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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44219 utenti - Zurigo, 12 marzo 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Numeri reali - «Non c'è forma repubblicana se non c'è una partecipazione democratica reale, se non c'è rispetto sostanziale dei diritti fondamentali... Se uno depura i numeri attuali del Parlamento dal premio di maggioranza previsto dal Porcellum e dichiarato illegittimo dalla Corte costituzionale, quella maggioranza che si è avuta martedì alla Camera non esiste... Con i numeri corrispondenti ai consensi reali espressi nelle urne, la "maggioranza" che ha votato questa "riforma" non esisterebbe». Massimo Villone Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. EDITORIALE Non si sentì rassicurato di Andrea Ermano Non si sentì rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura, sostiene Pereira. Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto. Brava Maria Elena, bravo Emanuele, bravi tutti i deputati della maggioranza, sostiene Renzi. Sulla riforma dell’Italicum, gli avversari di Renzi nel Pd sanno di giocarsi la sopravvivenza come candidati alle elezioni, sostiene Franco.

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La Newsletter settimanale del 12 marzo 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44219 utenti - Zurigo, 12 marzo 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Numeri reali - «Non c'è forma repubblicana se non c'è una

partecipazione democratica reale, se non c'è rispetto sostanziale dei

diritti fondamentali... Se uno depura i numeri attuali del Parlamento dal

premio di maggioranza previsto dal Porcellum e dichiarato illegittimo

dalla Corte costituzionale, quella maggioranza che si è avuta martedì

alla Camera non esiste... Con i numeri corrispondenti ai consensi reali

espressi nelle urne, la "maggioranza" che ha votato questa "riforma"

non esisterebbe». – Massimo Villone

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Non si sentì rassicurato

di Andrea Ermano

Non si sentì rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa

non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e

di una vita futura, sostiene Pereira.

Voto riforme ok alla Camera. Un Paese più semplice e più giusto.

Brava Maria Elena, bravo Emanuele, bravi tutti i deputati della

maggioranza, sostiene Renzi.

Sulla riforma dell’Italicum, gli avversari di Renzi nel Pd sanno di

giocarsi la sopravvivenza come candidati alle elezioni, sostiene

Franco.

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In realtà l'ex segretario del Pd, oggi figura di riferimento della

minoranza anti-Renzi, racchiude in sé tutte le contraddizioni di un

fronte che un passo dopo l'altro sta perdendo la guerra, sostiene Folli.

C'è un paradosso: dobbiamo rispettare un patto che non c'è più... La

disciplina di partito vale su tantissime cose, ma quando è in gioco

l'equilibrio democratico credo che ci siano cose più rilevanti della

disciplina di partito, sostiene Bersani.

La situazione è quanto mai complessa e frammentata. Si spaccano

Lega, FI, M5S e PD. Nasce il PdR, il Partito di Renzi. Si torce

ulteriormente la torsione autoritaria in atto; prima o poi si ritorcerà.

Annarella Schiavetti Rotter,

L’Italia brucia (1985-1987, dettaglio)

Ma qual è il punto?

Lo ha riassunto molto bene qualche settimana fa il Presidente del

Consiglio dicendo che in Europa lo considerano uno di sinistra, ma in

Italia uno di destra…

Alt! Fermo immagine. Per favore apprezziamo più lentamente

questo severo e profondo trilemma travestito da cazzeggio ministeriale

praecox. Esso dice molto più di quanto non sembri.

Uno di sinistra in Europa, uno di destra in Italia…

Ecco il trilemma:

1. Si sbaglieranno in Europa?

2. O si sbaglierà l’Italia?

3. Oppure abbiamo un problema Houston?

Abbiamo un problema, naturalmente. Anzi, più d’uno, ahinoi. Il

Mediterraneo va in fiamme. E nemmeno l'Europa si sente tanto bene.

In Grecia c'è chi accusa di nazismo la Germania. E in Germania c'è chi

invoca lo psichiatra per la Grecia.

Analogamente ai bei tempi eroici della Serbia e dell'Austria-

Ungheria i tedeschi e gli ellenici si stanno oggi trasformando in punto

di cristallizzazione dell'odio populista reciproco in un contesto di

guerra finanziaria senza quartiere. È molto pericoloso.

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Quando i nodi arriveranno al pettine, speriamo non tutti insieme,

sarebbe assai utile per l'Italia farsi trovare munita almeno d'istituzioni

democraticamente riconosciute, sostenute dai cittadini.

Oggi non è così. Il flusso legittimatorio del consenso popolare

appare oramai debolissimo, tendenza zero. Occorre un intervento

riformatore, ma non ha senso rottamare l'assetto dello Stato nel modo

raffazzonato che sta sotto gli occhi di tutti. Le approssimazioni-

improvvisazioni cui assistiamo da vent'anni – mosse da ragioni ben

note ancorché inconfessabili – non sono idonee a migliorare le cose.

Anzi, rischiano di alimentare ancora l'universale senso di repulsione

antipolitico, a prescindere da chi vincerà la partita tattica in corso o le

battaglie parlamentari ed elettorali a venire.

Ci vuole buon senso. Un Parlamento di “nominati” sbaglierebbe

sicuramente a licenziare nuovi assetti elettoral-costituzionali sotto la

dettatura dell'esecutivo.

E per giunta a colpi di maggioranza… variabile. Senza contare che

qui la parola "maggioranza" esprime una nozione contraria al vero. Il

PD non ha ottenuto alcuna "maggioranza", ma semmai un "premio" di

maggioranza, e lo ha ottenuto non da ultimo (ricordate?) sulla parola

d'ordine della "Costituzione più bella del mondo". Il tutto dentro a una

coalizione elettorale che noi abbiamo votato, ma che ora non esiste più.

Apice d’italico trasformismo.

Non stanchiamoci, dunque, di buttare parole al “vento che gira sotto il

sole” dicendo e ribadendo di quanto più saggio sarebbe bypassare i

ricatti, i poteri di candidatura, gl’intrighi di palazzo, i patti sottobanco,

i cambi di casacca e tutto il resto, per aprire un percorso costituente in

senso proprio.

Un'assemblea di costituenti eletti dal popolo italiano su base

rigorosamente proporzionale potrebbe consegnare in pochi mesi al

Paese una riscrittura equilibrata e coerente della reformanda pars.

A che serve strapazzare oltre ogni sopportabilità gli attuali equilibri

parlamentari, l'azione del governo, la pazienza del pubblico pagante

per giungere infine a un aborto mostruoso?

LETTERA AL GOVERNATORE DI KYOTO

Fukushima,

quattro anni dopo

Cari amici, volendo fare qualcosa per il quarto anniversario del

disastro

nucleare di Fukushima, stamani abbiamo avviato una nuova petizione

indirizzata al Governatore di Kyoto Mr. K. Yamada:

“Stop the restart of the reactors

in Takahama Nuclear Power Plant”

e vorremmo chiederti di aiutarci aggiungendo il tuo nome e

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condividendo le informazioni con gli amici e conoscenti tuoi

che potrebbero essere interessati.

