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APRILE 2015 N. 278 ANNO XXIII appuntamenti, incontri e attualità trentina euro 2,00 www.trentinomese.it 771724 550805 9 15004 > ISSN 1724-5508 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento. Contiene i.p. LA DUSE A RONCEGNO QUANDO LA GRANDE ATTRICE SOGGIORNÒ IN TRENTINO FRANCO MOSCON MEDICO E ATTORE PER HOBBY, IN 100 FILM IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO “COVA”: DAL XVII SECOLO ALL’IPER-TECNOLOGIA LORENZO POLI L’UOMO CHE IMMORTALA IL GIORNO PIÙ BELLO Speciale moda primavera estate maxi, pratica e molto seventies IL LIBRO DEL MESE ARRIVA IN LIBRERIA IL NUOVO VOLUME DI ALBERTO FOLGHERAITER

TrentinoMese aprile 2015

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TrentinoMese aprile 2015

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APRILE 2015N. 278ANNO XXIIIappuntamenti, incontri e attualità trentina

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LA DUSE A RONCEGNOQUANDO LA GRANDE ATTRICE SOGGIORNÒ IN TRENTINO

FRANCO MOSCONMEDICO E ATTORE PER HOBBY, IN 100 FILM

IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO

“COVA”: DAL XVII SECOLO ALL’IPER-TECNOLOGIA

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trentinocommenti RINGRING

QUEL PESTIFERO GIROTONDO DAVANTI ALL’OSPEDALE

Avete presente la tipica silhouette di un ospedale? Questo enorme blocco di cemento con un milione di finestre che se ne sta lì ad ospitare i malcapitati e

i loro parenti, piantato nel mezzo di non si sa quale deserto metropolitano, proprio al centro di un’enorme distesa di auto: sì, il parcheggio. Perché, voglio dire, se uno deve andare in quel posto – maternità a parte – non lo fa quasi mai volentieri. E il più delle volte vi arriva trafelato, impreparato psicologicamente, o peggio di notte con le braghe del pigiama sotto ai pantaloni, in tutta fretta, non vi è certo il tempo di pensare al parcheggio dell’auto. Ecco perché la maggioranza degli ospedali italiani ha questi immensi reticoli pieni di stalli, bianchi perdippiù, perché, dice, che fai, gli fai pagare pure il parcheggio a quegli sfigati che devono correre in corsia? No, è ovvio. No, perché, se ti capita di vivere a Trento, nella città più vivibile d’Italia, ti può capitare di scoprire intanto che l’ospedale cittadino non solo non è piantato in nessun deserto metropolitano, bensì nel cuore di uno dei più urbanisticamente incasinati rioni della città; e poi che sarà pure dotato di macchinari all’avanguardia, di luminari eccellenti, ma non dispone di un vero parcheggio. O meglio, il posto dove lasciare l’auto, prima di correre dal nonno infartuato o dal chirurgo per farti togliere l’appendice, te lo devi rimediare in una delle stradine antistanti. Questo imperativo si traduce nella scena a cui si è costretti ad assistere quotidianamente davanti al nosocomio. Un girotondo continuo di automobili che passa e ripassa davanti all’ingresso, guidatori dallo sguardo vitreo che pregano, ansimano, bestemmiano, offrono al cielo la giaculatoria più amata dagli automobilisti (“San Pancrazio fammi spazio...”) E gira che ti rigira, sono state viste auto passare decine di volte. Si narra di una Panda rossa che qualche anno fa ha girato per cinquantaquattro volte prima di beccare un posto libero, a tre isolati di distanza. Una nube di smog si alza e ristagna perenne, lambendo pericolosamente le stanze di degenza, le sale operatorie, conferendo al quartiere della Bolghera le sembianze di uno slum di Bombay o di un rione di Pechino. E peccato che trovare posto non voglia dire aver risolto i propri problemi. Tocca pagare. Trentino Riscossioni esige 50 centesimi all’ora da questa truppa di sfigati che prima deve andare a caccia di spiccioli, poi deve immaginare quanto tempo potrà occorrere per la visita, l’operazione, il consulto e, quindi, intraprendere un mini trekking urbano alla ricerca della colonnina del pedaggio, anzidetto “ticket”. Solo allora, se sarà sopravvissuto allo stress e al monossido, potrà concedersi la “gioia” di entrare in quel crispio di ospedale e dare inizio all’angoscioso offizio che l’ha spinto fin lì.

di Pino Loperfido

perfidie

GLI ADOLESCENTI DI OGGI: E NOI COME ERAVAMO?

I primi dati inconfutabili sono estremamente concreti: le misure. Il quattordicenne primogenito è lievitato verso l’alto ed ha

raggiunto la mamma (senza tacchi), il quasi undicenne porta con spavalderia il quaranta di scarpe e l’ottenne – otto e mezzo, ci tiene a precisare in ogni occasione – veste ormai taglie preadolescenziali. Il grande mi chiede un deodorante maschile “delicato”, il medio non esce senza essersi sistemato il ciuffo di capelli con la spazzola rotante, il piccolo recita tutte le canzoni rap in classifica. Insomma, ci siamo. La svolta dall’infanzia all’età della giovinezza sta prendendo poderosamente forma in gesti, parole, atteggiamenti. In casa si gira con il cappuccio della felpa calato sulla testa, ci si dirige al bagno con mani in tasca e andatura dinoccolata, si maneggiano cellulari con fare navigato. Si parla di motorini e di patente, si scoprono i primi messaggi d’amore – “S. ti amo” in un angolo del libro di storia – si argomenta vivacemente sul tiro slap effettuato con la mazza da hockey. Da genitore richiamo, brontolo, correggo, raddrizzo. Insomma, come dicono loro, rompo. Ma noi come eravamo alla loro età? Sfoglio curiosa l’album delle foto e vedo una tredicenne con i capelli biondi arruffati, maglione lungo buttato sopra i jeans strettissimi, giubbotto in pelle e immancabili scarponcini alti con i lacci, secondo la moda del momento. Ma oltre all’abbigliamento in linea con il gusto giovanile del tempo, mi colpisce lo sguardo. Universalmente corrucciato, segnale inequivocabile di una presa di posizione contro tutto e contro tutti. A prescindere. Nessun adolescente o preadolescente attraversa un periodo facile: ogni percorso appare intriso di difficoltà più o meno rilevanti che attraversano la sfera delle affettività e delle relazioni personali. I primi innamoramenti e l’adeguamento alle richieste del mondo adulto; le ribellioni verso le imposizioni e lo sguardo spavaldo ma – sotto sotto – timoroso, incontro al futuro. Ci siamo passati tutti ma talvolta lo dimentichiamo, inseriti nei nostri ruoli di educatori e lanciati a mettere in atto tutte quelle funzioni correttive per il bene dei nostri figli. Ogni tanto fa bene fermarsi e voltarsi indietro. A osservare e ripensare a come eravamo. Per capire meglio anche quel “Mamma, come butta oggi?”

di Tiziana Tomasini

a mali estremi

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BOOKCROSSING: A DISPETTO DEI TABLET, I LIBRI SI RIPRENDONO LE CITTÀ. E I LETTORI

In questi ultimi anni li hanno dati per spacciati, in via di estinzione senza possibilità di ritorno e la loro presenza sarebbe dovuta diventare soltanto un ricordo relegato in

un angolo della memoria. Per toccarli, annusarli, sfiorarli e accarezzarli ci si sarebbe dovuti sprofondare nelle voragini architettoniche di antiche biblioteche, laggiù, nelle umide cantine dove, allineati come tanti soldatini in fila, alternandosi nello spessore, soggiacciono all’inevitabile oblio della memoria, sostituiti da fosforescenti schermi piatti, senza odore, senza sapore, senza spessore, con la grande capacità di racchiudere in uno spazio infinitesimale migliaia e migliaia di testi. Parliamo ovviamente dei libri, di quei supporti su cui la scrittura, dal geroglifico alla lettera, dalla calligrafia cufica ai segni e simboli del mondo, ha trovato il proprio habitat ideale. Chissà cosa direbbe Pisistrato, tiranno d’Atene, colui che per primo – almeno si racconta –, fondò una biblioteca, ampliata dagli Ateniesi, trasferita poi in Persia da Serse e in seguito portata nuovamente in Grecia da Seleuco Nicanore. A partire da allora – e Alessandro Magno ne fu un solerte e zelante prosecutore –, tutti si dedicarono alla fondazione di biblioteche universali. I monaci poi si dilettarono ad arricchire con segni e colori ogni pagina scritta, creando mondi paralleli in cui la fantasia trovava la possibilità di

volare alto. E su tutto aleggia il sapore della pergamena, della carta, del foglio di papiro. Si tocca, si strofina, ci si allieta godendo del tatto, dell’olfatto e della vista.È vero, girare per il mondo con un tablet che contiene centinaia di libri è sicuramente funzionale, comodo, pratico. A questo proposito ricordo, nei miei innumerevoli viaggi, il peso dello zaino e l’inevitabile fatica nel portarlo – quelli di un tempo ti tagliavano le spalle e rigavano la schiena, facendoti sudare e patire come se stessi compiendo un viaggio nell’Inferno –, occupato più dai libri, per giunta con copertina rigida, che non dalla biancheria. Però lo spietato e asettico tablet non può ripagare il piacere dello scorrere della punta della matita tesa a sottolineare frasi importanti o significative, la delizia dell’annusare le pagine aperte, cogliendo la fragranza di ogni odore, diverso da libro a libro, perfino da annata ad annata, da casa editrice a casa editrice, l’appagamento del tatto facendo scorrere le dita sulla rugosità della carta, vista come una pelle viva e in continuo mutamento, disdegnando, per certi libri, quella patinata. Sarà una dura lotta tra il bene e il male, tra l’umano e l’artificiale, tra il diritto all’“inutile”, al peso, all’occupazione di uno spazio, alla polvere e al solitario ragnetto, nei confronti della ormai onnipresente e fredda “funzionalità” e trasportabilità, anche se noi tifiamo per una semplice e spontanea coesistenza. Di sicuro il libro cartaceo può fare cose che la memoria diventata mega e giga non può fare: la guerriglia. Una guerriglia che è iniziata qualche anno fa, di soppiatto, senza far scalpore. Alcuni anni fa camminando lungo il waalweg (canale d’acqua) di Brandis, a Lana, presso Merano, mi sono imbattuto in un grande monolito ligneo. Da lontano mi sembrava una scultura, un’installazione ma, avvicinandomi, mi sono accorto che aveva un’apertura, uno spazio vuoto riempito di libri. Qualcuno li aveva lasciati lì in attesa che qualcun altro li

di Fiorenzo Degasperi

scempi ed esempi

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Lungo il canale Brandis Lana

In Via S. Pio X a Trento

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LA SCELTA DI VIVEREA PIEDI NUDI SULLA TERRA

Dall’alto della scala, mentre poto un pero, mi soffermo a osservare la piccola Viviana. In Val di Sella la primavera si è appena annunciata, con qualche folata

di aria tiepida, ma lei è già pronta per l’estate: appena si trova sulla coperta che abbiamo steso sul prato si toglie meticolosamente giacca, berretto, stivali, calzini e inizia a camminare a piedi nudi nell’erba, zampettare nella terra appena vangata e cercare di fare la doccia con la gomma dell’acqua. C’è qualcosa di selvatico in un bambino lasciato libero di scoprire la natura: la sua sintonia con l’ambiente è immediata, spontanea e gioiosa.Ogni tanto capita che qualcuno mi dica: “Pensa ai tuoi bambini. Vivranno in un posto fuori dal mondo, si sentiranno esclusi, diversi”. Ammetto di essermi posta io stessa questo problema, e di farlo ancora. So quanto la nostra vita possa sembrare, a chi vive immerso nel caotico mondo contemporaneo, frugale, ruvida, essenziale; so per certo che influenzerà la vita di nostra figlia e mi chiedo se sarà in grado di cavarsela in questa società. A un certo punto, però, ho compreso una verità semplicissima: la vita di ognuno è costruita su delle scelte. Tendiamo a pensare che solo chi imbocca strade devianti dalla norma scelga; invece non è così: molte delle nostre scelte sono implicite. La persona che resta a vivere in città, perché neppure le passa per la testa di poter fare una vita diversa, in realtà fa una scelta. E, ovviamente, ogni figlio è influenzato dalle scelte dei suoi genitori. Ad esempio, i bambini di città non potranno svegliarsi col canto del fringuello, arrampicarsi sugli alberi, raccogliere le carote fresche nell’orto, risciacquarle e mangiarle ancora tiepide di terra. Preferisco aver fatto una scelta di cui potermi prendere la responsabilità. Così, se un giorno mia figlia mi chiedesse: “Mamma, per quale dannatissimo motivo viviamo in mezzo al nulla?”, potrò dirle con serenità che si è trattato di una scelta consapevole. “Vedi, l’ho fatto per via della terra appena vangata”. Così avrà almeno una ragione precisa per mandarmi a quel paese.L’altro giorno, in treno, Viviana e io guardavamo la campagna fuori dal finestrino: gli alberi, le mucche, gli orti, ogni volta nuovi com’è nuova ogni cosa che cresce. Vicino a noi, una mamma parlava con il suo bimbo. Gli diceva: “Ora metti la tua mucca nella stalla”. Ho sbirciato. Fissavano lo schermo di un piccolo videogioco – e mettevano mucche digitali in una stalla digitale, seduti davanti al finestrino in cui esplodeva la luce della campagna primaverile.Chi può dire del futuro? Chi vivrà meglio in questo mondo bizzarro, che crea altri mondi digitali perché non trova più passione e vita nelle proprie pieghe? Sarà quel che sarà. Io, intanto, continuo a credere nella terra appena vangata.

di Astrid Mazzola

il midollo della vita

RINGRINGprendesse impossessandosi del contenuto. E a sua volta ne avrebbe lasciati altri. Una tradizione questa assai nota nei paesi nordici, istituita già da molti anni ma che in Italia ha preso piede soltanto da qualche anno.Alcuni giorni fa, passeggiando per via San Pio X a Trento, ho notato, sul marciapiede, una specie di armadietto (ma amici mi dicono che di questi “armadietti” ce ne sono diversi a Trento, così come a Rovereto, ecc.). La curiosità mi ha portato ad aprirne le ante e, con piacere, ho notato all’interno decine di libri, dai generi più svariati: fumetti, narrativa, cataloghi d’arte, di lingue diverse, ecc. A fianco una scritta: Piovono libri.I libri, silenziosamente, stanno occupando il nostro mondo, hanno scelto di uscire dalle biblioteche, dalle cantine, dalle soffitte per disperdersi tra di noi, sorprendendoci. Non c’è tablet che tenga di fronte a queste incursioni cartacee nel nostro mondo. A dir il vero il sottoscritto, nella sua perversione, non potrebbe mai leggere un libro preso per strada: amo troppo la verginità del volume, l’aprirlo per primo e sentire il rumore di sottofondo che fa il dorso mentre si apre alla mia voracità e soprattutto amo il possesso, l’averlo lì sempre a mia disposizione, di giorno e di notte, pronto ad accettare la mia avida invasione e il mio bisogno di manipolazione. Però non posso che compiacermi di questi luoghi abitati dai libri. È inevitabile il mio accostarmi, curiosare, carpirne l’odore. Così come è inevitabile il mio depositare quelli che per un motivo o per l’altro mi ritrovo doppi, oppure che non rientrano più nella mia attuale sfera di interesse (pur nella consapevolezza che, tra qualche anno, piangerò la loro assenza).Più che armadietti sono piccole biblioteche sociali, di strada, forme di relazione e snodi d’incontri tra cose tangibili, toccabili, mutabili nel tempo e nello spazio, complice umidità, secchezza, uso e consumo. Ciò che il tablet non potrà mai essere.

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trentinoildialettoinforma

“Te séi propi ensemenì come na zórla!” Per capire questo modo trentino di dire, definendo uno che appare un po’ scimunito, bisogna conosce-

re molti aspetti del maggiolino. Alcuni li conoscevo: ma per saperne di più sono ricorso come altre volte all’amico Sergio Abram. Nei dialetti tentini il maggiolino viene chiamato in vari mo-di: zórla, zurla, sórla, pampògna, scarpànza, zacaròla… È un insetto lungo 2 o 3 cm. che presenta elitre rosso-bruno e prototorace bruno. Gli adulti vivono da 5 a 7 settimane nutrendosi di sera e di notte di foglie e parti tenere delle piante. Si accoppiano dopo quindici giorni dallo sfarfalla-mento e depongono le uova a 20 centimetri di profondità. Nascono le larve e iniziano subito a mangiare le radici più tenere, andando in letargo d’inverno. Vanno avanti così per tre anni: sinché si trasformano nell’adulto maggiolino che noi vediamo e il ciclo ricomincia.

ENSEMENÌ COME NA ZÓRLA

Anni fa i maggiolini erano estremamente diffusi sulle pian-te in primavera. Mi ricordo da ragazzo quando andavamo a scuotere le piante su cui apparivano endormenzàdi. Gli insetti cadevano a terra e venivano schiacciati. Infatti erano molto dannosi, sia da adulti quando attaccavano la parte aerea delle piante, sia da larve quando attaccavano le radici. “Ma adèss endó èi? Mi no ‘n vedo mai: gnanca da fàrghen veder quachedun ai me boci…” Sono stati combattuti a lungo con gli antiparassitari e ora sono pressoché scomparsi. Ho chiesto a Sergio come mai si parlava delle zórle in termini di insetti addormentati, ma anche di insetti molto vivaci (nar come na zórla, si dice di chi è incapace di star fermo). Mi ha spiegato che i maggiolini sono sostanzial-mente insetti attivi di sera e di notte; e quindi durante il giorno sono disturbati dalla luce e “dormono”, preferendo le penombre. Ma se raggiungono una certa temperatura appaiono molto vivaci.

Ci sono altri modi di dire legati alle zórle: avèrghe entorno na zórla significa avere una sbornia (che ti rende stupido). Aver fat en brò de zórle richiede una spiegazione un po’ più complessa. A chi piace il brodo di maggiolino? A nes-suno che si sappia. Fare il brodo di maggiolino significa fare qualcosa che è assolutamente malriuscita, ovvero na caliarada.

Infine di uno strambo o un po’ fuori di testa si dice – o si diceva – “mat come na zórla”. Un modo di dire forse inventato da un appassionato studioso locale della vita dei maggiolini, particolarmente attento o strano, che doveva aver osservato nei maggiolini particolari comportamenti, proiettandoli sull’uomo o viceversa. Non ci è purtroppo pervenuto il nome di questo eccezio-nale entomologo: e se fosse stato un po’ matto anche lui non lo sapremo mai. Comunque: De mati come le zórle me sa che en gira anca massa!”

[email protected]

il dialetto in-formadi RENZO FRANCESCOTTI

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trentinodadonnaadonna

Eccoci ad aprile il quale, in quanto a proverbi, nati dalla secolare esperienza dell’uomo, non si è fatto mancare niente.

Quando inizia mi sembra di sentire mia nonna: “aprile non ti scoprire” e per lei già arrotolarsi le maniche per non bagnarsi i polsini lavando i piatti equivaleva a scoprirsi. Il senso invece è quello di non affrettarsi a togliere il vestito pesante, chè non c’è da fidarsi del caldo di aprile. La nonna, che evidentemente desiderava che noi ragazze fossimo costumate, ci redarguiva dicendo anche “D’aprile non ti scoprire, di maggio non ti fidare e a giugno fa quel che ti pare....” Evidentemente con il caldo di giugno pote-vamo arrotolare le maniche....

APRILE DOLCE DORMIRE, OGNI GOCCIA UN BARILE, E MEIO SE NO TE TE CAVI FORA...

Aprile è sempre stato osservato dal punto di vista me-teorologico, perché sembra che da questi trenta giorni dipenda il destino dei mesi futuri. Altro che il colonnello Giuliacci, altro che meteo.it, altro che il meteo cipolla di Cunevo....Tre aprilanti quaranta de somiglianti.... Se piove il venerdì santo piove maggio tutto quanto....Aprile piovoso maggio grazioso... Aprile ogni goccia un barile, per dire quanto è preziosa la pioggia di aprile per le vigne...Ma il proverbio per eccellenza di questo mese è APRILE DOLCE DORMIRE.Io mi chiedo chi lo ha inventato. A voi risulta che in aprile si abbia la possibilità di dormire di più? Vi risulta che sul posto di lavoro vi consentano di arrivare un’ora dopo per non smentire la saggezza popo-lare? Vi guardano forse male se arrivate in orario?E perché proprio in aprile? A me sembra che, se si po-tesse, tutti i mesi sarebbero “dolce dormire” perché di riposo ne abbiamo bisogno tutti. Qualsiasi persona che io incontro, alla domanda “come stai” mi risponde “Bene” e poi aggiunge “Oh Dio, straca come sempre...”. Il fatto è che siamo tutti più o meno stressati, e più sei stressato più senti la necessità di fermarti e di riposare. Ma se sei stressato non dormi, è una legge di natura!! E alla natura non puoi comandare, alla natura puoi soltanto obbedire. Stai lì, sveglio, nel buio, con gli occhi rivolti al soffitto.Anch’io a volte ho dei periodi di insonnia. Di notte mi giro, mi rigiro, me cuerzo, me descuerzo, penso, leggo, mi alzo per andare in bagno... diciamo che ho un’intensa attività notturna. Però il non dormire annoia e rende nervosi, o meglio zidiosi. Non voglio prendere farmaci che “i te ensemeniss” e il giorno dopo vai in giro come uno zombi. E allora come comportarsi in quei periodi di insonnia? Donne e uomini attenti a me che ho trovato un sistema efficace. Prima di andare a dormire prendo venti gocce di guttalax. No, non è che dorma con quelle! Ma almeno durante la notte ho qualcosa da fare!

Buon aprile a tutti (e òcio al meteo)

Vogliatevi bene!!!

Loredana

di LOREDANA CONT

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SOMMARIO APRILE2015

Diretto da: Paolo Curcu [ [email protected] ]

In redazione: Pino Loperfido, Cristina Pocher, Gennj Springhetti

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Chiesa, Loredana Cont, Antonia Dalpiaz, Lara Deflorian, Fabio De Santi, Fiorenzo Degasperi, Alberto Folgheraiter, Renzo Francescotti, Flora Graiff, Francesca Mazzalai, Astrid Mazzola, Francesca Negri, Silvia Tarter, Tiziana Tomasini, Giada Vicenzi

Progetto grafico: Fabio Monauni

Redazione:Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461/362155 Fax 0461/362170

Editrice: Curcu & Genovese Associati S.r.l. Via Ghiaie 15 38122 Trento Tel. 0461.362122 Fax 0461.362150

Concessionaria Pubblicità:Südtiroler Studio S.r.l.TRENTO Via Ghiaie 15Tel. [email protected] pubblicità: Rosario Genovese

BOLZANO Via Bari, 15Tel. 0471.914776 Fax [email protected] pubblicità: Giuseppe Genovese

Stampa: Alcione Trento

Registrazione Tribunale di Trenton. 536 4 aprile 1987

COME ABBONARSI: (un anno, 12 numeri a Euro 20,00)BOLLETTINO POSTALE c/c N. 11492386 Curcu & Genovese Associati TM Via Ghiaie, 15 38122 TRENTOBONIFICO BANCARIO CASSA RURALE DI TRENTOIBAN IT15 E083 0401 8040 0000 3080 485CARTA DI CREDITO Telefonando allo 0461.362122DIRETTAMENTE PRESSO L’UFFICIO ABBONAMENTI Via Ghiaie 15 Trento Tel. [email protected]

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AVVISO AI LETTORILa scelta degli appuntamenti è a cura della redazione. La redazione non è responsabile di eventuali cambiamenti delle programmazioni annunciate. www.trentinomese.it

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Ring4 COMMENTI 8 IL DIALETTO INFORMA10 DA DONNA A DONNA

Attualità14 FRANCO MOSCON18 UN POPOLO, DUE PATRIE24 STORIA DI UNA GAVETTA26 LA “DIVINA” ALLE TERME30 BUONA PASQUA CON CISA

34 COVA, IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO38 NICOLA SORDO: IL CANTATTORE40 FLORA GRAIFF42 SPECIALE MODA PRIMAVERA-ESTATE

Panorama47 SOCIETÀ FILARMONICA48 FIORELLA MANNOIA50 GIOVANNI ALLEVI52 PINTUS E LA MANNINO56 QUOV.IT58 IL MERCATINO DELLA CONTRADA60 DANZA A TRENTO63 NINA ZILLI64 TRENTO FILMFESTIVAL

Giorno per giorno66 MOSTRE70 APPUNTAMENTI DEL MESE

Scoop&news78 IL FOTOGRAFO DEI MATRIMONI80 MATTEO FRANCESCHINI82 DUE BORSE DI STUDIO83 DAL MARCANTE ALLE ALBERE84 VIA CRUCIS TRENTINA

Rubriche86 LIBRI E LIBRERIE88 VOLTI NELLA STORIA89 IL RISTORANTE 90 LA VIGNETTA

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“La mia qualifica – spiega Fran-co Moscon di Lavis, cittadina dove è nato e risiede – è quel-

la di Ricercatore Biomedico e mi occupo di medicina diagnostica nel campo delle Neuroscienze (Alzheimer e Parkinson in modo particolare) e il mio lavoro si svol-ge in stretta collaborazione con diversi istituti di ricerca, sia italiani che stranieri, come il Paul Scherrer Istitute di Villingen vicino a Zurigo, il Max Planck Istitute di Düsseldorf in Germania e l’Università di Cambridge in Inghilterra; per quanto riguarda l’otreoceano, ultimamente col-laboro anche con la Columbia University di New York”. Figlio di un muratore e di una sarta, Moscon ha una grande pas-sione per il cinema, nata quando aveva

MEDICO DI PROFESSIONE, ATTORE PER HOBBY, VANTA AD OGGI QUASI 100 FILM: HA INIZIATO DA RAGAZZINO, PER CASO, LAVORANDO PER ANTONIONI, WERTMÜLLER, TORNATORE, BELLOCCHIO,AL FIANCO DI MOSTRI SACRI COME SORDI, MANFREDI, GASSMAN… LO ABBIAMO VISTO IN “A UN PASSO DAL CIELO” E NELLA SERIE TV DE “L’ISPETTORE DERRICK”. UNA PASSIONE CHE DURA DA QUASI 50 ANNI

15 anni. “Era l’estate del 1966 ed ero in visita da parenti – racconta Moscon – stavamo facendo una scampagnata a Manziana, sul lago di Bracciano, vicino a Roma. Mio cugino conosceva di vista il regista Giorgio Simonelli. Eravamo in un bar per un aperitivo e Simonelli rivolgen-dosi a me disse: Ti andrebbe dopo pranzo di venire da me a fare una comparsata?. Io ho guardato mio cugino cercando di capire, perché non ero pratico di film e di comparse. Accettai quasi per gioco e il regista mi diede l’indirizzo dove recarmi e mi raccomandò di essere lì nel primo pomeriggio. Mio cugino mi accompagnò sul set e il costumista mi mise addosso una specie di poncho a righe bianche e nere. Mi vestì da peone messicano e mi

FRANCO MOSCON di Gianfranco Gramola

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se volevo andare a Roma a fare un’altra volta il peone, a vendere la verdura sulla strada nel film di Anton Giulio Maiano “La freccia nera” con Loretta Goggi. Ho accettato, chiaramente. Dopo questo lavoro mi hanno iscritto in un’altra agen-zia di casting. Nel ’69 mi chiamarono da Roma per dirmi se volevo fare il ruolo di rivoluzionario, sulle barricate, nel film di Gigi Magni “Nell’anno del Signore”. Ha un aneddoto che riguarda il film?Ce n’è uno molto simpatico tra me e Vittorio Gassman. “Oggi me va de fumà de fino – mi disse Gassman – me vai a prendere le Peer dalla Sora Amelia?”. Vado a prendere le sigarette, le porto all’attore che apre subito il pacchetto e Alberto Sordi, che era lì vicino, gli scroc-ca una sigaretta e se ne va via. Gassman ne accende una e mentre se la gusta seduto sulla poltrona, gli dico: “Signor Vittorio, lei che è un grande maestro, non è che potrebbe insegnarmi qual-che trucco su come stare sul set?”. “A Frà – rispose il maestro – come prima lezione te vojo dì ‘na cosa. Tu quando arrivi sul set, che sia mattina, mezzo-giorno o sera, guardate attorno e cercate una poltrona comoda”. Lì per lì rimasi un pochino deluso per questo consiglio un po’ leggero. Ma con il tempo questo consiglio mi è tornato utile. Non più tardi di 15 giorni fa eravamo nella chiesa di Collalbo, sul Renon, a girare una scena

del film che si chiama “Fraulein”, con Christian De Sica (il quinto film che giro con lui) dove durante la Messa al prete suona il cellulare, i chierichetti ridono e altre cose strane, ecc… All’improvviso il cielo diventa grigio e inizia a fare freddo. Erano due gradi sotto zero. Siamo entrati con il sole, abbiamo girato tre ore e per finire nevicava. Ho detto a mia moglie: “Vieni che andiamo a cercare una pol-trona comoda, da riposare le gambe!”. Ha mai pensato ad un nome d’arte?Ho pensato al nomignolo di Frankie, come mi chiamano ogni tanto gli amici quando ci troviamo sul set. Ma non è mai stata una cosa seria.Quali erano i suoi miti, i suoi idoli da ragazzo?Totò, Fernandel, Gino Cervi, il tenente Sheridan, ecc…C’è una parte che le piacerebbe re-citare?Ho sempre sognato di fare la parte dello

mise un cappello di paglia per coprire i capelli biondi, mi sporcò la faccia con un po’ di terra e all’improvviso mi ritrovai sul set. Che emozione. Il film era “I 2 figli di Ringo” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.Che ricordi ha di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia? Due personaggi fantastici. Io li conosce-vo attraverso i film che avevo visto all’o-ratorio di Lavis e andare lì, sul set, e con

timore reveren-ziale, conoscerli dal vivo è stata una emozione in-descrivibile. Per me era come se fossero di fami-glia, come degli zii. Ti dirò di più… Ciccio Ingrassia, che sembrava scontroso, un po’ distaccato, era più bonaccione di

Franco Franchi. Però tutti e due erano persone molto umili e semplici. Dopo I figli di Ringo ha proseguito con il cinema?Dopo questa “avventura”, un’agenzia di casting mi ha fatto un paio di foto e ha preso i nomi delle comparse. Allora le agenzie di casting non avevano i databa-se come oggi. L’anno dopo mi chiesero

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ce la facevano a guidare la macchina. Lei ha lavorato in film diretti da An-tonioni, Magni, Tornatore, Wertmuel-ler, Bellocchio. Con chi si è trovato meglio?Mi sono trovato bene con tantissimi. Uno è Massimo Campiotti con cui ho lavora-to nel film “La guerra sulle montagne”. Massimo l’ho trovato veramente profes-sionale e soprattutto un amico. Dopo mi sono trovato meravigliosamente bene con Anton Giulio Maiano. Gigi Magni, gran conoscitore di cose romane, era una persona straordinaria e molto intelligente. Ho un bel ricordo anche di qualche regista russo di “Derrick”. Una regista simpaticis-sima e schietta, anche se diceva spesso parolacce, era Lina Wertmüller, che era una che amava stare in compagnia. Come attori invece mi viene in mente Monica Vitti , quando ho fatto “Il mistero di Oberwald”, dove facevo la parte di maestro di caccia, una simpaticona. Poi ho trovato stupenda Claudia Cardinale. Ci siamo trovati tre anni fa a girare “La mon-tagna silenziosa” e abbiamo ricordato i tempi in cui abbiamo lavorato insieme. Un attore con cui ho lavorato recente-mente e che ho trovato simpaticissimo è Alessandro Siani nel film “Il principe abusivo” che mi chiamava sempre papà e mia moglie la chiamava mamma.Con quale attore le piacerebbe la-vorare?A parte ancora con Siani, mi piacerebbe lavorare con Claudio Bisio. Mi avrebbe fatto piacere incrociare il mitico Marcello Mastroianni. Come mi piacerebbe lavo-rare con la trentina Francesca Neri, se ho la grazia di essere scelto.Di tutti gli attori con cui ha lavorato, qual è il più umile?Come donna sicuramente Monica Vitti,

una persona semplice, alla mano. Anche Loretta Gogg,i con cui ho recitato ne “La freccia nera”, è una ragazza umile. Daniele Pecci con cui ho fatto tre film, è un gran simpaticone. Il più bravo?A parte i mostri sacri come Alberto Sordi, Vittorio Gassman, ecc… devo dire Gian-carlo Giannini che recita molto bene ed ha un grande carisma. Mi piacerebbe lavorare ancora con lui, come mi pia-cerebbe recitare con Lando Buzzanca. Per la simpatia?Per simpatia e disinvoltura direi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sono quelli che mi hanno colpito di più e che mi han-no stimolato ad andare avanti con questo hobby, perché per me fare la comparsa nei film è un hobby. Molti mi chiedono se ho mai pensato di farne una professione. Ho risposto loro che c’ho fatto un pen-sierino, solo che quando l’ho fatto avevo quasi 50 anni. Dovevo pensarci prima e allora diventava una cosa più seria. Altro attore simpatico era Ugo Tognazzi, come lo era l’attore toscano Renzo Montagna-ni. Lui era molto simpatico sul set, dove

sceriffo in un film western. Mi vengono in mente i film di Sergio Leone, un regi-sta che mi ha sempre affascinato: “Per un pugno di dollari – Il buono, il brutto e il cattivo – C’era una volta il West ”. Il mondo del cinema l’ha sempre af-fascinato o l’ha anche deluso?Ci sono stati e ci sono – anche momenti di delusione. Tu vai a fare un casting per una parte e dopo non te la danno o te ne danno un’altra, lì per lì ci rimani un po’ male, però pur di rimanere nel giro, accetti ugualmente. Bisogna avere uno spirito di adattamento enorme. Ho avuto delusioni, ma tantissime soddisfazioni e per questo ringrazio Dio. Da questa passione mi si sono aperte le porte del cinema e dopo 49 anni sono ancora qui. Nel luglio del 2016 faccio le nozze d’oro con il cinema. Una soddisfazione enorme è stata quella di fare dieci puntate con l’ispettore Derrick (Horst Tappert, ndr.), che io ho definito il mio secondo padre, un signore sul set, un signore nella vita. L’ha frequentato anche fuori dal set?Si, siamo diventati molto amici! Quando nel 2008 è morto, sono andato a Monaco e ho pianto più di quando sono morti i miei genitori. Amavo moltissimo i miei, mamma in particolare, ma “Derrick” era una persona speciale per me. Quando veniva a fare le terme a Merano, al Pa-lace, ci trovavamo su insieme a Lucio Dalla. Poi, a fine settimana della Trau-benkur (settimana della cura dell’uva), mi invitava in un agritur sopra Marlengo e lì, insieme al suo aiutante Frits, si mangiava e beveva, tanto che poi dovevamo por-tare in hotel sia lui che Frits, perché non

Con Paola Coltellesi

Nel film “Lacrime delle Dolomiti”

Franco Moscon con la moglie e Terence Hill

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faceva tutte le zingarate di “Amici miei”. Ho avuto modo di incontrarlo due volte in aereo e l’ho trovato invece una persona scontrosa.Economicamente si può vivere facen-do la comparsa?Assolutamente no. La comparsa prende 85 euro lordi al giorno e non è che lavori tutti i giorni. Ogni tanto ti passano le spe-se di viaggio, la benzina per spostarsi. Se invece fai una figurazione speciale puoi arrivare a 120 euro netti al giorno. Per gli attori i prezzi sono tutt’altro. Ha un sassolino nelle scarpe che vor-rebbe togliersi?Una cosa che mi sta sullo stomaco, e non parlo solo per me, ma a tutta la pla-tea delle comparse e degli attori minori, è che non siamo tutelati da un sindacato. Noi comparse all’inizio facevamo 9 ore al giorno, ossia 8 di lavoro e un’ora di pausa pranzo. Da anni e anni le ore sono diventate minimo 10, certe volte si sfora e si va anche sul notturno dopo le 20 che ci dovrebbe essere lo straordinario, che non c’è o meglio nessuno te lo contem-pla. Sono una volta ci hanno pagato gli straordinari e difatti ci siamo meravigliati tutti, ed è stato l’anno scorso durante il film “Elser es muss sein” del regista Oliver Hirschbiegel. È venuto e ha detto alle comparse del cast: “Tutti quelli che si sono fermati dopo la cena prenderan-no la differenza, ossia gli straordinari”.

