28
L’OSPITE D’ONORE IL SINDACO DI VILLAFRANCA MARIO FACCIOLI L a storia descrive in maniera chia- ra e indelebile il profondo e radicato le- game che accomuna l’aeroporto, il Terzo Stormo e la cià di Villa- franca di Verona. Una storia faa di uomi- ni e donne che hanno indossato una divisa portando in alto nei cieli il tricolore e i grandi va- lori di abnegazione per la patria e la nostra ter- ra. Tu loro, sia chi an- cora indossa che chi ha smesso la divisa, sono diventa la comunità villafranchese e hanno contribuito e connua- no a contribuire alla crescita sociale della nostra straordinaria cià. Non nascondo l’orgoglio e l’emozione nel partecipare ava- mente come istuzione e come rappresentante della comunità ai mo- men che caraerizza- no la vita del Terzo Stor- mo. È grande l’orgoglio di essere rappresentato nelle operazioni inter- segue a pag. 4 LA RISORSA PIÙ PREZIOSA PER UN COMANDANTE: IL PERSONALE LA PAGINA DEL DIRETTORE Q uando si parla di Forza Armata è facile fare l’accostamento con aerei, radar, equipag- giamen, sistemi tele- maci, asse logisci ma soprauo lasciar- si affascinare da mac- chine intrise di tecno- logia e futurische in- novazioni. Nonostante il Terzo Millennio non vi è però dubbio che qualsiasi “macchina” per funzionare ha biso- gno, prima durante o dopo, dell’intervento umano. In questo se- segue a pag. 3

Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

  • Upload
    irpino

  • View
    217

  • Download
    0

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Periodico Trimestrale - 3° Stormo

Citation preview

Page 1: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

L’OSPITE D’ONORE IL SINDACO DI VILLAFRANCA MARIO FACCIOLI

L a storia descrive in maniera chia-ra e indelebile il

profondo e radicato le-game che accomuna l’aeroporto, il Terzo Stormo e la città di Villa-franca di Verona. Una storia fatta di uomi-ni e donne che hanno

indossato una divisa portando in alto nei cieli il tricolore e i grandi va-lori di abnegazione per la patria e la nostra ter-ra. Tutti loro, sia chi an-cora indossa che chi ha smesso la divisa, sono diventati la comunità villafranchese e hanno contribuito e continua-no a contribuire alla crescita sociale della

nostra straordinaria città. Non nascondo l’orgoglio e l’emozione nel partecipare attiva-mente come istituzione e come rappresentante della comunità ai mo-menti che caratterizza-no la vita del Terzo Stor-mo. È grande l’orgoglio di essere rappresentato nelle operazioni inter-

segue a pag. 4

LA RISORSA PIÙ PREZIOSA PER UN COMANDANTE: IL PERSONALE LA PAGINA DEL DIRETTORE

Q uando si parla di Forza Armata è facile fare

l’accostamento con aerei, radar, equipag-giamenti, sistemi tele-matici, assetti logistici ma soprattutto lasciar-si affascinare da mac-chine intrise di tecno-logia e futuristiche in-novazioni. Nonostante il Terzo Millennio non vi è però dubbio che qualsiasi “macchina” per funzionare ha biso-gno, prima durante o dopo, dell’intervento umano. In questo se-segue a pag. 3

Page 2: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 2

Direttore editoriale: Col. Massimo CICERONE

Capo Redattore: T.Col. Fulvio FRANZINELLI

Redattori: T.Col. Carlo LEMMA Ten. Carmen ZAPPAVIGNA S.Ten. Daniele POLIMENO P.M. LGT Mauro TRULLI P.M. Lorenzo DI GIORGIO P.M. Stefano VITALE

In redazione: Gen. S.A. Alberto NOTARI Mons. Gian Paolo MANENTI Dottoressa Bianca BARBERA T.Col. Andrea ALTERIO Magg. Claudia MACCHI Cap. Michele CARNEVALE P.M. LGT Pietro BRUNI 1° ACS Alessandro MEROLA

Realizzazione Grafica e impaginazione: S.M.C. Giuseppe ROSSI

Nucleo Stamperia: P.M. Antonio PERILLO P.M. Giuseppe ASCIERTO

Nucleo Fotografico: P.M. Nicolò W. BILEDDO M1 Vincenzo BIANCO M1 Gianfranco MANNATO M1 Gerardo PERNA

Hanno collaborato: Ten. Enrico PASCALI AS Carmen CORRADO AV Caterina ZAGAGLIA Dip. Civ. Luigino DEL POZZO

LA RISORSA PIÙ PREZIOSA PER UN COMANDANTE: IL PERSONALE DI MASSIMO CICERONE

Comandante il 3° Stormo

SOMMARIO

L’OSPITE D’ONORE IL SINDACO DI VILLAFRANCA MARIO FACCIOLI

IL 3° STORMO ALL’UNIVERSITÀ: “CORSO DI LAUREA IN GOVERNANCE DELL’EMERGENZA” DELLA REDAZIONE

UN UOMO D’ALTRI TEMPI DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL 3°- GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI

UN INVITO ALLA CONVERSIONE DI GIAN PAOLO MANENTI

Cappellano Militare

FUORI SEDE: NUOVO VIAGGIO, NUOVE EMOZIONI DI BIANCA BARBERA

Capo Sezione Personale Civile

L’UNIFORME: NON UN AGGETTIVO MA VERO SIMBOLO DI ANDREA ALTERIO

Presidente del CO.BA.R

DIVERSITÀ DI GENERE: LEADERSHIP AL FEMMINILE DI CLAUDIA MACCHI Consulente del Comandante per la condizione femminile

“IN ALTO I CALICI ….. GHEREGHEGHEZ!!!” DI MICHELE CARNEVALE

Capo Calotta

MIO NONNO, EROE SENZA MEDAGLIA DI PIETRO BRUNI

Presidente dei Sottufficiali

FESTA DELLA REPUBBLICA: NOI C’ERAVAMO!!! DI ALESSANDRO MEROLA

Decano della Truppa

UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO

L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO

Pag. 1

Pag. 1

Pag. 5

Pag. 7

Pag. 9

Pag. 11

Pag. 13

Pag. 15

Pag. 17

Pag. 19

Pag. 21

Pag. 23

Pag. 24

Page 3: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 3

condo numero di “Nero su Bian-co” la mia vuole essere una semplice dissertazione sulla ri-sorsa più preziosa di cui oggi dispone un Comandante: il per-sonale (militare e civile). Il Comando di Stormo mi ha per-messo di acquisire quotidiana-mente la consapevolezza di co-me il “nostro lavoro” di logistici operativi sia oramai accompa-gnato da strumenti e materiali all’avanguardia indispensabili per affrontare le sfide dei sem-pre più complessi scenari di crisi e/o di emergenze umanitarie che si affrontano. Di contro mi ha offerto la grandissima oppor-tunità di entrare in contatto con Ufficiali, Sottufficiali, Truppa e civili disseminati nel vari settori del Reparto, ma anche di scopri-re che dietro un “grado” o una “qualifica” ci sono uomini e donne motivatissimi, che amano

emozione per quello che si sta realizzando. In questi tre mesi molte sono state queste occa-sioni, in ogni momento del gior-no e della notte, gli specialisti dei vari settori della logistica di proiezione hanno dato il loro instancabile contributo. Mi pia-ce ricordare la brillante realizza-zione del Joint Force Air Compo-nent Command (JFACC) di Pog-gio Renatico (FE) dove il perso-nale dello Stormo, come api la-boriose, ha costruito da zero le strutture in cui sarà ospitato un importante evento di rilevanza

internazionale. Ed ancora l’emo-zionante preparazione della pa-rata del 2 giugno, per la prima volta abbiamo sfilato come “Compagnia di Logistica di Proiezione” su via dei Fori Impe-riali, in quei giorni ho visto una grande partecipazione di chi è stato selezionato ed il dispiace-re di chi per altri concomitanti impegni ha dovuto rinunciare ad esserci e lasciare il posto ad al-tri. Spirito di corpo, elevata pro-fessionalità e la fortissima emo-zione di “rappresentare il Repar-to” agli occhi degli italiani e del-le Alte Cariche dello Stato, le

il loro lavoro quoti-diano, che desidera-no migliorare la pro-pria professionalità e, soprattutto, che sono orgogliosi di appartenere ai mitici “quattro gatti”! In ogni operazione reale, dalla gestione dei casi di Ebola ai

vari Teatri nel Mondo, in ogni esercitazione, nazionale o inter-nazionale, per ogni emergenza ho potuto vedere all’opera uo-mini e donne, militari e civili, nel

silenzio delle parole e nel rumo-re dell’ambiente che li circonda-va, con gli sguardi concentrati sulle operazioni da svolgere ma con il sorriso sulle labbra di chi ha la consapevolezza di servire

con onore il proprio amato Paese, di esse-re orgogliosa-mente mem-bro della Fami-glia Azzurra e di appartenere al glorioso 3° Stormo, con gli occhi pieni di

