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domenica 3 aprile 2016 anno 6 numero 16 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO Inter Sport & Spettacolo Torino EPPUR SI MUOVE

N 16 2016 inter torinoweb

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domenica 3 aprile 2016 anno 6 numero 16 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO

Inter

Sport & Spettacolo

TorinoEPPUR S I MUOVE

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domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it2

INTER (4-2-3-1)

Arbitro: Marco Guida di Torre Annunziata

STADIO

TORINO (3-5-2)

Padelli;Maksimovic, Jansson, Moretti;

Zappacosta, Acquah, Vives, Baselli, Bruno Peres;Belotti, Maxi Lopez

MEAZZA ORE 20.45

InterAllenatore Allenatore

Sandro Mazzola

HandanovicD’ambrosio, Miranda, Murillo, Nagatomo;

Brozovic, Medel;Eder, Palacio, Perisic;

Icardi

Torino

RobertoMancini

GiampieroVentura

Parola al Baffo Io, vecchio cuore granataSe a Buffon l’Allianz Arena

evoca brutti ricordi, ben otto gol nelle ultime due

partite, il nostro calcio ne esce rotto in egual misura in que-ste due partite tinte d’azzurro. La Nazionale ha fotografato lo stato del calcio italiano, anche se attenzione a giudizi appros-simativi, poiché l’Europeo sarà un’altra cosa. Sono dell’idea che non è del tutto negativo aver rimediato una strigliata così pesante. La storia ci rimanda a situazioni simili. Vi ricordate il Mondiale del 1982? E quello del 2006? Risalire dalle ceneri è la nostra specialità, speriamo che sia così anche questa volta, nonostante interpreti e tem-pi siano così diversi. Nel 1982 Bearzot lasciò a casa Pruzzo e Beccalossi e insistette con Pao-lo Rossi, nel 2006 Lippi lasciò a casa Cassano. In quei Mondiali vinse la sorpresa: chi immaginò che, prima Bergomi e Oriali e poi Grosso e Materazzi, riusci-rono a essere i veri mattatori di quelle nazionali? Ecco perché i carneadi vari schierati in cam-po da Conte non devono essere prodighi di allarmismi troppo enfatizzati. Tornando alla no-stra Milano, non più tanto da bere, Inter e Milan sono all’ago-gnata rincorsa di un modo per salvare la stagione. I nerazzurri devono arrivare terzi, per dare un senso al loro campionato, mentre i rossoneri devono vin-cere la Coppa Italia, se vogliono dare lustro al proprio blasone. I Mancini-boys, questa sera, affrontano il Torino tra le pro-prie mura, per proseguire i loro sogni. La vittoria è prioritaria, altri risultati non sono conce-piti nella testa di Mancini che sta progettando una strategia vincente contro i suoi detratto-ri. Il tecnico di Jesi, se entrerà in Champions, sarà scagiona-to da tutto e sarà immortalato come l’allenatore più adatto per la panchina, forse, più difficile della Serie A. In caso contrario, sarà gettato nelle ortiche come il suo predecessore (Mazzarri), che per un paio d’anni ha fatto da parafulmini a un club trop-po superficiale nel gestire alcune situazioni. A Bergamo il Milan affronta una squadra che è tor-nata alla vittoria due settimane fa, dopo quattordici turni. I ros-soneri non vincono da oltre un mese. Un motivo che non può passare inosservato.

Quando c’è Inter-Toro mi batte sempre più for-te il cuore. Da

una parte mi viene in mente il mio papà, con i colori gra-nata, dall’altra il mio pensiero va alla sponda nerazzurrra, dove, per mia fortuna, mi sono tolto precchie soddisfa-zioni, con il mago Herrera alla guida della squadra. Pur-troppo il tempo passa e la no-stalgia corre sempre più forte.In questa circostanza, l’Inter, se vuole ancora agganciarsi al

treno europeo, deve vincere la sfida contro il Toro, che da parte sua potrebbe aver recu-perato le energie psicologiche con la sosta per la Nazionale. A proposito di Azzurri, abbia-mo preso una bella scoppola dalla Germania, un risultato pesante, specialmente dopo il pareggio vistato ad Udine contro la Spagna la scorsa set-timana. Se dovesse avere una risposta analoga, come quella con i tedeschi, al prossimo europeo, sarebbe veramen-te notte fonda, perchè sia la Germania che l’Inghilterra e la Francia compresa la Spa-gna, sono decisamente un gradino più su della nostra Nazionale.

L’altra sera il Trap in diretta sulla Rai, dopo il quarto gol tedesco, non sapeva più cosa dire.

Torniamo al campionato, con il duello al vertice tra Juventus e Napoli. Higuain e compagni non avranno sicuramente vita

facile ad Udine, contro i friu-lani, mentre la Juventus, ieri sera se l’è vista contro l’Empo-li, sempre pericoloso.Non facile anche il compito del Milan questo pomeriggio a Bergamo con l’Atalanta.Fari puntati oggi all’Olim-pico nel derby Lazio-Roma, dove i giallorossi cercheran-no si difendere il terzo posto dall’attacco di Fiorentina e Inter con la Viola che ospita la Sampdoria. mentre il Fro-sinone si gioca a Marassi, la permanenza in serie A.

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3domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

Partita

Inter...Parliamone

*

cla

ssif

ica

ma

rcatori

LA C

LASS

IFIC

A

55 36

27

73 42

31 19

Éder Citadin Martins

12

55

32

60

34

49

33

67

28

3848

Gonzalo Higuain

29

33

Nikola Kalinic

11

36 28

Carlos Bacca

141 partita in più*

**

*

l’IntER cI dEVE PROVaRE

Paulo Dybala

14 12

Mauro Icardi

Pronti via. Si ricomin-cia. Dopo la sosta per la Nazionale, l’Inter, reduce dal pareggio di

Roma contro i giallorossi, avver-sari diretti per la conquista del terzo posto Champions, è pronta per il rush finale. Spodestare la Roma dal terzo posto, avanti di cinque punti, che viaggia in se-rie positiva da due mesi, ad otto giornate dalla fine del campio-nato, è quasi un’impresa. Ora

Inter, all’attacco. C’è da matare il Toro e sperarepiù di prima occorre la massima concentrazione e grinta, inizian-do dalla sfida di questa sera con il Toro, ammaccato, danneggia-to e furioso all’indomani di un derby perso in malo modo con la Vecchia Signora tra errori ar-bitrali ed inevitabili polemiche. Contro i granata, i nerazzurri devono assolutamente vincere e poi sperare che gli amici della Lazio vincano il derby del quasi silenzio che, per la prima volta

e per protesta, presenterà le due curve vuote. Nella formazione di Ventura non ci saranno due pe-dine importanti come Immobile, infortunato e Glik, squalificato. In attacco il Toro schiererà dall’i-nizio la coppia Maxi Lopez-Be-lotti, mentre Jansson sostituirà Glik. Il modulo scelto dal tecni-co dei granata sarà molto proba-bilmente il 3-5-2. A San Siro, per la squadra del presidente Cairo sarà soprattutto fondamentale

trovare un giusto equilibrio a centrocampo, anche per evita-re che la difesa venga assediata dagli avversari. Sul fronte Inter, Mancini potrà invece contare di nuovo sull’apporto di Maurito Icardi, guarito dall’infortunio al ginocchio ed assente nell’ultima gara di campionato pareggiata all’Olimpico contro la Roma. Il bomber argentino spera di tor-nare subito al gol e raggiungere le 50 reti in 100 gare con la ma-

glia nerazzurra. Lo scorso anno, il Torino vinse a S. Siro contro i nerazzurri per 1-0 grazie al gol realizzato allo scadere da Mo-retti. L’ultima vittoria dell’Inter contro i granata risale invece alla stagione 2013/2014: Inter-Torino 1-0, marcatore del match: Rodrigo Palacio

Le ultime 23 sfide con il Torino a San Siro, in Serie A, hanno detto bene all’Inter che ne

ha vinte 16 e persa una sola, quella dello scorso anno, i pa-reggi sono sei. Il Meazza ospi-terà un Toro deluso dal derby perso in malo modo contro la Vecchia Signora. L’Inter, da canto suo, arriva a questa gara dal pareggio di Roma contro i giallorossi, un 1-1 che ha la-sciato un po’ di amaro in boc-ca, soprattutto alla formazione

Champions ancora possibilenerazzurra, ma che ha iniziato, non è mai troppo tardi conside-rate le otto gare utili al tramonto di questa stagione, a dare delle certezze, almeno nella forma-zione. Giampiero Ventura, il più amareggiato dei granata per que-sta stagione buia, confida in una prova d’orgoglio dei suoi uomi-ni. Fuori Ciro Immobile e dentro Maxi Lopez che non rinuncerà all’occasione di dimostrare che può indossare la maglia da tito-lare. L’Inter non ha scelta, deve vincere questa partita, anzi tutte

e 8 le ultime partite, e sperare nel primo regalo di questa fine sta-gione: la Lazio che conquista la stracittadina contro i giallorossi, saldamente al terzo posto, che precedono i nerazzurri di cin-que punti in classifica. Difficile, quasi impossibile, conquistare l’ultimo piazzamento utile alla Champion League, obiettivo sta-gionale dell’undici di Mancini, ma 24 punti disponibili devono quanto meno chiedere di pro-varci e sperare nella malasor-te della Roma in primis e della

