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LIBRI n°16. 28 settembre 2009 16 il Paginone n°16. 28 settembre 2009 17 Regno Unito via Mediterraneo e quello Francia-Italia-Medio Oriente (attivi dal 2010). Dallʼaltra “stiamo andando in zo- ne, magari piccole, che però non hanno mai avuto cavi prima dʼora: per collegare le Hawaii alla Polinesia, da metà 2010. Oppure il primo cavo della Groenlandia, attivo da questʼanno”. La mappa mondiale dei cavi sottomari- ni diventa insomma sempre più uniforme, mentre coinvolge nuovi tipi di committenti dei progetti. E non solo nei Paesi in via di sviluppo: è notizia recente il progetto M-Tube, che metterà in comunicazione 17 sedi Mediaset con collegamenti non solo terrestri ma anche sottomarini (tra la Sicilia e la Sardegna). Lʼidea di fondo è che di reti sottomarine cʼè un crescente bisogno: da parte di soggetti che prima potevano farne a meno e adesso non più. Il tutto sta avendo anche lʼeffetto di aprire, per la prima volta nella storia, opportu- nità per nuovi attori di questo mercato. A cura di LUDOVICA RICCIARDI www.corrierecomunicazioni.it www.corrierecomunicazioni.it [email protected] [email protected] Alcatel Lucent al lavoro sia su progetti ingenti (i 15mila km del West Africa Cable Systems), sia su piccole aree finora sprovviste di cavi (Groenlandia) L e reti sottomarine stanno cono- scendo una seconda primave- ra. È sostenuta da nuovi attori e committenti, dal boom di richieste di banda che vengono dai Paesi in via di sviluppo e dal progresso delle tecnolo- gie, che consentono maggiore velocità a costi inferiori. È per questi motivi che Ovum prevede una crescita del 26% nel 2009 e del 20% nel 2010, per il mercato delle reti sottomarine. Nel 2008 valeva 858 milioni di dollari, +56% rispetto al 2007. Toccherà i 2,2 miliardi nel 2014. “Se fino a 1-2 anni fa si investiva molto in reti pan-asiatiche e trans-pacifiche, adesso i nuovi cavi si concentrano sulle rotte che dallʼEuropa vanno allʼAsia, Africa, Medio Oriente”, dice Alan Mauldin, analista di Telegeography, osservatorio di ricerca specializzato in reti sottomarine. La mappa dei nuovi cavi è quindi cartina tornasole delle zone che cresco- no di più, in Internet e di Tlc . In prima linea, tra i fornitori di tecnologia, ci sono i protagonisti di sempre di questo mercato: Alcatel Lucent, che secondo Ovum ha il 46% di quota; Tyco (25%). Nec e Fujitsu (20 e 8%). Il mercato è ristretto anche per gli operatori che lavorano sui cavi sot- tomarini: è nelle mani di Flag-Reliance, Vsnl, Global Crossing, Seacom, Asia Netcom e pochi (piccoli) altri. “Stiamo lavorando su molti progetti in Africa, tra Nord e Sud America, e in Asia”, conferma Enrico Banfi, responsabile marketing attività sottomarina di Alcatel Lucent. “Stanno succedendo due cose, nel settore” continua. Da una parte “ci sono progetti ingenti, come il West Africa Cable Sy- stems: un cavo di 15mila chilometri che sarà attivo da metà 2011 e collegherà Sud Africa, Africa Occidentale e Portogallo. Oppure il progetto Eassy: dal Sud Africa al Sudan. Sarà pronto per metà 2010”. Altri esempi notevoli sono il cavo India- Sia tra gli operatori sia tra i fornitori di tecnologia. “Questo è un mercato finora dominato da consorzi di operatori che investono insieme per creare cavi. Sono progetti che richiedono molti milioni di dollari”, dice Mauldin. “Di recente, però, cresce un fenomeno per ora di nicchia: operatori che, indipendentemente da con- sorzi, commissionano cavi per i propri scopi”, aggiunge. È il caso dei progetti a cui sta lavorando Interoute, tra Europa e Africa. Ma anche del cavo commissionato da Telecom Egypt, tra Egitto, Francia e Cipro, “il più grande del Mediterraneo”, dice Banfi. È un altro segno della ma- turazione di questo mercato: il bisogno ALESSANDROLONGO crescente, da parte degli operatori di Paesi in via di sviluppo, di avere la proprietà e il controllo totali del cavo per