19
1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 3 marzo 2016 Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni IPSE DIXIT Maternità - «A una donna non si può imporre di essere o non essere madre. E neanche di usare o non usare il proprio corpo a fini riproduttivi. Non lo può imporre una legge dello stato e non lo può imporre un contratto». Maria Grazia Giammarinaro Immagine “Surrogacy friendly” dell’agenzia “BabyYou” di Barcellona Maternità surrogata - «La globalizzazione e la segmentazione del processo tra soggetti, desideri, corpi distinti rende infatti particolar- mente difficile distinguere quali pratiche sono espressione di autode- terminazione e quali, invece, sono da ritenere effetti dello sfruttamento delle capacità biologiche dei corpi analizzato da Melinda Cooper e Catherine Waldby nel loro Biolavoro globale. Questo nervo si fa particolarmente scoperto negli accordi di surrogazione stipulati all’interno di un mercato di tipo transnazionale che coinvolge paesi poveri o emergenti, in cui pesano gravemente le diseguaglianze sociali ed economiche tra coppia committente, madre surrogata, ovodonatrice. Già, perché capita che la coppia di genitori intenzionali sia europea, chi porta avanti la gravidanza una donna nepalese, e chi dona l’ovulo una donna ucraina, bianca come i committenti. L’ovodonazione, tra l’altro, è una tecnica particolarmente invasiva per la donna che vi si sottopone, prevedendo trattamenti complessi e rischiosi per la salute. A cosa siamo di fronte? A un gioco di società sempre più pericoloso a livello planetario? O a un fenomeno che ha radici nell’organizzazione del mondo del lavoro e della vita familiare nei paesi cosiddetti occidentali? Lasciando da parte il caso, minoritario, delle coppie gay maschili, il fatto appare piuttosto semplice, sempre più evidente alle statistiche: in Italia, il 20-30% delle coppie, nel 70% dei casi con età

Adl 160303

Embed Size (px)

DESCRIPTION

La Newsletter settimanale del 3 marzo 2016

Citation preview

Page 1: Adl 160303

1

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 3 marzo 2016

Per disdire / unsubscribe / e-mail a > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a > ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a > ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Maternità - «A una donna non si può imporre di essere o non essere

madre. E neanche di usare o non usare il proprio corpo a fini

riproduttivi. Non lo può imporre una legge dello stato e non lo può

imporre un contratto». – Maria Grazia Giammarinaro

Immagine “Surrogacy friendly”

dell’agenzia “BabyYou” di Barcellona

Maternità surrogata - «La globalizzazione e la segmentazione del

processo tra soggetti, desideri, corpi distinti rende infatti particolar-

mente difficile distinguere quali pratiche sono espressione di autode-

terminazione e quali, invece, sono da ritenere effetti dello sfruttamento

delle capacità biologiche dei corpi analizzato da Melinda Cooper e

Catherine Waldby nel loro Biolavoro globale. Questo nervo si fa

particolarmente scoperto negli accordi di surrogazione stipulati

all’interno di un mercato di tipo transnazionale che coinvolge paesi

poveri o emergenti, in cui pesano gravemente le diseguaglianze sociali

ed economiche tra coppia committente, madre surrogata, ovodonatrice.

Già, perché capita che la coppia di genitori intenzionali sia europea, chi

porta avanti la gravidanza una donna nepalese, e chi dona l’ovulo una

donna ucraina, bianca come i committenti. L’ovodonazione, tra l’altro,

è una tecnica particolarmente invasiva per la donna che vi si sottopone,

prevedendo trattamenti complessi e rischiosi per la salute.

A cosa siamo di fronte? A un gioco di società sempre più pericoloso

a livello planetario? O a un fenomeno che ha radici nell’organizzazione

del mondo del lavoro e della vita familiare nei paesi cosiddetti

occidentali? Lasciando da parte il caso, minoritario, delle coppie gay

maschili, il fatto appare piuttosto semplice, sempre più evidente alle

statistiche: in Italia, il 20-30% delle coppie, nel 70% dei casi con età

Page 2: Adl 160303

2

compresa tra i 35 e i 40 anni, ha problemi di infertilità. E il discorso

vale in generale per i paesi a industrializzazione avanzata. Alla base ci

sono ragioni fisiche, ma anche, sempre di più, motivazioni

economiche, culturali e politiche: a causa di condizioni di lavoro

precarie le coppie tendono infatti a pensare ai figli dopo i 35 anni, cioè

nel periodo in cui la fertilità cala drasticamente.

Dall’infertilità diffusa discende non solo l’aumento di richieste di

accesso a cicli di procreazione assistita, omologa (cioè con gameti

della coppia) ed eterologa (cioè con ovuli o spermatozoi provenienti da

donatore/donatrice), ma anche – fuori dall’Italia – alla surrogazione di

maternità… secondo l’Osservatorio sul turismo procreativo, sono

nell’ordine di ben 4.000 le coppie che vanno all’estero in cerca di

trattamenti di procreazione assistita, in particolare di fecondazione

eterologa (pratica illegale in base alla legge 40 fino alla decisione della

Corte Costituzionale del 2014 che ha fatto cadere il divieto), mentre

sono una trentina le coppie italiane che ogni anno si recano in altri

paesi per avere figli con il contributo di una portatrice.». – Giorgia

Serughetti

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Il lavoro dopo la fine del lavoro

Governare la fuoriuscita dell'umanità dalla “produzione”

richiederà… un grande lavoro. Da parte di tutti.

di Andrea Ermano

Quando circa vent’anni or sono iniziammo a occuparci dell’allora

imminente centenario della nostra testata, “L’Avvenire dei lavoratori”,

la questione dell’avvenire del lavoro ci si presentò come quella su cui

imperniare tematicamente le manifestazioni. Compito che ben presto si

rivelò tuttavia impervio poiché ci trovavamo in mezzo a una mutazione

epocale di cui nessuno riusciva a ben comprendere né la logica né la

destinazione.

Senza contare che la sopravvivenza della testata era ormai entrata in

oscillazione. Venivamo guardati malissimo per via di Craxi, e nulla

importava a nessuno che noi non si avesse avuto parte alcuna negli

scandali accaduti in Italia. Le altre forze politiche d'emigrazione (allora

superstiti, oggi scomparse) cavalcarono "il nuovo che avanza",

Page 3: Adl 160303

3

puntando decisamente a eliminare ogni traccia di presenza e memoria

nostra. A un certo punto nessun editore volle più ospitare L'Avvenire

dei lavoratori. Un quindicinale politico, per quanto antico e

prestigioso, aveva effetti deleteri sugli affari, soprattutto in campo

pubblicitario.

