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La Newsletter settimanale dell'8 ottobre 2015
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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano
> > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < <
e-Settimanale - inviato oggi a 44398 utenti – Zurigo, 8 ottobre 2015
Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni
IPSE DIXIT
Amanti della verità - «Nessuna delle cose che non sono in mio potere
mi è tanto cara quanto stringere amicizia con uomini sinceramente
amanti della verità». – Baruch Spinoza
Sapere ciò che avviene - «Comprendere una proposizione vuol dire
sapere ciò che avviene se è vera.» – Ludwig Wittgenstein
Predire ciò che avverrà - «Il politico deve essere in grado di predire
ciò che avverrà domani, il prossimo mese e l'anno venturo, e poi di
spiegare perché non è accaduto.» –Winston Churchill
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
MUSEO DI ROMA
IN TRASTEVERE
Andy Rocchelli
Stories
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Dal 30 settembre al 15 novembre 2015
MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE - Piazza S. Egidio 1b
La mostra ripercorre due linee guida approfondite dal fotogiornalista
Andy Rocchelli fra il 2009 e il 2014 a partire da alcuni degli eventi
che recentemente più hanno segnato il nostro tempo.
La crisi del Mediterraneo, la questione dell'immigrazione, i giorni della
Primavera Araba, le conseguenze della disgregazione dell'Unione
Sovietica, le rivolte civili nel nord del Caucaso, l'identità in costante
mutazione della stessa Russia, raccontata nei ritratti di Russian
Interiors e nell'indagine sulle molteplici sfaccettature delle sue orbite
d'influenza, fino agli ultimi eventi che dalle prime manifestazioni di
Kiev a Piazza Maidan hanno portato allo stallo politico ucraino e alle
sue tragiche conseguenze.
Andy Rocchelli è rimasto ucciso da un colpo di artiglieria insieme al
freelance russo Andrej Mironov il 24 maggio 2014 a Sloviansk,
nell’est dell’Ucraina, dove si trovava per documentare la guerra civile
tra separatisti filorussi ed esercito ucraino. La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma-
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di Cesura in collaborazione
con 3/3. Con il patrocinio e il supporto dell'Ambasciata di Svizzera in Italia e di
SpazioReale Monte Carasso, Cantone del Ticino.
Per informazioni: www.museodiromaintrastevere.it
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.
EDITORIALE
La pacificazione del Mediterraneo
Le cronache politiche della settimana hanno subìto una
briosa impennata nel giorno dedicato al dio Marte...
di Andrea Ermano
Martedì scorso si è appreso che il nuovo capo del Pentagono, Ashton
Carter, "chiederà al governo italiano un maggior impegno nella
coalizione anti Isis con un ruolo più incisivo (anche di combattimento)
dei nostri Tornado che operano in Iraq", riferisce il Sole - 24 Ore.
La specificazione tra parentesi "anche di combattimento" significa
che il "ruolo più incisivo" richiestoci comporterebbe l'impiego dei
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nostri caccia di stanza in Medio Oriente affinché, per dirla senza
ipocrisie e perifrasi, vadano lì ad ammazzare quanti più terroristi
possibile.
Dopodiché, i terroristi si recheranno da là a qua, eventualmente con
degli esplosivi nello zaino, per vendicarsi degli attacchi aerei subiti. E,
se malauguratamente dovessero riuscire nella loro impresa, ci
vedremmo allora costretti ad aumentare la quantità di Tornado da
mandare là. E così poi anche i terroristi tenderanno a elevare la quota
di attentatori da mandare qua.
Il Lockheed Martin F-35, aereo dei superlativi, ha comportato
investimenti per oltre 40 miliardi di dollari, con incassi oltre i
300 miliardi di dollari solo negli USA: questo caccia è il
programma di difesa più costoso della storia umana.
A un certo punto è possibile che noi ci si riesca a tutelare con misure di
sicurezza più stringenti (muri, filo spinato ecc.) e/o che s'invii là un
esercito "con gli stivali a terra". Sarebbe, se non proprio la Terza
guerra mondiale, certo almeno la Terza guerra d'Iraq.
