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i campi estivi

un entusiasmo che rimane accesoRagazzi, giovani, adulti e anziani in una esperienza antica e sempre ricca di futuro.Pagine 4, 5, 6.

paolo vi

la grande ansia di servire l‘uomo Sarà proclamato Beato il 19 ottobre. Anche l’Ac diocesana lo ricorderà con due incontri.Pagina 3.

monte croce

Quella luce sulla cittàMartedì 30 settembre una veglia a 80 anni dal gesto di fede degli “Uomini di Ac” di Como.Pagina 8.

stimolo e un sostegno alla cre-scita, in umanità e fede, della nostra Chiesa. E con la stessa passione abitiamo la città sen-tendoci corresponsabili della costruzione del bene comune.Dobbiamo allora “imparare a raccontarci” – come sugge-risce il presidente nazionale Matteo Truffelli – non per farci pubblicità con qualche slogan oppure per darci qualche toc-co di visibilità mediatica ma per rendere comprensibile e condivisibile, attraverso i vol-ti, i pensieri e le relazioni, l’at-tualità di un apostolato laicale inteso e vissuto come dono e come responsabilità.Dobbiamo ugualmente “im-parare ad ascoltare il raccon-to degli altri” perché solo così potremo verificare se le nostre proposte sono autoreferenzia-

“Qual è, per così dire, lo sta-to di salute della fede e della testimonianza cristiana che possiamo registrare nelle no-stre comunità?”. In questa domanda – posta nel mes-saggio “Dove stiamo andan-do?” che il 31 agosto, solenni-tà di Sant’Abbondio il nostro vescovo ha rivolto alla città e alla diocesi di Como – si leg-gono una preoccupazione e una speranza. La domanda arriva alla vigilia dell’assemblea diocesana che, alla luce del tema dell’anno “Coraggio, sono io”, vivremo a Morbegno il 7 settembre con l’obiettivo di definire e di con-dividere alcune scelte per cre-scere insieme. Ci dedicheremo soprattutto alle associazioni parrocchiali/territoriali non certo per “parlarci addosso”

ma per dare forma e concre-tezza a quella voglia di essere e di esserci che si è manifesta-ta con entusiasmo nei campi estivi diocesani dei ragazzi, dei giovani, degli adulti e del-le famiglie.Siamo ora sollecitati dal no-stro vescovo a un impegno ancor più pensato e condiviso per contribuire alla crescita della fede e della testimonian-za cristiana nelle comunità dove siamo presenti.Ci sentiamo interrogati sulla “attualità” del nostro essere associazione ecclesiale di laici che ogni giorno rinnovano la loro fedeltà a Cristo e all’uo-mo. Ci sentiamo chiamati a rispondere, con lo stile della corresponsabilità, facendo dell’impegno educativo e della proposta formativa uno

li o rispondono davvero alle domande di quanti sono alla ricerca di un significato grande per la loro vita.Ci vuole coraggio: non il co-raggio dei dizionari ma il co-raggio che Gesù infonde nei discepoli impauriti, il coraggio degli umili.E sarà questo coraggio a so-stenerci nel declinare il nostro essere associazione con la complessità e con le trasfor-mazioni culturali e sociali di questo tempo. Sarà sempre questo coraggio, che viene dall’incontro con il Signore, a far nascere nuove esperienze associative da porre con gioia al servizio della Chiesa e della Città.E allora è bello dire che dal tronco antico dell’Ac stanno spuntando alcuni germogli

che confermano lo scorrere di una linfa vitale: uno scorrere che è messaggio di futuro, di speranza, di novità. Un mes-saggio che ci impegna a rac-contarci meglio. Ma perché il nostro racconto sia credibile e coinvolgente dovremo esse-re ancor più un’associazione orante, pensante, educante. Dovremo essere sempre più persone che, per la grazia del battesimo, alla domanda “Do-ve stiamo andando?”, rispon-dono “Stiamo andando verso Colui che ha parole di vita eterna e con Lui camminiamo verso gli uomini e le donne del nostro tempo”. Una risposta che diventa vita e pensiero, preghiera e parola, ascolto e racconto, libertà e responsa-bilità.

Paolo Bustaffa

a z i o n e c a t t o l i c a i t a l i a n a - d i o c e s i d i c o m o s u p p l e m e n t o a “ I l s e t t I m a n a l e d e l l a d I o c e s I d I c o m o ” n u m e r o 3 3 d e l 6 s e t t e m b r e 2 0 1 4

PER

assemblea diocesana: attualità di un apostolato laicale

iMPARiAMo A RACContARCi

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incontri sulla lumen gentium

Come annunciato nel precedente numero di “Insieme” inizieranno il 15 settembre, ore 21, al Cen-tro Card. Ferrari gli incon-tri sulla Costituzione dog-matica Lumen Gentium. Occorre affrettarsi per le iscrizioni scrivendo a [email protected] oppure a [email protected] oppure ancora a [email protected]. Il programma completo degli incontri, promossi da Azione catto-lica, Acli e Ufficio diocesa-no comunicazioni sociali, è su www.azionecattolica-como.it

E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare»Poche parole e torna alla me-moria tutta la stupenda para-bola del seminatore (Mt 13, 1-9). Ed è proprio a questa immagine che è stato affida-to il compito di richiamare le linee principali degli Orien-tamenti nazionali per il Trien-nio 2014-2017, emersi dalla XV Assemblea Nazionale Ac. “Un’immagine che riprende in modo sintetico i tre verbi che ci sono stati consegnati da Papa Francesco il 3 maggio: «rima-nere con Gesù», «andare per le strade», «gioire ed esultare sempre nel Signore»”.

Il seminatore…Gesù è il seminatore. Ma in fondo è anche il seme stesso, il Verbo. E con la sua umanità è anche la terra ed il raccolto: in Lui la terra ha dato il suo frutto (Sal 67,7). Gesù è tutto! Solo se si rimane in Lui si può essere annunciatori autentici e testimoni credibili. “«Restare» diventa così occasione preziosa per conoscere il Signore, per co-noscere noi stessi fino in fondo, per conoscere e amare il pros-simo. È solo dall’incontro vivo e vero con Colui che è sempre con noi e ci dona gioia che la nostra vita acquista ogni giorno un senso rinnovato e un significato nuovo”.

Il primo anno del Triennio,

“Coraggio sono io” (Mc 6,45-52), affronterà questo tema e ci chiederà di dare particolare attenzione alla famiglia e alla comunità parrocchiale, “dove facciamo esperienza di legami autentici e di cammino comu-nitario, provando a sostenerci nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno”.

… uscì a seminarePer seminare, si deve prima uscire. “Vogliamo andare e farci vicino alle persone per aiu-tarle a scoprire nella loro vita il mistero grande dell’amore di Dio che ci salva”.

Il secondo anno del Triennio, “Si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39-56), chiederà di imparare da Maria la missionarietà e avrà come ambito privile-giato la città. “C’è una missione che attraver-sa lo spazio e il

tempo: parte dalla “casa”, luogo

intimo e quotidiano dove “ac-cade la salvezza” e attraversa le strade”.

… il cento, il sessanta, il trenta per unoL’azione del seminatore è fe-conda oltre ogni attesa. E su-scita stupore e gioia immensa. “Desideriamo oggi avere un cuore felice che ascolta e sa ri-conoscere, che sa dire grazie ogni giorno per quanto gli è dato da vivere, che sa guarda-re i propri doni e i propri limiti, che sa vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni grandiosi della presenza del Signore”.

L’ultimo anno del Triennio seguirà il vangelo delle Be-atitudini, “Rallegratevi ed esultate” (Mt 4,23-5,12), e avrà come ambito privilegiato la vi-ta dell’Associazione.

