10
SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA In sinergia con Fondazione. Migrantes 1940-2015

Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

SETTIMANALE DI PASTORALE E INFORMAZIONE

PER LA COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

In sinergia con Fondazione. Migrantes

1940-2015

Page 2: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

2

La Comu-nità di Tai-zé è una

comunità cristiana monastica ecumenica ed internazionale fondata nel 1940 da Roger Schutz, meglio conosciuto come frère Ro-ger. Ha la sua sede nel piccolo centro di Tai-zé, in Francia.

All’inizio fu una novità dirompente sia per l’Europa che per la Chiesa. Un sogno di ri-conciliazione possibile in un continente lace-rato dalla seconda guerra mondiale e in una Chiesa alla ricerca dell’unità. Oggi Taizé è una realtà. Stimata dai leader della Chiese cristiane e dai responsabili dell’Unione europea. Apprezzata soprattutto dai giovani che ne fanno una delle loro mete preferite di viaggi e pellegrinaggi.

R oger Louis Schutz, noto semplicemente come frère Roger (Provence, 12 mag-gio 1915 – Taizé, 16 agosto 2005), è sta-

to un monaco svizzero di fede cristiana riformata, fondatore della comunità monasti-ca ecumenica a carattere internazionale di Taizé. Figlio di un pastore protestante svizzero, dal 1937 al 1940 ha studiato teologia riformata a Stra-sburgo e Losanna. Nel 1940, a venticinque anni, viaggiando in bicicletta si trasferì in Francia, paese di sua ma-dre. Per diversi anni aveva sofferto di tubercolo-si polmonare. La lunga malattia aveva maturato in lui il richiamo a creare una comunità i cui valori fondamentali fossero la semplicità e la benevolen-za del cuore, nella fedeltà al Vangelo. Quando cominciò la seconda guerra mondia-le si sentì chiamato a imitare sua nonna, la quale durante la prima guerra mondiale aveva aiutato in tutte le forme possibili le persone provate dal con-flitto. Cercò quindi un posto dove stabilirsi e lo trovò nei pressi di Cluny, storica sede di un'im-portante esperienza monastica. Nel piccolo villag-gio di Taizé, in Borgogna, rimase colpito dalle suppliche di un'anziana abitante di quel paesino che gli chiedeva di fermarsi su quella collina.

Inoltre, Tai-zé era vici-nissimo alla linea di de-marcazione che divideva in due la Francia: era ben col-locato per accogliere i rifugiati che fuggivano la guerra. Grazie a un modico prestito, Roger poté comprare una casa abbandonata da anni con degli edifici adiacenti. Propose alla sorella Geneviève di venire ad aiutarlo nel servizio dell'accoglienza. Le disponibilità economiche erano poche. Non avendo acqua corrente, andavano ad attingere al pozzo del villaggio. Il cibo era modesto; man-giavano specialmente minestre a base di farina di granoturco comperata a poco prezzo al vicino mulino. Cominciò quindi ad accogliere e ad aiutare i profughi della guerra, soprattutto ebrei. Molto discreto, anche in considerazione della di-versa fede di molti ospiti, Roger pregava da solo: andava a cantare lontano dalla casa, nel bosco. Affinché i rifugiati, ebrei oagnostici, non si tro-vassero a disagio, Geneviève spiegava a tutti che era meglio per chi lo desiderava pregare da solo nella propria stanza. I genitori di Roger, sapendo che il figlio e la figlia erano in pericolo, chiesero a un amico di famiglia, ufficiale francese in pensione, di veglia-re su di loro. Questi lo fece coscienziosamente e nell'autunno 1942 avvertì Roger che erano stati scoperti dalla Gestapo e che dovevano andarsene subito da Taizé. Roger vi poté ritornare solo nel 1944, ma non più solo: si erano nel frattempo uniti a lui alcuni fratelli che avevano iniziato in-sieme una vita comune che continuarono a Taizé.