Qual è la differenza fra figurante e comparsa? Io ho sempre pensato che il figurante è quello che va in televi-sione, mentre la comparsa è presente nei film. È giusto?Sì, però spesso sul set chiamano figu-rante anche la comparsa. La parola com-parsa sembra una parola di una volta, mentre figurante sembra più moderna. Ma il significato è sempre quello. Una volta c’era lo spazzino, ora c’è l’operatore ecologico, ecc… Dopo c’è la parola figu-razione speciale. Praticamente tu sei un personaggio, vestito in un certo modo, che però viene inquadrato in una cer-ta maniera e quindi sei una figurazione speciale. A volte capita che ti prendano come comparsa e all’ultimo minuto il regista ti cambia il ruolo e in quel caso vieni pagato di più. E qui torniamo al discorso di prima, cioè del sindacato, perché percepisci di più se hanno l’one-stà di riconoscere che avevi firmato da comparsa, ma per esigenze di copione, ti trovi come figurante speciale. Però, nonostante abbiano al seguito tutte le segretarie di produzione, la ragioniera, quelli che guardano i conti e le presenze, ecc… si dimenticano, non si sa come, di pagarti per il ruolo che interpreti.Quali sono le sue ambizioni?Pur rendendomi conto che i vent’anni se ne sono andati da un bel pezzo, innan-zitutto poter stare in salute e spero che

vengano ancora produzioni in Trentino Alto Adige, visto che a Bolzano c’è la BLS, Business Location Südtirol, patro-cinata dalla Camera di Commercio, ma anche a Trento c’è la nostra Provincia, per poter fare qualche bel film in zona. In Alto Adige mi hanno dato la possibilità di conoscere delle case di produzione austriache, tedesche e anche svedesi e ogni tanto mi chiamano. Ho notato una cosa, come in tante altre storie della vita, cioè che se uno sa comportarsi bene, sta con i piedi per terra, ha voglia di lavorare quando c’è l’opportunità ed è disponibile a spostarsi, è facile che venga preso in considerazione.A chi vorrebbe dire “Grazie”?Un grazie speciale lo vorrei dire a mia moglie Franca perché mi ha sempre incoraggiato. Lei è più una donna da televisione, ha partecipato a tantissime trasmissioni come opinionista, ossia da Paola Perego, da Maria de Filippi, da Barbara D’Urso, ecc… Però, per curiosi-tà,, anche lei si è avvicinata al cinema e nel suo curriculum ha partecipato a ben 30 film. Io, a fine marzo, ho fatto il mio 91esimo. Poi apprezzo e ringrazio molto la disponibilità dove lavoravo, all’I.R.S.T. (Istituto per la Ricerca Scientifica e Tec-nologica con sede a Povo di Trento) per-ché sono sempre stati di manica larga con me, concedendomi dei permessi per andare a lavorare sui set. ■

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1914-1918 UN POPOLO, DUE PATRIE – SEDICESIMA PUNTATA

L’ITALIA LATITANTETRA LE ROVINE “REDENTE”

di Alberto Folgheraiter

Con l’armistizio del 3 novembre 1918, per più della metà degli ol-tre due milioni di militari italiani

vi fu il “rompete le righe”. Entro la fine del 1918 sarebbero stati congedati un milione e 400mila soldati. Riposte le armi, l’esercito fu subito impe-gnato nel soccorso e nella ricostruzione delle terre “redente”, mentre a Parigi, il 18 gennaio 1919, si apriva la Conferenza di pace. Poiché l’Austria si era dissolta e il grande impero danubiano si era rim-picciolito in una Repubblica di appena sei milioni di abitanti, la responsabilità di aver scatenato l’Armageddon e il pagamento degli ingentissimi danni di guerra furono caricati sulle spalle della Germania con la quale la Francia van-tava un vecchio credito. La sconfitta di Sedan, nella guerra Franco-Prussiana del 1870, bruciava ancora. L’Alsazia e la Lorena, cedute mezzo secolo prima, tornarono a Parigi. Per quanto ci riguarda, fino al trattato di Saint-Germain (10 settembre 1919), che regolava la ripartizione degli ex territori della corona di Vienna, il Trentino-Alto Adige sarebbe rimasto una regione “oc-cupata” dal Regio esercito e non “an-nessa” al Regno d’Italia. Per tale ragione e per quasi un anno la regione ebbe un governatore militare (Pecori-Giraldi).Per prima cosa, gli occupanti furono im-

pegnati a ricostruire i ponti fatti saltare e le strade interrotte dalle frane. Poi, nei villaggi e nei centri devastati dalla guerra si cominciò a predisporre le baracche per gli sfollati che tornavano a casa.La Grande Guerra era costata all’Italia un’ingente somma di denaro: 148 mi-liardi di lire, pari al doppio delle spese

sostenute dai governi italiani dal 1861 al 1913. Poiché l’Italia era stata l’unico Paese belligerante a non aver aumentato la pressione fiscale durante la guerra, questa scelta aveva portato a un enorme deficit nel bilancio pubblico. Dal 1916 al 1919, il debito con l’estero era cresciuto di otto volte, mentre la spesa pubblica

IL RITORNO DEI PROFUGHI RALLENTATO DAI DANNI E DALLA BUROCRAZIA - GLI STESSI IRREDENTISTI COSTRETTI AD AMMETTERE I RITARDI NELLA RICOSTRUZIONE DEI PAESI DEVASTATI DALLA GUERRA – PER MESI IL TRENTINO FU UNA PROVINCIA “OCCUPATA” DAI MILITARI ITALIANI – SUL PIANO DELL’EFFICIENZA AMMINISTRATIVA PIÙ CHE ESSERE REDENTO, “IL TRENTINO AVREBBE DOVUTO REDIMERE L’ITALIA”

Albaredo di Vallarsa: un mucchio di rovine

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era lievitata al passo con l’inflazione. È anche questa una delle ragioni, non l’u-nica, della lentezza dei finanziamenti per la ricostruzione delle province “redente”. In Trentino, l’attesa delusa si trasformò in rabbia. Difatti, nell’estate del 1919, otto mesi dopo l’occupazione italiana del Sudtirolo, il Trentino era, per larga parte, “ancora in condizioni molto penose”. Nelle valli, soprattutto. A giudizio di Ottone Brentari (1852-1921), giornalista e uomo di cultura, irredentista e tra i propugnatori dell’intervento con-tro l’Austria, quello stato pietoso della regione andava attribuito alla “lunghezza interminabile della Conferenza di Parigi”. A causa delle lungaggini diplomatiche, in Trentino tutto era provvisorio. “Non si può fare di più sino a che non sia venuto il giorno della definitiva an-nessione”. Poiché in Italia “il pubblico è distratto e trascura di pensare a tanti fratelli che vivono nel dolore”, Ottone Brentari stampò un dossier, il condensa-to di un’inchiesta, nelle città e nelle valli del Trentino, compiuta nella primavera del 1919 per conto della Lega Nazionale Italiana di Milano. La definì una “missio-ne di patriottica pietà” per “convincere [gli italiani] che il Trentino dalla guerra è stato massacrato molto di più che l’Italia non sappia e non creda, e voglio anche dimostrare che il Governo ed il popolo [italiano] per il Trentino hanno fatto trop-po poco, e quel poco non è stato fatto molto bene”.L’interventista Ottone Brentari dichia-rò che voleva astenersi dal fare “un processo alla guerra ed al modo in cui essa fu condotta”. Si limitò a rilevare i danni immensi e a spiegare “che cosa era il Trentino prima del 1915, come fu

ridotto in quattro anni di guerra, e che cosa si è fatto o non fatto per avviar-lo verso il suo Risorgimento, e quali i doveri del popolo italiano verso quella povera terra redenta ma in gran parte rovinata, e che somiglia a un uomo liberato dalla schiavitù, ma lasciato a terra colle braccia paralizzate e colle gambe fratturate”.Pur ammettendo che non tutte le col-pe erano ascrivibili al Governo italiano, Ottone Brentari spiegava: “Il Trentino non è “una provincia invasa e devasta-ta”; perché il Trentino non è “provincia italiana”, ma semplicemente un “terre-no occupato”; e perciò il Trentino non ha neppure il conforto delle promesse che si vanno facendo al Veneto. Fino a quando?” Sulla stessa lunghezza d’onda pure un altro fuoriuscito, il roveretano Mariano Vittori, il quale pubblicò alcuni articoli per denunciare il totale abbandono del-la sua città di origine. Nel 1919 diede alle stampe un testo dal titolo “Il mar-tirio di Rovereto e dei suoi distretti”, a cura del Circolo Trentino [di Verona] e dei Profughi Roveretani [in Italia]. Con quell’opuscolo, Vittori intendeva solle-citare il Governo italiano a provvedere con rapidità per alleviare i disagi di una popolazione stremata dopo quattro anni di guerra. Gli Irredentisti, riparati in Italia prima dello scoppio del conflitto con l’Austria-Ungheria, chiedevano, inascoltati, “che i migliori patrioti trentini fossero richia-mati nella regione e che ad essi fosse affidata l’ardua mansione di ricostruire”.Dalle pagine di Mariano Vittori traspariva una cocente delusione: “Attualmente [febbraio 1919] nel Trenti-

no è rimasta solo quella parte della po-polazione la quale non poté nemmeno, di fronte ad una violenta persecuzione, abbandonare la propria casa. Questo re-siduo è composto in massima parte di poveri contadini suggestionati dai preti, ultra austriacanti, creature del Seminario Tridentino, e in più esigua quantità da piccoli borghesi, vecchi, donne, fanciulli, atterriti da un regime spaventoso, orbati dei mariti e dei padri, morti o morituri nelle trincee galiziane, lì dove gli Asbur-go hanno scavato la fossa dell’italianità irredenta. […] Si arrestarono e interna-rono tutti quei cittadini su cui gravasse il più tenue sospetto di italianità; si in-carcerarono e si deportarono vecchi e vecchie più che ottantenni; si sparsero notizie al fine di oscurare vendette e rappresaglie”.

Poiché il 25 gennaio 1919, quaranta gior-ni dopo l’occupazione del Trentino da parte delle truppe italiane, nulla era stato ancora fatto, Mariano Vittori suggeriva al Governo di Roma i provvedimenti da prendere immediatamente, per non in-correre “in una catastrofe materiale e politica”. L’articolista-irredentista proponeva, tra l’altro, “l’affidamento delle nuove ter-re [redente] all’amministrazione civile poiché, dal 4 novembre 1918, Trento e Trieste erano sotto la gestione di un Governatorato militare”. Inoltre, era ur-gente “chiamar nel Trentino i trentini realmente affermativi e a loro affidare le mansioni più delicate”. Si imponeva poi una “sollecita e decisa” epurazione del personale [già operante sotto l’Au-stria] nelle amministrazioni dello Stato “specialmente nella magistratura e

Terragnolo Marco di Rovereto

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nell’insegnamento”. Inoltre, il Governo avrebbe dovuto “accordare ai rimpatriati un anticipo [di denaro] che potrà esser rivalso sul risarcimento finale dei danni di guerra”. In tal modo si sarebbe messa “la citta-dinanza delle regioni devastate e sac-cheggiate nella condizione di iniziare l’opera di ricostruzione; ciò con enorme vantaggio anche dello Stato”.Prima della guerra, Rovereto aveva 11.618 abitanti e 854 case. Scriveva ancora Vittori:

“Oggi [dopo tre mesi dopo l’armistizio] sono quasi tutte almeno lesionate e tut-te, compresi gli stabilimenti industriali, interamente spogliate di attrezzi, di mo-bili, di metalli, perfino di porte e finestre. Il saccheggio ha lasciato all’elegante cit-tadina solo que’ muri che non furono percossi dalle cannonate. […] Nessuna città del Trentino, e ben poche del Vene-to, sofferse la decima parte di quello che ha sofferto e soffre Rovereto; e finora per Rovereto e per i suoi Distretti non si è fatto nulla”.

In una prima corrispondenza del 25 gen-naio 1919, Mariano Vittori aveva scritto:

“Rovereto è schiantata anche più di quanto può apparire alla rapida visione e i suoi dodicimila abitanti e i ben quaran-tamila dei suoi distretti, rientrano, pallidi di sofferenza e fidenti di rinascita, in un flusso continuo. Oggi sono settemila i

rimpatriati, domani saranno di più. Ven-gono dal Regno [d’Italia] o dalle nebbio-se nostalgie di Katzenau, di Braunau, di Mitterndorf […] Nulla rimane di Rovere-to, nulla, eccetto i muri crollati: questo deve sapere il paese e il Governo”.Un governo che “non manda né denari né acconti; i sussidi non vengono, i soc-corsi mancano e i profughi (e chi non si agiterebbe) protestano”.

Parole di un irredentista convinto. Dello stesso tenore, sia pure con altro stile, gli interventi di Ottone Brentari sulla stampa milanese:

“I decreti Luogotenenziali 16 dicembre 1918 e 3 gennaio 1919 sui risarcimen-ti dei danni furono dichiarati applicabili anche alle terre redente. Ma con tante clausole, riserve e complicazioni da far perdere la testa e la pazienza anche al più calmo dei pacificissimi trentini. L’accertamento avrebbe dovuto esser fatto direttamente dal Governo, e su tale accertamento si sarebbe dovuto dare un anticipo, per rendere possibile la rianimazione della vita civile. Col solito pretesto che si tratta non di terreno [ter-ritorio] annesso, ma semplicemente di terreno occupato, non si fece una cosa né l’altra [...] Si deve poi anche osserva-re che la domanda per l’accertamento dei danni deve venire diretta al Giudice distrettuale, e che i Giudizi distrettuali (perché non furono riattate le loro sedi) non funzionano ancora a Pieve di Ledro,

a Condino, a Strigno, a Mori, cioè pro-prio nelle località dove più sarebbero ne-cessari. Così, privi di mezzi, i proprietari di terreni non possono rianimare i loro campi e gli industriali devono lasciare nell’inerte rovina le loro officine”.

Pure Oreste Ferrari, intellettuale liberale, nato nel 1890 a Locca in Val di Ledro, dedicò vari articoli ai problemi del pri-mo dopoguerra nel Trentino “redento”. Fervente interventista, era espatriato clandestinamente il 2 dicembre 1914. A Milano (gennaio 1915) fu tra i fondatori del giornale “L’Italia irredenta”. Volontario di guerra, rimase ferito al fron-te. Tornato a Milano, si impegnò quale redattore della “Libertà”, settimanale dei Trentini fuoriusciti, fondato nel mese di febbraio del 1917. Con l’occupazione del Trentino da parte degli Italiani, “La Liber-tà” divenne il quotidiano liberale di Trento. I venti resoconti di Oreste Ferrari furono pubblicati sul giornale a cominciare da metà maggio del 1919. Scriveva:

“Se almeno per ogni paese si fosse, fin dal primo ritorno dei profughi, nominati dei fiduciari o delle persone investite di una funzione analoga, molti inconvenien-ti si sarebbero evitati. Soltanto persone del luogo potevano illuminare e indirizza-re circa certi bisogni e certe opportunità più urgenti e stringenti. Nessuno è stato chiamato a dire il suo parere”.

Nella primavera del 1919, con l’aiuto di quaranta ingegneri civili, il Consiglio Provinciale dell’Agricoltura di Trento compì una ricognizione generale per quantificare i danni di guerra in Trentino e nell’Ampezzano. Dei 373 comuni del Trentino, quelli danneggiati risultarono 92, “e poiché molti di essi, specialmente nelle valli del Leno e sugli altipiani, sono formati di vari paeselli, così si può affermare che i paesi danneggiati in tutto o in parte sono non meno di 150”. Il danno subito dai comuni non evacuati fu calcolato in 531 milioni di lire. Nei paesi del Trentino meridionale e nelle Giudicarie (distret-ti di Rovereto, Borgo Valsugana, Riva e Tione), compresi nella “zona nera”, i danni ammontavano a 995 milioni di lire; quelli dell’Ampezzano a 45 milioni di lire, per un totale di 1 miliardo e 531 milioni di lire. “Come può risorgere un Paese così dis-sanguato e massacrato se non si verrà largamente e prestamente in suo soc-corso?”, si chiedeva Ottone Brentari.

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Olle Valsugana

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“Da ben sette mesi si attende la pace, e intanto il Trentino geme dovendo sop-portare tutti i danni della guerra”.Il cambio delle corone in lire italiane fu una beffa ulteriore poiché la corona au-striaca, denaro corrente anche in Tren-tino, fu valutata appena 40 centesimi contro la lira. Con una simile svalutazione gli “occupanti” italiani impoverirono il già misero Trentino. Da qui l’amara constata-zione: “Trento, redento al 40 per cento”.Non tutti, in verità, restarono poveri. Co-loro i quali, appena arrivati gli Italiani, cambiarono alla pari le corone in lire si trovarono in tasca un discreto gruzzolo. L’ordinanza del Comando Supremo sul cambio corona-lira fu adottata solo il 15 novembre 1918. In tal modo, scriveva Brentari “gli ingrassatisi durante la guer-ra, ebbero tutto il tempo di trasformare le corone in lire”.Gli unici svelti di mano e di ingegno fu-rono gli esercenti i quali, appena arrivati gli Italiani “si affrettarono a far pagare cinque corone l’oggetto che fino allora ne valeva due”. Un po’ come sarebbe accaduto ottant’anni dopo, il 1° gennaio 2002, in Italia, con il cambio della lira in Euro. Il giorno seguente, un caffè, del valore di 800 lire, al bar sarebbe stato pagato a 80 centesimi di euro, un prezzo più che doppio di quanto costava fino la sera prima. In verità, fin dal 6 novembre 1918, il capo

di Stato Maggiore dell’Esercito, genera-le Diaz, aveva diramato un ordine: “Nei territori del Regno dichiarato in stato di guerra e nei territori occupati oltre confine è vietata l’incetta della valuta austro-ungarica, nonché qualsiasi forma di commercio della valuta italiana con valuta austro-ungarica”. I trasgressori sa-rebbero stati puniti “col carcere militare”.A tale proposito, può essere interes-sante un raffronto fra i prezzi praticati a Trento prima e dopo la Grande Guerra: il pane, che nel 1914 costava 8 centesimi di corona, nel 1918 passò a 30 cente-simi; il manzo da 2 a 15 corone al chilo; il vitello da 1,60 a 18 corone al chilo; il capretto da 0,80 a 16 corone; la legna da 2 a 20 corone al quintale; l’insalata da 7 centesimi a 2 corone al chilo; il sapo-ne da 20 centesimi a 5 corone il pezzo; un pennino da calamaio passò da 2 a 20 centesimi; un paio di scarpe da 25 a 100 corone; gli zolfanelli passarono da 14 centesimi per dieci scatole a 25 centesimi la scatola. Il rincaro fu dettato dall’inflazione e pure “dall’esosità degli esercenti che perdettero ogni senso della misura”. Inoltre, Ottone Brentari faceva notare che “quando il Trentino passerà dalla condizione di occupato a quella di annes-so, sarà chiamato a dare il proprio contri-buto al pagamento delle immense spese della guerra italiana. E non è giusto che

esso, dopo tanti danni subiti nelle sue sostanze durante la lunga guerra, abbia a portare da solo il grave peso del deprez-zamento della corona e le conseguenze della disfatta dell’Austria stessa”.La protesta fu corale e lo scoramento fu palpabile perfino tra gli Irredentisti. Non potendo chiudere la stalla quando i buoi erano già scappati, l’autorità milita-re di occupazione strinse ulteriormente le maglie della censura. I due giornali che si stampavano a Trento, Libertà e Nuovo Trentino, furono costretti a toglie-re o cestinare tutte le lettere di critica da parte dei lettori. Il disagio e la disapprovazione furono incanalati dal “Fascio per la rinascita di Rovereto e dei paesi evacuati del Di-stretto”. Tale istituzione convocò a Tren-to i rappresentanti di tutti i comuni del Tirolo italiano, i quali, con voto unanime, decisero l’invio a Roma di una delega-zione per “illustrare il danno che deriva al Paese dalla disposizione governativa e la responsabilità che assumerebbe il Governo se non avesse perlomeno de-cretato la parificazione fra corona e lira per tutti rapporti di credito anteriori allo scoppio della guerra”.

Intanto, liberati migliaia di prigionieri austro-ungarici, dal 15 novembre 1918 prese il via il rientro in Trentino dei pro-fughi “internati nelle province austriache

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e degli abitanti di comuni vicini alla zona di operazione che, per ragioni militari, erano stati evacuati”.Alla fine di marzo del 1919, ma il dato va preso con le molle perché appare gonfia-to rispetto a successive verifiche, erano rimpatriate in Trentino – lo scriveva Ot-tone Brentari – 126.300 delle 148.710 persone evacuate. Prima della guerra, la popolazione del Tirolo italiano era di 386.438 unità. Coloro che tornavano a casa erano concentrati a Trento, in attesa di “smi-stamento nelle zone abitabili” poiché “era impossibile far proseguire subito i profughi per i loro paesi, visto che mol-ti mancavano assolutamente di locali abitabili”. Numerosi furono ospitati per alcuni mesi nelle colonie di Trento, Rovereto, Sacco, Riva, Tione, Borgo. Nel frattempo erano assistiti dal “Comitato Provvisorio dei Profughi Trentini”.Nella caserma Perini, a Trento, fu dato alloggio temporaneo a oltre tremila pro-fughi, la maggior parte di Marco, Mori e Brentonico. Altri collegi-convitto erano stati individuati nell’asilo Zanella, nell’ex istituto dei Cappuccini (uomini e donne delle Case di Ricovero, orfanotrofio per 131 fra maschi e femmine, una casa per le partorienti). I profughi della Val di Ledro furono trat-tenuti nella Colonia di Riva del Garda.Cucine economiche, con la distribuzio-

ne di centinaia di pasti giornalieri, furo-no allestite a Trento, Rovereto, Borgo e Riva del Garda, Arco e Mori. Per la maggior parte erano gestite dall’Opera Bonomelli, un’associazione di soccorso religioso-sociale, inizialmente destinata agli emigranti, fondata nel 1900 dal ve-scovo di Cremona Geremia Bonomelli (1831-1914).Nell’estate del 1919, la maggior parte della popolazione deportata in Austria, Moravia e Boemia era rientrata nei paesi d’origine. In quei mesi tornarono a casa, alla spicciolata, anche i profughi dispersi in 264 comuni italiani.Gli uni e gli altri, alcuni perfino di una stessa famiglia, divisi dalla guerra, tro-varono abitazioni distrutte, stalle sbrec-ciate, campagne minate o trasformate in mille cimiteri improvvisati.Con l’appello “Italiani, soccorrete il Tren-tino”! Ottone Brentari ammoniva:

“Non dimentichiamo che il Trentino, per venire liberato, ha dovuto anche venire in gran parte massacrato; e ad alleviare quel massacro dobbiamo esser specialmente noi che abbiamo voluto la guerra, e che mai ci penti-remo di averla voluta, anche se essa, non certamente per colpa nostra, ci è stata causa di così gravi delusioni, ed è risultata, per colpa dei falsi mer-canti di umanitarismo, non lotta di alte idee ma gara di bassi interessi”.

Poiché nei paesi devastati mancava tutto, dal vestiario alla biancheria, dagli utensili domestici alle attrezzature con-tadine, l’appello sollecitava gli Italiani a inviare qualsiasi oggetto: “Un cucchiaio, una camicia, un lenzuolo, un martello valgono per il momento più di dieci opu-scoli di propaganda o di venti discorsi”.Servivano, infatti, coperte e lenzuola, camicie e mutande, calze e calzature, corredi per neonati; pentole, paioli, for-chette, coltelli, secchi e cucchiai. Man-cavano pure: scuri, roncole, martelli e tenaglie.A Trento fu formato un “Comitato di as-sistenza civile” con lo scopo di gestire e distribuire le offerte che arrivavano dall’Italia, soprattutto fra le popolazioni del Trentino meridionale.Per prima cosa il Comitato si rivolse agli stessi Trentini:

“Migliaia dei nostri conterranei tornano alle loro case dal confinamento, dall’in-ternamento, dal carcere di cui fu prodigo il Governo austriaco con chi aveva cuore e anima italiana, e trovano le sole rovine delle loro case; e chi trova l’abitazione non trova né mobili, né suppellettili, né panni. Occorrono aiuti: chi più presto li dà è come desse il doppio. Ora è il momento anche per voi, Trentini, di di-mostrare l’amore alla vostra terra ed alla patria comune. Aiutate, date, affinché il vostro obolo si aggiunga a quello gene-rosamente elargito da parecchie città consorelle e, magnanimamente, dalla Nazione”.

Di fronte ai disagi, allo scoramento per una gestione dell’emergenza impasto-iata dalla burocrazia e da lentezze più borboniche che sabaude, i fuoriusciti nel Regno paventavano il pericolo di una rivolta della popolazione trentina nei con-fronti dei “conquistatori” italiani. Ottone Brentari ne era ben consapevole. A più riprese sollecitò un cambio di rotta alle autorità di occupazione. Scriveva: “Si deve ricordare che l’Au-stria, se nel campo politico era tutto quello di esecrando che si possa figu-rare, e il suo maledetto dominio del tutto intollerabile, nel campo amministrativo poteva, in moltissimi casi, servire da mo-dello, e sotto tale aspetto sarebbe bene non annettere il Trentino all’Italia, ma annettere l’Italia al Trentino, perché se l’Italia ha politicamente redento il Trenti-no, il Trentino potrebbe, sotto molti altri aspetti, redimere l’Italia”. ■

(16. CONTINUA)

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LA VITA DI UN UOMOUN “FILO D’ERBA”DENTRO UNA GAVETTA

di Alberto Folgheraiter

La gavetta di alluminio, un cimelio della seconda guerra mondiale, era lì, abbandonato, tra la ferraglia levata

da una cantina, a Stedro di Segonzano. La raccolta fu compiuta da un gruppo di volontari per la “Stella Bianca”. Vent’an-ni fa usava ancora vendere ferro, carta straccia o altro per scopi benefici e per finanziare microprogetti nei Paesi del Terzo mondo.

Danilo Petri, che a Segonzano è un personaggio di mille associazioni, e la cui generosità è apprezzata ben oltre i confini della Val di Cembra, oggi non ricorda esattamente quando e dove fu trovata quella gavetta militare. In verità non sapeva nemmeno se fosse stata usata da un soldato nella prima o nella seconda guerra mondiale. Tuttavia, con il papà, Severino, reduce da un campo di lavoro nazista, in Germania, anche quel reperto poteva servire a mantenere viva la memoria. Del resto, nell’alluminio della gavetta era pur stato inciso un nome: “Giordanengo Giovanni fu Prosp(e)ro di Boves”. Un giorno o l’altro, s’era detto il Danilo, verrò a capo del titolare di questa ga-vetta. Girata e rigirata tra le mani, deci-se di portarla nella sua “caverna di Alì Babà”, un ripostiglio di cianfrusaglie da far invidia a un rigattiere. Una collezione privata di tutto rispetto perché il nostro coltiva la collezione di frammenti storici in condominio con la passione per l’arte. Quest’ultima è un “male” di famiglia: suo fratello, Egidio, è un celebre sculto-re; mentre sua sorella, Cristina, con gli acquarelli si è incamminata sui sentieri valligiani del Dürer. La gavetta, pertanto, finì tra altri mille pezzi finché una mattina, un amico gior-nalista andato a fargli visita la notò che

penzolava da un chiodo. “Se trovassi qualche erede del titolare di questa ga-vetta sarei felice di restituirla” chiosò il Danilo in risposta allo sguardo interroga-tivo dell’amico. Insomma, un invito e una sfida.Non restava che rivolgersi all’anagrafe del comune piemontese di Boves, poco meno di diecimila abitanti, in provincia di Cuneo. Tra l’altro un nome tristemente noto nella geografia delle città martiri delle rappresaglie naziste: 149 morti (86 civili, 58 partigiani, 6 fascisti). Infatti, Bo-ves fu la prima borgata italiana, il 19 set-tembre 1943, a subire una rappresaglia

IL 25 APRILE RICORRONO SETTANT’ANNI DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE. PER L’OCCASIONE, “TRENTINOMESE” HA RECUPERATO UN FRAMMENTO DI GUERRA, UNA STORIA MINIMA DI CHI NON HA STORIA. DA UNA GAVETTA MILITARE TROVATA PER CASO A SEGONZANO (VAL DI CEMBRA) SIAMO RISALITI AL MILITARE ITALIANO, UN MURATORE DI BOVES (PIEMONTE) CHE LA USÒ NEL CAMPO DI CONCENTRAMENTO IN GERMANIA, DOVE FU PRIGIONIERO PER DUE ANNI. RESTANO L’INTERROGATIVO E LE IPOTESI SULL’ABBANDONO DI QUELLA GAVETTA IN VAL DI CEMBRA. IL CIMELIO SARÀ DONATO AL MUSEO ITALIANO DELLA GUERRA A ROVERETO

Danilo Petri con la gavetta

La gavetta ritrovata

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delle SS tedesche: 24 morti e 350 case date alle fiamme. Un secondo rastrella-mento di partigiani, tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio del 1944, causò 59 vittime. Per sopra mercato, i nazisti bru-ciarono nuovamente la borgata.Settant’anni dopo, una gavetta faceva riaffiorare quegli episodi. Restavano alcuni interrogativi: chi era Giovanni Giordanengo fu Prospero e com’era finita a Segonzano quella ga-vetta militare?La signora Marina Dutto, dell’Ufficio anagrafe del comune di Boves alla quale “Trentinomese” si è rivolto, ha risposto con una e-mail fornendo i dati del figlio del signor Giordanengo, Gianmaria, re-sidente a Cuneo.A quel punto è stato come affondare il coltello nel burro. Una telefonata a Gian-maria Giordanengo ha rivelato che suo padre, Giovanni, emigrato in Francia a 17 anni per fare il muratore, nel 1944 fu arrestato dalla Gestapo e inviato in un

campo di concentramento in Germania. Quale? Gianmaria non era in grado di dirlo perché suo padre, morto nel 2004 all’età di ottant’anni, non aveva mai vo-luto raccontare qualche episodio della sua vita di prigioniero di guerra. A casa, disse il figlio, abbiamo un’altra gavetta simile a quella da voi trovata in Trentino e alcune lettere “conservate dalla non-na, analfabeta, che si faceva leggere in attesa di riabbracciare l’unico scopo della sua vita”.Per esempio, il 7 maggio del 1944, dal Kriegsgefangenlager (Campo di prigio-nieri di guerra), Giovanni Giordanengo aveva scritto: “Carissima mamma scri-vendovi un’altra cartolina dicendovi che di salute sto bene come spero di voi essendo un mese che non ricevo più posta da voi, cara mamma non state con mal pensieri per me oramai sapete dove sono e quasi tutto sapete di me. Addio mamma cara. Ritornerò”.Mantenne la promessa. Giovanni, infatti,

tornò a Boves nell’estate del 1945 ma, ricorda il figlio, impiegò più di tre mesi dalla liberazione, a fine aprile, ad arrivare in Piemonte. Trovò ospitalità per qualche giorno a Segonzano? L’ipotesi non pare del tutto peregrina perché pure il papà di Danilo Petri, Severino, classe 1917, mili-tare in Francia, fu internato in un campo di lavoro a Hannover dove fece il torni-tore. Tornò a casa nel luglio del 1945.E la gavetta? “Avrei piacere che fosse donata a un museo della guerra, magari a quello di Rovereto che so essere un punto di riferimento importante”, disse il figlio del titolare.“Trentinomese” si è fatto garante di que-sta consegna e ha preso accordi in tal senso con Camillo Zadra, il direttore del Museo Italiano della Guerra, a Rovereto. Quel contenitore di alluminio “raccon-terà” l’odissea di un giovane muratore italiano emigrato in Francia, prigioniero in Germania, e del suo viaggio di ritorno verso casa. Un frammento di vita. Un filo d’erba nelle praterie, spesso ano-nime, della storia. ■

La gavetta che c’è a Boves

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Luglio 1888. È una calda giornata di sole a Ron-cegno. La temperatura

è rapidamente salita fin dalle prime ore del mattino, e già dopo le undici bisogna cerca-re riparo all’ombra delle case.Nel frattempo, in un parco rigoglioso a due passi dal centro, le Terme fremono di vita. I numerosi ospiti passeg-giano sotto gli alberi, oziando nell’attesa del pranzo immi-nente. Sono gli anni d’oro per la prestigiosa stazione terma-le. L’attività è iniziata quasi trent’anni prima, all’indomani della scoperta della preziosa fonte d’acqua color oro. Col passare del tempo Roncegno si è abituata al continuo via vai e in paese nessuno si stu-

1888, ALLE TERME DI RONCEGNO ARRIVA UNA STAR: ELEONORA DUSE.SOFFRIVA DI UNA MALATTIA MOLTO GRAVE E PER CURARSI SOGGIORNÒ ALLE TERME DI RONCEGNO. BAGNI, PASSEGGIATE E LUNGHE LETTERE ALL’AMANTE. COSÌ LA STAR TRASCORSE LA SUA ESTATE TRENTINA

“LA DIVINA” ALLE TERME

pisce più di sentir nominare personaggi illustri in arrivo o in partenza. Eppure, in quel lontano luglio del 1888, a Roncegno si parla di una cosa sola: alla casa di cura è appe-na giunta un’ospite del tutto eccezionale, la stella dei teatri d’Italia e d’Europa, un’attrice nota anche in America e che passerà alla storia come La Divina: Eleonora Duse. Ma cosa ci fa la Duse a Ronce-gno? E cosa l’ha resa così famosa? Per rispondere a queste domande facciamo un passo indietro, e torniamo là dove tutto è cominciato, il 3 ottobre del 1858.Eleonora Duse nasce in una stanza d’albergo, di domeni-ca. È letteralmente una figlia

d’arte. I suoi genitori, così come il nonno paterno, sono attori di teatro in una com-pagnia itinerante. Sera dopo sera girano il nord Italia, alla continua ricerca di nuovi spet-

tatori. Soprattutto nelle fiere e nei giorni in cui si tiene il mercato, quando i mercanti e gli abitanti del paese di turno si ritrovano nelle tasche qual-che soldo da spendere per

PASSAGGIO IN TRENTINO di Francesca Mazzalai

Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse

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trentinostoria

vedere i comici di turno. Gli attori dormono solitamente tutti insieme in un carrozzone, ma quella sera di inizio otto-bre, in vista del parto immi-nente, i genitori di Eleonora pernottano in una locanda a Vigevano, alle porte di Milano, dove la compagnia recita in quei giorni. La piccola Eleonora viene al mondo a notte fonda, alle due del mattino, e somiglia in tut-to alla madre: folti capelli scuri e grandi occhi neri. La sua in-fanzia è diversa da quella de-gli altri bambini. Poca scuola, niente amici. Appena impara a camminare viene messa sul palco insieme agli adulti e a quattro anni già interpreta la parte di Cosetta in un adatta-mento teatrale de i Miserabili di Victor Hugo. Il padre la tie-ne per mano sul palcoscenico e le suggerisce via via le paro-le. Ma la prima sera, quando arriva il momento in cui se-condo il copione dovrebbe piangere, la bimba intimidita rimane immobile, in silenzio, finché uno degli attori la col-pisce così forte ad una gamba da farla finalmente scoppiare in un pianto a dirotto. Quella sera, la madre, a cui Eleono-ra è legatissima, la consola impartendole le prime rego-le del teatro. “Eleonora non avere paura. Il teatro è solo una finzione”. Questa è in-fatti la concezione dell’epoca riguardo alla recitazione. Pura finzione, semplice arte decla-matoria. Gli attori si alternano in scena enfatizzando parole e gestualità. Senza immaginare che oltre allo stile adottato da loro, ne possa esistere uno diverso. Perché dovrebbero preoccuparsene? Al pubblico è sempre andata bene così. E sono ben altri i problemi da risolvere.Quello dell’attore, nell’Italia di metà 800, è infatti un mestie-re ingrato, che costringe ad esibirsi sotto tendoni improv-visati, a spostarsi su strade fangose e pullulanti di ladri e qualche volta anche a patire la fame e a mendicare qual-

che soldo. Anche la piccola Eleonora impara a chiedere la carità. E magra com’è, data misera dieta a base di poca polenta arrostita o pane, non fatica a suscitare la pietà nei passanti.Oltre a mendicare la bambi-na impara anche a recitare bene. La madre, sempre al suo fianco e premurosa nel guidarne la crescita, sprona l’immaginazione e l’intelli-genza della figlia. Eleonora è estremamente sensibile, sembra percepire la vita in tutto ciò che la circonda, com-prese sedie e tavoli. Parla ore e ore con tutti gli oggetti che trova in casa. Come se loro a sua volta questi dovessero risponderle. Nel frattempo la bambina cresce e le vengo-no affidate parti sempre più impegnative. La sua prima grande prova come attrice la attende a maggio del 1873, quando a quattordici anni de-butta all’Arena di Verona nel ruolo di Giulietta Capuleti. È un pomeriggio assolato, e la giovane Duse cammina ve-loce lungo le vie del centro, muovendo il fisico snello e agile avanti e indietro men-tre ripassa la parte. L’idea di impersonare una ragazza gio-vane come lei, protagonista di una simile tragedia, la riempie d’emozioni contrastanti. Ma una volta sul palco come per magia Eleonora si imme-desima completamente nel personaggio e sperimenta per la prima volta una sorta di stato di grazia. Da quel mo-mento il suo stile recitativo subisce una trasformazione. Sul palcoscenico Eleono-ra si libera delle maschere della commedia dell’arte ed esprime semplicemente se stessa, senza cerone, senza artifici, attraverso uno stile personalissimo e realistico che la porterà a rivoluzionare il mondo del teatro e a dar vita alla recitazione moderna.Eleonora Duse catalizza l’at-tenzione di critica e pubblico e diventa presto una celebrità. Ma altrettanto presto impara

