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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 44312 utenti - Zurigo, 4 giugno 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT Le regionali 1 - «Le regionali non sono un test per il governo». Matteo Renzi Le regionali 2 - «Non è un esame su Matteo Renzi né sul governo». Debora Serracchiani Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. REGIONALI 2015 Il crollo del Nazareno Ovvero la legge ferrea della coperta. Se si tira vistosamente la coperta a destra, bisogna avere conquistato i voti nuovi prima di lasciare scoperto il lato sinistro…

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La Newsletter settimanale del 4 giugno 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <

e-Settimanale - inviato oggi a 44312 utenti - Zurigo, 4 giugno 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

Le regionali 1 - «Le regionali non sono un test per il governo». –

Matteo Renzi

Le regionali 2 - «Non è un esame su Matteo Renzi né sul governo». –

Debora Serracchiani

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

REGIONALI 2015

Il crollo del Nazareno

Ovvero la legge ferrea della coperta. Se si tira vistosamente la

coperta a destra, bisogna avere conquistato i voti nuovi prima di

lasciare scoperto il lato sinistro…

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di Enzo Marzo, direttore di Critica liberale

Solo dei patetici dilettanti allo sbaraglio come Serracchiani & C

possono scopiazzare i politici della Prima repubblica, che tirando i dati

come elastici vincevano in ogni elezione. Una classe dirigente che si

vanta d’essere nuova dovrebbe avere più rispetto per gli elettori.

Noi preferiamo aspettare comparazioni approfondite e analisi sui

flussi. Però in attesa di queste un primissimo giudizio può essere

azzardato sui fenomeni più vistosi e incontrovertibili.

Il grande vincitore è stato il partito dell’assenteismo. Oramai metà

degli italiani non trova un’offerta politica appetibile che faccia uscire

da casa per andare a votare. Vuol dire che troppe idealità e troppi

interessi non riescono a essere rappresentati dai partiti esistenti. Che

non sono pochi, ma sono quasi tutti indistinguibili l’uno dall’altro, e

guarda caso non assomigliano neppure un po’ né alla destra né alla

sinistra moderna ed europea.

Se l’astensionismo ha vinto, sicuramente ha perduto il Nazareno.

Renzi, dove si è affermato pur perdendo una massa rilevantissima di

votanti pd, si ritrova governatori non allineati sulla sua linea e

addirittura uno (De Luca) che egli stesso dovrà sospendere perché

ineleggibile e vincitore solo grazie ai fascisti e agli impresentabili. Il

segretario del Pd durante tutta la campagna elettorale ha ripetuto fino

alla noia che sulla legalità non avrebbe accettato lezioni da nessuno.

Adesso dovrebbe avere la decenza di andare in tv e dire che almeno la

lezione degli elettori l’accetta.

Il premier Renzi. Leader

della sinistra masochista?

Per il resto Renzi si può iscrivere al partito della “sinistra masochista”,

ovvero a quella che perde. In un anno Renzi, con la sua azione di

governo, ha dilapidato integralmente il tesoretto delle Europee e ha

persino peggiorato i livelli meschini del pd bersaniano. Non sono

bastate mille chiacchiere e promesse, che sono state annullate dai

contenuti delle cosiddette riforme. Renzi è novizio e dovrebbe

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apprendere che alla lunga – dopo le delusioni - non conta più la

copertina delle riforme, ma ciò che c’è scritto dentro.

Domenica scorsa Scalfari, che proprio non può essere annoverato tra

gli avversari di Renzi, si augurava persino che una riforma

assolutamente essenziale come quella della regolamentazione dei

partiti, fosse accantonata, perché il progetto renziano sarebbe davvero

peggio re del male. E così è stato sulla riforma elettorale,

sull’anticorruzione, sulla giustizia, sul lavoro, sulla scuola, eccetera

eccetera...

Queste elezioni sanciscono sicuramente il fallimento della strategia

renziana. Senza aspettare i risultati del voto era immaginabile che “la

legge ferrea della coperta” lo punisse fortemente. La coperta è sempre

la stessa, se la si tira vistosamente a destra, prima di tutto bisogna

conquistare i voti nuovi (se ci sono – il risultato elettorale della

Politiche poneva dei dubbi visto che ne uscì un centro montiano quasi

irrilevante) e poi dare per scontato che si lascia scoperto il lato sinistro.

