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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44205 utenti - Zurigo, 18 giugno 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Il premier greco Tsipras (Syriza) insieme al cancelliere socialdemocratico austriaco Faymann ieri ad Atene Sensato - «Ritengo sensato, soprattutto in rapporto alle pensioni più basse, non introdurre alcun ulteriore taglio di bilancio. Le famiglie, i bambini e i più deboli non possono risparmiare in un Paese come la Grecia in cui la povertà è così determinante. Risparmiare si deve, ma combattendo la corruzione, l'estorsione e l'evasione. Bisogna far passare nuove leggi fiscali e gli uffici delle entrate devono funzionare… Riforma non è quando uno ha paura di andare dal medico perché non possiede la tessera sanitaria. E non è onesto che, mentre i comuni cittadini devono sostenere un grande peso, altri se la squaglino nelle oasi fiscali trasferendo i soldi in Svizzera». Werner Faymann, cancelliere austriaco Incomprensibile - «La richiesta di reperire risparmi con tagli alle pensioni è incomprensibile. Se i leader europei insistono su questa incomprensibile richiesta, si assumeranno il costo di conseguenze che non porteranno benefici a nessuno. ». Alexis Tsipras, premier greco Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi

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La Newsletter settimanale del'18 giugno 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

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IPSE DIXIT

Il premier greco Tsipras (Syriza) insieme al cancelliere

socialdemocratico austriaco Faymann ieri ad Atene

Sensato - «Ritengo sensato, soprattutto in rapporto alle pensioni più

basse, non introdurre alcun ulteriore taglio di bilancio. Le famiglie, i

bambini e i più deboli non possono risparmiare in un Paese come la

Grecia in cui la povertà è così determinante. Risparmiare si deve, ma

combattendo la corruzione, l'estorsione e l'evasione. Bisogna far

passare nuove leggi fiscali e gli uffici delle entrate devono

funzionare… Riforma non è quando uno ha paura di andare dal medico

perché non possiede la tessera sanitaria. E non è onesto che, mentre i

comuni cittadini devono sostenere un grande peso, altri se la squaglino

nelle oasi fiscali trasferendo i soldi in Svizzera». – Werner Faymann,

cancelliere austriaco

Incomprensibile - «La richiesta di reperire risparmi con tagli alle

pensioni è incomprensibile. Se i leader europei insistono su questa

incomprensibile richiesta, si assumeranno il costo di conseguenze che

non porteranno benefici a nessuno. ». – Alexis Tsipras, premier greco

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi

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della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Europa ultimo atto?

di Joseph E. Stiglitz

I leader dell’Unione europea continuano a giocare una partita con il

governo greco secondo il copione del rischio calcolato. Sebbene la

Grecia abbia soddisfatto le richieste dei suoi creditori per oltre la metà

di quanto richiestole, la Germania e gli altri suoi creditori continuano a

chiedere che il paese assecondi un programma che ha dimostrato di

essere un fallimento e che pochi economisti hanno mai pensato potesse

o dovesse essere attuato.

Nonostante che la posizione fiscale della Grecia, approdata da un

ampio disavanzo ad un avanzo primario, rappresenti già un tale

miglioramento da considerarsi senza precedenti, è stata

originariamente avanzata l’assurda pretesa che il paese raggiungesse

un avanzo primario del 4,5% del PIL. Purtroppo, quando la “troika”

(la Commissione europea, la BCE e il FMI) ha incluso, per la prima

volta, questa irresponsabile richiesta nel programma finanziario

internazionale, le autorità del paese in questione non hanno avuto altra

scelta se non quella di aderirvi.

Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001

per l’analisi dei mercati ad informazione asimmetrica.

Se si considera il calo del 25% del PIL, che la nazione ellenica ha

subito dall’inizio della crisi, continuare ora la follia di questo

programma è ora particolarmente grave. La troika ha mal valutato gli

effetti macroeconomici del programma imposto. Secondo le sue

previsioni, tagliando i salari e imponendo altre misure di austerità, le

esportazioni greche sarebbero aumentate e l’economia sarebbe

rapidamente tornata a crescere. Per altro, la stessa Troika, valutava che

la prima ristrutturazione del debito avrebbe condotto alla sua

sostenibilità.

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Le previsioni della troika si sono dimostrate ripetutamente sbagliate,

di molto e non di poco. Gli elettori greci hanno avuto ragione a

chiedere un cambiamento di rotta, e il loro governo ha il diritto di

rifiutarsi di firmare un programma che cela in sé enormi difetti.

Detto questo, c’è spazio per un accordo: la Grecia ha chiarito la sua

volontà d’impegnarsi per proseguimento delle riforme, ed ha accolto

con favore l’aiuto dell’Europa per realizzarne alcune. Un

atteggiamento realista da parte dei creditori della Grecia – su ciò che è

realizzabile, e sulle conseguenze macroeconomiche delle diverse

riforme fiscali e strutturali – potrebbe fornire la base a un accordo

buono non solo per il paese ellenico, ma per tutta l’Europa.

Taluni in Europa, soprattutto in Germania, sembrano mostrare

indifferenza riguardo a una uscita della Grecia dalla zona euro. Alcuni

sostengono che il mercato avrebbe già “tenuto conto” di una tale

rottura. Altri, suggeriscono che ciò sarebbe addirittura un bene per

l’unione monetaria.

