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1 DIVIDERE E DEFINIRE IN ARISTOTELE Annalisa Arci Nel primo libro del De partibus animalium (d’ora in poi, PA) Aristotele sviluppa una serrata critica alla divisione (diaivresiϛ) platonico-accademica. Nella seconda metà del IV secolo la diaivresiϛ non era solo intesa come l’ultima eredità di Platone e della sua scuola per quanto concerne i metodi scientifici da adottare nelle ricerche, ma era anche intesa come la vetta più raffinata che la dialettica potesse concettualmente raggiungere. Non è difficile comprendere come potesse diventare il più potente strumento conoscitivo fino ad allora elaborato, un methodos universale in grado di abbracciare ogni campo dello scibile 1 . Nella sua modalità più grezza, il dicotomista (non il dialettico) procede in questo modo: è alla ricerca di un genos (gevnoϛ) ideale abbastanza ampio (poniamo sia “animale”) di cui è possibile dare una spiegazione o, più tecnicamente, una definizione (lovgoϛ). Di esso è parte la nozione cercata: poniamo la specie-idea “felino”. Questo genos viene via via diviso in due segmenti equiestesi mediante l’individuazione di una differenza (diaforav ): ad esempio, “terrestre” e “volatile”, e così si continuerà fino alla specie cercata. Al termine della divisione solo lungo uno dei due segmenti avremmo il definiendum: lasciato cadere l’altro segmento mediante progressive differenziazioni, l’ultima differenza ci consegnerà la specie cercata in quanto quest’ultima è inclusa in essa – felino è incluso nella differenza “quadrupede”. In generale la definizione ottenuta dal dicotomista non ha necessariamente un corrispettivo empirico, né lo individua; non dice nulla sull’esistenza della “specie-felino” né si propone come una sistematica naturale in grado di consegnarci una mappa di tutto ciò che c’è. Senza contare che in Platone il metodo dicotomico è un aspetto del metodo dialettico 2 . Ciò significa in primo luogo distinguere la dialettica diairetica – per lo meno nelle forme che assume nel Fedro, nel Sofista e nel Politico – da quello che ragionevolmente gli interpreti hanno indicato come l’obiettivo polemico di Aristotele: gli Homoia di Speusippo. Invero, la “metafisica dicotomica” di Seusippo, proprio nella misura in cui si opponeva all’ontologia noetico-ideale di Platone, poteva poi servirsi della dicotomia come chiave per ottenere un ordinamento sistematico e comprensivo di tutto ciò che c’è in natura. In secondo luogo, proprio grazie alla 1 Su questi punti si vedano M. Vegetti, “Origini e metodi della zoologia aristotelica nella Historia animalium”, in Vegetti- Lanza (a cura di), Aristotele, Opere biologiche, Utet, Torino, 1971: pp. 77-128 e Id., Dialoghi con gli antichi, a cura di Gastaldi, Calabi, Campese, Ferrari, Academia Verlag, Sankt Augustin, 2007. 2 La relazione tra dicotomia e dialettica è un argomento controverso nell’esegesi platonica. Per ragioni di focalizzazione tematica, nonché di spazio, posso dare qui solo le coordinate di riferimento utili per capire il quadro problematico. A questo scopo è utile lo schema che F. Fronterotta fa seguire al riepilogo delle interpretazioni tradizionali di J. Stenzel e F. M. Cornford: «della metodologia dialettica, intesa in senso ampio, emerge dunque il seguente quadro schematico: (A) il dialevgesqai socratico e (B) la dialettica zenoniana del Parmenide, entrambi finalizzati a una preparazione e un esercizio preliminari della ricerca della verità; (C) il metodo ipotetico-dialettico della Repubblica, che deve essere esaminato in rapporto con (D) il metodo ipotetico-geometrico del Menone e del Fedone; infine (E) il metodo dialettico-diairetico del Fedro, del Sofista e del Politico», in Platone, Sofista, a cura di F. Fronterotta, BUR, 2007: p.62.

Dividere e definire in Aristotele

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L'analisi condotta permetterà di mostrare che, in Aristotele, genere (genos) e specie (eidos), innanzitutto, non paiono associati né a livelli di generalità logica (estensione) ben precisi né a rapporti fissi di inclusione logica: se c’è una logica cui i concetti rispondono si tratta di una logica che necessita di operatori intensionali o modali, tali da rendere conto del rapporto sussistente tra le parti della definizione del genere sulle parti della definizione della specie. Un genos è un tipo che raccoglie differenti forme, mentre un eidos è una delle forme di un tipo; un grappolo i cui membri esibiscono le stesse caratteristiche essenziali. Il genos in se stesso può essere membro di un genos più ampio che raccoglie gene analoghi: similmente, un eidos può essere divisibile in eide, in qual caso deve essere inteso come un genos rispetto ad essi. Genos e eidos possono essere coestensivi poiché si tratta di concetti analitici corrispondenti a ranghi definiti su base strutturale, non logica. La biologia e la psicologia saranno il terreno principale in cui questi concetti saranno applicati.

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    DIVIDERE E DEFINIRE IN ARISTOTELE

    Annalisa Arci

    Nel primo libro del De partibus animalium (dora in poi, PA) Aristotele sviluppa una serrata critica alla divisione

    (diaivresi) platonico-accademica. Nella seconda met del IV secolo la diaivresi non era solo intesa come

    lultima eredit di Platone e della sua scuola per quanto concerne i metodi scientifici da adottare nelle ricerche, ma

    era anche intesa come la vetta pi raffinata che la dialettica potesse concettualmente raggiungere. Non difficile

    comprendere come potesse diventare il pi potente strumento conoscitivo fino ad allora elaborato, un methodos

    universale in grado di abbracciare ogni campo dello scibile1.

    Nella sua modalit pi grezza, il dicotomista (non il dialettico) procede in questo modo: alla ricerca di un genos

    (gevno) ideale abbastanza ampio (poniamo sia animale) di cui possibile dare una spiegazione o, pi

    tecnicamente, una definizione (lovgo). Di esso parte la nozione cercata: poniamo la specie-idea felino.

    Questo genos viene via via diviso in due segmenti equiestesi mediante lindividuazione di una differenza (diaforav):

    ad esempio, terrestre e volatile, e cos si continuer fino alla specie cercata. Al termine della divisione solo

    lungo uno dei due segmenti avremmo il definiendum: lasciato cadere laltro segmento mediante progressive

    differenziazioni, lultima differenza ci consegner la specie cercata in quanto questultima inclusa in essa

    felino incluso nella differenza quadrupede. In generale la definizione ottenuta dal dicotomista non ha

    necessariamente un corrispettivo empirico, n lo individua; non dice nulla sullesistenza della specie-felino n si

    propone come una sistematica naturale in grado di consegnarci una mappa di tutto ci che c. Senza contare che

    in Platone il metodo dicotomico un aspetto del metodo dialettico2.

    Ci significa in primo luogo distinguere la dialettica diairetica per lo meno nelle forme che assume nel Fedro,

    nel Sofista e nel Politico da quello che ragionevolmente gli interpreti hanno indicato come lobiettivo polemico di

    Aristotele: gli Homoia di Speusippo. Invero, la metafisica dicotomica di Seusippo, proprio nella misura in cui si

    opponeva allontologia noetico-ideale di Platone, poteva poi servirsi della dicotomia come chiave per ottenere un

    ordinamento sistematico e comprensivo di tutto ci che c in natura. In secondo luogo, proprio grazie alla

    1 Su questi punti si vedano M. Vegetti, Origini e metodi della zoologia aristotelica nella Historia animalium, in Vegetti-Lanza (a cura di), Aristotele, Opere biologiche, Utet, Torino, 1971: pp. 77-128 e Id., Dialoghi con gli antichi, a cura di Gastaldi, Calabi, Campese, Ferrari, Academia Verlag, Sankt Augustin, 2007. 2 La relazione tra dicotomia e dialettica un argomento controverso nellesegesi platonica. Per ragioni di focalizzazione tematica, nonch di spazio, posso dare qui solo le coordinate di riferimento utili per capire il quadro problematico. A questo scopo utile lo schema che F. Fronterotta fa seguire al riepilogo delle interpretazioni tradizionali di J. Stenzel e F. M. Cornford: della metodologia dialettica, intesa in senso ampio, emerge dunque il seguente quadro schematico: (A) il dialevgesqai socratico e (B) la dialettica zenoniana del Parmenide, entrambi finalizzati a una preparazione e un esercizio preliminari della ricerca della verit; (C) il metodo ipotetico-dialettico della Repubblica, che deve essere esaminato in rapporto con (D) il metodo ipotetico-geometrico del Menone e del Fedone; infine (E) il metodo dialettico-diairetico del Fedro, del Sofista e del Politico, in Platone, Sofista, a cura di F. Fronterotta, BUR, 2007: p.62.

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    circoscrizione degli obiettivi polemici del PA, gettare nuova luce sul significato epistemologico che la divisione

    assume in Aristotele, nonch sullontologia sulla quale lo scienziato aristotelico lavora.

    Grazie a queste brevi considerazioni introduttive si comprende la ricchezza di temi e problemi che uno studio

    sistematico della divisione pone. In questo saggio saranno ovviamente affrontati solo di alcuni di questi temi. Il

    punto di partenza sar lanalisi dellargomentazione svolta in PA I.2-4: si mostrer anzitutto come lattribuzione

    di una funzione classificatoria e tassonomica agli scritti biologici di Aristotele sia un luogo comune conservato

    anche in alcuni studi recenti3. Soprattutto grazie a P. Pellegrin4 sappiamo che linterpretazione standard5 era

    viziata dal riferimento ad istanze proprie della moderna zoologia: operare comparazioni anacronistiche con la

    sistematica post-linneana significa discutere, di fatto, intorno a qualcosa che in Aristotele non c: la tassonomia

    intesa come sistema (esaustivo e, in alcuni casi, predittivo) di classi. Trattandosi di una retroazione concettuale

    poco informativa in termini di esegesi aristotelica, concentreremo la nostra attenzione sulle ragioni propriamente

    aristoteliche che spingono al rifiuto della dicotomia. Lobiettivo polemico di Aristotele la dicotomia, non la

    diairesi; la diairesi che non vincolata a tagli monodimensionali - resta un metodo non dimostrativo bens

    euristico, metodo che non viene mai abbandonato nelle ricerche biologiche. Come ha per certi aspetti rilevato P.

    Pellegrin, in PA Aristotele rigetta, da una prospettiva zoologica, il tentativo di isolare lindividuale attraverso

    determinazioni opposte, ovvero il presupposto metafisico che fonda la possibilit stessa di produrre una

    definizione dicotomica. A questa definizione Aristotele risponde con un metodo causale e strutturale: la chiave di

    volta di questo metodo da rintracciarsi nella nozione di parte.

