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Periodico trimestrale - Spedizione in abbonamento postale - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano Vol. 79; n. 3 Supplement 1, September 2007 7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia 16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO) Presidente del Congresso: Prof. Roberto Mario Scarpa

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Vol. 79; n. 3 Supplement 1, September 2007

7° Congresso NazionaleAssociazione Italiana di Endourologia

16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO)

Presidente del Congresso:

Prof. Roberto Mario Scarpa

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Editorial board

Urological and Andrological Sciences

Indexed in Medline/Index Medicus - EMBASE/Excerpta Medica - Medbase/Current Opinion - SIIC Data Base

Founded in 1924 by: G. Nicolich, U. Gardini, G.B. Lasio

Official Journal of the SIEUN - Official Journal of the SIUrO

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IArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

I

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

7° Congresso NazionaleAssociazione Italiana di Endourologia

16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO)

Presidente del Congresso: Prof. Roberto Mario Scarpa

GIUNTA ESECUTIVA

PRESIDENTERoberto Mario Scarpa

PAST PRESIDENTGiampaolo Bianchi

VICE PRESIDENTEMassimino D’Armiento

SEGRETARIOEmanuele Montanari

TESORIEREAntonello De Lisa

CONSIGLIERIPaolo Beltrami, Pietro Cortellini, Massimo Dal Bianco

Antonello De Lisa, Emanuele Montanari, Domenico Prezioso

COMITATO SCIENTIFICOASSOCIAZIONE ITALIANA DI ENDOUROLOGIA

Arcangelo Pagliarulo, Enrico Pisani, Guglielmo Breda, Sergio CaggianoPaolo Caione, Giovanni Caramia, Luca Cormio, Antonello De Lisa

Salvatore Micali, Francesco Porpiglia, Alfredo Trippitelli,Andrea Tubaro, Gianpaolo Zanetti, Filiberto Zanotti

COMITATO ORGANIZZATORE

PRESIDENTERoberto M. Scarpa

SEGRETARIFrancesco Porpiglia, Cesare Marco Scoffone

COLLABORATORIIvano Morra, Marco Cossu, Massimiliano Poggio, Cecilia Cracco

Francesca Ragni, Alessandro Volpe, Michele Billia, Davide VaccinoSusanna Grande, Julien Renard, Rosaria Porcu

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1IIII

Informazioni Generali

Segreteria Scientifica

Roberto Mario ScarpaAzienda Ospedaliera S. LuigiRegione Gonzole 1010043 Orbassano (To)Tel. 011.9026556 Fax 011.9038654e.mail: [email protected]

Abstract e Videotapes

Emanuele MontanariClinica Urologia IIIUniversità degli Studi di Milano Polo San PaoloVia di Rudinì 8 - 20142 Milano

Sede del Congresso

Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Cliniche e BiologicheAzienda Sanitaria Ospedaliera S. LuigiRegione Gonzole 1010043 Orbassano (To)

Segreteria IEA

Associazione Italiana di Endourologia c/o EVCMVia Porrettana 76/2 – 40033 Casalecchio di Reno (Bo)Tel. +39 051 6194911 Fax +39 051 6194900E-mail: [email protected] site: www.ieanet.it

Segreteria Organizzativa

E.V.C.M. s.r.l.Via Porrettana 76/2 – 40033 Casalecchio di Reno (Bo)Tel. +39 051 6194911 Fax +39 051 6194900E-mail: [email protected] site: www.emiliaviaggi.it

Sede della Chirurgia in Diretta, Minilabs, Workshop

Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienze Cliniche e BiologicheAzienda Sanitaria Ospedaliera S. LuigiRegione Gonzole 1010043 Orbassano (To)

Iscrizioni dopo il 27 Luglio 2007

Quota di Partecipazione NON SOC Euro 600,00 + IVA 20%Quota di Partecipazione SOCI IEA Euro 400,00 + IVA 20%Quota per Specializzandi Euro 150,00 + IVA 20%Quota per Infermieri Euro 30,00 + IVA 20%Quota per Studenti infermieri Nessuna quota

La quota d’iscrizione comprende:Partecipazione ai Lavori Scientifici, Kit Congressuale, Attestato di Partecipazione,Lunch, Coffee Break.IL CORSO INFERMIERI è A NUMERO CHIUSO

Espositori / Sponsor

Verranno forniti su richiesta un massimo di nr. 3 badges gratuiti NON NOMINATIVI per Azienda.

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IIIArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

III

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

7° Congresso NazionaleAssociazione Italiana di Endourologia

16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO)

16 Settembre 2007

Ore 15:00 SALUTO DELLE AUTORITÀ E INAUGURAZIONE DEL CONGRESSO

Apertura dei lavori e introduzione da parte del Presidente del Congresso

Ore 15:30 Salvatore Rocca Rossetti: I trionfi della tecnologia nei miei ricordi

Ore 16:00 Enzo Usai: La conservazione della vescica

Ore 16:30-18:30 LETTURE in onore del Prof. S. ROCCA ROSSETTI e del Prof. E. USAI

Introduzione. R.M. Scarpa

Urodinamica: storia ed evoluzione in Italia. W. Artibani

La chirurgia della calcolosi renale: dalla nefrectomia alla percutanea. G. Martorana

La terapia chirurgica conservativa del tumore renale: dall’ipotesi alla pratica. M. Carini

Le neovesciche con risparmio delle vescicole seminali:una chirurgia ricostruttiva e funzionale. P. Rigatti

Nascita e sviluppo dell’endourologia in Italia. G. Bianchi

La resezione endoscopica in Italia. V. Mirone

Ore 19:00 Consegna dei riconoscimenti da parte del Presidente del Congresso

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1IVIV

17 Settembre 2007

AUDITORIUMOre 8:30-9.00 LETTURA MAGISTRALE

Le fasce pelviche, precisazioni anatomo chirurgiche e implicazioni funzionali. B. Frea

Introduzione di S. Rocca Rossetti

Ore 9:00-12:30 CHIRURGIA IN DIRETTA La chirurgia pelvica laparoscopica.

(Programma indicativo – I programmi potranno subire delle variazioni, in base all’andamento degli interventi)

Provoker: G. Carrieri, W. Artibani, A. Tizzani, U. Ferrando, M. Bellina

Sala A Ernioplastica inguinale + TURP Bipolare (Gyrus). G. BredaDiverticulectomia vescicale. V. Pansadoro

Sala B Prostatectomia radicale robotica. T. PiechaudProstatectomia radicale robotica. W. Artibani

Sala C Crioablazione di tumore renale. G. GuazzoniUreteroscopia semirigida. J.R. GautierUreteroscopia flessibile. O. Traxer

Sala D Prostatectomia radicale intrafasciale. F. PorpigliaReimpianto uretero-vescicale in megauretere ostruttivo. F. Porpiglia

Ore 12:30-13:30 TAVOLA ROTONDA La laparoscopia nella patologia pelvica.

Moderatori: G. Bianchi, V. Mirone

Analisi critica sui risultati funzionali. G. Breda

Prospettive della laparoscopia nella chirurgia pelvica. G. Guazzoni

Io scelgo ancora il cielo aperto. B. Frea

Ore 13:30-14.30 Aule blu, verde, viola gialla, arancione, rossa.

CORSI IEA Corso di Endoscopia delle basse Vie Urinarie su simulatori

I resettori Mono e Bipolari. G. Breda 15’

Tutor S. Micali, A. Celia

La percutanea in posizione prona e supinaTecniche di puntura in posizione prona. E. Montanari

Tecniche di puntura in posizione supina. C. Scoffone

Tecniche endourologiche combinate. R.M. Scarpa

Ureteroscopia flessibile Aggiornamento sullo strumentario e tecniche di accesso. L. Defidio

Possibilità diagnostiche e terapeutiche. F. Cauda

Ore 13:30-19.00 AUDITORIUM

Ore 14:30-15:30 Prostatectomia radicale laparoscopica: standard o robotica?

Moderatori: V. Di Santo, W. Artibani

Faccia a faccia. F. Porpiglia, T. Piechaud

Ore 16:00-16:30 SIMPOSIO KARL STORZ ENDOSCOPIA E COOK

Lettura a tre voci: Le novità in Endourologia. J.R. Gautier. O. Traxer e R.M. ScarpaL’ureteroscopia rigida, l’ureteroscopia flessibile e la tecnica percutanea combinata

Ore 16:30-17:30 TAVOLA ROTONDA: Malattia del giunto pielo ureterale e stenosi ureterale

Moderatori: G. Morgia, M. Laudi

Pieloplastica laparoscopica: è il Gold standard? G. Breda

Trattamento endoscopico del giunto: ha ancora un ruolo? A. De Lisa

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VArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

V

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

Trattamento endoscopico delle stenosi ureterali per via retrograda: vecchie e nuove incisioni. A. Pagliarulo

Qual è il ruolo della chirurgia? G. Bianchi

Ore 17:30-18:30 Golden video

Moderatori: P. Pierini, M. Laudi

Ore 17:30 V1 - Nefrolitotrissia percutanea (PCNL) in età pediatrica: il Gold standard.

A. Frattini, S. Ferretti, P. Salsi, F. Dinale, P. Granelli, P. Cortellini

U.O. Urologia - Azienda Ospedaliera - Universitaria di Parma

V2 - e-TURP: evoluzione tecnica della TURP.

G. Breda, A. Celia, G. Zeccolini, S. El DahshanStruttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

V3 - Correzione di cistocele centrale con tecnica trans-otturatoria.M. Simonazzi, S. Meli, F. Dinale, S. Fornia, P. Cortellini

Unità Operativa di Urologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

V4 - Trattamento endoscopico percutaneo di neoplasia uroteliale dell’alta via escretrice.B. Azizi, C. Vecchioli, A. Garritano, W. Giannubilo, V. Ferrara

U.O. Urologia Ospedale Civile di Jesi (AN)

V5 - Riallineamento di uretere retrocavale con pieloplastica laparoscopica.F. Porpiglia, J. Renard, M. Billia, S. Grande, M. Cossu, F. Ragni, M. Poggio, G. Biamino,M. Cussotto, I. Morra e R.M. Scarpa

Università di Torino - Divisione Universitaria di UrologiaOspedale San Luigi (Torino)

V6 - Rimozione di stent endoureterale calcifico in paziente con rene trapiantato medianteapproccio endoscopic antero-retrogrado in posizione supina.

C.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco, R.M. Scarpa

Clinica Urologica, Università di Torino, Ospedale San Luigi di Orbassano (Torino)

Ore 18:30-19:00 Highlights della giornata

Moderatori: A. Volpe, C. Cracco

18 Settembre 2007

Ore 8:00-9:00 Aule blu, verde, gialla, rossa, arancione

Aula Blu Endourologia Alta Via escretrice 1

Moderatori: G. Arena, A. Frattini

Ore 8:00 C6 - Litotrissia ureterorenoscopica retrograda (RIRS) nel trattamento di calcoli renalidi dimensioni >2 cm.G. Giusti, A. Piccinelli, G. Taverna, A. Benetti, O. Maugeri, L. Pasini, S. Zandegiacomo de Zorzi,M. Corinti, P. Graziotti.U.O. di Urologia, Istituto Clinico Humanitas, IRCCS, Rozzano (Milano)

C7 - Litotrissia percutanea: tubeless or not tubeless?

G. Giusti, A. Piccinelli, G. Taverna, A. Benetti, O. Maugeri, L. Pasini, S. Zandegiacomo de Zorzi,M. Corinti, P. GraziottiU.O. di Urologia, Istituto Clinico Humanitas, IRCCS, Rozzano (Milano)

C8 - La selezione del paziente con calcolosi reno ureterale. Valutazione personaledei fattori predittivi di successo.A. Saita, A. Bonaccorsi, M. Burrello, D. Aleo, B. Giammusso, G. Caldarella, M. Motta

Clinica Urologica Università degli Studi Catania (OVE)

C9 - Trattamento della litiasi con ESWL: valutazione retrospettiva su 584 pazienti.A. Saita, A. Bonaccorsi, F. Marchese, M. Falsaperla, S.V. Condorelli, M. Motta

Clinica Urologica Università degli Studi Catania (OVE)

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1VIVI

C10 - Trattamento della calcolosi ureterale con ureteroscopio rigido: valutazione di 500 casi consecutivi.G. Deiana, L. Feroldi, L.P. Canclini, M. Nicolai, A. Lembo

Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera - Ospedali Riuniti di Bergamo

C11 - PCNL in posizione di Valdivia-Uria mod. Galdakao nel trattamento della calcolosi renale:nostra esperienza.C.M. Scoffone, C.M. Cracco, M. Cossu, M. Poggio, S. Grande, M. Billia, R.M. Scarpa

Clinica Urologica, Università di Torino, A.S.O. San Luigi di Orbassano (Torino)

Aula Verde Endourologia Alta Via escrettrice 2

Moderatori: A. De Zan, M. Medica

Ore 8:00 C12 - Efficacia e sicurezza di una nuova sorgente di Holmium:yag lasernel trattamento endoscopico della calcolosi ureterale.L. Ruggera*, M. Zanin*, A. Aloisi*, P. Beltrami*, M. A. Cerruto*, W. Cecchetti**, F. Zattoni*

*Divisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”, Verona**Dipartimento Chimica Fisica, Università Cà Foscari, Venezia

C13 - Nefrolitiasi cistinica ricorrente: trattamento mediante ureterorenoscopia con strumentosemi-rigido e/o flessibile e litotrissia con Holmium:yag laser.L. Ruggera*, M. Zanin*, L. Luciani**, F. Gigli*, P. Beltrami*, M. A. Cerruto*, F. Zattoni*

*Divisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”, Verona**Reparto di Urologia, Ospedale S. Chiara, Trento

C14 - Ureterorenoscopia: studio prospettico dei possibili fattori prognostici.L. Ruggera, P. Beltrami, M. A. Cerruto, M. Zanin, A. Aloisi, F. Gigli, F. Zattoni

Divisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”, Verona

C15 - Trattamento percutaneo di urotelioma della pelvi renale con elettrobisturi bipolarea radiofrequenza: evoluzione del trattamento endoscopico.M. Tura, O. Fenice, M. Parravicini, P. Baroni

U.O. Urologia, Policlinico di Monza

Aula Gialla Miscellanea 1

Moderatori: L. Cormio, F. Garofalo

Ore 8:00 C16 - Trattamento del cistocele con tecnica tension free per via trans-otturatoria (PROLIFT A®).F. Blefari, C. Radicchia, P. A. Petroni

U.O. Urologia ASL TR4 – Sede di Orvieto

C17 - Nostra esperienza nel trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo maschile con PRO-ACT.G. Zeccolini, A. Celia, A. Caruso, G. Breda

Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

C18 - Lo scollamento idraulico della fascia pelvica nella prostatectomia radicale nerve sparing:risultati istologici e funzionali.M. Mari, A. Ambu, S. Guercio, F. Mangione, M. Bellina

U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO)

C19 - La litotrissia endcoscopia sovrapubica nel trattamento della calcolosi vescicale.A. Porreca, M. Preite, M. Frigo, V. Alfano, C. Tallarigo Polo Ospedaliero dell’Est Veronese, San Bonifacio (Verona)

C20 - Pseudodiverticolo dell’uretere pelvico e possibilità di trattamento endourologico:case report e revisione della letteratura.

M. Zanin, L. Ruggera, F. Gigli, P. Beltrami, M. A. Cerruto, D. Schiavone, F. ZattoniDivisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”, Verona

C21 - Cistoscopia flessibile con sistema endosheath slide-on, l’ottimizzazione dell’uso degli endoscopi flessibili.

A. Porreca, M. Preite, M. Frigo, V. Alfano, C. Tallarigo Polo Ospedaliero dell’Est Veronese, San Bonifacio (Verona)

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VIIArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

VII

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

Aula Rossa Video Laparoscopia 1

Moderatori: C. Martinengo, D. Minocci

Ore 8:00 V7 - Pieloplastica laparoscopica sinistra transmesenterica con accesso diretto alla giunzionepielo-ureterale.F. Porpiglia, M. Billia, J. Renard, I. Morra, M. Poggio, C. Scoffone, D. Vaccino, F. Ragni, R.M. Scarpa

Università di Torino - Divisione Universitaria di Urologia - Ospedale San Luigi (Orbassano)

V8 - Pieloplastica secondo Anderson Hynes laparoscopica assistita dal robot Da Vinci.G.M. Ludovico, G.D. Vestita, G. Cardo, G. Pagliarulo*, M. Erinnio, F.P. Maselli, E. Restini*

Dipartimento delle Specialità Chirurgiche – Unità Operativa di Urologia Ospedale “S. Giacomo”Monopoli, Bari

*Dipartimento di Chirurgia Generale Mininvasiva e Robotica “La Madonnina”, Bari

V9 - Correzione laparoscopica di fistola vescico-vaginale. (video)F. Porpiglia, I. Morra, A. Volpe, M. Billia, R. M. Scarpa

Divisione Universitaria di Urologia

Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, Ospedale San Luigi, Orbassano (TO)

V10 - Adenomectomia prostatica laparoscopica extraperitoneale.

A. Celia, G. Zeccolini, G. Breda Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

V11 - Riparazione laparoscopica extraperitoneale di ernia inguinale.A. Celia, G. Breda, G. Zeccolini

Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

Aula Arancione Video Laparoscopia 2

Moderatori E. Vestita, E. Barasolo

Ore 8:00 V12 - Cistectomia parziale endo-laparoscopica per endometriosi vescicale.L. Carmignani, G. Aimi°, P. Vercellini°, M. Spinelli*, G. Bozzini*, R. Anceschi*, F. Rocco*, L. Fedele°

UO Urologia IRCCS Policlinico San Donato M, *UO Urologia, °UO Ginecologia Ostetricia

IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena MILANO

V13 - Diverticulectomia vescicale laparoscopica extraperitoneale.A. Celia, G. Zeccolini, G. Breda

Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

V14 - Prostatectomia laparoscopica extraperitoneale robot assistita:evoluzione dalla tecnica extrafasciale a quella intrafasciale.G.M. Ludovico, G.D. Vestita, G. Cardo, G. Pagliarulo*, M. Erinnio, F.P. Maselli, E. Restini*

Dipartimento delle Specialità Chirurgiche – Unità Operativa di Urologia Ospedale “S. Giacomo”Monopoli – Bari

*Dipartimento di Chirurgia Generale Mininvasiva e Robotica “La Madonnina” Bari

V15 - L’utilizzo del sistema di coagulazione Gyrus in corso di prostatectomia radicalelaparoscopica. (video)

R. Tarabuzzi, F. Varvello, S. Zaramella, G. Marchioro, G. Maso, S. Ranzoni, C. Terrone

Ospedale Maggiore della Carità, Novara

V16 - Riparazione laparoscopica extraperitoneale di ernia inguinale.

A. Celia, G. Breda, G. Zeccolini Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

Ore 9:00-12:30 AUDITORIUM

Ore 9:00-12:30 CHIRURGIA IN DIRETTA Novità nel trattamento endoscopico della patologia delle altee basse vie urinarie

(Programma indicativo – i programmi potranno subire delle variazioni, in base all’andamento degli interventi)

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1VIIIVIII

Provokers E. Usai, G. Morgia, F. Cauda, G. Fasolis, J.D. Valdivia

Sala A HOLEP. I. VavassoriKTP. D. MelloniTULEP. S. Mattioli

Sala B TURP Bipolare Karl Storz.TURB Bipolare Wolf.TURB Bipolare Olympus.TURP Bipolare Bowa.

Sala C PCNL prona. E. MontanariUteroscopia semirigida. L. DefidioUteroscopia flessibile. A. De Lisa

Sala D ECIRS in posizione supina. G. Ibarluçea, C. ScoffoneECIRS in posizione supina. C. Scoffone, R.M. Scarpa

LETTURA Breve 15’: R.M. Scarpa lettura GSK (da tenersi in relazione all’andamento della Sala Operatoria):“Novità nella terapia medica dell’Iperplasia Prostatica Benigna”.

LETTURA Breve 15’: R. Colombo lettura GE Healthcare(da tenersi in relazione all’andamento della sala operatoria)“L’uso dell’esaminolevulinato nella diagnostica e terapia dei tumori uroteliali della vescica”.

Ore 12:30-13:30 TAVOLA ROTONDA Trattamento endoscopico della calcolosi: quali novità?

Moderatori G. Valdivia, F. Rocco

Ureterorenoscopia: rigida e flessibile. L. De Fidio

Percutanea. G. Bianchi

Percutanea in età infantile. A. Frattini

ECIRS. R.M. Scarpa, C. Scoffone

ESWL. A. Saita

Ore 13:00-14:30 Aule blu, verde, viola, rossa, arancione, gialla

CORSI IEA 1° CORSO di Laparoscopia di Base “I nodi in Laparoscopia” (Pelvic Trainer)

Responsabile: C. Terrone, R. Tarabuzzi

Introduzione e teoria del nodo in Laparoscopia. 10’ C. Terrone

Teoria e tecnica degli strumenti. 10’ R. Tarabuzzi

Esercitazione pratica. 40’Posti limitati secondo priorità d’iscrizione

2° CORSO di Laparoscopia di Base“Principi anatomici e tecnica nella laparoscopia della loggia Renale”

Responsabile: G.P. Bianchi

Introduzione, via d’accesso della loggia renale. 15’ S. Micali

Anatomia chirurgica della loggia renale. 15’ E. Montanari

La nefrectomia semplice: principi di tecnica. 15’ G.P. Bianchi

Domande e discussione. 15’

3° CORSO di laparoscopia ricostruttiva: La pieloplastica laparoscopica

Responsabile: G. Guazzoni

Vie d’accesso: trans o retro? R. Tarabuzzi

Tecniche di sutura in pieloplastica laparo. G. Guazzoni

To stent or no to stent: how to stent? I. Morra

Ore 14:30-19 AUDITORIUM

Ore 14:30-16:00 Evoluzione del trattamento dell’adenoma prostatico: tecniche consolidate, novità e desaparecidos

Moderatori: E. Usai, D. Prezioso

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IXArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

Quale TURP: mono o bipolare? C. Terrone

HoLEP: perché dovremmo farla? I. Vavassori

KTP: quale ruolo? A. Tubaro

TUVAP: cosa ne è stato? A. Tizzani

Adenomectomia laparoscopica: ha un futuro? F. Porpiglia

L’adenomectomia chirurgica: un ruolo da ridefinire? D. Fontana

Quale sarà lo standard? W. Artibani

Ore 15:30-16:30 Golden communications

Moderatori: D. Randone – C. Aragona

Ore 15:30 C1 - Confronto tra chirurgia retrograda intrarenale (RIRS) e litotrissia percutanea (PCNL) nel trattamento di calcoli renali di dimensioni comprese fra 1 e 2 cm. G. Giusti, A. Piccinelli, G. Taverna, A. Benetti, O. Maugeri, L. Pasini, S. Zandegiacomo de Zorzi,M. Corinti, P. Graziotti.

U.O. di Urologia, Istituto Clinico Humanitas, IRCCS, Rozzano (Milano)

C2 - Ureteroscopia semirigida e flessibile per calcolosi reno-ureterale: nostra esperienza.

C.M. Scoffone, M. Poggio, C.M. Cracco, M. Cossu, S. Grande, M. Billia, F. Porpiglia, R.M. Scarpa

Clinica Urologica, Università di Torino, Ospedale San Luigi di Orbassano (Torino)

C3 - Valutazione di un nuovo polimero per prevenire la migrazione retrograda dei calcoli durantela litotrissia endoscopica con laser.G. Mirabile1, C.K. Phillips2, G.W. Hruby2, A. Campagna1, P. Bove1, J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata; Roma2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY, U.S.A.

C4 - Holmium Laser Enucleation of Prostate (HoLEP).

F. Blefari, P. A. Petroni, C. Radicchia, I. Vavassori*

U.O. Urologia ASL TR4 – Sede di Orvieto

* Humanitas - Cliniche Gavazzeni – Bergamo

C5 - Comparazione dell’accuratezza istologica tra biopsia pre e post criablazione renale:esperienza su modello animale e iniziale esperienza clinica.G. Mirabile1, E.H. Lambert2, G.W. Hruby2, P. Bove1, C.K. Phillips2, A. Campagna1, G. Vespasiani1,J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata; Roma2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY, U.S.A.

Ore 16:30-17:00 LETTURA Laparoscopia ricostruttiva: a che punto siamo? V. Pansadoro

Ore 17:00-18:00 DIBATTITO Tumore renale di piccole dimensioni: quali opzioni?

Moderatori: P. Rigatti, S. Rocca Rossetti

La biopsia delle masse renali: pro o contro. A. Volpe, G. Martorana 15’

Chirugia nephron sparing: laparoscopica o chirurgica? F. Porpiglia, M. Carini 15’

Terapia con sonda Crio o radiofrequenza? G. Guazzoni, A. Veltri 15’

Ore 18:00-18:30 LETTURA Novità nella terapia medica dell’RCC.L. Dogliotti

Ore 18:30-19:00 Highlights della giornata. S. Micali, P. Usai

Ore 19:00 SEDUTA AMMINISTRATIVA

CENA SOCIALE

I ticket dovranno essere ritirati presso la Segreteria Congressuale.

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1X

18 settembre 2007 - A.S.O.S. Luigi di Orbassano

Corso Infermieri in collaborazione con A.I.UR.O.

Ruolo degli infermieri nelle procedure laparoscopiche ed endoscopiche: organizzazione, gestione e assistenza.

Ore 12:30 Registrazione partecipanti

Ore 13:00 Saluto del Presidente I.E.A., Presidente IPASVI di Torino, Direttore del Servizio Infermieristico.

Ore 13:30 Introduzione al Corso dei Moderatori della giornata:

D.D.S.I Corso di laurea in infermieristica S. Luigi Sara CampagnaCP.S.E Sala Operatoria H. Cottolengo Debora Coda Zabetta

I SESSIONE

Ore 14:00 L’infermiere in sala operatoria: Ruolo e responsabilità nella Laparoscopia.

C.P.S.I S. Luigi B.O. Cristina Volterrani

Ore 14:20 Laparoscopia urologica: job description della strumentista per migliorare la qualità dell'assistenza.

C.P.S.I. Paola Striglia/Marta Arnau Canton B.O. S. Raffaele, Milano

Ore 14:50 Perché la job description specifica dell'infermiere di urologia? Definizione del ruolo.

C.P.S.I. Simona Merli/Giulia Villa S. Raffaele di Milano

0re 15:10 Discussione

Ore 15:30 Coffee break

II SESSIONE

Ore 16:00 L’infermiere in sala operatoria: ruolo e responsabilità nelle procedure endoscopiche.

C.P.S.I. B.O. S. Luigi Cristian De Melas

Ore 16:30 Il percorso diagnostico assistenziale del paziente da sottoporre a procedure endoscopiche:l’esperienza del S. Paolo

C.P.S.I. S. Paolo Milano

Ore16:50 Il percorso diagnostico assistenziale del paziente da sottoporre a procedure endoscopiche:l’esperienza del S. Luigi

C.P.S.E. S. Maggi

0re 17:10 Il percorso formativo dell’infermiere che lavora in Urologia: attualità e prospettive future.

D.D.S.I Polo Universitario S. Luigi Patrizia Sampietro

Ore 17:30 Discussione

Ore 18:00 Conclusioni del presidente A.I.UR.O. Cinzia Sanseverino

Ore 18:30 Termine lavori

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XIArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

19 settembre 2007

Ore 8:00-9:00 Aule blu, verde, arancione, gialla, viola, rossa.

Aula Blu Miscellanea 2

Moderatori: M. Bellina, P. Germani

Ore 8:00 C22 - TURP GYRUS con intento radicale come modalità di trattamento del carcinoma prostaticodal mito alla realtà.

M. Tura, O. Fenice, M. Parravicini, P. Baroni U.O. Urologia, Policlinico di Monza

C23 - I buchi neri in endourologia.

L. Defidio, M. De DominicisU.O.C. di Urologia, Ospedale Cristo Re, Roma

C24 - Effetti del contenuto intraluminale sulla capacità coagulativa dei vasi ottenuta con l’utilizzodell’Harmonic ACE®e del Ligasure V®.

G. Mirabile1, C.K. Phillips2, G.W. Hruby2, P. Bove1, A. Campagna1, D.S. Lehman2, P. Wei Hong2,J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata; Roma2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY, U.S.A

C241 - Ruolo del phillantus niruri (Uriston) come terapia audiuvante alla litotrissia extracorporeaper i calcoli renali.

S. Micali, M. Grande, M.C. Sighinolfi, S. De Stefani, C. De Carne, F. Fidanza, G. BianchiCattedra di Urologia, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

C242 - Dornier Lithotripter S: la prima casistica con oltre 1000 trattamenti

S. Micali, M. Grande, M.C. Sighinolfi, C. De Carne, F. Fidanza, S De Stefani, G. BianchiDipartimento di Urologia, Università di Modena e Reggio Emilia

C243 - L’utilizzo dello stent metallico “ResonanceTM” nella patologia ostruttiva dell’uretere.

D. Piccolotti, C. Aliberti*, S. Papa, F. Carparelli, E. Vece, G.R. Russo AUSL di Ferrara, U.O. di Urologia * AUSL di Ferrara, U.O. di Diagnostica per Immagini

Aula Verde Laparoscopia

Moderatori: G. Fasolis, F. Cauda

Ore 8:00 C25 - La crioterapia laparoscopica per il trattamento delle neoformazioni renali:esperienza preliminare.

P. Bovea, G. Mirabilea, E. Finazzi Agròa, A. Campagnaa, R. Mianoa, F. Kimb, G. Vespasiania

aCattedra di Urologia, Università di Roma “Tor Vergata”; RomabDepartment Of Urology, Denver Health Hospital; University of Colorado - USA

C26 - Effetto della pressione di argon sulle dimensioni e il grado di formazione della ice ballnelle procedure di crioablazione.

G. Mirabile1, P.C. Sprenkle2, P. Bove1, A. Campagna1, A. Edelstein2, P. Wai Hong2, G.W. Hruby2,G. Vespasiani1, J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata; Roma2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY, U.S.A.

C27 - EAU Guidelines 2002: “Laparoscopic hernia repair” procedura ad alto livello di raccomandazione (a).

A. Celia, G. Breda, G. Zeccolini Struttura Complessa di Urologia - Ospedale San Bassiano, Bassano del Grappa (VI)

C28 - Due modelli per la laparoscopia urologica: i nostri risultati dopo tre anni di attività.

P. Bove, A. Campagna, E. Finazzi Agrò, R. Miano, G. Virgili, G. VespasianiCattedra di Urologia; Università di Roma “Tor Vergata” - Roma

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1XII

C29 - Studio prospettico sulla ureterolitotomia laparoscopica:approccio trans e retroperitoneale a confronto.

P. Bovea, S. Micalib, G. Mirabilea, R. Mianoa, A. Campagnaa, E. Botteric, G. Bianchib, G. VespasianiaaCattedra di Urologia, Università di Roma “Tor Vergata”; RomabCattedra di Urologia, Università di Modena e Reggio Emilia; Modena

C30 - Nefrectomia parziale laparoscopica: nostra esperienza iniziale.L. Cosentino, P. Cozzupoli, O. Sicuro, G. Malara, L. Carbone, E. Sgro, D. Veneziano

UOC di Urologia e Trapianti di Rene - Ospedale “B-M-M” Reggio Calabria

C31 - Nefrectomia laparoscopica: efficacia e sicurezza di una tecnica min-invasiva.G. Porcu, G. Puggioni, P. Usai, A. De Lisa

Università degli studi di Cagliari - Clinica Urologica - Ospedale SS Trinità – Cagliari

Aula Rossa Video Calcolosi

Moderatori: L. Defidio, U. Ferrando

Ore 8:00 V17 - Trattamento combinato di calcolosi renale complessa con accesso percutaneoin decubito supino, in paziente obeso.

S. Guercio, A. Ambu, F. Mangione, M. Mari, F. Vacca, M. Bellina

U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (TO)

V19 - Trattamento mediante approccio endoscopico combinato antero-retrogrado in posizione

supina in paziente con neovescica affetto da calcolosi ureterale.C.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco, R.M. Scarpa

Clinica Urologica, Università di Torino, Ospedale San Luigi di Orbassano (Torino)

V20 - Percutanea “Endovision”: quando l’accesso è davvero corretto.A. Frattini, S. Ferretti, P. Salsi, F. Dinale, M. Ciuffreda, P. Cortellini

U.O. Urologia - Azienda Ospedaliero- Universitaria di Parma, Italy

V21 - Approccio endoscopico combinato antero-retrogrado in posizione supina nella diagnosticdi macroematuria in paziente con bricker.C.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco, R.M. Scarpa

Clinica Urologica, Università di Torino, Ospedale San Luigi di Orbassano (Torino)

V22 - Nefrolitotrissia percutanea con plurimi accessi ecoguidati per calcolosi a stampo complessa.S. Micali, C. Di Pietro, S. De Stefani, F. Annino, C. De Carne, G. Bianchi

Dipartimento di Urologia, Università di Modena e Reggio Emilia

Aula Arancione Video Incontinenza - Laparoscopia

Moderatori: G. Marino, R. Cevoli

Ore 8:00 V23 - Impianto simultaneo di protesi peniena e sling bulbo-uretrale INVANCE attraversoun unico accesso peno-scrotale.I. Morra, F. Ragni, L. Rolle, A. Tamagnone, D. Fontana, R.M. Scarpa

Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,

Università di Torino, Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano

V24 - Accesso peno-scrotale per il trattamento del deficit sfinteriale maschilemediante sling bulbo-uretrale INVANCE.I. Morra, F. Ragni, M. Poggio, C. Cracco, D. Vaccino, S. Grande, R.M.Scarpa

Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,

Università di Torino, Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano

V25 - Correzione di prolasso vaginale totale recidivo per via vaginale mediante utilizzodei dispositivi perigee e apogee.

