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1 Comunità Cristiana Aprile 2013 E STANCHI DI CAMMINARE … SI MISERO A CORRERE Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota, all’ascolto delle testimonianze dei discepoli. Perché lì sta il cuore della fede, il cuore della Chiesa. Tutto cambia con la resurrezione. Il cuore inizia a correre, i sentimenti ritrovano forza. Anche noi possiamo riprendere a correre! Possiamo andare di nuovo incontro all’altro. La vita non è finita! La speranza non è nel passato! Non vincono la nostalgia, il cinismo, il disperato salvarsi da soli. La felicità della Pasqua non è senza il dolore della croce: è la vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato. (mons. Vincenzo Paglia) Chi ama corre, chi ama ha fretta. Lo sanno gli innamorati che sempre volano! I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati due innamorati: Maria Maddalena e Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Basta prendere tra le mani le pagine pasquali dei Vangeli per accorgersi che tutti corrono a Pasqua … corrono le donne al sepolcro, corre Maria, corrono Pietro e Giovanni, corrono i discepoli di Emmaus tornando a Gerusalemme dopo aver incontrato Gesù risorto. Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di correre? Tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, me- rita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in tumulto, perché hanno ansia di luce, e la vita ha fretta di rotolare via i macigni dall’imboccatura del cuore. (don Ermes Ronchi)

Comunità Cristiana Aprile 2013 2012 E STANCHI DI … · Tonino Bello: Se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, ... verso di me, metti i tuoi occhi nei miei occhi,

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Comunità Cristiana Aprile 2013

2012

E STANCHI DI CAMMINARE … SI MISERO A CORRERE

Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota,

all’ascolto delle testimonianze dei discepoli. Perché lì sta il cuore della fede, il

cuore della Chiesa.

Tutto cambia con la

resurrezione. Il cuore inizia a

correre, i sentimenti ritrovano

forza. Anche noi possiamo

riprendere a correre! Possiamo

andare di nuovo incontro

all’altro. La vita non è finita!

La speranza non è nel passato!

Non vincono la nostalgia, il

cinismo, il disperato salvarsi da

soli. La felicità della Pasqua non è senza il dolore della croce: è la

vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma

sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche

fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato.

(mons. Vincenzo Paglia)

Chi ama corre, chi ama ha fretta. Lo sanno gli innamorati che sempre volano!

I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati due innamorati: Maria

Maddalena e Giovanni, il discepolo che Gesù amava.

Basta prendere tra le mani le pagine pasquali dei Vangeli per accorgersi che

tutti corrono a Pasqua … corrono le donne al sepolcro, corre Maria, corrono

Pietro e Giovanni, corrono i discepoli di Emmaus tornando a Gerusalemme

dopo aver incontrato Gesù risorto.

Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di

correre? Tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, me-

rita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre

in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in

tumulto, perché hanno ansia di luce, e la vita ha fretta di rotolare

via i macigni dall’imboccatura del cuore. (don Ermes Ronchi)

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Comunità Cristiana Aprile 2013

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Corrono sospinti dal vento dello Spirito, dalle sorprese inaudite dello Spirito!

E come non parlare e non commuoversi per una di queste splendide sorprese?

Papa Francesco!

È già nel cuore di tutti, col suo nome, con le sue parole, i suoi gesti, le sue

scelte spiazzanti, quel suo parlare ostinato di misericordia, di tenerezza, di

gioia, dei poveri, del potere come servizio, della Croce come unica gloria per la

Chiesa, quel suo chiedere una benedizione, prima ancora di darla, quel suo fare

e chiedere silenzio …

Il mio cuore è stracolmo di gratitudine. E il mio grazie si fa augurio, con le

parole che rubo a mons. Tonino Bello:

Se vi dicono che afferrate le nuvole,

che battete l’aria,

che non siete pratici,

prendetelo come un complimento.

Non fate riduzioni sui sogni.

Non praticate sconti sull’utopia.

Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo

e vi date da fare per vivere il Vangelo,

la gente si chiederà:

”Ma che cosa si cela

negli occhi così pieni di stupore di costoro?”

È questa la domanda che dovrebbero far sorgere i cristiani che sanno vivere a

partire dalla Resurrezione, testimoni del Risorto, patiti di speranza.

Gesù di Nazareth, il crocefisso risorto, dice a ciascuno di noi: alza lo sguardo

verso di me, metti i tuoi occhi nei miei occhi, le tue mani nelle mie mani,

appoggia la tua testa sul mio cuore, fidati, alzati e cammina.

E come i passi lenti delle donne al sepolcro, dei discepoli di Emmaus sono

diventati passi veloci di chi ha una incredibile speranza da vivere e da

raccontare, così sarà anche per i nostri passi.

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E i due? Avevano iniziato il loro

cammino verso Emmaus con il passo

stanco e depresso, adesso partono

senz'indugio, di corsa, verso

Gerusalemme, ansiosi di dire a tutti i

loro amici che Gesù è risorto, è vivo.

Loro l'hanno incontrato.

E, stanchi di camminare, iniziano a

correre!

(don Marco Pozza)

Così prego, così sogno: che i passi di

ciascuno di noi, che i passi della nostra comunità pastorale da passi un po’ lenti

e stanchi diventino passi veloci, passi da innamorati perché il Vangelo è dato

per “esplodere”, per andare lontano … da tutti.