Credo che tali opinioni sottovalutino significativamente sia i rischi

attuali sia quelli futuri. Un grado analogo di allegro ottimismo era

presente negli Stati Uniti prima del crollo di Lehman Brothers nel

settembre 2008. La fragilità delle banche americane era nota da tempo,

almeno da quando si profilò nel marzo precedente il fallimento di Bear

Stearns. Tuttavia, a causa della mancanza di trasparenza (in parte

dovuta a una normativa lacunosa) tanto i mercati quanto i decisori

politici non riuscirono completamente a intuire le interconnessioni tra

istituzioni finanziarie. E il sistema finanziario mondiale risente ancora

delle scosse seguite al crollo Lehman, mentre le banche rimangono non

trasparenti, e quindi a rischio. Quindi noi non conosciamo ancora la

piena portata delle interconnessioni tra le istituzioni finanziarie, incluse

quelle derivanti da strumenti finanziari, tra cui i derivati non

trasparenti e i credit default swap.

In Europa, possiamo già verificare alcune delle conseguenze

originatesi da una regolamentazione inadeguata e dai difetti di

progettazione della zona euro. Sappiamo che la struttura della moneta

unica favorisce la divergenza e non la convergenza. Infatti, man mano

che i capitali e le persone di talento emigrano dalle economie colpite

dalla crisi, questi paesi adempiono in minor misura alle proprie

obbligazioni finanziarie. Nel momento in cui i mercati percepiscono il

sussistere di una spirale viziosa verso il basso – strutturalmente

incorporata nell’euro – le conseguenze per la crisi prossima ventura si

prospettano abissali. Ma un’altra crisi è inevitabile, essendo inscritta

nella natura stessa del capitalismo.

Finora ha funzionato “l’artifizio rassicurante” del presidente della

Bce Mario Draghi, il quale nella sua dichiarazione nel 2012 assicurava

che le autorità monetarie avrebbero fatto “tutto il necessario” per

salvare l’euro. Ma la constatazione che l’euro non rappresenta un

impegno vincolante per i suoi membri renderà molto meno probabile

che l’artifizio possa funzionare una seconda volta. I rendimenti

obbligazionari potrebbero salire alle stelle, e nessun’ampiezza di

rassicurazioni, sia da parte della BCE sia da parte dei leader europei,

sarebbe allora sufficiente per riportarli giù dai livelli stratosferici in cui

andrebbero a collocarsi. Perché il mondo avrebbe a quel punto appreso

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che “tutto il necessario” non si farebbe. Come l’esempio greco sta

dimostrando, tutti si metterebbero a seguire solo i propri piccoli calcoli

di politica elettorale.

La conseguenza più importante sarebbe, temo, lo smottamento della

solidarietà europea. L’euro avrebbe dovuto risultare rafforzato; invece

è accaduto l’effetto opposto.

Non è nell’interesse dell’Europa – o del mondo – avere un paese sul

perimetro dell’Europa che finisce per essere escluso dal suo vicinato,

soprattutto ora, mentre l’instabilità geopolitica è già palese nel vicino

Oriente in subbuglio, il mondo occidentale tenta di contenere una

Russia nuovamente aggressiva, la Cina – cioè la maggiore riserva

mondiale del risparmio, il paese più grande in termini di scambi

commerciali e l’economia complessivamente più forte in termini di

potere d’acquisto – sta inaugurando un’epoca di confronto economico

e strategico con l’Occidente.

Non è questo il momento per la disunione europea.

I leader europei considerarono sé stessi come precursori visionari

quando crearono l’euro. Pensavano di andare al di là delle prospettive a

breve termine che di solito preoccupano i leader politici.

Purtroppo, la loro intelligenza della materia economica non è stata

all’altezza delle loro ambizioni; la politica non permetteva allora la

creazione di un quadro istituzionale capace di consentire all’euro di

funzionare come previsto. Si disse che la moneta unica avrebbe portato

prosperità rispetto al passato, ma nel periodo antecedente alla crisi

risulta difficile rilevare un qualche significativo effetto positivo

apportato dall’unità monetaria abbia generato. Nella fase successiva,

gli effetti negativi sono stati enormi.

Ora il futuro dell’Europa e della moneta unica dipende dai leader

politici della zona euro, se essi saranno in grado d’integrare una

modica intelligenza economica con il senso visionario della e per la

solidarietà europea. Siamo ormai prossimi a scoprire quale risposta

verrà data a questa questione esistenziale.

Dal sito “Project Syndicate”

Traduzione italiana di Marco Marcucci

SPIGOLATURE

La diserzione

dell'elettorato deluso

di Renzo Balmelli

TRISTEZZA. Com'è triste Venezia nel precoce autunno del Partito

democratico. E come sono tristi Arezzo, Nuoro, Matera, Enna, la

Liguria e gli altri nomi simboli di un affanno psicologico, oltre che

elettorale, foriero di prossimi e non impossibili disastri. Già s'è

manifestata una prima, pesante ricaduta nel consegnare alla destra

italo-lepenista , sempre impresentabile ma spavalda, un regalo

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insperato per sparare colpi a effetto. Nel caos generale, provare a

capire che cosa stia lacerando la sinistra ormai è una questione che

esula dal mero campo politico per diventare materia di profonda

riflessione sul lettino di Freud. Certo è che la diserzione dell'elettorato

deluso è tale quale la Venezia di Aznavour, troppo triste quando non si

ama più.

