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Francesco Marotta Impronte sull’acqua

Francesco Marotta Impronte sull’acqua · flusso dell’ultima acqua, il riflusso, il deflusso del seme la cura che evoca mani ... Impronte sull’acqua Scrivere per dire il delirio

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Francesco Marotta

Impronte sull’acqua

Mimmo PaladinoTecnica: Matita e pastello su carta

Formato: 34.5x24.7 cmAnno: 1980

Collezione privata

ritorna ciò che rimane,ritornainaridito d’ossido,non come,non concavo,solo parole andate,che rimangono,a fare piaghe

(Giuliano Mesa)

ti cammina sul bracciola tenebrosasapienza dichi regge lumial mattino, tiaccecail risucchio dell’olioche sciama in vapore eincendia il tuoocchioche spunta in un prato, dalle gronde di un fogliodove transitano stelle evoragini, il profilo distantedi una voceintravista per casosi perde tra l’inchiostro ela pelle, incerta sedire il distacco oannegare negli specchidel cielo, infinitorantolo azzurro

qui è domani, vizioassurdo di speranza sfamatacon alcol e catramesfumata al cospetto dei vetriocchieggiando ilcolore del sangueil suono che palpita ealle vene regala desideridi luce, lamacchia di un simbolotutto messi epapaveri infossili d’ambra, tutto cieloche cresce, fiorito di spinetra isole e agaviin assenza di verbofiammante di bocchedove si origina sabbia eil respiro si sazia a unafonte mainata

ci sono versi scritticon gli occhi, liriconosci quandotornano in superficiespaiati insincronie di vuotoe all’alberotoccano in sorteche si fermò alla tua portachiedendo ritagli di lacrimeun nome da respirarecrescendofino al prossimo cielo, domanibrucerà a unafiamma di neve, e lo spaziodel suo ultimo grido saràl’orizzonte trapalpebra epalpebrache si restringe nell’orbita di fiori disale

di simile ha ungiardino, siarcua la sua carnenel punto in cui l’alaaffastella la pelle abisbigli di lucetra le fronde, lo ricordonel suo respiro affannatoche inciela invanole piume trapassate in rivolid’asfalto, la sualuna di desideriche slargala bocca dove il doloresi coagulain vomito, dicevi dell’angelo come unruvido neromaculato da chiazze divolo, dicevinel cavo degli anni oratemi la nascita, l’inganno delsangue che preme all’altezza degli occhi

riesce più il sale adire la verità della luce, quando il suonome è un’eco, un’impronta suun foglio di via, comeavviene tra il fuoco euna velaarenata in onde di braceo allevando porfidi d’acquaper la sete disegniilleggibili, cresciutiin punta di dita, anche ierifa giorno da ungrumo di secoli, sottraedomande ai ricordi esi pensa, già in odoredi sabbie, risalire i tuoiocchi fino all’ariache brucia, oratace, l’inverno èun pantano di fumo, tucomincia a guardare ilrivo di pioggiache ti esce sangue daipori

leggere al fondo dell’urnail sole segreto che coval’insania, untormento di amanti, anticacroce di eccessi estupori che la carnesfibra di morteapparente, ma èuna fuga il mioocchio, la trappola diparole rarefattel’estasi inquietadi chi impara la seteosservando il cielo cherosseggia intorno a un lumeo una spiga in fiammeche capovolge ilcanto delle messi, ma ancheil vento che passa erimesta le voci in calcareè un tenereassieme gli accenti e le spineil giorno e il suo gridostretti nell’ammutolitolucore di unapietra, di un astro

tacite rughe assedianoi ricordi, l’agospazza via l’assenza ela pagina è prontaper l’inchiostro chevaga tra silenzioe silenzio, unospite in anticipoper la veglia dei morti, uncorpo che agli orliha steli di pane raffermocisti di sogni estagni dove si allungala radicelunare al suo primoapparire, mi diciinizia a contare da quii nuovi giorni, le righenutrite di semigli accenti, poirecita tutto il riserbo, gliabiti smessi, ilcobalto annerito trai pori, le stellelasciate a marcire dentroscrigni di nebbia, il maresorpreso a fuggirele parole dell’onda, oraè tempo, l’esilio del lumegià varca il confinetra vene ememoria

secrezioni di un maleche si abita viscere esangue, un viaggiare degli annisu una corda che haconsistenza di eco, e resistecon l’arte sottile cheora stringe, ora allenta, orabrucia e rinsalda, scolorariprende, intrisa di umorinotturni, di piume strappate all’ala fetale, al ritmo dei giornial sesso, a un amplessodissennato e coeso, in unocon quello che avanza, cheresta e si oblia, si vesteancora di vita, nessun fogliocontiene a misura ilflusso dell’ultima acqua, ilriflusso, il deflusso del semela cura che evoca manid’angoscia, e il tuo voltobambino che strappa alla notteuna stilla, una benda inzuppatadi luce, di alcol, di famela promessa che dice ilricamo pungente di altrealbe sugli occhi

Frana anche l’attesa el’ora spalanca tiepidequieti d’abisso, lo spazio checede a un graffio d’anima, alpallore di ombre di plastica eossa, immagini a piccosfarinate nel piatto, unpasto di sere già muffe, ilventoso continuo di luci erombi che gonfiano l’aria, trapassano in dissolvenzale strade ad altezzadi voce, liquami di vitearenate ai margini di un gridofilamenti, radici, qualcosache arriva alla porta evapora sull’uscioin forma di respiro, un salutoun sorriso stentato, tu oradormi, io raccolgo lasabbia dai vetri, la polvererossa che rinasce nel palmoa ogni colpo di spugna, un varcocarnale che tracima alfabetiparole per dire riconoscimisono tua madre, sonol’acqua chegrandina sete nell’arsura dei giorni, la rispostache scivola via dalle labbra in forma di rogo

si piega, diventa immagine esi dispone al pensieromentre affiora, la velache vibra e calca la mareacol suo carico di acidi, dispoglie, di rifiuti, passioninaufragate oltre l’orizzonte, eaggiunge sbuffi d’ederao di calce all’albero maestroalla vite che prepara il vinodentro il sonno e labbra perricucire l’ala nell’affanno, nell’inganno dell’ariache si espande e spegneil volo in fossili di piumecalcare al sole sulle rottedel ritorno, da un verso, dauna copia di scintille, orasi scruta il cielo, il vetrodi un oracolo ventoso, nelbianco dove opera lo stiloe ascolta l’inchiostro, i segniammutolire a gradosulla punta, a un battitodi ciglia dall’attesa, dalnulla che rifiorisce tra le onde

Francesco Marotta Impronte sull’acqua

Scrivere per dire il delirio che spira osando carte,finché vampano a pelo d'iride disfatta sillabe svenate,

nomadi che inventano orizzonti.

collana di Poesia: le betulle nane

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