Fiorentina, a pari punti dell’In-ter ma in vantaggio sulle sfide dirette, a seguire. Questa sera a San Siro il mister jesino potrà contare sull’intera rosa, nessuno infortunato, anche Mauro Icardi ha recuperato l’infortunio al gi-nocchio che gli ha fatto saltare la delicata sfida contro la Roma, e nessuno squalificato, ma Han-danovic e Kondogbia diffidati. Recuperato anche Jovetic. Per questa 31° giornata Mancini punterà sul possibile 4-2-3-1 con Nagatomo, Miranda, Murillo e

D’Ambrosio a fare da angeli cu-stodi di Handanovic, e all’occor-renza salire per dare una mano lì davati. Brozovic e Medel a detta-re il gioco e Eder, Ljajic e Perisic a sostegno dell’unica punta Icar-di. Giampiero Ventura si affiderà al solito 3-5-2 e con il macigno delle assenze di Immobile infor-tunato e Glik squalificato. Dei granata vedremo Padelli tra i pali, Maksimovic, Bovo e Moret-ti in difesa. Zappacosta, Acquah (diffidato), Gazzi, Baselli e Peres impegnati ad avanzare e servire i

due attaccanti di turno: Belotti e Maxi Lopez. Questo postici-po domenicale vede impegnate due squadre affamate di punti, l’Inter deve provare a recupe-rare sulla Roma e il Torino che non ha più velleità europee ma vuole chiudere senza incubi dell’ultima ora. La gara d’an-data è stata vinta dall’Inter, 0-1 all’Olimpico di Torino. Sono 71 i precedenti giocati a Mila-no dalle due squadre: 37 vitto-rie per l’Inter, 10 per il Toro e 24 i pareggi.

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Primavera

Giovanni Labanca

gli Ospiti Il Toro all’ultima corrida

In tempi non recenti, siamo stati nella Plaza de Toro di Barcellona. Era il battesi-mo emozionante, ma anche

poco gradevole, per assistere alla matata di un povero toro, già bello e preparato alla bisogna, tanto che sarebbe bastato al tore-ro di turno toccarlo con la punta della spada, per spedirlo dritto dritto nella macelleria della Pla-za per essere venduto come car-ne da buon sugo. Facile proprio come bere un limpido bicchiere d’acqua. Lo avevamo capito tutti che sarebbe stata una partita im-pari, tanto che non pochi furono i fischi indirizzati al torero ed i

fazzoletti bianchi sventolati in segno di protesta ed a favore del-la povera bestia, già sanguinante per le barbare sfilettate inflitte sul groppone già martoriato pri-ma di scendere in campo.Il torero, dopo un paio di vir-tuose giravolte con la mantilla rossa, se lo trovò davanti quasi immobile, con la fronte pronta al sacrificio. Non andò, cari let-tori, come avrete già pensato e nemmeno come avrebbe potuto scrivere Ernest Heminguay.Il primo assalto colpì di striscio la guancia rossa del quadrupe-de che, con la fortuna dalla sua parte, riuscì a schivare ben altri colpi, tanto che il sindaco della Plaza non ordinò la sospensione di quel ridicolo ed umiliante tor-neo, fino a decretare la vittoria del toro, mentre mille cappelli volavano nel sole cocente di Ca-talogna.Il toro, di cui non abbiamo potu-to sapere la fine, uscì con le sue gambe dall’Arena, mentre, ver-gognosamente, il torero impau-rito, protetto dagli addetti, spa-riva tra i sottoscala dello stadio.Stasera, con la mente ancora sveglia, abbiamo rivisto quel-le scene. San Siro si chiama la Plaza, Torino si chiama il Toro e Ramon (nome di fantasia) si chiama il torero che dovrebbe

non meritavamo certamente un passivo tanto severo. L’Inter è un avversario tosto e il pareggio di Roma gli ha dato altra forza. Ai miei uomini chiedo gli ultimi sfor-zi per salvare la stagione e poi, a giugno, tireremo le somme tutti insieme”. Inter stai attenta, an-che le piccole incornate possono essere letali. Gli dà forza il pre-sidente Cairo, da saggio uomo qual è.“Non è il momento di rinfocolare polemiche che hanno già valicato i flutti del Po. Siamo sereni e il mister gode sempre della fiducia della Società, tanto che la salvez-za è quasi certa e, pazienza, se non saremo nella vetrina euro-pea. I tifosi granata sanno come comportarsi e daranno una mano alla squadra, come hanno sempre fatto”.Quel Toro di Barcellona uscì vin-citore quel caldo pomeriggio ca-talano dalla Plaza arroventata. Il Torello delle Alpi ce la farà?Ve lo sapremo dire dopo una bel-la partita che sarà combattuta ad armi pari. Corna permettendo.

assestare il colpo di grazia alla esausta bestia di Ventura o me-glio, di Sventura.Le banderillas della Juve lo han-no conciato per le feste, a tal punto che solo un miracolo po-trebbe salvarlo dal suo ultimo

destino. Farà come quel torello? Il tempo per recuperare energie mentali e fisiche c’è stato, grazie all’impegno della Nazionale che è andata a sparlare di calcio in terra tedesca. Se c’è volontà si può recuperare.

“Certo che siamo venuti a San Siro con le gambe giuste e la testa a posto, da poter vendere cara la pelle, -ci dice Ventura, la secon-da volta che lo incontriamo in un mese. “Sono molto contraria-to di come sia andato il derby e

Coppa Italia

Archiviate le gare di campiona-to e le due di Coppa Italia, con i bianconeri che si sono qualificati alla finale per il rotto della cuffia e solo dopo i calci di rigore, i due grandi club d’Italia si apprestano a rivivere nuovi emozioni anche a livello giovanile. Giovedì pros-simo, la Primavera nerazzurra di Stefano Vecchi disputerà la prima sfida di andata della finale di Coppa Italia di categoria. Pal-coscenico del match sarà addi-rittura lo Juventus Stadium. L’in-contro si giocherà in notturna

Inter-Juventus, LA SFIDA CONTINUAed inizierà alle 20.45. Il retour match verrà disputato, invece, nel mitico e glorioso stadio di S. Siro il 13 aprile alle ore 19.00. Per i ragazzotti della Primavera un motivo di soddisfazione in più e soprattutto d’orgoglio che fa ben sperare, anche perché il Meazza è resta pur sempre la scala del calcio. Entrare in campo, calpe-stare l’erba di un grande stadio, come quello di Milano, che ha reso famosi grandi calciatori, certamente farà venire la pelle d’oca ai giovani protagonisti con

addosso la maglia nerazzurra, ma anche ai ragazzi in maglia bianconera. I zebrati di Fabio Grosso, che viaggiano alla grande in cam-pionato nel girone A e reduci dall’ultimo trionfo al Torneo di Viareggio contro il Palermo per 3-2, sono arrivati in finale elimi-nando Como e Sampdoria, nel primo e secondo turno elimina-torio, Spezia in trasferta negli ot-tavi (1-2), Genoa fuori casa (0-3) e Fiorentina in semifinale (1-4).Soddisfacente anche il cammi-

no dell’Inter. I boys di Vecchi, in campionato, sono in testa al girone B, davanti al Milan e hanno raggiunto la doppia fina-le della Coppa “tricolore” supe-rando in semifinale la Lazio in due confronti, vincendo prima in trasferta per 1-0 con rete di Pinamonti e pareggiando poi per 2-2 la gara di ritorno con doppietta di Manaj. Negli incon-tri precedenti, partendo dagli ottavi, i nerazzurri invece hanno superato Cesena (3-0), Roma (2-0) nella gara secca nei quarti in

trasferta e Lazio nelle due sfide di semifinale, 2-3 a Formello e 1-0 in casa, al Brera di Sesto San Giovanni.Da seguire in particolare, nel gruppo bianconero, l’attaccante abruzzese di 19 anni Alessio Di Massimo, che con il rigore pro-curato e trasformato nei minuti finali ha regalato recentemente alla Juve il trofeo di Viareggio contro il Palermo, Vadala e Ma-cek. Tra i nerazzurri occhio inve-ce non solo al bomber Correia, ma anche a Pinamonti, Baka-

yoko e Della Giovanna.L’Inter ha vinto 5 volte la Coppa Italia. L’ultima vittoria è stata conquistata contro il Milan. La Juve quattro.Ultima affermazio-ne bianconera nel 2013 contro il Napoli.

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...a breve su youtube

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Giovanni Labanca

Vita di CLUB IntER caMPUS caMERUM

Mattarel la :”Sport per la vita, stimolo di civiltà e speran-za”.