Page 4: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 4

nazionali, in tutto il mon-do, da uomi-ni e donne che con grandi doti morali difen-dono il futu-ro della no-stra millena-ria storia e

portano lustro alla divisa e alla città di Villafranca. L’emozione mi accompagna per i rapporti umani e affettivi che mi legano a tante persone che operano nel reparto e che rap-presentano una grande scuola di crescita, di vita sociale fatta di esperienze vissute e culture di-verse. Ho vissuto in prima per-sona le profonde trasformazioni che hanno interessato l’Aero-nautica Militare in generale ma soprattutto il Terzo Stormo di Villafranca. Nessun rimpianto, nessuno sbandamento, nessun

Autorità politiche e militari in-tervenute. Emozione che abbia-mo provato tutti nel vederli sfi-lare così perfetti nelle loro va-riopinte divise della varie spe-cialità. Non ci sono stati momenti di esitazione, nessuno si è tirato

indietro, nessu-no “ha preteso”, ogni elemento del 3° Stormo lo fa con la consa-pevolezza di es-sere “in coscien-za” una “squadra azzur-ra” coesa, com-

patta e pronta alle nuove sfide che sapremo cogliere quando chiamati. Ed è proprio questa la grande forza del personale, in una squadra il “collettivo” riesce a far emergere il meglio di ognuno, sopperendo ai difetti dei singoli con le doti degli altri

per raggiunger tutti gli obiettivi sfidanti che ci hanno affidato. Essere il Comandante di questi uomini e donne che nell’ombra fanno la storia dello Stormo mi riempie di orgoglio. Essere al loro fianco “in azione” per me è impagabile, vederli all’opera come un’orchestra che suona all’unisono uno spartito, mi da lo stimolo ad essere una perso-na migliore. Si dice che un Co-mandante deve dare sempre l’esempio, ebbene io posso dire che il mio personale, militare e civile, del 3° stormo è il mio esempio!! Un esempio assoluta-mente da seguire!!!

arretramento ma tanta voglia di continuare ad essere l’orgoglio della bandiera e della città. Ho altresì visto passare tanti comandanti i quali, seppur con caratteristiche umane e profes-sionali diverse, mi hanno arric-chito come persona e hanno contribuito alla crescita del Re-parto. Quando Villafranca ha avuto bisogno di aiuto, e quan-do ancora oggi c’è un’emergen-za, il Terzo Stormo non mi ha mai fatto mancare il suo appog-gio. Si è aperto un nuovo corso con obiettivi importanti e fonda-mentali per la vostra vita milita-re. A voi va il mio più grande e vivo sostegno e un in bocca al lupo. Io sicuramente ci sono e faccio il tifo per voi. Ringrazio il Comandante Col. Massimo Cice-rone, con il quale ho fin da subi-to legato umanamente e istitu-zionalmente, rilanciando insie-me nuove e importanti idee e progetti che legheranno ancora di più per il futuro la fratellanza

tra la città e il Terzo Stormo. Insieme, più forti di prima, per portare sempre più in alto Villa-franca, il Terzo Stormo e l’Aero-nautica Militare. Il mio rinnova-to grazie e viva Villafranca, via il Terzo Stormo, viva l’Italia.

segue da pag. 1

Page 5: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 5

IL 3° STORMO ALL’UNIVERSITÀ: “CORSO DI LAUREA IN GOVERNANCE DELL’EMERGENZA” DELLA REDAZIONE

M artedì 21 aprile 2015: firmato un “Progetto di Colla-

borazione Scientifica” - tra l’Ae-ronautica Militare – Comando Logistico – 3° Stormo e l’Univer-sità degli Studi di Verona che ha ufficialmente dato origine al Corso di Laurea Magistrale in “Governance dell’emergenza”. Il documento, della durata di tre anni, è stato sottoscritto dal Ma-gnifico Rettore Professor Nicola SARTOR e dal Comandante del 3° Stormo, Colonnello AAran

Massimo CICERONE, nell’ambito di una conferenza stampa di presentazione, tenutasi nello stesso Ateneo e che ha visto la partecipazione delle massime autorità militari e civili locali, nonché di una rappresentanza di personale militare e civile del 3° Stormo. La convenzione (rientrante tra gli accordi tra Pubbliche Ammi-nistrazioni contemplati dal com-ma 1 dell’articolo 15 della Legge 241/90) per l’appunto prevede

te. La convenzione prevede anche

la possibilità di sviluppare attivi-tà formative post lauream ver-tenti sulla “Governance dell’e-mergenza” con la possibilità per i frequentatori di svolgere stage e tirocini di formazione e orien-tamento presso il 3° Stormo, che oggi rappresenta un “unicum” dell’Aeronautica Mili-tare per la proiezione di capaci-tà aeroportuali, autonome, inte-grate e scalabili, dimensionate al supporto della Forza Integrata Nazionale, sia sul territorio na-zionale che fuori dai confini na-zionali, tanto in operazioni mili-tari quanto in esercitazioni, ga-rantendo gli effetti necessari, al momento giusto e nel luogo ri-chiesto”. Le informazioni potranno essere

reperite al link www.univr.it (Dipartimento di Scienze Giu-ridiche).

Requisiti Per essere ammessi occorre es-sere in possesso della laurea o del diploma universitario di du-rata triennale, ovvero di altro titolo di studio conseguito all'e-

un nuovo Corso di Laurea Magi-strale in “Governance dell’emer-genza” – senza analo-ghi percorsi formativi in Italia - presso l’Uni-versità degli Studi di Verona per la forma-zione di figure profes-sionali altamente qua-lificate a operare nel delicato settore della gestione delle emer-genze. In particolare, l’accordo disciplina i rapporti tra le due istituzioni in ordine alla collaborazione nell’ambito delle attività di studio e sperimenta-zione di nuovi iter formativi nel campo giuridico, economico e sociologico, in considerazione delle esigenze derivanti dai nuo-vi scenari internazionali e nazio-

nali, “in primis” utiliz-zando la forte multi-disciplinarietà che caratterizza la colla-borazione tra le parti che, di conseguenza, rappresenta un re-quisito essenziale per giungere a un’ade-guata comprensione di tali fenomeni.

Il neo costituito corso, apparte-nente alla classe delle lauree magistrali in Scienze della Politi-ca (con codice LM-62), sarà atti-vato dall’Anno Accademico 2015-2016, con 120 posti messi a disposizione per le persone in possesso di una laurea triennale nei diversi ambiti, di cui il 70% riser-vati al personale militare e civile delle Forze Arma-

Page 6: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 6

cumentazione in autocertifica-zione, utile ai fini della valuta-zione del possesso da parte dei candidati dei requisiti di accesso previsti. Il test di ammissione è previsto

per il giorno 7 settembre 2015 (alle ore 15.00) e consisterà in 75 domande a risposta multipla suggerita, suddivise in tre bloc-chi da 25. Ogni blocco riguarde-rà domande in uno degli ambiti

disciplinari previsti nel corso di studio (giuridico, economico e umanistico). Con l’emanazione del bando per l’iscrizione al test di ammissione saranno fornite le indicazioni bibliografiche per

stero riconosciuto idoneo. Aver maturato, prima dell’iscri-zione, almeno 60 crediti forma-tivi universitari (CFU) indistinta-mente nei settori scientifico di-sciplinari appartenenti alle scienze giuridiche (IUS), scienze economiche (SECS-P) e statisti-che (SECS-S), scienze politiche e sociali (SPS), scienze geografiche (M-GGR) e scienze storiche (M-STO). Ai fini del calcolo dei requisiti, potranno essere riconosciuti i CFU maturati in ulteriori lauree magistrali, specialistiche o con-seguite secondo l’ordinamento antecedente al DM 509/99. I requisiti di accesso dovranno essere posseduti prima della scadenza prevista per l’iscrizio-ne al test di ammissione. La mancanza dei requisiti non permetterà l’iscrizione al test di ammissione e al successivo cor-so di studio. I debiti potranno tuttavia essere sanati con la fre-quenza di corsi singoli.

Modalità d’iscrizione L’iscrizione al test di ammissio-ne potrà essere effettuata indi-cativamente nei mesi di luglio e agosto 2015, in virtù di quanto dettagliato nel Manifesto Gene-rale degli Studi dell’Università. La procedura sarà disponibile on-line sul sito e sarà previsto il versamento di un minimo con-tributo, indicato nel prospetto delle tasse e dei contributi stu-denteschi allegato allo stesso Manifesto Generale degli Studi. Contestualmente all’iscrizione, dovrà essere inviata all’indiriz-zo [email protected] tutta la do-

la preparazione. Coloro che saranno utilmente collocati nelle graduatorie do-vranno provvedere a regolariz-zare l’immatricolazione entro le tempistiche stabilite. Terminata la prima fase d’im-matricolazioni, potrà essere pre-visto un ulteriore periodo, riser-vato al subentro di altri candida-ti utilmente collocati nelle gra-duatorie, fino al raggiungimento della quota prevista dei 120 stu-denti. L’importo delle tasse e dei con-tributi sarà determinato dal pro-spetto delle tasse e dei contri-buti studenteschi, sempre alle-gato al Manifesto Generale de-gli Studi. L’importo della contribuzione potrà essere graduato mediante presentazione di apposita do-manda, secondo quanto pubbli-cato. Se per giustificati motivi (ragioni di lavoro, familiari, di salute o per altri validi impedimenti) non fosse possibile frequentare con continuità le lezioni, si potrà op-tare per un impegno di studio a tempo parziale, con i relativi contributi d’iscrizione pari al 50% di quello versato dagli stu-denti impegnati a tempo pieno. Svolgimento attività didattiche Le lezioni si terranno presso le aule dell’Università di Verona indicativamente nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, mentre i tirocini e le attività tec-nico pratiche si effettueranno presso le strutture addestrative del 3° Stormo. Non sarà prevista la frequenza obbligatoria.