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a tenersi alla larga dai giorna-listi, avidi di dettagli sulla sua vita privata.Non si tratta solo di una stra-tegia per alimentare la curio-sità e l’interesse. La Duse ha molto da proteggere. Soprat-tutto il dramma che l’ha colpi-ta nel giugno del 1880, dopo aver dato alla luce il bambino frutto della relazione segreta con Martino Cafiero. Marti-no, direttore del “Corriere del mattino” di Napoli, è un uomo di oltre vent’anni più grande di lei, stempiato, con le soprac-ciglia folte, il naso appuntito, un paio di baffi radi e lunghi. E soprattutto scapolo incallito. Quando Eleonora scopre di essere incinta lo comunica immediatamente a Martino, che terrorizzato si volatiliz-za, condannando il nascituro all’orfanotrofio. L’usanza ita-liana del tempo non permette infatti che una ragazza madre allevi da sola il proprio figlio. La Duse disperata affida il pic-colo ad una balia, ma ancor prima che si aprano le porte dell’istituto, il neonato muo-re. Eleonora non si dà pace. Soprattutto perché a poche migliaia di chilometri, nella più libera società francese, un’altra grandissima attrice ha potuto tenere con sé il proprio figlio illegittimo ed allevarlo. Si tratta di Sarah Bernhardt, attrice francese di 14 anni più grande di Eleonora e destina-ta a diventare la sua principale antagonista sulle scene. Sa-rah, in netto contrasto con la Duse, si adorna di gioielli e in-

dossa abiti sontuosi curando ogni aspetto della propria vita, dalle dichiarazioni alla stam-pa alla produzione teatrale. Soprannominata la “regina della postura”, l’attrice fran-cese basa la sua recitazione sull’eleganza dei movimenti, la bellezza, il calore della voce e la plasticità delle pose. Le due attrici non potrebbero essere più diverse. Eppure hanno una cosa in comune: l’amore per il loro lavoro, che costringe entrambe a una vita di continui spostamenti.Gli anni che passano prima dell’arrivo a Roncegno, Eleo-nora Duse li trascorre infatti viaggiando costantemente, tanto che ad un giornalista che le chiede dove si senta più a casa, lei risponde “In traversata”. Ed è proprio al termine di una traversata oceanica, di ritorno da una turnée in Sudamerica che la Duse decide di separarsi dall’uomo che ha sposato nel 1881, Tebaldo Checci, anche lui attore, da cui ha avuto una bambina, Enrichetta.Un’unione infelice quasi da subito, che Eleonora ha voluto soprattutto per proteggere se stessa dalle ossessive atten-zioni degli altri uomini e con-quistare quella rispettabilità sociale che non ha mai avuto e che sarà il suo cruccio per tutta la vita.Separatasi dunque dal marito, per Eleonora si susseguono gli estenuanti tour nei teatri di tutto il mondo. Finché la sua salute traballante, sem-

pre più trascurata a causa del lavoro, la riporta alla realtà. Eleonora sa di essere malata di tubercolosi. La prima crisi l’ha avuta già quattro anni pri-ma. Ma ora il dottore che la segue le impone una pausa immediata, a base di riposo assoluto e aria di montagna. E le suggerisce caldamente le Terme di Roncegno. La Duse segue il consiglio ed eccola raggiungere la Valsu-gana il primo luglio del 1888. Il soggiorno previsto è di qua-si tre settimane e per tutto il periodo l’attrice, annoiata e inquieta, intrattiene una fitta corrispondenza con l’uomo di cui è innamorata da quasi un anno. Si tratta di Arrigo Boito, il celebre scrittore incontrato un anno prima al teatro Man-zoni di Milano, in compagnia di Giuseppe Verdi. Eleonora in quei giorni porta in scena un commedia di Goldoni e una sera i due uomini si presen-tano alla porta del suo came-rino per complimentarsi con lei per la straordinaria inter-pretazione. Poche settimane più tardi Eleonora e Arrigo diventano amanti. Ora che lei è a Roncegno le lettere sono il loro unico mezzo di comunicazione. Eleonora inganna il tempo descriven-do il paesaggio circostante, la montagna che le sta di fronte, che nelle giornate di brutto tempo le appare quasi accovacciata sotto la pioggia, e le case, così unite, come ammucchiate l’una sull’altra.Arrigo Boito le risponde da

Torino, lamentando la sua as-senza e ricordandole i dettagli del viaggio di ritorno. La par-tenza della Duse è fissata per mercoledì 18 luglio. Da Ron-cegno a Trento in carrozza, e poi in treno fino a Verona. Da lì il giorno successivo di nuo-vo in treno fino a Milano, dove lui la attende per raggiungere Ivrea. Ma la loro storia non è desti-nata a un lieto fine. Di lì a poco Eleonora incontrerà un altro uomo, Gabriele d’Annunzio, di cui sarà per anni la musa ispiratrice e soprattutto, per i più maliziosi, la solida finan-ziatrice dei visionari progetti teatrali del poeta.Nel frattempo la malattia della Duse continua inesora-bile il suo corso. A fine ‘800 la tubercolosi è una malattia enormemente diffusa, tanto da essere soprannominata il male del secolo, o male di vivere. Una malattia quasi idealizzata dagli intellettua-li dell’epoca, e descritta in numerosi romanzi, tra cui La signora delle camelie, dove la protagonista, la bella Mar-gherita, soffre di tisi proprio come Eleonora. Ma è anche una malattia che a quel tempo difficilmente lascia scampo. E infatti il destino si compie anche per la divina Eleonora Duse, che termina la propria vita come aveva sempre volu-to, recitando su un palcosce-nico. È il 21 aprile 1924. La notizia della sua morte si dif-fonde all’istante e a Pittsbur-gh, dove l’attrice si trovava in tournée, giungono montagne di fiori. Sopra tutti spiccano un mazzo di gigli e rose bianche lega-to da nastro color porpora, omaggio del re Vittorio Ema-nuele, e uno con la dedica “Alla prima figlia d’Italia”, inviato da Benito Mussolini.Come Eleonora Duse, lo stes-so Mussolini aveva frequen-tato il Trentino. A partire dal 1909 il futuro Duce si era in-fatti trasferito a dirigere il suo primo quotidiano. Ma questa è un’altra storia. ■

Arrigo Boito

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in effetti, con la primavera si avvicina anche la Pasqua. E quando Giancarlo Cipriani, nuovo amministratore dele-gato dell’azienda, mi fa accomodare nella sala riunioni dove al centro del tavolo troneggia un assortimento di

cioccolato di tutti i tipi e formati, non posso fare a meno di pensare che qui alla Cisa abbiano una certa sensibilità nel comprendere i gusti delle persone, che permette loro di conquistare anche i palati più esigenti. Quella della Cisa, storica fabbrica del cioccolato trentino, è una real-tà unica in tutta la regione, che da più di sessant’anni si è specializzata nella produzione artigianale di cioccolato, uti-lizzando ingredienti di qualità e materie prime selezionate con cura.Quella stessa cura e dedizione con cui, nel lontano 1954, i coniugi Claudio Sal-

L’aria tiepida sa già di primavera quando vado alla Cisa di Rove-reto e le decine e decine di uova

di cioccolato che mi accolgono nello store aziendale allestito all’ingresso dello stabilimento mi ricordano che,

QUELLA DELLA CISA 2054, STORICA FABBRICADEL CIOCCOLATO TRENTINO, È UNA REALTÀ UNICA IN TUTTA LA REGIONE, CHE DA PIÙDI SESSANT’ANNI SI È SPECIALIZZATA NELLA PRODUZIONE ARTIGIANALE DI CIOCCOLATO

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Il punto vendita aziendale

Il negozio di Rovereto

Da sinistra, la signora Pia Marsili, fondatrice, Giancarlo Cipriani e Emanuela Corradini

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nella produzione di uova di cioccolato. Le uova di Pasqua della Cisa rappresen-tavano il miglior prodotto per rapporto qualità-prezzo sul mercato italiano. Ad una ricetta irresistibile si aggiungeva poi anche la vena artistica della signora Pia, che realizzava uova di cioccolato su misura per i clienti, confezionate in carte e stoffe di tutte le fogge e i colori. Ma erano anche anni in cui le leggi di un mercato sempre più massificato presentavano i conti e, per restare a galla, esigevano grandi numeri. Il desti-no di questa vivace e apprezzata realtà imprenditoriale roveretana, che aveva fatto della qualità il suo fiore all’occhiello e non era certo disposta a rinunciarvi, dipendeva tutto dalla capacità di dif-ferenziare la produzione. Così, grazie all’ingresso in società di un team di persone giovani e intraprendenti, che

affiancano tuttora la signora Pia, ad ottobre 2014, proprio in occasione del sessantesimo anniversario dello storico marchio roveretano, è nata Cisa 2054, società composta da Giancarlo Cipria-ni e Emanuela Corradini, imprenditori locali, e da Pia Marsilli, Franco e Mauro Salvetti, proprietari storici. Dal primo ottobre 2014 la produzione del cioc-colato è ripresa a pieno ritmo. La loro mission è stata da subito quella di por-tare avanti una tradizione radicata nel territorio, ma di lanciarsi al contempo in una moderna strategia di produzione, che guarda al mercato nazionale e inter-nazionale. Lo spirito e i valori di qualità e tradizione sono rimasti quelli di un tempo, ma ora vanno a braccetto con una visione molto dinamica e moderna.E così, accanto alle uova di cioccolato, alla Cisa hanno fatto la loro comparsa

vetti e Pia Marsilli, nelle stanze di un piccolo laboratorio in via Benacense a Rovereto, iniziarono a sperimentare la tecnica del temperaggio del cioc-colato. «Il segreto è tutto lì – racconta Giancarlo Cipriani – e allora era molto complesso, non c’erano i macchinari di oggi». Iniziò così, con i primi ovetti, la piccola produzione cioccolatiera dei coniugi Sal-vetti. La necessità di spazi più grandi li portò pochi anni dopo nello stabilimento di via Bezzi, sempre nel centro di Rove-reto, dove fondarono il primo laboratorio aziendale con i primi dipendenti e mise-ro a punto la ricetta che, gelosamente custodita e tramandata negli anni, è in uso ancora oggi, quella che ha dato vita al marchio Cisa, ovvero un mix di diverse tipologie di cacao di diverse pro-venienze che danno al cioccolato Cisa un sapore intenso, rotondo, pieno e, soprattutto, persistente al palato.Negli anni, l’azienda artigiana crebbe considerevolmente e, con il trasferi-mento nell’attuale stabile di via dell’Ar-tigiano 81, si trasformò in una realtà sempre più strutturata, diventando alla fine degli anni Novanta leader nazionale

Il confezionamento delle uova artigianali viene compiuto esclusivamente a mano

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nuovi prodotti e nuovi progetti: già in occasione dello scorso Natale sono usciti con le sfere natalizie di cioccolato e tutta una serie di delizie confezionate a mano, realizzate artigianalmente. Tra le novità più simpatiche e apprezzate ci sono i «Cisotti», petali di cioccolato che diventano irresistibili cioccolatini da gustare uno dopo l’altro, anche due alla volta. Passato il Natale e fino alla metà di marzo, ci si è concentrati, com’è na-turale, sulle uova di Pasqua, con una produzione di circa 130mila pezzi. Ora comincia la vera avventura, che vede la Cisa puntare su linee innovative che, spiega Giancarlo Cipriani, «fondo-no il cioccolato con le altre eccellenze del nostro territorio. In particolare, vogliamo puntare sulla frutta: le mele della Val di Non, i piccoli frutti della Val-sugana, le noci del Bleggio, le susine di Dro… Per questo abbiamo verificato e stiamo riscontrando la disponibilità dei produttori del nostro territorio, un

incontro fra cioccolato e autentica ru-ralità. Una strada che già avevamo pra-ticato con le esperienze, tutte positive, di partnership anche internazionali con 100-one e Intimissimi». L’idea è quella di dare vita a prodotti utili anche a chi fa sport: che sia di montagna o di lago, estivo o invernale, ciclisti, sciatori o montanari, arriva sempre il momento di fare uno spuntino energetico e sapo-rito. Meglio ancora se genuino e anche senza glutine, per le persone celiache. Ma alla Cisa, nel frattempo, sono già realtà le nuove linee «I fondatori» e «I love Dolomiti», vere novità del cioccola-to in tavoletta, dal packaging colorato e divertente, con un gusto vagamente retrò che guarda alle cartoline pub-blicitarie degli anni 50, gli anni in cui il cioccolato Cisa vedeva la luce. «Con questi prodotti – racconta Cipriani – vor-remmo raggiungere anche quei mercati di nicchia fatti di piccoli negozi tipici, bar, alberghi e ristoranti, puntando a un con-

sumatore attento alla qualità e al gusto». Adesso, quindi, per il nuovo gruppo che guida Cisa 2054 è il momento di rim-boccarsi e le maniche e sperimentare, inventare. Una sfida vera e propria, che però non li spaventa: «Siamo convinti e pieni di idee – commenta Cipriani – e siamo anche orgogliosi, perché in que-sto nostro nuovo progetto siamo riusciti ad avere con noi il personale storico dell’azienda, che possiede competen-ze preziose». Anche i macchinari sono quelli di un tempo e lo stesso principio vale per il cacao, materia prima insosti-tuibile e importantissima, per la quale Cisa si rivolge ancora alla stessa azien-da italiana che da oltre quarant’anni la rifornisce di pregiati cacao dell’Africa e del Centro America. Sono cose che la dicono lunga sull’attaccamento alla tradizione e al territorio e che non fanno che confermare quello che è diventato il nuovo slogan dell’azienda: «Di nuovo, il piacere di produrre». Se questi sono i presupposti, non possiamo che aspet-tarci grandi cose. Ma soprattutto, un grande cioccolato. ■

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Lavoro e passione: due elementi che difficil-mente si incontrano,

ma quando lo fanno danno vita ad una sorta di prodigio che a sua volta, col tempo, genera imprese solide, pronte a sfidare gli anni e il futuro. E di solito sono sto-rie, queste, che hanno una ra-dice famigliare. Partono, non si sa come né perché, in qual-che sperduto angolo del pia-neta, in un momento storico qualsiasi, e poi crescono, co-me sottili arbusti che si fanno solidissimi tronchi.Una di queste storie comincia

all’incirca sul finire del 1700, a Campodenno, in Valle di Non, quando – come testi-monia il premio rilasciato al-la “Cova F.lli” dalla Camera di Commercio di Trento nel 1961 – il signor Giuseppe Cova si distingue nell’allora pionieristica attività di fale-gnameria. Sono le uniche notizie che abbiamo, assie-me al fatto che parte proprio da lì la lunghissima storia di Cova Cucine.A Giuseppe succede il figlio Battista (1837-1886), a Bat-tista succede Enrico (1877-1933): sembra una citazione

A DENNO, IN VALLE DI NON, DA COVA CUCINE L’ANIMA DELL’ANTICO FALEGNAME È RIMASTA ANCHE NEL CONTESTO ULTRA MODERNO DI OGGI. TUTTO HA INIZIO SUL FINIRE DEL XVIII SECOLO, QUANDOIL SIGNOR GIUSEPPE COVA SI DISTINGUE NELL’ALLORA PIONIERISTICA ATTIVITÀ DI FALEGNAMERIA. OGGI, CON WALTER, PAOLO E ALBERTO SIAMO ALLA SESTA, IPERTECNOLOGICA, GENERAZIONE

PREMIATA DITTA di Pino Loperfido

La grande sede di Cova Cucina a Denno. Si noti l’imponente impiantofotovoltaico che copre circa il 75% del fabbisogno energetico dell’azienda nonesa

IL CUORE CON IL LEGNO INTORNO

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Da sinistra,i fratelli Rodolfo, Tarcisio

e Vittorio Cova in falegnameria nel 1954

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biblica, e invece è il reso-conto iniziale di un progetto ultrasecolare intriso di tanta voglia di fare, sacrifici di padri e madri lungimiranti che pur senza capirne il senso già ve-devano cosa sarebbe stato di quella piccola bottega duecento anni più tardi, nell’era dei computer, delle apparecchiature più robotiz-zate e intelligenti; già capiva-no – Giuseppe, Battista, En-rico – che anche se il mondo avrebbe più volte provato a mandare tutto all’aria con le guerre e le distruzioni, a loro spettava il compito di costru-ire il futuro, continuamen-te, come fanno le formiche quando provi a distruggere il formicaio: se ne fregano se la tua pedata ne ha buttato giù una buona metà. Ricomincia-no da capo, come se nulla fosse accaduto. E pure quel-lo che i Cova costruiscono da allora rimane legato indisso-lubilmente alla terra, alla loro terra e alla Terra intesa come ambiente circostante: con il legno si assemblano i mobili, le sedie, i tavoli, le cu-cine. Gli attrezzi che accom-pagnano e fanno da scenario lungo tutta una vita.

ENRICO, UOMO TUTTO D’UN PEZZO, SOLIDO COME UN MOBILECe lo confermano i titolari attuali, la cucina è il cuo-re di una casa, il luogo do-ve da sempre va in scena lo spettacolo dell’esistenza famigliare, dove accadono i fatti più rilevanti, dove ven-gono pronunciate le parole

1928. Enrico Cova e Maria Parolari posano con i loro dieci figli.Il più piccolo, tra le braccia della mamma, è Vittorio Cova.

Da sinistra, Walter, Paolo e Alberto Cova. Sono la sesta generazione a lavorare in azienda.

più intense e decisive. E un cuore campeggia anche nel logo dell’azienda. Lo stesso cuore che batte forte in petto ad Enrico quando si affaccia per la prima volta nella bot-tega ebanista del maestro falegname Eligio Frenez, di Mezzolombardo, il 3 aprile 1894. Oppure quando, nel marzo del 1923, partecipa alla “Esposizione perma-nente d’arte industriale” di Firenze e si vede riconosciu-to un diploma di medaglia d’oro “per speciali lavori di ebanisteria presentati e per il valido contributo recato all’opera nostra per il miglio-

ramento Artistico Industriale Nazionale”. Non si risparmia sul lavoro, Enrico, e nemme-no come padre. Sono dieci i figli che gli dà sua moglie, Maria Parolari. Li vediamo tutti in una splendida fotogra-fia scattata nel 1928, nero seppia, tutti composti e seri, come se anziché davanti ad un fotografo fossero davanti ad un plotone d’esecuzione. Una serietà forse presaga di quanto avverrà pochi anni do-po, quando Enrico scompare prematuramente per i postu-mi mai sanati di una ferita di guerra. Un uomo tutto d’un pezzo, Enrico, solido come i

IMPRESA STORICA D’ITALIA

Nel 2012, Unioncamere attribuisce a Cova Cucine l’ambita qualifica di “Impresa storica d’Italia”. La

passione nel fare, l’impegno e la dedizione che hanno da sempre contraddistinto l’attività sono sfociate in questo importante riconoscimento. La cerimonia di consegna degli attestati avviene in pompa magna il 12 dicembre

nella Sala Depero del Palazzo della Provincia autonoma di Trento. Segue, poco dopo, l’iscrizione dell’azienda nel “Registro nazionale delle imprese storiche” in quali-tà di azienda operante dal 1821. Il Registro è istituito presso Unioncamere e rac-coglie tutte quelle aziende

che vantano almeno 100 anni di storia d’impresa. Insomma, a certificazione di una storia partita da lontano, che ancora molto ha da dire, grazie alla passione delle ultime generazioni che non è certo inferiore a quella di chi è venuto prima di loro.

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mobili che abilmente fabbri-cava. Si era rifiutato di pren-dere la tessera fascista e per ritorsione il Governo gli aveva tolto la pensione bellica.

QUELL’IRRESISTIBILE, ANCESTRALE RICHIAMO DEL LEGNODieci figli sono una piccola scuola materna. Tantissimi, un problema mantenerli. Il la-voro li abbranca giovanissimi. Battista, il maggiore, emigra in Francia e apre là – manco a dirlo – una sua falegnameria. Si sposerà lì e tornerà soltan-to per qualche visita alla fami-glia. Mario farà il restaurato-re di mobili antichi a Denno. Stefania, Teresa, Agnese, seppure in anni diversi, van-no a Roma a prestare servizio in case di nobili, signorotti e capetti in camicia nera.Nemmeno Rodolfo e Vir-ginio resistono al richiamo ancestrale del legno, della

Alcune fasi della lavorazione nello stabilimento Cova

TRA TRADIZIONE E RICERCA

Rendere accessibile il design e la funzionalità di una cucina di qualità, nel rispetto dell’ambiente. Questo è

ciò che si propone quotidianamente l’azienda Cova Cucine, che da cinquant’anni porta nelle case dei propri clienti stan-dard qualitativi non abituali, per un consumatore attento alla funzionalità ed ai dettagli. Cova Cucine, con lo stesso impegno e passione dei mae-stri falegnami che hanno fatto la storia della famiglia e del territorio trentino, produce sapienza, ingegno, originalità e peculiarità traendo dalle forme naturali e dal paesaggio grandi ispirazioni. L’azienda ha sede in un luogo di grande dotazione naturale, con uno speciale DNA che lega il per-corso aziendale ad un costante e attento dialogo e rispetto per il territorio e le sue variegate forme.Infatti, l’itinerario seguito, tra spinta al futuro e sguardi senza nostalgia al passato, porta al ritorno delle cose sem-plici, naturali, belle, alla sostenibilità reale e non percepita e imposta. L’azienda, con tecnologie e impianti all’avanguar-dia, esperienza e progettazione accurata, realizza cucine di design, eleganti e moderne, soddisfando le richieste dei propri clienti anche con realizzazioni personalizzate. Infatti, grazie alla flessibilità produttiva frutto di un’attenta pianificazione produttiva, l’azienda riesce a soddisfare le esigenze di ogni cliente garantendo standard qualitativi sempre altissimi.Il cliente è accompagnato nella propria scelta a 360 gradi da personale attento e qualificato durante l’acquisto, nella consegna puntuale, nell’installazione e nell’assistenza post-vendita. Tutte le cucine Cova sono accompagnate da

un certificato di garanzia totale di cinque anni che assicura all’utente la massima tranquillità, concreta dimostrazione dell’alta qualità dei prodotti Cova.Cova Cucine, inoltre, lavora nel rispetto del prezioso territo-rio circostante, utilizzando materiali e lavorazioni che, con grande innovazione tecnologica, hanno un basso impatto ambientale. Cento per Cento ecologico non è solo uno slogan, ma è la realtà dei pannelli marchiati Cova Cucine, che infatti utilizzano solo materiale proveniente da legno recuperato e reciclato, ottenendo così la certificazione FSC “100% Recycled” e la certificazione UNI EN ISO 9001. La stessa attenzione è rivolta a tutti i componenti della cucina ed alle finiture, realizzate con materiali biocompa-tibili, con la consapevolezza che costruire cucine vuol dire impegnarsi in modo concreto per creare non solo un valore estetico, ma anche un prodotto durevole e sostenibile.Per raggiungere questi risultati Cova Cucine si dimostra un’azienda entusiasta che si propone per sperimentazioni, coinvolgendo professionisti, aziende locali e giovani intra-prendenti. Con i progettisti della società GreenTrenDesign Factory, è stata creata NO-NE-SA, un prototipo volto a rielaborare ed inserire nella cucina, con qualità e design, elementi della tradizione e della contemporaneità. Si tratta di una cucina MADE IN TRENTINO, nata come occasio-ne per una gestione interna del prodotto, finalizzata alla riduzione degli sprechi: un prodotto a km zero, per avere identità culturale e riconoscibilità del contesto locale e globale, usando gli “ingredienti” dei luoghi eccellenti del Trentino.

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colla e del profumo di sega-tura. Prendono in affitto una falegnameria a Denno. A loro si aggiungono a breve Tarci-sio e Vittorio, il più piccolo dei fratelli.Virginio, però, preferirà emigrare a Trento per fare il carpentiere in ditte edili; dun-que, al comando resterà un terzetto. La svolta è del 1974 quando Vittorio rimane unico tito-lare della ditta che si è già specializzata da alcuni anni

nella costruzione di cucine componibili.È proprio Vittorio il neonato che la mamma mostra con malcelato orgoglio nella fo-to del 1928, ed è lui l’arzil-lo signore che oggi si gode meritatamente la pensione, non rinunciando però a girare per lo stabilimento, tra com-puter, architetti, designer, macchine robotizzate e i tre figli, avuti dalla moglie, Bru-na Dalpiaz: Walter, Paolo e Alberto. Non basta un docu-mento dell’Inps, infatti, a re-cidere il cordone ombelicale che lo lega indissolubilmente all’azienda. Sono cose difficili da spiegare, legami che può comprendere appieno solo chi li vive sulla propria pelle, anzi nel segreto del proprio cuore.

LA GLOBALIZZAZIONESI BATTE CON QUALITÀ E PASSIONELa sesta generazione dei Co-va deve affrontare altre sfide. Non stiamo parlando della guerra, d’accordo, ma la glo-balizzazione e la concor-renza di paesi emergenti e della grande distribuzione può essere altrettanto spie-tata, cinica e distruttiva per la sopravvivenza dell’azien-da. Le intuizioni di Walter (Direttore Generale), Paolo (Direttore del Marketing) e Alberto (Responsabile della Produzione) sono decisive. Capiscono, cioè, che se si

Vittorio Cova, oggi pensionato, ha rilevato l’azienda nel 1974

Battista Cova, nato nel 1837, succede al fondatore Giuseppe.

Il Diploma di Merito ottenutoda Enrico Cova nel 1923

DA DENNO A MIAMIQuesti alcuni dei progetti realizzati da Cova Cucine in questi ultimi anni:VIENNA: casa di riposo – 230 cucineMIAMI: condominio – 80 cucineSARDEGNA: residence Il Castello di Gallura – 70 appar-tamenti completiMERANO (BZ): IPES – 44 appartamenti completiTRENTO: nuovo distretto sanitario – 700 armadiature a progetto per ufficiTRENTO: Fondazione MACH – cucine convitto studen-tesco e appartamenti foresteriaTRENTO: nuovo carcere – 44 cucine + stanze guardie carcerarieTOSCANA: 2013 – villaggio turistico Paradù – 380 ap-partamenti completiLAGOS: 2014 – BOX design LTD – sede Mobil – Exxon – 54 appartamenti – cucine + armadiature e bagniAUSTRIA: 2014 – Project Line – 24 cucine per residence

vuole sopravvivere e dare nuovo slancio a Cova Cuci-ne bisogna innovare e far-lo di brutto. L’idea è quella del contract, ovvero dell’e-strema personalizzazione delle commesse. Cucine su misura con costi contenuti. Un’equazione che è possibile realizzare grazie alle impres-sionanti apparecchiature attualmente in dotazione all’azienda. Nastri, ruote den-tate, ventose, compressori: si inserisce un disegno e ne escono pezzi da montare. Una roba a metà tra lo sca-tolone fabbricone dell’Albero Azzurro e il prodigioso mar-supio di Doraemon.Una tecnologia e una versa-tilità produttiva che proiet-ta Cova Cucine nel resto d’Italia e nel mondo. Le commesse piovono perfino dall’Africa, dalla singola cu-cina alla mega fornitura di camere e living room per vil-laggi turistici e alloggi.

LE IDEE, IL DESIGN, LA CUCINANell’attuale azienda, si attin-ge dunque dalla tradizione, ma si guarda all’innovazione. Si mette l’esperienza al ser-vizio delle idee del cliente, con l’obiettivo di soddisfare le diverse esigenze abitative contemporanee, in termini di

gusto, design e funzionalità.Dal cuore pulsante di Denno, si sviluppano idee a contatto con istituti e scuole di design del territorio, avvalendosi del-la collaborazione del designer Stefano Semprebon. L’ispi-razione e la creatività dell’Ita-lian Design si rispecchia nelle cucine Cova. La lungimirante laboriosità e la dedizione degli avi hanno portato laddove forse era im-pensabile prevedere di arri-vare. Il sogno di Giuseppe, Battista, Enrico e Vittorio è diventato finalmente una tangibile realtà. ■

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Cosa spinge un giova-ne di trent’anni nato e vissuto a Milano a

venire a vivere a Castello Te-sino, un paese di montagna dal quale (e qui aggiungiamo purtroppo), i giovani tendono invece ad andare via per cer-care lavoro e opportunità? Le radici, certamente, visto che il nonno di Nicola Sordo era originario del maggiore dei tre Comuni del Tesino. Ma anche il bisogno di trovare un luo-go diverso da una città che, nonostante le possibilità e le occasioni, alla fine non era adatta alla sua personalità e al suo sentire. E certamente la sua laurea in Agraria, con-seguita dopo il Liceo Clas-sico, era più adatta a questi posti, anche se l’intendersi di terreni e coltivazioni gli è servito in un modo per così dire, non tradizionale. “A Mi-lano, dove durante l’università avevo fatto anche dei corsi di teatro comico e di clown, la qualità della vita è ormai compromessa”, dice Nico-la “e non trovandomi a mio agio non potevo fare altro che tentare di venirne via”. Dopo avere girato un po’ per l’Umbria, c’è stato l’approdo a Castello Tesino dove Nicola aveva trascorso ogni estate e ne conosceva la gente, il territorio e anche il dialetto. E come è andata? “Ho iniziato a lavorare come consulente della Rete trenti-na di educazione ambientale dell’APPA a Trento e in Pri-miero”. Ed è in quell’ambito che il direttore Paolo Fedel gli chiese di inventarsi un perso-naggio che potesse parlare ai bambini del tema dei rifiuti. E lì è nato il professor Scatolo-ni, che ha girato per scuole materne, elementari e me-die trentine con 40 spettacoli sulla raccolta differenziata e altro. E la nascita di Scato-loni ha fatto capire a questo milanese del Tesino che alla

fine gli piaceva di più il teatro che la consulenza ambienta-le. E ora, che di anni ne ha 42, Nicola fa quello che più gli piace: progetta attività relati-ve al territorio e all’ambiente, scrive e interpreta testi tea-trali, suona e canta. Ecco, la definizione che gli piace di più dare di se stesso è quella di Cantastorie. Perché davvero sono le storie che gli piaccio-no. Quelle inventate per fare ridere la gente ma soprattut-to quelle vere che sempre la gente ha voglia di raccontare. La passione di Nicola per le storie è tutta nel libro “Un mondo dove tutto torna” che ha pubblicato nel 2014 e che racchiude il lavoro di dieci anni di interviste agli

dove, tramite canzoni originali e personaggi demenziali si parla di vita e di libertà. Un bel personaggio, Nicola, che in val di Fiemme ricordano nei panni di Nikolaus Drake, il “dragologo” più comico del pianeta. Un personaggio che ha in sé la voglia di recitare e divertire ma anche la sensibi-lità e l’affetto per quella che adesso è la sua terra, il Tesi-no, dove il fenomeno dello spopolamento, la mancanza di opportunità di lavoro, l’al-lontanamento delle persone dal territorio e la perdita pro-gressiva della cultura locale sono cose che secondo lui si devono contrastare.

COME FIAMMIFERICHE SI ACCENDONO L’UN L’ALTROQuello dei “fuminanti”, come si chiamavano i fiammiferi una volta, è un gruppo informale di Castello Tesino dove Nicola e altri amici trovano il modo di creare iniziative e appun-tamenti per coinvolgere la gente del posto. Si va dalla passeggiata a lume di lanter-na “c’era una volta il volto” per le vie, per far rivivere i volti e le stalle del paese, al recu-pero di un melo bicentenario insieme ad alcuni esperti e ad

di Paolo Chiesa

SENSIBILE ASCOLTATORE DELLE STORIE DEGLI ANZIANI DI CASTELLO TESINO. NICOLA SORDO CERCA DI FARE LA SUA PARTE NELL’ARRICCHIRE LA SUA TERRA DI IDEE PER AIUTARE AD IMPEDIRNE LO SPOPOLAMENTO

“Madre”

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anziani del Tesino per fissar-ne i ricordi e le conoscenze. “Perché le nostre storie lo-cali, raccontate dagli anziani che raccontano del nostro posto e delle nostre vite, del nostro paesaggio, dei nostri perché e dei nostri percome, sono importanti?”, si chiede Nicola. E la risposta è che le loro voci, riportate in un libro, sono una quantità enorme di informazioni che per quantità, qualità e dettaglio, lasciano impressionati. Ma le storie, Nicola le racconta anche, con il suo spettacolo “Pol-lo Libero”, scritto insieme al grande attore e mimo Paolo Nani, uno dei suoi maestri in-sieme a Jango Edwards. Uno show dove canta e recita e

IL CANTATTORE

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altre associazioni, alla creazio-ne di un erbario fotografico con i nomi scientifici e quelli in dialetto delle erbe “mange-recce” della zona, al corso di potatura delle piante da frut-to per recuperare le vecchie varietà del territorio. Per finire con la “Festa delle Erbe” che si terrà in aprile e vedrà la rac-colta delle erbe commestibili insieme agli anziani del paese, che si prepareranno e si man-geranno al ristorante.

L’OSPITE SAGGIONicola ha ideato anche il pro-getto Wise-Guest, cioè l’o-spite saggio. “Quando mi capitava di incontrare in giro per l’Italia e l’Europa delle persone e degli artisti che mi piacevano, subito mi veniva il desiderio di farli venire in Tesino a condividere le loro capacità con la mia gente”. E qui nasceva il problema. Come fare a coprire i costi? Ed ecco l’intuizione: perché non coinvolgere la comuni-tà per dare all’ospite saggio qualcosa che compensi il suo lavoro? “Quello che in Tesino possiamo offrire in cambio è l’ospitalità, in cui più persone si impegnano a fornire all’ospi-te 10 giorni di vacanza dove potrà avere tutto il meglio, dal cibo, al riposo, alla cultu-ra locale, alla convivialità. Ma anche la conoscenza del terri-torio attraverso passeggiate, escursioni in montagna e visi-te guidate. Ma anche la possi-bilità di poter fare pratica della lingua italiana, di riposare e di godere della natura dei nostri posti”. L’artista dormirà a casa di Nicola e mangerà a turno a casa dei suoi amici, ma impa-rerà anche a fare i canederli a casa di una delle sue vicine di casa e potrà camminare in montagna accompagnato dai giovani del paese. Dal 10 al 19 aprile saranno presenti a Castello Tesino i primi due “ospiti saggi”: Ilia Kitup, in-cisore, pittore e artista russo che vive a Berlino e Margarita Novikova, una videomaker e artista di Mosca.

