il tutto ci sono i giudizi lusinghieri di ex portieri e ad-detti ai lavori che periodicamente vengono interpellati sul giocatore, oltre alle continue convocazioni di Mano Menezes nella Se-lecao. E allora perché non gioca mai? La risposta è fin troppo banale: la verità è che Artur Boruc ad oggi offre maggiori garanzie.

Il trentenne portiere polacco ha avuto finora un rendimento complessivamente sufficien-te e vanta più esperienza. Sul fronte mer-cato si registrano costanti interessamenti di club inglesi per Boruc, resta da capire se a fine stagione sarà fatta valere l’opzione per prolungargli di un altro anno il contrat-to. Per questo motivo il duello Boruc-Neto è destinato a restare aperto. Il problema di Neto è lo stesso di altri due giovani pro-mettenti come Nastasic e Romizi, che non riescono a ritagliarsi lo spazio necessario per dimostrare il proprio valore. Sul primo abbondano i giudizi lusinghieri e sono in molti a prevedergli un futuro importante. La sua chance (e che chance!) è dietro l’ango-lo, perché contro il Milan potrebbe toccare a lui affiancare al centro della difesa capi-tan Gamberini visto che Natali sarà squali-ficato e Kroldrup è sempre alle prese con i suoi problemi fisici. Negli ingranaggi di un campionato difficile e spesso poco o nulla incline al lancio dei giovani sta rimanendo schiacciato anche Romizi. Rappresenta la terza scelta nel ruolo di vertice basso da-vanti alla difesa (dopo Montolivo e Kharja) e questo finora non lo ha certo agevolato. Andare a giocare altrove, come ad esempio nel Torino, potrebbe rappresentare la solu-zione migliore per un giocatore che, nel suo ultimo anno in Primavera, fu eletto miglior centrocampista del campionato. Le due ot-time stagioni alla Reggiana in Lega Pro lo hanno poi portato a vestire la maglia della Nazionale Under 21. Sarebbe un delitto di-sperdere il talento di questi ragazzi e non provare a costruire la Fiorentina del futuro intorno a loro.

GRANA FELIPE – E poi c’è lui, Felipe Dalbelo. Protagonista assoluto del ‘mer-cato fantasma’ della Fiorentina. Partiamo dal presupposto che, se l’operazione della scorsa estate che vi stiamo per raccontare fosse andata a buon fine, Corvino avrebbe messo a segno uno dei colpi migliori della sua carriera: Felipe al Bologna in cambio di Gaston Ramirez più robusto conguaglio (9 milioni di euro) in favore della società emi-

liana. Tutto deciso, società d’accordo da giorni: ma all’improvviso il difensore brasi-liano fa saltare l’affare. La società rossoblù non è destinazione gradita, soprattutto per-ché il giocatore non ha nessuna intenzione di spalmare su cinque anni i 3,6 milioni di euro che la Fiorentina gli deve in tre stagio-ni. Rifiuto in grande stile (annessi festeggia-menti in quel di Bologna) con tanti saluti a chi aveva messo in piedi un giro miliona-rio, che avrebbe condotto a Firenze uno dei migliori trequartisti del campionato. Il brasiliano diventa di col-po la grana più grossa di Corvino e finisce ai margini della rosa. Operazione con il Bologna a parte, il Feli-pe giocatore rappresenta al meglio le difficoltà che la Fiorentina ha incontra-to nelle ultime sessioni di mercato, con calciatori ri-masti a Firenze contro ogni logica, pur sapendo che avrebbero trascorso alme-

no metà stagione a guardare le partite dalla tribuna. La sessione invernale dovrà quindi servire non solo per rafforzare e completare l’attuale rosa ma anche per cercare di tro-vare una collocazione allo stesso Felipe, a Marchionni, al giovane Romizi. L’obiettivo principale, nemmeno poi troppo nascosto, è quello di alleggerire ulteriormente il monte ingaggi anche eventualmente con una ces-sione eccellente.

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the enddi Alfredo VerniTra maltempo e sfortuna

E’ STATA UNA FATAL VERONAQuesta volta, dopo tanti successi e partite della svolta, il Bentegodi di Verona lascia una grossa ferita alla Fiorentina. Per entrambe le squadre la parola d’ordine era vincere. I ve-neti dovevano assolutamente trovare i tre punti scaccia crisi, mentre i viola erano alla ricerca di un successo per confer-mare i progressi fatti contro il Genoa e saldare la panchina di Mihajlovic. Sotto la pioggia battente di Verona la Fiorentina aveva recuperato Behrami, mentre il Chievo ritrovato Luciano. La Fiorentina fa fatica lontano da Firenze e di fronte si è trovata un Chievo che non vinceva da cinque turni e che aveva perso

le ultime tre gare. E’ stata una partita condizio-nata dal maltempo dove la pioggia si è abbat-tuta in maniera consistente. Sinisa Mihajlovic ha rinunciato a Kharja per motivi disciplinari e ha schierato la stessa formazione che ha vinto contro il Genoa. Ma che la fortuna non sia dalla parte dei viola si è visto sin dall’inizio. Gli undici di Sinisa sono partiti in maniera grintosa e de-terminata, il centrocampo dettava buoni tempi, in difesa c’era molta attenzione e si cercava

di ripartire in contropiede, ma dopo soli 25 minuti Mihajlovic ha dovuto fare a meno di due giocatori tra i più in forma della squadra. A lasciare il rettango-lo verde sono stati prima Cas-sani e poi Behrami, col tecnico costretto a mandare in campo De Silvestri e Munari. Nel primo tempo l’occasione più nitida è capitata proprio a De Silvestri, che dopo un controllo errato di Bradley, è rimasto solo in area, a tu per tu con Sorrentino, ma ha sciupato incredibilmente la chiara occasio-ne per il vantaggio viola. La Fiorentina si era comunque mostrata un po’ più ordinata del Chievo e Romulo sulla fascia non ha demerita-to. Dopo una punizione di Jovetic finita di poco fuori, è terminata la prima frazione di gara. Nel finale il Chievo ha recriminato per un fallo di Natali costretto a rovinare su un lanciato Pel-lissier a pochi metri dall’area: Gava ha estratto il giallo, ma ci poteva stare il rosso. Il secondo tempo è continuato sotto il diluvio veronese e come si suol dire “piove sul bagnato”: dopo pochi minuti la retroguardia gigliata ha perso anche Natali, costretto a uscire per un disturbo allo stomaco che già gli aveva creato problemi

durante la notte. Mihajlovic si è trovato costretto all’ennesimo cambio: dentro Nastasic e la partita è cambiata in negativo. Il Chievo ha preso fiducia e ha sfiorato il vantaggio per due volte con Moscardelli. La Fiorentina non riusciva a ripartire come nel primo tempo e il Chievo passava in vantaggio: da un tra-versone di Luciano spizzicato di testa da Mandelli, Rigoni ha stoppato di petto mettendo fuori causa Boruc e lo ha infilato con un tocco vincente di destro da pochi passi. La Fiorentina ha provato a reagire sfiorando il pari con un colpo di testa di Munari, poi ci ha provato Jovetic. Il Chievo ha amministrato il vantaggio e si è reso pericoloso nel finale con Hetemaj che ha colpito una traversa. Ora ci sarà la sosta per gli impegni delle nazionali, dopodichè arriverà al Franchi il Milan lanciatissimo nella corsa scudetto.E lì inizierà l’era Delio Rossi.