I. Morra, F. Ragni, M. Poggio, C. Cracco, D. Vaccino, S. Grande, R.M. Scarpa

Divisione Universitaria di Urologia, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,Università di Torino, Azienda Ospedaliera S. Luigi, Orbassano

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XIIIArchivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007; 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

V26 - Nuovo approccio chirurgico mini-invasivo nel trattamento del rettocele (Apogee™ System).

S. Fornia, A. Salvaggio, M. Ciuffreda, F. Dinale, M. Simonazzi

Unità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma, Italy

V27 - Esplorazione laparoscopica di una neoformazione retroperitoneale sospettaper recidiva di carcinoma a cellule renali.

A. Campagna, P. Bove, E. Finazzi Agrò, A. Asimakopoulos, R. Miano, G. Vespasiani

Cattedra di Urologia, Università di Roma “Tor Vergata”, Roma

V28 - Nefroureterectomia laparoscopica destra con litotrissia di calcolosi ø 2 cm dell’uretereintramurale in doppio distretto completo. (video)

R. Tarabuzzi, F. Varvello, G. Marchioro, G. Maso, S. Ranzoni, F. Sogni, C. Terrone

Ospedale Maggiore della Carità, Novara

Ore 9:00-13:30 AUDITORIUM

Ore 9:00-12:30 CHIRUGIA IN DIRETTA Trattamento dell’incontinenza e PDD dei tumori vescicali.

(Programma indicativo - I programmi potranno subire delle variazioni, in base all’andamento degli interventi)

Provokers M. Bellina, G. Vespasiani, A. Tizzani, R. Carone

Sala A Colposacropessia laparoscopica. T. PiechaudPlastica vaginale anteriore/posteriore. C. Vicentini

Sala B Sfintere artificiale. R. Olianas, I. MorraTVT - TOT. I. Morra

Sala C TURB con PDD (Olympus). R. ColomboTURB con PDD (Wolf).TURB con PDD (K. Storz).

Ore 12:00-13:00 TAVOLA ROTONDA Novità nel trattamento dell’incontinenza urinaria.

- Moderatori: A. Tizzani, G. Vespasiani

Ruolo della laparoscopia. T. Piechaud

TVT o TOT? I. Morra, E. Kocjancic

L’incontinenza urinaria dopo la prostatectomia radicale:quale è la strategia chirurgica migliore? R. Olianas

Ore 13:00-13:30 LETTURA Stato dell’arte dell’endourologia in Tunisia.

Ben Rais Nawfel, Presidente Società Tunisina di Urologia

Ore 13:30-14:30 Lunch

Ore 14:30-16:00 HOT SPOTS: Le controversie del Congresso

L. Defidio, C. Terrone, D. Prezioso

Ore 16:15 Chiusura dei lavori da parte del Presidente Prof. R.M. Scarpa

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L’Associazione Italiana di Endourologia ringrazia le seguenti Aziende che hanno contribuito in modo significativo alla realizzazione del 7° Congresso Nazionale I.E.A

GOLDEN SPONSOR

AB MEDICABOSTON SCIENTIFIC

COOK MEDICALCOLOPLAST/PORGÈS

GALIL MEDICALGE HEALTHCARE

KARL STORZ ENDOSCOPIAMOVI

OLYMPUSSANOFI AVENTIS

SILVER SPONSOR

BAYERDIMED

JOHNSON & JOHNSON MEDICALGLAXO SMITHKLINE

IPSENPHILIPS

POLIMEDROCCHETTASIGMA TAU

TEGEATELEFLEX

OTHERS SPONSOR

ASTELLAS PHARMAASTRAZENECA

BIOHEALTHCAOEMS

KYOWAIDI PHARMA

ITALFARMACOMON MEDICAL

NYCOMED

7° Congresso NazionaleAssociazione Italiana di Endourologia

16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO)

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Golden Communications18 Settembre 2007 15.30 – 16.30

C1CONFRONTO TRA CHIRURGIA RETROGRA-DA INTRARENALE (RIRS) E LITOTRISSIAPERCUTANEA (PCNL) NEL TRATTAMENTODI CALCOLI RENALI DI DIMENSIONI COM-PRESE FRA 1 E 2 cmG. Giusti, A. Piccinelli, G. Taverna, A. Benetti,O. Maugeri, L. Pasini, S. Zandegiacomo deZorzi, M. Corinti, P. GraziottiU.O. di Urologia, Istituto Clinico Humanitas, IRCCS,Rozzano (Milano)

Introduzione: Scopo di questo studio prospetti-co è confrontare i risultati della RIRS con quel-li della PCNL allo scopo di capire quale di que-ste due metodiche è più vantaggiosa perpazienti affetti da calcolosi renale di diametrocompreso fra 1 e 2,5 cm che richieda un trat-tamento attivo.

Materiali e Metodi: A partire da giugno 2005,40 pazienti affetti da calcolosi renale di diame-tro compreso tra 1 e 2.5 cm sono stati rando-mizzati allo scopo di essere trattati con RIRS oPCNL.La RIRS viene eseguita con strumenti semirigi-di e/o flessibili con l’utilizzo di laser ad olmioper la litotrissia; in 5 casi sono state utilizzatecamicie operative. La PCNL è stata eseguitaattraverso una camicia standard da 30F posi-zionata con l’ausilio del pallone da dilatazione.In 15 casi su 20 è stato possibile eseguire unaprocedura tubeless.Le caratteristiche dei pazienti sono riportate inTabella 1.Risultati: I risultati sono riportati nella Tabella 2.Conclusioni: Il nostro studio dimostra che laRIRS offre una significativa riduzione di invasi-tà nei confronti della PCNL (riduzione statisti-camente significativa di perdite ematiche, dinumero di pazienti trasfusi e tempo di recupe-ro completo). Per contro, non sono stateriscontrate differenze significative in termini ditempo operatorio, dolore postoperatorio etempi di ospedalizzazione. Va peraltro sottoli-neata la percentuale di stone free sensibilmen-te ridotta dopo un intervento (70vs95%).Pertanto è nostra opinione che al momento lalitotrissia percutanea rimane il gold standard inquesti casi, ma comunque proporre la RIRSsembra una alternativa ragionevole. Va da séche nel proporla ai pazienti che al giorno d’og-gi sono sempre più motivati verso le procedu-

Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007, 79, 3, Supplemento 1 1

ABSTRACTS

RIRS PNL

Numero di pazienti 20 20

Età media (years) 48 (29-70) 48.5 (23-77)

BMI 27 25.1

Stone burden (cm2) 2.9 3.2

Tabella 1.

7° Congresso NazionaleAssociazione Italiana di Endourologia

16-19 Settembre 2007 - Orbassano (TO)

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007, 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

2

re miniinvasive, questi devono essere dettaglia-tamente informati sulla necessità di reinterventoin una percentuale non trascurabile di casi perottenere uno stone free rate analogo alla PCNL.

C2URETEROSCOPIA SEMIRIGIDA E FLESSIBILEPER CALCOLOSI RENO-URETERALE: NOSTRAESPERIENZAC.M. Scoffone, M. Poggio, C.M. Cracco, M. Cossu,S. Grande, M.Billia, F. Porpiglia, R.M. ScarpaClinica Urologica, Università di Torino, Ospedale SanLuigi di Orbassano (Torino)

Introduzione: Negli ultimi vent’anni, grazie alprogressivo miglioramento delle tecniche e dellostrumentario endoscopico, l’ureteroscopia haquasi completamente sostituito la chirurgia peril trattamento della calcolosi reno-ureterale. Inquesto lavoro abbiamo valutato retrospettiva-mente la nostra casistica inerente il trattamentodella calcolosi mediante ureteroscopia.Materiali e Metodi: Da gennaio 2001 a dicembredel 2006 sono state eseguite 548 ureteroscopieper calcolosi reno-ureterale. L’età media deipazienti era 50,2 ± 15,36 (range 15-86). Lo stru-mentario utilizzato comprendeva ureteroscopiflessibili e semirigidi, materiali monouso (fili

guida, guaine, cestelli, ecc.). La litotrissia dei cal-coli è stata effettuata con litochlast o laser olmio.Risultati: Su 548 pazienti 180 ureteroscopie sonostate eseguite in regime d’urgenza. 119/548pazienti avevano già assunto una terapia espulsi-va (21,7%). In 67 pazienti il JJ era stato applica-to prima della procedura (12,2%). Il 70,5% èstato sottoposto ad anestesia spinale. Il diametromedio del calcolo era 10, 79 ± 5,8 mm (range 3-45 mm). La distribuzione dei calcoli in base allaposizione e il diametro medio erano rispettiva-mente: ureterale 8,36 ± 3,8; pielico 12,62 ± 7,8mm e caliceale 11,05 ± 5,5 mm. La localizzazio-ne era così ripartita: uretere pelvico/intramurale(161), uretere iliaco (37), uretere lombare (132),pielico (84), calice inferiore (110), calice medio(12) e nel calice superiore (12). In 43 pazienti èstata riscontrata una calcolosi multipla (7,8%).In 390 casi è stato utilizzato l’ureteroscopiosemirigido, in 101 procedure si è utilizzata unaprocedura combinata con flessibile e semirigidae in 57 casi è stato solo utilizzato l’ureteroscopioflessibile. In 300 casi è stata eseguita litotrissiacon successiva asportazione dei frammenti, in77 solo la litotrissia mentre in 101 è stato estrat-to direttamente il calcolo con cestello; in 63pazienti è stato solo applicato il JJ. La litotrissiadei calcoli è stata effettuata con litochlast nel25,2% (95) e con laser olmio nel 74,3% (280);

RIRS vs PNL

Tempo operatorio 108.1 vs 95.9 p=0.112

Hematocrit drop (%) 1.4 vs 5.5 p<0.001

Numero di pazienti trasfusi 0/20 (0%) vs 1/20( 5%)

Analgesici (mg di ketorolac) 51.3 vs 60.9 p=0.069

Sepsi 1/20 (5%) vs 0/20 (0%)

Hospital stay (gg) 2.2 vs 2.4 p= 0.120

VAS score postop day 1 4.2 vs 4.0 p=0.23

VRS score post day 1 2.2 vs 1.92 p= 0.130

Tempo di recupero (gg) 9.8 vs 14.1 p=0.003

Stone free rate dopo 1 mese 14/20 (70%) vs 19/20 (95%)

Stone free rate dopo reinterventi 18/20 (90%) vs 20/20 (100%)2 RIRS 2nd look, 1 SWL1 ureterolithotripsy,3 SWLs

N° medio di interventi per calcolo 1.3 vs 1.05

Tabella 2.

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7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

in due casi è stata effettuata una litotrissia com-binata (0,5%). Globalmente, nell’87% dei casi èstato applicato il JJ al termine della procedura. In450/548 casi (82%) la procedura è stata efficacecon la rimozione del calcolo dopo l’intervento,mentre in 98 casi la prima procedura non èrisultata risolutiva (push up, malformazioni,scarsa compliance ureterale, sanguinamento). Lecomplicanze maggiore sono state inferioriall’1%. I giorni di degenza post-operatori medierano 2,8 die.Conclusioni: In base ai risultati della nostra casi-stica l’ureteroscopia semirigida e flessibile conl’utilizzo del laser ad olmio permette di raggiun-gere, già dopo un’unica procedura, percentualimolto elevate di stone free rate in pazienti concalcolosi reno-ureterale.

C3VALUTAZIONE DI UN NUOVO POLIMERO PERPREVENIRE LA MIGRAZIONE RETROGRADADEI CALCOLI DURANTE LA LITOTRISSIAENDOSCOPICA CON LASERG. Mirabile1, C. K. Phillips2, G. W. Hruby2,A. Campagna1, P. Bove1 and J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata,Roma; 2Columbia Presbyterian Medical Center, NewYork, NY, U.S.A.

Obiettivi: Abbiamo valutato la sicurezza e l’effica-cia di un nuovo polimero termo-sensibile (FossaMedical, Boston MA) creato per prevenire lamigrazione dei calcoli durante le procedureendoscopiche. Materiali e Metodi: Unità urinarie porcine sonostate immerse in soluzione salina a 37° C. Sonostate registrate la quantità di polimero, il temponecessario per il raggiungimento dello stato soli-do, la lunghezza dell’uretere occupata dal poli-mero e la pressione necessaria per ottenere la suadislocazione. Inoltre è stato registrato il temponecessario alla completa dissoluzione del poli-mero con acqua fredda ed è stato esaminato l’as-setto istopatologico della mucosa uretrale. Risultati: Il polimero è risultato essere radiopacoe facilmente visualizzabile con la fluoroscopia.Ad una temperatura media di 36,7°C (± 0.3 o),0.5 e 1 cc di polimero sono stati sufficienti perottenere la completa occlusione del lume urete-rale. Il tempo medio di solidificazione è stato di30 secondi (range 15-45). La lunghezza media diocclusione degli ureteri è stata rispettivamente di47mm (45-60) e 65.5mm (55-80), rispettiva-mente. La pressione media necessaria per ottene-

re la dislocazione del polimero è stata rispettiva-mente 162.8 mmHg (92.5-251) e 155.5 mmHg(90.3-227.5). Dopo l’utilizzo non è stata dimo-strata alcuna alterazione istologica della mucosauretrale.Conclusioni: I nostri risultati indicano che questopolimero è sicuro e in grado di occludere tem-poraneamente il lume ureterale. È radiopaco,quindi visibile alla fluoroscopia e facilmenterimovibile dall’uretere. Ulteriori studi sono incorso per dimostrarne l’utilità clinica.

VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA DI UN NUOVOSISTEMA DI PROTEZIONE DELL’URETERO-SCOPIO DIGITALE CONTRO I DANNI DA ENER-GIA LASER G. Mirabile1, C. Sung2, H. Singh2, A. Campagna1,P. Bove1, G.W. Hruby2, C.D. Ryan2, G. Vespasiani1

e J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata,Roma; 2Columbia Presbyterian Medical Center, NewYork, NY, U.S.A.

Obiettivi: Valutare l’affidabilità e l’efficacia di unnuovo sistema di protezione dell’ureteroscopio(UPS) nei confronti dei danni direttamente cau-sati dalle fibre laser. Materiali e Metodi: Abbiamo eseguito valutazioniin vitro di un nuovo prototipo UPS (Gyrus-ACMI, Southborough, MA), che utilizza unsegnale di ritorno ottico dal sensore digitale del-l’ureteroscopio DUR-D (Gyrus-ACMI,Southborough, MA) per interrompere l’energialaser prima dell’entrata della fibra all’internodell’ureteroscopio. Abbiamo valutato varie velo-cità di retrazione (0.5, 2.0, e 5.0 cm/sec) in fisio-logica (NS) e a varie concentrazioni di indigocarmine e sangue umano. Abbiamo anche valu-tato la distanza di protrusione alla quale avvienelo spegnimento ponendo il rivestimento a 0, 3,e 5-mm dalla fine della fibra. Sono stati eseguitiun totale 20 esperimenti. Risultati: In soluzione fisiologica e sangue dilui-to fino a 10 g/L, l’UPS ha funzionato con un effi-cacia del 100% in tutti gli esperimenti. Per dilui-zioni di sangue ≥10g/L e concentrazioni di indi-go carmine ≥0.16g/L l’affidabilità dell’UPS èrisultata inficiata. Per le fibre laser il cui rivesti-mento iniziava a 0, 3 e 5 mm lo spegnimentoiniziava a 2.9±0.13, 5.1 ± 0.09, e 8.2 ± 0.15 mmdalla porzione terminale dell’ureteroscopiorispettivamente (p<0.01). è stato utilizzato unsingolo ureteroscopio DUR-D per tutti gli espe-rimenti ed è rimasto completamente intatto

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Archivio Italiano di Urologia e Andrologia 2007, 79, 3, Supplemento 1

7° Congresso Nazionale Associazione Italiana di Endourologia

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nonostante le 120 retrazioni della fibra laserattivata nel canale operativo. Conclusioni: In questa valutazione, il nuovosistema UPS è risultato altamente efficacie eaffidabile. L’efficacia è stata compromessa dal-l’utilizzo in alte concentrazioni di indigo car-mine e sangue umano. L’UPS dovrebbe essereutilizzato a complemento degli attuali tecnichedi protezione dell’ureteroscopio piuttosto chein sostituzione.

C4HOLMIUM LASER ENUCLEATION OF PROS-TATE (HOLEP)F. Blefari, P. Antonio Petroni, C. Radicchia,I. Vavassori1

U.O. Urologia ASL TR4, Orvieto; 1Humanitas, ClinicheGavazzeni, Bergamo

Scopo del lavoro: Valutare sicurezza ed efficaciadell’enucleazione dell’adenoma prostaticomediante Laser ad Holmium secondo la tecnicadescritta da P. Gilling.Materiali e Metodi: Da maggio 2006 a maggio2007 nel nostro centro sono stati trattati conenucleazione laser dell’adenoma prostatico esuccessiva morcellazione (HoLEP) (Versa Pulse.Lumenis 100W®) 41 Pazienti affetti da IPB.Tutti sono stati valutati preoperatoriamente ed adue mesi dall’intervento mediante punteggiosintomatologico (IPSS) ed uroflussometria convalutazione del residuo post-minzionale. Intutti è stata eseguita una ecografia prostaticatrans rettale prima dell’intervento per la deter-minazione del volume dell’adenoma.Sono state inoltre valutati tempi operatori,degenza postoperatoria e le complicanze preco-ci e tardive.Risultati: I primi quattro Pazienti sono stati trat-tati da e sotto la guida di un tutor esperto.Sei Pazienti presentavano all’intervento litiasivescicale associata. Il tempo medio operatorio èstato di 76,7 minuti, il volume medio dell’ade-noma valutato preoperatoriamente era 49 ccmentre il peso medio del tessuto secco resecatoè stato di 28,5 gr alla valutazione del patologo.La rimozione del catetere è avvenuta in prima oseconda giornata mentre il tempo medio didegenza post-operatoria è stato di 3,1 gg.Nessun paziente ha richiesto emotrasfusione. Inun paziente si è osservata una lesione della cap-sula prostatica che ha richiesto un cateterismodi 4 gg ed in due è stato necessario riposiziona-re il catetere vescicale per ritenzione acuta post-

operatoria. In un caso si è rilevata una lesionesuperficiale della mucosa vescicale da morcel-latore che non ha richiesto alcun accorgimen-to. Nessuna differenza significativa è stata rile-vata per i Pazienti con calcolosi vescicale asso-ciata. In 28 Pazienti si sono osservati sintomiirritativi che in due casi sono durati oltre unmese dall’intervento e trattati con blandiFANS.A due mesi dall’intervento in tutti si è osserva-to un netto miglioramento dei parametri diflusso nonché del punteggio sintomatologico.Discussione: La nostra casistica riflette un’espe-rienza iniziata recentemente dimostrandocome la tecnica possa essere facilmente appre-sa ed eseguita anche in piccoli centri con risul-tati eccellenti. La durata della degenza mediapost-operatoria, più lunga di quanto riportatoin letteratura, tiene conto dei Pazienti che sonoincorsi in una ritenzione post-operatoria cheha allungato i tempi degenza, nonché di unnostro atteggiamento improntato alla prudenzaessendo ancora la nostra esperienza iniziale. Lariduzione dei costi legati alla degenza, il rapidoammortamento del costo di acquisto dell’appa-recchiatura il basso costo del materiale di con-sumo rendono la metodica interessante anchesul piano economico.

BibliografiaGilling PJ, Aho TF, Frampton CM, King CJ, Fraundorfer MR.Holmium Laser Enucleation of the Prostate: Results at 6 Years. EurUrol. 2007 Apr 23.

Naspro R, Suardi N, Salonia A, Scattoni V, Guazzoni G, Colombo R,Cestari A, Briganti A, Mazzoccoli B, Rigatti P, Montorsi F. Holmiumlaser enucleation of the prostate versus open prostatectomy forprostates >70 g: 24-month follow-up. Eur Urol. 2006 Sep; 50(3):563-8.

C5COMPARAZIONE DELL’ACCURATEZZA ISTO-LOGICA TRA BIOPSIA PRE E POST CRIABLA-ZIONE RENALE: ESPERIENZA SU MODELLOANIMALE E INIZIALE ESPERIENZA CLINICAG. Mirabile1, E.H. Lambert2, G. Hruby2, P. Bove1,C.K. Phillips2, A. Campagna1, G. Vespasiani1,J. Landman2

1Cattedra di Urologia, Università di Tor Vergata, Roma;2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY,U.S.A.

Obiettivi: Abbiamo esaminato la possibilità e lavalidità della biopsia renale prima e dopo il trat-tamento di crioablazione sul modello animale enella pratica clinica.

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Materiali e Metodi: con un doppio ciclo di con-gelamento sono state create 4 criolesioni bila-teralmente in tessuto sano di rene porcino.Sono state eseguite, sotto visione diretta, biop-sie con ago 16 G prima e dopo la crioablazio-ne. Ogni campione bioptico è stato valutatoper numero di glomeruli e arteriole. Succes-sivamente, 10 pazienti con piccole masse rena-li sono stati sottoposti a trattamento crioablati-vo laparoscopico utilizzando un doppio ciclodi congelamento e scongelamento. Un ago 18G è stato utilizzato per prelevare un singolocampione della lesione prima e dopo il tratta-mento. L’anatomopatologo ha valutato i cam-pioni per valutare l’accuratezza istologica delledue tecniche di prelievo del tessuto tumorale.Risultati: Sono state ottenute 200 biopsie datessuto renale porcino. Il numero medio di glo-meruli per campione pre e post crioablazione èstato rispettivamente 9.6, e 7.8 (p=0.04). Ilnumero medio di arteriole per il gruppo pre epost crioablazione è stato rispettivamente 2.3and 1.9 (p=0.04). Durante l’applicazione clini-ca, 6/10 biopsie pre-crioablazione, e 7/10 post-crioablazione risultavano diagnostiche(p=0.639). In tutti i 10 casi è stato possibileeseguire una diagnosi istopatologica: RCC con-venzionale (7/10), variante papillare RCC(1/10), angiomiolipoma (1/10), and oncocito-ma (1/10).Conclusioni: Il modello porcino ci ha permessodi stabilire la concreta possibilità di effettuareuna diagnosi istologica dopo la crioablazione.La nostra iniziale esperienza clinica dimostrache la biopsia post crioterapia ha un accuratez-za diagnostica simile a quella pre crioablazio-ne. Il vantaggio della biopsia post-crioterapia èuna teoretica riduzione del rischio di dissemi-nazione tumorale e di emorragia.

Golden video 17 Settembre 2007 17.30 – 18.30

V1NEFROLITOTRISSIA PERCUTANEA (PCNL)IN ETÀ PEDIATRICA: IL GOLD STANDARDA. Frattini, S. Ferretti, P. Salsi, F. Dinale,P. Granelli, P. CortelliniU.O. Urologia, Azienda Ospedaliera Universitariadi Parma

VIDEOLa PCNL in età pediatrica è una procedurainfrequente perché la patologia litiasica nell'in-

fanzia è un evento raro. La risoluzione endou-rologica è però da considerarsi di prima sceltasia per la minor invasività sia per l'elevata fre-quenza di recidive e quindi di trattamenti ripe-tuti. In questo video illustriamo la tecnica per-cutanea ideale in termini di risultati e compli-canze.Materiali e Metodi: La paziente di 11 anni èposta in decubito supino con l'arto inferiorecontrolaterale divaricato in modo tale da con-sentire l'introduzione dell'ureteroscopio flessi-bile. Il corretto accesso percutaneo transpapil-lare al calice prescelto, ecograficamente oradiologicamente, avviene sotto diretto con-trollo visivo transureterorenoscopico (proce-dura Endovision). La dilatazione del tramite èeseguita con set da mini-percutanea 14 Fr(MIPP set). La litotrissia si esegue con laser adolmio (fibra 600 micron) in modo da consenti-re una fine frantumazione del calcolo, mentreil controllo ureteroscopico consente il conti-nuo monitoraggio della clearance dei fram-menti da ogni singolo calice. Al termine dellaprocedura, in assenza di sanguinamentoimportante, si lascia a dimora soltanto un cate-tere ureterale a singolo pig-tail.Risultati: Nessun tipo di complicanza.Rimozione del monoJ dopo circa 36 ore.Discussione: Il mini accesso e quindi la minorinvasività è certamente da preferirsi, quandopossibile, in età pediatrica. Il controllo dell'ac-cesso con tecnica Endovision consente la cer-tezza di una corretta puntura transpapillaregarantendo il presupposto più importante perla riduzione di complicanze emorragiche; talemetodo inoltre diminuisce l'esposizione radio-logica in modo efficace. La possibilità dell'ure-teroscopia contestuale consente il completodominio della via escretrice aumentando lapercentuale di stone-free. La PCNL tubeless èinoltre da preferirsi giacché molto spesso lanefrotomia percutanea è mal tollerata dai pic-coli pazienti.Riteniamo, quindi, che la PCNL supina tube-less, con accesso Endovision, sia da conside-rarsi la terapia gold standard nelle calcolosirenali di grosse dimensioni in età pediatrica.

V2E-TURP: EVOLUZIONE TECNICA DELLATURPG. Breda, A. Celia, G. Zeccolini, S. El Dahshan Struttura Complessa di Urologia, Ospedale SanBassiano, Bassano del Grappa (Vicenza)

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Introduzione: La TURP rappresenta il tratta-mento “Gold Standard” della iperplasia prosta-tica benigna (IPB). L’avvento del resettore bipolare ha permesso dimigliorare la qualità della resezione e ne haridotto complicanze. Nonostante il migliora-mento tecnologico, il trattamento di volumino-si adenomi prostatici è rimasto di appannaggiodella chirurgia open (e recentemente laparo-scopica).Il recente sviluppo ed impiego dei Laserpotrebbe risultare una rivoluzione del tratta-mento endoscopico della IPB di qualsiasi volu-me. In particolare, la HoLEP consente un trat-tamento mini-invasivo ma radicale di adenomianche di volumi molto elevati.In questo video presentiamo una evoluzionedella tecnica TURP bipolare che mostra delleanalogie con la tecnica HoLEP.Materiale e Metodi: Il video evidenzia i momen-ti salienti della tecnica proposta.Si parte con la tecnica di resezione endoscopi-ca da noi preferita: la Nesbit. Dopo aver distac-cato il lobo destro dell’adenoma alle ore 11, losi enuclea per via retrograda, partendo dall’api-ce. Individuato il piano della capsula chirurgi-ca, si utilizza l’azione meccanica del resettoreper enucleare l’adenoma dalla capsula stessa,seguendo un piano praticamente avascolare(analogamente a quanto avviene nella HoLEP).L’ansa del resettore viene utilizzata solo per l’e-mostasi dei pochi rami vascolari penetrantidalla capsula all’adenoma. L’enucleazione dell’adenoma non deve esserecompleta, ma questo deve rimanere parzial-mente adeso alla sua loggia. In tal modo saràpossibile resecare velocemente la massa ava-scolare. Il distacco completo dell’adenoma infatti com-porterebbe una fluttuazione dello stesso invescica, con necessità di usare un morcellatore,così come avviene nella HoLEP. Analoga proce-dura viene successivamente utilizzata per illobo sinistro. L’intervento si completa con pic-coli ritocchi della loggia prostatica ed unaaccurata emostasi.Conclusioni: La e-TURP si presenta come logicaevoluzione della TURP, anche per voluminosiadenomi. Riteniamo che tale procedura sia ese-guibile da operatori esperti in TURP e, poten-zialmente, potrebbe diventare competitiva, perlo meno sul piano dei costi, con l’enucleazioneLaser, che è comunque una tecnica ad altocosto e con una curva di apprendimento nonfacile.

V3CORREZIONE DI CISTOCELE CENTRALECON TECNICA TRANS-OTTURATORIA M. Simonazzi, S. Meli, F. Dinale, S. Fornia,P. CortelliniUnità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

VIDEOL’approccio trans-otturatorio nella correzionedel prolasso vaginale è di recente proposta perridurre al minimo il rischio di lesioni vascola-ri e/o nervose. L’adattabilità dei mesh e la par-ticolare conformazione degli aghi propostadalla diverse aziende permette di ridurre l’en-tità dell’ incisione vaginale e della dissezione.La paziente viene posta in posizione litotomi-ca. Dopo cateterizzazione, si procede con inci-sione longitudinale della parete vaginale ante-riore, per circa 3 cm, 1 cm al di sotto delmeato uretrale, previa infiltrazione con solu-zione fisiologica per favorire la dissezione deipiani chirurgici. Si scolla la parete vaginale dalla vescica bilate-ralmente. Si procede alla correzione del pro-lasso mediante bendarella di polipropilene fis-sandola all’arco tendineo mediante tecnicatransotturatoria.I dati in nostro possesso fanno riferimento a25 pazienti operate. La tecnica è per noiattualmente valida, facilmente ripetibile e conuna breve curva di apprendimento.

V4TRATTAMENTO ENDOSCOPICO PERCUTA-NEO DI NEOPLASIA UROTELIALE DELL’ALTAVIA ESCRETRICEB. Azizi, C. Vecchioli, A. Garritano, W. Giannubilo,V. FerraraU.O. Urologia Ospedale Civile di Jesi (Ancona)

Le neoplasie della alta via escretrice rappresen-tano il 2-4% dei tumori dell’apparato urinarioe il 5% dei tumori uroteliali. Le localizzazionipiù frequenti sono rappresentate dal sistemapielocaliceale e dal terzo distale dell’uretere.La Letteratura recente riporta buoni risultaticlinici sul trattamento di queste forme inmaniera conservativa in casi selezionati. Infatti,lo sviluppo delle tecniche di approccio mini-invasivo, limitato a forme di basso grado e sta-dio, hanno fornito tassi di sopravvivenzasovrapponibili alla nefroureterectomia, checomunque rappresenta il trattamento di scelta

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in tutte le altre forme di neoplasia dell’altra viaescretrice.Tali tecniche prevedono il trattamento endo-scopico o percutaneo, attraverso cui si puòutilizzare il laser o effettuare una resezione e/ocoagulazione, similmente alla tecnica standarddi resezione trans-uretrale della vescica.Ciò ha fatto sì che le indicazioni, inizialmentesolo di necessità, diventassero anche di elezio-ne, in casi selezionati.In pazienti con comorbilità severa, tumorebilaterale, rene unico, le tecniche mini-invasi-ve rappresentano una opzione terapeuticavalida.Presentiamo di seguito il caso clinico di unpaziente con neoplasia sincrona della vescica,della via escretrice di sin, uretere dx e dellapelvi renale dx. Il paziente è stato trattato concistectomia radicale, uretrectomia (poichè laneoplasia interessava anche il collo vescicale el'uretra prostatica), nefroureterectomia sin,ureterectomia e, successivamente è stata ese-guita una resezione endoscopica, tramiteaccesso percutaneo, della lesione papillifera acarico della pelvi renale dx. Quindi è statamantenuta la nefrostomia dx.Ciò ha consentito di evitare che il pazientediventasse africo, con indubbi vantaggi per laqualità di vita nei successivi 18 mesi disopravvivenza.

V5RIALLINEAMENTO DI URETERE RETROCAVA-LE CON PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICAF. Porpiglia, J. Renard, M. Billia, S. Grande,M. Cossu, F. Ragni, M. Poggio, G. Biamino,M. Cussotto, I. Morra e R.M. ScarpaUniversità di Torino, Divisione Universitaria diUrologia, Ospedale San Luigi (Torino)

Introduzione e Obiettivi: L’uretere retrocavale éuna malformazione con incidenza pari a1/1500. Il trattamento chirurgico di questapatologia può essere eseguito mediante pielo-pieloanastomosi, uretero-ureteroanastomosi epieloplastica sec. Anderson-Hynes. La laparo-scopia rappresenta un'alternativa alla chirurgiaa cielo aperto, ma é stata descritta raramentein letteratura. In questo video, presentiamo uncaso di riallineamento laparoscopico di urete-re retrocavale mediante pieloplastica sec.Anderson-Hynes. Metodi: La paziente é una giovane donna di 15anni, affetta di dolore lombare cronico. Alla

RMN era ben documentato uretere retrocavaledestro con idronefrosi.La paziente viene posizionata in decubito late-rale a 45°. Vengono inseriti 4 trocars e vieneutilizzato un approccio transperitoneale. Laprocedura inizia con la mobilizzazione delcolon asecendente e della flessura epatica. Lavena cava inferiore viene dissecata e progressi-vamente esposta. Si identificano la pelvi rena-le e l'uretere che vengono successivamentedissecati. La porzione retrocavale dell'uretereviene liberata dalle aderenze alla vena cavaeseguendo dissezione smussa fino alla suacompleta mobilizzazione. La pelvi viene incisa, la giunzione pielo-urete-rale viene resecata. L'uretere viene riposiziona-to lateralmente alla vena cava e viene spatula-to. Si esegue pieloplastica sec. Anderson-Hynes. Prima del completamento dell'anasto-mosi viene inserito un doppio J, infine il peri-toneo posteriore viene ricostruito e la flessuraepatica riposizionata.Risultati: L’intervento è durato 3 ore. Non sonostate registrate complicanze. Le perdite emati-che sono state 50 cc.Conclusioni: L’utilizzo della laparoscopia per iltrattamento di malformazioni come l'uretereretrocavale é fattibile e sicuro ma presenta unalto grado di difficoltà.