DON MIRKO BELLORA

www.donmirkobellora.it

DECANATO DI VIMERCATE IN COLLABORAZIONE COL CIRCOLO ACLI VIMERCATE

IL CONCILIO VATICANO II

PUÒ, DEVE FIORIRE: ADESSO

domenica 21 aprile 2013 ore 16

PADRE BARTOLOMEO SORGE

gesuita, teologo e politologo

Il Concilio Vaticano II: oltre le mura del tempio

Gli incontri si terranno al TeatrOreno

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COMUNITÀ PASTORALI, OCCASIONE DI RINNOVAMENTO

È il punto fermo ribadito dal Consiglio pastorale diocesano nella riunione dello scorso

week-end. Accertato lo sviluppo disomogeneo sul territorio, si è rilevata la necessità di

una maggiore responsabilizzazione dei laici

di Anna MEGLI

Il “cantiere” delle Comunità pastorali è stato al centro del Consiglio pastorale del 9 e 10

marzo, presieduto dal Vicario generale monsignor Mario Delpini. La relazione iniziale di

monsignor Luigi Manganini ha ricordato come l’intenzione che soggiace alla volontà di

istituire le Comunità è quella di continuare l’azione evangelizzatrice della Chiesa in un

determinato territorio, a partire da un’interpretazione socio-culturale e pastorale della

complessa situazione attuale. È parso utile allora focalizzare l’attenzione sulla vita delle

comunità, verificando se sussiste o meno la richiamata tensione comunionale per

l’evangelizzazione, per poi soffermarsi anche sulla indispensabile dimensione

organizzativa.

Al 31 dicembre 2012 le Comunità pastorali avviate in Diocesi risultano 136, che

raccolgono 470 parrocchie (42.4% del totale delle parrocchie, per oltre 2 milioni di

abitanti). Lo sviluppo delle Cp non è un fenomeno omogeneo in tutta la Diocesi: interessa

in modo particolare tre Zone (II, III, V). Da notare che l’85% delle parrocchie della Zona

di Monza sono in Comunità pastorale, a fronte del solo 11,7% nella Zona di Milano. Con

un numero quasi simile di CP, stupisce inoltre la forte differenza nel numero di abitanti

coinvolti: la Zona V coinvolge più del doppio degli abitanti della Zona II e più del triplo di

quelli della Zona III. È certo importante che in tutte le Comunità ormai si sia scelto di

formare un Consiglio pastorale di Comunità.

Dal confronto nei gruppi sono emersi alcuni motivi di riflessione: per esempio, la necessità

di un’azione formativa dei laici, dei sacerdoti e dei seminaristi inseriti in Co, per favorire

un nuovo approccio alla presenza evangelizzatrice della Chiesa sul territorio; ciò farebbe

maggiormente cogliere la Cp come una straordinaria opportunità di rinnovamento, e non

come una minaccia o una sovrastruttura inopportuna. Nelle esperienze in corso, inoltre, si

è rilevata all’interno dei Direttivi un ruolo preponderante dei presbiteri e una presenza

ancora esigua di laici, la cui collaborazione e corresponsabilità andrebbe maggiormente

stimolata.

Sembra importante inoltre che sia meglio specificata la relazione tra parrocchia, decanato

e Cp: sorgono infatti numerosi interrogativi sull’identità e sul futuro di queste realtà

ecclesiali. Si auspica di superare una visione della Comunità ripiegata su se stessa per

aprirsi a una nuova prospettiva ad extra, per una presenza più incisiva dell’azione

missionaria sul territorio grazie a una più avveduta razionalizzazione delle risorse

complessive. Lo scarto ancora esistente tra la bontà dell’idea e la difficoltà nell’attuarla

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nella realtà può e deve essere superato, affidandosi all’azione dello Spirito e sempre in una

prospettiva di carità, dove prevalga la disponibilità e il dono di sé.

Si è dato spazio anche alla riflessione sulla pastorale giovanile nella Cp. Il giudizio è

positivo, in quanto la Cp ha permesso un respiro più ampio e un occhio più aperto sulla

realtà, segnata da maggiore mobilità, possibilità di confronto, apertura al nuovo. Al

contempo si ritiene che la presenza dei giovani sia un motore propulsivo per la

costituzione delle Cp: spesso le Cp sono state preparate con un effettivo lavoro di pastorale

di insieme nell’ambito della pastorale giovanile.

Importante, ha ribadito in conclusione il Vicario generale, è la necessità di fondare e far

crescere la comunione e la pastorale d’insieme: le forme ora in atto sono legate al tempo e

sicuramente la scelta della Cp è un frutto dello Spirito e un esercizio di profezia

importante in un tempo in cui si sta ripensando la presenza della Chiesa sul territorio. La

Cp si realizza in rapporto al territorio, ma con elementi che unificano tutta la Diocesi.

L’auspicio formulato è che la Comunità cristiana, in cammino già da anni sui temi della

nuova evangelizzazione in un mondo che cambia, sappia operare un acuto discernimento

per una sua rinnovata proposta missionaria, all’interno della quale le Cp possono essere

un’occasione straordinaria per un vero rinnovamento.

Sintesi della seduta del Consiglio

Pastorale unico di Comunità del

12 Febbraio 2013

Alle ore 21.05 del 12 Febbraio 2013, si è

riunito, presso il centro Santo Stefano, in via

Mazzini 35, il consiglio pastorale di

comunità.