Non si possono fare Primarie – barzelletta, rappresentare il malgoverno

burlandiano e poi pretendere di prendere voti dalla sinistra.

I vuoti si riempiono ed è infantile piangere perché non si è riusciti a

catturare contemporaneamente i voti sia di destra sia di sinistra.

C’è anche un’altra sconfitta all’interno della débacle renziana. È

quella della Ditta ex-pci, che per proteggere i propri interessi di

botteguccia ormai si è definitivamente allineata al nuovo padrone, va a

fare campagna elettorale per gli scherani di Renzi, ogni tanto pigola,

ma tutti sanno che alla fine si adegua su tutto.

L’altro sconfitto è stato Berlusconi. Queste elezioni sanciscono il

rovesciamento di forza tra Berlusconi e la Lega. La destra è ora in

mano a chi presenta una linea estremista e razzista. Incivile ma chiara.

Berlusconi ha fatto da spalla a Renzi per lo più per interessi personali,

e il suo partito ora è allo sbando e in rovina.

La destra si trova in grave difficoltà e di fronte a un paradosso: può

conservare il secondo posto e quindi andare al ballottaggio solo se si

unisce tutta (come è avvenuto in Liguria), ma se si unisce sulla linea

antieuropea e razzista di Salvini sa che non potrà fermare una vera

emorragia di consensi verso il centro. Una cosa è fare un’alleanza in

elezioni amministrative e un’altra per le Politiche presentarsi

all’elettorato moderato con Casa Pound.

Non è un particolare da poco, ma queste elezioni segnano finalmente

anche il disastro del “rosso antico”. La sinistra antidiluviana,

burocratica e nostalgica di Togliatti, si è ridotta a poche schegge e solo

i ciechi possono ancora pensare che su quel terreno si possa costruire

un’alternativa valida al Pd.

Non riuscire a prendere voti, anzi perderli, avendo come avversario

un Renzi sempre più a destra significa che ormai si è smarrita qualsiasi

attrattiva presso l’elettorato di sinistra, che preferisce disperdersi o

starsene a casa piuttosto che votare Sel o Tsipras.

Assenteismo, Lega e M5s. Questi i vincitori. Così si è tripartita la

protesta contro la casta, contro la corruzione, contro il governo.

A sorprendere è stata la forte tenuta dei grillini. Dopo la

dilapidazione dei voti ottenuti nelle Politiche, quando i grillini ce la

misero tutta per favorire in ogni modo la politica quirinalizia delle

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“larghe intese” e far fallire ogni ipotesi di un governo fortemente

condizionato dal Movimento, forse (e sottolineiamo forse) i grillini si

sono presentati meno “grillini” e più movimento di massa che opera

sui contenuti e sul rinnovamento vero delle classi dirigenti.

La faccia per bene di Di Maio è stata più accattivante di quella

esagitata di Grillo. Ma anche qui forse ci troviamo davanti a un

paradosso: il M5s, che andava così così nelle Amministrative, ora forse

è stato favorito proprio dal carattere non di politica generale della

competizione.

Ma prima o poi i grillini dovranno affrontare e dire la loro su

questioni essenziali. Prima di tutto sul loro rapporto con la democrazia

partitica. Il loro “partito” è addirittura arcaico, con un padrone

assoluto, molta vuota demagogia democraticista, rifiuto di ogni

controllo, una gerarchia scelta dall’alto come in Vaticano.

Seconda questione: rigettare drasticamente lo spirito totalitario,

perfino fondativo, del loro movimento, che ha determinato le scelte

politiche fin qui. È indecente concepire nonché proclamare l’idea di

aspirare alla maggioranza assoluta per governare d a soli. Come un

qualunque dittatorello sudamericano.

Lo sappiamo che un imbecille irresponsabilmente ha addirittura

partorito un sistema elettorale che favorisce questo disegno

antidemocratico, ma tocca al M5s fare una approfondita riflessione sui

governi “nazionali” e “totalitari”.