COSA E’ TAIZE’

Chi era Roger Schutz

Taizé: una storia lunga 75 anni

Page 3: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

3

Nel 1945 un giovane della regione di Taizé creò un'associazione che si faceva carico di ragaz-zi rimasti orfani per la guerra. Pro-pose alla comunità di frère Roger di accoglierne un certo numero a Taizé. La comunità, costituita di soli uomini, capì che non poteva occuparsi di ragazzi. Fu allora che frère Roger chiese a sua sorella Geneviève di ritornare a Taizé per prendersene cura e per fare loro da madre. Di domenica, poi, i fratelli accoglievano anche dei prigionieri di guerra tedeschi internati in un campo vicino a Taizé. Poco alla volta qualche altro giovane venne ad unirsi ai primi fratelli e il giorno di Pasqua 1949 si impegnarono tutti al celibato, alla vita comune e alla semplicità di vita.

Il 16 agosto 2005, durante la preghiera pubblica serale, frère Roger venne aggredito e uc-ciso da una squilibrata di cittadinanza rumena che gli si era avvicinata con un coltello. Circa 12 000 persone parteciparono alla ceri-monia funebre il 23 agosto 2005. Le esequie in rito cattolico furono presiedute dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'u-nità dei cristiani, nella chiesa della Riconciliazio-ne a Taizé. Il successore di frère Roger alla guida della comunità è frère Alois. Lo stesso frère Roger lo aveva indicato per questo servizio alcuni anni pri-ma.

I l villaggio di Taizé, continua ad essere un minu-scolo puntino sulle carte geografiche locali, men-tre è ignorato in tutte le più importanti, eppure in

questo luogo di spiritualità, affluiscono di settimana in settimana, migliaia di giovani alla ricerca di un punto d’incontro, ma soprattutto di preghiera, silenziosa per lo più e comunitaria, senza distinzione di nazionalità, razza, condizione sociale, età, fede religiosa.

Ogni settimana da inizio primavera a tardo autunno, i giovani arrivano sulla collina di Taizé, cercando il si-

gnificato della loro vita, in comunione con molti altri. Andando alle sorgenti della fiducia in Dio, sono invitati ad un pellegrinaggio interiore, che li incoraggia a costruire rapporti di fidu-cia fra gli esseri umani; e questa esperienza continua quando ritornano a casa, assumendo la responsabilità di rendere il mondo un po-sto migliore in cui vivere. Il silenzio è la caratteristica di Taizé, anzi è un dono, una liturgia, che coinvolge il corpo, che porta in maniera sensibile alla riconcilia-zione, con Dio, con se stessi, con gli altri. I frères, secondo la Regola, vanno all’Ufficio in chiesa tre volte al giorno; indossano la

“veste di preghiera” candida, con le lunghe maniche scampanate a coprire le mani, il cappuccio francesca-no sulle spalle. Si siedono in mezzo alla chiesa senza banchi, tutta

moquette e vetrate colorate, opera del fratello artista Frère Erik; al fondo della navata della Chiesa della Riconciliazio-ne, sfavillano i ceri e candele dell’altare, suggestivamente ricavato da mattoni cavi, appoggiati l’uno sull’altro e nel silenzio “abitato”, scorre la preghiera di contemplazione. Con la sua stessa esistenza la comunità è un segno di riconciliazione tra i cristiani divisi, tra i popoli separati e costituisce quella che frère Roger chiamava “una

parabola di comunione”. Se la riconciliazione tra i cristiani è al centro della vo-cazione di Taizé, non lo è mai con uno scopo in sé, ma perché i cristiani stessi, siano a loro volta fermento di riconciliazione tra gli esseri umani, di fiducia tra i po-poli, di pace sulla terra. Il 2015 è per la Comunità di Taizé un anno di celebrazioni con tre anniversari impor-tanti: Il 12 maggio, frère Roger, il fondatore, avrebbe avuto 100 anni e il 16 agosto sarà il 10° anniversario della sua morte. Inoltre quest’anno si celebra anche il 75° anniversario della fondazione della comunità

Nel 2015

Significativa la scritta che accoglie gli

ospiti e i pellegrini a Taizè:

“Voi che giungete qui, riconciliatevi! Cattolici, protestanti, ortodossi,

giovani e anziani, bianchi e neri”.

La spiritualità di Taizé

www.taize.fr/it http://www.taize.fr/ro

Per approfondire

Page 4: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

4

Dio si fa pane per la vita del mondo

La storia di Elia ci aiuta a interpretare il

Vangelo di oggi. Dio stesso si fa pa-

ne e vicinanza, angelo e carezza perché noi,

profeti troppe volte stanchi, non ci arrendia-

mo al deserto che ci assedia.

