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La storia di Don Camillo e Peppone, la for-tunata saga di racconti di Giovannino Gua-reschi divenuta una serie di film indimenti-cabili, entra nel magistero. Nel suo discorso agli «stati generali» della Chiesa italiana a Firenze, Francesco ha citato proprio la figu-ra del parroco di Brescello, impersonato dall'attore francese Fernandel. (Andrea Tornielli 10.11.2015) «La Chiesa italiana - ha detto Papa Bergoglio - ha grandi santi il cui esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e leti-zia, da Francesco d'Assisi a Fillipo Neri. Ma pensiamo anche - ha aggiunto - alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nel-le storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Di sé don Camillo diceva: "Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con lo-ro". Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano po-polare, umile, generoso, lieto». La valorizzazione di Don Camillo non è un inedito per i Papi. Benedetto XVI nel 2010 aveva infatti rivelato di amare molto i film trat-ti dai racconti di Guareschi. Nel libro intervista «Luce del mondo», Papa Ratzinger, risponden-do alla domanda su quali siano i suoi film pre-feriti, aveva detto: «Mi piacciono don Camillo e Peppone». L’intervistatore, il giornalista Pe-ter Seewald, lo aveva incalzato: «Santità, im-magino conosca a memoria ogni episodio...». E il Papa, sorridendo aveva risposto: «Non tut-ti...». Si è saputo che quando la Tv rimandava in onda questi vecchi film, Papa Benedetto li guardava, insieme alla sua «famiglia pontifi-cia». Dopo quella piccola rivelazione, nel gennaio 2011,

l'allora parroco di Santa Maria Nascente don Giovanni Davoli e il sindaco di Brescello Giuseppe Vezzani, i due «successori» di Don Camillo e Peppo-ne, erano venuti in udienza dal Pontefice con una de-legazione del paesello della Bassa per donare a Ra-tzinger un cofanetto con i Dvd, in italiano e in tede-sco, dei 5 film di Peppone e don Camillo e un poster tratto da una scena del film dove i due protagonisti dipingono insieme le statuine del presepe.

Un altro episodio curioso ri-guarda un futuro Papa, Gio-vanni XXIII. Risale al 1952, quando Angelo Roncalli era nunzio apostolico a Parigi. Racconta monsignor Pirro Sca-vizzi, suo confessore, che un giorno lo era andato a trovare in nunziatura a Parigi e lo ave-va trovato sullo scalone del palazzo dove lo aspettava e rideva, rideva... «Stava leggen-do Don Camillo!». Ma i retroscena di un'udienza

specialissima che vede prota-gonista Pio XII sono descritti in un libro appena uscito, «Il vero volto di Don Camillo. Vita & storia di Fernandel», (edizioni Ares, pp. 192, euro 15), scritto dal giornalista Fulvio Fulvi, che racconta la vita di Fernandel. E spiega ciò che avvenne domenica 18 gennaio 1953, alle 10.30, in Vaticano. Papa Pacelli, che aveva da pochi giorni visto il film di don Camillo e Peppo-

ne, aveva voluto incontrare l'attore francese. Quando Fernandel venne raggiunto in albergo a Roma dai messi pontifici, dapprima credette a uno scherzo. Si recò all'udienza con la figlia Janine. Durante il collo-

quio Pio XII non fece mai riferimenti al film, ma parlò del suo amore per la Fran-cia e chiese notizie sulla famiglia dell'at-tore. Fernandel racconterà di come venne accolto da tutti Oltretevere: «Le loro at-tenzioni per me erano davvero speciali, non quelle solite riservate agli estranei... mi trattavano come se fossi uno di casa... mi dicevano “Buongiorno” come lo si dice a un collega... seppure in borghese, senza abito talare». Si racconta che Papa Pacelli, dopo aver visto il film, abbia detto: «Voglio conoscere il prete più celebre al mondo dopo di me...».

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Don Andrea Lonardo spiega come il Papa inviti la chiesa italiana a superare una intera stagione riportan-do al centro del discorso ecclesiale il popolo così com’è, non come vorremmo che fosse, restituendo dignità a tutte le sue espressioni senza più elitismo: Papa Francesco spiazza così teologi, catecheti e pasto-ralisti, giornalisti e intellettuali, di destra e di sinistra – se queste espressioni avessero un senso.