Sono state queste le parole più significative e toccanti pronun-

Sant’Egidio, che assiste ben 500 bambini, dall’aspetto sanitario a quello sportivo, cui l’Inter con il suo Campus dà un mano, nel rispetto rigoroso che lo statuto voluta dalla Famiglia Moratti ha posto alla base delle decine di si-mili strutture in tutto il mondo, presiedute da Carlotta Moratti, Angelomario Moratti, Edoardo Caldara e coordinate da Luis Figo.E’ stato un incontro forse alla pari di quelli politici perchè il Presidente ha potuto vedere real-mente come nel mondo si muo-ve una grande ed onorata società di calcio, che opera sicuramente

speranza per tanti ragazzi disa-giati che altrimenti crescerebbe-ro nella miseria più assoluta.”

che meritano ogni considerazio-ne. L’Italia è vicina al continen-te africano anche agevolando e

ciate dal nostro Presidente della Repubblica, in occasione delle sua visita, fortemente voluta, all’Inter Campus del Camerum ed inserita nella tre giorni di im-pegni istituzionali della visita di Stato.Accompagnata dalla figlia Lau-ra e dall’ambasciatrice Samue-la Isopi, ha visitato il COE di Mbalmayo, della Comunità di

meglio delle tanto ONLUS che, il più delle volte, perdono troppi soldi per strada.“Devo dare atto alla Famiglia Moratti di questo grande impe-gno sociale che, sicuramente, comporterà non poche spese, per poter reggere strutture del genere che fanno onore all’Italia tutta e fanno ben sperare che, anche con il calcio, accresca la

L’ambasciatrice Samuela Isopi, dal canto suo, ha ricordato come l’Istituzione sia sempre vicina a queste belle e mirabili iniziative

gratificando i numerosi volonta-ri che dedicano la loro vita alla salvezza di quella degli altri, so-prattutto se bambini.

Una grande festa ha chiuso la vista presidenziale, dopo l’im-mancabile fase di allenamento e pratica sportiva giornaliera.Stadio5 non può che associarsi

ai complimenti che da ogni dove giungono in Società, con l’ag-giunto impegno di essere sem-pre più testimone di questo me-raviglioso modo di fare sport.

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IntER caMPUS caMERUM

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Giovanni Labanca

Vita di CLUB

IntER clUB lUcERa

L’ultimo nato viene dal-la Puglia e più precisa-mente da Lucera, una ridente cittadina dell’en-

troterra foggiano.La sua nascita ufficiale, attesa da tempo e messa in gestazione da venti appassionati tifosi interisti, è stata ufficialmente salutata dal presidente Roberto Colucci, con il coordinatore degli Inter Club della Puglia, Giovanni Pezzuto.La festa è stata grande, come grande è diventato l’interesse per questo nuovo sodalizio della ri-

dente regione meridionale che è tra le prime in Italia per numero di Inter Club.Il desiderio che ha portato i do-dici soci fondatori a dare vita al club è vivere insieme  l’amore comune per l’Inter, messa ben in risalto dal presidente, nel suo discorso inaugurale che è stato salutato da scroscianti applausi, gli stessi che vorrebbero tribu-tare all’Inter, solo se cambiasse atteggiamento e classifica. Per il momento, a Lucera sono contenti così, ma si legge negli

occhi di tutti i soci l’ardente de-siderio di vedere la Beneamata sempre più in alto. Come nei tempi migliori.Stadio5 augura al neo nato ne-razzurro lunga vita e buona fortuna. Alla presenza del Co-ordinatore Regionale Giovanni Pezzuto, il Presidente Roberto Colucci ha così dato il via a que-sto nuovo percorso di passione, che la  grande famiglia Inter Club  è sempre pronta ad unirsi nei colori nerazzurri.

IntER clUB MaSatE

Scuola e calcio o scuola e Sport, da sempre costitu-iscono un connubio vitale per la vita associativa di

un contesto sociale, molto sen-tito soprattutto nei piccoli centri italiani. A Masate, provincia di Milano, per esempio, la dirigen-za dell’Inter Club ha posto molta attenzione sul tema congiunto che riguardasse anche la storia del paese, per far conoscere ai più giovani le origini del luo-go in cui operano. E’ stata, così, messa in piedi una nuova inizia-tiva rivolta ai più giovani dell’In-ter Club Masate Nerazzurra, in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Basiano e Masate, parte del progetto “Il mio parco e il mio paese”, con il patrocinio dello stesso Comune di Masate.  Gli incontri legati al paese e al territorio, sono stati sviluppati

su tre temi ben distinti. Il primo è stato “Il gonfalone di Masate e la sua storia” realizzato grazie all’intervento dell’Arch. Pinchet-ti Fiorella, ideatrice del gonfalo-ne masatese. All’incontro sono intervenuti il Sindaco Vincenzo Rocco, il Comandante della Po-lizia Municipale Luigi Mauri, il Presidente del Club nerazzur-ro Pietro Rocco e l’insegnante Patrizia Colombo.  L’architetto Pinchetti ha spiegato in modo dettagliato i motivi ispiratori del gonfalone del paese che ben rap-presentano e ne sintetizzano il divenire lungo i tempi passati. Il secondo incontro ha visto ,inve-ce ,trattare l’argomento “La sto-ria di Masate” con l’illuminato intervento del Professore Diego Ripamonti , che ,nel contempo, ha annunziato un prossimo ap-posito convegno ad Aprile, che

sarà tenuto dal giornalista e scrit-tore Mele Giancarlo, che servirà ad approfondire l’argomento de “Il nostro territorio”. A contorno degli incontri, la mostra fotogra-fica “C’era una volta a Masate”, ideata e realizzata dal sodalizio nerazzurro di Masate, ha arric-chito l’interessante tre giorni  che ha richiamato tutta la popo-lazione che ha espresso apprez-zamento per il lavoro dell’Inter Club. Il presidente Pietro Rocco, soddisfatto per il lavoro svol-to da tutti i suoi collaboratori, ha ringraziato i relatori dei tre temi e i dirigente e le scolaresche dell’istituto Comprensivo per la fattiva e preziosa collaborazione, che, tutto sommato, è andata a beneficio del loro sapere e della loro crescita culturale.

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Campionato

Giù alNord la VIta VISta In BIancOnERO

nOn è la StESSa VItaVISta da Un nOn cOlORatOMentre continuano a scor-

rere i video sulla TV o su i canali di internet, della vita di Johan Cruijff alias “Leggenda”, affiorano i ricordi di un certo calcio vissuto in bianconero, ma di quello positivo, che non aveva certo bisogno di indivi-dui squalificanti come il signor Nicola Rizzoli da Bologna, per poter vincere una partita di pal-lone, altri tempi, altri uomini. Ciao Tulipano Orange, Maestro e Mito di una miriade di genera-zioni  che, grazie a te, hanno ca-pito che il calcio non è solo una questione di forza fisica ma an-

assoluto proprio al Grande 14 olandese, che prima da calciato-re e poi da trainer ha inculcato nella testa dei suoi compagni di squadra prima e dei suoi gioca-tori dopo, questo modo corale di interpretare il football, il gioco a tutto campo, armonia e quali-tà ben dosate. Ciao Johan sono sicuro che anche in paradiso ti impegnerai a far giocare da dio gli Angeli; che la terra ti sia lieve.Una storia vista in bianco e nero

anche in questo caso alla vigilia di un cambio tecnico come ac-cadde a Palermo, sarà  ancora un nostro ex a prendere il testimo-ne lasciato da Gigi Colantuoni a Udine, che in tutta sincerità è stato protagonista, come allena-tore, della peggiore mai vista fare dalla squadra di Patron Pozzo.Ribadisco così come feci con Walter Novellino (sulla panca del Palermo), un forte in bocca al lupo a Mister Gigi De Canio, ottimo allenatore lucano, che a Napoli ottenne dei buoni ri-sultati con materiale davvero scadentissimo, nella stagione 2001- 2002, arrivò quinto nel campionato di serie B, fece mira-coli dove neanche Gesù sarebbe riuscito, era l’anno di David Sesa e Carlos Pavon… e come diceva Peppino: Ho detto tutto! Udi-nese – Napoli si presenta come una delle partite svolta di que-sto campionato entusiasmante, cosa che non accadeva oramai da anni in Italia, dove ha fare da padrone con tanto di fughe in avanti, negli ultimi 4 anni c’è sta-ta sempre e solo la Juve, con tan-ti di strapotere non solo balistico ma pure di palazzo, con l’aiutino costante dei vari Mazzoleni, Ta-gliavento, Banti, Rizzoli, Rocchi, arbitri appartenenti alla catego-

Marek Hamisik premiato come migliore calciatore slovacco 2015

Gonzalo Higuian, 29 gol in 30 partite ed è già storia

che di tecnica, gioco di squadra, bellezza, eleganza, fantasia. Oggi se esiste un tipo di gioco, quello riconosciuto in termini semplici come: tiki taka, lo dobbiamo in

la sua  ma che nulla tiene a che vedere con lo squallido non co-lorato nostrano. I bianconeri sa-ranno anche i prossimi avversari che il Napoli dovrà affrontare, e

ria  “Incapaci”. Il povero Con-cetto Lo Bello per colpa loro si starà continuamente rivoltando nella tomba, dove invece avreb-be il giusto diritto di riposare semplicemente. Una vittoria a Udine per continuare a sperare, una sconfitta o un pareggio per riporre per sempre l’  ambizione di un sogno, morire o vivere il 90 minuti. Mi auguro che i vari Toto Di Natale e Duván Zapata non facciano scherzi anche se però nel caso dovesse accadere non direi loro: Tu quoque fili mii? Se paradossalmente la Juventus dovesse prevalere alla fine della stagione dovrà per esempio rin-graziare l’Inter o la Roma che sa-ranno i nostri temibili avversari, vero ago della bilancia di questo

singolar tenzone. Tutto somma-to credo che tutti gli innamorati del calcio quest’anno dovrebbero ringraziare il Napoli e il Leice-ster, che stanno  confermando che il calcio può ancora essere considerato come una sorta di favola  e che non tutto è solo ri-volto al danaro, al guadagno, alle sponsorizzazioni migliori, ai lau-ti compensi  ma che ci possiamo ancora credere nei sogni, al di là del risultato finale quelli come Sarri e  Ranieri vadano ringra-ziati per quello che hanno fatto nel nome del pallone, c’è ancora il cuore dietro al portafoglio. Un plauso a Marek Hamsik che ha conquistato il premio di calciato-re slovacco dell’anno grazie alle sue prestazioni di altissimo livel-

lo sotto l’attenta guida di Sarri. Il centrocampista del Napoli aveva vissuto due stagioni difficili con Benitez, ma adesso sembra an-cora più forte di prima: “Spero di fare molto bene con la Nazionale ai prossimi Europei, prima però devo provare a vincere lo scu-detto con il Napoli. Stiamo gio-cando il nostro miglior calcio di sempre e questo mi rende davve-ro felice. Per vincere il tricolore bisogna provare a vincere tutte le gare che restano, non credo la Juve perderà ancora tanti punti. Real Madrid? Sono voci che non mi interessano, nessuno mi ha chiamato. Ho un contratto con il Napoli e penso solo a fare bene qui. E poi dicono che le bandiere sono state tutte ammainate.