E poi c’è l’Europa. Per un antieuropeismo alla Le Pen e alla Farange

è sicuramente più plausibile Salvini. Il M5s, se vuole diventare

credibile come forza democratica e antinazionalista, ha ancora molta

strada da fare.

Vai al sito di Critica liberale

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Socialisti europei:

Elisa Gambardella

coordinatrice dello YES

Si è svolto a Riga, in Lettonia, il Bureau meeting dei giovani socialisti

europei, dove Elisa Gambardella, vice-segretaria nazionale della Fgs, è

stata eletta Coordinatrice del Network Femminista dello YES (Young

European Socialists).

Il segretario nazionale della Fgs Roberto Sajeva in una nota dichiara:

“Dirmi orgoglioso è dire poco. Grazie anche all’aiuto del Partito, che

non ci ha fatto mancare la sostanza umana, politica ed economica per

poter lavorare sui campi internazionali, siamo di nuovo una forza

centrale nel socialismo europeo. Sempre più spesso veniamo

interpellati per questioni organizzative e adesso eccoci a ricoprire

anche un ruolo politico di prima linea. Elisa occuperà una casella

strategica- osserva il leader dei giovani socialisti – non un ghetto come

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il pariopportunitismo italiano ma il network giovanile del grande e

storico femminismo europeo, un laboratorio culturale in cui si sono

formate e si formano le avanguardie delle battaglie di civiltà.”

Elisa Gambardella

“La battaglia femminista è stata la prima grande battaglia per

l’eguaglianza, quella che ha veramente rivoluzionato la sensibilità

politica ed economica dell’Umanità.” Così la neoeletta Elisa

Gambardella, che continua: “Con questo ruolo, frutto di anni di lavoro

mio e di chi mi ha preceduto e accompagnato nella rappresentanza

internazionale della FGS (il nostro segretario nazionale Roberto Sajeva

ed il responsabile esteri Riccardo Galetti), spero di poter coordinare al

meglio l’elaborazione e l’azione delle compagne e dei compagni di

tutta Europa.”

Vai al sito dell’avantionline

Segnalazione

L'OCCIDENTE, l'ISLAM:

QUALE FUTURO?

Il mondo islamico è vasto, complesso e variegato. l'Occidente, d'altra

parte, ha commesso storicamente ( e commette ancora ) gravi errori

nei rapporti con il Sud del mondo, come, in particolare, con i paesi

del mondo islamico. Tariq Ramadan, professore presso la Oxford

University, personalità celebre in tutto il mondo, è da tempo voce

prestigiosissima di dialogo.

MARTEDI 9 GIUGNO 2015, ore 18:00

Frascati, Scuderie Aldobrandini

Piazza Marconi

L'OCCIDENTE, l'ISLAM:

QUALE FUTURO?

Incontro con

Tariq Ramadan Professore alla Oxford University (England)

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A cura di ENRICO DEL VESCOVO

Tariq Ramadan

Associazione Culturale Alternativ@Mente,

www.alternativamente.info

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

SPIGOLATURE

C'è modo e modo

Al Nazareno vi è molto da

riflettere sulla sinistra che ha

scontato amaramente le sue divisioni.

di Renzo Balmelli

DIVISIONI. Finisce 5 a 2 per il Pd, ma il rosso che punteggia la

mappa dell'Italia non è soltanto il colore numerico uscito dalle urne,

ma anche quello del disappunto per le occasioni mancate. Disappunto

per la Liguria regalata a Toti, per il Veneto sfuggito, per i voti andati

all'aggressivo lepenismo leghista che sta cannibalizzando ciò che resta

della destra sconclusionata. C'è modo e modo di vincere, ma avere

comunque vinto perdendo una barca di consensi non è il miglior

viatico per consolidare la stagione delle riforme. Al Nazareno vi è

molto da riflettere sulla sinistra che ha scontato amaramente le sue

divisioni. Pensare di governare per i prossimi quattro anni navigando a

vista sulla nave della litigiosità non offre garanzie, ma solo incertezze

ai danni del Paese. Con tutti i rischi del caso. SFIDUCIA. A bocce ferme tutti hanno vinto e nessuno ha perso. E' il

commento rituale al termine di ogni elezione. Ma stavolta invece

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qualcuno ha perso e pure malamente. E questo qualcuno è la Politica,

quella con la " P" maiuscola, che è stata sconfitta sull'altare

dell'astensionismo. Se un elettore su due diserta il voto, vuole dire che

qualcosa si è spezzato nel rapporto di fiducia tra i cittadini e i partiti.