Perché chiede di abbandonare tutti i clichés costruiti da decenni. Sono decenni che gli in-tellettuali di ogni parte e partito hanno cerca-

to di convincere il mondo che bisognava occu-parsi delle élites – fossero esse aristocratiche o popolari, retrograde o avanguardiste -, che bisognava occuparsi di coloro che sono lonta-ni dalla religiosità popolare, di coloro che so-no “adulti nella fede” o disposti a diventare tali, di coloro che sono disposti a fare cammi-ni peculiari di gruppo, di comunità, di piccole équipes, di coloro che conoscono la Scrittura o la liturgia o il pensiero filosofi-co o politico. Un cristianesimo “popolare”, fatto dalla gente comune e non solo dagli intellettuali, perché invece gli estremi si toccano e si assomigliano. C’è chi chiede più impegno nella gestione delle sot-tane e delle rubriche della litur-gia e c’è chi chiede più impegno nell’elaborazione di complessi laboratori per il coinvolgimento

di piccoli gruppi di genitori dediti al servizio. Ma così facendo entrambi trascurano il popolo di Dio così com’è, la gente che non sarà inte-ressata né a curiosità liturgiche, né

a complessi itinerari di formazione cristiana, la gente che semplicemente vive, mangia, dorme ed educa i suoi figli. E prosegue: Papa Francesco ci invita ad un cristianesimo popolare. Dove ha dignità una mamma che chiede il Battesimo per suo figlio, dove ha di-gnità il suo bambino al punto che viene ab-bracciato e baciato dal papa, dove ha dignità un anziano che con la sua vita è memoria del passato, dove ha dignità un uomo che si reca

in chiesa a dire una preghiera, dove ha dignità una vecchietta che prega con il rosario, dove ha dignità un giovane che scopre il valore dell’elemosina e del ser-vizio, dove hanno dignità i genitori che chiedono che i loro figli siano aiutati a ricevere più consapevolmente la prima Comunione anche se nemmeno sanno bene cosa chiedono, dove ha dignità un immigrato che vive una fede popolare e che non la deve perdere per non perdere con essa tutto, dove ha dignità un inse-gnante che perde la sua vita ad insegna-re la meravigliosa tradizione italiana ai

suoi alunni, dove ha dignità un adulto che è tale perché ha generato dei figli e perde il suo tempo perché essi riescano a maturare. E’ una chiesa di popolo, per i sofferenti, gli esclusi, sinodale e materna nei modi, non contigua al potere e ai potenti, spirituale e operosa quella che il Papa delinea, ciascuno tracci il suo bilancio.

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In sintesi le linee guida del Papa

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MiMiMiMi chiamo Bledar Xhuli. Sono qui per raccontare come nella

mia vita ho incontrato Cristo. Nato a Fier in Albania in una famiglia atea, dopo il crollo della dittatura i miei genitori, che lavoravano per lo stato, hanno perso il lavoro non c’era nessuna prospettiva per il futuro. Nel 1993, a 16 anni, ho quindi deciso di partire per lavorare in Italia, per realizzare un sogno e poi tornare in Albania. Con un passaporto falso attraversai l’Adriatico su una nave pensando di trovare facilmente un lavoro e una casa, ma presto scoprii che così non era. Il fatto di essere clandestino e minorenne non migliorava la situazione. Gi-rando per varie città d’Italia dormivo all’aperto nelle sta-zioni ferroviarie. Mi fermai a Firenze dove un compaesa-no mi disse che c’era la possibilità di mangiare e dormire gratis: infatti dormivamo sotto un ponte lungo il Mugnone e mangiavamo alla mensa della Caritas. Giravo tutto il giorno per cercare lavoro, ma senza documenti era impos-sibile. Suonavo nelle chiese per chiedere l’elemosina e un aiuto. La notte spesso non riuscivo a dormire per il freddo e l’u-mido, ma anche perché mi trovavo in una situazione peg-giore di prima: e non potevo tornare indietro a causa dei tanti soldi presi in prestito per l’attraversata. Di nascosto dagli altri, la notte piangevo e gridavo la mia disperazione. Dio ascoltò la voce di un disperato. Un gior-no, il 2 dicembre 1993 - bussai alla chiesa di san Gervasio, non per chiedere l’elemosina, ma per ritirare una lettera. Il prete, don Giancarlo Setti, cominciò a chiedermi chi fossi e cosa facevo. Non mi diede l’elemosina, ma si interessava a me. Quando gli dissi che dormivo sotto il ponte e che avevo sedici anni, non riusciva a crederci. Cominciò a te-lefonare per chiedere aiuto a delle persone che conosceva ma la questione non era facile. Mi disse di tornare il giorno dopo promettendomi di trovare una soluzione. Il giorno, non avendo trovato niente, mi disse: “per me ha bussato Gesù, per cui vieni e stai in casa mia”. Mi fece entrare ed abitare nella sua casa, come un figlio non per un giorno o un mese, ma per quasi dieci anni fino al 2002 anno in cui mori, in seguito ad una grave malattia. Una generosità e accoglienza che mi hanno sconvolto. E mi fece capire una grande verità: ero clandestino, non ero un delinquente. È stato il primo incontro con Cristo sebbe-ne non ne ero consapevole. Grazie a lui trovai un lavoro come benzinaio, e ripresi gli studi diplomandomi come ragioniere. Iscritto poi alla facoltà di Scienze Politiche, ho continuato a lavorare come manager in una multinazionale. Abitando in una parrocchia frequentavo i ragazzi della mia età; la domenica alle 11 tutti sparivano e andavano in chiesa. Ci andai anche io, per non rimanere solo. La messa mi piac-que molto, specialmente le Letture che non conoscevo, e i canti che mi rallegravano il cuore e mi ricordavano gli af-fetti lontani. Alla seconda messa cui partecipavo seguendo l’esempio degli altri mi misi in fila per la comunione che il sacerdote mi negò e ci rimasi molto male. Quando gli chiesi il perché in sagrestia, mi rispose perché non ero bat-