Qualcuno scrisse che avevamo cessato le pubblicazioni. Non era

vero. Iniziammo a pubblicare quaderni trimestrali e volumi

monografici. In seguito inaugurammo una nostra (timida) presenza in

posta elettronica. Nell'anno 2000 questa Newsletter constava di cento

destinatari circa, per lo più studiosi che si scambiavano notizie e

opinioni sul "Caso Silone", allora giunto al calor bianco. La cerchia

prese negli anni ad allargarsi. Oggi oltre quarantacinquemila persone –

parte non del tutto trascurabile della sinistra di lingua italiana –

ricevono il nostro settimanale.

Strana vicenda editoriale, la nostra. Che, a ben pensarci, compendia la

questione che avremmo voluto trattare sul piano teorico due decenni fa,

senza per altro riuscirci. Ma la questione dell’avvenire del lavoro

continua a presentare enormi difficoltà anche oggi. Lo si può

constatare guardando una recente (e assai istruttiva) puntata di Otto e

mezzo, programma di Lilli Gruber e Paolo Pagliaro.

La puntata cui ci riferiamo, recante il titolo "Chi ci ruba il lavoro?”,

è andata in onda il 27 febbraio scorso (vai al video su La 7), ospiti in

studio il sociologo Domenico De Masi, il giornalista del Venerdì di

Repubblica Riccardo Staglianò nonché Riccardo Luna, consulente di

Palazzo Chigi per la cultura digitale.

Lilli Gruber, “Chi ci ruba il lavoro?”

La questione dell’avvenire del lavoro coincide in larga parte con

l'accelerazione tecnologica impressa dal digitale e dalla robotica alla

produzione. Se durante la prima rivoluzione industriale furono gli asini

e i cavalli a vedersi sostituiti dalle macchine, oggi le cose vanno

diversamente.

Nell'ultimo quarto di secolo la robotizzazione e l'informatizzazione

ha sostituito una serie di lavori manuali, e basti pensare alla Fiat di

Torino o all'Alfa di Arese, grandissimi stabilimenti industriali in cui

entravano ogni giorno decine e decine di migliaia di operai. Oggi sono

o automatizzati e svuotati oppure scomparsi.

Una gigantesca riconversione industriale ha portato fuori dalla

fabbrica masse enormi di lavoratori per reimpiegarli, o impiegare i loro

Page 4: Adl 160303

4

figli, nei settori del terziario. Ma oggi il terziario stesso è finito sotto

tiro, e non fanno eccezione nemmeno professioni intellettuali o

"creative" come il disegno tecnico, molte consulenze, la contabilità

bancaria, il giornalismo, la fotografia, l'alta formazione ecc. ecc.

Lo sottolinea Riccardo Staglianò, autore di un saggio dal titolo

emblematico: Al posto tuo - Così web e robot ci stanno rubando il

lavoro (Einaudi, 2016).

Tutti gli esperti – tra cui diversi premi Nobel come Joseph Stiglitz,

Amartia Sen, Paul Krugman e altri ancora – concordano sull'esito del

mega-trend globale in atto: le attività produttive verranno svolte da

robot prevalentemente sganciati dall'apporto umano.

In altre parole, la produzione di beni e servizi assorbirà solo una

minima frazione dell'attuale “monte ore” lavorativo. E questo avverrà

in tempi non lontani.

Ma allora – è l'esperimento mentale proposto da De Masi –

ipotizziamo che un domani la Cina produca tutti i beni materiali e

l'India tutti i servizi. Non sarebbe una condizione assurda? Eppure è

ciò che rischia di accadere, se andiamo avanti così. Dunque, sarà

opportuno iniziare a redistribuire il lavoro. Ma poi, redistribuito il

lavoro, cosa ce ne faremo del maggior tempo libero? E, se avremo più

ricchezza di quella che ci serve, sapremo anche come distribuirla?

"Occorrerà incidere sulla cultura, altrimenti dilagherà la

depressione", è la tesi del professor De Masi.

Su queste posizioni converge il consulente governativo Riccardo

Luna, che sostiene una duplice esigenza: l'introduzione di un reddito

minimo e la promozione di vasti programmi di formazione permanente

("Tornare a scuola!").

Nella Silicon Valley si sta studiando il tema del reddito minimo,

perché l'accelerazione tecnologica in atto produce più ricchezza, ma

anche più sperequazione. È notizia recente che una sessantina di

ultraricchi possiede ormai quanto la metà più povera del genere umano.

Quindi, l'unica via appare quella prefigurata da Martin Luther King

con la celebre parola d'ordine: "Eliminare la povertà per legge",

sostiene Riccardo Luna. (Sia qui consentito, nello spirito del più

profondo e devoto rispetto per Martin Luther King, ricordare che anche

il “nostro” Ernesto Rossi scrisse nel 1944 un saggio dal titolo "Abolire

la miseria").

Foto segnaletiche di Ernesto Rossi (“Abolire la miseria”)

e di Martin Luther King (“Eliminare la povertà per legge”)

Page 5: Adl 160303

5

Ecco, dunque, alcuni dei temi toccati in Otto e mezzo, trasmissione

della quale occorre segnalare anche il servizio di Paolo Pagliaro

incentrato sulle politiche di redistribuzione del lavoro inaugurate dal

cancelliere socialdemocratico tedesco Gerhard Schroeder. Oggi quelle

concezioni vengono rilanciate in Italia dall'economista prodiano Nicola

Cacace. (Ma ai tempi di Schroeder i prodiani non sostenevano che la

socialdemocrazia era morta?!).

Da un quadro sia pur estremamente riassuntivo sullo stato dell'arte si

deduce che sarà necessario un grande lavoro culturale al di là… del

lavoro produttivo. Perché governare la fuoriuscita dell'umanità dalla

produzione di beni e servizi richiederà un vastissimo impegno inteso –

da parte di tutti – alla riforma delle nostre culture, delle nostre

relazioni, delle nostre società. E proprio qui sta il nucleo rimosso di

tutta la questione.