Acà signò,acà è stoy

Sfida ad alta tensione que-sto pomeriggio all’olim-pico tra Lazio e Roma. I giallorossi per difendere

il terzo posto e magari attaccare il secondo del Napoli. I bianco-celesti per confermare il discreto stato di salute dopo il pareggio di

Super derby all’OlimpicoSan Siro con il Milan. Entrambe le squadre arrivano da due 1-1, con la Roma che ha perso terre-no nei confronti del Napoli, con la frenata casalinga contro l’In-ter. Il derby è comunque sempre una partita affascinante, in par-ticolare modo quello di Roma, dove la rivalità delle due squa-dre si tocca con mano dall’isola Tiberina a Trastevere. Ma è una giornata non facile anche per il Napoli, in trasferta ad Udine, dopo lo spauracchio iniziale al San Paolo con il Genova. I par-tenopei hanno ripreso in pugno la gara con ferma determinazio-ne, dopo il gol segnato dai liguri,

grazie ad una distrazione difen-siva. E proprio per questo, che contro la squadra di Di Canio che ha rilevato Colantuono, Sar-ri sa benissimo che i suoi ragazzi potrebbero alla lunga rivelarsi pericolosi contro un avversario dal contropiede insidioso come quello contro l’Udinese. Si gioca tutto l’Inter, stasera a San Siro con il Torino, perchè l’undici di Mancini, pur con il pareggio dell’Olimpico con la Roma, ha ormai poche carte da giocare per poter entrare nell’Europa che conta. Stesso discorso o quasi, per la Fiorentina impegnata al Franchi con la Sampdoria, re-duce dalla sconfitta interna con il Chievo. Da sottolineare pure il viaggio a Bergamo del Mi-lan, contro un Atalanta decisa a bissare il successo casalingo di quindici giorni prima con il Bologna. Ultima chiamata per il Frosinone e, soprattutto, per Pa-lermo, rispettivamente a Marassi con il Genova, la squadra di Stel-lone e al Bentegodi con il Chie-vo, l’undici di Novellino. Infine, sipario sul trentunesimo turno, domani sera a Bologna, tra i Fel-sinei di Donadoni e l’ormai con-dannato Hellas Verona. Negli anticipi di ieri, invece, il Sassuolo ha confermato di non essere più la sorpresa del campionato pol-verizzando il malcapitato Carpi sconfitto per 1-3. La Juventus ha incrociato le armi, se così si può dire, con l’ostico Empoli che non “regala” punti alle squadre avver-sarie, anche se quella di turno si Juventus e gioca allo Stadium di Torino.

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11domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

Il Signore del gol

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pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00isbn 978-88-6218-242-3

Nell’ottobre del 1908, curio-samente a Chiasso, si di-

sputava il primo Inter-Milan, la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne ce-lebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace rac-conto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le ma-glie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nel-la stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tan-ti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cro-naca si inseriscono spesso e vo-lentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emo-zione allo stato puro, è anche de-

Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro RaimondiIL DERBY DELLA MADONNINA

mocrazia: una sorta di bipolari-smo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, ap-passionato atto d’amore nei suoi confronti.Alberto Figliolia è giornali-sta pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indi-pendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e soli-darietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Labo-ratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di Milano-Opera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione del-lo haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia.Davide Grassi, giornalista pub-blicista, ha collaborato con diver-si quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Li-mina, 2002), Rossoneri comun-que (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),

Rossoneri. Il manuale del perfet-to casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Dia-rio della mia guerra (Segni e Pa-role), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’an-tologia 33 Racconti rock (QuiE-dit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’an-tologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccon-tato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovan-tesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inol-tre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).

Christopher Nasso

Calciod’autore

Chissà se anche lui si sarà mai reso conto di quello che ha combinato, a volte

le persone neanche immagina-no quanto hanno inciso talvolta nella vita degli altri, eppure lui fin da subito era un predestina-to, basti pensare a quel video in bianco e nero che lo ritrae bam-bino, in una strada qualunque, che palleggia e dribbla un suo compagno, a chi ama e capisce di pallone, quei piccoli gesti, quel-le brevi movenze trasmettono subito l’idea di trovarsi dinnan-zi a qualcuno capace, a un po-tenziale dio della pelota. Addio Johan, teorico e esecutore del “calcio totale” padre dell’attuale Tiki Taka, campione inestima-bile, addio almeno per quel che concerne la tua vita terrena, ma sappiamo benissimo, grande, ir-raggiungibile Maestro, che quelli come te restano immortali, un Highlander del calcio, reso così da quello che hai trasmesso agli altri, le tue tracce le ritroviamo ogni qualvolta il pallone va in scena al Camp Nou di Barcelo-na, al San Paolo di Napoli, all’ Amsterdam Arena in Olanda, all’Olympiastadion München di Monaco, e in tanti altri campi, aleggerà la tua presenza, il tuo

La parabola del figliol Orange

Johan Cruijff

messaggio, quello che fa amare il calcio, ora e sempre. Sono sicuro che dove sei andato adesso,  avrai anche lì molto da lavorare, da sovvertire regole, da riscrivere codici, e comunque anche di far rallegrare gli occhi di chi ti ve-drà muovere il pallone, era tem-po che anche Dio si godesse un poco il tuo talento. Piangeranno le pietre del quartiere Betondorp nella periferia di Amsterdam, ti rincontrerai con il tuo caro papà Manus Cruijff e con la tua dol-cissima mamma Nel Draaijer, i tuoi genitori che si erano tra-sferiti in via Tuinbouwstraat, dove avevano acquistato una abitazione popolare con un ne-gozio di frutta e verdura, attività lavorativa della famiglia da alcu-ne generazioni, quasi come per destino, sita a pochi metri dallo stadio della squadra dell’Ajax. La vita del campione orange appare ai più come una fiaba dei fratelli Grimm, famiglia economica-mente non benestante quella dei Cruijff, Johan e il fratello mag-giore di due anni Heini passava-no la maggior parte dell’infanzia giocando partite di calcio con i bambini del quartiere; ma Johan  evidenziò presto le sue doti sor-prendenti già a cinque anni di età. A 12 anni perse il padre per un attacco cardiaco; subito dopo la madre dovette cedere la casa e il negozio di prodotti ortofrut-

così in onore di San Giorgio, pa-trono della Catalogna, nato nel periodo in cui giocava per il Bar-cellona; il nome fu registrato così nei Paesi Bassi perché in Spagna vigeva ancora il franchismo, che vietava i nomi che ricordassero il nazionalismo catalano. Anche su questo episodio ci sarebbe da aprire un capitolo, per chi come il sottoscritto si batte per l’identità di popolo, questa sua presa di posizione rimane un esempio di enorme importanza. In altre occasioni mi riprometto di affrontarlo con più profon-dità. Uno dei movimenti tipici del campione olandese, frutto del suo notevole tasso tecnico, divenne noto come giravolta di Cruijff (Cruijff turn); alle giova-ni generazioni di calciatori e di innamorati del pallone per sin-tetizzare chi era Cruijff, lo faccio descrivere brevemente da un suo collega, il centrocampista svede-se Jan Olsson, che marcò Cruijff durante il campionato mondiale di calcio 1974, afferma a tal pro-posito: “Ho giocato per 18 anni nel calcio di alto livello e per di-ciassette volte con la nazionale svedese, ma quel momento con-tro Cruijff fu il momento di cui vado più fiero in tutta la mia car-riera. Pensavo che avrei sicura-mente recuperato il pallone, ma lui si prese gioco di me. Non mi sentii umiliato. Non avevo pos-

sibilità. Cruijff era un genio”. La sua grandezza e la sua popolari-tà scaturisce anche dal fatto che arrivato al culmine, nella famosa finale mondiale contro i tede-schi di Beckenbauer alias Kaiser Franz, non vinse la Coppa del Mondo, arrivando secondo, lan-ciando il messaggio a tutti noi normali, cioè che si può essere il migliore anche se non si vince sempre.  L’8 luglio 1974, a una settimana dopo il secondo posto nella Coppa del Mondo del 1974, Cruijff viene investito del titolo di Cavaliere della Casa d’Orange e diviene membro onorario del-la Reale Federazione Calcistica dei Paesi Bassi. Nel 2004, è stato eletto come sesto olandese più grande della storia. A mio parere personale rimane il migliore cal-ciatore europeo di tutta la storia del football. In occasione del suo sessantesimo compleanno, l’Ajax ha ritirato la maglia n. 14. Tale numero gli fu consentito anche nella Nazionale olandese, ma non nel Barcellona, perché la Federazione spagnola, che all’e-poca prevedeva per le maglie dei giocatori titolari la numerazione dall’1 all’11, gli negò la deroga. Cruijff scelse il numero 9, ma sotto la prima maglia del Barcel-lona ne indossava un’altra con il n. 14. Un planetoide (il numero 14282) è stato ribattezzato Cru-ijff in suo onore. Il 22ottobre 2015 comunica di aver contratto un tumore polmonare, che ne causa la morte il 24 marzo 2016.Hendrik Johannes Cruijff, quan-do nascerà un altro numero 14 come te?