SCONFITTA. A dispetto dei profeti di sventura, occorre contrastare

senza riserve la crescente insofferenza verso i migranti che dalle

Andamane al Mediterraneo vanno incontro alla morte cercando un

porto sicuro. Chi fa leva sulla paura sostenendo che la barca è piena,

agisce unicamente in funzione di sordidi interessi elettorali. Mentre

invece è assolutamente doveroso non mai dimenticare che abbiamo a

che fare con esseri umani. Ciò non di meno non si può negare che il

problema esiste e che l'Europa si sia fin qui mostrata del tutto incapace

di affrontare l'emergenza. Come le ostriche attaccate agli scogli, quei

poveri cristi che a Ventimiglia sembrano usciti da una pagina del

Verga, sono l'immagine dolente della sconfitta. La sconfitta della

civiltà.

DEBOLEZZE. In politica esistono regole e norme di comportamento

che vanno sotto il nome di etica e che sono ritenute indispensabili per

il buon governo. Ad esse la sinistra ha sempre riservato un occhio di

riguardo senza la pretesa di raggiungere la perfezione o di accampare

chissà quale superiorità morale in un campo non privo di insidie. Il

significativo infortunio occorso al premier francese Manuel Valls,

criticato per avere utilizzato un volo di stato a scopi privati, evidenzia

d'altronde che non si è mai del tutto al riparo dalle umane debolezze,

piccole o grandi che siano. Saldato il modesto danno economico, resta

il danno di immagine che ha sconcertato anche i simpatizzanti

dell'inquilino dell'hotel Matignon. Quando si governa si deve essere

esemplari; quando si è socialisti ancor di più.

TRONO. Con un pizzico di enfasi, si dice che gli Stati Uniti siano una

monarchia senza re e senza titoli nobiliari. In verità l'America è una

repubblica fino al midollo, ma dove ancora una volta due dinastie

fondate su nomi illustri si sfideranno per la Casa Bianca nelle elezioni

del prossimo anno. Mentre Obama, ormai libero dall'assillo della

rielezione, si prende le sue rivincite e conta di completare presto il

capolavoro diplomatico con Cuba, Hillary Clinton e Jeff Bush si

stanno attrezzando per ottenere la designazione per nulla scontata dei

rispettivi partiti, entrambi consapevoli, pur muovendo da fronti

lontanissimi, che a vincere sarà colei o colui che avrà saputo

conquistare gli elettori di centro, chiave di volta per accedere al trono

presidenziale che trono non è, ma gli assomiglia parecchio.

ORBITA. Ora che Samatha Cristoforetti è tornata sana e salva sulla

terra, abbracciata addirittura da Roberto Maroni che con chi viene da

lontano non è tanto accogliente, il principale quotidiano del gruppo

Mediaset ha indetto una specie di concorso per individuare quali

potrebbero essere i personaggi da mandare nello spazio dato che si è

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liberato un posto. Non serve un grande sforzo di fantasia per

indovinare da che parte politica provengono i possibili candidati.

Certamente non quella di casa. Eppure anche un Salvini ci starebbe

bene nel ruolo di cacciatore di marziani clandestini. Aspettiamo

comunque l'imminente pubblicazione della prima biografia del

Cavaliere, annunciata con squilli di tromba. Può darsi che dopo averla

letta, il prossimo viaggiatore delle stelle decida di rimanere in orbita

per sempre!

EGOISMO. Ci hanno messo più di un anno a raggiungere le sette

nazionalità diverse richieste per fare gruppo al Parlamento europeo.

Sono poco più di quattro gatti: quaranta in tutto rispetto ai 751 deputati

presenti in aula. Ma nei loro paesi raccolgono svariati consensi, e

quindi va preso con le pinze il nuovo raggruppamento di estrema

destra che si è formato in questi giorni a Bruxelles. Nella compagnia -

ti pareva - militano la Lega Nord, il Fronte nazionale e persino un

inquilino polacco che chiede la pena di morte. Mica però che la bella

famigliola, pur dicendo peste e corna dell'istituzione, si faccia mancare

i benefici dell'UE; anzi, li incassa in euro, milioni di euro, pur

deprecando la moneta unica. Oltre all'ipocrisia e all'egoismo, ciò che

maggiormente inquieta è la dichiarata avversione allo spirito

comunitario fondato sulla solidarietà, che già ora, come avviene coi

migranti, sembra più un concetto estorto che offerto.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Fisco, molti passi da fare

Anche nel 2013 i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno versato

oltre l’80% dell’Irpef totale. La legge delega, approvata lo scorso

anno, dovrebbe avere tra i suoi scopi quello di migliorare la tax

compliance, puntando verso la fatturazione elettronica e l’utilizzo

delle banche dati dell’Agenzia delle entrate. Lotta all’evasione e

giustizia fiscale, al di là della costernazione.

di Cristian Perniciano

Le solite sorprese. Come ogni anno, in concomitanza con l’uscita dei

dati delle dichiarazioni fiscali da parte del Dipartimento delle Finanze,

si assiste a un ricorsivo sorprendersi per i bassi redditi medi denunciati

delle varie categorie di professionisti, artigiani, commercianti e, in

generale, contribuenti (persone fisiche, società di persone, società di

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capitali) assoggettati agli studi di settore.