Segnalazione

La Rivista storica del Socialismo

La “Rivista storica del Socialismo”, dopo un silenzio, riprende le

pubblicazioni, con cadenza al momento semestrale, in ideale

continuità con la rivista a suo tempo diretta da Luigi Cortesi e

Stefano Merli.

di Paolo Bagnoli, direttore

Nel 1958 la “Rivista storica del Socialismo” esordisce con un fascicolo

unico – la prima periodicità è trimestrale e, successivamente,

quadrimestrale – dedicato a Filippo Turati nel centenario della nascita;

una scelta che voleva indicare una generale via maestra che noi

riconfermiamo nella non esclusiva attenzione alla storia e alle vicende

del socialismo italiano.

La nuova serie della “Rivista storica del socialismo” manterrà intatto

il proprio profilo scientifico, ma non sarà chiusa nell’ambito specifico

dell’accademia, bensì cosciente che non si può, nel proporsi di far

cultura storica, avere gli occhi chiusi sul mondo e i suoi travagli, sulle

vicende vive dei nostri tempi.

Rivista scientifica, ma non per questo anagraficamente datata, bensì

aperta alle nuove leve della storiografia, cui vogliamo mettere a

disposizione uno strumento serio per i loro lavori da valutarsi secondo

le regole e i metodi adottati nel mondo della comunità degli studiosi.

Al pari della passata serie, naturalmente, non tratteremo solo di

storia del socialismo. Ci proponiamo, infatti, di affrontare il tema nei

suoi vari aspetti – storici, dottrinari, economici, sociali – cercando,

anche, di indicare particolare attenzione alla ripresa di queste tematiche

a livello europeo ed extra-europeo.

Nel presentare, alla nascita, la “Rivista storica del socialismo”, i

direttori chiudevano la loro prefazione rilevando “la considerazione del

socialismo come realtà sviluppatasi e vivente in stretta connessione con

Page 6: Adl 160303

6

tutte le pretese varie storie, cioè entro la storia, solo sperimentalmente

scindibile nel laboratorio ideale dello studioso. Nulla, insomma, sarà

estraneo alla tematica della rivista che appartenga al mondo

contemporaneo, del quale il socialismo è parte integrante e vitale.”

Condividendo tali considerazioni, le sottoscriviamo in pieno.

Paolo Bagnoli

Biblion edizioni (www.biblionedizioni.it) è lieta di segnalare alla

comunità di studiosi e agli enti e istituzioni che si occupano di storia la

prossima pubblicazione della nuova serie di “Rivista storica del socialismo”,

periodico pubblicato dal 1958 al 1967, diretto da Luigi Cortesi e Stefano

Merli. Biblion Edizioni intende oggi riproporre uno strumento di studio e

approfondimento sui temi del socialismo italiano e internazionale,

consapevole della vastità dell’argomento e dei suoi molteplici aspetti che

incidono, oggi più che mai, nella società contemporanea da tutti i punti di

vista: storico, economico, politico e sociale. L’autorevole board editoriale e il

comitato scientifico internazionale sono a testimoniare come la storia del

socialismo rimanga in stretta connessione con gli scenari europei e

internazionali di oggi e che le esperienze di studio e ricerca siano

inevitabilmente collegate a esso.

DESTRA SVIZZERA

UNO SCHIAFFO SONORO

ALLA DESTRA XENOFOBA

Ma il Canton Ticino si è dimostrato, ancora una volta,

la regione in cui i sentimenti xenofobi prevalgono.

di Dino Nardi, coordinatore europeo UIM

Si, proprio così la piccola Svizzera - campione di democrazia, che

ospita oltre due milioni di stranieri -in questa tornata referendaria del

28 febbraio 2016 ha detto chiaramente NO all’espulsione automatica

Page 7: Adl 160303

7

degli stranieri che commettono determinati “gravi” reati elencati con

pignoleria certosina nel testo messo in votazione su iniziativa

dell’UDC, il partito della Destra conservatrice elvetica che sembra

avere come unico scopo quello della difesa della Svizzera dalla

contaminazione straniera. Una vittoria netta dei NO (59,9%) che è stata

espressa dal 63,2% degli aventi diritto al voto. Una straordinaria

affluenza al voto per le abitudini elvetiche: basti pensare che una

percentuale simile (60%) non si aveva in Svizzera dal 1992, ovvero

quando c’era in ballo l’adesione della Confederazione allo Spazio

Economico Europeo.

Ciò detto, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, desidero esprimere

la mia soddisfazione e quella della UIM per questo risultato che, da un

lato, premia la battaglia per il NO che – insieme all’ITAL UIL -

abbiamo portato avanti unitariamente con le altre organizzazioni,

patronati e associazioni italiane presenti in Svizzera e, dall’altro,

gratifica l’appello pubblico lanciato dalla UIM a favore del NO

indirizzato soprattutto alle centinaia di migliaia di elettori doppi

cittadini italo-svizzeri il cui voto (unitamente a quello di altri

“Secondos”), in questa circostanza, potrebbe aver contribuito in modo

determinante alla vittoria dei NO.

Unico rammarico, in questa gioiosa giornata elettorale dove è stato

anche approvato a larga maggioranza (57%) il raddoppio del tunnel

autostradale del Gottardo, è dover constatare che il Ticino - con il

59,4% di SI all’iniziativa dell’UDC (sostenuta pure dalla Lega dei

Ticinesi) - si è dimostrato, ancora una volta, il Cantone elvetico dove

maggiore è la paura ed il sentimento antistranieri!

SPIGOLATURE

Nemo propheta?

di Renzo Balmelli

IPOTESI. Nemo propheta in patria? Supponiamo per un solo istante,

però rigorosamente col punto di domanda, che Matteo Renzi non sia

come appare nelle spassose imitazioni di Maurizio Crozza in cui ha

preso il posto dell'ormai spento Berlusconi. Supponiamo pure, sempre

in forma interrogativa, che il Presidente del Consiglio riesca davvero a

cambiare l'Italia. Se in patria il cammino delle riforme è lastricato di di

ostacoli, è invece interessante notare come tale ipotesi appaia meno

improbabile se vista dall'osservatorio internazionale. In proposito negli

uffici di Palazzo Chigi non sarà di sicuro passata inosservata ad

esempio l'analisi del Tages Anzeiger di Zurigo che parlando di Renzi

presenta ai suoi lettori , pur con tutte le sfumature del caso, l'immagine

di un premier italiano controcorrente, capace, grazie alle Unioni civili,

tema molto sentito al nord delle Alpi, di modernizzare il Bel Paese con

una legge che i suoi predecessori hanno sempre tenuto prudentemente

nel cassetto. Va da se che quello dell'autorevole quotidiano svizzero d

lingua tedesca è un punto di vista come un altro, certo, ma in fondo

Page 8: Adl 160303

8

non meno plausibile di quanto suggerisca la ragionevolezza dell'antica

e sempre attuale locuzione latina.