Una parte cadde su…Essere un terreno capace di accogliere adeguata-mente il seme: ecco il primo dei tre obiet-

tivi prioritari emersi dalla XV Assemblea Nazionale, la cura dell’interiorità. “Essenziale in ogni stagione della vita, è il cammino personale verso la santità e costituisce la radice di una vera corresponsabilità e la via per essere persone nuove in Cristo Gesù”. Riscoprire la par-tecipazione all’Eucaristia, l’a-scolto e la meditazione della Parola, la preghiera, il silenzio e la contemplazione saranno modalità con le quali coin-volgerci con i nostri assistenti nell’accompagnamento spiri-tuale di tutti gli associati.

… sulla stradaSe la parola non è compresa, il Maligno la ruba, come il seme seminato lungo la strada (Mt 13,19). Quanto è importante avere a cuore la cura della for-

mazione. Il se-condo obietti-vo prioritario emerso dall’As-semblea è proprio il ser-vizio dell’e-d u c a z i o n e a t t r a v e r s o la stessa vita associativa ,

certi che l’evan-gelizzazione “non

consiste in un insieme di iniziati-ve da attuare, ma è un’esperien-za di relazione, che può nascere solo nel contesto di vite che si incontrano”. Sarà l’occasione per curare la formazione de-gli educatori e dei respon-sabili ed avere un’attenzione specifica per i presidenti e gli assistenti, incoraggiando-li, accompagnandoli, contri-buendo “alla costituzione e alla vivacità dei luoghi di confronto associativo, primo tra tutti il consiglio parrocchiale di Ac.

… sul terreno sassosoÈ il terreno di chi non ha radi-ci e, alla prima tribolazione, si tira indietro (cfr. Mt 13,20-21). Ma in fondo è il terreno della fragilità di ciascuno di noi. La risposta è nella cura della vi-ta associativa, certi che il su-peramento dei limiti “non può che prendere le mosse, da una parte, dalla costruzione di le-gami personali da promuovere e custodire, dall’altra, dalla cu-ra di una vita associativa ricca, significativa, capace di essere segno di speranza per la comu-nità cristiana e il territorio in cui l’Associazione vive”. E in questo rientrerà la cura dell’adesio-ne e la cura e promozione

del legame associativo.

… sui roviÈ il terreno del dif-ficile rapporto con le provocazioni del mondo. Ecco allora il terzo obiettivo emerso dall’As-semblea: l’impe-gno per il bene comune. Si tratte-rà di curare il rap-porto tra Chiesa locale e Chiesa universale, tra realtà locale e mondo, ponen-

do interesse par-ticolare alle vicende

drammatiche delle lot-te in Terra Santa, delle persecuzioni religiose, dei grandi flussi migra-

tori. È necessario un nuo-vo investimento di forze su

i temi degli stili di vita, della politica e del bene comu-ne. Un aiuto può venire dai movimenti di Ac (Mlac, Msac, Mieac), da Fuci e Meic. Anche una collaborazione con il Fiac potrebbe ampliare l’orizzonte.

… sul terreno buonoInfine il terreno buono, che dev’essere prima di tutto la nostra Chiesa: dobbiamo im-pegnarci per renderla tale, rinnovando l’impegno nella realtà ecclesiale che cambia.

Si prospetta dunque una buo-na quantità di impegno per ogni seminatore… Buon lavo-ro a tutti!

don Roberto BartesaghiAssistente diocesano

Settore Adulti

C o n d I v I S I o n eI N S I E M E P E R - S E T T E M B R E 2 0 1 4

Il Seminatore. Illustrazione in Hortus deliciarum compilato da Herrad di Landsberg presso l’Abbazia Hohenburg in Alsazia (12 ° secolo).

gli orientamenti per il triennio 2014-2017

il SeMinAtoRe USCì ASeMinARe Dall’assemblea nazionale alla nostra Chiesa locale con i tre verbi che papa Francesco ha affidato all’Ac

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e di una alta tensione spiritua-le, caratterizzata dall’inclina-zione al raccoglimento, alla vi-ta interiore e alla riflessione. Vi era in lui una tendenza mistica, che lo portava ad immergersi nel mistero di Dio contempla-to e gustato. Questa si manife-stò in lui già negli anni dell’a-dolescenza quando, recandosi a Chiari, saliva al monastero dei benedettini e vi restava a lungo, affascinato dalle litur-gie dei monaci. A volte egli era l’unica persona nei banchi della chiesa mentre i monaci benedettini erano in coro a salmodiare. Fin dai primi an-ni di sacerdozio, monsignor Montini si rivelò un appassio-nato educatore che provava un particolare trasporto nel dedicarsi alla formazione e alla maturazione degli studenti e degli universitari.Negli anni in cui, oltre a lavo-rare in Segreteria di Stato, fu assistente ecclesiastico della Fuci, egli mirò a formare le co-scienze, rendendole capaci di offrire poi una forte testimo-nianza cristiana, che aiutasse ad avvicinare l’uomo moderno al messaggio di Cristo. Cercò di coinvolgere i giovani nella ricerca della verità, nella fatica del pensare, nell’autonomia di giudizio e nel senso di respon-sabilità. Si sforzò di formare dei laici che fossero dei protagoni-sti nell’evangelizzazione della società e nell’impegno di apo-stolato, oltre che essere coe-renti nelle scelte con la propria

Il 6 agosto scorso ricorreva il 36° anniversario della morte di Pao-lo VI (che sarà proclamato Beato il 19 ottobre da papa Francesco. Pubblichiamo il testo integra-le dell’omelia pronunciata dal card. Giovanni Battista Re alla messa celebrata in suffragio di papa Montini.

“Papa Paolo VI resterà nel-la storia per il ruolo che ha avuto nel concilio Vaticano II. Se, infatti, è di Papa Giovanni XXIII il merito di averlo indet-to e aperto, si deve a Paolo VI l’averlo condotto avanti con mano sicura, rispettando in tutto la piena libertà dei padri conciliari, ma intervenendo opportunamente come Papa là dove era necessario inter-venire. Egli fu il vero timoniere del concilio.Anche se non sempre fu com-preso, Paolo VI resterà anche come il Papa che ha amato il mondo moderno, ne ha am-mirato la ricchezza culturale e scientifica ed ha operato per-ché aprisse il cuore a Cristo, Redentore dell’uomo.La grande ansia di Paolo VI è stata quella di servire l’uo-mo di oggi, sostenendolo nel cammino sulla terra e indican-dogli al tempo stesso la meta eterna, nella quale soltanto può trovare pienezza di signi-ficato e di valore lo sforzo che egli quotidianamente esprime quaggiù.La sensibilità alle attese e alle inquietudini dell’uomo mo-

derno, portò Papa Paolo VI a cercare il dialogo con tutti, non chiudendo mai le porte all’incontro. Per Paolo VI il dialogo fu l’e-spressione dello spirito evan-gelico che cerca di avvicinarsi a tutti, che cerca di capire tutti e di farsi capire da tutti, così da instaurare uno stile di con-vivenza umana caratterizzato da apertura reciproca e pieno rispetto nella giustizia, nella solidarietà e nell’amore. Dialo-go anche con l’errante, al fine di ottenerne il ravvedimento.

In questo incontro di preghie-ra, mi è caro rilevare che egli non è stato soltanto un Papa grande, che ha saputo com-piere scelte coraggiose anche se impopolari, ma fu anche un uomo di una spiritualità genu-ina e profonda, che rimane un esempio a cui ispirarsi.Al fondo del pensiero e dell’a-zione di Paolo VI c’è una vera spiritualità, fatta di preghiera, di meditazione, di sconfinato amore a Cristo, alla Madonna, alla Chiesa. L’attrattiva che egli aveva per la preghiera liturgi-ca lo portò a curare e facilitare la partecipazione dei fedeli, impegnandosi nella riforma li-turgica che porta il suo nome. Egli era una persona apparen-temente fragile, fisicamente esile e con continui problemi di salute, ma dotato di una straordinaria intelligenza, di una singolare forza di volontà

appartenenza cristiana. Anche quando, dopo un decennio, lasciò l’incarico di assistente generale della Fuci, continuò i contatti personali con i fuci-ni e con i laureati cattolici. In tal modo egli diede un valido contributo alla formazione di quella che diventerà la classe dirigente cattolica italiana al termine della seconda guerra mondiale.Monsignor Montini lavorò an-che a sanare la divaricazione tra fede e cultura e ristabili-re un ponte fra la Chiesa e il mondo moderno. Fu questo un impegno che lo accompa-gnò nell’intera vita.In un mondo povero di amore e solcato da problemi e violen-ze di ogni genere, egli lavorò per instaurare una civiltà ispi-rata dall’amore, in cui la solida-rietà e la collaborazione giun-gessero là dove la giustizia sociale, pur tanto importante, non poteva arrivare.La “civiltà dell’amore” da co-struire nei cuori e nelle co-scienze è stata per Papa Montini più di un’idea o di un progetto: è stata la guida e lo sforzo di tutta la sua vita.