Io sono il pane disceso dal cielo. Io sono il Pane del-

la vita. La mia carne è per la vita del mondo. Tre

affermazioni che riassumono il brano. Io sono pane: pane indica tutto ciò che ci mantiene in vita,

Cristo fa vivere. Fa vivere con la Parola, con le persone, con il giorno che ci dona, con pane e acqua,

un'intima luce e angeli che non ci aspettavamo, con se stesso. Pane disceso: il movimento decisivo

della storia è discendente, è Lui che si incarna e vuole la comunione con me; è Lui che attraversa de-

serti e crea sorprese di pane e di carezze, è Lui che invita. È disceso dal cielo perché la terra non ba-

sta, perché a nessun figlio prodigo basteranno mai le ghiande contese ai porci. Ogni figlio ha nostal-

gia del pane di casa: la nostra casa è il cielo, il nostro pane è Dio.

La mia carne è per la vita del mondo. Tre sole lettere «per» ed è il senso della storia di Gesù, dichiara-

zione d'amore da parte di Dio: per te, mondo, per tutte le tue vite, vale la pena vivere e morire; tu

prima di me; la tua vita prima della mia. Neanche Dio vive per se stesso; vive, regna e ama «per noi

e per il mondo», seme di fuoco in ogni cosa, per sempre.

La nervatura di tutto il brano è il verbo mangiare. Mentre le religioni orientali si concentrano sul re-

spiro, il cristianesimo ha come gesto centrale il mangiare: entra in me Pane buono, che raggiunge e

alimenta anche la cellula più lontana. Dio vici-

no a me, Dio in me, Dio sotto la mia pelle,

che si insedia al centro della mia povertà come

un re sul trono. Dio in ogni vena, Dio che mi

abita: medicina, guarigione, protezione, sal-

vezza dell'anima e del corpo. Questa è la vita

eterna, promessa per circa cento volte nei van-

geli. Certezza di una realtà senza prove. Tral-

cio e vite, una cosa sola. «Siate imitatori di

Dio». Obiettivo impossibile, se l'Amato non

diventa la vita di chi lo ama, se non dà forma

Lui al nostro sentire, pensare, parlare, dare.

Siate imitatori di Dio, fatevi voi stessi pane e

angelo, acqua e vicinanza. Cercate Qualcuno

che doni il coraggio di non vivere per se stessi,

di diventare dono e pane, di diventare tutti,

gli uni per gli altri, carezza e angelo, compagnia nel deserto, compagnia oltre il deserto, su fino al

monte di Dio.

Page 5: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

5

« Vorrei anche dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte

e silenzioso. Sul mio tavolo ho un’immagine di san Giu-seppe che dorme. E mentre dorme si prende cura del-la Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo ge-sto significa: prega per questo problema!».

C on queste parole, il pomeriggio del 16 gennaio

2015, Francesco, di fronte alle famiglie riunite nel

«Mall of Asia Arena» di Manila, ha parlato della sua

devozione a san Giuseppe. E di quella statua

del santo dormiente che si trova in un casset-

tone a fianco della piccola scrivania, nel suo

studio della Casa Santa Marta, dove Papa Ber-

goglio ha deciso di abitare dopo la sua elezio-

ne. Prima ancora che Francesco ne parlasse pubbli-

camente, la sua devozione a san Giuseppe e la

sua abitudine di affidargli, sotto forma di bi-

glietti, problemi, intenzioni, richieste di grazie,

era già conosciuta. Un vescovo latinoamericano, che aveva fatto visi-

ta al Papa, aveva fotografato la statua di san Giu-

seppe dormiente nello studio di Francesco. Questa devozione accompagna da molto tempo il

Papa. Una vec-

chia statuina di

san Giuseppe dormiente Bergoglio ce l'aveva anche nella stanza

occupata per diciotto anni al Collegio Maximo di San Miguel, dov'è

stato rettore e dove ha abi- tato anche da provinciale dei gesuiti.