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STADIO: UN’ACCELERATA IMPROVVISA

FIRENZE: INTERVISTA ESCLUSIVA A DARIO NARDELLA

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Angolo del tiFoSodi Luca Capanni Da ‘demoni’ della curva Fiesole

AD ANgELI DEL FANgO DI AULLAMihajlovic in mezzo alla bufera. In-

colpato di essere antipatico, di non aver reso devastante Babacar, di non aver va-lorizzato la Primavera. Incolpato di non aver dato un gioco durante la sua perma-nenza a Firenze e, in definitiva, di esser permaso fin troppo. Beh, se ci lamentia-mo di questo… non possiamo lamentarci. Prendiamo la Lunigiana: anche lì, proba-bilmente, nel tempo libero si discuteva di sport e di svaghi, magari proprio di calcio e di Fiorentina, visto che da quelle parti non mancano i tifosi viola. Tutto scor-reva nell’alveo della normalità, prima del 25 ottobre. Prima che quella normalità venisse spazza-ta via, inabissata sotto a 366mm di pioggia scrosciati in 24 ore. In quelle prime ore del 25 ottobre un fragore ha squassato la notte, il fiume Magra ha abbandonato l’alveo abituale per trovarne uno nuovo fra le strade delle città. “Alveo” non è una metafora gior-nalistica, stavolta, ma una realtà fatta di fango e distruzione. “Tsu-nami”, “bufera”, “devastante” ed altre figure retoriche che spesso utilizziamo, non hanno niente di figurato in quella lingua di terra fra Toscana e Liguria, né a Ge-nova, dove l’incubo ha imper-versato pochi giorni dopo. Il 4 novembre, per l’esattezza. Una data che Firenze ricorda bene,

non tanto o non solo per la fine della pri-ma guerra mondiale, quanto per lo stesso incubo d’acqua e fango che la sommerse quarantacinque anni fa. Avrebbero fat-to meglio a ricordarlo anche Montolivo e Gamberini, distratti e sogghignanti durante il minuto di raccoglimento a Verona. Co-munque le loro scuse sono state perentorie, incondizionate e, tutto sommato, recepibili. Firenze, dicevamo, ora non può lamentarsi se si lamenta di cose normali come il cal-cio. Se si volta indietro si accorge di aver

preso più colpi ai fianchi di Bundu nella sua gloriosa storia. Ma come lui, è sempre tornata sul ring più forte di prima. Spinta da una miscela super che ha sempre reso unici i fiorentini, fatta di volontà, orgoglio e ironia (esemplari i cartelli dei ristoranti dopo l’esondazione dell’Arno: “Oggi spe-cialità in umido”). La stessa miscela che ha spinto i tifosi “non tesserati” a difendere le loro ideologie quando qualcuno li accusa-va di essere paranoici sulla tessera del tifo-so, o di essere facinorosi per un fumogeno

acceso, o di essere tifosi non veri perché troppo polemici. O quando qualcuno li ha accusati, infine, di essere razzisti per i cori con la parola “zingaro”. Cori la cui prove-nienza, peraltro, non è circoscrivibile ad un solo gruppo di tifosi. Cori che, soprattutto, sono da considerare semplicemente sboc-cati, esasperati e stupidi, ma che certa-mente esulano dal loro significato letterale (altrimenti si dovrebbe pensare che ogni coro contro la mamma di un avversario vo-glia veramente riferirsi alla prostituzione).

All’inizio della settimana scorsa e anche qualche giorno fa pro-prio loro, i dannati dello stadio, si sono rivelati angeli. Mica angeli splendenti e ben vestiti, no, molto meglio: angeli del fango. Non po-tendo partecipare alla trasferta del Bentegodi (vietata ai non tessera-ti), hanno pensato di usare i soldi risparmiati per organizzarne una molto più importante: destinazione Aulla, partenza da Novoli all’alba con badili e carriole nel pullman. Poi tanto fango spalato fino alle 4 del pomeriggio, fino alla liberazione di un edificio intero. L’hanno fatto a fari spenti, lo faranno ancora, senza slogan, senza titoli a nove colonne. Non hanno un nome famoso, non vogliono averlo, ma hanno la mi-scela super dei fiorentini. Fiorentini veri, altro che no.

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E ritonfa! “E su mi ritirarono e giù mi ributta-rono”, e mi sembra d’essere i’ Giannetto della “Cena delle Beffe” con annesse spuncicate di mele con le lance! Ora e ci hanno ributtao giù, fino a i’naso, anche co’ i’ Chievo che gli era tre turni che perdea e che gli avea più paura di noi, ortre a essere i’ Chievo, porca mise-ria affrittellaa o che s’ha a ave’ paura anche de’ pandorai? ‘N vece e gli è bene aella la paura, con tutti, perché qui e ci sorban tutti e noi e ci si rincattuccia a toccanne come de’ gattini rognosi presi a granatae. Meno male che si dovea esse’ delle tigri! Sì perché ora i’ tigre e gli ha belle riempio la pazienza anche a i’nonno che gni ha sempre portao rispetto. E dice che l’ha scarogna, anche oggi lo sviz-zero, Cassani e Natalone rotti! Ma maremma riaffrettellaa un’artra vorta, se tu li metti ‘n campo tenui con gli spaghi o che ti meravigli se si rompano? E poi Lollo basta, mandaelo all’Udinese (magari là e gioha anche lui, co’ i’ pretino de’ miraholi), ma ‘n campo e basta. Appena e gli entra e sona a morto, oggi e gli ha rincoglionito anche i’polacco e l’ha fatto sortire a ceci e stonfa go’ di loro!Icche succederà i’ nonno e un lo sa perché un n’è lo strologo di Brozzi, ma e sembra proprio

che i’tempo delle tigri e sia finio e che cominci quello degli scilingumme. Speriamo che sia meglio (peggio e un sarà facile). Speriamo perché e sarebbe facile ri-sorve’ tutto cambiando uno solo. Ora i’nonno gli è di quelli che un credan proprio che tut-to e vada male perché e un c’è più uno solo, quindi e ci ha e’ su’ dubbi che si risorva tutto, però quando i’malato e more e bisogna chia-mare un artro dottore e un c’è tanti discorsi da fare, e alla sverta. Poi e c’è da vedere anche se basta o bisogna cambiare anche quarche cos’artro, come i’ Direttore dell’ASL (acquisto solo lavativi), ma ‘ntanto da i’dottore ‘n gene-re e si comincia. Aspettando novità i’nonno e rimane nella su’cantina, brindado nella dife-sa antigobbo che gli è sempre più ‘nvadente, e un si tien proprio piue (ma se un si vince noi e un potrebbero armeno perdere anche loro? Meno male che questa vorta e un n’han-no giohato), con tutti e generi di sussistenza (leggi bocce) vicini. E rimango anche du’ setti-mane, tanto e v’annuncio una cosa sicura, pe’ quindici giorni e un si perde, o che vi sembra poho? Con questi chiari di luna! E poi c’è chi un vo’ bene a Prandelli. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Mi sembra d’essere i’giannetto DELLA cENA DELLE BEFFE