    La biologia cos intesa una mereologia delle forme viventi in quanto non si propone di studiare le specie

    bens le parti degli animali6. Lindividuazione di gruppi intende infatti riportare lattenzione sulle differenze basate

    sulle parti degli animali e, in ultima analisi, sulla loro struttura. Se questo implica che la dicotomia sia rigettata in

    quanto incapace di supportare una metafisica di stampo mereologico diviene urgente risolvere un problema. La

    classificazione evidenzia la rilevanza epistemologica delle differenze basate sulle parti degli animali e il ruolo che

    la differenza specifica assume nella definizione dellindividuo. Una definizione per genus et differentiam non sembra

    in grado di cogliere lindividuo, lessenza del particolare.. Cos intesa questa definizione non in grado di rendere

    conto di quella molteplicit di differenze, ad esempio relative al sesso e al colore (dei capelli, degli occhi...), che

    vengono ascritte al dominio delle differenze materiali: con quale strategia Aristotele giustifica la presenza di

    attributi (e parti) materiali nella definizione? qui che interviene, come vedremo, la mereologia della definizione.

    3 Lesempio pi prossimo dato dal saggio di D. Charles, Aristotle on Meaning, Natural Kinds and Natural History, in Devereux-Pellegrin (eds. by), Biologie, Logique et Mtaphysique chez Aristote, dition du CNRS, Paris, 1990, pp. 145-68. 4 P. Pellegrin, La classification des animaux chez Aristote, statut de la biologie et unit de laristotlisme, Les Belles Lettres, Paris, 1982. 5 Si veda, ad esempio, G.E.R. Lloyd, The Development of Aristotles Theory of the Classification of Animals, in Phronesis, 6, (1961), pp.59-81. 6 In Aristotles biological treatises, then, whether in passages which present facts or in passages which try to explain them, we are dealing with parts: Aristotle divides into eide, according to contrary determinations, the gene of blood, stomach, uterus, organs of local movementAnd we see just from the vocabulary used that the division of the moria appeals to all the logical content of the conceptual schema genos-eidos, P. Pellegrin, Logical difference and biological difference: the unity of Aristotles thought, in Gotthelf-Lennox,Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987, p.335. La lettura di Pellegrin sembra indirizzarsi allaffermazione della priorit della analisi mereologica sugli aspetti classificatori della biologia aristotelica. Tuttavia, nel motivare questa tesi, Pellegrin sottolinea con incisivit laspetto teleologico insito nellorganizzazione della natura finendo con il supporre pi che dimostrare la priorit dellanalisi mereologica stessa.

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    1- In margine alla dialettica di Platone

    Nel saggio del 19887 D. M. Balme ravvisa unanalogia di fondo nelle procedure diairetiche di Platone e Aristotele:

    in entrambi i casi lobiettivo definire non classificare. Ma le analogie si fermano qui: in Platone non si rintraccia una

    procedura di progressiva e continua differenziazione dato un genos, qualunque esso sia, ma una successione di

    collezioni e divisioni indipendenti8. Le posizioni di Aristotele sulla divisione logica sono volte alla costruzione di

    un metodo in grado di fare della divisione (non dicotomica) uno strumento di enucleazione degli elementi che

    rientrano nelle definizioni. Questo metodo is very different from that set out from Plato, and the difference is

    exactly what we should expert after the change in philosophical viewpoint from Platos theory of forms to

    Aristotles theory of the substantial tode ti, (D.M. Balme 1988: p.69). Seguendo D. M. Balme, le innovazioni

    aristoteliche sono essenzialmente tre: (i) la distinzione ontologica tra propriet essenziali e non essenziali, e la

    distinzione tecnica tra genos (gevno), eidos (ei\do) e diaphora (diaforav) (Topici IV.6, VI, e Categorie). Dai Topici

    Aristotele pone leidos come una sotto-classe del genos, ed essenzialmente in base alla loro estensione relativa che

    i termini genos, eidos e diaphora sono definiti: Aristotele presenta un ordine intensionale9 in cui genos e eidos non

    qualificano in modo assoluto una classe di oggetti poich non indicano un livello univoco di generalit. (ii) Per

    preservare lunit della definizione, linsistenza su una differenziazione continua e successiva (An. Post. I.5, I.13-

    14 e Metaph. Z.12, H.6). (iii) Linsistenza su una divisione non dicotomica, una divisione che procede per una

    pluralit di differenze simultaneamente (PA I.2-4).

    Come si detto, Aristotele critica non necessariamente la divisione (in due classi) ma un uso particolare di

    essa che chiama dicotomia, la divisione che procede per una differenza alla volta (che sia in due classi o pi), un

    metodo incompatibile con le procedure per molteplici differenze e che smembra i generi naturali. Dal momento

    che la logica della divisione per contrari, tali differenze dovranno essere incluse in modo disgiuntivo nella

    definizione dessenza dellindividuo. Ma lindividuo non la semplice unit numerica, il soggetto atomico che

    detto essere sostanza prima nelle Categorie. Lindividuo biologico una struttura vivente. Come catturare questa

    struttura? Come catturare ogni membro individuale dei generi naturali? Labbandono della teoria delle Forme

    correlativo alla scoperta di una valenza propriamente ontologica per i concetti menzionati da Balme: genere,

    differenza, specie e attributi. Nello spostamento dalla dimensione eidetica agli oggetti comunemente esperiti

    semplice notare come le nostre spiegazioni richiedano, per essere coerenti, una distinzione tra attributi essenziali

    ed accidentali delle cose, nonch lattribuzione di una natura determinata alle cose stesse, natura che ne riveli gli

    7 D. M. Balme, Aristotles use of division and differentiae in Gotthelf-Lennox, Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987: pp. 69-79. 8 Each form is added arbitrarily by intuition, and there is no order of priority nor hierarchy among them. Obviously it is important that the list should be complete, as he says at Plt. 267c; but there is no way of guaranteeing this except by inspection (as exemplified at Sph. 231c ff.). This method was to be criticized by Aristotle as accidental or false division. For Platos purposes, however, it is adequate, since he regards each form as independent, not as a class enclosing other forms: if man is animal-biped-wingless, this means for Plato that form of man combines (sumploke, koinonia) with the forms animal, biped and wingless. Platos dialogues indicate no firm technical terminology for diairesis. He calls each class indifferently a kind, a form, a part (genos, eidos, meros). This indifference confirms that he was not distinguishing the status of different forms, not asserting any relationship or hierarchy among them. For his purpose it was important to assign an object correctly to its kind; so he is parodied by the comic poet Epicrates as exercising himself over the assignment of a gourd (Epicr. Fr. 11, II. P. 287 K). The combining of forms was a serious problem for him (Prm. 129e; Sph. 251d), but it did not lead him to the grand classifications of reality that were later proposed by the neoplatonists. Although the Divided Line in Republic VI suggests a hierarchy of orders of intelligibility, it does not produce either a class-inclusion analysis or the categorical distinctions that Aristotle made between genus, differentia, species and attribute (Balme 1987: pp. 70-71). 9 Considerazioni estensionali sono state fatte valere al livello noetico in cui Platone si muove. Nel caso di Aristotele una soluzione estensionale vieterebbe di considerare gli eide come individui, riducendoli a stati di cose circoscritti in virt del possesso o meno di caratteristiche intese come rilevanti a priori. Ma lidentit dellindividuo non pu in nessun caso essere considerata come posteriore allidentit, ad esempio, dei dotati di quattro zampe.

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    attributi ad esse peculiari. Per quanto la messa in scacco della combinatoria di forme platonico-accademica sia

    rintracciabile gi nei libri pi antichi dei Topici (ad esempio, il sesto), in un contesto strettamente biologico che

    portata a compimento: si tratta della celebre critica alla diairesi di PA I.2-4. Per comprendere il senso di questa

    critica utile tenere ferme alcune acquisizioni teoriche in merito alla dialettica-dicotomica in Platone.

    Lenunciazione del metodo dialettico-diairetico si trova, come si accennato, nel Fedro (265d-277c). Qui si

    procede secondo lo schema a seguire: per ogni insieme di specie indivisibili K = {k1kn} sussunte a una specie

    divisibile e sovraordinata F, la Collezione (sunavgein) definisce ciascuna specie subordinata k1 inclusa in K come

    un individuo che esemplifica F, mentre la Divisione (diairei'n) identifica le differenze (le specie subordinate e

    divisibili) entro F, F1Fn, svolgendo ulteriori classificazioni a partire dalla differenza F n, Fm1Fmn, e pi

    precise definizioni delle specie subordinate (dove k1=def Fm1). Questo vero seguendo un modello semplificato

    in grado comunque di porre laccento sulla pluralit di differenze in modo da superare la corrispondenza uno-ad-

    uno tra termini generali e forme astratte della Repubblica (X 596a) secondo cui quando si pone porre una singola

    forma questa corrisponde ad una classe di particolari che hanno lo stesso nome. Nel Fedro Platone aggiunge che

    la divisione deve smembrare loggetto seguendo le sue nervature naturali, guardandosi dal lacerarne alcuna parte

    come potrebbe fare un cattivo macellaio. Esempi di divisioni da cattivo macellaio compaiono in Pol. 262c-263a: il

    genere umano suddiviso in greci e barbari e non in maschio e femmina, il numero in uno e diecimila piuttosto

    che in pari e dispari: non dobbiamo ritagliare una singola piccola parte (smikro;n movrion) a fronte di grandi e

    numerose, n separarla dalleidos; ma la parte deve essere insieme eidos, Pol. 262a8-9. E, ancora:

    quando vi sia un eidos di qualcosa necessario che essa sia anche parte della cosa di cui si dice eidos; ma non vi nessuna necessit che la parte sia eidos (wJ ei\do me;n o{tan h\/ tou, kai; mevro aujto; ajnagkai'on ei\nai tou' pravgmato o{touper a]n ei\do levghtai: mevro de; ei\do oujdemiva ajnavgkh), (Pol. 263b5-7).

    Premesso che in Platone non si ha una tecnicizzazione univoca negli usi di genos ed eidos, sono due i punti che

    bene sottolineare: (i) il riferimento alle nervature naturali e alla divisione in parti secondo leidos della cosa e non in

    parti qualsiasi saranno un significativo spunto per Aristotele nellelaborazione del concetto di struttura del tutto e

    nellintroduzione di una gerarchia regolata delle parti della cosa. (ii) La problematizzazione del nesso eidos-meros,

    non compiutamente sviluppata in Platone, sar al centro dellindagine biologia di Aristotele. Lo studio delle parti

    e delle differenze basate sulle parti degli animali condurr alla formulazione di una mereologia biologica a cui lo

    scienziato dovr attingere nellintento di spiegare e definire i generi naturali10.

