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1 L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica Zurigo, 19 febbraio 2015 Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni IPSE DIXIT L’Italia 1 - «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.». Costituzione della Repubblica italiana, Articolo 11 L’Italia 2 - « L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire». Sandro Pertini Cinquemila - «Se hai 5000 uomini “pronti”, fagli riparare le scuole, ché quelle non sono “pronte”». – Crozza Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. EDITORIALE Lezione magistrale di Andrea Ermano Roma. Interno giorno. Senato della Repubblica. Lezione magistrale del professor Emanuele Severino sulla Democrazia nel XXI secolo. Segue

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La Newsletter settimanale del 19 febbraio 2015

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L'AVVENIRE DEI LAVORATORI

La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano

Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 19 febbraio 2015

Per disdire / unsubscribe / e-mail > [email protected] Per iscrivervi inviateci p.f. il testo: "includimi" a: ADL Edizioni In caso di trasmissioni doppie inviateci p.f. il testo: "doppio" a: ADL Edizioni

IPSE DIXIT

L’Italia 1 - «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla

libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie

internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle

limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la

pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le

organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.». – Costituzione

della Repubblica italiana, Articolo 11

L’Italia 2 - « L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di

pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i

granai di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame.

Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli

della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo

seguire». – Sandro Pertini

Cinquemila - «Se hai 5000 uomini “pronti”, fagli riparare le scuole,

ché quelle non sono “pronte”». – Crozza

Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia

nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli

indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico

dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale

è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente

carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24).

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà.

EDITORIALE

Lezione magistrale

di Andrea Ermano

Roma. Interno giorno. Senato della Repubblica. Lezione magistrale del

professor Emanuele Severino sulla Democrazia nel XXI secolo. Segue

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dibattito. Al quale dibattito interviene Gabriella Bonacchi della

Fondazione Lelio e Lisli Basso Issoco. La professoressa Bonacchi pone

in questione il concetto di "democrazia procedurale" con cui Severino

designa l'attuale sistema politico "che non cerca più la verità, ma vuole

solo il consenso degli elettori". Per Severino questa "democrazia

procedurale" è uno dei tanti fenomeni dominati dal nichilismo

contemporaneo, che egli definisce "la pazzia estrema dell'Occidente".

Roma 12.2.2015 – La Lectio magistralis di

Emanuele Severino al Senato della Repubblica

vai al video su Radio Radicale

Un momento. Mica è detto che la nostra democrazia sia meramente

"procedurale", cioè nichilista cioè affetta dalla pazzia estrema

dell'Occidente, eccepisce Bonacchi: qui non si tiene conto sufficiente

dell'Idea di Costituzione, insita nelle nostre democrazie antifasciste,

cui inerisce, infatti, una forte dimensione anti-nichilista.

L'osservazione non piace al decano dei filosofi italiani. Che risponde

con durezza "alla cara amica, che è la consorte del professor

Marramao". Oibò! Che senso ha ridurre a "moglie di xy" una studiosa

con i capelli bianchi, sulla sessantina, che ha fatto anche un paio di

libri piuttosto seri? Severino evita di menzionarla per nome.

Probabilmente in quel momento non se lo ricorda, il nome. Calo degli

zuccheri? Sì, vabbè, però Aristotele diceva che queste dimenticanze di

nomi sono indizio di animo cattivo. Forse esagerava. Certo è che a uno

studioso-uomo non capita di sentirsi appellare come "il caro amico e

consorte della professoressa xy". O no?

A parte questa brutta gaffe, Emanuele Severino metterà però il dito

nella piaga del (rottamando) Senato. E così, sul costituzionalismo

perorato da Gabriella Bonacchi, ha gioco facile a esclamare secco e

sardonico: «Ma… oggi non si considera più la Costituzione come

alcunché d'intoccabile… E allora, questa "toccabilità" – toccabilità! –

della Costituzione è congruente con la democrazia procedurale. Lei mi

ha portato una conferma!».

E dunque? Dunque, la rottamazione decostituzionale in atto

rappresenta un esempio evidentissimo di democrazia meramente

"procedurale" cioè di relativismo radicale cioè di nichilismo cioè di

"pazzia estrema".

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<>

Roma. Interno notte. Camera dei Deputati. È trascorso un giorno dalla

lezione di Severino e il capo dell'esecutivo nonché segretario del PD

riassume, ignaro, il concetto di toccabilità della Costituzione nel

seguente Twitter: "La riforma sarà sottoposta a referendum. Vedremo

se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta,

Salvini e Grillo".

Vedremo? Per intanto il Parlamento italiano appare trasformato in

un bivacco.

Roma 13.2.2015 – Camera di deputati “nominati”,

qui in funzione costituente, con Rottamatore.