I’ nonno piladedal nostro

inviato in cantina

La prima puncicata va al nostro ex-capitano tra poco (e forse già) ex-tutto Riccardo Montolivo. Il sorrisino che le impietose telecamere gli hanno spiato durante il minuto di raccoglimento per le morti di Genova è in realtà abbastan-za imbarazzante. Non vediamo cosa ci sia da ridere so-prattutto per quel minuto e per cosa significava. Vogliamo però essere buoni e pensare che il sorriso sia uscito fuori tempo, cioè che Montolivo non si fosse accorto che il mi-nuto di raccoglimento era cominciato, come si è giustificato in seguito. Però, anche volendo scusare la mancanza più grave di rispetto per delle persone che non ci sono più ed accettando la spiegazione, ci chiediamo lo stesso come sia possibile a pochi minuti dall’inizio di una partita delicata che avrebbe dovuto richiedere solo la massima concentrazione ci si racconti le barzellette e si faccian le battutine come ad una cena tra amici. Fino a che tutti i nostri non diventeran-no grandi e capiranno che il calcio di oggi non permette di essere affrontato con lo spirito di una serata in discoteca sarà difficile evitare le figure che si fanno a ripetizione. Qui la campana suona per diversi, non solo per lui e si sentano quindi tutti puncicati.La seconda puncicata va al comunicatore, che, un’altra volta, non sappiamo cosa volesse comunicare nel dopo partita. “Mihajlovic è il nostro allenatore” grazie, se non ce lo diceva il comunicatore non si sapeva, anche se ci era sembrato di essercene accorti. “Rimarra al 100%? Se lo sapessi ci scommetterei” ma c’è bisogno di pagare uno per presentare al mondo queste dichiarazioni di importanza così sensazionale? Se si chiedeva ad uno qualsiasi al Bar Marisa avrebbe forse detto qualcosa di diverso? E’ vero che tra quelli che non son venuti e quelli che sono scappati senza voler dir nulla la patata calda è rimasta in mano a lui e l’argomento scotta, ma, insomma, studiarsi le dichia-razioni per dar loro una parvenza di logica è così difficile?

Il Pungiglione cOME E’ POSSIBILE RAccONTARSI

BARzELLETTE IN cERTI MOMENTI…

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L’arrivo di Khouma El Baba-car alla Fiorentina è stato possibi-

le grazie all’idea del padre che a Thes, la città del Senegal dove è nato e cresciuto il giovane talento viola, ha una piccola squadra di calcio, l’US Rail. Lì ha co-minciato a muovere i primi passi con il pallone tra i piedi, lì lo aspetta la famiglia composta dai genitori, da una sorella e un fratello nei pochissimi week end liberi dagli impegni calcistici. Babacar arrivò in Italia nel 2007 grazie all’European Fo-otball University dopo aver partecipato a parecchi provini di squadre italiane, come Chievo, Genoa, Inter e Pescara. Proprio in quest’ultima si allenò per tutta l’estate prima di essere notato dal diret-tore sportivo viola Pantaleo Corvino che lo aggregò alla squadra degli Allievi Na-zionali. Molti si ricorderanno la battuta che Simona Ventura gli riservò nella sua trasmissione su Rai Due in occasione del suo esordio in serie A: “Babacar? Avrà al-meno 24 anni…”. In effetti la stazza fisica di 189 cm lo rende decisamente più alto dei suoi coetanei tanto che, nel campio-nato Primavera di quest’anno, le difese avversarie faticano a contenerlo. La sua carta d’identità però parla chiaro: è nato nel marzo del 1993. Pur essendo così giovane ha già vinto nel 2009 uno scu-detto con gli Allievi della Fiorentina. Ven-

ne richiamato dalla Primavera, squadra con la quale si allenava regolarmente, come uno dei pochi attaccanti capaci di decidere la finale scudetto contro l’Inter. E così fu. Nel 2010 firmò il suo primo con-tratto da professionista con la Fiorentina, l’anno in cui esordì in serie A nella parti-ta di Coppa Italia contro il Chievo Vero-na al Franchi, diventando ufficialmente il

più giovane giocatore della Fiorentina ad aver segnato il suo primo gol in maglia viola, battendo niente meno che Clau-dio Desolati. L’allora tecnico della prima squadra, Cesare Prandelli, decise anche di farlo esordire in A nella partita Lazio-Fiorentina. Il 20 marzo, a soli 17 anni, realizzò il suo primo gol in Fiorentina-Ge-noa (3-0). La fortuna di Babacar è che, pur essendo giovanissimo e desideroso di pazienza e attenzioni, è entrato subito nel cuore dei tifosi viola. Sarà stato per il sorriso stampato in faccia, sarà perché quando corre ricorda vagamente il primo Balotelli. Le sue caratteristiche principali sono il tiro potente dalla distanza e la sua capacità nel pennellare i calci di punizio-ne al sette. E’ molto bravo nel dettare i tempi di gioco e decidere i precisi scambi in fase d’attacco con i compagni di repar-to. Deve sicuramente migliorare nel col-po di testa ma la velocità, il dribbling e le movenze eleganti lo hanno fatto diventa-re l’uomo simbolo della attuale Fiorentina Primavera. Sinisa Mihajlovic nella scorsa stagione lo sfruttò come vice-Gilardino e Babacar ha avuto modo di collezionare 18 presenze in campionato non riuscen-do tuttavia a realizzare neanche un gol. Durante il calciomercato di questa esta-te il ragazzo, oramai diciottenne, poteva essere ceduto ad almeno 3 o 4 squadre

di serie B, fra queste il Bari, il Sassuolo, il Grosseto, che si erano dimostrate inte-ressate a lui. Ma il senegalese ha deciso di restare alla Fiorentina e di giocarsi le sue carte in Primavera, sperando ancora di poter aggregarsi di nuovo prima o poi alla prima squadra. Nelle prime otto gior-nate del campionato Primavera 2011-12, Leonardo Semplici ha sempre schierato Babacar titolare, unica punta, aiutato da compagni di reparto come Matos a sini-stra ed Acosty a destra. Se 4 gol vi sem-brano pochi, non lo penserete più dopo aver visto i replay: qualità da vendere in tutto ciò che ha fatto finora. Non ultima la rovesciata dal limite dell’area nella partita contro il Sassuolo. Stilisticamente perfet-ta, precisa e imparabile. Babacar è anche altruista: sono suoi la maggior parte degli assist che hanno permesso ad Acosty di segnare reti decisive, ad esempio contro la Juve o contro il Genoa. Un peccato po-terlo vedere all’opera soltanto sul campo Poggioloni di Fiesole Caldine. Forse sa-rebbe stata meglio per lui un’esperienza in B, tra compagni più grandi di età. Ep-pure ha deciso di restare in maglia viola. C’è chi rivede in lui Drogba per la poten-za nel tiro, chi Kanu per l’eleganza. Lui è semplicemente Babacar, ragazzo ancora giovanissimo dalle prospettive interes-santi.

Babacar sboccia in primavera ASPETTANDO DI TORNARE IN SERIE A

Mattinata Fiorentinadi Chiara Baglioni

Hanno già tutti stretto amicizia su facebo-ok i ginnasti e le ginnaste che hanno par-tecipato alla quattro giorni di allenamenti congiunti tra il Centro Ginnastica Firenze A.S.D. e la società francese A.J. Auxerre: la settimana – da martedì 25 a venerdì 28 ottobre – trascorsa nella palestra di Sorgane a condividere la passione per la ginnastica artistica (e tanta fatica!) ha la-sciato un bel ricordo alle 18 ginnaste e ai 9 ginnasti arrivati dalla città della Borgogna (150 km a sud di Parigi) nel capoluogo to-scano. Tutto è cominciato alcuni mesi fa, quando lo staff della società d’oltralpe, in cerca di un luogo adatto in Italia dove po-ter svolgere uno stage, è stato indirizzato dal direttore tecnico federale della sezio-ne femminile per la regione Toscana, Ric-cardo Brilli, proprio presso il CGF, che ha subito accettato con entusiasmo la proposta. E così i ginnasti – e con loro i tre allenatori francesi, due donne ed un uomo, e parte dello staff tecnico della so-cietà gigliata – hanno lavora-to fianco a fianco per quattro allenamenti mattutini ed uno pomeridiano, fino al venerdì, quando lo stage è culminato in un’esibizione – nella sede di Sorgane – che ha visto alternarsi gli atleti italiani e quelli francesi, ognuno al ri-spettivo attrezzo di punta, il proprio “cavallo di battaglia”. All’esibizione hanno preso parte sia atlete ed atleti delle sezioni agonistiche, maschile e femminile, sia della sezione di ginnastica generale,