soddisfare proprie esigenze specifiche. Se partecipano a consorzi, invece, ne possiedono solo una quota. Il secondo piccolo terremoto, nei rapporti di forza, “è per il crescente peso di nuovi entranti che vengono da altri settori dellʼIct e che ora si distinguono in quel club dei fornitori, finora molto chiuso”, dice Matt Walker, analista di Ovum. “È il caso di Infinera, Nortel e, soprattutto, Huawei che in poco tempo è arrivata al 2% del mercato”. Huawei Marine Network è nata nel 2008 come joint venture tra Huawei e Global Marine Systems. “Stiamo dando molta importanza a questo settore. Lʼarrivo di nuovi fornitori e tecnologie darà più scelte e benefici per i clienti”, conferma Yeming Wang, deputy managing director Huawei Italia. Tra gli ultimi progetti vinti da Huawei, un cavo commissionato da Tunisine Telecom tra lʼItalia e la Tunisia (sistema Hannibal). Lʼanno scorso ha potenziato la rete sotto- marina di Telecom Italia. “Siamo pronti per la fase successiva, tra 1-2 anni - dice Walker -. Quella dellʼaumento della qualità dei collegamenti sulle rotte già dotate di cavi, anche nellʼAtlantico e nel Pacifico. Grazie a nuove tecnologie ottiche che aumentano la capacità di cavi esistenti e ad apparati che rendono i collegamenti più flessibili e ridondanti”. E per questa ulteriore fase già si prepara lo scontro tra vecchi e nuovi attori, a colpi di tecnologie innovative. La banda Cresce la richiesta di banda da parte dei Paesi emergenti Opportunità per nuovi attori Business sommersi Il mercato dei cavi sottomarini IL BOOM. Per il mercato delle reti sotto il mare gli analisti di Ovum prevedono una crescita del 26% per il 2009 e del 20% per il 2010 CONTROLLO TOTALE Fra le novità del settore l’esigenza di molti committenti, di avere controllo totale del cavo New entry Lʼarrembaggio degli operatori terrestri I nuovi entranti nel mercato sottomarino stanno usando una tattica per farsi strada nel ristretto club dei fornitori: propongono tecnologie finora adottate solo in collegamenti terrestri (settore dove sono più noti) e che consentono di aumentare la capacità di cavi esistenti. Non richiedono quindi di aggiungere infrastrutture passive, ma solo nuovi apparati intelligenti. Lo fa Huawei, con tecnologie di modulazione che aumentano del 25% la capacità di trasporto. O con tecnologie (Asom/Gmpls) che rendono il segna- le più stabile perché, in caso di problemi ad alcuni canali, ne trova altri liberi. Fa così anche Infinera: “La nostra soluzione, Dtn, è su apparati che si affiancano ai landing point dellʼinfrastruttura esistente” dice Franco Busso, country manager di Infinera. “Sfruttiamo la banda C, porzione non occupata dal sistema iniziale. Inseriamo canali a 10 Gb in parallelo agli esistenti, che spesso sono a 2 Gb. Aumentiamo così la capa- cità della rete, dato che le nuove tecnologie permettono maggiore efficienza spettrale e quindi di mettere più lunghezze dʼonda nella stessa porzione di banda”. I fornitori di tecnologia per reti sottomarine, a partire dai leader co- me Alcatel Lucent, stanno lanciando tecniche innovative di modulazione, amplificazione e correzione del se- gnale, ma anche nuove tipologie di fibre. La somma degli ultimi ritrovati tecnologici consente di aumentare la qualità della connessione e/o di ab- bassare i costi. Lʼultima vetta sono velocità di 8 terabit al secondo per coppia di fibra e 40 gigabit per ciascun canale. Per arrivare a 10 gigabit per canale ora sono utilizzate tecniche di modulazione Super Drz o Dpsk; mentre per i 40 Gigabit si ricorre alla tecnica Edqpsk. Le tecniche di correzione più utilizzate al momento sono invece Afec ed Efec. Quelle di amplificazione ottica sono le pompe in Raman e Ropa: fanno aumentare la distanza del collegamento oltre la quale il segnale debole deve essere trasformato in elettrico e passato di nuovo in un laser. Di fatto, grazie alle attuali tecniche, non è più ne- cessario rigenerare il