Il nostro primo obiettivo è quello di raggiungere 1.000 firme

e abbiamo bisogno del tuo sostegno.

Puoi saperne di più e leggere la petizione qui.

A ogni firma parte una mail (del contenuto che trovi qui in calce)

all'ufficio del Governatore e ai suoi stretti collaboratori in

materia.

Sul sito trovate una traduzione della lettera in inglese, italiano

e francese (forse fra poco possiamo aggiungere anche spagnolo).

Grazie!

da Yukari Saito, Pisa

<>

Il testo della lettera indirizzata

al Governatore di Kyoto e ai suoi collaboratori

TUTELARE

KYOTO

Le calamità naturali succedono. Dopo piangiamo i morti, raccogliamo i

pezzi, ricostruiamo e andiamo avanti.

Poi ci sono le calamità causate dall'uomo.

In passato la città di Kyoto fu distrutta molte volte a causa di scontri

tra fazioni.

Risulta abbastanza ironico per una città il cui nome in origine era

Heian-kyo – la capitale della pace e tranquillità.

Durante la Seconda Guerra Mondiale le fu risparmiata la bomba

atomica grazie alla sua bellezza.

La città di Kyoto è nota nel mondo come un centro culturale

straordinario, un luogo pieno di monumenti storici e sede di ben

diciassette siti del patrimonio dell'umanità dichiarati dall'UNESCO.

Il turismo a Kyoto è, infatti, in crescita: le statistiche del il 2013

mostrano una cifra mai vista prima - oltre 51 milioni di presenze.

Il fascino di Kyoto sta anche nella sua cultura, che ci insegna come

convivere con la natura senza la presunzione di dominarla.

Con la riattivazione di due reattori nel comune di Takahama, situato

ad alcune decine di chilometri a nord di Kyoto, la minaccia di una

calamità causata dall'uomo si presenta di nuovo.

Un'altra ironia della sorte: Kyoto fu risparmiata dalla bomba atomica

dai suoi nemici di allora, ma adesso è minacciata di nuovo dal governo

del proprio Paese, in stretto rapporto con la lobby nucleare.

Dopo una calamità naturale raccogliamo i pezzi, ma dopo un

incidente nucleare, come sappiamo bene attraverso l'esperienza di

Fukushima, ai pezzi non possiamo nemmeno avvicinarci per anni e

anni.

Naturalmente, speriamo con tutto il cuore che non succeda nulla con

la riattivazione dei reattori.

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Siccome non esiste, però, nessuna garanzia, non sarebbe preferibile

per tutti, abitanti, turisti e future generazioni, evitare ogni rischio e

TUTELARE KYOTO da qualsiasi minaccia?

Per questo chiediamo al Governatore di Kyoto, sig. Yamada, di fare

quanto è in Suo potere per fermare la riattivazione dei reattori di

Takahama. I beni del territorio di cui lei è il governatore sono stati

tramandati da secoli, non si può rischiare di comprometterli.

Centro di documentazione

Semi sotto la neve

Via Gentileschi, 6 - 56123 Pisa / Italia

HP: www.semisottolaneve.org

E-mail: info#semisottolaneve.org sostituire # con @

Blog (italiano): http://semisottolaneve.blogspot.it/

facebook: http://www.facebook.com/yukinoshitanotane

SPIGOLATURE

Alla faccia dei

nazional-populisti

di Renzo Balmelli

IDEE. Alla faccia dei suoi più feroci detrattori, tutti attivi nella

peggior destra nazional-populista americana ed europea, Obama ha

mostrato di non essere diventato per caso Presidente degli Stati Uniti,

rieletto per un secondo mandato. In testa al corteo sul ponte di Selma

per commemorare i cinquant'anni dell'insurrezione della gente di

colore, il discorso del capo della Casa Bianca verrà ricordato come uno

dei suoi più vibranti, un inno all'America non compiaciuta per la

potenza di fuoco, ma come terra crogiolo di mille diversità. L'America

che alla spietatezza arcaica del terrorismo sa contrapporre l'unica, vera

arma per venirne a capo: la forza delle idee e della libertà. Quella forza

che dallo "I have a dream" di Martin Luther King allo "Yes we can" è

l'antitesi al disfattismo reazionario.

ODIO. Ha il sapore disgustoso della provocazione, l'uccisione nel giro

di poche ore di tre afroamericani disarmati ad opera della polizia

statunitense. Non può infatti sfuggire la concomitanza dell'insano gesto

con le celebrazioni indette nel Paese contro la segregazione razziale

che a dispetto di tutti gli sforzi resta una piaga irrisolta. La strada da

percorrere è ancora lunga e per capire quanto sia impervia basti il

video choc che è stato diffuso da una confraternita studentesca

dell'Alabama, la Sigma Alpha Epsilon, pieno di insulti, frasi di

istigazione all'odio, ai linciaggi e addirittura la terribile minaccia di

impiccare i " negri" a un albero. Comportamenti di questo tipo , degni

del famigerato Ku Klux Klan, sono indici di una mentalità radicata

anche fra i giovani che non sarà facile da estirpare.

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PRODEZZE. Tra processi, condanne, servizi civili, "feste eleganti" e

gossip da riempire un intero volume, il curriculum di Berlusconi più

che quello di un politico investito di gravi responsabilità, sembra il

copione di una commedia dell'assurdo. Di un intreccio irreale durato

un ventennio che però molto realisticamente ha inciso sui destini

dell'Italia nel modo che sappiamo non tanto per gli atti di governo

memorabili, bensì per tutta una serie di vicende personali incompatibili

con la carica. L'assoluzione definitiva nel caso Ruby è una sentenza

che si accetta e non si discute nel pieno rispetto dello stato di diritto,

ma che ciononostante non è un colpo di spugna sulle prodezze invero

poco edificanti che hanno trasformato il bunga bunga in una barzelletta

di cui ha riso tutto il mondo causando non pochi guasti all'immagine e

alla credibilità del Paese.

OCA. In un'azienda sanitaria napoletana, qualcuno ha avuto la "

brillantissima idea" di recuperare una citazione gozzaniana per

ribattezzare la giornata della donna in giornata dell'oca. Che poi sia

stata una donna l'autrice della trovata non fa che aumentare le

perplessità, tanto più che per completare l'opera l'immagine della

mimosa è stata sostituita con quella di una papera. Come la maggior

parte degli uomini , ai suoi tempi Gozzano aveva il mito della donna

tranquilla e sposa zelante. Riproporre oggi certi stereotipi è

l'espressione di una totale stupidità da collocare tra le cose di pessimo

gusto care al poeta crepuscolare di Torino. E nella giornata a loro

dedicata significa anche mostrare nessun riguardo per tutte le donne

nel mondo per le quali il pozzo a cui attingere l'acqua è sempre molto

lontano.