Nell’orizzonte della civiltà dell’amore va compreso il suo alto magistero sociale, me-diante il quale si fece avvocato dei poveri e denunciò le situa-zioni di ingiustizia. Fu vicino agli operai e fu molto sensibi-le al problema della fame nel mondo, al grido di angoscia dei poveri, alle gravi disugua-glianze sociali e alle sperequa-zioni nell’accesso ai beni della terra.Il pontificato di Paolo VI fu ca-ratterizzato, inoltre, da alcune iniziative e da taluni gesti che meritano di essere ricordati.Egli fu il primo Papa a volare in aereo e il primo Papa a tornare in Palestina, da dove san Pietro era venuto. Fu un viaggio di al-to valore simbolico, che espri-meva il suo mondo interiore, la sua spiritualità e la sua teolo-

Paolo VI in preghiera Trento Longaretti – china

gia. Compiendolo appena sei mesi dopo l’elezione al pon-tificato e mentre era in corso il concilio, egli volle indicare alla Chiesa la strada per ritro-vare pienamente se stessa ed orientarsi nella grande transi-zione in atto nella convivenza umana. La Chiesa, infatti, può essere autentica e compiere la sua missione soltanto se rical-ca le orme di Cristo.Fu il primo Papa che, con ge-sto certamente significativo, volle rinunciare alla tiara, to-gliendosela pubblicamente dal capo il 13 novembre 1964 e donandola ai poveri. Voleva, con questo gesto, far intende-re che l’autorità del Papa non va confusa con un potere di tipo politico-umano.Poche settimane dopo avreb-be intrapreso il viaggio apo-stolico in India, che tanto influenzò il suo magistero so-ciale. La rinuncia alla tiara ac-quistava il valore di un gesto programmatico di umiltà e di condivisione, simbolo di una Chiesa che mette i poveri al centro della sua attenzione e li accosta con rispetto ed amore, vedendo in loro il Cristo. Fu il primo Papa a recarsi all’O-nu, dove si presentò come un pellegrino che da duemila an-ni aveva un messaggio da con-segnare a tutti i popoli, il Van-gelo dell’amore e della pace, e finalmente poteva incontrare i rappresentanti di tutte le na-zioni e consegnare loro questo messaggio. Fu il primo Papa a recarsi in Africa, in America la-tina e in estremo Oriente.Paolo VI è anche il Papa che ha abolito la corte pontificia e che ha voluto che il Vaticano e la Curia romana avessero uno stile di vita più semplice e una impostazione più pastorale e più internazionale, affinché la Chiesa fosse più che mai al ser-vizio dell’intera umanità”.

CEnni biogRafiCi

Il 26 settembre 1897 Giovanni Battista Montini, futuro Pa-pa Paolo VI, nasce a Concesio (Brescia) da Giorgio Montini e Giuditta Alghisi. È ordinato sa-cerdote il 29 maggio 1920. Nel 1923 inizia la carriera diploma-tica alla Segreteria di Stato. È in-viato a Varsavia come addetto alla Nunziatura Apostolica. Ri-entra in Italia e nel 1925 è nomi-nato assistente ecclesiastico na-zionale della Fuci. Il 13 dicembre 1937 è nominato Sostituto della Segreteria di Stato. Il 1° novem-bre 1954 Pio XII lo elegge arcive-scovo di Milano. Il 15 dicembre 1958 Giovanni Battista Montini è creato cardinale da Giovanni XXIII. Il 21 giugno 1963 viene eletto Pontefice e il 29 settem-bre apre il secondo periodo del Concilio Ecumenico Vaticano II, che, alla fine del quarto periodo, concluderà l’8 dicembre 1965. Il 1° gennaio 1968 celebra la pri-ma Giornata mondiale della Pace. Il 24 dicembre 1974 apre la Porta Santa nella Basilica di San Pietro inaugurando l’Anno Santo del 1975. Muore il 6 ago-sto 1978.

due incontri

In occasione della beatificazio-ne di Paolo VI anche l’Ac dio-cesana e il Meic (Movimento ecclesiale di impegno cultura-le) propongono due incontri su papa Montini

Como, 24 ottobre alle ore 21 al Centro socio-pastorale Card. Ferrari sul tema “la gioia in Paolo vI” terrà una relazione il teologo Giacomo Canobbio.

Sondrio, 6 ottobre alle ore 21 al Teatro Excelsior sul tema “Paolo vI, la modernità e la Chiesa del territorio” terrà una relazione il prof. Paolo Trionfini, presidente dell’Istituto Paolo VI dell’Azione cattolica Italiana.

timoniere del concilio

lA gRAnDe AnSiA Di SeRviRe l‘UoMo Papa Montini sarà proclamato Beato da Francesco il 19 ottobre. Anche l’Azione cattolica diocesana si prepara a ricordarlo con due incontri

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Un altro campo diocesano giovanissi-mi è passato, quasi volato sotto certi aspetti, lasciando un segno indelebile su tutti noi, quaranta ragazzi dai 14 ai 18 anni, che vi abbiamo partecipato. Il campo, che si è tenuto a Casa San-ta Elisabetta (Caspoggio) dal 19 al 26 luglio, è incentrato sul tema del servi-zio. “Dalla testa ai piedi”, un titolo che racchiude l’essenziale messaggio che questa esperienza voleva trasmetter-ci: il nostro servizio di giovani cristiani deve essere un servizio totale, senza riserve, nei confronti della comunità. Sono stati giorni densi di riflessioni e

giovanissimi

lo zAino CARiCo Di volti e SoRRiSiDa Casa Santa elisabetta alla propria casa: una lezione di vita

vivere con gioia!17 agosto: Mi colpisce il fatto che del-le persone come gli immigrati trovino il coraggio di partire, per andare alla ricerca di una nuova vita. Ma ancora di più mi colpisce il fatto che alcune persone debbano abbandonare tut-to per scappare dalla morte sicura. Intraprendere un viaggio senza una meta sicura, dimenticare quasi chi sei e ricominciare da zero.“...bisogna che tutti i nostri pensieri, parole, disposizioni, patimenti sia-no come altrettanti tratti di pennel-lo, che formino ed esprimano in noi qualche tratto della vita di Gesù...” [G. B. Scalabrini, 1883].“La patria dei senza patria è l’altro”. In questi giorni ho capito che la patria di ciascuno (anche di chi una patria geografica non ce l’ha) risiede nell’al-tro. Ognuno di noi è la patria di qual-cuno! Ed è meraviglioso sapere che – ovunque saremo, qualsiasi futuro ci riservi la vita – saremo sempre a casa, negli altri!18 agosto: Gioia, amore, gratitudine, debito verso Dio, relazioni, ascolto, apertura totale verso il prossimo.“Dobbiamo lanciarci, abbandonare le zone di insignificanza e dare un senso alla nostra vita. In questo dob-biamo imitare Dio, nomade ostinato, clandestino senza fissa dimora alla ri-cerca degli altri, alla ricerca dei nostri deserti per trasformarli...” Giorni densi densi, ricchi di volti, incontri, lingue, musica e danze, sguardi rinnovati, Pa-rola e parole... Semi e vento, acqua e sole... Grazie a tutti e a ciascuno e alle mitiche missionarie secolari!“Le relazioni fondate su gratitudine e senso di debito sono stabili”. Ricerca, scoperta, incontro: tanto da imparare e tanto da portare a casa. Grazie!

i giovani

Il campo diocesano dei giovani si è svolto quest’anno a Solothurn (Sviz-zera) presso il Centro internaziona-le di formazione per giovani delle Missionarie Secolari Scalabriniane. L’esperienza vissuta è stata una vera e propria sinfonia di incontri, con gli altri e con l’Altro: in quattro giorni è stato possibile riuscire a “cantare la vita”! I giovani hanno dato voce alle loro emozioni attraverso un diario, dove giorno per giorno venivano an-notate alcune perle da custodire.15 agosto: Riconoscere nell’altro, chiunque egli sia, un uomo, figlio del-lo stesso Dio.Sentirsi parte, fin dai primi attimi, di un’unica realtà.