segnale; basta amplificarlo, con risparmio di costi e maggiore affidabilità. Le nuove tecniche permettono di avere canali più ravvicinati e quindi di mettere fino a 240 lunghezze dʼonda su coppia di fibra. Al crescere della distanza serve ridurre il numero di lunghezze dʼonda. Ora quindi è possibile trasmettere il segnale fino a 14mila km con 128 lunghezze dʼonda (moltiplicate con tecniche Dwdm, Dense wavelength division multiplexing) a 40 gigabit: tutte tecniche utilizzate su infrastruttu- re pre-esistenti. Per arrivare alle mas- sime velocità ora raggiungibili, però, bisogna usare anche fibre di nuovo tipo, G652d o G654psf. Sono le reti sottomarine a fare dʼavanguardia. Quelle terrestri non le adottano perché non hanno bisogno di tali capacità su tratte così lunghe. I fondali diventano laboratori per l’altissima velocità La tecnologia Ci sono vari aspetti tecnici e scientifici che devono migliorare, per sostenere lo sviluppo di nuove reti sotto- marine in Paesi in via di sviluppo. Sono zone vergini, sui cui fondali non si hanno dati dettagliati come quelli disponibili per l’Europa. L’industria sta migliorando quindi i sistemi d’indagine che precede la posa dei cavi, per tracciare le prime map- pe affidabili dei fondali sottomarini di queste zone. Lo scopo è posare cavi in modo sicuro ed evitare di danneggiare infrastrutture pre-esistenti. Altri progressi sono fatti nella struttura della rete, che diventa più flessibile. Grazie ad apparati di branching unit (deviatori di traffico), gli operatori pos- sono deviare in modo dinamico parte della capacità (alcune lunghezze d’on- da), verso Paesi intermedi (cioè quelli che si trovano tra il punto di partenza e il punto d’arrivo sulla rotta del cavo). La rete crea insomma, al volo, diramazioni verso Paesi terzi, in misura delle richie- ste di banda degli operatori locali. Le deviazioni sono modulate dalle stazioni terminali, da remoto. Lʼindustria al lavoro sulle indagini «pre-posa» «Collegheremo lʼEuropa ai Paesi in forte crescita» L’INTERVISTA Renzo Ravaglia sta accumulando titoli su titoli in Interoute: a quello di country manager dellʼItalia e del Medi- terraneo ha sommato di recente quello di country manager “rest of the world”. Non è un caso: il “resto del mondo”, cioè i Paesi meno sviluppati, stanno occupando uno spazio crescente nella strategia di Interoute, attraverso una nuova ragnatela di cavi sottomarini che collegano lʼEuro- pa allʼAfrica, al Medio Oriente. È qui la nuova miniera dʼoro per chi lavora con le connessioni Internet e Tlc internazionali, e Interoute vuole essere della partita. In che modo state operando in questo promettente mercato dei cavi sottomarini che collegano Paesi in via di sviluppo? Abbiamo appena partecipato a due progetti importanti. Il primo è un cavo che collega la Tunisia a Mazara del Vallo (Sicilia), per conto di Tunisi Telecom. Sarà inaugurato a fine ottobre, in occa- sione dellʼanniversario dellʼindipendenza di Tunisi. Questo cavo segna una nuova indipendenza, delle telco tunisine: per la prima volta, il Paese è collegato con un cavo di proprietà. Prima usufruiva solo di cavi posati da consorzi. Il progetto tuni- sino è interessante anche perché uno dei primi casi in cui si usa tecnologia Huawei nel Mediterraneo: un nuovo entrante, a sua volta proveniente da un Paese in via di sviluppo, la Cina, in questo mercato finora in mano a un club ristretto di fornitori. E il secondo progetto? Vi collaboriamo con Seacom, che ha posato un cavo da Città del Capo a Marsi- glia, da cui noi forniamo il collegamento fino a Londra. È il primo a toccare molti Paesi dellʼAfrica orientale che finora fa- cevano affidamento solo su connessioni satellitari: Uganda, Mozambico… Un ramo poi arriva fino a Mumbai. Il cavo domanda di banda che ci avevano chiesto su Marsiglia e abbiamo fatto un upgrade. Bisogna poi tenere conto che non serve solo per Internet e le telefonate, ma anche