SCHIAFFO. La Svizzera che ti aspetti, interprete della sua lunga e

comprovata tradizione umanitaria. La Svizzera che tira un sospiro di

sollievo, percepito anche all'estero, dopo avere bocciato l'iniqua

iniziativa populista che senza specificare la tipologia dei reati

spalancava le porte agli abusi nel decretare l'espulsione degli stranieri.

In tempi calamitosi, l'esito del voto , che interessava pure l'UE, ha

confermato senza sbavature il primato della giustizia giusta e non

punitiva nonché il pieno rispetto dei diritti umani contemplati dalla

Convenzione europea. Nel solco di quest'ordine di idee, fa bene

all'anima la consapevolezza che al rassicurante risultato abbia concorso

la mobilitazione della società civile, sempre vigile nel contrastare la

deriva verso i limacciosi lidi della xenofobia. A tale proposito lo

schiaffo bruciante inferto a quel testo raffazzonato alla bell'e meglio

per vellicare gli istinti più riposti, può ben essere letto come un segnale

di incoraggiamento rivolto a tutti coloro che in Europa lottano contro la

dilagante avanzata dell'oscurantismo.

BRANDELLI. Quanto sia urgente un vigoroso cambio di marcia nella

politica migratoria, ce lo conferma la difficoltà, documentata dalle

immagini che arrivano nelle nostre case, di garantire, come prevedono

gli accordi tra gli Stati, la protezione dei profughi nella loro marcia

verso la libertà e la sicurezza portata avanti con la sola forza della

disperazione. Nell'assistere al dramma quotidiano di migliaia di esuli

ammassati come bestie alle frontiere, siamo pervasi dallo sgomento

frammisto a un doloroso sentimento di impotenza. Davanti a noi

brandelli di futuro senza futuro , brandelli sparsi qua e la lungo la via

crucis nei luoghi sconosciuti di una notte senza fine , gridano al mondo

la sofferenza, il dolore delle donne, degli uomini, dei bambini che loro

malgrado continuano a essere i protagonisti della tragedia umanitaria

dei migranti e dell'infanzia negata.

BALUARDO. Alla luce dei risultati scaturiti nel South Carolina e

soprattutto durante il Super Tuesday, il super martedì considerato lo

spartiacque delle primarie, appare poco probabile se non addirittura

impossibile che Bernie Sanders riesca a ottenere l'investitura dei

democratici per la corsa alla presidenza. In un certo qual senso è

peccato perché la presenza dell'arzillo senatore del Vermont avrebbe

contribuito a rimescolare le carte di una competizione che ora appare

segnata: una corsa a due tra Hillary Clinton e l'ineffabile Donald

Trump. Ad ogni buon conto, seppure fuori dai giochi che contano , il

sorprendente alfiere del socialismo declinato all'americana, potrebbe

portare in dote alla Convention di Philadelphia il cospicuo capitale di

voti rappresentato dall'elettorato giovane e disamorato

dell'establishment che non simpatizza per l'algida leader democratica ,

ormai in volo verso la nomination. Sarebbe un contributo significativo

per colei che pur già avendo frequentato le stanze del potere non potrà

restare seduta sugli allori se davvero vuole passare dal ruolo di ex first

Lady a quello ben più prestigioso di Mrs. President.

Page 9: Adl 160303

9

ASCESA. Mentre in casa democratica il passaggio delle consegne tra

il primo Presidente di colore e la prima donna candidata alla guida

della Casa Bianca appare del tutto naturale, non così è tra le file dei

repubblicani dove prevale lo sgomento per l'incredibile ascesa del

moderno Arturo Ui rispondente al nome di Donald Trump.

Nell'America che va giustamente fiera delle sue prerogative, le

farneticanti esternazioni di questo emulo dell'immaginario personaggio

raccontato da Brecht rischiano infatti di fare arrossire dalla vergogna la

Statua della libertà. Ma come ammonisce un vecchio detto, chi è causa

del suo mal pianga se stesso. Se ora gli eredi del Grand Old Party si

trovano in una situazione imbarazzante , non possono fare altro che

recitare il " mea culpa" . Per quattro anni , invece di darsi un profilo

rispettabile, si sono ostinati a voler demolire l'operato di Obama,

ricoprendolo di giudizi carichi di livore. Col solo risultato di restare

con un pugno di mosche, alla mercé delle misere ideologie di colui che

dall'alto dei suoi milioni cita Mussolini e ha quale massima aspirazione

l'insano progetto di isolare gli Stai Uniti dal resto del mondo.

SORRISO. Bisogna essere un pochino aridi di cuore e di mente per

non avvertire la grazia innocente del neologismo "petaloso" sbocciato

dalla fantasia di un bambino di otto anni desideroso di trovare un

aggettivo fuori dal comune capace di descrivere la sua margherita con

un tocco di originalità. Ma nel Paese dove – per dirla con Massimo

Gramellini – nessuno "si fa i petali suoi", anche la bellezza e la

genuinità di una storia nata per caso e senza secondi fini su un banco di

scuola, finiscono con l'essere stritolati dal chiacchiericcio pseudo-

intellettuale. E questo sì frutto di intenzioni recondite. Al pari dello

"inzupposo" usato per la pubblicità di un biscotto, il "petaloso" nella

sua essenza è solo un errore bello, niente di più. Le parole, trovino o no

ospitalità nei dizionari, sono vita, sono una invenzione dello spirito che

apre lo spazio all'immaginazione e strappa un sorriso in questo mondo

spesso triste e nebuloso in cui tanti coetanei dello scolaretto non hanno

né fiori da illustrare né dolcetti da inzuppare.