In queste faccende di guerra è inevitabile che un po' di gente uccida e
venga uccisa, ma la nostra vittoria finale è certa. Siano di ciò garanzia i
discorsi alti e nobili circa "l'azione italiana per la pacificazione (!) del
Mediterraneo" che, a detta del quotidiano confindustriale, il ministro
della Difesa Pinotti avrà senz'altro illustrato al suo omologo
americano.
Ovviamente, anche il nostro Paese vuole la sua parte e, come dice il
Sole – 24 Ore: "La richiesta italiana al rappresentante
dell'amministrazione Obama prevede che l'Italia venga coinvolta
maggiormente nei progetti americani, da quelli per le corvette (la
Fincantieri già lavora in America con la Marinette di Sturgeon Bay)
alla gara per gli addestratori (interessata l'Alenia con il 364)".
Qualunque cosa ciò voglia dire, questo è il libero mercato nel mondo
libero: un maggior coinvolgimento italiano nei grandi “progetti
americani” dipende dal nostro livello di "incisività" irachena. Senza
dimenticare che l'Italia ha assunto l'impegno di comprare trentadue F-
35. Ce lo ricorda, sempre sul Sole – 24 Ore, Patrick Dewar,
vicepresidente executive della Lockheed Martin International, anch'egli
a Roma in questi giorni per discutere di "collaborazioni industriali" tra
il Belpaese e il "primo gruppo mondiale della difesa" (una definizione,
questa, davvero elegante e raffinata).
Insomma, gli stilisti della réclame giornalistica di guerra non lo
nascondono neanche più: bisogna mandare dei ragazzi ad ammazzare
un po' di gente e occorre comperare un po' di Lockheed Martin F-35
per sedersi al tavolo dei progetti di “pacificazione” portati avanti nel
Mediterraneo dall’industria militare globale.
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La pacificazione del Mediterraneo! Un compito oneroso, in vista del
quale tutti i cittadini del mondo libero devono fare degli "sforzi".
Il mio barbiere suggerisce di far abbassare le finestre dei gabinetti
per meglio mettere in vista gli "sforzi" di pacificazione dell’Occidente.
Fontana, 1917. Questa “installazione” ready-made di Marcel
Duchamp è considerata una delle più geniali opere d'arte del
XX secolo. Si tratta di un comune orinatoio il quale, grazie a
una semplice rotazione ortogonale, illustra il punto di vista
ultimo e definitivo del Dadaismo sulla réclame di guerra.
SPIGOLATURE
Non-vittoria dei rigoristi a Lisbona
Il Portogallo verso un governo di minoranza,
con il rischio di ritorno alle urne
di Renzo Balmelli
SOGNO. Nell'aprile 1974, col cuore c'eravamo tutti nella "Casa
portuguesa" della splendida Amalia Rodrigues, quando l'incruenta
Rivoluzione dei garofani mandò per sempre nel ripostiglio della storia
la lunga e soffocante dittatura di Salazar. Quei "cravos" – i garofani
appunto – che nelle strade di Lisbona una fioraia offrì ai soldati
infilandoli nelle canne dei fucili divennero il simbolo della svolta, ma
anche delle speranze in un avvenire diverso e migliore. A quarantuno
anni da quel glorioso evento, il Portogallo, l'anello più fragile dell'UE
dopo la Grecia, risucchiato dalla crisi soffre e si accinge ad affrontare
un periodo difficile. Dalle recenti elezioni senza vincitori assoluti è
uscita una situazione complicata da gestire, tanto che già aleggia lo
spettro di un imminente ritorno alle urne. A sua volta l'astensione da
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primato è stata un palese segnale di sfiducia lanciato ai rigoristi: i
portoghesi sono stufi di tirare la cinghia dopo le misure di austerità che
hanno lasciato in ginocchio il Paese e minacciano di fare appassire del
tutto il bel sogno del garofano in pugno.