Dalle urne è venuto un serio segnale d'allarme che non può essere

ignorato. Dietro le regionali si muove un'altra Italia stufa di baronie,

lottizzazioni e mandarini stagionati. L'Italia decisa a riprendersi un

ruolo nella ricostruzione economica, ma soprattutto morale, dopo i

disastri del recente passato targato FI e non ancora del tutto smaltiti.

Palazzo Chigi ne prenda nota per non rischiare una deriva ancora

peggiore. DIMISSIONI. Un tempo andavano di moda i romanzi d'appendice,

affidati a penne di valore, che miscelavano l'estro narrativo con i fatti

della vita e le magagne della società. Era la cosiddetta realtà

romanzesca che anche oggi potrebbe offrire non pochi spunti se ci

fossero autori interessati a rivalutare il genere. Tanto per dire,

pensiamo al terremoto che ha scosso la FIFA. Scoperchiato il vaso di

Pandora, resta da capire fino a quando il calcio mondiale riuscirà a

resistere alla bufera che preannuncia altre rivelazioni imbarazzanti.

Sullo sfondo di Zurigo, città ricca e difficile da decifrare, le dimissioni

a scoppio ritardato di Blatter confermano che dopotutto c'era davvero

del marcio in Danimarca e che su questo canovaccio, stritolato da un

reticolo di interessi, si può costruire una trama raffinata e corrosiva in

cui nessuno può proclamarsi innocente.

Il presidente uscente Blatter allo specchio -

“Nessuno può proclamarsi innocente”

DIPLOMAZIA. L'altra faccia del pallone. A dispetto degli scandali e

le tentazioni del vil denaro, le vie del calcio sono infinite e non portano

solo alle indagini dei magistrati. Come ai tempi della diplomazia del

ping-pong che segnò l'inizio del disgelo tra Washington e Pechino ai

tempi di Nixon e MaoTse-tung, anche oggi lo sport si rivela un valido

veicolo per irrobustire la distensione, questa volta lungo l'asse Stati

Uniti- Cuba dopo anni di guerra fredda. Anziché una pallina di

celluloide, il simbolo del riavvicinamento nella circostanza è una sfera

di cuoio usata per l'amichevole disputata sull'isola tra la nazionale di

casa e i New York Cosmos; la prima di una lunga serie di futuri eventi

analoghi già previsti e che è stata ben più importante di una semplice

gara di calcio, bensì il preludio – così si spera – al definitivo

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riconoscimento diplomatico sollecitato da Obama tra due Paesi troppo

vicini per ignorarsi.

DOVERE. Che il blog, grazie all'anonimato, sia il ripostiglio di

sentimenti meno nobili è un dato di fatto ormai assodato. Il punto non è

tanto questo, ma piuttosto cercare di capire come muoversi in questa

giungla di opinioni allo sbaraglio, senza tangere la libertà di

espressione garantita dai social network. Gli scorsi giorni la notizia che

il comune di Rivoli aveva cancellato Benito Mussolini dall'elenco dei

cittadini onorari ha scatenato una vera e propria tempesta di reazioni

nostalgiche con frasi del tipo "onore al Duce". L'Italia è una

democrazia consolidata che non deve avere paura della sua storia

recente. Ma ricordare a chi scrive simili sciocchezze che quella fu una

dittatura esecrabile non è censura, ma rispetto per le vittime, oltre che

un dovere morale da parte di chi le pubblica.

RIBALTA. Non soltanto a scuola, ma anche in politica si

distribuiscono le pagelle. Con esiti a volte sconcertanti sul metro usato

per promuovere e bocciare. Sulla principale testata del gruppo

Mediaset il capo del governo, secondo la più ovvia logica partigiana, è

uscito letteralmente massacrato dalla valutazione degli esaminatori.