Page 7: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 7

UN UOMO D’ALTRI TEMPI

DEL PRESIDENTE DEL CIRCOLO DEL TERZO - GENERALE DI SQUADRA AEREA ALBERTO NOTARI

L ’11 novembre scorso è stato reso l’estremo sa-luto a Luigi GORRINI,

M.O.V.M. (Medaglia d’Oro al Valor Militare); ritengo dovero-so ricordarne la figura poiché i principi ed i valori cui siamo stati formati trovano in perso-ne come lui la concreta dimo-strazione di coerenza. Nato ad Alseno (Piacenza) il 12 lu-glio del 1917, si arruola nella Regia Aeronautica nel 1937, a soli 20 anni. Terminato l’ad-destramento nel 1939, è asse-gnato all’85^ squadriglia del 18^ Gruppo del 3° Stormo. Nel 1940 fa parte del Corpo Aereo Italiano (C.A.I.) inviato in Belgio a fianco dell’alleato germanico per collaborare alle operazioni sul territorio inglese, meglio no-te come “Battaglia d’Inghilter-

ra”. In quel teatro operativo i nostri equipaggi, dotati dei bi-plani CR 42, con l’abitacolo aperto e spesso senza radio né sistemi di radioguida, si battero-no contro i monoplani Superma-rine Spitfire, meglio armati e più veloci. L’operazione si conclude in sei mesi, dopodiché il Reparto è stato rischierato in Africa, sempre sui CR 42, dove GORRINI otterrà la sua prima vittoria. Se-

guiranno i passaggi sui più nuovi G50 e Macchi 200 quindi, nel luglio del 1942, di nuovo in Libia fino al giugno 1943 quando, fi-nalmente, riequipaggiato con i più aggiornati Macchi 202 “Folgore” e Macchi 205 “Veltro”, GORRINI è assegnato

alla difesa di Roma operando da alcuni aeroporti del Lazio. L’8 settembre 1943 rappresenta una data tragica per la nostra storia recente; a seguito delle convulse vicende generate dalla caduta del regime e dalla man-canza di chiarezza che ne seguì, GORRINI risponde all’appello del suo vecchio comandante Ernesto Botto (noto come “gamba di ferro”) e, lasciata Ro-

ma, raggiunge Torino dove, aderendo all’Aeronautica Re-pubblicana (A.N.R.), continue-rà il suo periodo operativo presso il 1° Gruppo Caccia, allora agli ordini del Magg. Pil. Adriano Visconti di Lampu-gnano (Milano). In tutto il suo ciclo operativo il suo impegno è infaticabile, continui turni di

allarme, decolli, combattimenti con forze spessissimo sover-chianti, almeno tre salvataggi con il paracadute dopo impari duelli fino al giugno 1944, quan-do un ennesimo scontro con quattro Thunderbolt lo costrin-ge all’uso del paracadute; ma

Le attività didattiche saranno supportate mediante lo sviluppo e l’utilizzo della piattaforma e-learning (calendario lezioni ed

esami, pubblicazione di materia-le didattico). Gli insegnamenti saranno equa-mente distribuiti nei due seme-stri previsti per le lezioni (indicativamente novembre/dicembre e febbraio/aprile). A ogni studente verranno attri-buite delle credenziali (utente e password), strettamente perso-nali, che permetteranno l’acces-so a tutti i servizi dedicati e for-niti dall’Ateneo di Verona (posta elettronica istituzionale e sup-porto help-desk). Lo studente compilerà il proprio

piano degli studi nei periodi pre-fissati dall’Ateneo (indicativamente ottobre/dicembre e marzo/maggio) ac-cedendo alla propria pagina per-sonale. lo studente potrà ricevere ulte-riori informazioni all’Unità Ope-rativa Carriere Studenti Econo-mia e Giurisprudenza (gestione amministrativa della carriera) e all’Unità Operativa Didattica Studenti Giurisprudenza (gestione delle attività didatti-che) mediante supporto help-desk.

Page 8: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 8

“normale” mi spinse a cercare di saperne di più ed ho così trova-to e letto “Vespa 2”, il libro au-tobiografico che narra della sua

vita. Fu una lettura al tempo stesso avvincente e coinvolgen-te, quasi ai confini della realtà: alcuni fatti ed episodi, soprat-tutto quelli relativi agli “incontri” ravvicinati con i B17, richiesero una buona dose di immaginazione per comprende-re le tecniche usate per attacca-re le numerose formazioni diret-te verso i loro obiettivi sul terri-torio nazionale. Dato il rilevante potenziale difensivo di quegli

aeroplani, a buon diritto chia-mati “fortezze volanti”, per ave-re qualche probabilità di succes-so occorreva avvicinarle da dire-zione frontale e puntare tra la fusoliera ed il motore interno ed aprire il fuoco a distanza molto

questa volta la guerra per lui è finita. Nel periodo 1941-1942 ottiene ben tre Medaglie al V.M. (due di bronzo ed una d’argen-to). Ciononostante, gli eventi postbellici fanno risaltare la sua adesione all’A.N.R. e gli costano un processo e la succes-siva perdita del grado. Il suo caso è riesaminato e, nel 1954, è riammes-so in Aeronautica Milita-re con il suo grado; nel 1958, Giovanni gronchi, allora Presidente della Repubbli-ca, gli conferisce la Medaglia d’Oro al V.M.. E’ l’unico caso di un pilota dell’A.N.R. ad aver ri-cevuto la più alta onorificenza militare italiana. Lascia il servi-zio attivo nel 1969, avendo so-stenuto 212 combattimenti ae-rei e registrato 24 vittorie, oltre a 5 salvataggi con il paracadute. Ho conosciuto Luigi GORRINI all’atto della fondazione del “Circolo del Terzo” quando pre-senziò alla prima Assem-blea. Mi incuriosì molto il personaggio, del quale avevo sentito parlare poco, al contrario di al-tri. Portamento fiero, sguardo dritto e pene-trante ma discreto e corretto, non parlava volentieri della guerra ma, fin quando le forze glielo hanno consentito, è sempre intervenuto alle As-semblee del “Circolo” dove non ha mai mancato di far parte del gruppo che depone la corona d’alloro ai caduti. Questa sua figura, dai trascorsi così signifi-cativi ma dall’aspetto così

ravvicinata, dell’ordine dei tre-quattrocento metri; sembra fa-cile, ma ogni volta che provo ad immaginare la scena mi vengo-

no i brividi, superare dal basso questa massa me-tallica, che sicuramente dava voce a tutte le sue bocche da fuoco, puntar-la con una traiettoria in discesa ripida curando di mirare a quel piccolo settore compreso tra motore interno e fusolie-ra, mentre “il mostro”

continuava a sparare; attendere la distanza giusta per indirizzar-gli una breve scarica, quindi via in picchiata cercando di “seminare” il caccia di scorta che era sempre in attesa a pro-tezione dei bombardieri. Provo ogni volta ad immaginarmi nel-lo stretto abitacolo del “Veltro” ..... al di là della scena terribile, che travalica l’aspetto tecnico per far emergere quello morale: come avrei reagito? Sa-

rei stato capace di farlo? Avrei avuto la forza di superare la sia pur uma-na paura? Non so dare una risposta, so di essere stato formato ed adde-strato, come i miei padri-ni più vecchi in passato e come i miei più giovani colleghi oggi, ma non mi è mai stato chiesto di mettere alla prova le mie

qualità in contesti così duri; cre-do di sapere cosa siano il senso del dovere (quante volte abbia-mo pensato che sarebbe stato più vantaggioso fare una scelta che, invece, non abbiamo fatto per tener fede ad un impegno?)