INCIDENTE. Nel caos medio orientale si va profilando un nuovo
motivo di preoccupazione ancora più insidioso dei precedenti che non
mancherà di coinvolgere anche l'Italia per la sua posizione sul
Mediterraneo. Bombardare o no i santuari dell'Isis, modificando
radicalmente le regole d'ingaggio, sarà infatti la prima grana
internazionale con la quale si dovrà confrontare il governo Renzi. Uno
stacco strategico di tale portata significherebbe, infatti, entrare in
guerra, proprio nel momento in cui la ragione consiglia di stare alla
larga da una zona tanto incontrollabile, quanto pericolosa.
Malauguratamente quando si è parte di una coalizione piaccia o non
piaccia si hanno doveri ai quali è difficile sottrarsi. Roma dovrebbe
caso mai insistere nella direzione che le è più congeniale e fare in
modo che il tintinnio delle sciabole non diventi la prosecuzione della
diplomazia con altri mezzi. Difatti con l'escalation della tensione tra
Washington e Mosca in una regione piena di insidie l'ipotesi di un
incidente tra due superpotenze nucleari diventa possibile in ogni
momento, con costi a dir poco altissimi.
CIAO. S'ode a destra uno squillo di tromba, ma è un suono stridulo.
Da quelle parti non appena il discorso cade sulla Resistenza non sono
rari i sintomi di una forma incontenibile di pruriginosa orticaria
ideologica. Al punto da scagliare strali intrisi di bile contro "Bella
ciao" che ovviamente dà fastidio in quanto fondata su presupposti
diversi: un'altra storia, un'altra cultura, un altro stile. Qualcuno si è
addirittura spinto oltre l'anelito revisionista per proporre, in margine ai
funerali di Piero Ingrao, l'abolizione del popolare canto antifascista
intonato durante la cerimonia, in quanto – ipse dixit – "è un ferro
vecchio che rompe i c..." . Ohibò! Ma la ragione di tanta animosità è
però da ricercare altrove, nel fatto che la popolare canzone, come voce
di un popolo che esprime se stesso, è la voce della libertà che solleva
troppe domande scomode sul passato che si vorrebbe cancellare dalla
memoria.
BEFFA. Al di là degli aspetti tecnici, che gli ingegneri in un modo o
nell'altro riusciranno a risolvere, quel "pasticciaccio" del gruppo
automobilistico Volkswagen è qualcosa che per dimensioni, ricadute e
implicazioni etiche non sarà tanto semplice da riassorbire. Se il trucco
planetario delle emissioni taroccate ha scalfito pesantemente la
reputazione del marchio, non meno devastante agli occhi dell'opinione
pubblica e delle maestranze è, oltre al danno, la beffa della buonuscita
di 60 milioni di euro riconosciuta all'ex numero uno di VW. Qui, in
effetti, i casi sono due: o l'alto dirigente sapeva e quindi era complice
dello scandalo oppure, se invece non sapeva, era l'uomo più sbagliato
al posto più sbagliato. Dal che appare in modo evidente che resta
ancora molto da fare anche nei luoghi ritenuti al di sopra di ogni
sospetto per contenere le degenerazioni del sistema capitalista.
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CONFRONTO. Tanto frastuono come dopo il clamoroso coming out
di monsignor Charamsa non si era più avvertito nelle felpate stanze
vaticane dai tempi in cui l'iconoclasta diplomatico francese Roger
Peyrefitte, gay dichiarato e grande narratore mancato, diede alle
stampe "Le chiavi di San Pietro" che scandalizzò l'Europa per i suoi
espliciti contenuti. Erano i primi anni Cinquanta, quando certe cose
anche solo a bisbigliarle potevano costare la scomunica. Occorreva
stendere un velo di calcolato oblio sul diabolico volume per
scongiurarne il sulfureo influsso. Oggi, con i turbamenti sentimentali
del prelato polacco esternati in mondovisione e arrivati come un
fulmine a ciel sereno a scompaginare l'ordine del giorno
dell'importante Sinodo sulla famiglia, la risonanza mediatica
dell'evento ha raggiunto una tale ampiezza da non lasciare alla Chiesa
altra scelta se non quella di affrontare a viso aperto un confronto
teologicamente drammatico.