Intendiamoci: dire che Renzi non è uno scolaro modello è quasi

un'ovvietà. Ma quel al 4 di sotto della sufficienza in tutte le materie

sembra non solo severo, ma punitivo per colui che resta comunque , a

torto o ragione, il dominus della politica italiana. Tanto più che sul

fronte opposto volano gli 8 per Salvini sulla fiducia (quale?) e per il

Cavaliere, lodato per i "nervi saldi e la visione di gioco", ma talmente

fuori gioco da presentarsi al comizio sbagliato; un passo falso che gli è

valso probabilmente le ultime luci della ribalta.

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Giornate del Lavoro

La manifestazione della Cgil alla seconda edizione, a Firenze dal 12

al 14 giugno. La presentazione il 4/6 con Baseotto. Lo slogan è "Il

futuro del lavoro". Tanti incontri con personalità del sindacato,

politica, cultura e imprenditoria

Le 'Giornate del Lavoro' della Cgil giungono alla loro seconda

edizione. Quest'anno sarà Firenze ad ospitare dal 12 al 14 giugno la tre

giorni di incontri, dibattiti, iniziative pubbliche e manifestazioni

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culturali. L'appuntamento sarà presentato domani, 4 giugno, nel

capoluogo toscano. Alle ore 12.00, nella sala incontri di Palazzo

Vecchio, Piazza della Signoria 1, si terrà una conferenza stampa a cui

parteciperà, tra gli altri, il segretario confederale della Cgil Nino

Baseotto.

'Il futuro del lavoro', è lo slogan scelto per la grande

manifestazione politica e culturale, un'occasione per far dialogare il

mondo delle istituzioni con i cittadini. Sono attese infatti personalità di

rilievo del mondo della politica, della cultura e dell'imprenditoria. Non

mancheranno momenti di svago con concerti, spettacoli e proiezioni di

film. 'Lunghi e lunghissimi: il lavoro si racconta' è la rassegna di film

prodotti dalla Cgil che verranno proiettati durante le tre giornate presso

l'Odeon Cinehall in Piazza Strozzi, mentre la Camera del Lavoro

ospiterà la rassegna 'Corti e cortissimi: le storie del lavoro raccontate

dalla Cgil', un loop (dalle ore 10 alle 16) di video prodotti dalle

strutture della Cgil in collaborazione con la Web Tv della Cgil

Lombardia.

Il programma > Scarica il programma completo

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

Un risultato più

grave di quanto sembri

Il crollo della partecipazione alle nostre regionali

è un segno clamoroso della crisi del governo Renzi.

di Giuseppe Tamburrano

Il “disastro” elettorale è più grave di quanto sembri. Infatti agli

astenuti, e cioè a coloro che non sono andati a votare, bisogna

aggiungere i cittadini che sono andati al seggio e hanno messo

nell’urna scheda bianca o nulla.

Da una ricerca effettuata e da nostri conteggi risulta, ad esempio,

che in Liguria su 1.357.540 elettori hanno votato in 688.014, cioè il

50,68%; le schede bianche sono 7.010, cioè l’1,01% e le nulle 22.752,

cioè il 3,30%. Prendiamo un’altra regione per la quale siamo riusciti ad

avere il quadro elettorale completo, l’Umbria: elettori 705.819, votanti

391.210, cioè il 55,42%. Le schede bianche sono state 5.139, cioè

l’1,3%, le nulle 12.359, cioè il 3,15%.

Insomma, se alle astensioni aggiungiamo i voti nulli, il PD è sotto il

25% che è stato dato contando solo le astensioni.

In ogni caso, coloro che vogliono avere i dati completi sottraggano

dal numero dei votanti i voti validi andati ai partiti ed avranno il

numero delle schede bianche e nulle, e il disastro emergerà in tutta la

sua reale gravità perché meno della metà degli elettori si riconosce nel

sistema rappresentativo vigente.

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Un risultato catastrofico non solo per alcuni partiti, ma per il sistema

politico che è “accettato” da meno della metà dei cittadini.

Ovviamente, dopo le espressioni ipocrite di rammarico, tutte le caselle

del potere regionale saranno riempite, anche quella di De Luca in

Campania.

La democrazia italiana è stata a lungo una delle democrazie più

partecipate. Il crollo dei votanti è dunque di per sé un segnale di crisi

politica.