Per questo incontro era stato stabilito come

argomento principale l'approfondimento dei temi affrontati nell'ultima seduta del 11

Dicembre 2012, che riguardava “La pastorale del primo annuncio e l'attenzione alle

giovani famiglie”. Nell'incontro avvenuto a Dicembre erano usciti degli interrogativi

riguardanti soprattutto quelle possibili strategie per annunciare proficuamente il Vangelo

alle giovani famiglie, cellule fondamentali di una chiesa feconda. Era stata dunque

incaricata una commissione, composta in parte da chi aveva preparato l'incontro

precedente, con l'aggiunta dell'apporto di alcuni membri della commissione famiglia.

Prima di affrontare l'argomento centrale della seduta, Don Mirko spende un elogio nei

confronti della coerenza e dell'umiltà dimostrate dal Santo Padre Benedetto XVI con la

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scelta di dimettersi dal soglio pontificio dopo aver ripetutamente esaminato la propria

coscienza di fronte alla debolezza della propria persona e agli impegni gravosi che il ruolo

del pontefice richiede, chiedendo di pregare per il Santo Padre emerito, auspicando che la

prossima quaresima dia anche a noi il coraggio di fare qualche scelta significativa per la

nostra comunità.

La commissione preparatoria, inizia quindi l'esposizione delle proprie riflessioni e

proposte.

Dopo averne discusso in merito anche in direttivo, il lavoro della commissione si è

orientato prendendo atto dei seguenti presupposti:

Il nuovo cammino dell’Iniziazione Cristiana, impostato su incontri più frequenti

con i genitori con l’obiettivo di conoscere/riprendere le voci della fede cristiana,

in sé costituisce già una voce della pastorale familiare.

L’eventuale proposta a coppie o genitori di partecipare ai Gruppi familiari (il cui

obiettivo è la crescita nella fede) e ad altre iniziative per le famiglie, è positiva. Si

pensa tuttavia che essa vada loro offerta in forma soprattutto personalizzata.

Si ritiene che l’efficacia di una proposta di cammino a coppie o genitori debba

intercettare il momento esistenziale che questi attraversano, pena il facile

disinteresse per la proposta offerta.

Partendo dalla riflessione sulla difficoltà di mantenere agganciate alla Comunità le giovani

coppie che hanno fatto il percorso in preparazione al matrimonio, e constatato che per le

famiglie del primo annuncio e dell’iniziazione cristiana, in realtà, ogni parrocchia prevede

momenti annuali di incontro che sembra abbiano un buon ritorno, si è deciso di

concentrarsi sulle prime, in particolare quelle coppie che ancora non hanno figli, quindi

non comprese nel percorso del primo annuncio. Negli anni passati dei tentativi di iniziative

e proposte per queste coppie sono stati fatti ma con scarsi risultati. Quello che emerge è

che tutti vorrebbero continuare un percorso, ma poi le difficoltà oggettive lo rendono quasi

impossibile. Altrettanto vero è che la gente, normalmente, si aggrega per interesse e

sembra che un invito “generico”a partecipare ai gruppi familiari (peraltro non presenti in

tutte le parrocchie) non attiri. Nonostante questo, è importante continuare a mantenere

aperta la possibilità di incontrare le coppie in questione, per esempio invitandole ai

momenti che la Comunità già vive, o ricordandosi del loro anniversario di matrimonio

mandando gli auguri, o invitando le coppie giovani alla festa degli anniversari. Si è

pensato che andasse riproposta la possibilità di 2/3 momenti di incontro annuali, suddivisi

per Parrocchie e con un momento insieme come Comunità pastorale, con modalità da

decidere.

Nella discussione che è seguita, ne sono usciti varie indicazioni, sia di incoraggiamento

che di critica. La critica più significativa riguarda la natura che i gruppi familiari

dovrebbero evidenziare: non basta incontrarsi due o tre volte all'anno, magari leggere un

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brano biblico e fare quattro chiacchere, per essere realmente un gruppo di vita cristiana. Il

gruppo deve essere “chiesa”, avere uno stile collegiale e sinodale, e prima di tante parole,

fare fraternità; e trovandosi due o tre volte all'anno è quasi impossibile che ci sia stima e

cammino reciproco. Certe cose andrebbero fatte con maggiore serietà, soprattutto con il

tipo di persone che caratterizzano la società di oggi: gli incontri dovrebbero quindi essere

con la frequenza un mese o un mese e mezzo. E' importante ricordarsi che la “chiesa” è un

immagine comunitaria, fatta di relazioni, di percorsi, di corresponsabilità; e questo non

deve rappresentare una pastorale “elitaria”, ma ordinaria, un cammino normale per le

famiglie della comunità. A difesa delle proposte della commissione è stato fatto però

presente che, comunque, spesso chi partecipa a questi gruppi lo fa a titolo personale: è

spesso vero che chi ha aderito a questi gruppi ha al suo attivo un impegno personale

pregresso di vita cristiana che lo ha spinto ad aderire, ma non è vero il contrario, cioè che

l'appartenenza a questi gruppi abbia favorito il nascere di un impegno ecclesiale. Inoltre, si

riscontrano grosse difficoltà anche richiamando quelle coppie relativamente vicine alla

realtà ecclesiale, a causa del fatto che oggi le famiglie hanno comunque poco tempo a

disposizione. Vengono inoltre espresse le seguenti considerazioni:

- Gli strumenti fino ad ora adottati, in realtà non sono più validi per affrontare i

problemi attuali; missionarietà non è aspettare o invitare altri a venire, ma andare

verso gli altri, e questo ce lo insegna anche il nuovo stile catecumenale dell'iniziazione

cristiana. Nel passato, forse si è fatto “gruppo”, ma non “chiesa”. Importante poi dare

più attenzione alla liturgia eucaristica domenicale, aiutando le famiglie a vivere

l'eucaristia domenicale in modo più fruttuoso e anche aiutarle a fare della loro realtà

una “chiesa domestica”.

- Quello che unisce i cristiani è la fede in Gesù Cristo. Tanta gente per interessi meno

nobili riesce a lavorare tutto il giorno e a mantenere certe attività extrafamigliari, ma

sembra che la fede in Cristo non sia in grado di spingere le persone nelle nostre

comunità a fare questo. E' la fede il problema, e forse non vengono impostate

correttamente le cose in merito alla fede. La fede in Cristo è una cosa grande, un modo

stupendo di essere persone, che fa cambiare la vita e il rapporto con gli altri, e tende a

cambiare la società. La fede cristiana si incarna nelle persone che la vivono, e se

mostriamo alle persone una fede senza contenuti di vita, rischiamo di perderle per

sempre. La chiesa, poi, è comunità educante e fraternità, ma la fraternità esige

dell'amicizia, e se non ci si vede spesso, l'amicizia non può nascere. Inoltre la

fraternità ha sempre attenzione ai poveri, se facciamo chiesa senza poveri e senza

Cristo, ciò che facciamo è solo un club. Magari può andare bene prevedere per “tutti”

due o tre incontri l'anno, ma per far nascere un nocciolo duro per affrontare la

missione con la giusta forza conviene prevedere un programma più fitto.

- E' paradossale cercare di ottenere qualcosa delle giovani coppie senza aver dato un

annuncio prima: forse ci si sta dimenticando che l'ambito dove si fa più fatica ad

annunciare è quello dei giovani, e poi verrebbe il problema delle coppie. Si rileva che

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oggi è molto difficile portare l'annuncio del Vangelo ai giovani, ai quali si fatica

perfino a trasmettere il concetto di gratuità. Inoltre ci si dovrebbe ricordare di

considerare tutte le famiglie nella loro integrità: se in una famiglia fatta da genitori e

figli partecipano al gruppo famiglie i soli genitori, quell'incontro non è più incontro di

famiglie, ma di coppie; e se poi a questi figli non si è in grado di trasmettere il

Vangelo, che coppia ci si aspetta che facciano costoro in futuro?

- La strada che si sta iniziando a seguire è comunque una strada giusta, dato che il

nuovo percorso di iniziazione cristiana è un metodo che porta ad una ri-

evangelizzazione, favorisce incontri più o meno frequenti con le famiglie, e introduce

argomenti che, non solo parlano della fede, ma aiutano a riflettere sull'applicazione

della fede nella vita di tutti i giorni.

- E' probabilmente auspicabile, nella situazione odierna, l'idea di una “partecipazione

per sensibilità”. La proposta di una comunità evangelizzatrice dovrebbe muoversi per

settori, secondo le diverse sensibilità personali, puntando sulla diversificazione della

proposta stessa: tante proposte per la formazione delle persone, con contenuti specifici,

ma con una valida densità di fede che possa favorire il discernimento basato sulla

propria situazione personale, che inevitabilmente andrebbe ad impattare sulla realtà

della vita.

La discussione è terminata con l'auspicio che la commissione continui nel suo lavoro nel

favorire e promuovere proposte di evangelizzazione efficaci.

SABATO 6 APRILE

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE s. messa SUOR CHERUBINA / COLOMBO LUIGI, AMELIA e AMBROGIO / LUSSANI BORTOLO

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DOMENICA 7 APRILE

Ore 8.30 Ore 10.30

II DI PASQUA o della Divina Misericordia – in Albis depositis s. messa GALBUSERA GALDINO, ROSSINI VITTORIA e BETTINESCHI GIUSEPPE, LAZZARONI MARIA s. messa MAGNI NATALE e ZAPPA CAROLINA / MEREGALLI FRANCESCO e FARINA CAROLINA

LUNEDI’ 8 APRILE

Ore 9.00

ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE s. messa LANDINI ANTONIO

MARTEDI’ 9 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa

MERCOLEDI’ 10 APRILE

Ore 20.30

FERIA s. messa BONALDI CATERINA e Fam. MERLI / BENDOTTI ANGELA e Fam. MAJ / RUSCELLI ANTONIO, DE SALVO MARIO

GIOVEDI’ 11 APRILE

Ore 9.00

S. STANISLAO, vescovo e martire s. messa Deff. Fam. COLNAGHI e CRIPPA

VENERDI’ 12 APRILE

Ore 9.00

FERIA s.messa

SABATO 13 APRILE

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE s. messa ZAMBELLO e GIACOBBE / VERGANI ATTILIO / BONFANTI CARLO ed EMMA