ORO BLU. Per noi sazi consumatori , che sugli scaffali ne troviamo a

bizzeffe, di tutti tipi e di tutte le qualità, l'acqua è l'ultimo dei nostri

problemi. Al punto da farne un uso sconsiderato che spesso sconfina

nello spreco. E mentre scegliamo tra le innumerevoli marche quella

che meglio si confà ai nostri gusti, raramente ci capita di pensare che

nel mondo sono quasi 800 milioni le persone che non hanno accesso

all'acqua potabile. E men che meno ci sfiora l'idea che la battaglia per

il cosiddetto "oro blu" potrebbe diventare la causa di guerre globali ai

quattro angoli del pianeta. E forse già lo è. Sicché ogni volta che

apriamo il rubinetto e riempiamo la vasca, il liquido che vediamo

sgorgare in realtà è un serio e bellicoso oggetto del contendere tra gli

stati per la conquista e il controllo di sorgenti condivise.

RIMPIANTO. Dopo San Remo, vista la modestia delle proposte,

cresce il rimpianto dei cantautori di un tempo ormai quasi introvabili.

Per dirla con le parole di Lucio Dalla" qualcuno è vivo per fortuna,

qualcuno è morto" e nessuno sembra avere la stoffa per sostituirli. I

loro erano poemi in musica, specchio di una società che invece al

giorno d'oggi non sembra più in grado di ispirare nuovi talenti. Tranne

De Gregori, che guida la pattuglia dei reduci, non si trova qualcuno

capace di eguagliare l'ode di Dalla alla mamma-bambina che aveva

sedici anni e che "restò sola nella stanza, nella stanza sul porto, con

l'unico vestito ogni giorno più corto". E' tenero e struggente il ricordo

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di quell'atto d'amore "nell'ora più dolce sopra un bel prato". Poi venne

la guerra a portarsi via lo straniero.

SFIDA. All'epoca di Phileas Fogg e Passpartout l'unico oggetto

volante era la mongolfiera. Al giorno d'oggi Bertrand Picard e Andrea

Boschberg dispongono di un velivolo mosso da batterie, ma la loro

missione che li porterà a circumnavigare il globo in cinque mesi ha lo

stesso sapore antico e avventuroso della sfida affrontata dagli eroi di

Jules Verne per compiere il giro del mondo in ottanta giorni. Se allora

la posta in palio era una scommessa, ora la missione consiste nel volare

da un continente all'altro senza carburante, per dimostrare che con

l'energia solare si può raggiungere l'impossibile, anche cambiare il

mondo. L'impresa di Solar Impulse 2, concepita per promuovere

energie pulite, sembra un'utopia nell'epoca degli aviogetti. Ma sono

proprio le utopie a dare un senso alla vita.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Tutte le contraddizioni

del progetto liberista

Anziché approntare scelte strategiche nelle politiche industriali, il

governo si affida alla spontanea trasformazione in capitale della

nuova grande liquidità di denaro messa in circolazione dal bazooka

di Draghi

di Michele Prospero

Il buco nero delle politiche liberiste, che determina lo scoppio

inevitabile della crisi, è la proiezione strategica delle attività

economiche verso l’esterno. Cioè, ogni paese mira preliminarmente

alla riduzione del salario e orienta i propri meccanismi produttivi verso

l’esportazione. Questo puntare ogni risorsa verso i mercati esteri

comporta un sacrificio della domanda interna e postula delle esasperate

forme di flessibilità e precarietà del lavoro, celebrate quali condizioni

della competitività.

Il paradosso delle politiche liberiste è però che, se tutti i sistemi

produttivi mirano a esportare, non si capisce a quale figura sia

destinata la merce, il servizio, il bene. Per rispondere agli imperativi

della concorrenza, e per conquistare fette sempre nuove di mercato, le

aziende ricorrono all’ossessiva formula della produzione per la

produzione. E, accantonato il tema del consumo, ordinano la

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contrazione dei diritti. Ma neppure questo basta, per cui decidono di

dirottare altrove gli investimenti.

Se da un lato questo volgersi al mercato globale comporta il

coinvolgimento di sempre nuove aree del mondo nelle dinamiche della

tecnica e della concorrenza, dall’altro proprio i bassi salari e la

flessibilità comprimono le capacità di consumo. Il progetto liberista,

che raccomanda austerità all’interno e dirottamento all’esterno dei

consumi e degli investimenti, non funziona per via delle sue

contraddizioni insolubili.

I nuovi mercati forniscono certo manodopera a più bassi costi, ma

proprio per questo non dispongono ancora delle risorse, delle

infrastrutture, delle istituzioni per la certezza del mercato e dei soggetti

cui rivolgersi per l’allargamento dei consumi. L’impresa raggiunge il

suo obiettivo di rimarcare i segni della solitudine del lavoro, ma – con

la disoccupazione e la recessione – il trionfo del mercato non trova più

disponibile il consumo necessario per la valorizzazione del capitale. Le

imprese italiane che meglio reagiscono alla crisi sono quelle che hanno

un profilo volto all’esportazione. Le altre, quelle vincolate al mercato

interno, stentano, perché i loro prodotti urtano con una disoccupazione

ferma al 12,8 per cento che fa da ostacolo al rilancio dei consumi.

Il liberismo ha un volto autodistruttivo perché con le

delocalizzazioni (gli investimenti diretti all’estero sono quasi il 30 per

cento del Pil in Italia, e solo in una minima parte queste uscite sono

compensate dall’attrazione di investimenti di nuovi capitali stranieri)

uccide proprio il suo presupposto ideologico, il mitico consumatore

finale. Per curare questo forte scompenso tra l’esodo dei capitali e la

modica attrazione di flussi di denaro estero, occorrono delle incisive

politiche pubbliche, delle scelte strategiche nelle politiche industriali.

E invece della progettazione di nuove politiche, il governo prosegue

con la privatizzazione di ciò che resta di pubblico, confidando nella

spontanea trasformazione in capitale della nuova grande liquidità di

denaro messa in circolazione dal bazooka di Draghi. In attesa che il

mercato corregga il mercato ci sono elevati costi umani che

minacciano la tenuta delle stanche democrazie europee.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Super dollaro

L’effetto del “Bazooka” voluto dal presidente della BCE, Mario

Draghi, inizia a farsi sentire e vede come prima conseguenza quella

di un avvicinamento euro/dollaro: l’euro arriva all’affondo di un

cambio che non si vedeva da almeno dodici anni e tocca i minimi di

1,06 dollari.

di Maria Teresa Olivieri

Sotto l’effetto della politica monetaria voluta da Draghi del QE,

(quantitative easing) l’euro si è spinto fino a un minimo di 1,0561

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dollari e si avvicina sempre di più alla parità che potrebbe arrivare

prima del previsto. Ma la svalutazione monetaria non riguarda solo la

valuta Usa perché l’euro si è spinto anche ai minimi degli ultimi sette

anni contro la sterlina a 0,7010, e degli ultimi 18 mesi contro lo yen a

120,85.