    10 Se la divisione platonica procede distinguendo le varie parti di cui il tutto posto inizialmente si compone, per terminare solo quando viene scoperta quella parte che racchiude il definiendum, allora essa rivela larticolazione estensionale (in classi) della relazione parte-tutto. Alcuni hanno ritenuto che loggetto su cui si attua la divisione sia unastratta unit monadica, una Forma, sul modello del metodo descritto nella Repubblica (F. Solmsen Dialectic without the Forms, in G. E. L. Owen (ed. by), Aristotle on Dialectic, the Topics: Proceedings of the third Symposium Aristotelicum, Oxford: Clarendon Press, 1968: pp. 49-68; G. Vlastos, An Ambiguity in the Sophist, in Platonic Studies, Princeton University Press, 1973: pp.270-322; J.M.E. Moravcsik, The Anatomy of Platos Divisions, in Vlastos, Lee, Mourelatos (eds. by), Exegesis and Argument: Studies in Greek philosophy presented to Gregory Vlastos, Van Gorcum, 1973: pp. 324- 348). Se Platone stesse dividendo entit intensionali come le Forme, lobiettivo sarebbe stabilire la trama di relazioni tra le Forme, ma in questo caso la relazione parte-tutto ottenuta mediante lapplicazione della divisione sarebbe inversa a quella che ci aspetteremo. Se, ad esempio, la tecnica politica fosse un eidos/forma di conoscenza, la Forma-Conoscenza dovrebbe essere parte della Forma-Tecnica Politica, per cui eidos/forma di conoscenza sarebbe inclusa nella definizione di tecnica politica, esito non necessario. Tuttavia, in accordo con la definizione formulata a partire dalla divisione, la tecnica politica una parte della conoscenza. Se Platone stesse dividendo eide/forme intensionali la relazione parte-tutto sarebbe altamente contro intuitiva. Si potrebbe a questo punto pensare che la relazione parte-tutto possa essere interpretata nei termini di rapporti inclusione di classi. La tecnica politica sarebbe una parte della conoscenza in virt del fatto che la classe tecnica politica (o le singole istanze di essa) una sottoclasse della classe-conoscenza. In questo secondo caso la divisione divide le estensioni di una Forma e non la Forma in s (S. M. Cohen, Platos Method of Division, in Moravcsik (ed. by), Patterns in Platos thought: Papers arising out of the 1971 West Coast Greek Philosophy Conference, Dordrecht/Boston: Reidel, 1973, pp. 181191; M. V. Wedin Collection and Division in the Phaedrus and Statesman,

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    1.1- Individui e differenze tra le parti: PA I.2-4

    Qual il metodo corretto per determinare i termini rilevanti nelle spiegazioni e definizioni - il genere, la specie e

    la differenza?11. Classificare per successive divisioni a partire da un genere o classe un metodo euristico soltanto

    e per questo motivo classificare non significa affatto spiegare. Aristotele ritiene che la spiegazione di qualcosa sia

    la sua definizione dessenza. Posto che c definizione delle sostanze e che le sostanze sono i viventi che

    esibiscono unorganizzazione strutturale articolata su pi livelli (omeomeri e anomeomeri), definire lindividuo

    significa ottenere una spiegazione che renda conto di questa struttura. La scansione in parti di questa struttura e

    la connessione tra una parte e lessenza dellindividuo consentir di istituire una proporzionalit qualificata tra le

    parti della cosa e le parti della definizione (Metaph. Z.10-11). A questo livello di indagine ci si pu chiedere

    questo: la classificazione rende conto della struttura in parti degli individui? Il problema centrale agli occhi di

    Aristotele il seguente: la specie (ultima) e lindividuo divengono per i dicotomisti termini coestensionali. Ma ci

    impossibile. In PA I.2 il problema proprio come cogliere la specie, non lindividuo:

    Aristotles problem is to mark off each animal species: (i) so as to show its specific attributes; (ii) so as to distinguish it from every other species. The method discussed is division per genus et differentiam. He criticizes a particular use of it which he calls dichotomy, through it will be seen that his criticism holds not necessarily against division into two classes as such, but against division by one differentia at a time whether into two classes or more. Instead he recommends dividing at the outset by many differentiae simultaneously, then further differentiating all these differentiae as required. His method is to be contrasted with any kind of division made by single differentiae, whether dichotomous or polytomous (Balme (1972: p. 101).

    Invero, in PA I.2 Aristotele fissa il bersaglio polemico nella tesi di coloro che cercano di cogliere la singola specie

    dividendo il genere in due differenze (642b5-9): in certi casi vi sar ununica differenza, e le altre saranno

    superflue, come nel caso di animale provvisto di piedi, bipede, con piedi divisi: solo questultima la

    differenza importante. Altrimenti, diventa necessario ripetere spesso la stessa cosa (PA I.2, 642b5-9). Non qui

    in questione la possibilit o meno di procedere per successive divisioni. in questione il risultato della divisione.

    in Philosophical Inquiry 12, (1990), pp. 1-21; W. Cavini, Naming and Argument: Diaeretic Logic in Platos Statesman, in Rowe (ed. bt), Reading the Statesman: Proceedings of the III Symposium Platonicum, Sankt Augustin: Academia Verlag, 1995: pp.12338.). Bench il modello estensionale renda conto dellesigenza di mantenere un modello intuitivo per la relazione parte-tutto, resta oscuro il modo in cui la divisione possa fornire il logos di una qualche classe o genos. Infatti, se Platone divide classi di particolari allora a forme coestensive si dovr assegnare lo stesso logos: if dividing a form A is just dividing its extension into subclasses, it would seem to follow that if two Forms are extensionally equivalent, to divide one is to divide the other (S. M. Cohen 1973: p. 184; anche Moravcsik 1973: p.338). Entrambi i modelli lascino irrisolti alcuni problemi. Per salvare la possibilit stessa di fornire una definizione o spiegazione della forma cercata si paga il prezzo di adottare un modello contro intuitivo del nesso parte-tutto; invece, se si mette al sicuro questo nesso si dovr rinunciare a fornire una definizione dellindividuo, e accontentarsi di una definizione valida per classi di forme coestensive. Cercheremo di superare questo impasse non adottando una interpretazione del definiendum in termini puramente intensionali o estensionali ma intendendolo come un termine in grado di designare una specie naturale. Con specie naturale si pu intendere (sul versante logico) una classe che comprende particolari che esibiscono una somiglianza e (sul versante ontologico ed epistemologico) una Forma astratta che esemplifica questa somiglianza. La divisione deve allora realizzare una piena correlazione tra classi e Forme fornendo una mappatura progressiva delle relazioni tra specie naturali. Un luogo che potrebbe essere letto in questa direzione quello di Parmenide 131a-c in cui il discorso platonico spinge nella direzione dellintroduzione di due tipi di parti nel Dilemma of Partecipation: Socrates Zenonian puzzle had used the core spatial notion of parthood. Socrates was many, because Socrates has many different spatial parts: his left side, his right side, etc. And spatial parthood if not the only kind of parthood is clearly the central case. But a form, one might then suppose, simply cannot have parts, since a form is not the kind of spatio-temporal individual that might have spatial parts. The Dilemma of Partecipation threatens the atomicity of forms. n doing so, it prompts the question of what kind of parts a form might have, and the varieties of parthood in general, V. Harte, Plato on Parts and Wholes: the Metaphysics of Structure, Clarendon Press, Oxford, 2002: p. 64. 11 Contra G. E.R. Lloyd, The Development of Aristotles Theory of the Classification of Animals, in Phronesis, 6, (1961), pp. 59-81 mi sembra pi plausibile la lettura di D. M. Balme Aristotles De Partibus animalium I and De generatione Animalium I (with passages from II.1-3), Translated with Notes by D.M. Balme, Clarendon Aristotle series, Clarendon Press, Oxford (1972: p. 105): Aristotles normal use of division is not dichotomous. His arguments against dichotomy only hold if one accepts the positive rules of division that he quotes, and these rules are all given elsewhere (except for the rule about psychosomatic differentiae at 643a35, which is applicable only to zoology and is of minor importance). The method that he proposes instead is itself another form of division. It seems more likely therefore that his purpose here is to apply the logical technique of division to zoology, and to show that it must be conducted by multiple differentiae if it is to work. Aristotles claim in using division, again, does not to seem to be classification, but definition.

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    La fallacia metodologica rilevata data dal fatto che ai fini del discorso definitorio solo lultima differenza ad

    essere significante. Le altre sono semplicemente ridondanti e per nulla informative, dato che non sono

    presupposte dalla differenza ultima. Sar compito di Metaph. Z.12 mostrare che solo nelle divisioni condotte con

    continuit secondo ununica linea di differenziazione la molteplicit delle differenze interamente presupposta

    dalla differenza ultima: ciascuna differenza, infatti, denota il soggetto sotto un certo rispetto e concorre, insieme

    alle altre, a definirne la natura. Ma non questo il caso della procedura sopra descritta. Questultima finisce per

    smembrare ciascun genere poich non riesce ad evitare di ricondurre la stessa specie a generi diversi: cos accade

    per gli uccelli che sono acquatici e volatili. Per evitare lo smembramento del genere che si ha nel momento in cui

    la stessa differenza essere dotato di molti piedi diviene propria di generi diversi, necessario che la differenza

    rilevante appartenga a due gene contenuti nello stesso gene sovraordinato. Insomma, dotato di molti piedi pu essere

    la differenza di volatile e acquatico se questi due sono entrambi compresi nel genere animale. Il senso di questi rilievi

    potrebbe essere il seguente: la divisione coerente qualora venga riportata allinterno di una colonna sinonimica

    di predicazione che, nelle Categorie, ha lindividuo come base.

    Ma nella sequenza argomentativa di PA I.3 che si fissano i termini della questione. Tutte le procedure

    esposte prestano il fianco a pi di unobiezione qualora non soddisfino il requisito categoriale di dividere

    allinterno della medesima colonna di predicazione. Apro una parentesi su questo requisito. Esso pu costituire

    tanto la forza di una diairesi ideale per le scienze un po come lo sono le procedure sillogistiche degli An. Post.

    quanto la sua debolezza se applicata ai casi empirici. Lo stesso problema esegetico si incontra, infatti, in quei

    contesti degli An. Post. in cui a tema lutilit delle divisioni in base alle differenze nelle definizioni (cfr., anche

    An. Post. II.5). In An. Post. II.13 si ammette che la divisione cos intesa conduce al che cos della cosa, ma il

    metodo descritto appare appunto abbracciare casi ideali e non problematici che addirittura si discostano da alcuni

    esempi che Aristotele stesso fa nel passo (animale bipede terrestre, la diade e la triade, e gli angoli interni di un

    triangolo non seguono il medesimo schema). Lutilit delle divisioni sembra derivare da un assunto pi che da un

    dato: linsieme delle differenze (o predicati) deve seguire un ordine capace di preservare lunit che caratterizza il definito. Lunit

    del definito, su cui poggia lunit stessa della definizione, sembra dunque preservata solo se lordine delle

    differenze si sussegue allinterno dello stesso albero diairetico e rispetta lordine di generalit decrescente a partire dalla

    differenza massima che tutte le include. Il motivo per cui Aristotele insiste su questo punto soltanto forse

    comprensibile ad una lettura congiunta e coerente di PA I.3-4 e Metaph. Z.12. Il continuum delle differenze in cui si

    risolver, in ultima analisi, la definizione della sostanza deve essere interno allo stesso genos, esaustivo e deve

    sfociare in una differenza la differenza ultima che dice lindividuo e che si pone al suo stesso livello. Inoltre,

    per soddisfare i tre requisiti enunciati in An. Post. II.13 i termini della definizione devono essere essenziali;

    lordine dei termini deve procedere dal pi generale al pi peculiare; nessun termine deve essere omesso n

    aggiunto in modo esteriore la strategia adottata non sembra mancare di efficacia.

