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LE LESIONI CARTILAGINEE: INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO E TERAPEUTICO
A cura di F. Priano e D. Rosa 2002 Springer ed.
IMAGING
NELLA PATOLOGIA CARTILAGINEA
Guelfi M., Gambaro A., Priano F.
INTRODUZIONE
La cartilagine articolare è cartilagine ialina che, grazie al suo elevato
contenuto idrico e alla sua struttura macromolecolare, permette uno
scorrimento delle superfici articolari quasi senza attrito ed è capace di
sopportare carichi enormi (1-2).
Le cause più comuni di danno alla cartilagine articolare sono : l’artrosi,
primitiva o secondaria, e le fratture osteocondrali, entrambe esitano in un
danno permanente della cartilagine che ne annulla le sue caratteristiche di
scorrevolezza e resistenza (3).
Allo studio delle lesioni cartilaginee si è sempre dedicata con grande
interesse la radiologia, le tecniche di imaging storicamente impiegate nello
studio della cartilagine articolare sono: la radiografia convenzionale,
l’artrografia, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica.
L’avvento della RMN ha fatto tramontare tutte le tecniche, anche di largo
impiego ma invasive (artrografia, artroTC) mentre altre si mantengono
ancora utili (Rx); quindi parlando di imaging nello studio della patologia
articolare è utile ricordare tutte le tecniche storicamente utilizzate
esaminandone le caratteristiche, i pregi, i difetti e le cause che sono state
alla base del loro tramonto.
TECNICHE DI INDAGINE
La radiologia convenzionale è il primo esame da eseguire nelle lesioni
acute e croniche della cartilagine articolare, anche se è incapace a
visualizzare direttamente la cartilagine è sempre attuale e non deve essere
trascurata per le preziose informazioni indirette che ci può fornire; inoltre è
una indagine a basso costo, di semplice esecuzione e con bassa esposizione
a sorgenti ionizzanti, non è assolutamente un’indagine obsoleta ma il primo
approccio nell’iter diagnostico di una lesione osteocondrale o artrosica.
La radiografia dopo iniezione intra-articolare di mezzo di contrasto, o
artrografia, consente una visione diretta della cartilagine e di suoi danni, si
può eseguire con un solo mezzo di contrasto idrosolubile o con lo stesso
mezzo di contrasto e aria per distendere l’ambiente articolare e creare una
immagine più precisa della superficie articolare e di eventuali lesioni
cartilaginee, questa seconda metodica è preferita a quella ad un solo mezzo
di contrasto perché più precisa e definita; i limiti maggiori dell’artrografia
sono rappresentati dalla limitatezza della area visualizzata, dall’invasività e
dal rischio di reazioni secondarie alla somministrazione del mezzo di
contrasto, l’avvento di tecniche non invasive, di più rapida esecuzione e di
miglior visualizzazione topografica dell’area indagata ha, da tempo,
pensionato questa metodica.
La tomografia computerizzata non consente una diretta visualizzazione
della cartilagine se non dopo iniezione di mezzo di contrasto, in questo
caso è possibile uno studio approfondito anche di articolazioni complesse
quali quelle del ginocchio, della caviglia e del gomito; presenta gli stessi
problemi di invasività e di tollerabilità della artrografia, anch’essa è
scarsamente impiegata al giorno d’oggi.
L’avvento della risonanza magnetica computerizzata, con il suo superiore
contrasto nello studio delle parti molli e le capacità di studio multiplanare,
è stato la risoluzione di molti problemi nell’imging della cartilagine
articolare, infatti la RMN può fornire, in modo non invasivo, informazioni
sia morfologiche che biochimiche sullo stato della cartilagine. Le
informazioni morfologiche fornite dalla RMN includono sia le lesioni
focali o diffuse della cartilagine che possono anche essere evidenziate da
altre tecniche, ma invasive, quali l’artroscopia e comunque la RMN ci
fornisce informazioni quali lo spessore, il volume e la morfologia
tridimensionale della cartilagine; le informazioni biochimiche sono
rappresentate dalla possibilità di conoscere il contenuto di acqua, di
proteoglicani, di collageno e di sodio; la conoscenza di queste ulteriori
informazioni è di grande utilità nella comprensione della affezione e quindi
nella scelta del trattamento. Fig. 1 a , b ( a:1070az – b:1070ba)
ASPETTO DELLA CARTILAGINE NORMALE IN RMN
La conoscenza dell’aspetto della cartilagine normale è di fondamentale
importanza per comprendere l’aspetto delle lesioni; nei primi studi sulla
cartilagine furono trovati diversi tipi di intensità di segnale da investigatori
diversi, questi aspetti differenti erano dovuti a differenti parametri di
acquisizione che modificano il tipo di intensità di segnale della cartilagine,
in particolare la risoluzione, il peso in T1 e T2 e l’orientamento della
cartilagine Fig.2 ( 1,4 ). In studi più recenti è stato osservato che la
cartilagine articolare ha una intensità di segnale uniforme, simile al
muscolo, quando viene usato un tempo di eco breve (<10 msec.) per le
sequenze pesate in T1 ( 1,4,5,6 ) Quando si utilizza una RMN ad alta
risoluzione spaziale con sequenze T2 pesate si ottiene una sottile lamina di
bassa intensità di segnale che corrisponde alla zona superficiale di
scorrimento, questa zona è costituita da un sottilissimo strato di collageno
ad alta densità con un basso contenuto d’acqua sulla superficie cartilaginea,
subito sotto a questa zona si ha una regione ad alta intensità di segnale che
corrisponde alla rimanente zona tangenziale e alla zona di transizione, la
successiva sottostante lamina a bassa intensità di segnale corrisponde alla
zona radiale, qualche volta si osserva una sottile banda di segnale ad
intensità intermedia nella zona radiale profonda; la banda di segnale a bassa
intensità che si osserva più profondamente corrisponde alla cartilagine
calcifica (1,4).
DANNI CARTILAGINEI E RMN
Sia le sequenze pesate in T1 che in T2 sono utili per lo studio di lesioni che
interessino la morfologia della superficie cartilaginea perché la cartilagine
ha una alta intensità di segnale rispetto al liquido articolare nelle immagini
in T1-pesate e bassa intensità di segnale relativamente al liquido sinoviale
nelle sequenze in T2-pesate; danni alla cartilagine articolare della rotula
sono stati diagnosticati, con sequenze in T2-pesate, con sensitività del
48%-100%, specificità del 50%-96% e accuratezza del 52%-81%.
(7,8,9,10)
Le sequenze in T2-pesate con tecnica fast Spin- Echo, di più recente
introduzione, consentono l’acqusizione di immagini con un notevole
incremento di efficienza dovuto ad un più rapido tempo di acquisizione
dell’immagine e ad un incremento del rapporto segnale/disturbo. (11,12)Le
sequenze pesate in T1 e T2 con soppressione del grasso hanno dimostrato
di incrementare l’accuratezza della valutazione della cartilagine, la
soppressione del grasso incrementa la possibilità di poter apprezzare le più
piccole variazioni di intensità del segnale stesso anche negli stadi iniziali di
condropatia. (1-8-11-13-14) Le sequenze con soppressione del grasso
eseguite nei piani coronali e assiali sono attualmente considerate il metodo
non invasivo più accurato e più rapido per la diagnosi di lesioni cartilaginee
traumatiche o degenerative e per la loro stadiazione, lo studio nei piani
coronale e assiale offre una visualizzazione della cartilagine
sufficientemente ampia da fornire una sensitività e una specificità elevata
per i danni cartilaginei; in particolare l’uso di sequenze tridimensionali con
soppressione del grasso gradient-echo hanno dimostrato accuratezza del
91%, sensitività del 86% e specificità del 97% nella diagnosi delle lesioni
cartilaginee. (1-15). Fig. 4-5-6-7
L’artro-RMN Fig.3 con mezzo di contrasto paramagnetico iniettato in sede
intra-articolare viene usata per aumentare la sensibilità della metodica nella
detezione dei danni cartilaginei, in particolare di grado iniziale,
l’accuratezza diagnostica di questa metodica è dell’88% (1,16) , la sua
diffusione è limitata per l’invasività, le possibili reazioni allergiche al
mezzo di contrasto e per lo scarso vantaggio in accuratezza diagnostica
rispetto la tecnica senza mezzo di contrasto.
IMAGING NELL’ARTROSI
La malattia artrosica è una patologia di larga diffusione, interessa fino al
10%-15% della popolazione di età compresa tra i 25 aa. e i 74aa. (3, 17),
può colpire una o più articolazioni, la degenerazione articolare avviene con
alterazioni metaboliche che determinano assottigliamento della cartilagine
articolare e alterazioni ossee e periarticolari quali osteofiti, sclerosi
dell’osso subcondrale, cisti subcondrali, corpi liberi intraarticolari.
L’esame elettivo è quello radiografico che facilmente mette in evidenza le
alterazioni sopra descritte, va eseguito nelle proiezioni standard per
l’articolazione da esaminare e in particolari proiezioni specifiche per
singoli distretti articolari; sotto carico per gli arti inferiori, specie ginocchio
e caviglia finalizzate a valutare l’asse dell’arto in stazione eretta; proiezione
postero-anteriore in ortostasi del ginocchio in flessione di 45° o proiezione
di Rosemberg (3, 18). Le proiezioni specifiche sono finalizzate ad una
migliore valutazione dell’interlinea articolare, per quanto riguarda il
ginocchio deve essere valutata nel punto di carico massimo come appunto i
condili femorali nella zona di contatto quando il piede appoggia a terra e
questo avviene quando il ginocchio è flesso di circa 45°.
L’impiego della RMN può avere una sua utilità nelle forme iniziali di
artrosi specie per evidenziare eventuali sofferenze biologiche dell’osso
subcondrale quali l’osteonecrosi.
IMAGING NELLE LESIONI TRAUMATICHE
Dobbiamo innanzi tutto dire che esistono due differenti tipi di lesioni
traumatiche della cartilagine articolare: un tipo è rappresentato dalle
fratture delle epifisi che si estendono anche all’articolazione (fratture
articolari) il secondo tipo è rappresentato da lesioni della cartilagine
prodotte da forze di taglio capaci di provocare lesioni superficiali della
cartilagine, che possono interessarne tutto lo spessore o solo una sua parte
(fratture condrali), oppure lesioni della cartilagine e di una porzione
superficiale dell’osso subcondrale (fratture osteocondrali) Fig. 8-9.
Fratture articolari
Sono fratture che solitamente interessano l’osso spongioso delle epifisi e
che si estendono fino all’ambiente articolare coinvolgendone la cartilagine.
I segmenti maggiormente interessati sono le dita, il polso,il capitello
radiale, l’epifisi distale dell’omero, il piatto tibiale e il calcagno, l’esame
Rx mette in evidenza solo la frattura dell’ossso sottostante la cartilagine
articolare il cui danno è presunto solo in base all’interessamento della linea
subcondrale, solitamente l’esame Rx sottostima il danno cartilagineo
perché non può evidenziare le fratture condrali che sempre si associano in
questo tipo di lesione; la RMN evidenzia invece sia le fratture dell’osso che
quelle della cartilagine articolare.
Fratture condrali e osteocondrali
Questo tipo di lesione è dovuto a forze di taglio che sollecitano la
cartilagine articolare durante un trauma con movimento di rotazione o di
lussazione , la cartilagine può essere danneggiata solo nel suo spessore,
allora avremo una frattura condrale, mentre nelle fratture osteocondrali si
assiste ad un interessamento anche dell’osso sub condrale. I migliori
esempi di questo tipo di patologia sono rappresentati dalla lussazione della
rotula o scapolo-omerali, durante la quale si può verificare un distacco
condrale o osteocondrale della faccetta rotulea mediale o della porzione
laterale del condilo femorale esterno Fig.8-9 o della cartilagine glenoidea
Fig.10 per le lussazioni scapolo-omerali, e le gravi distorsioni della tibio-
tarsica Fig. 12 a-b con frattura condrale dell’angolo supero-mediale del
domo astragalico. Nei casi con interessamento dell’osso sub-condrale il
quadro Rx può essere già dimostrativo Fig. 11 in quanto si evidenzia la
lesione ossea, nel caso di distacchi osteocondrali della rotula la radiografia
in proiezione assiale di Merchant è quella che meglio evidenzia questo tipo
di lesione. La RMN è ovviamente indispensabile per evidenziare e
quantificare anche le lesioni delle parti molli, capsula e legamenti, che si
associano sempre in questi traumi, consente inoltre di visualizzare
eventuali distacchi cartilaginei semplici che non sono visibili con il
semplice esame Rx.
CONCLUSIONI
L’esame radiografico continua ad essere la metodica di primo approccio
nell’imaging delle lesioni cartilaginee, ci può fornire importanti notizie sia
dirette che indirette, viene utilizzato anche per seguire l’evoluzione della
lesione nel tempo. La l’artroTC è una buona metodica, specie in
articolazioni complesse, consente di evidenziare bene lesioni condrali
compresi corpi liberi articolari, i limiti sono rappresentati dalla invasività e
dal rischio di reazioni allergiche al mezzo di contrasto.
La RMN è sicuramente la metodica più completa nell’imaging della
cartilagine, Fig. 13–14 l’evoluzione tecnologica che consente tempi più
rapidi di acquisizione delle immagini, i software di nuova generazione,
insieme ad elaboratori più potenti con sentono di eseguire sequenze sempre
più sofisticate e più adeguate allo studio della cartilagine (19) che
consentono di evidenziare lesioni di piccole dimensioni della superficie
cartilaginea (grado 1 ICRS) che erano fino a poco tempo fa di esclusivo
(14) appannaggio della artroscopia.
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