In questo senso, un esempio, forse estremo, è rappresentato dalle

attività di “discoteche, sale da ballo, night clubs e simili”, le quali nel

2013 hanno denunciato mediamente un reddito negativo (una perdita)

di 1.300 euro. Nel 2012 erano riusciti a spuntare un reddito di 100 euro

all’anno, risultato importante, visto che le analisi delle 7 dichiarazioni

precedenti 2005-2011 le avevano viste sempre in perdita.

Visti gli ultimi 9 anni di dichiarazioni, quindi, un proprietario di un

night club ha tenuto aperta un’attività che, mediamente, gli ha fatto

perdere 3 mila euro ogni 12 mesi (e poi dice che non ci si rimette a far

del bene...). Questi dati riescono ogni volta a stupire dipendenti e

pensionati, che anche nel 2013 hanno versato oltre l’80% dell’Irpef

totale, e a far fiorire commenti su telegiornali e carta stampata.

Commenti che, proprio come i fiori di certe cactacee, durano il tempo

di una giornata, per poi far tornare l’argomento nell'oblio per un altro

anno. (…)

Continua la lettura sul sito di rassegna.it

Economia

Un freno alla finanza che specula sul cibo

Il mondo si aspetta che lo slogan dell’EXPO “Nutrire il pianeta”

diventi un reale impegno per sconfiggere la fame e per bloccare

quella finanza che spregiudicatamente continua a speculare sul cibo.

Altrimenti le belle parole sulle eccellenze alimentari, sulle

indispensabili difese delle biodiversità e sullo sviluppo di una

agricoltura diffusa e sostenibile, fatta di produttori e di consapevoli

consumatori, striderebbero di fronte al miliardo e duecento milioni di

persone che ancora convivono con lo spettro della fame e

dell’indigenza.

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Da Milano dovrebbe partire un’azione decisa, da parte dei governi,

insieme alle altre istituzioni e associazioni interessate, per proibire che

banche e hedge fund giochino con i derivati, soprattutto con i futures,

sull’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli.

Il cibo fa parte, con il petrolio e le altre materie prime, delle

cosiddette commodity che sono sempre di più oggetto di morbosa

attenzione e di interesse da parte dei settori della finanza in cerca di

speculazioni ad alto rischio.

Negli ultimi 10 anni si sono registrati momenti di altissima tensione

e volatilità su questi mercati. Nel 2007, nel 2010 e nel 2012 si sono

avuti dei boom dei prezzi seguiti poi da repentini abbassamenti. Ciò ha

prodotto dal 2008 a oggi un aumento medio in termini reali di oltre il

50% dei prezzi delle derrate alimentari.

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Questi improvvisi movimenti sui prezzi non sono il risultato del

“gioco” della domanda e dell’offerta, ma di operazioni in derivati

finanziari fatte da attori che non sono né coinvolti né interessati alla

produzione o all’acquisto reale dei prodotti. Sono soprattutto futures,

cioè scommesse sul prezzo futuro di un prodotto agricolo o di un

minerale.

Esperti della Commodity Futues Trading Commission, l’agenzia

americana che dovrebbe regolare questi derivati, hanno denunciato

che, nel mezzo della grande crisi, i capitali speculativi sul mercato

delle commodity di Chicago sono passati dai 29 milioni di dollari del

2003 ai 300 miliardi del 2007-8. Sono chiamati “investimenti passivi”

in quanto assumono posizioni speculative di lungo periodo,

scommettendo su importanti aumenti dei prezzi del petrolio e/o delle

derrate alimentari. Sono capitali su cui, operando con la leva

finanziaria, si possono creare derivati finanziari per un valore di 30-

100 volte maggiore della base sottostante. In altre parole per ogni

tonnellata di grano prodotto se ne possono artificialmente vendere e

comprare cento! Si è così inventato anche il “grano di carta”! Prima,

con la speculazione sul petrolio, c’erano i cosiddetti “barili di carta”.

Sono i miracoli della finanziarizzazione dell’economia.

Adesso i prezzi del cibo sono oggetto anche del “high frequency

trading”, cioè di operazioni finanziarie gestite automaticamente dai

computer, per giocare su piccolissime variazioni del prezzo in

millisecondi. Questo sistema, che muove il 90% dei volumi dei futures

finanziari, ha già generato “situazioni valanga” con dei veri sconquassi

del mercato.

In questo modo si manipolano sia le aspettative degli andamenti di

borsa che i prezzi, inducendo l’intero mercato a ritenere inevitabile il

prezzo indicato dai futures. I profitti naturalmente sono enormi. Ma

l’eccessivo aumento dei prezzi delle derrate alimentari provoca delle

impennate inflattive sui prezzi del cibo con effetti devastanti

soprattutto nei Paesi più poveri del Sud del mondo. Di conseguenza

milioni di famiglie, che solitamente impegnano per l’alimentazione il

75% del loro bilancio, diventano incapaci di provvedere al loro

minimo sostentamento, dando luogo, a volte, alle rivolte del pane. Si

ricordi che tra le cause delle primavere arabe vi è stato anche

l’aumento dei prezzi del cibo provocato dalla speculazione. .