Page 9: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 9

ciso di indire un Giubileo straor-dinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio.” Il Santo Padre, cogliendo di sor-presa un po’ tutti, ha indetto un nuovo Anno Santo, non ci deve stupire il tema scelto, la miseri-cordia, tema dominante nella scelta pastorale del magistero e dell’azione di Papa Francesco. Misericordia, parola chiave per interpretare le scelte e l’operato di questo Papa, che con la sua spontaneità raggiunge il cuore di tanta gente. Questo Anno Santo inizierà con la solennità dell’Immacolata

UN INVITO ALLA CONVERSIONE DI GIAN PAOLO MANENTI

P apa Francesco, il 13 marzo scorso, nella Ba-silica di San Pietro in

Vaticano, nel ricordo del secon-do anniversario della sua elezio-ne a Pontefice, ha annunciato uno speciale evento di grazia. “Cari fratelli e sorelle, ho pensa-to spesso a come la Chiesa pos-sa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammi-no che inizia con una conversio-ne spirituale. Per questo ho de-

Concezione di Maria, 8 dicem-bre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016 solennità di No-stro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. Dalla Bolla d’indizione del Giubi-leo “Misericordiae vultus” pro-mulgata da Papa Francesco si legge: “abbiamo sempre biso-gno di contemplare il mistero della misericordia. E’ fonte di gioia, di serenità e di pace ….. è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speran-za di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.”

ro queste parole, sintetica espressione di lucida determina-zione, assenza di rimpianti e to-tale, immutata disponibilità: “Bruciammo la nostra giovinez-za ma obbedimmo. I nostri ca-duti sono testimonianza della nostra fede, della nostra passio-ne, del nostro credo. Ho dato gli anni verdi della mia giovinezza che allora si viveva in un’altra dimensione. Cosa che rifarei per un’Italia migliore.”

più giovani colleghi che servono la Patria in uniforme di non tro-varsi mai di fronte a situazioni che pongano dinanzi a scelte simili, ma nel malaugurato caso contrario di non dimenticare la via tracciata da chi ci ha prece-duto. Non sorprendetevi di que-sto mio “coming out”, ma lo de-vo, con onestà mentale, alla memoria di uno come me che, parlando ai giovani del contem-poraneo 18° Gruppo, rivolse lo-

e dell’onore (la lealtà ai principi ed alla parola data, la fedeltà al giuramento), ma non sono mai stato chiamato a risponderne fino a quei punti; ammetto quindi di non sapere se avrei avuto la forza di fare altrettanto con tanta decisione e senza esi-tare, sono però certo che l’im-magine di tanti nostri uomini che non hanno avuto dubbi mi avrebbe aiutato a decidere per il meglio. Auguro pertanto ai miei

Page 10: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 10

spirare con calma e chiederci che cosa sta succedendo attor-no a noi e in noi. Non possiamo fare l’abitudine al peccato della disonestà, della violenza, del sopruso, della pre-varicazione sui più deboli, dello spreco, sulla logica dominante del più furbo e del chi più ha e più deve avere perché mai si accontenta. Un segno, legato storicamente alla tradizione degli Anni Santi, caratterizza l’inizio di questo periodo di grazia, l’apertura del-la Porta Santa della Basilica di San Pietro. Una Porta che si spalanca per accogliere il passaggio di chi sceglie di varcare una soglia, un passaggio cosciente delle pro-

prie fragilità ma nello stesso tempo delle molteplici ricchezze che ciascuno di noi custodisce non come tesoro geloso ma co-me dono condivisibile. Una Por-ta accogliente, che non si chiede chi entra o perché entri, ma che ti lascia passare, con la certezza che il passaggio richiede il la-sciare alle spalle qualche cosa ma nello stesso tempo ti apre

nuovi orizzonti. Noi che cosa facciamo? Siamo spettatori distratti, annoiati. Ar-riviamo alla porta e ci manca il coraggio di entrare? Seguiamo il flusso della gente solo perché così fan tutti? Oppure, ci lascia-mo coinvolgere e “sconvolgere” dalla grazia di Dio, che diventa gioia ed entusiasmo, per vivere la nostra quotidianità? Il tempo passa e ancora una vol-ta sul libro della nostra storia noi siamo autori e protagonisti unici e irripetibili. Richiamare alle nostre coscienze che la vita è sacra ed è un dono, o anche solamente ricordarci che il no-stro esserci, ora, in questo istan-te, non è casuale ma è frutto dell’amore di chi ci ha generato.

Frutto di una paternità e una maternità che da sempre regola l’evolversi della nostra umanità. Seguendo l’invito di Papa Francesco: lasciamoci sor-prendere da Dio.

Bisogna risalire a Bonifacio VIII, nel 1300, per trovare l’inizio del-la tradizione degli Anni Santi. La finalità era, e permane, quella di cogliere i momenti salienti della vita cristiana, tappe e momenti storici che da sempre vedono la centralità di Dio nella storia dell’umanità. Non possiamo di-menticare il grande Giubileo del 2000 con Giovanni Paolo II, an-che perché storicamente più vicino a noi. Anno Giubilare che ci ha introdotto in un nuovo mil-lennio, senza catastrofi, annun-ciate e predette, di chissà quali grandi stravolgimenti dell’uma-nità, ma ancora una volta il ri-chiamare alle nostre coscienze che ciascuno di noi è parte inte-grante e fondamentale della storia del suo tempo, in particolare per chi si rico-nosce come creatura in relazione con un Creato-re. La Misericordia di Dio in-tesa come dono, e come ogni dono deve essere elargito con abbondanza e senza nulla chiedere in cambio, un gesto d’amo-re che si dona solo per la gioia d’averlo fatto. Un richiamo alla conversione del cuore, che necessaria-mente deve trasformarsi in azio-ne operosa, altrimenti perde-rebbe la sua efficacia. Proviamo a chiederci: abbiamo veramente bisogno di misericor-dia, di conversione, di ritornare a Dio, di fare il punto della situa-zione sulla nostra vita e su dove stiamo conducendo questa no-stra umanità? Forse è proprio il caso di fermarci un attimo, re-

Page 11: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 11

FUORI SEDE: NUOVO VIAGGIO, NUOVE EMOZIONI DI BIANCA BARBERA

Q uesto numero vedrà pro-tagonista e scrittore il collega Luigino del Pozzo,

Assistente Tecnico per la Moto-ristica e la Meccanica, che con grande maestria ci trasmetterà le forti emozioni, ancora vive a distanza di un anno, della sua prima missione vissuta “fuori sede”. Ebbene, ho deciso di par-teciparvi la sua bellissima espe-rienza, nella consapevolezza che questa sinergia tra personale militare e civile, anche e so-prattutto al di fuori del quotidia-no posto di lavoro, rappresenta un valore aggiunto che ci arric-chisce e ci permette di cono-scerci ed apprezzarci sempre di più. Ed ora la parola, anzi la penna, al nostro viaggiatore ..… Cosa passa per la testa di un viaggiatore che si trova alle pre-se con un’esperienza nuova e diversa dalle altre? Difficile dir-lo. Si prova un misto di emozio-

ne e di curiosità e, nello stesso tempo, anche una certa appren-sione per quello che potrà suc-cedere nei prossimi giorni. In-fatti, questo non è uno dei miei soliti viaggi che faccio nell’ambi-to del volontariato verso desti-nazioni lontane o esotiche ….. ci sposteremo verso Roma e più precisamente andremo a Pratica di Mare per una trasferta di la-voro. Cosa c’è di così strano in questo? Semplice: a memoria d’uomo è la prima volta che del personale civile viene mandato in missione fuori sede. Per giun-ta non sappiamo con precisione quello che andremo a fare. Ec-co, forse è questa mancanza d’informazioni che mi mette in questo stato d’animo. Stato d’a-

nimo che tutto sommato mi pia-ce! D’altronde che sarebbe un viaggio senza un po’ d’emozio-ne? Solamente la scorsa setti-mana siamo stati informati che serviva del personale civile per

un lavoro di cui non si sapeva nulla o quasi. L’occasione era più che buona per uscire dalla routine quotidiana e abbiamo dato l’adesione, io e il mio colle-ga e amico elettricista specializ-zato Alfio Baudo, con entusia-smo e curiosità. Nei giorni se-guenti abbiamo cercato di sa-perne di più, ma le notizie ci ve-nivano date con il contagocce: sapevamo solo che avremmo dovuto montare un campo e nulla di più! Ma un campo per chi? “Con le ondate di extra co-munitari che arrivano in conti-nuazione dai territori africani si poteva pensare che avremo cer-cato in qualche modo di allevia-re, almeno in parte, le sofferen-ze patite da quella gente duran-te la lunga e penosa trasferta”. Questo pensiero ci ha portato ad aderire con orgoglio alla “bella iniziativa”, ma ben presto avremmo capito che la nostra “missione” era ben diversa e certamente molto importante: ossia l’allestimento di un campo per un’altra attività a carattere altamente operativo! Finalmen-te arriva il giorno della partenza. È ancora buio e sulle facce dei miei compagni di viaggio ap-paiono chiari i segni della leva-taccia. Per quanto mi riguarda a me piace molto partire sul far del giorno, ma è chiaro che sarei rimasto a letto ancora un po’. Riceviamo anche la visita, ina-spettata a dire il vero, del nostro Comandante Massimo Cicerone, che ha voluto essere presente alla nostra partenza. Lavoro in Aeronautica da molti anni e mi ha colpito vedere un Coman-dante venire di persona a salu-