Mario Draghi raggiunge così uno dei suoi obiettivi più ambiziosi,

riuscire a invertire la tendenza deflazionistica dell’Eurozona, evitando

attraverso l’acquisto di titoli di Stato che la crisi finanziaria di un Paese

contagi il resto del Vecchio Continente, creando condizioni favorevoli

alla crescita. Ma ciò non può bastare se all’interno dei vari Stati non si

procede con riforme strutturali, la politica monetaria deve procedere di

pari passo con le riforme politiche.

“Le recenti misure di politica monetaria sono uno strumento valido

ed efficace per portare l’inflazione più vicino al nostro obiettivo del

2% – ha spiegato Draghi oggi all’Università di Francoforte – Possono

sostenere un recupero più veloce e più sostenuto”. Il Governatore ha

infine specificato che “ciò vale in particolare se come dei semi, cadono

su un terreno fertile: i governi possono creare un ambiente più

favorevole agli investimenti rapidamente, in modo credibile ed efficace

tramite l’attuazione delle riforme strutturali”. Ma il Piano Draghi ha

avuto già i primi effetti a fine gennaio sullo spread, “ad esempio –

precisa il numero uno della Bce – da poco prima del nostro annuncio il

22 gennaio, il rendimento dei titoli tedeschi con scadenza 20 anni è

sceso di quasi 25 punti base, e quelli italiani a 20 anni di quasi 35 punti

base. Abbiamo anche visto un ulteriore calo dei rendimenti sovrani di

Portogallo e altri paesi già in difficoltà, nonostante la nuova crisi greca.

Questo suggerisce – aggiunge Draghi – che il programma di acquisto

di asset può proteggere altri paesi dell’area dell’euro dal contagio, e ci

aiuta anche a raggiungere i nostri obiettivi di politica monetaria in tutta

l’area dell’euro”.

Mario Draghi difende così il suo Piano di acquisti, anche se bisogna

ricordare che l’inizio della settimana è stato abbastanza debole e fiacco

per le borse europee. Oggi però i listini del Vecchio Continente si

impennano, e a tenere testa è Parigi che sale al momento dell’1,8%,

l’euro tocca il minimo e l’effetto dell’indebolimento della moneta

unica spinge soprattutto il settore dell’auto: BMW guadagna il 3,1% e

Renault il 2,7%. Per quanto riguarda l’Italia, Milano vede il Ftse Mib

guadagnare l’1,46% a 22.674 punti, con la corsa continua di Telecom

(+6,45%) per via delle prospettive per la rete e le trattative con Netflix.

Forti anche Finmeccanica (+4,2%), e Campari (+3,3%) mentre Fca

(Fiat Chrysler Automobiles, ndr) tocca nuovi massimi (+2,05%% a

14,4).

Ma mentre l’Europa corre e l’Euro si svaluta, la Grecia resta

indietro: torna alta la pressione sui titoli di Stato ellenici, che continua

a mostrare un’inversione della curva dei rendimenti, tassi più elevati

sui titoli a scadenza breve e tassi più bassi sulle scadenze più lunghe.

Atene ha collocato questa mattina 1,3 mld di euro di Bill a 13

settimane. La corsa al rialzo dei rendimenti non si arresta. Il costo di

finanziamento dei titoli greci è infatti salito al 2,7% dal 2,5%

dell’emissione di un mese fa, mentre il rapporto di copertura è rimasto

fermo a 1,3. Il mercato resta “scettico” rispetto alla soluzione del

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problema legato ad Atene. Anche se oggi Atene è riuscita a collocare

tutti gli 1,3 miliardi di titoli a 3 mesi previsti. Il rendimento è salito al

2,7%, cioè 20 punti base in più rispetto all’ultima asta di febbraio.

Tuttavia, la domanda è stata di 1,3 volte l’offerta e il rendimento sul

secondario della stessa scadenza è molto più alto (5,4%).

Lo Stato Ellenico poi sconta lo spettro della Grexit, tornata a farsi

sentire in questi ultimi giorni, tanto che la stampa greca – a seguito

dell’incontro tra il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble

e il suo omologo greco Yanis Varoufakis – ha fatto trapelare che la

Royal Bank of Scotland avrebbe inserito una clausola nel contratto

collettivo firmato lo scorso 24 febbraio e relativo agli anni 2015 e

2016, dove si sancisce la conversione degli stipendi in dracme, nel

caso estremo in cui la Grecia dovesse uscire dall’Eurozona. Atene nel

frattempo gioca tutte le carte a disposizione, inclusa quella dei danni

della seconda guerra mondiale, il ministro della giustizia greco, Nikos

Paraskevopoulos, si è detto pronto ad autorizzare l’esecuzione della

sentenza della Corte Suprema del Paese (Areios Pagos) che prevede il

risarcimento dei parenti delle vittime delle atrocità naziste a Distomo,

attraverso la confisca di vari beni di proprietà della Germania. Ma il

nocciolo del problema resta quello di un’eventuale e sempre più vicina

Grexit, oggi l’euro torna alle stesse quote delle origini e da un certo

punto di vista potrebbe non essere certo un buon segno.

Vai al sito dell’avantionline

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Donne socialiste

Anna Kuliscioff, Argentina Altobelli, Vittoria Nenni, Lina Merlin:

alcuni cenni illustrativi dei personaggi femminili che la Fondazione

Nenni ha ricordato l’otto marzo. Grandi donne che nella loro vita si

sono battute per l’emancipazione, la libertà, la democrazia e il

socialismo in Italia e in Europa.

di Gianna Granati

Ad Anna Kuliscioff, medico, russa ma partecipe interamente della vita

politica italiana, dobbiamo la prima rivendicazione del diritto delle

donne al voto, diritto che Anna vedeva come uno strumento della lotta

di classe: Finchè lavorerà le dodici, le quattordici, le sedici ore sulle

ventiquattro….la donna lavoratrice potrà diventare forse una buona

macchina da lavoro, ma non potrà mai assurgere a dignità di donna e

cittadina”. E’ l’ispiratrice della legge Carcano del 1902, prima legge di

tutela del lavoro delle donne e dei minori.

