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La Newsletter settimanale del'18 giugno 2015
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <
e-Settimanale - inviato oggi a 44205 utenti - Zurigo, 18 giugno 2015
Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni
IPSE DIXIT
Il premier greco Tsipras (Syriza) insieme al cancelliere
socialdemocratico austriaco Faymann ieri ad Atene
Sensato - «Ritengo sensato, soprattutto in rapporto alle pensioni più
basse, non introdurre alcun ulteriore taglio di bilancio. Le famiglie, i
bambini e i più deboli non possono risparmiare in un Paese come la
Grecia in cui la povertà è così determinante. Risparmiare si deve, ma
combattendo la corruzione, l'estorsione e l'evasione. Bisogna far
passare nuove leggi fiscali e gli uffici delle entrate devono
funzionare… Riforma non è quando uno ha paura di andare dal medico
perché non possiede la tessera sanitaria. E non è onesto che, mentre i
comuni cittadini devono sostenere un grande peso, altri se la squaglino
nelle oasi fiscali trasferendo i soldi in Svizzera». – Werner Faymann,
cancelliere austriaco
Incomprensibile - «La richiesta di reperire risparmi con tagli alle
pensioni è incomprensibile. Se i leader europei insistono su questa
incomprensibile richiesta, si assumeranno il costo di conseguenze che
non porteranno benefici a nessuno. ». – Alexis Tsipras, premier greco
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi
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della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
Europa ultimo atto?
di Joseph E. Stiglitz
I leader dell’Unione europea continuano a giocare una partita con il
governo greco secondo il copione del rischio calcolato. Sebbene la
Grecia abbia soddisfatto le richieste dei suoi creditori per oltre la metà
di quanto richiestole, la Germania e gli altri suoi creditori continuano a
chiedere che il paese assecondi un programma che ha dimostrato di
essere un fallimento e che pochi economisti hanno mai pensato potesse
o dovesse essere attuato.
Nonostante che la posizione fiscale della Grecia, approdata da un
ampio disavanzo ad un avanzo primario, rappresenti già un tale
miglioramento da considerarsi senza precedenti, è stata
originariamente avanzata l’assurda pretesa che il paese raggiungesse
un avanzo primario del 4,5% del PIL. Purtroppo, quando la “troika”
(la Commissione europea, la BCE e il FMI) ha incluso, per la prima
volta, questa irresponsabile richiesta nel programma finanziario
internazionale, le autorità del paese in questione non hanno avuto altra
scelta se non quella di aderirvi.
Joseph E. Stiglitz, premio Nobel per l’Economia 2001
per l’analisi dei mercati ad informazione asimmetrica.
Se si considera il calo del 25% del PIL, che la nazione ellenica ha
subito dall’inizio della crisi, continuare ora la follia di questo
programma è ora particolarmente grave. La troika ha mal valutato gli
effetti macroeconomici del programma imposto. Secondo le sue
previsioni, tagliando i salari e imponendo altre misure di austerità, le
esportazioni greche sarebbero aumentate e l’economia sarebbe
rapidamente tornata a crescere. Per altro, la stessa Troika, valutava che
la prima ristrutturazione del debito avrebbe condotto alla sua
sostenibilità.
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Le previsioni della troika si sono dimostrate ripetutamente sbagliate,
di molto e non di poco. Gli elettori greci hanno avuto ragione a
chiedere un cambiamento di rotta, e il loro governo ha il diritto di
rifiutarsi di firmare un programma che cela in sé enormi difetti.
Detto questo, c’è spazio per un accordo: la Grecia ha chiarito la sua
volontà d’impegnarsi per proseguimento delle riforme, ed ha accolto
con favore l’aiuto dell’Europa per realizzarne alcune. Un
atteggiamento realista da parte dei creditori della Grecia – su ciò che è
realizzabile, e sulle conseguenze macroeconomiche delle diverse
riforme fiscali e strutturali – potrebbe fornire la base a un accordo
buono non solo per il paese ellenico, ma per tutta l’Europa.
Taluni in Europa, soprattutto in Germania, sembrano mostrare
indifferenza riguardo a una uscita della Grecia dalla zona euro. Alcuni
sostengono che il mercato avrebbe già “tenuto conto” di una tale
rottura. Altri, suggeriscono che ciò sarebbe addirittura un bene per
l’unione monetaria.
Credo che tali opinioni sottovalutino significativamente sia i rischi
attuali sia quelli futuri. Un grado analogo di allegro ottimismo era
presente negli Stati Uniti prima del crollo di Lehman Brothers nel
settembre 2008. La fragilità delle banche americane era nota da tempo,
almeno da quando si profilò nel marzo precedente il fallimento di Bear
Stearns. Tuttavia, a causa della mancanza di trasparenza (in parte
dovuta a una normativa lacunosa) tanto i mercati quanto i decisori
politici non riuscirono completamente a intuire le interconnessioni tra
istituzioni finanziarie. E il sistema finanziario mondiale risente ancora
delle scosse seguite al crollo Lehman, mentre le banche rimangono non
trasparenti, e quindi a rischio. Quindi noi non conosciamo ancora la
piena portata delle interconnessioni tra le istituzioni finanziarie, incluse
quelle derivanti da strumenti finanziari, tra cui i derivati non
trasparenti e i credit default swap.
In Europa, possiamo già verificare alcune delle conseguenze
originatesi da una regolamentazione inadeguata e dai difetti di
progettazione della zona euro. Sappiamo che la struttura della moneta
unica favorisce la divergenza e non la convergenza. Infatti, man mano
che i capitali e le persone di talento emigrano dalle economie colpite
dalla crisi, questi paesi adempiono in minor misura alle proprie
obbligazioni finanziarie. Nel momento in cui i mercati percepiscono il
sussistere di una spirale viziosa verso il basso – strutturalmente
incorporata nell’euro – le conseguenze per la crisi prossima ventura si
prospettano abissali. Ma un’altra crisi è inevitabile, essendo inscritta
nella natura stessa del capitalismo.
Finora ha funzionato “l’artifizio rassicurante” del presidente della
Bce Mario Draghi, il quale nella sua dichiarazione nel 2012 assicurava
che le autorità monetarie avrebbero fatto “tutto il necessario” per
salvare l’euro. Ma la constatazione che l’euro non rappresenta un
impegno vincolante per i suoi membri renderà molto meno probabile
che l’artifizio possa funzionare una seconda volta. I rendimenti
obbligazionari potrebbero salire alle stelle, e nessun’ampiezza di
rassicurazioni, sia da parte della BCE sia da parte dei leader europei,
sarebbe allora sufficiente per riportarli giù dai livelli stratosferici in cui
andrebbero a collocarsi. Perché il mondo avrebbe a quel punto appreso
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che “tutto il necessario” non si farebbe. Come l’esempio greco sta
dimostrando, tutti si metterebbero a seguire solo i propri piccoli calcoli
di politica elettorale.
La conseguenza più importante sarebbe, temo, lo smottamento della
solidarietà europea. L’euro avrebbe dovuto risultare rafforzato; invece
è accaduto l’effetto opposto.
Non è nell’interesse dell’Europa – o del mondo – avere un paese sul
perimetro dell’Europa che finisce per essere escluso dal suo vicinato,
soprattutto ora, mentre l’instabilità geopolitica è già palese nel vicino
Oriente in subbuglio, il mondo occidentale tenta di contenere una
Russia nuovamente aggressiva, la Cina – cioè la maggiore riserva
mondiale del risparmio, il paese più grande in termini di scambi
commerciali e l’economia complessivamente più forte in termini di
potere d’acquisto – sta inaugurando un’epoca di confronto economico
e strategico con l’Occidente.
Non è questo il momento per la disunione europea.
I leader europei considerarono sé stessi come precursori visionari
quando crearono l’euro. Pensavano di andare al di là delle prospettive a
breve termine che di solito preoccupano i leader politici.
Purtroppo, la loro intelligenza della materia economica non è stata
all’altezza delle loro ambizioni; la politica non permetteva allora la
creazione di un quadro istituzionale capace di consentire all’euro di
funzionare come previsto. Si disse che la moneta unica avrebbe portato
prosperità rispetto al passato, ma nel periodo antecedente alla crisi
risulta difficile rilevare un qualche significativo effetto positivo
apportato dall’unità monetaria abbia generato. Nella fase successiva,
gli effetti negativi sono stati enormi.
Ora il futuro dell’Europa e della moneta unica dipende dai leader
politici della zona euro, se essi saranno in grado d’integrare una
modica intelligenza economica con il senso visionario della e per la
solidarietà europea. Siamo ormai prossimi a scoprire quale risposta
verrà data a questa questione esistenziale.
Dal sito “Project Syndicate”
Traduzione italiana di Marco Marcucci
SPIGOLATURE
La diserzione
dell'elettorato deluso
di Renzo Balmelli
TRISTEZZA. Com'è triste Venezia nel precoce autunno del Partito
democratico. E come sono tristi Arezzo, Nuoro, Matera, Enna, la
Liguria e gli altri nomi simboli di un affanno psicologico, oltre che
elettorale, foriero di prossimi e non impossibili disastri. Già s'è
manifestata una prima, pesante ricaduta nel consegnare alla destra
italo-lepenista , sempre impresentabile ma spavalda, un regalo
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insperato per sparare colpi a effetto. Nel caos generale, provare a
capire che cosa stia lacerando la sinistra ormai è una questione che
esula dal mero campo politico per diventare materia di profonda
riflessione sul lettino di Freud. Certo è che la diserzione dell'elettorato
deluso è tale quale la Venezia di Aznavour, troppo triste quando non si
ama più.
SCONFITTA. A dispetto dei profeti di sventura, occorre contrastare
senza riserve la crescente insofferenza verso i migranti che dalle
Andamane al Mediterraneo vanno incontro alla morte cercando un
porto sicuro. Chi fa leva sulla paura sostenendo che la barca è piena,
agisce unicamente in funzione di sordidi interessi elettorali. Mentre
invece è assolutamente doveroso non mai dimenticare che abbiamo a
che fare con esseri umani. Ciò non di meno non si può negare che il
problema esiste e che l'Europa si sia fin qui mostrata del tutto incapace
di affrontare l'emergenza. Come le ostriche attaccate agli scogli, quei
poveri cristi che a Ventimiglia sembrano usciti da una pagina del
Verga, sono l'immagine dolente della sconfitta. La sconfitta della
civiltà.
DEBOLEZZE. In politica esistono regole e norme di comportamento
che vanno sotto il nome di etica e che sono ritenute indispensabili per
il buon governo. Ad esse la sinistra ha sempre riservato un occhio di
riguardo senza la pretesa di raggiungere la perfezione o di accampare
chissà quale superiorità morale in un campo non privo di insidie. Il
significativo infortunio occorso al premier francese Manuel Valls,
criticato per avere utilizzato un volo di stato a scopi privati, evidenzia
d'altronde che non si è mai del tutto al riparo dalle umane debolezze,
piccole o grandi che siano. Saldato il modesto danno economico, resta
il danno di immagine che ha sconcertato anche i simpatizzanti
dell'inquilino dell'hotel Matignon. Quando si governa si deve essere
esemplari; quando si è socialisti ancor di più.
TRONO. Con un pizzico di enfasi, si dice che gli Stati Uniti siano una
monarchia senza re e senza titoli nobiliari. In verità l'America è una
repubblica fino al midollo, ma dove ancora una volta due dinastie
fondate su nomi illustri si sfideranno per la Casa Bianca nelle elezioni
del prossimo anno. Mentre Obama, ormai libero dall'assillo della
rielezione, si prende le sue rivincite e conta di completare presto il
capolavoro diplomatico con Cuba, Hillary Clinton e Jeff Bush si
stanno attrezzando per ottenere la designazione per nulla scontata dei
rispettivi partiti, entrambi consapevoli, pur muovendo da fronti
lontanissimi, che a vincere sarà colei o colui che avrà saputo
conquistare gli elettori di centro, chiave di volta per accedere al trono
presidenziale che trono non è, ma gli assomiglia parecchio.
ORBITA. Ora che Samatha Cristoforetti è tornata sana e salva sulla
terra, abbracciata addirittura da Roberto Maroni che con chi viene da
lontano non è tanto accogliente, il principale quotidiano del gruppo
Mediaset ha indetto una specie di concorso per individuare quali
potrebbero essere i personaggi da mandare nello spazio dato che si è
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liberato un posto. Non serve un grande sforzo di fantasia per
indovinare da che parte politica provengono i possibili candidati.
Certamente non quella di casa. Eppure anche un Salvini ci starebbe
bene nel ruolo di cacciatore di marziani clandestini. Aspettiamo
comunque l'imminente pubblicazione della prima biografia del
Cavaliere, annunciata con squilli di tromba. Può darsi che dopo averla
letta, il prossimo viaggiatore delle stelle decida di rimanere in orbita
per sempre!
EGOISMO. Ci hanno messo più di un anno a raggiungere le sette
nazionalità diverse richieste per fare gruppo al Parlamento europeo.
Sono poco più di quattro gatti: quaranta in tutto rispetto ai 751 deputati
presenti in aula. Ma nei loro paesi raccolgono svariati consensi, e
quindi va preso con le pinze il nuovo raggruppamento di estrema
destra che si è formato in questi giorni a Bruxelles. Nella compagnia -
ti pareva - militano la Lega Nord, il Fronte nazionale e persino un
inquilino polacco che chiede la pena di morte. Mica però che la bella
famigliola, pur dicendo peste e corna dell'istituzione, si faccia mancare
i benefici dell'UE; anzi, li incassa in euro, milioni di euro, pur
deprecando la moneta unica. Oltre all'ipocrisia e all'egoismo, ciò che
maggiormente inquieta è la dichiarata avversione allo spirito
comunitario fondato sulla solidarietà, che già ora, come avviene coi
migranti, sembra più un concetto estorto che offerto.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Fisco, molti passi da fare
Anche nel 2013 i lavoratori dipendenti e i pensionati hanno versato
oltre l’80% dell’Irpef totale. La legge delega, approvata lo scorso
anno, dovrebbe avere tra i suoi scopi quello di migliorare la tax
compliance, puntando verso la fatturazione elettronica e l’utilizzo
delle banche dati dell’Agenzia delle entrate. Lotta all’evasione e
giustizia fiscale, al di là della costernazione.
di Cristian Perniciano
Le solite sorprese. Come ogni anno, in concomitanza con l’uscita dei
dati delle dichiarazioni fiscali da parte del Dipartimento delle Finanze,
si assiste a un ricorsivo sorprendersi per i bassi redditi medi denunciati
delle varie categorie di professionisti, artigiani, commercianti e, in
generale, contribuenti (persone fisiche, società di persone, società di
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capitali) assoggettati agli studi di settore.
In questo senso, un esempio, forse estremo, è rappresentato dalle
attività di “discoteche, sale da ballo, night clubs e simili”, le quali nel
2013 hanno denunciato mediamente un reddito negativo (una perdita)
di 1.300 euro. Nel 2012 erano riusciti a spuntare un reddito di 100 euro
all’anno, risultato importante, visto che le analisi delle 7 dichiarazioni
precedenti 2005-2011 le avevano viste sempre in perdita.
Visti gli ultimi 9 anni di dichiarazioni, quindi, un proprietario di un
night club ha tenuto aperta un’attività che, mediamente, gli ha fatto
perdere 3 mila euro ogni 12 mesi (e poi dice che non ci si rimette a far
del bene...). Questi dati riescono ogni volta a stupire dipendenti e
pensionati, che anche nel 2013 hanno versato oltre l’80% dell’Irpef
totale, e a far fiorire commenti su telegiornali e carta stampata.
Commenti che, proprio come i fiori di certe cactacee, durano il tempo
di una giornata, per poi far tornare l’argomento nell'oblio per un altro
anno. (…)
Continua la lettura sul sito di rassegna.it
Economia
Un freno alla finanza che specula sul cibo
Il mondo si aspetta che lo slogan dell’EXPO “Nutrire il pianeta”
diventi un reale impegno per sconfiggere la fame e per bloccare
quella finanza che spregiudicatamente continua a speculare sul cibo.
Altrimenti le belle parole sulle eccellenze alimentari, sulle
indispensabili difese delle biodiversità e sullo sviluppo di una
agricoltura diffusa e sostenibile, fatta di produttori e di consapevoli
consumatori, striderebbero di fronte al miliardo e duecento milioni di
persone che ancora convivono con lo spettro della fame e
dell’indigenza.
di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)
e Paolo Raimondi, Economista
Da Milano dovrebbe partire un’azione decisa, da parte dei governi,
insieme alle altre istituzioni e associazioni interessate, per proibire che
banche e hedge fund giochino con i derivati, soprattutto con i futures,
sull’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli.
Il cibo fa parte, con il petrolio e le altre materie prime, delle
cosiddette commodity che sono sempre di più oggetto di morbosa
attenzione e di interesse da parte dei settori della finanza in cerca di
speculazioni ad alto rischio.
Negli ultimi 10 anni si sono registrati momenti di altissima tensione
e volatilità su questi mercati. Nel 2007, nel 2010 e nel 2012 si sono
avuti dei boom dei prezzi seguiti poi da repentini abbassamenti. Ciò ha
prodotto dal 2008 a oggi un aumento medio in termini reali di oltre il
50% dei prezzi delle derrate alimentari.
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Questi improvvisi movimenti sui prezzi non sono il risultato del
“gioco” della domanda e dell’offerta, ma di operazioni in derivati
finanziari fatte da attori che non sono né coinvolti né interessati alla
produzione o all’acquisto reale dei prodotti. Sono soprattutto futures,
cioè scommesse sul prezzo futuro di un prodotto agricolo o di un
minerale.
Esperti della Commodity Futues Trading Commission, l’agenzia
americana che dovrebbe regolare questi derivati, hanno denunciato
che, nel mezzo della grande crisi, i capitali speculativi sul mercato
delle commodity di Chicago sono passati dai 29 milioni di dollari del
2003 ai 300 miliardi del 2007-8. Sono chiamati “investimenti passivi”
in quanto assumono posizioni speculative di lungo periodo,
scommettendo su importanti aumenti dei prezzi del petrolio e/o delle
derrate alimentari. Sono capitali su cui, operando con la leva
finanziaria, si possono creare derivati finanziari per un valore di 30-
100 volte maggiore della base sottostante. In altre parole per ogni
tonnellata di grano prodotto se ne possono artificialmente vendere e
comprare cento! Si è così inventato anche il “grano di carta”! Prima,
con la speculazione sul petrolio, c’erano i cosiddetti “barili di carta”.
Sono i miracoli della finanziarizzazione dell’economia.
Adesso i prezzi del cibo sono oggetto anche del “high frequency
trading”, cioè di operazioni finanziarie gestite automaticamente dai
computer, per giocare su piccolissime variazioni del prezzo in
millisecondi. Questo sistema, che muove il 90% dei volumi dei futures
finanziari, ha già generato “situazioni valanga” con dei veri sconquassi
del mercato.
In questo modo si manipolano sia le aspettative degli andamenti di
borsa che i prezzi, inducendo l’intero mercato a ritenere inevitabile il
prezzo indicato dai futures. I profitti naturalmente sono enormi. Ma
l’eccessivo aumento dei prezzi delle derrate alimentari provoca delle
impennate inflattive sui prezzi del cibo con effetti devastanti
soprattutto nei Paesi più poveri del Sud del mondo. Di conseguenza
milioni di famiglie, che solitamente impegnano per l’alimentazione il
75% del loro bilancio, diventano incapaci di provvedere al loro
minimo sostentamento, dando luogo, a volte, alle rivolte del pane. Si
ricordi che tra le cause delle primavere arabe vi è stato anche
l’aumento dei prezzi del cibo provocato dalla speculazione. .
Quando poi i prezzi scendono in modo altrettanto repentino, molti
piccoli coltivatori, soprattutto dei Paesi emergenti, vengono messi fuori
gioco, incapaci di reggere una volatilità così grande che si trasferisce
velocemente dai mercati finanziari globali anche a quelli dei beni reali
a livello locale.
E’ una aberrante deformazione dell’economia e della vita dei popoli.
Le voci che si levano contro sono troppo poche.
Solo papa Francesco non si stanca di ripetere, come ha fatto di
fronte alla FAO, che “è doloroso constatare che la lotta contro la fame
e la denutrizione viene ostacolata dalla “priorità del mercato”, e dalla
“preminenza del guadagno”, che hanno ridotto il cibo a una merce
qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria.”
Viviamo il paradosso dell’abbondanza: ci sarebbe cibo per tutti, ma
molti non lo possono avere, nemmeno per sopravvivere.
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In un mondo di crescenti conflitti, non solo politici e religiosi,
perché non organizzare all’EXPO un incontro su questi temi, con
rappresentati della cosiddetta “finanza islamica” che da sempre è
schierata contro la speculazione sul cibo e sulle derrate alimentari?
Sarebbe un contributo importante per dare concretezza ad idee
largamente condivise sul piano teorico, ma, purtroppo, non facilmente
attuabili rispetto alle perverse logiche della pura speculazione e del dio
danaro.
Segnalazione
E il ragazzo va…
Il bel film La scuola è finita, di Valerio Jalongo, con Valeria Golino
e Vincenzo Amato è fruibile in questi giorni su Rai Cinema
Channel (vai al sito)
È fruibile in questi giorni su Rai Cinema Channel "La scuola è finita",
film del 2010 di Valerio Jalongo, ambientato nella periferia romana,
con baricentro in un istituto superiore molto degradato dove le forze
dell'ordine passano di tanto in tanto col cane poliziotto a caccia di
giovani spacciatori.
Durante una di queste ronde diurne l'animale si butta sull'insegnante
di lettere. Il quale non viene perquisito per intercessione della preside
(Paola Pace). L'insegnante si chiama Aldo Talarico (Vincenzo Amato).
Sua moglie, stufissima, è Daria Quarenghi (Valeria Golino) e sta
divorziando da lui. Entrambi insegnano in quella scuola, intitolata a
Johann Heinrich Pestalozzi, grande pedagogo illuminista svizzero del
Settecento.
A un certo punto l'edificio scolastico, che si trova in uno stato di
incredibile fatiscenza, viene invaso da masse studentesche in vena di
neo-luddismo. Segue distruzione vandalica di documenti e materiali
didattici vari e financo di pezzi di muri...
E però, e però… questi ragazzi organizzano anche un concerto
oggettivamente ben riuscito. Durante il quale concerto tutti si
entusiasmano per l'allievo Alex Donadei (Fulvio Forti), uno che di
solito vende pasticche ed è sempre sballato.
Ma la sera del concerto Alex suona splendidamente, grazie a un suo
talento naturale, grazie alla grandissima incazzatura che si porta
dentro, e anche grazie all'incoraggiamento minuzioso e implacabile del
suo professore di lettere, il già citato Aldo.
Comunque Alex ogni tanto esagera. Una volta, in preda alle
pasticche, crede persino di poter volare. E, infatti, eccolo sul bordo
vertiginoso del cortile interno della scuola mentre raggiunge
barcollando l'ultimo piano dell'edificio nel panico nero di tutti.
Si butta nel vuoto! Il film inizia qui. Con un tuffo al cuore.
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Valeria Golino (Daria) e Fulvio Forti (Alex) in
"La scuola è finita", di Valerio Jalongo (2010).
Ma Alex è un ragazzo fortunato. In mezzo al cortile cresce un frondoso
ippocastano, sul cui fogliame si suppone sia planato questo giovane
demente in preda alle allucinazioni. Fatto sta che ne esce
miracolosamente illeso e ce lo ritroviamo poco dopo a casa, a cavillare
con la madre (Antonella Ponziani). Della quale odia il nuovo
convivente (Gianluca Belardi). Con cui ingaggia una confusa
colluttazione e poi fugge di casa. Sa benissimo che la sua sorte
scolastica è segnata. Ma lui ormai pensa all'Australia. La mitica
Australia! Dove vive il suo vero padre, che di tanto in tanto gli scrive
mail e cartoline abbastanza affettuose.
In realtà, il padre è un ex tossicodipendente. Adesso sembra in tutto
e per tutto a un bravo signore sulla cinquantina. Lavora all'aeroporto di
Fiumicino. È stata la madre ad averlo “diaframmato” dal figlio e ad
avere simulato una corrispondenza posticcia. Ma dopo la colluttazione
e la fuga di Alex la donna non ne può più di tutta questa menzogna e si
reca perciò dalla professoressa implorandola di voler lei portare Alex a
conoscere il padre: "Io non potrei. Non ho coraggio".
Segue scena dell’incontro con il padre all'Aeroporto di Roma. La
delusione di Alex non potrebbe essere più cocente. Salvare uno come
Alex appare ormai inutile, oltre che impossibile. Nondimeno i due prof
divorziandi non mollano. Pe' tigna?
Daria segue il ragazzo al "Centro di ascolto scolastico". Aldo
imbraccia la chitarra elettrica e istiga Alex a suonare e suonare.
Entrambi i prof azzardano, ciascuno a proprio modo e misura, un certo
grado di complicità. Per Aldo questo significa fare letteralmente di
tutto affinché Alex accetti di esibirsi al concerto della "skuola
okkupata". E contro tutti i pronostici Alex alla fine suona, mietendo un
fantastico successo.
Ma di lì a poco, in un giorno di sconforto per l'atto di divorzio or ora
firmato assieme a Daria dall'avvocato, Aldo decide alla cazzo di
assumere numerose sostanze stupefacenti che il volonteroso allievo gli
procurerà per la modica cifra di cinquanta euro. E così il prof approda
al pronto soccorso, dove metteranno a verbale che si è strafatto di
"anestetico per cavalli" insieme a un allievo.
Ovviamente Alex ha anche una mezza cotta per la prof, benché lei
sia “una di quarant'anni”. Le dice che è "bella", laddove invece Aldo
l'aveva chiamata "brutta" volendo ferire l’ancora-moglie divorzista.
11
Daria si sente abbastanza addolorata per quest’ultimo apprezzamento
dell’ancora-marito e dubitativamente confermata, invece, da quello
dell'alunno. Daria rimane assolutamente dentro ai binari. E alla fine, a
bon droit, rivendica di avere la coscienza a posto. Non come Aldo che
ha sbarellato.
Ma anche Daria verrà colpita e affondata: da un morboso esposto
della madre di Alex che la accusa d’intrattenere una relazione
sentimentale con il figlio e di avere perciò seminato zizzania nella sua
famiglia.
Adesso i giornalisti stanno appostati come iene dietro ai cancelli
della scuola. Daria e Aldo sono appena stati sospesi dall'insegnamento.
Vediamo uscire prima lei e fendere dolente, quasi in trance, la piccola
folla esagitata di professionisti dell’informazione.
Poi passa Aldo e molla un cazzotto a una telecamera.
La gogna mediatica riferirà di due insegnanti coinvolti in atti di
vandalismo contro la scuola, in attività di spaccio di sostanze
stupefacenti e persino in un centro d'ascolto “a luci rosse".
I due prof disonorati sono intanto saliti in macchina e li vediamo
allontanarsi depressi dall’Istituto Pestalozzi.
Ma Alex sa che quella coppia stralunata di quarantenni divorziandi
coperti di merda telegiornalistica ha comunque provato a dargli una
mano.
Li raggiunge in motorino costeggiandone la vettura. Dai finestrini li
intravede abbastanza bene. Li guarda e li riguarda con sguardi che
significano il suo riguardo nei confronti loro e solo loro.
Daria accenna un saluto tenendo la mano a pugno semichiuso con
grazia.
E il ragazzo va.
Va con mezzo sorriso pensoso sulle labbra, con il suo casco in testa,
con gli occhi attenti alla strada, tra i casermoni e le massicciate e i
murales della periferia metropolitana. (AE)
Da Avanti! online www.avantionline.it/
Ignazio, stai sereno…
Renzi ha uno solo cruccio, quello di dimostrarsi sempre vincitore.
di Mauro Del Bue
Con una certa dose di autocelebrazione il presidente del Consiglio ha
annunciato, come risposta all’esito deludente delle elezioni comunali,
che passerà dal Renzi due al Renzi uno. I mercati non hanno tremato,
però una prima conseguenza della sua volontà di tornare quello che
era, e cioè ancora più sbarazzino e aggressivo, la si è avuta con la presa
di distanze dal sindaco di Roma. È sua convinzione che il risultato
delle elezioni sia stato segnato dallo scandalo di Mafia Capitale. Renzi
sostiene che Marino è persona onesta, ma dubita che sappia anche
12
governare. Una dichiarazione clamorosa, ma che testimonia un’idea
fissa. E cioè che tutto quel che accade di negativo sia colpa degli altri e
quel che accade invece di positivo sia merito suo.
Le elezioni europee hanno portato il Pd a superare il 40 per cento dei
voti. Si è riconosciuto, ed era sicuramente vero, che il merito di quel
voto sia stato di Matteo Renzi. Tanto che alle comunali dello stesso
giorno il suo Pd perdeva sei-sette punti rispetto alle europee. Era,
quello, un voto di simpatia e di speranza nei confronti del giovane
leader italiano. Un voto che testimoniava il carattere di un popolo che,
più che a un partito o a una coalizione, ama ormai affidarsi a un uomo,
come del resto accade ormai dal 1994, cioè dalla fine del sistema
politico identitario. Quel che si è verificato alle regionali e soprattuto
alle comunali è invece, per Renzi, responsabilità dello scandalo di
Roma e della ormai desueta e contraddittoria pratica delle primarie.
Logico dunque che adesso Renzi si concentri sul caso Roma e sulla
riforma dello statuto per rendere le primarie, le sue primarie, grazie
alle quali è nata e si è poi affermata la sua leadership, non più
obbligatorie. Se un istituto è logoro e fornisce candidati perdenti, come
la Paita, la Moretti, Casson, allora é meglio rimetterle nel cassetto.
Renzi ha uno solo cruccio, quello di dimostrarsi sempre vincitore. Gli
serve forse uno scrollone nella capitale e la testa di Marino può valere
qualche voto per un Renzi-Salomè. Perdere Roma, perché alle elezioni
il Pd perderebbe la capitale, può servire per garantirsi mani pulite e
riconoscimenti plurimi. La coscienza, quella, conta assai meno. E
chissenefrega del buon Orfini? Chi lo conosce, quanto pesa, cosa
sposta? Ma sì, è tornato il Renzi uno. Anche se noi, con tutti i meriti
che gli riconosciamo, non lo abbiamo mai scambiato per un altro. Vien
voglia di parafrasare: “Ignazio, stai sereno”…
Vai al sito dell’avantionline
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/
Elogio della terza forza
di Danilo Di Matteo
Anni fa, mentre provavo a descrivere il vuoto lasciato dal “grande Psi”,
un amico giornalista col quale stavo conversando mi venne in aiuto
con un’immagine illuminante: è come visitare una mostra di opere
d’arte e accorgersi che manca un quadro importante, disse.
Ecco, proporrei per un istante una specie di esercizio mentale:
mettiamo fra parentesi i consueti discorsi, pur fondamentali, sulla
“questione socialista” e sull’anomalia italiana, e proiettiamoci indietro
nei decenni, al tempo della prima Repubblica. Immaginiamo di essere
dei cittadini animati da spirito laico (soprattutto nel senso di
antidogmatico), da un’innata curiosità e dal gusto per il dubbio e la
ricerca. Alcuni di noi voterebbero magari per la Dc (forse “turandosi il
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naso”), altri per il Pci (“nonostante tutto”) e così via. Ciascuno, però,
sarebbe consapevole dell’esistenza di una sorta di prodigio politico e
della possibilità di affidargli il consenso o di sostenerlo ancor più
attivamente: il Psi, appunto, un partito in grado di incidere senza essere
espressione delle culture dominanti, una forza organizzata e radicata
nella società e “sul territorio” senza rappresentare una “chiesa”. Un
soggetto, insomma, tale da riuscire a coniugare “voto utile” e senso
critico.
E se consistesse anche in ciò la suggestione, ora più viva ora sopita,
ma mai scomparsa, della “terza forza”?
Tutto ciò mi torna in mente in questi giorni ascoltando nei tg
qualche frase di Emma Bonino: una voce libera e diversa da quelle
prevalenti, portatrice di riflessioni intelligenti e di idee sensate. Già, si
tratta però, ahimè, di una voce, non di un coro.
I margini per presenze altre (e significative) rispetto alle maggiori
sono davvero ristretti: eppure è il caso di accrescere gli sforzi volti a
un’adeguata elaborazione politico-culturale e soprattutto a una più
stretta condivisione dei suoi frutti.
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/
Pio La Torre, una storia
presentazione del libro
Sulle ginocchia. Pio La Torre, una storia
di Franco La Torre
Firenze, 23 giugno 2015 - ore 17,00
Sede Rai Toscana, Studio C
Largo A. De Gasperi 1
introduzione di
Andrea Bigalli, Coordinatore Libera Toscana
ne parlano con l’Autore
Valdo Spini, Presidente Fondazione Circolo Rosselli
Paolo Pardini, Capo Redattore TGR Rai Toscana
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Un'Italia nana in politica estera
di Alfonso Siano
L’Italia ha generosamente finanziato gli altri Paesi europei quali
Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia, che hanno vissuto momenti di
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forte difficoltà durante la crisi economica degli ultimi anni. Nei
confronti della Grecia, ad esempio, vantiamo un credito di 40 miliardi
di Euro. Siamo i terzi creditori alle spalle di Germania e Francia, che
hanno rispettivamente un credito di 60 e 46 miliardi di Euro nei
confronti di Atene. La differenza con la Francia, in termini di
esposizione è dunque minima, ma a differenza degli altri due Paesi
creditori citati, la Repubblica Italiana non è intervenuta a mettere soldi
per salvare le proprie banche eccessivamente esposte nei confronti del
Paese ellenico, come invece hanno fatto Germania e Francia.
Il nostro Paese si allinea ai partner europei e non rompe le righe
quando, per via della crisi ucraina, si tratta di imporre ed inasprire le
sanzioni economiche alla Russia, pur sopportandone gravi
conseguenze. Putin ha quantificato in un miliardo di Euro l’anno la
perdita per le imprese italiane a fronte delle restrizioni. Sanzioni che
peraltro colpiscono uno dei Paesi dai quali ci approvvigioniamo di gran
parte del nostro gas.
Continuando, l’Italia subisce e si fa carico di un processo migratorio,
in parte causato dalla poco ponderata azione militare promossa da
Francia e Regno Unito contro il regime libico di Gheddafi. Mentre
alcuni altri Paesi europei si apprestano ad accettare in due anni appena
40.000 migranti, di cui 24.000 provenienti dall’Italia, il nostro Paese
riceve quasi 500.000 richiedenti asilo nello stesso periodo.
Infine, l’Italia è, anche per sue colpe, il terzo contribuente netto
dell’Unione Europea, con un contributo di circa il 12% al budget
annuale dell’Unione Europea, pari a 140 miliardi di Euro. Le risorse
versate dall’Italia sono pari a circa 16 miliardi di Euro, mentre gli
accrediti sono pari ad appena 11 miliardi di Euro, con un differenziale
di circa 5 miliardi di Euro con i quali si potrebbero fare molte cose.