    Torniamo a PA I.3. I procedimenti analizzati a questo scopo sono i seguenti: (i) dividere secondo la

    privazione (642b21-643a27); (ii) dividere secondo caratteristiche essenziali piuttosto che secondo gli accidenti per

    s e dividere per opposti (643a28-643b8); (iii) occorre prendere gli animali secondo i generi e dividere lunit

    secondo molte differenze (643b9-644a11). Vediamoli con un po di attenzione. (i) Coloro che seguono il

    procedimento dicotomico dividono secondo la privazione.

  • 7

    inoltre, secondo la privazione che necessario dividere: cos fanno coloro che seguono il procedimento dicotomico. Ma non vi infatti differenza della privazione in quanto privazione: impossibile infatti che ci siano specie di ci che non , come ad esempio del privo di ali o del privo di piedi, come ve ne sono del dotato di ali e del dotato di piedi. Occorre tuttavia che della differenza generale vi siano specie; se infatti non ve ne saranno, perch sarebbe una differenza generale e non individuale (kai; ouj tw'n kaqe{kaston)? Tra le differenze, alcune sono generali e hanno specie, per esempio il dotato di ali: lala infatti talvolta indivisa talaltra divisa. E similmente per il dotato di piedi: talvolta ha pi divisioni, talvolta in due (come gli artiodoattili), altri in nessuno e [scil. il dotato di piedi] indiviso (come i perissodattili). Dunque, difficile dividere anche in differenze di cui vi sono specie, differenze di questo tipo, disponendo qualsiasi animale in modo che sia incluso in esse e che lo stesso non sia in pi di una. Si prenda ad esempio dotato di ali e il privo dali (infatti possibile che lo stesso animale sia entrambe le cose, come la formica, la lucciola e qualche altro animale). Ma la cosa pi difficile di tutte, se non impossibile, dividere nei contrari. necessario infatti che ciascuna delle differenze appartenga a qualcuno degli individui, facendo in modo che ci valga anche per quella contraria. Se non possibile che a cose che differiscono per specie spetti una specie indivisibile e unitaria della sostanza, e se ogni volta questa dovr avere una differenza (si consideri ad esempio luccello rispetto alluomo: lavere due piedi infatti altro e differente e, anche se sono entrambi sanguigni, il sangue differente, altrimenti si dovrebbe dire che il sangue non nulla della loro sostanza, ma se invece ne parte, una sola differenza apparterr a due); ma se le cose stanno cos, certamente impossibile che una privazione sia una differenza (PA I.3, 642b24-643a7).

    In questo contesto con privazione non si intende denotare un carattere proprio o naturale del soggetto (come nel

    significato esposto in Cat. 10, 12a29-35). In Metaph. D.22 troviamo una nozione di privazione meno carica sul

    piano teoretico: privazione si ha quando qualcosa non possiede uno degli attributi che per loro natura si potrebbero

    avere, anche se la cosa per sua natura non li possiede: lo stesso si dice nel caso di una pianta priva di occhi

    (1022b19-24). La privazione cos intesa denota un attributo che non incluso nellessenza della cosa e

    rappresenta una determinazione accidentale che essa pu anche non avere. Ed oltremodo chiaro che questa

    privazione non genera differenze: per dirla con Aristotele, della privazione in quanto privazione non vi

    differenza, giacch non vi sono specie di ci che non non essere dotato di piedi o non essere dotato di ali.

    Occorre invece che ad ogni differenza corrisponda una specie, ammesso che la differenza debba essere generica

    e non specifica.

    Questo pu avvenire se la privazione intesa in connessione allassetto naturale della cosa e non intesa per

    s: invero, si ha privazione anche quando una cosa non possiede qualche attributo che essa stessa o il suo genere potrebbe avere

    luomo cieco e la talpa sono entrambi privi di vista ma lo sono in modo diverso. Se non si procede assumendo

    questo significato di privazione e dividendo per differenze che si oppongono per contrariet si incappa in

    difficolt sempre maggiori, come dimostra lesempio aristotelico a seguire. Essere dotato di ali esemplifica una

    differenza generica rispetto alla quale dotato di ala divisa e dotato di ala indivisa sono differenze specifiche. Se gi

    difficile in questi casi che un animale non compaia in divisioni diverse due o pi volte, essendo incluso in pi

    differenze, ancora pi difficile evitare questo inconveniente se si procede per differenze contrarie. Agli occhi di

    Aristotele con queste divisioni si incappa in un assurdo di carattere metafisico: o si fa della privazione

    lanticamera del non essere ammettendo specie-fantasma per ci che non , o la stessa forma essenziale, una ed

    indivisibile, verr ad appartenere ad animali di specie diversa. Sar dunque smembrata come il genere (e questa

    accadr sia che si ammettano tante differenze quante sono le specie sia che si ammetta una differenza in qualche

    misura comune). Un primo risultato viene acquisito: se le differenze sotto le quali ricadono tutte le specie

    indivisibili devono essere proprie a ciascuna specie, nessuna differenza pu essere comune e ogni specie identica

    ed indivisibile deve ricadere sotto la stessa differenza in modo che tutte le specie siano comprese nelle differenze:

    chiaro pertanto che non possibile giungere alle specie indivisibili dividendo come coloro che applicano la dicotomia agli

  • 8

    animali o a qualsiasi altro genos. Anche secondo loro, infatti, necessario che le differenze ultime siano uguali in numero a tutti i gruppi di animali indivisibili quanto alla specie. Sia ora un determinato genos le cui prime differenze siano bianchi e non bianchi; di ognuna di queste ve ne saranno altre, e cos via fino alle specie indivisibili. Le ultime differenze saranno quattro o qualsiasi altro numero che sia multiplo di due; altrettante dovranno essere anche le specie. La differenza invece la forma nella materia (e[sti dhJ diafora; to; ei\do ejn th/' u{lh). Non vi , infatti, alcuna parte di animale senza materia ma neppure materia soltanto giacch, quale che sia la sua condizione, un corpo non sar mai un animale, n alcuna delle sue parti, come spesso si detto (PA I.3, 643a18-27: enfasi mia).

    Bianco e non bianco sono accidenti, non modificazioni di un genos in grado di produrre delle specie. Lesempio non

    casuale. La riconduzione della differenza e del genere alla forma e alla materia, accanto alla menzione della

    costituzione naturale delle parti dei definienda, si accompagna alla distinzione tra propriet essenziali ed accidentali

    della cosa. (ii) Per mostrare che la divisione deve considerare gli attributi essenziali Aristotele usa lesempio del

    triangolo (643a30-31): come pu essere qualcosa di accidentale per il triangolo avere gli angoli uguali a due retti?

    La tensione teorica simile a quella del terzo significato di per s indicato in An. Post. I.4. Significato che fa

    riferimento anche alla naturalit del soggetto in esame. Possiamo dire questo: sotto certi rispetti corretto

    affermare che avere gli angoli interni uguali a due retti essenziale al triangolo e non si distingue da esso. In questo

    senso non scindiamo il soggetto della predicazione dalla sua propriet, ma indichiamo e descriviamo il soggetto

    insieme a questa. Allo stesso tempo vero dire che sotto certi rispetti avere gli angoli interni uguali a due retti non

    coincide con il soggetto, ovvero con il triangolo, dal momento che possiamo sempre isolare il soggetto

    dallinsieme delle sue propriet, ed operare partizioni interne a queste ultime dividendo inizialmente ci che

    essenziale da ci che accidentale. E su questo piano possiamo distinguere lessenza dagli accidenti per s

    (sumbebekota hathauta): solo lessenza ha un ruolo nel ritagliare il gruppo cui il soggetto appartiene per definizione.

    Gli accidenti per s svolgono certamente un ruolo importante nella spiegazione del soggetto, sono utili ma non

    necessari nel mostrarne lessenza (lesempio di DA I. 1, 402b16-30 chiaro su questo punto). In pratica non tutti

    gli universali commisurati contemplati in An. Post. I.4 sono coestensionali alle propriet che sono in grado di

    spiegare; anche se fosse rimarrebbe comunque un dato. La coestensivit tra predicati differenziali in nessun caso

    sufficiente per spiegare perch un determinato gruppo un genos.

    Ci conferma che la spiegazione non conseguente n imparentata con la classificazione dei predicati che si

    dicono del soggetto: i gruppi non sono in alcun modo definiti dallestensione dei predicati per s (ed anche su

    questa base si comprende come mai la mancanza di un genos o di un eidos non distrugga le dimostrazioni: cfr., An.

    Post. I.5). Ora, lanteriorit del gruppo, del type sulle sue possibili descrizioni, confermata. La necessit di

    dividere secondo lessenza e non secondo gli accidenti per s si rende maggiormente evidente nel caso del

    vivente. Lessenza di un triangolo si distingue dalla propriet dei suoi angoli se si introduce, accanto ad avere gli

    angoli uguali a due retti una qualunque propriet accidentale ad esempio, lessere di legno o di bronzo del

    triangolo (concreto). Nel vivente la distinzione tra essenza e attributo essenziale tende a ridursi nella misura in

    cui alle propriet essenziali e strutturali si oppongono quelle accidentali.

    (iii) Occorre invece procedere fissando un genos di riferimento e dividendo, in modo non dicotomico, secondo

    molteplici differenze dalle quali si dipartono altrettante linee di divisione (lo stesso metodo operante in An.

    Post. II.14-15). Detto pi semplicemente, se vogliamo definire un certo uccello dovremmo necessariamente

    assumere alcune tutte le determinazioni che differenziano gli uccelli dagli altri animali e poi procedere, dal

    generale al particolare, con lobiettivo di catturare i tratti distintivi (e definitori) della specie alla quale appartiene

  • 9

    lindividuo da definire. Le differenze devono essere sempre interne al campo delimitato dalla differenza maggiore

    in modo da non rischiare di interrompere la continuit che caratterizza la successione delle differenze (desunte,

    per questa via, anche da privazioni):

    impossibile infatti che vi sia una sola differenza individuante le specie singole da ottenere per divisione, sia che si prenda una differenza semplice sia che se ne prenda una complessa. Definisco semplice la differenza quando non presenta ulteriori differenziazioni (ad esempio, la divisione dei piedi), complessa quando ne comporta (ad esempio, la divisione multipla rispetto a quella semplice). Questo infatti richiede la continuit delle differenze provenienti per divisione dal genos, perch il tutto qualcosa di unitario; ma, contrariamente a quanto si dice, accade che lultima differenza sembri lunica, come lessere dotato di piedi nelle divisioni multiple o essere dotato di due piedi; mentre lessere dotato di piedi e lessere dotato di molti piedi sono differenze superflue (PA I.3, 643b25-644a2: enfasi mia).

    Con questo non abbiamo ancora il fondamento dellunit della definizione, per cui dobbiamo attendere Metaph.