E sempre in difesa delle donne lavoratrici si batte Argentina

Altobelli, prima donna a ricoprire la carica di segretaria generale della

Federterra. L’Italia alla fine dell’Ottocento muove i primi passi sulla

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via dell’industrializzazione, ma è un paese prevalentemente agricolo e

buona parte del lavoro nei campi è svolto dalle donne, basti pensare

alle risaiole vittime di condizioni lavorative orribili. Proprio l’assoluta

mancanza di tutela di queste donne, che in risposta alla loro richiesta di

miglioramento delle condizioni salariali ricevettero fucilate, spinse

Argentina Altobelli ad un impegno che durò ben venti anni, finché il

regime fascista sciolse la Federazione dei lavoratori agricoli.

Su Vittoria Nenni la Fondazione che porta il nome di suo padre ha

scritto e non voglio aggiungere molto, se non sottolineare il coraggio e

la dignità di una giovane donna che in nome della “sorellanza” nata tra

oppositrici ai regimi totali affronta la deportazione ad Auschwitz, dove

troverà la morte. Vorrei però qui ricordare un’altra Nenni, Giuliana, la

figlia maggiore di Pietro Nenni alla quale dobbiamo la presentazione

nella terza legislatura repubblicana del primo disegno di legge sul

divorzio.

Ancora due righe per ricordare un altro nome che oggi spesso è

citato con connotazioni negative: mi riferisco a Lina Merlin.

Oggi Lina Merlin è ricordata soltanto per la legge che chiudeva le

case di tolleranza. E’ un po’ poco perché a Lina Merlin le donne

debbono moltissimo. Basta soltanto notare che la maternità di una

donna nubile che sceglie di diventare madre non è più contrassegnata

da un infamante “figlio di N.N” sui documenti del nascituro. A lei noi

donne dobbiamo la possibilità di accedere ad ogni carriera: l’ingresso

delle donne in magistratura, ad esempio, fu difeso dalla Merlin in un

infuocato dibattito parlamentare rintuzzando con feroce sarcasmo le

osservazioni maschili contro questo provvedimento.

FONDAZIONE SOCIALISMO www.fondazionesocialismo.it/

mondoperaio www.mondoperaio.net/

Per un Mediterraneo

di pace e di progresso (2/2)

Una proposta per la politica estera dell’Italia: il ripristino della

stabilità e dello sviluppo nel Sud del Mediterraneo. Pubblichiamo qui

di seguito il testo introduttivo al Convegno promosso dalla

Fondazione Socialismo e da MondOperaio e tenutosi a Roma il 3

marzo 2015 sul tema “Italia e Mediterraneo”. Il video integrale dei

lavori del convegno è consultabile sul sito della Fondazione

Socialismo (http://www.fondazionesocialismo.it/).

di Antonio Badini

[Seconda parte. - Continua dall’ADL del 5.3.2015] 6. La Frontiera

sud: per l’Italia non solo peso e calamità ma anche grande

opportunità di sviluppo. - I drammatici sconvolgimenti che hanno

attraversato la riva sud del Mediterraneo, innescati dalla «Primavera

araba», hanno dato vita alla peggiore crisi di rifugiati dall’ultimo

dopoguerra. Dati dell’UNHCR indicano che dalla primavera del 2011

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quasi metà della popolazione della Siria abbia abbandonato le proprie

case per cercare rifugio nel territorio nazionale (7,6 milioni) ovvero

all’estero (3,3 milioni). A livello mondiale, ma con punte altissime

nell’area mediorientale e africana, gli sfollati e i rifugiati ascendono a

50 milioni.

Una macchia sulla coscienza mondiale.

Una buona parte dei flussi diretti verso l’Italia sono transitati dai

paesi della Riva sud che in passato hanno svolto, più o meno bene, una

funzione di cuscinetto, impedendo o riducendo l’immigrazione

clandestina nel nostro Paese. Venute meno per tali paesi le necessarie

condizioni di stabilità e quindi di sicurezza e di sviluppo, essi hanno

avuto problemi ad accogliere i transfughi provenienti dall’Africa sub-

sahriana. È evidente che iniziative di crescita e stabilità a favore dei

Paesi della fascia dell’Africa settentrionale potranno recare un grande

vantaggio all’Italia, soprattutto se collegate con politiche di

promozione degli investimenti in Africa da parte delle Istituzioni

finanziarie e per lo sviluppo, che sono molte ma agiscono a volte con

azioni dispersive.

Con un forte coordinamento ad iniziativa italiana, il Nord Africa

potrebbe farsi veicolo molto importante per il sostegno dei nostri

interessi economici. Non può non sorprendere al riguardo come in

parallelo ai problemi importati, per cosi dire, dal nostro Paese, a farla

da padrone nei benefici della crescita in Africa sia stata la Cina, Paese

assai remoto, al riparo dal contagio di tensioni e crisi, ma che al

contrario è oggi di gran lunga il principale partner commerciale

dell’Africa. Dati UNCTAD del 2013 mostrano come su un totale di

intercambio del continente africano pari a poco più di un triliardo di

dollari, 156,4 miliardi si riferiscono alla Cina contro i 72 degli Stati

Uniti e appena 40 dell’Italia (superata anche da India e Spagna, oltre

che ovviamente dalla Francia).

Situazione relativamente migliore per gli investimenti, ove l’Italia

occupa il terzo posto dopo Gran Bretagna e Stati Uniti. Prospettive

assai interessanti potrebbero riaprirsi, come sarà precisato più avanti,

unendo gli sforzi nazionali (da rinvigorire con una strategia

pubblicoprivata nei settori minerari e infrastrutturali) ad iniziative

multilaterali: a partire dal nuovo Fondo europeo per gli interventi

strategici (FEIS), appena stabilito con stanziamenti fino a 315 miliardi

di euro nell’arco dei prossimi tre anni, dal 2015 al 2017.

E tuttavia occorrerà fare pressioni sulle Istituzioni di Bretton Woods

perché assumano atteggiamenti più costruttivi nei confronti del

Continente africano per non essere spiazzati anche qui dalla Cina, che

ha finora risposto più prontamente che non il FMI e la Banca Mondiale

alle domande di aiuto che si levano da molti paesi della regione. È

chiaro – ed è bene ripeterlo – come una nuova strategia per l’Africa

non possa non passare per i Paesi della fascia settentrionale che, anche

per i legami che hanno con il Golfo, costituiscono un ottimo collante

per la rinascita dell’intero continente, e di riflesso per consentire un

salto di qualità dell’area mediterranea.

7. Azioni da predisporre e realizzare ; bilaterali – multilaterali – nel

quadro della politica europea. - Occorre innanzitutto che gli organi

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onusiani ricomincino a funzionare, a partire dal Consiglio di Sicurezza.

Cina e Russia dovranno essere oggetto di specifiche ed efficaci azioni

diplomatiche per recuperarle a una azione a favore della pace e della

giustizia.