Insomma, mentre trenta o quaranta anni fa l’Italia, facendo poco, aveva
all’estero un peso politico superiore a quanto di fatto meritasse, oggi,
nonostante faccia molto, ha un peso politico di molto inferiore a quello
che meriterebbe. Diciamola francamente: all’estero siamo dei veri e
propri nani. Non siamo neanche considerati una media potenza locale,
quale in realtà siamo. E questo è in gran parte colpa della nostra classe
politica, tuttora poco credibile. (…)
Continua la lettura sul sito della Fondazione Nenni
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo
Matrimonio egualitario
Il card. Bagnasco ribadisce il no del Vaticano,
ma sui no un dialogo è impossibile
di Franco Grillini
Forse in Vaticano non hanno capito bene cos'è successo in Irlanda
domenica scorsa e così proviamo a spiegarglielo noi: in Irlanda il
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"popolo" si è riconosciuto e ha fatto propria la battaglia per i diritti
civili delle persone lgbt votando in massa per il sì al referendum che
"costituzionalizza" il matrimonio egualitario per la prima volta nella
storia del pianeta. Mi chiedo se in Vaticano hanno la tv e leggono i
giornali perché abbiamo assistito ad un entusiasmo di popolo mai visto
prima d'ora. La campagna #votetohome ha riportato in Irlanda decine
di migliaia di persone che a spese proprie sono tornate a votare persino
dall'Australia, persino "dalla fine del mondo". Non è stata
semplicemente una vicenda lgbt, è stata una festa della nazione
irlandese schierata con convinzione, entusiasmo e decisione, per ben
due terzi, per dire una cosa molto ma molto semplice e cioè che tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e devono essere uguali davanti alla
legge.
Ora Bagnasco e Parolin, presidente dei vescovi italiani e segretario
di Stato, non possono parlare di "sconfitta dell'umanità" perché la
sconfitta è quella bruciante del negazionismo vaticano. E non possono
nemmeno proporre un dialogo sulla base del no al matrimonio
egualitario perché in questo modo il dialogo è morto assai prima di
cominciare.
Anziché cospargersi il capo di cenere per le sofferenze inflitte alla
collettività lgbt e riconoscere i propri errori storici verso gli
omosessuali (a cui occorre implorare il perdono per i 100 mila roghi
medioevali) si insiste nell'intromettersi nel processo legislativo italiano
criticando persino le moderatissime Unioni Civili in discussione al
Senato.
I sondaggi parlano chiaro, anche in Italia la popolazione è ormai
orientata al sì al matrimonio egualitario. Insistendo su di una linea fatta
solo di "no" sarà inevitabile che anche in Italia si arrivi al matrimonio
egualitario esattamente come in Irlanda e come nei 22 paesi occidentali
nei quali è già stato approvato da tempo. Vai al sito di Critica liberale
Da vivalascuola riceviamo
e volentieri pubblichiamo
L'università contro
la scuola di Renzi
di Giorgio Morale
vivalascuola presenta 90 voci di docenti universitari a cui abbiamo
chiesto 5 righe sul DDL sulla scuola in discussione al Senato,
accompagnate da una riflessione di Giovanna Lo Presti:
https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/06/09/vivalascuola-197/
Una raccolta di dichiarazioni in cui emerge la pluralità e varietà delle
voci, ognuna con un proprio timbro e con lo spessore di una storia e
una cultura, eppure tutte convergenti non tanto nella contrarietà alla
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“Buona Scuola” di Matteo Renzi, quanto nella difesa dei valori
dell’istruzione e della formazione.
Così, mentre la “renzianissima” delle riforme non supera l'esame di
costituzionalità in Senato, il Presidente del Consiglio, dopo aver unito
il fronte sindacale, riesce anche nell’impresa di colmare il tradizionale
scollamento tra scuola e università. In pochi giorni tanti docenti hanno
risposto al nostro appello che lamentava la scarsa presenza
dell’università nel dibattito sulla “riforma“. E il giudizio è pressoché
unanime: questo DDL vuole riportare quella che è stata una delle
scuole migliori al mondo alle vergogne del Ventennio: gerarchia e
autoritarismo. Con l’aggiunta delle vergogne dell’oggi: marketing,
aziendalismo, svalutazione dell’istruzione.
Anche stavolta Matteo Renzi dirà che i professori non hanno capito
o non hanno letto? I docenti universitari che vogliano ancora aderire
possono scriverci 5 righe a [email protected].
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Le e-mail di due compagni
Segnalo le email di due compagni di Bologna da inserire nella mailing
list dell'Avvenire dei Lavoratori la più antica testata del movimento
operaio e socialista in lingua italiana tuttora pubblicata e che di tanto in
tanto pubblica miei pezzi ed è sempre stata in prima linea nel sostenere
la battaglia politica e giudiziaria contro il Porcellum.
Felice C. Besostri, Milano
Un sincero grazie. Non dimenticheremo mai la tua benenemerita
battaglia legale contro il Porcellum. Con i due compagni Bologna
siamo diventati 44’341. – La red dell’ADL
LETTERA
"Con quali forze"
A margine dell’editoriale della scorsa settimana
Ho trovato politicamente molto interessante l’articolo "Con quali
forze". Mi auguro che esso venga letto dagli esponenti più illuminati
dell'attuale classe dirigente italiana e che la costruttiva proposta possa
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approdare a una umana, costituzionale e giusta soluzione del tragico
problema dell'emigrazione.
Vincenzo Cutolo, Milano
Speriamo che, tutti insieme, si riesca ad aprire un dibattito politico
serio.– La red dell’ADL
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.