UNA SFIDA PER FARDEL BENE AL PAESE“Quando si chiede alle perso-ne: di cosa c’è bisogno in pae-se?”, dice Nicola, “la risposta di solito è: di finanziamenti, per rilanciare lo sviluppo. Ma più di questo noi crediamo che serva un’altra cosa, an-cora più importante, senza la quale nessun finanziamen-to può essere davvero utile: serve investire in cultura, in formazione continua, nella crescita e nell’arricchimento culturale della comunità”. E davvero è così, anche perché di soldi per queste cose ce ne sono sempre meno e chi ha buone idee e voglia di met-terle in pratica deve davvero trovare strade alternative, co-me nel caso del Wise-Guest. Giovani con le idee, saggi an-ziani del luogo e personaggi saggi che vengono da fuori. Tutti uniti, aggiunge Nicola: “per produrre conoscenza, coscienza, comprensione, capacità di analisi, di scelta, idee, e dunque consentire una progettazione efficace nel presente e per il futuro, fortemente radicata nel ter-ritorio e nella cultura locale, ma che sa attingere alle op-portunità e alle esperienze del globale”. Ma c’è dell’altro. Perché dare ospitalità signi-fica anche avere l’occasione di incontrare altre persone, altre culture, mettere le basi per creare connessioni tra le piccole comunità come lo è Castello Tesino e gli altri luo-ghi e le comunità nel mondo, per aprire vie e opportunità per il presente e per il futu-ro. Ci preme ricordare che Ni-cola è prozio di don Narciso Sordo, il prete che giudicato “pericoloso” dai nazisti ven-ne deportato nel campo di Mauthausen dove morì il 13 marzo del 1945. E Nicola, che è molto legato alla figura di don Narciso e del quale sta studiando la vita, dice: “se vivesse oggi, anche lui sareb-be con noi ad accogliere chi viene da fuori e a raccogliere le erbe per la nostra festa. ■

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Vado a trovare Flora Graiff nella sua “botte-ga d’artista”, nell’abita-

zione trentina che si affaccia sulla chiesa di San Pietro. Flo-ra ha un cognome di origine tedesca (anche se radicato in Val di Non) e viene da Me-rano, ove è nata e cresciuta, dove risiede nei periodi in cui non abita a Trento. Nel 1987, a 28 anni, ha sposato Lillo Gullo, giornalista della Rai Tv e poeta. Gullo è di origini sici-liane: il loro è un matrimonio che ha coniugato la concre-tezza, lo spirito di organizza-zione delle donne del Nord con la fantasia, la passionalità degli uomini del Sud. Lillo e Flora hanno fatto tante cose assieme: tra l’altro una “plaquette” di poesia e pit-tura come “Beati – on the road in the room”, un volu-metto di “aforismi” (io direi meglio di “haiku”) di lui e di “fotopastelli” (ovvero di foto ritoccate a pastello) di lei. Ad autenticare la riuscita del loro matrimonio la grande Alda Merini, nel 2002 ha scritto per loro una poesia: (“Beati coloro che hanno / due fedi al dito / una quella degli spon-sali / e l’altra quella dell’arte. / Beati coloro che si baceranno / sempre al di là delle labbra / varcando dei gemiti / il confi-ne del piacere / per cibarsi dei sogni”.) La poesia fu pubbli-

cata la prima volta nel 2002 nelle edizioni Pulcinoelefan-te e ripubblicata diverse volte in raccolte successive della Merini. Flora collaborerà dal 1998 a queste edizioni spe-ciali che tirano poche decine di copie, realizzando pastelli che accompagnano poesie di Quasimodo, Pound, Bellezza, della Cvetaeva e della Merini. Il nonno di Flora, Rodolfo, era un noneso di Romeno trasferitosi a Merano. Lì fece il fotografo, il restauratore, il creatore di oggetti artistici con legni pregiati, madreperla e altri materiali. Oggetti tut-ti dispersi, tranne qualcuno che, con pazienza e amore, Flora è riuscita a rintracciare. In una grande famiglia in cui

un caschetto di capelli rossi (si sa che i rossi di pelo sono peperini, el pu bon dei rossi l’ha copà só pare..), che dice la sua sulle minchiate degli adulti. Nel suo atteggiamen-to critico verso il Sistema è affiancato dall’amica Milla e dal cagnetto Dado. Dopo un anno, Flora “traslo-ca” a Snoopy: è brava, tutti l’apprezzano, ma per “Linus” che è un fumetto “di sinistra”, Kako non è abbastanza “cat-tivo”. Su Snoopy pubblicano strip l’immenso Charles M. Schulz, Calvine Hobbes, Bill Watterson. E c’è la squadra storica delle disegnatrici co-me le italiane Grazia Nidasio (che ora pubblica sul “Corrie-re delle Sera”), Silvia Ziche, Ellekappa e la francese Claire Bretécher. Con loro, la nostra autrice continuerà a essere amica e a collaborare anche

di Renzo Francescotti

FLORA GRAIFF VINCE UN CONCORSO IN CUI “LINUS” CERCA NUOVI AUTORI. NASCE COSÌ KAKO, IL BAMBINO TENERO E IRONICO CHE DICE SEMPRE LA SUA. POI ARRIVANO ALTRE, SENSUALI OPERE D’ARTE

trentinobottegad’artista

la nostra tirolese-trentina ha cugini di lingua italiana, cu-gini di lingua tedesca, cugi-ni in Austria, questo nonno anaune è l’unico parente da cui abbia ereditato una vena artistica. Guarda caso, dopo la maturità, sua nipote va a Firenze dove in quattro anni si diploma in restauro di dipinti. Per anni lavora come restauratrice a Trento assie-me a due colleghe trentine. Poi ha un colpo di fortuna, congiunto alla bravura: vin-ce un concorso su migliaia concorrenti il cui la famosa rivista di fumetti “Linus” cer-ca nuovi autori. La vince con il suo personaggio Kako, che da allora accompagnerà la sua vita. Lei oltre che disegnare il fumetto scrive anche i testi. E ha sempre rifiutato che glieli scrivano altri. Kako è il bam-bino tenero e ironico, con

DA “LINUS” ALLA LUCE ASSOLUTA DEL COSMO

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quando, dopo un anno, non disegnerà più su Snoopy, par-tecipando a mostre, incontri coi ragazzi nelle scuole… Le avevano detto che a Snoopy di cani ce n’era era già uno, famosissimo, Snoopy, appun-to, il cane di Charlie Brown, e non c’era posto per un altro. Ma la nostra multiforme ar-tista non si lascia smontare: Kako riprenderà in altre ru-briche e pubblicazioni e, da due anni a questa parte, su “TrentinoMese”. Dopo avere creato altri perso-naggi di fumetto come Frog-gy, mascotte degli operatori ecologici della Provincia au-tonoma di Trento, e Maria-rosa, la formica risparmiosa, nell’89, vogliosa di imparare

com’è, la nostra Flora va da Remo Wolf, incisore di fama internazionale, per impara-re la tecnica della xilogra-fia, inventata com’è noto dai cinesi. Ci andrà per due anni, con un occhio anche ai maestri giapponesi delle incisioni su legno. Nascono così le immagini vegetali, i suoi uccellini vitalistici dalle cromie che bucano il quadro; e anche certe figure umane (molto rare nella sua produzio-ne) di notevole forza espres-siva, inusuale e sorprendente nel suo stile che è all’insegna della levità, della misura, della riservatezza. Evidentemente la nostra Flora, non possiede solo il tocco morbido ma an-che l’unghiata: ci vuole anche quella al momento giusto… Nella morbidezza dei pa-stelli di piccola dimensione Flora ci dona probabilmente le sue cose più preziose. Ne scrive Enrico Crispolti, uno dei più noti critici italiani, nella presentazione a un catalogo del 2002, parlando dell’oriz-zonte di questi pastelli che si configura come “un evento luminoso, la cui centralità di-viene subito irrefutabile.” Per-sonalmente, oltre che come orizzonte, io leggo la fascia centrale di questi pastelli (vi-gilati dalla grazia delle lumi-nescenze, delle trasparenze, delle dissolvenze, segnati in alto e in basso dalla presen-za del colore), come itinerari di approdo alla luce assoluta del cosmo. Flora ha esposto questi suoi pastelli, nel 2002 negli USA a Bloomington. E i suoi foto-pastelli nel 2008, ai Parallel events to Manifesta, nella cappella di Sant’Antonio a Castel Toblino, con la pre-sentazione di un prestigioso critico come Luca Beatrice. Flora Graiff: disegnatrice, pit-trice, autrice di radiodrammi e programmi Rai, editrice di libri di pregio come quelli de La Corda Pazza, fumettista crea-trice di Kako. Un personaggio polivalente, ma soprattutto affascinante. ■

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SPECIALE MODA PRIMAVERA ESTATE MAXI, PRATICA E MOLTO SEVENTIESLA PRIMAVERA È ARRIVATA E INSIEME A LEI ANCHE UNA VENTATA DI NUOVE IDEE CHE CI RAGGIUNGONO DALL’ALTO DELLE PASSERELLE DI TUTTO IL MONDO. COME CI VESTIREMO ALLORA NEI PROSSIMI MESI? GLI STILISTI QUEST’ANNO PROPONGONO FIORI E RIGHE, RIGHE IN TUTTE LE VERSIONI, E TUTTE LE TONALITÀ DI COLORE DEL MARRONE, MA SARÀ IL MARSALA IL VERO COLORE MUST DELLA STAGIONE. QUESTA PRIMAVERA VEDRÀ IL GRANDE RITORNO DEI PANTALONI A ZAMPA DI ELEFANTE NEL SEGNO NOSTALGICO DEGLI ANNI ’70, CON UNA PREDILEZIONE IN GENERALE PER I TAGLI OVERSIZE ANCHE PER MAGLIE, GONNE E CAMICIE, E I TESSUTI EXTRA MORBIDI E ORIENTALEGGIANTI. ABITI COMODI, MA SENZA MAI RINUNCIARE ALLA FEMMINILITÀ: LA PAROLA D’ORDINE DI QUESTA STAGIONE È INFATTI IL CONNUBIO TRA PRATICITÀ ED ELEGANZA

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A TUTTO COLORE…CON ELEGANZACon l’arrivo della bella sta-gione si ha voglia di cam-biare un po’, iniziando pri-ma di tutto dal guardaroba, per scacciare via i grigiori dell’inverno e ottenere un beneficio così anche sul proprio umore. Bando però ai colori troppo sfacciati. Se l’estate scorsa infatti ha vi-sto il trionfare delle gonne plissettate a panneggio dai colori fluo, quest’anno la to-nalità del colore viene dosa-ta, scegliendo toni più sobri e neutri, per trasmettere una garbata eleganza. Ecco che anche i gialli intensi e gli arancioni si trasformano in ocra, terra di siena, colori in grado di dare un maggiore risalto alla figura che li indos-sa. Benissimo anche tutta la gamma dei marroni, come cuoio, terracotta, caramello, dark chocolate, tonalità cal-de e sempre di classe, nei morbidi materiali della pel-le e del cuoio. Il colore da portare assolutamente per essere davvero aggiornate è però il marsala. A metà tra il rosso e il bordeaux si rivela una tonalità davvero fasci-nosa che sta bene a tutte, bionde, brune e perfino le rosse. Provare per credere!

PRIMAVERA UGUALE FANTASIA DI RIGHE Ma la primavera è anche, ovviamente, il risveglio del-la fantasia. I fiori piacciono sempre, a dispetto di quanto affermava Miranda Preston ne il Diavolo veste Prada, definendoli ironicamente “avanguardia pura”. Me-glio però se sono maxi e un tantino vintage, da portare su ampie gonne lunghe e vestiti. La vera novità nelle fantasie sono però le righe: verticali, orizzontali, obli-que, per creare divertenti geometrie con il colore, e allora, è il caso di dire, met-tiamoci tutte in riga! Alle più romantiche piaceranno certamente i quadrettini

vichy, nelle tonalità del lil-la o del rosa confetto, ma anche il classico black and white. Infine ritorna, quasi a segnare la tensione del tempo che stiamo vivendo, anche lo stile militare, rigido e lineare, da indossare con trench dal taglio liscio e ca-mice maschili tinte di verde oliva e militare.

SPECIALI PONCHOE MITICI TRENCHDa capo tendenzialmente autunnale il poncho mostra tutta la sua versatilità anche per la primavera. Gli stilisti lo propongono in tantissime versioni, facendolo diventa-re un vero e proprio evergre-en. Con le frange o senza, adornato da fantasie flore-ali, modello impermeabile oppure sporty chic felpato, insomma il poncho è davve-ro una rivelazione, e piace molto naturalmente anche per la sua praticità. Non preoccupatevi però, l’ intramontabile trench, certamente più elegante, non vi farà apparire troppo retrò quest’anno, anzi. Si ri-conferma infatti come com-ponente immancabile del guardaroba di stagione, dal classico modello beige alla Audrey Hepburn, a modelli color confetto, plissettai e lucidi, oppure in denim, fino a qualche più audace versio-ne animalier.

FELPE, MAGLIEE CAMICIEE sotto al trench si indossa la cara felpa in cotone. An-che per le fan delle felpe la scelta sarà ampia quest’an-no. Continua la tendenza delle maxi felpe, praticissi-me, a righe o dalle stampe simpatiche e un po’ college, che coesiste con i modelli mini, da portare magari con una canottiera lunga per creare uno stile a più strati super trendy. Bene anche le maglie oversize, così come il cardigan, ottimo passepar-tout nelle giornate nuvolose

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e più freddine. Sì anche alle camicie, oltre a quelle mili-tari, la moda per loro detta linee ampie, ampissime e tessuti morbidi e setosi, che rimandano all’eleganza avvolgente e misteriosa dei kimono d’Oriente.

GONNE SUPERRitornano, coi primi tepo-ri, naturalmente, le gonne. Lunghe, corte, sopra, sotto il ginocchio, a sfiorare la cavi-glia. Le vere protagoniste sa-ranno però le gonne a ruota, dal panneggio importante e la vita un po’ alta, superfem-minili, dove dare sfogo alla propria fantasia, con righe, e maxi fiori, lucidamente plis-settate a ricordare un po’ l’Oriente, oppure decorate con motivi originali come la frutta tropicale.

PANTALONIRimasta nascosta negli ar-madi per un po’, la zampa di elefante può tornare ad esibirsi con disinvoltura. La voglia di freschezza e di leggerezza che la fine dell’in-verno porta con sé, oltre che la seriosità del periodo eco-

nomico che stiamo vivendo cerca, nostalgica, di riporta-re un po’ agli anni Settanta. Per ricordare tante icone che hanno fatto sognare, le pas-serelle si popolano allora di pantaloni rigati dalla zampa super ampia e la vita alta, vestitini dalle fantasie psi-chedeliche e geometriche, camicette annodate all’om-belico, occhialini da sole dalle lenti fascinosamente arrotondate. Ma via libera anche a tutto ciò che è oversize e quindi pratico, fino a sembrare lar-go e svogliato come un pi-

giama, oppure far sognare un po’ meraviglie di paesi lontani, proposti in tessuti morbidi e avvolgenti che lasciano spazio per il movi-mento, dalle fantasie orien-tali, o equatoriali. E i colori? Sempre ottimo il denim, così come il black and white e il verde militare. Oltre alla zampa però, per le amanti dell’attillato il pan-talone aderente non scom-pare affatto, ma diventa un ultra attillato di suede, nei toni dolciastri del caramel-lo, tanto aderente da creare quasi una seconda pelle che

accompagna fedelmente i movimenti.

TACCO DI MEZZOIl grande ritorno di un pic-colo tacco. Sempre all’inse-gna della maggior comodità, sono bandite per la prima-vera le zeppe e gli stiletti, che tanto ci piacciono, ma tanto ci costano, per il più pratico e dal gusto un tanti-no retrò del mezzo tacco, o per essere ancora più terra terra, del mocassino un po’ maschile. Niente paura quin-di di sembrare delle donne noiosette, seriose o troppo

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trentinoattualità

mature indossando la tran-quilla via di mezzo, perché è invece garanzia di classe ed eleganza, e si sa che con l’eleganza non si sbaglia mai. Benissimo poi per le più giovani le sneakers ultra colorate, sempre facilmente abbinabili a jeans e felpine, originali con una gonna lun-ga a vita alta. E per la voce sandali anch’essi quest’an-no sono da portare bassi. Vanno benissimo il nero o i toni neutri del marrone e piacciono ancora i lunghi,

lunghissimi legacci che ri-salgono la caviglia, modello alla schiava, rispolverati dalle matrone modaiole dell’anti-ca Roma.

BORSELe borse riducono un po’ il loro volume, fino a diven-tare mini e squadrate, più maneggevoli. Per essere davvero di tendenza l’ide-ale è scegliere una borsa color marsala, da abbina-re alle scarpe. Altrimenti, vanno benissimo le tonalità

calde degli anni Settanta, marroni, ocra, giallo, rosso. Nel nome della praticità du-rante il giorno si può usare anche una borsa sacco o un comodissimo zainetto, ma di sera la borsa è d’obbligo, il più possibile minuscola, me-glio se impreziosita di metalli o piume.

COSTUMIPer l’estate che verrà gli sti-listi scelgono le geometrie vintage effetto optical, e i tagli retrò, ma per chi ama farsi notare in spiaggia ci sarà l’imbarazzo di scegliere anche tra stampe tropicali, fiori esotici e fantasie ani-malier. Rimangono, anche per il 2015 le laminature, che creano un effetto hight tech, così come lo stile sporty, che non sbaglia mai. Sempre più attenzione agli abiti da bordo piscina, come copricostume, caftani, pon-cho, tuniche e prendisole, da non trascurare. Le proposte su questo fronte sono ele-gantissime, per essere sem-pre al top anche nei beach party e agli aperitivi nei chi-ringuiti sulla spiaggia, ma anche molto pratiche: sono infatti pensati per essere an-che a prova di cloro e acqua marina.

CAPELLI La moda non si vede soltan-to nei vestiti ma anche nel look dei capelli. Quali sono

allora le acconciature più in per questa stagione? Uno sguardo al passato, ancora una volta ai mitici 70ies, sug-gerisce look un po’ punk un po’ rock, con sfilature, tagli sfrangiati e asimmetrici che incorniciano il viso in manie-ra decisa, piena di carattere, coprendolo in alcuni punti. Per le chiome corte vanno forte il bob e il pixie cut, più romantici invece i capelli lun-ghi dove sfilano capelli mos-si, leggeri e intensamente vaporosi.

MODA PER LUIE lui come si vestirà in primavera e in estate? Gli stilisti per l’uomo del 2015 puntano su uno stile creati-vo, sornione, grafico, un po’ alla Andy Wharol. Completi a quadretti, tante righe, ca-micie maxi, camicie dalle grafiche fantasiose, motivi fumettosi carichi d’ironia a spezzare la monotonia dell’ufficio. A sostituire il gilet, anche per lui torna il versatile cardigan e per i più eleganti uno stile intellettua-le un po’ dandy, nei tessuti raffinati della seta pajama, a contrasto con i chiodi grinto-si per i tipi più rock, ispirati agli anni Settanta. I colori? Vanno forte il total white e i pastello rosa e lilla, oltre ai marroni e, sempre in auge, naturalmente il denim, per-fetto anche per tutte le tipo-logie di camicie. ■

Nuovi arrivi primavera-estate

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trentinopanorama

SI CHIUDE CON IL CONCERTO DEL 14 APRILE LA PRIMA PARTE DELLA STAGIONE 2015 PROPOSTA DALLA SOCIETÀ FILARMONICA DI TRENTO

Sul palco ci saranno i due solisti Matthias Buchholz, v iola e

Christian Poltéra, violon-cello insieme al Quartetto Auryn formato da Matthias Lingenfelder, violino, Jens Oppermann, violino Stewart Eaton, viola e Andreas Arndt, violoncello. Il programma di sala di questo evento preve-de l’esecuzione di composi-zioni di J. Brahms: Sestetto in Sol magg. op. 36; E.W. Korn-gold: Sestetto in Re magg. op. 10 e R. Strauss: Sestet-to dall’opera “Capriccio”. Da oltre vent’anni Auryn, l’amu-leto della “Storia Infinita“ di Michael Ende, è il simbolo di uno fra i più celebri quartetti d’archi oggi in attività. Nel corso della sua carriera, il Quartetto Auryn si è esibito nei centri nodali della vita musicale internazionale, ai Festival di Lockenaus, Lucer-na, Kuhmo, Berlino. I quattro musicisti che ancor oggi lo compongono, posero le basi della loro evoluzione artisti-ca studiando con il Quartetto Amadeus a Colonia e con il Quartetto Guarneri negli Sta-ti Uniti. Nel 1982, un anno dopo la fondazione, l’Auryn si vede assegnare il primo premio ai concorsi dell’A.R.D. di Monaco e a Portsmouth in

STAGIONEFILARMONICA

Inghilterra e nel 1987 quello delle Radio Europee. Que-sto illustre complesso viene chiamato a Trento per l’ese-cuzione di due tra le pagine cameristiche più raffinate e difficili da leggere segnate dall’emozionante cultura del-la Vienna a cavallo fra Otto

è Christian Poltéra, nato a Zu-rigo nel 1977 e dal 1995 ha studiato con Heinrich Schiff a Salisburgo e Vienna. Ha quindi suonato nella Gewan-dhausorchester Leipzig, nella Los Angeles Philharmonic e nell’Orchestra di Santa Ceci-lia a Roma. Nel campo della musica da camera suona con artisti come Mitsuko Uchida, Thomas Zehetmair, Frank Peter Zimmermann, Gidon Kremer e Janine Jan-sen con la quale è già stato ospite della Filarmonica di Trento nell’ottobre del 2004. Ricordiamo che la Stagione della Filarmonica riprenderà il 9 ottobre con il concerto della The Rodney Mack Phi-ladelphia Big Brass con un programma di sala “Dal rina-scimento al ‘900, dal jazz al popular”. ■

e Novecento. Accanto a loro una prima esecuzione del compositore trentino Anto-nio Casagrande. Per questo progetto, all’Auryn si unisco-no due altri insigni cameristi, uno dei quali, Matthias Bu-chholz, è considerato uno dei più versatili musicisti del panorama musicale interna-zionale. Nato ad Amburgo ha continuato gli studi a Cincin-nati e Filadelfia e dal 1990 è professore di viola alla Hoch-schule für Musik di Colonia. Ama unirsi ai grandi quartetti (Auryn, Petersen, Fine Arts, Vermeer) per le esecuzioni di quintetti e sestetti, ospite fis-so in tournée in Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente in festival quali Avignone, Ber-liner Festwochen, Salzburg Festspiele, Marlboro Festi-val. L’altro grande musicista

di Fabio De Santi

Quartetto Auryn

Christian Poltéra

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trentinopanorama

BALLARE, CANTARE E PENSARE. TUTTO QUESTO VUOLE ESSERE LO SPETTACOLO CHE FIORELLA MANNOIA PRESENTERÀ A TRENTO IL 14 APRILE ALL’AUDITORIUM

Una festa dedicata a tutti coloro che da anni seguono un’ar-

tista che attraverso la mu-sica fa sognare, emoziona-re, riflettere. Un abbraccio con tutto il suo pubblico attraverso le canzoni della sua carriera da “Sally” a “Come si cambia”, da “L’a-more con l’amore si paga” al coinvolgente singolo inedito “Le parole perdute”, attual-mente in tutte le radio. Una festa per ballare, cantare e pensare. Tutto questo vuole essere Fiorella Live, lo spet-tacolo che Fiorella Mannoia presenterà a Trento il 14 aprile all’Auditorium S. Chiara per la Stagione di Musica d’Autore organizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara (ore 21). Cuore di questo concerto saranno le

canzoni del suo nuovo album “Fiorella” uscito alla fine dello scorso anno e balzato subito in testa alle classifi-che di vendita digitali e non. Ancora una volta l’interpre-te romana saprà incantare il pubblico trentino con le mille sfumature della sua voce e canzoni senza tempo, scritte per lei dai più grandi autori italiani. «Vorrei che il tour fosse una festa – ha spiega-to la Mannoia ma non un’au-tocelebrazione. Vorrei che lo spettacolo fosse strutturato in 4 parti, che ripercorrano

FIORELLALIVE

la mia carriera – mi sto per-fino facendo rifare gli stessi abiti! Il mio palco è aperto, ma non posso pensare oggi a chi potrebbe venire, chis-sà, magari una festa finale a fine tournée. Il doppio album “Fiorella” è l’attesissima an-tologia musicale della Man-noia ricca di collaborazioni straordinarie. 18 prestigiosi duetti con i più grandi nomi della musica italiana. Amici e colleghi di Fiorella, che han-no voluto dare il loro contri-buto a un progetto che cele-bra in modo speciale i primi sessant’anni dell’artista e i suoi 46 anni di carriera. Un album importante che nella sua prima parte raccoglie il meglio del suo repertorio da “Caffè nero bollente” a “Io non ho paura”, pas-

sando per “Sally”, “Come si cambia”, “L’amore con l’a-more si paga”, per citarne alcuni. Nuove registrazioni arricchite dal primo coinvol-gente singolo inedito “Le parole perdute”. Coinvolge il duetto con Laura Pausi-ni nell’inedita versione de “Quello che le donne non dicono”. Seguono le magi-strali interpretazioni ne “La Giostra della memoria” in-sieme a Enrico Ruggeri, “Il Cielo d’Irlanda” con Mas-simo Bubola e l’intensa “Il Fiume e la Nebbia” in duetto con Daniele Silvestri. Nella

era legata da un rapporto profondo di stima e affetto reciproci cosi come con Pino Daniele. Proprio sulla sua di-mensione attuale di artista che ha varcato la soglia dei ’60 in un’intervista a Vanity Fair, la Mannoia ha racconta-to: “Sono molto più leggera, do diverse priorità alla vita, la prima è la salute. Poi, per esempio sorrido quando sento di qualcuno che si innervosisce perché il vino in camerino non è fresco o cose così. Le ho avute anche io, ma adesso non più. Sono una donna fortunata, ho avuto molto di più di quanto avrei immaginato ai tempi di Caffè nero bollente o ancora prima, quando cantavo Un bimbo sul leone.Ho avuto la soddisfazione più grande, ho cantato con tutti quelli che ammiro». Sul ricordo a Dalla invece: “Lucio non poteva mancare nel mio omaggio, ovviamente non è un duetto, ma era giusto che lo inserissi nell’antologia.Ho scelto “Il parco della luna” perché è una delle can-zoni che amo di più, ma c’è anche un altro motivo: era rimasta fuori da A te, poi è stata inserita nella ristampa. Così ho pensato fosse giusto inserirla qui, per rispetto di tutti quelli che avevano ac-quistato A te e non l’avevano trovata”. ■

seconda parte dell’album la Mannoia reinterpreta celebri brani della musica italiana e duetta con altri eccellen-ti protagonisti della scena musicale nazionale. Apre la tracklist una collaborazione d’eccezione: “Un bimbo sul leone” con Adriano Celenta-no ma le soprese continua-no con artisti quali Claudio Baglioni (“Amore Bello”), Franco Battiato (“La sta-gione dell’amore”), Frankie HI-NRG, Dori Ghezzi, Tizia-no Ferro, il compianto Pino Daniele (“Senza ‘e te”), Iva-no Fossati (“C’è tempo”) e Niccolò Fabi. A concludere questo lavoro, non poteva mancare un pezzo del gran-de Lucio Dalla (“Il parco della luna”), artista a cui Fiorella

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di Fabio De Santi

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Sta per iniziare la stagione termale in quel di Levico, dove il

termalismo vanta una solida e antica tradizione che affon-da le radici nella storia e nella leggenda: da oltre 150 anni infatti, ci prendiamo cura della vostra salute e del vostro benessere. I mesi primaverili sono particolar-mente adatti ad effettuare un ciclo di cure termali per ri-prendersi dai rigori dell’inver-no e prepararsi ad affrontare al meglio la bella stagione. L’acqua solfato arsenica-le ferruginosa, nota con il nome di “Acqua Forte”, grazie alle sue proprietà be-nefiche rappresenta un vali-do aiuto.Dalle molteplici qualità tera-peutiche e curative, l’acqua termale viene utilizzata da oltre cent’anni per trattare: patologie artroreumatiche, malattie delle vie respirato-rie, molto comuni nei bambi-ni, malattie dermatologiche, come eczemi e psoriasi, e affezioni ginecologiche. Le Terme di Levico e Vetriolo

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Sabato 9 maggio si terrà l’”OPEN DAY BAMBINI ALLE TERME”, uno speciale Porte Aperte al palaz-

zo delle Terme, che permetterà ai più piccoli e alle loro famiglie di conoscere da vicino le proposte salute loro de-dicate. Un programma di animazione per avvicinare i più piccoli al concetto di acqua termale, attraverso giochi, favole e tanto divertimento.

OPEN DAYBAMBINI ALLE TERME

INFO

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IL TESTO È SCRITTO E DIRETTO DA MATTIA TORRE, UNA DELLE VOCI PIÙ INTERESSANTI DEL PANORAMA CONTEMPORANEO. A TRENTO DAL 14 APRILE

Il titolo dello spettacolo è “456” ed è inserito nella rassegna Tendenze pro-

sa” di Trento in scena al Tea-tro Cuminetti martedì 14 e mercoledì 15 aprile con la Compagnia Marche Teatro. Il testo è scritto e diretto da Mattia Torre, una delle voci più interessanti del panorama nazionale contemporaneo, conosciuto dal pubblico tele-visivo per essere stato tra gli autori del programma “Parla con me” di Serena Dandi-ni che proprio in linea con “456” ha realizzato l’omoni-mo sequel televisivo andato in onda su La7 all’interno del programma “The show must go off”. Lo spettacolo nasce dall’idea che l’Italia non è un Paese, ma una convenzione o più precisamente una strut-tura dove gli individui sono gli uni contro gli altri a causa di mancanza di comuni aspi-razioni e di assenza d’unità culturale, morale e politica. “456” è una commedia che racconta come all’interno del-la famiglia possano nascere i

QUATTRO CINQUE SEI

germi di un conflitto che ve-de un padre, una madre ed un figlio lanciarsi accuse e litigare in continuazione. Ma sta per arrivare un ospite inat-teso che può cambiare il loro futuro ed occorre una tregua che purtroppo non durerà. Da venerdì 24 a domenica 25 aprile all’Auditorium di Trento Luca De Filippo è l’interpre-te di “Sogno di una notte di mezza sbornia”, testo tratto dal lavoro di Eduardo de Filippo e dalla comme-dia “La fortuna si diverte”

conseguente vincita di una forte somma di denaro, ma per Pasquale inizia un perio-do di disperazione al pen-siero della sua imminente dipartita. Un colpo di scena, proprio quando il pericolo sembra scongiurato, riaprirà i giochi. Commedia esilarante ma al tempo stesso amara in quanto mette in evidenza l’e-goistico interesse personale che muove familiari, amici e parenti, stretti per finta com-passione, attorno al malcapi-tato. ■

che Athos Setti scrisse nel 1933 per la scena toscana. Firma la regia Armando Pu-gliese. Nulla a che vedere con l’opera di Shakespeare, visto che il lavoro non parla di magici incontri al chiaro di luna, bensì di Pasquale, un povero facchino al quale, in una notte di sbornia appare in sogno Dante Alighieri che gli suggerisce quattro numeri da giocare al lotto, specificando però che essi rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. La quaterna esce con

di Antonia Dalpiaz

Non ha certo scelto un titolo complesso, leggasi “Love”, Giovanni Allevi per siglare il suo nuovo album, quasi a

voler esplicare nella parola “amore” la semplicità profonda del suo essere artista. Un disco che Allevi presenterà nel concerto per pianoforte solo il 18 aprile all’Auditorium S. Chiara di Trento per la stagione di Musica d’Autore (ore 21). A quattro anni dal Disco di Platino Alien e dopo l’espe-

rienza sinfonica dell’album Sunrise, contenente il Concerto per

Violino e Orchestra in Fa minore, Giovanni Allevi torna al pianoforte solo con un nuovo progetto e un titolo che è una vera e propria affermazione d’amore nei confronti dell’esistenza: “Love”, un viaggio nell’anima per tornare ad amare

il mondo. Anticipato dai

singoli My family e Loving You, il nono album di studio dell’artista, è uscito lo scorso 20 gennaio su etichetta Bizart/Sony Music, ed è l’ultima tappa di un percorso di crescita artistica e umana del compositore, pianista e direttore d’orchestra, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nella sua ventennale carriera. Registrato al SAE Institute di Milano, polo universitario all’avanguardia per la produ-zione audio-video in Europa, l’album rappresenta uno stato dell’arte per la registrazione del pianoforte, grazie ad un bilanciamento di massimo equilibrio tra la componente dell’acustica della stanza, la preparazione del pianoforte e la studiata dislocazione dello stesso ai fini di una ripresa microfonica naturale. “Un suono morbido eppure potente, mai aspro e con una ricca estensione in bassa frequenza, per un’esperienza d’ascolto estremamente appagante” – afferma Ian Jones, ingegnere del suono agli Abbey Road Studios di Londra, dove è stato masterizzato il disco. “Love” contiene tredici tracce, tredici pagine di un diario musicale autentico, sincero e fortemente emotivo, che raccontano l’amore nelle sue molteplici forme.