COLOSSO. Imperterrito Berlusconi illude i suoi fans dichiarando che
non scenderà dal palco fino a quando non sarà riuscito a tornare per
vincere ancora. Come finiranno i suoi tentativi di rinascita politica lo
sa solo lui, ma intanto, in attesa di reinventarsi un ruolo che non ha più,
mette a segno un colpo mediatico con l'imponente operazione che
consente alla sua famiglia di controllare più di un terzo del mercato dei
libri venduti in Italia. In seguito alla cessione di RCS libri a
Mondadori, il gruppo si ritaglia una posizione di quasi monopolio in
questo delicato settore tra le giustificate apprensioni degli autori,
preoccupati per la nascita di un colosso legato a precisi interessi. In che
misura il padre del famigerato editto bulgaro riuscirà a condizionare le
scelte e gli orientamenti di questa "concentrazione" è una domanda che
non può essere elusa. Ma con i nomi prestigiosi e di alto valore che
compongono lo straordinario panorama librario dell'Italia, ingerenze di
quel tipo sono destinate a naufragare per cui è assai poco probabile che
le case editrici perdano impronta e autonomia nonostante il vento che
muta.
LAVORO E DIRITTI
a cura di www.rassegna.it
Operai ricchi e imprese povere
Il magico mondo alla rovescia del dottor Squinzi. La crisi?
Ha arricchito i lavoratori e impoverito le imprese…
di Gianni Venturi, Fiom nazionale
Secondo Confindustria (ma anche Federmeccanica, Federchimica ecc.)
la crisi avrebbe prodotto un effetto paradossale: avrebbe arricchito i
lavoratori, in particolare nel manifatturiero, e avrebbe impoverito le
imprese, in particolare nel settore metalmeccanico. È chiaro che siamo
di fronte a una distorsione evidente, che va immediatamente corretta se
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si vuole immaginare di aprire un negoziato serio per il rinnovo dei
contratti prima, per la riforma del modello contrattuale poi.
Il centro studi di Confindustria sostiene che la quota del lavoro sul
valore aggiunto si sarebbe attestata al 76,1% nel 2014, dal 65,6% nel
2001 e dal 77,7% nel 1975. Chi lavora – e già qui verrebbe da
chiedersi quanti lavorano e quale sia il peso della disoccupazione in
termini di distorsione dell’effetto distributivo del Pil – avrebbe
“guadagnato” nella crisi posizioni rilevanti, vicine a quelle degli anni
settanta. Insomma ciò che non avrebbe potuto il sindacato all’apice
della sua forza l’avrebbe realizzato il sindacato stesso nella sua crisi
più profonda o, addirittura, si sarebbe realizzato a sua insaputa. In
questa ricostruzione c’è qualcosa che non torna.
Per stessa ammissione del Centro studi di Confindustria il dato
deriva da una misurazione del valore aggiunto ai prezzi base e non al
costo dei fattori, cioè senza prendere in considerazione tutto ciò che
sono imposte indirette – sostanzialmente l’Iva – e, soprattutto, senza
prendere in considerazione tutto ciò che va sotto la definizione di
trasferimenti alle imprese. Nonostante ciò, secondo il Centro studi
Confindustria i dati non varierebbero significativamente.
In realtà, come dimostrato da diversi economisti, il calcolo corretto
del valore aggiunto al costo dei fattori indica un andamento, nel
rapporto con la quota di reddito destinata al lavoro, profondamente
diverso. In particolare, ciò che paradossalmente ha permesso alla quota
del lavoro di recuperare un punto nella crisi, attestandosi al 55% del Pil
e non al 74,3%, come sostiene il Centro studi di Confindustria, è un
andamento della produttività degli ultimi 7 anni, che diminuisce
mediamente dello 0,3% annuo, nonostante l’occupazione si sia ridotta
in misura più che proporzionale.