“Ma prima della risurrezione, tanta bella vita in Cristo, per Cristo e con Cristo”. Amen! Cominciamo ad assag-giarla! [cit. Padre Gabriele].Quando inizi un viaggio, conosci la meta e l’equipaggio... Invece qui sai solo la meta: il gruppo lo devi costru-ire. Metti tutto il tuo impegno per cambiare colore alla tua vita! Solo quando avrai usato tutti i colori, avrai raggiunto il traguardo.16 agosto: Siamo chiamati a cammi-nare aperti nella gioia del Vangelo e nell’amore.I pesci vivi sono quelli che nuotano contro corrente, invece quelli morti si lasciano trascinare. Io ho la fortuna di essere viva e di avere la voglia di

attraverso i confini

inContRARe l’AltRo PeR CAntARe lA vitAin un diario, scritto a Solothurn, il dialogo dei giovani con se stessi, con persone immigrate, con Dio

studenti

È SeMPRe Un gioRno BUono“Rimanere, Andare, gioire” nella scuola: questo il filo conduttore del campo e dell’anno che si apre

“Movimento eeeeh, movimento ooooh, Movimento eeeeh, Movimento alé, alé!!!”.Come avete potuto dedurre, abbiamo avuto la fortuna di partecipare al campo nazionale Msac (Movimento Studenti di Azione Cattolica) dal 3 al 7 agosto a Fognano di Brisighella (RA).Il nostro campo si è svolto in contemporanea a quello nazionale del Settore Giovani: i momenti formativi si svolgevano separati mentre condividevamo la Messa, i pasti e le serate. Questa modalità di organizzazione del campo e delle giornate ci ha fatti sentire parte di un progetto e supportati in primo luogo dai giovani, ma anche dalla grande famiglia dell’Ac di cui orgogliosamente facciamo parte!“E’ungiornobuono”: questo è stato il filo conduttore di tutto il campo e si è declinato nei tre verbi affidati da Papa Francesco all’AC: #rimanere, #andare, #gioire, per noi, nella scuola. Ogni giorno, dopo un primo momento di testimonianze, che hanno saputo catturare la nostra attenzione, da parte anche di alcuni Giovani che partecipavano al campo parallelo, si svolgevano, divisi in gruppi, alcuni laboratori riguardanti il tema principale della giornata; in queste attività abbiamo cercato di costruire proposte concrete attuabili all’interno delle nostre scuole. Ciascuno di noi era quindi chiamato a mettersi in prima persona all’opera per pensare, elaborare e creare qualcosa di utile non solo per la propria scuola, ma anche per le altre. Al di là dei contenuti interessanti e costruttivi, che riprenderemo nel corso del nostro cammino Msac diocesano, ciò che ci ha colpito maggiormente è stata la passione, la disponibilità, l’allegria, la voglia di fare dell’assistente nazionale don Tony e di Gioele, Adelaide, Rosathea e dell’intera équipe nazionale del Movimento. Questo loro modo di fare molto aperto e sincero ci ha davvero impressionate e speriamo di poter avere il loro stesso spirito d’iniziativa per i nostri futuri incontri Msac.Per concludere, permetteteci di usare un termine giovanile: questo campo ci ha davvero gasate un Msacco e siamo pronte a ricominciare questo anno associativo con più grinta e carica che mai, cercando di condividerla con tutti gli studenti che incontreremo!

Francesca volonterio e Camilla Gianola

testimonianze, tra cui l’intervento di don Alessandro, di ritorno dalla mis-sione in Camerun. Le sue parole e le sue esperienze di vita sono state for-se il più chiaro esempio di servizio, di come mettere la propria vita a dispo-sizione degli altri, di come chinarsi ai piedi di chi ne ha veramente biso-gno, come Gesù fece con gli aposto-li. Condividere le parole, le riflessioni, anche nel ritorno a casa, mettendosi al servizio della propria famiglia con sincerità: crediamo che anche questo sia importante, perché un campo non finisce l’ultimo giorno, ma continua a

rimanere dentro di noi, nel nostro at-teggiamento, nel nostro modo di rela-zionarci con gli altri. Ed è anche que-sto che abbiamo provato a scoprire cercando, ogni giorno, di capire attra-verso il Vangelo cosa il nostro corpo ci mette a disposizione: cosa possiamo fare per gli altri con i piedi, con le ma-ni, con la testa e con il cuore... Come? Andando a portare l’Eucaristia agli an-ziani del posto, pulendo e sistemando la casa, imparando la storia di qualcu-no che ha fatto tanto per i più poveri come la missionaria Annalena Tonelli, che è stata per molti anni in Somalia ed è morta nello stesso ospedale do-ve a lungo aveva curato i profughi. Insomma, lo zaino che riportiamo a casa da un campo non è solo pieno di magliette, pantaloni e calzini usa-ti; è soprattutto carico di volti, sorrisi, parole, esperienze significative, nuove amicizie: una lezione di vita che non è facile dimenticare.

maria Ronconi e matteo murgia

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Condividiamo alcuni spunti di meditazione, frutto della mattinata di spiritualità con Mons. Mansueto Bianchi, a partire dal brano di Vangelo Mt 13, 44-51.Il regno di Dio è la persona di Gesù quando entra in contatto con un’altra persona: l’uomo. Quando il Vangelo incontra la vita di una persona, succede la stessa cosa che succede ad un contadino che trova un tesoro, o a un mercante che trova la perla preziosa. Il Vangelo che mi viene donato è gemma e tesoro: non è banalità, non è rifinitura della vita, ma vale la vita stessa. Il mercante che non ha scoperto la perla preziosa commercia chincaglierie, fa di quelle il suo scopo. Qual è la chincaglieria della mia vita?La perla e il tesoro sono nascosti; campo e ostrica sono simbolo della vita. La presenza del Signore è già dentro di noi, ma dobbiamo cercare e scoprire questa presenza. Le persone vanno aiutate a capire che la presenza del Signore è già in loro: siamo dunque i servitori di una scoperta, non i portatori di un tesoro! Per trovare il tesoro occorre scavare, anche se ciò comporta dei rischi e delle fatiche. Come si chiama la terra che devo spostare?Le due parabole sottolineano la gioia dell’incontro, gioia che abbiamo sperimentato durante i quattro giorni di campo, gioia che ci siamo portati a casa e che ci permetterà di vivere con entusiasmo tutti gli impegni associativi e quotidiani.