per applicazioni di varia natura. Quali applicazioni? Servirà per trasmettere in tv il cam- pionato di calcio 2010, che sarà in Sud Africa. Qui inoltre supporterà i collega- menti di un centro di ricerche. Quando in un Paese arrivano collegamenti veloci, si apre un universo di cose prima non fattibili. Avete già in mente futuri sviluppi? Sì: noi vogliamo essere la rete euro- pea di Ilc e quindi puntiamo sempre più al collegamento dellʼEuropa con quei Paesi dove la crescita è maggiore. Di conseguenza, nei prossimi mesi colla- boreremo a cavi che arrivano, in Eu- ropa, dallʼEstremo Oriente, dallʼAfrica Occidentale e Settentrionale. Il tutto potrà fare da trampolino alla nascita del primo Internet exchange africano: ci lavoriamo con Seacom, con lʼobiettivo di vederlo nascere entro metà 2010. Con un proprio Internet exchange, gli operatori africani potranno fare peering tra loro, senza dover passare dallʼEuropa. Sarà allora un’altra tappa della indi- pendenza del Continente africano… Ma quanto vale per voi questo business? Nel 2010 contiamo di ricavarne 30 milioni di euro, un decimo del fatturato globale. Cioè il doppio rispetto al 2009. Non temete che in queste vostre mire mettano lo zampino gli attori di quel ristretto club di cui parlava prima? No, in Africa cʼè spazio per tutti. Fino a poco fa la domanda eccedeva largamente lʼofferta; con i nuovi cavi la situazione si è solo equilibrata un poco, ma siamo ancora lontani da quella competizione estrema che si sente in Europa e Usa. A.L. è attivo dal 25 luglio e porta 1,28 terabit al secondo. È un grosso affare? C’è davvero così tanta domanda in questi Paesi? Sì. Seacom ha investito 550 milioni di dollari e vende capacità agli operatori africani, cercando di stare dietro a una do- manda molto forte. Hanno già esaurito la INTEROUTE. Ravaglia: in Africa spazio per tutti i player Obiettivi «Verso l’Internet Exchange africano per metà 2010» RENZO RAVAGLIA Country manager per Italia i Paesi del Mediterraneo e Rest of the World Uno strumento tecnologico come il com- puter può farci cambiare modo di pensare e comportamento? Può motivarci a smettere di fumare, a stipulare unʼassicurazione, ad associarci a unʼini- ziativa benefica? Da circa un decennio lo psicologo comporta- mentale Fogg studia, alla Stanford Uni- versity, le modalità attraverso le quali la tecnologia può venire utilizzata per influenzare idee, atteggiamen- ti, comportamenti. Battezzando “captologia” questo campo di indagine. Tecnologia della persuasione DI B. J. FOGG 296 PAGINE, 18 EURO APOGEO Un libro per chi si affaccia per la prima volta al mondo della comunicazione e della pubblicità e nello stesso tempo uno strumento indispensabile di formazione e di aggiorna- mento per chi in questo mondo lavora ogni giorno. Il testo concentra la propria analisi teori- ca sul particolare ruolo giocato dalla pubblicità, descrivendo la struttura organizzativa del merca- to pubblicitario italiano per poi passare ad ana- lizzare i singoli media, le diverse tipologie del messaghgio, le ricerche valutative. Infine vengono disegnate le pro- spettive e gli scenari futuri del settore. L’evoluzione dei media e della pubblicità in Italia DI BAUDI DI VESME E FRANCO BRIGIDA 464 PAGINE, 42 EURO FRANCO ANGELI Il fenomeno Facebook è rapido, mute- vole e in espansione: difficile padroneggiarlo con lʼaiuto di definizioni o di descrizioni. I curatori del volume hanno scelto di indagare lʼuso che ne viene fatto in politica, econo- mia, nel gioco delle relazioni e in quello delle identità sociali del più importante tra tutti i social network. Per comprendere come mai oggi Facebook è un fenomeno planeta- rio occorre investigare come e perché funziona in ambiti diversi. Una lettura efficace per tutti gli utilizzatori e per coloro che vogliono comprendere il perché di un tale successo. Facebook come. Le nuove relazioni virtuali DI AA.VV. 208 PAGINE, 24 EURO FRANCO ANGELI