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Il grande bluff

dell'austerità espansiva

Danilo Barbi (Cgil) ai microfoni di RadioArticolo1. “Italia in

deflazione? Purtroppo ce l'aspettavamo. E tra un po' arriveranno

nuovi dati negativi sul lavoro. Si può ripartire soltanto con gli

investimenti pubblici”

Prezzi in deflazione a febbraio. La flessione registrata dall'Istat è dello

0,3%. “Non siamo sorpresi: vuol dire che l'economia reale non si sta

riprendendo, purtroppo. Da tempo, anche inascoltati, lanciamo

Page 10: Adl 160303

10

l'allarme sulla deflazione: è ovvio che il calo dei prezzi riflette la

debolezza della domanda”. A dirlo è il segretario confederale della

Cgil, Danilo Barbi, intervistato da RadioArticolo1 nella trasmissione

'Italia Parla' (qui il podcast). Un ragionamento, il suo, che parte dalle

politiche europee. “Il concetto di austerità flessibile – osserva il

dirigente sindacale – è ambiguo. Come dire che bisogna ingrassare e

dimagrire contemporaneamente. Guardiamo i dati del bilancio dello

Stato italiano: in questi anni il governo ha continuato a ridurre gli

investimenti pubblici per affidarsi a quelli privati che, invece,

dall'inizio della crisi sono calati del 31 per cento nonostante tutte le

decontribuzioni e gli sconti fiscali a pioggia. Nel frattempo, gli

investimenti pubblici sono scesi a 32 miliardi da 56, questo è il dato

finale del 2015. Fra poco, purtroppo, ci saranno i primi dati negativi

anche sull'occupazione”.

“Il governo italiano – prosegue Barbi – ha mandato in Europa un

documento scritto tutto inglese, magari sperando che così in Italia non

lo leggesse nessuno, nel quale si ammette che la ripresa non c'è e però

si conferma il bisogno di riforme strutturali. Riforme che puntano

sempre sulla riduzione dei diritti e del costo del lavoro che alla fine

aumentano la disoccupazione e riducono la domanda”.

Si può uscire da questa spirale di contraddizioni? “Noi continuiamo

ostinatamente a dire di si”, sottolinea Barbi: “La Cgil non a caso a

inizio della crisi presentò il suo Piano per il lavoro in cui prevedeva un

rilancio degli investimenti pubblici per creare occupazione giovanile”.

Quanto al tema delle tasse, “non è vero che sono tutte troppo alte.

Alcune lo sono, altre no, e mi riferisco a quelle sui grandi patrimoni

che continuano a essere bassissime. Anche i più ricchi mangiano tre

volte al giorno, non è che se gli riduci le tasse mangiano dieci volte,

questo è noto sin dagli anni Trenta”.

Infine, una riflessione sul piano di investimenti targato Juncker,

praticamente una meteora: “È stato un bluff – conclude il sindacalista –

perché pretendeva, con soli 8 miliardi, di avere una leva finanziaria di

17 volte: una cosa assolutamente iperbolica e impossibile. Noi

abbiamo detto con la Ces che ci vorrebbe un piano di investimenti da

260 miliardi all'anno per dieci anni in Europa, finanziato anche dalla

Banca centrale europea. E invece la Bce continua a stampare migliaia

di miliardi per prestarli alle banche o per comprare titoli pubblici alle

banche”.

ECONOMIA

Le banche minori e la crescita economica

Da un po’ di tempo le banche regionali e quelli di credito cooperativo

sono al centro della discussione.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Page 11: Adl 160303

11

Tecnicamente le istituzioni bancarie di piccole e medie dimensioni

sono chiamate “less significant institutions”. Entità ‘meno significa-

tive’ rispetto a quelle di ‘importanza sistemica’, che per questo sono

spesso considerate too big to fail. Nell’intera area euro vi sono circa

3300 gruppi bancari, di cui 129 di dimensioni notevoli e perciò

supervisionate dalla Bce.

Le circa 3200 piccole e medie banche restanti rappresentano il 18%

di tutte le attività del sistema bancario europeo. Sono quasi tutte

concentrate in tre Paesi, la Germania, l’Italia e l’Austria. Le suddette

piccole banche hanno però bilanci pari all’80% della somma del Pil

della Germania e dell’Austria.

Esse rappresentano la più importante ‘catena di trasmissione’ del

credito produttivo verso le imprese di piccola e media dimensione che,

non solo secondo noi, sono la spina dorsale e l’interna ossatura

dell’economia. In Germania, per esempio, le ‘meno significative’

finanziano il 70% dell’economia.

Il loro tasso di capitale, il cosiddetto Tier 1, è mediamente del

15,2%, straordinariamente superiore al minimo richiesto per le tutte le

banche della zona euro che è del 6%. E’ una eccellente garanzia per

poter far fronte a situazioni difficili. Secondo le stime, le ‘piccole’,

soprattutto in Germania, sono piene di liquidità e in cerca di

investimenti e di rendimenti più alti. Non manca loro il mercato.

Manca, invece, la stabilità delle imprese e delle famiglie a causa della

recessione economica.

Naturalmente esse soffrono moltissimo per la prolungata politica dei

bassi tassi di interesse sui prestiti concessi. Di fatto l’interesse sui

crediti è ‘il motore’ per generare i loro introiti. A loro non è permesso

speculare né tanto meno operare con derivati o con altre operazioni

finanziarie ad alto rischio.

Adesso la Bce e il Single Supervisory Mechanism per il controllo

bancario hanno deciso di intervenire sulle banche ‘less significant’ con

l’intenzione di sottoporle a una supervisione più stringente sia europea

che nazionale, a una revisione del loro modello di business, di

governance e delle loro strategie. Di fatto ciò potrebbe comportare un

processo di fusione, di possibili cambiamenti del loro status giuridico e

di conseguenza determinare la possibilità di essere partecipate o

addirittura acquisite dalla banche di rilevanza sistemica.

In altre parole le istituzioni monetarie europee, comprese quelle

italiane, intendono far fronte, a loro modo, a quella che esse

definiscono “la sfida al tradizionale modello di business delle banche

di piccola e media dimensioni”. Ciò nonostante esse riconoscano che le

banche minori sono “solvibili, liquide, con un basso tasso di crediti

inesigibili e con riserve considerevoli”. Oltre al fatto che le banche

regionali hanno davvero il polso delle situazioni economiche e

imprenditoriali locali e spesso una vera conoscenza diretta dei propri

clienti e del loro profilo di rischio.

Lo stesso non si può dire delle grandi banche. Che, oltre ad essere

principalmente coinvolte in operazioni di cosiddetta “alta finanza” ,

hanno spesso una scarsa conoscenza della propria clientela.

Si dovrebbe perciò chiedere perché le istituzioni europee privilegino

le banche con grandi numeri e pochi legami con i settori portanti

Page 12: Adl 160303

12

dell’economia reale.

Non si comprende perché si voglia intervenire sulle reti di banche

locali e regionali che notoriamente affiancano le imprese nelle

produzioni, nelle modernizzazioni e nell’espansione verso nuovi

mercati, anche i più lontani.

Se la priorità dei governi, compreso quello italiano, è - o dovrebbe

essere - la ripresa economica e l’occupazione, perché non valorizzare

ulteriormente il meccanismo virtuoso delle banche di credito locale? A

loro si può chiedere più informazione, imporre più controlli, ma

bisognerebbe anche offrire maggiori sostegni per continuare ad operare

con un modello ben funzionante e collaudato di supporto delle imprese.

Il falso argomento delle loro dimensioni contenute non è convincente.

Non si tratta di esaltare il “piccolo è bello” ma di salvare e sostenere

ciò che ha funzionato e continua ancora a funzionare.

In Italia il caso della Banca Etruria e delle poche altre banche locali

è l’eccezione rispetto ad una rete che oggettivamente si deve ritenere

efficace e positiva per l’economica locale e nazionale.

L’imperativo pertanto, almeno nel nostro Paese, dovrebbe essere

quello di colpire severamente i responsabili della bancarotta delle

poche banche disastrate da gestioni scellerate e sostenere invece quelle

che meritoriamente sono gestite correttamente e danno il giusto

sostegno allo sviluppo dei territori i cui operano, spesso quelli più

svantaggiati.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Giornali, tutto in famiglia

di Rodolfo Ruocco

La famiglia tradizionale padre, madre, figli perde colpi in favore di

quelle allargate, di quelle gay, delle coppie conviventi, dei single. Nel

capitalismo italiano e nell’editoria, invece, la famiglia continua a

dominare. Il gruppo Espresso-Repubblica (proprietà della famiglia De

Benedetti), La Stampa (Agnelli), Il Secolo (Perrone) hanno deciso di

convolare “a nozze”. C’è anche una separazione: Fiat Chrysler

Automobiles (Agnelli) esce dal gruppo Rcs - Corriere della Sera.

Le tre grandi famiglie di imprenditori hanno firmato un

memorandum d’intesa «finalizzato alla creazione del gruppo leader

editoriale italiano», con una quota del 20% del mercato domestico.

Sarà «uno dei principali gruppi europei nel settore dell’informazione

quotidiana e digitale».

L’operazione si svolgerà nei prossimi 12 mesi. Il perfezionamento

della fusione tra i maggiori quotidiani italiani «è previsto per il primo

trimestre del 2017». La famiglia De Benedetti, già proprietaria della

Olivetti, dell’Omnitel e di Sorgenia (società scomparse o vendute) avrà

una quota superiore al 40% del futuro gruppo editoriale.

Si prepara una rivoluzione. Ci sarà una formidabile concentrazione

Page 13: Adl 160303

13

di giornali, in un settore delicatissimo e in grave crisi come

l’informazione (e le maggiori difficoltà riguardano proprio la carta

stampata). Chissà se l’Antitrust avrà qualcosa da obiettare? Chissà chi

saranno (o sarà) i nuovi proprietari del Corriere della Sera? Una cosa è

certa: per la mega concentrazione editoriale sarà una operazione tra

famiglie altolocate dell’imprenditoria nazionale. Un “matrimonio” tra

famiglie, tutto “in famiglia”. Per ora il dominus, il “pater familias”

sembra essere Carlo De Benedetti. L’Ingegnere avrà il 40% della

proprietà, per adesso.

> > > Vai al sito dell’avantionline

Da l’Unità online http://www.unita.tv/

Incubo 2017: un vertice

Trump-Putin-Le Pen

La sua “dottrina”, che Martin Wolf, editorialista del Financial

Times, sintetizza con la formula del “pluto-populismo”, funziona.

Ora, dopo il Super Tuesday, è allarme vero. L’incubo che il paese più

democratico del mondo possa essere governato da uno come Donald

Trump è reale. Può vincere non solo le primarie repubblicane ma la

corsa alla Casa Bianca.

di Mario Lavia @mariolavia

Trump disegna l’onda lunga di quella che sommariamente si definisce

antipolitica, il mostruoso arco che va da Budapest a Las Vegas, passan-

do per Parigi e Marsiglia e – forse, almeno in parte – Roma. Antipoliti-

ca come Grande Semplificazione: basta immigrati, basta parlamenti,

basta banche. Orban, Trump, Le Pen, Grillo – mettiamoci anche Pu-

tin, Erdogan: tutte cose diverse, ovvio, e tuttavia tutti piccoli e grandi

fenomeni egemonici, in grado di intercettare il famoso spirito del tem-

po e dargli brandelli semplificati di pseudo-risposte. E così, in teoria,

l’anno prossimo potremmo avere un vertice Trump-Putin; o un “trila-

terale” Trump-Putin-Le Pen (molto più difficile che i Grillo e i Salvini

“prendano” Roma), uno scenario con il quale bisogna fare i conti.

Colpa, anche, del ritardo della politica a rinnovarsi. E quando la

politica non si rinnova fanno presto a cadere gli anelli deboli, stavolta è

toccato ad un Grand Old Party privo da decenni di grandi figure e

preda ormai di spiriti animali, da Sarah Palin a Trump. Ci sono stati,

certamente, altri momenti in cui negli Usa l’anti-politica si è fatta

sentire: anzi, l’hanno inventata loro, come quasi tutte le cose. Con la

differenza che stavolta la carica anti-establishment non solo non ha

nulla di progressivo (com’era il ’68) ma anzi si colora di follia, mania

di grandezza e potenziale violenza (la sua citazione di Mussolini è

significativa).

Page 14: Adl 160303

14

E’ possibile fermarlo, Donald Trump? Lo vorranno fare, saranno

capaci di farlo, gli altri candidati repubblicani in corsa?

Se per esempio la corsa di Trump dovesse rallentare, potrebbero

Cruz e Rubio trovare un accordo, per far convergere i voti negli ultimi

Stati? O se Trump dovesse arrivare alla Convention repubblicana senza

una maggioranza di seggi, potrebbero Cruz e Rubio favorire una

nuova candidatura alla Casa Bianca?

O è già troppo tardi? O, infine, toccherà solo a Hillary e alla sua

Clinton machine rimettere la Storia sul binario giusto?

Leggi l’intero articolo sul sito dell’Unità

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

I fantasiosi referendum pentastellati

Appare sempre più palese la tendenza del Movimento 5 stelle a legare

i diritti civili ai sondaggi. Al di là del merito di ciò che viene

sostenuto, della fondatezza o della infondatezza delle tesi.

di Antonio Maglie

La maternità surrogata è sicuramente una questione delicatissima che

andrebbe affrontata con serietà, sobrietà e pacatezza, cioè evitando gli

estremismi e gli isterismi. Ma il fatto che Beppe Grillo scopra la

questione con un intervento sul “Corriere della Sera” dopo che i

sondaggi hanno illustrato il favore degli italiani per le Unioni Civili e

la contrarietà nei confronti della stepchild adoption, è a dir poco

sospetto. Uno degli enfant prodige del partito, Luigi di Maio,

garantisce che Grillo è coerente: sicuramente alla sua linea di

comportamento, un po’ meno alle idee che possono variare in base alle

necessità. Coerente lo è rispetto al “contrordine compagni” lanciato

quando il Senato era entrato nel vivo del dibattito sulle Unioni Civili e

ci si avviava al voto, scoprendo una libertà di coscienza che spiazzò il

gruppo parlamentare sino a quel momento attestato su altre trincee. Un

mutamento di posizione che venne letto come un tentativo di

ingraziarsi quella fetta di elettorato di destra (a Roma, ad esempio,

sembra essere cospicua: aiuta il fatto che il candidato-sindaco abbia

svolto il praticantato legale nello studio di Previti) che nutre grandi

simpatie nei confronti dei pentastellati.

Adesso tocca a Di Maio che con una nuova correzione di rotta

conferma questa tendenza a considerare la politica non uno strumento

per far crescere la società ma semplicemente una cassetta della posta in

cui i sondaggisti depongono le opinioni dei cittadini un po’ come si fa

con i volantini pubblicitari. Se la politica fosse questa, in Italia

probabilmente non ci sarebbe stata né la battaglia sul divorzio, né

quella sulla legalizzazione dell’aborto e il Pci avrebbe vinto a mani

basse il referendum sulla scala mobile. Ma la democrazia dei sondaggi

Page 15: Adl 160303

15

si trasforma nella democrazia della maggioranza che finisce per avere

sempre ragione. In sostanza, la quintessenza della legge del più forte,

quella che i politologi chiamano “democradura” al cui fascino non

sembra sfuggire Grillo (e di conseguenza anche i suoi delfini).

Ma la democrazia è un concetto più complesso: cittadini che

partecipano e partiti che aiutano i cittadini a partecipare; elettori che

indicano i propri bisogni e forze politiche che, analizzando il presente e

provando a interpretare il futuro, tratteggiano le linee di sviluppo di

una storia collettiva mettendo a punto gli strumenti più utili per

garantire il soddisfacimento del bene comune. Una democrazia che si

basa sui sondaggi e, quindi, sui voleri delle maggioranze finisce

inevitabilmente per emarginare le minoranze che vengono così escluse

dal godimento del bene comune che si trasforma in un bene

sostanzialmente parziale. Ecco perché in un sistema evoluto la nobiltà

della politica consiste anche nella funzione in qualche misura educativa

delle Istituzioni, nella loro capacità di tenere uniti tutti i bisogni,

sebbene definendo una scala di priorità. Ma capendo allo stesso tempo,

come diceva Piero Calamandrei parlando della Costituzione, che

qualsiasi legge, qualsiasi intervento deve partire più che dal volere

delle maggioranze, dalla tutela delle minoranze.

Poi in questo zigzagare dei pentastellati c’è qualcosa di veramente

incomprensibile. In un video-forum ospitato dal quotidiano “la

Repubblica”, Di Maio ha sostenuto che sulla stepchild adoption

bisogna andare al referendum. Se questa è la posizione vera, allora

aveva ragione Matteo Renzi a non fidarsi perché il sostegno

sbandierato anche a quel pezzo dell’originaria legge Cirinnà

nascondeva un “non detto” che sarebbe evidentemente esploso nel

segreto dell’urna. Se la linea è quella del referendum, l’adesione al

testo iniziale del provvedimento non era poi così incondizionata come

si voleva far intendere. Ma, soprattutto, di quale referendum stiamo

parlando? Se sono quelli che conduce sul web Beppe Grillo, non

contano assolutamente nulla: rispettabilissimi, ma riguardano porzioni

poco significative di opinione pubblica. Se parliamo di referendum

consultivi, nella costituzione italiana, come dovrebbe essere noto anche

a Di Maio, non sono citati. Se parliamo, infine, di quelli per ora

previsti, allora per organizzarlo ci vuole una legge (da confermare o da

abrogare) che al momento manca. Ma si sa, sui referendum i

pentastellati hanno sempre fatto un po’ di populistica confusione, come

ad esempio quello sull’euro, sbandierato e inevitabilmente dimenticato.

La realtà è che siamo di fronte al purissimo esercizio dialettico e al

tentativo, peraltro maldestro, di recuperare nei confronti di pezzi di

elettorato delusi dal comportamento pentastellato in Senato e dalle

acrobazie cybernetiche e a mezzo stampa di Grillo.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_lavoratori (ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L'Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

Page 16: Adl 160303

16

LETTERA

Criteri etici

Rispetto per le scelte di coscienza di chi ricorre alla maternità

surrogata ma essa è in contraddizione con criteri etici generali.

Le notizie di oggi sul caso Vendola stanno riaprendo immediatamente

la discussione durata troppo a lungo sulla cosiddetta step child adop-

tion conclusasi in Parlamento in modo che a me sembra molto discuti-

bile. Il tanto parlare e discutere di queste settimane hanno permesso al-

l’opinione pubblica una conoscenza di questioni che prima era riserva-

ta agli addetti ai lavori. Ciò mi permette alcune considerazioni per

punti sintetici senza riprendere ogni aspetto dei problemi in questione.

tutti concordano che tutto (leggi, magistratura, servizi sociali,

famiglie coinvolte) debba avere come riferimento principale l’interesse

dei bambini e la loro crescita all’interno di una famiglia accogliente;

le informazioni che abbiamo acquisito ci dicono che ci sarebbe-

ro ancora nel nostro paese 35.000 bambini negli orfanatrofi. Un nume-

ro enorme, incredibile. Inoltre nel 2015 oltre 250.000 bambini sotto i

14 anni e 125.000 tra i 14 e i 17 sono nella condizione dei richiedenti

asilo in Europa provenienti dall’ondata immigratoria fuori controllo; si

può pensare per essi a una qualche forma di affido o altro anche con

istituti giuridici ad hoc?