Commenta Emanuele Macaluso: «Non ci sono stati mai scontri

durissimi su leggi costituzionali che cambiano addirittura l’assetto

della Repubblica, approvate in una seduta fiume e in una notte solo

dalla “maggioranza” di governo, con la presenza di un numero di

deputati inferiore alla metà. È vero, in questo ventennio abbiamo visto

l’obbrobrio delle leggi costituzionali approvate dalle maggioranze di

governo di centrosinistra (la Bassanini) e di centrodestra (la Calderoli),

ma sappiamo che fine miserevole hanno fatto entrambe».

Ora, le Carte fondamentali europee, la Carta dell'ONU e il pensiero

costituzionalista a esse sotteso rappresentano i maggiori esiti politici

emersi in positivo dalla Seconda guerra mondiale, con buona pace di

certe agenzie di rating che vivono in permanente delirio di onnipotenza

e mal sopportano qualunque intralcio all'anarchia del turbo-capitalismo

planetario.

Dopodiché, anche la più bella Costituzione del mondo – quella a

sostegno della quale gli elettori del centrosinistra bersaniano “Italia

Bene Comune” votarono nel 2013 – può certo essere riformata. Ma s'è

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visto mai che la Lega calcio, volendo cambiare il Regolamento, lo

metta in palio come trofeo di una partita tutti contro tutti, introducendo

magari la clausola per cui, in caso di parità, i giocatori, gli arbitri e

persino i guardialinee a un certo punto estraggono chi mazze da

baseball, chi racchette da hockey, e giù botte da orbi per "decidere" il

risultato?!

Trentacinque anni di fallimenti bicamerali stanno lì a dimostrare che

il Consiglio dei Ministri, la Camera dei Deputati e il Senato della

Repubblica erano e restano troppo affaccendati in mille altre faccende

per potersi davvero misurare anche con la Grande Riforma. Però…

Però, nei cassetti del Parlamento italiano sonnecchiano diversi

disegni di legge per l'istituzione di una Costituente. E Matteo Renzi

bene farebbe a investire lì il consenso di cui gode, onde promuovere un

percorso costituente vero, sulla base di un mandato esplicitamente

conferito dal popolo italiano a un’Assemblea eletta con sistema

proporzionale e incaricata di produrre entro otto mesi una riforma della

Costituzione da sottoporre a referendum confermativo finale.

Scherzano col fuoco quelli che, invece, aggrovigliano i rapporti tra

minoranze maggioritariamente manipolate e maggioranze

mediaticamente silenziate nel Paese. Scherzano col fuoco quelli che

contaminano mille volte il potere esecutivo con il potere legislativo a

colpi di nomine e ricatti. Scherzano col fuoco soprattutto quelli che

pensano di riuscire a esaurire il potere costituente dentro al potere

costituito.

Pazzia estrema.

Nelle Costituzioni antifasciste europee è immagazzinata la Lectio

magistralis di vicende storiche grandi e tremende.

Em.Ma - In corsivo

https://www.facebook.com/emmacaluso

LA LEGA “PROBLEMA” PER

FORZA ITALIA. E PER IL PD

La Lega sull’Europa, e su altri essenziali valori costituzionali, dice le

stesse cose delle destre estremiste e fascisteggianti che circolano in

Italia, Grecia, Germania, Ungheria e anche in Francia.

di Emanuele Macaluso

La politica italiana è sempre più caratterizzata da contraddizioni,

equivoci e opportunismi indecenti.

Oggi ciò che colpisce sono le parole sprezzanti usate dal capoccia

della Lega, Matteo Salvini, nell’annunciare che non andrà al Quirinale:

“Che ci vado a fare – ha detto – a chiedergli il numero del

parrucchiere”? Leggo che al Quirinale andranno soltanto i capigruppo

della Lega. Mattarella è uomo saggio e saprà come regolarsi. Io, in

verità, non avrei ricevuto i due soci di Salvini.

La Lega sull’Europa, e su altri essenziali valori costituzionali, dice

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le stesse cose delle destre estremiste e fascisteggianti che circolano in

Italia, Grecia, Germania, Ungheria e anche in Francia. Il razzismo

antimeridionale, tipico della Lega, è stato temporaneamente

accantonato per motivi elettorali, ma trasuda da ogni atto e parola di

Salvini.

A questo punto c’è un nodo politico: l’equivoco comportamento di

Forza Italia che è alleata con la Lega nelle Regioni e nei Comuni e, al

tempo stesso, vorrebbe riannodare un’alleanza con il PD. C’è

addirittura chi propone un governo PD-FI. E anche nel PD c’è chi

vuole riagganciare Forza Italia, almeno per fare le riforme

costituzionali. Mi domando: siamo in una democrazia parlamentare o

in un mercato?

