20
- TEORIA DEI COLORI - 1 DA: GOETHE, "LE TRAI TE DES COULEURS " ED. TRIADES, PARIS, 19 73 - TEORIA DEI COLORI - 2 PREFAZIONE E NOTE DI RUDOLF STEINER La prefazione è un estratto del libro "Le opere scientifiche di Goethe" di Rudolf Steiner (1883). Per una comprensione migliore riferirsi al libro stesso.

Goethe_note Teoria Dei Colori

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

1

DA: GOETHE, "LE TRAI TE

DES COULEURS "

ED. TRIADES, PARIS, 19 73

- TEORIA DEI COLORI -

2

PREFAZIONE E NOTE DI RUDOLF STEINER La prefazione è un estratto del libro "Le opere scientifiche di Goethe" di Rudolf Steiner (1883). Per una comprensione migliore riferirsi al libro stesso.

Page 2: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

3

NOTE ALLA PREFAZIONE DI GOETHE

P1 - Goethe non vuole dire qui che la natura della luce ci resta inaccessibile, e che vi tocchiamo un limite della conoscenza, ma soltanto che noi non dobbiamo ridurre la luce ad alcune formule concettuali astratte o a delle rappresentazioni dì movimenti meccanicì, e che bisogna vedere in essa la vita all'opera nei fenomeni colorati. Noi non dobbiamo cercarla al di là e isolata dai colori che appaiono come i suoi effetti, ma in essi e con essi.

P2 - La "natura tutta intera" non significa qui la

somma delle cose naturali, ma l'essenza, l'idea della natura. Questa essenza è concepita come agente ed efficace in ogni fenomeno isolato. Bisogna soltanto che noi afferriamo il fenomeno isolato nella giusta prospettiva, al di là del suo aspetto esteriore, penetrando nell'interiorità della cosa perché la natura si sveli come totalità efficace. Goethe si pone qui molto al di sopra delle scienze moderne della natura, che si limitano allo studio dell'insieme dei fenomeni.

P3 - Ogni oggetto naturale è isolato soltanto perché è

limitato nello spazio e nel tempo; ma in lui è la natura tutta intera che si esprime. Per i sensi, per la facoltà di rappresentazione, esistono un numero infinito di oggetti, ma per la ragione esiste una sola natura che prende forma visibile in una infinita diversità.

P4 - Tutti i termini qui enumerati sono quelli per i

quali cerchiamo di stabilire i rapporti tra i fatti che ci appaiono isolati, in modo tale che l'edificio della natura si presenta agli occhi dello spirito come una totalità, e che il sensibile venga sempre più a coincidere con il razionale.

- TEORIA DEI COLORI -

4

P5 - L'osservazione della natura deve farsi con ironia, cioè dobbiamo fare chiarezza sui rapporti che il nostro spirito e i suoi concetti hanno con gli oggetti naturali.

Si quid novisti rectius istis Candídus impertí; si non, his hutere mecum!

(Se sai qualcosa di più giusto di questo

è con buona fede che te ne ho fatto partecipe, se no,serviti come me di queste riflessioni.)

davide
Ogni oggetto naturale è isolato soltanto perché è limitato nello spazio e nel tempo;
davide
ma in lui è la natura tutta intera che si esprime.
davide
esiste una sola natura che prende forma visibile in una infinita diversità.
davide
L'osservazione della natura deve farsi con ironia, cioè dobbiamo fare chiarezza sui rapporti che il nostro spirito
davide
e i suoi concetti hanno con gli oggetti naturali.
Page 3: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

5

La luce e lo spirito - che governano una la fisica e l'altro l'etica -

sono le massime energie indivisibili che si possano pensare.

Goethe : "Aforismi".

- TEORIA DEI COLORI -

6

Si vera nostra sunt aut falsa, licet nostra per vitam defendimus. Post fata nostri puerí, qui nunc ludunt, nostri judices erunt.

(Se la nostra verità fosse falsa, è così che la si

giudicherà, anche se noi la difendessimo con la vita. Dopo di noi, i bambini che oggi giocano, la giudicheranno.)

NOTE ALL'INTRODUZIONE

I 1 - Nella concezione goethiana del mondo, la natura si crea nell'uomo gli organi grazie ai quali essa può apparire nel suo supremo rigoglio. Senza l'occhio, la natura non apparirebbe. Ciò che, nella natura, è fondato secondo il suo essere, si crea nell'uomo gli organi adeguati al fine di essere percepibile ai sensi.

I 2 - Il "mistico d'altri tempi" è Jacob Bdhme. Nella

sua concezione teosofica profonda dell'uomo, egli considera l'essere come strettamente unito all'essenza del mondo stesso, tanto che le forze all'opera all'infuori di noi, nell'universo, sono ugualmente attive in noi. Secondo Bdhme, noi riconosciamo l'origine delle cose perché abbiamo un'affinità con questa origine. Il passaggio al quale Goethe si riferisce qui si trova in "Aurora" (cioè: aurora al levarsi, madre della filosofia): "Come l'occhio dell'uomo giunge fino all'astro in cui ha avuto la sua origine, così anche l'anima vede l'essere divino nel quale vive: Poiché l'anima riceve il suo tormento dalla natura, e nella natura sono il male e il bene, e l'uomo si è gettato nella ferocia della natura, così come l'anima è insudiciata di peccati in ogni giorno e in ogni ora, la conoscenza è solo frammentaria poiché la ferocia della natura regna anche nell'anima..."

Page 4: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

7

I 3 - Luce ín quiete, cioè possibilità di sentire il campo visivo come pieno di luce.

I 4 - Nella sua unicità, la luce non può essere

spiegata, bisogna conoscerla nel suo rapporto con la materia, con gli oggetti; solo allora possiamo conoscerla.

I 5 - Goethe attribuiva importanza al fatto che

fossero formulate in modo identico nei diversi capitoli della fisica le idee generali, i termini che ci servono a rappresentarci i fenomeni.

- TEORIA DEI COLORI -

8

TEORIA DEI COLORI

Nota al § 1 . - Goethe vede nei colori fisiologici ìl fondamento di tutta la Teoria dei Colori; dunque nei colori, la causa dei quali non deve essere cercata in alcuni processi obiettivi, ma nella natura stessa dell'organo visivo. Ciò si basa su una sua irrefutabile convinzione secondo cui noi possiamo percepire un oggetto del mondo che ci circonda soltanto se questa percezione è preformata nei nostri organi. Il mondo non ci apparirebbe colorato se l'occhio non potesse produrre lui stesso i colori in virtù della sua natura. (Vedi Introduzione) Goethe cerca dunque inizialmente di stabilire in quale misura l'occhio possa produrre colori da se stesso. E soltanto sulla base di questa ricerca che si può intraprendere con successo di stabilire i processi obiettivi che provocano nell'occhio la percezione dei colori. Tuttavia si avrebbe torto di credere, poiché Goethe attribuisce una tale importanza ai colori fisiologici o soggettivi, che egli abbia negato il carattere oggettivo della percezione del colore. Un errore della nostra epoca, che fa ricadere tutta la scienza in un materialismo, è di non ammettere come oggettivi che i fenomeni meccanici (che sì svolgono nel tempo e nello spazio). Certo, è vero che la sensazione del colore non diverrebbe cosciente se la natura del nostro organo visivo non potesse essa stessa crearla; ciò vuol dire soltanto che noi dobbiamo essere in grado di ricreare i processi fondati nel funzionamento obiettivo del mondo per fare di questo mondo in sé un mondo per noi. In ogni soggetto umano, il mondo, da oggettivo diventa precisamente soggettivo. Concepire la percezione e la conoscenza come la ricreazione interiore del mondo oggettivo, e situare questa idea fondamentale alla base di ogni studio scientifico, è un progresso dovuto segnatamente agli studi filosofici di Kant.

Page 5: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

9

Nota al § 4. - Trattando di argomenti di morfologia in Goethe, noi abbiamo già avuto l'occasione d'attirare l'attenzione sul modo in cui egli considera le anomalie, cioè le deviazioni delle norme regolari naturali, e come ne tragga profitto dal punto di vista scientifico. Ogni difformità, ogni aberrazione è per lui dovuta allo sviluppo di una struttura regolare, ma in un senso esclusivo. Quando un processo naturale che dovrebbe inserirsi in un insieme sfugge a questo, diviene indipendente e prolifera, dà luogo a tali anomalie. Esse non sono naturalmente contrarie alla regola, ma fanno difetto le controforze che le manterrebbero entro i limiti necessari. Invece di partecipare a un'attività comune, esse agiscono per conto loro. Ma è anche in questo che risiede la loro utilità scientifica. Esse mettono in risalto ciò che contribuisce al processo naturale, e le forze che entrano in interazione. Per acquistare una conoscenza delle cose, il saggio è a tutta prima obbligato a dissociare ciò che è un insieme nella natura. Per le malformazioni e le anomalie, la natura diventa l'ausiliaria della conoscenza presentandoci una realtà che altrimenti noi possiamo soltanto rappresentarci.

Nota al § 6 - La sensazione del nero è un'impressione positiva, non è l'assenza di tutte le sensazioni. Con gli occhi chiusi, abbiamo una rappresentazione ben definita dell'estendersi del campo visuale nero, che va fino al limite della distanza che la vista può coprire. Noi non applichiamo la sensazione del nero alle parti dello spazio che la posizione dei nostri occhi non permette loro di vedere. Questo ci giustifica a concepire che il nero è uno stato dell'organo visivo, benché questo stato sia prodotto da un'assenza totale di luce. (Conf. Helmholtz: "Ottica fisiologica"). Il nero è la sensazione dell'oggetto fisico non luminoso.

- TEORIA DEI COLORI -

10

Nota al § 8. - Secondo Goethe, il fondamento di ogni percezione di colore è la possibilità per l'occhio di trasmettere di primo acchito due sensazioni totalmente opposte l'una all'altra: l'assenza e la presenza della luce come tale, cioè fatta astrazione da ogni considerazione qualitativa. Nell'attívítà visiva, queste due sensazioni sono in un rapporto d'interazione vivente.

Nota ai § 16-17. - Questi fenomeni sono stati raggruppati sotto il termine di irradiazione. Essi possono essere tutti riassunti dal fatto che le superfici fortemente illuminate appaiono più grandi di quanto non siano in realtà, mentre le superfici attigue sembrano essere rimpicciolite nella stessa proporzione. Il fenomeno è particolarmente distinto quando si copre la metà di una superficie con una carta bianca, l'altra con una carta nera, e su questi due campi si colloca in alto una banda nera e in basso una banda bianca della stessa larghezza (vedere la figura qui di fianco). La banda bianca sembrerà più larga della nera, e in modo sorprendente. Hermann Welcker ha pubblicato su questi fenomeni uno studio notevole: "Dell'irradiazione e di qualche altro fenomeno visivo", Giessen 1852. Egli li spiega mediante il fatto che ciascun punto luminoso non produce sulla retina un punto immagine, ma tutta una zona di dispersione luminosa, così che la luce sembra superare i limiti reali di una superficie chiara.

Page 6: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

11

Nota al § 18. - Nell'opera citata, Welcker nota con ragione che Goethe non ha in nessuna parte espresso il suo accordo con questa ipotesi, e che non lo si può assolutamente attaccare su questo punto, come Plateau ha fatto nel suo libro Uber Irradíation. L'inizio del § 19 mostra pertanto molto chiaramente che Goethe non desiderava prendere posizione sull'aspetto anatomico di questa questione.

Nota ai § da 19 a 30. - I fenomeni descritti qui sono chiamati in ottica fisiologica "immagini consecutive". Questi del paragrafo 20 sono chiamati, presso Briicke, immagini consecutive "positive", perché il chiaro e lo scuro vi sono ripartiti come sull'oggetto osservato stesso; mentre al contrario dal § 29 sono chiamati immagini consecutive "negative" perché in rapporto all'oggetto stesso, la ripartizione del chiaro e dello scuro è invertita.

Nota ai § 31 e 32. - La spiegazione data qui da

Goethe, è stata recentemente riconosciuta di nuovo come giusta da Fechner. L'immagine consecutiva positiva si forma perché l'eccitazione persiste nell'occhio dopo la prima impressione; quando sopraggiunge la fatica, i punti della retina anteriormente toccati dalla luce si attenuano, e per questa ragione sono più debolmente eccitati degli altri; ciò che prima era chiaro diviene scuro.

Nota ai § 33 e 34. - Bisogna qui sottolineare

particolarmente che Goethe non voleva emettere un'ipotesi di anatomia, ma stabilire un fatto ideale. È commettere un errore grossolano in materia scientifica lo sbarazzarsi di tali fatti ignorandoli. Il materialismo crede di poter eliminare tutti i processi d'ordine spirituale superiore negandoli.

- TEORIA DEI COLORI -

12

Nota al § 36. - Goethe chiama fenomeno la percezione di un processo naturale del quale bisogna ricercare anche le condizioni nella natura; quando produciamo noi stessi queste condizioni e così il processo appare come conseguenza delle misure che abbiamo preso, abbiamo a che fare con un'esperienza. L'esperienza è di più grande valore scientifico, perché i rapporti di causa ed effetto sono in esso perfettamente distinguibili. Innalzare il fenomeno al rango di esperienza è per Goethe il compito inerente alla scienza dell'inorganico.

Nota al § 38. - L'idea qui espressa da Goethe non è

eliminata, ma tutt'al più lasciata da parte, quando si spiega che essendo stata vista una figura nera su fondo grigio, e poi tolta, la retina che nel punto corrispondente si trovava in riposo sarà in seguito più vivamente eccitata dal fondo grigio che le resta, essendo già affaticata. Poiché la maggiore sensibilità della retina dopo il riposo è precisamente la caratteristica della vita. Al posto di concetti astratti e vuoti di rilassamento e di fatica, Goethe pone l'idea vivente, cosa che lo innalza ben al di sopra di un approccio intellettuale del soggetto. Solo gli spiriti creatori sono capaci di trasformare in idea la conoscenza acquisita dall'esperienza.

Nota ai § da 39 a 46. - Tutte 1e immagini

consecutive di questa natura mostrano questa regressione lenta e accompagnata da produzione di colori; benché non ancora spiegato anatomicamente, il fenomeno mostra che l'insieme dello spettro, compresa la porpora, è preformato nell'occhio.

Page 7: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

13

Nota ai § 48 e 49. - I fenomeni qui menzionati possono essere facilmente riprodotti con l'aiuto dell'apparecchio di Ndrremberg. Si pongono due quadri sistemati l'uno dietro l'altro, e si colloca sul quadro posteriore un disco dipinto con differenti colori. Lo si fissa fino a che l'occhio sia stanco, a questo punto si fa cadere uno schermo bianco situato nell'altro quadro sul disco, in modo da coprirlo interamente. Si vedono allora le immagini delle figure nei colori complementari.

Nota al § 50. - Si può qui utilizzare la nostra figura

della nota al § 816; i colori saranno quelli diametralmente opposti.

Nota al § 54. - Un'esperienza molto singolare

appartenente a questa serie è stata compiuta da Wheatstone nel 1845. Quando una forte luce bianca cade su dischi blu sui quali sono state dipinte figure rosse, e si imprime a questi dischi un movimento di andirivieni, le figure sembrano muoversi. Questo fenomeno prova che l'effetto di persistenza nell'occhio è di differente durata secondo il colore. Poiché il movimento apparente è possibile solo se la persistenza nell'occhio è più lunga per un colore che per l'altro. Un'altra esperienza per dimostrare ciò può essere condotta con il diploscopio di Schaffgotsch: un disco è dipinto metà in rosso, metà in verde. Lo si guarda allora da due tubi, in modo che un occhio veda solo il rosso e l'altro solo il verde. Quando si fa poi girare il disco rapidamente, l'occhio che prima vedeva il rosso, vede il verde, e viceversa.

Nota al § 56. - I fenomeni descritti sono raggruppati

sotto la denominazione di colori contrastanti simultanei. Nota al § 60. - I tre colori fondamentali sarebbero:

rosso, giallo e blu.

- TEORIA DEI COLORI -

14

Nota al § 62. - Le ombre colorate hanno attirato molto presto l'attenzione di Goethe. Leggiamo negli "Annali" che dal 1770 egli aveva preso nota di un libro che trattava questo soggetto. Si legge(3,da 13 a 15): "Dissertazione sulle ombre colorate di M. Beguelin. Hist. De l'Académie Roy. Des Sc. Et beli. Lett. Anno 1767, Berlino". Delle due lettere a Jacobi (19 luglio e 18 novembre 1793) risulta ch'egli si occupava in quel momento di uno studio di H.F.T.: "Osservazioni sulle ombre colorate a Parigi 1782", e che stava scrivendo egli stesso in quel momento un articolo su questo soggetto. Sembra che questo articolo sia pervenuto nel 1796 a Sbmmering. Ma Goethe scrisse allora che voleva soltanto raccomandare di fare le esperienze, e che doveva rimandare a più tardi il suo giudizio su questi fenomeni; vediamo così che le opinioni qui formulate si sono formate più tardi.

Nota al § 65. - Siano L ed L' due luci, K un oggetto

le ombre (S ed S') saranno proiettate su uno schermo. Facendo passare la luce L attraverso un vetro colorato in rosso (g), la luce rossa si estende su tutto lo schermo, salvo la parte occupata dall'ombra S. L'ombra S sarà dunque ugualmente colorata di rosso. L'ombra S' al contrario, apparirà verde, cioè nel colore complementare del rosso. Questo fenomeno si trova alla base di tutti quelli che Goethe ci presenta a proposito delle ombre colorate.

Page 8: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

15

Nota al § 74. - Successivamente Goethe ha molto discusso della natura delle ombre colorate con Eckermann (Vedi Entretien del febbraio 1829). Quest'ultimo aveva espresso alcuni dubbi sul fatto che le ombre colorate sarebbero realmente e unicamente di natura soggettiva. Egli credeva di vedere, per esempio, delle ombre blu anche là dove non era visibile alcuna superficie colorata di giallo. Goethe stesso avrebbe a metà concesso a Eckermann di avere ragione. (Cfr.Entretien del febbraio 1829).

Nota al § 75. -L'escursione invernale sullo Harz è del

1777. Il bel poema "Viaggio invernale nello Harz" (Harzreise im Winter) vi si riferisce, come anche il commentario che Goethe ha scritto nell'anno 1820, dove dice: "La splendida apparizione delle ombre colorate al sole che tramonta è descritta in dettaglio nel mio Trattato sulle ombre colorate al paragrafo 75." Probabilmente vi si riferiscono anche i versi seguenti, estratti dal poema menzionato: "...con il mattino dai mille colori tu gli ridi nel cuore..."

Nota ai § 89 e 90. - Goethe qui non dice altro che ciò

che oggi ammettiamo come giusto, sapendo che un punto luminoso produce sulla retina non l'immagine di un punto, ma tutto un cerchio. L'occhio riceve di conseguenza un'immagine che supera i limiti reali dell'oggetto. Gli oggetti sembrano allora circondati da un bordo supplementare, ed è questo che chiamiamo alone.

Nota al § 93. - Più una luce è intensa, meno l'alone

prodotto è visibile. Anche la luce elettrica appare all'occhio strettamente limitata.

Nota all'Appendice - Goethe cominciò a lavorare a questo capitolo nel 1806 (vedi anno 1806) dopo aver terminato i lavori sui colori fisiologici.

- TEORIA DEI COLORI -

16

Nota ai § da 111 a 113. - La non-percezione del blu non è che un caso particolare del daltonismo. Esistono persone alle quali manca ogni sensazione di colore; esse non conoscono il mondo che nelle gradazioni di chiaro e scuro. Ma succede anche che la facoltà di percezione faccia difetto soltanto per una delle tre sensazioni fondamentali. Si distinguono per conseguenza daltonici del rosso, del verde e del violetto. Goethe fu uno dei primi ad esplorare questo campo. Egli vi fu probabilmente indotto in virtù del suo personale principio di sapere che le anomalie ci rivelano più nettamente le leggi fondamentali. Le esperienze che lo portarono alle opinioni qui espresse furono da lui condotte nel corso dell'anno 1798. Fu Schiller che scoprì inizialmente che la confusione dei colori presso alcune persone era dovuta all'impossibilità di percepire il blu (vedere anche gli Annali per il 1798). Sembra che in quel momento, le esperienze fossero state condotte in collaborazione con Schiller. Il soggetto studiato era allora un certo Gildemeister, studente a Iena. Goethe riconobbe una conferma alle sue convinzioni in una lettera che ricevette 1'11 gennaio 1811 dal dottor Brandis, medico personale del re di Danimarca e cavaliere dell'Ordine di Danebrog. Costui scriveva: "Io mi trovo continuamente nella situazione di acuanoblepsia che voi descrivete. Ho già molto spesso causato alla mia cara moglie delle piccole contrarietà quando vedevo rosa i suoi nastri o i suoi vestiti, mentre erano blu chiaro. Ho anche acquistato per questa singolarità un certo diritto di cittadinanza nella letteratura. il defunto M. Murray non mi ha perdonato di non aver saputo distinguere il vero colore dell'olio di ricino in una dissertazione che aveva coronato con un premio..." La rappresentazione schematica di cui è questione è così facile a riprodurre che possiamo dispensarcene.

Page 9: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

17

Nota al § 135. - Sulla sviluppo del senso dei colori, vedere l'eccellente lavoro del Dr Magnus "Lo sviluppo del senso dei colori nella storia". Leipizig 1877.

Nota al titolo. - Goethe pone in qualche modo l'ultimo anello alla parte concernente i colori fisici nel 1806, dopo essersi occupato di studiare i colori per 12 anni senza interruzione (Vedere gli Annali del 1806). "I colori fisici richiesero a loro volta la mia attenzione. L'osservazione dei mezzi e delle condizioni che determinavano la loro apparizione esigeva la messa in opera di tutte le forze del mio spirito." E qualche riga dopo: "Con l'impressione, noi eravamo arrivati fino ai 13° foglio della prima parte e fino al 4° foglio della seconda, quando il 14 ottobre la più grande delle disgrazie si abbatté su di noi e minacciò di distruggere irrevocabilmente le carte messe affrettatamente al sicuro." Egli scrisse nel 1805: "Alcuni quaderni redatto della Teoria dei Colori mi furono restituiti dopo la sua morte (di Schiller)." Risulta da queste righe che Goethe studiava la natura dei colori da lunghi anni, che rettificava dei dettagli, e che nel 1806 il lavoro era sufficientemente avanti perché potesse affrontare la redazione che ne avrebbe costituito un insieme, e la pubblicazione.

Nota al § 136. - Nel senso goethiano del termine, i

colori fisici sono quelli che, al contrario dei colori fisiologici, hanno per origine dei processi esteriori, materiali. Essi sono dunque la conseguenza di certi fenomeni nella natura oggettiva, materiale, e spariscono non appena questi fenomeni cessano. Essi non sono dunque la proprietà dei corpi nella natura, ma fenomeni secondari che accompagnano quelli del mondo dei corpi. E in ciò si distinguono dai colori chimici, che devono essere concepiti come una qualità dei corpi naturali. Questi sono un dato del tutto invariabile, mentre i colori fisici sono processi, qualcosa in divenire (Vedere anche § 137).

- TEORIA DEI COLORI -

18

Nota al § 137. - Essi hanno un debole grado di realtà in più perché esistono al di fuori dell'organo visivo e sono dunque presenti al di là del processo di percezione, cosa che non avviene per i colori fisiologici.

Nota al § 138. - Possiamo osservare per esempio lo

spettro solare soggettivamente, cioè facendo pervenire i suoi raggi direttamente nell'occhio dopo che hanno attraversato un prisma - oppure facendoli cadere su uno schermo bianco, dunque proiettandoli oggettivamente e studiandone questa proiezione.

Nota al § 139. - Ciò che importa qui sono le

condizioni esteriori che fanno apparire la luce come colorata. Il colore è fisico soltanto nella misura in cui la sua esistenza è determinata da queste condizioni.

Nota al § 140. - La catottrica tratta della riflessione

della luce. Goethe chiama colori parottíci i fenomeni provocati dalla diffrazione della luce. La diottrica tratta della rifrazione. I colori epottíci sono quelli che si riproducono alla superficie di un oggetto e vi persistono più o meno a lungo.

Nota al § 141. - Questa osservazione ci mostra che per Goethe, e conformemente alla filosofia tedesca, l'obiettivo principale della scienza è di saper sviluppare un fenomeno a partire da un altro al quale è unito da una legge.

Nota al § 143. - L'apparizione di un colore diottrico è

determinata dall'interazione della luce con una materia trasparente.

Nota ai § 150 e 151. - In questi due paragrafi. Goethe

formula quello che chiama il "fenomeno primordiale" del colore: la luce, vista attraverso un mezzo torbido, dà il giallo - le tenebre, viste attraverso un mezzo illuminato, danno il blu.

Page 10: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

19

Nota al § 162. - La luce riflessa dal legno nefritico o

di sandalo è blu; questo fenomeno è oggi attribuito alla fluorescenza (Cf. Annali di Paggendorf XLVI, pag. 247).

Nota ai § da 175 a 177. - Goethe formula qui la sua

opinione sul vero compito della scienza. Quelli che noi percepiamo direttamente nella natura con l'aiuto dei nostri sensi, sono fenomeni che dipendono dalle condizioni più svariate. Modificandone una o alcune, il fenomeno si modifica di conseguenza. Si tratta allora di determinare quando questa modifica è secondaria, di poca importanza, e quando è essenziale. Tutti i fenomeni che una modifica delle condizioni colpisce solo accessoriamente e che rivelano per questo una parentela fra di essi, ci orientano verso un fenomeno primordiale - o fondamentale - sul quale riposano tutti e che è l'espressione di una legge naturale. Spetta dunque all'uomo di scienza di riunire una tale serie di fenomeni che sono la modifica di un fenomeno fondamentale provocata unicamente dalla modifica delle condizioni determinanti. Questo fenomeno di base è la legge naturale oggettiva. Nessuna spiegazione della natura può andare al di là dei fenomeni primordiali. È un grave errore il credere di poterli dimostrare o spiegare. Supponendo che si pervenga a dimostrare l'esistenza dell'atomo nel mondo, non si potrebbe alla fine esprimere l'azione di un atomo su di un altro che mediante un fenomeno primordiale. Sarebbe dunque preferibile di non vedere costantemente del dilettantismo nella profondità con la quale Goethe affronta la natura; egli si distingue dalla scienza moderna precisamente per lo stretto rigore filosofico col quale elabora concetti e metodo. Neppure la filosofia può andare al di là dei fenomeni primordiali; essa non ha altro obiettivo che di sciogliere in questi fenomeni primordiali, constatati dallo studioso, il legame ideale che li collega. Mentre lo studioso riunisce i fenomeni affinché appaia in essi il fenomeno primordiale, il filosofo riunisce i fenomeni primordiali affinché appaiano in essi le idee racchiuse nella natura.

- TEORIA DEI COLORI -

20

Nota al § 181. - Lo stato dei fatti di cui Goethe parla qui è esattamente il seguente: i nostri sensi non ci propongono che elementi giustapposti isolati fianco a fianco. L'intelletto e la ragione hanno per fine di stabilire i rapporti fra questi frammenti. Ogni scienza riposa sulla necessità di discernere la parentela interna di tutto ciò che appare ai sensi sotto forma di fatti isolati che nulla riunisce fra loro.

Nota al § 184. - È per questo che una luce che passa

per un tal mezzo e che cambia direzione è detta rifratta Nota a l § 187. - Sia ABCD un recipiente e abcd dei

raggi di sole che illuminano interamente la parete CD, ma non il fondo BC. Quando si riempie d'acqua il recipiente fino a MN, i raggi solari partono da questo livello MN e prendono la direzione indicata dalle linee tratteggiate.

Nota al § 188. - Quando il recipiente ABCD è vuoto,

l' occhio si trova in "a", può vedere la parete AB, ma non il fondo BC. Quando lo si riempie d'acqua fino a MN, il punto B' è rifratto in C' e perviene all'occhio. Poiché l'occhio vede sempre un oggetto nell'ultima direzione che prendono i raggi luminosi provenienti dall'oggetto, ma non a una distanza più grande della distanza reale che separa la sorgente luminosa dall'occhio, quest'ultimo vede il punto B' in B' ' , vede dunque il fondo interamente ríalzato.

Page 11: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

21

Nota al § 196. - Il fenomeno descritto era per Goethe decisivo, poiché egli si diceva: Se il fenomeno dello spettro prismatico fosse dovuto a una decomposizione della luce da parte del prisma, si dovrebbe vedere ugualmente colorata attraverso il prisma una superficie bianca.

Nota al § 199 e 200. - Si osservano le esperienze qui

indicate quando si guarda un disco bianco su fondo nero attraverso un vetro convesso o attraverso un vetro concavo.

Nota al § 216. - I fenomeni spiegati non sono

essenzialmente che una ripetizione di quelli descritti nel “Contributi all'ottica” del 1791 e 1792.

Nota al § 223. - Sia AB uno specchio, ab un'immagine. I raggi riflessi da AB sono rifratti in tale maniera che seguono la direzione segnata dalle rette ao'a, bpb', bp' b'' . Si vede che a causa della riflessione dovuta da una parte alla parete anteriore, dall'altra dalla parete posteriore dello specchio, si formano due immagini che coincidono parzialmente.

- TEORIA DEI COLORI -

22

Nota al § 239. - La figura ABCD è spostata dal prisma in modo tale che appaiano un'immagine principale e un'immagine secondaria. La faccia A'' A' B'' B' è un chiaro su fondo scuro, e appare dunque blu, per D'' C'' D' C' è l'inverso, ragione per cui si vede apparire del giallo.

Nota al § 246. - Il caso descritto si produce quando le frange non si ricoprono al centro, cosicché l'immagine principale sussiste.

Page 12: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

23

Nota al § 263. - Qui si manifesta in tutto il suo rigore l'opposizione fra Goethe e i Newtoniani. Essi spiegano che differenti colori hanno gradi diversi di rifrangibilità, cosicché il rosso subisce il minino, il violetto al contrario ìl massimo spostamento; Goethe stima che lo spostamento più o meno pronunciato delle figure di colori differenti proviene dalle modifiche del bordo della figura che fanno sì che una parte di essa è oscurata, mentre l'altra guadagna in luminosità. Se ci raffiguriamo schematicamente i sei colori del prisma, dobbiamo rappresentarci che il rosso, visto attraverso il prisma, appare con una frangia rossa e una blu. Ma la frangia blu tratteggiata formerà con il rosso un'ombra indistinta, così come il rosso sembrerà spostato nella direzione della freccia. Il risultato è inverso per il blu. Questa circostanza fa sì che i diversi colori sembrano avere un grado differente di rifrangibilità. Il nostro disegno mostra esattamente come le diverse immagini colorate appaiono dopo la rifrazione in differenti punti, così che dopo la rifrazione ogni colore deve avere un posto determinato nello spettro. - A partire da ciò si possono spiegare nel senso di Goethe gli spettri discontinui. Essi, si sa, sono dovuti a gas incandescenti. Questi ultimi emanano una luce colorata che è loro propria. Questa, dopo la rifrazione, apparirà in un punto determinato (come è stato dimostrato); al contrario i corpi solidi o liquidi, dai quali emana una luce non colorata, mostreranno uno spettro perfetto (continuo). Goethe spiega così i fenomeni dell'analisi spettrale: il colore corrispondente a una sostanza determinata appare, dopo il passaggio attraverso il prisma, particolarmente chiaro, perché l'oscuramento del suo ambiente lo deve fare apparire più vivo. Ne risulta la possibilità dì determinare una sostanza dal suo spettro. Il colore corrispondente a un corpo prende, secondo la fine del paragrafo, una "luminosità più brillante".

- TEORIA DEI COLORI -

24

Nota al § 292. - L'ottica newtoniana interpreta il fatto di cui Goethe parla qui dicendo che nei differenti tipi di vetro, l'intensità della rifrazione non è proporzionale alla dispersione. Un prisma di vetro di crown avente un angolo di rifrangenza più piccolo di un prisma di vetro di flint può essere condotto ad avere lo stesso potere di dispersione di quest'ultimo, ma un potere rifrangente non uguale, ma maggiore di questo. Se dunque una luce bianca attraversa questa combinazione di prismi, il secondo (di vetro di flint) sopprime certamente la dispersione dei colori che aveva provocato il primo (di vetro di crown), ma non la loro deviazione. È su questo fatto che poggia la possibilità di costruire dei cannocchiali acromatici. Goethe è naturalmente portato a dire che il vetro di flint produce un fenomeno colorato di un terzo più intenso del vetro di crown.

Nota al § 303. - Da quanto dice qui, sembra che

Goethe non si sia servito dell'apparecchio chiamato eliostato, grazie al quale si possono far cadere i raggi del sole in una camera oscura secondo una direzione fissa. Si compone di uno specchio la cui posizione è regolata da un movimento d'orologeria di modo che i raggi sono riflessi in una direzione costante.

Nota al § 309. - Quando si concepisce il sole come

un'immagine, non si può parlare di un parallelismo perfetto dei raggi anche nel caso di una minima apertura. Poiché si produce necessariamente in un'apertura 0 un incrocio dei raggi.

Page 13: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

25

Nota al § 310. - La fisica materialista confonde molto frequentemente le linee aggiunte mentalmente ai fenomeni con delle forme di fenomeni obiettivamente presenti. La luce segue una direzione determinata. Noi possiamo materializzare questa direzione mediante linee sul foglio. Ma se usiamo queste linee come se fossero oggetti reali, noi sostituiamo la forma dei fenomeni con una finzione.

Nota al § 315. - Goethe vede nel rosso un bianco intensificato.

Nota al § 318. - Abbiamo qui indicato il percorso seguito dai raggi luminosi. L'immagine ab è vista in AB dopo doppia rifrazione. È l'immagine soggettiva. Quella obiettiva sarebbe a3b3 e sembrerebbe spinta verso l'alto.

- TEORIA DEI COLORI -

26

Nota al § 325. - È precisamente molto importante per Goethe di non considerare il colore prismatico come qualcosa di finito, di completo, ma come un fenomeno che si modifica con il concatenamento delle condizioni che lo determinano. Per lui, il rosso non esiste in sé, è un processo, un fenomeno; non è contenuto nel bianco nella realtà, cosa che ne farebbe un componente di questo, non c'è nel bianco che la possibilità di farvi apparire il colore con procedimenti esteriori.

Nota al § 340. - Goethe esige espressamente che il

fenomeno che si produce qui sia afferrato nel suo divenire, e non in un punto unico sotto la sua forma stabilizzata.

Note ai § 350 e 351. - Ciò si deduce direttamente dal

nostro schema della nota al § 318. Nota al § 352. - Goethe mostra qui come,

sopprimendo le condizioni che provocano nella luce l'apparizione dei colori, si sopprime anche il fenomeno colorato. Quando i margini reintegrano l'immagine, questo fenomeno sparisce.

Nota al § 361. - Elaborare una nozione astratta della

luce non è affatto conforme al modo di rappresentazione proprio a Goethe, il cui spirito si muove sempre in un ambito di realtà concreta. Egli doveva necessariamente attribuire alla luce una realtà concreta, piuttosto che ideale. Dì conseguenza, questa luce non poteva generare i colori che ingaggiando battaglia con la materia. Poiché in effetti, dal momento che la si rappresenta come composta da diverse qualità luminose,non è più possibile di concepire la luce stessa come un elemento concreto.

Page 14: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

27

Nota al § 374. - È dunque necessario, al momento

della riflessione, che lo spazio illuminato dalla luce riflessa sia contiguo a uno spazio scuro.

Nota al § 389. - (Vedere nota al § 199) Colori

parottici. - Quando guardiamo una superficie illuminata molto fortemente di modo tale che un corpo opaco interposto fra il nostro occhio ed essa la dissimuli in parte, il bordo di questo corpo appare scavato, come se la luce ne avesse ritagliato una piccola porzione. Per molto tempo si è attribuito questo fenomeno (23, 26) a una sorta di attrazione esercitata dalla materia sulla luce. Negli Annali del 1806. Goethe nota: "Si è negato nei colori parottici il fenomeno di flessione, e si è dedotta la presenza di striature colorate da quella di luci doppie."

Nota al § 392. - "Che i bordi del sole producano

ciascuno la propria ombra, è ciò che appare e fu ben confermato nel corso di un'eclisse anulare di sole." (Annali del 1806)

Nota al § 429. - In fisica si chiamano la maggior

parte delle volte colori epottici i colori dei foglietti sottili. Li si rapporta oggi al principio d'interferenza. Goethe prende interesse a questi colori subito dopo aver cominciato ad occuparsi di ottica. Nella "Campagna dì Francia" (1792), riferisce che nel corso di un viaggio sull'acqua, a Coblenza, questo capitolo gli apparve in una luce del tutto nuova. Troviamo nel suo Giornale alla data del 12 gennaio 1798: "Pomeriggio, studio dei Colori, ciò che concerne i colori ottenuti per pressione."

- TEORIA DEI COLORI -

28

Nota al § 486. - I colori chimici sono propriamente le sostanze colorate per l'influenza della luce. Mentre nei colori fisici il colore esiste come tale, ma solamente finché sussistono le condizioni che lo producono, nei colori chimici la materia appare sotto forma dí colore. Per questo fatto il colore è fissato, il suo apparire non è più dipendente da certe condizioni, ma unicamente dalla presenza della luce.

Nota al § 491. - Alcali è un termine impiegato in

chimica più frequentemente in passato di oggi; designava le basi: potassio, sodio, litio, ammoniaca.

Nota al § 492. - Ddbereiner, per esporre il rapporto degli acidi e delle basi con le colorazioni e i dati calorici, ha schizzato la seguente tabella:

rapporto acido materia calda doppio rapporto

rapporto acido materia luminosa

fuoco

chiaro (bianco) doppio rapporto

scuro (nero)

torbido

(grigio)

giallo Blu

verde

rosso Indaco

violetto

porpora

(Vedi la "Chimica e Stechiometria", Iena 1819)

Page 15: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

29

Nota al § 506. - La calce ferruginosa è l'ossido di ferro.

Nota al § 507. - La "terra d'allumina" è l'allumina

allo stato bruto, una lignite mescolata con argilla e pirite. Nota al § 508. - Lo stato regulin di un metallo è

quello in cui appare vergine e non mescolato con altre parcelle.Quando vi si mescolano queste parcelle differenti dalle quali deve essere isolato, lo si chiama minerale.

Nota al § 511. - Per ossidazione, Goethe intende

sempre la combinazione del metallo con l'acido che dà un sale. Nota al § 514. - Il massicot è un ossido di piombo.

L'etiope di cui parla Goethe è l'etiope minerale, miscuglio di mercurio e di fiore di zolfo. Il turbitto è il solfato mercurio basico.

Nota al § 529. - L'oriana è un colorante giallo-rosso,

il cartamo un colorante rosso estratto dai petali della ginestra dei tintori.

Nota al § 542. - Il camaleonte minerale è un

manganato di potassio. Si può ossidare dando il permanganato di potassio, ed è nel corso di questo processo che si produce il cambiamento di colore che gli ha valso il suo nome.

Nota al § 543. - L'inchiostro simpatico è una

soluzione diluita di cloruro di cobalto; è di colore rosa. Nota al § 617. - Nell'accedere dei processi chimici

dall'inorganico al regno dell'organico, Goethe vede un'intensificazione di ciò che non è più determinato dalle sole forze chimiche, ma è ugualmente sottomesso alle leggi che regolano l'organizzazione. La chimica appare in qualche modo a un livello superiore.

- TEORIA DEI COLORI -

30

Nota al § 636. - Come per le piante, Goethe considerava che per gli animali, la presenza della luce è come indispensabile per un insieme colorato superiore.

Nota al § 657. - Goethe si proponeva di seguire la

legge della metamorfosi attraverso tutte le fasi della vita organica. Tuttavia, non ha esposto di questo lavoro che una parte piccolissima.

Nota al § 662. - Il colore elementare è un elemento isolato. Ma Goethe considera l'organico come interamente organizzato, fin nelle sue minime fibre; bisogna quindi che i colori siano stati inglobati nell'organizzazione, e che siano divenuti assolutamente un'unità superiore.

Nota al § 667. - Benché Goethe abbia nettamente

destinato all'uomo un posto nella serie naturale delle organizzazioni, egli non ne ha comunque misconosciuto la natura superiore, cosa che testimonia l'ampiezza potente delle sue vedute sulla natura. Perché su questo punto si è doppiamente peccato. Da una prospettiva, isolando completamente l'uomo dalla serie delle creature naturali, e attribuendogli empiricamente una tutt'altra origine di quella degli altri esseri viventi; dall'altra prospettiva, vedendo in lui unicamente un essere organizzato,e non allo stesso tempo spirituale. Ciò che fu dimenticato è che essendosi l'essere del mondo manifestato in lui sotto la sua forma più pura, l'uomo si è potentemente elevato al disopra della sua origine empiricamente identificabile.

Nota al § 675 (264). - Circa il legame entro lo spettro

luminoso e lo spettro calorico, vedere la nostra Introduzione. Nota al § 679. - Circa il rapporto fra lo spettro

luminoso e lo spettro chimico, vedere la nostra Introduzione. Quarta sezione VEDUTE GENERALI INTERNE

Page 16: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

31

Nota al § 690. - Se si pensa che in un antico stadio di civilizzazione i popoli avevano un senso del colore molto più imperfetto del nostro oggi, di modo che non distinguevano che il chiaro e lo scuro ove noi percepiamo oggi dei colori, bisogna ben ammettere anche che numerose superfici debolmente colorate non ci appaiono ancora che come una semplice sfumatura di chiaro. Gladstone ha ben dimostrato, poggiandosi sullo studio che aveva effettuato di Omero, che i Greci percepivano i colori dell'arcobaleno solo parzialmente. (Vedi: "Il senso dei colori" di W.E. Gladstone, primo ministro di Gran Bretagna, 1858).

Nota al § 695. - Per Goethe, la fisica nel suo insieme

doveva poggiarsi sul contrasto. Secondo lui, la natura procede per contrasti che sono inclusi in un'unità superiore. Tali contrasti sono presenti, per esempio, negli effetti magnetici, elettrici, ecc.

Nota al § 697. - Goethe definisce qui un'unità fisica,

ma nella quale i composti in quanto tali sono spariti. Mostra di nuovo, in questa maniera, la sua avversione per la concezione grossolana fondata sui sensi che crede che i componenti debbano essere realmente contenuti nel composto. Il materialismo assolutamente non si rappresenta che molti elementi semplici possano fondersi in un tutto superiore e sparirvi completamente, tanto da non esservi più presenti in quanto tali.

Nota al § 708. - Il contrasto che esiste nella natura

fisica è precisamente la dualità in quanto tale. Noi percepiamo qui una cosa, là un'altra. È solamente quando lo spirito penetra più avanti che percepisce nella dualità un'unità superiore, un tutto che precisamente si esprime soltanto mediante contrasti.

- TEORIA DEI COLORI -

32

Nota al § 716. - Goethe fissa qui in modo molto preciso quello che è il compito del fisico e quello del filosofo. Il primo si deve muovere solamente nell'ambito dei fenomeni. Poiché in essi la natura si esprime direttamente. Il suo compìto è dì ricondurre i fenomeni derivati ai primordiali. Quando ha raggiunto questo fine, il fisico di per sé deve ritenersi soddisfatto. Pensiamo qui alle parole di Goethe (Massime in Prosa, 1049): "Noi avvertiamo davanti ai fenomeni primordiali, quando si rivelano ai nostri sensi, una specie di timore che arriva fino all'angoscia. Gli uomini che vivono con i sensi si rifugiano nello stupore." - Qui il fisico abbandona il problema. Egli fornisce un certo numero di fenomeni primordiali che il filosofo deve prendere in mano. Soltanto là inizia il suo lavoro. Egli ha per compito di inserirli in una connessione spirituale, di modo che ci appaiano formanti un tutto uniforme. Se il fisico ci conduce verso i fenomeni primordiali, il filosofo ci guida verso l'idea.

Nota al § 717. - Vale a dire che al filosofo importa

maggiormente di avere una concezione della natura piuttosto che una conoscenza di fatti isolati.

Nota al § 719. - Non bisognerebbe dedurre da queste

righe che Goethe è indifferente alla concezione della natura del filosofo. A chi parla come al § 274, non si può attribuire una tale indifferenza. Ma è diverso per l'importanza che le teorie filosofiche devono avere per il fisico. Esse devono essere per lui le stelle che lo guidano nel suo studio dei fenomeni. E là anche delle vedute incomplete possono rivelarsi utili.

Page 17: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

33

Nota al § 720 (276). - Queste righe sono scritte del tutto nel senso di una lettera che parla della sua Teoria dei Colori, che Goethe ricevette da Hegel il 20 febbraio 1821, e nella quale è detto: "Posso ora parlare a Vostro Onore dell'interesse particolare che presenta per noi un fenomeno primordiale messo in luce in tal maniera che noi possiamo mettere un tale risultato a profitto per la filosofia? Quando in effetti noi abbiamo eseguito il nostro lavoro d'ostrica, il nostro grigio assoluto o tutto nero, orientandolo verso l'aria e la luce di modo che ne sia divenuto avido, noi abbiamo bisogno di finestre ove portarlo completamente alla luce del giorno... Qui i fenomeni primordiali di Vostro Onore ci sono di eccellente profitto; in questa penombra, spirituale e concettuale per la sua semplicità visibile o percepibile per la sua natura sensibile - i due mondi, la nostra opera astratta e l'esistenza apparente, si salutano."

Nota al § 721. - Goethe ha costantemente portato in

sé la coscienza di questo rapporto che aveva con la filosofia. Egli l'ha formulato in una forma particolarmente bella quando nel 1821 dedicò a Hegel un bicchiere che simboleggiava gli elementi essenziali della sua dottrina, con le seguenti parole:

All'assoluto si raccomanda con molto garbo,che sia amabilmente accolto,il fenomeno primordiale.

- TEORIA DEI COLORI -

34

Nota al § 722. - Sul rapporto di Goethe con la matematica vedere la nostra Introduzione al secondo volume delle "Opere Scientifiche". A colpo sicuro egli non disconosceva l'importanza di questa scienza per una comprensione esatta della natura, ma vedeva anche chiaramente che in quest'ultima regnano condizioni che bisogna da principio stabilire qualitativamente prima di sottometterle a un esame quantitativo al quale solo la matematica può procedere. I processi naturali sono il risultato di numerosi elementi agenti gli uni sugli altri e si modificano seguendo l'importanza più o meno grande di uno di essi; ma bisogna inizialmente stabilire quale azione esercitino gli uni sugli altri, ed è soltanto in seguito che si possono esaminare le gradazioni che dipendono dal numero e dalla quantità di questi elementi.

Nota al § 727. - Ciò che Goethe rivendica qui per sé,

lo considera assolutamente come un'esigenza generale della scienza. Vedere "Massime in prosa" 1007: "Il grande compito sarebbe di liberare le teorie matematico-filosofiche dalle parti della fisica che non fanno che ostacolare la conoscenza, invece di favorirla, e nella quale il metodo matematico, a causa dello sviluppo esclusivo della nuova formazione scientifica, ha trovato un'applicazione così falsa." - E 1010: "Dobbiamo riconoscere e confessare cosa è la matematica, in che cosa può servire maggiormente allo studio della natura; in quale punto, al contrario, non è al suo posto, e in quali pietosi errori la scienza e l'arte sono cadute utilizzandola a torto dalla loro rinascita."

Nota al § 730. - La teoria dei colori di Goethe si è

rivelata molto feconda nella pratica. A lui interessava sempre che lo spirito avesse finalmente un qualunque legame con la vita. "Non basta sapere, bisogna anche applicare; non basta volere, bisogna anche fare".

Page 18: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

35

Nota al § 732. - Vedere "Massime in Prosa", 810: "Nessun fenomeno si spiega da se stesso e per mezzo di se stesso; solo numerosi fenomeni raccolti, classificati metodicamente, danno infine qualcosa che potrebbe avere il valore di una teoria."

Nota al § 733. - Delle "nuove considerazioni": in

Goethe non si tratta mai di fenomeni, ma di una maniera di concepire le cose. Egli voleva comunicare al mondo, non una somma di fatti, ma un metodo per trattare dei fatti.

Nota al § 739. - "Massime in Prosa", 912: "Proprietà

fondamentale dell'unità vivente: scindersi, riunirsi, spandersi nel generale, fissarsi nel particolare, trasformarsi, specificarsi, e siccome il vivente si manifesta sotto mille condizioni, apparire e sparire, solidificarsi e fondersi, pietrificarsi e liquefarsi, dilatarsi e contrarsi."

Nota al § 740. - Goethe si rivela qui fautore del

metodo al quale ogni attitudine scientifica vera deve aderire, di saper partire dal semplice, cercare un altro elemento semplice da aggiungervi, e collegare i due in una unità superiore.

Nota al § 748. - A Goethe non piaceva che i

fenomeni fossero raggruppati secondo semplici analogie esteriori. "Io considero altrettanto utile che gradevole la comunicazione per analogie; il caso analogo non si vuole imporre, non vuole dimostrare nulla; esso si oppone a un altro senza collegarsi ad esso. Molti casi analoghi non si riuniscono in serie coerenti: sono come una buona compagnia che stimola sempre, piuttosto che dare." (Massime in Prosa, 752) - Se dunque egli permette che per analogie si comunichi qualche cosa e lo precisa. Goethe non le considera come scientificamente giustificate. È per questo che i rapporti che si cercava di stabilire tra il colore e il suono non sono mai stati per lui altro che un gioco senza valore.

- TEORIA DEI COLORI -

36

Nota al § 751. - È nella natura della lingua che in

questo senso non possa essere che simbolica. Nella maggior parte dei casi, le parole sono state create in rapporto ad oggetti diversi da quelli ai quali noi le applichiamo nel lavoro metodico. È anche per questo che noi non possiamo rendere una cosa che per mezzo di numerose espressioni che la descrivono, avvicinandola in qualche modo da numerosi lati.

Nota al § 752. - Queste righe contengono di nuovo

un deciso rifiuto del materialismo, come abbiamo già esposto nella nota al § 269. Goethe va anche così lontano che preferisce, per esprimere dei fenomeni naturali, servirsi di forme di linguaggio che noi utilizziamo per la vita morale, piuttosto di formule matematiche e meccaniche, perché queste ultime favoriscono esageratamente una concezione grossolanamente materialista delle cose.

Nota al 5 757. - Cìò che Goethe sì propone dì fare

quì, non è niente meno che una classificazione sistematica dei fenomeni primordiali, dunque un quadro per lo meno schematico della filosofia della natura.

Nota al titolo. - Le pagine che seguono sono una "Estetica del colore" alla quale niente può essere paragonato, quanto alla finezza dell'osservazione e dell'esposizione, nell'insieme della letteratura estetica.

Nota al § 764. - I colori che Goethe classifica qui dal

lato Più sono detti abitualmente anche "caldi", mentre quelli dal lato Meno: verde, blu e violetto, sono chiamati "freddi".

Nota al § 775. - Il rosso è il primo colore che il

bambino impara a distinguere, il blu l'ultimo.

Page 19: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

37

Nota al § 804. - Il vivente è una totalità che si vuole manifestare universalmente. Ne consegue che quando uno dei suoi stati passa solo al primo piano, quello che gli è opposto si sforza ugualmente di manifestarsi. Un effetto omogeneo, che basta a se stesso, non può riposare che su questa attività simultanea. Nota al § 809. - Queste righe saranno concretizzate dalla figura a fianco. I colori riuniti da linee (diametri) si richiamano reciprocamente, e visti uno accanto all'altro presentano un tutto armonioso.

Nota al § 816. - Le combinazioni alle quali questo

testo fa allusione sono dunque,dalla figura a fianco, le seguenti:

Giallo-blu Giallo-porpora Verde-Blu-rosso Verde-giallo-rosso Blu-porpora Blu-rosso-giallo-rosso

- TEORIA DEI COLORI -

38

Nota al § 817. - L'elemento caratteristico risiede

precisamente nel fatto che un qualunque elemento isolato si libera del tutto e conferisce così all'oggetto sul quale appare un'impronta particolare. Nell'elemento caratteristico risiede ciò per cui un essere si distingue dagli altri che gli sono affini e della stessa specie.

Nota al § 826. - Se si guardano le due figure

precedenti si notano immediatamente le combinazioni appartenenti a questa categoria:

Giallo - giallo-rosso Giallo-rosso - porpora Porpora - blu-rosso Blu-rosso - blu Blu - verde Verde giallo. Nota al § 863. - Il colore isolato rappresenta qualche

cosa d'incompleto, d'incompiuto. E in questo senso esso non è conforme all'idea. L'artista, che porta in sé il sentimento della totalità dell'idea, avverte questo carattere incompiuto.

Nota al § 878. - Goethe vede l'organico organizzato

fino nelle sue più infime parti, di modo che in arte, tutto è da lui sentito fino ai minimi dettagli. Per questo nel colorito della carnagione, ogni colorazione,ogni sostanza è elevata a una sfera superiore dalla forma, dall'organismo.

Nota al § 887. - Il caratteristico esige che un tratto sia

sottolineato. Ma da questo fatto gli altri sfumano, e la totalità artistica è dissociata. Ma quando tutti i dettagli hanno una parte uguale, il caratteristico si perde. È sostituito da un insieme omogeneo e più maestoso. Qui si apre da una parte la vista della grandezza classica e calma, dall'altra quella di una deviazione che termina nell'insulsaggine e nell'uniformità.

Page 20: Goethe_note Teoria Dei Colori

- TEORIA DEI COLORI -

39

Nota al § 900. - Effettivamente, la Teoriarattato dei

Colori di Goethe ha goduto della stima generale dei pittori.

Nota al § 917. - Goethe distingue rigorosamente l'allegoria dal simbolo. La prima cerca di esprimere un concetto mediante un fenomeno percettibile dai sensi. Operazione che ha sempre qualcosa di arbitrario, di fortuito. Il simbolo invece cerca un fenomeno sensibile isolato che, in quanto tale, esprime già l'idea. E veramente, noi percepiamo l'infinito nel finito.