Il contributo del capitale per ora lavorata è stato pari a 0,6 punti
percentuali nel periodo 2003-2009 e nel 2014 – per la prima volta dal
2006 – il contributo del capitale alla crescita della produttività è
diventato negativo (meno 0,5). In realtà, la questione cruciale resta la
significativa riduzione degli investimenti da parte delle imprese come
caratteristica essenziale della crisi economica italiana: poco più di un
terzo del margine operativo lordo si traduce in investimenti e non
sempre in investimenti in grado di aggredire la produttività debole
delle imprese.
Nel periodo 2013-2014, la quota degli investimenti sul Pil si è
ridotta di 3 punti percentuali, a fronte di un incremento di un punto in
Germania e di una diminuzione di 0,5 punti percentuali nella media dei
paesi europei. Bisognerebbe parlarne. Si attendeva da Confindustria un
segnale per poter avviare i tavoli dei diversi settori: se è questo, non è
certamente un buon segnale.
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
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Da Avanti! online www.avantionline.it/
The Putin fan club
Non se n’è accorto nessuno, ma sabato 3 ottobre a Roma, si è svolta
una manifestazione di sostegno all’intervento russo in Siria, per
chiedere la rimozione delle sanzioni alla Russia e più in generale di
simpatia e sostegno al leader russo Vladimir Putin.
di Carlo Correr
La manifestazione del 3 ottobre è stata organizzata dal Comitato Italia-
Russia, dall’Associazione culturale italo-russa “Speranza”, dal
Comitato di amicizia Italia-Russia e dal ‘Vladimir Putin Italian Fan
Club’.
Però non bastava e allora è arrivato il sostegno dell’italico Fronte
Nazionale che ha affisso anche manifesti con il faccione del leader
russo in virile tenuta militare e un inequivocabile: “Io sto con Putin”.
Ora non sappiamo quanto questo sostegno sia stato gradito al
Cremlino, ma di certo i nostalgici nostrani dell’‘uomo forte’, l’hanno
vista soprattutto come una ‘scelta di campo’, nel senso della conferma
di una manifesta antipatia – a essere gentili – nei confronti degli
omosessuali perché su questo versante a Putin con le sue leggi anti gay
non lo batte nessuno. Il tutto unito con l’islamofobia che qui da noi è
soltanto razzismo e xenofobia.
Comunque oltre alla rivisitazione in chiave pop del patto Molotov-
Ribbentrop, più in là dell’affissione dei manifesti i camerati non si
sono spinti. Anzi sono proprio rimasti a casa guardandosi bene dal
partecipare anche perché, omofobia e islamofobia a parte, in piazza
sarebbero stati in imbarazzo, costretti a manifestare ‘contro’ i camerati
ucraini che dalle parti di Kiev, ai russi di Putin gli sparano addosso in
nome della difesa dei confini nazionali.
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Insomma, per tornare alla manifestazione, la piazza pro-Putin alla
fine era deserta. Cinquanta persone a dire tanto (compresa una
manifestante pro Ucraina allontanata dalla polizia per evitare guai).
Un fallimento totale che la dice lunga anche sulla sopravalutazione
dei social, da twitter a Facebook, che tanto piace ai nostri politici.
Come si fa infatti a essere quattro gatti in piazza quando l’annuncio
della manifestazione su Fb piaceva a “Gianna Beccati, Mirko Gennari,
Cristiano Savioli e altri 18.056”? E dove sono finiti i 34.602 che hanno
messo il loro “mi piace” nella home del Vladimir Putin Italian Fan
Club?
Nel mondo virtuale Vladimir Putin spopola, ma in quello reale delle
democrazie occidentali, nella migliore delle ipotesi, è un inquietante
autocrate che non piace a nessuno.
Vai al sito dell’avantionline
Da l’Unità online http://www.unita.tv/
Ius soli
Bagarre alla Camera
tra Fedriga e Boldrini
Mentre infuriava la battaglia sulle riforme al Senato, alla Camera ad
accendere il conflitto tra la Lega e Laura Boldrini è stato il ddl
cittadinanza. Una vera e propria bagarre sullo ius soli, per la cui
approvazione è previsto il contingentamento dei tempi.