V6RIMOZIONE DI STENT ENDOURETERALECALCIFICO IN PAZIENTE CON RENE TRA-PIANTATO MEDIANTE APPROCCIO ENDO-SCOPICO ANTERO-RETROGRADO IN POSI-ZIONE SUPINAC.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco, R.M. ScarpaClinica Urologica, Università di Torino, Ospedale SanLuigi di Orbassano (Torino)

VIDEOIn questo video viene presentato un caso in cuivengono evidenziate le potenzialità di tratta-mento e risoluzione di problematiche median-te l’utilizzo della posizione supina, che permet-te di eseguire contestualmente manovre endo-scopiche anterograde e retrograde.Presentiamo il caso di un paziente trapiantatodi rene (in fossa iliaca destra) portatore di stentendoureterale calcifico non rimuovibile per viaretrograda. Nel Dicembre 2005 il paziente veniva sottopo-sto a trapianto di rene in fossa iliaca destramediante confezionamento di ureterocistoneo-

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Comunicazioni Aula Blu 18 Settembre 08.00-09.00 Endourologia alta via 1

C6LITOTRISSIA URETERORENOSCOPICA RE-TROGRADA (RIRS) NEL TRATTAMENTO DICALCOLI RENALI DI DIMENSIONI > 2 cm

Introduzione: Scopo di questo studio è valutarei risultati della RIRS nel trattamento della cal-colosi renale di diametro superiore ai 2 cm.Materiali e Metodi: A partire da giugno 2006,25 pazienti affetti da calcolosi renale di diame-tro > ai 2 cm sono stati sottoposti a RIRS pres-so il nostro stone center.La RIRS viene eseguita con strumenti semirigi-di e/o flessibili (Circon-ACMI DUR-8 e DUR-D) con l’utilizzo di laser ad olmio per la lito-

RIRS

Numero di pazienti 25

Età media (years) 56.6 (36.3-78.0)

BMI 28.3 (17.85-58.6)

Stone burden (cm2) 7 (3.3-19.5)

Tabella 1.

Tabella 2.

RIRS vs PNL

Tempo operatorio 121.4 (41.0-153.0)

Hemoglobin drop (mg/dL) 1.0 (-0.4-2.7)

Numero di pazienti trasfusi 0/25 (0%)

Analgesici (mg di ketorolac) 70.5

Sepsi 1/25 (4%)

Hospital stay (gg) 1.5 (1-7)

Tempo per recupero completo (gg) 11.4(4-30)

Stone free rate dopo 1 procedura 17/25 (68%)

Stone free rate dopo 2 procedure (6 pazienti) 20/25 (80%) (1eswl, 1 ULT per steinstrasse pelvica; 4 RIRS 2nd look; 1 paziente ha rifiutato ulteriore trattamento in quanto aveva risolto la sintomatologia con la sola bonifica pielica, 1 paziente non ulteriormente trattato per cardiopatia dilatativa in vista di trapianto con benessere per bonifica pielica)

Stone free rate dopo 3 procedure (1 paziente) 21/25 (84%)

N° medio di interventi per calcolo 1.37

stomia. Nel Marzo 2006, in seguito alla com-parsa di idronefrosi e insufficienza renaleacuta, veniva sottoposto nuovamente a urete-roneocistostomia, posizionamento di nefrosto-mia e stent endoureterale, quest’ultimo rimos-so dopo trattamento ESWL. Nel Novembre2006, vista la ricomparsa di idronefrosi, il renetrapiantato veniva sottoposto ad anastomosicon l’uretere sinistro nativo e successivo posi-zionamento di nefrostomia e stent endourete-rale. Successivamente risultava infruttuoso iltentativo di rimozione dello stent anche dopomultipli tentativi anterogradi.Il paziente giungeva quindi alla nostra atten-zione.Si posiziona il paziente in posizione supina sec.Valdivia-Uria mod. Galdakao. Si esegue un ten-tativo infruttuoso di incannulamento ureteralecon filo guida per via retrograda. Si posizionacamicia nefrostomica a livello del calice supe-riore del rene destro e mediante nefroscopiorigido si individua l’estremità prossimale dellostent endoureterale ricoperta da grossolane cal-cificazioni, che vengono frammentate conpinza e litotrittore balistico tipo Lithoclast. Sirimuove infine lo stent con pinza da presa. Siprocede quindi a ureteroscopia flessibile pervia anterograda evidenziando alcuni frammen-ti litiasici endoluminali che vengono asportaticon cestello. Si posiziona infine nefrostomia estent endoureterale destro.

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trissia; in 5 casi sono state utilizzate camicieoperative.Le caratteristiche dei pazienti sono riportate inTabella 1.Risultati: I risultati sono riportati nella Tabella 2.Conclusioni: Il nostro studio dimostra che l’ap-proccio retrogrado ai calcoli renali di dimen-sioni maggiori ai 2 cm comporta una significa-tiva riduzione di invasività rispetto alla PCNL(assenza di trasfusioni ematiche), garantendorisultati accettabili in termini di stone free ratea fronte di una necessità di reintervento in circa1/4 dei pazienti. Va da sé che nel proporre laRIRS per calcoli di tali dimensioni, i nostripazienti devono essere dettagliatamente infor-mati sulla necessità di reintervento in una per-centuale non trascurabile di casi per ottenereuno stone free rate accettabile.

C7LITOTRISSIA PERCUTANEA: TUBELESS ORNOT TUBELESS?G. Giusti, A. Piccinelli, G. Taverna, A. Benetti,O. Maugeri, L. Pasini, S. Zandegiacomo deZorzi, M. Corinti, P. GraziottiU.O. di Urologia, Istituto Clinico Humanitas, IRCCS,Rozzano (Milano)

Introduzione: Scopo di questo studio retrospet-tivo è valutare i vantaggi della litotrissia percu-tanea Tubeless nei confronti della litotrissiapercutanea standard.Materiali e Metodi: Da Giugno 2002 abbiamoeseguito 180 litotrissie percutanee per calcolo-si renale. Di queste, 99 sono state eseguite conmetodica standard e 81 con metodica “tube-

less” ossia con posizionamento anterogrado distent ureterale senza nefrostomia percutanea altermine della procedura. I pazienti sono staticandidati alla PCNL tubeless solo in caso diassenza di perforazioni maggiori della viaescretrice e di sanguinamento significativo edin caso di bonifica completa del calcolo al con-trollo radioscopico alla fine della procedura. Ledimensioni medie del calcolo sono rispettiva-mente 6.6 cm2 per il gruppo standard e 4.8per il gruppo tubeless. Il BMI medio è 24,6 nelprimo gruppo e 23.9 nel secondo.Risultati: I risultati sono riportati in Tabella 1. Conclusioni: Nella nostra casistica, l’assenzadella nefrostomia non si è dimostrata una pro-cedura rischiosa (1.23% di pazienti trasfusi).Per contro, la derivazione interna con stentureterale offre vantaggi statisticamente moltosignificativi in termini di ridotta richiesta dianalgesici, ridotto dolore postoperatorio, ridot-ti tempi di ospedalizzazione e di recuperocompleto. Pertanto presso la nostra divisionenel rispetto di rigide indicazioni, la Litotrissiapercutanea tubeless è diventata procedura diroutine che attualmente riusciamo ad attuarein circa i 2/3 dei casi di calcolosi renale trattatiper via percutanea.

C8LA SELEZIONE DEL PAZIENTE CON CALCO-LOSI RENO URETERALE. VALUTAZIONEPERSONALE DEI FATTORI PREDITTIVI DISUCCESSOA. Saita, A. Bonaccorsi, M. Burrello, D. Aleo,B. Giammusso, G. Caldarella, M. MottaClinica Urologica Università degli Studi Catania (OVE)

Scopo del lavoro: L’obiettivodello studio è stato quello didimostrare che esistono deifattori predittivi che possanoconsentire di prevenire l'insor-genza di complicanze, l’insuc-cesso della terapia e chemigliorino l’approccio allarenoureterolitotrissia.Materiali e Metodi: Lo studioretrospettivo ha previsto larevisione di 138 cartelle clini-che di pazienti sottoposti arenoureteroscopia per calcolo-si o neoplasia dell’alta viaescretrice. È stato creato undatabase dove sono stati rac-

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Standard PCNL vs Tubeless PCNL

Tempo operatorio (min) 132 vs 98

Variazione di Ematocrito (%) 6.0 vs 5.4 p=0.230

N° di pazienti trasfusi 5/99 (5,05%) vs 1/81 (1,23%)

Analgesici (mg) 83.8 vs 47.4 p=0.003

Hospital Stay (days) 5.2 vs 2.1 p<0.001

VAS Score postop Day 1 6.3 vs 3.4 p<0.001

VRS Score postop Day 1 3.1 vs 1.9 p<0.001

Tempo di recupero completo (gg) 17.67 vs 10.93 p<0.001

Tabella 1.

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colti i seguenti dati considerati predittivi disuccesso: sesso, età, BMI, altezza, dati anamne-stici relativi a precedenti trattamenti (ESWL,URS, chirurgia), strumentazione di imagingcostituita da ecografia dell'apparato urinario eRx Urografia, la UroTC. 138 pazienti 41 donnedi età media di 54 anni e 97 uomini di etàmedia di 47,2 anni. 111 trattamenti per calco-losi reno ureterale e 27 per neoplasia dell’altavia escretrice.In 92/138 è stato posizionato stent ureterale JJdue settimane prima del trattamento.Lo strumentario in dotazione era costituito daureteroscopi semirigidi da 7 e 10 F, ureterosco-pio flessibile 7.5 F, SWISS Lithoclast, ultrasuo-ni, holmium: YAG laser.Il successo del trattamento è stato stabilito peruna calcolosi residuale inferiore a 4 mmRisultati: Il BMI medio è stato 22,4 e l'altezzamedia di 177 cm.La percentuale di successo a 3 mesi è stata pariall'81% vs 93.7% a 12 mesi. Le complicanzesia della tecnica semirigida che della flessibilesono state complessivamente il 3.75%.La calcolosi del calice inferiore ha avuto unapercentuale di ritrattamento pari al 23.3%.Dei 46 pazienti l'80% erano donne in meno-pausa, mentre nel restante 20% pazienti giàtrattati per litiasi reno ureterale.Discussione: È ipotizzabile che valutando BMI,altezza, età e fattori anamnestici strettamentilegati alla patologia insieme all'ausilio di tuttolo strumentario necessario per la proceduraendoscopica la renoureteroscopia diventi unamanovra più accessibile a tutti gli endourologipermettendo di poter prevenire tutte le possi-bili complicanze ed aumentando la percentua-le di successo del trattamento.Conclusioni: L’applicazione dei fattori predittivipermette di selezionare categorie di pazienticon possibilità di successo superiore allanorma e fa sì che la renoureteroscopia sia unaprocedura a basso rischio di complicanze,anche rispetto alla PCNL, potendola considera-re alternativa o prima scelta rispetto alla PCNLin casi selezionati.

C9TRATTAMENTO DELLA LITIASI CON ESWL:VALUTAZIONE RETROSPETTIVA SU 584PAZIENTIA. Saita, A. Bonaccorsi, F. Marchese, M. Falsaperla,S.V. Condorelli, M. MottaClinica Urologica Università degli Studi Catania (OVE)

Scopo del lavoro: Scopo dello studio è statoquello di analizzare i risultati dei trattamenti dilitotrissia extracorporea eseguiti presso lanostra divisione valutandone i parametri pre-dittivi di successo e come questi abbiano cam-biato l'approccio terapeutico.Materiali e Metodi: Dall’Aprile del 2001 al giu-gno 2006 sono stati trattati 584 pazienti 222donne e 362 uomini di età media rispettiva-mente di 43,5 e 45 anni. Complessivamentesono stati eseguiti 614 trattamenti di litotrissiaextracorporea con litotritore Delta CompactMagneto Lithotripter Dornier. In tutti i pazien-ti sono stati valutati: età, sesso, BMI, la dimen-sione ed il sito del calcolo,esame completo disedimento e colturale delle urine, prove emo-coagulative, Rx Urografia, opzionale UroTC. Latipologia di trattamento è stata decisa secondogli algoritmi terapeutici che riguardano la cal-colosi reno ureterale. Lo stone free rate è statostabilito per frammenti litiasici < 4 mm.Risultati: I trattamenti ESWL sono stati stratifica-ti per sito del calcolo: 83 calcoli del calice supe-riore, 125 calice medio, calice inferiore 107,pelvi renale/giunto pielo ureterale151, ureterelombare 69, uretere iliaco 64, uretere pelvico 3. Le dimensioni medie sono state pari a 1,75mm (range 3 - 0.5). La composizione dei cal-coli è stata nel 84% di Ossalato di calcio monoe diidrato, nel 10% di acido urico (pazientiresistenti alla chemiolisi), nel 5,83% di struvi-te e nello 0,17% di cistina. Lo stone free rate globale è stato pari a 78.2%.Nel 33,5% dei casi è stata eseguita ESWL pre-vio posizionamento di stent ureterale JJ, tutta-via mentre nel 2001 la percentuale di stentingcomplessiva era del 45% nel 2006 è stata parial 22%. Nel 6.3% dei casi è stata necessarial’integrazione di vari trattamenti: ESWL postPCNL, post URS e URS post ESWL.Le complicanze complessivamente sono statedello 0,65%. in tutti i pazienti il follow up è stato eseguito a3, 6, 9 e 12 mesi.Discussione: Risulta importante l'anamnesi delpaziente: una storia di diatesi litiasica aumentala possibilità di completa clearence dei fram-menti residuali. L’Rx Urografia consente divalutare la componente calcica del calcolo,direttamente proporzionale all’insuccessodell’ESWL; l’anatomia dei calici, il diametro ela lunghezza dell'infundibulo sono predittivi disuccesso del trattamento. Infine l'ausilio di dis-positivi terapeutici quali Citrati, Nifedipinacronoide e Prednisolone ha ridotto il ricorso a

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manovre endourologiche per la rimozione deiframmenti residuali > ai 4 mm. Conclusioni: dalla revisione dei dati si è evintocome globalmente sia cambiato l'approccioall'ESWL.

C10TRATTAMENTO DELLA CALCOLOSI URETE-RALE CON URETEROSCOPIO RIGIDO: VALU-TAZIONE DI 500 CASI CONSECUTIVIG. Deiana, L. Feroldi, L. P. Canclini, M. Nicolai,A. LemboUnità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliera -Ospedali Riuniti di Bergamo

Introduzione e Obiettivi: L’ureteroscopia si èaffermata come metodica di comune utilizzonel trattamento della calcolosi ureterale. La dis-ponibilità di strumenti miniaturizzati ha reso laprocedura minimamente invasiva, consenten-do la frantumazione ed estrazione del calcoloinuna elevata percentuale di casi. Questo studioretrospettivo ha lo scopo di valutare l’efficaciadell’ureteroscopia retrograda con strumentorigido nel trattamento della calcolosi ureterale. Metodi: Da gennaio/2003 ad agosto/2006, pres-so la nostra U.O. di urologia sono stati esegui-ti 500 interventi di ueteroscopia per calcolosi.Per la procedura è stato utilizzato un uretero-scopio rigido Wolf 6-7,5 Fr (333 casi) oppure7-8,5 Fr (167 casi), un litotritore pneumaticoSwiss Lithoclast ed accessori per l’estrazionedei frammenti litiasici. I pazienti erano 335maschi e 165 femmine d’età compresa tra 10 e88 anni (media 51 ; mediana 52). Le dimen-sioni del calcolo erano comprese tra 4 mm e 25mm (media 10,5 mm; mediana 10 mm). Il cal-colo era situato in uretere destro in 209 casi, inuretere sinistro in 291 casi, a livello lombare in216 casi, iliaco/pelvico in 191 casi e prevesci-cale/intramurale in 93 casi.Risultati: In 14 casi l’ureteroscopia è statainfruttuosa per la ristrettezza dell’uretere chenon ha consentito la risalita dello strumento(10 calcoli dell’uretere lombare, 4 calcoli del-l’uretere iliaco-pelvico) In questi casi è statoposizionato uno stent ureterale. In 181 casi èstato possibile effettuare l’introduzione direttain uretere dell’ureteroscopio, mentre nei rima-nenti casi è stato necessario l’ausilio di un filoguida. In 444 casi è stata ottenuta la frantuma-zione del calcolo. In 378 casi sono stati rimos-si tutti i frammenti litiasici (112 calcoli dell’u-retere lombare, 173 calcoli dell’uretere

iliaco/pelvico e 93 calcoli dell’uretere pre-vescicale/intramurale). In 66 casi alcuni fram-menti litiasici sono migrati nel rene (56 calcolidell’uretere lombare, 10 calcoli dell’uretere ilia-co). In 42 casi la procedura è esitata in unaretropulsione del calcolo nel rene (21 calcolidel giunto pielo-ureterale, 17 calcoli dell’urete-re lombare, 4 calcoli dell’uretere iliaco). Neicasi di retropulsione totale del calcolo o diframmenti litiasici grossolani è stato posiziona-to uno stent ureterale e la bonifica della calco-losi è stata ottenuta mediante litotrissia extra-corporea. Nella serie analizzata non si sonoverificati danni permanenti dell’uretere. In uncaso è stata osservata l’insorgenza precoce diuna stenosi dell’orifizio ureterale che è statatrattata con successo mediante il posiziona-mento di uno stent ureterale per 40 giorni.Conclusioni: Nella nostra esperienza l’ureteroli-totrissia retrograda con strumento rigido dipiccolo calibro ha dimostrato essere una meto-dica minimamente invasiva, sicura ed efficacenell’ottenere la rapida disostruzione dell’urete-re, consentendo l’asportazione completa delcalcolo in una elevata percentuale di casi.Riteniamo che i fattori fondamentali per il suc-cesso della procedura siano la disponibilità diun ureteroscopio di piccolo calibro fornito diaccessori efficaci per la frantumazione ed estra-zione dei frammenti litiasici unitamente all’e-sperienza dell’operatore.

C11PCNL IN POSIZIONE DI VALDIVIA-URIAMOD. GALDAKAO NEL TRATTAMENTODELLA CALCOLOSI RENALE: NOSTRA ESPE-RIENZAC.M. Scoffone, C.M. Cracco, M. Cossu, M. Poggio,S. Grande, M. Billia, R.M. ScarpaClinica Urologica, Università di Torino, A.S.O. SanLuigi di Orbassano (Torino)

Introduzione: Attualmente la PCNL continua adessere un intervento di prima scelta per sog-getti portatori di voluminosi calcoli renali; Alfine di migliorare il risultato della singola pro-cedura sono state impiegate posizioni alternati-ve a quella prona tra le quali la più vantaggio-sa dal punto di vista urologico ed anestesiolo-gico risulta essere quella supina secondoValdivia ulteriormente migliorata per un age-vole accesso retrogrado dalla combinazionecon la posizione litotomica modificata secondoGaldakao.

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Materiali e Metodi: Tale posizione è stata adottatadal Nostro centro, a partire dal Marzo 2003. Sinoal Dicembre 2006 94 pazienti sono stati sottopo-sti a PCNL in posizione supina per calcolosi. L’etàmedia era di 51,8 (range 19-73). Tutti gli inter-venti sono stati eseguiti in anestesia generale. Perla nefroscopia rigida è stato utilizzato strumentoStorz di 26 CH. Al termine di tutte le procedure èstato eseguito un controllo delle cavità renali conil nefroscopio flessibile. La litotrissia è stata effet-tuata prevalentemente con strumento balistico(Lithoclast) ed in alcuni casi con il laser ad Olmio.Risultati: Il diametro medio dei calcoli trattati eradi 27,4 mm (10-50 mm) di cui 19 (21%) a livel-lo del calice inferiore, 5 nel calice medio (5%), 6nel calice superiore(6%), 36 pielici (37%) e 28 astampo (30%). In quattro casi era presenteanche calcolosi ureterale. La durata media dellaprocedura è stata di 93 minuti. In 32 procedureè stato necessario l’approccio combinato. Lostone-free rate immediato è stato di circa l’80 %.In 5 casi è stato necessario eseguire un secondlook endoscopico nei giorni successivi con unapercentuale totale di successo del 92%. Nel post-operatorio vi sono state: 5 complicanze minori(5%) (lombalgia e dislocazione JJ), 5 anemizza-zioni (5 %) con necessità di trasfusioni e 2 fisto-le artero-venose con ricorso all’embolizzazioneselettiva (2 %). Conclusioni: La posizione di Valdivia modificatasecondo Galdakao è senz’altro una posizioneparticolarmente versatile da utilizzare in corso diinterventi per urolitiasi di una certa dimensione,apportando una serie di vantaggi urologici edanestesiologici rispetto al decubito prono tradi-zionale, consentendo inoltre il trattamento dicalcolosi complessa non altrimenti aggredibilecon il solo approccio percutaneo senza la neces-sità di accessi multipli.

Comunicazioni Aula Verde 18 Settembre 08.00-09.00 Endourologia alta via 2

C12EFFICACIA E SICUREZZA DI UNA NUOVASORGENTE DI HOLMIUM:YAG LASER NELTRATTAMENTO ENDOSCOPICO DELLA CAL-COLOSI URETERALEL. Ruggera1, M. Zanin1, A. Aloisi1, P. Beltrami1,M.A. Cerruto1, W. Cecchetti2, F. Zattoni1

1Divisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”,Verona; 2Dipartimento Chimica Fisica, Università CàFoscari, Venezia

Introduzione e Obiettivi: Nel corso dell’ultimodecennio l’holmium:YAG (Ho:YAG) laser hadiffusamente sostituito le altre forme di energiacome metodica di prima scelta nella litotrissiaureterorenoscopica. Obiettivo di questo studioprospettico è stato la valutazione del grado diefficacia e di sicurezza di una nuova sorgenteHolmium:YAG laser caratterizzata da ridottapotenza di esercizio.Metodi: Da gennaio 2006 a dicembre 2006, 66pazienti (43 maschi e 23 femmine) affetti dacalcolosi ureterale singola o multipla sono statisottoposti ad URS e litotrissia laser. L’età mediadei pazienti è risultata di 48 anni (17-77).Complessivamente sono stati trattati 100 cal-coli: 49 localizzati nell’uretere distale, 12 nel-l’uretere iliaco e 39 nel tratto prossimale. Sedee dimensioni dei calcoli sono state ottenutedalla radiografia diretta dell’addome, dall’eco-grafia addominale o dall’urografia. Sono statiutilizzati ureteroscopi semirigidi di 9.5 o 8 F dicalibro, con canale operativo rispettivamentedi 5 e 4 F. La litotrissia è stata eseguita con ungeneratore Holmium:YAG laser di nuova gene-razione, utilizzando fibre da 365 Ìm. Energia efrequenza di ripetizione degli impulsi sonostate rispettivamente di 0,8 J e 6-8 Hz, equiva-lenti ad una potenza rispettivamente di 4,8 or6,4 Watt. Il follow-up ha previsto l’esecuzionedi una radiografia dell’addome e di un’ecogra-fia addomino-pelvica a 48 ore e a 30 giorni didistanza. Risultati: La superficie mediana dei calcoli trat-tati è risultata di 49 mm2 [range interquartile(R.I.) 27-79 mm2]. La percentuale di successoottenuta con un singolo trattamento è risultatadel 100% per i calcoli dell’uretere distale, del92% per quelli del tratto intermedio e del 95%per quelli del uretere prossimale. La composi-zione chimica del calcolo è risultata di ossalatoe/o fosfato di calcio nel 74% dei casi, acidourico nel 9,7%, cistina nel 1,7% e mista nelrimanente 14,6%. Il tempo operatorio media-no è risultato di 60 minuti (R.I. 50-90). Al ter-mine della procedura è stato posizionato unostent ureterale single J in 14 casi, un doppio Jin 37 ed un catetere ureterale retto in 12. Neirimanenti 3 casi non abbiamo ritenuto neces-sario drenare la via escretrice. Sono state regi-strate complicanze in 5 casi: iperpiressia in 3pazienti (solo in 1 caso >38°C), macroematuriapersistente in 1 caso ed una abrasione dellamucosa ureterale con iniziale falsa strada.Nessuno di questi pazienti ha richiesto mano-vre accessorie oltre alla semplice terapia sinto-

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matica. Non sono state registrate complicanzemaggiori intra o post-operatorie.Conclusioni: I risultati ottenuti evidenzianocome questa fonte Ho:YAG laser sia caratteriz-zata da un’eccellente efficacia nel trattamentodei calcoli ureterali, indipendentemente dalloro grado di durezza, con minime complican-ze. E’ noto che il laser ad olmio provoca all’e-stremità della fibra ottica la formazione di unabolla di plasma: alte frequenze di ripetizionepossono comportare il rischio di un eccessivoriscaldamento a carico della mucosa ureterale.Pertanto, le basse energie e frequenze di ripeti-zione degli impulsi da noi utilizzate, rispettiva-mente di 0,8 Joule e 6-8 Hz e corrispondentiad una potenza media di 4,8 e 6,4 Watt, sonosufficienti ad ottenere un’eccellente litotrissiadei calcoli, col minimo incremento termico acarico della mucosa ureterale.

C13NEFROLITIASI CISTINICA RICORRENTE:TRATTAMENTO MEDIANTE URETERORENO-SCOPIA CON STRUMENTO SEMI-RIGIDOE/O FLESSIBILE E LITOTRISSIA CON HOL-MIUM:YAG LASERLorenzo Ruggera1, Martina Zanin1, LorenzoLuciani2, Francesca Gigli1, Paolo Beltrami1,Maria Angela Cerruto1, Filiberto Zattoni1

1Divisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”,Verona; 2Reparto di Urologia, Ospedale S. Chiara, Trento

Introduzione: L’ureterorenoscopia (URS) rappre-senta attualmente una procedura efficace e sicu-ra per il trattamento della nefrolitiasi, indipen-dentemente dalla composizione chimica e quin-di dal grado di durezza del calcolo. La disponi-bilità di questa metodica terapeutica mini-inva-siva rappresenta un indubbio vantaggio nelminimizzare la morbilità cumulativa di ripetutitrattamenti, frequentemente necessari neipazienti affetti da calcolosi cistinica ricorrente.Materiali e Metodi: Dal 2002 al 2006 sono statisottoposti ad URS 10 pazienti (4 maschi e 6femmine) affetti da calcolosi renale cistinicasingola (70% dei casi) o multipla (30%).Complessivamente sono state eseguite 22 pro-cedure con strumento semirigido e/o flessibile:un paziente è stato sottoposto a second-lookper persistenza di frammenti litiasici significa-tivi mentre un paziente è stato sottoposto a 2procedure e 5 pazienti a 3 URS per calcolosirecidivante. Il diametro massimo dei calcolitrattati, valutato con radiografia diretta dell’ad-

dome e con urografia, è risultato in media di11,2 mm (5-30 mm). In 6 casi è stata eseguitauna litolapassi mentre in 10 casi è stata esegui-ta una litotrissia laser con strumento flessibile.Nei rimanenti 6 casi i calcoli sono stati sposta-ti in uretere mediante lo strumento flessibile esuccessivamente frantumati con sonda laserutilizzando l’ureteroscopio semirigido. Energiae frequenza del laser sono state rispettivamen-te di 0.8 J e 6-8 Hz, con fibre di 365 Ìm per lostrumento semirigido e di 230 Ìm per quelloflessibile. Il follow-up a breve termine ha pre-visto l’esecuzione di una radiografia diretta del-l’addome e di un’ecografia addomino-pelvica a48 ore e a 30 giorni di distanza.Risultati: La bonifica completa è stata ottenutain 16 su 22 procedure (73%) mentre in 5 casi(23%) sono residuati frammenti litiasici signi-ficativi (>2 mm di diametro). In 1 caso (4%)l’URS è risultata infruttuosa per l’inaccessibilitàal calice contenente il calcolo. In 5 di questi 6casi sfavorevoli, la clearance completa è stataottenuta con un trattamento ausiliario, rappre-sentato dalla litotrissia extracorporea (ESWL)in 2 casi, da un second-look ureteroscopico inun caso e da una PCNL negli ulteriori 2 casi.Nessun trattamento di completamento è statoattuato nel rimanente caso. Al termine dell’in-tervento è stato posizionato in 12 casi uno stentureterale single J e in 9 casi un doppio J, man-tenuti in sede per un tempo variabile da 2 a 30giorni. Solamente in un caso nel quale era stataeseguita la semplice litolapassi di un piccolocalcolo, non abbiamo ritenuto necessario posi-zionare uno stent. Non sono state registratecomplicanze maggiori intra o post-operatorie.Conclusioni: L’URS sembra offrire indubbi van-taggi in questo gruppo di pazienti, affetti dacalcolosi ricorrente e resistente al trattamentomediante ESWL, che frequentemente richiedo-no ripetuti trattamenti anche in periodi ditempo ravvicinati. Questa procedura mini-invasiva gravata da rare complicanze, permettedi minimizzare la morbilità cumulativa deiripetuti trattamenti spesso necessari in questipazienti.

C14URETERORENOSCOPIA: STUDIO PROSPET-TICO DEI POSSIBILI FATTORI PROGNOSTICIL. Ruggera, P. Beltrami, M.A. Cerruto, M. Zanin,A. Aloisi, F. Gigli, F. ZattoniDivisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B. Rossi”,Verona

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Introduzione e obiettivi: Obiettivo di questo studioprospettico è stato la ricerca di eventuali fattoriprognostici condizionanti l’esito del trattamentodella calcolosi reno-ureterale mediante uretero-renoscopia (URS), sia con strumento semirigidoche flessibile.Metodi: Da Novembre 2005 ad Ottobre 2006, 91pazienti (57 maschi e 34 femmine) sono stati sot-toposti ad URS per calcolosi renoureterale singo-la e multipla. Sono state eseguite in totale 101procedure con strumento semirigido e/o flessibi-le. 66 pazienti erano affetti da calcolosi singola,35 da calcoli multipli. In 19 procedure è stataeseguita una litolapassi, in 14 una litotrissia bali-stica, in 57 una litotrissia laser e in 8 una litotris-sia combinata balistica e laser. Nei rimanenti 3casi il trattamento dei calcoli è stato sospeso.Energia e frequenza di ripetizione degli impulsidel laser sono state rispettivamente di 0.8 J e 6-8Hz, corrispondenti ad una potenza media di 4,8e 6,4 Watt,. Il follow-up a breve termine ha pre-visto l’esecuzione di una radiografia diretta e diun’ecografia addominale a 48 ore e a 30 giorni didistanza, mentre solo in particolari situazioni si èfatto ricorso alla urografia. Frammenti residui didimensioni ≤2 mm sono stati considerati come“stone free”.I parametri analizzati come possibili fattori pro-gnostici sono stati: sede, numero e superficiedel calcolo, composizione chimica, presenza diidroureteronefrosi, tipo di strumento e metodi-ca di frantumazione utilizzata. I risultati sonostati riportati come mediane e range interquar-tilici (R.I.).L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando iseguenti test statistici: test Chi quadro per il con-fronto delle variabili categoriche e regressionelogistica per l’analisi multivariata. Un valorep≤0,05 è stato considerato statisticamente signi-ficativo (test a 2-code).Risultati: Complessivamente sono stati trattati134 calcoli: 41 localizzati nell’uretere distale, 7nel tratto intermedio e 18 nel prossimale, 22 inpelvi, 21 a livello caliceale inferiore e 25 nelgruppo caliceale medio-superiore. La superficiemediana dei calcoli, ottenuta dalla radiografiadiretta dell’addome e dall’urografia, è risultata di47 mm2 (R.I. 20-79 mm2). La percentuale dirisultati positivi dopo un singolo trattamento èrisultata dell’81%; dopo un secondo trattamentodell’89%.All’analisi statistica univariata solamente la sedeed il tipo di strumento utilizzato sono risultatiparametri in grado di associarsi significativamen-te con l’esito del trattamento. Alla successiva ana-

lisi multivariata soltanto la localizzazione del cal-colo è risultata un fattore prognostico per l’esitodell’URS (Tabella 1).Conclusioni: Diversamente da quanto ampiamen-te segnalato in letteratura per la litotrissia extra-corporea ad onde d’urto (ESWL), influenzata dasede, dimensioni e composizione chimica delcalcolo, il nostro lavoro evidenzia come solo lasede del calcolo rappresenta un fattore potenzial-mente predittivo per l’esito dell’URS. Tale para-metro deve pertanto essere attentamente consi-derato ai fini della programmazione terapeuticain quanto una localizzazione caliceale inferiorepuò influenzare negativamente il risultato.

C15TRATTAMENTO PERCUTANEO DI UROTELIO-MA DELLA PELVI RENALE CON ELETTROBI-STURI BIPOLARE A RADIOFREQUENZA:EVOLUZIONE DEL TRATTAMENTO ENDO-SCOPICOM. Tura, O. Fenice, M. Parravicini, P. BaroniU.O. Urologia, Policlinico di Monza

Introduzione: Il trattamento d’elezione dei tumoriuroteliali delle alte vie escretrice è la nefroureterec-tomia, tuttavia, in casi selezionati, è possibile ese-guire un trattamento endourologica con altrettantibuoni risultati.Le indicazioni assolute per il trattamento endou-rologico includono rene unico, malattia bilatera-le, insufficienza renale, rischio chirurgico eleva-to, malattia di basso grado, non infiltrante.

Parametri Analisi Analisi univariata multivariata

(p) (p)

Sede 0.000 0.000

Numero N.S. N.S.

Superficie N.S. N.S.

Composizione chimica N.S. N.S.

Presenza di idroureteronefrosi N.S. N.S.

Strumento rigido/flessibile 0.000 N.S.

Energia di frantumazione N.S. N.S.