ticoli. Johan ottenne per lei, dal vicepresidente dell’Ajax, un po-sto come donna delle pulizie allo stadio e come commessa al ban-co del bar della società. Le con-seguenti difficoltà economiche furono notevoli, e Johan dovette per questo lasciare gli studi per

diventare calciatore professioni-sta all’età di 16 anni. Calciatore professionista che però venne scartato paradossalmente dal servizio militare per colpa dei suoi piedi piatti e della caviglia sformata. Johan ha avuto tre figli, Chantal , Susila e Jordi, chiamato

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13domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

Al tramonto del 26 marzo centinaia di lanterne si sono

alzate in volo da tutte le mon-tagne che conobbero le impre-se di Angelo D’Arrigo, a partire dall’Etna a due passi da casa sua, fino all’Everest ed all’Acon-cagua. D’Arrigo, nato a Catania e cresciuto a Parigi, fu pilota di deltaplano e di parapendio, mez-zi con i quali si pratica il volo libero, cioè senza motore, ma

Angelo D’Arrigo vola ancora

un suo libro si legge: “Spingendo quotidianamente i nostri limiti, riusciamo, a piccoli passi, a su-perare le paure che ci vietano il possesso della nostra esistenza”. Così, rientrato adulto a Catania, si mise in cielo per mettere in pratica i suoi principi, ma non fu un percorso facile. Racconta in un libro di momenti tristi, come l’incidente nel corso di una gara e la prigione di Gheddafi dove

Angelo D’Arrigo, nella zona dei monti Silvestri, gli è stata dedi-cata una scultura in pietra lavica, opera dell’artista Luca Zuppelli. La cerimonia è stata voluta dalla Fondazione Angelo D’Arrigo che ha coinvolto il Parco e la Funivia dell’Etna, l’area metropolitana di Catania ed il comune di Nicolosi che ospita il monumento. Erano presenti amici, parenti, autorità,

“Spingendo quotidianamen-te i nostri limiti, riusciamo, a piccoli passi, a superare le paure che ci vietano il posses-so della nostra esistenza”La scultura in pietra lavica in ricordo di Angelo D’Arrigo

apprese anche a pilotare il elta-plano a motore. Stabilì diversi record e vinse titoli mondiali. Fu un pilota particolare, curio-so, attratto più dalla lotta per il superamento dei propri limiti, che non dalla competizione. In

fu rinchiuso per aver violato lo spazio aereo libico durante una traversata dalla Sicilia al Cairo in deltamotore. Amò i rapaci, i grandi veleggiatori ed il loro volo istintivo sui quali compì approfondite ricerche. Condus-

se una nidiata di gru siberiane dal Circolo Polare Artico al mar Caspio, reintrodusse specie a ri-schio estinzione nell’Himalaya e in Sud America, aquile e condor allevati, “imprintati”, da lui stes-so. Nella galleria del vento studiò il primo deltaplano della storia, la “Piuma” di Leonardo. Percorse il Sahara ed attraversò il Canale di Sicilia, sfiorò la vetta dell’Eve-rest e volò fino a 9000 metri di quota sopra l’Aconcagua. Mezzo preferito per le sue maggiori im-

Gustavo Vitali

Volo

Un momento della cerimonia

Il Fiat Sedici precipitato con a bordo Angelo D’Arrigo

Angelo D’Arrigo, per la prima volta al mondo, ha attraversa-to il Mediterraneo col Deltaplano di tubi e tela

la moglie Laura Mancuso, il figlio Gabriele e decine di associazioni culturali, sportive e d’ambienta-

listi a ricordare il campione. C’e-rano migliaia di lanterne nei cieli di tutto il mondo.

prese il deltaplano senza motore, un’ala che si regge in aria sfrut-tando le correnti ascensiona-li. Poi il fatale 26 marzo 2006 a Comiso. Angelo s’imbarca come passeggero su un piccolo aereo con un pilota esperto ai coman-di. Dopo alcune evoluzioni acro-batiche il velivolo si schianta al suolo. Aveva 45 anni ed ancora tanto da dare al mondo del volo libero. Nel decimo anno dalla scomparsa, sul vulcano sicilia-no teatro delle prime imprese di

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finestra sul mondo e dintorni

Giovanni Labanca

Attualità Turismo: Milano è la regina, ma è proibito dirlo in TV

Alzi la mano chi, in questi giorni di resoconti sul turismo e sulle città che

maggiormente ne hanno benefi-

come vengono confezionati i tg, tanto sappiamo tutti che hanno istituito, tra le varie testate, un servizio veloce di prosperose ve-line che, simili alle commesse di una nota catena di supermercati, si muovono come fulmini tra gli scaffali. Il ritmo è da capogiro, tanto, mentre vanno in onda i TG, la gente mangia l’abbacchio o i peperoni cruschi di Senise e poco si interessa a quanto tra-smette la RAI o Mediaset. Un milanese, potrebbe essere pro-prio il mio caso che milanese mi hanno eletto per affetto, dopo un pò di riflessione, grida alla mo-

glie: “Cesira, l’è mai possibile che a Milan non venga mai l’anima di un turista, anche se per strada l’è un bel via vai di giapponesine e russi? L’è success quei cos nella nostra città che non sappiamo?” Poi, apre il giornale, normal-mente il vecchio Corriere, e si imbatte in un lungo articolo che legge e che lo fa sobbalzare sul-la sediolona, mentre sorseggia il caffè, che per poco non gli va di traverso. “Cesira, senti senti cosa el dis il Curier: Turismo, Mila-no è meglio di Roma, Firenze e Venezia, con un boom anche in questi primi tre mesi del 2016. Porca miseria, mentre leggo pre-parami magari un Lucano, quel nuovo amaro che fanno in Ter-ronia che l’è tanto bun”. Questa non è del tutto una storiella che è scaturita dalla mia fantasia, ma si avvicina tanto alla realtà, quan-do essa è incontestabile perchè fatta di numeri e dati precisi. Eccoli, non presi dai bla bla del-le televisioni di regime, ma dalle Camere di Commercio che, per loro natura, sono vicini alla ve-rità fino al 99%. Questi non ten-gono ormai più conto del 2015,l ’anno miracoloso dell’EXPO, ma si riferiscono al primo trimestre di quest’anno. Il turismo milane-

re” non più solo per gli affari ma anche per il tempo libero, le at-tività sportive e quelle culturali. Tanto è vero che la presenza nei weekend cresce in modo espo-nenziale. L’indice di occupazio-ne camere, a Milano, è stato del 67,6%, mentre a Roma “appena” del 55,6%. Ancora meno Firen-ze e Venezia, comunque sopra il 50%. A livello europeo, meglio di Milano fanno ancora Amster-dam, Amburgo, Berlino, Franco-forte e Londra, ma il capoluogo lombardo è sopra Parigi, Vien-na, Monaco, Mosca. E a livello internazionale, come già detto, batte Pechino. Il trend positi-

mana di marzo 2015). La cresci-ta maggiore si è registrata tra le zone Garibaldi (Porta Nuova), Centrale e Buenos Aires, con un +8,6% rispetto al 2015; bene an-che il centro e Rho-Fiera.  Sono zone che hanno dei primati da lungo tempo e che hanno subi-to, negli anni, dei cambiamenti urbanistici sorprendenti, basti pensare al centro Garibaldi, a City Life, dove sorge tra gli altri, il più bel grattacielo del mondo. In poche parole, volenti o nolen-ti, anche a malincuore, bisogna digerire il fatto che Milano ha tutto, musei di ogni genere, chie-se e quant’altro possono fare di una città un richiamo irresistibi-le, solo che è necessario venirci, almeno una volta. In casa Bram-billa è tornato, nel frattempo, il sereno, quello del cielo azzurro, che c’è anche a Milano e di cui don Lisander ne sa qualcosa. La sciura Cesira ed il sur Brambilla si sono vestisti a festa, come si fa in ogni paese del mondo e, chiu-dendo bene bene l’uscio di casa ed allertati i più sofisticati allar-mi, si tuffano tra le piante fiorite dei bei viali di una città che, da ora in poi, anche a loro appari-rà più bella, mentre numerosi gruppi di cinesi, giapponesi e

Museo civico di storia naturale

Bosco Verticale

ciato, abbia sentito, almeno una volta, menzionare di Milano. C’è in palio un mese di soggior-no gratuito sul laghi lombardi, se proprio non si vuole stare in città. Su tutti canali televisivi, le simpatiche scimmiottatrici ed i meno simpatici scimmiot-tatori di turno hanno recitato, come da antico copione scritto ormai sulle tavolette di pietra e con caratteri assiri-babilonesi, che il turismo ha registrato un vero boom nelle tre famose cit-tà d’arte e cioè, Roma, Venezia e Firenze, come se dovesse ancora avvenire la fondazioni di altre splendide realtà che fanno da incanto al nostro invidiato patri-monio artistico e paesaggistico. Non ci interessa più di tanto di Galleria Vittorio Emanuele

Quartiere Navigli

se vede un inizio del 2016 posi-tivo, con una percentuale di oc-cupazione delle camere tra il 60 e il 70%, nei primi mesi. Milano, in particolare, riesce a superare (in base a questo indice) sia città italiane teoricamente più “blaso-nate” dal punto di vista turistico (Firenze, Venezia e Roma), sia mete come Mosca o Pechino. Se-condo la Camera di Commercio, è soprattutto merito  della vetri-na internazionale di Expo 2015 e della sua “onda lunga”, con il passaparola che ha dipinto la cit-tà come un luogo ora “da visita-

Pinacoteca di Brera

Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore

vo è stato confermato a marzo, con una “splendida” terza setti-mana (74% di camere occupate, +32,5% rispetto alla terza setti-

russi, fanno a gara, in un vociare allegro, a scattare foto ai monu-menti e farsi un selfy. Milano vi aspetta, bella com’è.