Siamo oggi assai lontani dalla tesi, poi ritrattata dallo stesso autore,

sulla fine della Storia e l’avvento di un solo dominus, l’Occidente. Le

carte vanno dunque oggi messe tutte sul tavolo: da un lato dissipando

la diffidenza reciproca; dall’altro portando le grandi potenze a decidere

un reale embargo sulle forniture di armamenti ai paesi in guerra, in

assenza del quale sarà difficile che riescano i tentativi di pace in Libia

e altrove.

Su di un piano più mirato al Sud del Mediterraneo andrebbero

studiate, e superate, le cause del mancato successo di iniziative quanto

mai pertinenti e lungimiranti come il Gruppo «5+5» e la successiva

Iniziativa Mediterranea, con l’aggiunta di Egitto a Sud e della Grecia a

Nord. La riflessione servirebbe a riprendere il filo di una convergenza

Nord-Sud utile a tutti, fondata su di un mix di politiche

intergovernative e comuni che la Germania dovrà essere convinta ad

accettare.

Bocciata per l’opposizione israelo-americana la proposta italo -

spagnola del 1990 di una duplicazione a Sud-Est, con la CSCM

(Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione nel Mediterraneo),

della riuscita esperienza della CSCE, sorta per riconciliare le «due

Europe» del pre-caduta del Muro di Berlino, una occasione di sviluppo

nella stabilità della regione sembrava potesse essere offerta dalla

sottoscrizione della Dichiarazione di Barcellona del novembre del

1995: una CSCM su scala ridotta, che creava un partenariato con tre

cesti, politico, economico e socio-culturale.

L’esercizio fu avviato molto bene dall’Italia nel semestre di sua

presidenza – gennaio-giugno 1996 – ma fu poi azzoppato con la

vittoria di Netanyahu alle elezioni in Israele dell’aprile di quell’anno, e

costretto da allora a vivacchiare con il tecnicismo burocratico di

Bruxelles, che infatti lo pose ai margini della vita politica e sociale

della regione euro-mediterranea. La citata Conferenza di Palermo non

venne purtroppo presa a modello dalla Commissione.

Né miglior sorte ha avuto l’iniziativa di «Buon vicinato», che anzi

ha dato risultati opposti a quelli attesi : non un anello di Paesi amici

alle frontiere dell’UE, ad Est come a Sud, ma linee di fuoco, con forti

rischi di contagio e venti di guerra che spirano da Est come da Sud.

Anche qui le debolezze sono individuabili nelle forti carenze di

democraticità nei processi decisionali. È decisamente sorprendente che

nessuno Stato membro decida di alzare la testa dalle politiche di

bilancio e richiami la necessità di affrontare insieme le minacce esterne

che circondano l’UE.

8. L’UE deve riacquistare il suo ruolo politico e precisare i suoi

obiettivi. - È evidente che l’Italia rischiava e continua a rischiare molto

nel rappresentare, essa sola, un approdo di speranza per le migliaia di

senza tetto in fuga dalla disperazione di Paesi ostaggio della violenza.

Le richieste di solidarietà europea restano senza valide risposte:

l’operazione «Triton» é quasi una beffa rispetto alle prime promesse

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dell’Ue di sostituirsi nel controllo dei confini marittimi a «Mare

nostrum», senza poi eguagliarne efficienza e umanità. Aveva dunque

una gran ragion d’essere la proposta, inascoltata, di Emma Bonino di

nominare un Commissario per il Mediterraneo.

Quella proposta andrebbe rivista e attualizzata mettendo allo studio

una iniziativa europea, su impulso italiano, che miri allo stabilimento

di un dialogo tra sciiti e sunniti come inevitabile passaggio per

rilanciare una grande Conferenza di pace e di Cooperazione nel Medio

Oriente.

Con due obiettivi e una precauzione in mente. Gli obiettivi

riguardano l’Irak e la Siria, mentre la precauzione riguarda le modalità

di ripresa del processo di pace, che non deve ripetere l’errore della

Conferenza di pace di Madrid del 1981.

Quanto all’Irak, difficile pervenire ad una duratura riappacificazione

del Paese senza la partecipazione attiva dell’Iran. Lo vediamo tutti i

giorni nonostante le buone intenzioni del successore di El Maliki,

Haider Al Abadi, che ha avuto il coraggio di introdurre importanti

cambiamenti nella struttura del potere a favore di personalità sunnite.

Egualmente in Siria, dove a tenere in sella Bashar El Assad sono gli

Hezbollah con una struttura di comando e controllo integrata dalle

Forze Armate degli Ajatollah.

Conviene ricordare che Prodi fu il primo Capo di governo

occidentale a ricevere Khatamì, il quale, lungi dall’essere il «Cavallo

di Troia» dell’influenza sciita, tentava di mostrare i frutti positivi per il

suo Paese di una collaborazione senza interferenze tra l’Iran e il mondo

occidentale.

Il problema centrale che dunque va posto è che bisogna intendersi

sul futuro strategico e la stessa sopravvivenza dell’Europa, ciò che

pretende una riconsiderazione anche degli obiettivi della spesa

europea. Ciò non significa lasciare che i bilanci nazionali vadano in

dissesto ma capire che senza una politica condivisa di sicurezza e di

difesa l’Europa rischia di diventare una «non entity» Oggi é

paradossale che la Nazione che più si impegna sul piano della

sicurezza internazionale, cioè la Francia, sia sotto le lenti di

osservazione dei «Tecnici» di Bruxelles per la conformità dei

parametri del Fiscal compact: mentre la Germania, che manovra i

«Tecnici», rinuncia in pratica ad assumere una responsabilità politica

sul piano internazionale. Sarà inevitabile prima o poi scorporare una

parte delle spese per la difesa dal computo del 3% per il deficit di

bilancio consentito, estendendo la concessione oggi ammessa per le

risorse nazionali da impiegare negli interventi del FEIS.

9. Mezzi e gli strumenti necessari. - Oltre alla strategia politica e di

sicurezza sul piano nazionale, con la dovuta attenzione alla spesa per la

difesa che non deve essere acriticamente posta sull’altare sacrificale

del risparmio di bilancio, i mezzi e gli strumenti da attivare devono

poggiare all’interno di un grande Partenariato pubblico-privato, scevro

da un liberismo acritico.

L’UE non ha portato avanti con coerenza quella costruzione politica

che il Consiglio Europeo di Milano del 1985 aveva dischiuso. Si é

invece proceduto senza bussola: con la rivincita dei conservatori,

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appoggiati dalla Tecnocrazia di Bruxelles, che hanno metodicamente

orientato sull’economico-finanziario anziché sul politico-istituzionale,

i progressi da realizzare; ci fu poca vigilanza da parte dei Parlamenti

nazionali, tra i quali quello italiano, in nome di un europeismo

divenuto quasi un pretesto per non affrontare temi sui quali le classi

politiche e imprenditoriali degli Stati membri erano poco preparati.