Page 12: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 12

muovono con rapidità e preci-sione. Nessuno grida o litiga e si lavora in armonia come non ve-devo da tempo! Ognuno di noi è consapevole del proprio compi-to e ci impegniamo al massimo per portare a termine nei tempi previsti, purtroppo molto ri-stretti, questo importante pro-getto che è diventato, per noi, una specie di sfida contro il tem-po. Infatti abbiamo solo pochi giorni per allestire un campo che potrà ospitare, una volta

terminato, circa centottanta-duecento persone! Non è certa-mente un’impresa semplice, ma a nostro favore abbiamo la ca-pacità operativa di molti di noi e l’entusiasmo dei meno esperti come me. Anche le condizioni meteo sono favorevoli e le belle giornate ci permettono di lavo-rare fino a sera tardi. Superiamo con impegno i vari imprevisti che inevitabilmente si presenta-no e alla sera ci riteniamo molto soddisfatti di quanto stiamo co-struendo. Una mattina ricevia-mo la piacevole visita del nostro Comandante il quale, una volta accertatosi del buon andamento dell’operazione, ci offre il caffè e si complimenta con noi. Il terzo giorno l’accampamento è quasi terminato e una delegazione composta da Alti Ufficiali verrà a controllare che tutto sia stato

eseguito alla perfezione. Otte-nuto l’apprezzamento dei visita-tori possiamo rilassarci e termi-nare le ultime lavorazioni. Final-mente la lunga giornata di lavo-ro è finita e questa sera festeg-geremo andando a cena in una delle tipiche “fraschette” di Aric-cia, nota località dei Castelli Ro-mani, dove mangeremo la fa-mosa porchetta! La serata scor-re velocissima e in buona alle-gria e la stanchezza accumulata in questi giorni sembra essere svanita e, lungo il tragitto di rientro in aeroporto, più che una squadra di lavoratori sem-briamo una scolaresca in gita. La mattina successiva torniamo al campo per sistemare le varie attrezzature e fare un po’ di pu-lizia. Quindi prepariamo i nostri bagagli e nel primo pomeriggio ci mettiamo in marcia per il rien-tro. Lungo l’autostrada ho tutto il tempo di rivivere queste tre giornate intense e non posso che sentirmi soddisfatto per questa nuova e straordinaria avventura! È stata un’esperien-za intensa e importante, che mi ha fatto ritrovare il piacere di lavorare con una squadra ben affiatata e motivata. Le difficol-tà, che sempre si presentano in questi casi, sono state superate brillantemente grazie alla note-vole bravura di tutti e per me è stato un onore condividere con gli altri questa bella prova. Mi auguro di poterla ripetere e di provare ancora, alla sera, quel piacevole senso di stanchezza e soddisfazione che deriva dalla certezza di aver fatto bene il proprio lavoro: grazie a tutti!

Luigino Del Pozzo

tarci prima di una missione. Buon segno! Però, non sapere con precisione quali saranno i miei compiti e dover lavorare con persone che non conosco bene non è esattamente facile, ma il gruppo è ben amalgamato e ben presto entrerò in sintonia con tutti. Una volta giunti a de-stinazione ci vengono assegnate le stanze e, depositati i bagagli, ci rechiamo nella zona dove do-vremo costruire il campo. Ab-biamo pochissimo tempo per

portare a termine un lavoro così impegnativo, perciò iniziamo subito le non semplici operazio-ni di assemblaggio delle tende gonfiabili e dei vari servizi igieni-ci. Per fortuna a Villafranca svol-go la mansione di termotecnico e ciò mi permette di avere una riconosciuta professionalità. Non conosco molto bene le va-rie procedure ma, con l’aiuto dei miei colleghi, riusciremo a portare a termine i nostri com-piti senza grandi difficoltà. Se ci fosse un osservatore esterno a guardarci potrebbe paragonare il nostro lavoro a quello che av-viene nei formicai, dove un gran numero di individui collaborano insieme per ottenere il risultato finale. C’è un grande via vai di uomini che si danno un gran daffare a portare casse, stende-re cavi, montare tende e tutti si

Page 13: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 13

L’UNIFORME: NON UN AGGETTIVO MA VERO SIMBOLO DI ANDREA ALTERIO

L ’uniforme è forse il ca-rattere più distintivo del militare (e non solo di

quello italiano) e con esso le stellette a cinque punte (che i non addetti ai lavori chiamano stelline, così come coloro che usano questa espressione come derisoria). L’uniforme distingue una pro-fessione, un credo, una colloca-zione sociale, un’appartenenza: ciò vale per i militari, per i reli-giosi, i medici, gli scout, i segua-ci più o meno ortodossi alla ten-denza del momento. In tempi ormai lontani, le milizie e i corpi di spedizione del loro signore – principe, duca, conte che fossero – erano composti in misura minore da militari di pro-fessione e per la maggior parte da gente comune come contadi-ni, pescatori insomma attingen-do tra le file della popolazione e si distinguevano portando con loro l’effige, l’emblema di quel

signore. Certo in confronto all’ordine che vigeva nelle legio-ni romane che portavano le Aquile di Roma nel mondo allo-ra conosciuto, queste truppe sembravano (e forse lo erano davvero) una banda male assor-tita, male equipaggiata e male addestrata. L’avanzata del Medioevo contri-buì a far dimenticare l’eredità, le radici della grandezza di Ro-ma che non erano solo di tipo militare: la forza e la longevità di Roma si fondavano so-prattutto sulla stabilità del suo modello istituzionale, sulla mo-neta e la lingua unica adottata da milioni d’individui di diverse razze e popoli, sulla lungimiran-

za e l’innovazione delle sue nor-me pilastro delle odierne legi-slazioni occidentali. Ebbene dopo tutto quest’ordine si scivolò gradualmente nel di-sordine, nella chiusura, nella divisione piuttosto che nell’u-nione. Solo con la nascita degli Stati nazione come Francia, Spagna e Inghilterra si cercò gradualmen-te di riscoprire ed attualizzare gli insegnamenti che in campo militare avevano contribuito a rendere millenario l’Impero Ro-mano. Oltre all’adeguamento

delle armi e delle tattiche, furo-no adottati indumenti e vestizio-ni della stessa foggia e colore proprio per uniformare gli ap-partenenti ad un’unità, un

battaglione. Nei campi di batta-glia oltre alle bandiere e ai ves-silli, erano le uniformi con i loro colori molto accesi a distinguere i combattenti nel loro movimen-to sul terreno e soprattutto nel pieno della battaglia quando i fumi delle armi da fuoco offu-scavano l’aria e rendevano inde-finite le parti in battaglia. Quasi come voler sconfessare quanto attuato in passato, l’evo-luzione delle tattiche suggeriro-no l’adozione di uniformi “mimetiche” per confondersi nell’ambiente circostante. Tornando ai nostri giorni, la divi-sa deve uniformare l’abbiglia-mento, la tenuta degli apparte-nenti ad un Corpo militare. Le regole per l’uniforme (OD-4 per l’Aeronautica Militare) sono il frutto di un decennale e co-stante progresso e rinnovamen-to dovuto non solo dell’immagi-ne “pubblica” che si intende da-re del militare appartenente all’Arma Azzurra ma anche con-

Page 14: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 14

dagnare al militare quella diffu-sa accettazione, quel consenso

(prima dimenticato) da parte della pubbli-ca opinione, come delle diverse forze politiche. I tributi pesantissimi di sangue pagate in quelle operazioni – da Nassiria a Kabul ricordando i più tragi-ci – hanno evidente-mente alimentato il supporto a favore di

chi assolve e svolge al tempo

stesso una professione ed una vocazione assoluta-mente “sui gene-ris”. E allora concluden-do, l’uniforme as-sume un duplice significato: per chi ogni giorno la in-dossa e chi incontra o convive con un militare. Il decoro semplice-mente inteso per chi “porta la divisa”

deve intendersi come un abito mentale di rettitudine nella con-dotta quotidiana più elevata ri-spetto a quanto chiesto agli altri elementi della comunità e non solo nell’indossare l’uniforme secondo le regole. Il militare in uniforme o in abiti civili rappre-senta sempre le istituzioni che a loro volta rappresentano il no-stro Paese e ogni singolo cittadi-no. Per gli altri, come chi incontra un militare in divisa durante il tragitto casa-ufficio, vi è la pre-tesa – ritengo legittima – che il militare dimostri in ogni istante rispetto per l’uniforme e per il ruolo che incarna. Ogni sbavatu-ra, ogni sciatteria nei comporta-menti, negli atteggiamenti nell’uso dell’uniforme assunta da un uomo o una donna in uni-forme sono visti negativamente facendoci perdere quel consen-so e quel supporto di cui si dice-va in precedenza. La partecipa-zione di folla alla sfilata del 2 giugno ai Fori Imperiali a Roma è solo l’esempio più evidente dell’attenzione che il comune cittadino ha nei confronti dei militari.