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15domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

Luigi Sada

altRO attaccO ISIS, StaVOlta a BRUxEllES buco NEROLuigi Sada

Attualità

Secondo alcuni scienziati russi ed un paio di perga-mene trovate nel Mar Mor-

to, il Messia sarebbe nato, sì sulla terra, ma con la fecondazione ar-tificiale che duemila anni fa non esisteva nella civiltà di allora. Ad inseminare la Madonna, vergi-ne, sarebbero stati gli alieni che nel giorno della nascita di Gesù volavano su Bayti Lahmin, (let-teralmente “Casa della Carne”) ovvero Betlemme, indicando ai Re Magi, dall’alto, la strada per arrivare alla grotta della Nati-vità. Il Messia, dunque, sarebbe venuto al mondo con la compli-cità aliena, e non per opera dello Spirito Santo, come ha sempre sostenuto la Chiesa cattolica, da millenni. Gesà, una volta uomo avrebbe girato per il mondo, portando parole e messaggi di pace a tutti gli abitanti del piane-ta. I trent’anni trascorsi lontani da Gerusalemme sarebbero spie-

Gesù venuto dalla spazioGesù era un extra terrestre?

tasse al collo una specie di scato-letta rettangolare, praticamente un microfono per collegarsi con Dio, cioè con lo spazio, dove una astronave madre seguiva con attenzione ogni sua mossa. Un esempio di questa astronave arriva dalla descrizione di Mosè sul monte Sinai, con rumore di motore pestilente, e fuoco attor-no, vedendo Dio seduto su un trono volante tra le nubi. Sicu-ramente non è una invenzione della Chiesa quella di Mosè, ma è un passo dell’antico testamento di Ezecliele che spiega nella sua quartina un mostro dai cento occhi, volante con rumori assor-danti. Se non è una astronave!!! Alcuni si chiedono come mai una volta constatata la morte di Gesù per crocifissione, il suo corpo sia sparito e salito in cie-lo, portato via dagli angeli, spiriti dotati di ali che nel nostro tempo tramutiamo in persone o alieni con propulsori che fanno alzare

Re Magi, poi, cosa era, un disco volante, probabilmente, perchè allora nessuno volava e una co-meta, come è noto, appare in cie-lo come un fascio di luce e non come un lanternino che brilla indicando la grotta di Gesù. Ma siamo proprio sicuri che il padre di Gesù sia Dio e non un alieno che l’aveva mandato sulla terra per aiutare l’uomo che si stava già scannando da millenni, nel tentativo di far prevalere l’odio sull’amore? Attenzione, però, a farci passare da blasfemi, perchè se Dio è un’invenzione uma-na, Gesù, al contrario, non lo è. Gesù è nato, cresciuto, esistito e sicuramente ha voluto bene a tutti e ci protegge sempre. Stesso discorso per la Vergine, apparsa a Lourdes e Fatima cento anni fa, regalando guarigioni miracolose ed inspiegabili per la scienza. Di conseguenza il Karma di Gesù può essersi consolidato con il trascorrere del tempo. Insomma, Gesù e la Madonna fanno par-te della nostra storia umana. Ci sono stati e rimangono nel no-stro cuore. Ma Dio? Dio dove era quando i nazisti hanno trucidato

sini? Molti ebrei, probabilmente, in quei giorni tristi hanno pensa-to che la favola di Dio, Re di Isra-ele, fosse tutta una messa in sce-na. D’altronde, Mussolini, dopo i patti Lateranensi, in barba alla Chiesa, avrebbe detto: “Se Dio esiste deve fulminarmi in questo momento”. Il Duce non è morto. Per abbatterlo si sono voluti 50 milioni di morti e due eserciti più forti del mondo. E nel 45, i partigiani senza l’aiuto di Dio, lo hanno portato in Piazzale Loreto a Milano, cancellandolo dall’Eu-ropa, insieme al suo amico Hitler, che nelle ultime ore di vita, oltre a mandare al macello la popola-zione tedesca, ha vigliaccamente avvelenato il suo cane, ultima vittima innocente delle barbarie della guerra. Siamo nel duemila e oltre, l’altro giorno è partita da Bakum la sonda EXOMARS con destinazione Marte. Lo scopo: la ricerca della vita sul pianeta ros-so. Se Marte fosse abitato a vede-re arrivare EXOMARS, ci sareb-be una popolazione pronta ad urlare: abbiamo visto Dio. Come è successo da noi duemila anni fa con l’avvento di Gesù, pianificato

gati da valanghe di contatti con le popolazioni ed accompagnati da diversi miracoli che, allora, per la scienza, erano inspiegabili. Gli scienziati, come è noto, sono atei, sostengono che Gesù por-

nello spazio come i nostri astro-nauti in orbita attorno alla terra. Compiendo un passo indietro, in merito al concepimento del-la Madonna (vergine) duemila anni fa l’inseminazione artificia-

le non era ovviamente compre-sa se una forza aliena lo avesse messo in atto su una persona. Si gridava al miracolo, un po’ come succede ancora al giorno d’oggi, quando passa un aeroplano su

un’isola sperduta del Pacifico, gli indigeni pensano subito all’ar-rivo degli Dei. Ecco, dunque, il sistema a definire l’opera allo

E’ successo ancora. Come era stato ipotizzato, l’ISIS non si ferma e dopo l’arre-

sto di Salah il giorno successivo i suoi amici terroristi sono tornati a colpire l’Europa, provocando, con attacchi kamikaze e bombe, trentacinque morti ed un centi-naio di feriti all’aeroporto della capitale belga ed in due stazioni della metropolitana a Mailbek e Schom. Dopo il patatrac delle stragi di Parigi, in Africa ed in Pakistan, dove sono state uccise 70 persone, cinquanta tra donne

e bambini, ecco dunque la con-ferma che il Califfato non perde tempo nel vendicare le perdite subite sul campo, vedi Palmira, e quelle legate all’arresto dei suoi affiliati, in primis Sala e Abdsam, il quale ha avuto la sfrontatezza, attraverso il proprio avvocato, di respingere alle autorità belghe, l’estradizione richiesta dal gover-no francese. A Bruxelles, insom-ma, c’è stata la risposta dello Sta-to islamico all’arresto di Salah. Una risposta di una belva ferita e che i bombardamenti russi e

contrattacchi dell’esercito siria-no di Assad, negli ultimi giorni hanno messo in fuga i terroristi, recuperando parecchio terreno. E’ chiaro che finchè l’Europa continua a preoccuparsi solo con le parole, interrogandosi sulla larghezza delle vongole e la cur-vatura delle banane, non si va di sicuro da nessuna parte. E’ stato appurato che per distruggere l’I-SIS occorre una coalizione forte e decisa, capace di abbattere il nemico sul terreno.I Russi e gli Iraniani ci stanno

provando, facendo un piacere all’occidente, anche se Mosca, una settimana fa ha ridotto il potenziale aereo, riportando in Patria, alcuni caccia Mig, serviti a dare una mano ad Assad nella liberazione dei territori occupati dall’ISIS e dai ribelli anti gover-nativi. Intanto, è venuto alla luce che l’Olanda avvertì il Belgio della pericolosità dei due fratelli Bakraoul, quelli che si son fatti saltare in aria, malgrado l’avver-timento anche delle FBI ameri-cana.

Spirito Santo, in merito alla ma-ternità di Maria. La cometa dei

sei milioni di ebrei. Perchè non ha fermato la mano degli assas-

dagli alieni trasformati in angeli dai profeti di allora.

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Suoni eSapori Suoni e sapori del Mediterraneo

n o n s o l o c a l c i o

Stadio5 ha intervistato in anteprima Gail Ri-chardson la coreografa

del musical Fame, in pro-gramma al teatro Barclays

Teatro

Il ritorno di FameGail Richardson

Nazionale di Milano dal 1 aprile e di cui abbiamo già parlato nel numero scorso.

Come nasce il progetto di riportare in scena un titolo cult degli anni 80?