L’introduzione del FEIS, come avanti accennato, apre

verosimilmente l’occasione per un recupero dell’iniziativa degli Stati

membri rispetto a politiche comuni troppo influenzate dalla Germania:

potrebbe essere strumento idoneo a realizzare un processo di revisione

che restituisca maggiore potere alla politica, oggi scopertamente

imbrigliata da parametri e condizionamenti pilotati da una Tecnocrazia

uscita dai binari della sovranità popolare. Forse il caso della Grecia

obbligherà l’Ue a rivisitare alcuni automatismi.

Per quanto riguarda l’Italia va messo mano con urgenza alla

definizione di un nuovo organigramma delle strutture pubbliche,

perché esse siano in grado ad un tempo di interagire con il settore

privato e consentano al Capo del governo di poter azionare leve di

comando utili ad orientare la politica estera, l’economia internazionale

e la politica della sicurezza verso obiettivi predeterminati: nel caso

specifico necessari a fare del Sud del Mediterraneo una area di priorità

nazionale con una funzione di ponte verso l’Africa a Sud del Sahara e

con i Paesi mediorientali, inclusi quelli del Golfo e l’Iran.

La nostra proposta è che per avviare e sostenere questo processo,

siano creati presso la Presidenza del Consiglio due Comitati specifici.

Il primo, sulle Politiche della globalizzazione, con una duplice

funzione: da un lato monitorare gli effetti della globalizzazione e le

loro cause sui mali interni, con analisi di pre- e post-impatto di

decisioni a livello multilaterale, incluse le direttive comunitarie;

dall’altro, con lo scopo di predisporre per il Governo opzioni sui

possibili cambiamenti nelle Istituzioni internazionali, per ridurre

gradualmente gli squilibri dovuti all’esistenza di una mediocre

governance.

La Segreteria dei due Comitati andrebbe affidata al MAE che dovrà

essere sottoposto a un riordinamento finalizzato alla nuova funzione.

Il MAE, nello svolgimento del servizio di segretariato sopra

richiamato, dovrà assicurare il coordinamento dei Ministeri “tecnici”

e,loro tramite, del settore privato, sia imprenditoriale che finanziario. A

questo fine dovrà promuovere analisi da sottoporre all’esame del

Governo e sostenerne l’azione per l’emanazione di linee direttrici per i

grandi progetti capaci di trascinare anche le PMI, con la formazione di

reti e gruppi e la ricerca di finanziamenti da parte dei Fondi sovrani.

Può tornare senz’altro utile l’iniziativa di creare una Banca per lo

Sviluppo, all’interno della Cassa Depositi e Prestiti, come previsto

dalla legge n.125 del 2014, approvata forse senza quel dibattito che

avrebbe meritato: ma é importante che la regia sia in raccordo con il

MAE, cui l’ICE, debitamente ridimensionato, dovrebbe essere

sottoposto. Vista inoltre la creazione della Banca di Sviluppo, la

Simest dovrebbe esserne parte integrante come Ufficio dipendente,

acquisendo così un rilevante risparmio sui costi complessivi di

gestione del settore.

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Non si capisce d’altra parte la logica di continuare a tenere distinti i

due strumenti per l’internazionalizzazione: quelli appunto offerti dalla

Simest, con l’acquisizione temporanea di quote di capitale nelle Joint-

venture con imprese estere, e quelli, ben più consistenti, offerti dall’ex

art.7 della legge n.49 del 1987 che dovrà passare alla gestione della

Cassa Depositi e Prestiti in seguito alla nuova citata legge che affida ad

una Agenzia l’esecuzione degli interventi della Cooperazione allo

Sviluppo sotto la direzione del MAE.

Il più forte ruolo così acquisito dalla Farnesina, sgravato da compiti

di esecuzione, consentirebbe di realizzare un efficace coordinamento

con le azioni di politica estera e con la politica presso le Istituzioni

multilaterali, fra cui quelle finanziarie, favorendo oltre alla unitarietà

d’indirizzo il potenziamento sinergico della sicurezza e dello sviluppo.

10. Un Paese coerente con la sua storia, pronto a sostenere i suoi

legittimi interessi. - Noi sappiamo bene che il nostro paese non è una

grande potenza e non ha ambizioni da grande potenza. Abbiamo

tuttavia la consapevolezza (e quindi anche la responsabilità) di

comportarci come una grande Nazione quale siamo, in grado di

esercitare appieno il proprio ruolo nelle varie sfere in cui siamo

chiamati ad operare: quello più generale delle relazioni internazionali e

dell’organizzazione della pace, e quello di portata regionale rispetto ai

conflitti che più ci sono vicini.

Rispetto a questi ultimi dobbiamo tornare a confermare – di fronte al

mondo ma in particolare ai nostri amici della sponda Sud – la nostra

volontà di percorrere la strada realistica dei negoziati pacifici, per

giungere a soluzioni eque nel riconoscimento dei diritti degli Stati e dei

popoli della Regione, secondo formule che sono quelle della tradizione

dei governi democratici del nostro Paese e alle quali ci siamo sempre

attenuti praticando linee di condotta e di comportamento coerenti con

esse.

Per questo intendiamo tornare ad impegnarci affinché l’Italia si

riappropri, nel Mediterraneo, di un ruolo attivo e positivo, capace di

garantire la pace e costruire al suo interno una grande area di

cooperazione. Noi vogliamo concorrere e collaborare affinché il nostro

sviluppo, la nostra cultura, le nostre ricchezze, le grandi competenze

degli uomini e delle donne italiane, come anche la grande forza

spirituale che essi sono in grado di esprimere, possa tornare ad essere a

servizio di un progetto positivo ed utile: fare del Mediterraneo un mare

di pace e di progresso.

(2. Fine – La prima parte è apparsa sull’ADL del 5.3.2015)

Il video integrale dei lavori del convegno è consultabile sul sito della

Fondazione Socialismo (http://www.fondazionesocialismo.it/ e su YouTube).

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/

Trame disperse

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Presentazione

Nell’anniversario della Grande Guerra (1914-2018)

Trame disperse - Esperienze di viaggio, di conoscenza e di

combattimento nel mondo della Grande Guerra

A cura di Marco Severini, Marsilio, 2015

intervengono

Alessandra Campagnano Circolo Fratelli Rosselli

Adalberto Scarlino Comitato fiorentino per il Risorgimento

Valdo Spini Presidente Fondazione Circolo Fratelli Rosselli

Degli autori sarà presente:

Costanza Geddes da Filicaia (Università di Macerata)

Firenze - Mercoledì 27 maggio 2015, ore 17.00 Spazio QCR, via degli Alfani 101r

Da CRITICA LIBERALE

riceviamo e volentieri pubblichiamo

#dilloinitaliano

La sottoscrizione ha raggiunto il suo obiettivo

di Claudio Marazzini, presidente dell'Accademia della Crusca

https://www.change.org/p/un-intervento-per-la-lingua-italiana-dilloinitaliano

Cari Sottoscrittori della petizione, sono il Presidente dell'Accademia

della Crusca. So che si sono ormai quasi raggiunte le 70.000 firme. Vi

ringrazio per l’attenzione che avete dimostrato alle questioni che

riguardano la nostra lingua e per la fiducia riposta nell’Accademia

della Crusca. Ringrazio anche Annamaria Testa per aver lanciato

efficacemente una petizione che ha raccolto consensi così ampi e

importanti.