il Paginone · 2017. 11. 22. · I. n°16. 28 settembre 2009. 16. il Paginone. n°16. 28 settembre 2009. 17 ’ Regno Unito via Mediterraneo e quello . Francia-Italia-Medio Oriente

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LIBRI

n°16. 28 settembre 200916

il Paginone

n°16. 28 settembre 200917

Regno Unito via Mediterraneo e quello Francia-Italia-Medio Oriente (attivi dal 2010). Dallʼaltra “stiamo andando in zo-ne, magari piccole, che però non hanno mai avuto cavi prima dʼora: per collegare le Hawaii alla Polinesia, da metà 2010. Oppure il primo cavo della Groenlandia, attivo da questʼanno”.

La mappa mondiale dei cavi sottomari-ni diventa insomma sempre più uniforme, mentre coinvolge nuovi tipi di committenti dei progetti. E non solo nei Paesi in via di sviluppo: è notizia recente il progetto M-Tube, che metterà in comunicazione 17 sedi Mediaset con collegamenti non solo terrestri ma anche sottomarini (tra la Sicilia e la Sardegna). L̓ idea di fondo è che di reti sottomarine cʼè un crescente bisogno: da parte di soggetti che prima potevano farne a meno e adesso non più. Il tutto sta avendo anche lʼeffetto di aprire, per la prima volta nella storia, opportu-nità per nuovi attori di questo mercato.

A cura di LUDOVICA RICCIARDI

www.corrierecomunicazioni.it www.corrierecomunicazioni.it [email protected]@corrierecomunicazioni.it

Alcatel Lucent al lavoro sia su progetti ingenti (i 15mila km del West Africa Cable Systems), sia su piccole aree finora sprovviste di cavi (Groenlandia)

Le reti sottomarine stanno cono-scendo una seconda primave-ra. È sostenuta da nuovi attori

e committenti, dal boom di richieste di banda che vengono dai Paesi in via di sviluppo e dal progresso delle tecnolo-gie, che consentono maggiore velocità a costi inferiori. È per questi motivi che Ovum prevede una crescita del 26% nel 2009 e del 20% nel 2010, per il mercato delle reti sottomarine. Nel 2008 valeva 858 milioni di dollari, +56% rispetto al 2007. Toccherà i 2,2 miliardi nel 2014. “Se fino a 1-2 anni fa si investiva molto in reti pan-asiatiche e trans-pacifiche, adesso i nuovi cavi si concentrano sulle rotte che dallʼEuropa vanno allʼAsia, Africa, Medio Oriente”, dice Alan Mauldin, analista di Telegeography, osservatorio di ricerca specializzato in reti sottomarine.

La mappa dei nuovi cavi è quindi cartina tornasole delle zone che cresco-no di più, in Internet e di Tlc . In prima linea, tra i fornitori di tecnologia, ci sono i protagonisti di sempre di questo mercato: Alcatel Lucent, che secondo Ovum ha il 46% di quota; Tyco (25%). Nec e Fujitsu (20 e 8%). Il mercato è ristretto anche per gli operatori che lavorano sui cavi sot-tomarini: è nelle mani di Flag-Reliance, Vsnl, Global Crossing, Seacom, Asia Netcom e pochi (piccoli) altri. “Stiamo lavorando su molti progetti in Africa, tra Nord e Sud America, e in Asia”, conferma Enrico Banfi, responsabile marketing attività sottomarina di Alcatel Lucent. “Stanno succedendo due cose, nel settore” continua. Da una parte “ci sono progetti ingenti, come il West Africa Cable Sy-stems: un cavo di 15mila chilometri che sarà attivo da metà 2011 e collegherà Sud Africa, Africa Occidentale e Portogallo. Oppure il progetto Eassy: dal Sud Africa al Sudan. Sarà pronto per metà 2010”. Altri esempi notevoli sono il cavo India-

Sia tra gli operatori sia tra i fornitori di tecnologia. “Questo è un mercato finora dominato da consorzi di operatori che investono insieme per creare cavi. Sono progetti che richiedono molti milioni di dollari”, dice Mauldin. “Di recente, però, cresce un fenomeno per ora di nicchia: operatori che, indipendentemente da con-

sorzi, commissionano cavi per i propri scopi”, aggiunge. È il caso dei progetti a cui sta lavorando Interoute, tra Europa e Africa. Ma anche del cavo commissionato da Telecom Egypt, tra Egitto, Francia e Cipro, “il più grande del Mediterraneo”, dice Banfi. È un altro segno della ma-turazione di questo mercato: il bisogno