N.S.: non significativo

Tabella 1. Analisi univariata (Chi quadro) e multivariata(regressione logistica) delle possibili associazioni fra esito del trattamento e parametri considerati

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Materiali e Metodi: Presentiamo il caso di unapaziente di 64 aa, in buone condizioni generali,sottoposta presso altro centro a cistectomia conneovescica ileale ed a nefroureterectomia sinistraper malattia uroteliale avanzata, ricoverata per ilriscontro radiologico di recidiva a livello calicia-le medio ed ureterale lombare. La paziente è stata sottoposta a trattamento ure-teroscopico della recidiva ureterale ed a tentativoinfruttuoso di trattamento della localizzazionecaliciale; si è reso pertanto necessario confezio-nare un accesso percutaneo per eseguire unaresezione della recidiva caliciale.Non abbiamo registrato complicazioni per o postoperatorie significative e la paziente è stata con-trollata con ecografia ed rx urografia.Discussione: L’elettrobisturi bipolare a radiofre-quenza rappresenta il modo più semplice e sicu-ro nel trattamento endoscopico dei casi “difficili”di recidiva uroteliale.Con l’apparecchiatura Gyrus la velocità di taglioe la precisione di coagulo è nettamente superio-re alla normale ansa diatermica monopolare, per-mettendoci così di ridurre il tempo necessarioper la resezione e la coagulazione.L’energia monopolare produce un riscaldamentotissutale di circa tremila gradi, con un’alterazioneistologica fino a 4 mm di profondità. L’energia aradiofrequenza bipolare, innanzitutto, non attra-versa il tessuto del paziente, inoltre, la vaporiz-zazione tissutale necessaria per il taglio la si ottie-ne con soli 70 gradi, e le alterazioni istologiche lesi rilevano fino a soli 0.5 mm di profondità. Conquest’ultima metodica si ottiene anche una mag-giore velocità di taglio, unita ad una maggioreprecisione nel coagulo, permettendoci di ridurrei tempi dell’intervento e quindi anche delladegenza post-operatoria a tutto vantaggio delpaziente. Abbiamo inoltre un minore danno tes-sutale causato dalla temperatura elevata duranteil taglio, fornendo all’anatomopatologo un tessu-to istologicamente meno alterato ed una minoreprobabilità di perforazione

Comunicazioni Aula Gialla 18 SETTEMBRE 08.00-09.00 Miscellanea 1

C16TRATTAMENTO DEL CISTOCELE CON TECNI-CA TENSION FREE PER VIA TRANS-OTTU-RATORIA (PROLIFT A®).F. Blefari, C. Radicchia, P.A. PetroniU.O. Urologia ASL TR4, Orvieto

Scopo del lavoro: Valutare l’efficacia e la sicurez-za della correzione del cistocele tramitesospensione vaginale anteriore con rete di poli-propilene a maglia larga preconformata inquattro bracci applicata tension free per viatransotturatoria.Materiali e Metodi: Dal Novembre 2005 a giu-gno 2007 16 paz. affette da cistocele sintoma-tico sono state selezionate per essere sottopostea correzione di tale patologia mediante sospen-sione vescicale con amaca anteriore transottu-ratoria tension (Prolift A®).La valutazione preoperatoria comprendeva,anamnesi, esame obiettivo, esame urodinamicocon valutazione del LPP a cistocele ridotto,Qtip test, valutazione HWS del prolasso. LePazienti sono state rivalutate a 2 e 6 mesi dopol’intervento.L’età media delle Pazienti era 68 anni (range59-71), tutte erano in menopausa, nessuna erastata preventivamente sottoposta ad isterecto-mia. Nessuna delle Pazienti presentava istero-cele o rettocele significativi.Risultati: I tempi medi operatori sono risultati 42min e la durata media operatoria è stata 2,3 gg.Non vi sono state complicanze intraoperatorie. 6 Pazienti presentavano disuria ostruttiva dopol’intervento si è avuta la risoluzione della stes-sa documentata al controllo a 2 mesi e confer-mata a quello a 6. Non vi è stata comparsa diinstabilità detrusoriale de novo né di ostruzio-ne persistente. In una Paziente.si è assistito alla comparsa diisterocele ed in una alla comparsa di inconti-nenza urinaria da stress de novo corretta suc-cessivamente con sling suburetrale (TVTSecure®). In un caso si è osservato un ematomaretro vescicale che si è assorbito spontanea-mente a 30 gg dall’intervento. Non sono stateosservate erosioni della parete vaginale né dellavescica.Discussione: Pur nella nostra esigua casistica latecnica ci sembra affidabile e sicura consenten-do una soluzione del problema in manieraminiinvasiva e con ridotti tempi di degenza.Abbiamo sceto di non trattare l’ipermobilitàuretrale nella stessa seduta operatoria, riman-dando il trattamento allorquando, a correzionedel cistocele ormai stabilizzata, l’incontinenzasia manifesta. In tale caso l’approccio con TVTSecure® ci sembra il più appropriato in quantoquesta metodica non comporta il coinvolgi-mento dei forami otturatori per l’attraversa-mento con la rete sottouretrale essendo giàquesti “occupati” dalle reti del Prolift A®.

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BibliografiaDebodinance P, Cosson M, Collinet P, Boukerrou M, Lucot JP, MadiN. Synthetic meshes for transvaginal surgical cure of genital pro-lapse: evaluation in 2005. J Gynecol Obstet Biol Reprod (Paris).2006 Sep; 35 (5 Pt 1):429-54.

Reisenauer C, Kirschniak A, Drews U, Wallwiener D. Anatomicalconditions for pelvic floor reconstruction with polypropylene implantand its application for the treatment of vaginal prolapse. Eur JObstet Gynecol Reprod Biol. 2007 Apr; 131(2):214-25.

C17NOSTRA ESPERIENZA NEL TRATTAMENTODELL’INCONTINENZA URINARIA DA SFOR-ZO MASCHILE CON PRO-ACTG. Zeccolini, A. Celia, A. Caruso, G. BredaStruttura Complessa di Urologia, Ospedale SanBassiano, Bassano del Grappa (Vicenza)

Introduzione: L’incontinenza urinaria da sforzosecondaria a intervento di prostatectomia radica-le, cistectomia radicale e neovescica ortotopica oresezione endoscopica della prostata è una com-plicanza che disturba gravemente la qualità divita dei pazienti affetti (1). La riabilitazione pelvi-perineale ha un’efficacia limitata (2); le infiltra-zioni ripetute di bulking intrauretrale, indicatesolo nelle forme lievi di incontinenza, hannoanch’esse un basso tasso di successo (3). Lo sfin-tere artificiale, che rimane ancora il “gold stan-dard” della terapia dell’incontinenza urinaria dasforzo secondaria a deficit sfinterico, è gravato daun tasso di complicanze relativamente elevato,che il paziente non è sempre disposto ad accet-tare (4).Il pro-ACT (prosthesis-Adjustable ContinenceTherapy) è uno strumento per il trattamento del-l’incontinenza urinaria da sforzo lieve-moderatada offrire come possibile alternativa alle prece-denti opzioni (5)Riportiamo i risultati dell’esperienza maturatanel nostro centro nel trattamento dell’inconti-nenza urinaria da sforzo con pro-ACT.Materiali e Metodi: Presso l’Unità Operativa diUrologia di Bassano del Grappa sono stati effet-tuati dall’11/2004 al 02/2006 8 impianti di Pro-ACT. Due palloncini vengono impiantati bilateral-mente in prossimità dell’anastomosi vescicoure-trale dopo prostatectomia radicale o neovescicaortotopica oppure dell’apice prostatico dopoTURP, per via percutanea perineale, sotto con-trollo fluoroscopico. Apposite porte in titaniocollegate a ciascun palloncino vengono inseritenello scroto e restano accessibili per le regola-

zioni. Il volume dei palloncini può essere rego-lato separatamente in qualsiasi momento duran-te e dopo l’intervento chirurgico con l’ausilio diun ago in anestesia topica. I due palloncini pro-ducono una compressione parauretrale bilatera-le e, aumentando il volume dei palloncini, siraggiunge un equilibrio ottimale tra svuotamen-to e continenza.Risultati: L’età media degli 8 pazienti maschi trat-tati, al momento dell’impianto era 71 anni (range67-83). Tutti i Pazienti erano affetti da incontinenza uri-naria da sforzo secondaria a deficit sfinterico. IlVLPP medio era di 40.5 cmH2O (range 30- 50cmH2O). Il numero medio di panni/die usati eradi 3 (range 2-5). L’incontinenza urinaria era esitodi resezione endoscopica di prostata in 1 pazien-te, di adenomectomia prostatica secondo Millinin 1 paziente, di prostatectomia radicale per ete-roplasia prostatica in 5 pazienti (stadio patologi-co pT2), di cistectomia radicale e confeziona-mento di neovescica ileale ortotopica (VIP) in 1paziente (stadio pT0).Tutti i pazienti erano stati prima sottoposti afisiochinesiterapia del piano pelvico senza bene-ficio. In 7 pazienti, essendoci una componente di“urgency incontinence”, era stata tentata la tera-pia anticolinergica per almeno 3 mesi, senza sor-tire miglioramento dell’incontinenza.Il numero medio dei riempimenti effettuati perraggiungere un adeguato livello di continenza èstato di 5.2 (range 2- 8).La risposta è stata valutata prevalentemente inbase alla riduzione del numero di pannolini/dieutilizzati.Il trattamento ha dato esito positivo in tutti gli 8pazienti di sesso maschile trattati. 5 pazientihanno avuto un beneficio del 100%, riacquistan-do la continenza completa. I rimanenti 3 hannoavuto un beneficio parziale, riducendo ad 1 ilnumero dei pannolini usati; 1 di questi 3 pazien-ti, affetto da deficit sfinterico in esiti di TURP, purriportando un miglioramento significativo del-l’incontinenza (riducendo da 5 a 1 il numero deipanni usati), ha richiesto l’impianto di uno sfin-tere artificiale. Il follow-up medio disponibile èdi 27.4 mesi. 1 paziente, dopo 24 mesi di bene-ficio, ha presentato una recidiva dell’incontinen-za in forma lieve, che è stata trattata e risolta conl’ulteriore riempimento dei dispositivi con 1 ccdi liquido bilateralmente.Conclusioni: Il Pro-ACT, nella nostra esperienza,ha dato una soddisfazione “insperata” nel tratta-mento di una tipologia di pazienti per i quali cisarebbe ben poco altro da fare. La procedura è

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relativamente semplice, riproducibile e, almomento, scevra da complicanze. L’ effetto sem-bra duraturo e “aggiustabile” nel tempo, sullabase dei follow-up medio-lunghi riportati dallaletteratura e dalla nostra esperienza.

Bibliografia1. Majoras A. Neurourology and Urodynamics 25:2-7 (2006).

2. Steineck G. New England J2002; 34:790-6.

3. Lightner DJ. Curr Opin Urol 2002.

4. Gregori A. J Urol 2006 Nov; 176 (5):965-9.

5. Hubner WA. BJU Int. 2005 Sep; 96 (4):587-94.

C18LO SCOLLAMENTO IDRAULICO DELLA FA-SCIA PELVICA NELLA PROSTATECTOMIARADICALE NERVE SPARING: RISULTATIISTOLOGICI E FUNZIONALIM. Mari, A. Ambu, S. Guercio, F. Mangione,M. Bellina U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (Torino)

Obiettivi: nei pazienti sottoposti a prostatectomiaradicale il rispetto dei fasci del muscolo elevato-re dell’ano e della fascia pelvica, in associazionealla conservazione dei fasci vascolo-nervosi, è dinotevole importanza nel favorire il recuperodella continenza e della potenza sessuale.Presentiamo i risultati della tecnica di scolla-mento idraulico per la preparazione della fasciapelvica, in pazienti sottoposti a prostatectomiaradicale seminal - nerve sparing (PRSNS), al finedi ottenere un più anatomico rispetto dei bund-les neuro-vascolari.Materiali e Metodi: Dal gennaio 2006 al marzo2007, 35 pazienti selezionati con adenocarcino-ma prostatico localizzato (GS < 6, PSA <10ng/ml, < 30% prelievi bioptici positivi, età < 72anni, punteggio IIEF-5 > 21) sono stati sottopo-sti a PRSNS. La fascia pelvica veniva preparataattraverso i seguenti step: realizzazione di unapiccola breccia sulla faccia anterolaterale dellaprostata in sede paramediana bilateralmente(ore 11 e 13); scollamento idraulico, medianteago bottonuto, della fascia pelvica dalla superfi-cie anterolaterale della prostata con soluzionefisiologica; incisione della fascia sulle 2 lineeparamediane e scollamento per via smussa dellaprostata dalla fascia pelvica con conseguenteliberazione dei bundles. I risultati sulla conti-nenza sono stati valutati a 3 mesi dall’intervento(continenza: non necessità di assorbenti), quellisulla funzione sessuale nei pazienti con almeno

12 mesi di follow-up, mediante questionarioIIEF-5. Risultati: L’età mediana dei pazienti era 63 aa.(range 50-72 aa.). Il follow-up mediano è statodi 12 mesi (range 3-17 mesi). In tutti i pazientiè stato possibile eseguire la tecnica descritta. All’esame istologico è stato rilevato un marginepositivo in 5/35 pazienti (14%), in 2/5 casi(40%) a carattere focale (< 1 mm); in nessunpaziente è stata osservata progressione sierologi-ca durante il follow-up indicato. A 3 mesi dal-l’intervento 33/35 pazienti (94%) sono risultaticontinenti;. 21/35 pazienti (60%) sono risultaticontinenti alla rimozione del catetere vescicale. 21 pazienti hanno raggiunto 12 mesi di follow-up; dal punto di vista della funzione sessuale 3pazienti non risultavano valutabili; 11/18pazienti valutabili (61%) avevano erezioni vali-de con o senza ausilio di terapia per os. Conclusioni: L’idroscollamento permette una pre-parazione anatomica ed agevole della fascia pel-vica, senza incremento nella percentuale deimargini positivi e con agevole preservazione deibundles neurovascolari.

C19LA LITOTRISSIA ENDCOSCOPIA SOVRAPU-BICA NEL TRATTAMENTO DELLA CALCOLO-SI VESCICALEA. Porreca, M. Preite, M. Frigo, V. Alfano,C. TallarigoPolo Ospedaliero dell’Est Veronese, San Bonifacio(Verona)

Introduzione: Il trattamento della litiasi vescicaleè oggi essenzialmente costituito dalla cistolitoto-mia e dalla litotrissia endoscopica trans-uretrale.La cistolitotomia presenta lo svantaggio di unacateterizzazione prolungata e la necessità didover eseguire un’adenomectomia chirurgica incaso di intervento disostruttivo contestuale. Lalitotrissia endoscopica trans-uretrale è spesso unintervento lungo specialmente in caso di litiasimultipla o voluminosa. La litotrissia endoscopi-ca sovrapubica, rappresenta un buon compro-messo tra la cistolitotomia e la litotrissia trans-uretrale superando gli svantaggi che ciascunadelle due tecniche presenta.Pazienti e Metodi: l’intervento inizia con il posi-zionamento di un trocar di Reuter sovrapubicoche, su guida, viene sostituito con una camiciadi Amplatz da 30 Ch che permette il passaggiodi un cistonefroscopio per la litotrissia e la suc-cessiva estrazione di frammenti. Se alla litotrissia

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segue una TURP la camicia di Amplatz svolge ilruolo di trocar per mantenere la pressione endo-vescicale bassa e permette anche il passaggio diframmenti di tessuto resecato. Alla fine dell’intervento si posiziona una cistostomia 16 Ch darimuovere in prima giornata post-operatoria. Seil paziente ha eseguito anche un’Amplatz-TURPsi posiziona un catetere trans-uretrale con lavag-gio continuo. Dal Gennaio 2002 al Giugno 2007sono stati sottoposti a litotrissia endoscopicasovrapubica 25 pazienti. 19 pazienti sono statisottoposti contestualmente ad Amplatz-TURP e1 a TUIP. 15 pazienti presentavano una calcolosimultipla e 10 pazienti una calcolosi singola.Risultati: La durata media dell’intervento di lito-trissia è stata 21 min (15-36) in caso di calcolosisingola e 46 min (30-125) per calcolosi multiple.Nei pazienti sottoposti a TURP è stata osservatauna durata media di 36 min superiore. Non sisono verificate complicanza maggiori intra epost-opertaorie. 24/25 (96%) pazienti hannoottenuto uno stone-free con una sola procedura.In un caso di calcolosi multipla a stampo dellavescica è stata eseguita una litotrissia in duetempi con TURP a completamento della secondaprocedura. La dimissione è avvenuta in 3° gior-nata post-operatoria con tempo di cateterizzazio-ne transuretrale di 2 giorni e lavaggio post-ope-ratorio di 24 ore nei pazienti sottoposti a TURP.I pazienti sottoposti alla sola litotrissia sono statidimessi in 1° giornata post-operatoria.Conclusioni: L’uso della camicia di Amplatz renderapida la frammentazione dei calcoli e agevolal’estrazione dei frammenti. La possibilità di ese-guire una TURP permette di risolvere in ununico intervento la calcolosi vescicale e l’ostru-zione cervico-uretrale che l’ha causata. La lito-trissia endoscopica sovrapubica con camicia diAmplatz permette di affrontare ogni tipo di litia-si vescicale associata ad ogni volume di adenomaprostatico lasciando alla chirurgia tradizionalesolo rari casi di calcoli singoli o multipli a stam-po della vescica e calcoli associati ad adenomiprostatici > di 120 ml.

C20PSEUDODIVERTICOLO DELL’URETERE PEL-VICO E POSSIBILITÀ DI TRATTAMENTOENDOUROLOGICO: CASE REPORT E REVI-SIONE DELLA LETTERATURA M. Zanin, L. Ruggera, F. Gigli, P. Beltrami, M.A.Cerruto, D. Schiavone, F. ZattoniDivisione Clinicizzata di Urologia, Policlinico “G.B.Rossi”, Verona

Introduzione e Obiettivi: Il diverticolo ureteralerappresenta una rara anomalia della parete del-l’uretere: in letteratura sono stati riportati, a par-tire dalla loro prima descrizione nel 1957, pocomeno di 80 casi. Il diverticolo ureterale, in basealle caratteristiche anatomo-patologiche, è piùfrequentemente definito come pseudodivertico-lo, essendo delimitato da tutti gli strati propridella parete ureterale. Presentiamo il caso di un diverticolo dell’urete-re pelvico associato a doppia stenosi ureterale,trattato mediante ureteroscopia ed incisione conholmium:YAG (Ho:YAG) laser.Case Report: B.G., maschio di 42 anni, conriscontro ecografico occasionale di idrouretero-nefrosi sinistra, esegue un’urografia documen-tante la presenza di una estroflessione saccifor-me a livello dell’uretere pelvico di sinistra, con-fermata all’ureteropielografia retrograda. Vienesottoposto ad ureteroscopia durante la quale sievidenzia la presenza di una doppia stenosi ure-terale con, interposto, un ampio diverticolo ure-terale a sviluppo postero-laterale. Si esegue inci-sione laser delle stenosi ureterali e del collettodiverticolare, ottenendo una ampia apertura dellume dell’uretere e dello sbocco del diverticolo esi lascia in sede uno stent doppio J.L’ureteropielografia retrograda e l’ureteroscopiadi controllo eseguite a 30 giorni documentano lanetta riduzione della cavità diverticolare conpersistenza di una minima estroflessione.Un’urografia a 2 mesi conferma tale dato ed evi-denzia la risoluzione della idroureteronefrosi.L’esame citologico delle urine eseguito a 3 mesiè risultato negativo.Risultati: I diverticoli ureterali sono spesso dia-gnosticati incidentalmente durante una ecogra-fia di routine. Il sospetto di tale alterazione èposto sulla base di un’urografia o una uretero-pielografia retrograda, dove essi appaiono comepiccole estroflessioni sacciformi della parete ure-terale, istologicamente caratterizzate da iperpla-sia/metaplasia uroteliale. Possono essere singolio più frequentemente multipli (90% dei casi),unilaterali o bilaterali, e sono localizzati per lopiù a livello del terzo medio-superiore dell’ure-tere. È stata documentata una frequente associa-zione tra pseudodiverticoli e neoplasie transizio-nali, soprattutto in presenza di multiple estro-flessioni. Per tale motivo il diverticolo ureteraleviene spesso considerato come un fattore dirischio per neoplasia transizionale, precedendo-la anche di 10 anni. È per tale motivo racco-mandato un follow-up con esecuzione seme-strale di esame delle urine e citologie urinarie.

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Conclusioni: L’incisione laser per via retrogradaè risultata a nostro parere una valida alternati-va terapeutica nel caso descritto. Rimanecomunque indispensabile uno stretto e prolun-gato follow-up per quanto riguarda l’evoluzio-ne sia delle iniziali stenosi sia del diverticoloureterale, in considerazione dell’elevata asso-ciazione di tale patologia con forme maligne.

C21CISTOSCOPIA FLESSIBILE CON SISTEMAENDOSHEATH SLIDE-ON, L’OTTIMIZZAZIO-NE DELL’USO DEGLI ENDOSCOPI FLESSIBILIA. Porreca, M. Preite, M. Frigo, V. Alfano, C.Tallarigo Polo Ospedaliero dell’Est Veronese, San Bonifacio(Verona)

Introduzione: la cistoscopia flessibile è oggi unametodica di ampio utilizzo in urologia. Alcunicentri non eseguono cistoscopie flessibili poi-ché non dispongono di un numero di stru-menti congruo o perché la sterilizzazione deglistessi è lunga e complessa. Il sistemaEndoSheath slide-on annulla, ogni problemati-ca di sterilizzazione o di approvvigionamentodegli strumenti permettendo così a qualsiasicentro di endoscopia di poter eseguire routina-riamente cistoscopie flessibili.Metodica: il sistema è costituito da due compo-nenti: il cistoscopio e la guaina. Il cistoscopioflessibile CST-2000 Vision Sciences è privo dicanali e ha una forma a D che si adatta allaguaina formando un ovale di 4.6 X5.6 mm. Laguaina (EndoSheath) monouso è costituita daun raccordo rigido in plastica che la fissa alcistoscopio e ha un canale operatore interno di2,1 mm in poliestere intrecciato che correlungo tutto lo strumento e permette il flusso diacqua e il passaggio di strumenti. La puntadella guaina dispone di una finestra ottica cheaderendo perfettamente alla punta del cisto-scopio permette una visione ottimale. Risultati: presso il nostro centro di endoscopiaabbiamo eseguito dall’Ottobre 2006 al Giugno2007 240 procedure con questa tecnica. Nonabbiamo riscontrato alcuna complicanza e laprocedura si è dimostrata ben tollerata da tuttii pazienti. La necessaria confidenza con la stru-mentazione viene raggiunta dopo un numeroesiguo di procedure sia da parte dell’operatoreche da parte dell’assistente infermieristico.Nella nostra esperienza il dispositivo lasciaintatti tutti i vantaggi della cistoscopia flessibi-

le aggiungendone altri: 1. La sicurezza per ilpaziente di un sistema completamente monou-so che azzera ogni possibilità di rischio infetti-vo. 2. L’abbandono di qualsiasi dispositivo disterilizzazione potenzialmente tossico per glioperatori e dannoso per gli strumenti. 3.L’assenza di pause durante il lavoro per la steri-lizzazione degli strumenti, con aumento dellaproduttività e riduzione della necessità di per-sonale per la rigenerazione degli strumenti. 4.La possibilità di eseguire con un solo strumen-to consecutivamente e senza interruzione tuttele procedure che si desidera eseguire. Un’ ana-lisi dei costi appare in favore di un tale dispo-sitivo, infatti il costo delle guaine va controbi-lanciato al risparmino legato alla necessità diun solo endoscopio, alla riduzione dei costi diriparazione poiché la guaina protegge lo stru-mento e il non uso di agenti chimici germicidine evita l’usura, l’assenza di costi di sterilizza-zione e l’aumento delle procedure eseguibilicon un personale impegnato con maggior effi-cienza.Conclusioni: i vantaggi esposti hanno reso pres-so il nostro centro la cistoscopia flessibile consistema EndoSheath slide-on lo standard perl’endoscopia di controllo nel follow-up delleneoplasie della vescica. Riteniamo che l’utilizzodi tale dispositivo possa permettere a moltialtri centri di accostarsi all’ uso routinario dellacistoscopia flessibile con i numerosi vantaggiche ciò comporta per il paziente.

Video Aula Rossa 18 Setttembre 08.00-09.00 Laparoscopia 1

V7PIELOPLASTICA LAPAROSCOPICA SINISTRATRANSMESENTERICA CON ACCESSO DIRET-TO ALLA GIUNZIONE PIELO-URETERALEF. Porpiglia, M. Billia, J. Renard, I. Morra,M. Poggio, C. Scoffone, D. Vaccino, F. Ragni eR.M. ScarpaUniversità di Torino, Divisione Universitaria diUrologia, Ospedale San Luigi (Orbassano)

Introduzione e Obiettivi: La pieloplastica laparo-scopica transperitoneale sinistra viene general-mente eseguita mediante mobilizzazione delcolon discendente. Tale manovra non permettesempre un'ottima esposizione dei reperi anato-mici. Per ottenere un accesso diretto alla giun-zione pielo-ureterale (GPU) ed evitare tale

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manovra é possibile incidere il peritoneo visce-rale posteriore in corrispondenza dello spaziomesenterico-colico. In questo video presentia-mo un caso di pieloplastica transperitonealelaparosopica con un accesso diretto alla GPU.Metodi: Il paziente viene posizionato in undecubito laterale a 45°. Si induce pneumope-ritoneo e vengono inseriti 3 trocars. Il piccolointestino viene medializzato, la flessura colicaviene sollevata esponendo così lo spaziomesenterico-colico sinistro. Si identificano: lavena mesenterica inferiore, la vena gonadica el'uretere al di sotto del peritoneo. L'incisionedel peritoneo viene praticata in una zona ava-scolare parallelamente e lateralmente alla venamesenterica inferiore ed alla vena gonadica, tral'arteria colica media e l’arteria colica sinistracreando un accesso al retroperitoneo. I piccolivasi mesocolici vengono clippatti e sezionati. Siidentificano l'uretere, la GPU e la pelvi chevengono dissecati. Per facilitare tale manovra,il margine superiore dell'incisione viene sospe-so con un punto alla parete addominale latera-le. La GPU viene sezionata e l'uretere vienespatulato. Si esegue pieloplastica sec.Anderson-Hynes con 2 suture continue. Primadi completare l'anastomosi viene inserito undoppio J. Per dare maggiore sicurezza, l'ana-stomosi viene ricoperta da 2 ml di colla difibrina (Tissucol®). Il peritoneo posterioreviene ricostruito con 3 punti.Risultati: La procedura è durata 2 ore. Nonsono state registrate complicanze.Conclusioni: L’accesso diretto alla GPU attraver-so lo spazio mesenterico-colico rappresentaun'opzione all’accesso transperitoneale stan-dard e dovrebbe essere preso in considerazionein tutti i pazienti con malattia giuntale, special-mente in presenza di soggetti magri e con pelvidistesa.

V8PIELOPLASTICA SECONDO ANDERSONHYNES LAPAROSCOPICA ASSISTITA DALROBOT DA VINCIG.M. Ludovico, G.D. Vestita, G. Cardo,G. Pagliarulo1, M. Erinnio, F.P. Maselli, E. Restini1

Dipartimento delle Specialità Chirurgiche, UnitàOperativa di Urologia Ospedale “S. Giacomo”Monopoli, Bari; 1Dipartimento di Chirurgia GeneraleMininvasiva e Robotica “La Madonnina” Bari

Il video presenta le varie fasi della tecnica chi-rurgica laparoscopica della pieloplastica secon-

do Anderson Hynes, assistita dal robot DaVinci nella fase di ricostruzione. La morbilità postoperatoria, associata alle inci-sioni della chirurgia open, ha condotto, allaesplorazione di numerose procedure endosco-piche miniinvasive di endopielotomia antero-grada e retrograda.Tali procedure chirurgiche offrono buoni risul-tati di successo (70-80%), ma non comparabi-li con quelli ottenuti con la pieloplastica secon-do Anderson Hynes .La pieloplastica secondo Anderson Hynes ese-guita per via laparoscopica consente di ottene-re gli stessi risultati della chirurgia open, perquanto riguarda la rimozione dell’ostruzione edella sintomatologia, mediante un accessominiinvasivo.Il sistema della chirurgia laparoscopica assisti-ta dal Robot Da Vinci consente una più precisaed efficiente sutura, superando i limiti dellasutura laparoscopica che rappresentano unodei maggiori impedimenti alla diffusione dellatecnica. Il Da Vinci consente, infatti, nelle fasi rico-struttive una maggior precisione, rispetto allatecnica laparoscopica, per i vantaggi offerti dalsistema che offre la possibilità di usufruire dimultipli gradi di libertà dei movimenti, conconseguente maggiore articolazione degli stes-si, oltre ad una visione tridimensionale magni-ficata del campo operatorio.La pieloplastica laparoscopica robot assistitanonostante il breve follow up rappresenta unatecnica sicura ed efficiente con una più preco-ce curva di apprendimento

V9CORREZIONE LAPAROSCOPICA DI FISTOLAVESCICO-VAGINALEVIDEOF. Porpiglia, I. Morra, A. Volpe, M. Billia,R.M. ScarpaDivisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Ospedale San Luigi,Orbassano (Torino)

Introduzione: L’isterectomia è la causa principa-le di fistola vescica-vaginale (FVV), la cui inci-denza risulta pari a 1/1800 procedure e sino adoggi, sono state descritte numerose tecnicheper la correzione delle FVV. L’approccio openpresenta efficacia dell’85-100% in base allasede della fistola, similmente alla tecnica trans-vaginale, che però presenta minore morbilità,

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ma è poco indicata per le fistole alte, la cui cor-rezione risulta difficoltosa.La laparoscopia viene sempre più frequente-mente impiegata per il trattamento di patologiecomplesse quali la FVV ed attualmente in let-teratura sono stati riportati 31 correzioni diFVV, eseguite con tecniche differenti..Materiali e Metodi: In questo video descriviamola tecnica di correzione laparoscopica di FVVda noi utilizzata in 3 pazienti consecutive.La procedura si articola in 3 fasi: escissionedella fistola per via trans-vescicale, ricostruzio-ne della vescica e della parete vaginale, inter-posizione di omento peduncolarizzato tra ledue pareti. Con la paziente in posizione litotomica dorsa-le, si introducono 5 trocar con disposizione aventaglio, si liberano le aderenze esito dellapregressa isterectomia e si incide il peritoneoposteriore. Si separa la base della vescica dallaparete vaginale anteriore, quindi si apre laparete vescicale e si identifica l’orifizio fistolo-so a livello del trigono vescicale. Si incide lacupola vaginale e si reseca il tramite fistoloso;si prepara quindi la parete vaginale che vienesuturata con vicryl 0. Si sutura la parete vesci-cale in doppio strato con vicryl 2-0 e si inter-pone l’omento che viene fissato con un puntoalla parete vaginale. Si completa l’intervento con la ricostruzionedel peritoneo posteriore.Risultati: Nessuna complicanza è stata registra-ta ed il tempo medio di cateterizzazione è risul-tato 8.2 giorni (7-12). La cistografia retrogradaed i controlli postoperatori hanno documenta-to la completa guarigione nel 100% dei casi.Conclusioni: Sulla base dei risultati ottenuti edell’analisi della letteratura riteniamo che lacorrezione laparoscopica di FVV, grazie allascarsa invasività e morbilità, rappresenti unavalida opzione rispetto alle tecniche aperte tra-dizionali.

V10ADENOMECTOMIA PROSTATICA LAPARO-SCOPICA EXTRAPERITONEALE A. Celia, G. Zeccolini, G. Breda Struttura Complessa di Urologia, Ospedale SanBassiano, Bassano del Grappa (Vicenza)

Scopo: Lo scopo di questo video è di presenta-re “step by step” la nostra tecnica di adeno-mectomia prostatica laparoscopica con accessoextraperitoneale.

Materiali e Metodi: L’intervento inizia con lapreparazione dello spazio extraperitoneale ed ilposizionamento dei trocar operativi secondo loschema abituale. Si prepara la loggia prostaticaliberandola dal grasso periprostatico. Si isolasuccessivamente il piano anteriore del collovescicale scivolando sul margine convesso pro-statico. Si apre anteriormente il collo vescicalee si incide la mucosa sul labbro posteriore dellostesso. Per questa via si scolla agevolmente ilversante posteriore dell’adenoma dalla capsula.L’adenomectomia prostatica viene completataseguendo il piano dell’adenoma postero-late-ralmente ed anteriormente. L’enucleazionestrumentale dell’adenoma è possibile con mini-me perdite ematiche se si procede sul pianocorretto, senza forzature e con l’impiego mira-to dell’elettrobisturi. Giunti all’estremità distale, si incide sotto visio-ne l’uretra in prossimità del veru montanum.Successivamente si migliora l’emostasi concoagulazioni selettive ed il passaggio di 2 puntilaterali secondo l’abituale schema dell’adeno-mectomia a cielo aperto. Si esegue inoltre lacosiddetta “retrigonizzazione dell’uretra” con 3punti in Vycril 00. La capsula prostatica vienechiusa con sutura continua, previo posiziona-mento del catetere con 30-40 cc nel palloncinoin loggia prostatica. L’intervento si conclude conla verifica della tenuta della sutura, l’asportazio-ne dell’adenoma in endobag ed il posiziona-mento di un drenaggio tubulare nel Retzius.Discussione: Recentemente in letteratura sonostate riportate in più centri esperienze di adeno-mectomia prostatica secondo Millin eseguitacon tecnica laparoscopica. I risultati funzionalirisultano sovrapponibili alla tecnica open ma irisultati complessivi sono migliorati dai vantag-gi legati alla laparoscopia: mini-invasività, scar-so sanguinamento e rapido recupero nel posto-peratorio. Il confronto resta aperto con la Holep:entrambe le tecniche sono min-invasive e si pre-stano per il trattamento di grossi adenomi.Si tratta di valutare quale di queste 2 vie sia piùconveniente in termini di curva di apprendi-mento, tempi di occupazione della sala opera-toria, tempi di ospedalizzazione, complicanze,riammissioni precocci in ospedale, risultati adistanza e, ultimo ma non da meno, costi com-plessivi, all’interno dei quali va compresoanche il DRG che è il doppio per la Millinrispetto alla Holep!Oggi una risposta a questi dubbi ancora nonc’è. L’implementazione e la diffusione della tec-nica laparoscopica di rimozione dell’adenoma

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prostatico vanno nella direzione giusta e ciconsentiranno di dare una risposta al quesito.Conclusioni: L’adenomectomia prostatica lapa-roscopica extraperitoneale appare come unatecnica semplice e fattibile. Comunque ulterio-ri esperienze sono necessarie per stabilire ilreale ruolo di questa procedura nell’ambitodelle opzioni attualmente disponibili per iltrattamento della ipertrofia prostatica.