    Z.12, ma abbiamo solo enunciato lunit come requisito imprescindibile lunit della definizione infatti

    inscritta nellunit della sostanza e solo luoisiologia mostra quali sono i criteri che rendono questa unit attuale e

    non solo possibile. Un ultimo punto prima di concludere sullargomento: in PA I.4 si esplicitano i modi con cui

    dividere allinterno di uno stesso genos. (a) In questo modo, le differenze saranno declinate secondo il pi e il meno

    mentre le differenze tra i gene saranno secondo analogia. (b) La divisione deve procedere partendo dalle

    differenze comuni a tutte le specie di un genere giungendo via via a quelle proprie che ne definiscono le singole

    specie (anche An. Post. II.13). Dato che le specie ultime sono essenze e non sono ulteriormente divisibili secondo

    la specie, per definire Socrate e Corisco necessario prima cominciare dagli attributi che possiedono in comune

    in una accezione grezza luniversale ci che comune ai molti e poi giungere a quelli maggiormente

    peculiari.

    Si pu allora iniziare da un raggruppamento animale ragionevolmente noto uccelli o pesci, ad esempio

    esporre gli attributi comuni ad ogni tipo cos individuato in modo da mantenere lunit di genere. Si comprende

    come mai (c) le differenze rilevanti nelle definizioni dei generi sono quelle che riguardano la conformazione delle

    singole parti e del corpo intero. Le parti, infatti, non stanno in un rapporto di similarit analogica come losso

    nelluomo sta alla spina del pesce ma differiscono per caratteristiche corporee quali la grandezza e la piccolezza,

    la mollezza e la durezza, la levigatezza e la rugosit: insomma, per il pi e il meno. I caratteri variano secondo il pi

    e il meno su due possibili scale di variazione, luna intensiva (il colore) laltra estensiva (la grandezza); ci che va

    sempre stabilito, pena limpossibilit della spiegazione stessa, un range di variazione che sia esplicativamente

    rilevante di modo che al di sotto di una certa soglia una variazione di un carattere potr essere ritenuta peculiare

    allindividuo particolare12. Secondo Lennox un tipo animale posto dove possiamo cogliere un boundle of counter-

    predicated features. Questo bundle dato da pi predicati che denotano propriet coestensionali. Per questo motivo

    gli esemplari di un tipo condividono un gruppo di differenze poste allo stesso livello di generalit, al di sotto delle

    quali si possono riscontrare variazioni che sono scandite appunto secondo il pi e il meno).

    Questa rapida rassegna su PA I.2-4 suggerisce che colui che procede per successive divisioni ottiene un

    sistema esaustivo di classi di generalit differente, che vanno dalla specie ultima al genere primo (come si

    accennato, sarebbe errato ritenere questa procedura identica a ci che noi moderni intendiamo con tassonomia,

    unistanza assente nelle pagine di Aristotele). Le classificazioni per divisione hanno una portata esplicativa

    12 Su questi punti si veda J. G. Lennox, Aristotles philosophy of biology. Studies in the origins of life science, Cambridge University Press, Cambridge, 2001.

  • 10

    limitata al momento euristico della ricerca. Se cos non fosse i viventi, che sono i soggetti su cui la divisione

    opera, sarebbero ridotti a stati cose risultanti dalla giustapposizione disordinata delle loro componenti, siano esse

    morfologiche, funzionali o biologiche in senso lato. Lutilizzo di descrizioni di questo tipo si avvicina alle

    modalit con cui Kripke (Naming and Necessity, Oxford, 1980) sostiene di poter fissare il riferimento: la divisione

    ci permette di visualizzare gruppi di individui che sono sempre ulteriormente analizzabili man mano che si

    procede di classe in classe. Con dotato di molti piedi fissiamo il riferimento a prescindere da ogni

    considerazione sugli individui che effettivamente fanno parte di quel gruppo. Se un gruppo pu fungere da genere

    sovraordinato, sembrerebbe che genos e eidos non siano associati a rapporti rigidi di inclusione logica n a livelli di

    generalit logica. Abbiamo a che fare con concetti analitici distinguibili su base strutturale: se vero genos e eidos

    scandiscono lordine di variazione dei caratteri pi o meno necessari allessere animale (questo punto, che

    dipende dagli studi di J. G. Lennox sar approfondito nel paragrafo seguente).

    1.2- Uneuristica senza metafisica: la differenza sul piano logico e zoologico

    Rendere conto delle differenze basate sulle parti sembra porsi come istanza a monte delle critiche svolte nel PA.

    Ma cos la differenza? Come il soggetto categoriale, la differenza si predica solo in modo sinonimico: ci implica

    che la differenza dice qualcosa di essenziale del soggetto dato che concorre, assieme al genere prossimo, a dire

    lessenza del soggetto (Cat. 5, 3a21-28). La differenza non sostanza ma non neppure accidente. Se la

    piattaforma categoriale ammette questo gatto, ammette il rosso come suo accidente individuale e felino e animale come

    sue determinazioni essenziali, che ruolo ha la differenza e in che modo si interseca con le serie che fanno capo alle sostanze e agli

    accidenti? La differenza una sorta di quid medium per dirla la Boezio tra sostanza e accidente, la differenza in

    quanto parte dellessenza della specie concorre a circoscrivere la diversit tra individui di una stessa specie. La

    possiamo collocare dopo il genere e prima della specie (Top. VI. 6, 144a6-15), dato che nessuna differenza si riscontra

    tra le cose che appartengono ad altre cose per accidente (Top. VI. 6, 144a24-30). Ci posto, se ancoriamo la

    differenza alle parti, una volta risolto il problema del loro statuto ontologico, potremmo intersecare il continuum

    delle differenze riscontrabili nelle (parti delle) sostanze con le serie dei generi e delle specie. In Cat.5, 3a29-32 si

    mostra che le parti sono dei soggetti autonomi di predicazione e, in quanto tali, possono ricadere in colonne di

    predicazione che si sovrappongono parzialmente con quelle degli interi. Ad esempio, ci sono lucciole e formiche

    sia dotate di ali sia prive di ali (PA I.3,642b30-34). Se restiamo sul piano logico il punto resta oscuro.

    Solo in contesti biologici e psicologici potremmo dire che le differenze appartengono a serie predicative

    diverse rispetto a quelle dei generi ma che si possono congiungere a queste. Per non ammettere una

    sovrapposizione tra i generi dobbiamo ammettere una sovrapposizione tra le differenze che esprimono forme

    delle parti (come vedremo, lesigenza di porre una definizione che includa il continuum di differenze sottoforma di

    termini disgiuntivi risponde, in parte, a questa esigenza). Dobbiamo spiegare il ruolo che giocano nelle definizioni

    delle specie le differenze che si riscontrano nelle parti degli animali. Una strategia possibile di introdurre una

    mereologia per le strutture anomeomere che enfatizzi il modo in cui le differenze nelle (forme delle) parti

    rientrano nelle definizioni. In altri termini, assegnare un significato biologico o psicologico ad ogni differenza

    (avere occhi per il gatto/non avere occhi per la talpa) significa chiedersi a quale livello della strutturazione del

    tutto la rispettiva parte si trova. Invero, listituzione dei rapporti di proporzionalit tra parti ed interi passa

  • 11

    attraverso una disamina di quali parti possano dirsi strutturali e quali no. Occorre mettere in luce la presenza di un

    modello di differenziazione specifica secondo il quale le specie degli animali sono date fissando entro il range di

    variazione del genere alcune parti o conformazioni strutturali rilevanti, in quanto dipendenti dalla forma

    dellindividuo. Gli studi empirici dellHistoria Animalium (dora in poi, HA) possono essere intese come il punto

    dinizio del percorso che condurr a dimostrare quanto esposto sopra:

    delle parti degli animali, le une non sono composte quelle cio che si dividono in parti omogenee, ad esempio le carni che si dividono in carni le altre invece sono composte quelle che si dividono in parti non omogenee: per esempio la mano non divisibile in mani n il viso in visi. Alcune di queste ultime non sono chiamate solo parti ma anche membra. Sono tali tutte quelle parti che, costituendo una totalit, contengono in s altre parti: cos, ad esempio, la testa, la gamba, la mano, il braccio nel suo insieme, il tronco. Da un lato queste totalit sono in s stesse delle parti, dallaltro vi sono altre parti che appartengono ad esse. Tutte le parti non omogenee sono composte da quelle omogenee: la mano ad esempio composta di carne, tendini, ossa (Historia Animalium I.1, 486a1-15).

    In alcuni passi dellHA- 1, 486a16-b 21; I.2, 488b30-32, I.6, 491a14-1913 - la ricerca sembra proprio impostata nei

    termini delle relazioni parte-tutto. Lo schema dei rapporti di identit e differenza tra le parti desumibile dai passi

    citati il seguente: (1) vi sono parti identiche secondo leidos (il naso, locchio, la carne, losso di Socrate

    rispetto a quello di Callia); (2) vi sono parti identiche secondo il genos ma che variano per: opposizione nelle

    affezioni (colore e morfologia); in presenza degli stessi caratteri, per eccedenza e difetto (abbondanza e

    scarsit, piccolezza e grandezza, mollezza e durezza, lunghezza e brevit, etc..). Per presenza o assenza

    di alcune parti; in merito alle parti da cui composto il corpo nel suo insieme, le differenze sono

    generalmente secondo eccedenza difetto e non secondo presenza e assenza; (3) vi sono poi le parti identiche

    secondo analogia (losso e la spina, lunghia e lo zoccolo, etc.); (4) vi sono infine differenze secondo

    posizione delle medesime parti. Le differenze riscontrabili nelle specie e negli individui sono qualificabili

    come variazioni di grado, e questo spiega primariamente le differenze tra gli occhi di un gatto e quelli di un

    uccello. Invece, essendoci unidentit di eidos tra Socrate e Callia, le differenze morfologiche sono qualificabili,

    anche se non totalmente, secondo il numero poniamo una medesima morfologia e dimensione per una medesima

    funzione.

    Al punto (1) troviamo elencate le parti identiche secondo leidos: le parti sono unit di comparazione, elementi

    analoghi in generi differenti, componenti dipendenti dalla struttura del portatore che possiamo isolare via

    abstractionis grazie al ruolo da esse giocato nelle attivit essenziali alleidos ovvero allappartenenza alle specie

    degli individui. Al di sotto dei modi dellidentit e delle differenze tra le parti possibile scorgere una priorit

    nella determinazione dellordine delle parti individuando, nello stesso tempo, la contrapposizione tra un gruppo

    di parti che possono presentarsi o meno, senza che lidentit tipologica dellorganismo venga disattesa, ed un

    gruppo di parti necessarie alla fissazione ed al mantenimento di questa identit. Ci sono dunque delle parti pi

    importanti e necessarie che si rintracciano in tutti gli esemplari del medesimo tipo ed il cui modo di variazione ,

    13 I passi citati sono oggetto di un saggio di D. M. Balme del 1962 intitolato and in Aristotles biology, in The Classical Quarterly, 12, pp. 81-98 in cui si esaminano gli usi di genos ed eidos nel corpus biologico alla luce di una iniziale interpretazione tassonomica della logica e della metafisica aristoteliche. Dato che, come si detto, il presupposto implicito di simili indagini non sembra condivisibile ritengo superfluo riassumerne qui i contenuti. Lunico punto da tenere presente che, secondo Balme, luso tecnico di genos ed eidos compare solo in questi tre passi ed connesso con la tesi delle differenze di grado e secondo analogia che si riscontrano tra le parti degli animali. In merito ai passi si esprime anche M. Furth, Substance, form and psyche: an Aristotelian metaphysics, Cambridge University Press (1988: p. 100): Balme and Pellegrin have also made a convincing case that genos and eidos in Aristotles biological treatises really do not fit the pigeonholes of the modern genus and species; rather, genos is used for any kind that is subject to further division, and the eide are the kinds into which it divides, which may themselves be subject to further division, and thus themselves be gene []. The lower limit to this is of course the atoma eide, which cannot be further divided.