ALESSANDROLONGO

crescente, da parte degli operatori di Paesi in via di sviluppo, di avere la proprietà e il controllo totali del cavo per soddisfare proprie esigenze specifiche. Se partecipano a consorzi, invece, ne possiedono solo una quota. Il secondo piccolo terremoto, nei rapporti di forza, “è per il crescente peso di nuovi entranti che vengono da altri settori dellʼIct e che ora si distinguono in quel club dei fornitori, finora molto chiuso”, dice Matt Walker, analista di Ovum. “È il caso di Infinera, Nortel e, soprattutto, Huawei che in poco tempo è arrivata al 2% del mercato”. Huawei Marine Network è nata nel 2008 come joint venture tra Huawei e Global Marine Systems. “Stiamo dando molta importanza a questo settore. L̓ arrivo di nuovi fornitori e tecnologie darà più scelte e benefici per i clienti”, conferma Yeming Wang, deputy managing director Huawei Italia. Tra gli ultimi progetti vinti da Huawei, un cavo commissionato da Tunisine Telecom tra lʼItalia e la Tunisia (sistema Hannibal). L̓ anno scorso ha potenziato la rete sotto-marina di Telecom Italia. “Siamo pronti per la fase successiva, tra 1-2 anni - dice Walker -. Quella dellʼaumento della qualità dei collegamenti sulle rotte già dotate di cavi, anche nellʼAtlantico e nel Pacifico. Grazie a nuove tecnologie ottiche che aumentano la capacità di cavi esistenti e ad apparati che rendono i collegamenti più flessibili e ridondanti”. E per questa ulteriore fase già si prepara lo scontro tra vecchi e nuovi attori, a colpi di tecnologie innovative.

La bandaCresce la richiestadi banda da parte dei Paesi emergenti Opportunità per nuovi attori

Business sommersiIl mercato dei cavi sottomarini

IL BOOM. Per il mercato delle reti sotto il mare gli analisti di Ovum prevedono una crescita del 26% per il 2009 e del 20% per il 2010

CONTROLLOTOTALEFra le novità del settore l’esigenza di molti committenti, di avere controllo totale del cavo

New entry

L̓ arrembaggio degli operatori terrestriI nuovi entranti nel mercato sottomarino stanno usando una tattica per farsi strada nel ristretto club dei fornitori: propongono tecnologie finora adottate solo in collegamenti terrestri (settore dove sono più noti) e che consentono di aumentare la capacità di cavi esistenti. Non richiedono quindi di aggiungere infrastrutture passive, ma solo nuovi apparati intelligenti. Lo fa Huawei, con tecnologie di modulazione che aumentano del 25% la capacità di trasporto. O con tecnologie (Asom/Gmpls) che rendono il segna-le più stabile perché, in caso di problemi ad alcuni canali, ne trova altri liberi. Fa così anche Infinera: “La nostra soluzione, Dtn, è su apparati che si affiancano ai landing point dellʼinfrastruttura esistente” dice Franco Busso, country manager di Infinera. “Sfruttiamo la banda C, porzione non occupata dal sistema iniziale. Inseriamo canali a 10 Gb in parallelo agli esistenti, che spesso sono a 2 Gb. Aumentiamo così la capa-cità della rete, dato che le nuove tecnologie permettono maggiore efficienza spettrale e quindi di mettere più lunghezze dʼonda nella stessa porzione di banda”.

I fornitori di tecnologia per reti sottomarine, a partire dai leader co-me Alcatel Lucent, stanno lanciando tecniche innovative di modulazione, amplificazione e correzione del se-gnale, ma anche nuove tipologie di fibre. La somma degli ultimi ritrovati tecnologici consente di aumentare la qualità della connessione e/o di ab-bassare i costi. L̓ ultima vetta sono velocità di 8 terabit al secondo per coppia di fibra e 40 gigabit per ciascun

canale. Per arrivare a 10 gigabit per canale ora sono utilizzate tecniche di modulazione Super Drz o Dpsk; mentre per i 40 Gigabit si ricorre alla tecnica Edqpsk. Le tecniche di correzione più utilizzate al momento sono invece Afec ed Efec. Quelle di amplificazione ottica sono le pompe in Raman e Ropa: fanno aumentare la distanza del collegamento oltre la quale il segnale debole deve essere trasformato in elettrico e passato di