IL 18 APRILE, IL RITORNO DI GIOVANNI ALLEVI

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AL PALALEVICO “EXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI” VENTI MILA METRI DI SUPERFICIEPER LA “TRE GIORNI” DI MAGGIO

La macchina organiz-zativa di BSI Fiere sta lavorando a pieno ritmo

per la prossima edizione di “Expo Valsugana Laghi La-gorai”, che si terrà dall’1 al 3 maggio 2015 e che conta ormai ogni anno 25 mila af-fezionati visitatori. Tante le novità che caratteriz-zeranno l’Expo 2015, impor-tante vetrina per il territorio ed il tessuto economico lo-cale, a partire dalla conferma della location sulle rive del lago di Levico. Sarà il Palalevico, il vero cuo-re della manifestazione, e il lungo lago che ospiterà le tensostrutture per un’area complessiva con i suoi 20 mila metri quadrati di super-ficie, di cui 3.000 coperti.Già oltre un centinaio, invece, gli espositori iscritti all’Expo, che troveranno collocazione anche sotto le tensostruttu-re e nelle casette in legno all’esterno del Palalevico. Molte le aziende che hanno confermato la loro presenza a Expo Valsugana Laghi La-gorai e molte le new entry dell’Alta Valsugana che han-no sposato questo nuovo progetto. Al lavoro anche gli amici Artigiani di Levico Ter-me che hanno confermato ed ampliato l’area a loro destina-ta e che ospiterà una ventina di associati.Al primo piano del palalevico sarà ospitata la mostra “Ci-clismo in mostra”, fatica sudore e grasso di catena. In mostra fotografie, biciclette e molto altro,la mostra è curata e allestita dall’ENAIP Trentino e da Trentino Track Team.Sabato 2 maggio alle ore 17,30 al primo piano del Pa-lalevico, sarà organizzato un seminario a cura del Bim del Brenta sul tema: “Quale pae-saggio per il trentino?”.In occasione dell’uscita del volume di Alessandro Fran-

ceschini e Paolo Sandri “Nel paesaggio” il Bim del Bren-ta organizza un momento di confronto e di discussione sul tema dello sviluppo del paesaggio nella provincia di Trento. Si è soliti imma-ginare il Trentino come un luogo fatto di montagne in-nevate, di boschi rigogliosi,

coli, spettacoli ed esibizioni. Proprio lì sarà realizzata una scenografica arena di 1.500 metri quadrati, un centinaio di box a disposizione dei cavalli in mostra ed una tribuna con 600 posti a sedere. Domenica 3 maggio alle ore 11.30 grande sfilata con 400 cavalli provenienti dal 14° raduno nazionale di Natura a cavallo.Oltre ai settori fieristici tradi-zionali presenti (serramenti, mobili, scale, complementi d’arredo, pavimenti, rivesti-menti, elettronica, macchine operatrici, autovetture, arti-gianato, servizi, sicurezza ed impiantistica), sarà dato ampio spazio al tema della bioedilizia e del risparmio energetico: dalle fonti rin-novabili ai materiali naturali isolanti, dai sistemi costrut-tivi rispettosi dell’ambiente ai componenti biocompatibili. “Sentiamo molto fermento attorno a questo evento, ol-tre che un appoggio impor-tante del territorio: le Casse Rurali dell’Alta Valsugana saranno infatti il main spon-sor e ci sosterranno anche il Consorzio B.I.M. Brenta e le Comunità di Valle sia dell’Alta che della Bassa Valsugana”. In riva al lago anche la zona ristoro con i prodotti del ter-ritorio, per un evento a 360 gradi che soddisferà le esi-genze di tutti. ■

di pascoli intonsi e di corsi d’acqua generosi. In realtà, come dimostra l’indagine fotografica contenuta nel li-bro, la varietà dei paesaggi e molto più ampia e lascia spazio anche ad alcune con-traddizioni. È questo il caso dei fondovalle, a volte carat-terizzati da una forte pressio-ne antropica, oppure delle aree produttive, non sem-pre all’altezza dello scenario entro il quale sono inserite. L’incontro intende discutere di questi temi, con particolare attenzione alla realtà della Valsugana.Oltre al centro congressi, che ospiterà l’area dedica-ta all’artigianato trentino, si somma infatti la zona verde del lungolago: cornice di gran effetto per la “Fiera cavalli Trentino”, la rassegna del-le razze equine che proporrà anche competizioni ad osta-

VETRINADEL TERRITORIO

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di Fabio De Santi

LA GIOVANE STAR DELLA RISATA, SUL PALCO IL 12 APRILE. COMICITÀ IN ROSA IL SUCCESSIVO 21 APRILE

Sono quelli con Angelo Pintus, mito della risa-ta per i giovani italiani,

sul palco il 12 aprile e Te-resa Mannino, uno dei vol-ti più celebri della comicità tricolore in rosa, il 21, i due appuntamenti di aprile per la rassegna “Cabarettiamo” proposta da Fiabamusic in col-laborazione con l’associazione Piattaforma all’Auditorium S. Chiara di Trento. Pintus torna a Trento con il suo spettacolo “50 sfumature di Pintus” che aveva già fatto registrare ben tre sold out di fila fra la fine del 2013, con lo show del 6 di-cembre, e del 2014 con quelli del 29 e 30 marzo. Attenzione però: anche se il nome dello show è sempre quello di “50 sfumature di Pintus” si tratta di uno spettacolo in gran parte rinnovato rispetto a quelli che avevano conquistato il pub-blico trentino. Classe 1975, triestino ma di radici sarde, Angelo Pintus si è formato, come molti altri protagonisti della scena cabarettistica, nei villaggi turistici e ha debuttato sulle scene teatrali e televisive esibendosi in coppia con Max Vitale. Dal 2009 è una presen-za fissa sulle reti Mediaset in programmi di successo quali Guida al campionato e Colora-do. Sue le divertenti imitazioni di personaggi famosi del mon-do dello sport e dello spetta-colo quali Bruno Pizzul, Josè Mourinho, Valentino Rossi, Marco Mengoni, Max Pezza-li. È attualmente in tournée con lo spettacolo “Cinquanta sfumature di Pintus” dove ci aiuta a capire che fare il co-mico è, in realtà, molto più facile di quanto si voglia far credere, perché la comicità è dappertutto: «nei politici che litigano, in alcune storie assur-de di alcuni programmi tele-visivi, nella pubblicità. Basti pensare che Banderas parla con una gallina che si chiama

Rosita!». La comica siciliana Teresa Mannino, presenterà lo show “Sono nata il ventitré”. Pensa sempre a quello che di-ce e dice sempre quello che pensa. Si potrebbe sintetizza-re in questo modo il carattere che contraddistingue Teresa Mannino che, in questo suo nuovo lavoro teatrale, attra-versa strade e temi diversi ed istintivi: l’amore, la vita, il tradi-mento, gli uomini e le donne,

i fatti siano epici oppure siano sempre (più o meno) reali o realmente accaduti e questa volta, più che mai, lo farà sen-za rete e senza filtri. Padrona, con zelo costante, della scena, la Mannino non mancherà di coinvolgere il pubblico a tal punto che il suo monologo diventerà, quasi, un dialogo, un incontro, uno scambio sin-golare ed autentico di battute e verità. ■

la passione per la conoscenza e per la propria terra. E con la stessa passione racconterà i tormenti di Penelope e quelli della vicina di casa. Si rifarà alle donne, eroine e non, dei classici, per dare consigli e consolare, soprattutto, le amiche con problemi di cuore.Filosofa su carta e nello spi-rito, non vuole smettere mai di conoscere e sapere, rac-contare e raccontarsi purché

Sarà una stella della musica nera come la cantante Dee Dee Bridgewater la prota-gonista del concerto del 17 aprile al Teatro Zandonai di Rovereto per la rassegna

di musica jazz proposta dal Centro Servizi Culturali S. Chiara. Dee Dee Bridgewater è chiamata a sostituire il concerto del quintetto “Made In Chicago” del batterista Jack DeJohnette, non si svolgerà a causa dell’annullamento del tour europeo primaverile. Sul palco il sestetto Bridgewater, che comprende China Moses alla voce, Theo Croker alla tromba, Irwin Hall ai sassofoni, Eric Wheeler al basso elettrico e acustico, Michael King al pianoforte e Kassa Overall alla batteria. Dee Dee Bridgewater, originaria di Memphis, è stata definita dal settimanale newyor-chese Village Voice “la più bella voce che una generazione può esprimere”. Si tratta senza dubbio di una delle interpreti di punta della scena attuale, sostenuta non solo da un’ampia espressività vocale, ma anche da un’istintiva presenza scenica. La sua carriera, iniziata nei club del Michigan, si è imposta all’attenzione dopo il 1970 e il trasferimento a New York. Innumerevoli fin dall’inizio le sue collaborazioni con artisti di primissimo piano della storia del jazz, come Max Roach, Sonny Rollins, Dexter Gordon. Celebre il suo duetto con Ray Charles nell’album “Victim of Love”. La sua interpretazione si innesta nella grande tradizione del canto afro-americano, facendo riferimento a Billie Holiday, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Il suo album “Live in Paris”, del 1986, fu premiato con il Billie Holiday Award, mentre “Keeping Tradition” ottenne nel 1994 il prestigioso Django d’Or. E non mancano i Grammy Awards, ottenuti nel 1998 con “Dear Ella” e nel 2011 con “To Billie with love from Dee Dee Bridgewater” (ma quasi tutti i suoi album hanno guadagnato la nomination). Il suo attuale sestetto, che comprende talenti giovanissimi come il trombettista Theo Croker e il sassofonista Irwin Hall, si è esibito lo scorso gennaio al Blue Note di Milano.

DEE DEE BRIDGEWATER A ROVERETO

PINTUSE TERESA MANNINO

BIGLIETTI, CONCERTI, SPETTACOLO, SPORT & CULTURA

RIVENDITE AUTORIZZATE

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SCENARIO D’ALTRI TEMPI, CUCINA SEMPLICE, CURATA E STAGIONALE, PIZZE ESTREMAMENTE DIGERIBILI: ALL’ANTICO POZZO NON MANCA NULLA...La frase è di George Ber-

nard Shaw e la si può leggere appena entrati,

volgendo lo sguardo a sini-stra, proprio sopra il pozzo. Sul muro della cucina, in bella calligrafia, vi è scritto: “Non c’è amore più sincero di quello per il cibo”. Un detto che riassume in una riga tut-ta la filosofia professionale di Ferruccio Santoni, 35 anni di esperienza nella ristorazio-ne, già patron del Ristorante Pizzeria Doc di Via Milano e ora anima dell’Antico Pozzo, uno dei luoghi più coreogra-fici della ristorazione tren-tina. Sito in Via Manci 45, incrocio Vicolo della Sat, nel cuore del centro storico della città di Trento, l’Antico Pozzo trova posto, infatti, in un palazzo molto antico che del passato ha conservato integro tutto il suo fascino senza tempo.

AMORE PER IL CIBO

Ma naturalmente, il punto di forza del nuovo ristorante pizzeria di Ferruccio Santoni sta tutto nella cucina, luogo dove quell’amore per il ci-bo di cui parla Shaw trova piena realizzazione. Ma da dove cominciare per rac-contare il menu dell’Antico Pozzo? Certamente da due imprescindibili parole d’ordine: “semplicità” e “stagionalità”. Un binomio che, abbinato allo splendido scenario, permette al cliente di vivere una sublime espe-rienza gastronomica. Perché ricercare complicati mix o esotiche combinazioni di sa-pori, servendosi di prodotti fuori stagione, quando la ge-nuinità è a portata di mano? Poche portate, ben ricer-cate e preparate con prodot-

ti freschi possono fare di un ristorante, un “grande” risto-rante. Citiamo, ad esempio, la carne salada di produzione propria con valeriana, spres-sa di Pinzolo e mele golden, oppure l’orata al forno con er-be aromatiche e Trentodoc. O ancora, il risotto Carnaroli mantecato con crema di ra-pa rossa e gorgonzola… Non possiamo certo negarlo: solo i nomi dei piatti sono tutto un programma e ci hanno fatto venire l’acquolina in bocca. Il bravissimo chef, Clodian Lika, è anche un esperto di cucina salutista, pertanto è attentissimo ai dosaggi e ai condimenti, ol-tre che alla provenienza degli ingredienti. Ma se non ba-stasse, c’è anche la gran-de novità della pizzeria. Un valore aggiunto che Santoni si è portato dietro dall’entu-siasmante esperienza del Doc, locale unanimemente apprezzato dai trentini e dai turisti. Anche qui troviamo un’attenzione particolare. Questa volta alla digeribilità dell’impasto che, grazie ad una lievitazione molto lunga, permette la preparazione di pizze estremamente leggere, oltre che gustose. “La farina ha bisogno dei suoi tempi”, ama ricordare Ferruccio che su questo punto non transi-

ge e, in più, propone farine selezionatissime e impasti particolari: bioleggeri, di ka-mut, amaranto, miglio, ecc.Insomma, a quanto pare l’An-tico Pozzo ha tutte le carte in tavola per stupire. E su quella tavola godere le gioie della buona cucina in un am-biente d’altri tempi. ■

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Ferruccio Santoni

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di Nicola Tomasi

QUOV.IT È UN ARTICOLATO PORTALE CONTENITORE CHE RACCOGLIE, GIORNO PER GIORNO, GLI EVENTI OFFERTI DAL TERRITORIO TRENTINO

“Qui non succede mai nulla, non si organizza nien-

te. A Verona e nelle altre regioni, là sì che c’è vita…” Quante volte siamo stati costretti ad ascoltare simi-li lamentazioni in Trentino? Ma tali asseriti corrispon-dono dunque alla realtà? È così vero che non c’è nulla da fare dalle nostre parti? Secondo Jessica Pellegri-no, fondatrice dell’omonimo studio giornalistico, la rispo-sta è no. È anche per questo che quattro anni fa ha ideato Quov.it, un portale conteni-tore – affiancato da una fre-quentata versione facebook – che raccoglie, giorno per giorno, gli eventi organiz-zati sul territorio trentino. In duplice versione, italiano ed inglese, si tratta di un servizio molto utile, reso molto bene graficamente, che può essere consultato comodamente anche dal proprio tablet o smartpho-ne. Secondo la Pellegrino ad essere carente da noi è proprio la comunicazione e sta proprio qui la sfida di Quov.it, un nome di testata che si ispira dichiaratamente al “Quo Vadis?” che, secon-do la tradizione, un redivivo Gesù domandò a San Pietro sulla Via Appia. “Dove vai?” è la domanda che il portale di Jessica Pellegrino pone a tutti i trentini in cerca di cose da fare, di luoghi dove

QUO VADIS IN TRENTINO?

spendere il proprio tempo libero. Una raccolta di even-ti che punta a coprire tutto il territorio. La particolarità di Quov.it è che non ti dice quello che devi fare, come fanno molti altri siti simili che tentano di indirizzare (anche a scopo pubblicita-rio) verso questo piuttosto

manifestazioni che fatica a trovare spazio promozionale, magari perché circoscritti a realtà molto piccole.In preparazione per i prossi-mi mesi altre novità, nuo-vi servizi per i navigatori. Nuove accattivanti sezioni, come quella riservata alle band trentine o quella dedi-cata alla gastronomia tipica.Ma chi c’è dietro Quov.it? “Il gruppo attualmente è com-posto da 10 referenti di zo-na che, pur essendo carat-terizzati da percorsi profes-sionali diversi (in particolare nell’ambito del giornalismo e della grafica), sono accomu-nati da una grande passione per la comunicazione”. Que-sti i loro nomi: Giada Vicenzi, Andrea Casna, Stefania Po-volo, Morena Marsigliante, Flavio Broch, Domenico Pel-legrino, Barbara Spagnolli, Iris Mosca, Valentino Donvito e Beatrice Antolini.Un lavoro certosino, fatto con passione, per essere sempre al servizio di chi è alla ricerca del modo migliore per passare una serata o un weekend sen-za allontanarsi troppo da casa. ■

che verso un altro evento. Si tratta bensì di uno spa-zio “democratico” in cui ogni appuntamento ha la stessa dignità. Lo scopo è quello di fornire una vetrina alla cultura trentina, dai libri al teatro, dalla musica al folklore, con un’attenzio-ne particolare a quel tipo di

Jessica Pellegrino

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IN VICOLO SANTA MARIA MADDALENA A TRENTO È ARRIVATO IL PRIMO MERCATINO DEGLI HOBBYSTI A CURA DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DELLA CITTÀ”

Sabato 21 marzo, nello stretto vicolo di San-ta Maria Maddalena,

un gruppo di hobbysti ha aggiunto un po’ di colore al primo weekend di primave-ra, catturando l’attenzione dei passanti nell’indolenza del sabato mattina. C’erano in tutto 25 bancarelle nella via, in gran parte gestite da donne, ad esporre tanti e diversi oggetti e manufatti, frutto della loro creatività e abilità manuale.Si tratta del primo appunta-mento con il “Mercatino del riuso e della creativi-tà in Contrada”, un’iniziati-va voluta dall’Associazione “Amici della Città”, l’asso-ciazione culturale nata a metà degli anni Novanta e che ha sede in via Marchetti. Questa prima edizione del mercatino riunisce gli eser-centi di Vicolo Santa Maria Maddalena e i contradaioli dell’omonima contrada, che comprende via Marchetti, via Santa Maria Maddalena, Via Dietro le Mura, via Fer-ruccio e Vicolo Santa Maria Maddalena. Lo scopo principale di que-sta manifestazione, che si riproporrà ogni terzo sabato del mese fino a dicembre, non è tanto quello di creare

IL MERCATINO DELLA CONTRADA

un piccolo mercato mensile del riuso, quanto piuttosto di promuovere la creatività delle persone, anche di chi si trova in un momento di difficoltà lavorativa. “È un mercatino che vuole essere un momento impor-tante di socialità per il terri-torio, per questa zona della città, ma anche un’iniziativa “di auto mutuo aiuto”, per-ché alcuni di questi hobbysti sono senza lavoro e hanno potuto così attivarsi e met-tere in mostra le proprie ca-pacità”, spiega il presidente dell’associazione Stefano Grassi. Prendendo parte al mercatino infatti, persone

ricevuto quaranta richieste per il mese prossimo”. Per il prossimo appuntamento, che cadrà il 18 di aprile, anticipa, l’idea è quella di realizzare anche un ango-lo dedicato al riuso, quindi esclusivamente allo scambio di oggetti destinati ai bambi-ni, in modo da coinvolgere anche le famiglie e creare un momento di socialità per l’intera comunità. Il fine che l’Associazione persegue da anni, è infatti quello di ren-dere più vivibile la città per i residenti e per chi viene da fuori, segnalandone criticità e problemi, anche alle istitu-zioni, e organizzando attività ed eventi culturali. Come il famoso Palio delle Contrade Città di Trento, la rivisitazio-ne storica che ogni anno, a settembre, per tre giornate riporta Trento al suo passato medievale, dove i migliori ar-cieri delle otto contrade del-la città si sfidano in diverse prove di abilità.Il mercatino del riuso e della creatività in Contrada si svol-gerà ogni terzo sabato del mese, dalle 10 alle 19, nelle seguenti date: 18 aprile, 16 maggio, 20 giugno, 18 luglio, 19 settembre, 17 ottobre, 21 novembre, 19 dicembre. ■

sole, disoccupate, o comun-que in difficoltà, che hanno avuto modo di reinventarsi attraverso un’attività crea-tiva, possono guadagnare qualcosa, ma soprattutto avere visibilità e vedere ap-prezzata la propria manualità. Questa prima giornata è an-data molto bene, aggiunge il presidente, soddisfatto per la partecipazione: “Tra gli hobbysti c’era un falegna-me e c’erano soprattutto molte donne, l’ottanta per cento degli aderenti, con i loro lavori di ricamo, to-vaglie e capi di biancheria per la casa. Sono davvero molto creative. È andato talmente bene che ho già

Stefano Grassi

INFOAssociazione culturale Amici della CittàVia Marchetti 6, 38122 [email protected]

PresidenteStefano Grassi333 1738 849Vice presidente Daniele Ferrari

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QUATTRO CONCERTI TRA JAZZ E MUSICA CLASSICA CON LA LA TIGER DIXIE BAND, UNA DELLE POCHE BAND A LIVELLO INTERNAZIONALE DEL “SETTORE”

Novità della stagione del Teatro Valle dei Laghi sono i Salotti

musicali: quattro concerti in programma da aprile a maggio organizzati in col-laborazione con l’Associa-zione Giardino delle Arti e Orchestra Haydn. Apre la rassegna (11 aprile, ore 21.00) la Tiger Dixie Band, una delle poche band a li-vello internazionale, che si dedica sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, proponendolo con un approccio interpretativo originale ed attuale. Sarà un viaggio musicale attra-verso i tempi e i luoghi del Jazz tradizionale, passando per le atmosfere tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime.Si rivivrà l’atmosfera della Belle Epoquè il 18 aprile, ore 18.00, grazie al Salotto lirico romantico dell’Ensamble vo-cale femminile, un concer-

SALOTTI MUSICALI

to che vedrà protagoniste le cantanti dell’Ensemble vocale femminile Giardino delle Arti che proporranno brani solistici e corali nel pieno stile del salotto di ori-gine romantica e del cafè chantant della Belle Epoquè. .Più austero invece il Sogno Russo trio violino, soprano e pianoforte del 9 maggio.

è organizzata da Fondazione Aida in collaborazione con la Comunità della Valle dei La-ghi e il supporto della Cassa Rurale della Valle dei Laghi. Teatro Valle dei Laghi, via Stoppani, loc. Lusan Vezza-no (TN) - Tel 0461/ 340158 - www.teatrovalledeilaghi.it - www.facebook.com/te-atrovalledeilaghi ■

Chiude il 21 maggio l’Or-chestra Haydn con opere di Gluck, Beethoven e Mozart.Durante gli eventi sarà aper-to il The Staff, il bar del Te-atro Valle dei Laghi gestito da alcuni ragazzi afferenti al progetto Diversamente a te-atro. È possibile cenare tutte le sere di spettacolo a partire dalle ore 19.00. La stagione

di Nicola Tomasi

Viale V. Emanuele, 3 - 38056 Levico Terme (TN) Tel. +39 0461 727700 - Fax +39 0461 727799 - [email protected]

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© Copyright foto: Angela Ventin, Servizio C.N.V.A P.A.T, StorytravelersWWW.VISITVALSUGANA.IT

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LA COMPAGNIA SARÀ IN SCENA IL PROSSIMO 16 APRILE AL TEATRO SOCIALE DI TRENTO CON I SUOI 10 DANZATORI PROTAGONISTI DI “THE TALENT”

Atteso in par ticolar modo dal pubblico del gentil sesso, l’ultimo

spettacolo in programma nell’ambito della stagione di InDanza, si caratterizza per una certa natura innovativa e un’elevata caratura artistica e stilistica. Si tratta della com-pagnia anglosassone tutta al maschile degli intrepidi Bal-letBoyz, che sarà in scena il prossimo 16 aprile al teatro Sociale di Trento con i suoi 10 danzatori protagonisti di The Talent. Costituita da Mi-chael Nunn e William Trevitt nel 2001 dopo aver lasciato il Royal Ballet, la compagnia dei BalletBoyz attraverso una ricetta molto “british”, fonda ironia a talento e bravura e fa man bassa di riconoscimenti e nomination internazionali come l’Olivier Award, due nomination al South Bank Show Award, British National Dance Award, la Rose d’Or, l’International Emmy e il Gol-den Prague Grand Prix per i documentari televisivi. Quello dei BalletBoyz è un modo an-ticonformista e pionieristico per rendere la danza popo-lare e accessibile al grande pubblico e, a breve distanza dal loro esordio, diventano la compagnia che a Londra “bi-sogna aver visto”. Dopo dieci anni i due fondatori Nunn e Trevitt, rispetto al loro esse-re interpreti anche in scena, inaspettatamente decidono di cedere il passo a nuovi dan-zatori. Le menti pensanti con-tinuano a essere loro, ma in scena arrivano giovani ragazzi, protagonisti di The Talent, uno spettacolo capace di valoriz-zare la tecnica e il talento dei suoi componenti. Nel 2013 il nuovo programma era stato affidato a Russell Maliphant e Liam Scarlett, mentre lo scorso anno per The Talent arrivano due diversi autori: Christopher Wheeldon, già

BALLETBOYZ

Gli ultimi due appuntamenti del mese d’aprile si svolgeran-no ancora al teatro Sartori di Ala e in particolar modo, dopo che il 18 aprile la compagnia Naturalis Labor sarà inter-prete di Passiontango, una creazione su musica dal vivo di Luciano Padovani centrata sul potere seduttivo e passio-nale del tango, inteso come “metafora della vita e dell’a-more”, per il 30 aprile sare-mo curiosi di vedere in sce-na i Sosta Palmizi, gruppo che ha incorporato nel 2009 il collettivo 320 Chili nato dall’incontro di cinque giova-nissimi artisti di circo contem-poraneo. Al confine tra gesto, danza e circo contemporaneo, lo spettacolo al teatro di Ala sarà Ai migranti, un raccon-to, ideato e coreografato da Piergiorgio Milano, sulla con-dizione del migrante di ieri e di oggi e vincitore del Premio Equilibrio 2010 dedicato alla Nuova Danza Italiana. ■

ta regia del C.S.C. S. Chiara di Trento, ritroveremo il 10 aprile al teatro Sartori di Ala la compagnia trentina Abbon-danza-Bertoni, protagonista di Romanzo d’infanzia, uno dei suoi più noti marchi di fabbrica. In scena da oltre 18 anni, la forza di questo spetta-colo per un pubblico di tutte le età, sta nell’intensità poetica di un commovente messag-gio d’amore tra genitori e figli. Un altro evergreen sarà poi lo spettacolo in programma il 12 aprile al teatro Cristallo di Bolzano, dove la compagnia fiorentina Kaos Ballet interpre-terà la sua versione ispirata al celebre romanzo Il mago di Oz. Attraverso scenografie con forme geometriche sulle quali si realizzano proiezioni in videomapping, effetti in 3D in grado di coinvolgere comple-tamente lo spettatore, Rober-to Sartori fa interagire i suoi danzatori sospesi nel tempo con la scena.

Passiontango

Ai Migranti

coreografo residente del New York City Ballet e oggi artista associato al Royal Ballet di Londra, e Alexander Whitley, nuova leva della coreografia british che il Sadler’s Wells si è già accaparrato insieme alla Rambert. Questo nuovissimo programma si costituisce di Mesmerics, il cui titolo pro-mette sorprese, dato il ri-mando alle forze magnetiche della teoria settecentesca di Franz Anton Mesmer e di The Murmering, un pezzo dall’ele-gante classicismo dissolto in forme contemporanee.Nell’ambito del circuito della danza, che da provinciale è entrato ad essere a pieno re-gime regionale, sotto l’atten-

di Lara Deflorian

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ALL’AUDITORIUM DI TRENTO, DAL POMERIGGIOALLA SERA DEL 19 APRILE, SI SVOLGERÀ LA TERZA TAPPA DI SELEZIONE PER ACCEDERE ALLA FINALE DEL CONCORSO DI DANZA

Le proposte della danza nella nostra realtà pro-vinciale si arricchiscono

con l’organizzazione di una nuova manifestazione che vede la collaborazione tra il C.S.C. S. Chiara di Trento, la rassegna Trentino Danza Estate (TDE), il teatro Oscar di Milano e la Deha Ballet, il marchio della nota linea di abbigliamento per la danza. All’Auditorium di Trento, dal pomeriggio alla sera del 19 aprile, si svolgerà la terza tappa di selezione per acce-dere alla finale del concorso di danza della prima edizione di Deha Ballet Competition. In questa occasione saranno scelti i danzatori che potran-no accedere alla serata finale e al Gran Galà Deha Ballet, che si svolgeranno a Tesero nell’ambito di Trentino Danza Estate il prossimo 26 e 27 agosto. A seguire sarà or-ganizzata una serata di Gala anche a Milano.Un’occasione importante per la rassegna sulla formazione estiva, organizzata dal 23 al 29 agosto 2015 a Tesero in Valle di Fiemme. Rispetto ai numerosi concorsi di danza organizzati in tutto il territorio nazionale, questa nuova pro-posta si caratterizza per l’ac-cesso gratuito alle selezioni, per il suo percorso a tappe in diverse città italiane e per la possibilità di assegnare ai vincitori, oltre a borse di stu-dio, premi in denaro, coppe e abbigliamento tecnico, an-che nuove opportunità di la-voro in compagnie nazionali e internazionali.La prima edizione di Deha Ballet Competition si articola in diverse fasi: la prima sele-zione si è tenuta a Milano nel contesto del Salone Interna-zionale della danza - Milano Danza Expò; la seconda si è svolta a Firenze a Danza in Fiera.

DEHA BALLET COMPETITION

La giuria del concorso, com-posta da prestigiosi nomi della danza internazionale, sarà presieduta da Anna Maria Prina, direttrice del-la scuola di danza del Teatro alla Scala di Milano. Il suo coinvolgimento, se sarà pos-sibile, avverrà anche per la conduzione di un workshop nell’ambito della rassegna a Tesero. Per le selezioni di Trento le ri-chieste per la partecipazione dovranno essere inviate en-tro il 5 aprile tramite email a [email protected]’obiettivo di questa compe-

se, per questioni organizza-tive, ci siamo posti il limite di portare a Tesero non più di 110 coreografie. Dai primi dati raccolti ci aspettiamo in occasione della serata fina-le circa 700 partecipanti che comunque avranno l’oppor-tunità di studiare e provare per un’intera settimana nelle strutture di Trentino Danza Estate. Nella tappa a Trento, che gestiremo direttamente noi, nel corso della competi-zione creeremo un’atmosfe-ra teatrale”. A tal proposito, nel corso della serata del 19 aprile, tra le diverse sessioni della selezione, si esibiranno sul palcoscenico dell’Audi-torium di Trento i due primi ballerini del Teatro alla Scala, Claudio Coviello e Nicoletta Manni, testimonial di Deha Ballet, e una coppia di danza-tori del Balletto di Milano di-retto da Carlo Pesta e Agne-se Omodei Salè. Il pubblico potrà accedere il 19 aprile alla selezione-spettacolo, con ingresso programmato tra le ore 15 e le ore 21.30 circa, previo acquisto di un biglietto. Info: www.trenti-nodanzaestate.it ■

tizione – spiega Camillo Di Pompo, direttore creativo di Deha Ballet e ideatore della prima edizione del concorso – è di dare anche al danzatore non professionista la possibi-lità di sperimentarsi su cosa vuol dire stare su di un palco-scenico, anche nell’ambito di un Gala importante, oltre ad offrire sbocchi professionali e la possibilità di svolgere un tirocinio presso importanti realtà come, ad esempio, il Balletto di Milano e il Ballet du Rhin. Fino ad ora i parte-cipanti e le richieste di sele-zione sono numerose anche

di Lara Deflorian

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trentinopanorama

IL 18 E 19 APRILE A ROVERETO TORNA EDUCA, CON PIÙ DI 40 APPUNTAMENTI TRA SEMINARI, PRESENTAZIONI DI LIBRI E RICERCHE, LABORATORI, GIOCHI, SPETTACOLI E MOSTRE CON OSPITI DI FAMA NAZIONALE E INTERNAZIONALE DEDICATI A TUTTI COLORO CHE HANNO PASSIONE PER IL FUTURO

“Desiderio e Con-flitto” è il tema scelto per la VI

edizione della manife-stazione promossa dal-la Provincia autonoma di Trento, l’Università degli Studi di Trento e il Comune di Rovereto e organizzata da Con.Solida. Il Festival è accompagnato quest’anno dalla campagna di sensibi-lizzazione “L’educazione mi sta a cuore”. Desiderare e contrapporsi sono pulsioni naturali, umane, sulle quali ognuno è chiamato indivi-dualmente e collettivamente a far leva perché si trasfor-mino in tensioni a crescere, a migliorare, a costruire, evi-tando la degenerazione del desiderio in omologazione e del sano contrapporsi in prevaricazione.

IL PROGRAMMAAd aprire il programma saba-to sarà il pedagogista Danie-le Novara con la sua esor-tazione: “litigare fa bene!”, cui sarà dedicato anche un laboratorio per genitori. La

EDUCA: IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE

scrittrice Cristina De Stefa-no presenterà la prima bio-grafia autorizzata di Oriana Fallaci, la giornalista italiana più celebre del Novecento. Il teologo Vito Mancuso e il filosofo Giulio Giorello par-leranno invece di scienza e re-ligione nella prospettiva di un mondo plurale, mentre con l’economista Andrea Segrè si discuterà di diritto al cibo e di “media food” a partire dal suo ultimo libro “L’oro nel piatto”. Domenica si parlerà di paternità e maternità, ma anche di scuola con i peda-gogisti Gustavo Pietropolli Charmet e l’esperto di poli-tiche educative Marco Rossi Doria; di maestri di vita con

tori per tutte le età a partire dai più piccoli, ad esempio, con “Che rabbia! Te la Rac-conto”, “Urli di mamma”, “Le storie dell’arte” e la lettura animata “La zuppa di sasso”. Tra le proposte per gli ado-lescenti: “Conto anch’io” e “Che scatole!”. Tra i temi dei laboratori per adulti: litigio, di-ritto al rischio e mediazione.

SPETTACOLIDiversificati per età anche gli spettacoli: per bambini “Verso la luna” del Teatro Telaio di Brescia a “Amori scrivimi” per ragazzi. Saba-to sera sarà in scena l’attore e regista teatrale Marco Ba-liani con “Tracce”, ispirato all’omonima opera del filo-sofo Ernst Bloch. Domenica pomeriggio sarà invece la volta di “Un giorno da pe-cora live show!” di e con Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro che portano in piazza lo spettacolo ispira-to alla loro trasmissione culto di Radio2. Sarà l’arte a rac-contare la guerra nella mostra “Confini e conflitti. Border and Battles”. Il programma completo su www.educa-online.it. e Educa è anche su facebook e twitter. ■

il filosofo Marcello Farina e il pedagogista Piergiorgio Reggio. Non mancherà il tema del lavoro con Massi-mo Cirri, il noto conduttore della trasmissione radiofonica Caterpillar. Oltre ai seminari il programma proporrà labora-

www.educaonline.it

Backstage del nuovo video di Educa

Marco Baliani

© foto Enrico Febbo

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trentinopanorama

IL 28 APRILE ALL’AUDITORIUM S. CHIARA DI TRENTO NEL CONCERTO CHE SI ACCOMPAGNA AL LANCIO DEL SUO NUOVO DISCO “FRASI&FUMO”.

Con il suo ultimo video Nina Zilli ha fatto cen-tro. Eh si perché le im-

magini che accompagnano le note di “Sola”, celebra-zione dell’autoerotismo al femminile cantata sul palco dell’Ariston di Sanremo, han-no fatto scandalo e, siccome di questi tempi l’importante è parlarne, hanno fatto da veicolo pubblicitario anche al lancio del nuovo disco della bravissima cantante emiliana. Girato in bianco e nero dal regista Alex In-fascelli il video mostra la cantante impegnata appun-to a darsi piacere fra sospiri e carezze che non lasciano indifferenti: “Sola – ha rac-contato proprio lei – è una canzone dedicata a chi ha la forza di affrontare la propria solitudine. Quando ho letto lo script del video mi sono detta: questa è l’idea giusta! Ma non lo farò mai”. Questo sarà anche uno dei brani che Nina Zilli proporrà il 28 apri-le all’Auditorium S. Chiara di Trento nel concerto che si accompagna al lancio del suo nuovo disco “Frasi&Fu-mo”. Una Nina Zilli che appa-re in un momento di grazia, dopo la convincente parteci-pazione all’ultimo Festival di Sanremo e che ora fra una

NINA ZILLI

data del tour e l’altra si pro-pone anche come giudice ad Italia’s Got Talent in onda su Sky. Il vulcanico talento di Nina Zilli arriva nei teatri con il tour che prenderà il via proprio a Trento sull’onda del successo ottenuto con il suo terzo cd “Frasi&Fumo”, pub-blicato per Universal Music: il disco è prodotto da uno dei più grandi musicisti e produt-tori italiani, Mauro Pagani e dalla stessa Nina Zilli. La vocalista piacentina torna alla dimensione live, quella che più la appassiona e le è congeniale come lei stessa ammette: «Sono una cantan-te, amo ogni posto dove si possa cantare! Che sia un teatro o un club, con quell’e-nergia sudata e fumosa, con la caldazza e l’umanità che

viene da un paesino della Val Trebbia che ha lasciato presto per l’Irlanda, gli Stati Uniti, dovunque la spingeva-no i sogni e le fantasie. Nina che è partita dalla musica anni Settanta per arrivare alla mia musica perfetta: la Motown, l’R&B della Stax, il soul, il pop rock dei primi ‘60, incrociato con amori italiani di Mina e Celentano giovani e con la Giamaica, che le fa battere forte il cuo-re con reggae, rock steady e ska. ■

ti avvolge a ogni nota». Con la sua verve e raffinatezza indiscusse, il suo stile ibri-do capace di spaziare dal soul al blues, dal pop-rock al reggae, Nina Zilli è pronta a conquistare il pubblico dei concerti con le canzoni del nuovo disco e i suoi successi più amati, insieme a brani in cui si incontrano gli amori e i riferimenti musicali dell’arti-sta: dal soul targato Atlantic e Motown, al blues, al jazz, fino all’incanto di Nina Simo-ne e di Etta James. Nina Zil-li è un tornado, un vulcano, un’innamorata della musica che t’inchioda con le sue passioni e fantasie prima an-cora che tu abbia il tempo di ascoltare una sola delle sue canzoni. Nina (Maria Chia-ra Fraschetta all’anagrafe)

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ANTEPRIME, DOCUMENTARI E L’EVEREST PROTAGONISTA ASSOLUTO ALLA 62ESIMA EDIZIONE DEL TRENTO FILM FESTIVAL, CHE PARTE IL 30 APRILE«L’immagine uffi-

ciale scelta per rappresentare

l’edizione 2015 – spiega la direttrice della manifestazio-ne, Luana Bisesti – è stata realizzata dall’artista porto-ghese Bernardo Carvalho, considerato oggi uno degli illustratori più interessanti ed emergenti del panorama eu-ropeo. Gli argomenti predilet-ti da Carvalho nelle sue opere sono la natura, gli animali, l’esplorazione, il paesaggio,

63.TRENTOFILM FESTIVAL

immaginaria, dove il bosco e le pareti di roccia custodisco-no storie che attendono solo di essere raccontate».

DESTINAZIONE… INDIADopo la Finlandia, la Russia, la Turchia, il Messico, per la sezione “Destinazione…”, il Paese “ospite” del 63. Tren-to Film Festival sarà l’India, in particolare i suoi territori

sempre più un luogo dove, attraverso il racconto con i film, i libri e le testimonianze dei protagonisti, tutti pos-sono vivere le straordinarie sensazioni che regalano la montagna, l’esplorazione, l’avventura. Il manifesto uf-ficiale della 63. edizione del Trento Film Festival, invita proprio a scoprire queste sensazioni su una montagna

Passiontangoil cielo, la roccia, che l’artista rappresenta attraverso un linguaggio emozionale ricco di colori e un tratto sempli-ce e per questo immediato, intenso, coinvolgente. Il suo modo di esprimersi, capace di “catturare” l’attenzione e l’immaginazione dello spetta-tore di qualsiasi età, si sposa perfettamente con la filo-sofia del Festival, diventato

CLORO: Il primo film della rassegna

Avvicinamenti

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LA NUOVA RASSEGNA “AVVICINAMENTI”«Quest’anno – riferisce il re-sponsabile del programma cinematografico del Trento Film Festival, Sergio Fant – per la prima volta anticipe-remo il Festival con una ras-segna di proiezioni pensate soprattutto per i giovani, in particolare gli universitari. Abbiamo chiamato il proget-to “Avvicinamenti” perché di questo si tratterà: una sorta di conto alla rovescia e per-corso verso la 63. edizione, che proporrà alcune antepri-me insieme a una selezione di film premiati e applauditi nelle ultime edizioni e an-ticipazioni in esclusiva dal programma della prossima. La rassegna, che si svolge-rà ogni mercoledì sera dal 4 marzo al 22 aprile, è realiz-zata in collaborazione con il Cinema Astra, il Dipartimento di Sociologia dell’Università, l’Opera Universitaria e il CFSI

(Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale) e sarà itinerante in questi spazi per intercettare spettatori e interessi diversi, spaziando dal documentario e corto-metraggio d’autore ai temi sociali, dall’alpinismo all’at-tualità. In apertura mercole-dì 4 marzo, direttamente dal Sundance 2015 e dal Festival di Berlino, l’anteprima italia-na del lungometraggio Cloro, alla presenza del regista Lam-berto Sanfelice. Ulteriore no-vità la possibilità, nel periodo della rassegna, di prenotare, con uno sconto di 10 euro, l’abbonamento alle proiezio-ni del Festival, in occasione delle serate e presso i negozi

Alpstation Montura della pro-vincia di Trento».