Cecilia Rainolter e Fabio marfia

dal campo nazionale un invito a scavare per trovare il tesoro

SCoPRiRe lA PeRlAFuori tutti! - Missionari per vocazione (Campo nazionale del Settore giovani a Fognano di Brisighella - RA)

Ai giovanissimi diremmo di non intimorirsi davanti alla nuova esperienza dei giovani perché, così come sono state ricche ed intense le esperienze con i giovanissimi, lo saranno anche quelle con i giovani, perchè ti incontrerai con per-sone anche più grandi da cui potrai ricevere molti stimoli, frutto di maggior esperien-za (Anna e Rachele). Anche se non si vorrebbe mai lasciare il gruppo giovanissimi, il grup-po giovani è altrettanto bello e ti permette di maturare e ragionare su temi importanti (Andrea). Ai giovanissimi direi di buttarsi senza alcuna inde-cisione! (Samuele). Non saprei di preciso cosa dire a un giova-nissimo... Probabilmente direi di mettersi in gioco e lanciarsi! Fare una prima esperienza e solo dopo decidere se conti-nuare il cammino oppure no. Bisogna dare il beneficio del dubbio! (Chiara)

A cura di Cecilia Rainolter

Com’è stato il tuo primo campo da giovane? È stato molto bello, con un tema interessante apparente-mente conosciuto, ma che in realtà è stato tutto da scopri-re (Anna e Rachele). Sempli-cemente stupendo, pieno di nuove amicizie e testimonian-ze (Andrea). Decisamente in-teressante, intenso e davvero incisivo. Bello bello! (Samuele). Il mio primo campo giovani è stato molto particolare: mi sono ritrovata, un po’ inconsa-pevolmente, in un ambiente nuovo tutto da scoprire. Non ho mai fatto campi da giova-nissima e nemmeno campi diocesani, quindi non sapevo bene cosa aspettarmi (Chiara).Come ti sei trovato con gli al-tri giovani? Ci siamo sentite accolte nono-stante fosse la prima esperien-za e non ci conoscessimo tutti (Anna e Rachele). A casa, come in una grande famiglia dove diversità e difetti sembrano non esistere (Andrea). Molto bene, non ho risentito di alcu-na differenza d’età, né mi sono sentito piccolo. Chiaramente i

più grandicelli sanno sempre dare un sacco! (Samuele). Mi sono trovata molto bene con tutti i giovani e non ho avuto difficoltà nel parlare con per-sone molto più grandi di me. Questo potrebbe spaventare un neo-giovane, ma nel mio caso parlare con i grandi è stata l’occasione di chiedere e “curiosare” riguardo al mondo universitario che intraprende-rò tra breve (Chiara).Avevi delle paure prima del campo? Quali? Non avevamo paure, ma un timore di fondo che però non ci ha impedito di vivere con gioia l’esperienza (Anna e Ra-chele). Una: quella di provare malinconia nel ritorno come sto provando in questo pre-ciso istante! (Andrea). L’unica mia paura prima di partire era quella di restare sola o esclusa, paura infondata vista la capa-cità di accoglienza da parte di tutto il gruppo! Giudico l’espe-rienza assolutamente positiva! (Chiara)Cosa diresti a un giovanissi-mo che sta per fare il passag-gio ai giovani?

speciale passaggi

Che Bello BUttARSi! intervista ai ragazzi del 1995 (primo anno da giovani)

A C CA m P II N S I E M E P E R - S E T T E M B R E 2 0 1 4

per il buon cristiano”; oppure sull’Amore di Dio, che non è un premio da meritare o una merce da acquistare, ma un dono da accogliere; i ragazzi hanno pensato ai doni che Dio ha fatto loro, come “il dono di essere un futuro esempio”. Nel giorno della gita, portando ognuno una parte del pranzo (chi il pane, chi l’affettato, chi i succhi), i ragazzi hanno sco-perto che essere della stessa “compagnia” significa condi-videre lo stesso pane (com-pagnia = cum panis). Un altro giorno, una parte dell’attività consisteva nell’impastare il pane; i ragazzi hanno così sco-perto l’analogia tra il pane, composto da farina, acqua e lievito, e le nostre comunità, che sono composte da gruppi

Il 1° campo diocesano Acr, ri-volto a bambini e bambine di 5a elementare e 1a media si è svolto a Caspoggio (SO) dal 5 al 12 luglio scorso.Quest’anno abbiamo segui-to le vicende degli Apostoli, dalla Pentecoste sino alla co-stituzione della prima comu-nità cristiana ad Antiochia, e la storia di Peter Pan, di ritorno all’Isola che non c’è per salvare i propri figli rapiti da Capitan Uncino.E i 28 “bimbi sperduti” parteci-panti al campo hanno vissuto, come Peter, mille avventure, tra nuove amicizie, giochi, ri-flessioni e gite, imparando l’importanza di riconoscere e mettere a frutto i propri talen-ti, la bellezza del collaborare e condividere con gli altri, cosa

significhi avere coraggio ed assumersi le proprie respon-sabilità e, soprattutto, avere fi-ducia in Dio, in se stessi e negli altri.E una volta fatto ritorno a casa, i bambini hanno reso partecipi dei loro “pensieri felici” - accu-mulati durante questa mera-vigliosa esperienza - familiari, parenti ed amici, portando la loro gioia “fino ai confini della Terra”.Il 2° campo Acr, per 2a e 3a media, ha avuto luogo, sem-pre a Caspoggio, dal 12 al 19 luglio 2014.Durante le attività di ogni gior-no i ragazzi hanno riflettuto su diversi temi. Ad esempio sullo Spirito Santo, che “ci aiuta nel-le scelte, nei momenti difficili ed agisce come una sveglia

ragazzi e ragazze

Fino Ai ConFini DellA teRRAUna gioia contagiosa è scoppiata nei due campi diocesani dell’Acr

diversi (oratorio, gruppi sporti-vi e musicali, scout, ecc.), uniti e “fatti lievitare” dalla presenza di Gesù.E dato che il divertimento è uno dei cardini dei campi esti-vi dell’Azione Cattolica, ecco a voi l’inno del 2° campo Acr, parodiato da alcuni dei nostri: “Ci presentiamo: siamo il cam-po Acr! Vi raccontiamo del nostro capo: si chiama Carmen ed è un tiran-no; nei giochi, perde anche ba-rando. Il nostro prete si chiama don Lele; mangia minestra ed è ghiotto di mele.Lorenzo, invece, è competiti-vo; uno pseudo-prete davvero sportivo. Quando sei in gita cammini per ore, della pianura hai sino terrore; senza saperlo diventa salita e non è mai finita!

Noi siamo Acierrini che non dormono mai; vuoi sapere per-ché? Scendiamo dalle scale e pensiamo che i nostri educatori non ci becchino mai”.Abbiamo cercato di conden-sare in poche righe il vissuto di due intense settimane. Spe-riamo di esserci riuscite e di avervi fatto rivivere, insieme a noi, una bellissima esperienza!Al prossimo anno, ancora più numerosi!!!

marta Ghiandai e Chiara Rainolter

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tutto per scontato, ma nutrir-si del profumo dei vaniglioni, della bellezza del giglio marta-gone e dell’umiltà delle stelle alpine: il Signore ci accarezza con il sussurro di brezza legge-ra. Tocca a noi saperlo ascolta-re e accogliere.• Sacrificio. “Manda la tua ve-rità e la tua luce; siano esse a guidarmi”. Le cose belle co-stano: la fatica della salita e il disagio di camminare sotto la pioggia e la grandine ci hanno mostrato il volto austero ed esigente della montagna. Fare l’esperienza di stare nella dif-ficoltà ci incorpora al sacrifico di Cristo, ci offre la possibilità di amare come Lui ci ama e di essere disponibili all’abbraccio con il fratello.• Nuzialità. “Risplenda su di noi la luce del tuo volto”. Sta-re vicini (il rifugio e il sentiero aiutano), tendere la mano, prendersi cura del più debo-le, interessarsi all’altro, sentirsi accolti e non giudicati, costrui-re relazioni autentiche, nutrirsi alla stessa mensa eucaristica: è il volto della Chiesa sposa “senza macchia né ruga”.