tezzato. Volevo ricevere subito il battesimo per fare la comunione, ma mi rispose che non era possibile: bisognava fare la pre-parazione e il catechismo! Accettai con tanta gioia e tutte le sere quando tornavo dal lavoro e dalle scuole serali fa-cevo anche un ora di catechismo. La notte della Pasqua del 1994 ricevetti il battesimo, la cresima e la comunione se-condo il rito degli adulti. Altro incontro con Cristo. Scoprii gradualmente che il battesimo era un inizio nuovo. L’inizio di un cammino spirituale, che passando dallo stu-dio e dal lavoro, mi ha portato a scoprire la vocazione al sacerdozio durate il giubileo del 2000. “Finisci l’università che hai iniziato, e nel frattempo verificherai la tua chiama-ta. Dio non ha fretta - mi disse don Setti - spesso siamo noi che non abbiamo pazienza”. Purtroppo il 22 settembre del 2002, lui mori. Seguendo il suo consiglio, dopo la laurea, sono entrato nel seminario diocesano, dove ho vissuto 7 anni meravigliosi di preghiera, studio e fraternità. Dal 11 aprile 2010 sono sacerdote della chiesa di Firenze. Per 5 anni sono stato viceparroco a San Casciano, accolto come in una famiglia dal parroco e dalla comunità. Da gennaio di quest’anno sono parroco di Santa Maria a Campi, una comunità vivace e generosa, dove non manca né il lavoro pastorale né quello spirituale. Come tutti i sa-cerdoti cerco di servire il Signore e i fratelli nella gioia e nella fatica quotidiana di vivere il monito ricevuto il gior-no dell’ordinazione diaconale, quando il vescovo conse-gnandomi il vangelo ha detto: vivi ciò che insegni! Nell’affetto, nella vicinanza e nella preghiera di tante per-sone e famiglie ho incontrato Cristo: ho il cuore pieno di gratitudine, pur sperimentando spesso la difficoltà a con-traccambiare tanta generosità. Le voglio dire grazie di cuo-re, allargando il respiro di questo convegno della chiesa italiana in ottica internazionale, per il suo viaggio in Alba-nia. Ha incoraggiato non solo la chiesa ma l’intero paese a volare alto come le aquile. Visto il titolo del Convegno della nostra chiesa italiana in Cristo il nuovo umanesimo, tornando alle parole che diceva don Setti “ per me ha bus-sato Cristo”, dopo 22 anni posso affermare - caro Papa Francesco - che Cristo non era presente in chi bussava, ma in chi ha aperto la porta. E ancora oggi, alle soglie dell’a-pertura dell’anno Giubilare della Misericordia ripete alla sua Chiesa e al mondo: “bussate e vi sarà aperto”.

D= B?6CD:6 9 54=7>9;E<76 = ;=59?>6E9: una testimonianza che pare una favola.