I FILM DI APERTURA E CHIUSURAIl programma cinematogra-fico di quest’anno prevede una serata di apertura e di chiusura con due opere da riscoprire in nuove versioni restaurate: venerdì 1 maggio, all’Auditorium Santa Chiara, il film muto Maciste alpino, accompagnato dal jazzista Raffaele Casarano con il suo quartetto “Locomotive”, sabato 9 maggio, al Super-cinema Vittoria, la prima del restauro del film Vertigine bianca di Giorgio Ferroni, documentario ufficiale dei

Giochi olimpici invernali di Cortina d’Ampezzo del 1956, presentata in collaborazione con il Cio (Comitato interna-zionale olimpico).

GLI INCONTRI ALPINISTICI, MOSTRE, SPETTACOLILa manifestazione proporrà, oltre alla programmazione cinematografica, incontri al-pinistici, mostre, spettacoli, la rassegna internazionale dell’editoria di montagna “MontagnaLibri”, il “Parco dei mestieri” per le famiglie e i ragazzi, un ricco calendario di incontri con gli autori e di convegni a 360° sul mondo della montagna, dell’avven-tura e del viaggio. Tra gli appuntamenti di richiamo, l’8 maggio, ci sarà una se-rata speciale con Reinhold Messner e Hervé Barmasse, con la collaborazione del gior-nalista Sandro Filippini, dal titolo “150-100-50-0- Storie di alpinisti fra il Cervino e la Guerra”, pensato in occasio-ne della coincidenza di alcu-ni anniversari che ricorrono proprio quest’anno, primo fra tutti i 150 anni dalla prima sa-lita del Cervino». ■

MACISTE ALPINO: Film di apertura

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trentinomostre

Èsempre più difficile nel panorama artistico trentino

vedere artisti che s’impegnano nella faticosa

lavorazione della pietra o nella progettazione di

opere che, mutazione dopo mutazione, abbisognano di

una continua supervisione, destreggiandosi tra fuoco,

fusione, cera persa. Uno di questi, forse il più attento e il più

proiettato in una dimensione europea, è Simone Turra, figlio

di quella terra piovosa che è il Primiero. Le sue apparizioni

pubbliche sono distillate nel tempo ma ognuna di esse

forma un tassello verso la pienezza dell’essere all’interno

del fluire del tempo e dello spazio.

Simone Turra opera con il legno, il marmo, il ferro che

trasforma in figure, in foreste, in opere silenziose, che si

offrono in un linguaggio fatto di luce, colore e ombre. I

suoi lavori sono stati scelti da Elisabeth Maireth assieme

a quelli del gardenese Josef Kostner (Ortisei, Sudtirolo) e

del tirolese Magnus Pöhacker (della splendida cittadina di

Hall, a pochi chilometri da Innsbruck) per partecipare alla

mostra “3-dimensionale” che si aprirà

sabato 18 aprile alle ore 17 presso il suggestivo castello di

Castelbello, in val Venosta. Già di

per sé il castello vale la pena di un

viaggio e di una visita, annidato su

di un promontorio a picco sul

fiume Adige, costruito per

controllare quella che

anticamente era

la via Claudia

Augusta

Altinate,

TRE SCULTORI: DIMENSIONE PER TRE REGIONI

ai piedi degli assolati e stepposi Sonnenberg, i Monti del

Sole. Nelle sale che si dilungano all’interno dell’arcaica

struttura, trasformata nel tempo in museo, le opere dei

tre artisti sono state sapientemente collocate affinché

dialoghino tra di loro. Come dice la curatrice, l’ idea di

questa mostra è di trovare nella scelta dei protagonisti dei

rappresentanti significativi delle tre regioni, la cui filosofia

dell’arte si rivolge a un interesse comune – con ciò si

intende il confronto con lo studio della figura umana. La

scelta degli artisti soddisfa pienamente le aspettative, si

mostrano cioè all’osservatore interessato dei lavori personali

completamente indipendenti l’uno dall’altro e ciò da un lato

è dovuto al passaggio generazionale, all’ influsso di tradizioni

regionali e dall’altro all’avvicinamento ai modelli e ai dettami

accademici.

Così vediamo le opere di Josef Kostner che, attraverso le

sue sculture ottenute con materiali diversi quali il bronzo,

il cemento e il gesso, cerca di estrarre e proiettare nello

LORENZA BUCCELLA

Dall’11 al 18 aprile la pittrice Lorenza Buccella espor-rà la sua mostra “La Natura e i suoi colori” presso

Centro Polifunzionale via S. Giovanni 49 a Besenello. Di lei Renzo Francescotti ha scritto che ”l’abilità tecni-ca, il mestiere, non manchino alla pittrice Lo-renza Buccella chiunque ma-stichi un po’ d’arte figurativa può accertarlo. Nello scenario dell’arte con-temporanea , che utilizza buli-micamente tut-ti i materiali e le tecniche concepibili, la nostra Lorenza rimane fedele alla più classica delle tecniche pittoriche, la pittura ad olio. Aveva cominciato con i colori acrilici, ma sono quelli ad olio – più difficili e faticosi da usare – che lei sente più congegnali scoprendo piano piano i segreti delle velature. La Buccella è un’artista “in ascolto” che ritrae i suoi soggetti con leggerezza, levità, luminosità, cifre della sua pittura che pur così “naturalistica”, vive in effetti in un mondo ideale, distaccato non profanato dagli uomini, di norma fuori dal suo obiettivo. Semmai ritrae l’animale, come nella tela “In ascolto”, in cui sulla sinistra si focalizza una cerbiatta che sbuca dalle nebbie invernali. Chissà che in quella solitaria cerbiatta Lorenza non abbia anche inconsciamente voluto raffigurare se stessa, “in ascolto”.

con il patrocinio del Comune di Besenello

Opera di Josef Kostner

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trentinomostre

spazio l’anima stessa delle persone che raffigura. Artista

polivalente è alla continua ricerca di forme innovative e al

contempo di mantenere la ricca tradizione artigianale e di

bottega, ricca di valori umani, da cui proviene.

Magnus Pöhacker, figlio d’arte, sviluppa un interesse chiaro

e inequivocabile per il corpo umano e le sue strutture. Nelle

sue opere si muove tra la complessità plastica, che si ritrova

soprattutto nei lavori in pietra, e le diverse posizioni, che

egli ad esempio intitola “In piedi” o “In cammino”. E’ un

artista attento all’aspetto formale, a come la materia si pone

e dialoga all’interno dello spazio, ritagliandosi una propria

aurea. Simone Turra

coniuga con intelligenza le

forme figurative e quelle

spontanee e informali

mantenendo per ogni

elemento utilizzato la sua

personalità: nella fusione

bronzea ritrova le venature

vive che nascono dalla

terra e si prolungano

verso il cielo sommità.

Nella pietra osserva le

incrinature e le fratture che

segnano il trascorrere del

tempo. Nella terracotta e

nella ceramica si serve del

legno-fuoco per modificare

la materia e trasformarla

in forme e volumi. Su tutto questo incede il pensiero

dell’artista sul mondo della materia che si può riassumere in

la forma plastica è semplificata in luce, colore, ombre.

L’esposizione è il frutto degli sforzi e delle iniziative del

Curatorio del Castello di Castelbello, presieduto con

competenza da Georg Wielander, teso ad affiancarsi agli

sforzi e alle iniziative in corso dei rappresentanti politici

finalizzati a rafforzare i rapporti d’amicizia tra il Trentino, il

Sudtirolo e il Tirolo del Nord, e in particolare a sostenere gli

scambi culturali transfrontalieri, nella consapevolezza che

per l’arte e la cultura in generale questa è una strada da

percorrere per rispettare il desiderio attuale di apertura e

dialogo in forma più ampia e inusuale.

La mostra rimarrà aperta fino al 7 giugno. Orario: martedì-

sabato dalle 14 alle 18, domenica e festivi dalle 11 alle 18

(info www.schloss-kastelbell.com).

CALDONAZZO

Fiere14° RADUNO NAZIONALE NATURA A CAVALLOApertura: da giovedì 30 aprile a domenica 3 maggio. Vie del cen-tro. Info: Natura a Cavallo Trento - Gianfranco Cecco 348.8889899.

CAVALESE

MostreSENTIERI DELLO STILE - LIVIO CONTA - MARIANO VASSELAIApertura: da sabato 28 marzo a domenica 5 aprile. Centro Arte Contemporanea Cavalese - Piaz-zetta Rizzoli, 1. Orario: aperto tutti i giorni tranne il lunedì. Il restante periodo aperto il sabato e la do-menica, dalle ore 15.30 alle 19.30. Info: Tel. 0462.235416; [email protected]; www.artecavalese.it.

CLES

MostreIL SOGNO RUBATO - FRANCESCO TOMAZZOLLI 1878-1933 - STORIA DI UN INGEGNERE CLESIANO NEL VORTICE DEL PROGRESSOApertura: da domenica 15 marzo a lunedì 6 aprile. Palazzo Asses-sorile. Orario: ore 10-12 / 15-18. Chiuso il lunedì. Aperto lunedì 6 aprile. info: www.visitvaldinon.it.

LEVICO TERME

MercatiORTINPARCO 2015“ORTI DI LUCE”Apertura: da venerdì 24 a dome-nica 26 aprile. Parco delle Terme. Ortinparco: l’Orto, la cultura di uno spazio verde coltivato che perdura nei tempi. Dodicesima edizione della festa dedicata a tutto quan-to fa orto e alle tematiche lega-te ad esso. Tema dell’edizione di quest’anno sarà “Orti di Luce”: le Nazioni Unite hanno proclamato il 2015 come l’Anno Internazionale della Luce - International Year of Li-ght and Light-based Technologies (IYL 2015), un’iniziativa globale per sensibilizzare tutti gli abitanti della terra sull’importanza della luce e delle tecnologie ad essa applicate. La luce è patrimonio di tutti e rive-ste un ruolo fondamentale nelle attività umane, nella cultura e nelle scienze. Info: Parco di Levico Tel. 0461.706824 - 0461.496123; [email protected]; www.na-turambiente.provincia.tn.it.

MOLLARO

FiereFIORINDAApertura: da sabato 18 a domeni-ca 19 aprile. “Fiorinda” è la mani-festazione che celebra la fioritura dei meli della Val di Non! Essa propone, nel borgo di Mollaro (Comune di Taio), di valorizzare lo straordinario spettacolo della fio-

ritura dei meleti della Val di Non con una vivace vetrina dei prodot-ti locali, puntando su frutticulura, enogastronomia, cultura locale, ar-tigianato, associazionismo, sport e innovazione. Una manifestazio-ne per residenti e turisti, con tante proposte per la famiglia! Un mo-do unico di scoprire la Val di Non e le sue peculiarità ambientali e culturali, andando alla scoperta dei sapori, dell’ospitalità, dell’ar-tigianato che distingue la gente anaune. Info: www.visitvaldinon.it; www.fiorinda.it.

PERGINE VALSUGANA

MercatiPASQUISSIMA MERCATINI E TRADIZIONIApertura: da sabato 4 a lunedì 6 aprile. Parco Tre Castagni. Apre le porte alla primavera la nuova edi-zione di Pasquissima 2015. Nello splendido contesto del Parco Tre Castagni si celebra l’apertura del calendario degli eventi di Pergine mantenendo l’ormai consueto e atteso appuntamento con il mer-catino, l’artigianato e le tradizioni contadine, la trattoria dei sapori, la piccola fattoria, gli spettaco-li ....tutto da scoprire! Info: APT Valsugana ufficio di Pergine Tel. 0461.727760.

MostreGRAVITÀ SOSPESAApertura: da sabato 18 aprile a domenica 8 novembre. Castel-lo. Mostra di sculture di Robert Schad. Più di venti grandi opere in ferro massiccio sono esposte lungo il percorso tra le due cinta murarie e prima del parcheggio grande. Altre sono collocate nella Sala d’entrata, nella Cantina Rosa e nella Prigione della Goccia. Inol-tre alcuni grandi quadri si trovano nelle Sala d’entrata. Mostra a cura di Theo Schneider e Verena Neff, coordinatore Riccardo Cordero. Entrata libera. Orario: da martedì a domenica ore 10.30-22.00. Lu-nedì ore 17-22. Info: Castel Pergine Tel. 0461.531158; [email protected]; www.castelpergine.it.

Opera di Simone Turra

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trentinomostre

Domenica e lunedì chiuso. Info: Fondazione Museo storico del Trentino Tel. 0461.230482; [email protected].

MostrePALCOSCENICO DI ALCHEMICHE TRAMEApertura: da sabato 21 marzo a ve-nerdì 3 aprile. Studio d’Arte Andro-meda - Via Malpaga, 17. Connubi danzanti tra mito e spirito. Daniela Vito - Sculture. Orario: 17.30-19.30 - domenica chiuso. Entrata libera.

MostreDIVINNOSIOLA - QUANDO IL VINO SI FA SANTOApertura: da venerdì 27 marzo a giovedì 23 aprile. Palazzo Rocca-bruna. Mostra del Vino Nosiola Trentino, del Trentino D.O.C. Vino Santo, delle grappe di Nosiola e di vinaccia di Trentino D.O.C. Vino Samto. Esposizione orafa - quando il vino si fa arte. Info: APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; [email protected]; www.discoerval-ledeilaghi.it.

MostreARTISTI A STATUTO SPECIALEApertura: da sabato 4 a domenica 19 aprile. Cantine di Torre Mirana - Palazzo Thun - Via Belenzani. Arti-sti sardi: Giuseppe Bosich, Silvano Caria, Antonio Ledda, Marco Pili, Ivo Putzolu, Alberto Scalas, Fran-ca Tronci. Artisti trentini: Claudio Cavalieri, Piermario Dorigatti, Gaia Gianardi, LOME, Riccardo Resta, Antonello Serra, Paolo Vivian. Ora-rio: Dal lunedì al venerdì ore 10-12.30/15-19; sabato e festivi ore 10-12.30/14-19.

MostreAFFIDARSI AL CIELO. ARTE E DEVOZIONE A MONTAGNAGA DI PINÉ. GLI EX VOTOApertura: da venerdì 24 aprile a lunedì 7 settembre. Museo Dio-cesano Tridentino. Info: www.mu-seodiocesanotridentino.it.

MostreFRANCO MURERRitrovo degli Artisti, Viale Olivetti 16, Complesso “Le Albere”. A 50 m. dal Muse. Mostra persona-le. Orario: 10-12/15-19. Info: tel. 334.1028483.

PIEDICASTELLO

MostreLA GRANDE GUERRASUL GRANDE SCHERMOApertura: da lunedì 28 luglio 2014 a domenica 14 giugno 2015. Le Gallerie. Due gallerie, una bian-ca e una nera, due tunnel stradali in disuso. Una superficie di oltre 6.000 metri quadrati diventata sede espositiva originale e sug-gestiva gestita dalla Fondazione Museo storico del Trentino. Info: www.museostorico.it.

ROVERETO

MostreLA GUERRA CHE VERRÀ NON È LA PRIMA. GRANDE GUERRA 1914-2014Apertura: da sabato 4 ottobre 2014 a domenica 20 settembre 2015. Mart. Commemorazione del cen-tenario della Prima guerra mondia-le, in collaborazione con impor-tanti istituzioni culturali nazionali, costituisce la colonna portante di un grande progetto Mart/Grande guerra 1914-2014 che si sviluppa nelle tre sedi del Museo e si com-pleta con un programma collate-rale di eventi, incontri, convegni, appuntamenti. Info: Mart Rovereto www.mart.trento.it/guerra.

MostreMORIRE PER TRENTOApertura: da domenica 22 mar-zo 2015 a domenica 31 gennaio 2016. Museo Storico Italiano della Guerra - Castello di Rovereto. Sol-dati Italiani ed austro-ungarici sul fronte trentino della Prima guer-ra mondiale. Orario: da martedì a domenica ore 10-18. Info: Museo Storico Italiano della Guerra - Via Castelbarco,. 7 Tel. 0464.438100; www.museodellaguerra.it.

TRENTO

MostreI TRENTINI NELLA GUERRA EUROPEA 1914-1920Apertura: fino a domenica 30 di-cembre 2018. Le Gallerie, Piedica-stello. Una mostra che racconta il dramma dei trentini nel corso del primo conflitto mondiale. Orario:

da martedì a domenica ore 9.00-18.00 (lunedì chiuso). Ingresso li-bero. Info: www.fondazione.mu-seostorico.it.

MostreNEL SEGNO DEL CAVALLINO RAMPANTE - FRANCESCO BARACCA TRA MITO E STORIAApertura: da sabato 25 ottobre 2014 a domenica 12 aprile 2015. Museo dell’Aeronautica Gianni Ca-proni, via Lidorno 3. Una mostra per raccontare la figura del mag-giore Asso della caccia italiana durante la Prima guerra mondiale e la storia del cavallino rampante, recentemente riconosciuto come il simbolo italiano più famoso al mondo. Orario: dal martedì al ve-nerdì 10-13 e 14-18; sabato, dome-nica e festivi 10-18. Info: www.mu-seocaproni.it; Tel. 0461.944888; [email protected].

MostreOLTRE IL LIMITE. VIAGGIO AI CONFINI DELLA CONOSCENZAApertura: fino a domenica 14 giu-gno 2015. Muse. Corso del lavoro e della scienza. Mostra dedicata al tema del limite. Grazie ad exhibit interattivi, allestimenti, video ed esperienze multimediali i visitatori potranno avventurarsi alla scoper-ta dell’universo e dei suoi misteri. Tra i temi trattati, il big bang, l’infi-nitamente piccolo e l’infinitamente grande, le relazioni tra energia e materia, l’antimateria, i limiti della mente e della tecnologia scienti-fica e la natura del tempo. Info: www.muse.it.

MostreALPEN UNTER STROM - L’ENERGIA DELLE ALPIApertura: fino a mercoledì 13 maggio. Una mostra itinerante della sezione Archivi della Co-munità di Lavoro delle Regio-ni Alpine (ARGE ALP) sul tema produzine di energia ed elettri-ficazione nelle Alpi. Info: www.alpen-unter-strom.eu.

MostreAUDACIA E BELLEZZAApertura: fino a domenica 12 aprile. Museo dell’aeronautica Gianni Caproni, Via Lidorno 3.

Mostra pittorica grazie alla quale sette importanti artisti contempo-ranei italiani rendono omaggio al coraggio, alla vita, agli ideali, agli eventi che hanno scritto molte pagine di storia. Omaggio alla fi-gura di Francesco Baracca. Ora-rio: dal martedì al venerdì 10-13 e 14-18 sabato, domenica e festivi orario 10-18. Info: www.muse.it; Tel. 0461.944888; [email protected].

MostreALLA STESSA MENSA, TRA RITO E QUOTIDIANITÀ. PERCORSI DI RIFLESSIONE ATTRAVERSO L’ARTEApertura: fino a lunedì 6 aprile. La piccola mostra si collega idealmen-te ad Expo 2015 e presenta una serie di opere incentrate sul tema della mensa e della cucina. Parten-do dalle raffigurazioni dell’Ultima cena e passando attraverso altri episodi sacri e profani, l’esposi-zione mira a far riflettere anche su aspetti quali la convivialità, la famiglia e la condivisione. Info: Tel. 0461.234419; www.museodioce-sanotridentino.it.

MostreASTRAZIONE OGGETTIVA - OLTRE LA TEORIA, IL COLOREApertura: da sabato 14 febbraio a domenica 17 maggio. Galleria Civica - Via Belenzani, 44. Mau-ro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Giuseppe Wenter Marini. Mostra a cura di Giovan-na Nicoletta. Info: www.mart.trento.it.

MostreVIA ANTONIO PILATI 6Apertura: da mercoledì 18 febbra-io a martedì 2 giugno. Le Gallerie, Piedicastello. Mostra fotografica. Il carcere di Trento in 50 scatti di Nicola Eccher. Ingresso libero. Ora-rio: 9-18. Info: fondazione.museo-storico.it; Tel. 0461.230482; [email protected].

MostreCROCE E GLORIAApertura: fino a lunedì 6 aprile. Piazza Duomo. Nel Duomo di Trento vengono 14 opere in ve-trofusione rappresentanti la Via Crucis, donate dall’Unione Cat-tolica Artisti Italiani - Sezione di Trento e Solidea Onlus, Fondo di solidarietà per l’autosviluppo c/o Cooperazione Trentina a Rovereto sulla Secchia, colpito dal terremo-to nel 2012. Info: www.cattedra-lesanvigilio.it; Tel. 328.8694741; [email protected].

MostreL’ARTE PER LA VITAApertura: da venerdì 27 febbra-io a domenica 12 aprile. Palazzo Roccabruna. 24 opere scultoree di Ermete Bonapace, curata da Mario Cossali e Katia Fortarel. Orario: martedì e mercoledì ore 9-12/15-17. Giovedì e venerdì ore 9-12/15-20; sabato ore 17-20.

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trentinoappuntamenti

Apriamo questo piccolo sunto del meglio degli

eventi di aprile, puntando i riflettori sul concerto

del 2 aprile a Rovereto. L’ Associazione Mozart

Italia (sede nazionale di Rovereto) in collaborazione

con il Comune di Rovereto organizza il Concerto straordinario di Pasqua, con

l’Akademisches Orchester Berlin.

Sarà una stella della musica nera come la cantante Dee Dee Bridgewater la protagonista del concerto

del 17 aprile al Teatro Zandonai di Rovereto per la rassegna

di musica jazz.

Non ha certo scelto un titolo complesso, leggasi “Love”,

Giovanni Allevi per siglare il suo nuovo album,

quasi a voler esplicare nella parola “amore” la semplicità

profonda del suo essere artista. Un disco che Allevi

presenterà nel concerto per pianoforte solo il 18 aprile a

Trento.

Una festa per ballare, cantare e pensare. Tutto questo

vuole essere Fiorella Live, lo spettacolo che Fiorella Mannoia presenterà a Trento il 14 aprile.

Il 28 aprile, sempre nel capoluogo, ecco arrivare una

Nina Zilli che appare in un momento di grazia,

dopo la convincente partecipazione all’ultimo Festival di

Sanremo e che ora fra una data del tour e l’altra si propone

anche come giudice ad Italia’s Got Talent in onda su Sky

Per la comicità. Sono quelli con Angelo Pintus,

mito della risata per i giovani italiani, sul palco il 12 aprile e

Teresa Mannino, uno dei volti più celebri della

comicità tricolore in rosa, il 21, i due appuntamenti di aprile

per la rassegna “Cabarettiamo” proposta da Fiabamusic

in collaborazione con l’associazione Piattaforma

all’Auditorium S. Chiara di Trento.

Anteprime, documentari e l’Everest protagonista assoluto

alla 62esima edizione del Trento Film Festival, che parte il 30 aprile.

Atteso in particolar modo dal pubblico del gentil sesso,

TANTI EVENTI ANDANDO INCONTRO ALL’ESTATE

l’ultimo spettacolo in programma nell’ambito della stagione

di InDanza, si caratterizza per una certa natura innovativa

e un’elevata caratura artistica e stilistica. Si tratta della

compagnia anglosassone, tutta al maschile, degli intrepidi

BalletBoyz, che sarà in scena il prossimo 16 aprile

al teatro Sociale di Trento.

Novità della stagione del Teatro Valle dei Laghi sono i

Salotti musicali: quattro concerti in programma

da aprile a maggio organizzati in collaborazione con

l’Associazione Giardino delle Arti e Orchestra Haydn.

CONCERTO DI PASQUA

L’ Associazione Mozart Italia (sede nazionale di Rove-reto) in collaborazione con il Comune di Rovereto

organizza il Concerto straordinario di Pasqua (Rovereto, Teatro Zandonai, giovedì 2 aprile, ore 20.45), con l’Akademisches Orchester Berlin, con il direttore, Peter Aderhold; Violino solista, Suyeon Kang. Fondata nel 1908, l’Akademisches Orchester Berlin ha una nobile storia e tie-ne viva una grande tradizione. Dal 1968 si esibisce regolar-mente presso la Philharmonie di Berlino ed è protagonista di tournée all’estero (Giappone, Italia, Polonia, Provenza), grazie all’ampia rete di rapporti internazionali con altre or-chestre e numerosi cori. Il suo repertorio dal Classicismo arriva fino al periodo contemporaneo. Ha studiato all’Ac-

cademia di Musica Hanns Eisler di Berli-no, specializzandosi in direzione d’orche-stra (Forster, Koch, Rögner) e in com-posizione (Kochan). Peter Aderhold ha debuttato come di-rettore d’orchestra al Festival DDR-Mu-

siktage di Berlino nel 1990 con l’Orchestra Sinfonica di Berlino. Dal 2003 è direttore stabile dell’Akademisches Orchester Berlin. Suyeon Kang è una violinista coreano/australiana, Ha conseguito il diploma con il massimo dei voti presso l’Accademia di Musica di Norimberga, dove è stata anche assistente del prof. Gaede.

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trentinoappuntamenti

1 MERCOLEDÌCorsiDANZA DEL VENTREZambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: [email protected].

MusicaCONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE ARVO VOLMERTrento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Arvo Volmer, direttore; Ludwig van Beethoven, Leonora, op. 72: Ou-verture n. 2; Igor Stravinskij, Jeu de cartes; Robert Schumann, Sin-fonia n. 1 in si bemolle maggiore, op. 38 “La primavera”. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; [email protected].

2 GIOVEDÌMusicaDARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMATrento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Con-certi al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o [email protected]). Info: www.irifor.it.

MusicaCONCERTO DI PASQUA CON L’ORCHESTRA ACCADEMICA DI BERLINORovereto. Ore 20.45. Teatro Zan-donai. Direttore, Peter Aderhold; Violino solista, Suyeon Kang. In-fo: Associazione Mozart Italia - Palazzo Diamanti, Via della Ter-ra 48, Rovereto (TN) - Tel. e fax 0464.422719; [email protected].

5 DOMENICACulturaPASQUA CON DIVINNOSIOLAS. Massenza. Spettacoli teatra-li itineranti e radioguidati, a cura della compagnia Koinè, all’interno della Centrale idroelettrica proget-to Hydrotour (su prenotazione). Percorso suggestivo che include ingresso, spettacolo, visita alla Centrale e degustazioni di Vino Nosiola Trentino e Trentino D.O.C. Vino Santo. Info: APT Trento, Mon-te Bondone, Valle dei Laghi Tel. 0461.216000; [email protected]; www.discoervalle-deilaghi.it.

TeatroGIALLO CHIARORomeno. Ore 21. Teatro Parroc-chiale. Spettacolo di e con il Grup-po Giovani della Filodrammatica “Amicizia” di Romeno. Per la ras-segna “A teatro in amicizia”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

8 MERCOLEDÌCulturaIL MAL DI SCHIENA, CONOSCERE PER PREVENIREFaver. Ore 20.30. Molin de Por-tegnach. Serata con il fisiotera-pista Filippo Alario sulle cause e i sintomi del mal di schiena, per poterlo riconoscere e mantenere la nostra schiena in buona salute. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 [email protected], www.sorgente90.org.

9 GIOVEDÌDanzaSPETTACOLO INAUGURALERovereto. Ore 21. Auditorium Me-lotti. Manuel De Falla a ritmo di fla-menco. Info: www.euritmus.com.

10 VENERDÌCulturaUNICORNI ARROSTO E AQUILE SQUARTATE. QUATTRO PASSI NEL MUSEO ALLA SCOPERTA DELL’ARALDICATrento. Ore 16. Museo Diocesa-no Tridentino. Con la guida esper-ta di Luciano Borrelli e attraverso la lettura degli stemmi presenti nelle opere del Museo Diocesano Tridentino, i partecipanti potranno compiere un affascinante viaggio nel mondo dell’araldica. L’incontro non richiede conoscenze specifi-che nell’ambito dell’araldica.Preno-tazione obbligatoria entro le ore 12 del giorno precedente all’incontro (tel. 0461 234419). Info: www.mu-seodiocesanotridentino.it.

CulturaGUIDA ALL’ASCOLTO SUL BARBIERE DI SIVIGLIARovereto. Ore 17. Sala Caritro. Un’opera, per quanto famosa e stupenda, resta pur sempre uno spettacolo molto complesso ed ar-ticolato. Una guida all’ascolto che ne preceda la recita si può esse-re perciò utile per comprendere i retroscena che hanno dato origi-ne allo spettacolo lirico. Ingresso libero. Info: www.euritmus.com.

MusicaANTARES SEXTETRovereto. Ore 20.45. Sala Filar-monica. Atsuko Oba pianoforte; Gabriele Bertolini flauto; Masako Kozuki oboe; Zsigmond Kara cla-rinetto; Peter Loreck corno; Be-nedikt Seel fagotto su musiche di F. J. Haydn, F. Schubert,L. v. Be-ethoven, J. Françaix, F. Poulenc. Info: www.filarmonicarovereto.it.

11 SABATOCulturaSCOPRIRE LA ROVERETO BAROCCARovereto. Ore 11. Centro Storico. Info: www.euritmus.com.

DanzaESIBIZIONE DI FLAMENCORovereto. Ore 17. Piazza Loreto, Centro Storico. Il flamenco è uno stile musicale, una tecnica di pit-tura e una danza tipica dell’Anda-lusia. Fortemente influenzato dai gitani, il flamenco affonda le sue radici nella cultura musicale dei Mori e degli Ebrei e fa ormai par-te della cultura e della tradizione musicale spagnola. Evento in col-laborazione con l’Associazione “La Pena Andaluza” di Rovereto. Info: www.euritmus.com.

LaboratorioIMMAGINARTIZambana vecchia. Dalle 15 al-le 18. Presso Associazione “Ma-na”. Laboratorio esperienziale che unisce la Visualizzazione Creativa all’uso di alcune tecniche artisti-che di base per individuare i pro-pri desideri e tracciare un possi-bile percorso per realizzarli. Info e iscrizioni: Ongaro Nadia Cell. 333.2902558; [email protected]; www.nadiaongaro.it.

MusicaORIGINAL DIXIELAND SONGBOOK CON TIGER DIXIE BANDVezzano. Ore 21. Teatro Valle dei Laghi. Una delle poche band a li-vello internazionale, che si dedica sistematicamente al recupero del Jazz degli “anni ruggenti”, propo-nendolo con un approccio interpre-tativo originale ed attuale. Sarà un viaggio musicale attraverso i tem-pi e i luoghi del Jazz tradizionale passando attraverso le atmosfe-re tipiche del New Orleans e del Chicago Style, del Charleston e del Ragtime. Info: www.teatro-valledeilaghi.it.

TeatroSI PUÒGrumes. Ore 20.30. Teatro Le Fontanelle. Spettacolo teatrale su Giorgio Gaber, liberamente tratto dal teatro-canzone di Giorgio Ga-ber e Sandro Lupini presentato dal T.I.M. - Teatro Instabile di Meano. Ingresso: € 10,00. Info: Sorgente

‘90 [email protected], www.sorgente90.org.

TeatroNO’L ME PIASSMezzocorona. Ore 20.45. Teatro Parrocchiale. Commedia di e con l’Associazione Culturale “La Bara-ca” di Martignano. Per la rasse-gna teatrale “S. Gottardo”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroQUELLO ... BUONANIMADro. Ore 20.45. Teatro Parrocchia-le. Commedia di Ugo Palmerinicon la Compagnia “Argento Vivo” di Cognola. Per la rassegna tea-trale “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroPETER & WENDY - UN’AVVENTURA INFINITALevico Terme. Ore 20. Teatro “Mons. Caproni”. Liberamente ispirato a “Peter Pan” di J.M. Bar-rie - adattam. di Stefano Borile con la Filolevico di Levico Terme. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroTUTI ‘N TERAPIAPreore. Ore 20.45. Teatro. Spet-tacolo di Gloria Gabrielli con la Filodrammatica “La Logeta” di Gardolo. Per la 10a edizione di Preore a Teatro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroL’ALTRA CENERENTOLAPredazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spetta-colo di Toni e Gianluca Cucchiara con il Gruppo “Speranza Giova-ne” di Cles. Per la 18a edizione di “Chi è in scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti

MusicaIL BAROCCO SPAGNOLORovereto. Ore 21. Chiesa di San Marco. Musiche alla corte di Spa-gna. Questo concerto propone la musica che accompagnò la vita della corte di Madrid in quei due secoli tra Rinascimento, Barocco e Roccocò. Una serata con gran-di autori tutti legati direttamente o indirettamente alla Spagna de-gli Asburgo. Barbara Broz, Giada Broz, violini; Alberto Salomon, vio-la; Klaus Broz, Margherita France-schini, violoncelli. Info: www.eu-ritmus.com.

13 LUNEDÌTeatroIL BARBIERE DI SIVIGLIA - REPLICARovereto. Ore 21. Teatro Zando-nai. Messa in scena integrale a cura dell’Associazione Euritmus. Info: www.euritmus.com.

14 MARTEDÌMusicaMATTHIAS BUCHHOLZ, CHRISTIAN POLTÉRA E IL QUARTETTO AURYN IN CONCERTOTrento. Ore 20.45. Sala Filarmo-nica, Via Verdi 30. Matthias Bu-

chholz, viola; Christian Poltéra, violoncello; Quartetto AurynMatthias Lingenfelder, violino; Jens Oppermann, violino; Stewart Eaton, viola; Andreas Arndt, vio-loncello su musiche di J. Brahms: Sestetto in Sol magg. op. 36; E.W. Korngold: Sestetto in Re magg. op. 10; R. Strauss: Sestetto dall’opera “Capriccio”. Info: www.filarmoni-ca-trento.it; Tel. 0461.985244; [email protected].

Teatro456Trento. Ore 20.30. Teatro Cumi-netti, via Santa Croce 67. Spet-tacolo scritto e diretto da Mattia Torre con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pel-legrino e con Michele Nani. In-fo: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

15 MERCOLEDÌCorsiDANZA DEL VENTREZambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: [email protected].

CulturaCONFERENZATrento. Ore 20.45. Sala della Coo-perazione, via Segantini. “Cattedra del confronto 2015 - Le tre tenta-

TeatroEN CASO DISPERÀCondino. Ore 21. Palazzetto Poli-funzionale. Spettacolo di Maria Pel-legri Beber con la Filodrammatica “Tra ‘na roba e l’altra” di Cavrasto. Per la 2a edizione “Bonenti fiore”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroPARCHEGGIO A PAGAMENTOArco. Ore 20.30. Teatro. Spetta-colo di Italo Conti - trad. dialetta-le e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcoba-leno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroI TONI MARCIE LUCIO GARDINTezze di Grigno. Ore 20.45. Tea-tro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroVILLA ARTEMISIAFiavè. Ore 20.45. Teatro. Spetta-colo di Velise Bonfante con l’Asso-ciazione Teatrale “Dolomiti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroLIBERE STORIELedro. Ore 21. Centro Culturale di Locca di Concei. Incontro con Andrea Castelli. Info: www.tren-tinospettacoli.it.

TeatroIL BARBIERE DI SIVIGLIARovereto. Ore 21. Teatro Zando-nai. Inaugurazione lirica del Teatro Zandonai. Messa in scena inte-grale a cura dell’Associazione Eu-ritmus. Info: www.euritmus.com.

TradizioneLA CREATIVITÀ FEMMINILE IN MOSTRATrento. Piazza Duomo. La mo-stra-mercato di prodotti artigia-nali creati dalle donne nel tem-po libero.

12 DOMENICACulturaSUONI ARMONICI CON I CRISTALLI PER LA RICONNESSIONE DELL’ANIMAZambana vecchia. Ore 10-12.30. c/o Associazione Mana. Con Lo-redana Cassan. Info: Mary Lo-ner 346.0230844; [email protected].

BIGLIETTI, CONCERTI, SPETTACOLO, SPORT & CULTURA

Una canzone scritta da lei per Sanremo, un tour teatrale che la vede protagonista assoluta e un nuovo contratto discografico: tante le novità che riguardano Irene Grandi in questo 2015 ancora sulla soglia, ma soprattutto tanti i suoi progetti che svelano una donna nuova, più ricca e complessa artisticamente, più consapevole.

TRENTOAuditorium S. Chiara24 maggio 2015 ore 21

IRENE GRANDIDopo il successo alla 65esima edizione del Festival di Sanremo con il brano Sola, primo singolo estratto dal nuovo disco “Frasi&Fumo” pubblicato il 12 febbraio per Universal Music, Nina Zilli torna alla dimensione live, quella che più la appassiona e le è congeniale come lei stessa ammette: “Sono una cantante, amo ogni posto dove si possa cantare! Che sia un teatro o un club, con quell’energia sudata e fumosa, con la ‘caldazza’ e l’umanità che ti avvolge a ogni nota”.

TRENTOAuditorium S. Chiara28 aprile 2015 ore 21

NINA ZILLILa certezza di avere una privacy da difendere può risultare superflua, quasi ridicola se il nostro interlocutore è... un mentalista, uno che ti legge il pensiero. Un interlocutore davvero interessante, che sa cosa vuoi dire... prima ancora che tu l’abbia pensata: Francesco Tesei torna in teatro con “Mind Juggler”, una serie di giochi, esperimenti volti a farci stupire della potenza e potenzialità della comunicazione subliminale... per scoprire in leggerezza quanto sia importante stare all’erta e lontani dal rischio di essere manipolati.