V11RIPARAZIONE LAPAROSCOPICA EXTRAPE-RITONEALE DI ERNIA INGUINALEA. Celia, G. Breda, G. Zeccolini Struttura Complessa di Urologia, Ospedale SanBassiano, Bassano del Grappa (Vicenza)

Introduzione: La tecnica chirurgica della ripara-zione dell’ernia inguinale ha visto nel corsodegli anni un’evoluzione dalla semplice ripara-zione tissutale secondo Bassini, all’impiegodelle protesi per via aperta, alla riparazionelaparoscopica. L’impiego della “mesh” ha ridot-to il tasso di recidiva dal 15 all’1%. Obiettivi: Dimostrare in dettaglio la tecnica diriparazione laparoscopica extraperitoneale del-l’ernia inguinale con mesh protesica. Materiali e Metodi: In questo video viene ini-zialmente descritta l’anatomia laparoscopicaextraperitoneale dell’ernia inguinale diretta oindiretta e successivamente vengono eviden-ziati i momenti salienti dell’intervento. Creatolo spazio extraperitoneale, si identificano ilsacco erniario ed il funicolo spermatico.L’intervento continua con l’isolamento e laretrazione del sacco erniario in cavità addomi-nale dalla fossetta erniaria, ponendo particola-re cura nell’evitare lesioni accidentali del peri-toneo e dei vasi funicolari. Completato l’isola-mento del funicolo spermatico, viene inserita acavalcioni dello stesso una mesh di Prolene 10x 8 cm, sagomata con una particolare formaallo scopo di evitarne il dislocamento. La tec-nica di modellaggio, posizionamento e fissag-gio della mesh è sostanzialmente analoga perentrambi i tipi di ernia. Il tempo impiegato perla riparazione laparoscopica dell’ernia è di circa45 min. L’intervento si conclude con il posizio-namento di un drenaggio in aspirazioneper 12 ore nel Retzius al fine di evitare raccol-te ematiche, potenziale causa di infezioni.Discussione: Nella nostra esperienza la ripara-zione laparoscopica extraperitoneale dell’erniainguinale, eseguita in associazione ad altra

patologia urologica, si è dimostrata una proce-dura semplice ed efficace e con un tasso di reci-diva dello 0%.Riteniamo che l’urologo debba possedere nelsuo armamentario chirurgico la tecnica di ripa-razione dell’ernia, open e/o laparoscopica,derivata dalla conoscenza e dalla competenzachirurgica della pelvi. Il nostro pensiero vienesupportato dall’esperienza consolidata di molticentri urologici europei che eseguono tale pro-cedura routinariamente. Ricordiamo inoltreche le linee guida dell’EAU, proposte nel 2002,presentano la “Laparoscopic Hernia Repair”come una procedura ad alto livello di racco-mandazione (A).Conclusioni: La riparazione laparoscopica extra-peritoneale con mesh rappresenta una opzionevalida, rapida e sicura nel trattamento dell’er-nia inguinale.

Video Aula Arancione 18 SETTEMBRE 08.00-09.00 Laparoscopia 2

V12CISTECTOMIA PARZIALE ENDO-LAPARO-SCOPICA PER ENDOMETRIOSI VESCICALE L. Carmignani, G. Aimi1, P. Vercellini1, M. Spinelli2,G. Bozzini2, R. Anceschi2, F. Rocco2, L. Fedele1

UO Urologia IRCCS Policlinico San Donato (Milano);2UO Urologia; 1UO Ginecologia Ostetricia IRCCSOspedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e RegineElena (Milano)

Introduzione: La reale incidenza dell’endome-triosi nella popolazione generale è poco defini-ta; il gruppo italiano per l’endometriosi ritieneil riscontro del 12% di endometriosi pelvica incorso di chirurgia per fibromi uterini, un datoapplicabile alla popolazione generale.Il coinvolgimento del tratto urinario in corso diendometriosi è un evenienza molto rara, stima-ta nell’ordine dello 0,5-1% dei casi totali diendometriosi.L’endometriosi vescicale descritta per la primavolta da Judd nel 1920, costituisce circa l’80%di tutte le localizzazioni della malattia a livellodel tratto urinario, mentre l’endometriosi urete-rale (Cullen 1917) circa il 10%; molto più raresono le localizzazioni renali, uretrali e vaginali.Descrizione della tecnica: Presentiamo in questovideo un tecnica chirurgica combinata endo-scopica laparoscopica per l’esecuzione dicistectomia parziale nel trattamento dell’endo-

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metriosi vescicale. Successivamente al posizio-namento dei trocar operativi ed all’induzionedel pneumoperitoneo si procede alla reperta-zione dell’utero e degli annessi. Si procedequindi con l’ausilio della pinza bipolare allacreazione del piano vescico uterino con libera-zione della parete posteriore della vescica. Sipassa quindi al tempo endoscopico eseguitocon resettore ed ottica 0°. Con l’ansa vienedelimitato il nodulo endometriosico lasciandoalmeno 5 mm. di tessuto sano perilesionale;successivamente si approfondisce l’exeresi finoal pericistio. Il perfezionamento della cistecto-mia parziale avviene con l’asportazione dellalesione per via laparoscopica con forbici mono-polari. Al termine del tempo demolitivo, la sin-tesi dei margini di resezione si ottiene in dupli-ce strato (mucosa-detrusore, detrusore-perici-stio) con due suture continue di Vicryl 2/0. Ilcontrollo della tenuta idraulica del reservoirvescicale avviene per via endoscopica. Discussione: Solitamente i casi di endometriosivescicale di dimensioni considerevoli e le loca-lizzazioni ureterali richiedono, per essere effi-cacemente e definitivamente trattati, l’approc-cio chirurgico.Il razionale della terapia chirurgica dell’endome-triosi urinaria risiede nel fatto che una completaexeresi della malattia in un’unica procedura chi-rurgica, riduce in maniera statisticamente signi-ficativa la sintomatologia dolorosa e disfunzio-nale e previene le recidive. Il trattamento del-l’endometriosi vescicale rimane comunque det-tato dall’età dalla paziente, dal suo stato di salu-te generale, dal suo desiderio riproduttivo, dallaseverità dei sintomi e dalla localizzazione dellalesione; comprende sia opzioni mediche chechirurgiche; il trattamento deve quindi esserepersonalizzato e multidisciplinare.Conclusioni: La tecnica combinata endoscopicalaparoscopica di cistectomia parziale per endo-metriosi vescicale consente una soddisfacenteradicalità con buon esito curativo. A tale carat-teristica, raggiungibile anche nell’approccioopen, va sommata la mininvasività e la miglio-re tollerabilità, tipiche degli interventi endo-laparoscopici.

V13DIVERTICULECTOMIA VESCICALE LAPARO-SCOPICA EXTRAPERITONEALEA. Celia, G. Zeccolini, G. BredaStruttura Complessa di Urologia, Ospedale SanBassiano, Bassano del Grappa (Vicenza)

Introduzione: Il riscontro di un diverticolovescicale è spesso occasionale, in corso di inda-gini eseguite per una sintomatologia disuricada ostruzione cervico-uretrale. L’indicazione al trattamento è legata alla pre-senza di infezione urinaria, calcoli o tumoriendodiverticolari. Negli ultimi anni la letteratura ha dimostratocome l’approccio “Endo-Laparoscopico”, com-binando la diverticulectomia laparoscopica conla resezione endoscopica della prostata, siasuperiore all’approccio open per via del mino-re sanguinamento intraoperatorio, della mino-re somministrazione di farmaci antalgici edurata del ricovero.Materiale e Metodi: In questo video presentia-mo i momenti salienti dell’intervento.Dopo aver eseguito la enucleazione endoscopi-ca di 2 piccoli lobi prostatici con Laser Tulio, siprosegue in laparoscopia con accesso extrape-ritoneale. Successivamente si isola il divertico-lo vescicale in sede posterolaterale destra.L’isolamento viene facilitato dalla distensioneendoscopica del diverticolo. Dopo aver completato l’isolamento diverticola-re, spegnendo la luce del laparoscopio, si evi-denzia per trasparenza la luce intradiverticola-re emessa dal resettore, a ulteriore facilitazionedella manovra. Si incide per via endoscopica ilcolletto diverticolare con laser Tulio, e per vialaparoscopica si completa l’escissione seguen-do tale linea. Si completa l’asportazione del diverticolo. Labreccia vescicale viene suturata in duplice stra-to: in continua lo strato mucoso ed in puntistaccati lo strato detrusoriale-pericistico.L’intervento si conclude con il controllo dellatenuta della sutura, il posizionamento di undrenaggio tubulare nel Retzius e la rimozionein endobag del diverticolo vescicale e dei lobiprostatici precedentemente enucleati.Risultati: Il tempo operatorio è di 2,5 ore e leperdite ematiche sono non significative (< di100 cc). Il catetere è stato rimosso in VIII gior-nata dopo il controllo cistografico risultatonegativo per spandimenti del m.d.c.Conclusioni: La simultanea enucleazione endo-scopica della prostata con Laser Tulio e ladiverticulectomia laparoscopica extraperito-neale si è dimostrata una efficace strategia neltrattamento della ipertrofia prostatica benignaassociata a voluminoso diverticolo vescicale.Tale combinazione consente inoltre la rimozio-ne degli interi lobi prostatici enucleati con ilLaser, risparmiando così l’uso del morcellatore.

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V14PROSTATECTOMIA LAPAROSCOPICA EXTRA-PERITONEALE ROBOT ASSISTITA: EVOLUZIO-NE DALLA TECNICA EXTRAFASCIALE A QUEL-LA INTRAFASCIALEG.M. Ludovico, G.D. Vestita, G. Cardo,G. Pagliarulo1, M. Erinnio, F. P. Maselli, E. Restini1

Dipartimento delle Specialità Chirurgiche, UnitàOperativa di Urologia Ospedale “S. Giacomo” Monopoli,Bari; 1Dipartimento di Chirurgia Generale Mininvasiva eRobotica “La Madonnina”, Bari

Introduzione e Obiettivi: La tecnica della prosta-tectomia laparoscopica robotica per i pazienticon cr prostatico di recente ha assunto notevoleinteresse.Riportiamo di seguito la nostra esperienza con ilda Vinci® Robotic Surgical System (IntuitiveSurgical, Inc., Sunnyvale, CA, USA) utilizzandol’accesso extraperitoneale. Materiali e Metodi: 50 pazienti sono stati sottopo-sti a prostatectomia laparoscopica robot assistitada ottobre 2005 a aprile 2007 per via extraperi-toneale nel Dipartimento di Chirurgia GeneraleMininvasiva e Robotica “La Madonnina” di Bari.In 39 casi si è utilizzata la tecnica extrafasciale edin 11 casi si è adottata la procedura intrafasciale.Età media 65 anni (range 51-75), valore mediodel PSA preoperatorio di 7.3 ng/mL (range 2.3 -18,4), gleason score medio 6 (4-9).Risultati: Tempo operativo effettivo medio è statodi 220 min (range 120-400), la perdita media disangue intraopoeratoria è stata di 230 cc, l’emo-trasfusione si è utilizzata in 12 paz soprattuttonella fase iniziale.In tre pazienti si è avuta conversione a cielo aper-to di cui uno per problemi tecnici alla consolle.Rimozione drenaggio in terza e catetere vescicalein settima giornata post operatoria.Follow up medio di 10 mesi (3-18). Lo stadiopatologico è stato pT2a nell’11%, pT2b nel 54%,pT3a 23% e pT3b 12%, con percentuale globaledi margini positivi del 18%.La continenza (no pad) a tre e sei mesi è del 89%e del 96% rispettivamente con paziente asciuttoalla rimozione del catetere o entro una settimananel 42% e nel 64%.Il deficit erettile è presente nel 68% dei casisoprattutto nella serie extrafasciale giungendo al32% nella serie intrafasciale.Conclusioni: Nonostante il breve follow up, l’ap-proccio extraperitoneale intrafasciale rappre-senta una tecnica innovativae sicura che offre ivantaggi dell’articolazione e della destrezza deibracci robotici. I risultati oncologici e funziona-

li sembrano comparabili con le altre tecnichecodificate.

V15L’UTILIZZO DEL SISTEMA DI COAGULAZIONEGYRUS IN CORSO DI PROSTATECTOMIARADICALE LAPAROSCOPICA (VIDEO) R.Tarabuzzi1, F. Varvello, S. Zaramella,G. Marchioro, G. Maso, S. Ranzoni e C. Terrone Ospedale Maggiore della Carità, Novara

Obiettivi: La possibilità di utilizzare sistemi diemostasi efficaci contribuisce a ridurre i tempidella curva di apprendimento della prostatec-tomia laparoscopica.È noto come uno dei fattori di resistenza alladiffusione di questa tecnica sia rappresentatodal potenziale spreco di risorse in termini diutilizzo di ore di sala operatoria.Obiettivo del video è dimostrare come l’intro-duzione nella tecnica personale di uno stru-mento da taglio e coagulo abbinato alla tecno-logia GYRUS abbia consentito di ottenere unrapido ed efficace controllo dell’emostasi incorso di prostatectomia radicale laparoscopicanon nerve sparing. Materiali e Metodi: La tecnologia GYRUS mettea disposizione diversi presidi per emostasi uti-lizzabili in diverse modalità (chirurgia open,endoscopia, laparoscopia). Il sistema eroga unacoagulazione bipolare a bassi voltaggi (< 200V) con minimo insulto tessutale, raggiungendotemperature inferiori rispetto alla comunecoagulazione monopolare. Il sistema è utilizza-bile in chirurgia laparotomica abbinato a pinzeda coagulo monouso, in endoscopia abbinatoad anse monouso per resezione prostatica evescicale e in laparoscopia abbinato ad unavasta gamma di pinze monouso da coagulo eda taglio e coagulo; in particolare per la chi-rurgia laparoscopica è disponibile in commer-cio una pinza da 5 mm di calibro che consen-te di coagulare e tagliare in successione auto-matica il tessuto coagulato.Questo dispositivo è stato introdotto di routi-ne in corso di prostatectomia radicale laparo-scopica non nerve sparing nella nostra faseinziale della curva di apprendimento. Il videodimostra l’impiego di questo strumento inalcuni tempi chirurgici a particolare rischioemorragico. Risultati: Da gennaio a dicembre 2006 sonostate eseguite 19 prostatectomie radicali lapa-roscopiche non nerve sparing. La pinza da

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emostasi GYRUS è stata introdotta a partiredalla quindicesima procedura.I tempi chirurgici in cui lo strumento ha dimo-strato i maggiori vantaggi sono risultati la disse-zione del piano prostato-vescicale ed il controllodei peduncoli vascolari postero-laterali, mentre ilcontrollo del plesso di Santorini ha semprerichiesto l’utilizzo di sutura intracorporea “freehands”.Il video dimostra anche che il controlloottimale dell’emostasi rende molto più agevole etecnicamente precisa la preparazione del collovescicale, agevolando notevolmente anche lasuccessiva anastomosi uretro-vescicale. Conclusioni: Nella nostra esperienza il sistema peremostasi GYRUS, con il costo di una unica mac-china, offre il vantaggio di poter essere utilizzatocon diversi presidi monouso come le anse daresezione prostatica, le pinze da emostasi perchirurgia laparotomica e le pinze da taglio ecoagulo per laparoscopia.

V16RIPARAZIONE LAPAROSCOPICA EXTRAPERI-TONEALE DI ERNIA INGUINALEA. Celia, G. Breda, G. Zeccolini Struttura Complessa di Urologia, Ospedale San Bassiano,Bassano del Grappa (Vicenza)

Introduzione: La tecnica chirurgica della ripara-zione dell’ernia inguinale ha visto nel corso deglianni un’evoluzione dalla semplice riparazionetissutale secondo Bassini, all’impiego delle prote-si per via aperta, alla riparazione laparoscopica.L’impiego della “mesh” ha ridotto il tasso di reci-diva dal 15 all’1%. Obiettivi: Dimostrare in dettaglio la tecnica diriparazione laparoscopica extraperitoneale del-l’ernia inguinale con mesh protesica. Materiale e Metodi: In questo video viene inizial-mente descritta l’anatomia laparoscopica extra-peritoneale dell’ernia inguinale diretta o indirettae successivamente vengono evidenziati imomenti salienti dell’intervento. Creato lo spazioextraperitoneale, si identificano il sacco erniarioed il funicolo spermatico. L’intervento continuacon l’isolamento e la retrazione del sacco erniarioin cavità addominale dalla fossetta erniaria,ponendo particolare cura nell’evitare lesioni acci-dentali del peritoneo e dei vasi funicolari.Completato l’isolamento del funicolo spermati-co, viene inserita a cavalcioni dello stesso unamesh di Prolene 10 x 8 cm, sagomata con unaparticolare forma allo scopo di evitarne il dislo-camento. La tecnica di modellaggio, posiziona-

mento e fissaggio della mesh è sostanzialmenteanaloga per entrambi i tipi di ernia. Il tempoimpiegato per la riparazione laparoscopica del-l’ernia è di circa 45 min. L’intervento si concludecon il posizionamento di un drenaggio in aspira-zione per 12 ore nel Retzius al fine di evitare rac-colte ematiche, potenziale causa di infezioni.Discussione: Nella nostra esperienza la riparazio-ne laparoscopica extraperitoneale dell’erniainguinale, eseguita in associazione ad altra pato-logia urologica, si è dimostrata una procedurasemplice ed efficace e con un tasso di recidivadello 0%.Riteniamo che l’urologo debba possedere nel suoarmamentario chirurgico la tecnica di riparazio-ne dell’ernia, open e/o laparoscopica, derivatadalla conoscenza e dalla competenza chirurgicadella pelvi. Il nostro pensiero viene supportatodall’esperienza consolidata di molti centri urolo-gici europei che eseguono tale procedura routi-nariamente. Ricordiamo inoltre che le lineeguida dell’EAU, proposte nel 2002, presentano la“Laparoscopic Hernia Repair” come una proce-dura ad alto livello di raccomandazione (A).Conclusioni: La riparazione laparoscopica extra-peritoneale con mesh rappresenta una opzionevalida, rapida e sicura nel trattamento dell’erniainguinale.

Comunicazioni Aula Blu 19 SETTEMBRE 08.00-09.00 Miscellanea 2

C22TURP GYRUS CON INTENTO RADICALE COMEMODALITÀ DI TRATTAMENTO DEL CARCINO-MA PROSTATICO: DAL MITO ALLA REALTÀM. Tura, O. Fenice, M. Parravicini, P. Baroni U.O. Urologia, Policlinico di Monza

Introduzione: Poichè la prostatectomia radicale èormai accettata come prima scelta per il carcino-ma prostatico, il trattamento endoscopico rap-presenta una vera e propria sfida per l’urologosebbene la tecnologia e la tecnica operatoria sisiano evolute sempre più, a partire dagli inse-gnamenti pioneristici di Reuter, ed anche la dia-gnostica possa ormai essere considerata otti-mizzata. D’altra parte la motivazione personaledei pazienti diventa un fattore sempre piùimportante, oltre alle implicazioni legali offertedal consenso informato al trattamento, enfatiz-zando il concetto, già attuale e pregnante, delmantenimento della qualità di vita.

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Infatti nel caso di una malattia, comunqueestremamente invalidante anche se pocoaggressiva, com’è il carcinoma prostatico, ilmantenimento della continenza urinaria e lapreservazione della funzione sessuale come cri-teri di scelta nel trattamento chirurgico, oltreche il controllo oncologico, possono risultaredeterminanti nell’indirizzarci verso una meto-dica mini invasiva.Materiali e Metodi: Sulla scorta dell’esperienzadi alcuni autorevoli autori che ci hanno prece-duto nel trattamento endoscopico del carcino-ma prostatico procediamo nella resezione com-pleta del tessuto prostatico sino alla capsula:per verificare l’estensione raggiunta eseguiamoun controllo ecografica della prostata transret-tale peroperatorio.La radicalità viene indirizzata dalla lateralitàdel tumore, desunta dall’esame anatomopato-logico della biopsia prostatica, e viene confer-mata dall’esame estemporaneo al criostato;un’eventuale perforazione mirata della capsula,in caso di superamento della stessa, consentecomunque la preservazione di almeno unfascio vascolo nervoso.Risultati: Il follow up dei pazienti trattati sinora,risulta inadeguato per caratterizzare la nostraesperienza, che risulta quindi anedottica.La chiave di successo del trattamento endosco-pico risiede nell’utilizzo dell’elettrobisturibipolare a radiofrequenza Gyrus che consentevelocità di taglio e precisione di coagulo supe-riore alla normale ansa diatermica monopolare,permettendoci così di ridurre il tempo necessa-rio per la resezione prostatica e coagulando piùcelermente le bocche venose aperte durante iltaglio. Abbiamo registrato inoltre un minore dannotessutale causato dalla ridotta temperaturaapplicata durante il taglio, fornendo all’anato-mopatologo un tessuto istologicamente menoalterato.Discussione: Riserviamo la modalità endoscopi-ca di trattamento ai pazienti affetti da carcino-ma prostatico non candidabili alla chirurgia, oche rifiutano differenti metodiche (radioterapiaconformazionale, terapia interstiziale, criotera-pia) ed alle forme localmente avanzate; è pos-sibile inoltre applicare tale metodica conmodalità di salvataggio dopo fallimento doporadioterapia. La TURP GYRUS nelle nostre mani rappresen-ta un ausilio tecnologico che consente un trat-tamento semplice e sicuro del carcinoma pro-statico.

C23I BUCHI NERI IN ENDOUROLOGIAL. Defidio, M. De DominicisU.O.C. di Urologia, Ospedale Cristo Re, Roma

Introduzione: Nell’universo il buco nero è uncorpo celeste dotato di un campo gravitazionalecosì intenso da impedire a qualsiasi oggetto epersino alla luce (emissione elettromagnetica) diallontanarsi da esso. Per tale motivo esso nonpuò essere mai osservato direttamente e vienedetto, appunto, “nero”. In endourologia il termi-ne “buco nero” si riferisce a tutte quelle situazio-ni in cui esiste una comunicazione puntiformetra la via escretrice e una cavità. Descriviamo ibuchi neri che si possono incontrare durante l’e-splorazione endoscopica del rene.Materiali e Metodi: Per l’esplorazione sistematicadel rene abbiamo utilizzato l’ureterorenoscopioflessibile DUR-8 Elite ACMI-Gyrus introdottoper via retrograda. I casi osservati e trattati con-sistevano in 3 diverticoli caliceali complicati dacalcolosi, 2 cisti comunicanti e 2 fistole veno-caliceali. I diverticoli, entrambi del calice supe-riore, sono stati trattati con una apertura delcolletto mediante laser e litolapassi. Le cisti, delpolo superiore del rene, sono state trattatemediante una dilatazione meccanica del collet-to con esplorazione della cavità. In uno dei 2casi di fistola veno-caliceale, in cui l’esplorazio-ne del rene era stata dettata da una ematurialateralizzata, poiché la fistola non sanguinava,fu esplorato il rene controlaterale. Nell’altrocaso, per il dimostrato sanguinamento, fu pro-grammata una embolizzazione superselettivapercutanea.Risultati: In tutti i casi l’aspetto endoscopico deltramite di comunicazione era un “buco nero”.Al controllo dopo 3 mesi i pazienti con diverti-coli caliceali erano asintomatici con negativitàecografia e radiologica. Nei casi di cisti comu-nicanti l’ecografia ha dimostrato notevole ridu-zione delle cavità e un sistema non in tensione.Nei pazienti con ematuria lateralizzata confistola veno-caliceale scomparve il sanguina-mento: nel caso della fistola non sanguinante fuscoperto un tumore uroteliale di alto grado nelrene controlaterale con successiva nefrourete-rectomia; nel caso di fistola sanguinamte l’em-bolizzazione fu risolutiva.Conclusioni: Tutti i “buchi neri” nell’alta viaescretrice sono patologici e devono essere stu-diati. Il trattamento non è sempre necessario(es. fistola non sanguinante). Nei casi di cisticomunicanti il drenaggio retrogrado è il tratta-

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mento di scelta per la sua mininvasività ed effi-cacia. Per le cisti comunicanti del calice inferio-re tale trattamento deve essere associato ad unadiatermocoagulazione della parete.

C24EFFETTI DEL CONTENUTO INTRALUMINALESULLA CAPACITÀ COAGULATIVA DEI VASIOTTENUTA CON L’UTILIZZO DELL’HARMO-NIC ACE®E DEL LIGASURE V®G. Mirabile1, C.K. Phillips2, G.W. Hruby2,P. Bove1, A. Campagna1, D.S. Lehman2, P. WeiHong2, J. Landman2

1Cattedra di Urologia, Università di Tor Vergata, Roma;2Columbia Presbyterian Medical Center, New York, NY,U.S.A.

Introduzione: Gli apparecchi chirurgici che uti-lizzano energia (ESD:Energy-based surgicaldevice) fanno parte della strumentazione piùimportante per ottenere l’emostasi durante gliinterventi di chirurgia laparoscopica. Nono-stante gli sforzi impiegati per ottimizzare l’in-tensità dell’effetto manipolando le fonti di ener-gia e le pressioni, nessuno studio in precedenzaha valutato l’efficacia dei ESD in diverse condi-zioni fisiologiche. Abbiamo valutato l’effetto delcontenuto dei vasi sulla pressione di coagula-zione (BP bursting pressure) su due apparecchi(ESD) attualmente in commercio: l’ HarmonicACE® e il LigaSure V®.Materiali e Metodi: Gli esperimenti sono statieseguiti sulla vascolarizzazione di 24 maialidomestici. I vasi sanguigni sono stati riempiticon sangue a differenti concentrazioni o consoluzioni di albumina a vario contenuto protei-co. Dopo l’utilizzo dello strumento per ognivaso sono state registrate le dimensioni del vasoe la pressione di coagulazione. Risultati: Nelle arterie e vene di 0-3mm dopol’utilizzo sia dell’Harmonic ACE® che delLigaSure V®, sono state registrate elevate pres-sioni di coagulazione (BP) con un ematocritointraluminare superiore a quello fisiologico.Nelle arterie e vene coagulate con l’ HarmonicACE®, concentrazioni crescenti di albuminaerano in grado di aumentare le pressioni dicoagulazione, anche se queste risultavano infe-riori alle quelle ottenute con livelli di ematocri-to superiori alla norma. Utilizzando il LigaSureV® non sono stati dimostrati aumenti pressoricon concentrazioni di albumina crescenti.Entro i range testate, non si è registrata unariduzione della pressione di coagulazione asso-

ciata con le condizione di anemia.Conclusioni: In piccoli vasi, utilizzando sial’Harmonic ACE® che il LigaSure V®, un emato-crito superiore alla norma è in grado di aumen-tare le pressioni di coagulazione sia delle arterieche delle vene. Nonostante fattori come la con-centrazione proteica intraluminare potrebbeavere un ruolo con gli apparecchi ad energiaultrasonora, il meccanismo di incremento dellepressioni di coagulazione rimane non chiaro erichiede ulteriori valutazioni. Con gli strumentitestati, l’anemia non sembra avere effetti sullapressione di coagulazione (BP). Una migliorecomprensione degli apparecchi ESD aiuterà adottimizzare l’utilizzo della strumentazioneattualmente in commercio e sarà utile nella pro-gettazione della strumentazione futura.

C241

RUOLO DEL PHILLANTUS NIRURI (URISTON)COME TERAPIA AUDIUVANTE ALLA LITO-TRISSIA EXTRACORPOREA PER I CALCOLIRENALIS. Micali, M. Grande, M.C. Sighinolfi, S. DeStefani, C. De Carne, F. Fidanza, G. BianchiCattedra di Urologia, Università degli Studi di Modenae Reggio Emilia

Introduzione e Obiettivi: Il Phyllanthus niruri e’una pianta utilizzata nella medicina popolarebrasiliana per il trattamento della urolitiasi inquanto regola l’escrezione endogena degli inibi-tori della litogenesi. Abbiamo valutato l’efficacia del Phyllanthusniruri dopo ESWL nella calcolosi renale.Metodi: 118 pazienti affetti da calcolosi renalecon sospetta o nota composizione di ossalato dicalcio sono stati considerati prospettivamente.Le dimensioni medie dei calcoli erano di 9.94mm (4-25 mm). La localizzazione dei calcoliera cosi divisa: 20/118 in sede caliceale supe-riore, 17/118 in sede caliceale medio, 41 insede caliceale inferiore e 40/118 in sede pielica.Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad un sin-golo trattamento ESWL (Dornier LithotripterS), impiegando 3500 colpi ed energia media al65%. Successivamente in 72/118 pazienti(61%) è stata impostata terapia antidolorifica(Gruppo A), mentre in 46/118 (39%) è stataimpostata terapia con Uriston® (2 gr die) e tera-pia antidolorifica (Gruppo B). Riguardo ladimensione dei calcoli non vi erano significati-ve differenze tra i due gruppi. La stone cleran-ce e’stata valutata a 30, 90 e 180 giorni median-

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te radiografia diretta dell’addome ed ecografiareno-vescicale. E’ stata considerata condizionedi stone-free la completa clearance della calco-losi o la presenza di calcolosi residua di diame-tro inferiore a 3 mm.Risultati: La percentuale di stone-free globale (6mesi) era 80% nel Gruppo A e 97% nel GruppoB (p = 0.000). La percentuale di stone-free nelGruppo A era del 33,3% e 63,8% a 1 e 3 mesirispettivamente; la percentuale di stone-free nelGruppo B era 34,7% e 73,9% allo stesso follow-up (p = 0.75; p =0.01). È stato necessario ese-guire un re-trattamento nel 38,8% dei casi delGruppo A e nel 30,4% del Gruppo B (p=0.055).Tra i pazienti affetti da calcolosi caliceale infe-riore è stata registrata una differenza significa-tiva nella percentuale degli stone-free tra ilgruppo non trattato (64,28%) rispetto al grup-po trattato (94,1%) (p = 0.000). Conclusioni: La terapia con Uriston® determinaun incremento globale della percentuale distone-free ed una riduzione dei tempi di espul-sione dei frammenti dopo ESWL. Particolare attenzione viene posta alla calcolosicaliceale inferiore, per la quale Uriston® miglio-ra l’efficacia del trattamento ESWL con percen-tuali di stone-free nettamente superiori ai datipresenti in Letteratura.

C242

DORNIER LITHOTRIPTER S: LA PRIMA CASI-STICA CON OLTRE 1000 TRATTAMENTIS. Micali, M. Grande, M.C. Sighinolfi, C. DeCarne, F. Fidanza, S De Stefani, G. BianchiDipartimento di Urologia, Università di Modena eReggio Emilia

Obiettivi: Valutare l’efficacia e la sicurezza dellalitotrissia extracorporea (ESWL) con il DornierLithotripter S (Doli) nel trattare una gruppo di736 pazienti affetti da calcolosi renale ed ure-terale. Questa è la prima casistica descritta inletteratura con oltre 1000 trattamenti eseguiticon lo stesso litotritore. Pazienti e Metodi: In un periodo compreso traGennaio 2003 e Maggio 2006, sono state ese-guiti 1168 ESWL (479 renali e 257 ureterali),con una media di 1,6 trattamenti a paziente.Tutti i trattamenti sono stati eseguiti in regimedi “Day surgery” ed il controllo post litotrissiaè stato eseguito ad 1 e 3 mesi dopo il tratta-mento. In tutti è stato valutato: dimensioni esede del calcolo, numero di colpi e frequenza,successo del trattamento e complicanze.

Risultati: Il successo del trattamento è stato peri calcoli renali del 60,5% ad 1 mese, 82,5% a 3mesi. Per i calcoli ureterali è stato del 58% ad1 mese, 82,9% a 3 mesi. Il totale dei pazienti“stone free” è stato rispettivamente del 59,6% e82,5% ad 1 e 3 mesi. L’anestesia non è statanecessaria in nessun caso, l’analgesia durante iltrattamento (FANS) è stata necessaria in 15 pz.(2%). La più severa complicanza verificatasidurante il trattamento è stato un ematomarenale (0,1%), complicanze minori comeostruzione della via escretrice con sepsi e“steinstrasse” si sono verificate rispettivamentei tre (0,4%) e cinque (0,7%) pazienti.Conclusioni: Il Doli è una macchina sicura edefficace nel trattare calcoli renali ed ureterali.Inoltre, le sue caratteristiche di non invasivitàlo pongono al di sopra delle altre tecniche miniinvasive come l’ureterorenoscopia e la nefroli-totomia percutanea. Riteniamo che per la cal-colosi non voluminosa o complessa la litotris-sia debba essere considerata come trattamentodi prima scelta.

