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Comunità Cristiana Aprile 2013
2012
E STANCHI DI CAMMINARE … SI MISERO A CORRERE
Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota,
all’ascolto delle testimonianze dei discepoli. Perché lì sta il cuore della fede, il
cuore della Chiesa.
Tutto cambia con la
resurrezione. Il cuore inizia a
correre, i sentimenti ritrovano
forza. Anche noi possiamo
riprendere a correre! Possiamo
andare di nuovo incontro
all’altro. La vita non è finita!
La speranza non è nel passato!
Non vincono la nostalgia, il
cinismo, il disperato salvarsi da
soli. La felicità della Pasqua non è senza il dolore della croce: è la
vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma
sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche
fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato.
(mons. Vincenzo Paglia)
Chi ama corre, chi ama ha fretta. Lo sanno gli innamorati che sempre volano!
I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati due innamorati: Maria
Maddalena e Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Basta prendere tra le mani le pagine pasquali dei Vangeli per accorgersi che
tutti corrono a Pasqua … corrono le donne al sepolcro, corre Maria, corrono
Pietro e Giovanni, corrono i discepoli di Emmaus tornando a Gerusalemme
dopo aver incontrato Gesù risorto.
Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di
correre? Tutto ciò che riguarda Gesù non sopporta mediocrità, me-
rita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre
in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in
tumulto, perché hanno ansia di luce, e la vita ha fretta di rotolare
via i macigni dall’imboccatura del cuore. (don Ermes Ronchi)
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Corrono sospinti dal vento dello Spirito, dalle sorprese inaudite dello Spirito!
E come non parlare e non commuoversi per una di queste splendide sorprese?
Papa Francesco!
È già nel cuore di tutti, col suo nome, con le sue parole, i suoi gesti, le sue
scelte spiazzanti, quel suo parlare ostinato di misericordia, di tenerezza, di
gioia, dei poveri, del potere come servizio, della Croce come unica gloria per la
Chiesa, quel suo chiedere una benedizione, prima ancora di darla, quel suo fare
e chiedere silenzio …
Il mio cuore è stracolmo di gratitudine. E il mio grazie si fa augurio, con le
parole che rubo a mons. Tonino Bello:
Se vi dicono che afferrate le nuvole,
che battete l’aria,
che non siete pratici,
prendetelo come un complimento.
Non fate riduzioni sui sogni.
Non praticate sconti sull’utopia.
Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo
e vi date da fare per vivere il Vangelo,
la gente si chiederà:
”Ma che cosa si cela
negli occhi così pieni di stupore di costoro?”
È questa la domanda che dovrebbero far sorgere i cristiani che sanno vivere a
partire dalla Resurrezione, testimoni del Risorto, patiti di speranza.
Gesù di Nazareth, il crocefisso risorto, dice a ciascuno di noi: alza lo sguardo
verso di me, metti i tuoi occhi nei miei occhi, le tue mani nelle mie mani,
appoggia la tua testa sul mio cuore, fidati, alzati e cammina.
E come i passi lenti delle donne al sepolcro, dei discepoli di Emmaus sono
diventati passi veloci di chi ha una incredibile speranza da vivere e da
raccontare, così sarà anche per i nostri passi.
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E i due? Avevano iniziato il loro
cammino verso Emmaus con il passo
stanco e depresso, adesso partono
senz'indugio, di corsa, verso
Gerusalemme, ansiosi di dire a tutti i
loro amici che Gesù è risorto, è vivo.
Loro l'hanno incontrato.
E, stanchi di camminare, iniziano a
correre!
(don Marco Pozza)
Così prego, così sogno: che i passi di
ciascuno di noi, che i passi della nostra comunità pastorale da passi un po’ lenti
e stanchi diventino passi veloci, passi da innamorati perché il Vangelo è dato
per “esplodere”, per andare lontano … da tutti.
DON MIRKO BELLORA
www.donmirkobellora.it
DECANATO DI VIMERCATE IN COLLABORAZIONE COL CIRCOLO ACLI VIMERCATE
IL CONCILIO VATICANO II
PUÒ, DEVE FIORIRE: ADESSO
domenica 21 aprile 2013 ore 16
PADRE BARTOLOMEO SORGE
gesuita, teologo e politologo
Il Concilio Vaticano II: oltre le mura del tempio
Gli incontri si terranno al TeatrOreno
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COMUNITÀ PASTORALI, OCCASIONE DI RINNOVAMENTO
È il punto fermo ribadito dal Consiglio pastorale diocesano nella riunione dello scorso
week-end. Accertato lo sviluppo disomogeneo sul territorio, si è rilevata la necessità di
una maggiore responsabilizzazione dei laici
di Anna MEGLI
Il “cantiere” delle Comunità pastorali è stato al centro del Consiglio pastorale del 9 e 10
marzo, presieduto dal Vicario generale monsignor Mario Delpini. La relazione iniziale di
monsignor Luigi Manganini ha ricordato come l’intenzione che soggiace alla volontà di
istituire le Comunità è quella di continuare l’azione evangelizzatrice della Chiesa in un
determinato territorio, a partire da un’interpretazione socio-culturale e pastorale della
complessa situazione attuale. È parso utile allora focalizzare l’attenzione sulla vita delle
comunità, verificando se sussiste o meno la richiamata tensione comunionale per
l’evangelizzazione, per poi soffermarsi anche sulla indispensabile dimensione
organizzativa.