in un clima festoso e in un’at-mosfera di condivisione – bel-lissimi i cori di incitamento bi-lingue da una parte e dall’altra, durante le esecuzioni – grazie anche al lavoro di interpre-te svolto da Agatha Pecchia, ginnasta italo-francese della società fiorentina che ha fatto anche da speaker durante le esibizioni finali.E questa magnifica esperienza non poteva che terminare con una cena conviviale a base di pizza, nella serata di venerdì, con le ginnaste e i ginnasti a chiacchierare – la ginnastica abbatte anche le barriere lin-

guistiche – mentre gli allenatori ancora discutevano di questioni tecniche, scam-biandosi impressioni e confrontando i me-todi di lavoro. “E’ stata una splendida set-

timana” – commenta il presidente del Cen-tro Ginnastica Firenze, Francesca Fattori-ni, dopo lo scambio dei gagliardetti con la sua omologa francese – “che ha lasciato

un enorme bagaglio di emozioni; abbiamo già ricevuto l’invito a ricambiare la visita e speriamo di poter inviare una nostra dele-gazione in Francia quanto prima”.

circa trenta ginnasti francesi a Sorgane per lo stage Italia-Francia

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ginnaSticadi Maria Consiglia

Grieco

Le due PResidentesse deLLe soCietà

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199 NOVEMBRE 2011

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“Ho 37 anni e se non avessi vinto questo titolo, avrei dovuto impiegare altri anni prima di avere la possibilità di disputate un nuovo Europeo. Essere diventato Campione d’Europa, inve-ce, mi ha dato ulteriori stimoli. Ho intenzione di continuare a combattere, a salire sul ring per almeno altri tre anni. Del resto fisicamente mi sento come dieci anni fa. Il Mondiale? Adesso sono in cima alla classifica WBA (terzo) e la possibilità di di-sputare una manifestazione così importante c’è, è concreta, è fattibile. Per me lottare per il titolo di Campione del Mondo in America sarebbe la consacrazione definitiva di un bel sogno. Il mio sogno”. Musica e testo di Leonard Bundu, il pugile che fa sentire Firenze orgogliosa di un campione come lui e che ha restituito al mondo della boxe l’entusiasmo e l’attenzione che merita e che erano venuti a mancare. Il cassetto dove era riposto il sogno di Leonard Bundu è stato aperto. Adesso, dopo averlo sfiorato, lo ha afferrato e può final-mente guardarsi allo specchio e dire: sono Campione d’Euro-pa! Il pugile fiorentino, nativo della Sierra Leone, ha battuto ai punti il romano Daniele Petrucci nel match valido per il titolo europeo dei pesi welter che si è tenuto al Mandela Forum di Fi-renze venerdì 4 novembre. Una grandissima vittoria, meritata, che non lascia spazio a dubbi. Una vittoria netta che ha visto Leo continuare imbattuto la sua scalata ai titoli più importanti (27 incontri, 25 vittorie e 2 “no contest”) e Petrucci arrendersi alla prima sconfitta da professionista (31 incontri, 28 vittorie, 2 “no contest” e 1 sconfitta, appunto). Infatti Bundu, già campione IBF del Mediterraneo, già campione italiano, già campione EBU dell’Unione Europea, già campione WBA intercontinentale, ha

centrato la sua vittoria numero venticinque da pro-fessionista alzando al cielo la cintura di campione europeo, mentre Petrucci si è arreso alla sconfitta arrivata in concomitanza col suo primo match lonta-no dalle mura di casa. Mai prima di venerdì, infatti, il pugile romano aveva combattuto lontano da Roma e provincia. L’incontro è stato emotivamente bellis-simo, avvincente, sentito. Due grandi pugili (onore anche allo sconfitto) che prima si sono studiati, poi hanno dato il via al combattimento fino all’ulti-mo gong, quello della dodicesima ripresa che ha visto alzare le braccia al cielo a Bundu, che round dopo round aveva pigiato sull’accelera-tore imponendo la sua boxe veloce, dalle rapide combinazioni a due mani e dai continui cambi di guardia. Un campione vero, Bundu. Uno che dopo essere stato decretato vincitore ha pensato subito al vinto Petrucci prendendogli il braccio, alzandoglielo

al cielo come a voler mandare un messaggio al pubblico, come per far capire che anche lui (er Bucetto come è soprannomina-to il pugile di San Basilio) era stato protagonista di un grande match meritando gli applausi della platea. Poi però si è goduto la folla, la famiglia, gli applausi per una vittoria sudata e meri-tata arrivata grazie al lavoro di un professionista vero che a 37 anni ha ancora voglia di stupire. Una vittoria ai punti una-nime (questi i punteggi dei giudici: Robert Verwijs 117-111, Beat Hausammann 116-113, Raiko Djajic 117-113) arrivata dopo 12 round lunghi e coinvolgenti, che hanno offerto una boxe di alto livello. Una vittoria che ribadisce la forza di Bundu che già 4 mesi fa, il 25 giugno, nel match di andata di Roma sa-rebbe potuto essere decretato campione per quel piccolo vantaggio che tutti (ma non i giudici) gli hanno riconosciuto nel momento dell’interruzione del match all’ottava ripresa. Ma lui non si è arreso. Ha accettato il verdetto di parità, si è rimesso a lavoro e venerdì sera ha ribadito la sua forza: Leonard Bundu è campione d’Europa. È un po’ come fosse diventato campione per due volte. E se Roma è la capitale d’Italia (come hanno cantato i fans di Petrucci creando qualche disagio al Mandela anche in una serata di sport come quella di venerdì sera), Firenze da qualche giorno è capitale europea della boxe grazie alla grandis-sima e indiscutibile vittoria di Bundu, coccolato dalla pre-senza felice delle autorità cittadine. Del resto, l’ultima volta che Firenze ha ospitato un titolo europeo di pugilato risale al 1967: all’epoca il protagonista fu il cagliaritano Fernando

Atzori. Oggi, però, Firenze si esalta con un fiorentino per quella che ha le sembianze di una doppia vittoria.Il sindaco Matteo Renzi, il vicesindaco e assessore allo sport Dario Nardella e il presidente del Consiglio Comunale e del Coni provinciale Eugenio Giani hanno gioito per il loro be-niamino, per quello che oggi è più che mai simbolo dello sport fiorentino. E insieme a loro hanno ammirato le prodezze pugilistiche di Bundu i tanti ospiti presenti al Mandela Forum: dal giocatore della Fiorentina Marco Marchionni all’ex vio-la Claudio Merlo, dal comico toscanaccio Gianfranco Monti al grandissimo Gianni De Magistris, attuale tecnico della Fioren-tina Waterpolo, fino alle campionesse del mondo di canoa Su-sanna e Stefania Cicali. E ancora l’ex pugile italiano Silva-no Bertini e l’ex campione del mondo dei super leggeri Paul Malignaggi. E la voce storica dei Litfiba, Piero Pelù, tornato apposta dal New York per seguire e sostenere a bordo ring il cognato insieme a tutti gli altri componenti della famiglia Bun-du: la mamma Daniela, il fratello Jacopo, la sorella Antonella, la compagna Giuliana e gli splendidi figli Andrè e Frida.Ora la domanda nasce spontanea: e adesso Bundu dove vuole arrivare? Dopo questa grande vittoria, ha intenzione di conti-nuare a salire sul ring alla faccia dei suoi 37 anni? La risposta è sì! Lo spirito è quello di un giovanotto, la maturità quella di un veterano, il fisico risponde alla grande. E il nuovo sogno del cassetto si chiama Mondiale. Intanto, però, godiamoci questa cintura europea! E continuiamo a seguire Leonard Bundu nel suo straordinario percorso professionale.