C243

L’UTILIZZO DELLO STENT METALLICO “RESO-NANCE™” NELLA PATOLOGIA OSTRUTTIVADELL’URETERED. Piccolotti, C. Aliberti1, S. Papa, F. Carparelli,E. Vece, G.R. RussoAUSL di Ferrara, U.O. di Urologia; 1AUSL di Ferrara,U.O. di Diagnostica per Immagini

Introduzione e Obiettivi: Patologie benigne e/omaligne che portano a ostruzione della viaescretrice superiore obbligano talora in manie-ra temporanea o definitiva a trattamenti alter-nativi alla chirurgia. Il nostro obbiettivo è statovalutare un nuovo stent disponibile in com-mercio per verificarne le caratteristiche diimpiego, l’efficacia, la tollerabilità in pazientidestinati a mantenere in sede lo stent per tempisuperiori a sei mesi. Materiali e Metodi: abbiamo utilizzato stent ure-terali tipo “Resonance™” (Cook LTD, Irlanda)del diametro di 6 Ch e della lunghezza di 26 o28 cm. Le caratteristiche di questo stent sono diessere composto di materiale inossidabile e diavere una struttura a spirale serrata tale da per-mettere il deflusso di liquidi in vitro anche conpressioni esercitate superiori ai 1000 Newton(pari a circa 100 Kilogrammi forza). Il costomedio dello stent si è aggirato sui 600 euro.Sono stati trattati 9 pazienti e posizionati 11

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stent in quanto in 1 sono stati posizionati bilate-ralmente e in 1 altro caso si è provveduto allasostituzione trascorsi 12 mesi dal primo impian-to. Per il posizionamento sono state utilizzate siala tecnica anterograda, per via percutanea, cheretrograda sotto guida fluoroscopica, rispettiva-mente in 6 e in 5 degli stent inseriti. Risultati: La tecnica di posizionamento è risul-tata agevole, non sono state riscontrate compli-canze intra o postoperatorie. Il follow-upmedio è stato di 10 mesi. In 1 caso è statosostituito lo stent metallico con uno analogodopo 12 mesi e in un altro caso la rimozione èavvenuta oltre il dodicesimo mese. In questocaso abbiamo notato una significativa perditadi elasticità che non ha però comportato danniapparenti alla mucosa. La presenza di materia-le proteico e litiasico sugli stent rimossi è statasempre minima o assente. In 1 ulteriore caso(9%) è stata riscontrata nuova ricomparsa del-l’idronefrosi dopo circa un mese per ingloba-mento del tratto distale dello stent in unamassa pelvica di origine uterina valutatamediante l’esecuzione di una RisonanzaMagnetica Nucleare (RMN). I pazienti sonostati controllati a 2 settimane e successivamen-te in funzione della patologia di base medianteecografia addome o TAC addome e pelvi conmezzo di contrasto per la valutazione dell’idro-nefrosi. Tutti i pazienti non hanno riferito alcu-na sintomatologia di tipo irritativo mentre in 3si è presentata lieve ematuria risoltasi rapida-mente con abbondante idratazione. Conclusioni: l’utilizzo dello stent “Resonance™”nelle patologie ostruttive ureterali ha dimostra-to, nella nostra esperienza, una maneggevolez-za nell’uso ed un’ottima tollerabilità anche perlunghi periodi. Pensiamo che il “Resonance™”possa essere un’ulteriore opzione terapeuticanelle ostruzioni ureterali.

Comunicazioni Aula Verde 19 SETTEMBRE 08.00-09.00 Laparoscopia

C25LA CRIOTERAPIA LAPAROSCOPICA PER ILTRATTAMENTO DELLE NEOFORMAZIONIRENALI: ESPERIENZA PRELIMINAREP. Bove1, G. Mirabile1, E. Finazzi Agrò1,A. Campagna1, R. Miano1, F. Kim2, G. Vespasiani1

1Cattedra di Urologia, Università di Roma “TorVergata”, Roma; 2Department Of Urology, DenverHealth Hospital, University of Colorado, USA

Introduzione e Obiettivi: La crioablazione renaleè un’opzione mininvasiva che si è dimostratapromettente nel trattamento dei pazienti affettida piccole lesioni solitarie del rene. Anche se irisultati a medio termine sono promettenti, esi-stono ancora pochi studi clinici su larga scalache analizzano questa promettente tecnica.Presentiamo i risultati iniziali di una coorte dipazienti sottoposti a crioterapia renale. Materiali e Metodi: Dal Maggio 2006 al Maggio2007, sono state eseguite 9 procedure di crioa-blazione renale con approccio laparoscopicotrans-peritoneale. I pazienti (8 maschi e 1 fem-mina) di età compresa tra i 49 e 81 anni (etàmedia 61) presentavano lesioni di dimensionimedie di 2,5 cm (range 1,5-4 cm). Prima deltrattamento le lesioni sono state caratterizzatecon sonda ecografica laparoscopica. In tutti icasi è stata eseguito almeno un prelievo biopti-co per la diagnosi istologica. Per ogni procedu-ra sono stati utilizzati 2 cicli di congelamen-to/scongelamento.Per valutare l’efficacia e la sicurezza del tratta-mento sono stati presi in considerazione: leperdite ematiche, il tempo di degenza, le com-plicanze intra, peri e postoperatorie, il risulta-to istologico delle biopsie ed i controlli di ima-ging con RM o TC.Risultati: Tutte le procedure sono state condot-te a termine per via laparoscopica. Il tempooperatorio medio è stato di 130 minuti (range100-160 minuti). Le perdite ematiche sonostate trascurabili in tutti gli interventi ad ecce-zione di un caso in cui è stato necessario con-vertire in nefrectomia laparoscopica. In unsecondo caso, per una emorragia intraperito-neale in prima giornata postoperatoria, ilpaziente è stato sottoposto ad intervento dilaparotomia esplorativa. In entrambi i casi ipazienti erano affetti da patologia ematologica.Nel postoperatorio si sono osservati 3 casi diileo paralitico. La degenza postoperatoriamedia è stata di 4,1 giorni (range 2-14 giorni).Ad un follow-up medio di 6 mesi (range 1-12mesi) nessun paziente presenta esami diagno-stici sospetti per recidiva o ripresa di malattia.Tutte le biopsie eseguite sono risultate sede diinfiltrazione da neoplasia renale ad eccezionedi una biopsia non diagnostica. Conclusioni: La crioterapia del rene risulta essereuna opzione terapeutica valida per il trattamen-to piccole masse renali benché siano necessarimaggiori dati sui risultati a lungo termine perconfermarne l’efficacia. La crioterapia è da scon-sigliare in pazienti affetti da discrasia ematica.

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C26EFFETTO DELLA PRESSIONE DI ARGONSULLE DIMENSIONI E IL GRADO DI FORMA-ZIONE DELLA ICE BALL NELLE PROCEDUREDI CRIOABLAZIONEG. Mirabile1, P.C. Sprenkle2, P. Bove1, A.Campagna1, A. Edelstein2, P. Wai Hong2, G.W.Hruby2, G. Vespasiani1, J. Landman2

1Cattedra di Urologia; Università di Tor Vergata, Roma;2Columbia Presbyterian Medical Center, New York,NY, U.S.A.

Introduzione: La crioablazione utilizza l’effettoJoule-Thomson, definito come lo spostamentoda una camera interna ad alta pressione allacamera esterna della sonda, per raggiungeretemperature molto basse. Abbiamo valutato lacorrelazione tra il grado di formazione e ladimensione finale della iceball come una fun-zione della pressione iniziale della bombola digas Argon.Metodi: Tutti gli esperimenti sono stati eseguitiin un sistema standardizzato che consiste in ungel trasparente (Kraft, Knox Gelatin, Glenview,IL) miscelato a temperatura ambiente, utiliz-zando sonde di 1.47 mm (IceRod, GalilMedical, Plymouth Meeting, PA). È stata utiliz-zata una figura fissa di 4 termocoppie a distan-za prestabilita (1.0, 1.5, 2.0 e 2.5 cm) dallasonda. Le sonde da crioablazione sono stateattivate per un singolo ciclo di congelamentoda 8 minuti. Sono state documentate le dimensioni e ilgrado di formazione delle singole iceballs conuna pressione iniziale della bombola di Argonvariabile da 4500 a 3200 psi (intervalli di 100psi). Per documentare le dimensioni delle ice-ball sono state utilizzate fotografie a rallentato-re scattate con intervalli di un minuto. Ledimensioni delle iceballs sono state misurateprecisamente utilizzando tecniche di misura-zione standardizzate. La temperatura registratada ogni termo-coppia è stata documentata adintervalli di 3.4 secondi per ogni esperimento.Per l’analisi statistica i gruppi sono stati strati-ficati per bassa (3200-3500 psi), intermedia(3600-3900 psi) e elevata pressione di parten-za (>4000 psi). Le differenze nel diametro diformazione delle singole iceball e nelle tempe-rature raggiunte sono state analizzate utilizzan-do tecniche ANOVA.Risultati: Per ogni gruppo sono stati eseguiti untotale di 10 esperimenti. I sistemi a bassa,intermedia e alta pressione hanno raggiuntouna temperatura minima media rispettivamen-

te di -2.52, -8.17, and -9.57° C, misurata ad1cm (p<0.001). Il tasso medio di abbassamen-to della temperatura è stato rispettivamente peril sistema a bassa, intermedia e alta pressione di-0.19, -0.21 è -0.24°C/3s (p<0.001). Il diame-tro medio massimo delle iceball è stato 27.8mm per il gruppo a bassa pressione e significa-tivamente inferiore (p<0.0009) per i gruppi apressione intermedia (30.8 mm) e alta (31.3mm). Il tasso medio di crescita è stato 3.22,3.59, e 3.59 mm/min respettivamente(p=0.26).Conclusioni: In accordo con l’effetto Joule-Thomson, le più alte pressioni di gas utilizzateper la crioablazione in un modello composto dagel trasparente, hanno dimostrato differenzesignificative: temperature più basse, più rapidoraggiungimento delle basse temperature e for-mazione di iceballs di dimensioni superioririspetto alle basse pressioni. Le dimensioni delleIceballs e il loro grado di formazione hanno rile-vanza clinica in quanto hanno dimostrato diessere correlate con le dimensioni della zona diablazione completa e indeterminata.

C27EAU GUIDELINES 2002: “LAPAROSCOPICHERNIA REPAIR” PROCEDURA AD ALTOLIVELLO DI RACCOMANDAZIONE (A)A. Celia, G. Breda, G. Zeccolini Struttura Complessa di Urologia, Ospedale San Bassiano,Bassano del Grappa (Vicenza)

Introduzione: L’intervento laparoscopico di ripa-razione dell’ernia inguinale con mesh si propo-ne come valida alternativa alle tecniche open.Dai dati della letteratura l’intervento laparo-scopcio presenta una significativa riduzione deldolore postoperatorio, un ridotto tempo di con-valescenza con un precoce ritorno alle normaliattività.Materiali e Metodi: Da Maggio 2006 a Maggio2007 nove pazienti sono stati sottoposti ad inter-vento di ernioplastica laparoscopica con meshper via extraperitoneale (TEP).In 7/9 casi l’intervento di TEP è stato eseguito inassociazione ad altra patologia urologica: 2 casidi varicocele sinistro, 1 caso di varicocele bilate-rale, 1 caso di varicocele sinistro associato a per-vietà del dotto peritoneo vaginale destro, 1 casodi protesi penienea tricomponente non funzio-nante, 1 caso di carcinoma prostatico e 1 caso diipertrofia prostatica benigna. L’ernia inguinaleera indiretta e monolaterale in 3 casi, indiretta e

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bilaterale in 3 casi, diretta e bilaterale nei restan-ti 3 casi.Risultati: Il tempo medio operatorio legato all’i-solamento del funicolo ed al posizionamentodella mesh è stato di 35 minuti (min 15, max45). Le perdite ematiche sono risultate nonsignificative (< di 100 cc). Il follow-up medio èdi 6,9 mesi (min 1, max 12), con assenza direcidive erniarie.Discussione: Nella nostra esperienza la riparazio-ne laparoscopica extraperitoneale dell’erniainguinale, eseguita in associazione ad altra pato-logia urologica, si è dimostrata una procedurasemplice ed efficace e con un tasso di recidivadello 0%.Riteniamo che l’urologo debba possedere nel suoarmamentario chirurgico la tecnica di riparazio-ne dell’ernia, open e/o laparoscopica, derivatadalla conoscenza e dalla competenza chirurgicadella pelvi e del canale inguinale. Il nostro pen-siero viene supportato dall’esperienza consolida-ta di molti centri urologici europei che eseguonotale procedura routinariamente. Ricordiamoinoltre che le linee guida dell’EAU, proposte nel2002, presentano la “Laparoscopic HerniaRepair” come una procedura ad alto livello diraccomandazione (A).Conclusioni: La riparazione laparoscopica extra-peritoneale con mesh rappresenta una opzionevalida, rapida e sicura nel trattamento dell’erniainguinale. Forse è tempo per l’urologo di riap-propriarsi di un’area ad alto contenuto urologico:il canale inguinale.

C28DUE MODELLI PER LA LAPAROSCOPIA URO-LOGICA: I NOSTRI RISULTATI DOPO TRE ANNIDI ATTIVITÀP. Bove, A. Campagna, E. Finazzi Agrò, R. Miano,G. Virgili, G. VespasianiCattedra di Urologia, Università di Roma “Tor Vergata”,Roma

Obiettivi: la laparoscopia è una delle più rivolu-zionarie acquisizioni in ambito urologico connumerosi potenziali vantaggi derivanti dalla“mini-invasività” e dalla magnificazione delcampo operatorio. Nonostante i numerosi corsi estages proposti per acquisire la tecnica, la laparo-scopia rimane una metodica complessa con unalunga e difficile curva d'apprendimento.Riportiamo la Nostra esperienza acquisita condue programmi di mentoring eseguiti con l'aiutodi due esperti.

Materiali e Metodi: dal Gennaio 2003 abbiamoiniziato due differenti programmi di mentoringlaparoscopico: prostatectomia radicale e colpo-sacropessi (programma A); chirurgia dell'altoapparato urinario (programma B). Il programmaA si è svolto in quattro differenti step: i primi 5interventi sono stati eseguiti interamente dal chi-rurgo esperto (mentor) con il chirurgo discentecome assistente (step 1); nei successivi 10 inter-venti il chirurgo discente ha eseguito esclusiva-mente la parte demolitiva della procedura (step2 = 5 procedure) e successivamente solo l'ana-stomosi vescico-uretrale (step 3 = 5 procedure);i successivi 10 interventi sono stati eseguiti inte-ramente dal chirurgo discente (step 4). Il pro-gramma B si è svolto eseguendo interventi di dif-ficoltà progressiva con il chirurgo discente comeprimo chirurgo ed il mentor come assistente.Tutti i parametri intra e postoperatori sono statiregistrati per valutare l'impatto della curva d'ap-prendimento sulla morbilità e quindi sui risulta-ti oncologici e funzionali della procedura.Risultati: abbiamo eseguito un totale di 172interventi: 70 prostatectomie radicali; 31 nefrec-tomie radicali; 10 nefrectomie parziali; 6 nefrou-reterectomie, 8 resezione di cisti renali, 5 criote-rapie renali, 14 ureterolitotomie, 10 pieloplasti-che; 15 colposacropessi, 2 cistectomie radicali, 1cistectomia parziale. Nel programma A (tot 25procedure di mentoring) 2 procedure sono stateconvertite “a cielo aperto” rispettivamente peremorragia e per una lesione del tratto intramu-rale dell'uretere. Un caso di colposacropessi harichiesto una esplorazione laparotomica per unalesione dell'uretere. Nei restanti casi abbiamoavuto le seguenti complicanze: lesione del retto(1); fistole urinose (5), ematoma pelvico (1),ritenzione urinaria acuta (2), ematoma cutaneo(3), stenosi dell'anastomosi (2). Nel programmaB (tot 30 procedure) tutte le procedure sonostate portate a termine per via laparoscopica. Inun caso è stata necessaria una esplorazione lapa-rotomica per emorragia post-operatoria dopointervento di crioterapia. Abbiamo avuto inoltrele seguenti complicanze minori: ileo paralitico(6), fistola urinosa (1), febbre (10), ematomacutaneo (5).Conclusioni: i programmi di mentoring hannoconsentito di mantenere elevato lo standardterapeutico con una percentuale di complicanzesovrapponibile a quella riportata in letteraturadai maggiori centri urologici. Un programma dimentoring laparoscopico è di fondamentaleimportanza per garantire al paziente un inter-vento senza “troppi rischi”.

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C29STUDIO PROSPETTICO SULLA URETEROLITO-TOMIA LAPAROSCOPICA: APPROCCIO TRANSE RETROPERITONEALE A CONFRONTOP. Bove1, S. Micali2, G. Mirabile1, R. Miano1,A. Campagna1, E. Botteri3, G. Bianchi2,G. Vespasiani1

1Cattedra di Urologia, Università di Roma “TorVergata”, Roma; 2Cattedra di Urologia, Università diModena e Reggio Emilia, Modena; 3Dipartimento diStatistica, Istituto Europeo di Oncologia, Milano

Obiettivi: L’intervento di Ureterolitotomia Lapa-roscopica è stato recentemente introdotto cometrattamento di scelta per calcoli impattati o digrandi dimensioni dell’uretere prossimale.Obiettivo di questo studio è comparare, l’ap-proccio trans vs retroperitoneale per il tratta-mento laparoscopico dei calcoli ureteralidurante la curva di apprendimento in due dif-ferenti centri urologici,.Materiali e Metodi: Sono state valutate in manie-ra prospettica 35 procedure consecutive di ure-terolitotomia laparoscopica eseguite da duediversi urologi durante la loro curva d’appren-dimento. Ciascun chirurgo ha utilizzato unapproccio differente: transperitoneale (GruppoA) e retroperitoneale (Gruppo B). Per ogni pro-cedura sono stati presi in considerazione itempi per: mettere in posizione il paziente,posizionare i trocars, isolare l’uretere, estrarre ilcalcolo e suturare. Sono state inoltre registratele eventuali complicanze intra e perioperatorie. Risultati: 18 procedure sono state eseguite pervia transperitoneale (Gruppo A) e 17 per viaretroperitoneale (Gruppo B). Differenze statisti-camente significative tra il Gruppo A e B sonostate osservate in termini di tempo per l’accessoal campo operatorio (medio 14 e 24 min.,rispettivamente, p=<0.001); tempo di suturadell’uretere (medio 16 e 28 min. rispettivamen-te, p=<0.001) e tempo operatorio totale (medio75 e 102 min. rispettivamente, p=0.002).Nessuna differenza statisticamente significativaè stata riscontrata per gli altri parametri. Le per-dite ematiche sono state minime in tutti i casi(medio 50 e 45 cc respettivamente, p=0.852) ein entrambi i gruppi non è mai stato necessarioeseguire emotrasfusioni. Una complicanzaintraoperatoria maggiore (lesione della venacava inferiore) si è verificata nel Gruppo A men-tre nessuna è stata riscontrata nel Gruppo B. Inseguito alla procedura tutti i pazienti risultava-no stone free; a 12 mesi di follow-up non si èevidenziato nessun caso di stenosi ureterale.

Conclusioni: L’intervento di ureterolitotomiarisulta essere una valida opzione per il tratta-mento chirurgico di calcoli impattati e di gran-di dimensioni del tratto prossimale dell’uretere.I nostri risultati dimostrano che l’approcciotransperitoneale sembra essere più rapido diquello retroperitoneale. Durante la curva diapprendimento, nella nostra esperienaza, l’ac-cesso e la sutura dell’uretere, richiedono tempipiù lunghi e risultano più difficoltosi per viaretroperitoneale.

C30NEFRECTOMIA PARZIALE LAPAROSCOPI-CA: NOSTRA ESPERIENZA INIZIALEL. Cosentino, P. Cozzupoli, O. Sicuro, G. Malara,L. Carbone, E. Sgro, D. VenezianoUoc di Urologia e Trapianti di Rene, Ospedale “B-M-M”Reggio Calabria

Introduzione: La nefrectomia parziale laparosco-pica (LPN) sta divenendo una opzione chirur-gica valida nel trattamento mini-invasivo dimasse renali selezionate anche in elezione. Inquesto studio abbiamo criticamente rivisto irisultati ottenuti con questa tecnica presso ilnostro Centro.Materiali e Metodi: Tra gennaio 2005 e gennaio2007, 20 pazienti (età media 61 anni) sonostati sottoposti a LPN presso la nostra UnitàOperativa per tumore renale esofitico di picco-le dimensioni (diametro medio 2.3 cm). Ilplanning operatorio prevedeva in tutti casi l’e-secuzione di TC spirale. In tutti i casi è statoadottato un approccio transperitoneale. I prin-cipali steps chirurgici includevano: clampingen-bloc del peduncolo; demarcazione dell’areadi incisione con uncino ad energia monopola-re, resezione della massa tumorale con forbici,sutura in continua vicryl 3/0 sul letto di rese-zione con prova di tenuta della chiusura dellavia escretrice tramite iniezione di indigo carmi-nio attraverso un catetere ureterale, chiusuradel parenchima con vicryl 0 ed apposizione diFloseal. Risultati: In 16 casi la procedura è stata portataa termine con successo, con un tempo opera-torio medio è stato di 210 m. Il tempo mediodi ischemia è stato di 20m. In 2 casi è statadecisa una conversione chirurgica per un san-guinamento non controllato, mentre in altri 2 èstata richiesta una revisione chirurgica nell’im-mediato postoperatorio per la formazione diun ematoma infetto. 1 caso di prolungato stra-

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vaso di urina è stato trattato conservativamen-te mediante apposizione per 4 settimane distent doppio J. Ad un follow-up medio di 24mesi non è stata rilevata nessuna recidiva dimalattia. Conclusioni: La LPN rappresenta oggi una tec-nica ben codificata che tuttavia rimane, anchein mani esperte, di non facile esecuzione.Questa nostra esperienza iniziale ha fornitoincoraggianti risultati perioperatori anche se ilridotto tempo di follow-up non permette anco-ra di trarre conclusioni sulla validità oncologi-ca della metodica.

C31NEFRECTOMIA LAPAROSCOPICA: EFFICA-CIA E SICUREZZA DI UNA TECNICA MINI -INVASIVAG. Porcu, G. Puggioni, P. Usai, A. De LisaUniversità degli Studi di Cagliari, Clinica Urologica,Ospedale SS Trinità, Cagliari

Obiettivo: Obiettivo del nostro studio è statodimostrare la fattibilità, in termini di efficacia esicurezza, della nefrectomia laparoscopica incaso di tumori renali in stadio localmente avan-zato T2 e T3, e di dimensioni > 7 cm.Materiali e Metodi: Nel periodo compreso tra ilGennaio 2003 e il Febbraio 2007, presso lanostra clinica, sono stati eseguiti 84 interventi dinefrectomia per tumore renale. Da questi sonostati isolati 52 casi, suddivisi in 3 gruppi: Nelgruppo A sono stati inclusi 20 pz affetti da tumo-re renale in stadio precoce T1, con tumore didimensioni < 7 cm (media circa 3,64 cm), ope-rati con tecnica VLS; nel gruppo B sono statiinclusi 20 pz affetti da tumore renale localmenteavanzato T2 e T3, con tumore di dimensioni >7cm (media circa 9,33 cm), operati con tecnicaVLS; nel gruppo C sono stati inclusi 12 pz affet-ti da tumore renale di stadio clinico e dimensio-ni della massa variabili (media circa 5,65 cm),operati con tecnica open tradizionale con acces-so lombotomico. Abbiamo considerato i seguen-ti parametri di confronto: sede e istotipo deltumore; dimensioni del tumore; stadiazione isto-patologica; tempo operatorio; valore di Hb pre epost-operatoria; eventuale trasfusione; analgesiapost-operatoria; valori di creatininemia pre epost-operatori; tempo di degenza; follow up,eseguito a distanza di 6 mesi e 1 anno dall’inter-vento chirurgico.Risultati: Il follow-up si è basato su esami di ima-ging (Ecografia renale e TC total body) ed ema-

tochimici, risultati tutti negativi per ripresa loca-le e a distanza. Valutando i termini di confrontoconsiderati abbiamo riscontrato: riduzione delleperdite ematiche intra-operatorie; riduzione delperiodo di degenza; riduzione della somministra-zione di analgesici; rapida ripresa della deambu-lazione; tempo operatorio sovrapponibile; rischiodi residuo o ripresa di malattia sovrapponibile;funzione renale post-operatoria equivalente.Conclusioni: La chirurgia laparoscopica risultaessere oggi una validissima alternativa alla chi-rurgia tradizionale, assolutamente efficace e sicu-ra, non solo per tumori di basso stadio e piccoledimensioni, ma anche per masse renali più volu-minose e di stadio localmente più avanzato.

Video Aula Rossa 19 SETTEMBRE 08.00-09.00 Calcolosi

V17TRATTAMENTO COMBINATO DI CALCOLOSIRENALE COMPLESSA CON ACCESSO PER-CUTANEO IN DECUBITO SUPINO, IN PAZIEN-TE OBESOS. Guercio, A. Ambu, F. Mangione, M. Mari,F. Vacca, M. Bellina U.O.C. Urologia, P.O. di Rivoli (Torino)

Presentiamo il caso di un paziente di 56 anni,obeso, affetto da litiasi renale bilaterale com-plessa con IRC. Il paziente si presentava alla nostra attenzioneper colica renale dx con peggioramento degliindici di funzione renale con valore di creatini-nemia di 6.2 mg/dl. La TC addome senza mezzodi contrasto evidenziava litiasi renale a stampobilaterale e calcolo dell’uretere juxtavescicale dx.Il paziente veniva sottoposto, in regime diurgenza, a posizionamento di stent ureterale JJbilaterale previa ureterolitotrissia dx.Si procedeva quindi a trattamento della litiasirenale sn. Si optava per accesso pecutaneo in posizionesupina per controindicazione anestesiologica(severa BPCO) e per consentire trattamentoendoscopico combinato anterogrado-retrogra-do. Si accedeva al calice inferiore medianteguida ecografica e successivo controllo radiolo-gico. Dilatazione del tramite con NephroMax eposizionamento di camicia di Amplatz e suc-cessiva trissia combinata (Swiss lithoclastMaster), balistica e a ultrasuoni, del calcolocaliceale inferiore e pielico.

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Si eseguiva quindi ureteroscopia retrograda checonsentiva di raggiungere il calice medio, attra-verso un colletto ristretto, da cui, mediantecestello si estraevano tutti i calcoli in esso con-tenuti e portati nella pelvi renale dove veniva-no estratti con il nefroscopio attraverso il tra-mite percutaneo.Sotto la guida dell’ureteroscopio si accedevacon il nefroscopio al calice superiore dove sieseguiva trissia completa, balistica e a ultrasuo-ni, dei frammenti litiasici residui.Al controllo endoscopico e radiologico non sievidenziavano calcoli residui.Si terminava la procedura posizionando stentureterale JJ e nefrostomia.

V19TRATTAMENTO MEDIANTE APPROCCIOENDOSCOPICO COMBINATO ANTERO-RETROGRADO IN POSIZIONE SUPINA INPAZIENTE CON NEOVESCICA AFFETTO DACALCOLOSI URETERALEC.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco , R.M. ScarpaClinica Urologica, Università di Torino, Ospedale SanLuigi di Orbassano (Torino)

VIDEOIn questo video presentiamo il caso di unpaziente portatore di derivazione urinaria orto-topica (VIP) in seguito a cistoprostatectomiaradicale per carcinoma vescicale, pervenutoalla nostra attenzione per insufficienza renaleacuta e riscontro di idronefrosi bilaterale conriscontro di litiasi ureterale destra. In urgenzaveniva sottoposto a posizionamento di stentendoureterali tipo JJ per via anterograda enefrotomie bilaterali, essendo impossibilitati atrattare il paziente per via retrograda. Dopoalcuni giorni si assisteva a risoluzione del qua-dro di insufficienza renale.Alcune settimane dopo veniva sottoposto atrattamento della calcolosi già nota.Si posiziona il paziente in posizione supina sec.Valdivia-Uria mod. Galdakao. Si posizionacamicia nefrostomica (30 Ch) a destra emediante nefroscopio rigido si rimuove lo stentendoureterale precedentemente posizionato. Siprocede quindi a ureteroscopia flessibile pervia anterograda incontrando a livello iliaco uncalcolo impattato che ostruisce completamenteil deflusso urinario. Si procede quindi a lase-rizzazione di tale calcolo e ad asportazione deiframmenti con cestello. Si posiziona quindistent endoureterale per via anterograda.

Conclusioni: La posizione supina del pazientepermette di trattare i pazienti endoscopica-mente per via combinata anterograda e retro-grada in maniera sicura ed efficace, soprattuttonei casi in cui sarebbe impossibile il soloapproccio retrogrado.

V20PERCUTANEA “ENDOVISION”: QUANDOL’ACCESSO È DAVVERO CORRETTOA. Frattini, S. Ferretti, P. Salsi, F. Dinale,M. Ciuffreda, P. CortelliniU.O. Urologia, Azienda Ospedaliero - Universitaria diParma

VIDEOObiettivi: Una delle maggiori cause di sangui-namento durante la puntura percutanea e’ l’in-congrua puntura al calice renale.La procedura percutanea standard sotto guidafluoroscopica permette un accesso abbastanzacorretto ma senza la sicurezza di una punturarenale trans-papillare.L’approccio ecoguidato è in grado di identifica-re meglio la papilla, ma non in grado di con-fermare la penetrazione dell’ago attraverso unateorica linea avascolare. Presentiamo qui lanostra personale tecnica di accesso al rene pervia percutanea.Materiale e Metodi: Come illustrato nel video, laposizione supina nell’accesso percutaneo per-mette l’utilizzo contemporaneo dell’ureterosco-pio flessibile per la selezione del calice correttoper la puntura percutanea.Il controllo diretto della perforazione indottadall’ago sulla papilla renale (endovision) con-ferma o esclude il corretto accesso precedente-mente eseguito sotto controllo radiologicobiplanare.Abbiamo effettuato tali procedure di nefrolito-trissia percutanea in 12 pazienti.Risultati: Nessuna procedura è stata interrotta oconvertita a cielo aperto. Tutti i pazienti sonorisultati liberi da calcoli dopo una sola proce-dura. La durata media della procedura “endo-vision” è risultata 12 minuti più lunga rispettoalla procedura standard in posizione supina.L’esposizione a radiazioni ionizzanti e’ risultatainferiore rispetto all’intervento standard.Conclusioni: Possiamo concludere che 1) talvol-ta una puntura effettuata su guida radiologica,ed interpretata come corretta, corrisponde inrealta’ per esempio ad una perforazione trans-caliceale dell’infundibolo. 2) la procedura

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endovision è piu’ sicura nell’approccio “tube-less” rispetto al tradizionale, e comporta unaminor esposizione a radiazioni ionizzantidurante la creazione del tratto nefrostomico 3)la procedura endovision non è significativa-mente più lunga rispetto alla procedura stan-dard 4) il completo dominio della via escretri-ce (anterogrado/retrogrado) permette diaumentare la percentuale di pazienti stone-freedopo l’intervento.

V21APPROCCIO ENDOSCOPICO COMBINATOANTERO-RETROGRADO IN POSIZIONE SUPI-NA NELLA DIAGNOSTICA DI MACROEMATU-RIA IN PAZIENTE CON BRICKERC.M. Scoffone, M. Poggio, C. Cracco , R.M. ScarpaClinica Urologica, Università di Torino, Ospedale SanLuigi di Orbassano (Torino)

VIDEOIntroduzione: L’accesso percutaneo del rene inposizione supina presenta numerosi vantaggirispetto alla posizione prona: infatti, oltre afavorire un’anestesia in maggior sicurezza, per-mette anche di eseguire interventi endourolo-gici complessi mediante l’approccio combinatoper via antero-retrograda, in pazienti affetti dapatologie quali la calcolosi renale complessa ele stenosi dell’anastomosi uretero-ileale.In questo video presentiamo il caso di unpaziente portatore di derivazione urinaria sec.Bricker in seguito a cistoprostatectomia radica-le per carcinoma vescicale, con macroematuriada alcuni mesi e con sospetta stenosi a livellodell'anastomosi uretero-ileale sinistra alla TACaddominale; il paziente veniva sottoposto aprocedura ureteroscopica diagnostica combi-nata per via antero-retrograda.Descrizione della procedura: Si pone il pazientein posizione supina sec. Valdivia-Uria. Si ese-gue preliminare condottoscopia dove si evi-denzia il neomeato sinistro, non riuscendoperò a far passare il filo guida per la stenosi ser-rata a livello dell'anastomosi uretero-ileale.Mediante guida ecografica e fluoroscopica siesegue quindi puntura della cavità renali disinistra (dapprima il calice medio poi quelloinferiore) e si inserisce quindi filo guida con ilquale si riesce ad oltrepassare la stenosi dellaanastomosi uretero-ileale giungendo sino alcondotto. Previa dilatazione progressiva siinserisce quindi una camicia ureterale nellaquale si introduce l’ureteroscopio flessibile,

inserendo un altro filo guida, e giungendo sinoall'anastomosi uretero-ileale che appare steno-tica; non s’incontrano altre lesioni lungo tuttoil decorso ureterale. Si pratica una biopsia conpinza. Si completa la procedura diagnosticaeseguendo un’ureteroscopia semirigida per viaretrograda che permette di oltrepassare la ste-nosi e non evidenzia ulteriori lesioni sospette.Applicazione di Mono J sinistro e nefrostomiasinistra al termine della procedura.Conclusioni: La posizione di Valdivia risulta esse-re particolarmente versatile, in quanto, oltre adapportare vantaggi anestesiologici rispetto aldecubito prono tradizionale, consente anche iltrattamento di patologie complesse quali le ste-nosi delle anastomosi uretero-ileali in pazienticon derivazioni urinarie esterne, non altrimentiaggredibili solo per via retrograda.