Al 31 dicembre 2012 le Comunità pastorali avviate in Diocesi risultano 136, che
raccolgono 470 parrocchie (42.4% del totale delle parrocchie, per oltre 2 milioni di
abitanti). Lo sviluppo delle Cp non è un fenomeno omogeneo in tutta la Diocesi: interessa
in modo particolare tre Zone (II, III, V). Da notare che l’85% delle parrocchie della Zona
di Monza sono in Comunità pastorale, a fronte del solo 11,7% nella Zona di Milano. Con
un numero quasi simile di CP, stupisce inoltre la forte differenza nel numero di abitanti
coinvolti: la Zona V coinvolge più del doppio degli abitanti della Zona II e più del triplo di
quelli della Zona III. È certo importante che in tutte le Comunità ormai si sia scelto di
formare un Consiglio pastorale di Comunità.
Dal confronto nei gruppi sono emersi alcuni motivi di riflessione: per esempio, la necessità
di un’azione formativa dei laici, dei sacerdoti e dei seminaristi inseriti in Co, per favorire
un nuovo approccio alla presenza evangelizzatrice della Chiesa sul territorio; ciò farebbe
maggiormente cogliere la Cp come una straordinaria opportunità di rinnovamento, e non
come una minaccia o una sovrastruttura inopportuna. Nelle esperienze in corso, inoltre, si
è rilevata all’interno dei Direttivi un ruolo preponderante dei presbiteri e una presenza
ancora esigua di laici, la cui collaborazione e corresponsabilità andrebbe maggiormente
stimolata.
Sembra importante inoltre che sia meglio specificata la relazione tra parrocchia, decanato
e Cp: sorgono infatti numerosi interrogativi sull’identità e sul futuro di queste realtà
ecclesiali. Si auspica di superare una visione della Comunità ripiegata su se stessa per
aprirsi a una nuova prospettiva ad extra, per una presenza più incisiva dell’azione
missionaria sul territorio grazie a una più avveduta razionalizzazione delle risorse
complessive. Lo scarto ancora esistente tra la bontà dell’idea e la difficoltà nell’attuarla
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nella realtà può e deve essere superato, affidandosi all’azione dello Spirito e sempre in una
prospettiva di carità, dove prevalga la disponibilità e il dono di sé.
Si è dato spazio anche alla riflessione sulla pastorale giovanile nella Cp. Il giudizio è
positivo, in quanto la Cp ha permesso un respiro più ampio e un occhio più aperto sulla
realtà, segnata da maggiore mobilità, possibilità di confronto, apertura al nuovo. Al
contempo si ritiene che la presenza dei giovani sia un motore propulsivo per la
costituzione delle Cp: spesso le Cp sono state preparate con un effettivo lavoro di pastorale
di insieme nell’ambito della pastorale giovanile.
Importante, ha ribadito in conclusione il Vicario generale, è la necessità di fondare e far
crescere la comunione e la pastorale d’insieme: le forme ora in atto sono legate al tempo e
sicuramente la scelta della Cp è un frutto dello Spirito e un esercizio di profezia
importante in un tempo in cui si sta ripensando la presenza della Chiesa sul territorio. La
Cp si realizza in rapporto al territorio, ma con elementi che unificano tutta la Diocesi.
L’auspicio formulato è che la Comunità cristiana, in cammino già da anni sui temi della
nuova evangelizzazione in un mondo che cambia, sappia operare un acuto discernimento
per una sua rinnovata proposta missionaria, all’interno della quale le Cp possono essere
un’occasione straordinaria per un vero rinnovamento.
Sintesi della seduta del Consiglio
Pastorale unico di Comunità del
12 Febbraio 2013
Alle ore 21.05 del 12 Febbraio 2013, si è
riunito, presso il centro Santo Stefano, in via
Mazzini 35, il consiglio pastorale di
comunità.
Per questo incontro era stato stabilito come
argomento principale l'approfondimento dei temi affrontati nell'ultima seduta del 11
Dicembre 2012, che riguardava “La pastorale del primo annuncio e l'attenzione alle
giovani famiglie”. Nell'incontro avvenuto a Dicembre erano usciti degli interrogativi
riguardanti soprattutto quelle possibili strategie per annunciare proficuamente il Vangelo
alle giovani famiglie, cellule fondamentali di una chiesa feconda. Era stata dunque
incaricata una commissione, composta in parte da chi aveva preparato l'incontro
precedente, con l'aggiunta dell'apporto di alcuni membri della commissione famiglia.
Prima di affrontare l'argomento centrale della seduta, Don Mirko spende un elogio nei
confronti della coerenza e dell'umiltà dimostrate dal Santo Padre Benedetto XVI con la
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scelta di dimettersi dal soglio pontificio dopo aver ripetutamente esaminato la propria
coscienza di fronte alla debolezza della propria persona e agli impegni gravosi che il ruolo
del pontefice richiede, chiedendo di pregare per il Santo Padre emerito, auspicando che la
prossima quaresima dia anche a noi il coraggio di fare qualche scelta significativa per la
nostra comunità.