Quando poi i prezzi scendono in modo altrettanto repentino, molti

piccoli coltivatori, soprattutto dei Paesi emergenti, vengono messi fuori

gioco, incapaci di reggere una volatilità così grande che si trasferisce

velocemente dai mercati finanziari globali anche a quelli dei beni reali

a livello locale.

E’ una aberrante deformazione dell’economia e della vita dei popoli.

Le voci che si levano contro sono troppo poche.

Solo papa Francesco non si stanca di ripetere, come ha fatto di

fronte alla FAO, che “è doloroso constatare che la lotta contro la fame

e la denutrizione viene ostacolata dalla “priorità del mercato”, e dalla

“preminenza del guadagno”, che hanno ridotto il cibo a una merce

qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria.”

Viviamo il paradosso dell’abbondanza: ci sarebbe cibo per tutti, ma

molti non lo possono avere, nemmeno per sopravvivere.

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In un mondo di crescenti conflitti, non solo politici e religiosi,

perché non organizzare all’EXPO un incontro su questi temi, con

rappresentati della cosiddetta “finanza islamica” che da sempre è

schierata contro la speculazione sul cibo e sulle derrate alimentari?

Sarebbe un contributo importante per dare concretezza ad idee

largamente condivise sul piano teorico, ma, purtroppo, non facilmente

attuabili rispetto alle perverse logiche della pura speculazione e del dio

danaro.

Segnalazione

E il ragazzo va…

Il bel film La scuola è finita, di Valerio Jalongo, con Valeria Golino

e Vincenzo Amato è fruibile in questi giorni su Rai Cinema

Channel (vai al sito)

È fruibile in questi giorni su Rai Cinema Channel "La scuola è finita",

film del 2010 di Valerio Jalongo, ambientato nella periferia romana,

con baricentro in un istituto superiore molto degradato dove le forze

dell'ordine passano di tanto in tanto col cane poliziotto a caccia di

giovani spacciatori.

Durante una di queste ronde diurne l'animale si butta sull'insegnante

di lettere. Il quale non viene perquisito per intercessione della preside

(Paola Pace). L'insegnante si chiama Aldo Talarico (Vincenzo Amato).

Sua moglie, stufissima, è Daria Quarenghi (Valeria Golino) e sta

divorziando da lui. Entrambi insegnano in quella scuola, intitolata a

Johann Heinrich Pestalozzi, grande pedagogo illuminista svizzero del

Settecento.

A un certo punto l'edificio scolastico, che si trova in uno stato di

incredibile fatiscenza, viene invaso da masse studentesche in vena di

neo-luddismo. Segue distruzione vandalica di documenti e materiali

didattici vari e financo di pezzi di muri...

E però, e però… questi ragazzi organizzano anche un concerto

oggettivamente ben riuscito. Durante il quale concerto tutti si

entusiasmano per l'allievo Alex Donadei (Fulvio Forti), uno che di

solito vende pasticche ed è sempre sballato.

Ma la sera del concerto Alex suona splendidamente, grazie a un suo

talento naturale, grazie alla grandissima incazzatura che si porta

dentro, e anche grazie all'incoraggiamento minuzioso e implacabile del

suo professore di lettere, il già citato Aldo.

Comunque Alex ogni tanto esagera. Una volta, in preda alle

pasticche, crede persino di poter volare. E, infatti, eccolo sul bordo

vertiginoso del cortile interno della scuola mentre raggiunge

barcollando l'ultimo piano dell'edificio nel panico nero di tutti.

Si butta nel vuoto! Il film inizia qui. Con un tuffo al cuore.

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Valeria Golino (Daria) e Fulvio Forti (Alex) in

"La scuola è finita", di Valerio Jalongo (2010).

Ma Alex è un ragazzo fortunato. In mezzo al cortile cresce un frondoso

ippocastano, sul cui fogliame si suppone sia planato questo giovane

demente in preda alle allucinazioni. Fatto sta che ne esce

miracolosamente illeso e ce lo ritroviamo poco dopo a casa, a cavillare

con la madre (Antonella Ponziani). Della quale odia il nuovo

convivente (Gianluca Belardi). Con cui ingaggia una confusa

colluttazione e poi fugge di casa. Sa benissimo che la sua sorte

scolastica è segnata. Ma lui ormai pensa all'Australia. La mitica

Australia! Dove vive il suo vero padre, che di tanto in tanto gli scrive

mail e cartoline abbastanza affettuose.

In realtà, il padre è un ex tossicodipendente. Adesso sembra in tutto

e per tutto a un bravo signore sulla cinquantina. Lavora all'aeroporto di

Fiumicino. È stata la madre ad averlo “diaframmato” dal figlio e ad

avere simulato una corrispondenza posticcia. Ma dopo la colluttazione

e la fuga di Alex la donna non ne può più di tutta questa menzogna e si

reca perciò dalla professoressa implorandola di voler lei portare Alex a

conoscere il padre: "Io non potrei. Non ho coraggio".

Segue scena dell’incontro con il padre all'Aeroporto di Roma. La

delusione di Alex non potrebbe essere più cocente. Salvare uno come

Alex appare ormai inutile, oltre che impossibile. Nondimeno i due prof

divorziandi non mollano. Pe' tigna?

Daria segue il ragazzo al "Centro di ascolto scolastico". Aldo

imbraccia la chitarra elettrica e istiga Alex a suonare e suonare.