Le alleanze, anche temporanee, nelle istituzioni repubblicane,

dovrebbero avere come riferimento un punto fermo e irrinunciabile: i

valori sanciti dalla Costituzione. La Lega è fuori da questo recinto e

chi si allea con essa non dovrebbe trovare posto accanto al PD. È così

o no?

https://www.facebook.com/emmacaluso

SPIGOLATURE

Tra il Palazzo e il West

di Renzo Balmelli

MALASANITA'. Nelle poche ore di vita di Nicole, nella sua morte

tanto assurda, nel destino della bimba catanese venuta al mondo e

subito volata via come in un soffio, nella brevissima esistenza di quel

respiro appena sbocciato e strappato ai genitori nel più crudele del

modi, si sostanzia una tragedia dell'inciviltà troppo difficile da

accettare. Perché – ce lo chiediamo prendendo a prestito le parole di

Paolo Di Stefano – che Paese è mai quello in cui una neonata muore

per non avere trovato un ospedale disponibile. Che Paese è mai quello

in cui i buffoni della politica si azzuffano in Parlamento come in una

locanda del vecchio West, offrendo uno spettacolo al limite

dell'indecenza, mentre fuori si consuma il dramma della malasanità.

Dite, che Paese è mai questo.

SPACCATURA. Più che breve, è stata una luna di miele mai

consumata quella tra il nuovo padrone di casa del Quirinale e le forze

dell'opposizione che mordono il freno e ancora masticano amaro per il

"matrimonio che non s'aveva da fare." In testa al corteo degli

"indignati" troviamo, manco a dirlo, la Lega e il suo leader, il "

lepenista" Salvini, che hanno assunto un atteggiamento ostile,

irrispettoso e liquidatorio nei confronti di Mattarella: un approccio

pregiudiziale, carico di brutti presagi, che esaspera la spaccatura in

concomitanza con la grave crisi libica. Nonostante la pena abbreviata,

si agita meno, invece, l'ex Cavaliere che al cospetto del Ruby-ter, gli

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assegni alle "olgettine" ed i segreti attorno ai festini di Arcore teme,

forse, di essere riacciuffato da suo ingombrante passato.

PAURA. Come in un mosaico impazzito, le immagini che in un

wagneriano crescendo da crepuscolo degli Dei si concretizzano davanti

ai nostri occhi tra guerre, terrorismo, razzismo e crudeltà medievali,

compongono un quadro frammentato in cui ogni tassello si carica di

oscuri arcani. La ferocia dei tagliagola che fa paura a tutti si

sovrappone agli spaventosi e sanguinosi rigurgiti di antisemitismo, la

catastrofe umanitaria dei migranti fa il paio con i blindati sepolti sotto

la neve in Ucraina, spettrale riproposizione in chiave moderna di altre,

terribile campagne di Russia. E' stato detto mille volte e non basta mai:

l'unica cosa che l'uomo impara dalla storia è che non impara nulla dalla

storia. Chissà quando riusciremo a ficcarcelo nella zucca.

PALUDE. Nessuno rimpiange il regime di Gheddafi. Ma dalla

scomparsa del colonnello non vi è traccia dei cambiamenti epocali sui

quali si doveva fondare la rinascita della Libia per farne una nazione

moderna, con un ruolo centrale per lo sviluppo dell'intera regione. il

Paese è precipitato in mano alle tribù, privo di un vero governo e

sempre più simile a una terra di saccheggi in cui spadroneggiano bande

armate fuori controllo e sulla quale incombe l'ombra minacciosa dell'IS

che trova nel caos e l'anarchia un propizio brodo di coltura.

Pesantissima è l'eredità delle dissennate strategie occidentali in questa

ribollente area del pianeta da cui arriva l'ennesima conferma: la

conferma che la democrazia non fiorisce sulla bocca del cannone e

men che meno nella palude del fanatismo di nero vestito.

EMERGENZA. Chissà se quando Berlusconi faceva il baciamano al

rais o quando inglesi e francesi alzavano in volo i loro caccia con il

neppur tanto segreto intento di conquistare un posto in prima fila al

mercato del greggio libico, si sono resi conto dell'abisso che si andava

spalancando alle porte dell'Europa. E chissà se l'Italia, unico Paese del

G8 a essere bagnato soltanto dal Mediterraneo, riuscirà , per storia e

influenza culturale, a far valere le sue responsabilità in uno scenario

che fa tremare mezzo mondo . Sono questioni cruciali che si pongono

con urgenza mentre la diplomazia , seppure con qualche affanno,

mostra di prediligere una soluzione politica per affrontare l'emergenza

senza isterismi, senza la nostalgia di tambureggianti occupazioni al

canto di " Tripoli bel suol d'amore".