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U na famiglia che non mangia quasi

mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia poco fami-glia». All’udienza generale in piazza San Pietro papa France-sco continua con le sue rifles-sione sulla famiglia e parla del-la “convivialità”, cioè dell’im-portanza di sedersi a tavola e parlarsi con serenità senza essere distratti da altro: «Oggi riflettere-mo su una qualità caratteristi-ca della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’at-titudine a condividere i beni della vita e a essere felici di poterlo fare. Ma condivide-re, saper condividere è una virtù preziosa! Il suo simbolo, la sua icona, è la famiglia riu-nita intorno alla mensa dome-stica. La condivisione del pa-sto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’e-sperienza fondamentale. Quando c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola. In alcune culture è consue-tudine farlo anche per un lutto, per stare vici-no a chi è nel dolore per la perdita di un fami-liare. La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti: se in fami-glia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito. Una famiglia che non mangia quasi mai in-sieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartpho-ne, è una famiglia poco famiglia. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino e non si ascol-tano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato!». Papa Francesco ha rilevato che «oggi

mol-ti con-testi so-

ciali pongono osta-coli alla convivialità familiare» e che non è una cosa «facile». Invece biso-gna recuperare questa dimensione: «A tavo-la si parla, a tavola si ascolta, niente silen-zio che non è il silen-zio delle monache ma quello dell'egoismo,

del telefonino del televisore, recupe-rare la convivialità pur adattandola ai tempi. La convi-vialità sembra sia diventata una cosa che si compra e si vende, ma così è un’altra cosa». Bergoglio ha ac-cennato anche alla

condivisione del cibo, a pochi giorni dalla chiusura di Expo. Ha detto che «nutrimento non è sempre il simbolo di una giusta condivi-sione dei beni, capace di raggiungere chi non ha né pane né affetti. Nei Paesi ricchi siamo indotti a spendere per un nutrimento eccessi-vo, e poi lo siamo di nuovo per rimediare all’eccesso. E questo “affare” insensato disto-glie la nostra attenzione dalla fame vera, del corpo e dell’anima. Quando non c'è convivia-

lità c'è egoismo, ognu-no pensa a se stes-so. Tanto più che la pub-blicità l’ha ridotta a un languore di merendine e a una voglia di dolcetti. Mentre tanti, troppi fra-telli e sorelle rimangono fuori dalla tavola. È una vergogna!».

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A TAVOLA NIENTE TV E CELLULARI, A TAVOLA NIENTE TV E CELLULARI, A TAVOLA NIENTE TV E CELLULARI, A TAVOLA NIENTE TV E CELLULARI,

ALTRIMENTI CHE FAMIGLIA È?ALTRIMENTI CHE FAMIGLIA È?ALTRIMENTI CHE FAMIGLIA È?ALTRIMENTI CHE FAMIGLIA È?

Udienza generale di mercoledì 11 Novembre 2015

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Siamo alla fine dell'anno liturgico, e la Parola ci orienta in una direzione ostica e impegnati-va, ci invita a guardare avanti e altrove e con un altro sguardo: è il tema del futuro, della fine del mondo, dei novissimi. Cosa succederà domani? Come andrà a finire la

Storia? Che ne sarà di noi? Predicazioni medioevali e film di serie "B" ci rappresentano la fine del mondo come un delirio di fiamme e di distruzione, come il sommo giudizio finale fatto di caligine e di paura. La "colpa" di questa interpretazione approssimativa è del linguaggio apo-calittico usato da alcuni libri della Scrittura, come il brano di Daniele che abbiamo letto oggi, fatto di forti immagini da non prendere alla lettera. Ciò che i cristiani hanno capito è semplice: Cristo, risorto e asceso al Padre, tornerà nella pienezza dei tempi, tornerà per completare il suo Regno, le anime dei nostri defunti riprenderanno i propri corpi trasfigurati e risorti e sarà la pienezza. Nel frattempo, e questa è una nota dolente, quel buontempone di Dio ha affidato a noi, fragile Chiesa, il compito di far crescere il Regno. Questo è il tempo della Chiesa. Non il tempo di re-stare seduti ed aspettare (come sta succedendo), ma di annunciare il Van-gelo, finché il Signore torni. Una corrente del pensiero ebraico contempo-raneo invita tutti, anche i non ebrei, a comportarsi con rettitudine, per ac-celerare per loro la venuta del Messia, e per noi il ritorno. Non è una ra-gione sufficiente per cambiare il mondo a partire da noi stessi? (Paolo Curtaz)

17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa17 tipiche scuse per non andare a Messa

7 ) I miei figli faranno molto rumore, preferisco non dare fas�dio

Questa è un’idea talmente antievangelica che sicuramente è venuta al diavolo. Anche gli apostoli sono caduti nella

trappola della falsa preoccupazione esterna e proto-collare: “Gli presentavano dei bambini perché li acca-rezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso’. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc 10 13-16). Non lo dico io. È la Parola di Dio stesso.