Entrambi i prof azzardano, ciascuno a proprio modo e misura, un certo

grado di complicità. Per Aldo questo significa fare letteralmente di

tutto affinché Alex accetti di esibirsi al concerto della "skuola

okkupata". E contro tutti i pronostici Alex alla fine suona, mietendo un

fantastico successo.

Ma di lì a poco, in un giorno di sconforto per l'atto di divorzio or ora

firmato assieme a Daria dall'avvocato, Aldo decide alla cazzo di

assumere numerose sostanze stupefacenti che il volonteroso allievo gli

procurerà per la modica cifra di cinquanta euro. E così il prof approda

al pronto soccorso, dove metteranno a verbale che si è strafatto di

"anestetico per cavalli" insieme a un allievo.

Ovviamente Alex ha anche una mezza cotta per la prof, benché lei

sia “una di quarant'anni”. Le dice che è "bella", laddove invece Aldo

l'aveva chiamata "brutta" volendo ferire l’ancora-moglie divorzista.

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Daria si sente abbastanza addolorata per quest’ultimo apprezzamento

dell’ancora-marito e dubitativamente confermata, invece, da quello

dell'alunno. Daria rimane assolutamente dentro ai binari. E alla fine, a

bon droit, rivendica di avere la coscienza a posto. Non come Aldo che

ha sbarellato.

Ma anche Daria verrà colpita e affondata: da un morboso esposto

della madre di Alex che la accusa d’intrattenere una relazione

sentimentale con il figlio e di avere perciò seminato zizzania nella sua

famiglia.

Adesso i giornalisti stanno appostati come iene dietro ai cancelli

della scuola. Daria e Aldo sono appena stati sospesi dall'insegnamento.

Vediamo uscire prima lei e fendere dolente, quasi in trance, la piccola

folla esagitata di professionisti dell’informazione.

Poi passa Aldo e molla un cazzotto a una telecamera.

La gogna mediatica riferirà di due insegnanti coinvolti in atti di

vandalismo contro la scuola, in attività di spaccio di sostanze

stupefacenti e persino in un centro d'ascolto “a luci rosse".

I due prof disonorati sono intanto saliti in macchina e li vediamo

allontanarsi depressi dall’Istituto Pestalozzi.

Ma Alex sa che quella coppia stralunata di quarantenni divorziandi

coperti di merda telegiornalistica ha comunque provato a dargli una

mano.

Li raggiunge in motorino costeggiandone la vettura. Dai finestrini li

intravede abbastanza bene. Li guarda e li riguarda con sguardi che

significano il suo riguardo nei confronti loro e solo loro.

Daria accenna un saluto tenendo la mano a pugno semichiuso con

grazia.

E il ragazzo va.

Va con mezzo sorriso pensoso sulle labbra, con il suo casco in testa,

con gli occhi attenti alla strada, tra i casermoni e le massicciate e i

murales della periferia metropolitana. (AE)

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Ignazio, stai sereno…

Renzi ha uno solo cruccio, quello di dimostrarsi sempre vincitore.

di Mauro Del Bue

Con una certa dose di autocelebrazione il presidente del Consiglio ha

annunciato, come risposta all’esito deludente delle elezioni comunali,

che passerà dal Renzi due al Renzi uno. I mercati non hanno tremato,

però una prima conseguenza della sua volontà di tornare quello che

era, e cioè ancora più sbarazzino e aggressivo, la si è avuta con la presa

di distanze dal sindaco di Roma. È sua convinzione che il risultato

delle elezioni sia stato segnato dallo scandalo di Mafia Capitale. Renzi

sostiene che Marino è persona onesta, ma dubita che sappia anche

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governare. Una dichiarazione clamorosa, ma che testimonia un’idea

fissa. E cioè che tutto quel che accade di negativo sia colpa degli altri e

quel che accade invece di positivo sia merito suo.

Le elezioni europee hanno portato il Pd a superare il 40 per cento dei

voti. Si è riconosciuto, ed era sicuramente vero, che il merito di quel

voto sia stato di Matteo Renzi. Tanto che alle comunali dello stesso

giorno il suo Pd perdeva sei-sette punti rispetto alle europee. Era,

quello, un voto di simpatia e di speranza nei confronti del giovane

leader italiano. Un voto che testimoniava il carattere di un popolo che,

più che a un partito o a una coalizione, ama ormai affidarsi a un uomo,

come del resto accade ormai dal 1994, cioè dalla fine del sistema

politico identitario. Quel che si è verificato alle regionali e soprattuto

alle comunali è invece, per Renzi, responsabilità dello scandalo di

Roma e della ormai desueta e contraddittoria pratica delle primarie.

Logico dunque che adesso Renzi si concentri sul caso Roma e sulla

riforma dello statuto per rendere le primarie, le sue primarie, grazie

alle quali è nata e si è poi affermata la sua leadership, non più

obbligatorie. Se un istituto è logoro e fornisce candidati perdenti, come

la Paita, la Moretti, Casson, allora é meglio rimetterle nel cassetto.