MORO. Quando si rievoca l'opera di Leonardo Sciascia, il discorso,

prima o poi, finisce col ruotare attorno al caso Moro. " L'affaire", come

lo definì lo scrittore. Sulla morte del leader democristiano, un po' come

l'uccisione di Kennedy a Dallas, non si è mai saputo nulla di veramente

convincente, tranne che quel tragico capitolo resta uno dei grandi e

irrisolti misteri italiani. A 25 anni dalla scomparsa di Sciascia, Adelphi

ha appena pubblicato il secondo volume delle opere complete dello

scrittore siciliano che dedica ampie riflessioni all'inchiesta su via Fani.

Con questo scritto, che gli valse non poche critiche, Sciascia, convinto

che l'eliminazione di Moro convenisse a molti, torna sulla sua ipotesi

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secondo la quale la verità è sotto gli occhi di tutti, ma proprio per

questo nessuno la vede.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia : (ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.rassegna.it

Immigrazione: Un errore

collegare sbarchi e terrorismo

Non va confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema

dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno

terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli

episodi francesi e danesi.

Non va confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema

dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno

terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli

episodi francesi e danesi

“Mettere in correlazione gli sbarchi di questi giorni con la minaccia

terroristica sarebbe, oltre che un errore, anche un modo per non

risolvere un problema delicato e sempre più attuale che non può più

riguardare solamente il nostro paese”. Ne è convinto Daniele Tissone,

segretario generale del Silp Cgil, secondo il quale non vi è, allo stato,

“alcun elemento che ci possa consentire di sostenere che i terroristi si

servano dei barconi per raggiungere il nostro paese”.

Ciononostante, prosegue Tissone, potrebbero sempre determinarsi,

in futuro, situazioni nuove, “anche se non si comprende perché

potenziali terroristi rischierebbero la propria vita utilizzando tali mezzi,

che, come si è visto, hanno condotto alla morte centinaia di persone”.

Non va pertanto confuso, a giudizio del segretario del Silp, il tema

dell'immigrazione – spesso fatta di richiedenti asilo – con il fenomeno

terroristico, che è più da temersi sul fronte interno, alla luce degli

episodi francesi e danesi che hanno visto protagonisti cittadini europei.

“Esiste semmai – conclude Tissone – un rischio da emulazione, mentre

sul versante degli sbarchi necessita un piano urgente, con un efficace

corridoio umanitario che veda la partecipazione di più soggetti e che

non può venire gestito unicamente dal nostro paese”.

Economia

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Washington – I documenti USA

sui finanziatori dell’11 Settembre

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

Il 7 gennaio, mentre a Parigi i giornalisti di Charlie Hebdo venivano

massacrati dai terroristi islamici, a Washington si teneva un’importante

conferenza stampa sulla necessità di rendere pubbliche le 28 pagine

della Relazione d’Inchiesta del Congresso americano del 2002 che

rivelerebbero i finanziamenti dell’Arabia Saudita ai terroristi dell’11

Settembre. Queste pagine furono secretate dal presidente George Bush.

Purtroppo lo sono ancora.

La citata conferenza stampa è stata tenuta dall’ex senatore

democratico Bob Graham insieme a due deputati, il repubblicano

Walter Jones e il democratico Stephen Lynch, e alla co-presidente

dell’Associazione delle Famiglie e dei Sopravvissuti dell’11/9, la

signora Terry Strada.

Secondo noi si tratta di un evento politico di grandissima rilevanza

che può contribuire a rendere più efficace la lotta al terrorismo e al

fondamentalismo. Purtroppo la grande stampa europea ed

internazionale lo ha ignorato. E’ davvero singolare se si considera che

si dice a gran voce di voler colpire alla radice i sostenitori ed i

finanziatori del terrorismo.

Bob Graham, che è stato anche governatore della Florida e membro

del Senato Federale per tre mandati, nel 2001-2 era presidente della

Commissione d’Intelligence del Senato.

Dopo l’attentato alle Torri Gemelle fu copresidente della

Commissione d’Indagine conoscitiva attivata dalle Commissioni di

Intelligence del Senato e della Camera.

Nel dicembre del 2002 venne redatto un rapporto di oltre 800

pagine. Quando però sei mesi dopo tale documento fu declassificato, si

scoprì che 28 pagine mancavano. Proprio quelle che spiegavano il

ruolo dell’Arabia Saudita nel finanziamento dei terroristi e

dell’attentato dell’11/9.

Va sottolineato che allora una maggioranza bipartisan di senatori e

deputati, tra cui anche Joe Biden, attuale vice presidente, John Kerry,

oggi Segretario di Stato e Hillary Clinton, si appellarono a Bush

affinché le rendesse pubbliche, in quanto non pregiudizievoli per la

sicurezza nazionale. Non vi riuscirono.