Tiziana e Pedro Forni

Ci teniamo a  ringraziarvi, sia da parte nostra  ma anche, interpretando i commenti raccolti dagli altri genitori dei ragazzi di Gordona, facendo-ci portavoce per quale bella esperienza i Campi Acr si sono rivelati per i nostri ragazzi.Da Gordona sono partiti in ot-to. Due hanno partecipato al campo riservato alle classi V elem. e I media tutti gli altri a quello successivo. In ogni caso tutti sono ritornati “entusiasti” decisi già a partecipare anche la prossima estate. Noi genito-ri li abbiamo visti tornare alle nostre case “baciati dalla Gra-zia”!!!Crediamo che sia stata un’espe-rienza importante anche per

Come è consuetudine da parecchio tempo, anche quest’anno si è svolto in ago-sto il campo itinerante dell’A-zione Cattolica con la parteci-pazioni di 23 giovani e adulti provenienti da varie zone del-la Diocesi. Un percorso lungo i sentieri del gruppo del Cati-naccio nelle Dolomiti che ha consentito di visitare località amene, suggestive e ricche di fascino che hanno reso più lieve la fatica della salita e han-no offerto conforto quando le condizioni climatiche si sono dimostrate poco favorevoli (pioggia, vento e grandine). L’itinerario spirituale, guidato dall’assistente diocesano don Roberto, ci ha consentito di riflettere, personalmente e in gruppo, sulla chiamata di ogni fedele alla santità. La giorna-liera meditazione sulle virtù cardinali, l’ascolto della Parola, la testimonianza di alcuni San-ti e la partecipazione all’Euca-ristia hanno offerto ad ognuno stimolanti spunti per la revi-sione di vita. Accompagnare il cammino fisico con quello spirituale ci ha dato l’occasio-ne di sintonizzare e sincroniz-

zare i diversi aspetti della no-stra umanità fatta a immagine di Dio e chiamata alle nozze eterne con il suo Creatore. Una esperienza di Chiesa che può essere riassunta da sei parole che accompagnano il cristiano nella vita di fede. • Spoliazione. “Perciò io vi di-co: non preoccupatevi per la vostra vita”. Già nel preparare lo zaino abbiamo dovuto fare i conti con il suo peso e così siamo stati costretti a lascia-re il superfluo, le zavorre che appesantiscono il quotidiano, scegliendo con cura l’essen-ziale. • Insieme. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Fin dal primo giorno abbiamo sperimentato che “non si arriva se non insie-me”. La Chiesa è comunità, è comunione.• Lode. “Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto”. Avvolti dal creato come un manto della salvezza abbiamo gustato la bellezza di questo canto di lode per ciò che il Signore ha fatto per noi.• Stupore. “Metterò dentro di voi uno spirito nuovo”. É stato bello e rigenerante non dare

un messaggio da gordona

non DiSPeRDiAMo qUeSto teSoRoDue genitori scrivono dopo i campi estivi Acr a Casa Santa elisabetta

gli itineranti sul catinaccio

SAliRe Fino Al Cielo Stare vicini, tendere la mano, prendersi cura del più debole, costruire relazioni autentiche, nutrirsi alla stessa mensa eucaristica.

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correva l’anno 1939

È Un PoveRo SolDAto…Una lettera di un giovane Ac ritrovata nell’archivio parrocchiale di San nicolò valfurva

Mamma mia carissima del Cielo.È un povero soldato e un povero tuo devoto che prima di lasciare questo luogo sente il dovere di esprimerti tutta la riconoscenza e la gratitudine.Tu come sempre sei stata la mia Ausiliatrice, tu come sempre mi hai tenuto sotto il tuo paterno manto, mi hai tenuto e protetto da tanti e tanti pericoli non solo del corpo ma soprattutto dell’anima mia.Anzi tu hai fatto sì che spesse volte mi fosse concesso di accostarmi al Banchetto Divino, di ricevere ogni giorno la benedizione santissima del tuo Divino Gesù.Qui ho trovato per amici i ministri del tuo Gesù, qui a contatto con queste anime sacerdotali ho avuto anche il conforto nelle mie fatiche e nelle mie pene.Ritornerò al mondo ma tu come sempre mi sarai vicina, sarai ripeto la mia Ausiliatrice, il mio sostegno, il mio conforto. A te mi consacro nuovamente, a te domando la grazia di mantenermi degno cristiano e degno giovane di A.C.Benedici i miei cari, falli bravi cristiani, tienili lontani dal male, aiuta e benedici la mia Associazione, i benefattori tutti i miei cari amici buoni, assistili, falli forti . Una benedizione speciale o Vergine Santissima per i miei carissimi Aspiranti, fa che crescano di numero ma soprattutto fa che crescano buoni per formare domani dei buoni, ottimi cristiani.E come non chiedere pure una tua benedizione su coloro che mi circondano e indossano la stessa divisa, che sono al servizio della Patria?Sì, Vergine Santissima, benedicili, tienili lontano da tanto e tanto male, specie dall’impurità e dalle bestemmie.Grazie Vergine Santissima io parto ma lascio qui accanto alla lampada Eucaristica che arde vicino al tuo Gesù, lascio il mio cuore perché tu lo offra al tuo Divin Figlio, perché tu lo formi un cuore retto, forte e puro e così tornare in mezzo al mio paese, ai miei Aspiranti più infervorato a lavorare nelle file di A.C. per il bene di tante anime e così un giorno venire a farti corona nel bel Paradiso, per sempre e così sia.

d.S.Delegato Aspiranti di Lumezzane

San Sebastiano (Brescia)Campo estivo 1939, 7° Reggimento Fanteria – Milano

Perdona o Vergine Santissima se ho scritto male tu sai in che posizione ho scritto questa mia povera supplica.

Questa lettera scritta in una chiesetta della Valfurva e ritro-vata nell’archivio parrocchiale ci è stata affidata da don An-drea Caelli, parroco di San Nicolò Valfurva, che ringraziamo per il suo segno di affetto per l’Ac.L’abbiamo ricopiata con la massima fedeltà, senza nulla modificare.Ogni lettore rifletterà sulle parole di un giovane di Ac in ser-vizio militare che, dopo un campo di addestramento in Val-furva, conoscerà l’atrocità della seconda guerra mondiale.

aver trovato degli animatori ed un sacerdote oltre che al semi-narista capaci di coinvolgersi e coinvolgere in una vacanza se-gnata da un cammino di Fede. A nessuno sono pesati i mo-menti di preghiera, la S. Messa quotidiana, i tempi lasciati alle riflessioni personali, neppure il deserto sperimentato dai più grandi ha rappresentato una difficoltà. Tutto è stato carat-terizzato da un’armonia sulla quale sono maturate amicizie e consapevolezze.Ovviamente il difficile giunge ora nella quotidianità, nel saper trovare una continuità dentro la nostra comunità. Affidiamoci per questo ancora una volta a Lui, così come ha saputo sor-

prenderci nell’agire attraverso lo Spirito nell’esperienza estiva, sicuramente troverà il modo e i tempi per non disperdere que-sto tesoro di cui noi, come ge-nitori, non possiamo avendone la consapevolezza esimerci dal custodire.Grazie.

michela e loris Guzzi

È, questo, uno dei molti segnali belli e incoraggianti che sono arrivati dai nostri campi estivi 2014. Li raccogliamo con gra-titudine ma anche assumiamo con gioia la responsabilità di iniziare, con l’aiuto dei genitori, l’avventura educativa dell’Acr anche nella comunità parroc-chiale di Gordona.

ottobre missionario

“Periferie cuore della missione” è il tema dell’ottobre missionario che propone una parola di riflessione e di impegno per ognuna delle cinque settimane. La prima, dal 28 settembre al 4 ottobre, è “contemplazio-ne”; la seconda, dal 5 all’11 ottobre, “vocazione”: la terza dal 12 al 18 ottobre “responsabilità”, la quarta dal 19 al 25 ottobre “carità” e la quinta dal 26 al 31 ot-tobre “ringraziamento”. La giornata missionaria si ce-lebrerà domenica 19 ottobre e nella stessa giornata Paolo VI verrà proclamato Beato da papa Francesco. Anche la nostra associazione vivrà con intensità que-sto mese perché da sempre ha a cuore la missione come annuncio del Vangelo a persone e popoli che non lo conoscono ancora e in particolare l’Ac diocesa-na condivide la testimonianza grande e spesso sof-ferta dei “fidei donum”, di quanti, sacerdoti, religiosi, consacrati e laici, cioè partono in nome della nostra Chiesa per portare la gioia del Vangelo fino ai confini del mondo.