Respinta la richiesta di Lega e Fdi di non procedere all’esame degli
emendamenti alla nuova legge sul riconoscimento della cittadinanza
italiana, la presidente della Camera Laura Boldrini ha iniziato a
esprimere le valutazioni di ammissibilità e la Lega ha scatenato un
parapiglia, con anche insulti all’indirizzo della presidenza da parte dei
deputati di Salvini uditi da diversi parlamentari della maggioranza.
Alcuni deputati del Carroccio si sono fiondati dai loro banchi verso
quelli di Governo e Boldrini, fermati dai commessi d’aula.
Un crescendo che ha visto protagonista polemico Massimiliano
Fedriga nei confronti della presidente della Camera fino al punto da
far scattare per il capogruppo del Carroccio l’espulsione dall’emiciclo
e la sospensione della seduta della Camera con la convocazione della
Capigruppo.
Ma la Lega non ci sta e arriva l’annuncio del sit-in indetto per
stamani alle 11, proprio in piazza Montecitorio, anche per protestare
contro le conduzioni d’Aula di Laura Boldrini e di Pietro Grasso.
La linea della presidente della Camera Boldrini non sembra però
essere messa in pericolo: il calendario stabilito non si cambia se un
provvedimento non piace. La linea che passa in Capigruppo è quelle di
proseguire perché – chiarisce la presidente della Camera – l’Aula non
e’ un teatro.
Al termine della riunione è il vicepresidente Roberto Giachetti a
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tornare in Aula e constatare il rifiuto di Fedriga ad adeguarsi
all’espulsione. Per questo la seduta, che fino ad allora era
semplicemente sospesa, viene chiusa.
Vai al sito dell’Unità
La Fondazione Socialismo
e la rivista Mondoperaio
promuovono il convegno
Sigonella Una riflessione trent'anni dopo (1985-2015)
Roma, Venerdì 16 ottobre ore 10.30-13.00
Senato della Repubblica - Palazzo Giustiniani - Sala Zuccari
Via della Dogana Vecchia, 29
Introduzione: Luigi Covatta
Relazione: Antonio Varsori
Testimonianze: Gennaro Acquaviva, Antonio Badini, Maurizio
Caprara, Arnaldo Forlani.
Conclusioni: Pier Ferdinando Casini
Info e accrediti: Fondazione Socialismo - tel.: 06 85 300 654,
e-mail: [email protected]
www.fondazionesocialismo.it/
È obbligatorio accreditarsi. L’accesso alla Sala Zuccari è consentito fino al
raggiungimento della capienza massima. Per gli uomini obbligo di giacca e cravatta.
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Il naufragio del fisco
Numero doppio de "L'Articolo1" 265 pagine di
approfondimenti, analisi e tante autorevolissime firme.
Numero doppio della Rivista online della Fondazione Nenni,
sfogliabile su Pc, Tablet. In questo numero si parla di tasse e
Mezzogiorno. Ma troverete anche un inedito di Gino Giugni sulla
riforma dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, la visita di Abel
Ferrara che sta girando un film e un documentario, le lettere inedite
della madre di Fernando De Rosa eroe della guerra di Spagna e i
misteri legati alla sua maternità. E ancora il degrado di Roma, la
corruzione nel calcio, le vicende del Labour e le riforme
11
istituzionali italiane. 265 pagine di approfondimenti, analisi e tante
autorevolissime firme. Buona lettura!!
Sfoglia la rivista
Fondazione Pietro Nenni Via Alberto Caroncini 19, 00197 Roma
tel 068077486- fax 0680691122
mail: [email protected]
www.fondazionenenni.it
Da CRITICA LIBERALE
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Barzellette sui tedeschi?