8 ) Non capisco cosa dice il prete

Fai uno sforzo, abbi pazienza. Avvicinati dopo la Messa a chiedere. Medita sul Vangelo e ricorda: il centro della Messa non è il sacerdote, né l’omelia, ma il sa-

crificio riconciliatore di Cristo e la sua presenza reale. Prega anche perché lo Spirito Santo illumini i sacerdoti (li ispiri).

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Il cane in Africa Un signore va a caccia grossa in Africa e porta con se’ il suo cuc-ciolo. Un giorno, durante una battuta, il cagnolino an-noiato si met-te a rincorrere una farfalla e, senza accor-gersene, si allontana dal gruppo dei cacciatori e si ritrova solo in mezzo alla savana. Ad un tratto scorge un grosso leone che corre veloce verso di lui. Im-paurito si guarda intorno e vede poco lontano la carcassa di un grosso animale. La raggiunge e comincia a leccare un osso. Quando il leone sta per attaccarlo il cagnolino dice a voce alta: Mmm, che buon leone mi sono mangiato. Ne mangerei un altro subito.Il leo-ne si ferma e sentendo quelle paro-le pensa: Che razza di animale sa-ra’? E se poi faccio la stessa fine di quello li’?, meglio sparire!. Una scimmia che stava appollaiata su un ramo e aveva assistito a tutta la scena scende dall’albero e dice al leone: “Ma va la’, stupido, e’ tutta una finta. Quella carcassa era gia’ li’ da un pezzo. Quello e’ sem-plicemente un cane e ti ha fregato.” Il leone dice alla scimmia: “Ah si? Allora vieni con me che andiamo a trovare quel cane e poi vediamo chi mangia chi!”.

E si mette a correre verso il cuccio-lo con la scimmia sulla groppa. Il cagnolino che aveva sentito tutto si rende conto della vigliaccata del-la scimmia e atterrito si chiede: “E adesso cosa faccio?” Ci pensa su un attimo poi, invece di scappare, si siede dando le spalle al leone e dice a voce alta: “Quella maledetta scimmia!, Mezz’ora fa le ho detto di portarmi un altro bel leone grasso e ancora non si fa ve-dere.” A quelle parole il leone in-cavolatissimo mangia la scimmia in un boccone e il cagnolino fugge mettendosi in salvo. Morale: nei momenti di crisi la fur-bizia è più importante della cono-scenza

La Macchia Nera

Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lo mo-strò agli allievi. "Che cosa vedete?", chie-se.

"Una macchia nera!", risposero in coro. "Avete visto tutti la macchia nera che è piccola pic-cola", ribatté il maestro, "e nes-suno ha visto il grande foglio bianco".

La vita è una serie di momenti: il vero successo sta nel viverli tutti. Non rischiare di perdere il grande foglio bianco per insegui-re una macchiolina nera.

Un difetto può essere un pregio

Un’anziana donna aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre

l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mez-zo d’acqua.

Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato era in imba-razzo per via del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva con-to del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:

Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa

La vecchia sorrise: Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È per-

ché io ho Sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, men-tre tornavamo, tu li innaffia-vi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non

fossi stato come sei, non avrei avu-to quelle bellezze per ingentilire la casa

Piccole storie Piccole storie Piccole storie Piccole storie per riflettereper riflettereper riflettereper riflettere

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LaLaLaLa Giornata internazionale dell’uomo (o festa dell’uomo) è un evento internazionale annual-

mente celebrato il 19 novembre. Inaugurata nel 1999 a Trinidad e Tobago, la giornata e gli eventi che vengono organizzati trovano il sostegno di una varietà di individui e di gruppi in Australia, Caraibi, Nord America, Asia, Europa, Africa, e dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite). Parlando a nome dell’UNESCO, la Respon-sabile della Direzio-ne per le Donne e la

Cultura di Pace Ingeborg Breines ha detto della giornata internazionale dell’uomo “Questa è un’ottima idea e da-rebbe un certo equilibrio tra i sessi.” Ha aggiunto che l’UNESCO non vedeva l’o-ra di poter collaborare con gli organizzato-ri. Fra gli obiettivi della celebrazione di una Giornata Internazionale dell’Uomo vi sono l’attenzione alla salute dell’uomo e del ra-

gazzo, il miglioramento delle relazioni di genere, la promozione dell’uguaglianza di genere, e l’evidenziazione di modelli positivi di ruoli maschili. è un’occasione per evidenziare le discriminazioni con-tro gli uomini e i ragazzi e per celebrare i loro successi e contributi, in particolare i loro contributi alla comunità , alla famiglia, al matrimonio e alla cura dei bambini.

Giornata Giornata Giornata Giornata

internazionale internazionale internazionale internazionale

Dell’UomoDell’UomoDell’UomoDell’Uomo

Si celebra in Italia dal 2009

IlIlIlIl 20 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

adottò, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Sono oltre 190 i Paesi nel mondo che hanno ratificato la Convenzione. In Italia la sua ratifica è avvenuta nel 1991. Nonostante vi sia un generale consenso sull’importanza dei diritti dei più piccoli. An-

cora oggi molti bambini e adolescenti, anche nel nostro Paese, sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in con-dizioni di grave trascuratezza. Il Telefono Azzurro celebra ogni anno questa importante ricorrenza con una serie di iniziative. Tra le altre, presenta i risultati delle Inda-gini Nazionali sulla condizione dell’infanzia e dell’Adolescenza, rea-lizzate in un campione rappresentativo di scuole di tutta Italia. L’in-dagine, realizzata con Eurispes e giunta alla sua tredicesima edizione, aiuta a comprendere il mondo dei bambini e degli adolescenti, defini-sce uno stato dell’arte sulla conoscenza e il rispetto dei loro diritti, costituisce elementi di indirizzo per le politiche sociali italiane.

Giornata Giornata Giornata Giornata

Universale Universale Universale Universale

del Bambinodel Bambinodel Bambinodel Bambino

L'L'L'L' assemblea generale delle Nazioni Unite ha stabilito che il 19 novembre di ogni anno sarà

la Giornata Mondiale del Gabinetto: l'obiettivo è portare all'attenzione la situazione di 2,5 miliardi di persone che in tutto il pianeta non dispongono di servigi igienici di base. Secondo l'O-nu, infatti, nel mondo 6 miliardi di persone utilizzano un telefono cellula-

re, ma soltanto 4,5 hanno accesso a bagni e latrine. La risoluzione delle Nazioni Unite esor-ta i 193 stati membri a promuovere cambiamenti comportamentale e politiche che aumenti-no i servizi igienico-sanitari e pongano fine alle defecazioni all'aperto, una delle principali causa di malattie in molte aree del sud del mondo.

STRANO MA VERO...ED IMPORTANTE,STRANO MA VERO...ED IMPORTANTE,STRANO MA VERO...ED IMPORTANTE,STRANO MA VERO...ED IMPORTANTE, Il 19 novembreIl 19 novembreIl 19 novembreIl 19 novembre, è la Giornata mondiale del Ga-Giornata mondiale del Ga-Giornata mondiale del Ga-Giornata mondiale del Ga-

binettobinettobinettobinetto. Si celebra dal 2001, da quando è nata

l’Associazione mondiale del Gabinetto a Singa-

pore, per merito di un signore che si fa chiama-

re Mr. Toilet perché si batte affinché tutti ab-

biano un gabinetto decente.

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IIII l castello Corvineştilor (o castello Corvini-lor, castello Huniazilor, castello Hunyad)

domina la città di Hunedoara. Oggi è di proprietà dello Stato Rumeno dal 1918, ma durante la sua storia ha cambiato diverse volte proprietario ed è stato diverse volte modificato.

Donato nel 1409 dal re Sigismondo di Lussemburgo in-sieme ai domini di Hunedoara al cavaliere Voicu, il ca-stello venne ereditato da Ioan di Hunedoara che dal 1440 trasformò la fortezza in castello aggiungendo torri, saloni e camere per gli ospiti. Dopo la morte di Ioan nel 1456, le ristrutturazioni fu-rono proseguite da sua mo-glie Elisabeth Szilágyi. Dal 1457 Mattia Corvino, figlio di Ioan di Hunedoara, divenne padrone del ca-