Nel 2013 il Santo Padre Francesco ha inserito nello

stemma del suo pontificato una stella, che indica la

Vergine Maria Madre di Cristo e della Chiesa, e

il fiore di nardo, che rappresenta San Giuseppe pa-

trono della Chiesa universale.

Come Papa Francesco...trova

soluzione ai problemi..(!?)

Page 6: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

6

S ul piano internazionale Stefano il Grande si è im-pegnato a stringere alleanze con popoli e stati in-teressati nella lotta contro l'Impero ottomano e fra

questi con la Repubblica Veneta. Quest'ultima ha sosten-to due guerre con gravi perdite contro l'Impero Ottoma-no, proprio durante il regno di Stefano. In questo conte-sto leggiamo nell'archivio di una richiesta di aiuti militari (1476) da parte del Principato della Moldavia alla Repub-blica Veneta, accolta favorevolmente.

Nel medesimo anno il doge veneziano Andrea Vendra-min ha ordinato a Emanuele Gerardo di recarsi con gli

ambasciatori di Stefano in Moldavia per rassicurare il principe del pieno appoggio della Repubblica Veneta.

L'importanza di questa missione non è nella missione stessa, quanto nel fatto che per la prima volta sia stato instaurato un rapporto diretto tra la potente Repubblica Veneta e la Moldavia, ignorando le pretese di sovranità del re d'Ungheria. Si ha notizia che l'ambasciata è durata più di quattro mesi ed è sostanzial-mente consistita nel raccogliere importanti informazioni sul an-damento del fronte danubiano, sulle vittorie riportate dal eser-citi moldavo su quello ottomano.

Nell'anno 1502 è segnalata in Moldavia la presenza di Matteo Muriano, medico inviato dal doge Leonardo Loredano che oltre a occuparsi della salute del principe, aveva anche il compito di raccogliere informazioni sulla situazione po-litica in Moldavia e nel Impero Ottomano e sui rapporti inter-correnti tra questi e i paesi vicini.

Il medico, in uno dei rapporti che inviava a Venezia scriveva che Stefano il Grande “e un uomo molto saggio degno di molta lode, amato dai sudditi perché è pa-ziente e giusto, fisicamente si presenta bene per la sua età nonostante risenta del malanno, che io conto, con l'aiuto di Dio di poter alleviare”.

Particolarmente interessanti sono gli apprezzamenti del medico veneto riguardanti il potenziale eco-nomico e militare della Moldavia e i suoi abitanti: “i sudditi sono tutti coraggiosi, agili, più adatti stare sui campi di battaglia che sui cuscini. Il principe dispone di 60000 uomini valorosi, di cui 40 000 a cavallo e 2000 fanti. La terra è fertile, bella e ben disposta, piena di animali e provviste ali-mentari tranne l'olio. Il grano si semina in aprile e maggio, in agosto e settembre si ottengono vini simili a quelli friulani. I pascoli sono molto buoni. In questo paese si potrebbero allevare 100 000 cavali”.

Degne di nota sono le considerazioni che Muriano fa riguardo alla posizione strategica della Molda-via e ai vantaggi che potrebbero derivare a Venezia da un'alleanza con questo paese: “Da qui si arri-va a Constantinopoli in15-20 giorni, per questo ribadisco umilmente a Vostra Altezza che di qui si potrebbe attaccare ai fianchi il perfido sultano turco. Testimonianze di uomini di fiducia e di mer-canti provenienti da Constantinopoli dicono che i Turchi hanno paura sia di Stefano il Grande, sia dei cristiani che potrebbero arrivare attraverso la Moldavia”.

Muriano riferisce ancora del conflitto tra Stefano il Grande e il re di Polonia a causa della Pocuzia; della guerra tra Polonia e Lituania da una parte e il Grande Principato di Mosca dall'altra e della si-tuazione generale del popolo tartaro con notizie anche di natura militare. Si tratta di un rapporto politico dettagliato e realistico, grazie al quale la Repubblica Veneta poteva costruirsi un quadro esatto della situazione nel Basso Danubio e nell'Europa Orientale.