Tutte le vostre firme sono già idealmente sul mio tavolo, o meglio

sul tavolo del Direttivo” dell’Accademia della Crusca, l’organo che ne

assicura il funzionamento, assieme al Collegio di tutti gli Accademici

(che però si riunisce solo due o tre volte l’anno, mentre il Direttivo

viene convocato tutti i mesi, come un Consiglio di Amministrazione,

per intenderci).

Posso preannunciare quello che farò in quanto Presidente. Intendo

accogliere le istanze espresse dalla petizione “Un intervento per la

lingua italiana”.

Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai

parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili,

comode e trasparenti. Vogliamo provare a proporle a tutti come

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possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed

espressiva della nostra lingua.

Quando Annamaria Testa è venuta a Firenze per presentarci la

petizione, abbiamo insieme immaginato un’iniziativa concreta, che può

aprire una nuova prospettiva di partecipazione.

Il Direttivo si riunisce nei prossimi giorni: se non porrà ostacoli,

progetteremo un sito Internet di facile accesso e consultazione, per

aiutare tutti a orientarsi tra vecchie e nuove parole straniere entrate nel

nostro lessico, per capire quali sono i significati, gli usi, le alternative

valide e possibili.

In questo sito potranno anche trovare posto segnalazioni,

suggerimenti, commenti e contributi che vengono da voi. Non si tratta

infatti di imporre delle scelte, ma di cercare il consenso largo e la

partecipazione attiva degli italiani e di tutti coloro che amano la nostra

lingua. Vogliamo far partire al più presto questo sito.

Contiamo anche di organizzare un “Osservatorio sui neologismi

incipienti” a cui parteciperanno varie forze e organizzazioni che si

sono ritrovate a Firenze nei giorni 23 e 24 febbraio 2015 (Coscienza

Svizzera, Società Dante Alighieri, Accademia della Crusca, ecc.).

In questo caso si tratta di compiere una verifica internazionale sulla

circolazione di neologismi e anglicismi, verificando la possibilità di

rimpiazzo in un continuo dialogo con i legislatori e con tutti gli

interlocutori istituzionali e professionali.

Inoltre l’ufficio Consulenza dell’Accademia lavora già a pieno

ritmo, molte volte discutendo proprio di forestierismi (a proposito: vi

invito ad andare a vedere il nostro sito).

Il Direttivo stabilirà anche i modi più opportuni per sollecitare

Governo, Pubbliche Amministrazioni, media e imprese a un più

consapevole uso della lingua italiana.

La visibilità e il consenso ottenuti dalla petizione che avete firmato

hanno, di fatto, già acceso su questo tema un’attenzione che

manterremo viva.

Questo non è che l’inizio. Altre idee matureranno via via.

Vi saluto con viva cordialità

Claudio Marazzini

Presidente dell'Accademia della Crusca

Vai al sito di Critica liberale

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA-APPELLO

L’accesso del cittadino ai

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documenti di Parlamento e Governo

Manca una legge che consenta al cittadino l’accesso a tutti i documenti

di Parlamento e Governo; al cittadino che nello Stato democratico

detiene la sovranità, mentre Parlamento e Governo sono suoi

rappresentanti e agiscono in suo nome; egli dunque ha il diritto di

conoscere tutto ciò che Parlamento e Governo in suo nome decidono.

Questa legge e questo accesso esiste in molti Stati, anche di quello

che fu detto il Terzo Mondo, ma non esiste in Italia. Dove invece

esistono leggi opposte:

come la legge 241 del 1990, art. 22-28, dove l’accesso ai documenti

amministrativi è riconosciuto solo agli interessati, cioè a coloro che

abbiano «un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una

situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è

chiesto l'accesso»;

come il decreto giugno 2011 del Governo Berlusconi, che secreta gli

atti e documenti governativi.

Questa legge è necessaria, è urgente:

perché deve realizzare un diritto del cittadino;

perché lo rende partecipe del processo di gestione dello Stato; al

contrario dell’impotenza e indifferenza attuale;

perché costituisce un controllo sulla gestione stessa – specie attraverso

la stampa e i media –, che la può migliorare;

perché è un mezzo importante per combattere la corruzione, che

proprio in questi mesi ha rivelato tutta la sua enorme e vergognosa

presenza in Italia.

Lo dice anche Transparency International, l’organizzazione

internazionale anticorruzione.

Chiediamo questa legge, la chiediamo con urgenza.

Prof. Arrigo Colombo, Lecce Movimento per la società di giustizia e per la speranza

LETTERA

Evidentemente B.

Qualche considerazione dopo la sentenza della cassazione che in Italia

ha mobilitato i mass media con postazioni notturne di inviati speciali

davanti al palazzaccio di Roma, al parlamento, le case di Berlusconi

etc. quasi si trattasse di evento decisivo per le sorti del paese invece di

quelle di un politico (pregiudicato) ormai bollito.

Evidentemente B. gode ancora di molto appeal, specie tra i mass

media anche quando si tratta di giudicare le sue "cene galanti, a

seconda degli schieramenti dei tifosi di parte.

Al di là della sentenza emerge un quadro di grande ipocrisia

nazionale (leggere i commenti di un paese diviso tra (finti) moralisti

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"del buon costume" (ma non di altre cose ben piu' importanti come p.

es. la parità di genere...) e difensori ad oltranza (anche contro ogni piu'

logica evidenza e buon senso) di un dispensatore di benefici a chi era

convinto che Ruby fosse nipote d Mubarak.

Un uomo politico si giudica in primis per le sue qualità di governo e

di saper gestire con competenza la res pubblica a lui affidata e non

tanto per la sua condotta personale (certo, tanto meglio se è

irreprensibile, vedi De Gaulle, Adenauer, Churchill, Einaudi, de

Gasperi etc.).

Altrimenti cosa pensare di personaggi come J. F. Kennedy, re Juan

Carlos o lo stesso Mitterrand, non propriamente esempi senza macchia

, ma politicamente validi?

Sempre secondo la sentenza della Cassazione, Berlusconi avrà ora

diritto a un risarcimento per la 1. condanna, le spese sostenute etc., in

base alla logica della nuova legge sul risarcimento civile da parte dei

magistrati? O conta solo la sentenza definitiva che lo ha assolto?

Peter Lorenzi, e-mail

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.