La commissione preparatoria, inizia quindi l'esposizione delle proprie riflessioni e
proposte.
Dopo averne discusso in merito anche in direttivo, il lavoro della commissione si è
orientato prendendo atto dei seguenti presupposti:
Il nuovo cammino dell’Iniziazione Cristiana, impostato su incontri più frequenti
con i genitori con l’obiettivo di conoscere/riprendere le voci della fede cristiana,
in sé costituisce già una voce della pastorale familiare.
L’eventuale proposta a coppie o genitori di partecipare ai Gruppi familiari (il cui
obiettivo è la crescita nella fede) e ad altre iniziative per le famiglie, è positiva. Si
pensa tuttavia che essa vada loro offerta in forma soprattutto personalizzata.
Si ritiene che l’efficacia di una proposta di cammino a coppie o genitori debba
intercettare il momento esistenziale che questi attraversano, pena il facile
disinteresse per la proposta offerta.
Partendo dalla riflessione sulla difficoltà di mantenere agganciate alla Comunità le giovani
coppie che hanno fatto il percorso in preparazione al matrimonio, e constatato che per le
famiglie del primo annuncio e dell’iniziazione cristiana, in realtà, ogni parrocchia prevede
momenti annuali di incontro che sembra abbiano un buon ritorno, si è deciso di
concentrarsi sulle prime, in particolare quelle coppie che ancora non hanno figli, quindi
non comprese nel percorso del primo annuncio. Negli anni passati dei tentativi di iniziative
e proposte per queste coppie sono stati fatti ma con scarsi risultati. Quello che emerge è
che tutti vorrebbero continuare un percorso, ma poi le difficoltà oggettive lo rendono quasi
impossibile. Altrettanto vero è che la gente, normalmente, si aggrega per interesse e
sembra che un invito “generico”a partecipare ai gruppi familiari (peraltro non presenti in
tutte le parrocchie) non attiri. Nonostante questo, è importante continuare a mantenere
aperta la possibilità di incontrare le coppie in questione, per esempio invitandole ai
momenti che la Comunità già vive, o ricordandosi del loro anniversario di matrimonio
mandando gli auguri, o invitando le coppie giovani alla festa degli anniversari. Si è
pensato che andasse riproposta la possibilità di 2/3 momenti di incontro annuali, suddivisi
per Parrocchie e con un momento insieme come Comunità pastorale, con modalità da
decidere.
Nella discussione che è seguita, ne sono usciti varie indicazioni, sia di incoraggiamento
che di critica. La critica più significativa riguarda la natura che i gruppi familiari
dovrebbero evidenziare: non basta incontrarsi due o tre volte all'anno, magari leggere un
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brano biblico e fare quattro chiacchere, per essere realmente un gruppo di vita cristiana. Il
gruppo deve essere “chiesa”, avere uno stile collegiale e sinodale, e prima di tante parole,
fare fraternità; e trovandosi due o tre volte all'anno è quasi impossibile che ci sia stima e
cammino reciproco. Certe cose andrebbero fatte con maggiore serietà, soprattutto con il
tipo di persone che caratterizzano la società di oggi: gli incontri dovrebbero quindi essere
con la frequenza un mese o un mese e mezzo. E' importante ricordarsi che la “chiesa” è un
immagine comunitaria, fatta di relazioni, di percorsi, di corresponsabilità; e questo non
deve rappresentare una pastorale “elitaria”, ma ordinaria, un cammino normale per le
famiglie della comunità. A difesa delle proposte della commissione è stato fatto però
presente che, comunque, spesso chi partecipa a questi gruppi lo fa a titolo personale: è
spesso vero che chi ha aderito a questi gruppi ha al suo attivo un impegno personale
pregresso di vita cristiana che lo ha spinto ad aderire, ma non è vero il contrario, cioè che
l'appartenenza a questi gruppi abbia favorito il nascere di un impegno ecclesiale. Inoltre, si
riscontrano grosse difficoltà anche richiamando quelle coppie relativamente vicine alla
realtà ecclesiale, a causa del fatto che oggi le famiglie hanno comunque poco tempo a
disposizione. Vengono inoltre espresse le seguenti considerazioni:
- Gli strumenti fino ad ora adottati, in realtà non sono più validi per affrontare i
problemi attuali; missionarietà non è aspettare o invitare altri a venire, ma andare
verso gli altri, e questo ce lo insegna anche il nuovo stile catecumenale dell'iniziazione
cristiana. Nel passato, forse si è fatto “gruppo”, ma non “chiesa”. Importante poi dare
più attenzione alla liturgia eucaristica domenicale, aiutando le famiglie a vivere
l'eucaristia domenicale in modo più fruttuoso e anche aiutarle a fare della loro realtà
una “chiesa domestica”.
- Quello che unisce i cristiani è la fede in Gesù Cristo. Tanta gente per interessi meno
nobili riesce a lavorare tutto il giorno e a mantenere certe attività extrafamigliari, ma
sembra che la fede in Cristo non sia in grado di spingere le persone nelle nostre
comunità a fare questo. E' la fede il problema, e forse non vengono impostate
correttamente le cose in merito alla fede. La fede in Cristo è una cosa grande, un modo
stupendo di essere persone, che fa cambiare la vita e il rapporto con gli altri, e tende a
cambiare la società. La fede cristiana si incarna nelle persone che la vivono, e se
mostriamo alle persone una fede senza contenuti di vita, rischiamo di perderle per
sempre. La chiesa, poi, è comunità educante e fraternità, ma la fraternità esige
dell'amicizia, e se non ci si vede spesso, l'amicizia non può nascere. Inoltre la
fraternità ha sempre attenzione ai poveri, se facciamo chiesa senza poveri e senza
Cristo, ciò che facciamo è solo un club. Magari può andare bene prevedere per “tutti”
due o tre incontri l'anno, ma per far nascere un nocciolo duro per affrontare la
missione con la giusta forza conviene prevedere un programma più fitto.
- E' paradossale cercare di ottenere qualcosa delle giovani coppie senza aver dato un
annuncio prima: forse ci si sta dimenticando che l'ambito dove si fa più fatica ad
annunciare è quello dei giovani, e poi verrebbe il problema delle coppie. Si rileva che
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oggi è molto difficile portare l'annuncio del Vangelo ai giovani, ai quali si fatica
perfino a trasmettere il concetto di gratuità. Inoltre ci si dovrebbe ricordare di
considerare tutte le famiglie nella loro integrità: se in una famiglia fatta da genitori e
figli partecipano al gruppo famiglie i soli genitori, quell'incontro non è più incontro di
famiglie, ma di coppie; e se poi a questi figli non si è in grado di trasmettere il
Vangelo, che coppia ci si aspetta che facciano costoro in futuro?
- La strada che si sta iniziando a seguire è comunque una strada giusta, dato che il
nuovo percorso di iniziazione cristiana è un metodo che porta ad una ri-
evangelizzazione, favorisce incontri più o meno frequenti con le famiglie, e introduce
argomenti che, non solo parlano della fede, ma aiutano a riflettere sull'applicazione
della fede nella vita di tutti i giorni.
- E' probabilmente auspicabile, nella situazione odierna, l'idea di una “partecipazione
per sensibilità”. La proposta di una comunità evangelizzatrice dovrebbe muoversi per
settori, secondo le diverse sensibilità personali, puntando sulla diversificazione della
proposta stessa: tante proposte per la formazione delle persone, con contenuti specifici,
ma con una valida densità di fede che possa favorire il discernimento basato sulla
propria situazione personale, che inevitabilmente andrebbe ad impattare sulla realtà
della vita.
La discussione è terminata con l'auspicio che la commissione continui nel suo lavoro nel
favorire e promuovere proposte di evangelizzazione efficaci.
SABATO 6 APRILE
Ore 18.00
MESSA VIGILIARE s. messa SUOR CHERUBINA / COLOMBO LUIGI, AMELIA e AMBROGIO / LUSSANI BORTOLO
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DOMENICA 7 APRILE
Ore 8.30 Ore 10.30
II DI PASQUA o della Divina Misericordia – in Albis depositis s. messa GALBUSERA GALDINO, ROSSINI VITTORIA e BETTINESCHI GIUSEPPE, LAZZARONI MARIA s. messa MAGNI NATALE e ZAPPA CAROLINA / MEREGALLI FRANCESCO e FARINA CAROLINA
LUNEDI’ 8 APRILE
Ore 9.00
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE s. messa LANDINI ANTONIO
MARTEDI’ 9 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa
MERCOLEDI’ 10 APRILE
Ore 20.30
FERIA s. messa BONALDI CATERINA e Fam. MERLI / BENDOTTI ANGELA e Fam. MAJ / RUSCELLI ANTONIO, DE SALVO MARIO
GIOVEDI’ 11 APRILE
Ore 9.00
S. STANISLAO, vescovo e martire s. messa Deff. Fam. COLNAGHI e CRIPPA
VENERDI’ 12 APRILE
Ore 9.00
FERIA s.messa
SABATO 13 APRILE
Ore 18.00
MESSA VIGILIARE s. messa ZAMBELLO e GIACOBBE / VERGANI ATTILIO / BONFANTI CARLO ed EMMA
DOMENICA 14 APRILE
Ore 8.30 Ore 10.30
III DI PASQUA s. messa GALBUSERA FERDINANDO e BONFANTI EMILIA / MANDELLI AMBROGIO / CRIPPA EMILIO e MAGNI ANGELA s. messa PAROLINI MASSIMO e DALLA VILLA FEDERICO / GIANCARLO ANTONINI / FIORETTINO MARIETTINA