BUNDU porta Firenze sul tetto dell’Europa. E ORA IL SOgNO MONDIALE

TUTTI gLI INcONTRI DI BUNDUDATA AVVERSARIO LUOgO DEL MATch ESITO01.04.2005 Peter Gaspar Firenze vittoria per ko al primo round (sulle 6 riprese)16.04.2005 Ferenc Olah Bergamo vittoria per ko al primo round (sulle 6 riprese)05.06.2005 Antonio Taglialatela Brescia vittoria al terzo round (sulle 6 riprese)07.08.2005 Brett James Rimini vittoria ai punti (sulle 6 riprese)10.02.2006 Martins Kukulis Chiarbola vittoria ai punti (sulle 6 riprese)03.04.2006 Mugurel Sebe Rivarolo Canavese vittoria ai punti (sulle 8 riprese)12.05.2006 Vincenzo Finzi Rezzato vittoria ai punti (sulle 6 riprese)11.08.2006 Attila Kiss Toscolano Maderno vittoria ai punti (sulle 6 riprese)22.09.2006 Virgil Meleg Cortemaggiore vittoria ai punti (sulle 6 riprese)21.10.2006 Volodymyr Borovskyy Roma vittoria ai punti (sulle 8 riprese)02.03.2007 Karim Netchaoui Firenze, Mandela Forum vittoria Titolo IBF Mediterraneo per ko tecnico all’undicesimo round (sulle 12 riprese)15.06.2007 Luciano Abis Milano, Palalido titolo italiano interrotto al terzo round per una testata involontaria ricevuta da Bundu: “no contest”24.08.2007 Vincenzo Finzi Toscolano Maderno difesa titolo Mediterraneo: vittoria per ko al primo round (sulle 12 riprese)12.12.2007 Gheorghe Danut Rezzato vittoria ai punti (sulle 8 riprese)05.03.2008 Gianmario Grassellini Firenze, Mandela Forum vittoria Titolo italiano per ko al primo round (sulle 10 riprese)28.08.2008 Patrik Hruska Toscolano Maderno vittoria ai punti (sulle 6 riprese)24.10.2008 Laszlo Komjathi Piacenza vittoria per ko tecnico al quinto round (sulle 6 riprese)21.11.2008 Johannes Fabrizius Nuvolera vittoria ai punti (sulle 6 riprese)13.03.2009 Frank Haroche Horta Firenze, Mandela Forum vittoria Titolo EBU dell’Unione Europea ai punti (sulle 12 riprese)27.06.2009 Frank Shabani Berlino difesa titolo Unione Europea: vittoria ai punti (sulle 12 riprese)18.12.2009 Ronny McField Latina vittoria al settimo round (sulle 8 riprese)19.03.2010 Carlos Adan Jerez Firenze, Mandela Forum vittoria Titolo WBA Intercontinentale ai punti al quinto round (sulle 12 riprese)21.05.2010 Ronny McField Brescia vittoria ai punti (sulle 6 riprese)26.11.2010 Moises Castro Rezzato vittoria per ko al primo round (sulle 6 riprese)25.02.2011 Zoran Cvek Firenze vittoria ai punti (sulle 6 riprese)25.06.2011 Daniele Petrucci Roma, Foro Italico titolo EBU Europeo interrotto all’ottavo round per un colpo involontario subito da Bundu alla testa. Parità: “no contest”04.11.2011 Daniele Petrucci Firenze, Mandela Forum vittoria Titolo EBU Europeo ai punti (sulle 12 riprese)

dopo il pareggio dubbio di Roma, arriva la gioia al Mandela Forum. È come se avesse vinto due volte…

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boXedi Michela Lanza

Non solo Bundu. La boxe fiorentina sta tornando alla ribalta. La stella più lucente è il neo campione europeo dei pesi welter Le-onard Bundu, ma ci sono altri pugili di rilievo che hanno otte-nuto ottimi risultati. Uno di questi è Rodrigo Bracco, amico e compagno di Leo all’Accademia Pugilistica Fiorentina. Il pugile originario del Cile, classe 1979, è Campione italiano dei pesi gallo. Ha all’attivo 17 incontri, 13 vittorie e 4 sconfitte. Una, pur-troppo, arrivata durante il match di venerdì scorso al Mandela Forum di Firenze contro il già campione del mondo di Thaibo-xe, Gianpietro Marceddu. Una sconfitta ai punti in un incontro sulle 8 riprese, in un match, tra l’altro, che ha fatto parte di un sottoclou di grande spessore. Un peccato, ma Rodrigo non ne fa un problema. Anzi. Archiviata la delusione, pensa già al futuro. E noi del Brivido Sportivo cerchiamo di conoscerlo meglio attraver-so questa intervista.Partiamo dalla sconfitta: quali i meriti dell’avversario (non-ché amico) e quali i demeriti suoi? «La mia sconfitta è dovuta

al fatto che lui ha impostato tutto l’incontro sulla velocità, senza voler accettare lo scontro con me, sfuggendo continuamente, mentre io non riuscivo a trovare la distanza giusta per poter por-tare a segno i colpi. A mente lucida posso affermare che, come dico io, “non mi partivano i colpi” e che forse la mia concentrazio-ne non era al top. Adesso aspetto soltanto i prossimi incontri per far vedere al pubblico il mio valore».È d’accordo se affermiamo: un campione sa anche perdere e lei un campione lo è… «Posso dire che sto accettando la sconfitta e che mi servirà come esperienza per non ripetere lo stesso errore. Se mi sento un campione? Si, ho vinto e difeso la cintura del titolo italiano e per questo sono stato definito Campio-ne italiano dei pesi gallo. Ciò non esclude il fatto che la strada è ancora lunga e dovrò fare molta esperienza».Quali sono state le emozioni più grandi che le ha regalato il pugilato? Il titolo italiano e poi? «Oltre ad avermi regalato la cintura del titolo italiano, l’emozione più grande è sentire il calore del pubblico che ogni volta mi incita e mi sostiene sia nei momen-ti di gloria, che in quelli più difficili di ogni match».Un ricordo di quel match che l’ha consacrata Campione italiano? «Sicuramente quando ho visto volare sul ring l’asciu-gamano con il significato del “getto della spugna” da parte del maestro del mio avversario. E poi il momento in cui ho indossato la cintura di Campione italiano. Ricordi incancellabili».Invece quella sconfitta per il titolo europeo... ce la raccon-ta? «E’ rimasta l’amarezza di essere stato fermato dall’arbitro prematuramente alla terza ripresa. Infatti ha sospeso il match per ko in seguito ad un colpo alla tempia che avevo ricevuto, mentre io ero ancora in condizioni di difendermi e poter finire la ripresa che sarebbe terminata dopo 10 secondi... e chissà come sarebbe andata a finire. E’ stata comunque una bella esperienza che non capita a tutti i pugili».17 incontri, 13 vittorie e 4 sconfitte: soddisfatto di quanto fatto fino ad oggi? E quali sono i suoi prossimi obiettivi? «Sono soddisfatto per il primo traguardo raggiunto come Cam-pione italiano e spero di avere un’altra opportunità di combattere per il titolo europeo. In attesa di raggiungere questo obiettivo, vorrei non stare inattivo per 7 mesi come è successo ultima-mente, perché per un pugile non combattere per un periodo così lungo significa perdere tempo per il traguardo che vuole raggiun-gere, perdere la continuità del rendimento e la concentrazione