Renzi ha uno solo cruccio, quello di dimostrarsi sempre vincitore. Gli

serve forse uno scrollone nella capitale e la testa di Marino può valere

qualche voto per un Renzi-Salomè. Perdere Roma, perché alle elezioni

il Pd perderebbe la capitale, può servire per garantirsi mani pulite e

riconoscimenti plurimi. La coscienza, quella, conta assai meno. E

chissenefrega del buon Orfini? Chi lo conosce, quanto pesa, cosa

sposta? Ma sì, è tornato il Renzi uno. Anche se noi, con tutti i meriti

che gli riconosciamo, non lo abbiamo mai scambiato per un altro. Vien

voglia di parafrasare: “Ignazio, stai sereno”…

Vai al sito dell’avantionline

Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/

Elogio della terza forza

di Danilo Di Matteo

Anni fa, mentre provavo a descrivere il vuoto lasciato dal “grande Psi”,

un amico giornalista col quale stavo conversando mi venne in aiuto

con un’immagine illuminante: è come visitare una mostra di opere

d’arte e accorgersi che manca un quadro importante, disse.

Ecco, proporrei per un istante una specie di esercizio mentale:

mettiamo fra parentesi i consueti discorsi, pur fondamentali, sulla

“questione socialista” e sull’anomalia italiana, e proiettiamoci indietro

nei decenni, al tempo della prima Repubblica. Immaginiamo di essere

dei cittadini animati da spirito laico (soprattutto nel senso di

antidogmatico), da un’innata curiosità e dal gusto per il dubbio e la

ricerca. Alcuni di noi voterebbero magari per la Dc (forse “turandosi il

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naso”), altri per il Pci (“nonostante tutto”) e così via. Ciascuno, però,

sarebbe consapevole dell’esistenza di una sorta di prodigio politico e

della possibilità di affidargli il consenso o di sostenerlo ancor più

attivamente: il Psi, appunto, un partito in grado di incidere senza essere

espressione delle culture dominanti, una forza organizzata e radicata

nella società e “sul territorio” senza rappresentare una “chiesa”. Un

soggetto, insomma, tale da riuscire a coniugare “voto utile” e senso

critico.

E se consistesse anche in ciò la suggestione, ora più viva ora sopita,

ma mai scomparsa, della “terza forza”?

Tutto ciò mi torna in mente in questi giorni ascoltando nei tg

qualche frase di Emma Bonino: una voce libera e diversa da quelle

prevalenti, portatrice di riflessioni intelligenti e di idee sensate. Già, si

tratta però, ahimè, di una voce, non di un coro.

I margini per presenze altre (e significative) rispetto alle maggiori

sono davvero ristretti: eppure è il caso di accrescere gli sforzi volti a

un’adeguata elaborazione politico-culturale e soprattutto a una più

stretta condivisione dei suoi frutti.

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Pio La Torre, una storia

presentazione del libro

Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia

di Franco La Torre

Firenze, 23 giugno 2015 - ore 17,00

Sede Rai Toscana, Studio C

Largo A. De Gasperi 1

introduzione di

Andrea Bigalli, Coordinatore Libera Toscana

ne parlano con l’Autore

Valdo Spini, Presidente Fondazione Circolo Rosselli

Paolo Pardini, Capo Redattore TGR Rai Toscana

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Un'Italia nana in politica estera

di Alfonso Siano

L’Italia ha generosamente finanziato gli altri Paesi europei quali

Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia, che hanno vissuto momenti di

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forte difficoltà durante la crisi economica degli ultimi anni. Nei

confronti della Grecia, ad esempio, vantiamo un credito di 40 miliardi

di Euro. Siamo i terzi creditori alle spalle di Germania e Francia, che

hanno rispettivamente un credito di 60 e 46 miliardi di Euro nei

confronti di Atene. La differenza con la Francia, in termini di

esposizione è dunque minima, ma a differenza degli altri due Paesi

creditori citati, la Repubblica Italiana non è intervenuta a mettere soldi

per salvare le proprie banche eccessivamente esposte nei confronti del

Paese ellenico, come invece hanno fatto Germania e Francia.

Il nostro Paese si allinea ai partner europei e non rompe le righe

quando, per via della crisi ucraina, si tratta di imporre ed inasprire le

sanzioni economiche alla Russia, pur sopportandone gravi

conseguenze. Putin ha quantificato in un miliardo di Euro l’anno la

perdita per le imprese italiane a fronte delle restrizioni. Sanzioni che

peraltro colpiscono uno dei Paesi dai quali ci approvvigioniamo di gran

parte del nostro gas.

Continuando, l’Italia subisce e si fa carico di un processo migratorio,

in parte causato dalla poco ponderata azione militare promossa da

Francia e Regno Unito contro il regime libico di Gheddafi. Mentre

alcuni altri Paesi europei si apprestano ad accettare in due anni appena

40.000 migranti, di cui 24.000 provenienti dall’Italia, il nostro Paese

riceve quasi 500.000 richiedenti asilo nello stesso periodo.

Infine, l’Italia è, anche per sue colpe, il terzo contribuente netto

dell’Unione Europea, con un contributo di circa il 12% al budget

annuale dell’Unione Europea, pari a 140 miliardi di Euro. Le risorse

versate dall’Italia sono pari a circa 16 miliardi di Euro, mentre gli

accrediti sono pari ad appena 11 miliardi di Euro, con un differenziale

di circa 5 miliardi di Euro con i quali si potrebbero fare molte cose.

Insomma, mentre trenta o quaranta anni fa l’Italia, facendo poco, aveva

all’estero un peso politico superiore a quanto di fatto meritasse, oggi,

nonostante faccia molto, ha un peso politico di molto inferiore a quello

che meriterebbe. Diciamola francamente: all’estero siamo dei veri e

propri nani. Non siamo neanche considerati una media potenza locale,

quale in realtà siamo. E questo è in gran parte colpa della nostra classe

politica, tuttora poco credibile. (…)

Continua la lettura sul sito della Fondazione Nenni

Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo

Matrimonio egualitario

Il card. Bagnasco ribadisce il no del Vaticano,

ma sui no un dialogo è impossibile

di Franco Grillini

Forse in Vaticano non hanno capito bene cos'è successo in Irlanda

domenica scorsa e così proviamo a spiegarglielo noi: in Irlanda il

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"popolo" si è riconosciuto e ha fatto propria la battaglia per i diritti

civili delle persone lgbt votando in massa per il sì al referendum che

"costituzionalizza" il matrimonio egualitario per la prima volta nella

storia del pianeta. Mi chiedo se in Vaticano hanno la tv e leggono i

giornali perché abbiamo assistito ad un entusiasmo di popolo mai visto

prima d'ora. La campagna #votetohome ha riportato in Irlanda decine

di migliaia di persone che a spese proprie sono tornate a votare persino

dall'Australia, persino "dalla fine del mondo". Non è stata

semplicemente una vicenda lgbt, è stata una festa della nazione

irlandese schierata con convinzione, entusiasmo e decisione, per ben

due terzi, per dire una cosa molto ma molto semplice e cioè che tutti i

cittadini hanno pari dignità sociale e devono essere uguali davanti alla

legge.

Ora Bagnasco e Parolin, presidente dei vescovi italiani e segretario

di Stato, non possono parlare di "sconfitta dell'umanità" perché la

sconfitta è quella bruciante del negazionismo vaticano. E non possono

nemmeno proporre un dialogo sulla base del no al matrimonio

egualitario perché in questo modo il dialogo è morto assai prima di

cominciare.

Anziché cospargersi il capo di cenere per le sofferenze inflitte alla

collettività lgbt e riconoscere i propri errori storici verso gli

omosessuali (a cui occorre implorare il perdono per i 100 mila roghi

medioevali) si insiste nell'intromettersi nel processo legislativo italiano

criticando persino le moderatissime Unioni Civili in discussione al

Senato.

I sondaggi parlano chiaro, anche in Italia la popolazione è ormai

orientata al sì al matrimonio egualitario. Insistendo su di una linea fatta

solo di "no" sarà inevitabile che anche in Italia si arrivi al matrimonio

egualitario esattamente come in Irlanda e come nei 22 paesi occidentali

nei quali è già stato approvato da tempo. Vai al sito di Critica liberale

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

L'università contro

la scuola di Renzi

di Giorgio Morale

vivalascuola presenta 90 voci di docenti universitari a cui abbiamo

chiesto 5 righe sul DDL sulla scuola in discussione al Senato,

accompagnate da una riflessione di Giovanna Lo Presti:

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/06/09/vivalascuola-197/

Una raccolta di dichiarazioni in cui emerge la pluralità e varietà delle

voci, ognuna con un proprio timbro e con lo spessore di una storia e

una cultura, eppure tutte convergenti non tanto nella contrarietà alla

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“Buona Scuola” di Matteo Renzi, quanto nella difesa dei valori

dell’istruzione e della formazione.

Così, mentre la “renzianissima” delle riforme non supera l'esame di

costituzionalità in Senato, il Presidente del Consiglio, dopo aver unito

il fronte sindacale, riesce anche nell’impresa di colmare il tradizionale

scollamento tra scuola e università. In pochi giorni tanti docenti hanno

risposto al nostro appello che lamentava la scarsa presenza

dell’università nel dibattito sulla “riforma“. E il giudizio è pressoché

unanime: questo DDL vuole riportare quella che è stata una delle

scuole migliori al mondo alle vergogne del Ventennio: gerarchia e

autoritarismo. Con l’aggiunta delle vergogne dell’oggi: marketing,

aziendalismo, svalutazione dell’istruzione.

Anche stavolta Matteo Renzi dirà che i professori non hanno capito

o non hanno letto? I docenti universitari che vogliano ancora aderire

possono scriverci 5 righe a [email protected].

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

Le e-mail di due compagni

Segnalo le email di due compagni di Bologna da inserire nella mailing

list dell'Avvenire dei Lavoratori la più antica testata del movimento

operaio e socialista in lingua italiana tuttora pubblicata e che di tanto in

tanto pubblica miei pezzi ed è sempre stata in prima linea nel sostenere

la battaglia politica e giudiziaria contro il Porcellum.

Felice C. Besostri, Milano

Un sincero grazie. Non dimenticheremo mai la tua benenemerita

battaglia legale contro il Porcellum. Con i due compagni Bologna

siamo diventati 44’341. – La red dell’ADL

LETTERA

"Con quali forze"

A margine dell’editoriale della scorsa settimana

Ho trovato politicamente molto interessante l’articolo "Con quali

forze". Mi auguro che esso venga letto dagli esponenti più illuminati

dell'attuale classe dirigente italiana e che la costruttiva proposta possa

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approdare a una umana, costituzionale e giusta soluzione del tragico

problema dell'emigrazione.

Vincenzo Cutolo, Milano

Speriamo che, tutti insieme, si riesca ad aprire un dibattito politico

serio.– La red dell’ADL

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.