V221

NEFROLITOTRISSIA PERCUTANEA CON PLU-RIMI ACCESSI ECOGUIDATI PER CALCOLO-SI A STAMPO COMPLESSAS. Micali, C. Di Pietro, S. De Stefani, F. Annino,C. De Carne, G. BianchiDipartimento di Urologia, Università di Modena eReggio Emilia

Introduzione: La tecnica della nefrolitotrissiapercutanea (PCNL) ha subito negli ultimi anniun notevole miglioramento grazie al processodegli strumenti flessibili e delle fonti di energiaper frammentare i calcoli. Tuttavia, nella mag-gior parte dei Centri, l’accesso al calice vieneancora eseguito sotto controllo fluoroscopicocon esposizione ai raggi-x da parte del pazien-te e dell’operatore.Materiali: Da più di un anno presso il nostrocentro eseguiamo tutte le procedure di PCNLcon accesso al calice sotto guida ecografica edutilizzando la fluoroscopia esclusivamentecome controllo. Descriviamo il caso di un maschio di 34 annicon storia di litiasi urinaria bilaterale da alcunianni, giunto alla nostra attenzione per IRA,urosepsi, calcolosi ureterale destra ostruente ecalcolosi a stampo complessa della pelvi renalee di tutti i gruppi caliceali di sinistra. Si proce-deva in fase acuta a posizionamento di nefroto-mia bilaterale. Alla risoluzione del quadro set-tico dopo un mese, si procedeva ad ureterore-noscopia con litotrissia destra. Dopo 3 mesi siprocedeva a PCNL sinistra che presentiamo nevideo.

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1° Tempo: paziente in posizione litotomica;posizionamento di cateterino ureterale 5 Chper l’opacizzazione della via escretrice sinistra.2° Tempo: paziente in posizione prona; puntu-ra ecoguidata di un calice inferiore con ago18G e creazione del tramite nefrostomico.Litotrissia dei calcoli maggiori con SwissLithoclast Master tramite nefoscopio rigido edei calcoli minori in calici di difficile accessocon laser HolmiumYag tramite nefoscopioCircon ACMI con doppia deflessione.3° Tempo: creazione di secondo accesso eco-guidato da un calice medio e ripetizione dellaprocedura.Si ottiene bonifica dei calcoli inferiori, calicimedi, pelvi e parte dei calici superiori. Per l’alto rischio della manovra dovuto alla pre-senza di urine purulente in calice superiore, sidecide di soprassedere alla terza punturasovracostale, ove permane duplice calcolosi di2 cm.Risultati: La procedura è stata portata a terminein 108 minuti senza nessuna complicanza. Èstata ottenuta la bonifica del 90% della calco-losi. Il paziente è stato dimesso in 5a giornatapost operatoria.La procedura è stata completata dopo 20 gg,con la bonifica dei calici superiori mediantePCNL con accesso intercostale.Conclusioni: La procedura di PCNL con litotris-sia ad energia balistica ed ultrasuoni combina-ta rappresenta il “gold standard” per le calcolo-si a stampo complesse e l’ausilio di nefoscopiflessibili e del laser può risultare utile nella lorogestione. L’accesso ecoguidato ai calici renderapida, precisa e con minima esposizione airaggi-X la creazione del tramite nefrostomico,rendendo ancora meno invasiva la proceduradi PCNL.

Video Aula Arancione 19 SETTEMBRE 08.00-09.00 Incontinenza - Laparoscopia

V23IMPIANTO SIMULTANEO DI PROTESI PENIE-NA E SLING BULBO-URETRALE INAVNCEATTRAVERSO UN UNICO ACCESSO PENO-SCROTALEI. Morra, F. Ragni, L. Rolle, A. Tamagnone,D. Fontana, R.M. ScarpaDivisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università di Torino,Azienda Ospedaliera S. Luigi - Orbassano

Introduzione: L’incontinenza urinaria e la dis-funzione erettile costituiscono due importantiproblemi della prostatectomia radicale. I trat-tamenti conservativi sia per il deficit erettileche per l’incontinenza urinaria rappresentanoil primo approccio terapeutico.In caso di insuccesso la prostesi peniene gon-fiabile rappresenta il gold standard per il trat-tamento del deficit erettile. Per il trattamento dell’incontinenza urinariada sforzo post-prostatectomia le soluzioni pro-poniobili sono il bulking uretrale, lo sling e losfintere artificale (AUS). L’AUS è ritenuto attualmente il miglior tratta-mento per l’elevata percentuale di successianche se recentemente lo sling bulbo-uretraleha dimostrato di essere una valida soluzioneminiinvasiva per il trattamento delle formalievi e moderate. In questo video descriviamo la nostra tecnicaper l’impianto contemporaneo di protesipeniena tricomponente (AMS CX 700) e slingbulbo-uretrale Invance attraverso una unicaincisione peno-scrotale.Descrizione della tecnica: I pazienti sottoposti aquesto intervento presentavano una inconti-nenza lieve o moderata associata a deficit eret-tile non responsivo alla terapia farmacologica.Si pone il paziente in posizione litotomica dor-sale e dopo accurata preparazione cutaneaviene inserito un catetere di 16 fr. Un’unicaincisione a V rovesciata a livello peno scrotaleconsente l’esposizione dei corpi cavernosi edel corpo spongioso uretrale.Il primo tempo chirurgico prevede l’inseri-mento di 3 viti in titanio con sutura precarica-ta in prolene su ciascun ramo discendente del-l’osso pubico. Durante questa manovra e’necessario far attenzione a non lesionare icorpi cavernosi. Il posizionamento delle viti avviene medianteutilizzo di trapano monouso “INVANCE”. Iltessuto adiposo che ricopre il muscolo bulbo-spongioso viene lasciato in sede.Il secondo tempo prevede il posizionamentodella prostesi peniena tricomponente AMS CX700 “inhibizone” mediante due corporotomielongitudinali di 2 cm ciascuna. Si sviluppano gli spazi nei corpi cavernosi edeseguite le misurazioni dei corpi cavernosi siapplicano i cilidri della protesi. Si apre quindi la fascia trasversalis a livellodell’anello inguinale medialmente al funicolospermatico e si posiziona il serbatoio nellospazio retropubico.

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Il terzo tempo è costituito dal posizionamentodella rete dello sling lascinado in sede il tessu-to adiposo che ricopre l’uretra bulbare. Si allo-gia infine la pompa della protesi peniena nelloscroto, si sutura la breccia chirurgica, e siapplica drenaggio cistostomico. Risultati: Dal 2006 a oggi sono stati trattati 4pazienti.Il tempo operatorio medio è di circa 100minuti.La degenza media è di 2 giorni.Non si sono verificate complicanze peri epost-operatorie.Nessun paziente ha avuto complicanze infetti-ve o erosioni da parte della protesi o dellosling.Attualmente i paziente presentano una soddi-sfacente vita sessuale con buona continenza.Commento: L’impianto simultaneo di protesipeniena e sling ha l’indubbio vantaggio diun'unica anestesia, una degenza e un tempooperatorio ridotti.In letteratura è riportata una esperienza disimultaneo impianto mediante doppio accessopeno-scotale per la protesi peniena e perinea-le per lo sling. Il doppio impianto medianteun unico accesso peno scrotale riduce teorica-mente il rischio di infezioni perioperatoriepoiché vi è una ridotta superficie di esposizio-ne e un ridotto tempo operatorio; inoltre l’in-cisione a livello perineale presenta un altorischio di contaminazione.Riteniamo che il doppio impianto di protesipeniene e sling bulbo-uretrale mediante ununico accesso rappresenti una valida soluzioniper quei pazienti sottoposti a prostatectomiaradicale che presentano una incontinenzalieve o moderata associata defict erettile.

V24ACCESSO PENO-SCROTALE PER IL TRATTA-MENTO DEL DEFICIT SFINTERIALEMASCHILE MEDIANTE SLING BULBO-URE-TRALE INVANCE I. Morra, F. Ragni, M. Poggio, C. Cracco,D. Vaccino, S. Grande, R.M.ScarpaDivisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università di Torino,Azienda Ospedaliera S. Luigi - Orbassano

Introduzione e Obiettivi: L’incontinenza urinariarappresenta una delle complicanze più invali-danti della prostatectomia radicale. Lo slingbulbo-uretrale con ancoraggio osseo (Invance)

ha dimostrato in questi ultimi anni di essereuna valida soluzione per il trattamento dell’in-continenza da sforzo lieve e moderata. La tec-nica usualmente utilizzata prevede un approc-cio per via perineale; tale accesso presenta unrischio di contaminazione batterica sia incorso di intervento sia nel post-operatorio.In questo video presentiamo un accesso alter-nativo peno-scrotaler per l’applicazione dellosling bulbo-uretrale InVance al fine di ridurreil rischio infettivo.Descrizione della tecnica: Si pone il paziente inposizione litotomica dorsale e dopo accuratapreparazione cutanea viene inserito un catete-re di 16 Fr. Si esegue un’incisione a V rove-sciata a livello peno scrotale. Si isola il bordoinferiore della branca ischio-pubica suentrambi i lati. Il periostio viene inciso conelettrobisturi, quindi, utilizzando il trapanomonouso InVance si inseriscono 3 viti in tita-nio con sutura precaricata in prolene su cia-scuna branca ponendo attenzione a non lesio-nare i corpi cavernosi. La prima vite viene applicata più in alto possi-bile subito sotto la sinfisi pubica, le successivedistano un cm l’una dall’altra. Non si isola l’uretra bulbare lasciando il tessu-to adiposo a ricoprire il muscolo bulbospon-gioso. Una rete in polipropilene, rivestita in silicone(Intemesh), viene dapprima solidarizzata alleviti di un lato tramite i fili di prolene, quindi,rimosso il catetere vescicale, la si fissa contro-lateralmente con adeguata tensione; a tal finepuò essere necessario ritagliare la rete in ecces-so adattandola alla conformazione anatomicadel paziente. Si riposiziona il catetere vescicale e si sutura labreccia chirurgica. Il tempo operatorio è di 45minuti.Commenti: I dati della letteratura più recentedimostrano come lo sling bulbo-uretrale conancoraggio osseo rappresenti una valida solu-zione mini-invasiva per il trattamento dell’in-continenza maschile iatrogena lieve o modera-ta. L’approccio peno-scrotale, oltre a consenti-re una adeguata preparazione delle brancheischio-pubiche, presenta un minor rischio dicontaminazione batterica sia durante l’inter-vento che nel post-operatorio. Nella nostra esperienza non si sono verificateinfezioni della ferita o della rete. Tale accessosembra inoltre più vantaggioso anche per ilpaziente poiché riduce il dolore perineale efacilita la medicazione

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V25CORREZIONE DI PROLASSO VAGINALETOTALE RECIDIVO PER VIA VAGINALEMEDIANTE UTILIZZO DEI DISPOSITIVI PERI-GEE E APOGEEI. Morra, F. Ragni, M. Poggio, C. Cracco,D. Vaccino, S. Grande, R.M.ScarpaDivisione Universitaria di Urologia, Dipartimento diScienze Cliniche e Biologiche, Università di Torino,Azienda Ospedaliera S. Luigi - Orbassano

Introduzione e Obiettivi: In questi anni numero-se tecniche e materiali sono stati proposti per lacorrezione del prolasso vaginale. In questovideo descriviamo l’utilizzo di due dispositividell’American Medical System, il sistemaPerigee e il sistema Apogee, per il trattamentoun voluminoso prolasso vaginale recidivo .Descrizione della tecnica: Si tratta di una pazien-te di 90 anni con prolasso vaginale totale deter-minante ritenzione totale di urina, iscuria para-dossa e alterazione dello svuotamento dell’am-polla rettale. Entrambi i sistemi, Perigee eApogee, sono costituiti da introduttori apposi-tamente sagomati che permettono l’applicazio-ne di reti in polipropilene opportunamentesagomate per la correzione del cistocele, delprolasso della cupola vaginale e del rettocele.La paziente dopo anestesia spinale, viene postain posizione litotomica dorsale, quindi, dopoaver inserito il catetere e identificato l’apicedella cupola vaginale, si esegue una colpotomialongitudinale mediana sulla parete anteriore;ampia dissezione della parete vaginale dallavescica con individuazione della spina ischiati-ca bilateralmente e apertura della fascia pelvi-ca. Il primo ago sagomato del Perigee vieneinserito mediante piccola incisone nella piegainguinale all’altezza del clitoride e fatto fuoriu-scire al disotto del collo vescicale. Il secondoago sagomato viene inserito mediante una pic-cola incisione eseguita 2 cm più in basso e late-ralmente rispetto alla precedente; la punta del-l’ago viene diretta verso la spina ischiaticafacendola fuoriuscire anteriormente a essa.Dopo ogni passaggio, verificata l’integrità dellestrutture, vengono agganciati i bracci della reteagli introduttori che vengono estratti. Analogaprocedura viene eseguita controlateralmente.Si distende la rete al di sotto della vescica e siprocede quindi alla correzione del compartoposteriore e della cupola eseguendo una colpo-tomia longitudinale e dissecando il pianoretto-vaginale fino a identificare la spina ischia-tica bilateralmente. Due piccole incisioni

vengo eseguite 3 cm lateralmente e posterior-mente all’ano per introdurre l’ago dell’Apogeeche viene fatto scorrere attraverso la fossaischiorettale fino al davanti della spina ischiati-ca. Le estremità della mesh vengono fissate agliaghi che vengono quindi retratti. Le estremitàdistali della reti dell’Apogee e Perigee vengonofissate tra loro e traendo i rispettivi bracci siriporta in posizione fisiologica la cupola vagi-nale; il corpo della rete dell’Apogee viene uti-lizzato per correggere il rettocele. Si recenta laparete vaginale in eccesso e si sutura la paretevaginale.Al termine dell’intervento si pone uno zaffo invagina. Commenti: I dati di letteratura sull’utilizzo delPerigee e dell’ Apogee dimostrano la buonaefficacia e sicurezza di questi due prodotti perla correzione del prolasso vaginale.Nella nostra esperienza, l’utilizzo combinato dientrambi i dispositivi ha consentito una ade-guata correzione dei prolassi vaginali totali conripristino di una fisiologica anatomia vaginale ela ripresa di minzioni e defecazioni spontanee.Al controllo a 6 mesi non sono stati osservatisegni di erosione o decubito della rete, nè diprolasso.

V26NUOVO APPROCCIO CHIRURGICO MINI-INVASIVO NEL TRATTAMENTO DEL RETTO-CELE (APOGEE™ SYSTEM)S. Fornia, A. Salvaggio, M.. Ciuffreda, F. Dinale,M.SimonazziUnità Operativa di Urologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

VIDEONel video presentiamo una nuova tecnica chi-rurgica mini-invasiva transvaginale tension freeper il trattamento e la correzione del prolassoposteriore degli organi pelvici. La paziente, dopo anestesia spinale, vieneposta in posizione litotomica. Praticata catete-rizzazione vescicale si infiltra con soluzionefisiologica la parete vaginale posteriore perfavorire la dissezione dei piani chirurgici. Siincide il perineo longitudinalmente per 3-4 cme si isola la parete vaginale dal retto fino alpiano vescicale. Si posiziona la bendarella dipolipropilene che viene ancorata tension freeattraverso un passaggio trans-gluteo bilateral-mente con ago ricurvo che passa a 2 cm sottola spina ischiatica fino allo spazio precedente-

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mente ricavato tra retto e vagina. Si regolarizzail posizionamento della bendarella con 2 puntidi ancoraggio sul versante vescicale della vagi-na. L’esplorazione rettale conferma il correttopassaggio degli aghi. La tecnica di recente applicazione, seppur confollow up breve, permette una risoluzione chi-rurgica mini-invasiva, di facile esecuzione eriproducibilità.

V27ESPLORAZIONE LAPAROSCOPICA DI UNANEOFORMAZIONE RETROPERITONEALE SO-SPETTA PER RECIDIVA DI CARCINOMA ACELLULE RENALIA. Campagna, P. Bove, E. Finazzi Agrò, A.Asimakopoulos, R. Miano, G. VespasianiCattedra di Urologia, Università di Roma “TorVergata”, Roma

Obiettivi: Descriviamo un case report relativo aduna sospetta recidiva retroperitoneale di carci-noma a cellule renali in un paziente sottoposto5 mesi prima a nefrectomia radicale.Materiali e Metodi: Nell’Ottobre 2006 unpaziente di 70 anni viene sottoposto, presso lanostra Divisione di Urologia, a nefrectomiaradicale sinistra per una neoformazione dicirca 9 cm di diametro. L’esame istologico evi-denziava un carcinoma a cellule renali noninfiltrante il grasso perirenale ed il seno renale(pT2). Durante il follow-up, l’esame TC conm.d.c. eseguito nel febbraio 2007 mostrava, alivello della loggia renale di sinistra, una for-mazione rotondeggiante del diametro di circa2,3 cm con potenziamento parietale doposomministrazione del m.d.c. ascrivibile a reci-diva di malattia. Per tale motivo il pazienteveniva sottoposto ad esplorazione laparosco-pica transperitoneale che confermava la pre-senza di una lesione tondeggiante, ben capsu-lata, tenacemente adesa ai tessuti circostanti. Ilcontrollo ecografico intraoperatorio evidenzia-va un contenuto della formazione solido,omogeneo e privo di vascolarizzazione.L’esame bioptico della parete mostrava il con-tenuto della lesione che si presentava conaspetto riferibile a mesh emostatico parzial-mente riassorbito.Risultati: La sospetta neoformazione è stataasportata per via laparoscopica trans perito-neale. La durata dell’intervento è stata di 180minuti con perdite ematiche intraoperatorietrascurabili.

L’esame istologico della parete della lesione haevidenziato tessuto fibro-muscolare sede diflogosi cronica, mentre il contenuto dellalesione è stato descritto come materiale trom-botico in fase di organizzazione. Il pazienteveniva dimesso in terza giornata post-operato-ria senza nessuna complicanza intra o posto-peratoria.Discussione e Conclusioni: Ad oggi, non sonoriportati in letteratura altri casi di “textiloma”dovuti ad incompleto riassorbimento di meshemostatico (SURGICEL), sospetto per recidivadi neoplasia. Anche in questo caso, così comeper i “textilomi” da tessuto non riassorbibile(i.e. garze chirurgiche), la reazione granulo-matosa periferica può dare luogo a lesioni cheall’esame TC appaiono caratterizzate da poten-ziamento parietale dopo infusione di m.d.c.;inoltre mentre le garze chirurgiche sono radio-logicamente riconoscibili grazie al markerradiopaco i mesh emostatici ne sono privi edoffrono in caso di reazione granulomatosa,una difficoltà diagnostica superiore.

V28NEFROURETERECTOMIA LAPAROSCOPICADESTRA CON LITOTRISSIA DI CALCOLOSI Ø2 CM DELL’URETERE INTRAMURALE INDOPPIO DISTRETTO COMPLETO (VIDEO)R. Tarabuzzi, F. Varvello, G. Marchioro, G. Maso,S. Ranzoni, F. Sogni, C. Terrone Ospedale Maggiore della Carità, Novara

Introduzione: Riportiamo il caso di una donnadi 39 anni, con storia di pielonefriti destre reci-divanti associate, negli ultimi tempi, a disturbiminzionali della fase di svuotamento persisten-ti, con riscontro urografico e TC di doppiodistretto completo a destra con calcolosi di dia-metro 2 cm dell’uretere intramurale di perti-nenza del distretto superiore.Materiali e Metodi: La paziente è stata sottopo-sta, previo controllo cistoscopico, a nefrourete-rectomia laparoscopica destra transperitoneale.Terminato il tempo demolitivo sul rene, dopoaver cambiato la posizione della paziente edegli operatori, si è passati all’isolamento dellaporzione terminale degli ureteri. Con l’aiuto diun ureteroscopio flessibile introdotto attraver-so un trocar nel lume ureterale è stato localiz-zato l’uretere contenente il calcolo. Succes-sivamente alla litotrissia i frammenti sono statiasportati mediante pinze di Johan. Al termineentrambi gli ureteri sono stati sezionati previa

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chiusura con Hem-o-lok. Il rene è stato aspor-tato mediante incisione di servizio di 4 cm supregresso Pfannestiel. In quinta giornata post-operatoria la paziente è stata sottoposta a cisto-scopia con litotrissia laser e asportazione deiframmenti residui. È stato inoltre esplorato ilmoncone ureterale distale in cui alloggiava ilcalcolo con evacuazione di minuscoli residuilitiasici.Risultati: L’esame istologico ha confermato il

quadro di pielonefrite cronica in rene idrone-frotico. La paziente è stata dimessa in sestagiornata. La radiografia diretta eseguita a 1mese dall’intervento non ha dimostrato fram-menti residui.Conclusioni: La tecnica laparoscopica abbinataall’utilizzo di endoscopi flessibili è risultataefficace e versatile consentendo un approcciomini invasivo anche nel caso di una situazioneinsolita come quella da noi affrontata.

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Urothelial carcinoma of the bladder is the sixth most com-mon malignant disease in the world. In 75–85% of cases,bladder tumors are superficial at first diagnosis. However,50–70% of patients presenting with superficial bladdercancer will develop one or several recurrences after initialtreatment with transurethral resection (TUR), while 10-20% will experience disease progression with infiltration ofthe bladder muscle. White light cystoscopy (WLC) and uri-nary cytology are the standard methods for detecting blad-der cancer, but their sensitivity and specificity are not com-pletely satisfactory, leading to a relatively frequent incom-plete detection of primary or recurrent tumors (1,2). Flaturothelial lesions, such as CIS or urothelial dysplasia, areparticularly difficult to visualize endoscopically with classi-cal WLC because they are frequently located in unspecifi-cally inflamed or normal appearing mucosa. Even the useof random biopsies does not result in a clinically relevantimprovement in the diagnosis of CIS (3). This is particu-larly important since CIS is characterized by a higher riskof progression to muscle invasive disease. Furthermore, the risk of incomplete removal of tumour tis-sue during transurethral resection of bladder tumour(TURBT) is significant, either by overlooking flat dysplasticlesions extending from the resected tumour, or tiny papil-lary satellite tumours. Tumour remnants were found in upto over 50% of cases at a second-look resection 4-6 weeksafter a first TURBT (4,5). The tumours that have beenmissed during the resection will account for at least part ofthe frequent positive cystoscopies 3-6 months after initialtreatment and may be responsible for a decreased survival.To improve the sensitivity of WLC, especially for CIS, flu-orescence cystoscopy (FC) has been studied extensively inthe last few years (6). FC is a technique of photodynamicdiagnosis (PDD). PDD is based on the interaction betweena fluorochrome with a high selectivity for tumour cells andlight with an appropriate wavelength, which is absorbed bythe fluorochrome and reemitted with a different (longer)wavelength. Since the early 1990s, 5-aminolaevulinic acid(5-ALA) has been investigated for the fluorescent detectionof urothelial cancer. ALA is a precursor in the heme biosyn-thesis pathway and induces an accumulation of fluorescentendogenous porphyrins, mainly protoporphyrin IX (PPIX)in tissues of epithelial origin (7).The mechanisms that lead to an increased production offluorescent PPIX in cancerous tissue are currently not fullyunderstood. Several theories have been proposed, includ-ing differences in the level of cellular metabolism, structur-

al characteristics of diseased urothelium, inflammationwith consequent increase in permeability to ALA andhyperproliferation of the urothelium, leading to a cumula-tive effect. There are mainly two enzymes in the biosynthe-sis of heme considered responsible for a tumour cell-spe-cific accumulation of PPIX: porphobilinogen deaminaseand ferrochelatase. The former is the rate limiting enzymeand has been identified in greater concentrations in tumourtissue. Clinical results with 5-ALA cystoscopy have beenvery encouraging. Kriegmair et al. first evaluated the signif-icance and feasibility of the procedure, comparing endo-scopic findings under white light and fluorescent cys-toscopy and histology. A very high correlation wasobserved between biopsies taken from areas with eithernegative or positive fluorescence and histological findings.In particular, a sensitivity of more than 95% and a speci-ficity of 68.5% was achieved (8). Other series have subse-quently confirmed these findings (9-12). Overall, FCaccounts for an increase in the tumor detection ratebetween 18-76% as compared to WLC. Zaak et al. have the largest experience with 5-ALA FC. Intheir series tumors were detected only because of positivefluorescence in 26.4% of cases. The incidence of CIS andsevere dysplasia in this patient group was 26.9%. Also, incases of suspicious cytological findings with negative WLC,FC was able to considerably increase the tumor detectionrate (7). In addition to flat urothelial lesions, the high rate of resid-ual tumor after TUR represents another reason for the highrecurrence rate of bladder tumors after the first resection. Amulticentre, randomized prospective trial including 165patients was carried out in 1997-98 to investigate whetherFC-guided TURBT is able to reduce the rate of overlookedtumors. The Authors compared the rate of residualtumours 10-14 days after initial resection and found that62% of patients were tumor-free after FC-guided TURBTvs. 41% of cases after WLC-guided TURBT (p < 0.01).Therefore, the rate of residual tumor could be reduced sig-nificantly by nearly 40% under fluoroscopic guidance (13).In another study of 191 patients with superficial bladdercancer, the residual tumour rate at 5-6 weeks from the ini-tial resection was 25.2% in the WLC arm versus 4.5% inthe FC arm (p < 0.0001) (14). Some studies have been also carried out to determinewhether FC-guided TUR is able to increase recurrence freesurvival. Initial results showed a clear trend towards lowerrecurrence rates in patients who had been resected under

The role of fluorescent cystoscopy with hexaminolevulinate in the diagnosis of bladder cancer.

A. Volpe, F. Porpiglia, M. Billia, R.M. Scarpa

Divisione Universitaria di Urologia, ASO San Luigi Gonzaga, Orbassano, Università di Torino

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5-ALA induced FC. To confirm these findings, Europeanmulticentre long-term follow-up studies are ongoing.Filbeck et al. published preliminary results, showing a sig-nificant higher recurrence-free survival in the FC group(89.6% vs. 65.9% at 24 months - p = 0.004). Recurrence-free survival after 12 and 24 months was 73.8% and 65.9%in the WLC group and 89.6% and 89.6% in the FC group,respectively (14). Recently, it has been shown that the esterification of ALAinto more lipophilic derivates, such as Hexaminolevulinate(HAL) (Hexvix®) results in up to 25-fold increase of the flu-orescence compound Protoporphyrin IX (15,16). HAL hasseveral advantages compared to 5-ALA: 1) intravesicaladministration rather than systemic administration, 2) theneed of a shorter instillation time (one hour), 3) higherselectivity and brighter fluorescence, 4) better contrast, 5)less photobleeching. These characteristics have the poten-tial to make this technique a significant improvement in thedetection of bladder tumours and in patient management.Several studies have been already published showing thefeasibility and accuracy of HAL cistoscopy (17-19).Schmidbauer et al. were able to detect 28% more patientswith CIS with HAL cystoscopy as compared to WLC.18Jocham et al. observed a significantly improved tumordetection rate compared to WLC (96% vs. 77%), particu-larly for dysplasia (93% vs. 48%), CIS (95% vs. 68%) andsuperficial papillary tumors (96% vs. 85%) (19).Furthermore, Witjes et al. and Loidl et al. have shown thatHAL flexible cystoscopy is feasible and accurate, withresults that are comparable to white light cystoscopy andslightly inferior to rigid HAL cystoscopy (20,21).Large multicentre, randomized prospective trials are need-ed to confirm the role of HAL cystoscopy in the diagnosisand treatment of bladder tumour and to assess whetherHAL cystoscopy is able to decrease the rate of residualtumors after TURBT and to increase long-term recurrencefree survival.

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9. Filbeck T, Roessler W, Knuechel R, Straub M, Kiel HJ and WielandWF: Clinical results of the transurethreal resection and evaluation ofsuperficial bladder carcinomas by means of fluorescence diagnosis afterintravesical instillation of 5-aminolevulinic acid. J Endourol. 13: 117-21, 1999.

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13. Kriegmair M, Zaak D, Rothenberger KH, Rassweiler J, Jocham D,Eisenberger F, Tauber R, Stenzl A and Hofstetter A: Transurethralresection for bladder cancer using 5-aminolevulinic acid induced fluo-rescence endoscopy versus white light endoscopy. J Urol. 168: 475-8,2002.

14. Filbeck T, Pichlmeier U, Knuechel R, Wieland WF and Roessler W:Clinically relevant improvement of recurrence-free survival with 5-aminolevulinic acid induced fluorescence diagnosis in patients withsuperficial bladder tumors. J Urol. 168: 67-71, 2002.

15. Lange N, Jichlinski P, Zellweger M, Forrer M, Marti A, Guillou L,Kucera P, Wagnieres G and van den Bergh H: Photodetection of earlyhuman bladder cancer based on the fluorescence of 5-aminolaevulinicacid hexylester-induced protoporphyrin IX: a pilot study. Br J Cancer.80: 185-93, 1999.

16. Marti A, Jichlinski P, Lange N, Ballini JP, Guillou L, Leisinger HJand Kucera P: Comparison of aminolevulinic acid and hexylesteraminolevulinate induced protoporphyrin IX distribution in humanbladder cancer. J Urol. 170: 428-32, 2003.

17. Jichlinski P, Guillou L, Karlsen SJ, Malmstrom PU, Jocham D,Brennhovd B, Johansson E, Gartner T, Lange N, van den Bergh H etal.: Hexyl aminolevulinate fluorescence cystoscopy: new diagnostic toolfor photodiagnosis of superficial bladder cancer--a multicenter study. JUrol. 170: 226-9, 2003.

18. Schmidbauer J, Witjes F, Schmeller N, Donat R, Susani M andMarberger M: Improved detection of urothelial carcinoma in situ withhexaminolevulinate fluorescence cystoscopy. J Urol. 171: 135-8, 2004.

19. Jocham D, Witjes F, Wagner S, Zeylemaker B, van Moorselaar J,Grimm MO, Muschter R, Popken G, Konig F, Knuchel R et al.:Improved detection and treatment of bladder cancer using hexam-inolevulinate imaging: a prospective, phase III multicenter study. JUrol. 174: 862-6; discussion 866, 2005.

20. Witjes JA, Moonen PM and van der Heijden AG: Comparison ofhexaminolevulinate based flexible and rigid fluorescence cystoscopywith rigid white light cystoscopy in bladder cancer: results of a prospec-tive Phase II study. Eur Urol. 47: 319-22, 2005.

21. Loidl W, Schmidbauer J, Susani M and Marberger M: Flexible cys-toscopy assisted by hexaminolevulinate induced fluorescence: a newapproach for bladder cancer detection and surveillance? Eur Urol. 47:323-6, 2005.

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INTRODUCTIONPercutaneous nephrostomy procedures are generallysafe. The associated mortality rate is approximately0,04% and the incidence of important complications isabout 5%. But, if we consider other aspects such as: hos-pitality time, post-operative pain, patients with coagula-tion diseases or renal abnormalities or transplanted kid-ney, the minimal nephrostomy procedures are advisable.We are presenting our instrumental set for mini-percuta-neous procedure (MIPP-set), manufactured in collabora-tion with RÜSCH Medical Company, along with ourindications and clinical experience.

METHOD AND MATERIALWe consider Minimal Percutaneous approach, anephrostomy tract equal or less than 14 Fr (inner diam-eter). Our dilation set (MIPP PU/PVC by Frattini-Cortellini) consists of : a 17,5 Gauge needle, a 0,035 inchguide wire Lunderquist-type, 2 coaxial hydrophilic dila-tors (9,14 Fr), a 14 Fr Amplatz sheath and a 12 Fr sili-cone- coated nephrostomic catheter with metallic gauge(Figure 1); the operative instruments should be a 11 Fr

Mini-percutaneous procedure (MIPP): a new set.

Antonio Frattini, Stefania Ferretti, Paolo Salsi, Umberto Maestroni, Pietro Cortellini

Urology Unit, Azienda Ospedaliero-Universitaria of Parma, Italy

Objective: We are presenting our instrumental set for mini-percutaneous procedure(MIPP-set), manufactured in collaboration with RÜSCH Medical Company, along withour indications and clinical experience. Methods: From January 2002 to December 2006, we treated with MIPP, 63 patients,range 2-76 years. Percutaneous lithotripsy was performed in 57/63 patients, for stones

of 21 ± 10 mm burden; 4/63 pts underwent a new recanalization for uroenteric strictures in 3neobladders and 1 ileal conduit; in 1/63 pt was performed a L.A.S.E.R. ablation of a smallsuperficial transitional cell carcinoma; in 1/63 pt was extracted a ureteral stent migrated to thepelvis. Results: For 57 nephrolithotripsy procedures stone- free rate was 98.3%; 1 patient needed stent-ing for hydronephrosis and in 3 patients were positioned a monoJ catheter for haematuria forsome days, totally 7/63 pts were transfused (11%); the mean extimated blood loss was 0,65 ±1,05 g/dL HB (range 0,1- 3,9 g/dL HB); for residual procedures (6 patients) there were no com-plications; the mean hospital stay was 4,2 ± 2,8 days (range 2- 14 days). Conclusions: The limits of this technique are: major operation times and consequently majorcosts; more difficulties in vision and operability. The advantages are: less trauma, reduction ofbleeding, possibility of tubeless procedures and shorter recovery times. Supine position is cer-tainly a step forward in terms of reducing operative times and percentage of clearance of thefragments. The progress mainly in optics and the miniaturization of instruments will make theprocedure more useful and effective.

KEY WORDS: Minipercutaneous procedure; Percutaneous nephrolithotripsy; MIPP-set; MINI-perc.

Summary

Figure 1.

The MIPP set.