DOMENICA 14 APRILE

Ore 8.30 Ore 10.30

III DI PASQUA s. messa GALBUSERA FERDINANDO e BONFANTI EMILIA / MANDELLI AMBROGIO / CRIPPA EMILIO e MAGNI ANGELA s. messa PAROLINI MASSIMO e DALLA VILLA FEDERICO / GIANCARLO ANTONINI / FIORETTINO MARIETTINA

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Comunità Cristiana Aprile 2013

2012

LUNEDI’ 15 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa COLOMBO FERRUCCIO e CAROLINA, ARRIGONI EMILIO e TERESA

MARTEDI’ 16 APRILE

Ore 9.00

FERIA s.messa BOSIO LUIGI e LODA ANGELO

MERCOLEDI’ 17 APRILE

Ore 20.30

FERIA s. messa MANZATO ELIO, RICCARDO e LAURA / Famiglia ANTONINI / BELLINI LEONARDO

GIOVEDI’ 18 APRILE

Ore 9.00

S. GALDINO, vescovo s. messa

VENERDI’ 19 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa MAGNI PAOLINO e SANDRINA

SABATO 20 APRILE

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE s. messa BRAMBILLA ANGELO / TOMASINO AURELIO / PILOTTI ANTONIO e MARIA

DOMENICA 21 APRILE

Ore 8.30 Ore 10.30

IV DI PASQUA s. messa MEREGALLI NATALE, MARIA e SILVANA, famiglia MEREGALLI e GALBUSERA / PILOTTI ANGELO, GIUSEPPE, ANTONIO e MARIA s. messa LINO DE CLEMENTE / PAGANI GIOVANNI e BOSIO CARLA

LUNEDI’ 22 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa MAGNI SILVIA, ALFREDINA e COMI VALENTINO

MARTEDI’ 23 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa DON AGOSTINO

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2012

MERCOLEDI’ 24 APRILE

Ore 20.30

FERIA s. messa CASPANI CARLO e REGINA / GHESA MARIA e Fam. COSSOLINI / BIONDO PIETRO, MAZZITELLO ITALO, MAZZITELLI CATERINA, COLACCHIO SILVIA / CRIPPA GIUSEPPE E ZITA

GIOVEDI’ 25 APRILE

Ore 9.00

S. MARCO, evangelista s. messa MAPELLI LUIGI e familiari

VENERDI’ 26 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa ELIO, GIUSEPPE, GIOVANNI e GUGLIELMO

SABATO 27 APRILE

Ore 18.00

MESSA VIGILIARE S. messa Famiglia MAZZUCCHI

DOMENICA 28 APRILE

Ore 8.30 Ore 10.30

V DI PASQUA s. messa PIROVANO CESARE, BERETTA MARIA e ROSANNA s. messa EDDA e ALFONSO GALBUSERA / CORBETTA ANGELO

LUNEDI’ 29 APRILE

Ore 9.00

S. CATERINA DA SIENA, vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa s. messa

MARTEDI’ 30 APRILE

Ore 9.00

FERIA s. messa - per i GIOVANI

MERCOLEDI’ 1 MAGGIO

Ore 20.30

S. GIUSEPPE lavoratore s. messa TOMASINO RINO / GALBUSERA GIUSEPPE e familiari / CONSONNI CARLO, MAGGIONI PIERINA e familiari

GIOVEDI’ 2 MAGGIO

Ore 9.00

S, ATANASIO, vescovo e dottore s. messa BAROZZI ANGELO e familiari

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Comunità Cristiana Aprile 2013

2012

VENERDI’ 3 MAGGIO

Ore 9.00

SS. FILIPPO e GIACOMO, apostoli s. messa Fam. MEREGALLI e GALBUSERA / CASIRAGHI ANTONIO e famiglia BONFANTI

SABATO 4 MAGGIO

Ore 18.00

MESSA VIGLIARE s. messa MOTTA GENTILE ed ELENA

DOMENICA 5 MAGGIO

Ore 8.30 Ore 10.30

VI DI PASQUA s. messa GALBUSERA GALDINO, ROSSINI VITTORIA e BETTINESCHI GIUSEPPE, LAZZARONI MARIA s. messa PAROLINI MASSIMO e DALLA VILLA FEDERICO

Per richieste di intenzioni per S. Messe e per eventuali correzioni di trascrizione rivolgersi a Don Franco

Di. Po. Under 7

Nel maggio 2012 nasce l’idea di riformare una squadra di calcio a Velasca che

accolga i bambini più piccoli rispetto a quelli che da qualche anno partecipano

al campionato Csi di 9 e 10 anni.

Grazie all’assenso di Don Franco e Giuseppe Colombo e alla fondamentale

presenza di Daniele Levati e Emanuele Oggioni, decidiamo di dar vita a

questa idea.

Giugno ci vede protagonisti di 3 open day svolti sul campo dell’oratorio per

poter valutare la volontà dei bambini a seguirci in questo cammino:

l’entusiasmo è tanto e a inizio Settembre ci troviamo con ben 12 iscritti ! Che

bello vedere le persone che sabato pomeriggio si fermano a osservare i nostri

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Comunità Cristiana Aprile 2013

2012

ragazzi correre dietro un pallone e sentire i commenti: “ Va’ i bagai, ma curen

dedre al balon, ma in piscinin….”