TRENTOAuditorium S. Chiara10 ottobre 2015 ore 21

FRANCESCO TESEIPensa sempre a quello che dice e dice sempre quello che pensa.Si potrebbe sintetizzare in questo modo il carattere che contraddistingue Teresa Mannino che, in questo suo nuovo lavoro teatrale, attraversa strade e temi diversi ed istintivi: l’amore, la vita, il tradimento, gli uomini e le donne, la passione per la conoscenza e per la propria terra. E con la stessa passione racconterà i tormenti di Penelope e quelli della vicina di casa.

TRENTOAuditorium S. Chiara21 aprile 2015 ore 21

TERESA MANNINO

TRENTO – Via Ghiaie 15Tel. 0461 362111 – [email protected]

Orario: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.00-18.00

BOLZANO – Via Bari 15Tel. 0471 930993 – [email protected]: lunedì-venerdì 8.30-12.30/14.30-18.30

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trentinoappuntamenti

zioni”. Percorsi di riflessione per suscitare il dibattito su questioni cruciali. “La vertigine del limite” con Paolo Nesponi, astronauta e Armando Matteo, teologo. Info: www.webdiocesi.chiesacattolica.it/triveneto/trento/00025978_Cat-tedra_del_Confronto.html.

MusicaPOSSIBILITÀ DI DIALOGO. OMAGGIO A JAN VANKMEJERFaver. Ore 21. Molin de Portegna-ch. Serata di musica, luci, parole per un omaggio all’artista surrea-lista Jan vankmajer con la musica di Fancesco Petri e Alessandro Pe-tri. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 [email protected], www.sorgente90.org.

MusicaCONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE JOHN AXELRODTrento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. John Axelrod, direttore; Gustav Mahler, Blumine; Maurice Ravel, Le tombeau de Couperin; Charles Ives, The Unanswered Question; Wolfgang Amadeus Mozart, Sin-fonia n. 38 in re maggiore, K 504 “Praga”. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; [email protected].

Teatro456Trento. Ore 20.30. Teatro Cumi-netti, via Santa Croce 67. Spet-tacolo scritto e diretto da Mattia Torre con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pel-legrino e con Michele Nani. In-fo: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

16 GIOVEDÌCulturaPAESAGGI RINASCIMENTALITrento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Maran-gonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Francesca Jurman “Trento in epo-ca rinascimentale: il rinnovamento urbano in epoca clesiana+ visita alla città a cura dei Servizi Educativi del museo”. Partecipazio-ne gratuita. Info: www.buoncon-siglio.it; Tel. 0461.492811; [email protected].

DanzaTHE TALENTTrento. Ore 20.30. Teatro Sociale, via Oss Mazzurana 19. Spettacolo con i BalletBoyz. Direzione Artisti-ca Michael Nunn & William Trevitt. Info: www.centrosantachiara.it.

MusicaDARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMATrento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Con-certi al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o [email protected]). Info: www.irifor.it.

17 VENERDÌCulturaUNICORNI ARROSTO E AQUILE SQUARTATE. QUATTRO PASSI NEL MUSEO ALLA SCOPERTA DELL’ARALDICATrento. Ore 16. Museo Diocesa-no Tridentino. Con la guida esper-ta di Luciano Borrelli e attraverso la lettura degli stemmi presenti nelle opere del Museo Diocesano Tridentino, i partecipanti potranno compiere un affascinante viaggio nel mondo dell’araldica. L’incontro non richiede conoscenze specifi-che nell’ambito dell’araldica.Preno-tazione obbligatoria entro le ore 12 del giorno precedente all’incontro (tel. 0461 234419). Info: www.mu-seodiocesanotridentino.it.

MusicaDEE DEE BRIDGEWATER IN CONCERTORovereto. Ore 21. Teatro Zan-donai. Info: www.centrosanta-chiara.it.

MusicaLA SONATA A KREUTZERTrento. Ore 20.45. Teatro Socia-le. Ludwig Van Beethoven - Lev Tolstoj. Concerto con Giancarlo Zanetti - al violino Simone Miceli, al pianoforte Chiara Zago, regia di Giancarlo Zanetti.

18 SABATOFESTIVAL DELL’ASPARAGODI ZAMBANATrento. Dalle 13 alle 18. Via Oss Mazzurana, davanti a Palazzo Taba-relli. Info: www.prolocozambana.com; [email protected].

CorsiCOSTELLAZIONI FAMILIARIZambana vecchia. Ore 15-18. c/o sede Associazione “Mana”. Metodo Bert Hellinger con Julija-na Osti. Info: [email protected] - 320.0790075.

CulturaEDUCA 2015DESIDERIO E CONFLITTORovereto. Incontro nazionale sull’educazione. Manifestazione nazionale sull’educazione: semi-nari, dialoghi con autori ed esperti, incontri formativi, laboratori edu-cativi ed animativi, spettacoli. In-fo: www.educaonline.it; [email protected].

CulturaINAUGURAZIONE MOSTRA GRAVITÀ SOSPESAPergine Valsugana. Ore 17. Castel Pergine. Mostra di Robert Schad con buffet e concerto di Jan Ga-lega Brönnimann, clarinetto basso & Issa Kouyaté, kora. Info: www.castelpergine.it.

EsposizioneMERCATINO DEL RIUSOE DELLA CREATIVITÀTrento. Dalle ore 10 alle 19. Con-trada Santa Maria Maddalena. (Via L. Marchetti - Via santa Maria Mad-dalena - Via Dietro Le Mura B - Via F. Ferruccio - Vicolo santa Maria Maddalena). Mercatino riservato ai privati con l’oggetto principale di promuovere le arti, la creatività e l’artigianato domestico che non svolgono attività con carattere di impresa e che intendono espor-re o vendere oggetti usati e da collezione, prodotti di artigianato hobbistico ed opere d’arte da loro realizzate. I partecipanti non po-tranno essere commercianti, né titolari di partita iva nell’ambito del commercio, né ambulanti, né an-tiquari. Info: www.amicitta.com.

MusicaGIOVANNI ALLEVIIN CONCERTOTrento. Ore 21. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Torna a Trento

SABATO18 APRILE 2015ore 20.45

Info:

www.bandavigocortesano.it www.coroaltreterre.it

Un viaggio nel cuoredella musica neradalle origini a oggi

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Il Coro Altreterre e il Corpo Bandistico Vigo Cortesano a supporto del FPS Fondo Progetti Solidarietà di Mattarello

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trentinoappuntamenti

Giovanni Allevi, uno dei maggiori compositori puri e incontaminati dell’attuale panorama internazio-nale. Info: www.centrosantachia-ra.it; n. verde 800.013952; [email protected]. Prevendita biglietti presso la redazione di Tren-tinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

MusicaTRIO ZUKERMAN - FORSYTH - CHENGRovereto. Ore 20.45. Sala Filar-monica. Pinchas Zukerman violino; Amanda Forsyth violoncello; An-gela Cheng pianoforte su musiche di L. v. Beethoven, M. De Falla, C. Franck, F. Mendelssohn Bartholdy. Info: www.filarmonicarovereto.it.

MusicaSALOTTO LIRICO ROMANTICOVezzano. Ore 18. Teatro Valle dei Laghi. Concerto che vedrà prota-goniste le cantanti dell’Ensemble vocale femminile Giardino delle Ar-ti che proporranno brani solistici e corali nel pieno stile del salotto di origine romantica e del cafè chan-tant della Belle Epoquè. Musiche di Verdi, Bellini, Tosti, Puccini, Ros-sini, Donizetti, Delibes, Schumann. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

TeatroLA TV DEI TORNI MARCILavarone. Ore 20.45. Teatro-Ci-nema “Dolomiti”. Spettacolo di e con “I Toni Marci” di Trento. Per la 3a edizione di “Lavarone a teatro”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroIL SETTIMO GIORNO RIPOSÒLevico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Camillo Vittici con la Filolevico di Levico Terme. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroNÉ AL CIELO NÉ ALL’INFERMO, NÉ AL LUPO MANNAROPreore. Ore 20.45. Teatro. Spet-tacolo da “Don Giovanni” di Mo-lière - trad. di Luigi Lunari con la Compagnia delle Arti di Trento. Per la 10a edizione di Preore a Teatro. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroLA LUPAValforiana di Casatta. Ore 20.30. Teatro Comunale. Spettacolo di Giovanni Verga con la Compa-gnia “GAD - Città di Trento”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroPARCHEGGIO A PAGAMENTOArco. Ore 20.30. Teatro. Spetta-colo di Italo Conti - trad. dialetta-le e adattam. di Romano Turrini con la Filodrammatica “Arcoba-leno” di Arco. Info: Co.F.As. Tel.

0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroSANTA VITTORIOSA PALACE HOTELGardolo. Ore 20.45. Teatro “Gi-gi Cona”. Spettacolo di Luisa Pa-chera con l’Associazione Culturale “Grenzland” di Avio. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroVILLA ARTEMISIALardaro. Ore 20.45. Sala Pluriu-so. Spettacolo di Velise Bonfante cob l’Associazione Teatrale “Dolo-miti” di S. Lorenzo in Banale. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroPAUTASSO ANTONIO ESPERTO DI MATRIMONIOAldeno. Ore 20.45. Teatro Co-munale. Due atti comici in dialet-to trentino di M. Amendola e B. Corbucci con Mauro Bandera, Au-silia Pullara, Claudia Frizzera, Diego Cont, Alberto Maistri, Paola Davi, Alessio Beozzo, Elisabetta Baldo, Marika Fronza e Simone Bernar-di, per la regia di Mauro Bandera. Info: www.trentinospettacoli.it.

TeatroMAMA AFRICARavina. Ore 20.45. Teatro De-matté - Via per Belvedere, 4. Un viaggio nel cuore della musica nera dalle origini a oggi. Ingresso libero. Info: www.bandavigocor-tesano.it; www.coroaltreterre.it.

19 DOMENICACorsiSEMINARIO DI DANZABaselga del Bondone. Ore 14.30-18.30. Sala circoscrizionale. Danza e meditazione con Prem Nurya, Carlo Pallaoro. Info e iscrizio-ni: [email protected]; Cell. 339.4602596.

CulturaEDUCA 2015DESIDERIO E CONFLITTORovereto. Incontro nazionale sull’educazione. Manifestazione nazionale sull’educazione: semi-nari, dialoghi con autori ed esperti,

ASSOCIATI S.R.L.

Dichiara di aver depositato un documento analitico, a disposizione di chiunque abbia interesse

a prenderne visione, presso gli uffici della propria redazione siti in TRENTO – Via Ghiaie 15

Tel. 0461.362122

e presso gli uffici della Concessionaria di pubblicità

Ai sensi della Legge 515 dd 10.12.1993, della Legge 81 dd 25.03.1993 e della Legge n. 28 dd 22.02.2000

e successive modifiche, e per gli effetti della Delibera n. 666/12/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 302 del 29/12/2012

LA SOCIETÀ EDITRICE

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TRENTO - Via Ghiaie, 15 – Tel. 0461.934494 BOLZANO - Via Bari, 15 – Tel. 0471.914776

per l’accesso agli spazi di propaganda elettorale sul mensile

Tutti i messaggi politici elettorali, dovranno recare l’indicazione del committente e la dicitura

“messaggio politico elettorale”.Saranno pubblicati tutti gli annunci pervenuti

nei termini indicati e nel rispetto delle condizioni stabilite nel documento analitico.

PER LA DIFFUSIONE DI MESSAGGI POLITICI ELETTORALI PER LE ELEZIONI

AMMINISTRATIVE COMUNALI INDETTEIL GIORNO 10 MAGGIO 2015ED EVENTUALI BALLOTAGGI

COMUNICATO PREVENTIVO

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trentinoappuntamenti

incontri formativi, laboratori edu-cativi ed animativi, spettacoli. In-fo: www.educaonline.it; [email protected].

MusicaCANTO GREGORIANO: L’ANTICO CAPACE DI STUPIRETrento. Ore 20.45. Chiesa di Santa Maria Maggiore. Esecutori - Grup-po Vociale Feininger - Coro Gian-ferrari, all’organo Paolo Delama. Programma: Canto Gregoriano, Requiem di Duruflé, Requiem di Pizzetti.

TeatroL’ERA EN DÌ DE PRIMAVERAVermiglio. Ore 21. Teatro del Po-lo Culturale. Spettacolo di Antonia Dalpiaz con la Compagnia “Virtus in Arte” di Malè e il Gruppo di Dan-za “Dancing Soul”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

20 LUNEDÌCulturaCONFERENZATrento. Ore 17.30. Museo Dioce-sano Tridentino - Piazza Duomo. “Nel pane e nel vino. Il cenacolo di Leonardo da Vinci” con Luca Frigerio. Un viaggio all’interno di uno dei più straordinari capolavori dell’arte di tutti i tempi, alla sco-perta di citazioni bibliche e com-plesse simbologie, fra teologia e tradizioni.

21 MARTEDÌMusicaORCHESTRAA QUATTRO MANITrento. Ore 20.30. Aula Magna Liceo “A. Rosmini”, via Malfatti 2. Evento artistico importante con “Orchestra a quattro mani” dove il pianoforte a quattro mani la fa da padrone e ci conduce in affasci-nanti situazioni della fine ‘800 fino ai giorni nostri. Pianoforte Moni-que Ciola, Edoardo Bruni. Ingres-so libero. Info: www.rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; [email protected].

22 MERCOLEDÌMusicaCONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE CLEMENS SCHULDTTrento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Clemens Schuldt, direttore; Poli-na Pasztircsák, soprano; Stefan Johannes Hanke Vom Wind pri-ma esecuzione assoluta*; Gu-stav Mahler Sinfonia n. 4 in sol maggiore. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; [email protected].

23 GIOVEDÌCulturaPAESAGGI RINASCIMENTALITrento. Ore 16.30. Castello del Buonconsiglio, Sala delle Maran-gonerie, via Bernardo Clesio 5. Appuntamenti di storia e arte con Francesca Jurman “Il fenomeno delle ville suburbane + visita a Pa-lazzo delle Albere e a Villa Margon a cura dei Servizi Educativi del museo”. Partecipazione gratuita. Info: www.buonconsiglio.it; Tel. 0461.492811; [email protected].

24 VENERDÌTeatroSOGNO DI UNA NOTTEDI MEZZA SBORNIATrento. Ore 20.30. Teatro Audi-torium, via Santa Croce 67. Trat-ta dal lavoro di Eduardo De Fi-lippo e liberamente tratta dalla commedia “La fortuna si diver-te” di Athos Setti con Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

25 SABATOMusicaHUMUSFaver. Ore 21.30. Molin de Porte-gnach. Serata di musica dal vivo con la band trentina degli Humus. Ingresso libero. Info: Sorgente ‘90 [email protected], www.sorgente90.org.

TeatroCARAMBA CHE PARENTIDro. Ore 20.45. Teatro Parrocchia-le. Commedia di Loredana Cont con”Fomefilò” Filodrammatica Ledrense di Molina di Ledro. Per la rassegna teatrale “Nino Faitelli”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroVITA DA CAGNILevico Terme. Ore 20.45. Teatro “Mons. Caproni”. Spettacolo di Renzo Francescotti con “Le vec-chie glorie” della Filolevico. Per la 13a edizione di “Franco&Daniela”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

Teatro‘L CAMP DEL RICOVEROPredazzo. Ore 21. Auditorium “Casa della Gioventù”. Spettaco-lo da Peppino De Filippo - adat-tamento Donato Dellagiacoma Filodrammatica “Romano Della-giacoma” di Predazzo. Per la 18a edizione di “Chi è in scena”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

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trentinoappuntamenti

TeatroEN VEDOF ALEGROCondino. Ore 21. Palazzetto Po-lifunzionale. Spettacolo di More-no Burattini con la Filodramma-tica “Toblino” di Sarche. Per la 2a edizione “Bonenti fiore”. Info: Co.F.As. Tel. 0461.237352; [email protected]; www.cofas.it.

TeatroSOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIATrento. Ore 21. Teatro Audito-rium, via Santa Croce 67. Tratta dal lavoro di Eduardo De Filippo e liberamente tratta dalla com-media “La fortuna si diverte” di Athos Setti con Luca De Fi-lippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Cannavacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

TeatroLIBERO NEL PAESEDELLA RESISTENZAAla. Ore 21. Teatro G. Sartori. Spettacolo con la Compagnia Ar-ditodesìo, di e con Andrea Bru-nello per la regia di Christian Di Domenico. Info: www.trentino-spettacoli.it.

26 DOMENICATeatroSOGNO DI UNA NOTTEDI MEZZA SBORNIATrento. Ore 16. Teatro Auditorium, via Santa Croce 67. Tratta dal lavo-ro di Eduardo De Filippo e libera-mente tratta dalla commedia “La fortuna si diverte” di Athos Setticon Luca De Filippo, Carolina Ro-si, Nicola Di Pinto e Massimo De Matteo e con Giovanni Allocca, Carmen Annibale,Gianni Canna-vacciuolo, Viola Forestiero, Paola Fulciniti. Info: www.centrosanta-chiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

28 MARTEDÌMusicaNINA ZILLI “FRASI E FUMO”Trento. Ore 21. Teatro Auditorium. Con la sua verve e raffinatezza indiscusse, il suo stile ibrido ca-pace di spaziare da soul al blues, dal pop-rock al reggae, Nina Zilli è pronta a conquistare il pubblico dei concerti con le canzoni del nuovo disco e i suoi successi più amati, insieme a brani in cui si incontra-no gli amori e i riferimenti musicali dell’artista: dal soul targato Atlan-tic e Motown, al blues, al jazz, fino all’incanto di Nina Simone e di Et-ta James. Info: www.centrosanta-chiara.it. Prevendita biglietti presso la redazione di Trentinomese - Via Ghiaie, 15 - Trento.

29 MERCOLEDÌCorsiDANZA DEL VENTREZambana vecchia. Ore 20.45. c/o sede Associazione “Mana”. Info: [email protected].

30 GIOVEDÌMusicaDARK NOTES: LA MUSICA ILLUMINA L’ANIMATrento. Ore 20. Sede Cooperativa IRIFOR, via della Malvasia 15. Con-certi al buio 2015. Posti disponibili limitati, ingresso su prenotazione (0461.1959596 o [email protected]). Info: www.irifor.it.

GLI APPUNTAMENTI DI MAGGIO

1 VENERDÌCulturaFUMETTI IN VALLE DI LEDROValle di Ledro. Un fine settimana dedicato al fumetto per scoprire la Valle di Ledro in formato cartoon! Durante l’intero weekend i co-splayer animano il paese di Pieve mentre i fumettisti creano le loro tavole nei negozi, bar e ristoranti aderenti. Presso l’Oratorio di San Giuseppe di Pieve mostra delle tavole dei fumetti e mercatino dei prodotti agricoli nella Piazza di Pieve. Presentazione del fumetto

“Una vacanza magica in Valle di Ledro” nel centro storico di Pie-ve. Alle ore 20.30 presso il Centro Culturale di Locca proiezione del film “Big Hero 6”, entrata gratui-ta. Info: Consorzio Per il Turismo Valle di Ledro - Tel. 0464.591222; [email protected]; www.vallediledro.com/weekendcartoon.

TradizioneEXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLILevico Terme. Palalevico. Ore 10-20. Tradizionale appuntamento con la mostra mercato nata per valorizzare il territorio della Valsu-gana e del Trentino Orientale con l’area del biologico ed espositori dell’artigianato, industria, com-mercio, sevizi e nuove tecnologie. Inoltre, in concomitanza, Trentino Cavalli, la rassegna di allevamenti locali con gare, spettacoli, conve-gni, animazione e concerti. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.

CURCU & GENOVESE

una casa editrice in cammino

MARTEDÌ 5 MAGGIO ore 17Trentino OutdoorIl Trentino dalle Dolomiti al lago di GardaVallate, colline, montagne, flora e fauna

di Alessio Bertolli con Giulia Tomasi

Salotto Letterario Spazio espositivo MontagnaLibriTrento Piazza Fiera

DOMENICA 3 MAGGIO ore 11

Sulle tracce della Grande GuerraItinerari escursionistici tra cime,

trincee, caverne e postazioni nelle valli di Fiemme e Fassa, Primiero, Vanoi

di Maurizio Capobussipresenta Carlo Martinelli

Sala Conferenze della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto

Trento Via Garibaldi, 33

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trentinoappuntamenti

2 SABATOMusicaFUMETTI IN VALLE DI LEDROValle di Ledro. Un fine settimana dedicato al fumetto per scoprire la Valle di Ledro in formato cartoon! Concerto di Giorgio Vanni che can-terà le sigle più famose dei carto-ni animati nel Centro Culturale di Locca, biglietto d’ingresso € 5,00. Info: Consorzio Per il Turismo Valle di Ledro - Tel. 0464.591222; [email protected]; www.val-lediledro.com/weekendcartoon .

TradizioneEXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLILevico Terme. Palalevico. Ore 10-20. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.

3 DOMENICACultura63° TRENTO FILM FESTIVALTrento. Ore 11. Sala Conferenze del-la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto - Via Garibaldi, 33. Presentazione del libro: “Sulle tracce della Grande Guerra - Itinerari escur-sionistici tra cime, trincee, caverne e postazioni nelle valli di Fiemme e Fassa, Primiero, Vanoi” di Maurizio Capobussi. Ed. Curcu&Genovese. Presenta Carlo Martinelli. Info: www.curcuegenovese.it

TradizioneFIERA DI SANTA CROCE 2015Trento. Dalle 7 alle 19. Centro storico. Ritorna in centro città, la tradizionale Fiera di Santa Croce, meglio conosciuta, nel tempo e nei secoli, come “Fiera delle scale”. Info: www.comune.tren-to.it; Tel. 0461.884453; [email protected].

TradizioneEXPO VALSUGANA LAGHI LAGORAI E TRENTINO CAVALLILevico Terme. Palalevico. Ore 10-20. Tradizionale appuntamento con la mostra mercato nata per valorizzare il territorio della Valsu-gana e del Trentino Orientale con l’area del biologico ed espositori dell’artigianato, industria, com-mercio, sevizi e nuove tecnologie. Inoltre, in concomitanza, Trentino Cavalli, la rassegna di allevamenti locali con gare, spettacoli, conve-gni, animazione e concerti. Info: APT Valsugana, ufficio di Levico Terme Tel. 0461.727700.

5 MARTEDÌCultura63° TRENTO FILM FESTIVALTrento. Ore 17. Salotto Letterario - Spazio Espositivo MontagnaLibri - Piazza Fiera. Presentazione del libro: “Trentino Outdoor - Il Trenti-no dalle Dolomiti al lago di Garda - Vallate, colline, montagne, flora e fauna” di Alessio Bertolli con Giu-lia Tomasi. Ed. Curcu&Genovese. Info: www.curcuegenovese.it

MusicaFUNAMBOLISMITrento. Ore 20.30. Aula Magna Li-ceo “A. Rosmini”, via Malfatti 2. Vio-lini Nadia Carli, Marica Anderle; Vio-la Desy Rossi; Violoncello Giovan-na Trentini; Voce recitante Chiara Turrini. Ingresso libero. Info: www.rosmini.tn.it; Tel. 338.2919656; [email protected].

TeatroWAR NOW!Trento. Ore 20.30. Teatro Cumi-netti, via Santa Croce 67. Lo spet-tacolo, prodotto da Centrale Fies all’interno del quadro tematico delineato dal progetto internazio-nale SharedSpace, nasce dall’in-contro fra il regista lettone Valters S lis e il Collettivo Teatro Sotterra-neo, sollecitati dal centenario del-lo scoppio della Grande Guerra. Info: www.centrosantachiara.it; n. verde 800.013952; [email protected].

6 MERCOLEDÌMusicaCONCERTO ORCHESTRA HAYDN: DIRETTORE STEFANO RANZANITrento. Ore 20.30. Auditorium Santa Chiara, via Santa Croce 67. Stefano Ranzani, direttore; Stefa-no Ferrario, violino su musiche di Ludwig van Beethoven - Egmont: Ouverture, op. 84; Antonín Dvorák - Concerto per violino e orchestra in la minore, op. 53; Franz Schu-bert - Sinfonia n. 4 in do mino-re, D 417 “Tragica”. Info: www.haydn.it; n. verde 800.013952; [email protected].

TeatroWAR NOW!Trento. Ore 20.30. Teatro Cumi-netti, via Santa Croce 67. Info: www.centrosantachiara.it; n. ver-de 800.013952; [email protected].

8 VENERDÌMusicaCONCERTORovereto. Ore 20.45. Sala Filar-monica. Lorenza Baldo violoncello; Yevheniya Lysohor pianoforte su musiche di F. Busoni, J. Brahms, N. Mjaskovskij, D. ostakovi . Info: www.filarmonicarovereto.it.

9 SABATOMusicaSOGNO RUSSO TRIOVezzano. Ore 18. Teatro Valle dei Laghi. Un appuntamento con il più classico dei connubi musicali ovvero il duo violino e pianoforte delle sorelle Oksana ed Helena Tverdokhlebova che assieme al soprano Maria Letizia Grosselli presenteranno un programma tut-to incentrato sulla musica russa di fine ‘800- inizio ‘900. Info: www.teatrovalledeilaghi.it.

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CARLOTTA E LORENZO NATHALIE E MANUEL

MARISA E NIKLAS

FIONA E RONAN

FRANCESCA E CARLO

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trentinoscoop&news

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L’UOMO CHE IMMORTALA IL GIORNO PIÙ BELLO

Forse i più non lo sanno, ma esiste un’Associazio-ne anche per i Fotografi

cosiddetti “matrimonialisti”, ovvero quei professionisti che si dedicano soprattutto a ritrarre gli sposi nel corso del loro “giorno più bello”: l’ANFM. All’ultimo concorso nazionale, al quarto posto, è arrivato un fotografo trentino, Lorenzo Poli. È oramai il terzo anno che uno dei suoi album viene selezionato tra i migliori dieci.Il bello è che fino ai suoi vent’anni Lorenzo non aveva idea di voler diventare un fo-tografo, la fotografia è entrata per caso nella sua vita; ora è un lavoro, ma rimane sempre la più grande passione. Da che formazione scola-stica proviene?La mia formazione è stata grafica e informatica, ho frequentato gli Artigianelli di Trento e successivamente l’università di Informatica a Povo. Questi due percorsi sono stati essenziali per la mia attività, mi hanno per-messo di gestire il mio sito web autonomamente e al contempo gestire la grafica della mia attività.Quando è nata la sua pas-sione per la fotografia?Mi sono avvicinato alla foto-grafia per puro caso nel 2009, quando come a molte perso-ne munite di reflex all’inizio della mia carriera mi è stato chiesto di fotografare un ma-trimonio… ovviamente non mi sentivo adeguatamente pronto, pensavo (e penso) che il possedere una reflex non significasse essere un fotografo e saper fotografare.Da quel momento in poi ho passato circa un anno da-vanti a internet a documen-tarmi per capire cosa fosse la fotografia di matrimonio. Iniziai così a comprendere l’enorme bellezza di questo settore fotografico; davanti

voluto sapere più di quello che si vede! La fotografia di matrimonio mi permette di fotografare la genuinità delle persone. È un genere foto-grafico molto istintivo, natu-rale e immediato! bisogna essere pronti! Non ci si può permettere il lusso di pensare alle impostazioni fotografiche migliori, deve essere tutto to-talmente interiorizzato!Se ci pensate bene, in un matrimonio ci sono così tanti momenti stupendi, così tante persone felici, così tanti sorri-si, dettagli, situazioni da foto-grafare, che si ha veramente l’imbarazzo della scelta.Mi rendo conto che non è un genere per tutti! C’è chi pre-ferisce fotografare con tran-quillità nel proprio studio! Ma questo non fa per me.Ci spiega la filosofia del “Real Wedding”?In parole semplici si tratta di un servizio fotografico di matrimonio eseguito da due fotografi.Due modi di vedere, che raccontano insieme un mo-mento emozionante da punti di vista differenti (lo scam-bio degli anelli e allo stesso tempo l’emozione dei geni-tori). Fotografare in due ci

LORENZO POLI È UNO DEI PIÙ PREMIATI FOTOGRAFI “MATRIMONIALISTI” D’ITALIA. HA COMINCIATO PER CASO E ORA NE HA FATTO UN LAVORO

www.lorenzophotography.it

a me si è aperto un mondo che prima non conoscevo, ho capito che la fotografia di matrimonio non è un genere fotografico di serie B, anzi è un genere di fotografia molto entusiasmante e complesso allo stesso tempo. Perché ha scelto proprio i matrimoni? Cosa vuol dire per un fotografo immorta-lare questo giorno?Sono timido, ma sono sem-pre stato affascinato dalle in-terazioni tra le persone, dalle loro emozioni... ho sempre

consente di documentare in modo ancora più spontaneo e naturale il matrimonio, se-guendo entrambi i prepara-tivi degli sposi! Mentre un fotografo è impegnato con le foto di rito, il secondo si può dedicare alla ricerca della foto più naturale, più artistica e particolare. Ne risulta sicuramente un ser-vizio fotografico più ricerca-to e spontaneo… con anche molte più fotografie.Tra i progetti professionali futuri ce n’è uno che le sta particolarmente a cuore?Ho diversi progetti interes-santi per il futuro, quelli che mi stanno più a cuore sono forse i più semplici!Sto studiando e sperimen-tando per ottenere uno stile fotografico sempre più intimo e personale, che sia in grado di cogliere al meglio il mo-do di essere della coppia… sembra scontato ma non è semplice; è una ricerca foto-grafica continua… il fotografo racconta la giornata in base alla sua sensibilità, in base al suo modo di vivere quel gior-no, quindi conoscere bene la coppia e la loro storia mi aiuta moltissimo nel capire come fotografarli. ■

trentinomatrimoni

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trentinoscoop&news

Matteo Franceschini

MATTEO FRANCESCHINI PRESENTA FORÈSTPRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA A BOLZANO DAL 16 AL 19 APRILE

Da giovedì 16 a domenica 19 aprile, in prima assoluta, va in scena al Teatro Comunale di Bolzano Forèst di Matteo Franceschini, compositore

innovativo alla base della cui riflessione creativa ci sono il teatro musicale, la vocalità, le relazioni tra le diverse espressioni artistiche e le tradizioni culturali, in particolare della sua regione d’origine, il Trentino-Alto Adige. Inoltre, Franceschini nutre un forte interesse per l’arte culinaria, specialmente se svolta con fantasia. Ed è da qui che è nata l’idea di mettere in scena un’opera, o meglio una Food Opera, che avesse come punto focale la cucina e l’enologia. Forèst è un lavoro unico nel suo genere e si preannuncia come uno spettacolo multi-sensoriale, dove cioè sono coinvolti tutti i sensi, in stretta interazione fra loro. Il pubblico – 50 spettatori per ogni rappresentazione – sarà invitato a prendere posto al centro di un’installazione scenografica allestita sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bolzano. Ogni spettatore avrà “in dotazione” un kit contenente cibi ideati appositamente da Alessandro Gilmozzi, uno dei migliori chef italiani, specialista di piatti che prendono forma e gusto dai sapori del bosco. Completerà l’aspetto gastronomico il Lagrein Riserva del Podere Provinciale Cantina Laimburg. Il libretto e la regia di Forèst sono firmati da Volodia Serre. Il cast sarà costituito da due cantanti (Laura Catrani, soprano, e Nicholas Isherwood, basso baritono), un attore (Clément Bresson), e due musicisti (Pierre Cussac, fisarmonica, e Leo Morello, violoncello). Lo stesso Matteo Franceschini si occuperà di elaborazioni elettroniche dal vivo. Scene e costumi di Mathias Baudry. Luci di Kévin Briard e visual design di Luca e Andrea Franceschini. Il libretto multilingue (italiano, tedesco, inglese, francese, dialetto trentino) traccia una vicenda ideale che si snoda lungo l’arco delle quattro stagioni, attraverso immagini, memorie, citazioni letterarie e associazioni culinarie ispirate alla tradizione delle Dolomiti, patrimonio dell’UNESCO.Forèst è una produzione di Fondazione

Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, progettata e realizzata in collaborazione con Fondazione Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano, in coproduzione con Neue Oper Wien e Festival Paris quartier d’été, in collaborazione con Arcal-Paris.Info: Tel. 0471.053800

www.teatrocomunale.bolzano.it

ENRICO ZOBELE NOMINATO PRESIDENTE

Tempo di elezioni e di rinnovo per il Consiglio Direttivo della Scuderia Trentina Storica di Trento che rimarrà

in carica per il triennio 2015-2017.Nel corso dell’affollata assemblea generale, tenutasi nella sede sociale di via Vannetti a Trento, dopo la relazione sullo stato di salute del sodalizio da parte del presidente uscente, Enzo Siligardi, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche sociali come previsto dallo statuto del Club nato nel 1997 come emanazione, dedicata alle auto e moto d’epoca, della Scuderia Trentina.Dallo scrutinio delle schede presentate sono risultati eletti i nuovi componenti del Consiglio Direttivo che per il prossimo triennio sarà composto da Enrico Zobele, Car-melo Coniglione, Alessandro Garofalo, Giuseppe Gorfer, Sandro Martini, Remo Trinco e Filippo Trotter. In qualità di revisori dei conti sono risultati eletti Fabrizio Borga e Giorgio De Grandi. Nel corso della prima riunione il nuovo Consiglio Direttivo ha nominato all’unanimità Enzo Siligar-di, consigliere nazionale dell’Automotoclub Storico Italia-no, socio e presidente onorario della Scuderia Trentina Storica per l’operato profuso fin dalla nascita del sodalizio. Il Consiglio Direttivo ha poi nominato all’unanimità Enrico

Zobele, presidente del Gruppo Zobele ed in passato già al vertice della Scuderia Trentina organizzatrice

della Trento-Bondone, nuovo Presiden-te della Scuderia Trentina Storica per il

prossimo triennio mentre Remo Trinco è stato nominato vice Presidente.

RINNOVATO IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA SCUDERIA TRENTINA STORICA DI TRENTO

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LOREDANA ROSSETTO A PODIO SULLE NEVI DI CASAPORSCHE SCI CLUB ITALIA, AVVINCENTE WEEK END SULLE NEVI DI ANDALO. SI È CONCLUSO IL TERZO APPUNTAMENTO DELL’ANNO PER GLI APPASSIONATI DELLO SCI E DEI MOTORI PORSCHE

Si è tenuto ad Andalo il 3° appuntamento della 13a stagione del Porsche Sci Club Italia. Sulle vette dolomitiche si sono svolte le sfide dei tanti porschisti

appassionati di sci che ogni anno prendono parte ad una delle più importati iniziative Porsche Italia dedicate ai possessori di vetture Porsche, senza distinzione di anno e modello. Il week end è stato ricco di appuntamenti: il sabato i soci sono stati impegnati, al mattino, nella gara di Slalom Gigante sulla pista Traliccio con un tracciato disegnato da Peter Runggaldier, Campione del mondo e direttore tecnico del Club, e nel pomeriggio nella prova di guida su neve preparata dalla Porsche Sport Driving School, presso il piazzale in località Priori-Cadavego. Sul podio, con il terzo posto nella gara sci femminile, Loredana Rossetto di Trento che commenta la sua performance sulle nevi di casa: “Quest’anno per me era iniziato un po’ in salita e sono davvero felice di questo podio molto sudato viste le condizioni piuttosto difficili di visibilità e tracciato. Spero che nella prossima tappa di Cortina si confermi questo progresso e di fare bella figura anche perché per la prima volta nella storia del Porsche Sci Club abbiamo organizzato una bellissima partecipazione con la WinteRace, la gara di regolarità per auto storiche che sarà concomitante con il nostro week end e con cui faremo una speciale combinata auto/sci“. Sul podio della classifica sci maschile: Giovanni Berti (VI), Giulio Taucer (TS) e Claudio Berti (VI); sci femminile: Roberta Gamper (BZ), Luisa Bombieri (VE), Loredana Rossetto (TN). Nella classifica della prova auto: Bicciato Renato (PD), Stefano Ducci (AR) e Agostini Rodolfo (VE). La stagione

è continuata con la tappa di Cortina d’Ampezzo dal 6 all’8 Marzo, in concomitanza con la WinteRace, manifestazione per auto storiche organizzata in collaborazione con il Centro Porsche Padova, e con l’ultimo appuntamento di Corvara dal 27 al 29 marzo. Il binomio sci-motori che caratterizza il Porsche Sci Club Italia, è arricchito, per questa stagione, dalla collaborazione con Porsche Italia, Porsche Financial Services, il brand Cober, Vita in Linea, Pico Maccario, e, per il primo anno, VIST. È possibile aderire, anche solo per una tappa, al Porsche Sci Club Italia e la procedura di iscrizione è molto semplice. L’unico requisito necessario è quello di essere possessori Porsche. Info: www.porsche.it/sciclub.