Pertanto, intrapren-dere la professione del militare significa accettare senz’altro questa etica non pre-tesa per altri e l’uni-forme è inevitabil-mente un carattere distintivo e un veico-lo di valori presenti e passati.

testualizzarla con le fasi storiche e sociali del Paese, dei diversi ruoli dei suoi appar-tenenti, delle sue tradizioni e delle operazioni nelle quali è coinvolta. Dagli archivi della Forza Armata rie-mergono immagini e disegni che rap-presentano militari in calzoncini corti o con i pantaloni alla zuava – in uso nel periodo coloniale e delle opera-zioni in climi particolarmente caldi – a testimonianza dell’evo-luzione sociale sopra detta, al trascorrere dei decenni, al mu-tare delle mode. C’è stato un periodo storico ita-liano – quello delle lotte di clas-se, dei grandi movimenti sociali, del terrorismo – nel quale all’u-niforme era attribuito un valore, un carattere negativo; chi indos-sava una divisa era considerato – dalle frange più estremiste – come “avversario del popolo e servitore dei poteri forti” e non come “parte del tessuto societa-rio e fedele servitore della Re-pubblica e delle sue istituzioni”. Con gli anni, i mutamenti sociali e l’assorbimento delle istanze più estreme in movimenti politi-ci parlamentari fece rientrare questa “repellenza” nei con-fronti dei militari, degli uomini in divisa. L’allargamento anche al perso-nale femminile nelle Forze Ar-mate, come in altri Corpi dello Stato, il ripetersi delle operazio-ni di “peace keeping” fuori dai confini nazionali, fecero rigua-

Page 15: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 15

DIVERSITÀ DI GENERE: LEADERSHIP AL FEMMINILE DI CLAUDIA MACCHI

E ccomi di nuovo, sono la vostra decana al fem-minile e, anche questa

volta, provo a mettere “nero su bianco” qualche spunto di rifles-sione con l’auspicio che ne pos-sa derivare, oltre che una stimo-lante occasione di libera uscita dalla routine quotidiana, un sa-lubre esercizio per l’intelletto (che non guasta mai) e, magari, un interessante motivo per co-loriti dibattiti (perché no?). L’argomento, così come annun-ciato nel titolo, sembrerebbe

suonare provocatorio, ma non lo è. Assolutamente non vuol essere una rivendicazione di parte e, ancor meno, una presunzione di genere. Mi propongo, al contra-rio, di porre questioni di caratte-re generale, con uno sguardo alla nostra società contempora-nea, ai sistemi organizzati che vi operano, ai criteri di funzionali-tà, rendimento, produttività. Insomma, a quel vasto universo popolato, retto e spesso anche subìto da tutti noi ….. persone! Sistemi e persone, dunque! Ed è qui che vorrei offrire il primo spunto di riflessione. Se è scontato che siano la scienza e la tecnologia a provve-dere alla evoluzione migliorativa delle strutture organiz-zativo/funzionali, ci si può davvero aspettare, per analo-gia, che le stesse sia-no capaci di produr-re risultati altrettanto benefici per il progresso capacitivo delle persone? Direi di no, a meno di non voler svilire la stessa natura umana, appiattendone ogni manifesta-zione personologica che le è propria. Penso che l’idea di di-ventare degli automi, in risposta a modelli preconfezionati di pu-ro (ma solo teorico!) efficienti-smo scientifico, non alletti nes-suno, qualunque sia il livello funzionale occupato nel sistema e, sperabilmente, neanche chi ne è a capo. Tutt’al più scienza e tecnica potranno concorrere all’innalzamento della

“competenza” dei soggetti, ma a questa riterrei improvvido asso-ciarvi, automaticamente, innal-zamento o garanzia di “prestazione”. Insomma, sono tanti e straordi-nariamente variegati i fattori in gioco nella sfera umana, interni ed esterni alla persona e con essa più o meno connaturati, di matrice psicologica, sociale, cul-turale o anche semplicemente fisica e tali da farci concludere che l’unica costante nell’equa-zione della prestazione delle persone in un dato sistema è la “diversità” insita nelle persone

stesse. Se sono riuscita, con quanto detto finora, a non tediarvi, allo-ra posso azzardare ad introdur-re una seconda e conseguente questione: la valorizzazione del-la “diversità”. Assodato che la diversità è e permane un ineludibile stato di fatto, complesso e ben poco ad-domesticabile, e che, in un mon-do globalizzato, quale quello contemporaneo, le organizza-zioni di qualunque rango (società, istituzioni, imprese ….. famiglia) non possono che esse-re di natura inclusiva (ovvero che deve saper includere tutti),

Page 16: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 16

ne quote “rosa” nelle elezioni al Parlamento (e non solo ….. ), sbandierando come conquista di

libertà quella che è di fatto l’am-missione di una sconfitta cultu-rale e sociale. Ed infine l’ultimo e conclusivo spunto di riflessione. Se fin qui ha avuto senso parlare di diversità, sostenerne la inelu-

dibilità e proporne integrazione e valorizzazione nell’ambito di un sistema organizzato quale possibile, efficace ed opportuno strumento di emancipazione funzionale dell’insieme, ebbene riterrei che non sia assoluta-

la strategia utile a fornire valore aggiunto alla efficacia/efficienza del sistema organizzato appare non la negazione o l’an-nullamento delle diffe-renze, ma il loro ricono-scimento e la loro valoriz-zazione, all’interno di condizioni sociali e cultu-rali che non penalizzino le differenze stesse. E questo vale per tutte le diversità: fisiche, psichi-che, di razza, di religione e ….. naturalmente di ge-nere. Il valore principale da perseguire è la ricerca delle interconnessioni tra i diversi che mettono ognuno la propria “specialità” a disposizione dell’insieme: perso-ne differenti, consapevoli e sod-disfatte del loro essere differen-ti costruiscono insieme un mon-do fondato sulla integrazione anziché sulla cristallizzazione delle diversità, o peggio, sul loro uso a fini di pote-re. Sono una donna ed è ovvio che mi stia particolar-mente a cuore la questione della integrazione sotto l’aspetto della di-versità di genere, che, a ben guarda-re è proprio quella che merite-rebbe, tra tutte, qualche atten-zione aggiuntiva, dal momento che stenta a trovare adeguata soluzione. Soluzione che non si può imporre per legge, come qualcuno crede quando propo-

mente illogico pensare che an-che la stessa leadership possa riceverne valore aggiunto.

Ma si badi bene, non sto predicando sterili mecca-nismi di alternanza uomo-donna al potere sulla base di un vago diritto alle pari opportunità e sull’altare del principio che profes-sionalità e competenza siano da ritenersi ases-suate, ma molto più sem-plicemente l’idea che un leader, chiunque esso sia, sappia fare della propria diversità giusta ragione ….. non prima di aver di-mostrato (innanzitutto a se stesso) di essere cultu-

ralmente pronto a riconoscere e valorizzare quella altrui. Allora, siamo pronte noi donne a con-frontarci con le sfide della lea-dership? Abbastanza, direi. Ma, l’educazione e la formazione devono fare ancora molto per

addomesticare completamente certi stereotipi, dei quali, a volte, sia-mo vittime e, a vol-te, rischiamo di essere promotrici. E poi, ambire ad occupare una posi-zione di leader bi-sogna meritarlo. Ma, quella della meritocrazia è

tutta un’altra questione …..

Page 17: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 17

“IN ALTO I CALICI ….. GHEREGHEGHEZ!!!” DI MICHELE CARNEVALE

S ono queste le parole del-la formula che apre e chiude il rito del brindisi

ovvero di quel fragoroso ultimo atto sia dei pranzi di corpo, che si tengono in occasione delle ricorrenze più solenni della no-stra Forza Armata, sia dei mo-menti di aggregazione più infor-mali, ma non per questo meno importanti. Perché brindare?? La risposta a questa domanda si trova già nella stessa etimologia della parola“brindisi”, che risa-lente all’espressione del tede-sco antico bring dir’s e che lette-ralmente significa “lo porgo a te” ovvero “porgo a te il mio calice per bere alla tua salute”. L’uso di sottolineare eventi im-portanti col vino affonda verosi-milmente le sue radici nella liba-gione, cioè nello spargimento rituale di vino o di altro liquido alimentare per terra, su un alta-re o su una stele, quale atto di offerta alle divinità o ai defunti.

Bere vino con i propri commen-sali come gesto di condivisione trova riscontro già nei popoli antichi e se ne ha testimo-nianza anche nella Bibbia (Ester, I, 7-8; Abacuc, II, 15), dove se ne sottolinea un aspetto negati-vo con la secca condanna dell’uso di for-zare i commensali a bere. Si consideri che rifiutare un brindi-si offerto era considerata una grave mancanza alla quale si poteva rimediare abbandonan-do il banchetto, se non addi-rittura subendo pene più seve-re. Nei poemi omerici, dei ed eroi spesso bevevano “gli uni alla salute degli altri” e in molte cir-

costanze i brindisi, collettivi e individuali, aprivano, interrom-pevano e chiudevano il ban-

chetto. Roma ereditò l’uso di “bere alla

greca” (bibere graeco more) e il brindisi fu chiamato pro-pinatio: “propino” si pronunciava nel momento in cui si solle-vava il calice e corrispondeva al nostro “alla salute”. For-mule come

bene vos, bene nos, bene te, be-ne me (Plauto, Stichus, 709) e quella ancor più esplicita (Plauto, ibid.) propino tibi salu-tem plenis faucibus sono segno evidente di come i Romani si preoccupassero della salute dei propri commensali. Ovidio nell’Ars amandi, quando si brindava con una donna, de-scrive l’usanza d’intingere il dito nel vino e, dopo aver bevuto e prima di passare la coppa all’a-mica, di scrivere col dito così bagnato il nome di lei sul tavolo. Col cristianesimo l’uso non ven-ne meno ma, secondo anche la testimonianza di S. Ambrogio, si continuò a brindare non tanto alla salute dei vivi, quanto alla memoria dei martiri e dei santi. Bibere in amore sanctorum vel animae dejuncti, si chiamò que-sta strana forma di brindisi che però fece reagire la Chiesa, tan-to che il brindisi ritornò a essere libazione. Libazione e brindisi erano usan-ze anche dei popoli nordici, che naturalmente invocavano i pro-pri dei ed eroi (Thor, Odin,

Page 18: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 18

Freya, Niord); i norvegesi, in particolare, lo facevano passan-do all’ospite un corno ricolmo di birra. L’uso del brindisi è diventato nel corso dei secoli ubiquitario e la sua importanza è arrivata a li-velli tali per cui, ad esempio, in Francia nella motivazione di un’assoluzione in giudizio, data-ta 1415, si legge che non si po-teva esperire azione per ingiurie contro una persona se, dopo aver subito l’offesa, si era ac-cettato da lei un brindisi. Nel XVII secolo Luigi XIV vietò i brindisi, permettendo solo quelli fatti in occa-sione dell’Epifania. Nello stesso periodo in Inghilterra si diffuse il “bere alla salute” (health drin-king), che prevedeva i cosiddetti toast ovvero l’abitudine (inizialmente solo per i brindisi rivolti alle donne) di mettere nel bicchiere una fetta di pane abbrustolito (dal latino tostum, “abbrustolito”), che veniva inghiottita da chi be-veva per ultimo dalla coppa. L’u-so dei toast, dopo la Rivoluzio-ne, si diffuse progressivamente anche in Francia. In Italia all’uso di brindare, diffu-sosi ampiamente a partire dal XVI secolo, si accompagnò quel-lo di comporre versi da decla-mare nelle varie occasioni. Il consenso però non era unani-me, come testimonia Monsignor Della Casa che nel Galateo lo

bandisce totalmente: “Lo invita-re a bere (la qual usanza, sicco-me non nostra, noi nominiamo con vocabolo forestiero, cioè far brindisi) è verso di sé biasime-vole, e nelle nostre contrade non è ancor venuto in uso, sic-ché egli non si dee fare”. Come appare evidente da que-sto breve excursus il brindisi non è una semplice bevuta in compagnia, ma un vero e pro-

prio rituale frutto di un’antica e articolata storia, che è quasi un’invocazione rivolta alle divi-nità affinché tutelino quel bene preziosissimo che è la salute propria e dei propri commensa-li. Per chiudere, credendo di far cosa gradita ai più curiosi e a chi, almeno una volta, si è do-mandato se c’è qualche legame tra il brindisi, inteso come atto del brindare, e il capoluogo di provincia della Puglia, fughiamo ogni dubbio specificando che la città di Brindisi deve il suo nome a brendos, vocabolo dell’antico popolo pugliese dei Messapi che

significa “cervo”, motivo per il quale non vi è evidentemente nessun legame col bere in com-pagnia. Perché urlare “gheregheghez”?? Chiariti i motivi che spingono le persone a portare “in alto i cali-ci”, resta da spendere qualche riga sul perché la formula usata dagli appartenenti alla grande famiglia Azzurra “Per gli onori e

le glorie dell’Aero-nautica Militare, del-lo (...) Stormo…” si concluda con il grido “Gheregheghez”, al quale tutti i presenti, per le prime due vol-te, rispondono “Ghez!” e chiudono poi con il triplice “Ghez, ghez, ghez!!!”. Gheregheghez è una parola che non ha un vero e proprio significato ma è un’onomatopea sul-le cui origini non c’è

consenso unanime: secondo alcuni richiamerebbe il rumore dell’avviamento a mano dei pri-mi motori d’aeroplano, secondo altri farebbe riferimento al fra-gore generato dalle raffiche del-le mitragliatrici montate sugli stessi aerei, per altri ancora si rifarebbe al verso d’attacco dell’aquila, il rapace che per ec-cellenza rappresenta da sempre il simbolo del pilota. Secondo il noto giornalista e scrittore aero-nautico Giulio Lazzati, il grido sarebbe frutto della fantasia di un gruppo di giovani piloti del 1° Stormo Caccia di Brescia che, a

Page 19: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 19

MIO NONNO, EROE SENZA MEDAGLIA DI PIETRO BRUNI

N el centenario del-la “Grande Guer-ra”, quotidiani e

canal i televisivi dedicano spazio e informazioni agli eventi e personaggi di quel conflitto. Gli occhi di tutti gli italiani sono puntati sui fatti di allora, sui sacrifici affrontati dal popolo, sul coraggio dimostrato dagli eroi caduti in battagl ia.

Quel conflitto mondiale ha lasciato un segno indelebi-le nella memoria, nella carne e, ahimè, su molte lastre di marmo, dove so-no incisi migliaia di nomi, protagonisti ed eroi di una guerra che non si sarebbe dovuta fare. Una guerra nel la quale i protagonisti non sono stati i general i o gli statisti ma i nostri nonni, che presenta-rono i propri corpi agli or-rori di un conflitto mondia-le, un disastro che causò una sofferenza che oggi non riusciremmo nemme-no ad immaginare. Ma quando fu chiesto loro di andare all ’attacco su un monte che magari nessuno fino a quel momento cono-sceva o di conquistare un paese o una città in cui nessuno era mai stato, batterono il passo ed ob-bedirono. Quando si trattò di difendere la Patria, sul Piave o sul Grappa, fecero

ciò che i fanti ed i contadi-ni sapevano fare meglio: difendere la propria terra. Mio nonno Angelo era un ragazzo del ’99, nato a Sassoferrato (AN), di quel-la guerra non ne parlava mai. Sapevo che aveva un profondo orgoglio rispetto a ciò che era stato fatto. Nelle sue rughe c’era i l se-

gno di quanto aveva vissu-

causa del metallo del quale era-no fatte le poche monete che avevano in tasca, si autodefini-rono quelli della “famiglia ra-me”. La crisi economica, che seguì al primo conflitto mondia-le, relegò la “famiglia rame” in uno stato d’inerzia quasi totale fatta di pochissimi voli e lunghis-sime attese. Per tale motivo in occasione di una festa di repar-to, nel 1924, decisero di sovra-stare le voci dei più anziani con un grido senza senso – il Ghere-gheghez! Ghez!” – evidente-mente carico di rabbia, che la-

sciò in silenzio tutti i presenti. Da quel momento fu riproposto in sempre più frequenti occasio-ni, fino a diventare nel corso degli anni il grido ufficiale di

tutti gli Stormi dell’Aviazione Militare. Uniche due eccezioni a tale regola furono il 4° Stormo con “Al lupo, al lupo!” e il 15° Stormo con “Mammaiut, aiut!”.

Questo fotogramma, tratto dal cele-bre film "Totò, Peppino e i Fuorileg-ge", immortala il Principe della risata nel momento in cui brinda "alla pro-pria salute e alla facciaccia della mo-glie!”

Page 20: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 20

to. I l suo claudicare era i l segno indelebi le che Lui c’era stato, non venne in-viato sul Grappa o sul Pia-ve, non venne mandato in trincea ma partì per la “Champagne di France”, nel marzo del 1918, in un territorio situato tra Parigi e la Lorena. Nel documen-tarmi sui l ibri ho appreso che quella parte di terra, “durante la Prima Guerra Mondiale , nell ’ultimo anno (1918), vide anche l’azione di truppe ita-l iane e di soldati eu-gubini nel sanguinoso scontro che contrappo-neva, in quel luogo, Francia e Germania. Successe che nella prima-vera del 1918 la Germa-nia , grazie al r itiro dal conflitto da parte della Russia, sconvolta dalla r i-voluzione d’ottobre 1917, decise di approfittare del-la sua temporanea supe-riorità numerica sferrando un attacco massiccio e de-cisivo contro la Francia. L'offensiva fu preparata concentrando sul fronte francese tutti i mezzi di-sponibil i . La prevedibil ità di tale mossa permise un certo preventivo rafforza-mento da parte della Fran-cia, rafforzamento a cui anche l’Italia partecipò . I l

governo italiano inviò ses-santamila “soldati operai” da adibirsi soprattutto a lavori di manovalanza: le cosiddette truppe ausiliare italiane in Francia (T.A.I.F) . Inolt re l ’ I tal ia inviò anche truppe milita-ri, per r icambiare l 'aiuto ricevuto dagl i Alleati nel novembre del 1917, dopo Caporetto.” Mio nonno là c’era stato

ma non ne parlava mai! Fu mia nonna Rosa, anche lei del ’99 e marchigiana doc, a raccontarmi qualcosa del trascorso bel l ico di mio nonno Angelo e non per-ché fosse chissà quale eroe, bensì semplicemente perché era una brava per-sona che amava l’ Italia e credeva nei valori che, in allora, solo i fanti ed i con-tadini sapevano apprezza-re, questo lei diceva. Penso che mio nonno non si riconoscerebbe nel no-stro Paese così come oggi è diventato. Penso che la forza morale che lui , come tanti giovani di allora mo-strarono, col loro sacrifi-

cio, non possa essere an-data dispersa! I Fanti di ieri non ci sono quasi più, ma la memoria è un dovere nei loro con-fronti, per i l sacrificio, la grande cultura cristiana, umanista e morale che compone la grande eredità lasciata da quei figl i d’Ita-l ia, uomini e donne. Oggi, io come tanti altri cittadini alle armi, difen-

diamo la nostra Patria, nel la convinzione di sapere e crede-re che l’eredità ricevuta, me-moria e difesa di valori dei no-stri avi, s ia i l vero col lante per unire pen-sieri , abitudini e culture, ma

soprattutto per conservare la pace. Noi militar i custo-di di quei valori, nelle no-stre missioni s iamo chia-mati, oggi, a portare pace, democrazia e l ibertà in Pa-tria e nel mondo, ove ci viene r ichiesto, segniamo il passo e obbediamo! Per-ché capaci di dialogo e ri-spetto, memori e forti dell’ insegnamento e dei valori che gli “eroi” di quel tempo ci hanno lasciato in eredità con i l loro sacrifi-cio. Grazie, nonno Angelo, eroe senza medaglia!

Page 21: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 21

FESTA DELLA REPUBBLICA: NOI C’ERAVAMO!!! DI ALESSANDRO MEROLA

M artedì 2 giugno 2015, nella tradizio-nale parata che si è

tenuta in Via dei Fori Imperiali in Roma per celebrare la Festa della Repubblica, il “Blocco 40” (4° Settore dell’Aeronautica Militare) era costituito dalla “Compagnia Logisti-ca di Proiezione”, forma-ta da unità specializzate del 3° Stormo che hanno sfilato dietro la Bandiera di Guerra del glorioso Reparto. Un totale di 54 militari muniti del rispettivo equipaggiamento indivi-duale, che hanno rappre-sentato alcune delle principali capacità espresse in seno al 3° Stormo, per gli ad-detti ai lavori ATOC, RAOS, CIS, CBRN, FARP, M&T, “Guida Sicu-ra” e “biocontenimento” (assicurato da 9 unità dell’Infermeria Princi-pale di Pratica di Mare). Per la prima volta in tale conte-

sto, le Superiori Autorità hanno così voluto testimoniare l'atten-zione per le capacità Combat Service Support di proiezione che fanno parte del DNA del 3° Stormo, ossia il Reparto che co-stituisce un “unicum” dell’Aero-nautica Militare per la proiezio-ne di capacità aeroportuali, au-tonome, integrate e scalabili, sia sul territorio italiano che fuori dai confini nazionali, tanto in operazioni militari quanto in esercitazioni, garantendo gli effetti necessari, al momento giusto e nel luogo richiesto. Come potevo non chiedere a un collega che ha partecipato di raccontarci “il suo punto di vi-sta”? Detto fatto: la parola all’Aviere Scelto (Supporto Operativo Di-fesa Terrestre) Carmen Corrado. Anzitutto, mi preme evidenziare

la mia gratitudine per avermi concesso l’opportunità di narra-re l’esperienza vissuta in occa-sione della partecipazione del 3° Stormo ad un evento di tale im-portanza. Sin da ragazzina, quando segui-vo la parata su Via dei Fori Im-periali in televisione, ricordo

quanto ammirassi quegli uomini e quelle donne in uniforme che sfilavano, orgogliosamente, per commemorare una giornata sto-rica importante per il nostro Paese; la nascita di una repub-blica democratica dopo anni di privazione della libertà: una ter-ribile guerra dai tragici risvolti. Sono orgogliosa di essere italia-na, ma ancor di più lo sono di appartenere alla gloriosa Arma Azzurra a cui, con riconoscenza, devo le numerose soddisfazioni ed esperienze fin qui già matu-rate. Sono infatti solo agli inizi della mia carriera – che mi au-guro possa essere lunga e ricca di soddisfazioni – ma già mi sen-to perfettamente integrata, va-lorizzata ed apprezzata. E que-sta, per me, è la gioia più gran-de: prestare servizio in un am-biente sano e ricco di professio-nalità, da cui ho molto da impa-

rare. A tutto questo, come per magia, si è aggiunta la grande soddisfazione che mi è stata concessa: quella di far parte del drappello di donne e uo-mini che hanno rappre-sentato il 3° Stormo in occasione della Parata del 2 Giugno. E' sempre stato un sogno per me, al punto da far fatica a cre-

dere che fossi stata selezionata. La cosa mi ha emozionato e commosso. Tra le numerose prove effettuate, ho vissuto quei giorni con grande parteci-pazione e trasporto sentimenta-le. Ricordo ancora le sudate e la fatica a cui siamo stati tutti sottoposti, nonostante fossimo

Page 22: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 22

abbastanza fre-schi di adde-stramento for-male. Dopo poche prove eravamo affia-tati e galvaniz-zati dall'idea che da lì a qualche giorno avremmo mar-ciato su quella suggestiva stra-da della Roma Imperiale che si staglia lungo i Fori Romani, culla della storia romana. E, al solo pensiero, mi veniva un “tuffo al cuore”. I giorni precedenti alla partenza per Roma sono trascorsi in fretta, Quanta gioia! Guardan-domi intorno, nell'autobus che ci conduceva verso la capitale, potevo notare un diffuso ottimi-smo ed un clima festoso. Sem-brava quasi di ritrovarsi in una delle gite scolastiche, di quelle giornate che restano impresse nella mente per tutta la vita. Ed al solo pensiero mi emoziono

ancora. Avevamo fatto molte giornate di prova a Villafranca, ma marciare a Roma era cosa ben diversa poiché il nostro in-quadramento si era arricchito anche di componenti di altri Re-parti. La nostra squadra era la più eterogenea, in quanto com-prendeva le varie specialità del Combat Service Support. Nello specifico, mi riferisco a tutti quei servizi di Logistica di Proie-zione - che rappresentano una peculiarità esclusiva dello Stor-mo - attraverso cui un rischiera-mento prende forma, dalla pri-

ma fase d’inse-diamento alle sue molteplici sfaccettature: tutte le poten-zialità tecnico-operative del 3° Stormo sono state così da noi rappresen-tate in quel mo-mento storico ed in quel fan-tastico scenario

della città eterna. E' stato memorabile ed incredi-bilmente emozionante marciare nell’inquadramento del glorioso 3° Stormo, percorrendo Via dei Fori Imperiali che per l’occasio-ne risultava stracolma di donne, uomini e bambini che applaudi-vano come se fossimo degli eroi. Al ritmo della marcia della Banda Musicale dell'Aeronauti-ca Militare e del rumore sincro-nizzato dei tacchi dei nostri scarponi, ho avuto l'onore e l'or-goglio di essere protagonista di un evento per me equiparabile ad un sogno ….. che stavolta è diventato realtà: NOI C’ERAVA-MO!!!

Aviere Scelto Carmen Corrado

Page 23: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 23

UMORISMO E SATIRA DI LORENZO RUBINO

Artista polivalente e trasformista, ama intrattenere

grandi e piccoli con animazioni e spettacoli di magia divertenti,

calcando qualsiasi tipo di scena, dal villaggio turistico, alla

piazza, nonché il teatro.

La vignetta nasce dai racconti mattutini del Comandante, dagli orari delle e-mail ricevute e tanto ..... tanto altro!!!

Page 24: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 24

L’ALMANACCO DELL’UFFICIO COMANDO

Promozioni

Sergente Maggiore Capo LESO Christian

Sergente Maggiore D’ITRIA Renato

Sergente Maggiore LEGGIO Dario

Congratulazioni vivissime

da parte della redazione, di tutti i colleghi e dal

Comandante di Stormo.

Page 25: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 25

21/05/2015 AVIERE SCELTO ELIA MATTEO

15/06/2015 M.LLO 1^ CL.ASSE PARENTE ENRICO

23/06/2015 1^ Aviere Ciocchetti Andrea

23/06/2015 1^ aviere MOCCIA BASILIO BRUNO PIO

06/04/2015 P.M. LGT BERTACCI FRANCESCO CONGEDATO

13/04/2015 P.M. FARINA LUCA TRASFERITO

13/04/2015 Sergente ventriglia mauro trasferito

01/06/2015 Dip. Civ. dall’oca fabrizio congedato

08/06/2015 1^ aviere masullo marco congedato

08/06/2015 1^ aviere solari flavio congedato

23/06/2015 1^ aviere ceccarelli giacomo trasferito

23/06/2015 1^ aviere leoni fabrizio trasferito

23/06/2015 1^ aviere panno salvatore trasferito

23/06/2015 1^ aviere rapisarda giusy trasferito

Page 26: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 26

Page 27: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

Pagina 27

SARANNO GRADITISSIMI TUTTI I CONSIGLI CHE CI VERRAN-

NO DATI E, SIN D’ORA, CI SCUSIAMO PER EVENTUALI INESATTEZZE

PERIODICO TRIMESTRALE STAMPATO NEL NUMERO MASSIMO

DI 99 COPIE A USCITA

RISPETTA L’AMBIENTE: SE NON TI E’ NECESSARIO, NON STAMPA-RE QUESTO OPUSCOLO PLEASE CONSIDER THE ENVIRONMENT BEFORE PRINTING THIS BROCHURE

Page 28: Nero su Bianco - 3° Stormo - 2° Trimestre 2015

[email protected]

Centralino 045/6332111

AERONAUTICA MILITARE Comando Logistico - Servizio dei Supporti

3° Stormo Località Caluri, 1

37069 - Villafranca di Verona