stello e re di Ungheria. Estese molto il suo territorio scontrandosi con l’Impero Ottomano. Fondò la biblioteca Corvina che si trova all’interno del castello. Gli elementi rinascimentali vennero introdotti da Gabriel Bethlen che restaurò il castello nel XVII secolo. Un’altra restaurazione importante venne realizzata nel XIX secolo. Oggi si presenta come una struttura gotica con elementi architettonici rinascimentali. Ha una massiccia struttura difensiva, un ponte levatoio e la corte interna. Gli elementi di spicco sono il Bastione Bianco e la Sala dei Cavalieri, capolavoro di architettura gotica medievale. Si dice che dal 1462 Vlad III Dracula sia stato imprigionato all’interno del castello da Mattia Corvino per 7 anni. - Il Principe Vlad III Dracula era inizialmente alleato con Mattia Corvi-no, re di Ungheria, contro gli Ottomani. - Mattia Corvino ruppe le alleanze e invase la Valacchia incarcerando Vlad III Dracula per la sua crudeltà contro i mercanti sassoni. - Nel castello è più volte presente lo stemma dei padroni, la famiglia Corvino, un corvo con un anello nel becco. - Mattia Corvino, Matyas Hunyadi, venne chia-mato così perché il biografo italiano Antonio Bonfini affermò che la sua famiglia discendeva dall’antica famiglia nobile romana Corvini. - Mattia Corvino creò un esercito di mercenari chiamato l’Armata Nera. - Nella corte accanto alla cappella c’è un pozzo profondo 30 metri.

CASTELLO CORVINO a CASTELLO CORVINO a CASTELLO CORVINO a CASTELLO CORVINO a

HunedoaraHunedoaraHunedoaraHunedoara

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia e la pace di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Fratelli e sorelle, per celebra-re degnamente i santi misteri, ri-conosciamo i nostri peccati.

Breve pausa di riflessione

C.A. CONFESSO a Dio onnipoten-te e a voi, fratelli, che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, per mia col-pa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sem-pre vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo, accresci in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo

Spirito, perché operosi nella cari-tà attendiamo ogni giorno la ma-nifestazione gloriosa del tuo Fi-glio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli A. Amen LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal Libro del rofeta Daniele In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eter-na. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; co-loro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio. SALMO RESPONSORIALE

R. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue ma-ni è la mia vita. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. R/. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; an-che il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R/. Mi indicherai il sentiero del-la vita, gioia piena alla tua pre-senza, dolcezza senza fine alla tua destra. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera agli Ebrei Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacri-fici, che non possono mai elimina-re i peccati. Cristo, invece, aven-

do offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando or-mai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire da-vanti al Figlio dell’uomo. Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C.Dal vangelo secondo Marco A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo veni-re sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabo-la: quando ormai il suo ramo di-venta tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete acca-dere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In veri-tà io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto que-sto avvenga. Il cielo e la terra pas-seranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Fi-glio, eccetto il Padre». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visi-bili e invisibili. Credo in un so-lo Signore, Gesù Cristo, unige-nito Figlio di Dio, nato dal Pa-dre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non crea-

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Dn 12,1-3 Sal 15 Eb 10,11-14.18 Mc 13,24-32

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to, della stessa sostanza del Pa-dre; per mezzo di lui tutte le co-se sono state create. Per noi uo-mini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarna-to nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scrittu-re, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudica-re i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spiri-to Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha par-lato per mezzo dei profeti. Cre-do la Chiesa, una santa cattoli-ca e apostolica. Professo un so-lo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. PREGHIERA DEI FEDELI

C.Fratelli e sorelle, Gesù ci ricor-da ancora una volta che la vera vita è rivolta verso Dio. Rivolgia-moci a lui con fiducia, per ottene-re forza e sostegno per il nostro cammino terreno. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per i sacerdoti, le suore, i laici, perché ognuno, secondo il proprio carisma, sia costruttore del regno di Dio nella vita di ogni giorno, preghiamo. 2. Per i capi dei popoli, per-ché riconoscano la fragilità del loro potere, e usino la loro autori-tà per realizzare la giustizia, cer-cando di aiutare concretamente i deboli e i disagiati, preghiamo. 3. Per coloro che sono nell'angoscia o in ristrettezze eco-nomiche: trovino nei cristiani con-forto e sostegno per risolvere le proprie necessità, preghiamo. 4. Per la nostra assemblea cristiana, perché rinnovi attorno al banchetto eucaristico la spe-ranza che la anima e sia capace di annunciarla al mondo, preghia-mo. C. Signore, noi non sappiamo né il giorno né l'ora del tuo ritor-no. Mantienici vigilanti nella cari-tà e nella speranza, e preparaci ad accogliere te, che vivi e regni nei secoli dei secoli. A. Amen LITURGIA EUCARISTICA