Gamper e Rossetto

BORSA DEMATTÉ:VINCE SARA TONINI

È Sara Tonini la vincitrice della borsa di studio intitolata al professor Claudio Dematté, istituita per iniziativa del Comitato Amici di Claudio Demattè, in collaborazione con Università di Trento e Fondazione Trentino Università e giunta alla nona edizione. Laurea magistrale in Economics and Finance alla Luiss di Roma e dottoranda in Local Development and Global Dynamics all’Università di Trento (nell’ambito della Scuola in Scienze sociali), la trentenne si è aggiudicata un finanzia-mento di 25 mila euro per il suo progetto sulla trasmissione della fiducia tra generazioni di migranti e la costruzione della coesione sociale (“Building social cohesion: the transmission of trust through migrant generations”). Come destinazione per lavorare alla sua ricerca ha scelto l’Institute for the Study of Labor (IZA) di Bonn per le competenze presenti in tema di immigrazione e per una conoscenza profonda degli strumenti d’indagine socio-economica necessari per sviluppare il suo progetto. Questa volta poi la commissione di selezione del premio Dematté ha deciso di dare un riconoscimento anche a un altro candidato. Il riconoscimento, che consiste in un prestito sulla fiducia in fase di definizione e con garanzia della Fondazione Trentino Università, va a Enrico Fiorentini per la validità del suo progetto “Breaking the impasse in global governance: towards experimentalist security governance?”, che si concentra sulle problematiche derivanti da rischio nucleare nel mondo. La cerimonia di premiazione ha avuto luogo a Trento venerdì 20 marzo.

25 MILA EURO PER IL SUO PROGETTO. RICONOSCIMENTO ANCHE PER ENRICO FIORENTINI

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BORSA DI STUDIOPER IOVENE E DEMOZZI BORSE DI STUDIO DELLA FONDAZIONE CASSA RURALE DI TRENTO. SONO STATE ASSEGNATE A DUE GIOVANI IMPEGNATI A PROSEGUIRE IL PROPRIO PERCORSO FORMATIVO DI ALTO LIVELLO

Due borse di studio post-laurea, del valore di 12mila euro l’una, per la ricerca. Le ha assegnate il 2 marzo la Fondazione Cassa Rurale di Trento

che ha “premiato” i progetti di due giovani trentini che proseguiranno con altrettanti dottorati di ricerca il loro percorso di internazionalizzazione. “Vogliamo guardare al futuro con ottimismo – ha affermato la presidente della Fondazione Rossana Gramegna – il mondo è nelle mani dei giovani, è giusto sostenere chi si impegna in percorsi di eccellenza che contribuiscano al benessere di tutti”.Al comitato scientifico che ha selezionato i candidati sono arrivate più di venti domande, ma una borsa sulle tre previste dal bando – nell’area economico giuridica – non è stata assegnata. La consegna è avvenuta nella sede del municipio di Trento in via Belenzani, alla presenza dei consigli di amministrazione della Fondazione e della Cassa Rurale, del comitato scientifico rappresentato da Elisabetta Curzel e Franco Marzatico e dell’assessore Paolo Condini in rappresentanza dell’amministrazione comunale. Nel dettaglio: si tratta di borse di studio, ognuna del valore di dodicimila euro indirizzate a giovani laureati che “intendano iniziare o proseguire un progetto di studio o di perfezionamento presso Università o istituzioni italiane o straniere, pubbliche o private”.Per l’area tematica tecnico-scientifica, si è distinto

GLI AZZURRI DELLO SLEDGEHOCKEY

C’ è molta attesa tra gli “azzurri” dello sledgehockey per l’ormai imminente impegno agonistico che li

vedrà scendere sul ghiaccio a Buffalo negli Stati Uniti dove sono in programma i campionati mondiali della disciplina invernale.I ragazzi del trainer Massimo Darin si confronteranno con le compagini attualmente più quotate in campo mondiale con la seria intenzione di ben figurare e ri-badire, anche in questa prestigiosa occasione, il co-stante progresso tecnico ed agonistico maturato in questi ultimi anni. È ormai lontano il debutto ufficiale di Torino in occasione delle “paralimpiadi” e da allora di strada ne hanno fatta questi stupendi ragazzi che, proprio attraverso lo sport ribadiscono il loro diritto alla normalità. Lo sledgehockey per gli atleti diversamente abili, costituisce una tra le più difficili ed impegnative discipline cui si dedicano tutti coloro che si aprono alla vita con determinazione ed entusiasmo. Recentemente la nazionale azzurra, che ha concluso a Trento nei giorni scorsi un periodo di allenamento, si è imposta in una quadrangolare in terra tedesca vincendo contro forma-zioni come la Repubblica Ceca, la Germania e la Svezia mettendo in risalto l’ottima forma di giocatori regionali come Florian Planker e Gianluigi Rosa, autentici fuori-classe della squadra che vedremo impegnata a Buffalo dal 26 aprile al 3 maggio. A tutti i ragazzi l’U.S. Ronzone Sportinsieme, particolarmente vicina da anni a questo sport, invia un grosso “in bocca al lupo” per un torneo mondiale che chiede conferme.

AI MONDIALI DI BUFFALO, ANCHE GRAZIE ALLA NONESAU.S. RONZONE SPORTINSIEME

Michele Demozzi, 23 anni, laureato in Scienze e tecnologie biomolecolari, con un progetto che esplora “nuove prospettive per la cura della sindrome di Wolf-Hirschhorn”, in svolgimento presso Centre for Integrative Biology (CIBIO) dell’Università degli Studi di Trento.Per l’area tematica umanistico-artistica, Maddalena Iovene, 27 anni, laureata in Architettura, ha vinto con un progetto di costruzione partecipata per progetti di sviluppo sostenibile, che svolgerà in Perù con la Strathclyde University, Glasgow. Scotland – UK.

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DAL MARCANTE: TEMPIO DELLE ECCELLENZEVENERDÌ 27 FEBBRAIO HA INAUGURATO IL NUOVO PUNTO VENDITA DEL TIPICO, A TRENTO, AL QUARTIERE “LE ALBERE”

Inaugurazione ufficiale venerdì 27 febbraio a Trento, presso il quartiere Le Albere, a pochi metri dal MUSE, dello storico punto vendita del tipico “Dal

Marcante”, presente ad Andalo dal 1758. Il progetto, condiviso sin dall’inizio con la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, è volto a portare la tipicità dei prodotti locali a disposizione dei visitatori del MUSE e della città di Trento, rinsaldando i rapporti coi produttori del territorio per incrementare la conoscenza delle eccellenze trentine, in una azione di co-marketing che amplifica l’offerta in modo innovativo, coinvolgendo tutti gli attori locali. Oltre ai due fratelli imprenditori, Miriam e Paolo Melchiori, è intervenuto un folto parterre di ospiti con un saluto ed un brindisi: Alessandro Andreatta Sindaco di Trento, Michele Lanzinger Direttore del MUSE Museo delle

Scienze di Trento, Francesco Antoniolli, Presidente della Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, Paolo Manfrini Amministratore Unico di Trentino Marketing, Elda Verones, Direttrice Apt di Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi, Filippo Tealdi, Investment Manager della Castello SGR. Ha chiuso l’informale cerimonia Michele Dallapiccola, Assessore all’agricoltura, foreste, turismo, promozione, caccia e pesca. Graditi ospiti saranno anche Hansi Baumgartner, pluripremiato affinatore di formaggi altoatesino ed Heinrich Poeder, premiato dal Gambero Rosso per l’eccellente speck. Nel corso nella giornata si sono alternati numerosi produttori: Sant’Orsola, Macelleria Dagostin, Birra Maria Lucia Melchiori, Cisa 2054, Distilleria Pisoni, Cantine Ferrari, Villa Corniole, Troticoltura Armanini, Crucolo, Cantina Endrizzi, Distilleria Marzadro, Panificio Sosi, Cantina di Isera, Trentingrana, Cantina Roveré della Luna, Birrificio Rethia. Per informazioni: Oficina d’impresa srl - Emanuela Corradini - Cell 348 7399016 [email protected]

GIOVANI TALENTI DELLE SETTE NOTE

Assegnato al giovane talento del violino Teofil Mi-lenkovic (già affermato esecutore, ora quindicen-

ne) il Premio intitolato a Norma Andreis di Rovereto, compianta e stimata socia AMI, docente di tedesco, scrittrice. Alla premiazione ha fatto seguito un apprez-zato concerto, di Teofil in duo con il pianista Gabriele Iorio, che ha allietato la mattinata tutta mozartiana, di una classe delle medie Chiesa. Il programma, vario e intrigante, prevedeva brani di Sarasate, Vitali, Pagani-ni, Beethoven, J.Williams (Schindler’s List Theme!), eseguito con grande sicurezza tecnica dai due giovani strumentisti, decisamente affiatati e a loro agio di fronte alla giovane platea interessata. Una premiazione deci-samente diversa e ricca di emozioni.

CONCERTO DUO MILENKOVIC-IORIO PER PREMIO ANDREIS

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VIA CRUCIS TRENTINAPER I TERREMOTATIQUATTORDICI ARTISTI TRENTINI

Per la comunità di Rovereto sulla Secchia, popolosa frazione del comune di Novi di Modena, la via crucis cominciò la sera del 20 maggio del 2012. Il

terremoto che colpì l’Emilia fece crollare il 30% degli edifici. Nove giorni dopo, alle 9 del mattino, una seconda scossa fece crollare l’abside della chiesa intitolata a Santa Caterina d’Alessandria. In quel momento il parroco, Ivan Martini, assieme ai pompieri stava recuperando una statua di Madonna all’interno della chiesa. Nel crollo restò ucciso il prete. L’anno seguente fu allestita una chiesa provvisoria. Per quel nuovo fabbricato, quattordici pittori trentini aderenti all’UCAI (Unione cattolica Artisti Italiani) hanno realizzato un dipinto. Con tecniche varie, ognuno ha proposto un quadro della Via Crucis. Ogni pittura è stata poi riprodotta in vetrofusione (70x40 cm) da un’azienda di Bolzano (il Laboratorio Vetroricerca & Glass). Il sorprendente risultato è in mostra fino al 6 aprile, nell’Aula di San Giovanni, sotto la sagrestia del Duomo a Trento. Entro il 29 maggio, anniversario della morte di don Martini ma pure ricorrenza del martirio dei tre missionari inviati da San Vigilio in Val di Non (trucidati dai pagani il 29 maggio del 397), i 14 pezzi unici di fusione nel vetro, saranno consegnati al parroco di Rovereto sulla Secchia, don Andrea Zuarri. Gli artisti che hanno aderito al progetto “Croce e Gloria, una via Crucis per Rovereto sulla Secchia”, sono: Carla Caldonazzi, Luigi Bevilacqua, Carlo Adolfo Fia, Bruno Gasperi, Mirta de Simoni Lasta, Settimo Tamanini (Mastro7), Sylvia Lippitz, Rita Cench, Maurizio Frisinghelli, Marco Morelli, Paul de Döss Moroder, Rita Cench e Marco Arman. I quadri sigleranno un gemellaggio non soltanto culturale fra il Trentino e la comunità roveretana dell’Emilia che, oltre al terremoto del 2012, il 7 agosto 1944 subì una “strage di intellettuali”, nove persone fucilate da una banda di Repubblichini. Nella fotografia: Marco Arman, uno dei 14 artisti trentini che hanno aderito alla proposta “Una Via Crucis per Rovereto sulla Secchia”.

ENOTOUR: ANDIAMO ALLA SCOPERTA DEL VINO

Cosa può esserci di più emozionante che sorseggiare un vino direttamente tra le radure, i boschi e il maso

che lo vedono nascere? All’azienda agricola Borgo dei Posseri di Ala, la novità è che ti offrono un calice e una cartina, grazie alla quale è possibile seguire un percorso “multisensoriale” che porterà all’interno di spazi organiz-zati chiamate “Isole”. Ogni isola è posizionata vicina alla vigna che ha dato vita a quel particolare vino. Un’iniziativa veramente unica, che narra di un ciclo in equilibrio che inizia dalla terra, si trasforma in cantina e termina con questa degustazione ed il ricordo che se ne serberà. Un tragitto che aiuta ad apprezzare al meglio le varie tipologie di vino prodotte da Borgo dei Posseri.L’azienda agricola Borgo dei Posseri si estende per 230 ettari su un soleggiato altipiano tra la storica cittadina di Ala e le piccole Dolomiti. I vigneti, collocati tra i 550 ed i 720 metri d’altezza, si trovano perlopiù nelle zone pianeggianti, esposti prevalentemente ad ovest, nord-o-vest. La costante presenza di venti provenienti da sud e da nord, rendono questa zone un habitat ideale per la coltivazione della vite in un contesto non intensivo. Lungo la strada che attraversa l’azienda, si trovano masi e residenze estive, che un tempo appartenevano alla nobile famiglia Taddei di Ala. Fino all’inizio del secolo scorso, il podere era abitato da una quindicina di famiglie di mezzadri. Dopo anni di abbandono, una coincidenza fortuita ha portato alla riscoperta di questo posto magi-co. Per nulla spaventati dallo stato di incuria del podere, degli edifici diroccati e dei campi ormai invasi dal bosco e dai rovi, caparbiamente è stato intrapreso un temerario ed ambizioso progetto: riportare all’antico splendore questo angolo di Trentino, circondato dalle montagne e con una incredibile vista sulla Val d’Adige, riuscendo a produrre un vino che ne rispecchiasse l’unicità. Info: www.borgodeiposseri.com

ALL’AZIENDA AGRICOLA BORGO DEI POSSERI DI ALA

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VALORI IN CORSO: VIAGGIO NEL VOLONTARIATOQUESTO ED ALTRO SUL PALINSESTO RADIOFONICO DI RADIOTRE

La programmazione radiofonica a diffusione regionale su Radio2 della Struttura di Programmi della Sede RAI di Trento, che prende il via dal primo aprile e

si protrarrà fino alla fine di giugno, prevede: il martedì pomeriggio, alle 15, “La vita meravigliosa: ecologia e biodiversità in Trentino”: lo spazio radiofonico di un quarto d’ora, a cura di Stefano Uccia, racconta la biodiversità alpina come bene prezioso da tutelare a livello scientifico, sociale e culturale. Alle 15.15 va in onda “Valori in corso”, un viaggio a cura di Flavio Pedrotti nel volontariato locale. Segue “Trentino in giallo”: trame e suspense con la cronaca nera, nei testi elaborati da Francesca Mazzalai, tratti dal libro di Luigi Sardi: “Delitti e misteri, dalla strage di Vetriolo all’omicidio di Terlago”. Le 13 puntate sono curate da Daniele Torresan.Alle 15.45 si propone, a cura di Giorgio Balducci, “Tra sponde diverse. Traghettamenti”. il programma si prefigge lo scopo di indagare le diverse realtà delle persone e della società quando si trovano ad affrontare delle crisi, dei fatti imprevisti o situazioni di confusione.Il martedì si conclude con “Amore mio uccidi Garibaldi”, riduzione radiofonica a cura di Flavio Pedrotti del libro dell’autrice trentina Isabella Bossi Fedrigotti. Il mercoledì si apre con “Rodo-dentro” a cura di Flavio Pedrotti, dove Mario Cagol, autore e attore versatile, affronta i piccoli temi quotidiani ricavandone spunti di rara ilarità. Alle 15.30 si propone “A piedi nudi sul palco”, programma d’informazione, attualità e cultura teatrale curato da Flavio Pedrotti. Conclude le tramissioni del mercoledì “Pianeta trentino della musica rock”, a cura di Daniele Torresan. La vita musicale trentina dei generi “leggeri” è raccontata con le storie dei gruppi musicali e dei singoli artisti: i compositori, gli interpreti e gli

A TRENTO, UNA MOSTRA SULLA RESISTENZA

Nelle sale di Torre Mirana di Palazzo Thun a Trento, orga-nizzata dall’Anpi del Trentino, nel 70° della Liberazione,

dal 13 al 29 marzo si è aperta un’ampia mostra dal titolo “Artèresistenza”. A supportare l’apertura culturale dell’Anpi verso l’arte e la cultura va rilevato il fatto che i due storici dell’arte Mario Cossali e Renzo Francescotti, curatori della Mostra, siano alla stesso tempo i due vice-presi-denti trentini dell’Associazione partigiani. Sono stati 49 gli artisti che hanno raccolto l’invito degli organizzatori; tra di essi alcuni dei più importanti artisti trentini, pittori e scultori: come Verdini, Berlanda, Lucchi, Cattani, Cap-pelletti, Perghem Gelmi, Rossi Zen. I due curatori hanno spiegato come è composto il panorama dell’Esposizione, che presenta un vasto ventaglio di tendenze artistiche: nuovi realisti, neo-astratti, espressionisti, Action Painting, primitivisti, Pop Art, concettuali: anziani, maturi e giovani. Tutti ad esprimere in arte lo spirito della Resistenza. Ci sono anche alcuni artisti partigiani come il marchigiano Vladimiro Tulli e il trentino Remo Callone. Ci sono dieci donne (una su cinque) e artisti di altre regioni comi marchigiani Giorgio Antinori e Leonardo Nobili. C’è l’opera di uno straniero come il bosniaco Irfan Hozo. Ma l’opera più prestigiosa della Mostra è sicuramente un grande quadro del 1962, di Aldo Schmid, dal titolo “Romancero delle Resistenza spagnola, una straordinaria e inedita opera giovanile che documenta una fase quasi sconosciuta di questo artista, morto tragicamente assieme a Senesi, che fu tra i maggiori della seconda parte del ‘900 trentino.

SONO STATI 49 GLI ARTISTICHE HANNO RACCOLTO L’INVITO

esecutori. Il venerdì pomeriggio, a cura di Stefano Uccia, prosegue “Attenti a noi due”, programma comico-satirico scritto e interpretato da Lucio Gardin e Loredana Cont. I “due”, in particolare, propongono gags e “siparietti” di tipica espressione trentina. Alle 15.30 “35 anni endrio” programma, curato da Ugo Slomp, che ripropone i fatti accaduti a Trento e provincia della stessa settimana di 35 anni prima.Il venerdì si chiude con “Enrosadira: i colori delle Dolomiti” programma, curato da Giorgio Balducci, che si occupa di cultura, sport ed ambiente di montagna.

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IL LIBRO DEL MESE

NOMINATO IL 26 FEBBRAIO SCORSO DAL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DEL MUSEO ROVERETANO

Il 26 febbraio scorso, il CdA del Mart, composto da Ilaria Vescovi, Presidente, Matteo Lunelli, Vicepresidente, Stefano Andreis e Maria Concetta

Mattei, ha annunciato la nomina del nuovo direttore del Mart. Alla presenza di Tiziano Mellarini, Assessore alla Cultura della Provincia autonoma di Trento e di Andrea Miorandi, Sindaco di Rovereto, sottolineando la grande soddisfazione e il lungo lavoro che negli ultimi mesi ha impegnato la Commissione esaminatrice (composta da Ilaria Vescovi, Matteo Lunelli e Pietro Monti) e la GEA S.p.A, la Presidente del Mart ha comunicato alla stampa il nome del direttore del Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto: Gianfranco Maraniello. Il profilo di Maraniello è stato ritenuto il più adatto tra 128 curricula esaminati. La Presidente Ilaria Vescovi ha spiegato: “Sono pervenuti 128 curricula italiani, europei ed extraeuropei; diversi tra loro e di eccellente livello. Abbiamo incontrato decine di candidati con i quali è stato costruito un dialogo stimolante, una mappatura interessante per vedere il Mart attraverso gli occhi di qualificati professionisti del settore. È stato un lavoro interessantissimo”. La scelta non è stata semplice, ma l’esito è il frutto di una decisione presa con autonomia, serietà e trasparenza e approvata all’unanimità da un CdA coeso e soddisfatto. “Abbiamo scelto un professionista le cui competenze sono indiscusse sia sul fronte manageriale sia sul fronte scientifico – ha aggiunto il Vicepresidente Matteo Lunelli – Gianfranco Maraniello è una figura completa, solida e collaborativa che con entusiasmo ha accettato di accogliere le sfide del Mart e di aiutarci a costruirne il futuro.

ARRIVA IN LIBRERIA IL VOLUME DI ALBERTO FOLGHERAITER CHE RACCONTA LA GRANDE GUERRA DEI TRENTINI “TROPPO AUSTRIACI PER ESSERE ITALIANI, TROPPO ITALIANI PER ESSERE AUSTRIACI”

Il racconto a puntate della “Guerra tra parenti (costata dieci milioni di morti)” che Trentinomese ha cominciato a pubbli-care nel numero di gennaio del 2014, esce ora in volume

dal titolo “Un popolo, due patrie” (il Trentino nel vortice della Grande Guerra). Alberto Folgheraiter, il giornalista autore di una dozzina di titoli (dalla “Terra dei padri” ai “Villaggi dei camini spenti”, tanto per citare), ha rimodulato i testi, aggiunto schede, ampliato l’orizzonte, condensando tutto in un volume di 240 pagine che l’editore Curcu&Genovese manda in libreria nel mese di aprile. “Un popolo, due patrie” si avvale di un ricco apparato ico-nografico e Folgheraiter lo ha dedicato a suo nonno Bepi, Kaiserjäger “mugnaio del Prà, che fu mandato ai confini del mondo, vide l’orrore, sopravvisse e tornò, inseguito dal tra-monto dell’Impero”.La sintesi del libro è pubblicata nel risvolto di copertina:

Cent’anni e se ne parla ancora. Quella Guerra che fu definita “grande” e che papa Benedetto XV (1917) bollò come “inutile

MARANIELLO NUOVO DIRETTORE DEL MART

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Giorgio Ragucci Brugger si è sempre contraddistinto per aver donato i suoi lavori letterari a fini di solidarietà cercando di favorire gli scopi umanitari di numerose associazioni. In questa occasione, l’ultima sua fatica letteraria “Lontano da Babilonia”– uno specchio

della realtà attuale – l’ha voluta regalare ad Athena Onlus, associazione trentina handicap e normalità a confronto. «In questo libro ho voluto raccontare le sfide, anche esistenziali, che ciascuno di noi

incontra nella vita quotidiana – spiega Brugger, scrittore giunto ormai alla sua ottava opera letteraria. E ho deciso di donare il libro a un’associazione del nostro territorio che con impegno si occupa di un tema importante: confrontarsi con la diversità, senza avere paura della vita, mai”.

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Alessandro AnderleIl lago quasi marePublistampa

La vita di uno scrittore, quella di un rabbino e di una prostituta si intrecciano in modo unico, inscindibile, a formare un racconto che si disvela al lettore pagina dopo pagina. Questi tre personaggi, uniti nell’unico intento di salvare quella parte spirituale della nostra umanità

che troppo spesso il materialismo quotidiano relega all’ultimo atto della giornata, prima di assopirsi, faranno i conti con una realtà che non risulta mai essere quella che appare. Una linea sottilissima a distinguere ciò che è reale e ciò che non lo è, perché nulla può

mai essere dato per scontato.Un libro che vuol far riflettere sui valori e sul dono, perché tutto ciò che ha un valore reale si riceve sotto la forma di regalo gratuito. Sulle sponde di un lago che sembra quasi un mare, vasto come la mente umana, però, la realtà in fondo non esiste.

strage”, dal 2014 è al centro di convegni di studio, rievocazioni, seminari e manifestazioni. Soprattutto in Trentino-Alto Adige e nella Venezia Giulia, dove la guerra cominciò un anno prima rispetto all’Italia. Di solito, la storia è scritta dai vincitori, ma quella guerra l’hanno fatta anche i nostri nonni, mandati al fronte come vittime predestinate nell’estate del 1914 e finiti dalla parte dei vinti. Invischiati e coinvolti, loro malgrado, in una “guerra tra parenti” quale fu il primo conflitto mondiale. Metà delle teste coronate d’Europa, infatti, era imparentata direttamente; l’altra metà per via dei matrimoni combinati tra le Cancellerie più che per l’iniziativa dei nubendi. Quella sterminata carneficina si sarebbe potuta e dovuta evi-tare. Così non fu. Nelle Valli del Trentino, quando arrivò l’ordine della mobilitazione generale, i nostri nonni dovettero lasciare la zappa nel campo, la falce sul prato, la vacca nella stalla, la famiglia in lacrime. Non ne capivano la ragione ma furono costretti a obbedire. Di sessantamila chiamati alle armi per difendere gli interessi della corona di Vienna, quasi dodicimila finirono sepolti nei cimiteri improvvisati della Polonia e dell’U-craina, in Galizia. “Italiani sbagliati” ai quali, per decenni, fu negato dall’Italia perfino l’onore della memoria. Erano morti da “nemici” anche se figli di una terra che si voleva a tutti i costi “redenta”.Per contro, ai poco meno di mille che, allo scoppio delle osti-lità, passati dall’altra parte, si arruolarono come volontari con la divisa dell’Esercito italiano, fu riservato un posto d’onore nei libri di storia e furono alzati monumenti celebrativi a quegli “irredenti” morti da Italiani, pertanto da eroi.

Alberto FogheraiterUn popolo, due patrie

Curcu & Genovese (Euro 18,00)

Un anno dopo l’inizio della guerra europea, quando pure l’Italia entrò nel conflitto, settantacinquemila Trentini furono manda-ti oltre Brennero, deportati o profughi nelle “città di legno” dell’Austria-Ungheria; altri trentacinquemila finirono dispersi in 264 comuni italiani, in una lacerazione che smembrò Comunità e singole famiglie. Quella guerra cambiò i confini d’Europa; trasformò in territorio italiano una terra dove i dotti parlavano la lingua di Dante, la stragrande maggioranza della popolazione la comprendeva, ma per otto secoli era stata legata all’area tedesca dell’Impero germanico e della Contea principesca del Tirolo. Con un incredibile effetto domino, la guerra del 1914-1918 coinvolse 28 Nazioni, tutta l’Europa, gli Stati Uniti (dal 1917) e perfino l’Estremo Oriente.Fu definita “Grande” perché coloro che la subirono o furono costretti a combatterla videro scorrere fiumi di sangue e cre-scere sterminate foreste di croci.Chiamato alle armi con un avviso dal pulpito o dalla cartoli-na-precetto, nell’estate del 1914 un popolo di contadini-soldati si ammassò sui fronti degli Imperi centrali. Partirono giovani. A chi fu risparmiata la vita tornò a casa che era già vecchio. Dopo quattro anni di guerra, i Trentini si ritrovarono cittadini italiani. Ma a che prezzo…

Rolando PizziniCiviltà e foresteEdizioni31

L’incrocio interessante che l’Autore realizza tra il resoconto di soprusi usuali in civiltà cosiddette nobili quali quella greca e romana ed il racconto delle minacce che incombono sull’ecosistema Amazzonia, rende quanto mai vero il detto secondo cui “La storia è un’ottima maestra ma ha dei

pessimi discepoli.” [...] Il lavoro che ci viene presentato tratteggia con rapide pennellate tutt’altro che pesanti molte delle problematiche che insistono sul continente latino-americano. E ci porta ad interrogarci sul nostro modo di

essere, sulla nostra cosiddetta “civiltà” e sulla nostra smania di consumare tutto e tutti. L’ambiente è sacro ed è un sacrario affidato all’uomo, che ne deve essere promotore e tutore, e non invece predatore ed assassino. Saper ascoltare la foresta è una metafora che vuole rimandare all’ascolto di noi stessi, sincero e disposto alla conversione se intende produrre un cambiamento in meglio. (d. Paul Renner)

Giorgio Ragucci BruggerFuga da BabiloniaBertelli

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trentinoscoop&newstrentinolosapevate

hanno detto di lui“Ingegno discreto, fantasia matta, pochi studi e moltissima

persuasione del proprio valore, mazziniano incorreggibile, e spiritista all’apparenza convinto, recò molto guasto nel proprio paese”

(Fra Girolamo Sala, condiscepolo di fra Leone Sicheri)

Per saperne di più:

Volti nella Storia

GIOVANNI BATTISTA SICHERI (1825-1879)

ETÀGiovanni Battista Pietro nacque il 27 marzo 1825 a Stenico, allora Contea di Tirolo, terzogenito di Domenico Sicheri e Marianna Francescotti. Il poeta è noto anche come “Cangio”, appellativo che deriva dal soprannome della sua famiglia, “I Cangi”, mugnai per tradizione.

INIZI DA FRANCESCANOTerminato il liceo, frequentato in manie-ra irregolare per via dei debiti della sua famiglia con i Bleggi, Giovanni decise di intraprendere la carriera ecclesiastica iscrivendosi all’Ordine dei Francescani riformati. Si trasferì così al Convento di Santa Maria delle Grazie di Arco, pren-dendo il nome di frate Leone. Fu qui che compose, a metà dell’800, la sua prima opera letteraria: la Lorenziade, un poe-metto di quattro canti in cui celebrava il confratello Lorenzo Bailoni. Ben presto però, il poeta in erba si accorse che l’es-senzialità monastica non faceva per lui, così abbandonò l’abito francescano e ritornò a Stenico.

IL FERVORE MAZZINIANO A MILANOAnche la Stenico all’ombra degli Asbur-go era troppo piccola per un giovane dal temperamento tanto ardente, in cui si erano radicati gli ideali irredentistici. Si trasferì allora a Milano dove prese a frequentare i circoli mazziniani.

Bibliografia: Ennio Lappi, Giovanni Battista Sicheri, biografia documentata del poeta di Stenico con le precedenti vicende della sua fami-glia, Trento, 2012Graziano Riccadonna, Giovanni Battista Sicheri Magia Rivoluzio-ne Poesia del Garibaldino di Stenico, Trento, edizioni “Libreria Paideia” 1983

la frase“Fulgido esempio

di quanto una limpida intelligenza possa far donare corpo ed anima

alla patria” (Ennio Lappi)

INSURREZIONE E FUGA Allo stesso tempo, a Milano riprese a col-tivare la sua indole letteraria, frequentan-do corsi di studi filologici all’università e scrivendo drammi. Una sua opera venne presentata anche al Teatro la Scala, ma visto il suo contenuto patriottico fu presa a modello dai cospiratori per organizzare un’insurrezione, il 6 febbraio 1853. Per sfuggire alla risposta immediata degli austriaci, Sicheri fu costretto a scappare in Svizzera.

IN SVIZZERANella tranquillità del Canton Ticino Gio-vanni trovò lavoro come insegnante. Fu qui che conobbe una maestra, l’istriana Giuseppina Stanovich, che sposò andan-do a vivere a Locarno, dove nacquero i primi due figli, Domenico e Tebano.

LE OPEREIl periodo svizzero fu il più prolifico per la sua produzione letteraria. Nel 1853

compose “La caccia sull’Alpe del contadino del Menzo”, cui seguirono “Igie-ne”, poema ironi-co dove si deno-ta la sua cultura classica, e le tre commedie “La garibaldina”, “Tri-bunali giudicarie-

si” e “L’Usurajo” del 1860, ispirate alle vicende della sua famiglia a Stenico.

SICHERI GARIBALDINORientrato in Trentino, quando Garibaldi nel 1866 arrivò in Val di Ledro, Giovanni fu coinvolto nei tentativi garibaldini per contrastare gli austriaci. Dopo la ritirata di Garibaldi, però, decise di isolarsi e andare a vivere alla Credata, in un fortino in Val d’Algone costruito da sé, in attesa del ritorno delle truppe italiane.

SULLA MADDALENAArrivato ad indebitarsi per la costruzio-ne della casa alla Credata, Giovanni e la sua famiglia, sempre tenuti d’occhio dalla polizia austriaca, furono costretti a trasferirsi, stavolta definitivamente. Si recarono sull’isola della Maddalena, in Sardegna, dove il poeta aprì una scuola privata.

LA FINEIl Cangio morì il 23 novembre 1879 in Sardegna, per cause sconosciute, la-sciando cinque figli, due in tenera età. Fu sepolto nel cimitero accanto alla figlia e alla moglie, ma a causa dei lavori di bonifica e restauro dell’area, i loro resti finirono con l’andar perduti.

Val d’Algone - Forte Credata, costruito nel 1866 da G.B. Sicheri

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trentinoristorante

IN OGNI NUMERO trentinomeseVI PROPONE UN RISTORANTE PROVATO PER VOI

Il ristorante presentato in questa rubrica è una libera scelta reda-zionale. Il nostro giudizio anche se critico, è espresso in “cuori” perchè, comunque, il difficile lavoro del ristoratore merita rispetto.

Segnalazioni e commenti: [email protected]

Il ristorante

immediatamente alla porta del Rifu-gio. Lo dico subito, l’esperienza è stata positiva. Dopo un antipasto di com-posto da bruschetta alle sarde en saor e pomodoro e tagliere di affettati misti do-ve spiccava una sor-prendente pancetta stufata con paprika, abbiamo proseguito con risotto al Teroldego, radicchio e formaggio Verde di capra e con dei golosi. Tra i secondi abbiamo scelto il salmerino con verdure (che non mi ha convinto) e lo strudel di cavolo cappuccio e fonduta ai for-maggi, ottimo. Discreta la torta cioccolato e pere. Mezzo litro di Teroldego della casa, acqua e caffè, 65 euro per una cucina tradizionale con forti note agrodolci. Carta dei vini da ampliare un po’. Il servizio è molto cortese.

RIFUGIO BINDESIStrada Dei BindesiVillazzano. TnTel. 340.6045490Aperto tutti i giorni dalle 10.30 alle 23. Chiuso il lunedì e il martedì pomeriggio.

RIFUGIO BINDESI

NUOVA APERTURA COL PASSO GIUSTOHa aperto i primi di marzo già con il passo giusto. Sto parlan-do di uno dei locali più amati dai trentini, il Rifugio Bindesi. A prendere in mano le redini del ristorante sono quattro giovani pieni di entusiasmo: Fabio Bortolotti, 33 anni, figlio dell’ex capo della Protezione civile Claudio, maestro di sci e accompagnatore di territorio; sua moglie Ilaria Valenti Bort, 30, interprete e traduttrice, docente all’Isit e alle elementari

di Aldeno, ma esper-ta anche nel servizio di sala (è stata al lago Santo quest’estate e in passato in tan-ti altri locali, come il Circolino, le 4 Sta-gioni e in ristoranti di Irlanda e Austria); Federico Weber, 32 anni, giovane cuoco (attualmente impe-gnato al gastropub “Angolo del 33” alla

Vela) con esperienze anche a Londra; e suo padre Paolo, ex funzionario provinciale, colonna della Sat di Trento e appassionato di cucina da sempre. La società è risultata vincitrice da una selezione fra 32 candidati (alcuni anche del Bresciano e del Veronese) effettuata dalla commis-sione rifugi della Sat, proprietaria dei Bindesi e di altre 34 strutture analoghe.I Bindesi sono un posto che mi è sempre stato nel cuore e quindi, appena riaperti i battenti, ecco che ho bussato

100 RICETTE CREATIVE NEL RISPETTO DELLE TRADIZIONI TRENTINE

LA CUCINAdelle nostre Valli

TERZAEDIZIONE

CIBOAMBIENTE

PREZZO

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Le lune di Kako / di Flora Graiff

FLORA GRAIFF

Cartoonist e giornalista pubblicista, vive fra Merano e Trento. Dopo aver studiato

restauro a Firenze e xilografia con Remo Wolf, crea Kako, bimbo protagonista di una strip seriale lanciata dalle riviste Linus e Snoopy e poi approdata sul web. Artista eclettica,

ha al suo attivo anche radiodrammi per la Rai, vignette satiriche per quotidiani, tavole per l’Atlante delle Guerre e pastelli per plaquettes di poesie inedite di Alda Merini, Ezra Pound, Salvatore Quasimodo e Marina Cvetaeva. Tra i critici che han-no scritto di lei Enrico Crispolti e Luca Beatrice.

Con l’Italicum, la legge elettorale al suo ultimo passaggio alla Camera, prima vengono eletti i capilista voluti dai

segretari di partito e solo dopo i candidati votati dagli elettori. Ne consegue che le formazioni più piccole, che difficilmente avranno più di un eletto per collegio, manderanno in Parlamento

solo “nominati”. Certo, meglio sarebbe dare più peso alle preferenze, ma anche in tal caso nessuno potrà mai impedire ai parlamentari di cambiare casacca: ieri Razzi e Scilipoti, oggi un quinto di onorevoli e senatori. Allora: con tutti i voltagabbana che girano, la battaglia per le preferenze ha ancora senso?