d’altro lato a ogni dieci richieste di adozione corrisponde un

solo bambino adottando e le adozioni internazionali sono calate in un

anno del cinquanta per cento. Le procedure sono lente, costose, il si-

stema non funziona, la legge in vigore è inadeguata e ci sono anche

tanti bambini a disagio in famiglie etero “normali”. Ci troviamo di

fronte a una vera e propria “emergenza infanzia”;

in questa situazione “Noi Siamo Chiesa” nel suo testo del 27

gennaio, discutendo della legge Cirinnà, ha ipotizzato di fronte al

punto più controverso, l’allora art. 5 (che poneva indirettamente il

problema della maternità surrogata) una riforma che liberalizzasse il

sistema delle adozioni allargando l’area dei soggetti adottanti e adotta-

bili fino a comprendere, tra i primi, i single e le coppie omo. Si tratta di

modificare tutta la normativa oltre che la consistenza e la qualità dei

servizi sociali competenti;

in questo modo si può ipotizzare un incontro virtuoso tra il bi-

sogno di così tanti bambini, non solo italiani, e il desiderio legittimo e

comprensibile di genitorialità di tante coppie infertili, a partire da quel-

le gay. Penso che l’aspirazione alla maternità e alla paternità di sangue

non possa essere considerata alla pari di un diritto da perseguire in ogni

modo. Tutti ormai lo sappiamo: la logica del possesso/proprietà del

figlio proprio dovrebbe essere superata da una relazione affettiva ed

educativa che è compatibile con un rapporto diverso dalla genitorialità

di natura.

Dopo e insieme a questa riflessione sull’infanzia, la maternità

surrogata mi appare come l’ espressione di un punto di vista e di una

sensibilità di fatto egocentrica che è in contraddizione con dati certi: il

Page 17: Adl 160303

17

rapporto intimo madre-figlio attestato da tanti studi specifici, l’utero

non è un organo qualsiasi, la logica neoliberista cerca di impadronirsi

della libertà e della sostanza stessa della femminilità per realizzare

profitto, lo spirito della civiltà europea va in ben altra direzione, le

possibili e non infrequenti difficoltà giuridiche e affettive di vario tipo

prima e dopo questo tipo di maternità. Sono confortato in questa

convinzione dal formarsi di un senso comune collettivo, almeno nel

nostro continente, che si è manifestato al Parlamento europeo con il

voto del 17 dicembre che ha ritenuto “la pratica della gestazione per

altri contro la dignità della donna e da esaminare con priorità nel

quadro degli strumenti di difesa dei diritti dell’uomo”.

Inoltre a Parigi il due febbraio è sorta una iniziativa di grande

importanza, nata nell’ambito del movimento femminista e con

l’appoggio delle istituzioni, per promuovere una convenzione

internazionale per l’abolizione, ovunque nel mondo, della maternità

surrogata. Il nostro paese dovrebbe- mi sembra- associarvisi senza

distinzioni di parte ma non so se questa opzione di fondo sia possibile

od opportuno abbia conseguenze nel diritto interno che vadano aldilà

del reato con cui viene sanzionata nel n.6 dell’art.12 della legge n. 40

la maternità surrogata che avvenga nel nostro paese. Mi sembra

comunque che, di fronte a casi concreti di maternità di questo tipo che

avvengano all’estero, come la cronaca ci dice, da parte di coppie omo

od etero, debba essere vagliata e decisa caso per caso dalla

magistratura la condizione del bambino, ovviamente nel suo interesse

che deve essere considerato assolutamente prioritario.

Constato che esistono situazioni in cui la maternità surrogata, in

determinate circostanze e in determinati paesi , è considerata, da chi vi

accede, moralmente legittima e quindi degna di tutela. Mi sembra che

meriti assoluto rispetto ogni decisione di coscienza per un tale

comportamento . Ma ciò non può significare l’accettazione di fatto o di

diritto della maternità surrogata perché credo che essa sia un’opzione

in contraddizione con criteri etici generali oltre che, spesso, con norme

di diritto positivo.

Vittorio Bellavite, Noi Siamo Chiesa

Laicamente: ci vuol “giudizio”. Il problema della maternità surrogata

è innegabile e i criteri etici universali (qui la centralità degli interessi

dei bambini) cozzano con le leggi di mercato tendenti alla mercifica-

zione totale. I criteri etici bastano senz’altro a indicare a ciascuna co-

scienza degna del nome quali siano i doveri cui attenersi. Ma questo è

appunto il compito di ciascuna coscienza nella propria dimensione au-

tonoma. Giudicare “dal di fuori” è difficile. Molti comportamenti (an-

che parentali) possono apparire ed essere eticamente sbagliati, senza

che però sia utile o pensabile normarli per legge. Perciò, prima di

compiere salti automatici alla dimensione degli obblighi e divieti san-

citi dallo Stato occorrono seri approfondimenti. – La red dell’ADL

Page 18: Adl 160303

18

LETTERA

A me piacerebbe se

l'Inghilterra uscisse dall'UE

Caro Direttore, a me piacerebbe che veramente l'Inghilterra uscisse

dall'Europa affinché capiscano ciò che loro poi perderebbero. Non

hanno aderito all'Euro hanno sempre chiesto e criticato tutto quello che

potevano. Pretendono di essere i primi della classe. Cosa hanno dato in

cambio? Io da profano credo poco. Il desiderio di comandare come

quando avevano l'impero, ma l'impero e finito, e fanno finta di non

accorgersi. E allora fuori dalla pelle. Poi con la Francia hanno distrutto

la Libia e come i francesi fanno finta di non sapere. Noi dobbiamo

sopportare il peso degl'immigrati e ora non vogliano più sentire parlare

di immigrati ed altro ancora. Non voglio dilungarmi perché di

argomenti c'è ne sono. La ringrazio per le sempre magnifiche lettere

del suo scritto. Cordiali saluti

Giuseppe Vadalà, e-mail

Caro Vadalà, la ringrazio delle sue gentili parole, ma mi permetta di

ricordare Pietro Nenni quando ammoniva che la politica non si fa solo

con i sentimenti, e men che meno con i… risentimenti. Ce n’è tanta di

gente semplice sia tra gli inglesi sia tra gli immigrati. Ed è solo

lavorando alla solidarietà tra tutti quelli come noi che anche noi

andremo finalmente di nuovo avanti. – AE

LETTERA

Umberto Eco

Grazie AdL per la fine evocazione della figura e della posizione di

Umberto Eco. Molti giornali hanno pubblicato un necrologio ma

nessuno ha saputo mettere a fuoco il contenuto del pensiero di Eco.

Francesco Papagni, Zurigo

Grazie. – La red dell’ADL

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-

Page 19: Adl 160303

19

edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.