Il film è uscito 35 anni fa ma il vero successo di Fame è do-vuto alla serie televisiva che

ha riscontrato un grande suc-cesso. Il Musical si rifà proprio al serial e a teatro abbiamo realizzato l’interno dell’istitu-to Hight School of Performing Arts con grande attenzione. La grande novità dello show è la

possibilità per alcuni fortunati spettatori di gustarsi lo spet-tacolo direttamente dai ban-chi della scuola in mezzo agli attori/studenti regalando loro un punto di vista unico.Come siete riusciti a coniu-gare le 2 ore di spettacolo con la lunga serialità della serie TV?A teatro abbiamo cercato di sviluppare una storia scavan-do sia nelle carriere dei prota-gonisti che nelle loro persona-lità.Gli attori sono italiani?Si, sono tutti italiani sia i 17 ragazzi della classe che i 4 adulti che interpretano i pro-fessori. Che tipo di pubblico si aspetta?Principalmente 2: da un lato la generazione dei quarantenni

che è cresciuta con Fame e che si ricorda il serial tv e dall’altro i giovani che oggi guardano i talent come ad esempio Amici. Ma l’obiettivo della produzio-ne e di tutti noi è coinvolgere il maggior numero di persone regalando loro 2 ore di assolu-to divertimento!

‘A TammorraNel Mediterraneo la tam-

morra, che vediamo raffigurata già dall’an-

tichità in mano ai satiri, nelle ville pompeiane, tammorra che accompagna le danze contadi-

Viene detta anche tammurro; è un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle seccata di un animale ( quasi sempre capra o pecora) tesa su telaio circola-re di legno al quale sono fissati, a coppie, dischetti di metallo detti “cicere” oppure “ cimbale”. Il suo diametro è in genere com-preso tra i 35 e i 65 centimetri. Il telaio sopra il quale è stesa la

ra “ maschile “. All’opposto, in-vece, si dice che viene suonato nella maniera “ femminile “ e ciò perché il lato destro è iden-tificato nelle antiche culture con l’idea dell’uomo, mentre il lato sinistro con l’idea della donna. L’inversione dell’impugnatura dello strumento indica un rove-sciamento dei segni del rituale. La tammorra accompagna sia

scansione metrica di sei versi, di 11 sillabe, che durante il canto subisce però modifiche sia nel numero delle sillabe,che nell’or-ganizzazione. Molto complessa è la tecnica usata per suonare que-sto strumento poiché richiede qualità musicali e ritmiche non comuni accompagnate, inoltre, da una resistenza fisica notevole

poiché lo strumento dev’essere spesso suonato per delle ore sen-za che il musicista possa cedere nella costanza del titolo; critica è, ad esempio, la posizione da tenere per equilibrare il peso e lo strumento in modo da non affaticare eccessivamente il brac-cio. Non esiste, in proposito, una regola generale in quanto ogni

suonatore trova una sua manie-ra per equilibrarsi costruendo una tecnica alla quale partecipa tutto il fisico. La tammorra non va confusa con il tamburello na-poletano che è molto più piccolo con i cembali di ottone e non di latta. La tammorra smetterà di battere solo quando il cuore del mediterraneo lo farà a sua volta.

ne,   dove i piedi rimarcano il legame con la terra da cui venia-mo e a cui torniamo, la tammor-ra che per noi ha un significato superstizioso e scaramantico, at-traverso le tammurriate si sono raccontate vicende, fare una pre-ghiera ed esorcizzare la paura, la tammorra è senza dubbio il cuo-re del mediterraneo che batte.

pelle viene impugnato dal basso dalla mano sinistra, mentre la destra la percuote ritmicamente; il modo di impugnare la tam-morra è importante anche da un punto di vista rituale, accade, in-fatti, che quando lo strumento è impugnato con la mano sinistra e percosso con la destra si dice che viene suonato nella manie-

il canto che il ballo tradiziona-le ed è usata da sola o con altri strumenti percussione, quali le castagnette. La forma musicale, ad andamento essenzialmente binario, dallo strumento deriva il nome di “tammorriata” o an-che di” canzone ncopp o’ tam-buro “. A tale struttura ritmica corrisponde una particolare

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17domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

RiccardoSada

Musica

Eros DJ (all’anagrafe Eros Locatelli) spazia tra EDM e progressive house, tutta-

via per il suo debutto tra le uscite Media Records ha scelto di per-correre una strada che lo ha por-tato alla electro da puristi, alla

Arriva Eros DJ

Eros DJ è il nuovo artista di Heartbeat (Media Records). Sua la coraggiosa “Paint The Sky”

Disco e al funky approdando ad Heartbeat con “Paint The Sky”.“Avere la possibilità di poter pub-blicare su Media Records è già un gran bel cambiamento e un bel traguardo personale per uno come me”, dice Eros. “Sto seguen-

do un nuovo percorso nel campo della produzione musicale. Ho prodotto pezzi progressive house e un remix ufficiale di un pezzo molto famoso in chiave EDM”.Eros DJ non si ferma a “Paint The Sky”. Ha già in cantiere nuove,

della musica e soprattutto in fase di cambiamento in fatto di stile produttivo. Ho deciso di svoltare drasticamente e seguire quello che ho iniziato qualche anno fa anche grazie a Carlo Cavalli (A&R di Heartbeat), con il quale ho ini-

“Idee anche se al momento sono un po’ sparse e vanno riordinate”.Inizialmente le sue produzio-ni hanno orbitato attorno alla house e alla tech-house. “Poi per motivi di lavoro, nei vari locali ed eventi, sono stato influenza-to da un genere maggiormente commerciale, che per anni mi ha accompagnato nei miei dj set. Al momento sto invece riscoprendo il mondo della house music, quella dei club, e soprattutto la future house”.Una grande opportunità quella di approdare in Media Records e in Heartbeat. “Sono nel pieno di un percorso personale nel mondo

ziato nel 2011 il mio percorso di produzione musicale”.Intanto la dance si sta spostando “...su suoni molto melodici, dove predominano il pianoforte, il vio-lino e le parti cantate, che la fan-no da padrone. Così facendo si sta tornando alla house di un tempo e nello stesso istante verso quella che è definita future house”.Eros Dj vuole “crescere nel cam-po della produzione musicale”. Aspirando a diventare un top dj come David Guetta. “Il suo ul-timo album, ‘Listen’, agglomera tutte quelle sonorità house che stanno avendo maggior spicco nelle produzioni musicali. Guet-

ta utilizza strumenti musicali armonici, pianoforte e cantanti approdando in un genere musi-cale che arriva subito al pubblico. Con questo suo ultimo album ha capito cosa vuole la gente. È un genio. Sicuramente la sua ‘What I Did For Love’, allo stesso piano

di ‘Outside’ di Calvin Harris, è una canzone eccezionale. “Que-sti sono due dei dischi che, quan-do li utilizzo in serata, mi danno una grossa energia: adoro il suo-no del pianoforte di uno e del vio-lino dell’altro”.

I Mambo Brothers hanno ini-ziato il loro percorso da dj solamente l’anno scorso e

adesso sono pronti alla ribalta con la loro prima release, “Mo-mento”, in uscita su Toolroom Records l’11 marzo e in Italia il 22 aprile su Just Entertainment. Con la sua ritmica incalzante, “Momento” ha le carte in regola per diventare un successo. Uni-ta a elementi orchestrali e alla vocalità riecheggianti la traccia rallenta brevemente prima di ripartire in un pieno crescendo. Presentato agli esperti del set-tore l’anno scorso, “Momento”

Il “Momento” d’oro dei Mambo Brothersè stato apprezzato da Pete Tong, Hot Since 82 ed Eric Prydz. I Mambo Brothers hanno dimo-strato di essere bravi tanto come dj che come produttori adattan-do la traccia allo stile dei club e dei festival di tutto il mondo. Christian e Alan Anadon han-no lavorato per più di 15 anni al Café Mambo. L’approdo dei due fratelli alla consolle ini-zia nel 2015 quando decidono di provare a suonare in coppia per un’intera stagione a Ibiza al fianco di veterani come Avicii,

Axwell & Ingrosso all’Ushuaia, come Groove Armada al Pacha e poi ad appuntamenti come il Do Not Sleep presso il Privilege con 2ManyDJs e all’Amnesia. Il 2016 promette di essere l’anno in cui inizierà un viaggio molto speciale per i fratelli. Christian, tra l’altro, recentemente ha anche incluso nel gruppo una dj, Sa-vannah per ravvivare il “Mambo On Tour”, evento che tocca città come Londra, Miami, Copena-ghen, Lugano e Barcellona.