Negli Stati Uniti, quando nelle elezioni del 2012 l’affluenza alle

urne è crollata dal 57,48% del 2008 al 49%, nessuno ha messo in

dubbio che il crollo fosse un segnale della crisi della presidenza

Obama. E così non si possono nutrire dubbi che il crollo della

partecipazione alle nostre regionali è un segno clamoroso della crisi del

governo Renzi, sottolineato più direttamente dalla forte perdita di voti

delle liste PD e indirettamente, ma eloquentemente, dalla tenuta di

5Stelle e dal successo di Salvini.

Analisi del voto

CRUDA REALTA’

DEI NUMERI

di Franco Astengo http://sinistrainparlamento.blogspot.it

Come sempre accade in queste occasioni la tornata elettorale regionale

di domenica 31 Maggio ha assunto un valore politico generale e come

tale va considerata in sede di analisi dei dati.

In questo senso la valutazione più coerente e indicativa deve essere

eseguita attraverso le cifre assolute e non certo nella guisa di risultato

calcistico, come sta cercando di fare la segreteria del PD ragionando

esclusivamente nella logica della detenzione del potere o lavorando

sulle percentuali che mai come in questi casi risultano fallaci e

illusorie.

Sono state prese in considerazione le 7 regioni in cui si è votato per

l’elezione di Presidente e Consigli (Liguria, Veneto, Toscana, Marche,

Umbria, Campania, Puglia) e il raffronto è stato eseguito, in questa

prima occasione in attesa di poter procedere ad accertamenti più

approfonditi, tenuto conto dell’elevata volatilità elettorale e della

necessità di offrire un primo quadro d’insieme di valore politico, con le

elezioni europee del 2014.

Il dato più eclatante riguarda, ancora una volta, il “non voto” in

ulteriore crescita (il raffronto con le europee 2014 in questo caso

s’impone anche per via dell’omologa durata nell’apertura dei seggi).

Il “non voto” complessivamente inteso (assenza dalle urne, schede

bianche e schede nulle) è risultato rappresentare la maggioranza

assoluta dell’elettorato.

I voti validi (sono stati considerati il totale dei voti destinati a

candidati Presidenti) sono stati 9.293.140 su 18.849.077 elettrici ed

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elettori iscritti nelle liste: una percentuale del 49,30%.

Ne consegue che il 50,70% non ha espresso alcun suffragio: in totale

9.555.937 elettrici ed elettori.

Una crescita di 980.349 unità pari al 6,40%.

Il prof. D’Alimonte, ispiratore dell’Italikum e teorico

dell’indifferenza alla partecipazione al voto aveva comunque segnalato

che un’assenza al di sopra del 50% avrebbe comunque un segnale di

rottura del sistema: dunque ci siamo mettendo assieme, non tanto

l’indifferenza alla politica come scrive questa mattina (2.6.15) il

Corriere della Sera, ma il micidiale combinato disposto tra lo

spettacolo di una classe politica di basso livello, la corruzione

dilagante, l’impopolarità dell’istituto regionale, la protesta per le

peggiorate condizioni di vita complessive, l’assenza di alternative

credibili di fronte a quella che pareva la “resistibile ascesa” del partito

unico renziano, che invece si è arrestata.

La situazione della democrazia italiana è di forte difficoltà, in

particolare dopo l’approvazione della nuova legge elettorale e

l’elemento della sfiducia (non dell’indifferenza) può minarne

rapidamente le basi, fino ad arrivare a seri rischi per la sua tenuta.

Il PD appare sicuramente essere il partito più colpito da questo

drammatico stato di cose (non c’erano 80 euro da elargire) ed ha perso

in 12 mesi 1.574.132 voti.

Nelle 7 regioni nelle quali si è votato il PD ha, infatti, ottenuto

2.130.490 voti pari al 22,93% sul totale dei voti validi (11,30% sul

totale degli elettori: è con questo 11,30% dei voti che Renzi

pretenderebbe, al ballottaggio, di avere per sé la maggioranza assoluta

della Camera).

A questi voti vanno aggiunti i 560.669 voti (6,02% - 2,97%) ottenuti

dalle liste d’appoggio dei candidati Presidenti.