Nonostante questi rapporti fossero molto ben documentati, per Venezia essi ebbero solo un valore informativo e non pratico, in quanto il doge Leonardo Loredano accettò nel 1503 la pace che il sulta-no Baiazid II gli aveva proposto l'anno prima. Muriano mori nell'estate del 1503 in Moldavia. La sua missione ebbe il merito di far conoscere la Moldavia e il peso che Stefano il Grande ebbe nel quadro dei rapporti internazionali del tempo.

Violeta P. Popescu

Stefan Cel Mare e La Repubblica di Venezia

-*- Che immagine si aveva a Venezia dei Rumeni-Moldavi di quel tempo

Page 7: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

7

I l viso del re De-cebal è un bas-sorilievo alto di 55 m e largo di

25 m, collocato sulla riva rocciosa del Da-nubio, tra le località Eșelnița e Dubova, vicino alla citta di Orșova, România. Il bassorilievo rap-

presenta Decebal, l’ultimo re di Dacia ed è scolpito in pietra. E’ la più alta scultura in pietra in Europa. L’uomo d’affari e storico Iosif Constantin Drăgan e’ stato quello che ha promosso e finanziato l’idea di questo lavoro eseguito nel periodo 1994 – 2004 e co-stato circa 1 milione di euro. Alcune dimensioni : Lunghezza degli occhi: 4,3 metri Lunghezza del naso: 7 metri Larghezza del naso: 4 metri. Questo lavoro e’ stato svolto sotto la guida del sculto-re romeno Florin Cotarcea, essendo una sfida contro i pericoli delle altezze, caldo e vipere. Sul pontone dal golfo Mraconia dove si trova questa scultura, la più grande di Europa, si può arrivare solo dall’acqua, in barca. Per modellare la pietra è stata usata una tonnellata di dinamite. I lavori sono stati iniziati nell’estate dell’anno 1994, con la deforestazione degli alberi che coprivano la montagna. Poi si è passati alla pulizia delle rocce e delle pietre grosse che mettevano in pericolo la vita degli uomini. Non sono riusciti ad usare nessun tipo di grosse attrezzature, ma solo utensili di lavoro manua-le essendo stati trasportati in barca o in spalla in sac-chi di 40-50 kili. Il collegamento con il pontone è stato assicurato da due stazioni di emissione – ricezione. Dalla base della montagna fino al ponteggio, gli scultori –alpinisti do-vevano arrampicarsi per mezzora. Hanno lavorato in due turni di 6 ore ciascuno: dalle 7,30 alle 13,30 e dal-le 13,30 fino alle 19,30. La costruzione del viso di De-cebal è stata ultimata nell’anno 2004. Sotto la testa di Decebal si trova una dicitura in latino, scritta in pietra: “DECEBAL REX – DRAGAN FE-

CIT” (“Re Decebal – fatto da Drăgan”). Iosif Constantin Drăgan ha scritto numerosi libri sulla storia dei daci e dei traci (“Noi, i traci”; “L’Impero Romano-Traco”, “Il millennio imperiale della Daci”), avendo l’intenzione di costruire a Cluj anche una co-pia in misura naturale della Colona di Traiana, proget-to che non e’ stato definito. Le sue tesi sono alcune volte associate con il protocronismo ed estremamente controversate tra gli storici .

La roccia scolpita

DECEBAL REX

CHI ERA DECEBALO: (enciclopedia Treccani) Ultimo re dace, vissuto alla fine del sec. I e all'inizio del II d. C. Pensò alcuno che Decebalo fosse nome comune del sovrano fra i Daci, ma l'ipotesi sembra per varie ragioni da escludersi. Pri-ma di lui nel tempo di Domiziano sono ricordati altri due nomi di capi daci, Duras e Diurpaneus, forse denominazioni diverse d'una sola persona. È questo predecessore immediato di De-cebalo che nell'anno 86 invade la Mesia provincia romana e ne uccide il governatore Oppio Sabino. La riscossa romana condu-ce al trono Decebalo che sappiamo successo a Diurpaneus per abdicazione di questo. Cornelio Fusco prefetto del pretorio, cacciati dalla provincia gl'invasori, entra in Dacia, ma è vinto e ucciso nella battaglia di Tapae. Tettio Giuliano ristabilisce l'o-nore delle armi romane, ma Domiziano si affretta a concedere a Decebalo una pace molto vantaggiosa che attribuiva al re di Dacia perfino un'indennità annua, e gli forniva istruttori e inge-gneri militari romani. All'opera dei quali il re barbaro, che per-seguiva l'ideale dell'incivilimento e della grandezza del suo popolo, teneva molto, tanto che già prima aveva procurato di attirare in Dacia veterani e disertori romani. I favorevoli risultati diedero grande autorità a D. che estese il suo dominio su grandissima parte dei Daci prima divisi. Il nuo-vo imperatore Traiano non volle sentir gravare sull'impero né l'accresciuta minaccia, né l'onta del trattato domizianeo, e appe-na consolidate le frontiere germaniche e posto ordine alle con-dizioni interne dell'impero, dichiarò la guerra. La quale, con-dotta con energia ed assennatezza, portava in due anni (101-102) all'occupazione di parte del territorio nemico con la stessa capitale Sarmizegetusa. L'insofferenza dei Daci, e nuovi loro tentativi contro le guarni-gioni romane della Mesia fecero riardere la guerra nel 105. Al valore di D. e dei suoi è reso onore con cavalleresca solennità nei rilievi del monumento onorario della vittoria romana: la colonna del Foro Traiano. Ma l'avanzata romana procedette

inesorabile, ed alla fine il re stesso, inseguito dalla cavalleria romana tra i monti di Transilvania, sul punto di es-sere preso si uccise. La morte del gran-de sovrano pone fine alla guerra e la Dacia diviene provincia romana. L'effi-gie del re è riprodotta con gli stessi tratti caratteristici più volte nei rilievi della colonna e forse anche in qualche scultura.

Page 8: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

8

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore no-stro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spi-rito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Chiediamo perdono al Signore per ogni mancanza commessa, per il peccato che ci intralcia nel-la via della santità. Lo Spirito di Gesù ci trovi aperti alla sua grazia e ci aiuti ad assimilare il pane del-la vita che in questa Eucaristia ci verrà donato in cibo. Breve pausa di riflessione personale C. Signore, pane che sostiene il nostro pellegrinare in terra, ab-bi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, pane che ci nutre per la vita eterna, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, pane che viene spezzato per la salvezza di ogni uomo, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA A DIO NELL’ALTO CIELI e pace in terra agli uomi-ni di buona volontà. Noi ti lodia-mo, ti benediciamo, ti adoria-mo, ti glorifichiamo, ti rendia-mo grazie per la tua gloria im-mensa, Signore Dio, Re del cie-lo, Dio Padre onnipotente. Si-gnore Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre, tu che to-gli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Guida, o Padre, la tua Chiesa pellegrina nel mondo, sostienila con la forza del cibo che non peri-sce, perché perseverando nella fede di Cristo giunga a contem-

plare la luce del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito San-to, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal primo libro dei re In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una gine-stra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si ad-dormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre ro-venti, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si cori-cò. Tornò per la seconda volta l’ange-lo del Signore, lo toccò e gli dis-se: «Àlzati, mangia, perché è trop-po lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Gustate e vedete com’è buono il Signore. Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. R/. Magnificate con me il Signo-re, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha rispo-sto e da ogni mia paura mi ha li-berato. R/. Guardate a lui e sarete rag-gianti, i vostri volti non dovranno arrossire. Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. R/. L’angelo del Signore si ac-campa attorno a quelli che lo te-mono, e li libera. Gustate e vede-te com’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia. R/.

Seconda Lettura Dalla lettera di san Paolo apo-stolo agli Efesini Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze

con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonando-vi a vicenda come Dio ha perdo-nato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno man-gia di questo pane vivrà in eterno. R. Alleluia.

† Vangelo Dal vangelo secondo Giovanni In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane di-sceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conoscia-mo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormo-rate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Pa-dre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti)

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose vi-sibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, uni-genito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non crea-to, della stessa sostanza del Pa-

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: 1Re 19,4-8 Sal 33 Ef 4,30-5,2 Gv 6,41-51