Perciò in questi anni il senatore Graham non ha mai smesso di

chiederne la pubblicazione. Egli ne conosce bene il contenuto avendolo

redatto e sottoscritto. Più volte ha portato alla luce dettagli importanti

del coinvolgimento saudita nell’11/9. Ma, fintanto che il Presidente

americano non le rende pubbliche per decreto, egli è tenuto al segreto

sul contenuto delle 28 pagine.

Sic stantibus rebus, reputiamo che il contributo migliore alla verità

sia citare parti dell’intervento svolto a Washington dal senatore

Graham. “I Sauditi, ha detto, sanno quello che hanno fatto. Non sono

persone che non conoscono le conseguenze delle azioni del loro

governo. I Sauditi sanno che noi sappiamo quello che hanno fatto.

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Persone del Governo americano hanno letto le 28 pagine e hanno letto

anche tutti gli altri documenti che sono stati fino ad oggi secretati. E i

Sauditi lo sanno.”

“Quale potrebbe essere la reazione dei Sauditi che osservano come

gli USA abbiano assunto una posizione di passività o di vera ostilità a

che questi fatti siano resi pubblici? ”, ha chiesto il senatore.

“Bene, ha aggiunto Graham, per prima cosa essi hanno continuato

e forse accresciuto il loro sostegno allo wahabismo, una delle forme

più estremiste dell’Islam, a livello mondale ed in particolare nel Medio

Oriente. In secondo luogo hanno sostenuto il fervore religioso delle

organizzazioni che portavano avanti queste forme estreme di Islam con

appoggi finanziari e di altro tipo. Queste comprendono moschee,

madras e strutture militari. Al Qaeda era una creatura dell’Arabia

Saudita e gruppi regionali come quello di Shabaab, (la cellula somala

di Al Qaeda) sono stati in gran parte creature dell’Arabia Saudita; e

adesso l’ISIS è l’ultima creatura… l’ISIS è una conseguenza non una

causa, è una conseguenza dell’espandersi dell’estremismo in gran parte

sostenuto dall’Arabia Saudita:.” Il senatore americano ha poi detto:

”La conseguenza della nostra passività nei confronti dell’Arabia

Saudita ha fatto anche tollerare una moltiplicazione di organizzazioni

violente, estreme e fortemente dannose per la regione mediorientale e

una minaccia a tutto il mondo, come abbiamo visto questa mattina a

Parigi.”

Trattasi di accuse molto gravi che, data l’autorevolezza della fonte,

richiedono il massimo di chiarezza.

Alla conferenza i deputati Jones e Lynch hanno annunciato di aver

presentato alla Camera una risoluzione, la H Res. 14, per richiedere al

Presidente Obama di togliere il segreto alle suddette 28 pagine.

Sia il testo della legge che il video della conferenza stampa sono

disponibili sui siti dei due parlamentari, www.jones.gov e

www.lynch.gov .

La signora Terry Strada, da parte sua, ha ribadito che “tutti sanno

che Al Qaeda e Osama bin Laden ci hanno attaccato l'11/9, ma questa

è solo metà della verità. Crediamo che l'altra metà stia nelle 28 pagine

redatte dalla Commissione d'Inchiesta”. “Dobbiamo declassificarle e

denunciare i finanziatori dell'attacco terroristico e intraprendere azioni

contro di loro”, perché, ha aggiunto, “le famiglie delle vittime e dei

sopravvissuti dell’11/9 hanno il diritto di conoscere la verità”.

A questo punto sarebbe opportuno che non solo i singoli Stati ma

anche l’Unione europea sollecitassero l’Amministrazione Obama per

ottenere il massimo di trasparenza su una vicenda tanto dolorosa

quanto inquietante.

Da Avanti! online www.avantionline.it/

Titolo

Intervento di Pia Locatelli alla Camera dopo la relazione del ministro

degli Esteri Paolo Gentiloni sulla crisi libica

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di Pia Locatelli, deputata del Psi Presidente emerita dell’Internazionale Socialista Donne

Ringrazio il ministro Gentiloni per essere tempestivamente venuto in

Aula a fare chiarezza, affermazioni raccolte fuori dal contesto possono

essere facilmente travisate e ingenerare confusione. Bene quindi che la

questione Libia sia stata riportata nell’unico ambito che le compete:

quello istituzionale, sia a livello nazionale sia a livello internazionale.

Tre brevi considerazioni: la prima riguarda l’atteggiamento delle

forze parlamentari, quasi sempre assunto nelle democrazie mature: in

politica estera si deve fare tutto il possibile per non dividersi. Di fronte

a una minaccia esterna, la posizione del nostro Paese deve essere

univoca. La strumentalità per raccogliere consensi non è accettabile.