Alle Europee del 2014 il PD ottenne 4.264.691 voti pari al 42,64%

(23,15%).

Un calo netto e inequivocabile.

Così come risulta in calo il Movimento 5 Stelle che non è riuscito,

per la seconda volta consecutiva, a intercettare l’astensionismo in

uscita.

Il M5S ha ottenuto 1.324.292 voti (14,25%, 7,02%) cedendo circa

900.000 voti in 12 mesi. Alle Europee, infatti, il M5S ottenne, nelle 7

regioni prese in esame, 2.211.384 voti (22,11%, 12,00%).

Abbiamo messo assieme, per ragioni di affinità politica complessiva,

le liste presentate come Area Popolare, Scelta Civica, UDC (presenti in

entrambi gli schieramenti). In questo caso siamo di fronte ad un dato di

sostanziale tenuta rispetto al voto dell’NCD alle Europee.

Questo il raffronto: Regionali 2015 529.992 (5,70% -2,81%)

Europee 515.077 (5,12% - 2,79%).

Nell’area di centrodestra pesante flessione di Forza Italia scesa a

955.704 (10,28% - 5,07%) dal 1.790.976 (17,90%, 9,72%). Una

flessione, quindi, di circa 800.000 voti.

Tenuta per Fratelli d’Italia che scende a 334.663 voti (3,60%,

1,77%): nel 2014 385.540 (3,75%-2,09%).

All’area di centro destra debbono essere attribuiti, almeno per ora,

anche i 257.172 voti ottenuti in Puglia dalle liste di Fitto e Schittulli

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(2,76%, 1,36%).

Diverso il discorso riguardante le liste d’appoggio per i candidati

presidenti del centrodestra. Una quota rilevante: 629.641 voti (6,77%,

3,34%) che, però, in gran parte appartengono all’area di pertinenza

della Lega Nord in quanto ottenuti dalla lista posta a sostegno di Zaia

in Veneto (oltre 400.000 voti).

Così come all’area della Lega Nord debbono essere intestati i

104.757 voti della lista Tosi (1,12%, 0,55%) sempre in Veneto.

La Lega Nord ha così dimostrato di rappresentare l’unica area

politica in effettiva espansione con 807.053 voti realizzati usando il

proprio simbolo (8,68%. 4,28%) con un guadagno di quasi 300.000

voti rispetto al 2014: 513.801 voti (5,00%, 2,78%).

Un segnale inquietante, considerato anche lo spostamento secco

verso l’estrema destra razzista imposto dalla segreteria Salvini: il

segnale peggiore di malattia del nostro sistema politico.

A Sinistra sono stati riuniti i voti delle liste che, nel 2014, avevano

fatto capo alla Lista Tsipras (compresa SeL) e che, in questa occasione,

si sono presentate in ordine sparso a volte in alleanza con il

centrosinistra, a volte in autonomia.

Un dato sicuramente corroborato dal dato ottenuto dalle due liste

presentate a sostegno della candidatura Pastorino in Liguria: una

presentazione che ha rappresentato il vero e proprio punto di

osservazione più importante di questa tornata elettorale.

Queste liste della sinistra hanno ottenuto 390.973 voti (4,20%,

2,07%) mentre la lista Tsipras, nelle 7 regioni prese in esame, aveva

realizzato nel 2014 310.363 voti (3,02-1,68%).

La questione della soggettività politica della sinistra rimane,

comunque, tutta da analizzare e da costruire.

Infine, in alcune situazioni, sono state presentate liste del PSI o di

Socialisti Riformisti: in totale 63.533 voti (0,68%, 0,33%).

Fuori da questo quadro sono rimaste piccole liste locali, per le quali il

conteggio dei voti risulta del tutto ininfluente.

In conclusione, nell’attesa di un affinamento dell’analisi rivolta

anche al piano delle diverse situazioni locali, si può affermare della

crescita del “non voto”, del ridimensionamento secco del PD,

dell’incapacità del M5S a intercettare la disaffezione, della crescita

della Lega Nord grazie all’aggressività del messaggio razzista (il

segnale più inquietante che questa tornata), del persistere della crisi di

Forza Italia che può comunque pensare all’avvio di un processo di

riaggregazione attorno al successo in Liguria, all’assenza, ormai

cronica, di soggettività a sinistra: un’assenza di soggettività che, con

ogni probabilità, lascia privi di rappresentanza centinaia di migliaia di

elettrici e di elettori che non trovano così la possibilità di esprimersi.