nuovo in un laser. Di fatto, grazie alle attuali tecniche, non è più ne-cessario rigenerare il segnale; basta amplificarlo, con risparmio di costi e maggiore affidabilità. Le nuove tecniche permettono di avere canali più ravvicinati e quindi di mettere fino a 240 lunghezze dʼonda su coppia di fibra. Al crescere della distanza serve ridurre il numero di lunghezze dʼonda. Ora quindi è possibile trasmettere il segnale fino a 14mila km con 128

lunghezze dʼonda (moltiplicate con tecniche Dwdm, Dense wavelength division multiplexing) a 40 gigabit: tutte tecniche utilizzate su infrastruttu-re pre-esistenti. Per arrivare alle mas-sime velocità ora raggiungibili, però, bisogna usare anche fibre di nuovo tipo, G652d o G654psf. Sono le reti sottomarine a fare dʼavanguardia. Quelle terrestri non le adottano perché non hanno bisogno di tali capacità su tratte così lunghe.

I fondali diventano laboratori per l’altissima velocitàLa tecnologia

Ci sono vari aspetti tecnici e scientifici che devono migliorare, per sostenere lo sviluppo di nuove reti sotto-marine in Paesi in via di sviluppo. Sono zone vergini, sui cui fondali non si hanno dati dettagliati come quelli disponibili per l’Europa. L’industria sta migliorando quindi i sistemi d’indagine che precede la posa dei cavi, per tracciare le prime map-pe affidabili dei fondali sottomarini di queste zone. Lo scopo è posare cavi in modo sicuro ed evitare di danneggiare infrastrutture pre-esistenti.

Altri progressi sono fatti nella struttura della rete, che diventa più flessibile. Grazie ad apparati di branching unit (deviatori di traffico), gli operatori pos-sono deviare in modo dinamico parte della capacità (alcune lunghezze d’on-da), verso Paesi intermedi (cioè quelli che si trovano tra il punto di partenza e il punto d’arrivo sulla rotta del cavo). La rete crea insomma, al volo, diramazioni verso Paesi terzi, in misura delle richie-ste di banda degli operatori locali. Le deviazioni sono modulate dalle stazioni terminali, da remoto.

L̓ industria al lavoro sulle indagini «pre-posa»

«Collegheremo lʼEuropaai Paesi in forte crescita»

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Renzo Ravaglia sta accumulando titoli su titoli in Interoute: a quello di country manager dellʼItalia e del Medi-terraneo ha sommato di recente quello di country manager “rest of the world”. Non è un caso: il “resto del mondo”, cioè i Paesi meno sviluppati, stanno occupando uno spazio crescente nella strategia di Interoute, attraverso una nuova ragnatela di cavi sottomarini che collegano lʼEuro-pa allʼAfrica, al Medio Oriente. È qui la nuova miniera dʼoro per chi lavora con le connessioni Internet e Tlc internazionali, e Interoute vuole essere della partita.

In che modo state operando in questo promettente mercato dei cavi sottomarini che collegano Paesi in via di sviluppo?

Abbiamo appena partecipato a due progetti importanti. Il primo è un cavo che collega la Tunisia a Mazara del Vallo (Sicilia), per conto di Tunisi Telecom. Sarà inaugurato a fine ottobre, in occa-sione dellʼanniversario dellʼindipendenza di Tunisi. Questo cavo segna una nuova indipendenza, delle telco tunisine: per la prima volta, il Paese è collegato con un cavo di proprietà. Prima usufruiva solo di cavi posati da consorzi. Il progetto tuni-sino è interessante anche perché uno dei primi casi in cui si usa tecnologia Huawei nel Mediterraneo: un nuovo entrante, a sua volta proveniente da un Paese in via di sviluppo, la Cina, in questo mercato finora in mano a un club ristretto di fornitori.

E il secondo progetto?Vi collaboriamo con Seacom, che ha

posato un cavo da Città del Capo a Marsi-glia, da cui noi forniamo il collegamento fino a Londra. È il primo a toccare molti Paesi dellʼAfrica orientale che finora fa-cevano affidamento solo su connessioni satellitari: Uganda, Mozambico… Un ramo poi arriva fino a Mumbai. Il cavo

domanda di banda che ci avevano chiesto su Marsiglia e abbiamo fatto un upgrade. Bisogna poi tenere conto che non serve solo per Internet e le telefonate, ma anche per applicazioni di varia natura.