  • 12

    nella caratterizzazione pi generale, secondo eccesso e difetto. Questa variazione non per univoca: si declina

    in modi differenti corrispondenti a diverse scale di variazione intensiva: alle parti preposte a funzioni pi necessarie

    (PA II.10,655b30), come la nutrizione e la percezione, corrispondono quei caratteri pi generali e diffusi, mentre

    a quelle relativamente contingenti corrispondano caratteri pi particolari e localizzati (si pensi alle differenze che

    empiricamente si riscontrano nella conformazione e nel colore degli occhi: De generatione animalium 1,778a17

    (dora in poi, GA)). Ad un simile campo di differenze subspecifiche corrispondenti a divisioni poligonali, tagli

    che non hanno tutti la medesima rilevanza nelle divisioni - possono essere ascritte quelle secondo il colore e la

    morfologia, che costituiscono un significativo esempio di spostamento della considerazione delle basi

    topologiche invarianti per la specie: locchio in vista di qualcosa, mentre il fatto che sia azzurro non lo , a

    meno che questa affezione non sia propria di un genos. Ora, cosa ci garantisce che le forme di un medesimo tipo

    (gli eide di un genos) siano varianti non riducibili a differenze meramente accidentali? Forse la convinzione che la

    forma sia la differenza nella materia (PA I.3,643a24)? I saggi di D.M. Balme, Aristotles biology was not essentialist (in

    Gotthelf -Lennox (eds.), Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987: pp.291-312) e di

    J. G. Lennox, Kinds, forms of kinds, and the more and the less in Aristotles biology (in Gotthelf -Lennox (eds.),

    Philosophical issues in Aristotles biology, Cambridge University Press, 1987: pp.339-359) offrono la linea concettuale

    che seguiremo.

    1.3- Essenza, forma, specie: la differenza sul piano biologico e metafisico

    D. M. Balme si occupa dei concetti di forma, essenza e specie ponendosi un obiettivo teoretico di pi ampio

    respiro concernente la negazione del carattere essenzialistico della biologia aristotelica14. Con lobiettivo di

    dimostrare che a definition of Socrates includes a complete account of all his matter at a given moment, (1987:

    p.295)15, schematizza in questo modo i rapporti tra specie, essenza e forma:

    (i) la specie intesa come concetto logico nella misura in cui deriva dalla considerazione in universale del

    composto di materia e forma (Metaph. Z.10-11). Occupando un livello di generalizzazione maggiore di quello in

    cui si collocano gli individui, essa indica il cluster naturale che sussume gli individui la cui forma sostanziale

    comune. Consideriamo il caso di un uomo: adottando la prospettiva di Balme si pu sostenere che il processo

    che porter alla estrapolazione del sortale di specie inizier considerando il soggetto in esame a prescindere da

    alcuni attributi relativamente accidentali (ad esempio avere il naso camuso). Questa procedura non intende

    escluderli completamente dalla definizione ma si limita a definire luomo senza che questa definizione includa un

    14 Il tipo di essenzialismo che stato attribuito ad Aristotele (lessenzialismo tipologico di quanti fanno collassare il concetto di specie su quello di essenza e considerano la forma individuale come lunica causa dei processi di funzionamento e di formazione degli organismi), o identifica la forma con la specie attribuendo allessenza il ruolo metafisicamente ultimativo che invece proprio della forma sostanziale, o riconosce le forme individuali come mere variazioni di una forma specifica che, in questo senso, pu essere considerata come basilare. Il ruolo fondazionale che la ricognizione delle specie ultime assume essenziale per lessenzialista tipologico: simile essenzialismo richiede, in particolare, che la crescita di ciascun animale sia finalizzata primariamente alla forma della specie, che dunque lessenza prescriva la forma, e che dalla forma siano esclusi gli accidenti materiali come il colore degli occhi. Innanzitutto lessenza di una specie non qualcosa di fondamentale e gi dato, ma qualcosa di derivato dal fine verso cui tendono le attivit degli individui che la compongono. Lessenza di un vivente richiede la presenza di una morfologia specifica ma non la prescrive completamente - come dimostra il fatto che gli occhi sono inclusi nel lovgo" th'" oujsiva" dellanimale mentre il loro colore non lo . Lindividuo esiste solo come esemplificazione delle propriet riconducibili ad una stessa specie. Per un approfondimento di questo argomento mi permetto di rinviare ad A. Arci, Embriogenesi e trasmissione dei caratteri ereditari in Aristotele, in Franco Repellini Micheli (a cura di), La scienza antica e la sua tradizione. IV Seminario di Studi (Gargnano, 13-15 ottobre 2008), Quaderni di ACME 126, Milano, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, 2011: pp. 119-168. 15 Should be either a causal account of the process or a complete description of every detail as at a given moment. Either will include matter and movement: the causal accounts will show them as factors in the process, the formal description will show their products, D. M. Balme (1987: p. 310).

  • 13

    riferimento ad una certa forma del naso (e dunque alla sua materia), ovvero come dotato di un naso di una qualche

    forma. Si tratta di una focalizzazione del livello proprio dei caratteri implicati nella specie, entro il quale la struttura

    del soggetto pu essere considerata anche a prescindere da quelli accidentali.

    (ii) Lessenza racchiude linsieme dei caratteri che consentono di formulare una spiegazione teleologica

    dellanimale. Anzitutto D. M. Balme ritiene che lindividuazione dellessenza possa avvenire anche in categorie

    diverse da quella di sostanza (ci si pu chiedere qual lessenza del musico, ad esempio) e su ogni livello di

    generalit logica. Invece, se ci chiediamo qual lessenza delluomo dobbiamo isolare quel livello strutturale

    necessario allessere delluomo (sul quale si situa la definizione del termine specifico) e considerarlo come se fosse

    un piano separato dagli altri. In questo modo vengono separati nettamente gli attributi che sono necessari a quel

    livello di strutturazione (per lanimale avere un cuore o un suo analogo) da quelli che invece non lo sono (avere il

    naso camuso). Il significato di ei\do" come essenza allopera nel noto passo di Metaph Z.8, 1034a5-7 in cui si

    dice che lei\do" identico in quanto indivisibile in Socrate e Callia ma sono diversi a causa della materia.

    (iii) La forma (attuale nei termini di Metaph. H.6,1045b19-23) di ogni composto particolare lorganizzazione su

    pi livelli (omeomeri ed anomeomeri) delle determinazioni del soggetto che consente di individuare gli attributi

    ad esso essenziali di cui si d una spiegazione teleologica. Significativamente D. M. Balme sottolinea che nei

    contesti in cui Aristotele afferma che per forma si intende lessenza (ad esempio Metaph. Z.7,1032b1; Z, 10,

    1035b32) si deve cogliere una sfumatura concettuale non sempre evidente. Non sempre vero che quando si

    parla della forma di qualcosa si intende anche la sua essenza; ci avviene in modo esplicito solo quando ci si

    propone di parlare della forma in quanto essenza.

    Si spiega in questo modo la nota affermazione di D. M. Balme secondo cui lessenza funzionale mentre la

    forma strutturale. Lessenza fa da tramite tra una forma che individuale e propria di un composto particolare

    ed una specie che, di per s, non n universale n particolare. In questo modo si giustifica lidea che lessenza sia

    data da una definizione disgiuntiva che ammette ulteriori specificazioni ma che risulta comunque determinata in

    virt dellefficacia esplicativa di quei tratti propri della natura dellindividuo. Luniversalit della specie poggia

    dunque sul suo essere comune a quella popolazione di individui che racchiude. Si affaccia a questo punto un

    problema metafisico che va ben oltre le preferenze e i gusti metodologici che nella ricerca scientifica ci

    conducono ai problemata: infatti, se ha ragione D. M. Balme, la specie intesa da Aristotele come concetto logico

    nella misura in cui deriva dalla considerazione in universale del composto di materia e forma (Metaph. Z.10-11).

    chiaro che occupa un livello di generalizzazione maggiore di quello in cui si collocano gli individui, e che indica il

    cluster naturale che sussume gli individui la cui forma sostanziale comune. Consideriamo il caso di un uomo:

    adottando la prospettiva di D. M. Balme si pu sostenere che il processo che porter alla estrapolazione del

    sortale di specie inizier considerando il soggetto in esame a prescindere da alcuni attributi relativamente

    accidentali (ad esempio avere il naso camuso). Questa procedura non intende escluderli completamente dalla

    definizione ma si limita a definire luomo senza che questa definizione includa un riferimento ad una certa forma

    del naso (e dunque alla sua materia), ovvero come dotato di un naso di una qualche forma. Si tratta di una

    focalizzazione del livello proprio dei caratteri implicati nella specie, entro il quale la struttura del soggetto pu

    essere considerata anche a prescindere da quelli accidentali. Se proiettiamo Socrate e Callia sul piano della specie la

    dottrina del sinolo in universale ne fa due individui indistinguibili, elementi di una stessa classe che condivide

  • 14

    tratti definitori comuni e criteri di composizione ilemorfici. Ma per definire Socrate e Callia questa procedura

    poco informativa: insomma, dobbiamo muoverci sul versante metafisico e non su quello logico.

    Questo slittamento deve essere compiuto anche nello studio delle differenze. La differenza data da un

    carattere rilevante sul piano teleologico. Un attributo che appartiene allessenza del definiendum. Le varianti

    secondo eccesso e difetto descritte nellHA si prestano ad essere interpretate come variazioni accidentali. Come

    evitare il collasso delle differenze specifiche negli accidenti? Secondo J. G Lennox possibile solo cercando il

    luogo di raccordo tra due componenti teoriche di per s indipendenti: la multipla realizzabilit del genos e la

    differenziazione delle parti secondo il pi e il meno: Aristotle offers two different, and not obviously related,

    accounts of what it is for different sorts of organism to be one in kind. In the Metaphysics the genos is often

    described as the matter or substratum for differentiation into sub-kinds, eide. In the PA and HA on the other

    hand, eide are said to be one in kind provided their parts for the most part only differ in degree, that is, by the

    more and the less. If their differences are predominantly greater than this, they may be described as one only by

    analogy. It is only in the biological work that Aristotle uses the concepts of the more and the less or excess

    and deficiency to express the nature of the relationship between biological (i.e., substantial) gene and eide, though

    the basis for this application is established in the Metaphysics (J. G. Lennox 1987: p. 341).

    Questo luogo biologico sarebbe proprio il PA con la conseguente valorizzazione della dottrina della

    definizione per applicazione simultanea di molteplici differenze ivi esposta. Infatti, solo a partire dal PA le

    differenze nelle forme (delle parti) vengono qualificate secondo la scansione delleccesso e del difetto secondo il

    pi e il meno offrendosi come completamente naturale alla dottrina esposta in Metaph. H.2-3: Metaph. H

    indicates a willingness to speak of features which make something what it is differentiae as differing in

    degreee from those which make something else what it is, (1987: p.347). Il libro H ha inoltre il merito di

    introdurre il concetto di organo inteso come an organized complex of all sort of such differences (1987: p.347) e ci apre

    la strada alla qualificazione metafisica della differenza. La differenza secondo il pi e il meno riguarda infatti le

    qualit della materia che costituisce le parti. Si tratta della materia su cui si basa lindividuazione del genos che in

    questo modo viene a corrispondere a uno spazio di variazione intensiva. A questo proposito J. G. Lennox cita

    Metaph. H.3, 1044a9-1: come il numero non ammette il pi e il meno, cos neppure la sostanza secondo la

    forma; se lo ammette, lo ammette quando considerata con la materia. Lennox offre una soluzione

    interpretativa in linea con quella di Balme: lo studioso fa infatti leva sulla dottrina dell'estrapolazione dei termini

    generici a partire dal sinolo in universale (di Metaph. Z.8, 1033b24-6; Z.10, 1035b28-32; Z.11, 1037a5-10): the

    picture of natural substances as unities with material and formal aspects, the achievement of Metaph. H, suggests

    that the Cat. statements needs qualification: Socrates cannot be more or less a human than Callias kata to eidos.

    That is, the account which refers to them in abstraction from the different ways in which they actually embody

    human characteristics will not mention the more/less variation between them. But Socrates and Callias are this

    matter and this form here, and humans are such taken generally []; and as such as substances with matter

    (ousia meta tes hules) they can differ by the more and the less (J.G. Lennox, 1987: p.345). A seguire

    svilupperemo un argomento di ordine mereologico per supportare ulteriormente le tesi espresse da D. M. Balme

    e J. G. Lennox.

  • 15

    2- La definizione nelle opere logiche

    Cosa significa risolvere il problema dellunit della definizione? La definizione un discorso e ogni discorso ha

    parti (Metaph. Z.10, 1034b20). Laspetto grammaticale della questione investe i modi di unit del nome e del

    verbo nel discorso, mentre laspetto metafisico investe il modo di unit del genere e della differenza nella

    definizione per come questa comincia a configurarsi sul piano logico. Soffermiamoci sullunit del discorso

    definitorio. Capire perch unitario significa spiegare perch in esso genere e differenza sono ununit allo stesso

    modo in cui ununit la natura o lessenza di ci che essi definiscono. Se ci soffermassimo unicamente sulla forma

    logica della definizione non riusciremmo a capire come mai genere e differenza possono essere uno. Infatti,

    sostenere che il genere non ha esistenza propria ma esiste solo nelle forme in cui inscritto nelle differenze

    significa fare considerazioni che esulano dallo schema categoriale che abbiamo visto alla base di ci che si pu

    chiamare logica in Aristotele. Il motivo ancora pi evidente se si riflette su quanto segue. Queste considerazioni

    ci spingono ad assimilare il genere alla materia, ma la materia non un concetto che appartiene allapproccio di

    analisi categoriale bens allontologia fisica che confluisce in larga misura in quella del discorso metafisico. Di

    conseguenza, sostenere che il genere ha unesistenza meramente potenziale e che esiste solo nelle singole

    specificazioni che le differenze assumono significa muoversi allinterno di una precisa ontologia. Ci posto,

    veniamo ai modi in cui il discorso prettamente logico ha saputo affrontare il problema.

    Tradizionalmente si ritiene che le opere logiche di Aristotele presentino al loro interno due approcci al

    problema concernente lo statuto del genere e della differenza nei loro reciproci rapporti (cfr., anche D. M. Balme

    H. Granger16 e G. Galluzzo17): (1) Top. (IV-VI) e Cat. (1-9): genere e differenza non solo sono intesi come

    elementi distinti ed irriducibili luno allaltra, ma come distinti per funzione logica. Nel metodo di divisione del

    genere per opposte differenze, la stessa differenza (bipede) pu essere derivata da due generi non subalterni

    (animale terrestre e animale volatile). Schematizzando la questione, vi si sosterrebbe che: (i) solo il genere si

    predica hen to ti esti (Top. I.5,102a31-35, VI.5,142b22-29). Solo il genere sarebbe incorporato nellessenza della

    cosa poich esprime il che cos della specie in cui la cosa ricade. Al contrario, la differenza non vanta questo modo

    di predicazione ed esprime piuttosto una qualit (Top. IV.2,122b16-17, VI.6,144a17-19, 144a20-23). (ii) Visto che

    la differenza non pu appartenere alla specie si esclude il caso di una sua identificazione con laccidente

    rimarcandone la natura di determinazione qualitativa del genere, utile a restringere la classe di entit significate

    dal genere stesso. Questa differenza della differenza utile per non farne qualcosa di simile ai generi intermedi: la

    differenza, infatti, ci grazie a cui il genere pu essere diviso, ma in nessun caso si identifica con il risultato della

    divisione (bipede ci in cui animale si divide ma non il risultato della divisione, altrimenti lestensione della

    classe bipede verrebbe del tutto impropriamente a coincidere con lestensione della classe uomo. E, ancora in questa

    direzione, la differenza non partecipa del genere e il genere non si predica della differenza). Questa fase

    corrisponderebbe ad una parziale accettazione dei metodi diairetici accademici, rispetto alla quale il metodo

    dellHA presenta complicazioni notevoli in quanto non sembra usare in modo tecnico i metodi dicotomici, n

    perseguire un ideale di classificazione.

    (2) Top. VII.3-5 e An. Post. I.22: si accetta ci che in (1) si era negato, ovvero genere e differenza, pur

    16 H. Granger, The Differentia and the Per Se Accident in Aristotle, in Archiv fr Geschichte der Philosophie, 63, (1981) pp.118-129. 17 G. Galluzzo, Aristotele e Tommaso dAquino sul problema dellunit della definizione, in Documenti e studi sulla tradizione filosofica medievale, 13, (2002), 137-191.

  • 16

    rimanendo elementi distinti, possono essere omogenei per comportamento logico. Tra i predicati essenziali che

    dicono il che cos di qualcosa, la differenza viene maggiormente parificata al genere in modo da stemperare la

    natura qualitativa della differenza. In An. Post. I.22, 83a39-b3 si sostiene che il genere (animale) si predica della

    differenza (bipede) e, dato il contesto vertente sulle predicazioni essenziali, si pu interpretare il passo come

    laffermazione del modo (essenziale) in cui il genere si predica ed entra nella definizione dellindividuo.

    Ovviamente, qui la differenza partecipa del genere: se consideriamo lespressione bipede come equivalente, sul

    piano semantico, dellespressione animale bipede la differenza partecipa del genere in quanto bipede (la differenza)

    essenzialmente - significa, potremmo dire in termini moderni - animale (il genere). Va notato che questa fase

    corrisponde ad una critica serrata nei confronti della dicotomia platonica, principalmente in merito al fatto che

    essa si fonda su una petizione di principio. Essa infatti cerca di fondare lelemento dimostrativo della catena

    dicotomica sul suo stesso ordine (An. Post. II.5,91b28-32). La divisione, se intesa al modo degli accademici, non

    giungerebbe mai allessenza, accontentandosi soltanto di una proposizione disgiuntiva che riassume le differenza

    (An. Pr. I.31,46b10-15) e, punto ancora peggiore, assume ci che in ultima analisi si propone di provare (An. Pr.

    I.31,46a33; An. Post. II.15,91b14-20). Il primo approccio rischiava di parificare fin troppo le nozioni di accidente e

    di differenza specifica: a titolo di suggerimento se ne potrebbe circoscrivere la validit a quei contesti in cui la

    distinzione assume una minima rilevanza o, per lo meno, rilevanza inferiore rispetto ad altri criteri.

    Intendo dire questo: se la differenza bipede viene ridotta ad un mero aspetto qualitativo del genere, la relazione

    tra genere e differenza diviene assimilabile a quella, di natura logica (ed accidentale) tra soggetto e propriet.

    Considerazioni circoscritte a quello che si qui inteso come piano logico delle indagini aristoteliche sarebbero

    ambiti in cui le posizioni al punto (1) potrebbero essere valide. Nel momento in cui, invece, la specie diviene un

    oggetto ontologico rilevante (a guisa di un individuo di secondo ordine rispetto ai particolari, ovvero gli individui

    di primo ordine e pi basilari), allora la specie non pu essere intesa n come determinazione accidentale men

    che meno come unit accidentale. Insomma, ancora una volta il passaggio dal piano logico ad uno sostantivo,

    incorporando una riqualificazione metafisica di alcuni termini chiave in Aristotele, rende necessaria una

    riqualificazione semantica, funzionale allindagine da svolgere, cui segue lintroduzione di principi e criteri distinti

    nella ricerca. Il punto nevralgico della questione potrebbe essere il seguente: neppure il secondo approccio, da

    solo, offre una sicura soluzione al problema dellunit della definizione. A meno di non giocare la carta di qualche

    necessit a priori, anche se il genere e la differenza sono intesi come predicati essenziali nella definizione della

    specie non vi alcuna garanzia che da questa somma (logica) si formi una unit che rispecchi quella esibita dalla

    specie. Spetta a Metaph. Zeta spiegare come e a quali condizioni il genere potr essere ridotto sul piano ontologico e

    riassorbito sul piano logico nella differenza.

    2.1- La definizione nella Metafisica

    2.1.1- La scomparsa del genere

    Diamo anzitutto uno schema di Metaph. Z.12:

    (a) in una prima sezione (1037b8-27) dopo una breve presentazione del problema, si criticano e rifiutano alcune soluzioni ed alcune possibili spiegazioni dellunit della definizione dati dal modello della sostanza e delle sue affezioni da cui si deriverebbe ununit accidentale da un lato (valgono i requisiti

  • 17

    logici posti in Z.4-5), e dal modello dellunit per partecipazione del genere alle sue differenze dallaltro18.

    (b) In una sezione successiva (1037b27-1038a9) si enuncia la soluzione al problema, ottenuta in due momenti successivi nello sviluppo dellargomentazione: (1) in ogni definizione, la serie di differenze che ai aggiunge al genere pu essere ridotta ad una differenza soltanto. (2) Si pu eliminare il genere in modo da ottenere una definizione che si esaurisca nella differenza ultima. Su questo punto, si pu dare la seguente parafrasi del ragionamento aristotelico: o il genere semplicemente non esiste al di l delle sue determinazioni e, in questo modo, il problema stesso dellunit della definizione cadrebbe oppure il genere esiste meramente come materia. Ci comporta che ad esso sia assegnata unesistenza potenziale ed indeterminata, attualizzabile sono attraverso la determinazione conferita dalla differenza. Si suppone, dunque, che genere e differenza siano in qualche modo assimilabili a materia e forma, non se ne fonda rigorosamente la coincidenza.