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domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it18

Riccardo Sada

Musica

Ad aprile e maggio la pro-grammazione dell’Am-nesia Milano imprime

una decisa accellerata alla sue serate, con ben tre eventi nel-la location extra del Fabrique e

aMnESIa MIlanO InaRREStaBIlE

restabile Hot Since 82 (sabato 2, nella foto), si prosegue Fabio Florido, Hito e l’energia ENTER (sabato 9), il Diynamic showcase con sua maestà Solomun (vener-dì 15), la Figure Night con Len Faki (sabato 16), il prefestivo doc con The Martinez Brothers e Lele Sacchi (domenica 24) e la pre-mière stagionale di Social Music City, sabato 30 aprile con Tale of Us, Mano Le Tough, Dj Koze, Somne e Pisetzky. A maggio si parte con Jamie Jones e Sossa (venerdì 6) e si continua con tINI e Julietta (sabato 7); a segui-

Martin Buttrich (sabato 21). Un ventaglio di proposte in grado di soddisfare ogni palato musicale, di intercettare le ultime tenden-ze e spesso e volentieri pilotarle. Altrimenti non si chiamerebbe Amnesia Milano. Sabato 09 aprile, in particolare, l’Amnesia Milano esalta ai mas-simi livelli la sua vocazione co-smopolita, proponendo Fabio Florido, dj italiano da esporta-zione, la giapponese Hito (nella foto) e Luca Doobie, Amnesia Milano resident, capace negli anni di suonare in tutto il mon-do, dalla East Coast americana ai migliori club europei. Dopo ro-busti studi alla scuola di musica ‘Giuseppe Verdi’ di Prato, il to-scano Fabio Florido ha scoperto molto in fretta la sua vocazione per la musica elettronica. Il de-ciso salto di qualità si è verificato nella stagione 2012/2013, quan-do è entrato a far parte della crew di Richie Hawtin. Nel 2014 sono arrivate la sua residenza alla serata ENTER di Hawtin allo Space di Ibiza e il suo primo Ep, “Be yOu”. Nata e cresciuta in giappone, Hito si è trasferita a Berlino nel 1999: in poco tempo anche Hito è entrata in sinto-nia totale con Hawtin. Lo scor-so anno l’apice: la sua firma e il suo contributo alla compilation ENTER, con Dubfire, Heidi e TM404. Sempre lo scorso anno, la sua residenza alla one-night

dando il via al villaggio globale di Social Music City, che tor-na dopo aver radunato quasi 100mila persone nell’edizione 2015. Dopo l’esordio con l’inar-

re due appuntamenti con Social Music City e relativi after show: Loco Dice, Caleb Calloway, Enzo Siragusa (sabato 14) e Davide Squillace, Matthias Tanzmann e

ibizenca, all’ENTER Sake Bar posto sulla terrazza dello Space: un zona del club concepita come un bar nipponico e dove Hito suonava dal primo all’ultimo di-sco indossando un elegante Ki-mono. Sabato 09 aprile Florido e

Hito sono affiancati da Luca Do-obie, Amnesia Milano resident: nei suoi set predominano kick profondi, bassi subarmonici pe-netranti, beat taglienti e ritmiche

percussive dinamiche, completa-ti da un uso semplice ma effica-ce degli effetti e di diversi fattori musicali. Sabato 09 aprile A.Lab (Amnesia second room) TBA.

Amnesia Milano - via Gatto angolo Viale Forlanini infoline 348/7241015 -

www.amnesiamilano.com

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19domenica 3 aprile 2016 www.stadio5.it

Il regista David Grieco, assi-stente ed amico di Pier Paolo Pasolini, ritorna sul grande

schermo per raccontare la verità sul delitto Pasolini.Adattamento dell’omonimo libro dello stesso Grieco, il film, che arriverà nelle sale dal 24 marzo, vede protagonista il noto attore Massimo Ranieri.Nell’estate del 1975, Pier Paolo Pasolini è impegnato al mon-taggio di uno dei suoi film più discussi, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e nella stesura del romanzo “Petrolio”, un atto di accusa contro il potere politico ed economico dell’epoca. Nel frattempo, Pasolini ha iniziato una relazione con un giovane romano di borgata, Pino Pelosi, che ha legami con il mondo cri-minale della capitale. Una notte, alcuni amici di Pelosi rubano il

l a M a c c h I n a z I O n E Il delitto Pasolini per Grieco

Anastasia Mazzia

Cinema

negativo di “Salò” ed in un pri-mo momento chiedono un esoso riscatto, poi, invece, manipolati dalle alte sfere del Potere, deci-deranno di utilizzare la refurtiva per attirare Pasolini all’idroscalo di Ostia dove troverà la morte.“La macchinazione”  aspira ad essere un film inchiesta: il regista Grieco vuole con questa pellico-la riflettere e riaprire un dibattito su uno dei più famosi ed oscuri delitti italici del secolo scorso. Da un lato c’è il Pasolini autore - regista - poeta che con tenacia ed invettiva cerca, studia, analizza, teorizza. Dall’altro c’è il Pasolini privato: il tenero legame con la madre anziana, la passione tra-volgente per i giovani che si pro-stituivano alla stazione Termini. Il regista Grieco, così vuole rac-contare tutto il personaggio Pa-solini nella sua complessità, con le sue ombre e le sue luci. Nonostante l’incipit sia impor-tante, la pellicola non riesce però nel suo intento: non è un docu-mentario, né un thriller, né un noir, ma solo un ibrido che aspi-ra ad essere una denuncia politi-ca e sociale senza riuscirci!La pellicola s’incentra sulla te-oria del complotto: molti sono

gli indizi, troppi i personaggi. Ci sono eminenze grigie, servizi segreti, organizzazioni criminali, ambiziosi boss di periferia, e bas-sa manovalanza - giovani di bor-gata corrotti dalla nuova società del consumismo. Ci sono anche allusioni sulla strage di Piazza Fontana ed anche su quella della stazione di Bologna, che avverrà solo molti anni dopo.

La sceneggiatura così risulta ca-otica e dispersiva: i molti perso-naggi difficilmente sono identifi-cabili così come i moventi delle loro azioni.Lo stesso ritmo è altalenante e poco cadenzato, come invece si richiederebbe ad un film inchie-sta. Un’altra nota dolente riguarda le scelte stilistiche del regista: l’in-

termezzo di alcuni fotogrammi in bianco e nero come le visioni oniriche futuristiche risultano spesso superflui ed inopportuni.Buono è il cast degli esordienti e giovani attori, come  Alessandro Sardelli, mentre l’interpretazione di Massimo Ranieri, nonostante la somiglianza certa con Pasoli-ni, risulta spesso stucchevole e fredda. 

“La Macchinazione” è sicura-mente un film importante per-ché riaccende un dibattito politi-co e sociale su un delitto ancora oggi infarcito di troppe menzo-gne e misteri. Dal punto di vista cinematografico, però, la pelli-cola risulta essere poco incisiva: aspira ad essere un film d’inchie-sta senza soddisfarne i requisiti minimi quali il ritmo incalzante!

E’ stato complicato portare al cinema questa storia?

David Grieco: “Sicuramente è stato un atto di coraggio e ab-biamo dovuto superare moltissi-mi ostacoli. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se Marina Marzotto (la produttrice) non avesse preso in mano la situazio-ne. Un produttore normale non avrebbe mai preso questo rischio, mentre lei, che è al suo primo film da produttrice, lo ha fatto. Vorrei anche ringraziare una persona che per me ha avuto un’importan-za notevole per questa produzio-ne: Guido Bulla. Oltre ad esserne lo sceneggiatore, Guido compare anche in una scena del film. Ab-

Grieco racconta il delitto PasoliniDal 24 Marzo arriva nelle sale il film inchiesta sul delitto Pasolini: “la Macchinazione” di David Grieco con protagonista Massimo Ranieri.In occasione dell’anteprima stampa romana del film, il regista David Grieco, amico ed assistente di Pasolini, ha risposto ad alcune doman-de.

biamo scritto questo film insieme e il nostro obiettivo è quello di far discutere le persone, di portare ad un dibattito su questo triste fatto di cronaca. Bulla è venuto a man-care e l’Italia ha perso un grande sceneggiatore”Come pensa che reagirà il pub-blico a questo film?David Grieco: “Mi auguro di su-scitare reazioni, anche estreme, di avere recensioni molto positive così come molto negative: mi pia-cerebbe che si parlasse di questo film come si parlava di cinema tempo addietro, con passione an-che nelle divisioni.”Nel film come nel tuo libro ci sono numerose testimonianze,

molte inedite come quella di Franco Citti.  Faranno riaprire un  nuovo Caso Pasolini?David Grieco: “Penso proprio di si, nel senso che non è solo gra-zie al libro e al film che ho fatto. C’è molta gente che ci lavora,  fra questo Stefano Maccioni, un av-vocato che nel 2010 è riuscito a far riaprire il caso, anche perché si potevano riesaminare i reperti, quindi ritrovare il DNA di altre persone e, infatti, sono stati ritro-vati altri cinque DNA. Quindi, oggi, il fatto che quella notte del 2 novembre del 1975 non ci fos-se solo Pelosi è un fatto accertato. Dopo la scoperta di questi nuovi cinque DNA pero’ hanno pensato bene di chiudere il caso. Adesso lo riaprirà una commissione parla-mentare che come successe per il Caso Moro, riprenderà in mano tutta l’indagine da qui a breve”. La lezione che si evince dal film è che vista la situazione italiana

di oggi, forse dal passato non si è imparato nulla?David Grieco: “Noi Italiani sia-mo figli di “Don Abbondio”: degli opportunisti!. Il nostro è uno di quei pochi Paesi dove la sanità pubblica è buona ma se qualcuno sta male gli si chiede subito “Chi conosci?”. Inutile prendersela con i giovani di talento costretti a mi-grare per realizzarsi, il problema siamo noi. Ce la faremo mai a cambiare?”Il film uscirà in anteprima mondiale in Italia. Non ha pensato di presentarlo invece a qualche festival?David Grieco: “Certo, ma penso che questo film debba deflagrare prima in Italia e poi eventual-mente andare all’estero. Dal film emerge il rapporto che noi italiani abbiamo con Pasolini, che è mol-to diverso da quello che hanno in altri paesi: lì non si pensa mini-mamente alla questione della sua omosessualità. All’estero Pasolini è un maestro: un grande regista, un importante saggista, un auto-revole opinionista. Mentre qui in Italia lo si etichetta solo per la sua sfera privata!”

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Registrazione del Tribunale di Milano: n° 446 del 3 agosto 2011