Quali applicazioni?Servirà per trasmettere in tv il cam-

pionato di calcio 2010, che sarà in Sud Africa. Qui inoltre supporterà i collega-menti di un centro di ricerche. Quando in un Paese arrivano collegamenti veloci, si apre un universo di cose prima non fattibili.

Avete già in mente futuri sviluppi?Sì: noi vogliamo essere la rete euro-

pea di Ilc e quindi puntiamo sempre più al collegamento dellʼEuropa con quei Paesi dove la crescita è maggiore. Di conseguenza, nei prossimi mesi colla-boreremo a cavi che arrivano, in Eu-ropa, dallʼEstremo Oriente, dallʼAfrica Occidentale e Settentrionale. Il tutto potrà fare da trampolino alla nascita del primo Internet exchange africano: ci lavoriamo con Seacom, con lʼobiettivo di vederlo nascere entro metà 2010. Con un proprio Internet exchange, gli operatori africani potranno fare peering tra loro, senza dover passare dallʼEuropa.

Sarà allora un’altra tappa della indi-pendenza del Continente africano… Ma quanto vale per voi questo business?

Nel 2010 contiamo di ricavarne 30 milioni di euro, un decimo del fatturato globale. Cioè il doppio rispetto al 2009.

Non temete che in queste vostre mire mettano lo zampino gli attori di quel ristretto club di cui parlava prima?

No, in Africa cʼè spazio per tutti. Fino a poco fa la domanda eccedeva largamente lʼofferta; con i nuovi cavi la situazione si è solo equilibrata un poco, ma siamo ancora lontani da quella competizione estrema che si sente in Europa e Usa. A.L.

è attivo dal 25 luglio e porta 1,28 terabit al secondo.

È un grosso affare? C’è davvero così tanta domanda in questi Paesi?

Sì. Seacom ha investito 550 milioni di dollari e vende capacità agli operatori africani, cercando di stare dietro a una do-manda molto forte. Hanno già esaurito la

INTEROUTE. Ravaglia: in Africa spazio per tutti i player

Obiettivi«Verso l’Internet Exchange africanoper metà 2010»

RENZORAVAGLIACountry manager per Italia i Paesi del Mediterraneo e Rest of the World

Uno strumento tecnologico come il com-puter può farci cambiare modo di pensare e

comportamento? Può motivarci a smettere di fumare, a stipulare unʼassicurazione, ad associarci a unʼini-ziativa benefica? Da circa un decennio lo psicologo comporta-mentale Fogg studia, alla Stanford Uni-versity, le modalità

attraverso le quali la tecnologia può venire utilizzata per influenzare idee, atteggiamen-ti, comportamenti. Battezzando “captologia” questo campo di indagine.

Tecnologia della persuasioneDI B. J. FOGG296 PAGINE, 18 EUROAPOGEO

Un libro per chi si affaccia per la prima volta al mondo della comunicazione e della pubblicità e nello stesso tempo uno strumento indispensabile di formazione e di aggiorna-mento per chi in questo mondo lavora ogni

giorno. Il testo concentra la propria analisi teori-ca sul particolare ruolo giocato dalla pubblicità, descrivendo la struttura organizzativa del merca-to pubblicitario italiano per poi passare ad ana-lizzare i singoli media, le diverse tipologie del messaghgio, le ricerche

valutative. Infine vengono disegnate le pro-spettive e gli scenari futuri del settore.

L’evoluzione dei media e della pubblicità in ItaliaDI BAUDI DI VESME E FRANCO BRIGIDA 464 PAGINE, 42 EUROFRANCO ANGELI

Il fenomeno Facebook è rapido, mute-vole e in espansione: difficile padroneggiarlo con lʼaiuto di definizioni o di descrizioni. I curatori del volume hanno scelto di indagare lʼuso che ne viene fatto in politica, econo-

mia, nel gioco delle relazioni e in quello delle identità sociali del più importante tra tutti i social network.Per comprendere come mai oggi Facebook è un fenomeno planeta-rio occorre investigare come e perché funziona in ambiti diversi. Una

lettura efficace per tutti gli utilizzatori e per coloro che vogliono comprendere il perché di un tale successo.

Facebook come. Le nuove relazioni virtuali DI AA.VV.208 PAGINE, 24 EUROFRANCO ANGELI