Page 9: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

9

dre; per mezzo di lui tutte le co-se sono state create. Per noi uo-mini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarna-to nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scrittu-re, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudica-re i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spiri-to Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha par-lato per mezzo dei profeti. Cre-do la Chiesa, una santa cattoli-ca e apostolica. Professo un so-lo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Sorelle e fratelli, nell'Eucaristia viviamo le parole di Gesù: “Io so-no il pane vivo disceso dal cielo. Il pane che io vi do è la mia carne per la vita del mondo”. Preghia-mo perché noi, che ci nutriamo di questo pane, possiamo vivere la speranza della vita eterna fin da oggi. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore. 1. Per la Chiesa, grande co-munità dei figli di Dio presente in ogni luogo: trovi sempre il centro della sua vita nella celebrazione dell'Eucaristia, intorno all'altare dove Gesù si dona come pane di vita, preghiamo. 2. Per coloro che cercano Dio e non sanno riconoscerlo: perché i cristiani uniti nella paro-la invochino il dono della fede per tutti gli uomini, preghiamo. 3. Per i cristiani: la riflessio-ne sulla parola di Dio li persuada a riconoscere ogni cosa come do-no di Dio, certi che l'esperienza religiosa non si fonda solo sulle opere, sui sacrifici, sulle offerte, ma anzitutto nel sentirsi accompa-gnati dal Padre, preghiamo. 4. Per la nostra comunità cristiana: partecipi con gioia alla Mensa, condivida il pane anche con tutti i fratelli lontani e con co-loro che hanno bisogno del no-stro sostegno, preghiamo. C. Padre santo, aiutaci ad an-dare incontro a Cristo, perché

attraverso di Lui possiamo giun-gere a te. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. A. Amen.

LITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chie-sa. (in piedi)

SULLE OFFERTE C. Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore. A. Amen.

PREGHIERA EUCARISTICA C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Pa-dre santo, Dio onnipotente e mi-sericordioso, per Cristo Signore nostro. Sacerdote vero ed eterno, egli istituì il rito del sacrificio pe-renne; a te per primo si offrì vitti-ma di salvezza, e comandò a noi di perpetuare l'offerta in sua me-moria. Il suo corpo per noi immo-lato è nostro cibo e ci dà forza, il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa. Per questo mistero del tuo amore, uniti agli angeli e ai santi, proclamiamo con gioia l'inno del-la tua lode: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra sono pieni della tua glo-ria. Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli.

DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta.. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli

dei secoli. Amen A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, ven-ga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i no-stri debiti come noi li rimettia-mo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma libe-raci dal male. Amen. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua mi-sericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni tur-bamento, nell'attesa che si com-pia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la poten-za e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C. Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Si-gnore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

Page 10: Adeste32 domenica 09 agosto 2015c

ADESTE n°32/ ANNO 4°-09.08.2015

10

Bucarest: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* Iasi: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* Cluj: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* Alba Iulia: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* Timisoara: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Don Bosco data di nascita: mercoledì 16 agosto 1815 (200 anni fa) data morte: martedì 31 gennaio 1888 (127 anni fa) Nasce il 16 agosto 1815 presso Castelnuovo nella diocesi di Torino. Diventa sacerdote e nei primi anni di sacerdozio ha occasione di fare tirocinio pastorale accompagnando Don Giu-seppe Cafasso nelle carceri cittadine. Ha quin-di un impiego in città come aiutante cappellano presso il Rifugio e l'Ospeda-letto di S. Filomena. Don Bosco vi si trasferisce convogliandovi i ragazzi che gli si sono affezionati nell'attività catechistica. A quei primi ragazzi altri se ne aggiungono, racimolati per le strade cittadine o nel vicino mercato di Porta Palazzo. La stanza di D. Bosco serve da ritrovo; a quegli incontri egli dà il no-me di Oratorio di S. Francesco di Sales. Nel 1859 fonda una Congregazione religiosa maschile e nel 1872 quella femminile, entrambe consacrate all'edu-cazione della gioventù. Don Bosco muore a

Torino, il 31 gen-naio 1888. E' pa-trono dei giovani e degli editori

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.09 S.Teresa Benedetta della Croce

LUN. 10 S. Lorenzo Diacono

MART.11 S. Chiara di Assisi

MERC.12 S. Giovanna F. De Chantal

GIOV.13 S.Ponziano e Ippolito

VEN.14 S. Massimiliano M.Kolbe

SAB. 15 Assunzione della BV Maria

In vacanza anni ‘70