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Il 10 agosto ci ha lasciato Paolo Soverna: per tutti noi nominato “il nostro Paolo”.È stata una perdita inaspettata perché sapevamo delle sue precarie condizioni di salute ma mai pensavamo a questo.Per noi adulti dell’Ac Valmalenco è stata una presenza significativa, sempre presente ai nostri incontri mensili di zona con le “sue donne” di Torre Santa Maria, con il suo modo gentile e sorridente, i suoi interventi profondi, convincenti, ricchi di fede e amore per Gesù.Paolo ha sempre curato con passione la sua chiesa di Torre Santa Maria. Quando don Corrado Necchi, allora parroco di Torre, fece la proposta di far nascere l’Ac lui accettò l’invito e da allora fu sempre lui il presidente.Si faceva consigliare e se aveva dei dubbi mi chiamava: abbiamo camminato insieme nonostante tante difficoltà ma convinti di appartenere alla Chiesa di Cristo nell’Ac.I suoi funerali solenni sono stati un trionfo di gloria. Tutti avevano le lacrime agli occhi; due signore gentili del suo paese natio mi hanno detto: ”Il Paolo era figlio di tutti”.Se è vero, come recita il passo del Vangelo  di Giovanni (12,20-33) ” se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.”, credo che i frutti di Paolo li raccoglieremo in seguito; dal cielo guiderà ancora la sua Chiesa e l’Azione Cattolica. Ma ancora lo vogliamo ricordare con le parole tratte dall’omelia di don Renato Corona alla messa concelebrata il 13 agosto nella chiesa di Torre gremita fin sul sagrato per i funerali di Paolo. “Bisogna chiedere al Paolo; Ci pensa il Paolo; Lo sa il Paolo; Aspettiamo il Paolo. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato almeno una di queste espressioni. Dietro ad esse colgo la grande fiducia che i fedeli di Torre (e non solo) hanno nutrito nei tuoi confronti. In questi giorni, di fronte al tuo progressivo consumarti nel letto dell’ospedale, anche io ho avvertito non tanto il venir meno di un valido collaboratore, ma soprattutto lo spegnersi di un padre (anche se tra noi c’è un solo anno di differenza). Padre non è solo colui che fa’ tante cose, o tutto, per i figli, ma è anche colui che, con la semplice sua presenza, sa dare sicurezza ai figli. Caro Paolo, vogliamo ricordarti non tanto per le cose che facevi e che ora – magari con un po’ di fatica – dovremo arrangiarci a fare, ma per quello che tu eri per noi, cioè riferimento sicuro e terminale della nostra fiducia: un padre”.“Paolo – ha detto il presidente diocesano al termine dei funerali – è una di quelle persone che anche se incontrate una sola volta nella vita si avvertono come fratelli da sempre”.

linda Salvetti e il gruppo adulti Ac della valmalenco

Il prossimo sabato 20 settem-bre la diocesi di Como celebre-rà la beatificazione di madre Giovannina Franchi (1807-1872), fondatrice della Con-gregazione delle Suore infer-miere dell’Addolorata, realtà presente in diocesi di Como, in Lombardia, a Roma, a Lugano e a Buenos Aires con strutture ospedaliere, riabilitative, assi-stenziali ed educative. Una fi-gura di donna molto moderna e intelligente quella di madre Franchi: nata in una famiglia della buona borghesia coma-sca, rinunciò a tutti i suoi beni per andare incontro a quelle che oggi Papa Francesco de-finisce le «periferie materiali e spirituali». Acquistò una ca-sa a pochi passi dal Duomo per aprirla all’accoglienza dei poveri, dei malati, dei miseri e dei fragili. Ma non manca-va di andare personalmente ad accudire chi non riusciva a uscire di casa, chi non aveva il coraggio di chiedere, chi si trovava in carcere, chi voleva ricostruire la propria esisten-za dopo le fatiche e le fragilità (come le ex prostitute). Non ebbe paura di compromettere la sua stessa salute e la propria

sopravvivenza, pur di salva-guardare le consorelle e non far mancare l’aiuto ai bisogno-si: Giovannina morì di vaiolo nero, contratto durante una delle devastanti epidemie che, insieme al colera, colpirono ripetutamente Como. Una tra-dizione orale – che ritroviamo anche nella ricchissima docu-mentazione relativa alla causa di beatificazione – ci dice che madre Franchi spirò offrendo a Dio tutte le sue sofferenze per la salvezza della città. Ed effet-tivamente i documenti dell’e-poca ci dicono che dopo il 23 febbraio 1872, a Como, non si registrarono più decessi per vaiolo. Il miracolo che ha por-tato alla beatificazione (con un iter iniziato nel settembre del 1997) avvenne nel 1981 presso l’Ospedale Valduce di Como. Una bambina, nata con gravissimi problemi respiratori – una situazione che sembra-va irrecuperabile, tanto che uno dei medici di turno ave-va già compilato il certificato di morte – per intercessione di madre Franchi riacquistò parametri vitali normali senza alcuna conseguenza neuro-logica. Un fatto che, tutti, in

ospedale, definirono «inspie-gabile, del tutto eccezionale, al di fuori della norma». Pare-re confermato, nel marzo del 2013, dalla commissione me-dica che giudicò la guarigione della bimba miracolata come «molto rapida, completa, du-ratura, non spiegabile scienti-ficamente». «Le opere di carità di madre Franchi, la sua pro-fondità spirituale e la bellezza del miracolo avvenuto – riflet-te il vescovo monsignor Diego Coletti – devono sollecitarci a vivere questo nuovo ricono-scimento di “santità diocesa-na” come una sollecitazione ad accogliere e far fruttificare le testimonianze di fede di cui la nostra Chiesa è ricchissima. Per questo – conclude il Vesco-vo – è importante sentire “no-stro”, come diocesi, il carisma di madre Giovannina e, ancora più importante, sarà condivi-dere, insieme e numerosi, il rito di beatificazione che ce-lebreremo in Cattedrale, il 20 settembre alle ore 10.00, alla presenza del Cardinale Prefet-to della Congregazione delle Cause dei Santi». Ulteriori info su www.diocesidicomo.it.

enrica lattanzi

paolo soverna

lo SPegneRSi Di Un PADReil 10 agosto è morto il presidente Ac di torre Santa Maria

Sopra: la casa di via Vitani a Como, culla dell’opera di carità di Giovannina Franchi.A lato: la futura beata in un dipinto di Mario Bogani.

giovannina franchi

Con i PASSi DellA CARità SUlle StRADe Di CoMo il 20 settembre in Cattedrale la beatificazione della fondatrice della Congregazione delle suore infermiere dell’Addolorata

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il programma della veglia

monte Croce - Chiesa parrocchiale di PrestinoQuattro momenti: preghiera, memoria, riflessione, impegno

Ore 19.30 Preghiera ai piedi della Croce sul monte guidata dal nostro vescovo mons. Diego Coletti.

Ore 21.00 Inizio della veglia nella chiesa di Prestino introdotta dal parroco don Marco Pessina. Memoria del gesto degli “Uomini di Ac”, di Abele Dell’Orto. Riflessione sull’abbraccio della croce, di Don Ivan Salvadori. Impegno dell’Ac nell’educazione alla cittadinanza, Paolo Bustaffa presidente diocesano Ac. Pensiero del Sindaco di Como Mario Lucini. Pensiero del direttore Caritas Roberto Bernasconi. Annuncio della nascita di una nuova associazione Ac.

Ore 22. 15 Intervento del nostro Vescovo.

v I TA A S S o C I AT I v AI N S I E M E P E R - S E T T E M B R E 2 0 1 4

azione cattolica - comovia c. battisti, 8 - 22100 como tel. 031265181 - [email protected] www.azionecattolicacomo.itorari segreteria lunedì 15:00 18:30 - martedì 9:30 13:00mercoledì 15:00 18:30 giovedì 9:30 13:00 - venerdì 15:00 18:30sabato 9:30 13:00

supplemento a il settimanale della diocesi di como direttore responsabile: alberto campoleoni direttore editoriale: angelo riva

PER

Da molti angoli della città di Como, di notte, guardando in su verso le alture, a est, di Bru-nate e, a ovest, della Spina Ver-de, si possono vedere, rispetti-vamente, le luci del Faro e della Croce. Il Faro si annuncia con i suoi tre colori che si alternano, mentre la Croce è illuminata a fissare e proteggere la città. Il Faro, cosiddetto “voltiano”, è anche un omaggio al nostro grande concittadino, Alessan-dro Volta, l’inventore della pila, mentre la Croce è un messag-gio proposto ottant’anni fa, nel 1934, dagli Uomini di Azio-ne Cattolica di Como. L’altura, su cui si trova la Croce, è oggi chiamata comunemen-te Monte Croce, ma, storica-mente, è il monte, o colle, di S. Eutichio, dal nome dell’ottavo Vescovo di Como, Eutichio, appunto, vissuto nel VI secolo, il quale, secondo la tradizione, lassù si recava spesso a pre-gare, e lassù sarebbe morto. Il luogo vide sorgere, in tempi remoti, una croce di legno, e vi-de giungere pellegrini devoti, anche in ricordo di S. Eutichio, le cui spoglie sono conservate nella chiesa di San Giorgio.

Col passare del tempo i pelle-grinaggi erano venuti meno, e sul posto era rimasta una Croce consunta. Ma quando l’anno santo straordinario del 1933, a ricordo del XIX cente-nario della Redenzione, con indulgenza da lucrare a Roma, fu esteso al mondo intero fino al 1934, gli Uomini di Ac della città di Como ebbero l’ispi-razione di lasciare un ricordo imperituro, erigendo, a pro-tezione della città, in sostitu-zione della vetusta e quasi di-menticata Croce di legno, una grande Croce di ferro, rivestita

monte croce: 80 anni dopo

qUellA lUCe SUllA CittàMartedì 30 settembre con il nostro vescovo una veglia pensata e promossa da Ac e Meic nell’anniversario del gesto di fede e di amore degli “Uomini di Ac” di Como

di vernice fosforescente, posa-ta su un basamento a foggia di piccola cappellina. Furono rac-colti i fondi, meticolosamente registrati anche sul settimana-le “Ordine della domenica”, e fu predisposto il programma per l’inaugurazione. Era la do-menica 30 settembre 1934, quando si svolse la solenne cerimonia, con benedizione e celebrazione eucaristica, pre-sieduta dal Vescovo, mons. Alessandro Macchi, e com-partecipata da un imponente afflusso di popolo.

Sono passati ottant’anni dal 1934, e c’è stata di mezzo an-che la seconda guerra mon-diale. Nel frattempo alcuni comuni del circondario, com-preso quello di Breccia, sul cui territorio era piantata la Croce, sono diventati frazioni della città di Como, però la Croce ha continuato a campeggia-re lassù. Vi sono persone, co-me il rag. Sergio Maschio, per lunghi anni attivissimo tra gli uomini di Ac, che potrebbero dare una testimonianza di-retta e indiretta delle vicende della Croce. Qui riportiamo al-cuni dati essenziali. Dotata nel 1948 di illuminazione elettri-ca, con interruttore collocato nella “Baita Elisa”, ha avuto nel 1989 una linea elettrica auto-noma, grazie all’intervento del Comune di Como. Nel 1996, in occasione della visita a Co-mo di Papa Giovanni Paolo II, il “Lions Club Monticello” ha finanziato la riverniciatura e la risistemazione dell’impian-to elettrico, e poi, nel 2000, per iniziativa della classe della “Stecca” del 1948, si è provve-duto ad una illuminazione più moderna con microlampadine allo xenon.

1934 – 2014: ottant’anni, ot-tima occasione per l’Ac di Co-mo. Recuperare la memoria di quell’evento è un modo per consolidare l’apparte-nenza all’associazione e per rinnovare l’impegno della testimonianza. Rinfrescare il significato di quella Croce, al-ta sulla città, ha una valenza non soltanto ecclesiale, ma anche civile, perché si tratta di un simbolo che sa suscitare in tutti, atei compresi, sentimenti di amore, di misericordia e di perdono. Sarebbe bello che in nome di quella Croce si co-struisse un messaggio comu-ne di solidarietà e di pace, che renda più unita una società tendente all’individualismo ed alla frammentazione.

Per l’Azione Cattolica e il Meic di Como il 30 settembre 2014, anche se è martedì e non do-menica, sarà un giorno di festa, come per un Battesimo. Sì, per-ché a Prestino, nella parrocchia alle falde del Monte Croce, si annuncerà la nascita dell’Ac inter-parrocchiale di Prestino e San Fermo. Ma l’appuntamen-to completo prevede, in modo particolare, che alle 19.30 ci si ritrovi anche lassù, in alto, sopra la città, accanto alla Croce con il nostro Vescovo. Prepariamoci, dunque, a fare festa, ma impe-gniamoci a coinvolgere la po-polazione di Como e dintorni, con un richiamo caldo, che, in omaggio ad un simbolo condi-viso anche da chi non crede, in-viti all’ideale dell’amore e della fratellanza, tanto più impellente in un tempo, come il nostro, in cui ormai ci troviamo quotidia-namente, fianco a fianco, con persone di altri Paesi, di altra cultura e di altra religione.

Abele dell’orto

acr nazionale

il PAne e le BRiCiole Un’eco dal campo nazionale ad Ain Karim in valfurva

“I ragazzi del 3000 - Il protagonismo dei ragazzi oggi e domani” è stato il titolo del campo nazionale per membri di equipe Acr che si è tenuto dal 29 luglio al 3 agosto ad Ain Karim (San Nicolò Valfurva). Significativo il sostegno delle Ac diocesane di Lombardia tra le quali la nostra che, con Annamaria Bongio consigliere nazionale Acr, ha voluto essere presente con una rappresentanza della presidenza diocesana. Sul protagonismo dei ragazzi si sono ascoltate e condivise molte riflessione a partire dal riconoscere come fondamento di ogni azione educativa la dignità e il desiderio di realizzazione di ogni ragazza e di ogni ragazzo. I bambini - si è detto - sono soggetti attivi, dotati di abilità all’azione e di responsabilità ma hanno bisogno di microcosmi relazionali che garantiscano i confini entro i quali possano esprimere ed apprendere il loro essere responsabili. Non siamo chiamati solo a farli giocare e divertire; siamo chiamati soprattutto ad educarli, a far conoscere loro uno stile di vita che è quello che l’Ac sperimenta e propone nella sua unitarietà. Il neo-presidente nazionale, Matteo Truffelli, ha ricordato che «l’essere associazione deve coinvolgere i ragazzi oggi, non in quanto adulti di domani, ma in quanto discepoli missionari di adesso. Protagonisti dell’annuncio, i ragazzi sono chiamati ad assumere una responsabilità crescente negli ambiti in cui vivono, nella famiglia, nella scuola, nella comunità ecclesiale. Sta tuttavia ai più grandi educarli a sentirsi parte di una storia e renderli non destinatari di qualcosa ma soggetti attivi per l’associazione, per la Chiesa e per la nostra società».Teresa Borrelli, responsabile nazionale ACR ha, tra l’altro, mostrato come nella Bibbia ci siano numerosi esempi di bambini e ragazzi protagonisti dell’annuncio e di quanto siano stati preziosi per la nostra storia. Ha così auspicato una ricerca sulla presenza dei piccoli nella Bibbia e ha invitato a essere educatori preparati, appassionati e che sanno “perdere” tempo. Un impegno non facile quello di educare al protagonismo del Vangelo i ragazzi e le ragazze e a questo riguardo mons. Mansueto Bianchi assistente generale dell’Ac ha proposto una bellissima immagine: “Con le briciole Dio fa il suo pane” cioè tutti siamo parte del piano di Dio alla cui realizzazione ognuno di noi è chiamato. La risposta degli educatori è quest’anno sostenuta della icona biblica cui si richiama il tema dell’anno: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”.