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rigid ureteroscope (at the beginning of our experience)using a ballistic probe for lithotripsy or a LASER probe,or better a 14 Fr rigid nephroscope (6 Fr operative chan-nel) and all flexible instrumentation. It depends on theinstrument’s availability of each department. Our indica-tion for MIPP are: renal stones equal or less than 1,5 cmdiameter as first choice or SWL-refractory; as adjuvantprocedure during standard percutaneousNephrolitotripsy if it’s necessary a second access for com-plicated lithiasis or infra-costal approach; anterogrademanagement of uro-enteric strictures in neobladder orileal conduit with flexible ureteroscope and LASER inci-sion or pneumatic dilation; antegrade endopielotomy;anterograde access to kidney transplanted forrenal/ureteral lithotripsy or anastomotic strictures; pedi-atric nephrolithotripsy; anterograde ureteral lithotripsywhen it’s impossible or complicated to a classic retro-grade ureteral access; foreign body extraction (when theretrograde way is not possible); treatment of calicealdiverticula with or without calculus inside; endourologi-cal treatment of pyelocaliceal superficial transitional cellcarcinoma less than 1,5 cm (Table 1).When it’s necessary to minimize a renal damage forexample in patients whit renal failure or coagulation’sdisorders.From January 2002 to December 2006, we treated with

MIPP, 63 patients (27 female and 36 male), mean age45+17 years (range 2-76 years); 37/63 percutaneous pro-cedures were performed in supine position.Percutaneous lithotripsy was performed in 57/63patients, for stones of 21+10 mm burden (range 6-55mm); 1/57 was transplanted kidney; of these in 38/57pts was effected percutaneous lithotripsy as a first choiceprocedure; in 7/57 pts after ESWL procedure; in 2/57 ptwas associated an endopyelotomy procedure with elec-tric incision, in 2/57 pts a medial caliceal diverticulumwas treated with diathermy; in 1/57 pt an infundibularstenosis was pneumatically dilated; 9/57 pts underwentadjuvant nephrolithotripsy with double access in com-plicated lithiasis; 2/57 pt needed a retrogradeureterolithotripsy with rigid ureteroscope for unaccesibleureter by retrograde access; 1/57 pneumatic dilation fora lombar stenosis after ureterolithotomy; 4/63 pts under-went a new recanalization for uroenteric strictures in 3neobladders (1 kidney transplant in a neobladder) and 1ileal conduit, after MIPP access a flexible ureteroscopeallowed a pneumatic dilation of stenosis and a secondaryLASER incision of the stenotic tract; double pig- tail stentwas left for 3 weeks; in 1/63 pt was performed a LASERablation of a small superficial transitional cell carcinoma;in 1/63 pt was extracted a ureteral stent migrated to thepelvis (Table 2).

Table 2.

Clinical Experience.

First choice Nephrolithotripsy 38 pts (1 transplanted kidney; 2 with antegrade LASERendopyelothomy; 1 with lumbar stenosis dilation)

ESWL- refractory stones 7 pts

Adjuvant Nephrolithotripsy 9 pts

Anterograde ureteroscopy for stones 1 pts

Caliceal diverticula coagulation 2 pts

Uretero-intestinal stenosis 4 pts (1 transplanted kidney in neobladder)

Ablation of small, low grade renal TCC 1 pt

Foreign body extraction 1 pt

Table 1.

MIPP: Our indications.

Renal stones equal or less than 1,5 cm diameter

ESWL-refractory renal stones

Adjuvant procedure during standard PNL

Pediatric PNL

Antegrade LASER endopyelothomy

Management of anastomotic strictures in entero- urinary diversions

Antegrade ureteral lithotripsy

Foreign body extraction when retrograde way is not possible

Management of caliceal diverticula

Management of small, superficial, low grade pyelocaliceal TCC

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RESULTSAll patients are alive; for 57 nephrolithotripsy proce-dures stone-free rate was 98.3%; in 1 pt (1,7%) the pro-cedure was unsuccessful (impossibility to performnephrostomic access); in 3 pts (5,2%) occured bleedingwith bladder plugging at drainage remove (3rd postop-erative day) that needed stenting (mono J catheter forsome days) and in two patients (2/3 pts) blood transfu-sion (3 units of heterologous blood in 1 pt and 1 unit ofautologous blood in 1 pt); in 5 patients (8,7%) the post-operative anaemia without evidence of significant bleed-ing needed blood transfusion (2 units of autologousblood each in 4 patients and 1 unit of heterologousblood in 1 patient); totally, 7/63 pts were transfused(11%); in 1 patient in 7th postoperative dayhydronephrosis without evidence of residual stones, thatneeded stenting; for residual procedures (6 patients)there were no complications; the mean extimated bloodloss was 0,65 + 1,05 g/dL HB (range 0,1- 3,9 g/dL HB);the mean hospital stay was 4,2 + 2,8 days (range 2- 14days).

DISCUSSIONThe recent introduction on the market of miniaturizedinstruments has given strong evidence to the possibilitiesof being less invasive in the percutaneous procedures.This was made possible by the small diameter probessuitable to be used with L.A.SE.R., which proves veryuseful in lithotripsy. Besides the presence of flexiblefibroscopes is highly suitable for the exploration of therenal cavities.All this has led to the construction of operative nephro-scopes, aimed to obtaining the same results with the leastpossible parenchymal loss.Until the last year the few experiences of “minipercuta-neous procedures” had to be effected with a technologyunfit for this purpose, but adapted to the specific case, asin our experience, with obvious limitations in use andindication.In literature too very little has been said about mini per-cutaneous but only about single or rare experiences,often in the pediatric field, without the necessary direc-tions for the standardization of the technical and instru-mental characteristics required by any procedure for anobjective analysis of the result.If all the Authors mentioned have agreed on the need ofbeing as least invasive as possible towards the kidney byeffecting nephrostomic approach of small diameter, thereis always the problem of using different instruments, soin the pediatric experience.Even if Traxers experimental reports do not show, after 6weeks, different functional results in terms of parenchi-mal damage, utilizing different sized nephrostomy tract(11 or 30 Fr)(1).Jackman et al (2). Helal et al (3) described initially thetechnique in children with the use of 11 Fr to 15 Fr peel-away and subsequently the use of a 13 Fr ureteroscopysheath for working access. Feng et.(4) al in a prospectiverandomized trial to assess the efficacy and morbiditythrough standard PCN involved tract dilation to 30 Frfor passage of a 34 Fr working sheath and their 2 mini-

PCN involved tract dilation to 22 Fr for passage of a 26Fr sheath with tubeless procedure, no overall advantagewas found for the mini-PCN versus the standard tech-nique, imputing however the disadvantages of the micro-procedures to the poorer visualization and optics anddifficulty with the use of the nephroscopic graspers.Chan et al.(5) describes the use mini-PCN by means of13 Fr ureteroscopy and stresses how the procedurereduces morbidity compared with the standard proce-dure in terms of efficiency and effectiveness for stoneremoval.In the abstract “role of Miniperc in the management ofurolithiasis”, Bhargava et al. (6) evaluate the effectivenessof the procedure with 14 Fr (19 cm Length) accessureteric sheath and the use of the ureteroscopy of 8 Frand pneumatic lithotripsy in 30 patients. They concludethat ”Miniperc” is a safe and very useful procedure.Also Monga et al.(7) describes the miniaturization of per-cutaneous nephrolithotomy, a natural evolution of thegold standard by using of 20 Fr compared with the tra-ditional 30 Fr sheath. The Author points out that thereduction of the approach allows less bleeding and post-operative pain in 16 patients.Desai et al. (8) refers to a paediatric surgery experiencewith 45 renal Units in 40 cases using the paediatricnephroscope 14 Fr with a 2,4 mm working channel withdilatation of the approach from 18,5 to 24 Fr accordingto the age of the children. The Authors describes thisprocedure as safe ed appropriate option in the modernmanagement of paediatric urolithiasis.Also Zattoni (9) in his personal experience (with the new17 Fr nephroscope in renal stone and nephrostomicchannel of 20 Fr) of 9 cases including 6 children suggeststhat paediatric nephroscope should be considered a stan-dard part of the endourologic equipment.In our experience, the miniperc procedures allows sig-nificant reduction in blood loss: in a previous study ofour group (10) we have compared three groups ofpatients that’s undergoes percutaneous procedures withvarious techniques of nephrostomy tract dilation to 34Fr: 105 total patients, of which 59 progressive dilationwith Amplatz metallic dilators, 36 with One- Shot tech-nique and 15 with pneumatic dilation: in first group theextimated blood loss was 2,08 + 1,43 g/dL HB (0,3- 8,7g/dL), in second group 1,64 + 0,95 g/dL HB (0- 3,9g/dL), in third group 1,90 + 1,12 g/dL (0,2- 3,7 g/dL); inour actual series the extimated blood loss was 0,65 +1,05 g/dL (0,1- 3,9 g/dL); the data are particularly sig-nificant in comparison with first group (p < 0,001), butremains also significant in comparison with secondgroup (p < 0,05) and third group (p < 0,02) (Table 3).In our previous study we have also evaluated mean oper-ating times, that were respectively 38 minutes withAlken metallic dilators, and 29 minutes with One-Shotor pneumatic dilation. In actual series mean operatingtimes are more of 60 minutes: a demonstration (statisti-cally significant, but also intuitive) of major expensive-ness in operating time of miniperc procedures in com-parison with standard nephrostomy tract accesses, inde-pendently of dilation technique. The mean hospital stayin present study was 4,2 + 2,8 days (range 2- 14 days);in previous study was 5,74 +3,54 days (range 2-20 days)

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for patients with Alken dilators access; 4,75 + 1,99 days(range 2-13 days) for patients with One-Shot access;4,46 + 1,06 days (range 3-7 days) for patients with pneu-matic dilation access; the data not reaches statistical sig-nificance, but the mean hospital stay after miniperc pro-cedures seems shorter than after standard procedures.

CONCLUSIONSConsidering the literature that shows experiences main-ly in paediatric surgery with different nephrostomicapproach (reported range 11-24 Fr) it is opportune toput a limit to the mini percutaneous procedure. We agreeto identifying “MINI perc” technique only to nephros-tomic approach ≤ 14 Fr and have manufactured the setin accordance.Superior approach cannot be intended Mini proceduresbut just “MIDI”. Please consider that the main manufac-tures of endourologic equipment are moving in accor-dance with this line. In case of failure or operation diffi-culties the approach can be easily converted andincreased to allow standard procedures.The limits of this technique are: major operation timesand consequently major costs; more difficulties in visionand operability. The advantages are: less trauma, reduc-tion of bleeding, possibility of tubeless procedures andshorter recovery times.Supine position is certainly a step forward in terms ofreducing operative times and percentage of clearance ofthe fragments. In fact the LASER lithotripsy and thedecubitus allow litholopaxy of the fragments thanks tothe gravity and the retrograde continuous irrigation.Moreover the possibility of using flexible ureteroscopesallows a better access to all the kidney calices and conse-quently an easier extraction of fragments.We estimate, with the right indications, that the Minipercshould be more and more adopted by modern endourol-

ogists. The progress mainly in optics and the miniatur-ization of instruments will make the procedure moreuseful and effective.

REFERENCES1. Traxer O, Smith Thomas G.III, Pearle M S, Corvin T S,Saboorian H, Careddu JA: Renal parenchymal injury after standardand mini percutaneous nephrostolithotomy. J Urol 2001;165(5):1693-1695.

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3. Helal M, Black T, Lockhart J, et al: The Hickman peelawaysheath:alternative for pediatric percutaneous nephrolithotomy. JEndourol 1997; 11:171-172

4. Feng MI, Tamaddon K, Mikhail A, Kaptein JS, Bellman GC:Prospective randomized study of various techniques of percutaneousnephrolithotomy. Urology 2001; 58(3):345-350.

5. Chan D-Y; Jarrett TW: Mini-Percutaneous Nephrolithotomy.J.Endourol. 2000; 14(3):269-273.

6. Bhargava A.,Gupta V.K: Role of “Mini-perc” in the managementof urolithiasis.(abstract FP4-4) J Endourol 2003 (suppl) A36.

7. Monga M, Oglevie S : Mini-Percutaneous nephrolithotomy:extended experience and follow-up.(abstract FP4-12) J Endourol2003 (suppl) A38.

8. Desai M, Ridhorkar V, Patel S et al.: Pediatric percutnaeousnephrolithotomy : assessing impact of technical innovations on safe-ty and efficacy. J Enrodurol 1999; 13(5):359-64.

9. Zattoni F, Passerini-Glazel G, Tasca A.: Pediatric nephroscope forpercutaneous stone removal. Urology 1989; 33:404-406.

10. Frattini A, Barbieri A, Salsi P, Sebastio N, Ferretti S,Bergamaschi E, Cortellini P. One shot: A novel method to dilate thenephrostomy access for percutaneous lithotripsy. J Endourol 2001;15 (9):919-923.

Table 3.

Comparison of results in blood loss in various nephrostomy tract techniques.

Technique Patients Ext. blood loss p (Miniperc vs all other)

Miniperc 63 (actual series) 0,65 ± 1,05 g/dL

Alken dilators 59 (previous series) 2,08 ± 1,43 g/dL < 0,001

One- Shot 36 (previous series) 1,64 ± 0,95 g/dL < 0,05

Pneumatic dilation 15 (previous series) 1,90 ± 1,12 g/dL < 0,02

Correspondence: Stefania Ferretti M.D., Urology Unit, Azienda Ospedaliero-Universitaria of Parma, via Gramsci, 14 – 43100 Parma, ItalyE-mail: [email protected]

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TRANS-URETHRAL MICROWAVE THERMOTHERAPY (TUMT)Thermotherapy uses high temperatures to produce coag-ulation necrosis of prostatic tissue. Microwaves deliveredvia the transurethral route have been the dominantmeans used to heat prostatic tissue. TUMT uses a specialtransurethral catheter with a microwave antenna thattransmits heat into the prostate with the eventual goal ofdestroying tissue by achieving temperatures that exceedthe cytotoxic threshold and inducing cell death. Morespecifically, heating in excess of 45°C results in coagula-tion necrosis. In addition, apoptosis has been observed,at temperatures lower than those inducing necrosis.Recently, it was demonstrated that TUMT increased thesensory threshold (evoked by electrical stimulation) inthe posterior urethra by 30%, resulting in the alleviationof storage symptoms (9). During the last decade, numer-ous studies have been published presenting the clinicalresults from the application of TUMT for the treatment ofLUTS associated with BPH. Many TUMT devices withdifferent technical specifications and treatment protocolshave been evaluated. Bolmsjo et al (10) reported sub-stantial differences in heating profiles between deviceswith different microwave antenna designs. However, at

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INTRODUCTIONFor a long period of time, transurethral resection of theprostate (TURP) was considered the “gold standard” sur-gical therapy for patients with LUTS related to BPH (1),associated with significant efficacy (2), but also withsevere morbidity (3-6).New surgical and minimally invasive treatments show acomparable efficacy to TURP, with better safety andlower costs, in terms of quality of life and time of hospi-talization.Aim of this review is to provide updated informationabout the role of minimally invasive therapies, analyzingthe evidence-based data of randomized clinical trials andthe recommendations of BPH guidelines (7,8). Wereviewed the literature and the BPH guidelines, focusingthe attenction on randomized controlled trials with sig-nificant number of patients and long-term follow upseries. We have considered a large number of parametersrelated to minimally invasive interventions, such as theshort- and long-term outcome, complications, morbidi-ty, need for anaesthesia, also comparing the current dataregarding the trans-urethral resection of prostate(TURP).

Minimally invasive treatments for LUTS related to BPH:an update.

D. Prezioso, R. Galasso, G. Iapicca, E. Annunziata, F. Iacono

Department of Urology, “Federico II” University of Naples

Objective: The aim of our review is to provide updated information regarding the roleof minimally invasive endourological techniques to treat lower urinary tract symptoms(LUTS) due to benign prostatic hyperplasia (BPH). We reviewed the literature and theBPH guidelines, focusing the attenction on randomized controlled trials with signifi-cant number of patients and long-term follow up series. We have considered a large

number of parameters related to minimally invasive interventions, such as the short- and long-term outcome, complications, morbidity, need for anaesthesia, also comparing the current dataregarding the trans-urethral resection of prostate (TURP).Results: The minimally invasive therapies can be divided into: thermal-based tehrapies, lasertherapies, ablative therapies and other technologies. They represent a good alternative toTURP, with interesting results regarding their efficacy and tolerability. The most attractivetreatments are high-energy trans-urethral microwave thermotherapy (TUMT), holmium-laserresection/enucleation (HoLRP/HoLEP), bipolar trans-urethral resection in saline (TURIS) andtransurethral electrovaporization (TUVP). However, also other new interventions show a goodsafety profile and low economical costs.Conclusions: Today, minimally invasive treatments are a good alternative to traditional TURP,but prospective, long-term randomized trials are need to evaluate the real outcome.

KEY WORDS: Minimally invasive treatments; Trans-urethral microwave thermotherapy; Holmium-laser resection/enucleation; Bipolar trans-urethral resection in saline; Transurethral electrovaporization, Trans-urethral needle ablation.

Summary

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present time there is not enough critical data to support thehypothesis that TUMT challenges TURP, further studiesthat provide high quality of evidence are needed. Hoffmanet al (11) combined all evidence from randomized con-trolled trials evaluating the efficacy and safety of microwavethermotherapy in treating men with LUTS and BPH, inorder to quantify the therapeutic efficacy. Overall, 540patients were randomized in the six eligible randomizedstudies, including 322 to TUMT and 218 to TURP. Patientsincluded in the studies had moderate to severe LUTS, withdecreased Qmax and moderately enlarged prostates.Studies generally excluded men with very large prostates(>100 g), prominent median lobes and in urinary reten-tion. Treatment was offered by different TUMT devices andsoftware including Prostatron (Prostatsoft 2.0 and 2.5) andProstaLund Feedback. The mean (range) age was 67.8 (65-70) years, baseline symptom score 19.5 (15.7-21.3), base-line Qmax 8.6 (7.9-10.1) ml/sec and prostate volume 44.5(33.9-52.7) ml, and did not differ by treatment group. Twostudies followed patients for 6 months and 4 studies pro-vided a 12-month follow-up. Five studies found significantdecreases in urinary symptoms and significant increases inQmax between baseline and follow-up for both TURP andTUMT. Three studies (12-14) evaluated the effect of treat-ment on QOL using the eight IPSS question. The pooledmean QOL score for men undergoing TUMT decreased by58.5% (4.1 to 1.7) and by 63.4% (4.1 to 1.2) in menundergoing TURP. Although QOL significantly improvedafter both TUMT and TURP, there were no significant dif-ferences between treatments. Muttiasson et al (15,16) havepublished the results of a prospective randomised study,including 154 patients randomized to TUMT or TURP.Total IPSS decreased 3 months after surgery from 21 to 8(61.9%) in the TUMT group and from 20 to 7(65%) in theTURP group, which was sustained over 5 years. Max flowrate and IPSS QoL were comparable between the twogroups. In the TUMT group were observed few severecomplications (5%) and 10 % of patients needed addition-al treatment. The burning question for thermal-based treat-ment is how good the results remain in a long-term per-spective. Historically the Low-Energy TUMT has beenabandoned due to the disappointing durability of itseffects. Recent studies confirm the limited durability ofclinical outcome obtained by lower energy programs, witha retreatment rate as high as 84.4% after 5-year follow-up(17-19). In the randomized study with the longest availablefollow-up by Floratos et al (12), the results of 36 monthfollow-up were presented. Improvement in Qmax of theTUMT group from 9.2 ml/sec retreatment to 15.1 ml/sec,14.5 ml/sec and 11.9 ml/sec at 1-, 2 and 3 years, respec-tively, was reported, whilst the IPSS symptom scoreimproved from 20 to 8, 9 and 12, respectively. These dataindicate that the level of improvement is durable up to 3years. The retreatment rate for TUMT and TURP was19.8% and 12.9%, respectively. It is important to underlinethe different causes of retreatment. Retreatment was offeredto the TUMT patients because of primary treatment failure,while in the TURP group, retreatment included reinterven-tion mainly because of urethral strictures, bladder necksclerosis, meatal stenosis, but rarely, treatment failure.Similarly, Trock et al (20) performed a pooled analysis of 6multicenter studies of cooled thermotherapy with compa-

rable baseline measures. In total 541 patients were pooledand data showed an improvement of 55%, 53% and 51%in AUA symptom score, QOL and Qmax after TUMT,respectively. A slight decrease was observed at 48 monthssince subjective and objective improvement remaineddurable (43%, 50% and 35%, respectively). One of thecommonly used arguments for the application of TUMT asan alternative to TURP for BPH is its low morbidity. Thereported low morbidity and the absence of any need forspinal or general anesthesia make TUMT a true outpatientprocedure, representing an excellent option for patients athigh operative risk (American Society of Anesthiologistsclass 3 or 4) who are unsuitable for an invasive treatment.

TRANS-URETHRAL NEEDLE ABLATION (TUNA)TUNA therapy uses low-level radiofrequency (RF) energythat is delivered by needles into the prostate and that pro-duces localized necrotic lesions in the hyperplasic tissue.The inner region of the prostate is selectively ablated withtemperatures approaching 90-100°C while the prostaticurothelium is preserved (21,22). The TUNA system con-sists of a special catheter attached to a generator. At the endof the catheter there are two needles that are withdrawninto two adjustable shields made from Teflon. The needlesare advanced into the prostatic tissue and can be placedaccurately into the required position. The generator pro-duces a monopolar RF signal of 490 kHz, which allowsexcellent heat penetration and uniform tissue distributionof heat (21,22). The advantage of TUNA is that it can bedelivered under topical anesthesia to patients with sympto-matic BPH and is an attempt to minimize operative riskand reduce postoperative sequela and the need for a longrecovery period, while optimizing the therapeutic benefit.There is a wide variety in the number of patients in eachseries and in the length of follow-up. It can be noted thatmost are open series, with a minority of randomized stud-ies. The size of studies varies from 10 to 188 patients, and,in many cases, the number of patients, followed up for along period of time is less than 50% of the original sample,which makes it difficult to draw definitive conclusions(22). The results of 5 year follow-up of the United Statesrandomized clinical trial were presented (23). Followingtreatment, significant improvement from baseline occurredin symptom score, higher for TURP than for TUNA (statis-tically significant in the first 4 years). The two groupsdemonstrated a significant improvement in maximum uri-nary flow rate (greater for TURP patients). TUNA showedsignificantly fewer adverse events than TURP. The TURPgroup reported 41% retrograde ejaculation, while theTUNA group reported none. However, in the TUNA group14% required further intervention with additional treat-ment (TURP), against only 2% in the TURP cohort. Theresults of this study demonstrate stable treatment outcomesafter 5 years of follow up and suggest that TUNA is anattractive treatment option for men with LUTS due to BPH.While the TURP improvement was superior, TUNAshowed lower adverse events (23). Another randomizedclinical trial comparing TUNA with TURP analyzed 59patients (24). Improvements in Qmax, post voiding resid-ual volume (PVR), IPSS and the QOL score were statisti-cally significant for both groups at 3 and 18 months of fol-

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low-up. The increase in the mean Qmax of the TURPgroup was higher than that in the TUNA group, whereasno significant differences were found between the twogroups regarding improvements in IPSS and QOL scores.There were no complications associated with the TUNAprocedure, while after TURP 16 patients suffered from ret-rograde ejaculation, 4 from erectile impairment, 2 fromurethral stenosis and 1 from urinary incontinence (24). Arecent meta-analysis (25) analyzed the data from two ran-domized trials (23,26), two non-randomized protocols(27,28) and 10 single-arm studies conducted on TUNA(27,29,30,31,32,33,34,35,36). The effect of TUNA was a decrease of the mean IPSS by50% from baseline at 1 year after treatment. This effectmaintained up to 5 years. The Qmax increased by 70%from baseline after 1 year in virtually all studies andapproached or exceeded 15 ml/sec. Although there was atendency for the Qmax to decline slightly over time, themean Qmax 5 years after treatment was more than 50%improved compared to baseline. When only the two ran-domized trials are considered, the mean decline in IPSSwas 11.6 after TUNA and 15.7 after TURP (difference sta-tistically significant). The effect of TUNA therapy on Qmax(+7.0 ml/sec) was smaller than that of TURP (+11.6ml/sec= statistically significant) (25). This meta-analysisshows that TUNA is an effective and minimally invasivetreatment for men, even with severe symptoms. There is asignificant improvement in symptoms and flow rate after 1year which persists for at least 5 years. TUNA therapywould appear to be an alternative to surgery and an attrac-tive option for men who do not wish to undergo long-termmedical therapy, for men who are poor candidates for sur-gery or those concerned about the side-effects of TURP(25). Although a 14% requirement for re-operation due tothe lack of efficacy of the primary treatment with TUNAmay seem low, it occurred within 2 years (23). In addition,the 12.7% incidence reported by other authors alsooccurred within a 2 year period (27).

INTERSTITIAL LASER COAGULATION OF THE PROSTATE (ILC)In 1991 Hofstetter introduced ILC of the prostate (37). Inthis technique, Nd: YAG, a diode or holmium laser fibersare placed directly into the prostatic adenoma. The fiber isfitted with a special diffuser tip or used as a bare fiberplaced percutaneously through the perineum or directlythrough a cystoscope. The Nd: YAG laser fiber is left inposition for 10 minutes at 5 to 10 W. The diode laserrequires a 3-minute treatment at each location starting at20 W and decreasing to 7 W in the “turbo mode”. The aimof this technique is to preserve the urethra, thus preventingtissue sloughing with less storage symptoms than seen withother laser techniques. Martenson and de la Rosette(38,39) reported a comparative study between ILC andTURP in 30 and 14 patients, respectively with 2 years fol-low up. The retreatment rate for the ILC group was 21%compared to 7% in the TURP group, no incontinence wasdocumented in either group, with one patient in the TURPgroup developing a urethral stricture. The storage symp-toms are frequent and long post-operative catheterization isrequired for up to one month in some studies. To achieveimmediate relief of obstruction, some authors perform a

limited resection of the coagulated tissues immediatelyafter ILC (40).A multicenter randomized trial at six U.S hospitals com-paring TURP (n=35) with ILC (n=37) was published byKursh et al. (41). At 2-years follow up, the Qmax improvedby 81% in the TURP group (from 9.1 to 16.5 ml/sec) andby 51% in the ILC group (from 9.2 to 13.9 ml/sec). Theimprovement in AUA symptom index was 70% in theTURP group and 63% in the ILC group. The ILC grouphad a significantly shorter hospital stay and a better sexualfunction score. The urinary tract infection rate in ILC groupwas 20%, the retreatment rate was 16% and no decrease inPSA was noted at 2 years (42). Floratos et al (43) reportedon long-term follow up (34 to 53 months) after VLAP(n=107), contact laser (n=30), and ILC (n=53). The retreat-ment rate was higher in ILC group than other groups (41%vs 14%). Similar retreatment rate (35%) within 8 yearsafter ILC was reported by Terada et al. (44). The EUAguidelines suggest using the ILC only in the treatment ofhigh-risk patients (45).

PHOTOSELECTIVE VAPORIZATION OF THE PROSTATE (PVP)The potassium Titanyl phosphate:YAG (KTP) laser is basedon the technique of passing Nd: YAG laser light through aKTP crystal. This halves the wavelength of the emitted laserto 532 nm and doubles its frequency. The emitted light is avisible green light, which is strongly absorbed by red tis-sues and hemoglobin; this means that a blood rich organsuch as the prostate gland is an excellent target. Based onthese qualities, its name (photoselective vaporization of theprostate) was coined (46). Recently an 80 W KTP laser gen-erator was developed. Hai and Te et al (47) reported thefirst multicenter study of 139 patients with a mean prostatevolume of 54.6 cc who underwent 80 WKTP laser vapor-ization of the prostate with a 12- month follow-up. Themean operative time was 38.7 minutes, the mean catheter-ization time was 14 hours and 32% of patients required nopost-operative catheterization, thus making PVP a cost-effective procedure. There was an 82% improvement insymptom score, 190% improvement in Qmax, and 37%reduction in prostate volume. The postoperative complica-tions included dysuria (9.4%), transient hematuria (8.6%),transient urge incontinence (6.5%) recatheterization (5%),retrograde ejaculation (36%) bladder neck contracture(1.4%) and urethral stricture (0.7%). Long-term resultsdemonstrated sustained improvement in voiding parame-ters. Of 84 patients who underwent PVP, Malek andKuntsman (48) reported 80% improvement in symptomscore and 170% to 250% improvement in the Qmax after5 years follow- up, with no need for re-operation.

HOLMIUM LASER RESECTION OF THE PROSTATE (HOLRP)This procedure is similar to the standard TURP. Resectionof the prostate is achieved by using the end firing Ho: YAGlaser fiber. The procedure is started with bilateral incisionsto define the depth and amount of tissue to be removed. In1996 Gilling et al (49) reported the results of the initial 84patients who underwent HoLRP. The mean AUA symptomscore improved from 21.3 pre-operatively to 4.1 at 3months. The mean Qmax increased from 7.5 to 19.3

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ml/sec at 3 months post-operatively. Only 2 patients’required bladder irrigation for hematuria and 5% ofpatients’ required recatheterization. Similar results wereconfirmed by other larger studies that demonstrated thatHoLRP has equivalent or even better results than TURP(50). In 1999 Gilling et al (51) (level1) published theresults of a prospective randomized trial with 1-year fol-low-up of patients assigned to HoLRP (n=61) and TURP(n=59). The improvement in flow rate and symptoms scorewas similar but the operating time was longer in the HoLRPgroup, however the nursing contact, catheter time (20 vs37.2 hours) and hospital stay (26.2 vs 47.5 hours) weresignificantly shorter than the TURP group. At 12 months,8.3% of the HoLRP group and 10.6% in the TURP grouphad deterioration in their level of potency compared to thepreoperative level. Retrograde ejaculation developed in96% and 86% of the HoLRP and TURP groups, respective-ly. Re-operations included 1 bladder neck incision in theHoLRP group and 2 bladder neck incision sand 2 revisionsin the TURP group. The long-term results showed no sig-nificant difference between the two groups in terms ofsymptom score or flow rate at 2 years and 4 years follow up(52). Fraundorfer et al (53) reported a comparison betweenHoLRP and TURP in terms of cost effectiveness. HoLRPoffers a 24.5% cost saving over TURP and 93 proceduresannually would cover the initial and maintenance cost ofthe laser machine. The 2 major critiques of the HoLRP pro-cedure are the longer operative time than TURP (average16 minute) and the resulting difficulties with pathologicalinterpretation of the resected small pieces of the adenomathat may have been affected by thermal damage (54).

HOLMIUM LASER ENUCLEATION OF THE PROSTATE(HoLEP)Holmium Laser Enucleation of the prostate (HoLEP) is themost recent step in the evolution of holmium laser prosta-tectomy.Refinement of the holmium laser technique and develop-ment of an efficient tissue morcellator have led to the trueanatomic enucleation of a prostatic adenoma of any size.Ho: YAG laser fiber acts like the index finger of the surgeonduring an open prostatectomy peeling the median and lat-eral lobes off the surgical capsule. In contrast to TURP,HoLEP is equally suitable for small, medium sized andlarge prostate glands with a similar clinical outcome that isindependent of the prostate size (55). Randomized com-parative trials (level 1 evidence) have shown similar resultsfor HoLEP and traditional surgery used to treat BPH. Tanet al (56) found that HoLEP is superior to TURP for reliev-ing bladder outlet obstruction. HoLEP is also superior toTURP with less bleeding, amount of tissue removed,decreased catheter time and hospital stay (57,58). HoLEPgroup in contrast to the TURP group where the transfusionrate was 3.3%. In another study Montorsi et al (59) foundthat HoLEP and TURP were equally effective with similarrate of complications at 1 year follow-up. The erectile func-tion did not show a decrease from baseline in either group.There was no TUR syndrome in the HoLEP group, versusin 2.2% of patients in the TURP group. Transient urgeincontinence was reported in 44% and 38% of the HoLEPand TURP groups, respectively. This complication is usual-

ly short term and self-limiting. Urethral stricture occurredin 1.7% in HoLEP group and 7.4% in the TURP group.Kuntz et al (60) reported that the AUA symptom scoresimproved 13-fold in the HoLEP and more than 5 fold inthe TURP group, however, the maximum flow rateimproved about 5-fold in each group. Of sexually activepatients, 74% in the HoLEP group and 70.3% in the TURPgroup had retrograde ejaculation. The operative time waslonger than TURP, which seems to be due to the significantlearning curve of HoLEP, which is the main problem of theHoLEP Procedure Unlike HoLRP, there are no thermal tis-sue artefacts in the enucleated specimen in the HoLEP pro-cedure which improves the histological assessment com-pared to TURP (61) HoLEP has the advantage of safelytreating patients and anticoagulated patients, with lowperioperative morbidity regardless of the prostate size (62).This justifies the suggestion that HoLEP is the moderngold standard alternative to TURP and open prostatectomy.It appears to be at least as effective as the traditional sur-gery of BPH in terms of its short and long- term efficacyand low perioperative complications (63).

BIPOLAR TRANS-URETHRAL RESECTION IN SALINE(TURIS)The use of bipolar systems permits the coagulation at amuch lower peak voltage of 65-120 V compared withmonopolar systems of 500-800 V. it has been suggestedthat this lower peak volume of energy will cause fewer fill-ing symptoms after resection than standard monopolarsystems (64). The bipolar resection system makes it possi-ble to use physiologic 0,9% saline as the irrigation fluid,which reduces the risk of TUR syndrome (65).Ho et al (66) presented the outcomes of a single-blind,prospective randomised trials comparing TURIS andTURP. TUR syndrome did not occur in the TURIS group.Recatheterisation (TURIS vs. TURP: 10,4% vs. 7,7%) andreoperation for bleeding (TURIS vs. TURP: 6,2% vs. 3,8%)were comparable in the two groups. The mean improve-ment rate in terms of flow max, post-voidal residual andIPSS score assessed at 1, 3, 6 and 12 months postopera-tively was similar in both groups.

CONCLUSIONVarious alternative to conventional TURP are currentlyavailable, which seem to have a comparable efficacy andbetter safety profile than TURP. However, more long-termdata with follow-up of 5 years are needed to confirm theefficacy of all these techniques illustrated in many severalstudy. Faced with the plethora of new, minimally invasivealternatives to TURP, the question of which modality touse in any given clinical setting is pertinent. It is apparentthat different groups of clinicians have different skill setsand access to equipment; this translates in real life practiceto centres that have expertise in certain areas. In reality,many factors lead to the adoption of a new surgical tech-nology but only the improved efficacy and safety profilesare the most important. Until both procedural and con-textual factors are in favour of a shift to a new “gold stan-dard”, TURP will remain the primary choice for most prac-ticing urologist.

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