    (c) Nella sezione finale (1038a9-35) si mostra come la validit della soluzione proposta dipenda, in larga misura, dalla correttezza del procedimento di divisione adottato. Accanto a questo, si intende fondare lunit della definizione sul fatto che essa si risolve nella differenza ultima, che non altro se non la sostanza e leidos della cosa che si deve definire.

    Lincipit del capitolo ne circoscrive gli intenti. Aristotele intende far passare di livello le conclusioni raggiunte negli

    An. Post. in merito al problema di cui si detto nel paragrafo precedente: perch ununit ci che viene

    formulato in un discorso che chiamiamo definizione? Quando diciamo che la definizione di uomo animale-

    bipede, perch animale-bipede ununit? Dopo un esame critico del metodo partecipativo se assunto come

    strumento per la comprensione dellunit del definito (1037b8-27), Aristotele si serve del metodo diairetico per

    rispondere ai problemi in precedenza sollevati (1037b27-1038a5).

    Allesigenza di criticare il meccanismo partecipativo come soluzione valida ed efficace al problema dellunit

    del definito si accompagna un tentativo di rispondere alla questione dellunit, questione mediata dallesigenza di

    sfruttare in ogni modo il metodo diairetico, pur lasciando aperta la possibilit di utilizzare altre soluzioni. Credo che

    nelle intenzioni di Aristotele il punto fosse il seguente: la diairesi o almeno la dicotomia non deve mai

    appoggiarsi ad una metafisica sottostante che si ponga come ultimativa nella resa della realt (per questo motivo

    il metodo diaretico non pu mai essere un metodo di scoperta e di dimostrazione). Il che coerente con il tema

    fondamentale in Z.12, ossia lanalisi del meccanismo metafisico di base che consenta allo scienziato di risalire al

    18 Questa sezione indubbiamente problematica in quanto non immediatamente perspicuo il concetto di partecipazione che Aristotele ha in mente e come questo possa essere messo in relazione con lunit accidentale appena trattata. Credo si possa supporre che il termine sia usato nel senso tecnico con cui usato nei Topici (anche Frede-Patzig (Aristoteles Metaphysik Z, C.H. Becksche Verlags buchhandlung (Oskar Beck), Mnchen 1988, trad. di N. Scotti Muth, Il libro Z della Metafisica di Aristotele, Vita e Pensiero, Milano 2001): il concetto di partecipazione consiste nel poter applicare al partecipante il concetto del partecipato: Top. IV.1,121a11-12). Frede-Patzig precisano che luomo partecipa dellanimale in quanto le caratteristiche dellanimale sono proprie anche delluomo, mentre non vale la relazione inversa. Se si accetta questa premessa, allora il ragionamento potrebbe essere il seguente: il genere pu accogliere la definizione delle differenze appunto perch partecipa di esse. Pur essendo diviso in varie specie dalle differenze contrarie, il genere mantiene la medesima relazione con ciascuna delle sue differenze e per questo dovrebbe partecipare di esse. Ma ci impossibile perch il genere non pu simultaneamente accogliere la definizione di differenze contrarie (1038b18-21). In questi termini, dunque, verrebbe distinta lunit per partecipazione dallunit accidentale. Una lettura alternativa fatta propria da Ross (Aristotles Metaphysics, revised text, introduction and commentary by W.D. Ross, Clarendon Press, Oxford 1924, ad loc.) secondo cui il termine partecipare va inteso in senso non tecnico, applicabile a tutti i casi in cui un soggetto gode di una propriet: Ross intende far fronte a queste difficolt supponendo che [] attributo e partecipazione, vengano qui impiegati come sinonimi, e si fa forte di ci con un rimando a Z.4,1030a13-14. Non per affatto certo che il significato ivi attribuito a pathos e metoche sia equivalente [] E anche se Ross avesse ragione, rimarrebbe pur sempre la difficolt che, secondo la sua interpretazione, Aristotele applicherebbe il modello ousia-attributi anche allunit delloggetto della definizione e si vedrebbe ostacolato a fare ci solamente dal fatto che, nel caso di animale bipede tale relazione non sussiste - e anche se sussistesse, il caso di differenze multiple provocherebbe comunque delle difficolt insormontabili di altro tipo. Ma, siccome Aristotele, come si pu evincere dalla parte restante del capitolo, intende promuovere fra genere e differenza una relazione molto pi stretta che fra ousia e attributi, questa interpretazione non risulta comunque convincente, (Frede-Patzig 2001: p. 377). Luso invocato da Ross senzaltro pi vicino a quello presente in H.6, tuttavia si pu aggiungere che questa lettura comporterebbe per il genere una sorta di reificazione venendo assimilato a qualcosa di concreto secondo una procedura sottesa a molte delle argomentazioni di Z.14 ed in linea con la concezione platonica del genere. In questo senso, forse, agli occhi di Ross il modello per partecipazione sarebbe ottenuto per generalizzazione rispetto a quello dellunit accidentale, tuttavia non senza pesanti concessioni al platonismo.

  • 18

    primo principio, quel principio che spiega la costituzione delle cose e che al tempo stesso il principio delle

    dimostrazioni. Non sembra qui in questione la possibilit di usare o meno la diairesi per giungere a questo

    principio; invece in questione il rigetto di quelle posizioni che giustificano luso di questa procedura

    appellandosi a ragioni attinenti ad una fondazione metafisica interna alla procedura stessa.

    Tutta la sezione iniziale pu essere interpretata alla luce di quanto si ora detto. Vale la pena di soffermarsi su

    un punto. La mossa iniziale di Aristotele porsi il problema dellunit di animale-bipede confrontando animale e

    bipede con i due termini che formano il composto accidentale uomo bianco. A questo punto non ci si deve far

    fuorviare. Aristotele sembra voler percorrere la via delle Categorie per giungere ad una soluzione del problema:

    dice infatti che, se lesempio fosse assimilabile al caso di uomo e di bianco, essi sarebbero molti e non uno in

    quanto solo linerenza del bianco alluomo e la correlativa posizione di uomo come soggetto, giustificano lunit

    della coppia di termini. Ma non sta dicendo questo per mostrare che in qualche modo esiste una soluzione al

    problema dellunit della definizione nellontologia categoriale e che da questa bene cominciare. noto che la

    differenza sfugge alle catene di inerenza e di predicazione: correlare la differenza di un soggetto alla qualit di un

    soggetto una mossa non molto astuta se lontologia di riferimento resta quella delle Categorie. Il richiamo alla

    differenza non pu che avere un significato metafisico: invero, poco dopo si introduce il concetto di partecipazione

    il genere non sembra partecipare delle differenze (1037b18) che indubbiamente il retaggio platonico su cui

    viene operato quel rovesciamento che genera il concetto stesso di inerenza. Linerenza linverso della

    partecipazione. Affiancare il caso delluomo bianco a quello dellanimale bipede significa aprire uno spazio logico per

    far confluire implicitamente i risultati degli An. Post. nel dettato metafisico, in perfetto accordo con la

    dichiarazione iniziale. Una definizione per molte differenze dotato di piedi, bipede, implume, etc. uno dei

    risultati di cui si deve vagliare la coerenza sul piano metafisico proprio in termini di unit.

    Detto ci, la sezione centrale quella per noi costruttiva. Avere piedi indubbiamente una differenza di

    animale; nel procedimento di divisione la differenza successiva deve essere una differenza dellanimale che ha piedi

    in quanto ha piedi e per questo qualunque affermazione sugli animali di questo tipo deve necessariamente essere

    riferita ed implicare il possesso dei piedi (dire che alcuni sono piumati mentre altri sono implumi non sarebbe per

    nulla informativo). Si dovr opportunamente dividere la classe dei dotati di piedi in animali con le dita separate e

    animali con le dita unite perch queste sono differenze del piede. Questa procedura andr ripetuta fino a quando

    non si incorrer nella differenza ultima: cosa avremmo ottenuto? Un numero di specie di piede proporzionale alle

    differenze riscontrabili in natura, e tante specie di animali forniti di piede quanti saranno le differenze. Lultima

    differenza proprio la sostanza della cosa e ne costituisce la definizione, a meno di non incappare in inutili e

    ridondanti ripetizioni.

    La definizione cos intesa formata da un genere e da una differenza, ma il genere non pu essere inteso come

    elemento indipendente - essendo in certa misura la materia che, proprio ad opera della differenza, individua la

    specie. Sostenere che il genere non un elemento eterogeneo rispetto alle differenze implica che la differenza

    atta a dividere il genere sia una specificazione di quella differenza che costitutiva del genere stesso. Come si

    detto, nel genere dei viventi dotati di piedi, lessere bipede si pone come differenza proprio perch contiene gi in

    s lelemento identificante del genere: avere i piedi. La differenza ultima, racchiudendo il continuum delle

    differenze che si diparte dal genere (che in questa implicato), sar la sostanza della cosa in quanto ne costituisce

  • 19

    la definizione. Sul piano teorico, solo considerando le molteplici differenze in potenza nel genere primo sar

    possibile ottenere una definizione per singola differenza. Anche in questo contesto si rende evidente lesistenza

    di una definizione delluniversale senza per questo dover concludere che anche loggetto della definizione sia

    universale (il genere (animale) pu infatti corrispondere alla considerazione in universale del sortale di base).

    Abbiamo una nozione non pi primitiva di universale, in modo da articolare quella stipulazione di partenza che

    viene enunciata in An. Post. I.4, 73b26-27: con universale si intende quel predicato che appartiene ad un soggetto

    in ogni caso, in se stesso ed in quanto tale. Identificare le relazioni coestensive tra differenze che scaturiscono dalle

    divisioni significa identificare immediatamente gruppi di soggetti che esibiscono quelle differenze: questo stesso

    processo non altro che una progressiva restrizione operata allinterno di classi di predicati universali, restrizione

    che pu essere come un progressivo avvicinamento alle determinazioni essenziali che dicono la sostanza nella sua

    determinatezza come ha rilevato J. G. Lennox (2001) questo tipo di procedura primariamente allopera

    nellHA. Poniamo di dover analizzare il genere naturale degli uccelli: piume, becco, ali piumate sono tutti

    caratteri propri (PA IV.12, 692b10-693a26) che possono essere intesi come universali commisurati del genere

    rispetto ai quali lessere sanguigni, alati e capaci di volare sono tutte determinazioni di pi ampia estensione che

    rientrano parimenti nellessenza di uccello sottoforma di una particolare combinazione (An. post. II.13, 96a24-b14).

    Invero, proprio questa combinazione di determinazioni nellessenza delluccello in quanto uccello che ne

    necessita la peculiare forma dellessere-bipede. Come ha rilevato J. G. Lennox, tra universali commisurati vi una

    priorit esplicativa di mo