Analisi del voto

Osservazioni a margine dei dati

elettorali fornitici da Franco Astengo

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di Felice Besostri

Come per la Liguria i numeri di Astengo, cui bisogna attenersi per

"non dare i numeri" nelle analisi politiche, portano chiarezza. Segnalo

subito un punto di dissenso quando attribuisce i risultati di Tosi all'area

Lega Nord, mentre vanno attribuiti all'area centrista. Non si possono

ignorare le motivazioni di Tosi di dissenso da Salvini per la sua

uscita/espulsione dalla Lega. Viene ridimensionato il successo della

Lega e si incrementa quello centrista, che rafforza il suo insediamento,

ma comunque ad un livello tale da escludere che possa nascere da lì

una riaggregazione dei moderati. Aggiungendo all'area centrista i voti

della Lista Tosi 104.757 (1,12%, 0,55%) ai voti centristi Regionali

2015 529.992 (5,70% -2,81%) si hanno voti 634.749 (6,82%-3,36%) in

netto miglioramento rispetto alle Europee 515.077 (5,12% - 2,79%),

ma soprattutto NCD è area centro-destra più che centrista.

Se si mantiene la logica bipolare è un dato da non ignorare dal punto

di vista formale che il primo partito nelle 7 regioni è il M5S infatti

2.211.384 voti (22,11%, 12,00%) sono sia pur di poco superiori al PD

2.130.490 voti pari al 22,93% sul totale dei voti validi (11,30% sul

totale degli elettori: questo è il dato da tenere sempre a portata di mano

in ogni dibattito sulla legge elettorale, vale più di tanti ragionamenti ).

Altro dato dinamico è che il candidato M5S è secondo in Puglia e

Marche con consenso superiore al 20%, percentuale che supera al terzo

posto in Liguria e a cui si avvicina con il 19,2% della Campania.

La situazione alla sinistra del PD la rimando a quando saranno

completi i dati oltre che della Liguria, almeno quelli della Toscana

(dove hanno eletto) , della Puglia e della Campania(nessun eletto), cioè

delle regioni più popolose. In sintesi una sinistra a sinistra del PD non

c'è, perché mi ripeto mancano le forze tradizionali, in Italia, di ogni

sinistra, alternativa di governo, che si rispetti i socialisti democratici e i

comunisti unitari.

Questa sinistra a sinistra del PD deve confrontarsi con ed incalzare i

M5S innanzi tutto su un grande patto democratico(revisione delle leggi

elettorali nazionali e regionali e delle province e città metropolitane e

poi sui programmi. Capisco che il M5S rifiuti le proposte di Emiliano

per non compromettersi con il governo, ma una proposta di azioni

comuni e concertate dall'opposizione è altra cosa. 4 punti: difesa scuola

pubblica, reddito di cittadinanza, giustizia fiscale e tutela delle

pensioni fino a 5.000 euro lordi.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

Una domanda

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In attesa di una sinistra che ancora non c’è,

ha senso aiutare la destra a vincere?

Senza i brogli, Cofferati avrebbe vinto le primarie, e il Pd

probabilmente avrebbe ancora la maggioranza della Regione Liguria.

Ma credo che senza la lista Pastorino, pur di non votare a destra, un

certo numero di elettori avrebbe votato la Paita. In attesa di una sinistra

che ancora non c’è, ha senso aiutare la destra a vincere? Non ho

risposte da dare. E’ solo una domanda.

A. F., Milano

LETTERA

Se va bene, se va male

Se la domanda è come ne usciamo

Male ne usciamo. O meglio: ne usciamo male, se va bene; se va male

non ne usciamo proprio per i prossimi vent'anni.

Guardate che di stagnazione secolare se ne scrive da anni

sull'Economist e su FT. L'Italia che già non cresceva prima ora è

pienamente nel trend…

V. Ayroldi, Roma

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.