C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia

e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Quest'offerta che ti presen-tiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un'eternità beata. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente giusto bene-dirti e ringraziarti, Padre santo, sorgente della verità e della vita perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa. Oggi la tua famiglia, riunita nell'ascolto della parola e nella comunione dell'unico pane spezzato fa me-moria del Signore risorto nell'at-tesa della domenica senza tra-monto, quando l'umanità intera entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia. Con questa gioiosa speranza, uni-ti agli angeli e ai santi, proclamia-mo a una sola voce l'inno della tua gloria: Santo, Santo, Santo…… DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-

stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato. DOPO LA COMUNIONE

C O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memo-riale, che Cristo tuo figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifi-chi sempre nel vincolo della tua carità. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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B������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 10,30 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

Consacrata la basilica di San Pietro mercoledì 18 novembre 1626 (389 anni fa) Consacrata San Pietro: Dopo 120 anni di lavori, cui presero parte i più grandi geni della storia dell'architettura, il più importante tem-pio della cristianità venne inaugurato ufficialmente: il 18 novembre 1626 papa Urbano VIII consacrò laBasilica di San Pietro. Sorta nel luogo di sepoltura dell'apostolo Pietro, il progetto di una nuova basilica in luogo di quella voluta dall'imperatore Costan-tino nel 324 (i cui resti sono oggi visibili nelle Sacre Grotte), fu pro-mosso da Papa Niccolò V verso la metà del XV secolo, ma la posa della prima pietra si ebbe con Giulio II il 18 aprile 1506. La direzione dei lavori fu affidata inizialmente al Bramante che optò per la pianta a croce greca con una grande volta centrale e quattro piccole cupole, ma l'ingresso di Michelangelo diede un'impronta diversa all'opera, segnando per sempre il profilo architettonico e la sua collocazione nel tessuto urbano di Roma. Fu il Buonarroti a disegnare l'imponente cupola, oggi considerata un monumento simbolo della Capitale, realiz-zata dopo la sua morte dal discepolo Giacomo della Porta (tra il 1588 e il 1593). L'ultimo fondamentale ritocco al pro-getto originario si deve a Carlo Maderno, che prolungò la navata centrale fino all'attuale piazza San Pietro, realizzando una pianta a croce latina, ed eresse la facciata. Dopo la consacrazione del 1626, intervenne l'insuperabile genio di Lorenzo Bernini a plasmare l'opera sia all'e-sterno - con il disegno dello spettacolare colonnato che delimita la piazza - che all'interno, con la realizzazione tra gli altri del maestoso Baldacchino di San Pietro che sovrasta l'Altare Maggiore. Luogo simbolo della fede cattolica e scrigno di opere d'arte senza tempo (come la celebrePietà di Michelangelo), la Basilica di San Pietro, insieme con l'intero centro storico di Roma, fu riconosciuta nel 1980 Patrimonio dell'Umani-tà e posta sotto l'egida dell'UNESCO. Con una media di sette milioni di presenze all'anno, è, insieme al Santuario di Lourdes, al secondo posto nella

classifica mondiale dei luoghi della cri-stianità più visitati (al primo posto c’è Nostra Signora di Guadalu-pe a Città del Messi-co).

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.15DOM.15DOM.15DOM.15 S.Alberto MagnoS.Alberto MagnoS.Alberto MagnoS.Alberto Magno

LUN. 16LUN. 16LUN. 16LUN. 16 San GiuseppeMoscatiSan GiuseppeMoscatiSan GiuseppeMoscatiSan GiuseppeMoscati

MART.17MART.17MART.17MART.17 S. Elisabetta d’UngheriaS. Elisabetta d’UngheriaS. Elisabetta d’UngheriaS. Elisabetta d’Ungheria

MERC.18MERC.18MERC.18MERC.18 Ded.Basiliche S.Pietro e PaoloDed.Basiliche S.Pietro e PaoloDed.Basiliche S.Pietro e PaoloDed.Basiliche S.Pietro e Paolo

GIOV.19GIOV.19GIOV.19GIOV.19 S. MatildeS. MatildeS. MatildeS. Matilde

VEN.20 VEN.20 VEN.20 VEN.20 S. OttavioS. OttavioS. OttavioS. Ottavio

SAB. 21SAB. 21SAB. 21SAB. 21 Pres.B.V. Maria al TempioPres.B.V. Maria al TempioPres.B.V. Maria al TempioPres.B.V. Maria al Tempio ANCHE SENZA TRADUZIONE..SI CAPISCE


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