necessaria per affrontare un incontro».Il Boncinelli (maestro di Bracco e anche di Bundu) in 3 paro-le... «Bravo, corretto, affettuoso».Quali sono i suoi migliori pregi e quali i difetti sul quadrato? «Uno dei miei pregi è la resistenza fisica ad un maggior numero di riprese. Per quanto riguarda i difetti… mi piace mangiare. E questo per un pugile non è positivo perché porta ad affrontare qualche sacrificio in più nella preparazione». Ci racconta il Rodrigo fuori dal ring? «Fuori dal ring sono un ragazzo molto tranquillo. Lavoro come parrucchiere, mi piace divertirmi e soprattutto, essendo le mie origini sudamericane, andare a ballare latino-americano. Mi piace molto stare in com-pagnia di amici e andare al cinema. Non mi perdo un film».Lei ha un fratello gemello, Alejandro, anche lui pugile. Il vo-stro rapporto? «E’ molto bello. Non litighiamo quasi mai, siamo molto legati l’un l’altro, lo considero come il mio migliore amico e confidente. Una persona che so che per me ci sarà sempre, per qualsiasi cosa e in ogni momento. Come io ci sarò sempre per lui. Insomma è il mio gemello, la mia metà!».La vostra è una storia particolare. Ci puoi raccontare qual-cosa? «Io e mio fratello Alejandro siamo nati in Cile, poi siamo stati adottati da piccoli, all’età di 4 anni, da mamma Maria e papà Roberto. A Firenze ci siamo ambientati subito senza nessun tipo di problema. Siamo cresciuti in un ambiente pieno di affetto gra-zie al quale siamo e ci consideriamo fiorentini al 100%».Mi ha detto che fa il parrucchiere. Anche suo fratello lavora con lei, vero? «Sì, con Alejandro e nostro padre abbiamo un negozio di parrucchiere in via delle Porte Nuove a Firenze, un negozio storico tramandato di padre in figlio, e lavoriamo insie-me. Quello del parrucchiere è un lavoro che tutti noi svolgiamo con grande passione».Infine un commento sulla vittoria di Leonard Bundu, suo amico. Secondo lei, dopo essere diventato Campione eu-ropeo, può puntare al Mondiale? «Leonard è un amico a me molto caro. Lo considero come un vero e proprio punto di riferi-mento. Riguardo alla vittoria del titolo europeo, ha disputato un bellissimo incontro, un match da fuoriclasse, tenendo testa ad un avversario che fino alla sconfitta di venerdì scorso era imbattuto. Spero che, con le qualità tecniche e fisiche che ha, gli si pos-sa presentare al più presto l’occasione di combattere per il titolo mondiale. Se lo merita. E se lo merita la boxe fiorentina».

IL cAMPIONE ITALIANO DEI gALLO che ama sorridere e ballare latino-americanoBracco: “Accetto la sconfitta di venerdì e sogno di nuovo l’Europeo. Bundu? E’ il mio punto di riferimento”

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“Laboratorio Itaca” in Via Pomeria 105/109 Prato

Cosa ha realizzato, chi accoglieL’O.A.M.I., Associazione di Volontariato - Onlus, fondata nel 1964 da Don Enrico Nardi, ad oggi ha realizzato:- strutture residenziali per persone disabili di ogni età e per anziani non autosufficienti;- centri diurni e realizzazioni varie che occupano disabili con residue capacità lavorative; - una comunità terapeutica per adolescenti con

gravi problematiche comportamentali di origine socio-familiare;- centri estivi; un centro per incontri assembleari, formazione e aggiornamento di Soci e Responsa-bili Volontarie delle Case dell’Opera;- una casa per le associate della Comunità Eccle-siale del “Buon Samaritano”;- un ambulatorio odontoiatrico gratuito per disabili della zona di Livorno;

Chi accoglieL’O.A.M.I. accoglie:- giovani e adulti con handicap psico-motorio e/o sensoriale di varia entità;- giovani e adulti con handicap prevalentemente psichico ;- minori pluriminorati, per i quali non è ipotizzabile l’adozione;- coppie di anziani e anziani soli non autosuffi-cienti;- gruppi monoparentali con congiunto disabile. L’ OAMI per la realizzazione e il mantenimento delle sue opere ha bisogno:- della tua amicizia, della tua condivisione: del tuo Volontariato- della tua preghiera- della tua offerta

La condivisione vissuta dal volontariato na-sce dalla convinzione che siamo tutti membra dello stesso corpo, legati tutti alla stessa cordata, nella certezza che una società si giu-dica dall’attenzione, dalla cura, dall’amore che riserva ai suoi figli più indifesi e bisognosi.

Realizzazioni OAMI della ToscanaFIRenze • “Casa Elena” - C.A.P., Comunità alloggio protetta per disabili: Firenze, via Alessandro Levi n. 34 ; • “ Casa Vincenzo Bernardi “- C.A.P., Comunità alloggio protetta per disabili: Firenze, via di Lapo n.8;PIAnDISCO’ (AR)• “ Casa Serena” – R.S.A. , Residenza per per-sone anziane e disabili adulti: Piandiscò (AR), Piazzale A.Moro 5/6;• “ Casa Filippo Bargagli Petrucci ” – R.S.A., residenza per persone anziane: Piandiscò ( AR), via di S. Miniato n. 1;• “ Centro estivo Bargagli Petrucci ” - Casa per ferie e Centro formazione Soci: Piandiscò ( AR), via Larga n.1.PISTOIA Centro O.A.M.I. Maria Assunta: Quarrata - Via C. da Montemagno 136/138

composto da:• “ Casa Adelinda ” - C.A.P.- Comunità alloggio protetta per disabili – (femminile);• “ Casa M.assunta”- C.A.P.- Comunità alloggio protetta per disabili – (maschile):• “ Centro semiresidenziale diurno per disabili”• “ Centro semiresidenziale diurno per anziani “ PRATO • “Casa Simone-Pietro”- C.A.P.- Comunità al-loggio protetta per (minori) disabili, Prato – Via Pacchiani n. 3;• “Casa Margherita e Giuseppe Bandera ” - R.S.D., residenza socio sanitaria per disabili gra-vi: Prato - Galcetello , via Bonfiglioli n. 102;• “Nuovo Laboratorio Itaca”- Centro diurno edu-cativo occupazionale per disabili: Prato -Via Pacchiani n.11;PISA • “Casa Sorelle Migliorati” – R.S.A- ,Residenza per anziani: Calcinaia ( PI) Via V. Emanuele 3/5;LIVORnO • “Casa Emilio Cagidiaco ” - C.A.P.- Comunità alloggio protetta per disabili: Livorno – Borgo S. Jacopo n.136;• “ Centro Emilio Cagidiaco ” - Centro diurno: Li-vorno – Borgo S. Jacopo n. 136;• “ Il Delfino”- C.T.E.- Comunità terapeutico-edu-cativa per adolescenti , Livorno -Via Bonaini n. 7.