Il rispetto delle regole è fondamentale per il buon funzionamento
della concorrenza. Il capitalismo ha bisogno di uno stato forte e
vigile, per il suo stesso bene.
di Giovanni La Torre
Quando ho distrattamente sentito di una casa automobilistica che aveva
inventato un software grazie al quale un motore inquinante diventava
ecologico non appena si accorgeva di essere collegato a un sistema di
controllo, ho pensato alla solita storiella sui napoletani: “si tratterà
dell’Alfasud”…
Ma l’Alfasud non esiste più, ho riflettuto. E allora? Allora ho
seguito la notizia con più attenzione e ho sentito pronunciare il nome
“Volkswagen”.
“Avrò sentito male”, mi sono detto. Ma il nome veniva ripetuto, e
allora era vero: la Volkswagen, l’ “auto del popolo”, l’industria
automobilistica che aveva più di tutte l’immagine della perfezione, del
rispetto delle regole, della correttezza, che aveva tra il suo azionariato
il governo tedesco, che aveva i rappresentanti dei lavoratori nel
consiglio di gestione, questa industria aveva spudoratamente bluffato
sull’ecologia, come un qualsiasi truffatorello.
E adesso come farà la Germania a chiedere agli altri paesi le famose
“riforme? A fare i suoi sermoni sul rispetto delle regole? E gli storici e
gli analisti politici? Come faranno più a sostenere la superiorità
dell’etica e della cultura politica protestante rispetto a quella cattolica,
più permissiva quest’ultima perché “tanto poi c’è la confessione”? E’
caduto un mito? La storia sta svoltando? Chissà!
Comunque anche qui, pensandoci bene, si vede chiara l’impronta
tedesca, lo scarso senso pratico, perché si tratta di una truffa che era
inevitabile che venisse prima o poi scoperta. Ne erano presumibilmente
a conoscenza troppe persone: i progettisti del software, se mai
appartenenti pure a qualche ditta esterna, quelli del motore, i vertici
gestionali. Sì, troppe persone! E in un’epoca di forte spionaggio
industriale prima o poi qualcuno doveva capitolare e “parlare”. Chissà!
12
Può darsi pure che la notizia è stata diffusa ad arte con ritardo per far sì
che la Volkswagen si impelagasse sempre di più e la sanzione
risultasse poi più esemplare.
Ormai si parla di undici milioni di auto in circolazione da ritirare, di
multe miliardarie, di class action in preparazione, di processi penali
appena aperti, ecc. ecc. Ce n’è a sufficienza per far inserire il
fallimento della Casa tedesca nel novero delle possibilità.
Un aspetto positivo comunque questa vicenda mostra: la possibilità
per un sistema economico serio di pervenire alla scoperta di queste
truffe, con qualsiasi mezzo. Il rispetto delle regole è fondamentale per
il buon funzionamento della concorrenza, altrimenti qualcuno più
“furbo” si avvantaggerebbe rispetto a un altro. Il capitalismo ha
bisogno di uno stato forte e vigile, per il suo stesso bene.
Vai al sito di Critica liberale
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :
(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana
LETTERA
Mauro Ferri
tra Nenni e Saragat
Mi ha fatto piacere leggere il bel ricordo di Mauro Ferri – che ebbi la
fortuna di conoscere negli anni della mia giovanile militanza nel PSDI
– scritto da Tamburrano.
Mi pare però che l’articolo contenga un’inesattezza dove lascia
intendere che Ferri poco dopo la sua breve segreteria del PSU-PSDI
(1969-1972) fosse rientrato “presto” nel PSI.
Ferri fu deputato e ministro del PSDI per alcune legislature ed infine
venne eletto parlamentare europeo nelle liste del PSDI nel 1979 e
rimase in carica fino al 1984.
Non saprei dire quando rientrò nel PSI (né se mai vi rientrò
formalmente, visto che nel 1986 venne nominato membro laico del
CSM e poi fino al 1996 restò alla Corte Costituzionale), ma di sicuro la
sua fase socialdemocratica non può essere considerata una fugace
parentesi. Scusate la pignoleria.
Luciano Belli-Paci, Milano
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo
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L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti.