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Direzione generale Sviluppo Economico programma pluriennale per lo sviluppo del settore commerciale [PPSSC] valutazione ambientale strategica _ rapporto preliminare + valutazione di incidenza _ screening autorità procedente DG Sviluppo Economico UO Commercio, Servizi e Fiere autorità competente per la VAS DG Territorio e Protezione Civile Struttura Giuridico per il territorio e VAS autorità competente per la VIncA DG Ambiente e Clima Struttura Natura e Biodiversità 2020 _ aprile

valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

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Direzione generale Sviluppo Economico

programma pluriennale per lo sviluppo

del settore commerciale [PPSSC]

valutazione ambientale strategica

_ rapporto preliminare +

valutazione di incidenza

_ screening

autorità procedente DG Sviluppo Economico

UO Commercio, Servizi e Fiere

autorità competente per la VAS DG Territorio e Protezione Civile

Struttura Giuridico per il territorio e VAS

autorità competente per la VIncA DG Ambiente e Clima

Struttura Natura e Biodiversità

2020 _ aprile

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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gruppo di lavoro

Regione Lombardia Direzione generale Sviluppo Economico

Paolo Mora direttore generale

Roberto Lambicchi dirigente Unità Organizzativa Commercio, Servizi e Fiere

Roberto Salerno, Fabrizio Bianchi, Silvia Forni, Elisabetta Villa

PoliS-Lombardia Sviluppo della Competitività e Area Economica

Raffaello Vignali dirigente di riferimento

Federico Rappelli project leader

codice progetto: ECO14013 Recepimento e attuazione strategie europee 2014/2020: individuazione priorità e linee di azione ed evento di confronto sulle tematiche del commercio tra le regioni dei quattro motori consulenti esterni: Fulvio Adobati e Alessandro Oliveri

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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indice a.  premesse ...................................................................... 7 

1.  contenuti del rapporto preliminare ............................................................... 7 

2.  riferimenti normativi e procedurali della VAS e della VINCA .......................... 8 2.1.  avvio del procedimento 8 2.2.  quadro normativo 8 2.3.  integrazione procedurale 8 2.4.  fasi del procedimento 9 2.5.  valutazione di incidenza 10 2.6.  modalità di coinvolgimento e partecipazione dei portatori di interesse 10 

3.  il ‘Documento di orientamento’ del percorso di redazione del PPSSC’ ........ 11 

4.  le specificità del PPSSC e della sua integrazione ambientale ...................... 12 4.1.  la funzione programmatica del PPSSC 12 4.2.  temi e contenuti del PPSSC 13 

4.2.1.  il PPSSC nel quadro della programmazione regionale ......................................... 13 4.2.2.  il PPSSC nel sistema della sussidiarietà decisionale ............................................ 13 

4.3.  lo spazio di azione del PPSSC 14 4.4.  gli effetti del sistema commerciale sulle componenti ambientali 15 

5.  le criticità ambientali del territorio regionale ............................................... 16 

6.  ambito di influenza del PPSSC .................................................................. 18 

7.  lo spazio di azione della VAS del PPSSC ................................................... 19 

b.  analisi di contesto ........................................................ 21 

8.  componenti ambientali, pressioni, temi ...................................................... 21 8.1.  aria e fattori climatici 23 8.2.  acqua 25 8.3.  suolo 26 8.4.  biodiversità 29 8.5.  paesaggio e beni culturali 32 8.6.  popolazione e salute umana 34 8.7.  clima acustico 35 8.8.  radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 36 8.9.  rifiuti 37 8.10.  energia 38 8.11.  mobilità e trasporti 41 

9.  temi prevalenti di attenzione ..................................................................... 45 

10.  obiettivi di sostenibilità .............................................................................. 46 

11.  il quadro programmatico .......................................................................... 49 11.1.  PTR_Piano Territoriale Regionale 49 11.2.  PTR/31_Piano Territoriale Regionale integrato dalla LR 31/2014 52 

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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11.3.  PPR_Piano Paesaggistico Regionale 53 11.4.  procedimento di revisione del PTR/PPR 55 11.5.  Rete Natura 2000 56 11.6.  PRMT_Programma Regionale Mobilità e Trasporti. Scenario

infrastrutturale e della logistica 57 11.7.  PRMC_Piano Regionale della Mobilità Ciclistica 63 11.8.  PTRA_piani territoriali regionali d’area 64 11.9.  PTUA_Programma Regionale di Tutela ed Uso delle Acque 66 11.10. PRIA_Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell’Aria 66 11.11. POR_Programma operativo Fondo Sociale Europeo 2014-2020 68 11.12. PSR_Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 68 11.13. PEAR_Programma Energetico Ambientale Regionale 69 11.14. PAI_Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico 70 11.15. RER_Rete Ecologica Regionale 72 11.16. PARR_Piano d'Azione per la Riduzione dei Rifiuti urbani 74 11.17. Programma strategico triennale per la ricerca, l’innovazione e il

trasferimento tecnologico 75 11.18. piani delle aree protette 76 11.19. la direttiva comunitaria di gestione ambientale – settore commercio 77 11.20. la riforma del sistema delle autonomie locali 78 

12.  obiettivi di coerenza esterna ..................................................................... 78 

13.  il sistema di programmazione commerciale regionale ................................. 79 13.1.  l’integrazione ambientale della programmazione vigente 80 13.2.  riferimenti per l’integrazione ambientale della programmazione

commerciale (ODG 129/2013 e ‘linee guida’) 81 

14.  l’operatività della programmazione commerciale: disposizioni per la valutazione di impatto delle GSV ............................................................... 83 

14.1.  contenuti generali 83 14.2.  valutazione integrata degli impatti e misure di compensazione 84 

14.2.1.  la determinazione dell’indicatore di impatto ......................................................... 84 14.2.2.  la valutazione della sostenibilità .......................................................................... 84 

15.  dinamiche del sistema commerciale lombardo ........................................... 85 15.1.  esercizi di vicinato 85 15.2.  medie strutture di vendita (MSV) 86 15.3.  grandi strutture di vendita (GSV) 88 15.4.  il tema dell’e-commerce 89 

16.  post 2013 ................................................................................................ 91 

17.  la recente legislazione e pianificazione regionale ....................................... 92 17.1.  difesa del suolo e invarianza idraulica 92 17.2.  rigenerazione e recupero 93 17.3.  programmazione negoziata 94 

c.  obiettivi programmatici del PPSSC ............................... 95 

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d.  verifiche e valutazioni dei potenziali effetti ambientali del PPSSC: metodo ..................................................... 97 

18.  percorso e metodo ................................................................................... 97 18.1.  l’integrazione ambientale preliminare 99 18.2.  l’integrazione ambientale della proposta di PPSSC 100 

19.  misure di integrazione ambientale, mitigazione e compensazione ............. 101 

e.  valutazioni preliminari ................................................. 102 

20.  verifica di coerenza esterna degli obiettivi programmatici ......................... 102 20.1.  analisi 102 20.2.  considerazioni valutative 108 

21.  analisi di sostenibilità degli obiettivi programmatici ................................... 109 21.1.  premesse 109 21.2.  analisi 109 21.3.  considerazioni valutative 114 

22.  le alternative alle scelte del PPSSC ......................................................... 114 

23.  i temi emergenti, dal punto di vista geografico-territoriale e valutativo ....... 116 

f.  monitoraggio ............................................................. 118 

24.  ruolo e funzioni del monitoraggio ............................................................. 118 

25.  fasi del monitoraggio .............................................................................. 119 

26.  relazioni periodiche di monitoraggio e azioni correttive sul piano .............. 119 

27.  modalità di selezione degli indicatori ....................................................... 120 

28.  integrazione con l’Osservatorio Regionale ............................................... 121 

g.  VIncA: screening di incidenza .................................... 122 

29.  premesse ............................................................................................... 122 

30.  screening di incidenza ............................................................................ 123 30.1.  funzione 123 30.2.  informazioni per lo screening del PPSSC 124 

documento di riferimento sostanziale del rapporto:

Regione Lombardia Direzione generale Sviluppo Economico Programma Pluriennale per lo Sviluppo del Settore Commerciale (PPSSC), Documento di orientamento (contenuti e obiettivi generali del PPSSC), novembre 2019

Regione Lombardia DCR 12 novembre 2013 - n. X/187 Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale e ODG n.129 del 12.11.2013 del Consiglio regionale

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PoliS-Lombardia (Sviluppo della Competitività e Area Economica), Politecnico di Milano (URB&COM - Laboratorio Urbanistica e Commercio) Supporto tecnico scientifico per la redazione del nuovo Programma Pluriennale per lo Svi-luppo del settore commerciale, 2019 documenti di riferimento metodologico per la stesura del rapporto:

ISPRA, Indicazioni operative a supporto della valutazione e redazione dei documenti della VAS, Manuali e Linee Guida 124/2015

ISPRA, Linee guida per l’analisi e la caratterizzazione delle componenti ambientali a sup-porto della valutazione e redazione dei documenti della VAS, Manuali e Linee Guida 148/2017

Ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare, Linee guida per la predi-sposizione della Sintesi non Tecnica del Rapporto Ambientale, 2017

Gruppo di Lavoro MATTM/Regioni e Province Autonome, Linee guida nazionali per la valu-tazione di incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE "Habitat" art. 6, paragrafi 3 e 4, 2019

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a. premesse

1. contenuti del rapporto preliminare

Il Rapporto Preliminare del Programma pluriennale per lo sviluppo del settore commerciale (d’ora in poi, PPSSC) è articolato nelle seguenti macro sezioni tematiche, ognuna delle quali presenta una diversa funzione e finalità:

a_premesse Si definiscono i riferimenti metodologici, procedurali e contenutistici dei procedimenti integrati di valutazione ambientale strategica e di valutazione di incidenza

b_analisi di contesto Si individuano gli elementi caratterizzanti il contesto am-bientale e programmatico all’interno del quale sono de-finite le scelte del PPSSC

c_obiettivi programmatici del PPSSC Vengono riferiti gli obiettivi del documento di orienta-mento del PPSSC

d_verifiche e valutazioni dei potenziali ef-fetti ambientali del PPSSC: metodo

Si definiscono le modalità attraverso le quali nel Rappor-to Ambientale saranno valutati i potenziali effetti ambien-tali del programma

e_valutazioni preliminari Si sviluppa una prima serie di valutazioni sul documento programmatico del PPSSC

f_monitoraggio Si definiscono la finalità e la struttura del sistema di mo-nitoraggio che deve accompagnare la fase di attuazione del programma

g_VIncA: screening di incidenza

Si sviluppano considerazioni metodologiche e contenu-tistiche funzionali allo screening valutativo circa l’assoggettamento del PPSSC a specifico procedimento di valutazione d’incidenza

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2. riferimenti normativi e procedurali della VAS e della VINCA

2.1. avvio del procedimento Con la DGR 24 gennaio 2014 n. X/1261 la Giunta Regionale, nella passata X legislatura, ha deliberato l’avvio del procedimento di valutazione ambientale strategica del PPSSC, approvando contestualmente il modello metodologico procedurale e organizzativo della VAS.

Rilevato che al termine della X Legislatura non si è concluso l’iter di approvazione del PPSSC, con DGR 20 maggio 2019 - n. XI/1642 è stato riavviato il procedimento di appro-vazione del programma.

Entro la medesima deliberazione vengono individuate le autorità (procedente, competente per la VAS e competente per la VINCA) e confermati i contenuti del decreto dell’Unità Or-ganizzativa Commercio, Reti Distributive e Tutela dei Consumatori n. 11158 del 26 no-vembre 2014 con il quale sono quindi individuati i soggetti competenti in materia ambien-tale, gli enti territorialmente interessati chiamati a partecipare alla conferenza di valutazio-ne ambientale – VAS del programma, nonché i soggetti e settori del pubblico interessati all’iter decisionale, e definite le relative modalità di informazione e comunicazione.

Alla medesima deliberazione è definito (all’allegato B) lo schema procedura del percorso di VAS.

2.2. quadro normativo Le norme di riferimento per la procedura di valutazione ambientale strategica sono:

↘ la Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la va-lutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente

↘ il D.Lgs 152/2006 "Norme in materia ambientale", noto come Codice dell’Ambiente

A livello regionale: ↘ l’art.4 c.1 della Legge Regionale n.12 dell’11 marzo 2005 per il governo del territo-

rio ↘ la DCR n. 351 del 13 marzo 2007 ↘ le DGR 761/2010, DGR 10971/2009 e DGR 6420/2007 (testo coordinato)

2.3. integrazione procedurale All’interno del procedimento di formulazione del PPSSC questo documento costituisce il Rapporto Preliminare dei seguenti percorsi integrati di valutazione:

> valutazione ambientale strategica (VAS) dei caratteri programmatici e delle speci-fiche scelte del programma

> valutazione di incidenza (VINCA) delle scelte del programma sul sistema dei siti di Rete Natura 2000 (SIC e ZSC) e sugli elementi notevoli della Rete Ecologica Re-gionale (RER)

In ragione dell’opportunità di un percorso di valutazione integrata tra VAS e VINCA, il rife-rimento è anche al modello 2 _ Raccordo tra VAS-VIA-VIC della già citata delibera. Per quanto concerne la procedura di VAS, il RP è identificato all’art.13 del DLgs 152/2006 e smi, che al comma 1 recita

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1. Sulla base di un rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell'attuazione del piano o programma, il proponente e/o l'autorità procedente en-trano in consultazione, sin dai momenti preliminari dell'attività di elaborazione di piani e programmi, con l'autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia am-bientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da in-cludere nel rapporto ambientale.

il presente Rapporto Preliminare assume anche funzioni e contenuti di quanto, nella legi-slazione regionale, è chiamato Documento di Scoping.

2.4. fasi del procedimento

Le fasi del procedimento, come definite nel citato allegato B della DGR di riavvio del pro-cedimento, sono le seguenti:

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Entro la sezione d si propone una specificazione metodologica del programma di lavoro funzionale all’integrazione ambientale delle scelte del PPSSC.

2.5. valutazione di incidenza La Valutazione di Incidenza (VINCA) è il procedimento tecnico-amministrativo previsto dall’articolo 6 dalla Direttiva 43/92/CEE (Habitat).

Il suo campo di applicazione è quello dei piani/progetti che possano avere incidenze signi-ficative sui SIC (Siti di Importanza Comunitaria) previsti dalla Direttiva “Habitat”, nonché sulle ZPS (Zone di Protezione Speciale) e sulle ZSC (Zone Speciali di Conservazione) isti-tuite ai sensi della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”. Tali aree costituiscono la Rete Natura 2000. Sono inoltre da considerarsi, nel contesto lombardo, le potenziali incidenza sugli elementi notevoli della Rete Ecologica Regionale.

In relazione all’ambito territoriale di riferimento, che è costituito dall’intero territorio regio-nale, i contenuti del programma potrebbero potenzialmente interferire con l’integrità delle aree di cui sopra.

Si veda la sezione g per la proposizione del metodo di valutazione e lo sviluppo della fase di screening.

2.6. modalità di coinvolgimento e partecipazione dei portatori di interesse

Affinché processi di partecipazione nell’ambito della valutazione ambientale abbiano suc-cesso e producano risultati significativi, è opportuno che il pubblico (organizzazioni della società civile, rappresentanze di categoria, singoli cittadini) sia coinvolto in corrispondenza dei diversi momenti del processo.

I soggetti interessati al procedimento, in quanto _ soggetti competenti in materia ambientale _ enti territorialmente interessati _ settori del pubblico interessati all’iter decisionale

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sono stati individuati con decreto dirigenziale della DG Commercio, turismo e terziario (ora DG Sviluppo Economico) D.d.u.o. 26 novembre 2014 - n. 11158 e confermati nell’allegato A - Soggetti e modalità della consultazione pubblica di cui alla DGR 20 maggio 2019 - n. XI/1642 di riavvio del procedimento.

All’interno del medesimo decreto sono state individuate le modalità di informazione e par-tecipazione di tali soggetti, che risultano essere:

> la pubblicazione della documentazione relativa alla VAS sul sito web SIVAS (http://www.cartografia.regione.lombardia.it/sivas/) e sul sito della Direzione Gene-rale Sviluppo Economico

> la pubblicazione della documentazione relativa alla VIncA sul sito web SI VIC (https://www.sivic.servizirl.it/vic/#!/homePublic)

> la comunicazione della avvenuta pubblicazione della documentazione ai soggetti competenti in materia ambientale e agli enti territorialmente interessati chiamati a partecipare alle Conferenze di Valutazione VAS nonché alle Regioni confinanti e al-lo Stato transfrontaliero

> l’attivazione di due forum pubblici da effettuarsi nell’ambito delle sedute della con-ferenza di valutazione VAS o in via telematica per garantire la partecipazione del pubblico

Rimane ovviamente aperta la possibilità di meglio specificare e declinare tale proposta partecipativa qualora dovessero emerge in tal senso istanze di particolare rilievo per l’integrazione ambientale del programma.

3. il ‘Documento di orientamento’ del percorso di redazione del PPSSC’

Il documento di apertura del percorso di redazione del PPSSC, e degli endo-procedimenti di VAS e VIncA è rappresentato dal Documento di orientamento (contenuti e obiettivi generali del PPSSC) elaborato dalla Direzione generale Sviluppo Economico di Regione Lombardia. Nel rimandare al tale documento e alla sua sintesi, riportata alla sez.c, se ne segnalano qui i contenuti principali. Il documento di orientamento definisce temi di lavoro e obiettivi di riferimento per la formu-lazione del PPSSC, definendo, in particolare, gli obiettivi di fondo della revisione in corso:

- rendere ancora più soddisfacenti gli standard quantitativi e qualitativi in termini di offerta commerciale

- intervenire con politiche attive di promozione integrata dei territori - favorire, dove e quando possibile, l’inserimento di nuove formule commerciali che

il documento di orientamento del programma specifica i temi principali che verranno svi-luppati e gli obiettivi sottesi:

- rigenerazione urbana: la funzione commerciale come elemento di rafforzamen-to/caratterizzazione dei contesti urbani

- e-commerce e logistica: attenzione al rapporto di competizione e/o integrazione con gli altri canali distributivi ‘fisici’

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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- polarità e insediamenti commerciali consolidati: nuove e specifiche misure volte al-la riqualificazione, ammodernamento e mantenimento del tessuto commerciale sul territorio in una forma integrata

- commercio nella funzione di ‘pivot’ territoriale: la polarità commerciale come ‘epi-centro scambiatore’ di flussi e di energie del contesto territoriale locale

- competitività dei sistemi economici locali: l’innovazione e le forme di aggregazione in rete e di alleanza tra imprese migliorando il rapporto con la P.A.

- scelte localizzative e sussidiarietà d’area vasta: concertazione e rafforzamento del-la coesione amministrativa locale

- riduzione del consumo di suolo e riconversione delle aree dismesse: legge regio-nale 31/2014, definizione di misure declinate per contesti e ambiti territoriali

- sostenibilità ambientale: valutazione preventiva (nell’ambito dei PGT, PTCP e strumenti di programmazione negoziata) degli impatti ambientali

- commercio all’ingrosso: verifica esternalità e compatibilità con il tessuto commer-ciale e urbano circostante

4. le specificità del PPSSC e della sua integrazione ambientale

4.1. la funzione programmatica del PPSSC Il PPSSC, in ragione del quadro dispositivo regionale, è funzionale a:

> delineare lo scenario di sviluppo del sistema commerciale lombardo a orientamen-to dell’attività di programmazione degli enti locali

> definire gli indirizzi per lo sviluppo delle diverse tipologie di vendita > definire gli obiettivi di presenza e di sviluppo delle grandi strutture di vendita, anche

con riferimento a differenti ambiti territoriali o urbani > definire i criteri generali per l’autorizzazione delle grandi e medie strutture di vendi-

ta > indicare le priorità per l’utilizzo delle risorse finanziarie a disposizione del bilancio

regionale e le indicazioni per la qualificazione e lo sviluppo del commercio all’ingrosso

In questo senso, il PPSSC è un documento di carattere sostanzialmente programmatico, il cui portato sarà, appunto,

> in direzione positiva, di indirizzo e di orientamento di successive azioni ritenute qualificanti il sistema

> in direzione negativa, di disincentivare eventuali azioni ritenute inopportune

Per quello che più da vicino interessa il suo profilo di integrazione ambientale, in entrambi i casi i contenuti del PPSSC non saranno direttamente legittimanti azioni trasformative dello stato dei luoghi (e quindi impattanti sulle componenti ambientali), ma saranno fonte di le-gittimità, in concorrenza con l’intero corpo normativo e dispositivo in essere, di procedi-menti che verranno espletati entro l’ampio ambito dei diversi livelli istituzionali e delle parti economico-sociali. In sintesi, si intende affermare che il PPSSC è a capo di una catena decisionale lunga e diramata, i cui effetti, in termini di ricadute socio-territoriali e ambientali, stanno sugli anelli all’altro capo della catena.

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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Se così, non ci si aspettano dal PPSSC contenuti localizzativi “cogenti”, né effetti diretti sul regime giuridico dei suoli e la loro trasformabilità, né, quindi, impatti qualificabili e quantifi-cabili sul sistema delle componenti ambientali.

4.2. temi e contenuti del PPSSC

4.2.1. il PPSSC nel quadro della programmazione regionale

L’architettura della programmazione regionale e dei suoi strumenti è molto ampia e artico-lata, dovendo affrontare tutte le tematiche costituzionalmente affidate al governo regionale e quelle discendenti dal sistema della programmazione comunitaria. Alle politiche programmatorie si accostano poi gli strumenti di pianificazione, che stabili-scono un rapporto dialettico sia sull’asse intra-settoriale sia su quello inter-settoriale.

Il PPSSC si configura, come si è visto, come uno strumento di carattere programmatorio; come tale si relaziona sia lungo un asse verticale (dagli obiettivi generali del programma di mandato amministrativo agli strumenti istruttori e autorizzativi delle iniziative di qualifica-zione del sistema commerciale) sia, lungo un asse orizzontale, con i documenti program-matici e pianificatori relativi agli altri temi di interesse delle politiche regionali.

All’interno di questo contesto complesso è necessario un approccio olistico e al contempo in grado di ridurre la complessità di sistema e ricondurla a una sintesi praticabile, sia sul fronte dei contenuti del programma stesso sia sotto l’aspetto del contributo della sua valu-tazione strategica.

In merito alla valutazione del profilo di integrazione ambientale del PPSSC (compito preci-puo della valutazione ambientale strategica), gli strumenti di pianificazione e programma-zione regionale che affrontano temi più direttamente relazionati e/o relazionabili con le ri-cadute ambientali e territoriali del PPSSC paiono essere1:

> gli strumenti di programmazione e pianificazione territoriale e paesistico-ambientale

> gli strumenti di programmazione e pianificazione del sistema infrastrutturale, della mobilità e della logistica distributiva

È principalmente rispetto a questi strumenti che verrà valutato il livello di concorrenza e sinergia del PPSSC (verifica di coerenza esterna).

4.2.2. il PPSSC nel sistema della sussidiarietà decisionale

Regione Lombardia ha da alcune legislature scelto con decisione la strada della sussidia-rietà, attribuendo agli enti locali rilevanti funzioni.

Dal punto di vista dei temi più strettamente riferibili alla programmazione della rete com-merciale e ai suoi effetti territoriali e ambientali, soprattutto la traduzione operativa della programmazione triennale di sviluppo del sistema commerciale e della legge urbanistica regionale ha attribuito agli enti locali (soprattutto, ai Comuni) uno spazio decisionale molto ampio sia in materia di uso del suolo sia in relazione all’articolazione della rete commercia-le. Questo processo è stato complementare alla progressiva liberalizzazione del settore commerciale, che ha visto nella Direttiva europea Bolkestein (123/2006), recepita nella legislazione nazionale con il D.Lgs 59/2010, un passaggio sostanziale.

1 Il sistema di pianificazione relativo ad altre componenti ambientali importanti (energia, rifiuti, ac-qua ..) è comunque preso in considerazione, in modo da fare emergere i temi di rilevanza “indiret-ta” di ausilio alla definizione del PPSSC e alla sua valutazione.

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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Ad oggi il ruolo di Regione Lombardia, relativamente alle dinamiche trasformative della re-te di distribuzione commerciale, è sostanzialmente:

> di carattere normativo, attraverso le progressive modifiche alla LR 6/10 e alle altre leggi regionali che hanno dei riflessi sulla programmazione commerciale

> di carattere programmatico, attraverso lo scenario generale definito dai precedenti programmi

> di carattere istruttorio, in relazione alla compatibilità della strumentazione urbani-stica comunale con la pianificazione territoriale regionale (Piano Territoriale Regio-nale) e all’interno dei procedimenti autorizzativi riguardanti le grandi strutture di vendita

Entro questa mappa funzionale, Regione Lombardia ha specifici ruoli di indirizzo, di con-trollo, autoritativi e di monitoraggio circa le manifestazioni territoriali e ambientali indotte dalle dinamiche organizzative del sistema commerciale.

Le scelte insediative delle medie e grandi strutture di vendita, nel trovare una legittimità generale con il quadro programmatico generale, passano per strumenti e procedimenti che mettono in relazione operatori di settore, amministrazioni locali e Regione: program-mazione negoziata, pianificazione urbanistica comunale, pianificazione attuativa e proce-dimenti specifici per il sistema produttivo (procedure di sportello unico) restituiscono un ampio panorama di sentieri percorribili per arrivare alla conformazione degli usi del suoli e all’autorizzazione commerciale. Entro questi sentieri Regione dispiega, articolandoli in mo-di specifici, le proprie funzioni.

Il PPSSC in corso di formazione è chiamato anche a riconfigurare, concorrendo con gli analoghi atti di programmazione territoriale, infrastrutturale e ambientale in corso di formu-lazione, il ruolo di Regione nell’architettura decisionale delle dinamiche evolutive della rete distributiva commerciale.

4.3. lo spazio di azione del PPSSC Analogamente agli altri analoghi documenti di carattere programmatico, al PPSSC è chie-sto quindi anche di definire il proprio posizionamento nella catena decisionale che governa le trasformazioni territoriali e ambientali indotte, nel caso specifico, dall’organizzazione del-la rete di vendita.

In questo senso, all’interno dei ruoli che gli sono attribuiti dal quadro dispositivo nazionale e regionale e congruentemente con i principi di liberalizzazione del settore, lo spazio di azione che il PPSSC potrà avocare a sé sta, anche, nella modulazione tra contenuti di in-dirizzo e contenuti di cogenza. Mentre i primi esaltano la funzione programmatica, di intenti e strategie generali, che do-vranno trovare applicazione in successivi passaggi deliberativi e strumenti attuativi (di ca-rattere istruttorio, valutativo e autorizzativo), i secondi potranno introdurre da subito ele-menti di prescrittività e di regolamentazione.

Per quello che più interessa la valutazione del profilo di integrazione ambientale del pro-gramma, ci si attende che i contenuti del PPSSC consolidino (come peraltro evidente dalle considerazioni di cui alla sezione e) le attenzioni e l’approccio consapevole delle potenziali esternalità ambientali delle diverse forme organizzative della rete commerciale.

Approccio e attenzioni dispiegate in particolare dopo le rilevanti deliberazioni del 2013, funzionali a fissare il ruolo di Regione nei processi di qualificazione del sistema distributivo

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commerciale2 e ai successivi criteri attuativi per il governo delle modalità insediative delle GSV3. Si veda la sezione 16 per una sintesi degli effetti di tali deliberazioni, soprattutto in relazione alle ricadute ambientali e territoriali.

4.4. gli effetti del sistema commerciale sulle componenti ambientali

Gli effetti del sistema commerciale sulle componenti ambientali possono essere molto arti-colati, anche in relazione alla qualificazione della locuzione ‘sistema commerciale'.

Per approcciare la questione, si può sostanziare tale locuzione in due campi principali: > ‘sistema commerciale’ inteso come organizzazione spaziale della rete distributiva,

considerando quindi l’infrastrutturazione fisica delle diverse tipologie di forme commerciali: le polarità extraurbane della grande distribuzione, gli addensamenti commerciali urbani, il commercio diffuso di vicinato, la logistica dell’e-commerce …

> ‘sistema commerciale’ inteso come diverse modalità di fruizione che la popolazione dispiega nell’esercitare la propria funzione di acquisto e consumo

In linea generale, il sistema commerciale, inteso nelle due accezioni di cui sopra, si ritiene abbia apprezzabili esternalità sui seguenti temi:

> traffico, per gli effetti di caricamento della rete stradale e relative esternalità (inqui-namento atmosferico e acustico)

> qualità urbana, come fattore di accessibilità ai servizi, di pluralità di offerta, di arti-colazione della composizione sociale dei consumatori

> paesaggio urbano ed extraurbano, per il rapporto città diffusa / campagna urba-nizzata, per i ‘nuovi’ paesaggi della trasformazione, per i ‘non luoghi’ (o iper-luoghi) monofunzionali entro cui si dispiegano nuove forme di relazione sociale

> centri storici e patrimonio storico-artistico, in ragione delle plurali forme di fruizione (anche commerciale) delle porzioni più ‘delicate’ dei contesti urbani

> uso di risorse fisico-naturali, in primis il consumo di suolo agricolo/non urbanizzato, di acqua, di energia

All’interno della sezione b vengono meglio articolate tali considerazioni, facendo emergere le specifiche esternalità delle diverse forme di infrastrutturazione commerciale del territo-rio.

In relazione agli ‘impatti ambientali’ del sistema commerciale nei differenti ambiti geografici di cui si compone il territorio regionale, il tema riveste un sicuro profilo di interesse teorico. Ad una ampia differenziazione dei territori regionali (in termini di risorse fisico-naturali, loro modalità di fruizione e condizioni di sensibilità) si accosta una significativa articolazione delle forme fisiche attraverso le quali si manifesta il sistema commerciale.

Tale condizione rende probabilmente complicato (forse pretenzioso) ogni atteggiamento deterministico che intenda valutare in termini quantitativi gli impatti del sistema commer-ciale sulle risorse fisico-naturali poiché è evidente come le esternalità della territorializza-zione degli esercizi commerciali costituisca un fattore, tra i tanti, difficilmente (e forse im-propriamente) misurabile in termini quantitativi, in quanto ogni tentativo di disaggregazione

2 DCR 12 novembre 2013 nr. x/187 "Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commer-ciale". 3 DGR 20 dicembre 2013 - n. X/1193 “Disposizioni attuative finalizzate alla valutazione delle istanze per l'autorizzazione all'apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla DCR 12 novembre 2013 nr. x/187”.

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dei dati (di traffico, di emissioni acustiche e atmosferiche, di usi finali dell’energia, di usi idrici …) risulterebbe essere un esercizio del tutto arbitrario e non in grado di cogliere la complessità intrinseca del rapporto tra modalità di fruizione dell’articolata spazializzazione delle diverse tipologie di esercizi commerciali, in relazione alla diversa caratterizzazione ‘di fondo’ dei diversi territori.

D’altro canto, l’esperienza programmatoria e anche disciplinare circa gli approcci deter-ministico-quantitativi hanno palesato la loro inefficacia nella strumentazione sperimentata in questi ultimi anni. A maggior ragione, il tema del commercio è completamente immerso in modalità d’uso ‘esperienziali’ che combinano shopping, leisure, intrattenimento, ristora-zione .. ;tale condizione rende oltremodo difficile disaggregare il valore dei fattori impatto e individuare meccanismi di causa-effetto.

Al fine di perseguire un approccio valutativo (di ausilio ai contenuti in fieri del PPSSC) che colga gli elementi di complessità (interrelazioni), all’interno del successivo rapporto am-bientale, qualora il PSSC dovesse proporre una articolazione del territorio regionale, si procederà a una analisi di come gli indirizzi del programma possano incidere sul quadro ambientale di tali articolazioni.

Alla luce delle considerazioni espresse, entro questo rapporto preliminare si è sviluppata una riflessione sistemica, sintetica ma sostanziale, circa il rapporto tra tipologie di esercizi commerciali, le criticità prevalenti, considerate per la generalità del territorio regionale, e gli elementi di pressione che il sistema commerciale genera su tale componente, da cui discendono i temi di attenzione che quindi sin da subito si segnalano alle scelte del PPSSC al fine di tenere in opportuna considerazione la necessità di integrazione ambientale (si veda sez.8).

Con riferimento agli obiettivi di Piano e alle azioni che andranno scelte per conse-guirli, sarà doveroso valutare gli effetti su consumo di suolo, patrimonio culturale e architettonico, centri storici, traffico e qualità dell’aria. Tali valutazioni non necessa-riamente necessitano di “dati”.

Ad esempio, se il Piano stabilirà azioni che favoriscono, nei centri storici, il com-mercio diffuso, di vicinato, anche utilizzando il patrimonio architettonico presente, non saranno necessari “dati quantitativi” per valutare gli effetti positivi e negativi che queste azioni possono produrre su patrimonio culturale e architettonico, centri storici, traffico e qualità dell’aria, a causa dei lavori di ristrutturazione ed adegua-mento necessari, per l’aumento di mezzi circolanti, di utilizzo di energia, ecc.

Eventuali dati che risultassero necessari sono comunque rintracciabili in altri Piani di settore (mobilità e trasporti, aria, …).

Inoltre, è importante che venga utilizzato un linguaggio maggiormente comprensi-bile anche ad un pubblico non tecnico. In particolare, si suggerisce di evidenziare gli effetti delle azioni del Piano su centri storici e patrimonio storico architettonico, non trattati.

5. le criticità ambientali del territorio regionale

Come buona parte dei territori ad economia ‘matura’ e ‘benessere’ diffuso, il contesto re-gionale lombardo (oggettivamente uno dei più complessi alla scala continentale), a fronte di un patrimonio materiale e culturale che presenta punte di eccellenza sulla scala delle

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relazioni globali, accusa diversi e articolati fenomeni di degrado e depauperamento delle risorse ambientali e fisico-naturali.

Il termine ‘spreco’ è quello che forse sintetizza meglio di altri le condizioni di cattivo uso, di uso improprio, delle risorse date; se il ‘consumo’ di tali risorse può essere considerato fi-siologico nel processo di antropizzazione territoriale e i ‘limiti dello sviluppo’ possono esse-re ricercati nella capacità adattiva e di resilienza del contesto ambientale, lo spreco delle risorse ambientali si manifesta quando le stesse vengono utilizzate senza apprezzarne il valore e in presenza di alternative praticabili.

Evidentemente, le criticità ambientali diventano tali (‘criticità’) quando si coglie che il ritmo dell’utilizzo delle risorse fisico-naturali ne mette a repentaglio la stessa capacità rigenerati-va e/o adattativa; analogamente, si colgono le criticità quando i fattori di stress ambientale diventano fattori compromettenti le performance socio-economiche del territorio. Diventa-no dis-economie nei driver di ‘sviluppo’.

Le criticità ambientali del territorio regionale, che ad oggi si palesano all’analisi geografica, sono evidentemente esito di una storia sociale lunga; senza sancire meccanismi di causa-effetto, è però evidente che esiste, ad oggi, una proporzionalità diretta tra elevate perfor-mance degli indicatori economici e i fattori di stress ambientale.

Per una sintetica qualificazione di tali criticità, ampiamente analizzate da una vasta lettera-tura di carattere scientifico, divulgativa e di supporto alla programmazione istituzionale, si pensi al fenomeno del consumo di suolo, ai fattori di rischio territoriale (di tipo antropico diretto e indiretto), alla bassa qualità dell’aria, ai consumi energetici sempre in crescita e alle relative emissioni climalteranti, alla rottura (obliterazione, modificazione, frammenta-zione) dei quadri di paesaggio identitari, alla mobilità forzata resa necessaria da scelte in-sediative concettualmente ‘periferiche’ …

Evidentemente, tali connotazioni sono diversamente articolate nelle diverse partizioni del territorio regionale; a una fascia montana, entro cui le risorse fisico-naturali presentano ancora prevalenti caratteri di qualità, e che rappresenta la condizione di ‘sostenibilità’ dell’intero bacino padano, segue la fascia prealpina, della pianura asciutta e dei principali fondovalle, che manifestano in modo evidente l’affastellarsi di processi di reificazione stori-camente riconoscibili (dalla proto industria alla ‘campagna urbanizzata’), entro cui le com-ponenti ambientali hanno subito un processo erosivo spinto, quasi compulsivo, tanto che i luoghi della naturalità sono oggi spesso residuali, tessere scomposte di un mosaico infra-strutturale pervasivo. La pianura irrigua a sud delle grandi conurbazioni ha mantenuto, per la capacità competitiva di una agricoltura ricca, una piattaforma rurale che, se da un lato ha un bilancio ambientale tendenzialmente negativo (intensività, monocultura, doping di fertilizzanti, consumi idrici …), ha permesso il mantenimento di una trama territoriale leg-gibile, dove l’urbano è distinto dagli spazi aperti ed è riconoscibile il sistema dei grandi cor-ridoi ambientali. La continuità di questa ‘piattaforma agro-ambientale’ è però continuamen-te compromessa da reti infrastrutturali di diversa scala e funzione, che a loro volta susci-tano, in ragione dell’aumentato profilo di accessibilità, opzioni insediative di residenzialità periferica, di logistica distributiva e, per restare al tema, di polarità commerciali e del loisir con bacini di utenza di (presunto) carattere regionale e interregionale.

Le politiche comunitarie, nazionali e regionali da almeno un ventennio dedicano una speci-fica attenzione alle problematiche ambientali, anche in risposta ad una preoccupazione collettiva circa tali problematiche e a una domanda crescente (non priva di paradossi) di ‘qualità’ degli spazi di vita.

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Plurime e non sempre convergenti sono le istanze sociali espresse, a maggior ragione in un contesto regionale, come quello lombardo, con rappresentanze sociali e politico-culturali molto articolate e con diversa sensibilità rispetto ai temi ambientali.

Come si diceva, tali elementi di stress ambientale sono quantificabili nei loro costi collettivi, diretti e indiretti. Per rimanere su un fronte vicino al tema del commercio, si pensi a come la grande distribuzione organizzata extraurbana abbia contribuito ad ampliare il paniere di beni acquistabili da una fascia sempre più ampia di popolazione (una sorta di democrazia del consumo), ma al contempo abbia generato consistenti esternalità ambientali nella mo-dalità della sua fruizione (mobilità indotta, necessità di nuova infrastrutturazione stradale, modelli abitativi suburbani diffusivi e apprezzati in quanto prossimi ai poli commerciali …). Le opzioni di (presunto) risparmio personale (residenzialità periferica, prossimità ai centri commerciali) hanno però indotto, nei loro impatti ambientali e nella loro necessità di infra-strutturazione, costi pubblici e collettivi (ad esempio di realizzazione e manutenzione dei sottoservizi, di trasporto collettivo, interferenze mobilità commerciale e mobilità privata, desertificazione servizi di prossimità …) ancora crescenti. E sempre più preoccupanti, a maggior ragione in questa fase di cambiamento strutturale dell’economia, che sempre più comprime la capacità di investimento pubblico.

Economia circolare, green economy, bioeconomia … sono i temi sui quali si è focalizzato il dibattito pubblico in tempi recenti; a livello nazionale, l’Italia ha aderito nel 2015 alla nuova Agenda delle Nazioni Unite “Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile” e ha approvato nel 2017 la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile come principale strumento di coordinamento dell’attuazione dell’Agenda 2030 in Italia. Regione Lombardia, peraltro, sta in questi mesi formulando una propria strategia regionale di sostenibilità, specificativa di quella nazionale4.

Facendo propri i principi di trasversalità, universalità e integrazione dell’Agenda 2030, la strategia intende rafforzare le capacità di collaborazione e interazione necessarie per inte-grare gli obiettivi di sostenibilità nelle politiche territoriali e di settore.

Il 18 settembre 2019 ha preso il via da Palazzo Pirelli la nuova sfida di Regione Lombardia, lanciata con la firma del Protocollo per lo Sviluppo Sostenibile: l’ambizione è quella di fare del territorio lombardo, già motore economico del Paese, una ‘locomotiva sostenibile’ in grado di trainare la transizione nazionale verso nuovi modelli di sviluppo.

Entro il successivo rapporto ambientale, potrà essere sviluppata una analisi quali-quantitativa territorializzata, in relazione alla sostenibilità ambientale degli obiettivi di pre-senza e di sviluppo delle diverse forme commerciali (in particolare GSV, MSV) in relazione allo stato dell’ambiente, relativi alle diverse partizioni geografiche e/o assetti insediativi ri-correnti che il PPSSC dovesse disegnare.

6. ambito di influenza del PPSSC

Per quanto riguarda l’influenza del PPSSC, è possibile individuare due ambiti entro i quali si potranno esercitare i potenziali effetti del programma.

4 La SRSS è stata già messa in consultazione ed in fase di approvazione. Si vedano gli esiti in pro-gress al link: https://www.openinnovation.regione.lombardia.it/it/lombardia-ricerca/b/572/svilupposostenibiledalricicloalruolodeglientieccocosachiedonoilombardi

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Da considerarsi che tali potenziali effetti, in relazione al carattere programmatico (e non pianificatorio o progettuale) del PPSSC, sono di carattere sostanzialmente indiretto e lega-ti non tanto alle scelte del programma bensì alle azioni (pianificatorie, progettuali e realiz-zative) che il PPSSC renderà praticabili ai vari livelli istituzionali locali.

Il primo ambito coincide con il territorio stesso implicato nel programma; entro il territorio regionale si dispiegheranno, indirettamente, sia gli effetti derivanti dalla eventuale parte di cogenza normativa del programma sia quelli derivanti dall’implementazione degli indirizzi e degli obiettivi che il programma demanda ad altri strumenti e livelli di governo del territorio.

Il secondo ambito corrisponde ai territori in relazione di prossimità a quello regionale; entro questo ambito si potrà registrare un effetto ‘alone’ (pratiche emulative, indotto sulle com-ponenti ambientali ...) più o meno marcato in relazione all’intensità dell’implementazione degli indirizzi programmatici del PPSSC e alla prossimità fisica dei territori considerati.

Essendo il quadro dispositivo in materia di programmazione commerciale, urbanistico-territoriale e dei servizi sostanzialmente materia concorrente Stato-Regioni, si ritiene che i contenuti del PPSSC non potranno indurre azioni trasformative tali da introdurre modifica-zione allo stato delle componenti ambientali tali da interferire in misura significativa con quelle dei territori circostanti.

Analogamente, non si ravvisa la possibilità che il PPSSC abbia effetti diretti e significativi su altri Stati membri dell’UE.

La valutazione di eventuali effetti transfrontalieri con il Canton Ticino del programma verrà sottoposta a verifiche delle istituzioni preposte, beninteso che è oggetto di verifica in oc-casione dei procedimenti autorizzativi relativi alle grandi strutture di vendita localizzate in prossimità di tale territorio.

7. lo spazio di azione della VAS del PPSSC

All’interno di questo quadro, il percorso di valutazione ambientale qui delineato si connota come ‘strategico’ in quanto:

> intende essere fortemente integrato al percorso decisionale > è in grado di porre scenari decisionali alternativi e complementari > assume una concezione estesa di ‘ambiente’, come coagulo di fattori fisico-naturali

e socio-economici, tesi verso una ‘sostenibilità’ durevole delle scelte che si vanno a compiere

In questa direzione, il sistema distributivo-commerciale è da considerarsi sia come fattore economico-occupazionale funzionale a una filiera socio-economica estesa, sia, nella sua integrazione ambientale, come potenziale fattore di impatto sulle componenti ambientali e, al contempo, come contributo di ordine collettivo alla produzione di nuovi valori territoriali e nuove modalità della loro fruizione. I tempi, connotati

> dalla crescente preoccupazione per i ritmi di depauperamento delle risorse am-bientali e per la conseguente contrazione della qualità territoriale e della sua fruibi-lità, individuale e collettiva

> dalla crisi, non più contingente, dei settori tradizionali delle economie ‘mature’ e dalla necessità quindi di attuare la transizione verso economie socio-ambientali du-revoli

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sembrano favorevoli per introdurre, anche nello specifico della programmazione di settore, meccanismi (regole, indirizzi, condizionamenti, premialità) atti a qualificare il sistema di-stributivo-commerciale come fattore di sviluppo socio-territoriale e ambientale durevole. In tale direzione, i criteri istruttori già in uso per l’iter valutativo e autorizzativo delle grandi strutture di vendita5 stanno già dispiegando i loro effetti di integrazione ambientale6.

Alla luce del carattere eminentemente programmatico del PPSSC, lo spazio di azione della sua valutazione strategica, che sarà consolidato entro la fase di interlocuzione con i sog-getti co-interessati, si ritiene possa più propriamente essere quello di ausilio, nel percorso redazionale e valutativo, a una opportuna integrazione ex ante delle considerazioni am-bientali negli indirizzi programmatici che verranno definiti.

Da considerarsi, nella definizione di tale spazio di azione, anche l’ampio dibattito (e con-tenzioso) che in questi anni ha connotato il rapporto tra azione regionale e quadro disposi-tivo nazionale; dal procedimento di VAS potranno eventualmente emergere elementi cor-roboranti un approccio ‘condizionante’ i principi di concorrenza e libertà di iniziativa eco-nomica in ragione dei principi (di analoga rilevanza costituzionale) di tutela paesistico am-bientale e di sanità pubblica.

5 Deliberazione Giunta regionale 20 dicembre 2013 - n. X/1193 «Disposizioni attuative finalizzate alla valutazione delle istanze per l’autorizzazione all’apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla d.c.r. 12 novembre 2013 n. X/187 ‘Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale’», pubblicata sul BURL n. 53, Serie Ordinaria del 31 dicembre 2013. 6 Si veda la sezione 16.

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b. analisi di contesto

L’analisi di contesto ha l'obiettivo di rappresentare il contesto all’interno del quale si operano le scelte del PPSSC, gli ambiti di analisi, le principali sensibilità e criticità ambientali: in sintesi, quegli elementi conoscitivi di base utili per orientare gli obiettivi generali e specifici dello strumento programmatorio e valutare le scelte che ne derivano. L’analisi di contesto sviluppata in questa sezione, che è anche funzionale a definire l’ambito di influenza del piano, tesaurizza gli approfondimenti analitico-conoscitivi già ela-borati nell’ambito della redazione delle Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del setto-re commerciale, del Piano Territoriale Regionale e complessivamente del sistema di piani-ficazione di livello regionale. L’analisi è articolata in due diversi ambiti: _ l’ambito delle componenti ambientali, funzionale a restituire il rapporto tra caratterizza-zione delle componenti e potenziale impatto del sistema commerciale _ l’ambito del quadro programmatico, funzionale a mappare gli elementi di coerenza e si-nergia che il PPSSC è chiamato a definire con il sistema più ampio della programmazione e pianificazione di rilevanza regionale

8. componenti ambientali, pressioni, temi

Nelle sezioni a seguire ogni componente ambientale è trattata attraverso una sintesi che ne mette in evidenza la caratterizzazione e le criticità prevalenti, considera-te per la generalità del territorio regionale gli elementi di pressione che il sistema commerciale genera su tale componente i temi di attenzione che quindi si segnalano alle scelte del PPSSC al fine di tenere in oppor-tuna considerazione la necessità di integrazione ambientale Per permettere una specificazione delle pressioni ambientali indotte dal sistema commer-ciale, questi ultimi due punti della trattazione sono declinati in alcune idealtipiche configu-razioni, che si ritengono potere rappresentare le diverse forme di infrastrutturazione della rete commerciale e delle modalità prevalenti della sua fruizione:

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> le polarità commerciali extraurbane, intendendo prevalentemente i centri commer-ciali della grande distribuzione organizzata, più o meno raggruppati per mixitè merceologica e sinergia attrattiva, solitamente localizzati in ambiti extraurbani, con scarse relazioni insediative con il contesto e dotate di elevati profili di accessibilità dalla rete stradale di carattere sovra locale

> gli addensamenti commerciali urbani, intendendo raggruppamenti di esercizi commerciali quasi esclusivamente no-food, prevalentemente di medie e piccole superfici di vendita, che danno vita a “distretti” (più o meno naturali o strutturati) fortemente riconoscibili, prevalentemente localizzati entro brani di tessuti storici di città di medio-grandi dimensioni

> gli epicentri urbani, con i quali si intendono indicare le medie e grandi superfici di vendita specializzate che si collocano prevalentemente nei tessuti densi delle città medio-grandi, a volte in modo autonomo, spesso in modo fisicamente integrato ad altro settore merceologico; intrattengono relazioni fitte con il contesto urbano entro cui si collocano e generano relazioni di sinergia più o meno diretta con la rete commerciale più minuta e con i pubblici esercizi

> il commercio diffuso di vicinato, ovvero gli esercizi (in sede fissa, coperta o scoper-ta, ambulanti) di prevalente piccola taglia e a servizio di una utenza sostanzialmen-te locale

> gli esercizi ‘puntiformi’, caratterizzanti le aree a più bassa densità insediativa, nei contesti ‘deboli’ della pianura rurale e della montagna

> l’e-commerce, ovvero gli scambi commerciali veicolati dai devices elettronici, con vetrine ‘virtuali’ e organizzati prevalentemente in relazione alla logistica distributiva

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8.1. aria e fattori climatici

caratterizzazione e criticità L’importanza della determinazione degli inquinanti atmosferici è conseguente all’influenza che tali sostanze hanno sulla salute degli esseri viventi e sull’ambiente in generale. Gli inquinanti atmosferici hanno effetti diversi sui vari organismi a seconda della concentrazione atmosferica, del tempo di permanenza e delle loro caratteristiche fisico-chimiche. D’altro canto, anche la sensibilità di piante ed animali agli inquinanti atmosferici è diffe-rente a seconda delle peculiarità degli organismi stessi e del tempo di esposizione cui sono sottoposti. Ne consegue che la valutazione degli effetti sull’ambiente e sulla salute è complessa ed articolata. Gli apparati più soggetti agli effetti delle sostanze immesse in atmosfera sono quelli deputati alla respirazione e alla fotosintesi. Le sostanze più dannose sono quelle di tipo gassoso e le particelle più sottili che riescono ad arrivare nelle profondità dell’apparato respiratorio e fotosintetico su-perando le barriere di difesa presenti nelle vie aeree superiori e negli apparati fogliari. Le patologie conseguenti possono perciò interessare i bron-chi, il parenchima o la pleura cosi come il floema fogliare. Gli effetti degli inquinanti possono essere di tipo acuto, quando insorgono dopo un breve periodo di esposizione (ore o giorni) ad elevate concen-trazioni di inquinanti, o di tipo cronico, se si manifestano dopo un lungo periodo (anni o decenni) ad esposizioni non necessariamente elevate ma continue.

In linea generale, la qualità dell’aria nel territorio regionale è scarsa. La forte antropizzazione del territorio (in termini di densità abitativa e infra-strutturale, di consistenza dei sistemi produttivi, di consumi energetici, di traffico stradale …), unitamente alle peculiari caratteristiche geomorfolo-giche della pianura Padana, risultano fattori determinanti le alte emissioni atmosferiche e l’accumulo di sostanze inquinanti nell’aria. La diversità di quota e di esposizione rendono il clima delle aree montane e pedemontane assai variabile da luogo a luogo. L’effetto barriera delle Alpi per le correnti nord-occidentali influenza le condizioni atmosferiche generali, alterando il carattere delle masse d’aria e delle perturbazioni.

Un altro elemento decisivo che influisce particolarmente sui climi locali delle vallate è la maggiore o minore insolazione in primavera. Vi sono ver-santi quasi costantemente in ombra sui quali può accadere che il manto nevoso si conservi ancora intatto quando sui versanti soleggiati la neve si è già sciolta fino a 1.500 - 2.000 metri. L’omogeneità dell’orografia caratterizza invece la pianura padana come una regione dove i tratti salienti del clima si presentano abbastanza carat-terizzanti e indicativi per vaste porzioni geografiche; questo comporta la possibilità di discutere le caratteristiche climatiche della zona pianeggian-te della Provincia nel contesto più generale del clima padano. La pianura padana è caratterizzata da un clima prettamente continentale: tuttavia i caratteri più accentuati di tale clima vengono talvolta attenuati per l’influenza del mare Adriatico, specie nelle Province di Brescia e di Mantova, mentre la catena alpina la ripara dalle correnti fredde provenienti dall’Europa settentrionale.

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A partire da una situazione pesantemente compromessa, i provvedimenti (comunitari, nazionali e regionali) degli ultimi anni hanno introdotto poli-tiche e azioni di risanamento della qualità dell’aria, puntando soprattutto sulla definizione di limiti di emissione, sulla qualificazione dei consumi fina-li di energia (ad es. qualificazione energetica degli edifici) e sulla sostituzione dei vettori inquinanti (automobili e riscaldamento domestico in pri-mis); tali provvedimenti, assieme alla crisi economica degli ultimi anni, anno abbassato i livelli di emissione.

La qualità dell’aria è evidentemente molto variabile in ragione delle diverse zone geografiche del territorio regionale; le aree metropolitane e preal-pine sono quelle dove la qualità dell’aria è complessivamente più scadente.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

L’accessibilità prevalentemente con mezzo privato indu-ce rilevanti emissioni atmosferiche, sovente in situazioni metropolitane di qualità dell’aria già critiche.

Essendo il traffico generato dalle polarità extraurbane una condizione strutturale per la loro fruizione, il tema, oltre a quello tradizionale delle mitigazioni, è quello delle compen-sazioni e della loro quantificazione.

addensamenti commer-ciali urbani

- -

epicentri urbani - -

commercio diffuso di vi-cinato

- -

esercizi “puntiformi” - -

e-commerce Un eventuale significativo incremento di questa formula commerciale potrebbe indurre un rilevante incremento delle emissioni dovute alle consegne door to door.

Il tema rimanda alle politiche a ai provvedimenti relativi alla logistica distributiva e alla sua razionalizzazione in termini di origine/destinazione delle merci.

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8.2. acqua

caratterizzazione e criticità Dal punto di vista delle disponibilità e dei consumi, in regione i volumi di acqua concessa per i diversi usi tradizionali ammontano complessivamen-te a circa 130 miliardi di m3/anno, pari a 5 volte l’afflusso meteorico annuo sul territorio lombardo, che è pari a quasi 27 miliardi di m3/anno (dati riferiti all’anno 2003). Ciò si spiega con una netta predominanza dell’uso per produzione energetica, che comporta, comunque, la completa resti-tuzione delle acque prelevate. I dati confermano il significativo uso plurimo delle acque e la sua esposizione al rischio di situazioni conflittuali nel caso di consistenti riduzioni degli apporti7.

Per quanto riguarda la qualità dei corpi idrici superficiali, dai dati registrati nei diversi anni di campionamento emerge che i corsi d’acqua principali hanno una qualità media complessiva migliore; per contro, lo stato dei corsi d’acqua complementari risulta peggiore per tutti i parametri di criticità, con particolare evidenza per quanto riguarda l’inquinamento microbiologico e quello ammoniacale (i parametri più critici a livello regionale).

Un tema di criticità rilevante è dato dalla presenza di situazioni di rischio idraulico elevato. Ciò è particolarmente evidente nell’ambito del sistema territoriale metropolitano, tanto da rendere talora necessaria la definizione di misure straordinarie per il ripristino della sicurezza idraulica e il mi-glioramento della qualità delle acque8. Tale aspetto risulta particolarmente critico anche in riferimento ai cambiamenti climatici che, per la pianura Padana, secondo le previsioni, determineranno un’intensificazione degli eventi di pioggia intensi ed un aumento delle siccità estive.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Gli elevati consumi idrici spazialmente molto concentrati possono indurre situazioni di significativo depaupera-mento delle falde e di conflittualità con altri usi. L’elevata impermeabilizzazione del suolo può causare (o aggravare) situazioni di rischio idraulico.

In sede istruttoria e autorizzativa di interventi nuovi o in ampliamento, le prestazioni relative al bilancio idrico a all’invarianza idraulica possono introdurre fattori condizio-nanti l’intervento. In caso di localizzazione in ambiti di rischio idraulico eleva-to, è opportuno che nuove polarità o loro ampliamenti si facciano carico non solo di non introdurre elementi di pres-sione ma anche di fornire un contributo (di interventi diretti

7 Regione Lombardia, Programma di Tutela e Uso delle Acque. 8 Ad esempio Accordo di programma per la salvaguardia idraulica e la riqualificazione dei corsi d’acqua dell’area metropolitana milanese, Accordo di Programma finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico”, Contratti di Fiume (Lambro, Olona, Seveso).

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elementi di pressione temi di attenzione

e/o economico) al progressivo abbassamento del livello di rischio.

addensamenti commer-ciali urbani

- -

epicentri urbani Potenziale aggravamento del bilancio idrico locale. In caso di localizzazione in ambiti di rischio idraulico eleva-to, è opportuno che nuovi epicentri urbani esito di rifunzio-nalizzazione di attività pregresse introducano elementi mi-gliorativi il bilancio idrico.

commercio diffuso di vi-cinato

- -

esercizi “puntiformi” - -

e-commerce - -

8.3. suolo

caratterizzazione e criticità Una delle tematiche maggiormente rilevanti in tema di sfruttamento delle risorse ambientali è quella del consumo di suolo. Tale tematica, peraltro ciclicamente ricorrente, necessità di una sostanziale e preliminare considerazione, funzionale anche a depurare la questio-ne da un certo tasso di retorica: è opportuno quindi distinguere il concetto di ‘consumo’ di suolo, che rimanda a pratiche strutturalmente connesse ai processi di antropizzazione del territorio, dal concetto di ‘spreco’ di suolo, che riferisce invece di una deformazione del ‘solo’ consumo e si mani-festa quando il suolo viene utilizzato in modalità improprie (ad esempio per eccesso di quantità utilizzate, per inefficace localizzazione rispetto alla funzione, per disponibilità di aree già infrastrutturale ecc.).

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Dai dati ERSAF-DUSAF 2.1, l’uso e la copertura del suolo del territorio regionale hanno mostrato nel periodo 1955-2007 una tumultuosa dinamica di utilizzo insediativo e infrastrutturale, che ha determinato un aumento del 235% delle aree antropizzate a discapito prevalentemente delle aree agricole dell’alta pianura, della collina e dei fondovalle alpini e prealpini. Nel 1955 le superfici impermeabili rappresentavano il 2,8% della superficie regionale; nel 2007 tale valore ha raggiunto il 7,2%. Tema rilevante nell’ottica di una qualificazione delle politiche di uso del suolo è quello delle aree dismesse e del loro riuso; con il censimento 2008-2010 sono state censite 266 aree dismesse, di cui il 48% si trova in provincia di Milano, 32% in provincia di Varese, 11% in provincia di Monza e della Brianza e 8% in provincia di Lodi. La più estesa superficie fondiaria occupata da aree dismesse è in provincia di Milano (643 ha), seguita da Varese (245 ha), Monza e Brianza (103 ha) e Lodi (43 ha).

I tassi di utilizzo di suolo per i processi di antropizzazione che si sono sviluppati negli ultimi decenni nel territorio lombardo (così come in altri con-testi) sicuramente possono essere ascritti non solo ad un fisiologico consumo, ma anche a evidenti fenomeni di spreco, in principal modo rintrac-ciabili nella diffusività del comparto residenziale e nella frammentazione di quello produttivo. Evidentemente anche le polarità commerciali extraur-bane di nuova formazione sono risultate fortemente consumatrici di suolo; al contempo, negli ultimi anni, una parte significativa delle polarità commerciali della media e grande distribuzione hanno ‘riabilitato’, dentro a fuori i centri urbani, i luoghi dismessi dalle pregresse attività produttive.

Il tema del contenimento del consumo di suolo è in questi anni diventato un tema strutturale delle politiche urbanistico-territoriali; dal livello comu-nitario a quello regionale, le agende politiche e gli strumenti programmatori declinano in diverse modalità i provvedimenti funzionali a qualificare l’uso del suolo. Non senza elementi di incongruenza, indotti, a monte, sia dal particolare assetto fiscal-tributario dei suoli (la cui antropizzazione, nel nostro paese, ancora, costituisce fattore di capitalizzazione economica), sia dalla difficoltà di conciliare gli obiettivi funzionali delle diverse poli-tiche settoriali (politiche agricole vs scenari infrastrutturali, politiche paesistico-ambientali vs scenari insediativi …).

Lo sviluppo di alcune agende politiche di recente formulazione (LR 31/2014 sul consumo di suolo e la rigenerazione urbana, piano territoriale re-gionale integrato dalla LR 31/2014, piano della mobilità regionale …) hanno individuato elementi di maggiore chiarezza e congruenza intersettoria-le; nel frattempo, è evidente che anche la programmazione del settore commerciale debba puntare, da un lato, a non introdurre elementi di stimo-lo (anche indiretto) al consumo di suolo, dall’altro a incentivare e agevolare i processi di riuso di suoli già compromessi ad utilizzi agro-ambientali.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Le polarità commerciali extraurbane e i loro ampliamenti provocano, se non inserite in ambiti dismessi e di rifun-zionalizzazione, significativi consumi di suolo, sia, in mo-do diretto, per i comparti edificati sia, in modo indiretto ma strettamente funzionale, per le opere viabilistiche e

Al fine di contenere gli impatti in termini di consumo di suo-lo, i temi di attenzione ineriscono sostanzialmente al livello pianificatorio e al livello progettuale. A livello pianificatorio, l’opportunità circa la realizzazione di nuove polarità commerciali su suoli non urbanizzati è da va-

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elementi di pressione temi di attenzione

infrastrutturali connesse. lutarsi in relazione al contesto territoriale, ambientale e in-frastrutturale di riferimento. Livelli di saturazione, accessibi-lità, connettività agro-ambientale .. sono i principali fattori di valutazione da considerarsi sia per provare a distinguere i fenomeni di consumo da quelli di spreco, sia per individua-re, all’interno dei percorsi istruttori, gli elementi di compen-sazione del patrimonio agro-paesistico-ambientale even-tualmente eroso. In generale, è evidentemente da privilegiare l’utilizzo di aree già urbanizzate e con condizioni di accessibilità che non rendano necessarie nuove opere viabilistiche e infrastruttu-rali. A livello progettuale, il tema del contenimento dell’uso del suolo è principalmente da svilupparsi nella ottimizzazione del rapporto tra la superficie territoriale implicata dall’intervento e superficie di vendita, anche privilegiando layout distributivi e di parcamento a sviluppo verticale.

addensamenti commer-ciali urbani

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epicentri urbani Gli epicentri urbani, anche quando si configurano come rifunzionalizzazione di aree già urbanizzate, possono in-durre significativi fenomeni di eccessiva saturazione e di ‘sigillatura’ di suoli che hanno interessanti potenzialità di riequilibrio ecologico urbano.

In relazione al livello di criticità ambientale del contesto di localizzazione, il tema da considerarsi è quello delle ‘reti verdi urbane’ e quindi del contributo del nuovo insediamen-to alla strutturazione, attraverso un parsimonioso uso del suolo permeabile e/o opere di ‘depaving’, di connessioni verdi (utili anche in relazione alla mobilità ciclo-pedonale e al micro-clima urbano) Anche in questo caso, in sede di progetto specifico, il tema

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elementi di pressione temi di attenzione

del contenimento dell’uso del suolo è principalmente da svi-lupparsi nella ottimizzazione del rapporto tra la superficie territoriale implicata dall’intervento e superficie di vendita, anche privilegiando layout distributivi e di parcamento a svi-luppo verticale. I recenti provvedimenti regionali in tema di invarianza idrau-lica costituiscono un significativo riferimento per il mante-nimento di adeguati bilanci idrogeologici.

commercio diffuso di vi-cinato

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esercizi “puntiformi” - -

e-commerce - Il tema rimanda alle politiche e ai provvedimenti relativi alla logistica distributiva e alle modalità insediative del magazzi-naggio.

8.4. biodiversità

caratterizzazione e criticità Il territorio regionale, nonostante i significativi processi di antropizzazione che si sono storicamente dispiegati, presenta, in ampie porzioni geogra-fiche, livelli di naturalità e di biodiversità di assoluta eccellenza. Se ciò è più evidente per le aree montane e per le grandi direttrici fluviali, dove i caratteri di naturalità sono del tutto predominanti, il tema che in questi anni si è posto al centro dell’attenzione è relativo alla varietà eco-sistemica dei territori (pedemontano, metropolitano e della pianura irrigua) entro i quali i processi di antropizzazione sono stati, e sono, più rilevanti e, in si-gnificative porzioni, hanno portato a estrema residualità i fattori di biodiversità.

In relazione ai provvedimenti di tutela che si sono susseguiti negli anni, risulta che c.ca il 22% del territorio regionale è implicato in forme dei tutela più o meno spinte; nel conto delle aree protette è possibile annoverare 24 Parchi Regionali, 66 Riserve Naturali Regionali e 32 Monumenti Natura-

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li, ai quali si aggiungono una porzione del Parco Nazionale dello Stelvio e 3 Riserve Naturali Statali. Sono inoltre da considerarsi un centinaio di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS).

Oltre a tali aree, sono di assoluta rilevanza per la tutela di valori di biodiversità gli ambiti facenti parte di Rete Natura 2000 (strategia comunitaria per la conservazione della natura e la tutela del territorio), costituita da un complesso di siti (Zone di Protezione Speciale_ZPS, Siti di Importanza Comunitaria_SIC e Zone Speciali di Conservazione_ZSC), caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali sia vegetali di interesse co-munitario, la cui funzione è di garantire il mantenimento a lungo termine della biodiversità. Nel complesso, al netto delle sovrapposizioni tra SIC (3), ZPS (67) e ZSC (193), in Lombardia, Rete Natura 2000, composta da complessivi 245 siti, interessa circa 372.000 ha, pari a c.ca il 16% della superficie territoriale regionale.

Altra iniziativa delle politiche regionali in materia di biodiversità è rappresentata dalla Rete Ecologica Regionale (RER), che mette a sistema gli elementi che concorrono alla funzionalità dell’ecosistema di area vasta, coniugando funzioni di tutela della biodiversità e producendo servizi ecosi-stemici (tamponamento dei rischi idrogeologici, impollinazione, autodepurazione, fruizione, biomasse per energia rinnovabile, paesaggio, ecc.).

Oltre ai grandi bacini di naturalità di cui sopra, le aree verdi urbane costituiscono un elemento molto importante per le loro funzioni ambientali, ri-creative e culturali. La valenza delle aree verdi urbane assume significato ecologico quanto più esse sono poste in relazione con gli elementi della rete ecologica territoriale. L’analisi della densità di aree verdi urbane evidenzia che le province più urbanizzate sono anche quelle con una presen-za più consistente di spazi aperti interni alla città, a compensazione della scarsità di grandi e continue aree boscate e agricole.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Le polarità commerciali extraurbane e i loro ampliamenti possono indurre significativi elementi di depauperamen-to dai valori di biodiversità, in relazione alla qualità eco sistemica dell’ambito di localizzazione e alla sua funzio-nalità connettiva entro le reti ecologiche locali.

Al fine di contenere gli impatti sui valori di biodiversità pre-senti, i temi di attenzione ineriscono sostanzialmente al li-vello pianificatorio e al livello progettuale. A livello pianificatorio, l’opportunità circa la realizzazione di nuove polarità commerciali è da valutarsi in relazione ai va-lori eco sistemici espressi dall’ambito geografico di inter-vento, sia nei loro caratteri di stato sia in relazione alle po-tenzialità connettive. A livello progettuale, il tema della biodiversità è da valutarsi negli impatti specifici, che possono essere pesantemente negativi in ambiti che presentino medio-alti profili di biodi-versità, ma anche potenzialmente positivi, laddove, in pre-

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elementi di pressione temi di attenzione

senza di ambiti degradati, l’intervento può farsi carico di azioni (in loco o extra comparto) di ‘ricucitura’ del sistema degli spazi aperti. In generale, quindi, il tema è quello di rendere strutturale il contributo (diretto e/o compensativo) che l’intervento inse-diativo deve portare alla qualificazione eco sistemica del contesto (specifico o d’ambito territoriale).

addensamenti commer-ciali urbani

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epicentri urbani Gli epicentri urbani, anche quando si configurano come rifunzionalizzazione di aree già urbanizzate, possono in-durre fenomeni più o meno evidenti di indebolimento delle connessioni verdi.

In relazione al livello di criticità ambientale del contesto di localizzazione, il tema da considerarsi è quello delle ‘reti verdi urbane’ e quindi del contributo del nuovo insediamen-to alla strutturazione di connessioni verdi, atte a potenziare la qualità eco sistemica del comparto di intervento e le sue connessioni a rete.

commercio diffuso di vi-cinato

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esercizi “puntiformi” - -

e-commerce - Il tema rimanda alle modalità insediative del magazzinaggio e al loro rapporto con i valori eco-sistemici del contesto di intervento.

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8.5. paesaggio e beni culturali

caratterizzazione e criticità Dal punto di vista paesaggistico, il territorio regionale è caratterizzato da una sequenza molto articolata e differenziata di quadri paesistici. Tale articolazione restituisce sia le condizioni geomorfologiche originarie (spazi alpini, collinari, di pianura asciutta e irrigua, grandi bacini lacustri e direttrici fluviali …) sia le peculiarità dei diversi processi di antropizzazione e degli elementi storico-culturali che hanno generato le identità e le pe-culiarità intrinseche ai diversi ambiti regionali.

Cifra caratteristica delle geografie paesistiche lombarde è la prossimità tra i diversi quadri di paesaggio e, soprattutto nelle aree di maggiore ad-densamento delle funzioni urbane, la loro contestualità entro ristretti ambiti territoriali.

Entro questo contesto, un tema di assoluto rilievo, nella lettura e nel governo delle trasformazioni del paesaggio lombardo, è quello riferibile al concetto di degrado, da intendersi sia come progressivo allentamento delle condizioni di uso e di ‘cura’ sia come introduzione di trasformazioni non coerenti con i caratteri identitari e di lunga durata del patrimonio storico-culturale. In questa direzione, il Piano Paesistico Regionale propone una lettura a scala regionale dei principali fenomeni di degrado, in essere o potenziali:

- dissesti idrogeologici e avvenimenti calamitosi e catastrofici, naturali o provocati dall’azione dell’uomo - processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani - trasformazioni della produzione agricola e zootecnica - sotto-utilizzo, abbandono e dismissione - criticità ambientali (alti livelli di inquinamento o contaminazione di aria, acqua e suolo)

I processi di urbanizzazione e infrastrutturazione sono tra gli elementi detrattori del paesaggio più diffusi nell’intera regione; essi sono la causa principale, insieme alle criticità ambientali, del degrado del sistema metropolitano, che comprende le aree densamente urbanizzate lungo l’asse del Sempione, dell’area metropolitana milanese, della Brianza e lungo la direttrice Milano - Verona (Bergamo – Brescia). In questo ambito un con-sumo di suolo sempre più elevato si accompagna a una forte concentrazione di aree di frangia destrutturate, di elementi detrattori assoluti, quali cave, discariche, ecc., e relativi di carattere puntuale (aeroporti, insediamenti industriali, centri commerciali, multisale cinematografiche, ecc.) e a rete (infrastrutture per la mobilità, elettrodotti, ecc.) che determinano, nel loro insieme, notevoli condizioni di criticità paesaggistica e ambientale e quadri paesistici caratterizzati da profonda dinamicità. Tali fenomeni di cambiamento (e, spesso, di degrado) sono rilevabili anche nei nuovi sistemi di urbanizzazione lineare continua lungo i principali tracciati di collegamento, sia in pianura che nei fondivalle delle fasce alpine e prealpine, lungo le coste dei principali laghi e lungo alcune grandi di-rettrici di collegamento (tra Mortara e Vigevano, tra Voghera e Stradella, tra Casalmaggiore e Viadana).

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In prospettiva, profonde trasformazioni dei caratteri paesistici potrebbero essere indotte negli ambiti interessati dagli eventuali processi espansivi della ‘megalopoli padana’ che dalla direttrice Milano-Verona tende ad estendersi verso sud, fino alla strada Paullese, dove già si sono registrati si-gnificativi fenomeni di neo-urbanizzazione, e nei contesti interessati dalla realizzazione delle nuove grandi infrastrutture per la mobilità (corridoi pa-neuropei, sistema viabilistico pedemontano, tangenziale est-esterna di Milano, Bre-Be-Mi).

Elemento costitutivo della ricchezza paesistica del territorio regionale è rappresentato dal patrimonio culturale. Il Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali (SIRBeC) scheda più di 16.000 architetture (complessi monumentali, edifici pubblici e di culto, edilizia rurale di interesse storico, dimore gentilizie, architetture fortificate, residenze private, fabbricati di archeologia industriale). Sul territorio lombardo sono inoltre presenti 11 siti riconosciuti dall’UNESCO quali ‘Patrimonio dell'umanità’9.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Le polarità commerciali extraurbane e i loro ampliamenti possono risultare fortemente impattanti, per dimensione e stilemi architettonici, sui caratteri paesaggistici del contesto di intervento.