PER INFORMAZIONI: O.A.M.I. Sede Centrale – Via del Ghirlandaio n. 56 – 50121 Firenze Tel. 055/677250 fax 055/661245 e-mail: [email protected] Presidente in carica: dott.ssa Anna Maria Maggi

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Torneo Precampionato C5 FirenzeIl Koori Sushi Poggibonsi si è aggiudicato il torneo

PreCampionato C5 Firenze, succedendo così a I’Blues nell’albo d’oro della manifestazione. Nella finale nulla ha potuto l’Atletico Micatanto: il 7-2 finale è lo specchio dei risultati espressi nella competizione dal Koori Sushi Poggi-bonsi che ha realizzato ben 63 reti in nove gare disputate subendone solamente 18. Citazione di merito anche per i vice campioni dell’Atletico Micatanto che sono stati la vera sorpresa del torneo, nel quale hanno eliminato formazio-ni come CS Sorgane, The Kevin Prince ed I’Sgemenaurs. Questi ultimi hanno ottenuto il terzo posto nel torneo (vin-cendo a tavolino la finale di consolazione a causa della mancata partecipazione alla gara della Pasticceria Code-casa, giunta così quarta) dopo aver eliminato nei quarti di finale i campioni uscenti de I’Blues che si sono a loro volta consolati col quinto posto finale. Nella finale per il quinto posto infatti I’Blues hanno superato al termine dei calci di rigore il Real Cerveza (giunto sesto) che ha invece termi-nato da imbattuto (6 vittorie e 3 pareggi) la manifestazione.Nella Fase Finale B la vittoria è andata al Real Prosekko che, sconfiggendo in finale per 7-4 i W.C. Cani Al Sole, ha bissato il successo ottenuto nella passata stagione: dopo il quinto posto ottenuto nel girone eliminatorio, il Real Prosekko ha battuto nell’ordine Atletico Magari, Club 70 e Real Granacci (giunti quarti dopo la sconfitta col Chelsea nella finale per il terzo posto).Torneo Precampionato C5 Sesto FiorentinoLa Steaua si è aggiudicata il torneo PreCampionato C5

Sesto Fiornetino, bissando così il successo ottenuto due anni fa e succedendo al Club Zio E Company C5 nell’albo d’oro della manifestazione. Nella finale la formazione neo-campione si è imposta per 7-3 sull’Atletico Ragnaia, che si è così dovuta nuovamente arrendere ai forti avversari (come già accaduto nel girone eliminatorio). La Steaua ha messo in mostra uno straordinario potenziale offensivo: la squadra infatti è andata in gol ben 71 volte in 8 gare dispu-tate, ed ora si appresta a cercare di riconquistare la vittoria anche nel proprio girone in campionato. Il terzo posto del torneo è andato a La Diamante9 che ha avuto il successo assegnato a tavolino a causa della mancata presentazione alla partita del Secretkick 08, giunto pertanto al quarto po-sto. Il quinto posto invece è stato conquistato dall’Atletico Casentino VF che ha sconfitto per 7-4 il Celtic Sesto (clas-sificatosi al sesto posto).Nella Fase Finale B la vittoria è andata all’AB Ceres che si è imposta in finale sul D.L. Firenze C5: l’AB Ceres ha avuto la meglio col risultato di 6-3, legittimando così il successo finale. Il terzo posto è stato conquistato dai Galli Neri che nella finale di consolazione hanno superato di misura (5-4 il punteggio) il FC Tortellona.Torneo Precampionato C7E’ il FC Barrettino la formazione che succede al Kosova FC nell’albo d’oro del torneo PreCampionato C7. Dopo un avvio non brillantissimo nel girone eliminatorio, la squadra neo-campione non ha perdonato nelle fasi finali. Nei quarti di finale Gli Spartani hanno dovuto soccombere nonostan-te un match giocato a viso aperto dalle due squadre. In se-mifinale è stato il Riddim a vedere sbarrata la strada verso

la finale: dopo 50 minuti di perfetto equilibrio sono stati fatali al Riddim i calci

di rigore. E così il FC Barrettino si è guadagnato l’accesso per la finalissima: gara giocata in maniera impeccabile dal FC Barrettino che, grazie anche ad una difesa ermetica, si è imposto col punteggio di 2-0 sul Groove Street, aggiudi-candosi la vittoria di questo torneo. Il terzo posto è andato al Riddim che nella finale di consolazione ha piegato per 4-1 i Sangue Blues: per il Riddim una manifestazione chiu-sa da imbattuti, con 7 vittorie in 8 gare. Il quinto posto l’ha conquistato la Polis Multietnic C7 che ha sconfitto per 5-3 la Dinamo Florentia (giunta così sesta).Nella Fase Finale B il successo è andato all’Atletico Cover-ciano che in finale si è imposto al termine dei calci di rigore sul Meeting Place: la gara, terminata sul 2-2, ha premiato la formazione più precisa dal dischetto (5 rigori realizzati su 5 calciati), mentre per il Meeting Place l’unico rigore fallito è costato la vittoria finale. Terzo posto per l’AC Giglio, mentre al quarto posto si sono classificati I Colchoneros.Torneo Precampionato C5 FemminileIl Firenze Calcio A 5 si è aggiudicato il Torneo PreCam-pionato C5 femminile che ha visto la partecipazione di 5 squadre che si sono sfidate in un unico girone all’italiana con gare di sola andata. Alla fine delle 5 giornate, ben tre formazioni si sono trovate in testa alla classifica con 9 pun-ti (frutto di tre vittorie ed una sconfitta): Smatte F.T., Aton Green e Firenze Calcio A 5. E proprio queste ultime, in virtù della classifica avulsa (che a parità di punti, le ha vi-ste prevalere per la miglior differenza reti), hanno ottenuto il primo posto finale: alle loro spalle l’Aton Green (giunto secondo), quindi le Smatte F.T. (che si sono classificate al terzo posto). Al quarto posto (con 3 punti) hanno chiuso le Outsiders, mentre al quinto posto (con 0 punti) si sono classificate Le Turche. Steto

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LE FINALI DEI TORNEI precampionato di c5 e c7

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Altra vittoria per i galletti della trallaltro, alla terza di campionato con i “fratelli” storti. Con un pun-teggio di 7-4 la trallaltro mantiene il primo posto in classifica a punteggio pieno. Sempre con il controllo della partita per quasi tutti i 50 minuti i rossoverdi hanno trovato subito il vantaggio gra-zie alla brillante partenza di bertini che con un tiro deviato ha insaccato la prima rete. Gli avversari hanno trovato il pareggio su calcio d’angolo ma i galletti sono tornati prontamente in vantaggio grazie al capocannoniere cafaro, sempre più spietato e cinico sotto porta. La partita è stata nel suo complesso maschia e tecnicamente va-lida, con diversi scontri fisici e con combinazioni spettacolari da parte di tutte e due le squadre. Da sottolineare la prestazione di paolo “bandone” capua sempre più leader, più insuperabile e più carismatico. Il resto della partita è stato un sus-seguirsi di reti dei galletti grazie alle ottime prove di d’angelo, che ha sprizzato grinta da tutti i pori. Grazie a marco “contreau” carissimo, che ha con-tinuato a segnare con costanza malgrado il suo ruolo non lo preveda, visto che è un difensore. Grazie a luca “pavone” venturini che ha trova-to il suo primo gol e che ha coronato un’ottima prova grazie alle molte palle recuperate a centro-campo. Un doveroso grazie a pippo zenden 23 che, oltre a chiudere il risultato con una stupenda doppietta , tramite il suo estro e la sua fantasia è sem-pre stato una fonte di gioco fondamentale per i galletti. Tutto questo è stato accompagnato da una grinta ecce-zionale da parte della squadra che aspetta di affrontare qualche scontro diretto con la consapevolezza di poterse-la giocare con tutti. Dai così!Lorenzo Bertini