La seconda considerazione riguarda l’enorme capacità comunicativa

dell’Is e di contro la nostra inadeguatezza: loro sono riusciti a far

credere che il “Califfato” ha conquistato il territorio libico, si tratta

invece di realtà locali che hanno dichiarato di “sposare” la causa

dell’Isis, nulla di più; noi siamo riusciti a farci qualificare come il

Paese delle crociate, essendo un Paese laico che non vuole crociate, né

le loro, né le nostre. Quindi maggiore cura nella comunicazione.

L’ultima considerazione riguarda il da farsi. Con convinzione noi

socialisti affermiamo che l’escalation militare in Libia è opzione

estrema e di ultima istanza; prima va sostenuta la capacità del popolo

libico di autodifendersi e autosostenersi, e quella dei Paesi arabi vicini

di intervenire, nelle declinazioni da lei elencate.

Questa linea di condotta ci “mette al riparo” da due possibili

problemi: che sia rievocata la spinosa questione del colonialismo

italiano e che sia fomentata la retorica islamista che invoca la guerra

agli stranieri crociati per raccogliere consensi. Soprattutto, evita di

creare le condizioni di una “guerra asimmetrica”, che sono proprio

quelle ricercate dai gruppi insorgenti per massimizzare il loro

potenziale offensivo.

Infine, come già detto dal collega Marazzitti con riferimento a

Romano Prodi, ricordiamo che l’Italia ha personalità con grande

esperienza internazionale, autorevolezza, riconoscimento da parte

delle numerose parti in causa libiche, che possono svolgere un grande

ruolo di mediazione/raccordo dei diversi fronti libici non Daesh.

Utilizziamo queste risorse, non sbagliamo ancora una volta.

Vai al sito dell’avantionline

FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/

La guerra ibrida del Cremlino

di Giuseppe Perri

La Russia di Putin ha recentemente inventato un nuovo tipo di guerra

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moderna, la “guerra ibrida”. Lo ha dovuto fare anche per motivi

oggettivi poiché uno dei capisaldi delle relazioni internazionali degli

ultimi settant’anni (ribadito dal trattato di Helsinki) è l’intangibilità

delle frontiere.

La politica energetica russa e la ricostituzione della potenza e del

prestigio dello Stato russo portano invece a una sovversione

dell’ordine nello spazio post-sovietico: è già avvenuto in Moldova con

la Transnistria e in Georgia con l’Abkhazia e l’Ossezia del sud; sta

accedendo in Ucraina, con la Crimea e il Donbas, potrebbe avvenire tra

poco nei Paesi baltici.

Questa guerra “ibrida” è tale per i mezzi usati (uso di soldati russi

senza mostrine ovvero i cosiddetti “omini verdi”, presenza di truppe

irregolari di “separatisti”, distribuzione di passaporti russi tra la

popolazione civile, ecc.) e soprattutto nei tempi: per far digerire alla

comunità internazionale una modificazione territoriale sostanziosa

oppure la fine di un’entità statale, occorre diluire molto nel tempo

questi effetti, in modo tale che l’opinione pubblica mondiale sia posta

di fronte al fatto compiuto o che neanche se ne avveda, presa com’è

dagli attuali ritmi convulsi del villaggio globale.

In questo quadro, gli accordi intermedi, da smentire poi nei fatti, le

tregue, gli “stop and go”, sono un elemento di normalità. Non esistono

quindi accordi davvero duraturi nel quadro della guerra “ibrida”,

peraltro ingaggiata da una superpotenza nucleare, che può quindi

facilmente smentire se stessa o gli accordi presi da “separatisti” amici.

D’altra parte, fu proprio nel corso di un lungo conflitto di questo

genere che la Russia strappò l’Ucraina alla Polonia nel Sei-Settecento,

per poi impadronirsi della stessa Polonia e del Baltico.

Gli accordi di Minsk del 12 febbraio (che, non a caso, sono in realtà

i Minsk II, perché un primo accordo era già stato raggiunto mesi fa, ma

esso è stato cancellato dagli eventi) prevedono alcune importanti

clausole che minacciano di costituire un’occasione per la ripresa – tra

qualche mese o nell’espace d’un matin – del conflitto. L’Ucraina ha

dovuto accettare l’amnistia per gli insorti, la creazione di milizie locali,

una futura cooperazione transfrontaliera tra Donbas e Russia,

l’autonomia linguistica (il che vuol dire monopolio del russo) del

Donbas; soprattutto, ha dovuto promettere una riforma costituzionale

federalista e uno statuto speciale per il Donbas. Alcune di queste cose

sarebbero teoricamente giuste, ma saranno sicuramente usate sia per

togliere sovranità decisionale al governo centrale ucraino, sia come

casus belli per una ripresa delle ostilità, sia come precedente da

imporre ad altre importanti regioni frontaliere, come quella di Charkiv.

D’altra parte, l’opzione annessionista non era in cima alle priorità di

Mosca, che teme la proverbiale ingovernabilità del Donbas (che

rappresenta una sorta di Corsica est-slava) e il carico finanziario che

comporterebbe amministrarlo direttamente, visto che è sede di

un’industria pesante e mineraria che sopravvive solo grazie alle

sovvenzioni statali. Infatti, gli accordi prevedono sia il ripristino del

pagamento di stipendi e pensioni sia il ritorno dei finanziamenti

centrali ucraini all’economia del Donbas. Sembra che per ora (a meno

che non maturi a Mosca una linea più dura) un’invasione e

un’annessione russa del Donbas sarebbero compatibili solo con

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l’annessione dell’intera (fantomatica) Novorossija, che va, nei piani del

Cremlino, da Odessa fino a Charkiv. E se Mosca non sarà in grado di

annettersela per intero, farà di tutto perché un’entità di questo genere

nasca all’interno di un menomato Stato ucraino.

S’illudeva, infine, chi pensava ad un coinvolgimento americano nel

conflitto: Obama e i suoi consiglieri per la sicurezza nazionale non

hanno alcuna voglia di dare armi agli ucraini e aprire un fronte lungo il

confine della superpotenza nucleare russa (non ci sono precedenti

storici e potrebbe rivelarsi un boomerang nella sfera d’influenza degli

Usa); è evidente che, nonostante una parte del governo Usa e i

repubblicani siano molto più interventisti, Obama consideri più

importante il fronte Isis e tema gli effetti strategici di un impegno su

più teatri.

La partita è ancora lunga, insomma. E l’iniziativa resta nelle mani

del Cremlino.

ITALICUM

MA QUESTO MOSTRO

NON E’ MITE (2/3)

Che la legge elettorale partorita dal patto del Nazareno sia un po’

mostruosa lo riconoscono anche i più benevoli. Pochi si sono accorti

che questo mostro non è per nulla mite.

di Luciano Belli Paci

Il premio di maggioranza ed il ballottaggio eventuale:

incostituzionalità al quadrato. - La Corte Costituzionale con la

sentenza n° 1/2014 ha cassato il premio di maggioranza previsto dal

Porcellum perché “tale da determinare un’alterazione del circuito

democratico definito dalla Costituzione, basato sul principio

fondamentale di eguaglianza del voto (art. 48, secondo comma, Cost.).

Esso, infatti, pur non vincolando il legislatore ordinario alla scelta di

un determinato sistema, esige comunque che ciascun voto contribuisca

potenzialmente e con pari efficacia alla formazione degli organi

elettivi”. La sentenza, citando espressamente la giurisprudenza

dell’Alta Corte tedesca, sottolinea che “qualora il legislatore adotti il

sistema proporzionale, anche solo in modo parziale, esso genera

nell’elettore la legittima aspettativa che non si determini uno

squilibrio sugli effetti del voto, e cioè una diseguale valutazione del

“peso” del voto “in uscita”, ai fini dell’attribuzione dei seggi, che non

sia necessaria ad evitare un pregiudizio per la funzionalità

dell’organo parlamentare”. Su questi presupposti è stata dichiarata

l’incostituzionalità del premio di maggioranza perché “determina una

compressione della funzione rappresentativa dell’assemblea, nonché

dell’eguale diritto di voto, eccessiva e tale da produrre un’alterazione

profonda della composizione della rappresentanza democratica, sulla

quale si fonda l’intera architettura dell’ordinamento costituzionale

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vigente”.

Giova osservare che in nessuna delle democrazie occidentali esiste

un “premio di maggioranza” che, in una elezione su base

proporzionale, trasformi la maggioranza relativa in maggioranza

assoluta dei seggi. L’unico esempio simile è quello della Grecia, dove

però il premio alla lista prima classificata è in misura fissa, 50 seggi, e

non necessariamente assegna la maggioranza in parlamento. Tutti gli

altri sistemi maggioritari si innestano sui collegi uninominali, ponendo

così l’elettore di fronte ad una scelta consapevole che ha in palio

esclusivamente l’eletto di quel singolo collegio.

La convivenza tra proporzionale e “premio”, prima del Porcellum,

ha avuto in Italia due infelici precedenti: la “fascistissima” legge

Acerbo del 1923 e la “legge truffa” del 1953, mai di fatto applicata,

che rafforzava col premio la coalizione che avesse raggiunto la

maggioranza assoluta dei voti. Se quella era una truffa, chissà quale

fattispecie del codice penale si dovrebbe usare per il Porcellum e per

l’Italicum !