Il ritiro di Sueglio del 22-23 Settembre ci permette di familiarizzare con i

mitici Dario e Maurizio, gli storici allenatori dei “ grandi “ e di apprendere da

loro le prime nozioni che ci permetteranno di svolgere il compito di allenare i

nostri ragazzi.

L’esperienza si dimostra subito entusiasmante, divertente, coinvolgente

e…….faticosa: i bambini sono molto volenterosi, rispettano le regole ( quasi

sempre ! ) e apprendono in modo metodico e rapido quello che cerchiamo di

insegnargli; alcuni sembrano inizialmente in difficoltà nello svolgere alcuni

esercizi , altri vorrebbero fare un tipo di gioco piuttosto che un altro, ma con

l’andare del tempo e grazie all’amicizia che li lega oggi possiamo dire di avere

un bel gruppo che si diverte a stare insieme.

Gli allenamenti nel periodo invernale talvolta si svolgono all’interno della

palestra della scuola Valtorta, ma è quando siamo sul campo da calcio

dell’oratorio che i ragazzi danno il meglio di loro stessi: vederli correre tutti

con le loro divise bianche e verdi dietro agli allenatori, con le maglie che ai più

piccoli fanno quasi da cappotto , fare gli esercizi di stretching, cercare di

spostare il muro dell’oratorio, dribblare tra i cinesini, saltare ed esultare al gol

durante la partitella finale sono delle emozioni uniche.

Ma il bello deve ancora venire: con l’arrivo della primavera dovremmo iniziare

a confrontarci con altre squadre per quelle che saranno le “ partite quelle vere,

anche con l’arbitro “ come dicono loro; da poco stiamo cercando di far capire

ai ragazzi che si può vincere ma anche perdere, che l’importante è divertirsi in

modo leale, corretto e rispettando sempre gli avversari.

Penso ai “ miei soci “ Daniele e Lele, due grandi amici e persone serie:

l’impegno fin qui dimostrato fa capire quanto a tutti e tre interessi veramente

questo progetto. Non vorrei dimenticare niente e nessuno: che dire delle nostre

merende post- allenamenti, della mitiche Zia Gisella e Zia Ines che ci

preparano sempre qualcosa di buono da mangiare, dei genitori dei ragazzi che

occasionalmente si alternano nel voler preparare loro la merenda, di tutte le

persone che ci danno una mano a sistemare e ancora i già citati Dario e

Maurizio che da diversi anni stanno vivendo quella che per noi è la prima

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esperienza: relazionarci con loro ci aiuta e insegna cose nuove di cui tener

conto.

Infine ecco la rosa completa della Dipo Velasca under 7:

Alessandro May, Francesco Morandi, Simone Socci, MariaGiulia Carubelli,

Maya Amoruso, Thomas Levati, Thomas Cavicchioli, Lorenzo Monteriso,

Giorgio Penati, Alessandro Confalonieri, Omar Ilhami, Elias Aya.

Mirko

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HIV, UN MALE CHE ESISTE ANCORA:

Anche loro hanno diritto di essere amati

Nel mese di dicembre ho partecipato alle vacanze in campeggio per bambini ed

adolescenti “Community Searching Better Living – Comunità alla ricerca di una

vita migliore”. Il progetto cerca di accompagnare e motivare i bambini e

adolescenti orfani che vivono in estrema povertà ed abbandono. Un 80% di

loro sono HIV positivi. Una sorella Comboniana porta avanti questo progetto

nella diocesi di Lira. Il progetto mantiene i loro studi e li segue durante l’anno

scolastico. L’accoglienza amorevole e la sensazione di affinità motivano questi

bambini ad avere una ragione per lottare e prepararsi per il futuro. Essi

studiano presso le scuole o collegi della città. In Uganda la maggior parte dei

centri educativi seguono questa modalità.

Questi bambini ed adolescenti hanno un gran bisogno di ospitalità ed affetto.

Se riesci a strappare loro un sorriso sei fortunato! All’inizio non è per niente

facile, si può capire meglio se vi dico che alcuni di loro sono rifiutati dai propri

familiari, dai vicini o compagni di classe. Il motivo? Perché sono HIV positivi.

Se non si facessero queste vacanze in campeggio gran parte di questi bambini

ed adolescenti passerebbero le vacanze per strada, lavando macchine o

caricando la spesa per poter portare qualcosa a casa dei loro parenti. Proprio

loro che hanno più bisogno di amore e comprensione, non ne hanno affatto.

Alcuni dei loro volti mi sono rimasti profondamente impressi, come quello di

Brenda. In quei giorni lei aveva il corpo coperto di macchie biancastre, segni

visibili di “quella” malattia che a volte non si nomina.

Quando sono arrivata al Centro non sono riuscita a vedere Brenda perché si

era nascosta dietro gli alberi per non essere vista. Brenda ha paura di essere

rifiutata, disprezzata o additata a causa della sua malattia. Trovarmi di

fronte a lei mi portò a ricordare le parole che Gesù ci ha detto:”Chi accoglie

un bambino nel mio nome, accoglie me”. All’inizio Brenda non riusciva a

guardarmi negli occhi; ma piano piano si è avvicinata e perfino mi ha sorriso.

Prima di lasciare il campeggio abbiamo potuto cantare e ballare insieme,

ovviamente ci sono voluti un po’ di giorni per riuscirci.