I temi di attenzione si riferiscono principalmente alla neces-sità di contestualizzazione degli interventi, sia in merito ai segni forti e di lunga durata del paesaggio circostante (eventualmente da ‘ricostruire’, pur in forme innovative, an-che per tramite dei nuovi episodi insediativi), sia in relazio-ne ai caratteri architettonici, che rappresentano straordina-rie occasioni di ‘modernizzazione’ (preferibile alla ‘vernaco-lizzazione’) dei paesaggi della trasformazione.

addensamenti commer-ciali urbani

Addensamenti naturali, nuovi epicentri urbani e rete dif-fusa degli esercizi di prossimità contribuiscono in modo rilevante alla definizione paesistica di importanti brani di città.

La riconoscibilità paesistica (qualità delle facciate e degli spazi pubblici di connettivo, permeabilità tra spazi pubblici e spazi commerciali …) è uno dei più importanti fattori di attrattività del sistema commerciale urbano, peraltro spes-so artificiosamente emulato dai centri commerciali ‘di nuo-va fondazione’. In ragione della rilevanza degli interventi, l’attenzione è da

epicentri urbani

commercio diffuso di vi-cinato

9 Bergamo e le opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo, Santa Maria delle Grazie e Cenacolo Vinciano – Milano, Arte rupestre della Valle Camonica (BS), Villaggio operaio di Crespi d’Adda (BG), Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia (VA-CO), Ferrovia Retica nel paesaggio dell’Albula e del Bernina (SO), Mantova e Sabbioneta, Monte San Giorgio (Va), Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino, I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568/774 d.C.), Saperi e sa-per fare liutario della tradizione cremonese.

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elementi di pressione temi di attenzione

porre sulla qualità della relazione tra nuovo intervento e ca-ratteri paesistici del contesto.

esercizi “puntiformi” - -

e-commerce - Il tema rimanda alle modalità insediative del magazzinaggio e al loro rapporto con i valori paesistici del contesto di in-tervento.

8.6. popolazione e salute umana

caratterizzazione e criticità Il 16% c.ca della popolazione italiana risiede in Lombardia, che risulta quindi essere la regione più popolosa. Dopo un trend demografico negativo nei primi anni Ottanta, dal 1989 la popolazione residente ha ripreso a crescere; in particolare, dal 1995 al 2018 la popolazione residente è cre-sciuta da 8,9 milioni a 10 milioni di abitanti. L’aumento della popolazione è da ricondurre principalmente alla dinamica migratoria, in particolare quella estera a partire dal 2003. Il saldo naturale, negativo negli anni novanta, mostra un recupero dovuto soprattutto alle nascite degli stranieri. Gli stranieri residenti nella regione, secondo i dati del Censimento, sono triplicati dal 2001 al 2011, da circa 319 mila unità a oltre un milione di uni-tà; al 2017 Gli stranieri residenti in Lombardia al gennaio 2017 sono 1.139.430 e rappresentano l'11,4% della popolazione residente (era il 3,5 per cento nel 2001).

Dal punto di vista insediativo, negli ultimi cinquanta anni si è assistito a un progressivo sviluppo delle grandi aree urbane e all'identificazione di un sistema policentrico composto da diversi nuclei attrattivi. Le densità di popolazione più elevate, oltre i 2.000 abitanti per kmq si registrano nei ca-poluoghi di provincia di Milano, Bergamo, Brescia, Como e Monza, e in numerosi comuni dell’hinterland milanese.

I dati epidemiologici circa lo stato di salute dei cittadini lombardi non evidenziano, complessivamente, significativi scostamenti rispetto ad altre re-gioni con analoghe condizioni economico-sociali; allo stesso tempo, sono invece da segnalare importanti differenze all’interno del territorio regio-nale, dove diviene evidente il ruolo dei diversi fattori condizionanti lo stato di salute e benessere degli abitanti. Qualità dell’aria, clima acustico, di-sponibilità di servizi ambientali, salubrità del cibo ... sono solo alcuni importanti fattori che presentano, nel territorio regionale, evidenti differenzia-zioni geografiche e che inducono diversi livelli di benessere delle popolazione locali.

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elementi di pressione e temi di attenzione Il sistema commerciale agisce sul fattore ‘salute’ in modo indiretto e su due principali fronti.

Da un lato ci si riferisce alla qualità e alla salubrità dei prodotti commercializzati; su questo tema le disposizioni igienico-sanitarie costituiscono il campo di azione più tradizionalmente orientato alla tutela del consumatore. Dal punto di vista dei contenuti attribuiti al PPSSC, il tema di attenzio-ne può essere quello di incentivare forme commerciali in grado di valorizzare la vendita di prodotti latamente riferibili ai concetti di qualità, di pros-simità, di territorializzazione dei prodotti ...

Dall’altro ci si riferisce alle modalità di fruizione, da parte dei consumatori, delle diverse forme distributive. È in questo senso evidente, pur genera-lizzando, che la pratica dell’acquisto quotidiano svolto attraverso la rete distributiva di prossimità e quindi con accessibilità ciclo-pedonale sia pre-feribile, rispetto a fattori di salubrità, all’esperienza di acquisto consumata nelle polarità extraurbane accessibili per tramite di automobile o attra-verso la ‘sedentarietà’ dell’e-commerce. In questo senso, un fattore importante da considerarsi per tutte le diverse forme distributive, e che il PPSSC può sottolineare, è il tema dell’accessibilità al sistema commerciale, e per il quale sarebbe da enfatizzare, anche in ragione del fattore ‘sa-lute’, l’importanza delle modalità ciclo-pedonali. Più tradizionalmente già presente nel quadro dispositivo e nelle agende istruttorie e valutative dei percorsi autorizzativi è il tema della mitigazione degli impatti e delle esternalità delle singole situazioni commerciali.

8.7. clima acustico

caratterizzazione e criticità L’inquinamento acustico, trascurato in passato perché considerato più un disturbo locale che un problema ambientale, è oggi considerato una delle principali cause del peggioramento della qualità della vita. Si stima che l'inquinamento acustico incida sulla salute e sulla qualità della vita di almeno il 25% della popolazione europea.

Si distinguono essenzialmente due tipologie di sorgenti: quelle puntiformi, come per esempio le attività industriali, i locali musicali, gli esercizi commerciali, gli impianti di condizionamento e i frigoriferi industriali, e quelle lineari ovvero il traffico veicolare, ferroviario e aeroportuale. In generale, l’inquinamento acustico generato dalle sorgenti puntiformi non mostra un significativo incremento, soprattutto grazie all’applicazione della normativa che disciplina le emissioni acustiche alla sorgente in concerto con le procedure di pianificazione territoriale; ciò garantisce la sepa-razione delle sorgenti di rumore dalle zone residenziali (abitazioni e altri fabbricati sensibili).

Il clima acustico del territorio regionale è determinato dalla presenza delle diverse tipologie di fonti di emissioni. Le fonti di rumore principali e più diffuse sul territorio sono le infrastrutture di trasporto (strade, ferrovie e aeroporti). Altre sorgenti di rumore ambientale, più localizzate, sono rap-presentate da attività industriali e commerciali, locali pubblici, cantieri e impianti in genere.

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Tra le azioni messe in campo dalle amministrazioni pubbliche per conoscere lo stato acustico del territorio e pianificare azioni di risanamento vi è la zonizzazione acustica del territorio, che ad oggi è stata effettuata dalla quasi totalità dei comuni lombardi.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Il traffico generato dalle polarità commerciali extraurba-ne costituisce in genere una importante fonte di inqui-namento acustico dei territori interessati.

Il tema è affrontato in sede istruttoria delle specifiche pro-poste di intervento e rimanda in genere alla definizione di opere di mitigazione per contenere gli impatti sui bersagli sensibili.

addensamenti commer-ciali urbani

Addensamenti naturali, nuovi epicentri urbani e rete dif-fusa degli esercizi di prossimità contribuiscono in modo significativo al clima acustico delle porzioni urbane inte-ressate.

Non essendo possibile (se non per gli interventi di me-dio/grandi dimensioni) un percorso istruttorio e valutativo specifico, sarebbe opportuno introdurre strumenti specifi-cativi del piano acustico comunale e funzionali a valutare, per le singole porzioni urbane, gli effetti cumulativi.

epicentri urbani

commercio diffuso di vi-cinato

esercizi “puntiformi” - -

e-commerce I flussi di traffico generati dalla consegna ‘door-to-door’ aumentano le emissioni acustiche, condizionando il cli-ma acustico già particolarmente critico soprattutto nelle aree urbane.

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8.8. radiazioni ionizzanti e non ionizzanti

caratterizzazione e criticità Per quanto concerne le radiazioni non ionizzanti, le principali sorgenti per l’alta frequenza sono gli impianti per le telecomunicazioni e la radiotele-visione. Le stazioni radio-base (SRB) per la telefonia cellulare diffondono il segnale in aree limitate ed hanno potenza di entità ridotta: pertanto una copertura del territorio col servizio di telefonia è necessaria una diffusione capillare degli impianti in ambito urbanizzato. Gli impianti radiotelevisivi diffondono invece il segnale su aree più vaste ed hanno potenze emissive mediamente più elevate. Sono per lo più localizzati in aree scarsamente urbanizzate. Le sorgenti a frequenza estremamente bassa (ELF) in campo ambientale sono invece gli elettrodotti.

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Le attività di controllo di ARPA sul territorio mostrano che la Lombardia, nonostante siano presenti moltissime sorgenti, è caratterizzata da una si-tuazione generale di rispetto dei valori di riferimento normativi. Anche nel caso delle sorgenti a frequenza estremamente bassa, gli elettrodotti, si riscontra un sostanziale rispetto dei limiti di campo magnetico. I pochi casi di superamento dei limiti sono invece legati alla presenza dei più potenti impianti di radio e televisione e interessano aree di estensione molto limitata, per lo più scarsamente urbanizzate e conseguentemente la popolazione potenzialmente esposta è numericamente molto esigua.

Per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, dalle indagini condotte da ARPA negli anni 2003/2004 e 2009/2010 è emerso che la distribuzione del radon è disomogenea: i valori più alti si registrano in zone situate nella fascia nord della regione, nelle province di Sondrio, Bergamo, Varese, Lec-co, Como e Brescia, mentre nell’area della pianura padana la presenza di radon è molto bassa. I valori medi annuali di concentrazione di radon sono risultati compresi nell’intervallo 9 – 1.796 Bq/m³, con una media aritmetica regionale di 124 Bq/m3.

L’azione di monitoraggio condotta nel corso del 2018 dalla D.G. Welfare -Struttura Ambienti di Vita e di Lavoro di Regione Lombardia mostra in-dubbiamente un positivo allineamento alle previsioni del PRP2015-2018, pur in presenza di taluni territori per i quali resta operativa un’ulteriore e piena attività di promozione ed adozione delle linee guida gas radon.

elementi di pressione e temi di attenzione Il sistema commerciale non manifesta significativi elementi di pressione sul tema in oggetto. Il tema è affrontato, con riferimento al quadro dispositivo in materia, nei procedimenti istruttori e valutativi delle proposte di intervento.

8.9. rifiuti

caratterizzazione e criticità Secondo i dati riportati dal Catasto e Osservatorio Regionale Rifiuti relativi al 2017, in Regione Lombardia la produzione di rifiuti urbani è stata pari a 4.684.043 tonnellate, in aumento rispetto 2016 a causa di una nuova metodologia di classificazione, ma in realtà, ricalcolando il dato 2016 con i nuovi criteri, si registra una diminuzione del -1,6% Tra il 1995 e 2002 si è registrato un incremento della produzione pro-capite annua (+22% con un trend in continua crescita), andando a superare i 500 kg. Tra il 2002 e il 2011 questo dato ha oscillato attorno al valore di 500 kg, raggiungendo il punto più basso nel 2012 con la produzione pro-capite scesa a 472 kg/abitante*anno (-2,5% rispetto al 2011). Il dato di produzione totale pro-capite regionale del 2017 è pari a 466,7 kg/abitante*anno che, se confrontato con quello 2016 ricalcolato secondo i nuovi criteri, risulta in diminuzione del -1,8%.

La produzione pro-capite di rifiuti non è omogenea nelle varie province lombarde. Si evidenziano dei valori molto elevati in provincia di Brescia e Pavia, mentre i valori più bassi sono stati registrati nelle province di Bergamo, Lodi e Monza e Brianza. Il calo nella produzione di rifiuti si è verifica-to in maniera abbastanza omogenea in tutte le province, probabilmente in ragione di una diminuzione dei consumi dovuta alla crisi economica.

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Su tutto il periodo considerato si è verificato un aumento delle quote di raccolta differenziata che, nel 2011, hanno superato i rifiuti raccolti in ma-niera indifferenziata (50,6%) e, nel 2012, si sono attestate sul 52,4% con un’ulteriore crescita del 3,7%. Il dato regionale al 207 è pari al 69,7% e nelle varie province si passa dal 86,8% di Mantova, al 78,2% di Cremona, a valori intorno al 74% di Bergamo, Brescia, Lodi, Monza e Varese, fino al 55,1% di Sondrio e il 50,3% di Pavia.

Il comparto commerciale è strutturalmente molto incidente nella produzione di rifiuti; questa consapevolezza ha portato in questi anni gli operatori del settore a condividere protocolli e implementare iniziative funzionali ad abbassare l’incidenza nella produzione di rifiuti. Da considerarsi che la tariffazione per la gestione dei rifiuti del sistema commerciale rappresenta una voce consistente nei bilanci delle ammini-strazioni locali.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

- I grandi quantitativi prodotti in condizione di prossimità spa-ziale sollecitano iniziative di efficientamento nella gestione dei rifiuti prodotti.

addensamenti commer-ciali urbani

epicentri urbani - -

commercio diffuso di vi-cinato

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esercizi “puntiformi” - -

e-commerce - -

8.10. energia

caratterizzazione e criticità La Lombardia, con una domanda di energia finale di circa 25 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), assume un ruolo determinante, rap-presentando da sola quasi il 20% dei consumi nazionali.

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Il periodo 2000-2015 si conclude con valori della domanda energetica negli usi finali sostanzialmente invariati rispetto al dato del 2000, nonostan-te gli effetti sui consumi della crisi economica e le oscillazioni causate dai fattori climatici. Nel 2015 i consumi arrivano a circa 23,4 Mep. La ripartizione dei consumi mostra invece un progressivo aumento dei consumi elettrici, delle FER e del teleriscaldamento, a discapito dei prodotti petroliferi e – in misura inferiore – del gas naturale. I consumi energetici lombardi, nello specifico, si caratterizzano per una prevalenza degli usi civili (42%, dato comprensivo dei consumi del settore residenziale e del settore terziario), seguiti dall’industria (30%) e dai trasporti (26%). La crescita dei consumi del terziario sembra essersi fermata; prosegue il calo dei consumi nell’industria, mentre i consumi nel settore trasporti, dopo un periodo di decrescita, sono tornati a valori simili al mas-simo del 2009-10.

Se si considera la composizione del mix dei combustibili utilizzati, la Lombardia si caratterizza, rispetto al contesto nazionale, per una predominan-za degli usi di gas metano. Nello specifico, questo vettore ha visto crescere il proprio peso specifico sul fabbisogno complessivo (comprendendo anche la quota destinata alla produzione elettrica) dal 44% del 2000 al 51% del 2007. Complessivamente gas metano e gasolio coprono più di due terzi dell’energia consumata, indicando di fatto una debole differenziazione delle fonti energetiche di approvvigionamento. Entrambi i vettori sembrano però aver raggiunto un livello di saturazione: il gas naturale garantisce ormai gran parte del fabbisogno energetico del settore civile (63%) e rappresenta la fonte primaria principale per la produzione di energia elettrica; il gasolio assorbe oggi il 65% dei consumi del settore tra-sporti.

Sul lato offerta, con l’avvio del processo di liberalizzazione del settore elettrico, il parco centrali lombardo ha vissuto una profonda ristrutturazione, contraddistinta da importanti progetti di repowering e revamping di impianti esistenti e da progetti di nuove centrali a ciclo combinato. Grazie all’installazione diffusa di nuovi gruppi turbogas, il sistema termoelettrico lombardo si distingue oggi nel panorama italiano per la sua elevata effi-cienza.

Da un punto di vista strettamente energetico, il rendimento elettrico è migliorato di quasi il 10% (dal 40% del 2000 al 52% del 2007), contribuen-do, a parità di produzione elettrica, alla riduzione del fabbisogno energetico complessivo. Sotto il profilo ambientale, questo miglioramento, unito alla progressiva sostituzione dell’olio combustibile con il gas metano, ha portato ad una ri-duzione di oltre il 27% del fattore di emissione specifico di CO2eq correlato alla produzione elettrica. I segnali evidenti di recessione che si sono via via manifestati a seguito della profonda crisi finanziaria esplosa nel corso del 2008 hanno significa-tivamente influenzato anche il mercato energetico.

La crisi finanziaria, da una parte, e la crescita consistente dei prezzi del petrolio dall’altra hanno determinato un brusco rallentamento della do-manda di energia a partire dalla seconda metà del 2008. La consapevolezza di una fase congiunturale sempre meno favorevole da un punto di vista economico e lo stesso andamento dei consumi ener-getici determinano una revisione degli scenari, laddove i parametri considerati sono fortemente correlati alla crescita economica (PIL, Valore ag-giunto, ecc.).

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Per una più puntuale presa d’atto dei dati relativi al bilancio energetico, si veda il Primo rapporto di monitoraggio del Programma Energetico Am-bientale Regionale

L’Unione Europea, per rilanciare il suo impegno a favore della sostenibilità, ha approvato l’Azione Clima, che, attraverso la formula “20/20/20”, fa proprio l’obiettivo strategico di limitare l’incremento della temperatura media della superficie della terra al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali. L’impegno è di raggiungere entro il 2020 i seguenti obiettivi:

- ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra rispetto al 2005 - garantire un risparmio energetico del 20% rispetto ai consumi previsti nel 2020 - aumentare fino al 20% il contributo delle fonti rinnovabili sui consumi finali lordi al 2020

L’Azione Clima europea combina tre obiettivi che trovano il loro significato nel rapporto stretto che esiste tra il concetto di sostenibilità energetica (risparmio energetico e incremento delle fonti rinnovabili) e di sostenibilità ambientale a livello globale (riduzione delle emissioni di gas serra) ma anche a livello locale (riduzione concomitante delle emissioni di inquinanti locali quali, ad esempio gli NOX).

Il settore commerciale incide in misura significativa sui consumi energetici: climatizzazione, conservazione, illuminazione, logistica interna … sono i principali fattori di consumo. Essendo un costo significativo nei bilanci di esercizio delle proprie attività, gli operatori hanno messo in campo negli anni processi di qualificazione dei consumi energetici e alcune esperienze (soprattutto nella grande distribuzione, più efficace in ragione delle economie di scala) sono ormai diventate pratiche consolidate. Da considerarsi, inoltre, che il quadro dispositivo in materia di prestazioni energetiche di edifici e impianti ha negli ultimi anni introdotto, anche a livello regionale, criteri prestazionali, realizzativi e gestionali, ineludibili.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Le polarità commerciali extraurbane implicano elevati consumi energetici spazialmente molto concentrati.

Oltre ai requisiti minimi fissati dal quadro dispositivo, il tema della ulteriore qualificazione dei consumi energetici richia-ma l’opportunità che la questione energetica assuma un peso rilevante nei procedimenti autorizzativi. In questo sen-so, l’adozione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) può essere inteso come fattore condizionante l’apertura e/o l’ampliamento delle grandi polarità commerciali extraurba-ne.

addensamenti commer- - -

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elementi di pressione temi di attenzione

ciali urbani

epicentri urbani Considerazioni analoghe a quelle poste per le polarità extraurbane.

Considerazioni analoghe a quelle poste per le polarità ex-traurbane.

commercio diffuso di vi-cinato

Il montante complessivo dei consumi energetici è eleva-to ma la frammentazione spaziale rende difficili, ad oggi, adeguate economie di scala e quindi convenienze di in-vestimento.

Si ravvisa l’opportunità di un monitoraggio delle iniziative di supporto alla qualificazione energetica (ad esempio Innova-retail).

esercizi “puntiformi”

e-commerce - -

8.11. mobilità e trasporti

caratterizzazione e criticità Il tema della mobilità e dei trasporti ha assunto un profilo di grande rilevanza ed è considerato un fattore direttamente incidente sulle performance dei sistemi economico-sociali. Il dibattito è giocato, anche in Lombardia, tra l’enfatizzazione di un presunto deficit infrastrutturale e la sottolineatura dei rilevanti costi collettivi e ambientali degli scenari di potenziamento infrastrutturale. La Lombardia, in relazione alle caratteristiche e alla natura della sua struttura insediativa e produttiva nonché alla sua posizione geografica, è al centro di importanti flussi di attraversamento (tre corridoi europei). Nella Regione la gomma rappresenta il modo prevalente per trasportare pas-seggeri (più del 70% degli spostamenti totali) e merci (più del 90% degli spostamenti totali). Per quanto riguarda la rete viaria principale lombarda, la sua estensione supera i 12.000 km: 560 di autostrade, 1.200 km circa di strade statali, circa 11.000 km di strade provinciali. A queste si aggiungono 58.000 km di strade comunali. Sono stati in anni recenti completati importanti pro-getti di estensione e potenziamento del sistema viario lombardo. In particolare: Pedemontana, TEEM – Tangenziale Est Esterna di Milano e Bre-BeMi – Brescia Bergamo Milano. Per quanto riguarda la rete ferroviaria, l’estensione delle linee sul territorio regionale è di 1.920 km, 37 direttrici e 427 stazioni, suddivise tra rete RFI e rete TreNord. Il 53% della rete è a binario unico e il 20% della rete ferroviaria regionale è definita ‘a densità di circolazione >75% o satura’. È da tempo evidente, sulle linee di connessione tra poli dell’area metropolitana, un grave deficit di offerta rispetto ad una domanda di mobilità cre-scente.

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I principali interventi degli ultimi anni hanno riguardato: il completamento del Passante ferroviario di Milano, interventi di Alta Capacità sulle diret-trici Milano-Bologna, Milano-Torino, Milano-Venezia e Milano-Roma-Napoli e interventi per l'accessibilità ferroviaria all'aeroporto di Malpensa. Interventi per la mobilità regionale su ferro (ferrovie, metropolitane e metro tranvie) legati ad Expo 2015 hanno riguardato:

- potenziamento delle connessioni con Malpensa, da Milano e dalla Svizzera - potenziamento del servizio ferroviario Suburbano in direzione trasversale nell’area della Brianza - estensione della rete

Il sistema aeroportuale lombardo è composto da 4 aeroporti: Milano Malpensa, Milano Linate, Bergamo – Orio al Serio e Brescia Montichiari. Ri-spetto al 2011 tutti gli aeroporti lombardi registrano una variazione negativa sia nel numero di passeggeri sia nei movimenti. Le variazioni negative più consistenti riguardano l’aeroporto di Brescia Montichiari, che vede più che dimezzata la quantità di passeggeri. L’unica eccezione riguarda il trasporto passeggeri a Orio al Serio, che registra una crescita marginale e inferiore all’unità percentuale (+0,8 %).

Per quanto concerne le forme di mobilità ‘dolce’, negli ultimi anni si è assistito allo sviluppo della rete ciclabile lombarda, è cresciuta l’intermodalità tra bicicletta e TPL e si è registrata la tendenza ad un sempre maggior utilizzo della bicicletta. Tale diffusione è riscontrabile anche nel numero di biciclette vendute alla scala nazionale che, dal 2011, ha superato, soprattutto a causa della crisi economica, quello di automobili vendute.

I servizi di sharing (bike e car) e di car pooling, che stanno assumendo quote significative di spostamento, completano il panorama di tipologie modali per gli spostamenti di persone.

Per quanto concerne il trasporto merci, in Lombardia (analogamente alla situazione nazionale) la gomma rappresenta il modo prevalente per tra-sportare merci (più del 90% degli spostamenti totali tramite gomma). In Lombardia ogni anno sono trasportate su strada centinaia di milioni di tonnellate di merci, con valori variabili negli anni tra 260 e 325 milioni di tonnellate di merci (avente come origine e come destinazione il territorio regionale). Nel decennio 2000-2011 sia le merci entranti (+25 milioni) sia quelle uscenti (+30 milioni) sono aumentate.

Per quanto concerne il trasporto merci su ferro, si sottolinea che il mancato o insufficiente adeguamento delle ferrovie di adduzione ai nuovi valichi alpini in via di realizzazione in territorio svizzero rischia di impedire il trasporto dei nuovi volumi di traffico direttamente alle destinazioni (o dalle ori-gini) in territorio italiano, con necessità di trasferimento su gomma appena al di qua del confine; ciò potrebbe produrre rilevanti ripercussioni sul traffico stradale pesante e sull’inquinamento atmosferico.

Circa 606.000 tonnellate di merci (anno 2013) vengono inoltre trasportate mediante il sistema aeroportuale: di queste, il 71% interessa l’aeroporto di Milano Malpensa, il 19% quello di Bergamo e il restante 10% suddiviso tra Brescia (7% circa) e Milano Linate.

Una ulteriore modalità di trasporto merci è quello che utilizza il sistema idrovia rio. Le principali vie navigabili lombarde appartengono al sistema idroviario padano-veneto, la cui parte lombarda è costituita da una rete di fiumi e canali tra loro connessi che ha una lunghezza complessiva pari a

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circa 987,5 km (oltre al Po) e interessa Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. La parte lombarda della rete è costituita dal fiume Po, dal canale navigabile Cremona-Pizzighettone, dal fiume Mincio (da Mantova alla confluenza con il Po), dal canale Mantova-Venezia (Fissero-Tartaro-Canalbianco). Dal 2002, con l’apertura del canale Mantova-Venezia, è possibile navigare 24 ore su 24, per 365 giorni all’anno da Manto-va al mare Adriatico.

Il sistema commerciale implica, sia per l’approvvigionamento di merci sia per l’accessibilità degli utenti, una forte generazione di traffico, che in ta-luni casi ha portato a pesanti effetti congestivi sulla rete stradale di adduzione. Tale fenomeno è particolarmente manifesto nel caso delle grandi polarità extraurbane, la cui accessibilità avviene per la quasi totalità tramite automobile.

elementi di pressione temi di attenzione

polarità commerciali ex-traurbane

Le polarità commerciali extraurbane implicano significa-tivi carichi di traffico indotto.

L’accessibilità automobilistica è un fattore sul quale si sono giocate le fortune (a volte, i fallimenti) della grande distribu-zione organizzata extraurbana, e rimane una condizione strutturale per il loro esercizio. L’opportunità circa la realizzazione di nuove polarità com-merciali è da valutarsi in relazione alle dotazioni infrastruttu-rali presenti nel contesto territoriale di riferimento e al loro livello di esercizio; eventuali interventi di nuova infrastruttu-razione a servizio di tali polarità dovrebbe essere valutata non solo come elemento direttamente funzionale alla sua fruizione, ma anche considerando la loro incidenza sulle al-tre componenti ambientali (consumo di suolo, clima acusti-co …). È evidentemente rilevante la stretta relazione tra l’idoneità localizzativa di nuove polarità extraurbane e lo scenario di potenziamento infrastrutturale.

addensamenti commer-ciali urbani

L’apprezzamento degli addensamenti commerciali e de-gli epicentri urbani di rilevanza metropolitana è giocato anche in ragione delle loro accessibilità dalla rete del trasporto pubblico.

È evidente lo stretto rapporto tra programmazione del TPL e mantenimento di adeguati profili di accessibilità delle parti qualificate del commercio urbano; lo scenario di qualifica-zione della rete di trasporto pubblico nelle parti dense delle epicentri urbani

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elementi di pressione temi di attenzione

città di rango regionale costituisce un riferimento importan-te per le strategie localizzative del sistema commerciale.

commercio diffuso di vi-cinato

- Il frammentato approvvigionamento degli esercizi del picco-lo commercio di prossimità sollecita interventi gestionali re-lativi alla logistica distributiva urbana.

esercizi “puntiformi” - -

e-commerce Un eventuale significativo incremento di questa formula commerciale potrebbe indurre un rilevante incremento del traffico dovuto alle consegne door to door, in parte compensato dalla diminuzione degli spostamenti dei consumatori.

Il tema rimanda all’organizzazione insediativa delle strutture logistiche di appoggio e al suo rapporto con il sistema in-frastrutturale.

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9. temi prevalenti di attenzione

Si propone qui una sintesi dei temi emersi dalla sezione precedente come elementi di at-tenzione territoriale e paesistico-ambientale nella formulazione delle scelte del PPSSC. Tale sintesi _ è funzionale in questa fase di scoping, all’indicazione degli elementi di integrazione am-bientale da considerarsi nella fase di formulazione del PPSSC _ sarà di ausilio, entro il Rapporto Ambientale, a valutare l’effettivo livello di assunzione delle considerazioni ambientali nel programma stesso I temi di prevalente attenzione all’integrazione ambientale sono di seguito specificati in re-lazione alle tipologie di infrastrutturazione della rete commerciale che si sono utilizzate nel-la sezione 8. In relazione alle polarità commerciali extraurbane10, le questioni che si pongono alle scelte in fieri del PPSSC sono:

- le modalità di integrazione con le politiche infrastrutturali (condizionamenti in rela-zione al profilo di accessibilità, contributo alla risoluzione di deficit infrastrutturali ...), con le politiche urbanistico-territoriali (condizionamenti in relazione alla densità insediativa, al consumo di suolo, al carico territoriale in essere ...) e con le politiche paesistico-ambientali (condizionamenti in relazione ai quadri paesistici, alle reti ecologiche, al carico ambientale in essere ...)

- il rapporto con le politiche urbanistiche locali (sollecitazioni al PTR e alle modalità istruttorie di verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici locali ...)

- le forme di compensazione d’area vasta delle esternalità paesistico-ambientali e socio-economiche

- le modalità di mitigazione degli impatti locali (consumo di suolo, bilancio idrico, emissioni acustiche e atmosferiche, bilancio energetico, ciclo dei rifiuti ...)

- le azioni di contestualizzazione territoriale (polarità commerciale come ‘scambiato-re’ di valori territoriali locali)

- le modalità di contestualizzazione edilizio-architettonica (i paesaggi della trasfor-mazione)

Per quanto concerne i sistemi commerciali urbani (addensamenti commerciali urbani, epi-centri urbani e commercio diffuso di vicinato), i temi di prevalente attenzione per la loro qualificazione dal punto di vista dell’integrazione ambientale sono:

- il rafforzamento del sostegno alle iniziative di gestione unitaria e/o coordinata (ad es. town center management) e di strutturazione dei distretti commerciali naturali, anche attraverso il concorso delle azioni compensative delle grandi strutture di vendita

- la riconoscibilità paesistica (qualità delle facciate e degli spazi pubblici di connetti-vo, permeabilità tra spazi pubblici e spazi commerciali …) e quindi la definizione di strumenti di gestione edilizio-architettonica come fattore di qualificazione dell’attrattività del sistema commerciale urbano

10 Intesi come centri commerciali della grande distribuzione organizzata, più o meno raggruppati per mixitè merceologica e sinergia attrattiva, solitamente localizzati in ambiti extraurbani, con scar-se relazioni insediative con il contesto e dotate di elevati profili di accessibilità dalla rete stradale di carattere sovra locale.

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- le modalità di integrazione con la programmazione del TPL, funzionale al manteni-mento di adeguati profili di accessibilità delle parti qualificate del commercio urba-no

- l’opportunità di adeguare la strumentazione urbanistica al fine di consentire margini di flessibilità all’adeguamento dei formati commerciali presenti e all’inserimento di formati capaci di garantire profili di attrattività più elevati degli ambiti commerciali

Nello specifico degli epicentri urbani11, oltre a quanto sopra, sono da considerarsi anche: - il trattamento, in relazione al livello di criticità ambientale del contesto di localizza-

zione, del tema delle ‘reti verdi urbane’ e quindi del contributo del nuovo insedia-mento alla strutturazione, attraverso un parsimonioso uso del suolo permeabile e/o opere di ‘depaving’, di connessioni verdi (utili anche in relazione alla mobilità ciclo-pedonale e al micro-clima urbano), privilegiando layout distributivi e di parcamento a sviluppo verticale

- più in generale, l’adozione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) per la realizza-zione e l’esercizio dell’insediamento

In relazione al commercio diffuso di vicinato in ambito urbano e agli esercizi ‘puntiformi’ delle aree ‘marginali’, ai fini della loro qualificazione funzionale sono di rilievo le questioni di sostegno alle forme di coordinamento e gestione unitaria e di miglioramento energetico-strumentale (ad es. l’iniziativa Innovaretail).

Per il piccolo commercio delle aree marginali sono fondamentali interventi di sostegno (eventualmente anche con il contributo compensativo della grande distribuzione), funzio-nali al mantenimento del presidio di servizi per la popolazione locale. In questo senso la multifunzionalità degli esercizi (servizi non solo commerciali) e il loro rapporto con i prodot-ti agroalimentari e artigianali locali sono temi da approfondire.

Per quanto riguarda l’e-commerce, che si sta sviluppando a ritmi incomparabili a quelli delle altre forme distributive, i temi di prevalente attenzione per la loro qualificazione dal punto di vista dell’integrazione ambientale sono:

- le modalità di integrazione delle strutture logistiche con le politiche territoriali e in-frastrutturali (rifunzionalizzazione strutture esistenti, profili di accessibilità ...)

- il governo della mobilità indotta dalla distribuzione door to door (traffico, emissioni ...)

- provvedimenti di regolazione delle qualità dei mezzi di trasporto, delle rotte e dei tempi/modi di recapito dell’ultimo miglio urbano

- sostegno a forme innovative di consegna urbana (bicicletta, box di conse-gna/prelievo installati in luoghi ad alta frequentazione …)

- controllo delle modalità di ri-funzionalizzazione a uso logistico di aree produttive più o meno dismesse (esternalità non sempre gestibili con le procedure ‘derogatorie’ dello sportello unico)

10. obiettivi di sostenibilità

In relazione alle risultanze dell’analisi di contesto, alle interlocuzioni preliminari avute e ai contenti delle più recenti politiche comunitarie, nazionali e regionali, si propone a seguire il set degli obiettivi di riferimento che costituiscono l’orizzonte generale di sostenibilità per i contenuti del PPSSC.

11 Intesi come medie e grandi superfici di vendita specializzate che si collocano prevalentemente nei tessuti densi delle città medio-grandi.

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Oltre ai riferimenti segnalati nella matrice a seguire si sono presi in considerazioni i se-guenti documenti:

> Organizzazione delle Nazioni Unite, ‘Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile’, 2015

e > Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ‘Strategia nazionale

per lo sviluppo sostenibile’, 2017 i cui contenuti sono trasversali (direttamente o indirettamente) alla maggior parte dei fatto-ri di analisi.

fattori di analisi riferimenti normativi e politiche obiettivi di sostenibilità

ARIA E FATTORI CLI-MATICI

Strategia Europea di Adattamento ai cam-biamenti climatici, COM, 2013 Libro bianco sull’adattamento al cambia-mento climatico, CE, 2009 Conclusioni del Consiglio europeo – 4 feb-braio 2011, Una tabella di marcia verso un’economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, COM(2011) 112 def. L’innovazione per una crescita sostenibile: una Bioeconomia per l’Europa, COM(2012)60 Direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa Piano Lombardia Sostenibile, Regione Lom-bardia, 2010

AF.1_Raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impatti negativi significativi per la salute umana e l’ambiente AF.2_Stabilizzare le concentrazioni dei gas a effetto serra a un livello tale da escludere pericolose interferenze delle attività antropi-che sul sistema climatico

ACQUA Direttiva 2000/60/CE e s.m.i. istituzione di un quadro per l’azione comunitaria in mate-ria di acque Direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento Tabella di marcia per un uso efficiente delle risorse, COM(2011) 571 def. Piano per la salvaguardia delle risorse idri-che europee, COM (2012) 674 def. Direttiva alluvioni 2007/60/CE – revisione 2015 Piano di Gestione del distretto idrografico del fiume Po e Rapporto ambientale, Autori-tà di bacino del fiume Po, 2016 Progetto di Piano Stralcio di Bacino per l'As-setto Idrogeologico (PAI) - Variante 2016 Programma di tutela e uso delle acque, Re-gione Lombardia, 2006 PTR, Regione Lombardia, 2010 – TM 1.2, TM 1.3, TM 1.4, TM 1.5

A.1_Proteggere dall’inquinamento, preveni-re il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali e sot-terranee al fine di ottenere un buono stato chimico, ecologico e qualitativo

SUOLO Strategia Tematica per la Protezione del Suolo, COM(2006)231 def. Tabella di marcia per un uso efficiente delle risorse, COM(2011) 571 def. LR 31/2014 Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato e PTR integrato dalla LR 31/2014 PTR, Regione Lombardia, 2010 – TM 1.8, TM 2.13

S.1_Promuovere un uso sostenibile del suo-lo, con particolare attenzione alla preven-zione dei fenomeni di erosione, deteriora-mento e contaminazione e al mantenimento della permeabilità S.2_Contenere il consumo di suolo

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fattori di analisi riferimenti normativi e politiche obiettivi di sostenibilità

D.G.R. 3075/2012 Politiche per l’uso e la valorizzazione del suolo – Consuntivo 2011 e Agenda 2012

BIODIVERSITA’ Direttiva 92/43/CE relativa alla conservazio-ne degli habitat naturali e seminaturali e del-la flora e della fauna selvatiche e s.m.i. La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell’UE sulla bio-diversità fino al 2020, COM(2011) 244 def. PTR, Regione Lombardia, 2010 – TM 1.9, TM 1.10

B.1_Porre fine alla perdita di biodiversità e al degrado dei servizi ecosistemici nell’UE en-tro il 2020 e ripristinarli nei limiti del possibile

PAESAGGIO E BENI CULTURALI

Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, CE 1999 Convenzione Europea del Paesaggio, Con-siglio d’Europa, 2000 D.lgs. n. 42/2004 ‐ Codice dei Beni culturali e del paesaggio L. 14/2006 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione Europea del Paesaggio PTR/PPR, Regione Lombardia, 2010

P.1_Conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche, culturali e paesaggistiche del territorio P.2_Promuovere la gestione sostenibile e creativa dei paesaggi considerati eccezio-nali così come dei paesaggi della vita quoti-diana del territorio

POPOLAZIONE E SA-LUTE UMANA

VII Programma d’Azione Ambientale PS.1_Tutelare la salute pubblica e promuo-vere la qualità della vita PS.2_ Ridurre l’esposizione della popolazio-ne ai rischi territoriali

RUMORE E VIBRA-ZIONI

Direttiva 2002/49/CE relativa alla determi-nazione e alla gestione del rumore ambien-tale e suo recepimento nazionale con D.lgs. 194/2005 PTR, Regione Lombardia, 2010 – TM 1.12

RV.1_Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento acustico

RADIAZIONI IONIZ-ZANTI E NON IONIZ-ZANTI

Legge 36/2001 e s.m.i. Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettri-ci, magnetici ed elettromagnetici PTR, Regione Lombardia, 2010 –TM 1.13, 1.14

RAD.1_Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento elettromagnetico e luminoso RAD.2_Prevenire e ridurre l’inquinamento indoor e le esposizioni al Radon

RIFIUTI Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/CE Tabella di marcia per un uso efficiente delle risorse, COM(2011) 571 def. D.lgs. 152/2006 e s.m.i – Norme in materia ambientale Legge regionale 26/2003 e s.m.i. ‐ Discipli-na dei servizi locali di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche PTR, Regione Lombardia, 2010 – TM 2.8 Piano Regionale di gestione dei rifiuti e delle bonifiche (PRGR), 2014

RF.1_Prevenire la produzione dei rifiuti e gestirli minimizzando l’impatto sull’ambiente RF.2_Promuovere modelli di produzione e consumo sostenibili, orientati a un uso effi-ciente delle risorse

ENERGIA Direttiva 28/2009/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili Direttiva 29/2009/CE Direttiva 31/2010/CE Piano di efficienza energetica 2011 COM(2011)109 def. Decreto Legislativo 3 marzo 2011 n. 28 Piano d'azione per l'efficienza energetica PAEE in attuazione del DL 115/2008

E.1_Ridurre i consumi energetici e aumenta-re l’efficienza energetica di infrastrutture, edifici, strumenti, processi, mezzi di traspor-to e sistemi di produzione di energia E.2_Promuovere sistemi di produzione e distribuzione energetica ad alta efficienza (sistemi a pompe di calore, produzione cen-tralizzata di energia ad alta efficienza gene-

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fattori di analisi riferimenti normativi e politiche obiettivi di sostenibilità

PTR, Regione Lombardia, 2010 ‐ TM 3.3 Piano Lombardia Sostenibile, Regione Lom-bardia, 2010 Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), 2015

razione distribuita e micro cogenerazione etc.) E.3_Incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili (biomasse, mini-eolico, fotovoltaico, solare termico, geotermia, mini-idroelettrico, biogas)

MOBILITA’ E TRA-SPORTI

Libro bianco Tabella di marcia verso uno spazio unico europeo dei trasporti - Per una politica dei trasporti competitiva e sostenibi-le COM(2011) 144 def Piano Regionale della mobilità e dei trasporti (2016)

MT.1_Ridurre la congestione da traffico pri-vato potenziando il trasporto pubblico e fa-vorendo modalità sostenibili MT.2_Garantire una mobilità competitiva, sicura, protetta e rispettosa dell’ambiente

Tali obiettivi di sostenibilità costituiscono, in questa fase di orientamento, il riferimento per l’analisi di sostenibilità del documento programmatico del PPSSC (si veda la sezione 21). Entro il Rapporto Ambientale, gli obiettivi di sostenibilità saranno il riferimento per l’analisi di sostenibilità delle specifiche azioni che verranno definite dal PPSSC.

11. il quadro programmatico

Il quadro di riferimento programmatico contempla l’insieme degli strumenti di pianificazio-ne e di programmazione di livello regionale cui il PPSSC è opportuno si riferisca al fine di rendere coerente il proprio sistema di obiettivi e strategie. La lettura (e la conseguente sin-tesi) degli strumenti trattati a seguire è effettuata in modo selettivo e in riferimento al si-stema di obiettivi ambientali che gli stessi pongono.

Vengono presi in considerazione gli strumenti che trattano temi e questioni più direttamen-te attinenti allo spazio di azione del PPSSC; eventuali altri strumenti che si ritenessero im-portanti potranno essere segnalati dai soggetti co-interessati alla formazione del pro-gramma.

La lettura effettuata distingue e mette in evidenza: _ i contenuti generali di indirizzo dello strumento considerato _ gli obiettivi di riferimento per la programmazione del sistema commerciale

11.1. PTR_Piano Territoriale Regionale Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato nel 2010 dal Consiglio regionale e an-nualmente aggiornato, costituisce ‘atto fondamentale di indirizzo, agli effetti territoriali, del-la programmazione di settore della Regione, nonché di orientamento della programmazio-ne e pianificazione territoriale dei comuni e delle province’, come previsto dall’art. 19, comma 1, della L.R. n. 12 del 2005, Legge per il governo del territorio.

L'ultimo aggiornamento del PTR è stato approvato con DCR n.766 del 26 novembre 2019, in allegato al Documento di Economia e Finanza regionale 2019.

Con DGR n.367 del 4 luglio 2013 Regione Lombardia ha dato avvio al percorso di com-plessiva revisione del PTR e il 14 novembre 2013 la Giunta Regionale ha approvato la de-libera n. 937 che dà avvio al procedimento di approvazione della variante finalizzata alla revisione del PTR e della relativa procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

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contenuti generali Il Documento di Piano del PTR indica/definisce:

- i principali obiettivi di sviluppo socio-economico del territorio regionale - gli elementi essenziali e le linee orientative dell’assetto territoriale - gli indirizzi per il riassetto del territorio - puntuali rimandi agli indirizzi e alla disciplina in materia di paesaggio, cui è dedicata

la sezione Piano Paesaggistico

Il PTR: - costituisce elemento fondamentale quale quadro di riferimento per la valutazione di

compatibilità degli atti di governo del territorio di comuni, province, comunità mon-tane, enti gestori di parchi regionali, nonché di ogni altro ente dotato di competen-ze in materia

- identifica i principali effetti del PTR in termini di obiettivi prioritari di interesse regio-nale e di individuazione dei Piani Territoriali d’Area Regionali

Il PTR definisce tre macro obiettivi quali basi delle politiche territoriali lombarde per il per-seguimento dello sviluppo sostenibile, che concorrono al miglioramento della vita dei cit-tadini:

- rafforzare la competitività dei territori della Lombardia - riequilibrare il territorio lombardo - proteggere e valorizzare le risorse della regione

Essi discendono dagli obiettivi di sostenibilità della Comunità Europea: coesione sociale ed economica, conservazione delle risorse naturali e del patrimonio culturale, competitività equilibrata dei territori.

obiettivi di riferimento Dai macro-obiettivi deriva un’articolazione più dettagliata, imperniata su 24 obiettivi. A seguire si riferiscono gli obiettivi tematici (TM) relazionati ai temi propri della program-mazione commerciale.

TM 2.9 Intervenire sulla capacità del sistema distributivo di organizzare il territorio affinché non si creino squilibri tra polarità, abbandono dei centri minori e aumento della congestio-ne lungo le principali direttrici commerciali

- integrare le politiche di sviluppo commerciale e con la pianificazione territoriale, ambientale e paesistica in particolare limitando l’utilizzo di suolo libero

- integrare lo sviluppo dei grandi centri commerciali e la pianificazione dei trasporti - ridurre la tendenza alla desertificazione commerciale anche attraverso il ricorso ai

Distretti diffusi del Commercio quali strumenti di integrazione e valorizzazione delle risorse del territorio per rigenerare il tessuto urbano, incrementare l’attrattività e sostenere la competitività

- pianificare attentamente la distribuzione delle grandi superfici di vendita sul territo-rio, con attenzione alla dotazione di offerta già esistente nelle zone più sature

- porre attenzione alla pianificazione integrata dei centri della logistica commerciale - ripensare le politiche di distribuzione nei piccoli centri, soprattutto situati in monta-

gna, per contenere il disagio della popolazione residente e la tendenza all’abbandono

TM 2.10 Perseguire la riqualificazione e la qualificazione dello sviluppo urbano - qualificare paesaggisticamente le aree produttive e commerciali

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TM 2.12 Garantire un'equilibrata dotazione di servizi nel territorio e negli abitati al fine di permetterne la fruibilità da parte di tutta la popolazione, garantendo ai comuni marginali un adeguato accesso ai servizi per arrestarne e ridurne l'emarginazione

- garantire una corretta distribuzione dei servizi capillari, pubblici e privati, attraver-so, ad esempio, l’innovazione e sviluppo dell’e-commerce, il controllo della ten-denza alla desertificazione commerciale, il presidio di servizi di base

TM 3.14 promuovere una rete distributiva sostenibile, che possa contribuire al migliora-mento della competitività del territorio

- integrare le politiche di sviluppo commerciale con la pianificazione territoriale e paesistica

- controllare la tendenza alla desertificazione commerciale - innovare e sviluppare l’e-commerce

TM 5.5 Garantire parità d’accesso a servizi di qualità a tutti i cittadini - promuovere e sostenere la conciliazione famiglia lavoro con attenzione a rendere

possibili il collegamento al posto di lavoro e l’utilizzo dei servizi: orari, distribuzione, collegamenti, presenze di insediamenti produttivi e commerciali/servizi nelle vici-nanze

- controllare la tendenza alla desertificazione commerciale, con particolare attenzio-ne alla presenza di piccoli servizi a favore delle famiglie con persone anziane e con mobilità ridotta

Ulteriori obiettivi sono specificati dal PTR in relazione ai diversi sistemi territoriali in cui è articolato lo spazio regionale.

Sistema urbano metropolitano Pianificare attentamente gli insediamenti della grande distribuzione, per evitare la scom-parsa degli esercizi di vicinato ed evitare creazione di congestione in aree già dense trami-te una strategia di rilancio e valorizzazione del Distretto Urbano del Commercio

Sistema della montagna Sviluppare i sistemi commerciali innovativi di piccola dimensione, in accordo con la grande distribuzione

Sistema pedemontano Coordinare a livello sovra comunale l’individuazione di nuove aree produttive e di terzia-rio/commerciale Favorire lo sviluppo dei Distretti diffusi del Commercio quali strumenti di integrazione e va-lorizzazione delle risorse del territorio per rigenerare il tessuto urbano, incrementare l’attrattività e sostenere la competitività

Sistema dei laghi Valorizzare il commercio di vicinato nelle strutture insediative di antica formazione inte-grandolo con i sistemi turistici, produttivi e artigianali tipici locali

Sistema della pianura irrigua Evitare la frammentazione del territorio agricolo da parte di infrastrutture e di insediamenti industriali, commerciali ed abitativi Evitare la desertificazione commerciale nei piccoli centri Coordinare a livello sovracomunale l’individuazione di nuove aree produttive e di terzia-rio/commerciale

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11.2. PTR/31_Piano Territoriale Regionale integrato dalla LR 31/2014

La variante parziale al Piano Territoriale Regionale, che introduce l’integrazione disposta dalla Legge regionale n. 31 del 28 novembre 2014 “Disposizioni per la riduzione del con-sumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato”, pone nel sistema di pianifica-zione territoriale regionale una disciplina finalizzata a perseguire le politiche in materia di consumo di suolo e di rigenerazione urbana. Il provvedimento (approvato DCR N. XI/411 del 19/12/2018) si pone entro un orizzonte comunitario di tendere all’azzeramento dell’occupazione di nuovo suolo, assegnando con meccanismo di ripartizione (entro Ambiti territoriali ottimali definiti ad hoc) a Province e Comuni il compito di tradurre il dispositivo negli strumenti di pianificazione alla scala loca-le. A seguire estratto che delinea natura e contenuti del provvedimento (Progetto di inte-grazione del PTR ai sensi della l.r. 31/14 - Progetto di Piano, p.7): (…) “La Commissione europea ha posto un obiettivo quantitativo esplicito: consumo di suolo “zero” nel 2050. A tale obiettivo è necessario e opportuno giungere progressivamente, valutando le reali previsioni di crescita e la concreta possibilità di riuso del patrimonio edilizio esistente. La legge regionale 31/2014 pone pertanto un obiettivo chiaro per il governo del territorio della Lombardia: ridurre, attraverso l’adeguamento della pianificazione urbanistica vigente, il consumo di suolo libero in quanto “risorsa non rinnovabile e bene comune di fondamen-tale importanza per l’equilibrio ambientale ...”, attivando nel contempo la rigenerazione del suolo attualmente occupato da edificazioni. La legge regionale assegna ai Comuni il compito di ridurre il consumo di suolo e di rigene-rare la città costruita: è infatti il PGT lo strumento finale che, in ragione della legge urbani-stica regionale, decide le modalità d’uso del suolo e sono i Comuni, con il supporto di Re-gione, Province e Città Metropolitana, che devono dare attuazione alle politiche urbanisti-che e sociali per la rigenerazione. La legge affida al Piano Territoriale Regionale (PTR) il compito invece di stabilire i criteri per ridurre il consumo di suolo differenziati per Ambiti territoriali omogenei; il PTR deve an-che fornire alle Province, alla Città Metropolitana e ai Comuni i criteri per adeguare la pia-nificazione in atto, impostare i nuovi PTCP/PTM/PGT e rigenerare il suolo urbanizzato.” (…) La definizione delle soglie di riduzione del consumo di suolo, che opera sulle previsioni dei Piani di Governo del Territorio comunali, in una loro revisione di adeguamento alla lr 31/2014, si fonda sui livelli di urbanizzazione e sulle previsioni di “consumo di suolo” in es-sere (Progetto di integrazione del PTR ai sensi della l.r. 31/14 - Progetto di Piano, p.18): I dati riferiti alla superficie urbanizzata e urbanizzabile restituiscono un consumo di suolo pari al 15,8% del territorio regionale. A fronte di un fabbisogno residenziale stimato al 2025 (su dati Istat) di circa 436.131 abitazioni (pari a circa 42,1 milioni di m2 di superficie costruita), le attuali previsioni degli Ambiti di trasformazione prevalentemente residenziali contenute nei Documenti di Piano dei PGT ammontano a circa 92,3 milioni di m2 di Slp, di cui 42,2 milioni di m2 previsti su superficie non urbanizzata. Dal raffronto dei dati della domanda (costituita dal fabbisogno residenziale) e dell’offerta (composta dallo stock abitativo vuoto e in costruzione e dalle previsioni dei Documenti di Piano) risulta che la soglia di riduzione regionale del consumo di suolo al 2025 è pari a cir-ca il 45%, che si riduce al 2020 a circa il 25%, pari circa alla metà della soglia regionale al 2025.

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L’assunto è che l’obiettivo al 2050 del consumo di suolo zero vada raggiunto gradualmen-te, ponendosi come primo arco temporale di verifica e analisi il 2020, in considerazione della necessità di avviare un progressivo processo di cambiamento culturale e disciplina-re. In rapporto all’indice di urbanizzazione e alle potenzialità di rigenerazione dei singoli territo-ri, indicata in termini di Ambiti di trasformazione previsti su superficie urbanizzata, la soglia regionale di riduzione del consumo di suolo riferita alle funzioni prevalentemente residen-ziali viene successivamente suddivisa per definire le soglie di riduzione provinciali tra il 20% e il 30%: alle Province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova Pavia, e Sondrio (che presentano indici di urbanizzazione rispettivamente del 15,4%, 11,6%, 17,6%, 9,5%, 15,8%, 12,1%, 10,7%, 9,4%, 3,3%) viene assegnata una soglia compresa tra il 20 e il 25%, mentre alle Province di Monza e della Brianza, Varese e alla Città Metropolitana di Milano (che presentano indici di urbanizzazione rispettivamente del 52,7%, 28,5% e 39,5%) viene assegnata una soglia compresa tra valori maggiori di 25 e il 30%. Il progetto di integrazione del PTR ai sensi della l.r. 31/2014 propone una soglia di riduzio-ne del 20% al 2020 riferita alle funzioni produttive di beni e servizi, che corrisponde ad una diminuzione di 2.051 ha di superficie non urbanizzata ricompresa in Ambiti di trasforma-zione su suolo libero con tale destinazione. La medesima soglia di riduzione del consumo di suolo è applicata per tutte le Province.” (…) La variante ex lr 31/2014 ha efficacia dal 13 marzo 2019. Da tale data i PGT (e le relative varianti) adottati devono risultare coerenti con criteri e gli indirizzi individuati dal PTR per contenere il consumo di suolo. Per la verifica del raggiungimento degli obiettivi posti è disposta attuazione di un sistema di monitoraggio che riguarda tutti i livelli di pianificazione Entro i “Criteri per l’attuazione della politica di riduzione del consumo di suolo, di particola-re interesse per la funzione commerciale due punti legati al profilo di accessibiità e con-nessi requisiti di densificazione delle funzioni urbane ad alta attrattività, e alle opportunità di riqualificazione di aree dismesse o degradate che vedono da nella funzione commercia-le un elemento-chiave per lo sviluppo delle trasformazioni urbanistiche (pp. 36-37)

- garantire un adeguato livello di accessibilità in funzione della tipologia e della stra-tegicità delle funzioni da insediare, e viceversa prevedere funzioni strategiche (in-terventi logistici e insediamenti commerciale, per lo sport e il tempo libero a forte capacità attrattiva) in luoghi ad alta accessibilità pubblica, meglio se di tipo ferro-viario, concentrando prioritariamente in corrispondenza delle stazioni di trasporto collettivo, gli ambiti di trasformazione, così da costituire nuclei ad alta densità e ca-ratterizzati da usi del suolo misti, che riducano il bisogno di spostamenti aggiuntivi;

- rifunzionalizzare e recuperare negli ambiti consolidati sia i nuclei di interesse stori-

co che le aree degradate e dismesse perfezionandone, mediante opportune scelte progettuali, il potenziale ruolo di fautrici di ricomposizione e qualificazione del terri-torio;

11.3. PPR_Piano Paesaggistico Regionale Il PTR, in applicazione dell’art. 19 della LR 12/2005, ha natura ed effetti di piano territoriale paesaggistico ai sensi della legislazione nazionale (Dlgs.n.42/2004) . Il PTR in tal senso recepisce, consolida e aggiorna il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) vigente in

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Lombardia dal 2001, integrandone e adeguandone contenuti descrittivi e normativi e con-fermandone impianto generale e finalità di tutela.

contenuti generali Il Piano Paesaggistico della Regione Lombardia riconosce i differenti paesaggi apparte-nenti al territorio regionale e per ciascuno di essi individua indirizzi di tutela specifici. L’approccio integrato e dinamico al paesaggio si coniuga con l’attenta lettura dei processi di trasformazione dello stesso e l’individuazione di strumenti operativi e progettuali per la riqualificazione paesaggistica e il contenimento dei fenomeni di degrado, anche tramite la costruzione della rete verde.

La tutela e valorizzazione paesaggistica dell’intero territorio regionale è la scelta di fondo operata da Regione Lombardia, coinvolgendo e responsabilizzando l’azione di tutti gli enti con competenze territoriali in termini pianificatori, programmatori e progettuali nel perse-guimento delle finalità di tutela esplicitate dall’art. 1 della Normativa del piano:

- la conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle preesistenze e dei relativi contesti

- il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli inter-venti di tra-sformazione del territorio

- la diffusione della consapevolezza dei valori del paesaggio e la loro fruizione da parte dei cittadini

Le tre finalità individuate - conservazione, innovazione, fruizione - si collocano sullo stesso piano e sono tra loro interconnesse. Il Piano però evidenzia come esse siano perseguibili con strumenti diversi, muovendosi in tal senso in totale coerenza con le indicazioni della Convenzione Europea del paesaggio.

norme di riferimento La normativa, aggiornata alla luce del nuovo quadro normativo e delle priorità regionali, conferma l’impianto complessivo delle Norme del PTPR vigente, e quindi il processo di co-struzione collettiva e sussidiaria del Piano del Paesaggio Lombardo, precisando in tal sen-so ruolo e contenuti paesaggistici delle pianificazioni locali: provinciali, di parco e comuna-li. Viene altresì confermata l’importanza di un’attenzione paesaggistica intrinseca a tutti i progetti.

Art. 19 (Tutela e valorizzazione dei laghi lombardi) 6. Nei territori di cui al comma 5 [territori contermini ai laghi]: - è comunque esclusa la realizzazione di: nuovi impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, nuove cave ed attività estrattive o di lavorazione inerti, nuovi centri commerciali e grandi strutture di vendita

Art. 21 (Infrastruttura idrografica artificiale della pianura: principali Navigli storici, canali di bonifica e rete irrigua) 3. Il Naviglio Grande e il Naviglio di Pavia: in attesa di determinazioni più precise delle competenti Commissioni Regionali per i Beni Paesaggistici in merito all’eventuale completamento del sistema di tutela in essere e alla definizione di una specifica disciplina di tutela, nei territori compresi entro la fascia di 100 metri lungo entrambe le sponde è fatto comunque divieto di prevedere e realizzare nuovi interventi per: grandi strutture di vendita e centri commerciali, impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, ambiti estrattivi e impianti di lavorazione inerti, impianti industriali e insediamenti che non siano di completamento del tessuto urbano e produttivo esistente; 5. [altri navigli e canali di rilevanza regionale]: il divieto di cui sopra è di 50 metri

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Art. 26 (Riconoscimento e tutela della viabilità storica e d’interesse paesaggistico) 5. Per la viabilità di cui al precedente comma [tracciati che collegano tra loro i principali centri urbani lombardi e che adducono ai valichi alpini e alle altre principali "porte" della regione] il Piano assume l’obiettivo di farne veicolo di efficace comunicazione della realtà socio-economica e territoriale della Lombardia; là dove la tutela dei valori storici, panora-mici e ambientali non consigli diversamente, anche l’affaccio degli insediamenti commer-ciali e industriali non sarà impedito o dissimulato, ma sarà per quanto possibile organizza-to, evitando la disordinata disseminazione lungo il percorso di manufatti eterogenei dispo-sti casualmente rispetto al tracciato, imponendo ragionevoli standard di qualità edilizia agli edifici di prima linea ed adeguati schemi di piantumazione e di arredo, anche in riferimento a spazi di sosta e aree di servizio.

Art. 28 (Riqualificazione paesaggistica di aree ed ambiti degradati o compromessi e con-tenimento dei processi di degrado) 12. Al fine di facilitare l’attuazione di azioni coordinate di riqualificazione paesaggistica e di prevenire possibili forme di futuro degrado e compromissione, valgono comunque le pre-senti indicazioni e prescrizioni regionali: d) le nuove grandi strutture di vendita e di centri commerciali non possono di massima in-teressare gli ambiti di parchi e riserve naturali e di P.L.I.S., in ogni caso, su tutto il territorio regionale, i progetti relativi ai suddetti centri e strutture devono essere valutati in termini di scelte localizzative e progettuali, con riferimento all’efficacia di correlazione con il contesto paesaggistico locale e sovralocale, considerando in tal senso: - qualità e quantità degli elementi verdi e dei percorsi ciclo-pedonali di connessione con le reti verdi provinciali e comunali, - la previsione di interventi compensativi specificamente orientati alla riqualificazione e ri-composizione paesaggistica di aree all’intorno, - l’attenta e organica progettazione degli affacci sulla viabilità pubblica con specifica cura dei prospetti architettonici e delle aree pedonali e di parcheggio, - sono fatte salve indicazioni o prescrizioni più specifiche di cui ai precedenti articoli del presente Titolo e alla disciplina di tutela a corredo delle dichiarazioni di notevole interesse pubblico di beni paesaggistici

11.4. procedimento di revisione del PTR/PPR Con DGR n. 367 del 4 luglio 2013 è stato dato avvio al un percorso di revisione del PTR, che si sta sviluppando attraverso un ampio confronto con tutti i soggetti interessati. Con DGR n. 2131 dell’11 luglio 2014 è stato approvato il Documento preliminare riguar-dante la variante di revisione del PTR comprensivo del Piano Paesaggistico regionale e il relativo Rapporto preliminare VAS. All’interno di questo percorso si inserisce la LR 31/2014 per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione e rigenerazione urbana e territoriale; con DGR n. 4738 del 22 gennaio 2016 è stata approvata la proposta di Piano e di VAS per l'integrazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) ai sensi di tale provvedimento legislativo. Il Consiglio Regionale, con deliberazione n. 411 del 19 dicembre 2018 ha approvato l’integrazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) ai sensi della l.r. n. 31 del 2014 per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato.

Per quanto attiene alle principali questioni che possono avere attinenza con il PPSSC in corso di formulazione, questa integrazione sviluppa i seguenti temi:

- prima sostanziale attuazione agli imperativi di concretizzazione, sul territorio regio-nale, del traguardo previsto dalla Commissione europea di giungere entro il 2050 a una occupazione netta di terreno pari a zero

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- l’individuazione degli ambiti territoriali omogeni (ATO, 40 porzioni del territorio re-gionale, di cui 7 interprovinciali), all’interno dei quali individuare alcuni aspetti rile-vanti ai fini della pianificazione territoriale (e quindi di potenziale diretta relazione con gli ambiti territoriali del commercio)

- indirizzi e criteri per il contenimento del consumo di suolo, declinati per ATO e da recepire in sede di pianificazione d’area vasta e comunale

Muovendo da tale prima integrazione ai sensi della legge sul consumo di suolo e la rigene-razione, è in corso di formulazione la revisione complessiva di PTR/PPR, che dovrà svilup-pare, anche in base alle questioni emergenti dal percorso di interlocuzione con i territori e dai portatori di interesse, gli altri temi programmatici definiti entro il documento preliminare del 2014, ovvero:

Strutturazione e riorganizzazione insediativa: “È una politica che attiene principalmente al miglioramento dell’assetto insediativo dei tessuti urbanizzati e della loro relazione con le aree agricole e naturali; attiene inoltre alla necessità di regolare il rapporto fra spazi urbani e ambiente rurale e naturale.”

Qualità e sicurezza territoriale: “La sicurezza territoriale — intesa come insieme di condi-zioni che garantiscano la salute e l’incolumità dei cittadini e l’integrità della fisiografia del territorio — è componente essenziale del concetto di qualità del territorio e delle condizio-ni di vita dei suoi abitanti”.

Coesione territoriale: “La politica per la coesione ha lo scopo di promuovere uno sviluppo che minimizzi gli squilibri in termini di costi ambientali e sociali: effetti limitanti nel lungo pe-riodo, con ripercussioni sulla sostenibilità ambientale e sociale dello sviluppo e sulla com-petitività del sistema territoriale. L’articolazione policentrica dell’assetto insediativo svilup-pata dalla revisione del PTR (scenario “Lombardia multicentrica”) è funzionale al perse-guimento della politica di coesione territoriale.”

È evidente come l’intervenuto quadro dispositivo in materia di pianificazione territoriale abbia dirette implicazioni sulle prospettive di qualificazione del sistema commerciale, sia in termini di condizionamento all’insediamento di nuovi poli commerciali su suoli non già ur-banizzati sia in relazione all’indiretta incentivazione a interventi di rifunzionalizzazione (an-che commerciale) del patrimonio edilizio e infrastrutturale in essere. In questa direzione è dato al PSSC uno spazio di ancora più effettiva sinergia con le politiche territoriali regiona-li.

11.5. Rete Natura 2000 Con la Direttiva Habitat (Direttiva 92/42/CEE) è stata istituita la rete ecologica europea ‘Natura 2000’: un complesso di siti caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali e vegetali, di interesse comunitario, la cui funzione è quella di garantire la soprav-vivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo. Rete Natura 2000 è costituita da:

- Zone a Protezione Speciale (ZPS) - istituite ai sensi della Direttiva Uccelli (79/409/CEE oggi sostituita dalla Direttiva 2009/147/CE) al fine di tutelare in modo rigoroso i siti in cui vivono le specie ornitiche contenute nell'allegato 1 della mede-sima Direttiva.

- Siti di Importanza Comunitaria (SIC) - istituiti ai sensi della Direttiva Habitat al fine di contribuire in modo significativo a mantenere o a ripristinare un habitat naturale (allegato 1 della direttiva 92/43/CEE) o una specie (allegato 2 della direttiva 92/43/CEE) in uno stato di conservazione soddisfacente.

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- Zone Speciali di Conservazione (ZSC) – corrispondono ai Siti di Importanza Co-munitaria per i quali gli stati membri hanno definito le misure di conservazione ne-cessarie ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario per i quali il sito è stato istituito

In Lombardia sono presenti attualmente 193 Zone Speciali di Conservazione (ZSC), 3 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e 67 Zone di Protezione Speciale per l'Avifauna (ZPS). Il numero totale dei siti (che in parte si sovrappongono) è 245.

obiettivi di riferimento L’obiettivo generale di riferimento è quello di conservare le condizioni di integrità e di natu-ralità del sito e delle aree a esso relazionate. I piani di gestione dei singoli siti Natura 2000 forniscono chiare indicazioni su come perse-guire tale obiettivo generale.

Un aspetto chiave nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat (Art. 6 Diret-tiva 92/42/CEE e art. 5 DPR 357/97), è la procedura di valutazione di incidenza, avente il compito di tutelare la Rete Natura 2000 dal degrado o comunque da perturbazioni esterne che potrebbero avere ripercussioni negative sui siti che la costituiscono.

Sono sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani o progetti non direttamente connessi e necessari alla gestione dei siti di Rete Natura 2000, ma che possono avere incidenze si-gnificative su di essi (art. 6 comma 3 della Dir. 92/43/CEE). È importante sottolineare che sono sottoposti alla stessa procedura anche i progetti o i piani esterni ai siti ma la cui realizzazione può interferire su di essi.

Si veda la sezione g per un primo passaggio di screening di come il PSSC possa avere in-cidenza sul sistema delle aree protette.

11.6. PRMT_Programma Regionale Mobilità e Trasporti. Scenario infrastrutturale e della logistica

Il Programma Regionale della Mobilità e dei Trasporti (PRMT), approvato con DCR 1245 del 20.09.2016, è lo strumento di programmazione integrata che “configura il sistema del-le relazioni di mobilità, sulla base dei relativi dati di domanda e offerta, confrontandolo con l’assetto delle infrastrutture esistenti e individuando le connesse esigenze di programma-zione integrata delle reti infrastrutturali e dei servizi di trasporto” (Legge Regionale 6/2012).Il PRMT si struttura in obiettivi generali, a forte valenza trasversale, correlati ad un set di obiettivi specifici che affrontano in modo più dettagliato le tematiche di settore, man-tenendo comunque un approccio integrato tra le differenti modalità di trasporto. Gli obiettivi generali del PRMT sono:

- migliorare la connettività della Lombardia per rafforzarne la competitività e lo svi-luppo socio-economico;

- assicurare la libertà di movimento a cittadini e merci e garantire l’accessibilità del territorio;

- garantire la qualità e la sicurezza dei trasporti e lo sviluppo di una mobilità integra-ta;

- promuovere la sostenibilità ambientale del sistema dei trasporti. Obiettivi specifici

- Sul sistema degli obiettivi generali si innesta il seguente sistema di obiettivi specifi-ci, individuati anche con la finalità di superare una lettura verticale (per modalità) a favore di una lettura trasversale del complesso fenomeno della mobilità:

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- A migliorare i collegamenti della Lombardia su scala macroregionale, nazionale e internazionale: rete primaria;

- B migliorare i collegamenti su scala regionale: rete regionale integrata - C sviluppare il trasporto collettivo in forma universale e realizzare l’integrazione fra

le diverse modalità di trasporto - D realizzare un sistema logistico e del trasporto merci integrato, competitivo e so-

stenibile; - E migliorare le connessioni con l’area di Milano e con altre polarità regionali di rilie-

vo; - F sviluppare ulteriori iniziative di promozione della mobilità sostenibile e azioni per il

governo della domanda; - G intervenire per migliorare la sicurezza nei trasporti. migliorare i collegamenti su

scala regionale: rete regionale integrata A seguire una griglia tratta dal PRMT di correlazione tra obiettivi generali e specifici:

Un set di strategie d’azione, che si traducono in forma di interventi territoriali come di se-guito segnalati, fanno riferimento al ventaglio di obiettivi specifici, come rappresentato nel-lo schema a seguire:

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Lo scenario dello sviluppo delle infrastrutture di mobilità e trasporto si pone entro la pro-grammazione a scala comunitaria e nazionale. La mappa a seguire delinea i corridoi prin-cipali di comunicazione ove si concentrano investimenti per infrastrutture ferroviarie e au-tostradali in relazione al sistema degli scali del nord Italia. Ne emerge un rafforzamento del sistema di relazioni sugli assi forti del territorio lombardo: il corridoio Torino-Milano-Venezia, che sui nodi di Milano e Verona si connettono con i corridoi transalpini e con il porto di Genova.

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Per quanto concerne le reti primarie del TPL da evidenziare un’estensione della rete me-tropolitana di Milano a strutturare il servizio TPL della densa regione urbana. Emergono

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anche i progetti di estensione della metropolitana di Brescia e il rafforzamento della rete del ferro per l’area urbana di Bergamo, con la seconda linea tramviaria (Valle Brembana) e con il raccordo ferroviario a servizio dello scalo di Orio al Serio, di particolare interesse anche per la polarità commerciale di livello interregionale posta in corrispondenza (e in re-lazione) allo scalo. La mappa a seguire illustra gli interventi sula rete viaria, posti principalmente su due diret-trici: la bassa pianura lombarda con l’autostrada Broni-Mortara e i tratti funzionali al corri-doio Tirreno Brennero; lungo la direttrice est-ovest pedemontana gli interventi stradali so-no precipuamente volti a irrobustire la rete stradale intorno alle dense e congestionate aree urbane. Con riferimento alle localizzazioni di polarità commerciali i nuovi corridoio stradali rappresentano elementi di potenziale attrazione (anche entro traiettorie di possibi-le riassetto- ridimensionamento delle strutture).

La mappa degli interventi programmati sulla rete ferroviaria, anche funzionalmente al po-tenziamento/adeguamento della rete logistica per le merci, vede quali principali opere i raccordi transalpini e la prosecuzione verso est della linea AV/AC Milano-Venezia

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Gli obiettivi posti per il sistema dei trasporti e della logistica, schematizzati nella tabella a seguire, pongono al centro il tema del riequilibrio modale, entro una prospettiva di riduzio-ne degli impatti ambientali del trasporto merci, e il tema dell’internalizzazione dei costi di trasporto. Di particolare rilievo per il sistema commerciale lo sviluppo dei city logistics e della distribuzione regionale delle merci. Negli ambiti urbani consolidati, anche a fronte dell’incremento degli acquisti in e-commerce, grande rilievo assume la mobilità urbana delle merci e il sistema di gestione della stessa; anche a fronte delle rapide dinamiche che investono questo segmento del commercio, la distribuzione urbana si apre a sistemi di stoccaggio/distribuzione innovativi, che vedono sperimentazioni già in atto.

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11.7. PRMC_Piano Regionale della Mobilità Ciclistica Nel 2014 Regione Lombardia si è dotata di uno specifico strumento per la pianificazione della mobilità ciclistica, il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica (PRMC), cui il PRMT ri-manda in quanto strumento di riferimento e di dettaglio delle politiche regionali di settore. Il PRMC definisce in particolare una rete ciclabile di interesse regionale, costituita da 17 percorsi ciclabili di lunga percorrenza, di cui 3 di livello europeo e 7 nazionale, per oltre 2.900 Km. Si prevede in particolare la realizzazione delle due ciclovie di livello nazionale “VenTo - Ci-clovia del Po” e “SOLE” (che interessa la parte est della Lombardia attraversandola in senso nord-sud), che costituiranno un forte elemento per l’attrattività turistica a livello in-ternazionale.

La rete ciclabile di scala regionale rappresenta gli itinerari di riferimento utili per la defini-zione dei percorsi effettivi e non ha individuato una rete costituita esclusivamente da piste ciclabili, quanto piuttosto da un insieme di percorsi cicloturistici che interessano varie tipo-logie di infrastrutture viarie quali:

> le piste ciclabili in sede propria > le corsie ciclabili > le alzaie e gli argini > i tracciati delle linee ferroviarie dismesse > le tratte stradali dismesse > le strade interpoderali in aree agricole > le strade senza traffico (definizione C.d.S. minore di 50 v/g) > le strade a basso traffico (definizione CdS minore di 500 v/g) > la viabilità riservata > la viabilità ordinaria

La rete rappresenta l’insieme delle connessioni da garantire, al fine di realizzare una rete continua completa ed interconnessa, a servizio delle relazioni di livello regionale. Per me-glio aderire alle necessità locali, i percorsi di interesse regionale possono essere modificati puntualmente nella loro articolazione progettuale (in riferimento all’Allegato 3), da parte

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degli enti territoriali. Tali variazioni devono in ogni caso garantire le stesse continuità e connettività fra i nodi principali con particolare riferimento ai poli turistici, alle connessioni intermodali, ai collegamenti con le reti di livello nazionale, regionale e provinciale. Al tempo stesso le variazioni dovranno garantire le medesime condizioni d’uso in relazione allo svi-luppo del percorso e alle caratteristiche orografiche o climatiche. Le modifiche puntuali al-la rete ciclabile regionale, non costituiscono varianti al PRMC, ma solamente una sua più appropriata articolazione e, per poter essere comprese nella rete regionale individuata, devono essere validate dal competente ufficio regionale con provvedimento dirigenziale.

La realizzazione della rete ciclabile non implica costruire esclusivamente ex-novo piste ci-clabili o corsie riservate, ma creare un sistema che si sviluppa considerando, innanzitutto, le opportunità ed il miglior impiego delle strutture viarie esistenti, il riuso delle strutture inu-tilizzate (es. tratti stradali o ferroviari dismessi) e l’installazione di segnaletica orizzontale e verticale ben progettata e posizionata. Nella definizione della rete ciclabile, gli enti territoriali andranno a considerare, come ele-menti di riferimento i criteri utilizzati dal PRMC.

11.8. PTRA_piani territoriali regionali d’area I Piani Territoriali Regionali d’Area, strumenti di pianificazione territoriale sovraordinati pro-pri del sistema normativo di governo del territorio di Regione Lombardia, riguardano con-testi territoriali che pongono temi di rilevanza regionale, anche in ragione di potenziale re-plicabilità delle misure sperimentate a fronte di fenomeni specifici. I PTRA vigenti sono: il PTRA Navigli Lombardi; il PTRA Aeroporto Montichiari; il PTRA Media e Alta Valtellina; il PTRA Valli Alpine; il PTRA Franciacorta. Sono riconoscibili, anche in relazione alla caratterizzazione del sistema dei servizi com-merciali, situazioni distinte; il PTRA Navigli Lombardi e il PTRA Montichiari mettono a fuoco una situazione di controllo specifici su limitate sezioni territoriali delicate o esposte a rischi di trasformazione disordinata. I due PTRA dedicate ai contesti montani, PTRA PTRA Media e Alta Valtellina e PTRA Valli Alpine si confrontano con la tenuta di un modello di sviluppo economico in essere, ponendo in evidenza i due poli di rischio di tenuta socio-economica e ambientale della montagna lombarda: la pressione esercitata da grandi eventi per Bor-mio-Livigno (i mondiali di sci 2005 e in prospettiva le Olimpiadi 2026), e per converso per gran parte della montagna lombarda la fragilità di contesti in declino economico e demo-grafico e con modelli di sviluppo turistico (e commerciale) da rigenerare. Il PTRA Franciacorta disegna politiche di qualificazione territoriale e paesaggistico-ambientale a rafforzare una caratterizzazione positiva che il contesto della Franciacorta, intorno all’immagine del vino e alla sua economia di prodotto e di valorizzazione turistica, ha prodotto. In quest’ultimo caso, essendo l’area della Franciacorta attraversata da ten-sioni insediative significative, attenzione privilegiata è al contenimento/razionalizzazione dell’uso del suolo e a costruire un’armatura progettuale che affermi in tutti gli strumenti lo-cali la centralità della qualità del paesaggio. A seguire quale efficace sintesi dei contenuti la scheda descrittiva pubblicata nella sezione dedicata del sito di Regione Lombardia: I Piani Territoriali Regionali d'Area (PTRA) sono strumenti di pianificazione territoriale strategica individuati dal Piano Territoriale Regionale (PTR) per lo sviluppo di aree interessate da opere, interventi o destinazioni funzionali di livello regionale o sovraregionale, come stabilito dalla legge regionale n. 12 del 2005 di governo del territorio. I PTRA possono essere aggiornati annualmente mediante il Programma

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Regionale di Sviluppo, ovvero con il Documento di Economia e Finanza Regionale (art. 22, comma 1, l.r. n. 12 del 2005). Sono strumenti innovativi, costruiti secondo una logica di "governance multilivello" e con un approccio di tipo "multisettoriale". I PTRA infatti prevedono la partecipazione attiva e continuativa di tutti i soggetti presenti sul territorio durante tutte le fasi di elaborazione del piano, per la condivisione di strategie, obiettivi e azioni. La condivisione con il mondo sociale, economico, istituzionale e culturale permette di creare piattaforme unitarie efficaci per il raggiungimento di obiettivi comuni, integrando le politiche settoriali regionali per convogliare tutte le energie e le risorse possibili nell'attuazione del piano. Sono strumenti di valenza strategica di medio-lungo termine, finalizzati a migliorare la competitività del territorio, la qualità del vivere, del produrre e del lavorare. Le disposizioni e i contenuti del PTRA hanno efficacia diretta e cogente nei confronti dei Comuni e delle Province o della Città metropolitana di Milano compresi nel relativo ambito, qualora previsto nello stesso Piano Territoriale Regionale d'Area. Piano Territoriale Regionale d’Area Navigli Lombardi Il Piano Territoriale Regionale d’Area (PTRA) Navigli Lombardi è il primo Piano d'Area elaborato in Lombardia ai sensi della l.r. n. 12 del 2005 e si prefigge l’obiettivo di promuovere la valorizzazione e lo sviluppo equilibrato del territorio dei comuni rivieraschi. Lo strumento fornisce per le Province e i Comuni che ricadono nel perimetro dell’ambito di Piano prescrizioni e indirizzi per la pianificazione territoriale locale. Piano Territoriale Regionale d'Area Aeroporto Montichiari Il Piano Territoriale Regionale d'Area (PTRA) di Montichiari è uno strumento di governance e di programmazione territoriale ritenuto prioritario per la complessità delle azioni che concorrono allo sviluppo del sistema aeroportuale lombardo, alla promozione della competitività regionale e al riequilibrio dei territori. I Comuni compresi nell’ambito del Piano d’Area sono: Castenedolo, Ghedi, Montichiari e Montirone. Piano Territoriale Regionale d'Area Media e Alta Valtellina Il Piano Territoriale Regionale d'Area Valtellina, promosso da Regione Lombardia, Provincia di Sondrio, Parco dello Stelvio e Camera di Commercio di Sondrio è teso allo sviluppo territoriale della Media e Alta Valtellina, mediante la valorizzazione del patrimonio ambientale e il governo delle opportunità economiche, conseguenti agli eventi connessi ai Mondiali di sci 2005. Piano Territoriale Regionale d'Area Valli Alpine Il Piano Territoriale Regionale d'Area Valli Alpine: le Orobie Bergamasche e l'Altopiano Valsassina, promuove lo sviluppo sostenibile dei territori montani interessati da fenomeni di eccessiva compromissione del suolo e che hanno prodotto un consistente disordine urbanizzativo, ambientale e paesistico nonché socio-economico. Piano Territoriale Regionale d'Area Franciacorta Il Piano Territoriale Regionale d’Area Franciacorta è uno strumento di governance e di programmazione territoriale che propone nuove soluzioni di organizzazione territoriale orientate a ridurre il consumo di suolo, a promuovere la rigenerazione urbana e la valorizzazione delle identità culturali e paesaggistiche per contrastare i processi in atto di banalizzazione del territorio e per proiettare le rilevanti potenzialità dell’area sugli scenari nazionali e internazionali.

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11.9. PTUA_Programma Regionale di Tutela ed Uso delle Acque Il Piano di gestione del bacino idrografico - coerentemente con la normativa regionale, na-zionale ed europea - è lo strumento con cui la Regione ha sviluppato la propria politica di uso sostenibile del sistema delle acque, valorizzando e tutelando la risorsa idrica in quanto bene comune, a garanzia di conservazione, ma anche di sviluppo economico-sociale, di un patrimonio dalle caratteristiche uniche. Il Piano di gestione del bacino idrografico della Regione Lombardia è costituito da due par-ti:

- “Atto di indirizzo per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia – Linee strategiche per un utilizzo razionale, consapevole e sostenibile della risorsa idrica”, con il quale sono delineati gli obiettivi della politica regionale delle acque e gli indirizzi per la programmazione, approvato dal Consiglio regionale

- “Programma di Tutela e Uso delle Acque” – di seguito PTUA, con il quale sono in-dividuate le azioni, i tempi e le norme di attuazione per raggiungere gli obiettivi dell’Atto di indirizzo.

Il PTUA è stato definitivamente approvato con Deliberazione n. 2244 del 29 marzo 2006. Con DGR n. 6990 del 31 luglio 2017 è stato approvato il PTUA 2016, che costituisce la revisione del precedente PTUA 2006.

L’atto di indirizzo per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia ha identificato, tra gli altri, i seguenti obiettivi:

> promuovere l’uso razionale e sostenibile delle risorse idriche, con priorità per quel-le potabili

> tutelare in modo prioritario le acque sotterranee e lacustri utilizzate per l’approvvigionamento potabile attuale e futuro

> recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali delle fasce di pertinenza fluviale e degli ambienti acquatici

> sviluppare gli usi non convenzionali delle acque, come quelli ricreativi e la naviga-zione, e tutelare i corpi idrici e gli ecosistemi connessi

Per ciascun corso d’acqua naturale e canale artificiale significativo - e loro principali af-fluenti - il PTUA ha previsto degli obiettivi di qualità ambientale - ai quali sono stati affianca-ti quelli a specifica destinazione.

Per salvaguardare le caratteristiche degli ambienti acquatici, inoltre, sono definiti obbiettivi di riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua ed i conseguenti indirizzi e criteri di inter-vento, al fine di mantenere e migliorare le condizioni di assetto complessivo dell’area flu-viale, classificando a tale fine, in funzione della potenzialità alla riqualificazione, i tronchi d’alveo dei principali corsi d’acqua regionali.

Pertanto, al fianco di consistenti investimenti per il collettamento, la depurazione e il recu-pero, laddove possibile, delle acque reflue, finalizzati al risanamento delle acque, sono previste misure che garantiscano una riqualificazione complessiva del corpo idrico, miglio-randone quindi anche le funzioni geomorfologiche, idrauliche, ecologiche, ricreative ed estetico-paesaggistiche.

11.10. PRIA_Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell’Aria Il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (PRIA) costituisce il nuovo stru-mento di pianificazione e di programmazione per Regione Lombardia in materia di qualità dell’aria, aggiornando ed integrando quelli già esistenti. Il PRIA è dunque lo strumento

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specifico mirato a prevenire l’inquinamento atmosferico e a ridurre le emissioni a tutela della salute e dell’ambiente.

Nella seduta del 6 settembre 2013, con delibera n. 593, la Giunta ha approvato definiti-vamente il PRIA

contenuti generali L’obiettivo strategico, previsto nella DCR 891/09 e coerente con quanto richiesto dalla norma nazionale, è raggiungere livelli di qualità dell’aria che non comportino rischi o impat-ti negativi significativi per la salute umana e per l’ambiente. Gli obiettivi generali della pianificazione e programmazione regionale per la qualità dell’aria sono pertanto:

- rientrare nei valori limite nelle zone e negli agglomerati ove il livello di uno o più in-quinanti superi tali riferimenti

- preservare da peggioramenti nelle zone e negli agglomerati in cui i livelli degli in-quinanti siano stabilmente al di sotto dei valori limite

L’approccio all’intervento per il miglioramento della qualità dell’aria in Lombardia prevede la considerazione di tutti i settori di policy che direttamente o indirettamente concorrono in modo fattivo ad incidere sui fattori determinanti dell’inquinamento atmosferico su scala lo-cale. Ne deriva un quadro complesso e articolato che include le azioni direttamente indirizzate a contrastare l’emissione di inquinanti atmosferici e più generali interventi strutturali che agi-scono sulla qualità di processi, prodotti e comportamenti, evidenziando il sistema di inter-relazioni che influisce complessivamente sui trend della qualità dell’aria. Le azioni previste sono prevalentemente di natura strutturale, quindi orientate ad agire permanentemente sulle fonti e sulle cause delle emissioni, in un’ottica di breve, medio e lungo termine.

misure specifiche Il PRIA prevede, nell’attuazione delle misure, orizzonti temporali differenziati in ragione del-la natura della misura stessa. Le misure di breve periodo articolate nel periodo 2013-2015 e cioè nel primo triennio di validità del PRIA, saranno le prime programmabili ed attuabili in relazione anche alla fattibilità tecnico-economica, all’impatto sociale e ai costi diretti asso-ciati.

Di seguito si riporta l’elenco delle misure di prima attuazione ricavate a partire dall’orizzonte temporale di breve periodo abbinate ad una fattibilità tecnico-economica elevata e ad un impatto sociale e a costi diretti associati sostenibili, che abbiano attinenza ai temi del PPSSC.

Innova Retail, interventi di efficientamento nel settore terziario delle piccole imprese com-merciali

Parco veicolare grande distribuzione, dal 2015, proposta di introduzione dell’obbligo per i grandi centri commerciali di possedere flotte veicolari di classe pari o superiore ad Euro 5 nonché per i mezzi utilizzati per il rifornimento del centro stesso

Piano del Commercio, inserimento di criteri stringenti per il rilascio delle autorizzazioni per gli edifici e per la mobilità

Modelli di city logistic, sviluppo di progetti sperimentali per la diffusione di modelli di city logistic per la distribuzione delle merci con mezzi a basso impatto ambientale

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Coordinamento regionale mobility manager aziendali e d’area, promuovere la nomina del Mobility Manager (MM) aziendale e d’area nelle realtà ancora carenti, rafforzarne il ruolo e favorirne l’operatività

Rete distribuzione biometano, realizzazione di progetti sperimentali per la creazione di im-pianti di distribuzione biometano ricavato da biomasse

11.11. POR_Programma operativo Fondo Sociale Europeo 2014-2020

Il POR 2014-2020, adottato dalla Commissione europea nel dicembre 2014, si colloca all’interno della Strategia Europa 2020 e delle sue tre priorità (crescita intelligente, soste-nibile e inclusiva).

La strategia regionale definita nel POR è fortemente orientata a mettere in atto le condi-zioni strutturali e di contesto necessarie per un funzionamento del mercato del lavoro re-gionale sempre più dinamico e inclusivo, riducendo le vischiosità che rendono ancora dif-ficoltose, per le persone, le fasi di transizione al lavoro e per le imprese, la risposta alla domanda di lavoro da esse espresse.

contenuti generali La strategia regionale definita nel POR è fortemente orientata a mettere in atto le condi-zioni strutturali e di contesto necessarie per un funzionamento del mercato del lavoro re-gionale sempre più dinamico e inclusivo, riducendo le vischiosità che rendono ancora dif-ficoltose, per le persone, le fasi di transizione al lavoro e per le imprese, la risposta alla domanda di lavoro da esse espresse. Le principali finalità perseguite dal POR sono:

- promuovere ed incentivare politiche mirate ad accompagnare il rilancio delle di-namiche occupazionali, adottando un approccio trasversale a diversi gruppi target

- promuovere l’inclusione sociale, focalizzata principalmente sulla politica di inclu-sione attiva (modello regionale unico di valutazione multidimensionale del bisogno e accesso a servizi di qualità)

Nell’ambito del POR sono affrontate inoltre le politiche regionali afferenti all’ambito dell’istruzione e della formazione professionale finalizzate, in linea con le direttive poste da Europa 2020, a rispondere alle sfide poste dalla crisi e guidare il rilancio dell’economia re-gionale, tramite lo sviluppo del capitale umano come fattore strategico di competitività del sistema Lombardia, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni. Si intendono anche sviluppare le condizioni per migliorare la performance della pubblica amministrazione nel suo complesso e dell’intera filiera di attori coinvolti nella buona riuscita delle politiche pubbliche.

obiettivi di riferimento Tra gli obiettivi specifici definiti dal POR, quello più direttamente attinente alla programma-zione commerciale è quello della qualificazione dell’offerta di istruzione e formazione tecni-ca e professionale, anche nell’ambito dei servizi commerciali e in ottica green e blue eco-nomy.

11.12. PSR_Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-2020 della Regione Lombardia è lo strumen-to che mette a disposizione delle imprese agricole e di trasformazione una serie di misure a sostegno degli investimenti e di azioni agroambientali finalizzate ad orientare lo sviluppo rurale della regione secondo le finalità politiche comunitarie.

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Il PSR 2014-2020 è stato approvato con delibera regionale dell’11 luglio 2014.

contenuti generali Il PSR struttura i propri contenuti a partire dai seguenti assi prioritari: priorità 1: stimolare l'innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di conoscenze nelle zone rurali; rinsaldare i nessi tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura e in-novazione priorità 2: migliorare le prestazioni economiche di tutte le aziende agricole e incoraggiare la ristrutturazione e l'ammodernamento delle aziende agricole priorità 3: migliorare la competitività dei produttori primari, integrandoli meglio nella filiera agroalimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli priorità 4: salvaguardia, ripristino e miglioramento delle biodiversità, compreso nelle zone 'Natura 2000', nelle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, nell'agricoltu-ra ad alto valore naturalistico; migliore gestione delle risorse idriche, compresa la gestione dei fertilizzanti e dei pesticidi; prevenzione dell'erosione dei suoli priorità 5: rendere più efficiente l'uso dell'acqua e dell’energia in agricoltura e nell'industria alimentare; 'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto, residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bioeconomia priorità 6: stimolare lo sviluppo locale nelle zone rurali

obiettivi di riferimento Gli obiettivi, le misure e le spese eleggibili del PSR che possono avere una qualche atti-nenza con la programmazione commerciale vale la pena ricordare:

- promuovere l'organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo

- le attività finalizzate al reperimento di potenziali sbocchi di mercato e alla realizza-zione di sistemi e modalità innovative di promozione e commercializzazione delle produzioni agroalimentari di qualità, anche mediante l’uso della rete informatica e di internet

- la costruzione o il miglioramento di immobili connessi all’attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli

- investimenti nella trasformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste

- la valorizzazione commerciale dei prodotti locali e o di promozione delle produzioni tipiche e tradizionali, la valorizzazione e tutela della piccola agricoltura e sviluppo di uno stile di consumo consapevole alla produzione, all’acquisto e al consumo di ci-bo

11.13. PEAR_Programma Energetico Ambientale Regionale Il Programma Energetico Ambientale Regionale (PEAR) costituisce lo strumento di pro-grammazione strategica in ambito energetico ed ambientale, con cui la Regione Lombar-dia definirà i propri obiettivi di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER), in coerenza con le quote obbligatorie di utilizzo delle FER assegnate alle Regioni nell’ambito del cosiddetto decreto “burden sharing”, e con la nuova Programma-zione Comunitaria 2014-2020.

Il percorso di condivisione ed approvazione del PEAR è stato avviato a ottobre 2013.

Con DGR n. 3706 del 12 giugno 2015 (successivamente modificata con DGR n. 3905 del 24 luglio 2015) si è proceduto all'approvazione finale dei documenti di piano.

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contenuti generali Gli indirizzi di politica energetica regionale sono attuabili nell’ambito e nel ri-spetto delle norme determinate dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea e dalla sottoscrizione da parte del nostro Paese di alcuni trattati internazionali che prevedono la riduzione delle emissioni di specifici inquinanti, quali ad esempio gli ossidi di zolfo o d’azoto, i composti organici volatili o altri composti considerati responsabili delle alterazioni climatiche. Sebbene le istituzioni europee esercitino una grande influenza nel settore dell’energia, la politica energetica dell’Unione europea non dispone di una base giuridica riconosciuta nei Trattati dell’Unione. Nonostante ciò, gli obiettivi verso cui dovranno convergere le politiche comunitaria e nazionali sono state già identificate nel Libro Bianco "Una politica dell’energia dell’Unione europea" – G.U.C.E. 1996, C224. Con tale documento, l’Unione Europea ha definito tre obiettivi per la propria politica ener-getica: 1. la sicurezza negli approvvigionamenti, anche tramite la diversificazione 2. la competitività delle fonti 3. la tutela e il rispetto dell’ambiente

obiettivi di riferimento Il Piano Energetico Regionale si pone l’obiettivo di assicurare il fabbisogno energetico lombardo, che rappresenta il 20% di quello nazionale, massimizzando l’uso delle fonti di approvvigionamento basate sulle risorse locali (impiego di biomasse o rifiuti per la produ-zione combinata di energia elettrice e di calore, sviluppo del comparto solare e fotovoltai-co, ottimizzazione dell’idroelettrico) e di sviluppare l’uso di combustibili puliti nel sistema dei trasporti e del riscaldamento, migliorando l’efficienza energetica nei settori che presen-tano ancora forti margini di miglioramento, come il settore civile e terziario." Esso indica quindi di dedicare particolare attenzione allo sviluppo degli impianti per la pro-duzione di energia da fonti rinnovabili, così come previsti dall’Accordo Quadro con il Mini-stero dell’Ambiente, con l'obiettivo di raddoppiare il contributo di tali fonti nel sistema di of-ferta regionale. Questo allo scopo di:

- ridurre le emissioni climalteranti, ottenendo significativi risultati entro il 2005, con-formemente agli obiettivi indicati dall’Unione Europea a seguito del Protocollo di Kyoto e recepiti dal Governo Italiano

- ridurre la dipendenza del nostro sistema economico dall’andamento dei costi dei combustibili convenzionali prevalentemente importati e del cambio dollaro/euro

- valorizzare le risorse locali, provenienti dal sistema industriale e da quello agricolo forestale, favorendo un maggior presidio del territorio nelle zone soggette a spopo-lamento

11.14. PAI_Piano Stralcio per l’assetto Idrogeologico Obiettivo prioritario del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico, il cui ultimo aggiorna-mento risale al 2016, è la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti.

Il PAI consolida e unifica la pianificazione di bacino per l’assetto idrogeologico: esso coor-dina le determinazioni assunte con i precedenti stralci di piano e piani straordinari (PS45, PSFF, PS267), apportando in taluni casi le precisazioni e gli adeguamenti necessari a ga-rantire il carattere interrelato e integrato proprio del piano di bacino.

Rispetto ai Piani precedentemente adottati il PAI contiene per l’intero bacino:

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> il completamento del quadro degli interventi strutturali a carattere intensivo sui versanti e sui corsi d’acqua, rispetto a quelli già individuati nel PS45

> l’individuazione del quadro degli interventi strutturali a carattere estensivo

> la definizione degli interventi a carattere non strutturale, costituiti dagli indirizzi e dalle limitazioni d’uso del suolo nelle aree a rischio idraulico e idrogeologico e quindi:

o il completamento, rispetto al PSFF, della delimitazione delle fasce fluviali sui corsi d’acqua principali del bacino

o l’individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, nella parte del territorio collinare e montano non considerata nel PS267

contenuti di indirizzo Gli obiettivi del PAI sono:

> garantire un livello di sicurezza adeguato sul territorio

> conseguire un recupero della funzionalità dei sistemi naturali (anche tramite la ri-duzione dell’artificialità conseguente alle opere di difesa), il ripristino, la riqualifica-zione e la tutela delle caratteristiche ambientali del territorio, il recupero delle aree fluviali a utilizzi ricreativi

> conseguire il recupero degli ambiti fluviali e del sistema idrico quali elementi cen-trali dell’assetto territoriale del bacino idrografico

> raggiungere condizioni di uso del suolo compatibili con le caratteristiche dei siste-mi idrografici e dei versanti, funzionali a conseguire effetti di stabilizzazione e con-solidamento dei terreni e di riduzione dei deflussi di piena

Sul reticolo idrografico montano e sui versanti gli obiettivi di Piano vengono riferiti a un’analisi dei fenomeni geologici e idrologici e ad una identificazione dei dissesti e del ri-schio condotti a livello di sottobacino idrografico; l’individuazione delle azioni fa riferimento alle condizioni di assetto complessive da conseguire e, in rapporto a esse, agli aspetti si-gnificativi alla scala di bacino.

Nell’ambito degli obiettivi e delle finalità indicate, il Piano compie alcune scelte strategiche di fondo, che, brevemente richiamate, costituiscono le condizioni al contorno e la qualifi-cazione degli obiettivi principali:

> la valutazione del rischio idraulico e idrogeologico, al quale commisurare sia la rea-lizzazione delle opere di difesa idraulica che le scelte di pianificazione territoriale al fine di assicurare condizioni di sicurezza e di compatibilità delle attività antropiche

> l’interazione tra il rischio idraulico e idrogeologico, le attività agricolo-forestali e la pianificazione urbanistica e territoriale, di particolare rilevanza per una pianificazio-ne complessiva degli usi del territorio che tenga conto dei fenomeni idrologici del reticolo idrografico e della dinamica dei versanti

> il perseguimento, ai fini della minimizzazione del rischio, di una reale integrazione tra gli interventi strutturali preventivi di difesa, la regolamentazione dell’uso del suo-lo, la previsione delle piene e dei fenomeni di dissesto e la gestione degli eventi cri-tici (protezione civile)

Il PAI, con l’obiettivo della riduzione del rischio, ha affrontato la parte collinare e montana del bacino idrografico mediante la creazione di un “Atlante dei rischi idraulici e idrogeolo-gici – inventario dei centri abitati collinari/montani esposti a pericolo” alla scala 1:50.000.

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Per i corsi d’acqua principali nei tratti di pianura e di fondovalle montano è stata condotta una valutazione delle modalità di deflusso delle portate di piena per assegnati tempi di ri-torno (20, 100, 200 e 500 anni), delimitando l’alveo di piena e le aree inondabili.

È stato inoltre predisposto uno specifico inventario dei centri abitati collinari/montani espo-sti a pericolo per processi gravitativi, esondazioni e processi di dissesto fluvio-torrentizio.

L’inventario costituisce una valutazione di maggior dettaglio delle caratteristiche specifiche dei fenomeni in ambiente collinare e montano che minacciano insediamenti, non riferita a parametri di rischio ma finalizzata a identificare, caratterizzare e cartografare a scala di bacino i fenomeni stessi.

contenuti di cogenza e condizionamenti La delimitazione delle fasce fluviali completa quella individuata nell’ambito del Piano stral-cio delle fasce fluviali; a tale delimitazione sono collegate precise disposizioni normative. Il metodo di delimitazione, approvato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino con deliberazione n. 19/1995, definisce tre fasce fluviali:

> la Fascia A o fascia di deflusso della piena; è costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, ovvero che è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena

> la Fascia B o fascia di esondazione; esterna alla precedente, è costituita dalla por-zione di alveo interessata da inondazione al verificarsi dell’evento di piena di riferi-mento. Il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terre-no sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento ovvero sino alle opere idrauliche di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di conteni-mento), dimensionate per la stessa portata

> la Fascia C o area di inondazione per piena catastrofica; è costituita dalla porzione di territorio esterna alla precedente, che può essere interessata da inondazione al verificarsi di eventi di piena più gravosi di quelli di riferimento

Si segnala che quale provvedimento pertinente integrativo delle disposizioni vigenti in ma-teria di difesa del suolo, il Consiglio Regionale nel 2016 ha approvato la legge regionale n. 4 ‘Revisione della normativa regionale in materia di difesa del suolo, di prevenzione e miti-gazione del rischio idrogeologico e di gestione dei corsi d’acqua’, che introduce elementi di condizionamento e attenzione anche nella progettualità relativa alla infrastrutturazione del sistema commerciale.

11.15. RER_Rete Ecologica Regionale Con deliberazione n. 8/8515 del 26 novembre 2008, integrata con la n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta Regionale della Lombardia ha approvato il disegno complessivo della RER riconoscendone al contempo la natura complessiva di rete ecologica polivalen-te. La RER, infatti, costituisce uno strumento di indirizzo per la pianificazione regionale e locale ed è stata riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale Regiona-le). In pratica la Rete Ecologica Regionale lombarda (RER) è il risultato di un percorso tec-nico-amministrativo, collegato con quello del PTR, che si è sviluppato su più tappe.

Il PTR ha previsto la realizzazione della RER come infrastruttura prioritaria per la Lombar-dia inquadrandola, insieme alla Rete Verde Regionale (PTR – Piano Paesaggistico, norme art. 24) negli Ambiti D dei “sistemi a rete”. La traduzione sul territorio della RER avviene mediante i progetti di Rete Ecologica Provin-ciale e Locale che, sulla base di uno specifico Documento di Indirizzi, dettagliano la RER.

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L’ottica delle reti ecologiche lombarde è di tipo polivalente; in tal senso esse devono esse-re considerate come occasione di riequilibrio dell’ecosistema complessivo, sia per il go-verno del territorio ai vari livelli, sia per molteplici politiche di settore che si pongano anche obiettivi di riqualificazione e ricostruzione ambientale.

Le reti ecologiche forniscono un quadro di riferimento strutturale e funzionale per gli obiet-tivi di conservazione della natura, compito svolto dalle aree protette (Parchi, Riserve, Mo-numenti naturali, PLIS) e dal sistema di Rete Natura 2000. Rispondono pertanto agli obiettivi specifici delle D.G.R. 8 agosto 2003 n.7/14106, 15 ot-tobre 2004 n.7/19018, 25 gennaio 2006 n.8/1791, 13 dicembre 2006 n.8/3798 relative all’attuazione in Lombardia del Programma Rete Natura 2000, prevista dalle Direttive del Consiglio di Europa 92/43/CEE (relativa alla conservazione degli habitat naturali e semina-turali e della flora e della fauna selvatiche, che ha prodotto l’individuazione dei SIC, Siti di Importanza Comunitaria), e 79/409/CEE (concernente la conservazione degli uccelli selva-tici, che ha prodotto l’individuazione delle ZPS, Zone di Protezione Speciale). L’attuale insieme di SIC e ZPS non è sufficiente a garantire il mantenimento della biodiver-sità di interesse presente in Lombardia. La logica della Direttiva indica una preservazione della biodiversità attuata attraverso un sistema integrato d’aree protette, buffer zone e si-stemi di connessione, così da ridurre e/o evitare l’isolamento delle aree e le conseguenti problematiche sugli habitat e le popolazioni biologiche; è posta la specifica esigenza di ga-rantire la coerenza globale di Rete Natura 2000.

contenuti generali La RER si struttura sulla base di uno schema direttore che individua le seguenti categorie di elementi:

> Istituti esistenti messi a sistema: > Rete Natura 2000 (SIC - Siti di Importanza Comunitaria; ZPS - Zone di Prote-

zione Speciale, ZSC – Zone Speciali di Conservazione) > Aree protette (Parchi nazionali; Riserve naturali integrali o orientate; Parchi re-

gionali; Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS); Monumenti naturali) > Elementi specifici della RER:

> Elementi della rete ecologica regionale (Aree di interesse prioritario per la bio-diversità in pianura ed Oltrepò; Corridoi ecologici primari in ambito planiziale; Gangli primari di livello regionale in ambiti antropizzati; Ambito alpino e preal-pino (Convenzione delle Alpi); Capisaldi di naturalità in ambito collinare-montano; Principali direttrici di permeabilità esterna; Principali connessioni in ambito collinare-montano; Elementi di primo livello delle reti ecologiche pro-vinciali)

obiettivi di riferimento

I corridoi regionali primari sono elementi fondamentali per favorire la connessione ecologi-ca tra aree inserite nella rete ed in particolare per consentire la diffusione spaziale di spe-cie animali e vegetali, sovente incapaci di scambiare individui tra le proprie popolazioni lo-cali in contesti altamente frammentati. I corridoi sono stati distinti in corridoi ad alta antro-pizzazione e corridoi a bassa o moderata antropizzazione. I varchi rappresentano situazioni particolari in cui la permeabilità ecologica di aree interne ad elementi della RER (o ad essi contigue) viene minacciata o compromessa da interventi antropici, quali urbanizzazione, realizzazione di importanti infrastrutture, creazione di osta-coli allo spostamento delle specie biologiche. I varchi sono pertanto identificabili con i principali restringimenti interni ad elementi della rete oppure con la presenza di infrastrutture medie e grandi all’interno degli elementi stes-si, dove è necessario mantenere (evitando ulteriori restringimenti della sezione permeabile

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presso le ‘strozzature’), nel primo caso, o ripristinare (nel caso di barriere antropiche non attraversabili), nel secondo, la permeabilità ecologica. Di conseguenza, nella cartografia della RER vengono definiti:

- Varchi ‘da mantenere’, ovvero aree dove si deve limitare ulteriore consumo di suolo o alterazione dell’habitat perché l’area conservi la sua potenzialità di ‘punto di passaggio’ per la biodiversità;

- Varchi ‘da deframmentare’, ovvero dove sono necessari interventi per mitigare gli effetti della presenza di infrastrutture o insediamenti che interrompono la continuità ecologica e costituiscono ostacoli non attraversabili;

- Varchi ‘da mantenere e deframmentare’ al tempo stesso, ovvero dove è ne-cessario preservare l’area da ulteriore consumo del suolo e simultaneamente intervenire per ripristinare la continuità ecologica presso interruzioni antropiche già esistenti.

Gli altri elementi della RER che svolgono una funzione di completamento del disegno di re-te e di raccordo e connessione ecologica tra gli Elementi primari e sono costituiti dagli Elementi di secondo livello della RER. Gli Elementi di secondo livello consistono in

- aree importanti per la biodiversità non ricomprese nelle Aree prioritarie - elementi di secondo livello delle Reti Ecologiche Provinciali, quando individuati

secondo criteri naturalistici/ecologici e ritenuti funzionali alla connessione tra Elementi di primo e/o secondo livello

Ogni settore della RER viene descritto attraverso una carta in scala 1:25.000 ed una scheda descrittiva ed orientativa ai fini dell’attuazione della Rete Ecologica, che va utilizza-ta quale strumento operativo da parte degli enti territoriali. Ulteriori specificazioni sono contenute nell’apposita sezione dedicata alla RER in questo Rapporto Preliminare.

Il Documento di Piano del PTR definisce le attività da prevedere o da favorire negli ambiti individuati della RER. È infatti previsto, tra l’altro, che le trasformazioni in grado di com-promettere le condizioni esistenti di naturalità e/o funzionalità ecosistemica (connettività ecologica, produzione di biomasse in habitat naturali …) sono in genere da evitare accu-ratamente. Qualora in sede di pianificazione locale venga riconosciuta una indubbia rile-vanza sociale, le trasformazioni su dette aree sensibili potranno essere realizzate solo pre-vedendo interventi di compensazione naturalistica, da eseguire sullo stesso elemento della rete (corridoi o gangli primari). Gli interventi collocati entro un corridoio primario dovranno in ogni caso garantire che rimanga permeabile una sezione trasversale non inferiore al 50% della sezione prevista dalla RER.

11.16. PARR_Piano d'Azione per la Riduzione dei Rifiuti urbani Regione Lombardia , per essere più incisiva nella sua azione in tema di rifiuti, si è dotata di un Piano d'Azione per la Riduzione dei Rifiuti urbani (PARR).

contenuti generali Il PARR è un piano attuativo del Programma Regionale della Gestione dei Rifiuti (PRGR, approvato con DGR n.1990 del 20 giugno 2014) ed è dotato di specifiche misure, azioni, target e indicatori, che consentono di mirare e orientare le azioni progettuali da promuove-re sul territorio regionale, anche attraverso compartecipazioni finanziarie, non più in ma-niera spontanea e casuale, ma sistematica e calibrata sul raggiungimento di precisi ob-biettivi e sul conseguimento di risultati ben individuati sul territorio e misurabili.

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Il laboratorio finalizzato all'individuazione delle migliori pratiche e linee guida è, in via spe-rimentale, il territorio di Brescia: le stesse azioni potranno poi essere replicate in altri con-testi lombardi. Gli undici interventi previsti toccano le seguenti aree e flussi:

1. vendita di prodotti poco imballati o alla spina nei supermercati 2. promozione dell'acquisto di prodotti poco imballati nei supermercati 3. distribuzione degli alimentari invenduti a mense sociali 4. vendita di acqua alla spina in mense, bar e ristoranti 5. riduzione della carta negli uffici 6. riduzione della carta nelle cassette della posta 7. promozione della Farm delivery 8. promozione della filiera corta 9. promozione del compostaggio domestico 10. adozione di pannolini lavabili 11. promozione delle “Giornate del riuso”

obiettivi di riferimento Il PARR non vuole essere però solamente un mero strumento attuativo del PRGR, ma si propone come strumento di intersettorialità; nello specifico del rapporto con il sistema commerciale, vengono individuate i seguenti temi e linee di intervento:

- stabilire a livello normativo in sede di pianificazione regionale del commercio (PRC) una quantità di superficie da destinate ad attività di vending (vendita prodotti sfusi)

- il tema degli imballaggi nella GDO

11.17. Programma strategico triennale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico

La legge regionale 23 novembre 2016, n. 29 (Lombardia è ricerca e innovazione) reca di-sposizioni volte a potenziare l’investimento regionale in ricerca e innovazione, al fine di fa-vorire la competitività del sistema economico-produttivo, la crescita del capitale umano, lo sviluppo sostenibile e di contribuire a elevare il benessere sociale e la qualità dei servizi erogati ai cittadini. In particolare, l’articolo 2, comma 2 della legge prevede la predisposizione di un “Pro-gramma strategico triennale per la ricerca e l’innovazione e il trasferimento tecnologico” che definisce gli obiettivi in coerenza con gli obiettivi e le priorità stabilite dal Consiglio re-gionale nell’ambito del Programma regionale di sviluppo. Predisposto con la collaborazione dei soggetti pubblici e privati del sistema della ricerca e innovazione e con il supporto degli esperti internazionali membri del Foro regionale per la ricerca e innovazione, con DGR n.XI/469 del 19 marzo 2019 è stato approvato il pro-gramma triennale.

Il programma individua 5 grandi aree di sviluppo cui ancorare la visione del futuro di Re-gione Lombardia: 3 aree di sviluppo trasversali che hanno un impatto sui fattori abilitanti e 2 aree di sviluppo verticali che impattano sugli ecosistemi.

Rientrano nelle aree di sviluppo trasversali: a. il trasferimento tecnologico e di conoscenza e le relazioni tra Università, imprese, centri di ricerca e cittadini b. lo sviluppo del capitale umano c. l’utilizzo delle tecnologie IoT e dell’ICT di frontiera, per trasformare la Lombardia in un territorio integralmente SMART

Le due aree di sviluppo verticali sono invece:

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d. la medicina personalizzata nell’ambito della prevenzione, della cura e dell’assistenza medica con un impatto verticale sull’ecosistema Salute e Life Sciences e. l’agricoltura e la filiera agro-alimentare avanzate, associate alla tutela e gestione del ter-ritorio con un impatto verticale sugli ecosistemi della Nutrizione e della Sostenibilità Il PPSSC dovrà tenere in conto dello scenario di innovazione tracciato dal programma e compartecipare al raggiungimento degli obiettivi di qualificazione del ‘sistema Lombardia’ ad esso sottesi.

11.18. piani delle aree protette Il sistema regionale delle aree protette, istituto con la legge regionale n. 86 del 1983, comprende, ad oggi:

- 24 parchi regionali, distinti per tipologia: fluviali, montani, di cintura metropolitana, agricoli e forestali

- 105 parchi di interesse sovracomunale - 3 riserve naturali statali e 66 riserve naturali regionali - 33 monumenti naturali - 242 siti Rete Natura 2000.

Questa ‘rete’ copre circa il 22,83 % del territorio regionale. Da considerare inoltre i Parchi locali di interesse sovracomunale (PLIS), attualmente 105, aree comprendenti strutture naturali ed eventualmente aree verdi periurbane, anche in connessione con parchi regionali, riserve e monumenti naturali, di interesse sovracomuna-le per il loro valore naturale, paesistico e storico-culturale, anche in relazione alla posizione e al potenziale di sviluppo in contesti paesisticamente impoveriti, urbanizzati o degradati.

Tale sistema verde ha specifiche forme di pianificazione e gestione, il più delle volte so-vraordinato alla strumentazione urbanistica comunale.

Tra i contenuti di indirizzo più significativi propri delle aree protette lombarde, si ricordano i seguenti:

- il ripristino e la conservazione degli elementi naturali del territorio agricolo - la conservazione e il miglioramento del paesaggio agrario - l’aumento della biodiversità - la promozione di un’agricoltura sostenibile - la creazione, il ripristino e la conservazione di biotopi, aree umide, fasce bo-

scate ecc. - la fruizione e la valorizzazione turistica del territorio - il recupero di aree degradate - il sostegno al presidio del territorio - la valorizzazione del paesaggio

I piani delle aree protette non vengono presi in considerazioni per l’analisi di coerenza esterna del PPSSC in quanto _ gli stessi definiscono condizionamenti cogenti alle trasformazioni territoriali, la cui assun-zione è condizione stessa di legittimità (e non di coerenza) per gli interventi trasformativi _ la ‘grana’ del PPSSC, come già segnalato, è di tipo programmatico _ l’assunzione generica degli obiettivi di salvaguardia delle aree protette è tout court con-dizione di coerenza del PPSSC

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11.19. la direttiva comunitaria di gestione ambientale – settore commercio

Con decisione 2015/801 del 20 maggio 2015 la Commissione Europea ha deliberato il documento di riferimento settoriale sulle migliori pratiche di gestione ambientale, sugli in-dicatori di prestazione e sugli esempi di eccellenza per il settore del commercio al detta-glio.

Tale documento, che si inscrive nell’ambito dei provvedimenti di specificazione del sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS12), fornisce orientamenti specifici per il settore del commercio al dettaglio e segnala le opzioni per il suo miglioramento dal punto di vista degli impatti ambientali, sostenendo quindi gli operatori del settore che intendano migliora-re le loro prestazioni ambientali, attraverso idee, suggerimenti e orientamenti pratici e tec-nici.

Il documento si rivolge sia alle aziende già registrate EMAS, sia a quelle che intendono re-gistrarsi sia a quelle che hanno attuato un diverso sistema di gestione ambientale o a quel-le prive di tali sistemi che intendono migliorare le proprie prestazioni ambientali.

L’ambito di applicazione del documento è quello delle aziende che operano nel commercio al dettaglio, escluso quello di autoveicoli e di motocicli e dei servizi quali ristoranti, parruc-chieri, agenzie di viaggio.

Gli aspetti sui quali il documento fornisce indicatori, criteri di applicabilità ed esempi di ec-cellenza sono:

- prestazioni energetiche - emissioni atmosferiche - catena di approvvigionamento - trasporti e logistica - rifiuti - materiali e risorse - acqua - influenza sui consumatori

Le migliori pratiche di gestione ambientale (BEMP, best environmental management prac-tices) riferite dal documento vertono sui seguenti aspetti:

- BEMP volte a migliorare la prestazione energetica, compresa la gestione dei refri-geranti

- BEMP volte a migliorare la sostenibilità ambientale delle catene di approvvigiona-mento del commercio al dettaglio

- BEMP volte a migliorare le operazioni di trasporto e logistica - BEMP relative ai rifiuti - Altre BEMP (consumo di carta e maggiore ricorso alla carta ecologica per le pub-

blicazioni commerciali, raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana, indirizzamento del comportamento ambientale dei consumatori)

Di particolare interesse, per le esternalità ambientali e territoriali e per l’incidenza sui si-stemi infrastrutturali, è il tema dei trasporti e della logistica, per il quale il documento co-munitario tratta i seguenti aspetti:

- acquisti verdi e prescrizioni ambientali per i trasportatori - monitoraggio dell’efficienza delle operazioni di trasporto e logistica - fonti di approvvigionamento e progettazione dell’imballaggio

12 Regolamento CE n.1221/2009 sull’adesione volontaria delle organizzazioni al sistema di ecoge-stione e audit.

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- transizione verso modi di trasporto più efficienti - ottimizzazione della rete di distribuzione - ottimizzazione delle rotte, uso della telematica e formazione dei conducenti

11.20. la riforma del sistema delle autonomie locali La formulazione del PPSSC si muove anche entro la cornice di attuazione, a livello regio-nale, dei disposti della legge 56/2014 ‘Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni’ (cosiddetta ‘Delrio’), che ha introdotto il concetto di ‘area vasta’ come soggetto intermedio tra Regione e Comuni e che quindi impone una riflessio-ne specifica di ogni istituzione rispetto agli ambiti su cui si espleta la funzione di ‘cura dello sviluppo strategica del territorio’. Tale riflessione potrà essere specifica di ogni area vasta, in ragione di quei principi di differenziazione e adeguatezza richiamati nella norma stessa e che da tempo sostengono la trama istituzionale stessa del Paese.

Il recepimento della legge nazionale a livello regionale è avvenuto per tramite della LR 19/2015 ‘Riforma del sistema delle autonomie della Regione e disposizioni per il ricono-scimento della specificità dei territori montani in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56’. Anche questa cornice alimenta il percorso di ‘territorializzazione’ delle politiche regionali, e si integra compiutamente con un approccio di multilevel governance: aree vaste e loro sub-articolazioni (le ‘zone omogenee’) come ambiti di costruzione e definizione di una specifica missione, a partire dalle caratteristiche ambientali e strutturali profonde e dalle istanze che le formazioni socio-territoriali esprimono. Per quanto documento programmatico (e non pianificatorio), al PPSSC è dato di confron-tarsi con tali riassetti e con le potenzialità che disvelano, anche dal punto di vista della qualificazione dei processi decisionali in materia di politiche commerciali e, nelle fasi auto-rizzative, dei provvedimenti che ne discendono.

12. obiettivi di coerenza esterna

In relazione alle risultanze del quadro di riferimento programmatico, si propone a seguire il set degli obiettivi di coerenza con il quale è chiamato a misurarsi il PPSSC, nella sua fun-zione di concorrenza al sistema delle politiche regionali13. [Tra parentesi quadra viene segnalata la sigla del piano/programma di prevalente riferimento dell’obiettivo]

obiettivi specifici per il sistema commerciale > integrare le politiche di sviluppo commerciale con la pianificazione territoriale, pae-

sistica e dei trasporti [PTR] > limitare l’utilizzo di suolo libero [PTR] > ridurre la tendenza alla desertificazione commerciale anche attraverso il ricorso ai

Distretti diffusi del Commercio [PTR]

13 Gli obiettivi segnalati non riguardano il sistema di norme e disposizioni più o meno cogenti del si-stema dispositivo e pianificatorio in essere, poiché la congruità del programma con tale sistema co-stituisce il presupposto stesso di legittimità delle scelte del PPSSC.

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> pianificare attentamente la distribuzione delle grandi superfici di vendita sul territo-rio, con attenzione alla dotazione di offerta già esistente nelle zone più sature [PTR]

> porre attenzione alla pianificazione integrata dei centri della logistica commerciale [PTR]

> ripensare le politiche di distribuzione nei piccoli centri, soprattutto situati in monta-gna, per contenere il disagio della popolazione residente e la tendenza all’abbandono [PTR]

> qualificare paesaggisticamente le aree produttive e commerciali [PTR] > controllare la tendenza alla desertificazione commerciale [PTR] > innovare e sviluppare l’e-commerce [PTR] > assumere gli obiettivi specifici per i 5 sistemi territoriali del PTR [PTR] > escludere la realizzazione di nuovi centri commerciali e grandi strutture di vendita

nei territori contermini ai laghi [PPR] > definire standard di qualità edilizia e insediativa per gli insediamenti commerciali

collocati lungo la viabilità storica e d’interesse paesaggistico [PPR] > le nuove grandi strutture di vendita e di centri commerciali non possono di massi-

ma interessare gli ambiti di parchi e riserve naturali e di P.L.I.S. [PPR] > contestualizzare le polarità commerciali (elementi verdi e percorsi ciclo-pedonali di

connessione, interventi compensativi specificamente orientati alla riqualificazione e ricomposizione paesaggistica di aree all’intorno ..) [PPR]

> stabilire a livello normativo in sede di pianificazione regionale del commercio (PRC) una quantità di superficie da destinate ad attività di vending (vendita prodotti sfusi) [PARR]

obiettivi generali > conservare le condizioni di integrità e di naturalità dei siti di Rete Natura 2000 > promuovere l’uso razionale e sostenibile delle risorse idriche [PTUA] > recuperare e salvaguardare le caratteristiche ambientali delle fasce di pertinenza

fluviale e degli ambienti acquatici [PTUA] > introdurre misure di contenimento delle emissioni atmosferiche climalteranti (flotte

veicolari, classe energetica impianti e strutture edilizie, progetti sperimentali di city logistic, mobility manager d’area ..) [PRIA, PEAR]

> assumere le indicazioni e gli indirizzi della Rete Ecologica Regionale [RER] Tali obiettivi costituiscono, in questa fase di orientamento, il riferimento per la verifica di coerenza esterna del documento programmatico del PPSSC (si veda la sezione 20), veri-fica che sarà riattualizzata nel Rapporto Ambientale in ragione dei contenuti che assumerà la proposta di PPSSC.

13. il sistema di programmazione commerciale regionale

In questa sezione del rapporto preliminare si tracciano i lineamenti dello stato dell’arte del-la programmazione regionale in materia di distribuzione commerciale; in particolare, il PPSSC in corso di formulazione, che costituirà il principale riferimento programmatico per il governo delle iniziative di qualificazione e sviluppo del sistema distributivo regionale, muove le proprie scelte sia in riferimento agli esiti della programmazione vigente sia in re-lazione alle deliberazioni e provvedimenti che Regione ha sviluppato negli ultimi anni.

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13.1. l’integrazione ambientale della programmazione vigente La programmazione regionale del settore commerciale è costituita dal Programma Trien-nale per lo Sviluppo del Settore Commerciale 2006/2008 (PTSSC) approvato con DCR 215/2006. Con la DGR 5054/2007 e con successive modifiche e atti dirigenziali operativi Regione Lombardia ha dato attuazione a una serie di principi enunciati nel PTSSC e in particolare ha definito:

- un misuratore degli effetti di impatto delle domande autorizzative, il cui valore nu-merico deve essere azzerato mediante la realizzazione di opere e misure mitigative da parte dei promotori (‘impatto zero’)

- parametri, criteri e condizioni di sostenibilità di natura socio-economica, territoriale ed ambientale

- indicazioni in ordine alle modalità di valutazione degli impegni assunti dai promotori e al ruolo del consenso e della condivisione da parte dei soggetti interessati dall’intervento

La parte più consistente delle risorse destinate alla sostenibilità all’interno dei procedimenti autorizzativi è stata impegnata per consentire l’integrazione territoriale, infrastrutturale, paesistica ed ambientale con l’obiettivo di ridurre al minimo gli effetti di impatto delle esternalità negative sul contesto territoriale interessato costituendo l’intervento commer-ciale, in gran parte dei casi, anche occasione e opportunità di riqualificazione o sistema-zione di criticità già preesistenti. Per quanto concerne gli aspetti di sostenibilità strettamente ambientale, particolare atten-zione risulta essere stata posta:

- al contenimento dell’inquinamento acustico, elettromagnetico e dell’aria attraverso il rispetto, in fase di valutazione della compatibilità delle domande, delle soglie mi-nime previste da valutarsi attraverso specifici criteri omogenei e attraverso, la pre-visione, in fase di sostenibilità, di opere di compensazione e mitigazione compatibili e connesse anche con gli aspetti di carattere paesaggistico (essenze arboree e arbustive per le mitigazioni visive, il contenimento dei valori inquinanti dell’aria, opere di ingegneria naturalistica per le barriere fonoassorbenti etc.., reti tecnologi-che innovative etc..)

- al contenimento della produzione dei rifiuti attraverso la riduzione degli imballaggi (compattatori e nuovi metodi di imballaggio) e il riciclo (utilizzo di materiali riciclabili per i prodotti freschi). Il decreto del DG dell’11 gennaio 2013 n. 102 stabilisce che il trattamento debba effettuarsi in linea con quanto previsto dal PARR – Piano d’Azione per la Riduzione dei Rifiuti urbani

- alle energie rinnovabili (ad es. attraverso la realizzazione di pannelli fotovoltaici ove possibile)

- al risparmio energetico attraverso l’incentivazione all’utilizzo di materiali per l’edilizia di tipo eco-sostenibile, alla progettazione di soluzioni architettoniche per il contenimento del consumo di energia e alla scelta di impianto ad alto risparmio energetico (pompe di calore ecc.)

Si veda la sezione 16 per una sintesi degli effetti della programmazione regionale.

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13.2. riferimenti per l’integrazione ambientale della programmazione commerciale (ODG 129/2013 e ‘linee guida’)

Riferimento politico-amministrativo sostanziale che Regione Lombardia intende sviluppare nella prossima programmazione del settore commerciale è costituito dall’Ordine del giorno 129 del 12.11.2013, con il quale il Consiglio Regionale impegna la Giunta su due fronti complementari, dei quali si mettono in evidenza a seguire i contenuti che rimandano a specifiche connessioni con l’attività di valutazione ambientale strategica:

1_ […] predisporre entro sei mesi dalla data di approvazione del programma pluriennale di sviluppo del settore commerciale, un apposito progetto di legge che preveda la modifica delle leggi regionali vigenti in materia di commercio, di territorio e di tutela del suolo, se-condo le seguenti linee guida: a) rendere effettivi i vincoli che impediscono l’utilizzo di suolo agricolo per la realizzazione di grandi e medie strutture di vendita b) introdurre modalità di ripartizione degli oneri in misura rilevante tra il comune ospitante e i territori circostanti c) prevedere apposite premialità per il recupero e il riuso di aree dismesse e di aree da bonificare, tramite la riduzione e la rimodulazione degli standard qualitativi, disincentivan-do eventuali fenomeni opportunistici e speculativi miranti alla dismissione delle aree ai fini dell’ottenimento delle premialità; d) aggiornare la normativa in materia commerciale al fine di disciplinare le nuove forme di organizzazione del commercio, come ad esempio franchising, e-commerce, temporary store, anche a tutela di nuove forme di imprenditoria e dei consumatori; e) prevedere percorsi di semplificazione delle procedure autorizzative, garantendo tempi certi e definiti; f) l’introduzione di idonee garanzie affinché gli strumenti di programmazione negoziata vengano definiti e approvati in tempi certi e prestabiliti, decorsi i quali Regione Lombardia individua le modalità più idonee con cui portare a termine le procedure e gli adempimenti conseguenti; 2_ […] impegna, inoltre, la Giunta regionale a prevedere nel nuovo programma plurienna-le di cui alla l.r. 6/2010, articolo 4, comma 1, lettera a): a) l’introduzione di premialità riferibili agli standard qualitativi e ad eventuali altre forme consentite dalle norme, al fine di favorire il riuso di aree dismesse e di aree da bonificare; b) la definizione di una gradualità degli incentivi premianti in funzione della complessità e dello stato dell’area dismessa e degli eventuali interventi di bonifica; c) il disincentivo di interventi di insediamento di grandi strutture di vendita nel recupero di aree dismesse esistenti all’interno dei centri storici; d) che le grandi strutture di vendita concorrano, secondo modalità individuate dalla Regio-ne, a cofinanziare i distretti del commercio promossi dagli enti territoriali, con l’obiettivo di rafforzare forme di collaborazione permanente tra i diversi sistemi commerciali, finalizzati alla creazione di servizi, di eventi capaci di integrare l’attività ricettiva, turistica, le pro-grammazioni culturali e la valorizzazione delle produzioni locali in una logica di incremento dell’attrattività territoriale; e) che una parte degli oneri urbanistici e delle risorse messe a disposizione dal soggetto proponente venga destinata al sostegno del commercio tradizionale (ad esempio, sgravio sugli affitti, sulle imposte locali, altri sgravi o incentivi da individuare); f) l’aggiornamento di percentuali e punteggi concernenti la conferenza dei servizi, con ap-posito provvedimento di Giunta da condividere con la commissione consiliare competente; g) l’individuazione di idonei strumenti (ad esempio, idonee garanzie) atti a garantire l’impegno da parte del soggetto proponente a mantenere l’attività per almeno 10 anni;

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h) l’impegno, da parte del soggetto proponente, ad assumere prioritariamente personale proveniente dai comuni interessati dagli effetti della grande struttura di vendita; detto im-pegno, che dovrà essere assicurato da idonee garanzie, sarà esteso anche al manteni-mento dei livelli occupazionali sanciti dagli strumenti negoziali; i) valutazioni più realistiche dei parametri di redditività degli esercizi aventi caratteristiche marginali o siti in aree ad elevato tasso di desertificazione; j) misure di salvaguardia delle aree con monumenti storici ed artistici anche attraverso il rispetto delle distanze minime, coerentemente con le disposizioni vigenti in materia; k) forme e strumenti di condivisione di Area Vasta nell’ambito degli atti di pianificazione e di valutazione degli impatti attraverso forme di concertazione tra Enti locali; l) incentivi per i piccoli negozi e le attività commerciali delle aree montane e scarsamente abitate così da salvaguardarne non solo l’aspetto economico, ma anche la fondamentale funzione sociale svolta.”. A fine 2013 sono state approvate, con DCR n. 187 del 12 novembre 2013 le Nuove Linee guida per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale

Entro le linee guida sono compiutamente individuati e sviluppati i temi sui quali dovrà esse-re focalizzato lo sforzo programmatorio del nuovo PPSSC. Per quanto concerne le questioni più direttamente riferibili al ruolo geografico-territoriale del commercio, alle potenzialità e agli impatti delle sue dinamiche di sviluppo, 2 dei 4 obiettivi generali enunciati per l’azione del governo regionale sono fortemente orientati alla qualificazione del sistema commerciale come driver di valorizzazione territoriale:

3. la centralità del commercio quale fattore di qualificazione e di animazione del terri-torio e di servizio alla popolazione che vi risiede, agendo con decisione e attraverso soluzioni innovative per il contrasto alla desertificazione commerciale, specie nei territori montani, nei piccoli centri di pianura e nelle periferie delle aree maggiormente urbanizzate; 4. il supporto alla competitività e all’attrattività del sistema territoriale di acquisto, di offerta commerciale e di fruizione di servizi, a partire dalla ricerca e dalla valorizzazione delle vocazioni di ciascun territorio e dalla loro messa in rete a favore di una capacità di offerta più integrata e articolata per filiere tematiche e per fasce di utenza; in questo senso occorre in-nanzitutto considerare Expo 2015 come importante opportunità valorizzando le ricadute de-gli investimenti in attività commerciali e creando, mediante la formazione, nuove opportunità occupazionali. Inoltre Expo 2015 rappresenta un momento essenziale per le politiche di marketing territoriale intese come precondizione per lo sviluppo integrato delle iniziative dei settori commercio, turismo e terziario e per valorizzare tutte le eccellenze lombarde.

Tali obiettivi vengono declinati, dalle Linee Guida, in una serie di indirizzi, dei quali si met-tono in evidenza a seguire quelli di maggiore rilevanza in ordine all’incidenza territoriale e ambientale (e quindi oggetto del contributo VAS) della rete distributiva:

[…] - favorire una presenza equilibrata del servizio commerciale sul territorio valorizzando la compresenza delle diverse forme distributive e dei nuovi format di vendita e attuando azioni di contrasto alla desertificazione commerciale dei piccoli centri, delle aree urbane periferiche e delle aree montane; - prestare massima attenzione ai riflessi ambientali, territoriali e infrastrutturali nella autoriz-zazione di grandi e medie strutture di vendita con particolare attenzione alla sostenibilità energetica, all’inquinamento acustico, atmosferico e al traffico […] - creare, anche attraverso i distretti del commercio, ove presenti, un coordinamento e un raccordo in rete nella costituzione dei cosiddetti “centri commerciali naturali e/o spontanei” generati dalla presenza di numerose e contigue attività commerciali, valutando in tale conte-

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sto le problematiche di traffico, infrastrutturali, di consumo di suolo e di mancata condivisio-ne di servizi; - favorire un’adeguata presenza del servizio commerciale nei territori montani e nei piccoli comuni di pianura; - prevedere nelle aree a rischio desertificazione la possibilità di incentivare la creazione di piccoli poli multi servizio collocati in posizioni strategicamente accessibili onde evitare la pol-verizzazione casuale delle strutture. […]

Gli indirizzi regionali per la nuova programmazione focalizzano l’attenzione anche sul si-stema di valutazione delle domande autorizzative, confermando le modalità già previste nella vigente programmazione (impatti commerciali, territoriali e ambientali) e integrandole con ulteriori indicazioni, delle quali si selezionano quelle che si ritengono essere strategi-che nel qualificare l’incidenza territoriale degli interventi e la sostenibilità da verificarsi en-tro la valutazione strategica del piano:

- implementare le valutazioni relative agli effetti sovracomunali di area vasta nel caso di pre-visione di grandi strutture di vendita a partire dalla pianificazione comunale e individuare in-terventi di mitigazione delle esternalità negative prodotte. Relativamente alla costruzione di nuovi insediamenti commerciali su area non dismessa e non da bonificare, gli oneri di urba-nizzazione e gli standard urbanistici vanno ripartiti tra comune ospitante e territori circostanti secondo criteri di ripartizione da eseguirsi con parametri oggettivi, stabiliti dalla Giunta regio-nale; - finalizzare una parte significativa dei proventi derivanti dagli insediamenti di grandi strutture di vendita autorizzati per la realizzazione di interventi di riqualificazione dei centri storici, po-tenziamento del commercio di vicinato e dei centri commerciali naturali, attrezzature e servizi pubblici finalizzati al riequilibrio socioeconomico e che tengano conto del sostegno compen-sativo al piccolo commercio locale.

14. l’operatività della programmazione commerciale: dispo-sizioni per la valutazione di impatto delle GSV

14.1. contenuti generali Una parte significativa della programmazione commerciale riguarda il governo delle moda-lità insediative delle GSV e del loro rapporto con i sistemi territoriali in cui si collocano e il sistema distributivo in essere.

Con specifica DGR 20 dicembre 2013 - n. X/119314, Regione ha integrato il sistema di di-sposizioni attuative finalizzate alla valutazione delle istanze per l'autorizzazione all'apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita; tali disposizioni sono funzionali a valu-tare, caso per caso, il potenziale impatto di una nuova iniziativa di GSV sul sistema occu-pazionale, urbanistico-infrastrutturale e paesistico-ambientale del contesto territoriale di intervento. Il documento citato definisce gli aspetti sostanziali e particolari delle procedure autorizzati-ve per l’apertura e le modificazioni delle GSV; nello specifico definisce:

14 “Disposizioni attuative finalizzate alla valutazione delle istanze per l'autorizzazione all'apertura o alla modificazione delle grandi strutture di vendita conseguenti alla DCR 12 novembre 2013 nr. x/187 "Nuove linee per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale", successivamente ripub-blicate, a seguito di correzioni di errori materiali, sul BURL del 9 aprile 2014.

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- le modalità procedurali del percorso autorizzativo, specificando i tempi, i contenuti e i ruoli dei vari soggetti

- le modalità di valutazione delle domande - i contenuti del rapporto di impatto, ovvero del documento atto a fornire tutti i rife-

rimenti conoscitivi necessari per le valutazioni da effettuarsi in sede di Conferenza dei servizi

- le modalità di verifica della sussistenza delle condizioni di sostenibilità dell’intervento proposto

14.2. valutazione integrata degli impatti e misure di compensazione Per quanto riguarda i temi più strettamente connessi alla valutazione strategica, l’allegato 2 delle disposizioni in oggetto definisce e specifica i fattori di valutazione integrata dell’impatto delle proposte di intervento e le misure da mettere in atto per compensare tale impatto.

14.2.1. la determinazione dell’indicatore di impatto

La procedura di determinazione dell’indicatore di impatto, diversamente articolata in ra-gione dell’entità della proposta da valutare15, si basa su un metodo multicriteri che si svi-luppa attraverso l’assegnazione di un punteggio per ogni fattore di valutazione; il punteg-gio è assegnato rispetto ad una valutazione qualitativa dell’impatto, che può essere tra-scurabile, medio, rilevante, elevato. Il valore complessivo dell’indicatore di impatto è dato dalla somma dei punteggi attribuita ai singoli fattori, e restituisce l’entità complessiva dell’impatto della proposta di intervento, che può essere ‘trascurabile’ (nel qual caso la valutazione di sostenibilità è limitata alla ve-rifica degli impegni assunti dal proponente in sede di domanda autorizzativa), moderato, rilevante o elevato. In questi casi la proposta di intervento deve assumere le misure (con-dizioni di sostenibilità) atte a compensare gli impatti prodotti. Il valore dell’indicatore di impatto è ridotto del 30, 20 o 10% in ragione di alcune condizio-ni: imprese in crisi, interventi di razionalizzazione di strutture esistenti, convenzionamento di area vasta, localizzazione in aree dismesse o da bonificare.

14.2.2. la valutazione della sostenibilità

La sostenibilità dell’intervento proposto è valutata in relazione a un sistema a punteggi che accosta il valore dell’indicatore di impatto al valore dato dalle misure di sostenibilità adotta-te. L’intervento è ritenuto sostenibile (e quindi la domanda autorizzativa è accoglibile in sede di Conferenza di servizi) qualora il valore dell’indicatore di impatto (si veda sezione prece-dente) è azzerato con l’adozione delle condizioni di sostenibilità. Le condizioni di sostenibilità sono raggruppate in tre componenti: _ sostenibilità socio-economica _ sostenibilità territoriale-ambientale _ sostenibilità data dal contributo valutativo dei soggetti interessati A un minor valore dell’impatto dell’intervento proposto, l’operatore ha a disposizione una maggiore quantità di condizioni atte a rendere sostenibile l’intervento.

15 Sono distinte due tipi di procedura: quella ordinaria e quella da applicare nel caso di insediamenti soggetti a VIA o verifica di VIA e alle grandi strutture di particolare ed eccezionale incidenza.

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Per quanto concerne il contributo valutativo dei soggetti interessati alle misure di sosteni-bilità, esso consiste nella presa d’atto dei contributi forniti dai comuni d’area vasta, dalle associazioni maggiormente rappresentative del commercio individuate con D.d.g. n. 3955 13 maggio 2014 e dalle associazioni dei consumatori. Per la valutazione della sostenibilità delle grandi strutture di vendita di particolare ed ecce-zionale incidenza16, l’individuazione delle condizioni di sostenibilità sono effettuate in modo analogo a quanto descritto ma aumentando in termini percentuali il loro valore.

15. dinamiche del sistema commerciale lombardo

Regione Lombardia, attraverso le attività dell’Osservatorio Regionale del Commercio rac-coglie, elabora, analizza e diffonde informazioni sulla consistenza della rete distributiva commerciale al dettaglio in Lombardia, avvalendosi dei dati forniti direttamente dai singoli Comuni (e loro aggregazioni territoriali). L’attività di rilevazione è stata avviata a partire dal 2003, e rileva i dati degli oltre 121.000 punti di vendita di commercio al dettaglio in sede fissa autorizzati alla data del 30 giugno di ogni anno. Al fine di offrire una visione unitaria e di sintesi di tutti i dati rilevati, è disponibile una "vista di tipo storia" realizzata all’interno del portale OpenData di Regione Lombardia, disponibile al seguente link: https://www.dati.lombardia.it/stories/s/hk2a-yakq nel quale sono rappresentati attraverso numerosi grafici (che permettono di visionare il trend nel tempo) e cartografie, gli esiti delle rilevazioni annuali: l’aggiornamento è dinamico e viene effettuato con cadenza annuale, a valle di ogni rilevazione. Vengono di seguito riferiti i dati di sintesi della recente dinamica storica del sistema com-merciale, ricavati dal portale sopra segnalato.

15.1. esercizi di vicinato Sono circa 113.000 i punti vendita presenti in Lombardia, localizzati nel 97% dei Comuni. Per quanto riguarda i settori merceologici, i punti vendita risultano essere così ripartiti:

- poco più del 18% alimentari; - circa i 3/4 dei punti vendita sono non alimentari; - il rimanente 8% di tipo misto.

A livello di superfici di vendita, la ripartizione per settore merceologico è sostanzialmente simile.

16 Sono considerate di “particolare ed eccezionale incidenza“ le grandi strutture di vendita aventi superfici di vendita non inferiori a mq. 70.000 che presentino almeno quattro dei seguenti elementi: a) presenza di un progetto finalizzato alla riqualificazione e allo sviluppo economico, territoriale ed ambientale del comparto interessato; b) assoggettabilità del progetto alla Valutazione di impatto ambientale; c) previsione di opere infrastrutturali di rilievo sovra comunale; d) risorse messe a disposizione dal privato per la sostenibilità dell’intervento non inferiori al 25% del valore complessivo dell’investimento, di cui almeno 1/8 destinato alla valorizzazione della rete di vi-cinato nel contesto territoriale interessato; e) struttura commerciale multifunzionale dove la funzione commerciale, espressa in superficie lorda di pavimento, è superiore al 25% rispetto alla superficie lorda complessiva.

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Nel grafico a seguire è riferita la dinamica degli esercizi di vicinato, dal quale si evince co-me la consistenza numerica, dopo un leggero aumento negli anni tra il 2011 e il 2015, è tornata a essere sui valori del 2005.

Relativamente alla consistenza delle superfici di vendita (mq), il dato riferito nel grafico se-guente segnala una costante diminuzione, dal 2012, della consistenza complessiva della superficie di vendita.

15.2. medie strutture di vendita (MSV) Sono circa 8.000 i punti vendita MSV presenti in Lombardia, localizzati in oltre il 60% dei Comuni. Quasi la totalità dei punti vendita sono di tipo Esercizio Singolo e, poco più di 110 di tipo Centro commerciale. La superficie di vendita totale ammonta a 5,6 mln di mq, di cui:

- 25% alimentare (1,5 mln di mq) - 75% non alimentare (4,1 mln di mq)

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Nel grafico a seguire è riferita la dinamica del numero di punti vendita delle MSV.

Dopo un periodo di progressivo calo tra gli anni 2009-2015, si evince come negli anni più recenti la consistenza numerica dei punti vendita sia in progressivo e significativo aumen-to.

Come riferito dal grafico a seguire, è significativo il costante trend positivo della consisten-za complessiva (mq) della superficie di vendita delle MSV.

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Nell’immagine a seguire è riportata la distribuzione spaziale delle MSV.

15.3. grandi strutture di vendita (GSV) Al 30 giugno 2019 sono 477 i punti vendita GSV presenti in Lombardia, localizzati in circa il 17% dei Comuni. Le tipologie dei punti vendita sono suddivise in pari percentuali: in particolare il 51% è in-serito in Centro commerciale, mentre il rimanente 49% è del tipo esercizio singolo.

La superficie di vendita totale ammonta a poco più di 4 mln di mq, di cui: - 22% alimentare (0,89 mln di mq) - 78% non alimentare (3,12 mln di mq)

La medesima ripartizione è riscontrabile a livello di singola provincia.

Nel grafico a seguire è riferita la dinamica del numero di punti vendita delle GSV.

Dopo una fase di progressiva crescita, dal 2013 si registra una sostanziale stabilizzazione del numero complessivo di GSV.

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Dal punto di vista della consistenza dimensionale delle superfici di vendita, come riferito dal grafico a seguire, anche in questo caso si registra, dal 2013, una sostanziale stabiliz-zazione del dato.

Nell’immagine a seguire è riportata la distribuzione spaziale delle GSV.

15.4. il tema dell’e-commerce Lo sviluppo di questo canale di vendita influenza fortemente le dinamiche evolutive del commercio ‘fisico’ sia dal punto di vista delle scelte localizzative che dal punto di vista dei formati e di concept di vendita. Il valore della domanda eCommerce B2c in Italia ha superato nel 2018 i 27,4 miliardi di euro, con un incremento del 16% rispetto al 2017. La

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crescita del mercato in valore assoluto è pari a 3,8 miliardi di euro, con una percentuale di incremento rilevante, sintomo di una tendenza evolutiva in costante crescita. L’insieme degli acquisti effettuati tramite il canale online pesano complessivamente sul totale degli acquisti retail italiani (tasso di penetrazione) per il 6,5%62. Il fenomeno eCommerce in Italia, come in altri Paesi ‘mediterranei’ come la Spagna, risulta comunque molto sottodimensionato se paragonato ai valori registrati in altri Paesi del mondo (Cina e USA in primis) ed europei dove si osservano tassi di penetrazione decisamente più alti: Regno Unito, 110 miliardi di euro di mercato (+11%) e tasso di penetrazione pari al 19%; Germania, 82 miliardi di euro (+9%) e tasso di penetrazione pari al 15%; Francia 65 miliardi di euro di mercato (+9%)17.

Nell’immagine a seguire un diagramma relativo all’incremento degli acquisti on-line.

In relazione agli impatti ambientali dell’e-commerce, a integrazione delle considerazioni sviluppate alla sez.8), questa modalità di distribuzione introduce fattori di impatto nuovi e diversi rispetto al sistea di approvvigionamento e distrubuzione tradizione che poggia su esercizi in sede fissa.

Un primo tema è relativo alle piattaforme per lo stoccaggio dei prodotti, che, per l’e-commerce, richiede una specificità delle strutture logistiche dedicate, con difficoltà di riutilizzo del patrimonio edilizio esistente.

Un secondo tema è relativo agli impatti generati dalle modalità di recapito dei prodotti porta a porta, in parte rifomulato atraverso i locker collocati in contesti urbani.

La recente letteratura scientifica sull’argomento mette bene in evidenza l’’impronta ambientale’ specifica dell’e-commerce: emissioni atmosferiche, consumo di risorse per packaging superflui, grande quantità di resi, merce distrutta nei raparti ‘destroy’ … sono alcuni dei fattori che chiamano una attenzione specifica rispetto al peso ambientale di questa forma di commercio che sta progressivamente erodendo quote dai sistemi commerciali tradizionali.

17 Dati ripresi da PoliS-Lombardia (Sviluppo della Competitività e Area Economica), Politecnico di Milano (URB&COM - Laboratorio Urbanistica e Commercio), Supporto tecnico scientifico per la re-dazione del nuovo Programma Pluriennale per lo Sviluppo del settore commerciale, 2019.

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16. post 2013

Come si è visto, nel 2013 l’azione deliberativa di Regione Lombardia ha portato a primo compimento la fase di specificazione ‘attuativa’ di alcuni sostanziali contenuti della LR 6/2010 ‘Testo unico delle leggi regionali in materia di commercio e fiere’. L’ODG 129/2013, la DCR 187/2013 ‘Nuove Linee guida per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale’ e la DGR 1193/2013 relativa alle disposizioni per la valutazione di impatto delle GSV costituiscono i passaggi sostanziali che hanno ‘governato’, per quanto possibile, le complesse dinamiche del sistema commerciale.

Dal punto di vista della valutazione ambientale strategica, e più in generale rispetto all’incidenza territoriale del sistema commerciale, risulta di particolare interesse focalizzare l’attenzione sulle forme di ‘contestualizzazione territoriale’ delle GSV, ovvero su come tale tipologia di esercizi commerciali abbia ri-declinato, anche in ragione dei provvedimenti ci-tati, le proprie modalità di relazionarsi con il contesto socio-economico, territoriale e am-bientale entro cui sono localizzate.

In questa direzione, il riferimento è all’attività di monitoraggio che la DG Sviluppo Econo-mico garantisce nello svolgimento dell’attività legata alla valutazione delle istanze per l’autorizzazione all’apertura e alla modificazione delle grandi strutture di vendita. Da tale attività si ricavano alcune significative informazioni18. Circa il tema ‘consumo di suolo’, nel periodo gennaio 2008 - dicembre 2013 il 24% dei casi di realizzazione degli interventi di nuova apertura di GSV o loro modificazione si è orientata verso aree libere; tale dato scende al 10% nel periodo successivo al dicembre 2013. Analogamente, mentre tra il 2008 e il 2013 solo il 18% degli interventi ha riguardato aree dismesse o parzialmente dismesse (quindi già sottratte a utilizzi agro-silvo-pastorali), tale dato, dopo il 2013, passa a rappresentare il 36% degli interventi. È evidente come tale dinamica rappresenti una rilevante modificazione degli impatti territo-riali della GSV, nella direzione di un progressivo contenimento della ‘erosione’ della piatta-forma agro-ambientale e degli spazi aperti e, al contempo, di un significativo processo di riuso e ri-funzionalizzazione del patrimonio urbanizzato già presente. Tale progressiva modificazione delle modalità di insediamento delle GSV è riscontrabile non solo nei termini sopra riferiti, ma anche in relazione alla quantificazione delle superfici territoriali interessate. Per ciò che concerne le GSV accolte nell’ambito di strumenti di pro-grammazione regionale (AdP, CRP etc.), nel periodo gennaio 2008 - dicembre 2013 il 19% delle superfici utilizzate per la realizzazione degli insediamenti di grande distribuzione rappresentano hanno riguardato aree ‘libere’, successivamente al 2013 l’utilizzo di aree completamente libere si è ridotto drasticamente (prossimo allo 0%). Sono stati accolti pre-valentemente interventi su aree totalmente o parzialmente dismesse o parzialmente già edificate. Sempre in termini di superficie utilizzata, nel periodo gennaio 2008 - dicembre 2013 il consumo di suolo ‘libero’ degli insediamenti commerciali previsti nei 10 strumenti di pro-grammazione negoziata regionale è stato di 102mila mq (su un totale di 461mila mq di su-perficie di vendita accolta; successivamente al 2013, i 5 strumenti di programmazione ne-

18 I dati di seguito riferiti sono desunti dall’allegato A alla DGR n. XI / 1467 del 01/04/2019 ‘Stato di attuazione della legge regionale 2 febbraio 2010, n. 6 “Testo unico delle leggi regionali in materia di commercio e fiere” – relazione annuale da trasmettere al consiglio regionale’.

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goziata regionale hanno riguardato 220mila mq di superficie di vendita accolta, tutti su aree dismesse o parzialmente dismesse. Anche in relazione al tema delle risorse economiche investite dai promotori, per l’attivazione di GSV, sul fronte della sostenibilità socio-economica e territoriale-ambientale, dal monitoraggio effettuato emergono alcuni dati di interesse. Nel periodo luglio 2008 – giugno 2013, le risorse complessivamente investite dai promoto-ri di GSV per la sostenibilità dei 55 interventi deliberati sono state pari a € 273.673.653; € 16.959.150 per la sostenibilità socio-economica e € 256.714.503 per la sostenibilità terri-toriale-ambientale. Successivamente al 2013, e sino a marzo 2019, le risorse complessivamente investite dai promotori di GSV per la sostenibilità dei 40 interventi deliberati sono state pari a € 220.397.651; € 7.940.291 per la sostenibilità socio-economica e € 212.457.360 per la sostenibilità territoriale-ambientale. Per quanto concerne gli aspetti di sostenibilità strettamente ambientale, particolare atten-zione risulta essere stata posta:

- al contenimento delle esternalità ambientali (inquinamento acustico, elettromagne-tico, dell’aria e paesaggistico) mediante la verifica del rispetto, in fase di valutazio-ne della compatibilità delle domande, del livello di servizio viabilistico

- al contenimento della produzione dei rifiuti e all’utilizzo di energie rinnovabili (ad es. attraverso la realizzazione di pannelli fotovoltaici ove possibile)

- al risparmio energetico attraverso l’incentivazione all’utilizzo di materiali per l’edilizia di tipo ecosostenibile

Le risorse destinate alla sostenibilità socio-economica hanno riguardato interventi di valo-rizzazione e di sostegno del piccolo commercio locale, impegni sul piano occupazionale prevedendo una percentuale minima di assunzioni con contratti a tempo indeterminato e un congruo numero di servizi per i consumatori, anche un servizio a domicilio gratuito per le fasce più deboli della popolazione destinato anche ai Comuni vicini a quello dell'inse-diamento. In particolare, a seguito della DCR 187/2013 e della DGR 1193/2013 in diversi casi è stata incentivata, nell’ambito delle conferenze di servizi per la valutazione delle domande, una maggiore ricerca del partenariato locale, anche attraverso il coinvolgimento dei Distretti del Commercio, per l’attuazione di progetti finalizzati al rilancio del commercio tradizionale anche mediante le risorse destinate dagli operatori delle GSV.

17. la recente legislazione e pianificazione regionale

In questa sezione del rapporto si evidenziano alcuni passaggi dell’azione legislativa e pro-grammatoria regionale che, sviluppata in anni recenti, pone rilevanti temi di riferimento nelle prospettive di qualificazione del sistema commerciale regionale.

17.1. difesa del suolo e invarianza idraulica La legge regionale sulla difesa del suolo, sulla prevenzione e mitigazione del rischio idro-geologico e sulla gestione dei corsi d’acqua (legge regionale n. 4 del 15 marzo 2016) ha come scopo la tutela dei cittadini e delle attività economiche, attraverso iniziative capaci di mettere in sicurezza il territorio e di intervenire sull'attenuazione del livello di rischio idro-geologico.

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La legge specifica e disciplina le attività di competenza di Regione Lombardia riguardanti la difesa del suolo e la gestione dei corsi d’acqua e del demanio idrico nel territorio regio-nale. Inoltre, stabilisce gli strumenti utili a realizzare tali attività per raggiungere gli obiettivi legati alla difesa del suolo, alla gestione del demanio idrico fluviale e al riassetto idraulico e idrogeologico.

I principali temi che la legge affronta sono: - costruzione del quadro delle conoscenze sulla difesa del suolo e sul demanio idrico

fluviale - gestione coordinata del reticolo idrico minore, di competenza comunale, e dei reti-

coli principale e consortile - rispetto dell'invarianza idraulica, dell’invarianza idrogeologica e del drenaggio ur-

bano sostenibile - attività di polizia idraulica nel demanio idrico fluviale - manutenzione continuata e diffusa del territorio, dei corsi d’acqua, delle opere di

difesa del suolo, delle strutture e dei sistemi agroforestali di difesa del suolo - ripristino delle condizioni di maggiore naturalità dei corsi d’acqua, recupero delle

aree di pertinenza idraulica e riqualificazione fluviale - riordino delle competenze sulla navigazione interna delle acque - nuove competenze in tema di difesa del suolo per i Consorzi di bonifica e irrigazio-

ne.

In particolare, la legge introduce il concetto di invarianza idraulica: rispetto alle condizioni di partenza, non si deve aumentare il deflusso delle acque verso i fiumi nella realizzazione di nuovi edifici civili e industriali, di parcheggi e strade e di interventi di riqualificazione. Il tutto, introducendo progressivamente tecnologie e soluzioni progettuali (vasche volano, pozzi filtranti, tetti verdi, ecc.) che aiutino l'assorbimento dell'acqua nel terreno. La relazione tra la normativa in materia di difesa del suolo e i contenuti del PPSSC sono, per quanto indiretti, rilevanti, nella misura in cui tali provvedimenti (soprattutto in riferimen-to all’invarianza idraulica) pongono rilevanti attenzioni e condizionamenti nella progettualità relativa a nuovi interventi commerciali su suolo libero e agli interventi di rifunzionalizzazio-ne commerciale di ambiti già urbanizzati.

17.2. rigenerazione e recupero In relazione al tema della rigenerazione urbana e territoriale riferimento di rilievo è al testo del provvedimento di cui alla LR 18/2019: “Misure di semplificazione e incentivazione per la rigenerazione urbana e territoriale, nonché per il recupero del patrimonio edilizio esi-stente. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 12/2005 (Legge per il Governo del Territorio) e ad altre leggi regionali”. Entro un provvedimento di ampio respiro, che riguarda temi di interesse anche per i servizi commerciali quali la pianificazione associata tra comuni, l’uso temporaneo degli edifici, si riportano a seguire stralci rilevanti (rif. Relazione Illustrativa) e strettamente pertinenti con la programmazione commerciale: Il dispositivo interviene con modifiche alla l.r. 6/2010, in materia di commercio, per favorire l’insediamento di esercizi commerciali (MSV) in edifici dismessi o sottoutilizzati dei comuni con popolazione superiore a 10.000 abitanti, consentendo che la dotazione di parcheggi possa essere definita da apposita convenzione con il Comune, anche in deroga alle dota-zioni minime previste nei PGT.

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Si prevede inoltre l’estensione anche ai piani terra della disciplina per il recupero dei vani e dei locali seminterrati esistenti, di cui alla l.r. 7/2017. L’insediamento di nuovi esercizi di vi-cinato al piano terra di edifici esistenti con affaccio su spazio pubblico, negli ambiti appar-tenenti al “Distretto del commercio”, è escluso dal pagamento del contributo di costruzio-ne e non comporta variazione del fabbisogno di aree per servizi e attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale.

17.3. programmazione negoziata La rinnovata “Disciplina della programmazione negoziata di interesse regionale”, di cui alla LR 19/2019, identifica quattro strumenti: a) l'accordo quadro di sviluppo territoriale, di seguito indicato come AQST; b) l’accordo di rilancio economico, sociale e territoriale, di seguito indicato come AREST; c) l'accordo di programma, di seguito indicato come AdP; d) l’accordo locale semplificato, di seguito indicato come ALS.

Per quanto concerne le previsioni di insediamento commerciale rimane lo spazio d’azione, ampiamente utilizzato per interventi di rilevante impatto e di interesse regionale, dell’Accordo di Programma. Lo strumento introdotto dell’accordo di rilancio economico, sociale e territoriale-AREST, è “finalizzato all’attuazione di una specifica strategia di rilancio economico o anche sociale di un territorio di riferimento concernente un ambito tematico coerente con gli obiettivi della programmazione regionale”; di interesse sarà verificare le opportunità di integrazione di politiche del commercio entro il dispositivo di rilancio socio-economico più complessivo, il provvedimento infatti introduce la partecipazione a proposte di accordo di soggetti com-merciali aggreganti imprese, quali i Distretti del Commercio.

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c. obiettivi programmatici del PPSSC

Il documento di apertura del percorso di redazione del PPSSC, e degli endo-procedimenti di VAS e VIncA è rappresentato dal Documento di orientamento (contenuti e obiettivi generali del PPSSC) elaborato dalla Direzione generale Sviluppo Economico di Regione Lombardia. Tale documento, oltre a sviluppare alcuni elementi di contesto entro cui si muove la pro-grammazione commerciale regionale (la programmazione vigente, il raccordo del pro-gramma con altri atti di programmazione regionale, dati di contesto della rete commercial lombarda), definisce temi di lavoro e obiettivi di riferimento per la formulazione del PPSSC. In particolare, dal documento di orientamento, il PPSSC si propone di:

- rendere ancora più soddisfacenti gli standard quantitativi e qualitativi in termini di offerta commerciale, attraverso interventi di riqualificazione e di razionalizzazione della rete esistente (con particolare riferimento all’ammodernamento delle strutture di media e grande dimensione) e interventi per ridurre, e possibilmente eliminare, situazioni di disomogeneità, squilibrio e fenomeni di desertificazione in particolare nelle aree ‘deboli’ (comuni montani, aree periferiche e piccoli comuni della pianu-ra), incentivando l’attrattività dei territori e aumentando la competitività delle im-prese, con attenzione alla loro integrazione nel contesto commerciale, territoriale e ambientale

- intervenire con politiche attive di promozione integrata dei territori, di innovazione e incentivazione alla creazione e rafforzamento delle reti di impresa

- favorire, dove e quando possibile, l’inserimento di nuove formule commerciali che rispondano a esigenze espresse dal consumatore, ma aiutando le forme più tradi-zionali a riorganizzarsi modificando il proprio modo di fare impresa

I riferimenti per la nuova programmazione commerciale regionale sono ad oggi costituiti dagli atti che hanno informato l’azione regionale degli ultimi anni, e che definiscono le mo-dalità attuative vigenti; in particolare il documento di orientamento si riferisce

- alle ‘Nuove Linee guida per lo sviluppo delle imprese del settore commerciale’ (DCR n.187 del 12 novembre 2013) (si veda p.to 13.2)

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- e alle disposizioni attuative per la valutazione delle grandi strutture di vendita (DGR n.1193/13 del 20 dicembre 2013) (si veda sez.14)

In relazione a quanto di prevalente interesse la valutazione ambientale del PPSSC, il do-cumento di orientamento del programma specifica i temi principali che verranno sviluppati e gli obiettivi sottesi:

- rigenerazione urbana: la funzione commerciale come elemento di rafforzamen-to/caratterizzazione dei contesti urbani, in particolar modo dei centri storici, attra-verso filiere tematiche dell’offerta commerciale e attivatore di rivitalizzazione del si-stema dei servizi

- e-commerce e logistica: attenzione al rapporto di competizione e/o integrazione con gli altri canali distributivi ‘fisici’, al fattore occupazionale, e alle esternalità ne-gative prodotte dalla presenza dei grandi poli logistici di stoccaggio e smistamento dei prodotti e dai sempre più diffusi magazzini della media e grande distribuzione

- polarità e insediamenti commerciali consolidati: nuove e specifiche misure volte al-la riqualificazione, ammodernamento e mantenimento del tessuto commerciale sul territorio in una forma integrata, anche attraverso il consolidamento dei Distretti Urbani e Diffusi del Commercio e il loro rapporto con le varie forme distributive, anche al fine di evitare il fenomeno della desertificazione nelle aree svantaggiate

- commercio nella funzione di ‘pivot’ territoriale: la polarità commerciale come ‘epi-centro scambiatore’ di flussi e di energie del contesto territoriale locale con conse-guente rafforzamento/promozione delle filiere produttive e dell’attrattività locale

- competitività dei sistemi economici locali: promuovere l’innovazione e le forme di aggregazione in rete e di alleanza tra imprese migliorando il rapporto con la P.A. anche semplificando le procedure per l’avvio delle attività

- scelte localizzative e sussidiarietà d’area vasta: concertazione e rafforzamento del-la coesione amministrativa locale, criteri territoriali di formulazione delle scelte e della ripartizione delle esternalità positive e negative degli insediamenti commer-ciali previsti (opere connesse, sostenibilità connessa all’autorizzazione commercia-le di grande struttura di vendita, ecc.)

- riduzione del consumo di suolo e riconversione delle aree dismesse (comprese quelle commerciali): legge regionale 31/2014, definizione di misure declinate per contesti e ambiti territoriali

- sostenibilità ambientale: valutazione preventiva (nell’ambito dei PGT, PTCP e strumenti di programmazione negoziata) degli impatti ambientali, anche in relazio-ne alle problematiche delle nuove forme distributive (ad es. l’e-commerce) in rela-zione al loro potenziale impatto ambientale (ad esempio per gli aspetti logistici e di consegna delle merci)

- commercio all’ingrosso: aggregazioni di esercizi commerciali all’ingrosso in forma promiscua con la vendita al dettaglio o aggregati alla vendita di merci ingombranti, verifica esternalità e compatibilità con il tessuto circostante

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d. verifiche e valutazioni dei potenziali effetti ambientali del PPSSC: metodo

Questa sezione del rapporto preliminare è funzionale a esplicitare il metodo e i criteri at-traverso i quali si intende compiere la valutazione ambientale delle scelte di PSSC nel suc-cessivo Rapporto Ambientale, che sarà elaborato contestualmente alla proposta di pro-gramma e alle sue scelte puntuali.

Il metodo, gli strumenti e i passaggi valutativi di seguito descritti potranno essere integrati e modificati in ragione dei contenuti che assumerà la proposta di PPSSC e dei contributi che saranno portati dai soggetti cointeressati alle scelte del programma, al fine di permet-tere una pertinente integrazione ambientale del programma stesso.

18. percorso e metodo

A partire dagli indirizzi programmatici del PPSSC (il ‘documento di orientamento’ messo a disposizione) si opera, già nella fase di scoping, e quindi all’interno del presente rapporto (si veda sezione e), una valutazione di tali indirizzi, in modo da potere procedere a una in-tegrazione ambientale preliminare del programma in corso di sviluppo.

Gli elementi emergenti da tale integrazione preliminare alimentano, così come la prima fa-se di interlocuzione con i soggetti cointeressati, i contenuti della proposta di PPSSC che sviluppa interamente i temi e le scelte decisionali del programma; sulla base di tale propo-sta di programma viene sviluppato il Rapporto Ambientale, entro il quale vengono valutati i contenuti del programma e definiti gli eventuali elementi di ulteriore integrazione ambienta-le del programma stesso.

La proposta di PPSSC e il Rapporto Ambientale vengono messi a disposizione per l’ulteriore interlocuzione con i soggetti cointeressati.

In ragione degli elementi di integrazione ambientale sviluppati in seno al Rapporto Ambien-tale e dei pareri e contributi dei soggetti cointeressati vengono formulati, da parte delle au-

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torità procedente e competente, il parere motivato e la dichiarazione di sintesi, documenti complessivamente preordinati alle eventuali integrazioni dei contenuti del PPSSC e all’avvio del suo percorso deliberativo.

La valutazione strategica del PPSSC viene poi compiuta anche nella fase in itinere, ovvero durante la fase attuativa delle scelte compiute dal programma.

La valutazione in itinere è effettuata anche in funzione delle attività di monitoraggio, la cui struttura è anticipata alla sezione f del presente rapporto e la cui definizione sarà effettuata entro il Rapporto Ambientale e in relazione ai contenuti specifici del PPSSC.

Gli esiti dell’attività di monitoraggio permettono di individuare gli effetti dell’attuazione del programma e quindi di valutare il grado di integrazione ambientale di tali effetti, il loro eventuale scostamento rispetto a quanto atteso e la relazione con il contesto di riferimento socio-economico, territoriale e paesistico-ambientale. Tali risultanze forniscono elementi di ausilio e argomentativi alle revisioni che si ritenesse opportuno apportare al PPSSC.

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18.1. l’integrazione ambientale preliminare La proposta di PPSSC deriverà da un percorso analitico-conoscitivo e decisionale che rappresenta una sintesi tra

> lo spazio di azione e di legittimità che è dato a questo specifico strumento pro-grammatico, in ragione del quadro dispositivo vigente e del profilo di legittimità conferito dalla giurisprudenza

> le istanze e i contributi delle parti sociali cointeressate ai contenuti del programma > gli esiti del percorso di integrazione in progress delle componenti ambientali

Questo terzo aspetto è quello sostanziale nel percorso di VAS e il tema della ‘integrazione in progress’, e quindi del progressivo feedback tra contenuti di programma e loro valuta-zione ambientale, è fondamentale nella costruzione delle scelte di piano; a questo scopo già in questa fase di scoping si è ritenuto di procedere nello sviluppo di un passaggio di integrazione ambientale preliminare.

L’oggetto di tale integrazione è costituito dal documento di orientamento di cui alla sezione c.

Come rappresentato dall’immagine a seguire, l’integrazione ambientale preliminare, svi-luppata alla sezione e del presente rapporto, si struttura su due complementari passaggi valutativi.

Un primo passaggio è quello che riguarda l’analisi di sostenibilità delle linee guida; tale passaggio muove dalla definizione degli obiettivi di sostenibilità (derivanti dall’analisi delle componenti ambientali) e riguarda la valutazione di come gli indirizzi programmatici del PPSSC riscontrino gli obiettivi di sostenibilità definiti per le componenti ambientali.

Un secondo, complementare passaggio, è quello che afferisce alla verifica di coerenza esterna di tali obiettivi; questo passaggio è funzionale a valutare come gli indirizzi pro-grammatici propedeutici ai contenuti del PPSSC si relazionino agli obiettivi di coerenza desunti dal quadro programmatico e quanto sia con essi sinergici e coerenti, entro l’orizzonte complessivo delle politiche regionali.

Page 100: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 100 ___

Gli esiti di tali passaggi valutativi permettono di formulare alcune indicazioni preliminari di integrazione ambientale delle scelte in fieri del PPSSC e quindi di alimentare, strategica-mente, la costruzione di tali scelte.

18.2. l’integrazione ambientale della proposta di PPSSC Coerentemente con gli assunti sostanziali della valutazione ambientale strategica, la pre-cedente integrazione ambientale preliminare, effettuata all’interno di questa fase di sco-ping, costituisce un passaggio sostanziale nell’accompagnare le scelte del PPSSC verso pertinenti profili di sostenibilità ambientale.

I contenuti della proposta di PPPSSC, che saranno quindi già corroborati da un percorso valutativo preliminare, saranno oggetto, nelle prossime fasi, di uno specifico percorso di integrazione ambientale.

Tale percorso, che sarà sviluppato entro il Rapporto Ambientale e a partire dai contenuti della proposta di PPSSC, sarà articolato in una ‘premessa valutativa’ + tre sostanziali pas-saggi.

La premessa valutativa riguarderà una verifica di come la proposta di PPSSC abbia assun-to le eventuali indicazioni preliminari di integrazione ambientale definite nella fase di sco-ping e derivanti sia dal passaggio di integrazione ambientale sviluppate nel presente rap-porto sia dai contributi dei soggetti cointeressati.

A seguire tale premessa, un primo passaggio riguarderà la verifica di coerenza esterna degli obiettivi del PPSSC; in questo senso si procederà a valutare il livello di adeguatezza degli obiettivi del PPSSC nell’entrare in sintonia (in termini sinergici e complementari) con il sistema di obiettivi del quadro programmatico delle politiche regionali, nazionali e comu-nitarie.

Un secondo passaggio valutativo, l’analisi di sostenibilità, avrà ad oggetto le specifiche azioni che il PPSSC definirà; le azioni del programma saranno analizzate in relazione alla loro incidenza sugli obiettivi di sostenibilità derivanti dal quadro di riferimento delle compo-nenti ambientali.

Il terzo passaggio valutativo è quello che riguarda la verifica di coerenza interna. Tale pas-saggio è funzionale a valutare la corrispondenza e la pertinenza delle singole azioni del PPSSC rispetto agli obiettivi generali e specifici definiti dal programma stesso.

Page 101: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 101 ___

L’esito di questo percorso valutativo sarà rappresentato dalla formulazione, entro il Rap-porto Ambientale, di eventuali indicazioni di integrazione ambientale, ovvero di possibili misure integrative, mitigative e compensative dei contenuti della proposta di PPSSC che possano migliorare il suo complessivo profilo di integrazione ambientale. Come evidenziato nella sezione a seguire, tali indicazioni potranno riguardare sia azioni strutturali di integrazione del programma sia misure di ‘contestualizzazione’ (mitigazione e compensazione) e criteri prestazionali degli interventi che il programma renderà possibili; le indicazioni di integrazione ambientale potranno riguardare tutti i ‘contenuti’ del PPSSC, di carattere regolativo, criteriale, procedurale, territoriale.

19. misure di integrazione ambientale, mitigazione e compensazione

Entro il Rapporto Ambientale, qualora si valutassero non sufficienti i contenuti della propo-sta di PSSC per il raggiungimento di un adeguato livello di integrazione ambientale delle scelte programmatiche, saranno segnalati specifici criteri e misure funzionali a migliorare tale livello di integrazione.

Tali misure riguarderanno sia aspetti strutturali delle scelte di piano (ad esempio, il sistema di obiettivi) sia aspetti specifici (ad esempio, le azioni attuative). Le misure strutturali sono quelle che agiscono in maniera indifferenziata sulla complessiva ‘forma piano’ e i suoi contenuti strutturanti per il governo delle trasformazioni territoriali in ambito di distribuzione commerciale. Le misure specifiche sono quelle che riguardano singoli aspetti dei contenuti del PPSSC e sono funzionali a un miglioramento delle prestazioni di contestualizzazione ambientale del-le azioni qualificative le diverse tipologie commerciali. Alla luce dell’ampio dibattito (e, a volte, contenzioso) che in questi anni ha connotato il rapporto tra azione regionale, quadro dispositivo nazionale e operatori, l’assunzione delle misure di integrazione ambientale proposte dovranno evidentemente essere valutate an-che sotto il profilo della loro tenuta giuridico-amministrativa. Per quanto riguarda poi la manovra del PPSSC relativa alle GSV, la verifica della sostenibi-lità della programmazione regionale sarà confinata alla manovra complessiva del pro-gramma, poiché la valutazione più specifica dei singoli interventi attuativi è demandata al procedimento istruttorio delle relative domande autorizzative, entro cui sono da verificarsi le condizioni di sostenibilità codificate dalle disposizioni attuative di cui alla DGR 20 di-cembre 2013 n.1193. In ragione dei contenuti del PPSSC e del quadro di contesto emer-gente dall’endo-procedimento di VAS, sarà eventualmente valutata l’opportunità di segna-lare modifiche e integrazioni a tali disposizioni attuative e atte a profilare una maggiore in-tegrazione ambientale di tali tipologie distributive. Le misure di integrazione ambientale sviluppate nel Rapporto Ambientale e i pareri e i con-tributi che saranno forniti dai soggetti cointeressati entro la fase di interlocuzione che si apre dalla messa a disposizione della proposta di PPSSC costituiranno i riferimenti per eventuali integrazioni della proposta di PPSSC e l’avvio del suo procedimento deliberativo.

Page 102: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 102 ___

e. valutazioni preliminari

Come segnalato, questa sezione del rapporto preliminare è funzionale a compiere una va-lutazione degli obiettivi programmatici del PPSSC, definiti entro il ‘documento di orienta-mento’ messo a disposizione. La valutazione di tali obiettivi è funzionale a procedere ad una integrazione ambientale preliminare del programma in corso di sviluppo, alimentando quindi la prima fase di interlocuzione con i soggetti cointeressati e raccogliendone gli esiti per le opportune considerazioni di integrazione ambientale. Come visto alla sez.c, il documento di orientamento assume e fa propri, per lo sviluppo del PPSSC, quanto definito dalle ‘Linee guida’ deliberate dal Consiglio Regionale nel novem-bre 2013; nelle valutazioni a seguire si fa quindi espresso riferimento ai contenuti di tali li-nee guida (sintetizzate al p.to 13.2).

20. verifica di coerenza esterna degli obiettivi programmatici

All’interno della valutazione ambientale strategica, la verifica di coerenza esterna consiste nel confronto tra gli obiettivi programmatici del PPSSC e gli obiettivi di integrazione am-bientale declinati dal quadro programmatico sovraordinato19.

20.1. analisi

L’analisi viene effettuata attraverso una matrice di analisi qualitativa a doppia entrata in cui vengono confrontati gli indirizzi sviluppati nelle linee guida e nel contestuale ODG del Con-siglio Regionale20 (si veda p.to 13.2) con le questioni poste dal quadro programmatico e ambientale di riferimento (si veda sez. 12).

19 La verifica di coerenza esterna non si occupa del sistema di norme e disposizioni più o meno co-genti del sistema dispositivo e pianificatorio in essere, poiché la congruità del piano con tale siste-ma costituisce il presupposto stesso di legittimità delle scelte di piano. 20 ODG n. 129 del 12.11.2013.

Page 103: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 103 ___

La verifica è stata articolata sui seguenti livelli di giudizio:

piena coerenza/sinergia, quando si riscontra una sostanziale coerenza tra temi/obiettivi di riferimento e obiettivi del PPSSC

coerenza/sinergia potenziale, incerta e/o parziale, quando si riscontra una coerenza solo parziale oppure, per quanto potenzia-le, non definibile a priori

incoerenza e/o discordanza, quando si riscontra non coerenza tra temi/obiettivi di riferimento obiettivi del PPSSC

non pertinente, quando un certo tema/obiettivo si ritiene non possa considerarsi pertinente e/o nello spazio di azione dei contenuti del PPSSC

Page 104: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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matrice di verifica delle coerenze esterne degli indirizzi programmatici per il PPSSC

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l’introduzione di premialità riferibili agli standard qualitativi e ad eventuali altre forme consentite dalle norme, al fine di fa-vorire il riuso di aree dismesse e di aree da bonificare

la definizione di una gradualità degli incen-tivi premianti in funzione della complessità e dello stato dell’area dismessa e degli eventuali interventi di bonifica

il disincentivo di interventi di insediamento di grandi strutture di vendita nel recupero di aree dismesse esistenti all’interno dei centri storici

che le grandi strutture di vendita concorra-no, secondo modalità individuate dalla Re-gione, a cofinanziare i distretti del commer-cio promossi dagli enti territoriali

che una parte degli oneri urbanistici e delle risorse messe a disposizione dal soggetto proponente venga destinata al sostegno del commercio tradizionale

misure di salvaguardia delle aree con mo-numenti storici ed artistici anche attraverso il rispetto delle distanze minime, coerente-mente con le disposizioni vigenti in materia

21 Sono selezionati i contenuti che rimandano a specifiche connessioni con l’attività di integrazione ambientale e di coerenza esterna.

Page 105: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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indi

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forme e strumenti di condivisione di Area Vasta nell’ambito degli atti di pianificazione e di valutazione degli impatti attraverso forme di concertazione tra Enti locali

incentivi per i piccoli negozi e le attività commerciali delle aree montane e scarsa-mente abitate

favorire una presenza equilibrata del servi-zio commerciale sul territorio (contrasto al-la desertificazione dei piccoli centri, delle aree urbane periferiche e delle aree mon-tane)

prestare massima attenzione ai riflessi am-bientali, territoriali e infrastrutturali nella au-torizzazione di grandi e medie strutture di vendita

creare un coordinamento e un raccordo in rete nella costituzione dei cosiddetti “centri commerciali naturali e/o spontanei”

favorire un’adeguata presenza del servizio commerciale nei territori montani e nei pic-coli comuni di pianura

prevedere nelle aree a rischio desertifica-zione la possibilità di incentivare la creazio-ne di piccoli poli multi servizio onde evitare la polverizzazione casuale delle strutture

Page 106: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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agevolazione di processi di razionalizzazio-ne e di ammodernamento

garantire condizioni di sostenibilità socio-economica, territoriale e ambientale suffi-ciente a mitigare gli impatti nei contesti ter-ritoriali interessati dall’insediamento

individuare idonei sistemi di sostegno al commercio di vicinato interessato dagli ef-fetti negativi dell’insediamento di una nuova grande struttura

prevedere idonee misure di salvaguardia delle aree con monumenti storico-artistici anche attraverso il rispetto di distanze mi-nime

prioritaria allocazione in aree che non crei-no significativi impatti territoriali e ambien-tali, conseguendo nel contempo obiettivi di riqualificazione urbana o di sviluppo gene-rale

definizione delle possibili localizzazioni an-che in base agli indirizzi e dai criteri dettati dal Piano Paesaggistico Regionale

valorizzazione della concertazione fra i di-versi soggetti ed enti pubblici interessati per la definizione delle condizioni di soste-nibilità degli interventi (impatto di rilievo so-vra locale)

Page 107: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 107 ___

indi

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21

OBIETTIVI DI COERENZA ESTERNA desunti dal quadro programmatico delle politiche regionali

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ridurre il consumo di suolo promuovendo il recupero delle aree dismesse e di quelle da bonificare e non prevedendo l’utilizzo di suolo agricolo

ridurre la superficie oltre la quale vengono attivati obbligatoriamente gli accordi di programma

Page 108: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 108 ___

20.2. considerazioni valutative Dalla matrice di verifica emergono le seguenti situazioni.

Non si ravvisano situazioni di incoerenza o discordanza tra obietti del quadro programma-tico e indirizzi per il PPSSC.

La maggior parte degli indirizzi del PPSSC palesano una sinergia sostanziale o potenziale con uno o più obiettivi di coerenza.

I pochi indirizzi di PPSSC che non hanno relazioni con alcun obiettivo sovraordinato sono quelli a contenuto maggiormente specifico e settoriale, così come le numerose situazioni per le quali non si è ravvista alcuna pertinenza sono da ricondurre al diverso spazio di azione e ambito tematico che connota, da una parte, il PPSSC, dall’altra, il quadro pro-grammatico sovraordinato.

Da segnalare da ultimo come alcuni obiettivi di coerenza non sono riscontrati da alcuno degli indirizzi programmatici per il PPSSC.

Nello specifico, per l’obiettivo assumere gli obiettivi specifici per i 5 sistemi territoriali del PTR [PTR] si segnala che _ il PTR è in fase di riformulazione e che quindi potranno essere assunti eventuali obiettivi specifici per i sistemi territoriali, in particolar modo derivanti dagli ambiti territoriali omoge-nei (ATO) definiti entro l’integrazione del PTR alla LR31/2014 _ il vigente programma triennale regionale ha declinato una sua specifica ripartizione del territorio regionale e conseguenti specifici indirizzi

Per gli obiettivi escludere la realizzazione di nuovi centri commerciali e grandi strutture di vendita nei terri-tori contermini ai laghi [PPR] stabilire a livello normativo in sede di pianificazione regionale del commercio (PRC) una quantità di superficie per vendita prodotti sfusi [PARR] il contenuto “imperativo” di tali obiettivi trascende la funzione programmatoria del PPSSC e fa parte, nel suo profilo di legittimità, degli elementi di istruttoria dei singoli procedimenti.

In buona sostanza, è possibile affermare che il sistema di indirizzi a base della formulazio-ne del PPSSC, al netto del suo specifico di azione (che non può essere omnicomprensi-vo), palesa una situazione di soddisfacente concorrenza e coerenza con il sistema di obiettivi desunti dal quadro programmatico delle politiche regionali.

È peraltro da sottolineare che eventuali elementi di significativa incoerenza tra la proposta di piano e il quadro pianificatorio in essere sono sviluppati su due livelli: _ contestualmente al percorso deliberativo del piano, per tramite dei contributi, pareri e osservazioni che verranno mossi dai soggetti istituzionali co-interessati piano _ nella fase attuativa del piano, all’interno dei procedimenti istruttori e autorizzativi, quando saranno verificate in modo più specifico le coerenze dei progetti di sviluppo commerciale con il quadro pianificatorio e normativo, anche (soprattutto) di valenza ambientale (proce-dimenti di valutazione di impatto, procedimenti di valutazione di incidenza …)

L’analisi qui effettuata sarà attualizzata entro il rapporto ambientale, per verificare il man-tenimento, all’interno del PPSSC, di tale sistema di obiettivi e l’eventuale consolidamento di questa preliminare valutazione positiva.

Page 109: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 109 ___

21. analisi di sostenibilità degli obiettivi programmatici

21.1. premesse L’analisi di sostenibilità ambientale è funzionale a verificare come il sistema di obiettivi, strategie e azioni del PPSSC riscontrino e perseguano, in modo più o meno sinergico e concorsuale, i criteri di sostenibilità ambientale verso cui devono essere orientate le politi-che pubbliche.

Il PPSSC, analogamente all’intero campo dei documenti programmatici, di sviluppo territo-riale, agisce contemporaneamente, in modo più o meno diretto sia come strumento di potenziale impatto sull’ambiente, nei suoi contenuti che

rendono possibili azioni di qualificazione/sviluppo territoriale, e quindi di DETERMI-NANTE DELLE PRESSIONI AMBIENTALI

sia come potenziale RISPOSTA ALLE PRESSIONI AMBIENTALI, nel momento in cui le azioni scaturenti delle scelte del programma permettono di aumentare gli elementi di infrastrutturazione e di tutela del territorio che consentono di incidere positivamente sulle componenti ambientali, tutelandone i caratteri e qualificandone le relazioni

In ragione di questo, la sostenibilità complessiva della manovra del PPSSC sarà da mette-re in relazione al bilancio tra quanto il programma introduce in termini di potenziale cari-camento territoriale, e quindi ulteriore pressione ambientale, e quanto introduce in termini di abbassamento dei livelli di pressione ambientale, attraverso la qualificazione delle dota-zioni naturali e paesistico-ambientali.

In questo senso, si ritiene improduttivo individuare una soglia assoluta di sostenibilità, che non terrebbe conto dello stato di partenza e dei processi condizionanti di ordine esogeno; ci si intende quindi riferire a una ‘sostenibilità praticabile’ che, consapevole degli elementi di criticità ambientale in essere e della complessità delle interrelazioni tra sistemi di valori ed opzioni, valuterà le scelte del PPSSC nella loro capacità di introdurre elementi di miglio-ramento dello stato delle componenti ambientali e delle modalità di fruizione sostenibile del territorio.

In questa sezione del rapporto si opera una analisi di sostenibilità preliminare degli obiettivi programmatici del PPSSC, al fine di segnalarne eventuali opportunità di integrazione.

21.2. analisi

L’analisi di sostenibilità viene effettuata attraverso una matrice di analisi qualitativa a dop-pia entrata in cui vengono confrontati gli obiettivi programmatici del PPSSC (‘linee guida’ e nel contestuale ODG del Consiglio Regionale22, si veda sezione 13) con gli obiettivi di so-stenibilità (definiti nella sezione 10).

L’analisi è effettuata in merito alle seguenti caratterizzazioni degli effetti che potrebbero derivare dall’attuazione degli indirizzi programmatici di PPSSC sul sistema degli obiettivi di sostenibilità, secondo la seguente casistica:

valore dell’effetto l’effetto dell’indirizzo sull’obiettivo di sostenibilità può essere: _ positivo, quando l’indirizzo concorre positivamente al perseguimento dell’obiettivo _ negativo, quando l’indirizzo incide negativamente sull’obiettivo

22 ODG n. 129 del 12.11.2013.

Page 110: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 110 ___

connessione dell’effetto l’indirizzo può avere connessione: _ effettiva, quando l’indirizzo dispiega effetti dei quali è possibile valutare la correlazione con l’obiettivo di sostenibilità _ potenziale, quando gli effetti dell’indirizzo agiscono in maniera correlata e/o trasposta sull’obiettivo

spazialità dell’effetto l’effetto dell’indirizzo sull’obiettivo di sostenibilità può essere territorialmente: _ esteso, quando l’indirizzo agisce sullo stato della componente ambientale di riferimento dell’intero ambito di riferimento del piano _ localizzato, quando l’indirizzo agisce solo localmente sullo stato della componente am-bientale di riferimento

durata dell’effetto l’effetto dell’indirizzo sull’obiettivo di sostenibilità può essere temporalmente di: _ medio-lungo termine, quando la portata dell’indirizzo introduce effetti sulla componente ambientale che agiscono su un orizzonte temporale che travalica la ragionevole durata del piano (5-10 anni) _ breve – medio termine, quando la portata dell’indirizzo introduce effetti sulla componente ambientale che agiscono prevalentemente dalla vigenza del PPSSC Nel grafico seguente sono riportate, a mò di legenda, le tematizzazioni che vengono attri-buite nella successiva matrice di valutazione.

valore connessione dell’effetto durata degli effetti

effettiva potenziale medio-lunga breve-media

estesa locale estesa locale

positivo

negativo Le celle non tematizzate indicano una assenza di relazione tra indirizzo programmatico e obiettivo di sostenibilità.

Page 111: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 111 ___

matrice di analisi di sostenibilità degli indirizzi programmatici per il PPSSC

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23

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l’introduzione di premialità riferibili agli standard qualitativi e ad eventuali altre forme consentite dalle norme, al fine di favorire il riuso di aree di-smesse e di aree da bonificare

la definizione di una gradualità degli incentivi premianti in funzione della complessità e dello stato dell’area dismessa e degli eventuali inter-venti di bonifica

il disincentivo di interventi di insediamento di grandi strutture di vendita nel recupero di aree dismesse esistenti all’interno dei centri storici

che le grandi strutture di vendita concorrano, secondo modalità individuate dalla Regione, a cofinanziare i distretti del commercio promossi dagli enti territoriali

che una parte degli oneri urbanistici e delle ri-sorse messe a disposizione dal soggetto pro-ponente venga destinata al sostegno del com-mercio tradizionale

misure di salvaguardia delle aree con monu-menti storici ed artistici anche attraverso il ri-spetto delle distanze minime, coerentemente con le disposizioni vigenti in materia

forme e strumenti di condivisione di Area Vasta nell’ambito degli atti di pianificazione e di valu-tazione degli impatti attraverso forme di concer-tazione tra Enti locali

23 Sono selezionati i contenuti che rimandano a specifiche connessioni con l’attività di integrazione ambientale e di analisi di sostenibilità.

Page 112: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 112 ___

indi

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favorire una presenza equilibrata del servizio commerciale sul territorio (contrasto alla deser-tificazione dei piccoli centri, delle aree urbane periferiche e delle aree montane)

prestare massima attenzione ai riflessi ambien-tali, territoriali e infrastrutturali nella autorizza-zione di grandi e medie strutture di vendita

L’indirizzo è intrinsecamente rivolto ad aumentare il profilo di sostenibilità degli interventi.

creare un coordinamento e un raccordo in rete nella costituzione dei cosiddetti “centri com-merciali naturali e/o spontanei”

favorire un’adeguata presenza del servizio commerciale nei territori montani e nei piccoli comuni di pianura

prevedere nelle aree a rischio desertificazione la possibilità di incentivare la creazione di picco-li poli multi servizio onde evitare la polverizza-zione casuale delle strutture

agevolazione di processi di razionalizzazione e di ammodernamento

garantire condizioni di sostenibilità socio-economica, territoriale e ambientale sufficiente a mitigare gli impatti nei contesti territoriali inte-ressati dall’insediamento

Page 113: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 113 ___

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prevedere idonee misure di salvaguardia delle aree con monumenti storico-artistici anche at-traverso il rispetto di distanze minime

prioritaria allocazione in aree che non creino significativi impatti territoriali e ambientali, con-seguendo nel contempo obiettivi di riqualifica-zione urbana o di sviluppo generale

definizione delle possibili localizzazioni anche in base agli indirizzi e dai criteri dettati dal Piano Paesaggistico Regionale

valorizzazione della concertazione fra i diversi soggetti ed enti pubblici interessati per la defini-zione delle condizioni di sostenibilità degli inter-venti (impatto di rilievo sovra locale)

ridurre il consumo di suolo promuovendo il re-cupero delle aree dismesse e di quelle da boni-ficare e non prevedendo l’utilizzo di suolo agri-colo

ridurre la superficie oltre la quale vengono atti-vati obbligatoriamente gli accordi di programma

Page 114: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 114 ___

21.3. considerazioni valutative Dalla matrice di analisi emergono le seguenti considerazioni.

La maggior parte degli indirizzi per il PPSSC palesano una concorrenza positiva al perse-guimento degli obiettivi di sostenibilità; il carattere prevalente di tale concorrenza è poten-ziale e potrà avere una incidenza prevalentemente localizzata. Analogamente, si è segna-lata una potenziale durata degli effetti di breve-medio termine, sia in ragione del carattere programmatico del documento sia per la sua complessiva ridotta incidenza sullo stato complessivo delle componenti ambientali.

In generale, è evidente come il profilo di sostenibilità delle varie situazioni di distribuzione commerciale sarà fortemente orientata sia dai criteri attuativi per gli interventi di sviluppo e qualificazione delle grandi polarità commerciali, sia dalle forme di sostegno/premialità che saranno implementate.

Gli indirizzi per il PPSSC che non hanno relazioni con alcun obiettivo di sostenibilità sono quelli a contenuto maggiormente specifico e settoriale, così come le numerose situazioni per le quali non si è ravvista alcuna pertinenza sono da ricondurre al diverso spazio di azione e ambito tematico che connota il PPSSC.

L’analisi qui effettuata sugli indirizzi programmatici per il PPSSC sarà rideclinata entro il rapporto ambientale, effettuandola sulle specifiche azioni definite dal programma; in quella sede sarà eventualmente possibile analizzare in maniera più specifica e circostanziata la loro coerenza con gli obiettivi di sostenibilità.

22. le alternative alle scelte del PPSSC

All’interno del percorso di formulazione delle scelte del PPSSC si procederà alla individua-zione e alla valutazione delle alternative strategiche attorno alle quali si costruiranno tali scelte.

Tali alternative, alla cui individuazione parteciperanno i soggetti co-interessati alle scelte del programma, riguarderanno sia aspetti di carattere politico-culturale sia la loro tradu-zione in contenuti tecnico-operativi. Il rapporto di interlocuzione tra autorità procedente e competente sarà, sotto questo aspetto, funzionale a valutare il profilo di integrazione ambientale delle alternative strategi-che e a selezionare quelle alternative che presenteranno, entro lo spazio di azione del PPSSC, il miglior profilo di rispondenza alla qualificazione del sistema commerciale e al suo rapporto con i principi di sostenibilità ambientale.

Stante la consapevolezza che il PPSSC dovrà agire su più leve e strumenti programmatori e che saranno i conseguenti provvedimenti a rendere operative tali leve, da subito si pro-pongono due temi intorno ai quali alimentare la discussione sulle alternative strategiche.

Il primo è quello che riguarda l’approccio del programma e quindi l’equilibrio tra contenuti esortativi e di indirizzo, da un lato, e contenuti cogenti e regolativi, dall’altro.

Il secondo è quello che riguarda l’eventuale individuazione, pur all’interno di un equilibrio di sistema e dei principi di libera concorrenza in capo al legislatore nazionale, di forme distri-butive da privilegiare, in ragione, ad esempio, di una loro preferibilità rispetto a principi di interesse collettivo (tutela dell’ambiente e del paesaggio, sicurezza, ordinato assetto terri-toriale ...). Dal punto di vista metodologico, come specificazione di quanto sopra, si pro-

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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cederà a una valutazione quali-quantitativa delle alternative di governo del fenomeno commerciale del PPSSC in relazione alla sensibilità e alla caratterizzazione dei contesti territoriali investiti dagli interventi sulla rete dei servizi commerciali.

La specifica metodologia che verrà adottata nel rapporto ambientale sarà definita in fun-zione dei contenuti del PPSSC. Come indicazione preliminare di orientamento dei conte-nuti del successivo rapporto ambientale, le alternative circa i contenuti del PPSSC saran-no valutate in relazione alle esternalità ambientali e socio-economiche che le azioni del programma potranno avere, declinate sia in ragione delle diverse tipologie distributive sia in relazione alla caratterizzazione dei diversi contesti territoriali regionali.

La valutazione delle alternative ai contenuti del PPSSC potrà quindi essere strutturata su come le azioni del programma potrebbero diversamente incidere su:

- le modalità di integrazione con le politiche infrastrutturali (condizionamenti in rela-zione al profilo di accessibilità, contributo alla risoluzione di deficit infrastrutturali ...), con le politiche urbanistico-territoriali (condizionamenti in relazione alla densità insediativa, al consumo di suolo, al carico territoriale in essere ...) e con le politiche paesistico-ambientali (condizionamenti in relazione ai quadri paesistici, alle reti ecologiche, al carico ambientale in essere ...)

- il rapporto con le politiche urbanistiche locali (sollecitazioni al PTR e alle modalità istruttorie di verifica di compatibilità degli strumenti urbanistici locali ...)

- le forme di compensazione d’area vasta delle esternalità paesistico-ambientali e socio-economiche

- le modalità di mitigazione degli impatti locali (consumo di suolo, bilancio idrico, emissioni acustiche e atmosferiche, bilancio energetico, ciclo dei rifiuti ...)

- le azioni di contestualizzazione territoriale (polarità commerciale come ‘scambiato-re’ di valori territoriali locali)

- le modalità di contestualizzazione edilizio-architettonica (i paesaggi della trasfor-mazione)

- il rafforzamento del sostegno alle iniziative di gestione unitaria e/o coordinata (ad es. town center management) e di strutturazione dei distretti commerciali naturali, anche attraverso il concorso delle azioni compensative delle grandi strutture di vendita

- la riconoscibilità paesistica (qualità delle facciate e degli spazi pubblici di connetti-vo, permeabilità tra spazi pubblici e spazi commerciali …) e quindi la definizione di strumenti di gestione edilizio-architettonica come fattore di qualificazione dell’attrattività del sistema commerciale urbano

- le modalità di integrazione con la programmazione del TPL, funzionale al manteni-mento di adeguati profili di accessibilità delle parti qualificate del commercio urba-no

- l’opportunità di adeguare la strumentazione urbanistica al fine di consentire margini di flessibilità all’adeguamento dei formati commerciali presenti e all’inserimento di formati capaci di garantire profili di attrattività più elevati degli ambiti commerciali

- il trattamento, in relazione al livello di criticità ambientale del contesto di localizza-zione, del tema delle ‘reti verdi urbane’ e quindi del contributo del nuovo insedia-mento alla strutturazione, attraverso un parsimonioso uso del suolo permeabile e/o opere di ‘depaving’, di connessioni verdi (utili anche in relazione alla mobilità ciclo-pedonale e al micro-clima urbano), privilegiando layout distributivi e di parcamento a sviluppo verticale

- più in generale, l’adozione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) per la realizza-zione e l’esercizio dell’insediamento

Page 116: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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- le modalità di integrazione delle strutture logistiche con le politiche territoriali e in-frastrutturali (rifunzionalizzazione strutture esistenti, profili di accessibilità ...)

- il governo della mobilità indotta dalla distribuzione door to door (traffico, emissioni ...)

- provvedimenti di regolazione delle qualità dei mezzi di trasporto, delle rotte e dei tempi/modi di recapito dell’ultimo miglio urbano

- sostegno a forme innovative di consegna urbana (bicicletta, box di conse-gna/prelievo installati in luoghi ad alta frequentazione …)

- controllo delle modalità di ri-funzionalizzazione a uso logistico di aree produttive più o meno dismesse (esternalità non sempre gestibili con le procedure ‘derogatorie’ dello sportello unico)

Tali fattori di valutazione delle alternative (definiti in via preliminare, da specificarsi nel suc-cessivo rapporto ambientale in relazione ai contenuti del programma) sono in questa fase funzionali a orientano il percorso stesso di formulazione dei contenuti del PPSSC. Il per-corso partecipativo potrà integrare e perfezionare i fattori di valutazione delineati, con le connesse ipotesi alternative praticabili nella definizione degli indirizzi e delle azioni di pro-gramma24.

23. i temi emergenti, dal punto di vista geografico-territoriale e valutativo

Come si è visto alla sezione c, il documento di orientamento del PPSSC messo a disposi-zione contestualmente al presente rapporto individua alcuni temi e questioni che rappre-sentano interessanti focus trasversali tra l’attività decisionale di programmazione del PPSSC e la sua integrazione ambientale entro i contestuali endo-procedimenti di valuta-zione strategica e di incidenza. In particolare, dal punto di vista dell’integrazione ambientale e socio-economica del PPSSC, appaiono di particolare rilevanza i temi

della rigenerazione urbana (funzione commerciale come elemento di rafforzamen-to/caratterizzazione dei contesti urbani, attivatore di ri-vitalizzazione del sistema dei servizi anche di vicinato)

dell’e-commerce e logistica (organizzazione insediativa delle strutture logistiche di appog-gio e al suo rapporto con il sistema infrastrutturale)

della funzione di ‘pivot’ territoriale del commercio (la polarità commerciale come ‘epicentro scambiatore’ di flussi e di energie del contesto territoriale locale con conseguente raffor-zamento/promozione delle filiere produttive e dell’attrattività locale)

del rapporto tra scelte localizzative e sussidiarietà d’area vasta (forme di concertazione e di rafforzamento della coesione amministrativa locale, criteri territoriali di formulazione del-le scelte e della ripartizione delle esternalità positive e negative)

24 Per una trattazione metodologica si veda: Ministero dell’Ambiente, PON GAS 2007 – 2013, STUDIO DI SETTORE, METODOLOGIE PER LA VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE NEI PRO-CESSI DI VAS. Programma Operativo Nazionale “Governance e Azioni di sistema” Asse E “Capaci-tà istituzionale” - Linea 7 “Sviluppo sostenibile ”Azione 7.B “Azioni di supporto ai processi di VAS e ai procedimenti di VIA”, con particolare riferimento al par. 5.2 Definizione degli scenari alternativi come possibili visioni degli effetti del piano, pp. 134-140

Page 117: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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della riduzione del consumo di suolo e riconversione delle aree dismesse (assunzione dei contenuti del PTR integrato dalla LR 31/2014 e nuova legislazione regionale sulla rigene-razione urbana e territoriale)

È evidente come tali temi manifestino una adeguata e fertile piattaforma programmatica di avvio del percorso di formulazione del PPSSC, nella definizione del suo possibile profilo di integrazione ambientale e socio-economico.

Page 118: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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f. monitoraggio

Il monitoraggio ambientale è un processo di verifica e valutazione del raggiungimento degli obiettivi di integrazione del PPSSC e degli effetti prodotti sul contesto ambientale durante la sua attuazione. Comprende la raccolta dei dati, il calcolo di indicatori, il confronto con gli andamenti attesi, l’interpretazione delle cause degli eventuali scostamenti rispetto a questi, la formulazione di proposte di azioni correttive.

Il sistema di monitoraggio del PPSSC verifica, utilizzando lo strumento degli indicatori, il perseguimento degli obiettivi e gli effetti associati alle azioni realizzate.

Il monitoraggio non si riduce quindi al semplice aggiornamento di dati ed informazioni, ma comprende anche un’attività di carattere interpretativo volta a supportare le decisioni du-rante l’attuazione del piano.

All’interno della presente sezione del rapporto preliminare si definiscono finalità e struttura del sistema di monitoraggio che dovrà accompagnare la fase di attuazione del piano; all’interno del rapporto ambientale saranno individuati gli specifici indicatori da monitorare.

24. ruolo e funzioni del monitoraggio

Ruolo, funzioni e contenuti del sistema di monitoraggio sono definiti dal quadro dispositivo e di indirizzi in essere, che trova sintesi all’art.18 del D.Lgs.152/2006 e smi:

Art. 18. Monitoraggio 1. Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli im-patti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio è effettuato dall’Autorità procedente in collaborazione con l’Autorità competente an-che avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. 2. Il piano o programma individua le responsabilità e la sussistenza delle risorse ne-cessarie per la realizzazione e gestione del monitoraggio. 3. Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misu-re correttive adottate ai sensi del comma 1 è data adeguata informazione attraverso

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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i siti web dell'autorità competente e dell'autorità procedente e delle Agenzie interes-sate. 4. Le informazioni raccolte attraverso il monitoraggio sono tenute in conto nel caso di eventuali modifiche al piano o programma e comunque sempre incluse nel quadro conoscitivo dei successivi atti di pianificazione o programmazione.

Da tale quadro si rileva come il sistema di monitoraggio che verrà definito avrà come obiettivi precipui:

1. il controllo degli impatti significativi sull’ambiente indotti dall’implementazione del PPSSC

2. la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati dal piano

3. l’individuazione delle responsabilità e la sussistenza delle risorse necessarie per la realizzazione e gestione del monitoraggio

25. fasi del monitoraggio

Il monitoraggio potrà essere organizzato e sviluppato considerando le tre principali fasi di ‘vita’ del programma e dei suoi effetti: _ la fase ante operam, che riguarda il monitoraggio da effettuare in concomitanza all’entrata in vigore del programma _ la fase in itinere, che riguarda il monitoraggio da effettuare per durante l’attuazione del PPSSC

26. relazioni periodiche di monitoraggio e azioni correttive sul piano

Per raggiungere la piena efficacia nel processo di attuazione del piano, il monitoraggio de-ve prevedere delle tappe ‘istituzionalizzate’ con la pubblicazione di apposite relazioni pe-riodiche (Rapporti di Monitoraggio).

I rapporti dovranno contenere, oltre all’aggiornamento dei dati, anche una valutazione del-le cause che possono avere determinato uno scostamento rispetto alle previsioni e le indi-cazioni per un eventuale riorientamento delle azioni, da produrre con periodicità almeno biennale. Le relazioni possono essere utilizzate quale supporto delle valutazioni dell’autorità procedente in merito alla verifica del raggiungimento degli obiettivi, delle criti-cità riscontrate, delle possibili soluzioni operative da porre in essere e del riorientamento delle azioni, al fine di garantire i massimi livelli di efficacia ed efficienza.

Tali relazioni riportano l’andamento degli indicatori e ne commentano l’evoluzione, al fine di individuare le criticità che ancora gravano sul territorio e predisporre un opportuno riorien-tamento dei contenuti del programma, da recepire anche attraverso eventuali varianti del-lo stesso e la messa in campo di politiche complementari e integrative.

In assenza di indicazioni specifiche relativamente agli obiettivi da raggiungere, i valori degli indicatori verranno interpretati in modo qualitativo, attraverso il confronto di serie storiche e la comparazione con realtà analoghe.

Al fine di reperire informazioni atte ad arricchire l’indagine sullo stato di attuazione del pia-no, ma soprattutto l’individuazione dei suoi effetti ambientali più significativi, l’autorità pro-

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VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

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cedente può attivare processi di consultazione del pubblico sui contenuti della relazione di monitoraggio, in modo da condividerne gli esiti e porre degli elementi di ausilio alla defini-zione delle azioni di riorientamento del piano.

27. modalità di selezione degli indicatori

In generale, gli indicatori devono godere di proprietà quali: - popolabilità e aggiornabilità: l’indicatore deve poter essere calcolato. Devono cioè es-

sere disponibili i dati per la misura dell’indicatore, con adeguata frequenza di aggior-namento, al fine di rendere conto dell’evoluzione del fenomeno; in assenza di tali dati, occorre ricorrere ad un indicatore proxy, cioè un indicatore meno adatto a descrivere il problema, ma più semplice da calcolare, o da rappresentare, e in relazione logica con l’indicatore di partenza;

- costi di produzione e di elaborazione sostenibili; - sensibilità alle azioni di piano: l’indicatore deve essere in grado di riflettere le variazioni

significative indotte dall’attuazione delle azioni di piano; - tempo di risposta adeguato: l’indicatore deve riflettere in un intervallo temporale suffi-

cientemente breve i cambiamenti generati dalle azioni di piano; in caso contrario gli ef-fetti di un’azione potrebbero non essere rilevati in tempo per riorientare il piano e, di conseguenza, dare origine a fenomeni di accumulo non trascurabili sul lungo periodo;

- comunicabilità: l’indicatore deve essere chiaro e semplice, al fine di risultare facilmente comprensibile anche a un pubblico non tecnico. Deve inoltre essere di agevole rap-presentazione mediante strumenti quali tabelle, grafici o mappe. Infatti, quanto più un argomento risulta facilmente comunicabile, tanto più semplice diventa innescare una discussione in merito ai suoi contenuti con interlocutori eterogenei. Ciò consente quin-di di agevolare commenti, osservazioni e suggerimenti da parte di soggetti con punti di vista differenti in merito alle dinamiche in atto sul territorio.

Sia gli indicatori che rendono conto dello stato di attuazione del piano, che quelli relativi agli effetti significativi sull’ambiente devono essere integralmente calcolati con frequenza periodica, in modo da confluire nella relazione di monitoraggio e da contribuire all’eventuale ri-orientamento del piano.

Considerata la ricchezza e la varietà delle informazioni potenzialmente utili a caratterizzare lo stato d’avanzamento del quadro di riferimento ambientale e territoriale, gli indicatori di contesto assumono invece un ruolo differente: invece di essere integralmente calcolati ogni anno, costituiscono un riferimento al quale attingere in modo non sistematico per aumentare la comprensione dei fenomeni in atto, laddove gli indicatori di processo e degli effetti ambientali mostrino criticità o potenzialità tali da richiedere un ampliamento e un approfondimento del campo di indagine.

All’interno del Rapporto Ambientale sarà individuato il set di indicatori per il monitoraggio del PPSSC; tali indicatori saranno coerenti con il sistema di indicatori segnalati dai soggetti competenti in materia ambientale per il monitoraggio delle trasformazioni territoriali, in modo da stabilire le opportune sinergie tra livelli di pianificazione.

Page 121: valutazione ambientale strategica rapporto preliminare

VAS + VIC PPSSC rapporto preliminare

 121 ___

28. integrazione con l’Osservatorio Regionale

L’Osservatorio del Commercio25 è l’organo regionale preposto a raccogliere, elaborare, analizzare e diffondere informazioni sia quantitative che qualitative sull'entità e sull'efficacia della rete distributiva lombarda. In particolare, l’Osservatorio:

- mantiene aggiornata ed implementa la base dati relativa alla consistenza e alle ca-ratteristiche della rete commerciale

- sviluppa modelli territoriali per l'analisi delle interazioni tra domanda ed offerta ride-finendo ed affinando i parametri di valutazione introdotti a fronte di una più ampia disponibilità di dati aggiornati

- provvede alla identificazione e costruzione di sistemi di indicatori in grado di rap-presentare puntualmente i fenomeni di maggiore interesse

- rappresenta su base cartografica i dati di maggiore interesse relativi alla rete di-stributiva lombarda attraverso la loro georeferenziazione e connessione con altri dati significativi per descrivere aspetti relativi alla tipologia del territorio regionale

- avvia e coordina ricerche ad hoc ed indagini settoriali per aspetti di difficile indivi-duazione e che richiedano approfondimenti specifici nonché per promuovere altri scenari

Il sistema di monitoraggio del PPSSC sarà strutturato in stretta relazione con l’Osservatorio Regione del Commercio; in questa direzione, gli indicatori che verranno de-finiti saranno complementari alle banche dati già a disposizione e saranno funzionali a in-tegrare le conoscenze sotto il profilo dell’integrazione ambientale delle dinamiche evolutive del sistema commerciale.

25 Costituito con la DGR 22 marzo 2002 n. 8511 in attuazione dell’art. 7 della L.R. 14/1999 (ora assorbita dal Testo Unico delle leggi regionali in materia di Commercio e fiere, LR 6/2010).

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g. VIncA: screening di incidenza

29. premesse

Come è noto, la valutazione di incidenza rappresenta il procedimento di natura preventiva per il quale vige l’obbligo di verifica di qualsiasi piano o progetto che possa avere inciden-ze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiun-tamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi posti di conservazione del si-to.

Tale procedura è stata introdotta dalla direttiva "Habitat" (Direttiva 92/43/CEE del Consi-glio, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche) con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti, non finalizzati alla conservazione degli habitat, ma poten-zialmente in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. Tale direttiva all'articolo 6, comma 3 e 4, recita:

“Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del me-desimo [...]

La valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.

In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della diretti-va "Habitat": “1. Nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. 2. I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e fau-nistico-venatori e le loro varianti, predispongono, secondo i contenuti di cui all'allegato G, uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto

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degli obiettivi di conservazione del medesimo. Gli atti di pianificazione territoriale da sotto-porre alla valutazione di incidenza sono presentati, nel caso di piani di rilevanza nazionale, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e, nel caso di piani di rilevanza regio-nale, interregionale, provinciale e comunale, alle regioni e alle province autonome compe-tenti. L’art. 6 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE stabilisce le disposizioni che disciplinano la conservazione dei siti Natura 2000. In particolare, i paragrafi 3 e 4 definiscono una proce-dura progressiva, suddivisa cioè in più fasi successive, per la valutazione delle incidenze di qualsiasi piano e progetto non direttamente connesso o necessario alla gestione del sito, ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo (valu-tazione di incidenza). Successivi provvedimenti nazionali e regionali hanno specificato e disciplinato modi e con-tenuti della valutazione di incidenza. Di particolare interesse, in relazione ai potenziali contenuti del PPSSC, documento di ca-rattere programmatico (che quindi non implica direttamente progetti di intervento), è quanto riferito dalle Linee guida ministeriali26:

[…] Occorre quindi considerare che i contenuti e il livello di dettaglio con cui è svol-ta la Valutazione di Incidenza devono corrispondere al livello territoriale degli stru-menti di programmazione o di pianificazione oggetto di valutazione ambientale. Ulte-riori approfondimenti, progressivamente più significativi a livello di definizione degli impatti, corrispondono alle fasi attuative di tali strumenti, nell’ambito della predispo-sizione dei progetti e degli interventi. Caratteristica comune a molti strumenti di pro-grammazione è l’assenza di una preventiva localizzazione degli interventi previsti in quanto espressamente demandati a successive procedure di assegnazione su istanza. In tali casi, uno screening generale, può comunque fornire indicazioni riguardo alle Valutazioni di Incidenza che dovessero rendersi necessarie in attuazione dei progetti previsti, nel momento in cui sono definite le aree di intervento.

30. screening di incidenza

30.1. funzione Alla luce della specifica fase entro cui si pone il presente rapporto, che si riferisce alla pri-ma definizione degli obiettivi di un documento programmatico quale è il PPSSC, si opera a seguire la prima fase del procedimento di valutazione di incidenza, definita ‘screening di incidenza’.

Lo screening di incidenza è introdotto e identificato dalla Guida metodologica CE sulla Valutazione di Incidenza art. 6 Direttiva 92/43/CEE "Habitat", come Livello I del percorso logico decisionale che caratterizza la VIncA. Lo screening dunque è parte integrante dell'espletamento della valutazione di incidenza e richiede l'espressione dell'Autorità competente in merito all'assenza o meno di possibili effetti significativi negativi di un Piano/ Programma/Progetto/Intervento/Attività (P/P/P/I/A) sui siti Natura 2000.

26 Gruppo di Lavoro MATTM/Regioni e Province Autonome, Linee guida nazionali per la va-lutazione di incidenza (VIncA) - Direttiva 92/43/CEE "Habitat" art. 6, paragrafi 3 e 4, 2019, pag.25.

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Funzione dello screening di incidenza è quindi quella di accertare se un Piano/Programma/Progetto/Intervento/Attività (P/P/P/I/A) possa essere suscettibile di generare o meno incidenze significative sui siti Natura 2000 sia isolatamente sia congiuntamente con altri P/P/P/I/A, valutando se tali effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti sulla base degli obiettivi di conservazione sito-specifici. Tale valutazione consta di quattro fasi:

1. Determinare se il P/P/P/I/A è direttamente connesso o necessario alla gestione del sito

2. Descrivere il P/P/P/I/A unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri P/P/P/I/A che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito o sui siti Natura 2000

3. Valutare l'esistenza o meno di una potenziale incidenza sul sito o sui siti Natura 2000

4. Valutare la possibile significatività di eventuali effetti sul sito o sui siti Natura 2000.

30.2. informazioni per lo screening del PPSSC In relazione a quanto definito entro le linee guida ministeriali per ciò che concerne il ruolo del proponente negli endo-procedimenti di screening di incidenza, si forniscono a seguire le informazioni richieste di cui al p.to 2.5 di tali linee guida e dal ‘format proponente’.

oggetto del PPSSC: oggetto del programma è la definizione di obiettivi, criteri e indirizzi per la qualificazione del sistema commerciale del territorio regionale

classificazione della tipologia del P/P/P/I/A: il PPSSC è un atto di carattere programmatico, entro il quale non vi è alcuna preventiva localizzazione di qualsivoglia intervento

proponente: Giunta Regionale

autorità procedente: DG Sviluppo Economico UO Commercio, Servizi e Fiere

contesto localizzativo/area di influenza: Il PPSSC, atto programmatico di Regione Lombardia, riguarda l’intero territorio regionale

Sito o dei Siti Natura 2000 interessato/i Il PPSSC, atto programmatico di Regione Lombardia, riguarda l’intero territorio regionale; da ciò discende che il programma ‘interessa’ la totalità dei Siti Natura 2000 presenti sul territorio regionale

nome dell'area protetta eventualmente interessata: Il PPSSC, atto programmatico di Regione Lombardia, riguarda l’intero territorio regionale; da ciò discende che il programma ‘interessa’ la totalità delle aree protette presenti sul ter-ritorio regionale

informazioni relative all'esatta localizzazione dell'attività o intervento: Il PPSSC non determina direttamente attività o interventi

allegati tecnici e cartografici necessari alla comprensione dell'intervento e della sua conte-stualizzazione all'interno del sito Natura 2000: Il PPSSC non determina direttamente attività o interventi

relazione dettagliata dell'attività o intervento: Il PPSSC non determina direttamente attività o interventi

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decodifica delle principali azioni previste, quali trasformazione del suolo, apertura aree di cantiere, taglio o piantumazione di specie vegetali: Il PPSSC, non determinando attività o interventi, non definisce azioni che possano diret-tamente implicare trasformazioni fisiche del territorio

informazioni relative all'attività ed ai mezzi di cantiere necessari alla realizzazione dell'inter-vento, o allo svolgimento delle attività: Il PPSSC non determina direttamente attività o interventi

eventuale ripetitività dell'iniziativa: Il PPSSC non determina ripetitività di iniziative che possano direttamente implicare tra-sformazioni fisiche del territorio

cronoprogramma di dettaglio per la realizzazione e lo svolgimento dell'attività o intervento: il PPSSC demanda a successivi atti la definizione delle tempistiche di attuazione delle sue azioni programmatiche

allegati tecnici e cartografici a scala adeguata: il PPSSC non prevede la formulazione di tali elaborati, se non un eventuale apparato ico-nografico di valenza descrittiva e non conformativa e/o cogente È stata presa visione di tutta la documentazione relativa agli obiettivi e alle misure di con-servazione e e/o del Piano di Gestione dei Siti Natura 2000.