I LEONI TORNANO A RUGGIRE:DEPORTIVO LE CAROGNE - FUTSAL EUROFLORENCE 4-5

Dopo la sconfitta nella prima giornata di campionato, la futsal euroflorence ha affrontato in trasferta un’altra pre-tendente alla vittoria del campionato. Due scontri diretti nelle prime giornate con la rosa rimaneggiata hanno mes-

so subito in difficoltà mister rossi, facendo capire quello che è il livello del campionato. La partita è partita subito bene per la nostra formazione che si è portata dopo cin-que minuti sul 2-0 con una straripante doppietta di rossi che con due diagonali dalla stessa posizione ha punito il portiere ospite. La squadra nel primo tempo ha mostra-to un gran calcio andando diverse volte alla conclusio-ne in porta con triangoli velocissimi. Campostrini in porta si è limitato a qualche parata su tiri dalla distanza non pericolosi. Nel finale di primo tempo, però, il deportivo le carogne ha accorciato le distanze con un contropie-de finalizzato bene dal centravanti locale. Nella ripresa la squadra ha accusato un po’ di calo fisico ed ha cer-cato di mantenere il risultato. Ma smettendo di giocare ha subito il ritorno della squadra avversaria che prima ha impensierito notevolmente campostrini e poi con un uno-due diabolico si è portata sul 3-2. Il gol del vantag-gio locale poteva essere una mazzata per il morale dei ragazzi che dopo aver già subito una sconfitta avrebbe-ro potuto ritrovarsi dopo due giornate con “0 punti”. Ma

mannucci, dopo un’altra azione spettacolare con gagliotti, ha riporta il risultato sul pareggio con un colpo di tacco delizioso. I ragazzi volevano vincere assolutamente e si sono riversati in avanti, ma è arrivata un’altra giocata da cineteca del centravanti ospite che ha infilato il pallone con un bolide sotto al sette. Di nuovo sotto, questa volta sul 4-3. I ragazzi hanno tirato fuori l’orgoglio e continuato a giocare il loro calcetto. Poi è stato rossi a sfruttare al meglio un’imbucata di gagliotti e conquistare un risanante calcio di rigore poi trasformato da mannucci. La squadra non ha smesso di crederci ed è stata premiata a due mi-nuti dalla fine del match: ennesimo assist di gagliotti per mannucci che dalla trequarti ospite ha lasciato partire un missile terra aria che prima si è inflitto sulla traversa e poi è entrato. Gli ultimi minuti sono stati al cardiopalma con campostrini protagonista che si è opposto a tutto, anche all’ultima punizione calciata all’ultimo secondo. Tommaso Rossi

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Page 24: brivido sportivo n. 41 del 9 novembre 2011

segue dalla prima

A Firenze non avrà dimostrato il suo valore come tecnico, cosa che

probabilmente farà in futuro perché quando un uomo è onesto, leale e grande lavoratore, non-ché conoscitore del calcio, non può che racco-gliere quello che semina. Però la città lo ha po-tuto conoscere sotto l’aspetto umano, dove non è secondo a nessuno. Lasciare la Fiorentina lo ha deluso, perché avrebbe voluto emergere, dare di più, fare grandi cose. Lo avrebbe voluto per se stesso, perché si è presentato a Firenze come un guerriero, un combattente. Ma anche per chi ha creduto in lui come la famiglia Della Valle e per tutti tifosi, anche quelli che non lo hanno mai amato. Ma di sicuro non avrà rim-

pianti per l’aver tenuto costantemente un com-portamento corretto dal primo all’ultimo giorno. Il suo atteggiamento da uomo lo ha portato a metterci la faccia in ogni momento, sempre. Non si è mai sottratto alle sue responsabilità, al confronto coi tifosi e perfino all’ammissione di alcuni inevitabili sbagli. Lasciare Firenze sen-za dire una parola sarebbe stato facile. Ancora più facile sarebbe stato accampare scuse per non aver ricevuto dalla squadra quello che lui si aspettava di ricevere. Sarebbe stato semplice salutare facendo polemica su quello che a Fi-renze non gli è stato messo a disposizione (per esempio giocatori sereni e non scontenti oltre che un vero vice Gilardino) oppure su quello

che gli è stato tolto (da Frey a Mutu). Lui invece non ha fatto altro che ringraziare tutti e dispia-cersi per un fallimento del quale vuole rispon-dere in prima persona: «Sono dispiaciuto e so che devo chiedere scusa a tutti, alla società e ai tifosi. Dico a tutti che quello che avevo l’ho messo sul campo. Non è bastato. Scusate, mi dispiace tremendamente. Ora cosa faccio? La prima cosa sarà analizzare i miei errori, perché certamente ne avrò commessi. Mi dispiace per la famiglia Della Valle – ha continuato Sinisa il giorno dopo il suo esonero – che mi è sem-pre stata vicino e non mi ha mai fatto mancare niente sotto il profilo professionale e umano». Eccola l’umanità di Mihajlovic. Eccoli il corag-

gio e l’umiltà di un uomo vero, quello che solo adesso in molti riusciranno ad apprezzare. Perché nel mondo del calcio, come nella vita, non è mai facile chiedere scusa e ancor meno ammettere i propri errori. Solo i grandi uomini sanno farlo e Sinisa – non ci sono dubbi – lo è. Ed è certo: nonostante un anno e mezzo di difficoltà, porterà sempre nel cuore la Fiorenti-na e avrà sempre riconoscenza nei confronti di una società che gli ha dato un’opportunità che lui ha sempre considerato importante. E dopo aver capito i propri errori, penserà al suo futuro che potrebbe essere sulla panchina della Ser-bia. Non resta che fare un grande in bocca al lupo ad un grande uomo!

“Scusate, mi dispiace tremendamente”. È arrivato da guerriero, se n’è andato da grande uomo

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Complimenti poi, anche, a quella parte di società che c’è sempre nei giorni di festa e poi quando le cose si mettono male sparisce come nelle magie di Harry Potter. Il tecnico serbo è di sicuro responsabile d’aver sottovalutato la situazione, di non aver capito i limiti di perso-nalità della sua squadra, di aver coperto tutto e tutti, almeno fino a quando le cose erano anco-ra copribili. Ma poi il resto ce l’hanno messo gli alti, complici di quanto non ha funzionato e di quanto ha creato solo incredibili disagi alla stessa proprietà. No-nostante tutto questo, però, non possiamo che accompagnare con un senso di predestinazio-ne l’evento del licenziamento di Sinisa. La sua Fiorentina era brutta e senza quegli attributi a cui lui sempre ha tenuto molto.Benvenuto a Delio Rossi che da oltre un anno era invocato come il salvatore. E’ un tecni-co serio, che ama il calcio, che come Mihajlovic è pronto a dare tutto se stesso. E’ uno che cre-de nei giovani e sa dare spazio a quei giocatori pronti a rischia-re se stessi. Ma pure lui, un tecnico sicuramente importan-te e probabilmente adattissimo al nuovo ruolo, rischia di finire nella palude di questa Fiorenti-na: non creda che il solo fatto di essere arrivato cancelli le in-capacità che presto verificherà sul campo e negli uffici. E’ bra-vo, Delio Rossi, sa come uscire dalla giungla qualora ci finisse precipitato. Ma la Fiorentina è un organismo che resta amma-lato e che ha bisogno di una te-rapia d’urto.PS: Un consiglio da chi ama si-curamente la maglia viola: sen-ta la voce della gente, ascolti i tifosi partendo da quelli delle curve, cerchi in ragazzi puliti come Jovetic un aiuto impor-tante, stringa le mani a Behra-mi, uno che tra l’altro lui cono-sce benissimo perché proprio Valon può spiegargli cosa c’è nella malattia di questa squa-dra. E poi riapra gli spazi alla stampa, alla gente, all’entusia-smo. E allora vedrà che presto il Franchi potrebbe tornare a ri-empirsi. Intanto noi del Brivido siamo già pronti a dargli tutto l’aiuto possibile.

Alessandro Rialti

L’ADDIOdi Michela Lanza