La legge concepita al Nazareno e poi più volte rimaneggiata prevede

un premio che varia in misura tale da far ottenere il 55 % dei deputati,

ma inserisce la soglia minima del 40 % per l’attribuzione del premio ad

una singola lista (non più alla coalizione), prevedendo che in caso di

mancato raggiungimento di tale soglia si dia luogo ad un secondo turno

di ballottaggio tra le prime due liste.

Un caso davvero unico al mondo, che stravolge i principi

democratici più elementari.

Nelle democrazie conosciute le regole sono semplici. Se si vota con

il cosiddetto maggioritario “secco” a un turno, il primo classificato

vince anche con la maggioranza relativa (ma sempre nei collegi

uninominali, uno per uno). Nel nostro caso, poiché la sentenza della

Consulta impone l’adozione di una soglia minima e l’impianto della

legge è proporzionale, è chiaro che per rispettare la prescrizione si

sarebbe avuta l’attribuzione del premio solo al raggiungimento del

quorum, mentre in difetto sarebbe rimasta la ripartizione proporzionale

(salvo eventuali sbarramenti).

Se invece si vota con un sistema a doppio turno, ovunque nel

mondo, dalla Francia al Cile, dal Brasile alla Tunisia, innanzitutto il

ballottaggio riguarda solo cariche uninominali e mai l’attribuzione ad

un partito della maggioranza parlamentare, e poi c’è una regola-base:

se nessuno ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, si deve

andare al ballottaggio.

Solo in Italia, benché da più di 20 anni pratichiamo il doppio turno

per l’elezione dei sindaci e siamo tutti ben consapevoli del fatto che

anche il 49,99 % dei voti non basta per vincere al primo turno, proprio

quelli che per anni hanno sostenuto il modello del “Sindaco d’Italia”

vogliono imporre un’inedita democrazia minoritaria, nella quale con il

40 % (cioè avendo contro il 60 % !) si vince senza dare agli elettori il

diritto di scegliere col ballottaggio quale delle minoranze far prevalere.

Ergo, al motto “la maggioranza vince” si deve sostituire quello

opposto: “la minoranza vince”. Con il che la “compressione della

funzione rappresentativa dell’assemblea”, la “lesione dell’eguale

diritto di voto” e la “alterazione profonda della composizione della

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rappresentanza democratica” che rendevano illegittimo il Porcellum

non solo non sono state rimosse, ma per certi aspetti risultano perfino

aggravate.

(2/3 – continua)

Da vivalascuola riceviamo

e volentieri pubblichiamo

Riuscirà Renzi-Giufà

a distruggere la scuola?

di Giorgio Morale

La scuola italiana attende due date a fine febbraio: un incontro del PD

sulla scuola il 22 febbraio e la presentazione di un decreto legge il 28

febbraio: la traduzione legislativa del documento di Renzi “La Buona

Scuola“.

Nonostante il rifiuto del mondo della scuola e il quadro fortemente

critico del piano governativo fornito dalla trasmissione tv Presa

Diretta, il sottosegretario all’Istruzione assicura: niente ripensamenti.

E intanto una proposta alternativa che parte davvero dal basso (la

LIP – Legge di iniziativa popolare per una buona scuola per la

Repubblica, sottoscritta da 100.000 persone, che il 30 gennaio ha

compiuto 10 anni) continua a essere ignorata dal Governo.

In questa puntata di vivalascuola presentiamo un intervento di

Marcello Belfante sulla "Buona Scuola" di Renzi:

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/02/09/vivalascuola-189/

Seguono un punto della situazione sulla “riforma“ e le notizie della

settimana scolastica.

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI - Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (ADL in spagnolo) http://es.wikipedia.org/wiki/L%27Avvenire_dei_Lavoratori (Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo (Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

LETTERA

Come posso sostenere l’ADL?

Ho scoperto solo oggi l'ADL. Non so per quale ragioni mi è arrivato

questo messaggio al quale rispondo con grandissimo piacere.

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Continuate a trasmettermi regolarmente il giornale. E ditemi che cosa

dovrei fare per essere annoverato tra i suoi sostenitori.

Saluti socialisti

Filippo, e-mail

Grazie! Una forma di sostegno praticata da molti compagni è la

diffusione. Basta stampare l’ADL e metterlo a disposizione di altri

potenziali lettori in un luogo pubblico.

Saluti socialisti

La red dell’ADL

LETTERA

Sì al servizio civile per i migranti

Condivido pienamente la vostra idea di un servizio civile.

Saluti cordiali

Augusto, e-mail

L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo

L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che

opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro

estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e

dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie

all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra

mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la

stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla

dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova,

lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della

persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo

impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a

tutti.