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C’è un altro volto del quale ho

un ricordo vivissimo. E’ quello

di Emanuel. E’ arrivato al

campeggio la mia stessa

settimana. Se vi facessi

vedere la foto che ho con

Emanuel, capireste meglio

cosa significa stare di fronte

ad un bambino di 12 anni HIV

positivo. In realtà non

dimostra più di sette anni.

Siccome era molto magro, la

maglietta che indossava gli “ballava” addosso. Il suo viso non riusciva a

disegnare un sorriso. In quei giorni era depresso perché prima di venire al

campeggio i suoi nonni lo avevano lasciato da solo in casa - potete immaginare

l’esperienza. Emanuel non partecipava attivamente alle attività degli altri

bambini, era molto debole.

Il programma del campeggio prevede delle attività come: lavoretti di

manualità, tessitura, pittura, canto e danza. Le attività fisiche sono minime, in

questo modo si agevola la partecipazione di tutti i bambini. Qualche giorno

dopo ho cercato il gruppo di Emanuel, l’ho trovato mentre ritagliava un

pezzetto di cartoncino per fare un biglietto. Stava parlando con un altro

bambino. Anche se ci sono voluti ancora dei giorni per vederlo contento, il suo

sorriso mi ha rallegrato immensamente! Emanuel poco a poco si è integrato nel

gruppo ed ha fatto amicizia con gli altri bambini.

Ho parlato soltanto di Brenda ed Emanuel, ma potrei riferirmi a tanti altri

bambini ed adolescenti che per la loro condizione vengono rifiutati e

dimenticati dalle persone più vicine che sono rimaste loro. Non sta a noi

giudicare queste persone, ma è un nostro dovere valutare la nostra attitudine

di fronte a questi ragazzi. Coloro che abbiamo vicino a noi. Loro più di tutti

hanno il diritto di essere amati, curati ed apprezzati. Se ci fosse una scala per

l’amore, questi bambini dovrebbero essere sul primo gradino. Essere amati con

un amore preferenziale!

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L’Aids continua a prendersi tante vite in tanti paesi, specialmente in Africa.

Secondo le statistiche 1.200.000 bambini sono rimasti orfani in Uganda a

causa dell’Aids. Oserei dire che questa cifra è ancora più elevata.

Attualmente ci sono tanti ragazzi come Brenda ed Emanuel intorno a noi.

Sarebbe bene domandarci: cosa facciamo per coloro che vengono dimenticati

dalla società e da popoli interi? Cosa faccio io per fare che questo non capiti

più o non si diffonda? Anzi, in che modo sto collaborando per far sentire gli

altri accolti e amati?

Nel condividere questa esperienza voglio ricordarvi che tutti siamo chiamati

ad amare, ad accogliere ed a mostrare compassione per i più appartati dalla

società – a volte nella nostra stessa famiglia. Perché c’è un mondo che tende a

dimenticarli, vi invito ad accogliere con tenerezza e comprensione chi è più

bisognoso. Non domani, oggi! Se aspettiamo, può capitare che l’opportunità di

accogliere e mostrare affetto per chi ne ha bisogno ci passi accanto senza

poterla cogliere. I bambini ed adolescenti, in modo speciale, hanno il diritto di

essere amati da te, da me, da tutti. Pregate per fare che io, da missionaria,

possa rispondere a questa sfida che è l’urgenza del mondo attuale.

Suor Carmen - Missionaria ad ABOKE in Uganda

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TESTIMONI DI CARITA’ Gesù ci ha detto che tutto ciò che avremo fatto ai suoi fratelli lo avremo fatti a Lui.

L’autenticità di A:MI:KO si verifica nell’amore e nella sollecitudine concreta per i più

deboli e i più poveri, chi si trova in pericolo e in grave difficoltà. La tradizione di questa

associazione è la vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi, gli ammalati gli

emarginati, che trova la sua espressione più alta in “santi della carità”.

Questa tradizione grazie ai suoi volontari continua fra molte difficoltà a farsi carico delle

molte e nuove povertà, morali e materiali, spesso nascosta di tante associazioni mosse

dall’amore di Cristo e dei fratelli, prova di una straordinaria solidarietà verso le sterminate

moltitudini dei poveri della terra:“Grazie!”. Si era sperato con la fine della guerra e

l’avvento della globalizzazione si sarebbero create le condizioni di maggior giustizia e

benessere così non è stato.

L’associazione affrontando il grave problema dell’esistenza della povertà in Uganda

In simbiosi con Padre Joseph si cerca di dare una prospettiva di vita dignitosa a questa

comunità.

Vita dignitosa specialmente nei riguardi delle donne che sono la struttura portante di

questa comunità. La nostra attenzione non può più limitarsi solo al piano della tutela

economica.

Deve essere affrontata nel riconoscimento del suo ruolo sociale, ma con nuovo spirito,

deve subentrare una logica famigliare di pensare alla famiglia. Ci sono donne che vivono

situazioni di subordinazione pesante e tante volte disumane eppure il percorso delle donne

è un segno di speranza lo possono fare per le esperienze che vivono.

Le donne da quando si sa vengono comprate con qualche capra e a loro vengono addossate

le responsabilità della conduzione del nucleo famigliare. Nel ventunesimo secolo è

inconcepibile pensare a una donna-oggetto per proprio consumo, ma è quanto avviene

ancora purtroppo in questo paese sottosviluppato. Noi dobbiamo impegnarci a sostenere

questo progetto riguardante il mondo femminile vero cardine della famiglia e della

società. Non possiamo pensare di sostenere questo progetto con la pretesa che quello che

doniamo tacita la nostra coscienza, non dobbiamo pensare che facciamo la carità, ma che

restituiamo a questa popolazione ciò che gli imperi occidentali gli hanno “rubato”nei

decenni passati, lasciando nell’ignoranza, senza emancipazione sociale e culturale.

Marco Bonfanti

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MASSIMO E PILAR:

MISSIONE FORMATO FAMIGLIA Massimo e Pilar sono una coppia speciale di

missionari laici in Perù: si sono conosciuti qualche

anno fa a Huacho. Lui veniva da Milano ed era un

missionario fidei donum laico, lei un’insegnante di

religione sulla costa meridionale di Lima.

Pilar ha gli occhi che sorridono, una dolcezza materna

nella voce, una saggezza data dall’esperienza di vita,

sebbene abbia solo 34 anni. Tre mesi fa è nata

Letizia, occhi vispi e neri, un piccolo sguardo

indagatore. Il loro primo figlio si chiama Stefano, ha due anni ed ama suonare la chitarra

giocattolo esibendosi in esilaranti numeri rock. Insieme Massimo e Pilar si occupano dei

giovani senza famiglia o di quelli che una famiglia ce l’hanno ma non è unita; Padri

assenti, madri risposate, povertà, guide poco solide. Ragazzi che faticano a trovar la

bussola della vita.

«Siamo diventati un punto di riferimento per loro:

casa nostra è sempre aperta», confessa Massimo.

«Diversi amici a Milano non hanno capito la mia

scelta, mi dicevano che c’era da fare anche lì in Italia.

Ma io sapevo che il mio partire era necessario per

completare quella cosa che mi mancava. Ho risposto

ad una chiamata che mi è stata fatta da sempre, da

piccolino ho sempre avuto questa cosa qui», aggiunge

lui.

Massimo e Pilar sanno che la loro esperienza è a tempo e che dovranno far presto ritorno

in Italia, forse già tra un anno. Pilar viene da una famiglia povera, ha cinque fratelli e due

sorelle, la mamma è morta qualche anno fa, la quotidianità per lei non è stata semplice.

«Ma proprio perché anch’io vengo da un’esperienza di povertà e so cosa vuol dire, sono

un esempio tangibile che se ne può uscire – spiega – che la povertà non è una condanna

per la vita e che in realtà è un fattore molto mentale, oltre che una condizione materiale.

Fa parte della mentalità di chi si adagia sull’idea dell’ineluttabilità della povertà e non

vuole andare avanti e si chiude in se stessa. In un certo senso non vede le opportunità che

gli permettono di migliorare la vita».

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Il ruolo di Pilar è anche quello di aiutare i suoi ragazzi della parrocchia a far chiarezza

nelle loro potenzialità.

Massimo invece è come un fratello maggiore,

un padre che accoglie, che ascolta, che è sempre

presente. «La cosa più semplice è l’amicizia, la

relazione è fondamentale - racconta Massimo -

Quanto più tu riesci ad avvicinarti a loro, tanto

più si aprono. E quanto più si fidano, tanto più

riesci ad aiutarli. Quello che faccio è andare a

visitare le famiglie, sempre con qualcuno della

zona. Un contatto locale ti aiuta per due cose: ti

presenta e poi ti consente di capire se ti stanno prendendo in giro. Tutti ci dicevano

'attenzione dopo le dieci lì non si può andare... cautela', ma noi abbiamo girato

ugualmente per le strade con loro, e si sono

fidati e si sono aperti».

Mentre allatta la sua splendida bambina,

Pilar ci confida che la sua attuale famiglia è

quella che lei non ha mai avuto. O meglio che

aveva, ma molto sfilacciata, poco compatta.

La mamma muore relativamente presto, i

fratelli si ritrovano a far affidamento solo su

di sè. «Dio ti parla nella storia concreta, e Dio

mi ha parlato quando ho incontrato

Massimo. Quando ci siamo sposati siamo diventati anche un punto di riferimento per la

mia stessa famiglia d’origine».

Da insegnante e da animatrice della pastorale giovanile Pilar si confronta: «dico sempre

ai mie alunni: non dite mai che siete poveri perché non lo siete. Avete mani, testa, per

pensare non vi sentite mai da meno degli altri! E quando li rincontro mi dicono grazie per

le sue parole e per la sua testimonianza e che bello che ha formato una famiglia così

grande. ‘Il giorno che io mi sposerò sarà con l’uomo giusto, il giorno che avrò figli sarà il

giorno che avrò già una mia carriera professionale e i miei piani concreti’. Se metti la tua

vita nelle mani di Dio tutto viene da sé».

(Ilaria De Bonis)

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BATTESIMO – IL DONO PIU’ BELLO Manzato Federico di Manzato Ivana Merli Letizia di Massimo e Pilar

SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE

Perego Gerardo – 29 Gennaio 2013 Sugliani Bettino – 4 Febbraio 2013 Bellini Leonardo – 15 Febbraio 2013 Canevali Elisabetta – 29 Marzo 2013