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LUNEDI’ 15 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa COLOMBO FERRUCCIO e CAROLINA, ARRIGONI EMILIO e TERESA
MARTEDI’ 16 APRILE
Ore 9.00
FERIA s.messa BOSIO LUIGI e LODA ANGELO
MERCOLEDI’ 17 APRILE
Ore 20.30
FERIA s. messa MANZATO ELIO, RICCARDO e LAURA / Famiglia ANTONINI / BELLINI LEONARDO
GIOVEDI’ 18 APRILE
Ore 9.00
S. GALDINO, vescovo s. messa
VENERDI’ 19 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa MAGNI PAOLINO e SANDRINA
SABATO 20 APRILE
Ore 18.00
MESSA VIGILIARE s. messa BRAMBILLA ANGELO / TOMASINO AURELIO / PILOTTI ANTONIO e MARIA
DOMENICA 21 APRILE
Ore 8.30 Ore 10.30
IV DI PASQUA s. messa MEREGALLI NATALE, MARIA e SILVANA, famiglia MEREGALLI e GALBUSERA / PILOTTI ANGELO, GIUSEPPE, ANTONIO e MARIA s. messa LINO DE CLEMENTE / PAGANI GIOVANNI e BOSIO CARLA
LUNEDI’ 22 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa MAGNI SILVIA, ALFREDINA e COMI VALENTINO
MARTEDI’ 23 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa DON AGOSTINO
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MERCOLEDI’ 24 APRILE
Ore 20.30
FERIA s. messa CASPANI CARLO e REGINA / GHESA MARIA e Fam. COSSOLINI / BIONDO PIETRO, MAZZITELLO ITALO, MAZZITELLI CATERINA, COLACCHIO SILVIA / CRIPPA GIUSEPPE E ZITA
GIOVEDI’ 25 APRILE
Ore 9.00
S. MARCO, evangelista s. messa MAPELLI LUIGI e familiari
VENERDI’ 26 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa ELIO, GIUSEPPE, GIOVANNI e GUGLIELMO
SABATO 27 APRILE
Ore 18.00
MESSA VIGILIARE S. messa Famiglia MAZZUCCHI
DOMENICA 28 APRILE
Ore 8.30 Ore 10.30
V DI PASQUA s. messa PIROVANO CESARE, BERETTA MARIA e ROSANNA s. messa EDDA e ALFONSO GALBUSERA / CORBETTA ANGELO
LUNEDI’ 29 APRILE
Ore 9.00
S. CATERINA DA SIENA, vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa s. messa
MARTEDI’ 30 APRILE
Ore 9.00
FERIA s. messa - per i GIOVANI
MERCOLEDI’ 1 MAGGIO
Ore 20.30
S. GIUSEPPE lavoratore s. messa TOMASINO RINO / GALBUSERA GIUSEPPE e familiari / CONSONNI CARLO, MAGGIONI PIERINA e familiari
GIOVEDI’ 2 MAGGIO
Ore 9.00
S, ATANASIO, vescovo e dottore s. messa BAROZZI ANGELO e familiari
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VENERDI’ 3 MAGGIO
Ore 9.00
SS. FILIPPO e GIACOMO, apostoli s. messa Fam. MEREGALLI e GALBUSERA / CASIRAGHI ANTONIO e famiglia BONFANTI
SABATO 4 MAGGIO
Ore 18.00
MESSA VIGLIARE s. messa MOTTA GENTILE ed ELENA
DOMENICA 5 MAGGIO
Ore 8.30 Ore 10.30
VI DI PASQUA s. messa GALBUSERA GALDINO, ROSSINI VITTORIA e BETTINESCHI GIUSEPPE, LAZZARONI MARIA s. messa PAROLINI MASSIMO e DALLA VILLA FEDERICO
Per richieste di intenzioni per S. Messe e per eventuali correzioni di trascrizione rivolgersi a Don Franco
Di. Po. Under 7
Nel maggio 2012 nasce l’idea di riformare una squadra di calcio a Velasca che
accolga i bambini più piccoli rispetto a quelli che da qualche anno partecipano
al campionato Csi di 9 e 10 anni.
Grazie all’assenso di Don Franco e Giuseppe Colombo e alla fondamentale
presenza di Daniele Levati e Emanuele Oggioni, decidiamo di dar vita a
questa idea.
Giugno ci vede protagonisti di 3 open day svolti sul campo dell’oratorio per
poter valutare la volontà dei bambini a seguirci in questo cammino:
l’entusiasmo è tanto e a inizio Settembre ci troviamo con ben 12 iscritti ! Che
bello vedere le persone che sabato pomeriggio si fermano a osservare i nostri
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ragazzi correre dietro un pallone e sentire i commenti: “ Va’ i bagai, ma curen
dedre al balon, ma in piscinin….”
Il ritiro di Sueglio del 22-23 Settembre ci permette di familiarizzare con i
mitici Dario e Maurizio, gli storici allenatori dei “ grandi “ e di apprendere da
loro le prime nozioni che ci permetteranno di svolgere il compito di allenare i
nostri ragazzi.
L’esperienza si dimostra subito entusiasmante, divertente, coinvolgente
e…….faticosa: i bambini sono molto volenterosi, rispettano le regole ( quasi
sempre ! ) e apprendono in modo metodico e rapido quello che cerchiamo di
insegnargli; alcuni sembrano inizialmente in difficoltà nello svolgere alcuni
esercizi , altri vorrebbero fare un tipo di gioco piuttosto che un altro, ma con
l’andare del tempo e grazie all’amicizia che li lega oggi possiamo dire di avere
un bel gruppo che si diverte a stare insieme.
Gli allenamenti nel periodo invernale talvolta si svolgono all’interno della
palestra della scuola Valtorta, ma è quando siamo sul campo da calcio
dell’oratorio che i ragazzi danno il meglio di loro stessi: vederli correre tutti
con le loro divise bianche e verdi dietro agli allenatori, con le maglie che ai più
piccoli fanno quasi da cappotto , fare gli esercizi di stretching, cercare di
spostare il muro dell’oratorio, dribblare tra i cinesini, saltare ed esultare al gol
durante la partitella finale sono delle emozioni uniche.
Ma il bello deve ancora venire: con l’arrivo della primavera dovremmo iniziare
a confrontarci con altre squadre per quelle che saranno le “ partite quelle vere,
anche con l’arbitro “ come dicono loro; da poco stiamo cercando di far capire
ai ragazzi che si può vincere ma anche perdere, che l’importante è divertirsi in
modo leale, corretto e rispettando sempre gli avversari.
Penso ai “ miei soci “ Daniele e Lele, due grandi amici e persone serie:
l’impegno fin qui dimostrato fa capire quanto a tutti e tre interessi veramente
questo progetto. Non vorrei dimenticare niente e nessuno: che dire delle nostre
merende post- allenamenti, della mitiche Zia Gisella e Zia Ines che ci
preparano sempre qualcosa di buono da mangiare, dei genitori dei ragazzi che
occasionalmente si alternano nel voler preparare loro la merenda, di tutte le
persone che ci danno una mano a sistemare e ancora i già citati Dario e
Maurizio che da diversi anni stanno vivendo quella che per noi è la prima
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esperienza: relazionarci con loro ci aiuta e insegna cose nuove di cui tener
conto.
Infine ecco la rosa completa della Dipo Velasca under 7:
Alessandro May, Francesco Morandi, Simone Socci, MariaGiulia Carubelli,
Maya Amoruso, Thomas Levati, Thomas Cavicchioli, Lorenzo Monteriso,
Giorgio Penati, Alessandro Confalonieri, Omar Ilhami, Elias Aya.
Mirko
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HIV, UN MALE CHE ESISTE ANCORA:
Anche loro hanno diritto di essere amati
Nel mese di dicembre ho partecipato alle vacanze in campeggio per bambini ed
adolescenti “Community Searching Better Living – Comunità alla ricerca di una
vita migliore”. Il progetto cerca di accompagnare e motivare i bambini e
adolescenti orfani che vivono in estrema povertà ed abbandono. Un 80% di
loro sono HIV positivi. Una sorella Comboniana porta avanti questo progetto
nella diocesi di Lira. Il progetto mantiene i loro studi e li segue durante l’anno
scolastico. L’accoglienza amorevole e la sensazione di affinità motivano questi
bambini ad avere una ragione per lottare e prepararsi per il futuro. Essi
studiano presso le scuole o collegi della città. In Uganda la maggior parte dei
centri educativi seguono questa modalità.
Questi bambini ed adolescenti hanno un gran bisogno di ospitalità ed affetto.
Se riesci a strappare loro un sorriso sei fortunato! All’inizio non è per niente
facile, si può capire meglio se vi dico che alcuni di loro sono rifiutati dai propri
familiari, dai vicini o compagni di classe. Il motivo? Perché sono HIV positivi.
Se non si facessero queste vacanze in campeggio gran parte di questi bambini
ed adolescenti passerebbero le vacanze per strada, lavando macchine o
caricando la spesa per poter portare qualcosa a casa dei loro parenti. Proprio
loro che hanno più bisogno di amore e comprensione, non ne hanno affatto.
Alcuni dei loro volti mi sono rimasti profondamente impressi, come quello di
Brenda. In quei giorni lei aveva il corpo coperto di macchie biancastre, segni
visibili di “quella” malattia che a volte non si nomina.
Quando sono arrivata al Centro non sono riuscita a vedere Brenda perché si
era nascosta dietro gli alberi per non essere vista. Brenda ha paura di essere
rifiutata, disprezzata o additata a causa della sua malattia. Trovarmi di
fronte a lei mi portò a ricordare le parole che Gesù ci ha detto:”Chi accoglie
un bambino nel mio nome, accoglie me”. All’inizio Brenda non riusciva a
guardarmi negli occhi; ma piano piano si è avvicinata e perfino mi ha sorriso.
Prima di lasciare il campeggio abbiamo potuto cantare e ballare insieme,
ovviamente ci sono voluti un po’ di giorni per riuscirci.
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C’è un altro volto del quale ho
un ricordo vivissimo. E’ quello
di Emanuel. E’ arrivato al
campeggio la mia stessa
settimana. Se vi facessi
vedere la foto che ho con
Emanuel, capireste meglio
cosa significa stare di fronte
ad un bambino di 12 anni HIV
positivo. In realtà non
dimostra più di sette anni.
Siccome era molto magro, la
maglietta che indossava gli “ballava” addosso. Il suo viso non riusciva a
disegnare un sorriso. In quei giorni era depresso perché prima di venire al
campeggio i suoi nonni lo avevano lasciato da solo in casa - potete immaginare
l’esperienza. Emanuel non partecipava attivamente alle attività degli altri
bambini, era molto debole.
Il programma del campeggio prevede delle attività come: lavoretti di
manualità, tessitura, pittura, canto e danza. Le attività fisiche sono minime, in
questo modo si agevola la partecipazione di tutti i bambini. Qualche giorno
dopo ho cercato il gruppo di Emanuel, l’ho trovato mentre ritagliava un
pezzetto di cartoncino per fare un biglietto. Stava parlando con un altro
bambino. Anche se ci sono voluti ancora dei giorni per vederlo contento, il suo
sorriso mi ha rallegrato immensamente! Emanuel poco a poco si è integrato nel
gruppo ed ha fatto amicizia con gli altri bambini.
Ho parlato soltanto di Brenda ed Emanuel, ma potrei riferirmi a tanti altri
bambini ed adolescenti che per la loro condizione vengono rifiutati e
dimenticati dalle persone più vicine che sono rimaste loro. Non sta a noi
giudicare queste persone, ma è un nostro dovere valutare la nostra attitudine
di fronte a questi ragazzi. Coloro che abbiamo vicino a noi. Loro più di tutti
hanno il diritto di essere amati, curati ed apprezzati. Se ci fosse una scala per
l’amore, questi bambini dovrebbero essere sul primo gradino. Essere amati con
un amore preferenziale!
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L’Aids continua a prendersi tante vite in tanti paesi, specialmente in Africa.
Secondo le statistiche 1.200.000 bambini sono rimasti orfani in Uganda a
causa dell’Aids. Oserei dire che questa cifra è ancora più elevata.
Attualmente ci sono tanti ragazzi come Brenda ed Emanuel intorno a noi.
Sarebbe bene domandarci: cosa facciamo per coloro che vengono dimenticati
dalla società e da popoli interi? Cosa faccio io per fare che questo non capiti
più o non si diffonda? Anzi, in che modo sto collaborando per far sentire gli
altri accolti e amati?
Nel condividere questa esperienza voglio ricordarvi che tutti siamo chiamati
ad amare, ad accogliere ed a mostrare compassione per i più appartati dalla
società – a volte nella nostra stessa famiglia. Perché c’è un mondo che tende a
dimenticarli, vi invito ad accogliere con tenerezza e comprensione chi è più
bisognoso. Non domani, oggi! Se aspettiamo, può capitare che l’opportunità di
accogliere e mostrare affetto per chi ne ha bisogno ci passi accanto senza
poterla cogliere. I bambini ed adolescenti, in modo speciale, hanno il diritto di
essere amati da te, da me, da tutti. Pregate per fare che io, da missionaria,
possa rispondere a questa sfida che è l’urgenza del mondo attuale.
Suor Carmen - Missionaria ad ABOKE in Uganda
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TESTIMONI DI CARITA’ Gesù ci ha detto che tutto ciò che avremo fatto ai suoi fratelli lo avremo fatti a Lui.
L’autenticità di A:MI:KO si verifica nell’amore e nella sollecitudine concreta per i più
deboli e i più poveri, chi si trova in pericolo e in grave difficoltà. La tradizione di questa
associazione è la vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi, gli ammalati gli
emarginati, che trova la sua espressione più alta in “santi della carità”.
Questa tradizione grazie ai suoi volontari continua fra molte difficoltà a farsi carico delle
molte e nuove povertà, morali e materiali, spesso nascosta di tante associazioni mosse
dall’amore di Cristo e dei fratelli, prova di una straordinaria solidarietà verso le sterminate
moltitudini dei poveri della terra:“Grazie!”. Si era sperato con la fine della guerra e
l’avvento della globalizzazione si sarebbero create le condizioni di maggior giustizia e
benessere così non è stato.
L’associazione affrontando il grave problema dell’esistenza della povertà in Uganda
In simbiosi con Padre Joseph si cerca di dare una prospettiva di vita dignitosa a questa
comunità.
Vita dignitosa specialmente nei riguardi delle donne che sono la struttura portante di
questa comunità. La nostra attenzione non può più limitarsi solo al piano della tutela
economica.
Deve essere affrontata nel riconoscimento del suo ruolo sociale, ma con nuovo spirito,
deve subentrare una logica famigliare di pensare alla famiglia. Ci sono donne che vivono
situazioni di subordinazione pesante e tante volte disumane eppure il percorso delle donne
è un segno di speranza lo possono fare per le esperienze che vivono.
Le donne da quando si sa vengono comprate con qualche capra e a loro vengono addossate
le responsabilità della conduzione del nucleo famigliare. Nel ventunesimo secolo è
inconcepibile pensare a una donna-oggetto per proprio consumo, ma è quanto avviene
ancora purtroppo in questo paese sottosviluppato. Noi dobbiamo impegnarci a sostenere
questo progetto riguardante il mondo femminile vero cardine della famiglia e della
società. Non possiamo pensare di sostenere questo progetto con la pretesa che quello che
doniamo tacita la nostra coscienza, non dobbiamo pensare che facciamo la carità, ma che
restituiamo a questa popolazione ciò che gli imperi occidentali gli hanno “rubato”nei
decenni passati, lasciando nell’ignoranza, senza emancipazione sociale e culturale.
Marco Bonfanti
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MASSIMO E PILAR:
MISSIONE FORMATO FAMIGLIA Massimo e Pilar sono una coppia speciale di
missionari laici in Perù: si sono conosciuti qualche
anno fa a Huacho. Lui veniva da Milano ed era un
missionario fidei donum laico, lei un’insegnante di
religione sulla costa meridionale di Lima.
Pilar ha gli occhi che sorridono, una dolcezza materna
nella voce, una saggezza data dall’esperienza di vita,
sebbene abbia solo 34 anni. Tre mesi fa è nata
Letizia, occhi vispi e neri, un piccolo sguardo
indagatore. Il loro primo figlio si chiama Stefano, ha due anni ed ama suonare la chitarra
giocattolo esibendosi in esilaranti numeri rock. Insieme Massimo e Pilar si occupano dei
giovani senza famiglia o di quelli che una famiglia ce l’hanno ma non è unita; Padri
assenti, madri risposate, povertà, guide poco solide. Ragazzi che faticano a trovar la
bussola della vita.
«Siamo diventati un punto di riferimento per loro:
casa nostra è sempre aperta», confessa Massimo.
«Diversi amici a Milano non hanno capito la mia
scelta, mi dicevano che c’era da fare anche lì in Italia.
Ma io sapevo che il mio partire era necessario per
completare quella cosa che mi mancava. Ho risposto
ad una chiamata che mi è stata fatta da sempre, da
piccolino ho sempre avuto questa cosa qui», aggiunge
lui.
Massimo e Pilar sanno che la loro esperienza è a tempo e che dovranno far presto ritorno
in Italia, forse già tra un anno. Pilar viene da una famiglia povera, ha cinque fratelli e due
sorelle, la mamma è morta qualche anno fa, la quotidianità per lei non è stata semplice.
«Ma proprio perché anch’io vengo da un’esperienza di povertà e so cosa vuol dire, sono
un esempio tangibile che se ne può uscire – spiega – che la povertà non è una condanna
per la vita e che in realtà è un fattore molto mentale, oltre che una condizione materiale.
Fa parte della mentalità di chi si adagia sull’idea dell’ineluttabilità della povertà e non
vuole andare avanti e si chiude in se stessa. In un certo senso non vede le opportunità che
gli permettono di migliorare la vita».
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Il ruolo di Pilar è anche quello di aiutare i suoi ragazzi della parrocchia a far chiarezza
nelle loro potenzialità.
Massimo invece è come un fratello maggiore,
un padre che accoglie, che ascolta, che è sempre
presente. «La cosa più semplice è l’amicizia, la
relazione è fondamentale - racconta Massimo -
Quanto più tu riesci ad avvicinarti a loro, tanto
più si aprono. E quanto più si fidano, tanto più
riesci ad aiutarli. Quello che faccio è andare a
visitare le famiglie, sempre con qualcuno della
zona. Un contatto locale ti aiuta per due cose: ti
presenta e poi ti consente di capire se ti stanno prendendo in giro. Tutti ci dicevano
'attenzione dopo le dieci lì non si può andare... cautela', ma noi abbiamo girato
ugualmente per le strade con loro, e si sono
fidati e si sono aperti».
Mentre allatta la sua splendida bambina,
Pilar ci confida che la sua attuale famiglia è
quella che lei non ha mai avuto. O meglio che
aveva, ma molto sfilacciata, poco compatta.
La mamma muore relativamente presto, i
fratelli si ritrovano a far affidamento solo su
di sè. «Dio ti parla nella storia concreta, e Dio
mi ha parlato quando ho incontrato
Massimo. Quando ci siamo sposati siamo diventati anche un punto di riferimento per la
mia stessa famiglia d’origine».
Da insegnante e da animatrice della pastorale giovanile Pilar si confronta: «dico sempre
ai mie alunni: non dite mai che siete poveri perché non lo siete. Avete mani, testa, per
pensare non vi sentite mai da meno degli altri! E quando li rincontro mi dicono grazie per
le sue parole e per la sua testimonianza e che bello che ha formato una famiglia così
grande. ‘Il giorno che io mi sposerò sarà con l’uomo giusto, il giorno che avrò figli sarà il
giorno che avrò già una mia carriera professionale e i miei piani concreti’. Se metti la tua
vita nelle mani di Dio tutto viene da sé».
(Ilaria De Bonis)
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BATTESIMO – IL DONO PIU’ BELLO Manzato Federico di Manzato Ivana Merli Letizia di Massimo e Pilar
SONO TORNATI ALLA CASA DEL PADRE
Perego Gerardo – 29 Gennaio 2013 Sugliani Bettino – 4 Febbraio 2013 Bellini Leonardo – 15 Febbraio 2013 Canevali Elisabetta – 29 Marzo 2013